Resoconto della seduta n.55 del 04/10/2011
SEDUTA N. 55 DEL 4 OTTOBRE 2011


La seduta inizia alle ore 10,45

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale della seduta n. 54 del 27 settembre 2011, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell'art. 29 del Regolamento interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge regionale:
- n. 132/11, in data 28 settembre, ad iniziativa dei Consiglieri regionali Marinelli, Massi, Bugaro, concernente: "Modifiche alla legge statuaria 8 marzo 2005, n. 1 "Statuto della Regione Marche", assegnata alla Commissione straordinaria per il regolamento in sede referente;
- n. 133/11, in data 3 ottobre 2011, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: "Istituzione dell'Ente unico regionale per l'abitazione pubblica (ERAP) e soppressione degli Enti regionali per l'abitazione pubblica (ERAP) e modifiche alla legge regionale n. 36/2005", assegnata alla IV Commissione in sede referente e al Consiglio delle Autonomie Locali per l'espressione del parere ai sensi del comma 4, dell'articolo 11, della legge regionale n. 4/07.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 201 del Consigliere Latini "Arteria stradale Fano-Grosseto";
- n. 202 del Consigliere Latini "Delocalizzazione di alcune fasi di costruzione della società Poltrona Frau".
Comunico inoltre, che ho provveduto, con decreto alle seguenti nomine:
- decreto n. 36 in data 3 ottobre: Nomina di un componente del Consiglio Regionale dell'Economia e del Lavoro (CREL);
- decreto n. 37 in data 3 ottobre: Designazione di un componente con funzioni di Presidente del Collegio sindacale dell'Azienda Ospedaliero - universitaria "Ospedali Riuniti Umberto I - G.M. Lancisi - G. Salesi.
Hanno chiesto congedo gli Assessori Marcolini e Mezzolani e il Presidente Spacca.


Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Giorgi, ne ha facoltà.

Paola GIORGI. Chiedo l'anticipazione della mozione n. 191 “Intitolazione dell'Ospedale di Macerata al Dott. Marco Esposito”, di cui al punto 12) dell’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Bene. Faccio presente che c'era anche un'altra richiesta di anticipazione dei Consiglieri Latini e Pieroni in merito alla mozione n. 193 “Progetto Fileni” di cui al punto 8) del’ordine del giorno.
Quindi, il punto 8) diventa ora il 5 bis) mentre il punto 12) diverrà il punto 5 ter). Se l'Aula è d'accordo lo diamo per approvato. Non vedo obiettare nessuno, quindi procediamo con il primo punto dell’ordine del giorno.


Mozione n. 200
dei Consiglieri Bucciarelli, Bugaro, Silvetti, Eusebi, Malaspina, Pieroni, Binci, Ciriaci, Ricci
“Vertenza Fincantieri”
(Votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca al primo punto, così come si era impegnata l'Assemblea legislativa nella seduta precedente, la mozione n. 200 dei Consiglieri Bucciarelli, Bugaro, Silvetti, Eusebi, Malaspina, Pieroni, Binci, Ciriaci, Ricci “Vertenza Fincantieri”.
Ognuno di voi ha la mozione, alla quale mi permetto di proporre, in considerazione anche dell'arresto della trattativa che c'è stato in queste ore, un emendamento, ossia: “Nel preambolo dopo la parola “subappalto”, aggiungere: “Auspica che il confronto fra l'azienda e le organizzazioni dei lavoratori possa proseguire e produrre un accordo in grado di sostenere le prospettive di sviluppo e di occupazione del sito di Ancona”.
Se non ci sono richieste di intervento lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Pongo in votazione, così come emendata, la mozione n. 200.

(L'Assemblea legislativa approva)


Interrogazione n. 403
del Consigliere Silvetti
“Attuazioni disposizioni D.P.R. 462/2001”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L'interrogazione n. 403 del Consigliere Silvetti è rinviata per assenza dell'Assessore competente.


Interrogazione n. 454
della Consigliera Malaspina
“ASUR - Acquisizione in locazione immobile ed uso ambulatori per servizi distrettuali di base sito in comune di Pedaso”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L'interrogazione n. 454 della Consigliera Malaspina è rinviata per assenza dell'Assessore competente.


Interrogazione n. 421
del Consigliere Zaffini
“Riqualificazione urbana Hotel House Porto Recanati”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 421 del Consigliere Zaffini. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Relativamente alla parte di mia competenza e precisamente al punto dell'interrogazione faccio presente quanto segue.
Per quanto previsto dall'art. 6 "Formazione e approvazione del PRU" della l.r. 16/2005, è il Comune l'organo istituzionale delegato alla redazione del PRU (Programma di riqualificazione urbana), alla successiva adozione e alla approvazione definitiva. Non è quindi previsto il ruolo sostitutivo dell'ente Regione in caso di eventuale inerzia o trascuratezza dell'amministrazione comunale nell'adozione del programma di recupero.
L'art. 12 della l.r. 16/2005 prevede che le risorse necessarie per l'attuazione della legge stessa sono stabilite annualmente con l'approvazione della legge di bilancio.
Finora non sono state assegnate adeguate risorse per finanziare i programmi previsti dalla legge, stante anche l'onerosità degli interventi di recupero ed il progressivo ridimensionamento dei finanziamenti statali.
La situazione potrebbe migliorare con l'approvazione definitiva della proposta di legge regionale a iniziativa della Giunta regionale concernente "Norme in materia di riqualificazione urbana sostenibile e assetto idrogeologico"; io l’ho portata in Giunta circa un mese e mezzo fa, ora è all’esame della Commissione. Tale proposta prevede il coinvolgimento di soggetti privati, incentivati con il meccanismo dell'incremento degli indici edificatori delle aree.
Per quanto riguarda il quadro generale del problema dell'Hotel House di Porto Recanati, anche in funzione dell'inquadramento delle risposte di mia competenza alla presente interrogazione, ho acquisito dal dipartimento di Protezione civile, che segue la questione, una relazione (che per completezza ho allegato al documento di risposta all'atto ispettivo). In particolare segnalo che il 9 maggio 2011, in attuazione del patto per la sicurezza siglato nel 2007, la Regione Marche, la Prefettura di Macerata, la Provincia di Macerata e il Comune di Porto Recanati hanno sottoscritto il Patto per Porto Recanati sicura.
L'accordo prevede che la Giunta regionale garantisca la predisposizione di corsi di formazione e di aggiornamento specifici per i vigili urbani della città di Porto Recanati in tema di sicurezza urbana e di autodifesa, e che finanzi per intero, nella somma massima di 100.000 euro, uno specifico progetto sulla sicurezza a cura del Comune di Porto Recanati.
Il progetto è stato presentato di recente in via informale e ora si procederà con l'esame e le eventuali integrazioni, funzionali alla redazione della proposta definitiva da approvare con deliberazione della Giunta regionale.
Alla redazione del testo il Comune di Porto Recanati è giunto al termine di un percorso di collaborazione che ha visto impegnati gli enti territoriali interessati e le forze dell'ordine.
Segnalo, inoltre, tra gli altri impegni della Regione, il cofinanziamento di 62.000 euro assegnato dal Servizio politiche sociali della Regione Marche nel 2008 per la realizzazione di un progetto di integrazione e il finanziamento di 56.000 euro, il 40% dell'intera somma, di un ulteriore intervento del Comune riguardante i temi del disagio e della devianza.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Consiglieri, vi prego di fare meno confusione, non si riesce neppure ad ascoltare le parole di chi parla, grazie.
Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Infatti, Presidente, leggerò la relazione sul sito, adesso ho capito ben poco di quello che è stato detto.

PRESIDENTE. Mi scusi, Consigliere. Cortesemente, un po' meno confusione, si sente solo un gran brusio e nulla di chi ha la parola! Grazie.

Roberto ZAFFINI. Questo atto ispettivo interroga la Regione Marche su una situazione che agli occhi di tutti non è più accettabile. Anche ieri sulla stampa locale abbiamo visto che l'Hotel House è stato ancora una volta protagonista di una notte di violenza. Basta andare a digitare su Google “Hotel House Porto Recanati” per veder comparire una sfilza veramente incredibile di azioni violente, azioni che nuocciono sicuramente tutta la costa turistica.
Diciamo sempre che non si può collegare automaticamente l'immigrazione con gli atti criminali, qui invece abbiamo proprio l'esatto contrario, perché quando c'è un accentramento di questo tipo gli atti criminosi sono assolutamente in aumento. Non possiamo quindi continuare a tenere su questa situazione gli occhi chiusi.
Questo grattacielo multietnico piace tanto alla gente di sinistra, ma poi la gente di sinistra si guarda bene dal frequentarlo.
Qualche tempo fa c'è stata un'iniziativa sporadica. Vi leggo un articolo dal Corriere Adriatico: “Porto Recanati, un polo culturale per l'Hotel House. Il successo della festa multietnica. Di recente si è costituita, per iniziativa di alcuni residenti dell’Hotel House, un’associazione culturale che si propone la rivalutazione dell’immobile a partire dall’integrazione sociale dei suoi abitanti e da un nuovo modo di rapportarsi alla realtà circostante. A presiedere l’associazione è stato chiamato un padre superiore degli Scalabriniani di Loreto (l’altra associazione onlus)…Cogliendo l’occasione della presenza a Loreto di alcuni giovani italiani e stranieri...si è riusciti a organizzare un pomeriggio di serenità e gioia per i bambini e i ragazzi delle famiglie presenti…I giovani animatori hanno portato stereo, amplificatori e musica etnica”. Che bello! Se queste sono le vostre iniziative siete veramente lontani dal concepire il vero impatto sociale che produce una concentrazione di questo tipo.
Quindi, cosa vogliamo fare? Siamo sicuri che questa situazione possa essere risolta solo con gli interventi dei Carabinieri?
Vi voglio accennare, ad esempio, che cosa è successo solo nell'ultimo anno. Si sono svolti 316 interventi, utilizzando oltre 1.000 militari, ci sono stati 5 arresti per droga, 5 per rapina, 2 omicidi e un tentato omicidio, estorsioni, sfruttamento della prostituzione. La città di Porto Recanati è diventata veramente uno svincolo per lo spaccio di droga. Inoltre sono stati dati 50 fogli di via.
Insomma, è una situazione che non può essere più delegata solo alle forze dell'ordine. La politica deve fare il suo compito. Come è stato fatto, anche sotto la nostra pressante spinta, nella mia provincia, nella zona di Urbino 2, anche lì si era creata una situazione urbana assolutamente indecente. Si sono mossi sia il Comune che la Provincia, soggetti che hanno poi firmato anche un protocollo per cominciare la riqualificazione dell'area.
Ecco, è proprio questo che auspicavo da questa risposta, ma purtroppo devo constatare che non sono stato soddisfatto. Per cui la nostra battaglia continuerà. Porto Recanati non merita certo un'accozzaglia multietnica di quel tipo, capace solo di aumentare la criminalità e non certo un'immagine positiva di quelle Marche di Charme che vogliamo promozionare all'estero.


Interrogazione n. 111
dei Consiglieri Marinelli, Massi
“Servizio veterinario zona territoriale 9 Macerata”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L'interrogazione n. 111 dei Consiglieri Marinelli, Massi è rinviata per assenza dell'Assessore competente.


Interrogazione n. 287
della Consigliera Foschi
“Procreazione medicalmente assistita”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L'interrogazione n. 287 della Consigliera Foschi è rinviata per assenza dell'Assessore competente.


Interrogazione n. 363
dei Consiglieri Acacia Scarpetti, Eusebi
“Attività venatoria e relative sanzioni”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 363 dei Consiglieri Acacia Scarpetti, Eusebi. Ha la parola per la risposta l'Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Diamo la risposta seppure siano ormai ampiamente passati i tempi utili. Come ricorderete il calendario venatorio ha stabilito, così come negli anni passati, la data entro cui bisogna riconsegnare il tesserino venatorio, così da poter permettere un'appropriata elaborazione dei dati.
Inoltre quest'anno, a differenza degli anni passati, oltre a prevedere tale data di riconsegna del tesserino, è stata prevista anche una sanzione. Una sanzione, però, che non essendo prevista dalla legge 7/1995 ha creato qualche problema interpretativo, potendo così generare anche un sensibile contenzioso.
Per evitare ulteriori complicazioni abbiamo quindi deciso di fare una delibera di Giunta regionale nella quale stabilire un altro termine di riconsegna del tesserino agli Ambiti territoriali di caccia, inoltre cancellare, sempre attraverso la stessa delibera, le disposizioni relative alle sanzioni.
Attraverso questa iniziativa non abbiamo comunque pregiudicato quello che era un sufficiente afflusso dei dati finalizzato ad avere, come dire, delle basi scientifiche per l'elaborazione del calendario venatorio. Questo perché i dati che ci erano pervenuti, pur essendo inferiori al 50%, erano stati ritenuti sufficienti sia per avere informazioni relativamente ai capi abbattuti, sia per la selvaggina stanziale e migratoria.
Invece per quanto riguarda il miglioramento dell’attività di raccolta ed elaborazione dati, possiamo dire che ormai l'Osservatorio faunistico regionale è andato a regime, anche attraverso l'assunzione di una specifica figura presso il Servizio caccia della Regione Marche, e quindi sarà pienamente operativo, anzi, lo è già, come si è potuto verificare con le delibere di deroga allo storno.


Interrogazione n. 343
del Consigliere Zinni
“Attuazione della delibera regionale n. 668 del 20 maggio 2008 riguardante l'articolo 20 septies decies che stabilisce i criteri per l'alienazione degli alloggi ERAP (sovvenzionata) come conseguenza della l.r. del 27 dicembre 2006, n. 22 riguardanti le modificazioni e le integrazioni alla l.r. n. 36 del 16 dicembre 2005”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 343 del Consigliere Zinni. Ha la parola per la risposta l'Assessore Canzian.

Antonio CANZIAN. L'interrogazione sollevata dal Consigliere Zinni tocca il tema, assai ricorrente e delicato, dell'acquisto dell'alloggio popolare.
Per un corretto inquadramento della questione credo sia necessario tener conto e contemperare due opposte esigenze. Da un lato l'aspirazione degli assegnatari degli alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata a divenire proprietari dell'immobile. Dall'altro l'esigenza dell'ente pubblico di adottare politiche abitative che garantiscano un adeguato stock di appartamenti per far fronte alla crescente domanda di alloggi da parte delle famiglie.
Come rilevato correttamente nell'interrogazione del Consigliere Zinni, la materia delle vendite degli alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata, come noto, è già stata disciplinata quasi un ventennio fa con la legge n. 560/1993.
Una legge necessaria in quanto gli alloggi ERP, costituendo patrimonio indisponibile ai sensi dell'art. 826, comma 3, del c.c., non sarebbero altrimenti alienabili.
L'attuazione di tale normativa statale, che inizialmente prevedeva vendite comprese tra una quota minima del 50% e una quota massima del 75% del patrimonio ERP, ha comportato nella nostra Regione la predisposizione di un programma di dismissione comprendente 7.500 alloggi circa, di cui oltre 5.600 effettivamente venduti alla data del giugno 2009, con conseguente inevitabile contrazione del patrimonio abitativo pubblico. Infatti, per effetto del meccanismo di calcolo dei prezzi di vendita, che tendeva, come giusto che sia, ad agevolare gli acquirenti, per reperire i fondi necessari a costruire un nuovo alloggio era necessario in media venderne tre.
In questo contesto si inserisce la legge regionale n. 36/2005 e successive modificazioni e integrazioni.
Atteso infatti che, per effetto delle cd. leggi Bassanini e della successiva riforma costituzionale del 2003, le Regioni hanno ora plena cognitio in materia di gestione e quindi di alienazione degli alloggi di ERP, la Regione Marche ha legiferato in materia operando una scelta molto chiara. Ovvero non si è dato avvio, come con la legge 560/93, ad un programma generalizzato di dismissioni, ma è stata prevista la facoltà degli enti proprietari (Comuni ed ERAP) di procedere all'alienazione degli immobili solo per I'esigenza di una razionale ed economica gestione del patrimonio e per reinvestimento nel settore ERP, senza alcun obbligo di procedere in tal senso.
Volendo procedere ad una rapida ricognizione di come hanno proceduto gli enti proprietari di patrimonio ERP, al momento si hanno notizie non esaustive e complete sulle dismissioni deliberate da parte dei Comuni, comunque tenuti a trasmettere alla Regione, anche se solo a fini informativi, i propri programmi di vendita.
In particolare sono pervenute informazioni da parte dei seguenti Comuni: Comune di S. Paolo di Jesi (AN) per la vendita di n. 2 alloggi; Comune di Gagliole (MC) per la vendita di n. 6 alloggi; Comune di Borgo Pace (PU) per un numero di alloggi non precisato; Comune di Monte Vidon Combatte (FM) per la vendita di n. 1 alloggio; Comune di Cartoceto (PU). per la vendita di n. 8 alloggi; Comune di Castorano (AP), per la vendita di n. 6 alloggi; Comune di Monte S. Pietrangeli (FM) per la vendita di n. 2 alloggi.
Per quanto riguarda gli ERAP la situazione è invece la seguente.
L’ERAP di Ancona ha approvato un programma decennale di "sostituzione e rinnovo” del proprio patrimonio immobiliare, per l'alienazione di circa 1.080 alloggi nel prossimo decennio.
L’ERAP di Pesaro Urbino ha approvato un programma di dismissione per n. 451 alloggi.
I rimanenti ERAP di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata non hanno invece ancora provveduto a formulare un piano di alienazione degli alloggi ai sensi della l.r. 36/2005, per motivazioni varie.
In particolare, I'ERAP di Ascoli Piceno ha subìto, come noto, un notevole ridimensionamento del proprio patrimonio alloggiativo, a seguito della recente costituzione della Provincia di Fermo che ha comportato il trasferimento di proprietà di tutte le abitazioni ubicate nei comuni entrati a far parte della nuova provincia.
Alla luce del quadro normativo delineato dallal.r. 36/2005, che, ricordo, non pone comunque alcun obbligo di procedere alla vendita degli alloggi ERP, ritengo tuttavia necessario valutare con attenzione l'opportunità di indirizzi regionali in materia. Si devono infatti ponderare le aspettative dei cittadini, ciò anche in relazione della situazione patrimoniale dei singoli ERAP, ai quali dobbiamo comunque garantire tutti i presupposti per un esercizio in pareggio della propria attività istituzionale.
Ho già dato incarico all'ufficio regionale competente di compiere tutte le verifiche e gli approfondimenti del caso al fine di consentire le valutazioni di competenza.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Devo dire che la risposta dell'Assessore me l'aspettavo proprio in questi termini. E’ una risposta di presa d'atto della situazione, però, Assessore, mi perdoni, non lascia molta speranza politica.
Credo che nel 2011, se vogliamo essere veramente moderni in termini di sussidiarietà ma anche capaci di dare risposte di welfare ai cittadini, dobbiamo essere in grado di produrre un cambio di passo nella gestione dell'edilizia pubblica e un cambio di passo nella gestione degli ex IACP- ERAP.
E il cambio di passo non può non essere quello di una grande capacità di movimento nel dismettere gli immobili agli attuali assegnatari, vendendoli, e cercare di fare il tutto con un raziocinio economico che porti gli stessi ERAP a nuove costruzioni.
E' vero che storicamente il prezzo di vendita ha portato ad ostacolare questa operazione, perché l'eccessivo favor nei confronti dell'assegnatario aveva determinato un lavoro diseconomico per gli ERAP. Però oggi sappiamo che anche la giurisprudenza è cambiata. Oggi sappiamo che gli immobili dell'ERAP non si vendono più a quattro soldi. E sappiamo addirittura che la condizione di favor non sempre mette nelle condizioni l'assegnatario di poterla comprare.
Secondo me, allora, serve un grande dinamismo, Assessore, quello che oggi non c'è. Quindi non le nascondo che sono molto preoccupato di aver letto dai giornali che lei e la sua Giunta vi siete preoccupati di lanciare il congelamento delle nomine dei Presidenti di ERAP con un commissariamento. Ma che voi non potete fare, perché se non ci dite chiaramente che gli ERAP sono in perdita, che c'è un grave default, allora sono enti commissariabili, però se questo non c'è è ovvio che l'atto è illegittimo.
Prendo atto questa mattina che avete presentato una proposta di legge, che io ancora non ho visto, ma dovreste anche prendere atto che questa Assemblea legislativa poco tempo fa aveva approvato già una rimodulazione della gestione.
E questa mia interrogazione va casualmente a fagiolo di questo argomento perché è di tutta evidenza che la gestione degli ERAP è esclusivamente su scala locale. Ed è esclusivamente il rapporto fra l'ERAP di quella zona con i suoi Comuni che può produrre dei risultati oppure no. Non è con una svolta dirigistica autoritaria che si risolve il problema. Lei stesso mi ha citato il fatto che gli ERAP di Pesaro Urbino e Ancona hanno adempiuto a quella legge preparando un piano di dismissione degli alloggi mentre gli altri Erap non l'hanno fatto. Evidentemente ci sono, lei stesso lo ha sottolineato, delle criticità differenti.
Credo quindi che la sua esigenza prioritaria come Assessore debba essere quella di lavorare sulla dismissione di questi alloggi e non sulle alchimie amministrative che non porteranno a nulla. Non è cancellando cinque presidenti e facendo un organismo dirigista in cui mettiamo sostanzialmente il fiduciario del Governatore Spacca, che riusciremo a interpretare in maniera moderna e in termini di esigenza di welfare quella che deve essere la funzione dell'ERAP.
Certo, possiamo ridurre le indennità, possiamo ridurre i componenti, possiamo trovare forme snelle di gestione, ci mancherebbe, in un'epoca in cui dobbiamo ridurre i costi pur di tagliare possiamo fare tante cose.
La mia conclusione è però questa. Lei, Assessore, sta perdendo tempo dietro ragionamenti verticistici e non si sta concentrando sulla vera priorità. Noi dobbiamo vendere e costruire tanto. Questa è la sfida per riuscire ad abbattere le liste di attesa e per riuscire ad abbattere anche il dato di fatto, ossia quello che purtroppo molto spesso le graduatorie le vincono le famiglie di extracomunitari, sappiamo infatti che nell'assegnazione dei punteggi chi ha tanti figli e condizioni disagiate spesso vince.
Ripeto, dobbiamo costruire tanto e vendere ancora di più. Se facciamo questo riusciremo forse a garantire più equità nel welfare e più turnover nelle graduatorie.


Interrogazione n. 453
del Consigliere Binci
“Ulteriore proroga termini rispetto requisiti legge 20/2000 sulle strutture sanitarie e socio-sanitarie”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L'interrogazione n. 453 del Consigliere Binci è rinviata per assenza dell'Assessore competente.


Interrogazione n. 391
del Consigliere Sciapichetti
“Tagli al fondo di Protezione Civile”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L'interrogazione n. 391 del Consigliere Sciapichetti è rinviata per assenza dell'Assessore competente.


Interrogazione n. 289
del Consigliere Massi
“Istituto Piepoli Spa: modalità e motivazioni ed oggetto dell'incarico conferito dalla Regione”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 289 del Consigliere Massi. Ha la parola per la risposta l'Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. L'Istituto Piepoli Spa ha vinto una gara d'appalto realizzata con un meccanismo economico e imparziale unico in Italia, ossia l'asta elettronica al massima ribasso, per ampliare il più possibile i risparmi dell'amministrazione regionale.
Per l'individuazione del soggetto è stato pubblicato un avviso di ricerca di mercato sui siti della Regione Marche e del Ministero delle Infrastrutture (www.serviziocontratti pubblici.it), oltre che naturalmente sul BUR della Regione n. 51 del 28 maggio 2009.
Alla scadenza dell'avviso hanno presentato domanda 17 soggetti e di questi, regolarmente invitati dalla Regione Marche, 9 società demoscopiche hanno presentato offerte all'asta elettronica. Il ribasso della base d'asta è stato addirittura superiore al 150%.
I sondaggi si riferiscono essenzialmente alle criticità e alle valutazioni dell'azione di governo regionale e sono pertanto inquadrati nella programmazione delle attività svolte per l'attuazione del programma di governo.
Per tale funzione è bene ricordare che il Governo nazionale addirittura ha istituito uno specifico Ministero per l'attuazione del programma, anche con relativi Sottosegretari, dirigenti e strutture operative.
I sondaggi sono effettuati su campioni di 1.000 soggetti, statisticamente confrontabili e rappresentativi per sesso, età e territori della popolazione marchigiana, con interviste telefoniche effettuate secondo il metodo C.A.T.I.
I dati non sono pubblicati perché nessuna normativa lo prevede obbligatoriamente.
Per quanto riguarda le normative di riferimento dell'attività, si richiamano le delibere di Giunta regionale che attribuiscono alle strutture lo svolgimento della funzione di attuazione del programma di governo e le direttive regionali annuali di applicazione della legge n.150/2000.
Non era nell'interrogazione ma per maggior chiarezza aggiungo che l'istituto Piepoli ha iniziato la sua attività nell'ultimo trimestre 2009, per questo i compensi sono maggiori nell'intero anno di attività del 2010. La normativa vigente sulla par condicio, infatti, non vieta alle amministrazioni pubbliche di realizzare i sondaggi anche in periodi elettorali, vieta solo di renderli pubblici.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Il motivo dell'interrogazione sta proprio in questa ultima precisazione dell'Assessore, ossia di quando dice che l'Istituto Piepoli ha iniziato l’attività l'ultimo trimestre del 2009.
Il sondaggio è stato pubblicato qualche settimana prima delle elezioni. Ci chiedevamo allora quale fosse l'urgenza in prossimità appunto delle elezioni, quale la ratio.
Ora l'Assessore ci ha spiegato le modalità dell'appalto, quindi su questo va bene, non avevo dubbi che non fosse stata seguita una procedura di legge. Il problema semmai riguarda...Presidente, mi scusi, ma qui è una fiera!

PRESIDENTE. Cortesemente un po' di silenzio!

Francesco MASSI. E’ soltanto per il tono di voce, Presidente, non pretendo mi si stia ad ascoltare, tutto rimane comunque a verbale.
Dicevo, Assessore, che ritengo sia stata una forzatura affidare quell'incarico e farlo pubblicare prima delle elezioni. E sopratutto, quando poi è stato pubblicato sui giornali, i nostri quotidiani, chiaramente, non è che hanno messo in evidenza delle valutazioni sui servizi, ne è solo venuto fuori un apprezzamento o meno degli amministratori regionali. Ma ci siamo abituati, non ci facciamo uno scandalo di questo. Su queste vicende in questa Regione abbiamo una situazione particolare. Quindi, ecco, l’ho detto... (...) Ah, l'ha fatto Piepoli volontariamente?! Questo, Assessore, mi preoccupa ancora di più. (…) Sì, si, ma comunque aggrava la situazione, perché il fatto è comunque che sui giornali sono comparsi apprezzamenti e voti sugli Assessori regionali. A parti inverse l'Assessore mi avrebbe capito moltissimo. Se questa Europa l'avesse fatta Berlusconi penso che a Montecitorio avremmo avuto le catene!


Interrogazione n. 409
dei Consiglieri Latini, Ricci, Sciapichetti, Giancarli
“Esenzione della tassa automobilistica per motoveicoli e autoveicoli aventi interesse storico e collezionistico”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L'interrogazione n. 409 dei Consiglieri Latini, Ricci, Sciapichetti, Giancarli è rinviata per assenza dell'Assessore competente.


Interrogazione n. 263
del Consigliere Zinni
“Esclusione dell'Organizzazione sindacale “Unione Generale del Lavoro” dalla discussione e firma protocollo d'intesa in data 16.12.2010 avente come argomento la difesa del lavoro, coesione sociale e sostegno allo sviluppo per l'anno 2011”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L'interrogazione n. 263 del Consigliere Zinni è rinviata in quanto l'Assessore Luchetti è impegnato con il Presidente a redigere un documento in merito alla Fincantieri.


Interrogazione n. 417
del Consigliere Latini
“Assistenza degli anziani non autosufficienti”

Interrogazione n. 451
del Consigliere Marangoni
“Assistenza anziani non autosufficienti”

Interrogazione n. 457
del Consigliere D'Anna
“Riqualificazione dell'assistenza per anziani non autosufficienti ricoverati nelle residenze protette”

(abbinate)
(Rinvio)

PRESIDENTE. L'interrogazione n. 417 del Consigliere Latini, l’interrogazione n. 451 del Consigliere Marangoni, l’interrogazione n. 457 del Consigliere D’Anna sono rinviate per assenza dell'Assessore competente.


Interrogazione n. 432
del Consigliere Binci
“Determina n. 38 del 26.7.2011 dell'Amministratore unico della società IRMA “Adesione convenzione Cosip per l'affidamento Servizi di Facility Menagement per immobili Pubbliche Amministrazioni”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L'interrogazione n. 432 del Consigliere Binci è rinviata per assenza dell'Assessore competente.

Interrogazione n. 223
del Consigliere Bucciarelli
“Settore della pesca”

Interrogazione n. 307
del Consigliere Acquaroli
“Crisi settore ittico”

Interrogazione n. 347
del Consigliere Latini
“Grave situazione settore della pesca molluschi e dell'acquacoltura”

(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 223 del Consigliere Bucciarelli, l’interrogazione n. 307 del Consigliere Acquaroli, l’interrogazione n. 347 del Consigliere Latini. Abbinate. Ha la parola per la risposta l'Assessore Giannini.

Sara GIANNINI. II problema è noto da tempo. Riguarda, ovviamente, l'intero Adriatico. L'allarme fu lanciato già il 30 agosto 2010 in sede di Commissione consultiva centrale della pesca dal prof. Piccinetti – che, tra l'altro, è membro del Comitato scientifico sulla pesca della Regione Marche – e lo ha riconfermato nel febbraio 2011 al Forum sulla pesca delle regioni Adriatico-Ioniche; ci sono alcune specie i cui stocks sono al minimo storico (scampo, nasello, calamaro, seppia) e lo stesso pesce azzurro sta registrando anche un calo qualitativo oltre che quantitativo.
Per tale ragione quest'anno, dietro impulso della Regione e delle marinerie marchigiane, con decreto del 14 luglio 2011 il Ministero ha dichiarato due mesi di fermo pesca (dall'1 agosto al 30 settembre), accompagnato da Misure tecniche di mitigazione successive all'interruzione temporanea. Inoltre per le otto settimane successive si riducono le giornate di pesca.
La competenza in materia di risorse biologiche, come sapete, è del Governo nazionale, che la esercita attraverso il Ministero dell'ambiente e la Direzione generale della pesca del Ministero dell'agricoltura.
Infatti le misure riguardanti la flotta (l'arresto definitivo e temporaneo, quindi il ristoro alla eliminazione dei pescherecci inattivi), il fermo biologico sia per quanto riguarda la determinazione di tempi e date, sia per quanto riguarda il sostegno economico per lo stesso, sono da sempre misure gestite dalla Direzione generale della pesca, che consulta il parlamentino nazionale, nel quale le Regioni sono presenti solo con i direttori e non con gli Assessori regionali, utilizzando risorse nazionali e anche comunitarie. Le Regioni, in base all'Accordo multiregionale, gestiscono le risorse FEP relative a porti, industrie di trasformazione, ammodernamento flotta, acquacoltura, azioni pilota, GAC e promozione.
Per quanto riguarda l'ammodernamento della flotta, ove le Marche per la modifica e l'adeguamento dei pescherecci ha con grande determinazione impegnato molte risorse, pende attualmente nei confronti dell'Italia una procedura di infrazione. Perchè? Perché l'Europa ha indicato prima le modalità attraverso cui dovevano essere gestiti i finanziamenti per l'ammodernamento, individuando quali fossero gli aspetti tecnici che non potevano essere finanziati; l'ammodernamento ha l'obiettivo di diminuire lo sforzo di pesca, quindi tutti gli ammodernamenti devono giustificare la diminuzione, appunto, dello sforzo di pesca. E nonostante abbia indicato metodi e innovazioni tecnologiche non finanziabili successivamente a un controllo ha verificato che le attività comunque dovevano essere non finanziate, per cui ha bloccato sia l'erogazione dei pagamenti che i nuovi investimenti.
Stavamo riuscendo a sbloccare la situazione, ma ora sembra che ci sia un'ulteriore necessità di approfondimento, che però, per i rapporti con la Comunità, spetta al Ministero.
Invece per l'acquacoltura c'è una diminuzione di interessi e anche di redditività di queste azioni.
Le azioni pilota sono dei progetti pilota sia di studio che di intervento diretto sulle azioni di pesca, finanziate attraverso le associazioni ma anche direttamente attraverso i progetti presentati dai Comuni.
Riguardo ai GAC (gruppi di azione costiera) nelle Marche se ne sono costituiti due, uno a nord e uno a sud. Ora devono essere concordati delle regolamentazioni con il Ministero per l'utilizzo delle risorse messe a disposizione dal FEP.
Abbiamo anche avviato una campagna di promozione, che dovrà partire a fine anno, per promuovere nelle scuole, nelle piazze, con i ristoratori, con i commercianti di pesce, con le marinerie, la conoscenza e l'utilizzo del pesce prodotto dal nostro mare.
Inoltre il Ministero – questo è il dato dolente – dovrebbe gestire i piani di gestione nazionale. Cioè dovrebbe indicare una serie di norme regolamentate a livello nazionale con le quali si determinano le modalità e lo sforzo di pesca, il sostegno economico alla diminuzione dello sforzo di pesca, le analisi e gli interventi volti a favorire gli aumenti degli stock di pesce. Tali piani di gestione sono stati oggetto di numerosi studi che hanno impegnato moltissimi consulenti, ma non hanno ancora visto la luce. Sicchè non abbiamo ancora piani di gestione nazionale, se non una comunicazione, fatta a fine 2010 dal direttore generale della pesca alla Comunità europea, che era necessaria ai fini dell'erogazione di ulteriori risorse e sopratutto ai fini dell'accordo sul fermo biologico.
Sarebbe dunque necessario un accordo internazionale per istituire aree di nursery in Adriatico in quanto spesso si trovano in acque internazionali. Noi qui abbiamo una difficoltà, che io stessa ho rappresentato al Ministro e alla Commissione agricoltura della Camera dei Deputati quando ci hanno audito per il piano di gestione regionale, ossia che in questo caso le nostre regole assai stringenti sul fermo pesca e sulla riproduzione non vengono applicate dai paesi frontalieri. Quindi senza un accordo internazionale non potremo intervenire per evitare che le azioni di pesca dei paesi frontalieri che non sono coerenti con le nostre modalità impediscano il ripopolamento della risorsa marina.
Questa è una iniziativa che viene promossa anche all'interno della Regione Marcoadriatica-Jonica, che vede impegnato come relatore alla Comunità europea il nostro Presidente della Giunta. Abbiamo già fatto un incontro internazionale, al quale ha partecipato il Ministro della pesca della Comunità europea Damanaki, abbiamo individuato alcuni percorsi che naturalmente debbono essere concordati a livello internazionale e con i paesi frontalieri.
Da parte sua la Regione Marche, oltre ad essere sempre attiva presso le sedi competenti per discutere della questione e per portare il proprio contributo in termini di proposte anche per una diversificazione ed un prolungamento del fermo pesca, sta ora valutando le proposte di piani di gestione locali proposti dalle marinerie e riguardanti soprattutto la piccola pesca costiera; trattasi di proposte di autogestione sulla base del modello COGEVO (Consorzi gestione vongole) – proposte che vengono affidate a consorzi costituiti da imprenditori della piccola pesca che pescano e vendono direttamente il loro prodotto, molto spesso utilizzano piccoli casotti al porto o addirittura direttamente in barca –.
Inoltre, in accordo con le marinerie della Regione, si sta lavorando su un modello sperimentale di gestione per la pesca a strascico e del pesce azzurro, utilizzando le migliori pratiche di gestione sperimentate in regione.
Questo progetto, sottoscritto da quasi tutte le associazioni di categoria regionale, è ora all'esame del Comitato tecnico scientifico regionale. Io l'ho presentato direttamente sia al Ministro Romano che alla Commissione agricoltura della Camera dei Deputati. Abbiamo chiesto che venga individuato come progetto pilota nazionale e che ci possa essere, oltre alle risorse regionali che ovviamente non sono sufficienti per la nota situazione economica, anche un contributo da parte del Governo o del Parlamento. Secondo noi queste modalità possono infatti essere sperimentate nelle Marche e poi essere utilizzate come riferimento in un piano di gestione nazionale, che così finalmente potrebbe partire da un esercizio vissuto delle regole, non quindi solo declarate su documenti che poi vengono opportunamente nascosti nei cassetti del Ministero.
La Regione, inoltre, sta promuovendo progetti transnazionali volti a creare una "governance" in Adriatico in grado di creare una rete di soggetti (organizzazioni di produttori, associazioni, ecc.) in grado di offrire un contributo alla gestione responsabile del bacino adriatico basata sulla trasferibilità delle migliori esperienze di gestione della pesca.
In questi giorni stiamo anche rimodulando il FEP, ci sono alcune misure che non trovano riscontro e quindi non sono attive. Utilizzeremo queste risorse per implementare le misure che invece hanno tirato di più, come l'ammodernamento dei pescherecci o l'acquacoltura su cui vorremmo utilizzare progetti sperimentali. Abbiamo anche intenzione di avviare, in accordo con il CNR e con le Università di Camerino e Ancona, uno studio - come abbiamo già fatto per le vongole - sul mare Adriatico riguardo le prospettive e i possibili utilizzi delle risorse. Affinchè ci possa essere da una parte la possibilità per le marinerie di continuare a svolgere il lavoro in modo redditizio, dall'altra per capire se possono esserci azioni congiunte, sia della pesca che degli altri settori delle attività produttive, per consentire la conservazione e il miglioramento degli stock in Adriatico.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Prendo atto della risposta dell'Assessore alla mia interrogazione del novembre 2010, che appunto è dimostrazione che a distanza di un anno niente è cambiato. Anzi, un piccolo cambiamento forse c'è stato – mi auguro che nei prossimi giorni non si confermi –, ma purtroppo è in peggio. Infatti ieri, finito il periodo del fermo pesca, le barche sono uscite ma la raccolta, come sicuramente saprà l'Assessore, è stata deludente. E questo significa che il problema c'è ed è serio.
Prendo atto dell'attivismo che c'è, conosco un po' l'ambiente che frequenta l'assessorato, so del dirigente, dell'attività che viene svolta, dell'esperienza che c'è, è lodevole il fatto che ci si confronti sui piani di gestione locale, è lodevole il tentativo della politica di governance dell'Adriatico transfrontaliero, però non possiamo neppure prenderci in giro credendo che sono le tecniche di pesca dei Paesi che stanno di fronte a noi che impediscono il ripopolamento dell'Adriatico . Sarebbe come dire che le macchine a metano inquinano più del diesel o della benzina. Sicuramente questi Paesi hanno una capacità di sforzo pesca che è infinitesimamente più debole della nostra.
Inoltre, Assessore, mi consenta di avere una qualche delusione su ciò che può divenire la Macroregione e sul ruolo che possiamo svolgere a livello di Conferenza Stato-Regioni.
Il problema della pesca nell'Adriatico non si risolve nell'Adriatico, lo sappiamo, e purtroppo non si risolve soltanto nel Mediterraneo, perchè gli accordi internazionali ed europei sulla pesca ci penalizzano. Come in agricoltura fanno la voce grossa i tedeschi e i francesi, per la pesca c'è la Spagna, la Francia e l'Inghilterra, tutte nazioni molto più organizzate di noi.
Quindi occorre un impulso politico da parte delle Regioni, occorre riempire di contenuti la Macroregione, occorre saper dare una risposta globale, avere rapporti diversi con il Maghreb, con i Paesi che si affacciano sull'altra sponda del Mediterraneo, invece di mandare magari le bombe e gli aerei in nome della pace. E' cioè indubbiamente preferibile sviluppare i rapporti di pace che ci sono tra i pescatori di tutti i Paesi che si affacciano sul mare Adriatico.
Invece mi sembra interessante, anche se con grande ritardo, la proposta dei gruppi di azione costiera della Regione di promuovere il consumo del nostro pesce.
Dobbiamo sapere - in terza Commissione come in diverse altre occasioni che mi si presentano non perdo modo di parlare di educazione alimentare - che se il Governo regionale realizzasse veramente delle misure relative al consumo del nostro pescato in accordo con i Comuni, che sono gli artefici primi della gestione delle mense scolastiche, ecc., e instaurasse dei rapporti con i commercianti, senza quindi bypassare i Comuni bensì organizzando una rete delle istituzioni e degli operatori del settore, il nostro pescato non sarebbe sufficiente nemmeno per il consumo di cinque mesi all'anno, e riusciremmo così a dare una vera risposta sul piano economico, sociale e occupazionale alla nostra pesca.
Di questo però, è passato un anno, io non ho visto ancora i risultati.
Quindi nel merito, Assessore, non posso dichiararmi soddisfatto della risposta.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acquaroli.

Francesco ACQUAROLI. La mia interrogazione non è del novembre 2010, come quella del Consigliere Bucciarelli, ma del marzo 2011.
Sicuramente, Assessore, non si può imputare a lei la responsabilità di una crisi che deriva da una gestione sbagliata di molti anni del settore pesca. O meglio, più che sbagliata è stata una gestione egoistica, fino a poco tempo fa, infatti, ha puntato a prendere tutto quello che c'era da prendere, senza pensare al domani e senza organizzarsi. E' stata fatta razzia del mare Adriatico.
Una razzia è stata fatta in generale anche da parte della politica, ove ognuno creava la sua banda cercando di tutelarla e controllare.
Tutto questo ha quindi portato a una non organizzazione nell'educazione alimentare, nella commercializzazione, nei porti, luoghi, quest’ultimi, che potevano invece diventare anche aree turistiche e punto d'attrazione nei confronti del mondo esterno; chi frequenta le aree portuali sa che sono diventate ormai dei posti a se stanti rispetto alle città che li circonda.
Ma questo sicuramente, Assessore, non si può rimproverare a lei, sarebbe ingiusto, sarebbe ingeneroso nei confronti dello sforzo che viene fatto. Uno sforzo che dobbiamo fare tutti insieme per cercare di dare delle risposte.
Sono sicuramente apprezzabili alcuni interventi da lei proposti, alcuni sforzi, fatti anche in compartecipazione con il Ministero, nei confronti delle politiche europee.
Nonostante infatti siamo una penisola che si affaccia nel mare Mediterraneo e che per il fatto di essere lambita da un mare chiuso come l'Adriatico dovrebbe addirittura produrre una maggiore attenzione, siamo invece spesso isolati nel contesto europeo e dalla globalizzazione.
Una sollecitazione, Assessore, la rivolgerei semmai nei confronti di una iniziativa politica orientata a valorizzare il rapporto con tutte le associazioni, sia quelle riconosciute che quelle non riconosciute. Perché secondo me, al di là delle parti e dei partiti, in questo momento di difficoltà la dignità di chi lavora, di chi ha investito, di chi ha una famiglia, di chi ancora crede in quel settore, va tutelata. Le istituzioni devono essere garanti di tutti.
Occorre chiamare tutti attorno ad un tavolo per cercare le soluzioni che a basso costo possano dare i risultati migliori. Occorre ricreare in questo settore quell'unità perduta anche a causa delle colpe della politica che in tante situazioni non è riuscita ad essere un giudice equo. E le ripeto, Assessore, non mi rivolgo a lei.
Occorre dunque creare un tavolo, una consulta che guardi alla soluzione dei problemi a breve termine, che guardi ad una ristrutturazione globale del settore della pesca. Continuare a concentrare la nostra attenzione sui singoli problemi, o meglio, pensare di risolvere il problema con uno o più interventi da parte del Ministero o della Regione Marche, non facciamo altro che prendere in giro noi stessi e, peggio ancora, continuare ad indebolire un settore nevralgico. Un settore che coinvolge tante imprese e tanti luoghi della regione Marche, luoghi di tradizione, di cultura, di storia oltreché di economia.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Farò un breve intervento. L'impostazione della risposta è condivisibile dal punto di vista oggettivo perché la Regione più di quello che sta mettendo in campo non può fare.
Ho rappresentato in una situazione particolare alcune istanze al dott. Abbate, che è il direttore generale della pesca del Ministero, sulle difficoltà che soprassiedono a una impostazione relativa alle scelte della Regione Marche...

PRESIDENTE. Consigliere Latini, mi perdoni. Mi sta dicendo l'Assessore Giannini che pur essendo abbinate le interrogazioni che stiamo trattando per la sua ha una risposta specifica. Quindi ridò un attimo la parola all’Assessore.

Sara GIANNINI. L'interrogazione presentata dal Consigliere Latini fa riferimento specificatamente al settore della pesca molluschi e acquacoltura. Quindi è attinente ad un particolare settore della pesca.
La crisi del settore pesca è ben nota a questa amministrazione, deriva, per quanto riguarda il tipo di pesca oggetto dell’interrogazione del Consigliere, sia da un sovrasfruttamento delle risorse, che ormai sono concentrate in determinati luoghi della nostra regione, sia per i diversi tipi di grandezza che non consente di commercializzare il prodotto seppure vi sia una grande quantità, sia dagli aumenti dei costi di produzione dovuti sopratutto al costo del carburante. Infatti, nonostante che queste attività non sono gravate dall'accisa sul carburante, l'aumento della materia prima incide comunque molto sulla loro attività, per uscire consumano infatti moltissimo carburante, tante volte non è neppure conveniente uscire rispetto al risultato di pesca.
Riguardo alla crisi delle risorse, per l'anno in corso si è riusciti ad avere un fermo biologico prolungato, con ristori sia per gli armatori che per gli addetti. Ma questo non riguarda né l'acquacoltura né il settore dei molluschi in quanto non sono inseriti nell'area del fermo pesca.
In merito all'acquacoltura le attenzioni di questa amministrazione sono state sempre molto elevate. Vi abbiamo investito molte risorse. Ma le attività di acquacoltura, concentrate sopratutto nella riproduzione delle cozze e in alcuni casi delle ostriche, in alcune zone, come il fanese, sono molto redditizie, e questo è dovuto anche al tipo fondale, quindi lì è possibile sopportare i costi di attività, mentre in quelle del sud delle Marche il tipo di fondale è diverso e conseguentemente sono meno redditizie. Nell’area del sud ci sono delle attività che addirittura vogliono smettere di produrre. Noi stiamo cercando di incentivarle, cercando anche di capire quali possono essere le possibilità della filiera corta, cosa che consentirebbe la vendita diretta del prodotto e di conseguenza evita la conservazione, il trasporto, ecc..
Al momento è aperto un nuovo bando destinato a finanziare ulteriormente il settore. Sono state richieste concessioni per allevare mitili utilizzando i new jersey autostradali dismessi. C'è un confronto molto serrato tra noi e l'Ambiente, quest’ultimo considera i new jersey rifiuti, mentre noi riteniamo che con opportuni trattamenti potrebbero essere considerati tipo scogliere però ad un costo molto più basso, che nel settore potrebbe consentire anche investimenti sostanziosi.
Riguardo la problematica della pesca dei molluschi bivalvi, la cui competenza dopo la sentenza del Consiglio di Stato è solo dal 2009 in capo alla Regione, si comunica che sono tuttora in corso gli studi e il monitoraggio scientifico commissionato dalla Regione. Ci sono stati dei primi risultati che hanno individuato alcuni posizionamenti del prodotto, c'è abbondanza di prodotto nel nord delle Marche e una carenza nel sud delle Marche. Tra l’altro la ricerca effettuata è stata fatta in accordo con il CO.GE.VO., che nel momento in cui venivano fatti i prelievi e i monitoraggi ha potuto inviare anche i propri rappresentanti.
Stiamo inoltre tentando di risolvere i conflitti che da anni vi sono fra i vari CO.GE.VO. Io ho cercato di favorire il più possibile un accordo tra i CO.GE.VO., e che sia un accordo volontario e non imposto né dall'Assessorato nè dall’Assemblea legislativa. Però non mi pare ci siano le condizioni. Quindi arriveremo a una proposta dell'Assessorato che verrà inviata in Assemblea legislativa, sulla quale poi l’Aula liberamente ne affronterà la discussione. Il regolamento è scaduto il 30 giugno, abbiamo concordato la proroga fino al 31 gennaio. Ma credo che per poter mettere la parola fine a tale annosa questione, arrivata addirittura in passato a rendere impraticabili i rapporti di alcune famiglie, bisogna che tutti ci approcciamo a questo aspetto – che tra l’altro verrà in Consiglio - con determinazione. Innanzitutto, ripeto, bisogna chiudere la questione in modo definitivo. Secondo, utilizzare, a mio modo di vedere, decisioni eque che consenta a tutti, come diceva il Consigliere Acquaroli, di affrontare senza egoismi questo tipo di attività - un'attività, quella delle vongole, se vuoi anche ingrata, è legata all’episodicità della natura – e di poter avviare un percorso sia di investimento sia di una attività che possa essere redditizia per gli imprenditori che vi lavorano.

PRESIDENTE. PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Ringrazio l'Assessore per la dovizia di particolari. Concordo sulla necessità di un regolamento ai fini della salvaguardia del pescato e del settore in particolare, altrimenti potrebbe esserci il rischio di cadere verso una carenza, in un contesto peraltro di redditività molto molto basso e quindi con gravi difficoltà per i soggetti che operano nel settore.
Come è stato detto, è necessario anche spingere, riguardo a tutto il discorso dell'intero mare Adriatico e del mare Mediterraneo, verso il dott. Abbado della direzione generale della pesca del Ministero dell'Agricoltura affinché prenda in mano la situazione. Perché, come ricordava l'Assessore, molte competenze, quelle ovvero che servono per dare risposte ai temi in generale che abbiamo affrontato con queste interrogazioni, sono in mano al Ministero dell'Agricoltura.
Ministero che da un lato deve subire il discorso dell’infrazione per difficoltà e carenze proprie, che poi ricadono ovviamente sugli operatori del settore, ma che dall'altro lato, però, non impronta una politica di investimento generale su tutto il mare interessato, non coordina quel discorso di grande area che potrebbe invece favorire le esperienze sopratutto regionali che si sono accumunate nel settore.
L'ultimo fondamentale aspetto riguarda la necessità che accanto al contributo, e quindi accanto all'impegno messo dalla Regione, vi sia una selezione per coloro che fanno la cosiddetta filiera corta – lo ha accennato nella sua risposta l'Assessore –. Perché la speranza futura di una sopravvivenza reddituale di questi operatori è legata anche alla necessità delle modalità di vendita del prodotto, attraverso cioè il discorso dei supermercati o del mercato all'asta anzichè della vendita diretta ai privati ecc..
Quindi un percorso da regolamentare non soltanto in termini di contributi, che ovviamente è un passo fondamentale in un contesto come questo drammaticamente povero di risorse, ma anche finalizzato per una crescita sia qualitativa sia degli stessi operatori per quella valenza dell’attività che svolgono ma che non sempre riescono ad evidenziare.

PRESIDENTE. Bene. Terminiamo qui la parte dedicata agli atti ispettivi.


Comunicazioni dell'Assessore Canzian in merito al procedimento della Giunta sul commissariamento degli ERAP.

PRESIDENTE. Come stabilito nella Conferenza dei Capigruppo do la parola all'Assessore Canzian per una comunicazione, alla quale non seguirà un dibattito, in merito al procedimento della Giunta sul commissariamento degli ERAP.

Antonio CANZIAN. Accolgo volentieri l'invito a svolgere alcune brevi considerazioni circa il tema a cui lei accennava, Presidente.

PRESIDENTE. Scusi, Assessore. Per cortesia, un pochino di silenzio, così riusciamo ad ascoltare le comunicazioni. Tra l’altro sono comunicazioni che sono state richieste.

Antonio CANZIAN. La premessa da cui vorrei partire, che tutti i Consiglieri naturalmente conoscono, è sottolineare la drammatica situazione finanziaria che sta vivendo il nostro Paese e a cascata gli Enti locali, in primo luogo le Regioni e quindi anche la Regione Marche.
L'altro aspetto, di cui tutti siamo consapevoli, è che il quadro finanziario che sei mesi fa avevamo di fronte, ahinoi, purtroppo è ulteriormente peggiorato. Sei mesi fa le scelte sembravano o erano ragionevoli, oggi, invece, siamo purtroppo costretti a riaffrontare alcuni temi importanti.
Uno tra questi è sicuramente la riorganizzazione della macchina amministrativa della Regione. E la Regione Marche lo ha già da tempo affrontato proprio partendo dalla gravità estrema della situazione finanziaria. Basti pensare che passiamo da un bilancio che nel 2010 prevedeva circa l'80% destinato alla sanità, nel 2011 riserverà a questo settore ben il 90-92%. Questo è per dare la misura delle difficoltà reali in cui ci dibattiamo. Certo, non solo noi.
Da sei mesi a questa parte è quindi stato necessario, credo sia inopinabile, rivedere alcune delle scelte fatte e che erano state portate anche all'esame dell'Assemblea legislativa regionale.
La Regione Marche, come dicevo poc’anzi, ha già iniziato un percorso di riorganizzazione: quella del sistema sanitario regionale, siamo passati da 13 zone territoriali a 5 aree vaste, la soppressione dell'ERF, il ricondurre la direzione di importanti enti strumentali, come l'ASSAM o l'ARPAM, che è stata affidata a dirigenti regionali. Insomma, è ormai da diverso tempo che siamo alle prese con questa riorganizzazione con una innegabile difficoltà.
Quindi alla luce di queste considerazioni, ma per la verità anche su sollecitazione sia dei partiti sia di una richiesta sempre più pressante dei cittadini di una semplificazione dell'architettura istituzionale della Regione, la Giunta regionale ha pensato di rimettere mano anche alla riorganizzazione dell’Ente regionale per l'abitazione pubblica.
La proposta di legge che il 26 settembre è stata approvata dalla Giunta regionale ritengo rappresenti un ulteriore elemento di confronto per l'Assemblea legislativa, partendo dalla premessa a cui facevo riferimento prima.
Tutti noi siamo consapevoli della necessità di affrontare in maniera seria e decisa questa tematica. Tematica che, ripeto, prende il via da una situazione finanziaria davvero drammatica, ma che tiene anche conto della necessità di riportare la pianificazione regionale, finalizzata al recupero dell'efficienza e dell'efficacia dell'azione amministrativa, su un ente unico in grado di rappresentare in maniera omogenea sul territorio regionale le esigenze e le aspettative che riguardano l'edilizia residenziale pubblica.
In sintesi queste sono le ragioni che hanno portato la Giunta regionale ad assumere tale decisione. Per cui a breve, ovviamente dopo l'iter amministrativo che richiederà la proposta di legge, credo che anche questa Assemblea legislativa saprà confrontarsi, e, seppur con punti di vista e assunzioni di responsabilità diverse, saprà prendere.

PRESIDENTE. Grazie, Assessore Canzian, per questa sua comunicazione.

Proposta di legge n. 103
dei Consiglieri Giancarli, Ricci, Badiali
“Istituzione della scheda tecnica di fabbricato”
(Rinvio in Commissione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 103 ad iniziativa dei Consiglieri Giancarli, Ricci, Badiali. Ha chiesto la parola il Consigliere Giancarli, ne ha facoltà.

Enzo GIANCARLI. Presidente, chiedo di rinviare in Commissione questo punto per un ulteriore approfondimento, in quanto il parere del CAL non è positivo.

PRESIDENTE. Pongo quindi in votazione la richiesta del Presidente della Commissione di rinviare in Commissione la proposta di legge n. 103.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 32
ad iniziativa della Giunta regionale
Nuova titolazione: “Programma triennale regionale di informazione formazione educazione ambientale (PTR - INFEA Marche) 2011/2013”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 32 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. La nostra Regione attribuisce rilevanza pubblica alla funzione di educazione all’ambiente del cittadino, della persona. E di conseguenza riconosce il valore e il ruolo strategico dell'informazione, formazione, educazione ambientale. Ciò anche per una migliore qualità della vita della comunità marchigiana, in coerenza con i principi espressi dalla legislazione europea e italiana, con il principio espresso nell'articolo 4 dello Statuto delle Marche di promozione di un modello di sviluppo socialmente equo, territorialmente equilibrato, ecologicamente sostenibile e solidale, come pure in attuazione della legge regionale n. 52/1974 che all'articolo 2 promuove la formazione della coscienza ecologica dei cittadini.
Le Marche hanno approvato il primo piano triennale regionale di informazione, formazione ed educazione ambientale con delibera amministrativa del Consiglio regionale n. 14 del 2006 relativa al triennio 2006/2008, recependo le linee di indirizzo nazionali stabilite in materia dalla Conferenza Stato-Regioni nel novembre del 2000.
Si rende ora necessario provvedere all'aggiornamento della programmazione approvando con la presente proposta di atto amministrativo il nuovo programma triennale 2011/2013.
Questo piano è il risultato del coordinamento e della concertazione di tutte le istituzioni e soggetti sociali coinvolti, in primis l'Assessorato all'ambiente, le Province, le aree protette, l'ARPAM, i centri di educazione ambientale presenti nel territorio.
In particolare la nuova programmazione tiene conto della mutata situazione economica e finanziaria generale che ha visto nel 2011 il completo azzeramento delle risorse statali destinate al settore da parte del Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare. Si è infatti passati da un finanziamento totale di 730 mila euro nel 2010, di cui 220 mila euro di provenienza statale, ad una disponibilità per il 2011 di 325 mila euro come finanziamento regionale. Anche il finanziamento regionale diminuisce, si passa infatti da 510 mila euro del 2010 a 325 mila euro del 2011.
Tutto questo crea quindi una necessità, quella di riorganizzare il sistema IN.F.E.A. privilegiando l'autonoma sostenibilità finanziaria dei centri presenti sul territorio.
Pertanto la nuova organizzazione sarà costituita da un centro regionale con funzioni di indirizzo e coordinamento e cinque laboratori territoriali provinciali che sulla base degli indirizzi generali svolgono azioni di promozione, sostegno e messa in rete dei vari centri di educazione ambientale presenti sul territorio e che saranno ritenuti idonei a far parte del sistema IN.F.E.A. mediante selezione pubblica sulla base di un apposito bando predisposto dalla Regione.
Le somme disponibili per il sistema regionale IN.F.E.A. saranno quindi assegnate ai progetti di rete ritenuti maggiormente meritevoli in base a criteri definiti dal piano triennale. Questi progetti dovranno essere presentati dai centri di educazione ambientale in stretta collaborazione con i centri risorse del territorio, quali scuole, associazioni, musei, strutture con specifiche funzioni nel settore dell'informazione e della promozione turistica, al fine di incentivare la capacità organizzativa, didattica e di messa in rete di tutti i soggetti coinvolti che operano nel settore.
Quindi un obiettivo, una responsabile e attenta coscienza ambientale, sopratutto rivolta ai ragazzi e alle ragazze di questa nostra comunità.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Soltanto per dire che condivido e quindi sono favorevole alla proposta e allo schema di finanziamento.
Per i centri di educazione ambientale sono stati ridotti i fondi, pertanto, anche per non rischiare di perdere risorse rispetto allo stanziamento di quest’anno, è urgente un'approvazione veloce.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Ritengo che questo atto amministrativo che ci accingiamo a votare, di cui sin d’ora dichiaro la mia astensione, abbia un difetto di fondo, che è appunto il motivo per cui non voterò a favore.
Credo che per quanto attiene all'educazione ambientale ciò che si fa rispetto al bisogno è sempre poco. Tutti sappiamo che la situazione economica e finanziaria generale, e quindi anche quella della Regione, non ci permette di incrementare i fondi come sarebbe invece necessario. Ma qui si fa di più! Se per caso una qualche associazione o un qualche Comune volesse istituire un centro di educazione ambientale gli viene di fatto precluso – ecco il motivo per cui non voterò quest'atto –. Perché? Perché tra i criteri di merito si parla di attività svolta nell'ultimo triennio, di capacità economica sulla base dei bilanci dell'ultimo triennio. Quindi basta! Siamo soddisfatti dei centri di educazione ambientale che operano nella regione e quindi non ne intravediamo la possibilità di poterne istituire di nuovi; centri che magari potrebbero – ad essere sincero io non ne conosco ma potrebbero – anche chiedere l'istituzione senza reclamare il finanziamento.
E' dunque il principio che non mi convince, è un principio tutto rivolto alla gestione dell'esistente, manca di respiro, manca di capacità di offrirsi, manca capacità di accogliere nuove istanze e nuove possibilità di istituzione di centri di educazione ambientale.
Ecco, ritengo che questo sia più che sufficiente per non dare il mio voto favorevole sull’atto, seppure prendo atto di alcuni emendamenti molto interessanti e che quindi voterò.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. E' la prima volta, essendo il primo di questa legislatura, che intervengo su questo Programma triennale regionale di informazione, formazione ed educazione ambientale.
Leggendo l'allegato modificato dalla Commissione, ossia quello che voteremo oggi, ho trovato delle discrepanze e delle mancanze rispetto al precedente Piano; sorgono pertanto forti dubbi sul fatto che sarebbe forse stato preferibile fare una nuova deliberazione piuttosto che una parziale modifica della deliberazione n. 14 del 2006.
Ci aspettavamo infatti un resoconto di quanto è stato fatto, di ciò che ha funzionato, quanti e quali tipi di CEA hanno dato buoni risultati, hanno risposto ai requisiti, non tutti infatti sono sullo stesso livello qualitativo.
Sulla base dei risultati avremmo voluto capire che cosa si sarebbe potuto modificare. Mi riferisco ai criteri indicati a pag. 10 della proposta di atto amministrativo, quali LABTER, CEA e CR (centri risorse pubblici e privati).
Mi chiedo: hanno risposto positivamente, oppure no, alle finalità volute dalla normativa di settore? A mio avviso questo non è sempre avvenuto. Difatti non è sufficiente affermare, come scritto a pag. 4, che "si impegna la Giunta regionale a presentare con cadenza annuale alla competente commissione assembleare permanente una relazione sintetica (peraltro sintetica!) sullo stato di attuazione del Programma triennale regionale INFEA". Se è l'Assemblea che legifera e la Commissione che licenzia occorrerebbe avere un quadro più completo della situazione nel merito, al fine di capire l’efficacia o meno di queste strutture.
Il primo rilievo che vorrei muovere è quello che riguarda i requisiti per conseguire l’idoneità nella rete regionale IN.F.E.A..
Non vi sembra più corretto in sede di approvazione di un Programma triennale, in base al quale poi devono essere impegnati fondi del bilancio regionale, definire criteri di merito e criteri essenziali per l'accesso un po’ meno discrezionali di quelli indicati nell'allegato che andiamo a votare?
Nello specifico, abbiamo noi il potere di incidere, almeno in maniera più efficace, sui punti 1) e 6) dei criteri di merito, quelli cioè indicati a pag. 10 dell’allegato? Io penso di sì. Sono troppo vaghe le diciture indicate. Ad esempio “specializzazione della funzione e della programmazione didattica in rapporto al contesto territoriale”, cosa vuol dire? Niente! E lo stesso dicasi per "capacità di attivare azioni ed attività di incoming a favore del territorio". Cosa vuol dire? Niente! Siamo quindi sul piano della mera discrezionalità, non c’è nessun requisito oggettivamente valutabile, quantificabile nel merito.
E lo stesso intendo dire per il punto 2) dei criteri essenziali per l'accesso, sempre a pag. 10 dell’allegato, laddove si parla di criteri strutturali e strumentali. Bèh, sarebbe stato opportuno che i Servizi competenti e la stessa Commissione che ha licenziato il testo, fossero stati un po’ più precisi laddove si parla di "adeguate strutture ed attrezzature didattiche" e di "disponibilità di uno o più locali adeguatamente allestiti in modo funzionale e coerente con il progetto di educazione ambientale".
Faccio un esempio illuminante. Il CEA di Recanati è una cosa penosa, ve l’assicuro. Il CEA di Recanati! Recanati, la mia città. Sono due stanzette dove riproducono, con la musichetta, le luci e l’ambientazione del fiume. I miei tre figli, insieme ad altre migliaia di ragazzini che hanno visitato il CEA attraverso le gite scolastiche, sono sempre rimasti delusi. Una volta tornati a casa abbiamo chiesto: “non siete felici che vi hanno fatto vedere il fiume?”, però mio figlio mi ha risposto: “ma non sarebbe stato più intelligente che ci avessero portato nei due fiumi sotto casa che abbiamo a Recanati, il Potenza e il Musone!”. Fiumi, tra l’altro, che hanno delle aree interessanti dal punto di vista naturalistico. Insomma, andiamo direttamente sui fiumi a vedere il fiume anziché mantenere due stanzette e una persona! A me il CEA di Recanati, perlomeno quello, sembra non tanto un centro di educazione ambientale quanto un centro di assistenza parassitaria che non serve a nulla. Io semmai lo chiamerei un centro di elargizione assistenziale più che di educazione ambientale. Ho fatto un esempio, gli altri CEA non li conosco, magari funzionano benissimo, ma non mi pare.
Il secondo rilievo è quando si parla delle risorse finanziarie a pag. 9 ove si dice, cito testualmente: “le somme disponibili saranno assegnate ai progetti di rete maggiormente meritevoli, individuati da apposita commissione tecnica…”, ecco, si parla di apposita commissione tecnica.
Perché il rilievo? In un Piano che ha validità triennale, e al quale dovranno fare riferimento i singoli Piani annuali, non si definiscono, nello specifico, compiti, funzioni, organigramma, modalità di funzionamento e di elezione degli eventuali organi di questa apposita commissione tecnica. Non c’è nulla che precisi in cosa consiste questa apposita commissione tecnica.
Questa commissione tecnica, inoltre, non è che sarà un doppione del già esistente Tavolo operativo tecnico? Me lo chiedo. Perché se è un doppione andremmo a fare una roba inutile. E questo previsto Tavolo operativo tecnico rimane tale o viene rimodulato, visto che c’è anche una apposita commissione tecnica, peraltro fumosa perché, ripeto, non viene definita? Da questo atto che andiamo ad approvare non si capisce.
Nella vecchia delibera del 2006 era previsto un paragrafo (il 3.6.1.2) definito "modalità di monitoraggio, controllo e valutazione". E tale monitoraggio è compito del cosiddetto Tavolo operativo tecnico. Bisognerebbe allora specificare se questi compiti per questo Tavolo operativo rimangono tali, dato che a pag. 8 dell'allegato che andiamo a votare, per il Tavolo operativo sono previste soltanto cinque righe.
Mi chiedo anche: che fine fanno i LABTER di secondo livello? Infatti in questa pasticciata revisione del Piano triennale a pag. 8 dell'allegato che andiamo a votare si afferma che la rete territoriale sarà costituita dai LABTER provinciali (a titolarità delle singole Province) dai CEA e dai CR (centri risorse). Mentre nella deliberazione del 2006 erano contemplati i sette LABTER, diciamo così, sottoprovinciali. Tra l’altro faccio notare per inciso, come ho fatto anche ieri in prima Commissione di cui sono membro, che facciamo sempre riferimento a qualcosa che speriamo non ci sarà più, le Province. Nel legiferare dovremmo invece guardare avanti, quindi dovremmo anche prescindere da questo ente inutile, ma noi guardiamo sempre indietro e quindi facciamo riferimento alle Province!
Inoltre a pag. 8 dell'allegato si afferma che: “si pone quindi, più che mai evidente, la necessità di una revisione/aggiornamento del sistema”. A mio parere sarebbe stato necessario uno sforzo maggiore in termini di chiarezza e forse, sulla base delle esperienze positive e negative del triennio precedente, rivisitare alcuni concetti.
Lo stesso Piano a pag. 7 afferma che esiste un "fabbisogno di qualificare maggiormente il livello degli interventi" però poi all'atto pratico oggi andiamo a votare un programma che nella sostanza non lo fa, non lorealizza.
Sarebbe invece importante definire in maniera univoca, considerata anche la ristrettezza di risorse, i criteri per premiare le eccellenze, per controllare quello che funziona, e razionalizzare. Senza criteri di merito andremo a premiare tutti allo stesso modo. Bisognerebbe casomai eliminare alcuni di questi CEA, oppure migliorarli. Centri che possiamo definire, ahimè, non come centri di educazione ambientale bensì centri di elargizione assistenziale, come appunto quello che conosco di Recanati.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Se non ci sono più richieste di intervento passiamo alla votazione.
Emendamento n. 1 dei Consiglieri Giancarli, Silvetti, Acacia Scarpetti, Binci, Camela:
Al quinto capoverso del punto “Un assetto organizzativo coerente con la programmazione dell'ultimo triennio” dell'Allegato, sono soppresse le parole: “dando mandato alla Giunta regionale di predisporre il bando per la selezione delle strutture idonee.”.
Ha chiesto la parola il Consigliere Giancarli, ne ha facoltà.

Enzo GIANCARLI. Questo emendamento è della Commissione, quindi ne chiedo il voto favorevole.
Consiste nel fatto di dare mandato di predisporre il bando per la selezione delle strutture idonee al Servizio anziché alla Giunta. Quindi si tratta di rendere più celere l’atto e più snello il procedimento.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2 del Consigliere Cardogna:
Modifica del paragrafo “Requisiti per consentire l'idoneità nella rete regionale INFEA”.
Il secondo capoverso dal titolo “Criteri essenziali per l'accesso” è sostituito con il seguente:
Criteri essenziali per l'accesso.
Requisiti strutturali e strumentali:
1) strutture con attrezzature didattiche e/o sentieri natura, localizzate in aree naturali o urbane;
2) disponibilità di un edificio con le condizioni di igiene e sicurezza previste dalla legge 626/1994 e condizioni di fruizione conformi al d.p.r. 503/1996 ed adeguate strutture ed attrezzature didattiche (esempio sentieri natura) adatte allo svolgimento di esperienze ed attività di educazione ambientale;
3) disponibilità di uno o più locali adeguatamente allestiti in modo funzionale e coerente con il progetto di educazione ambientale proposto e con spazi adeguati per lavori di gruppo ed attività di laboratorio in grado di garantire l'accoglienza di un numero minimo di 25 persone.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cardogna, ne ha facoltà.

Adriano CARDOGNA. Oltre a questo emendamento ho presentato anche il successivo, ma sono originati da una sola motivazione.

PRESIDENTE. Quindi, Consigliere, li illustra entrambi con un unico intervento o separatamente?

Adriano CARDOGNA. Non lo so, Presidente, lo vedrò andando avanti nell’illustrazione.

PRESIDENTE. Bene. Prego.

Adriano CARDOGNA. Gli emendamenti trovano origine dalla lettura del capoverso dal titolo “Criteri essenziali per l’accesso”, ove la Giunta e la IV Commissione fanno un’affermazione a mio giudizio importante, dirimente rispetto a un antico problema. Cioè un centro di educazione ambientale – che nel concreto significa portare i ragazzi delle scuole anche nelle nostre reti escursionistiche, ecc. – per essere riconosciuto tale tra i criteri c’è quello che deve insistere in un’area dove per almeno 60 ettari è preclusa la caccia. Questa particolarità non è però praticabile, nel senso che più del 90% del nostro territorio regionale non vive questa condizione, perché è un territorio dove l’attività venatoria è permessa. Quindi su questo rilevo un errore.
Invece il motivo dell’emendamento n. 3 è questo. Riconosciuto il fatto che un centro di educazione ambientale non possa insistere in un luogo dove la caccia viene praticata abitualmente per motivi di sicurezza, cioè per garantire le attività didattiche all’aperto in assoluta sicurezza, l’emendamento n. 3 dice che laddove appunto viene riconosciuto un centro di educazione ambientale da parte della Regione, la stessa poi deve provvedere a far sì che quel centro di educazione ambientale stia in un’area preclusa all’attività venatoria.
Vorrei quindi valorizzare questa questione che la Giunta regionale pone al centro di questo criterio.
Spero di essere stato chiaro e quindi di aver rappresentato bene i motivi degli emendamenti.
Il secondo emendamento tende a sopprimere un elemento discriminatorio sul territorio regionale, cioè toglie “aree naturali urbane precluse all’attività venatoria”, perché è una condizione che non esiste. Invece l’emendamento n. 3 si fa carico di garantire la sicurezza in quei luoghi. (…) Io non so se questo è lo strumento...(…) Semmai si provvederà…(…)

PRESIDENTE. Scusate, Consiglieri, non può esserci dialogo!

Adriano CARDOGNA. Insomma, l’emendamento n. 2 toglie un elemento di discriminazione. Mente l’emendamento n. 3 recupera e valorizza l’elemento introdotto dalla Giunta regionale ed approvato dalla IV Commissione, fa sì che la Regione dovrà provvedere, una volta che ha riconosciuto i centri di educazione ambientale, a interdire quelle località alla caccia per garantire la sicurezza degli utenti, ovvero dei ragazzi delle nostre scuole.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Giancarli, ne ha facoltà.

Enzo GIANCARLI. Anch’io affronto insieme i due emendamenti.
Il n. 2, per quanto mi riguarda e anche per il confronto che ho avuto con il Servizio, si può accogliere, comunque l’Aula è sovrana. Perché di fatto fra i criteri per poter essere autorizzati come centri di educazione ambientale non è necessario che il centro sia ubicato in una zona preclusa alla caccia.
Invece l’emendamento n. 3 non può essere inserito perché inficerebbe l’atto stesso. Le aree per praticare l’attività venatoria o per escludere l’attività venatoria devono essere indicate da una legge, che in questo caso è quella che la Regione Marche ha fatto nel luglio scorso, la n. 15 del 2011.
Quindi, ferma restando la volontà politica, istituzionale e la capacità legislativa di questa Assemblea, la proposta che faccio è: sì all’emendamento n. 2, no all’emendamento n. 3, ma con motivazioni anche tecniche che il Consigliere Cardogna, vista la sua sensibilità, sicuramente comprende.

PRESIDENTE. Emendamento n. 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 3 del Consigliere Cardogna:
Dopo il capoverso “Criteri di merito” è inserito il paragrafo seguente:
Altre disposizioni.
Sicurezza del pubblico
La Regione preclude l'attività venatoria per una superficie non inferiore a 60 ettari nell'ambito dell'area circoscritta alle strutture riconosciute al fine di garantire lo svolgimento delle attività didattiche all'aperto in condizioni di assoluta sicurezza.
Mi dicono gli uffici che a questo emendamento è stato presentato dal Consigliere Binci il seguente subemendamento:
Inserire dopo la parola “La Regione” le seguenti parole: “provvederà con apposito provvedimento legislativo a”.
Ha chiesto la parola il Consigliere Binci, ne ha facoltà.

Massimo BINCI. Proprio accogliendo le osservazioni del Presidente della Commissione Giancarli, quando cioè dice, pur condividendo il concetto che attorno a un centro di educazione ambientale ci sia un’area libera dalla caccia per permettere tutte le attività educative dei ragazzi in sicurezza, che non è questo lo strumento. E quindi l’emendamento n. 3 potrebbe essere letto come una norma che va a modificare l’attuale situazione. Sicchè invece di una norma dovrebbe diventare un indirizzo per la Giunta. Pertanto io propongo che anziché “La Regione preclude l’attività venatoria per una superficie non inferiore a 60 ettari” sostituire con “La Regione provvederà con apposito strumento legislativo a precludere l’attività venatoria per una superficie”. E qui c’è anche da verificare la dimensione. Quindi saranno poi la Giunta e la Commissione che approfondiranno la questione, ovvero quale sarà la superficie da tutelare attorno ad un’area frequentata per scopi di educazione ambientale.
Mi sembra che con questo l’emendamento, che tra l’altro era già previsto dall’ufficio in quanto è una normativa di tutela rispetto alla fruizione, possa diventare un impegno per la Giunta a modificare con apposito atto gli strumenti adeguati, come il piano sulla caccia. Non so se il proponente dell’emendamento sia d’accordo.

Adriano CARDOGNA. Se questo serve a raccogliere anche le intenzioni del Presidente della IV Commissione sono assolutamente d’accordo.

PRESIDENTE. Bene. Pongo in votazione il sub emendamento Binci.

(L’Assemblea legislativa non approva)


PRESIDENTE. Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Proposta di atto amministrativo n. 32, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Nomina del Presidente e del Vice Presidente del Comitato regionale per le comunicazioni (CO.RE.COM)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina del Presidente e del Vice Presidente del Comitato regionale per le comunicazioni (CO.RE.COM). Il voto è limitato a uno, il che significa che chi otterrà il maggior numero di voti diverrà Presidente mentre il secondo più votato sarà il Vice Presidente. In caso di parità procederemo al ballottaggio fra i due maggiormente votati.
Prego distribuire le schede.

(segue votazione)

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 37, schede bianche n. 2, schede nulle n. 1.
Ricordo che l'Assemblea legislativa nel votare ha preso atto delle risultanze istruttorie contenute nel parere della prima Commissione consiliare e dell'accertamento relativo alle cause di ineleggibilità dei candidati.
Hanno ricevuto voti: Colonnella Pietro n. 19, Capozza Francesco n. 11, Moruzzi Marco n. 2, Centioni Carlo Alberto n. 1, Vecchini Vittorio n. 1.
Proclamo quindi eletti Presidente del CO.RE.COM. Colonnella Pietro e Vice Presidente Capozza Francesco.


Nomina di cinque componenti del Comitato regionale per le comunicazioni (CO.RE.COM)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la nomina di cinque componenti del Comitato regionale per le comunicazioni (CO.RE.COM). Il voto è limitato a 3.
Ha chiesto parola il Consigliere Massi, ne ha facoltà.

Francesco MASSI. Presidente, chiedo cinque minuti di sospensione per coordinare la successiva votazione per i componenti.

PRESIDENTE. Bene. Sono le ore 12,40, alle ore 13,00 riprendiamo.

La seduta è sospesa alle ore 12,40

La seduta riprende alle ore 13,20

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori. Invito i Consiglieri ad entrare in Aula. Dobbiamo eleggere cinque componenti del CO.RE.COM. con voto limitato a tre, cioè non si possono esprimere più di tre preferenze.
Prego distribuire le schede.

(segue votazione)

Presidenza del Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 39, schede bianche n. 1.
Ricordo che l'Assemblea legislativa nel votare ha preso atto delle risultanze istruttorie contenute nel parere della prima Commissione consiliare e dell'accertamento relativo alle cause di ineleggibilità dei candidati.
Hanno ricevuto voti: Campogiani Domenico n. 21, Vecchini Vittorio n. 19, Merlonghi Dante n. 18, Bonifazi Gabor n. 10, Casoni Giovanni n. 10, Tosti Guerra Laura n. 10, Pavoni Chiara n. 7, Rocchetti Francesco n. 6, Centioni Carlo Alberto n. 2, Puliani Massimo n. 1, Cipollini Fabrizio n. 1.
La legge prevede il ballottaggio tra i tre candidati che hanno ricevuto n. 10 voti, quindi tra Bonifazi, Casoni, Tosti.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. In base all’esito che vi è stato poc’anzi comunicato proclamo eletti componenti del CO.RE.COM. i Sigg. Campogiani Domenico, Vecchini Vittorio e Merlonghi Dante.
Per quanto riguarda i restanti due componenti si è posto il caso di tre nominativi che hanno raggiunto lo stesso numero di voti. A noi l’interpretazione corretta delle disposizioni ci suggerisce di ridistribuire le schede, che ora devono risultare senza alcun nome, ove ciascun Consigliere può esprimere due sole preferenze fra i nominativi che hanno appunto ottenuto lo stesso numero di preferenza, quindi tra Bonifazi, Casoni e Tosti. Altri nominativi diversi da questi produrranno la nullità del voto. Ripeto, si tratta di un ballottaggio tra chi ha conseguito lo stesso numero di voti.
Prego distribuire le schede.

(segue votazione)

PRESIDENTE. Comunico l’esito del ballottaggio. Votanti n. 35, schede bianche n. 8.
Hanno ricevuto voti: Casoni Giovanni n. 20, Tosti Guerra Laura n. 18, Bonifazi Gabor n. 9
Proclamo quindi eletti componenti del CO.RE.COM, insieme a Campogiani Domenico, Vecchini Vittorio e Merlonghi Dante, i Sigg. Casoni Giovanni e Tosti Guerra Laura.

Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. In sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi era stato deciso di discutere, dopo il punto sulle nomine, la mozione n. 186 del Consigliere Ricci e la mozione n. 193 dei Consiglieri Latini e Pieroni. C’era inoltre la richiesta di anticipare la mozione n. 191 dei Consiglieri Giorgi, Eusebi, Donati, Acacia Scarpetti.
Mi pare che da parte dell’Assessorato ci sia una richiesta di rinvio della mozione n. 193 come pure di quella del Consigliere Ricci. Oppure no? Procediamo comunque per ordine. La prima mozione prevista è quella del Consigliere Ricci.


Mozione n. 186
del Consigliere Ricci
“Opere compensative nella costruzione della terza corsia della A14 nel pesarese”
(Rinvio)

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Ricci, ne ha facoltà.

Mirco RICCI. Presidente, siccome ci tengo ad avere la comunicazione dell’Assessore Viventi, che non c’è, ne chiedo il rinvio.
In relazione alle opere accessorie rispetto alla terza corsia dell’A14 c’è già un tavolo aperto tra Regione e Anas per poter addivenire ad un accordo. Quindi è inutile che si discuta e si approvi un documento senza che l’Assessore Viventi abbia prima comunicato in Aula lo stato della trattativa.
Sulle singole opere accessorie potrei dire la mia e suggerire qualcosa, ma in questa fase, senza una comunicazione di come al momento stanno le discussioni e gli accordi tra enti locali, Anas e Regione, non ha senso. Purtroppo l’Assessore Viventi si è assentato, quindi chiedo che venga rinviata alla prossima seduta come primo punto delle mozioni.

PRESIDENTE. Grazie, Consigliere Ricci.


Mozione n. 193
dei Consiglieri Latini, Pieroni
“Progetto Fileni”
(Rinvio)

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola l’Assessore Donati, ne ha facoltà.

Sandro DONATI. Per motivi d’ufficio chiedo che la mozione venga rinviata alla prossima seduta e messa al primo punto dell’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Bene, se è per motivi d’ufficio, Assessore Donati, non le si può dire di no. Quindi rinviamo anche questa mozione. Come, Consigliere Eusebi? (…) Prego.

Paolo EUSEBI. In merito a questo argomento, Presidente, c’è anche un’interrogazione da me presentata, quindi approfitto dell’attenzione dell’Assessore per ricordarlo.

PRESIDENTE. Per cui, Assessore, quando la prossima seduta discuteremo di questa mozione svolgeremo anche l’interrogazione del Consigliere Eusebi.


Mozione n. 191
dei Consiglieri Giorgi, Eusebi, Donati, Acacia Scarpetti
“Intitolazione dell'Ospedale di Macerata al Dott. Marco Esposito”
(inizio discussione e rinvio)

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Giorgi.

Paola GIORGI. Riteniamo importante, quali firmatari di questa mozione, che l’Assemblea legislativa delle Marche dedichi un momento di riflessione alla figura del dott. Marco Esposito.
Fino a pochi minuti fa erano presenti i familiari del dott. Esposito, mi dispiace siano usciti, e lo erano anche nel corso dell’ultima seduta ma poi i lavori non sono andati avanti.
E’ importante e necessario dedicare un momento di riflessione al dott. Esposito, un uomo che ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva di tutta la comunità marchigiana, e non solo, grazie alla sua umanità e responsabilità.
Mi sarebbe pertanto piaciuto comunicare un segno di affetto alla famiglia, credendo di essere portavoce di tutta l’Assemblea legislativa, non ci sono più, ma sicuramente giungerà ugualmente.
Il dott. Marco Esposito dal 2008 era primario del Pronto soccorso di Macerata, responsabile per le Marche dell’ARES, una associazione di medici, tecnici e infermieri che entra in azione, accanto alla Protezione Civile (delle Marche in questo caso), nell’evenienza di catastrofi. Ha compiuto moltissime missioni all’estero, in Thailandia in soccorso delle vittime dello tsunami, ad Haiti durante l’emergenza del terremoto, in Pakistan, in Kosovo, insomma in tantissime missioni di solidarietà.
Il dott. Esposito è stato direttore dell’ospedale da campo della regione Marche installato a L’Aquila, una struttura mobile che appena ventitrè ore dopo la violenta scossa era pronta per curare i pazienti.
E quelli ricordati sono solo alcuni passaggi della vita del dott. Esposito. Un medico che ha affrontato con grande passione, umanità e professionalità il tema dell’emergenza. Un medico che ha creato una rete forte e che ha sempre affrontato l’emergenza, che è il momento più complesso dell’intervento sanitario perché pregnato dal dramma umano, mettendo in campo una grande varietà di risorse, quelle che lui possedeva e che dava anche ai suoi collaboratori.
Marco Esposito è un simbolo alto della sanità marchigiana. Ha donato le sue infinite ricchezze alla nostra sanità e a tutte le persone che lo hanno conosciuto.
Pertanto noi dell’Italia dei Valori riteniamo che al dott. Esposito sia dovuto un segno di riconoscenza per quanto ha donato. Chiediamo che venga iniziato un percorso che arrivi all’intitolazione dell’Ospedale di Macerata alla sua persona.
Di questo ci siano già confrontati con il Sindaco di Macerata Romano Carancini, ne abbiamo parlato con il dott. Ciccarelli ed anche il Presidente della Commissione sanità Comi si è dichiarato disponibile
La richiesta che dunque portiamo oggi in Aula ci sembra veramente importante.
Bertolt Brecht scriveva: “Beato il paese che non ha bisogno di eroi”. Il dott. Esposito non era un eroe bensì un uomo che ha incarnato il suo essere con grande responsabilità, professionalità e straordinaria umanità, è stato veramente un medico senza frontiere.
Ieri mi trovavo al pronto soccorso dell’Ospedale di Torrette e mi è capitata in mano una rivista scientifica e le prime pagine erano dedicate proprio al ricordo del dott. Esposito. C’è un’immagine bella citata nell’articolo, quella con cui voglio chiudere questo ricordo del dott. Esposito: “Quell’omone che con la sua maglietta blu e l’immancabile cappellino era sempre pronto a curare le ferite dell’anima oltre che del corpo”. Ecco, a quell’omone crediamo che questa comunità debba molto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Sciapichetti.

Angelo SCIAPICHETTI. Senza nulla togliere alla memoria di un amico, che valorosamente per qualche anno ha gestito in maniera encomiabile il pronto soccorso a Macerata, e che è prematuramente e tragicamente scomparso qualche mese fa, credo sia opportuno, anche per dare molta più importanza all’intitolazione che viene proposta dalla Consigliera Giorgi, rinviare la questione in Commissione. Credo si debba valutare con serenità se è opportuno intitolare, magari sale operatorie, reparti o quant’altro, anche ad altri personaggi autorevoli che hanno svolto servizio in quell’ospedale.
Ritengo quindi che il buonsenso opportunamente ci suggerisca, anche nel rispetto della memoria di questo grandissimo professionista, di rinviare in Commissione questa mozione.

PRESIDENTE. Però, Consigliere, trattandosi di mozione non è di competenza della Commissione, essa può essere discussa e votata soltanto in Aula. Un rinvio magari ad altra seduta si può comunque chiedere. (…) Le mozioni, le interrogazioni e le interpellanze sono atti assolutamente consiliari, prima di venire in Aula non vanno trasmessi in Commissione, come invece avviene per le proposte di legge, di atto amministrativo e di regolamento. L’unica sede dove possono essere presentati e svolti gli atti ispettivi oppure discusse, approvate o respinte le mozioni è l’Aula assembleare.
Quindi la richiesta di rinvio ci sta da parte del Consigliere Sciapichetti però può essere solo un rinvio a una prossima seduta e non un rinvio in Commissione, in quanto lo strumento utilizzato per discutere di questa proposta è appunto una mozione. (…) Sì, Consigliere, la proposta così formulata va bene. Rendo quindi edotta l’Aula che il Consigliere Sciapichetti chiede di rinviare questa mozione alla prossima seduta. (…) No, Consigliere Sciapichetti, se la rinviamo possiamo riportarla alla prossima seduta, poi magari mi chiederete anche di rinviarla ancora, ma non è che io posso fare le magie! (…) Va bene, allora la richiesta del Consigliere Schiapichetti è di rinviarla, punto. Qualcuno chiede la parola? Bene. Pongo quindi in votazione la proposta di rinvio della mozione n. 191. Dichiaro aperta la votazione…(…) Ho già detto che c’è la proposta del Consigliere Sciapichetti di rinviare la discussione di questa mozione e quindi si sta votando su tale rinvio. Dichiaro chiusa la votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

La mozione n. 191 è rinviata.
Ci vediamo fra quindici giorni così come previsto da calendario concordato. La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 14,05