Resoconto della seduta n.64 del 19/12/2011
SEDUTA N. 64 DEL 19 DICEMBRE 2011



La seduta inizia alle ore 10,30

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Comunico che è stata presentata la seguente proposta di legge:
- n. 162 in data 16 dicembre, ad iniziativa dei Consiglieri D'Anna, Romagnoli, Silvetti, Marangoni: “Nuova riorganizzazione del servizio sanitario regionale”, assegnata alla V Commissione in sede referente, trasmessa al Consiglio delle Autonomie Locali e al Consiglio regionale dell'economia e del lavoro per conoscenza.

Ha chiesto congedo l’Assessore Moroder.


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Rispetto all’ordine del giorno vorrei orientare un po’ i lavori, se possibile, così come insieme abbiamo fatto ai Capigruppo.
In mattinata dovremmo esaurire la discussione, ovviamente dopo la relazione dell’Assessore. Per le ore 12,00 è prevista la scadenza per la presentazione degli emendamenti. Ora, se c’è un’esigenza dei Consiglieri di prorogare oltre le ore 12,00 per me va bene, mezz’ora o un’ora si può fare. Dopodiché è previsto che la Commissioni inizi a valutare gli emendamenti. Invece per i subemendamenti c’è la possibilità di presentarli fino alle ore 9.30 di domani, ma così facendo è evidente che dovendo essere poi valutati dalla Commissione la seduta comincerebbe in ritardo.
Per cui penso questo. O i Consiglieri partecipano alla Commissione che valuta gli emendamenti affinchè si possano rendere conto se è il caso di presentare dei subemendamenti oppure si tengono in contratto con l’ufficio. Ecco, a quel punto la presentazione dei subemendamenti potrebbe avvenire già entro stasera, entro cioè la fine dei lavori della Commissione. Quindi arriveremo con la valutazione degli emendamenti e dei subemendamenti entro la giornata odierna e domattina alle ore 10,00 cominceremo la votazione.
Questa procedura secondo me ci consente di accelerare e di tentare di esaurire nella seduta di domani l’intero ordine del giorno, altrimenti dovremmo continuare anche nella giornata di mercoledì.
Quindi io accelererei sui subemendamenti. E’ sufficiente, ripeto, che i Consiglieri vadano in Commissione vedono l’ammissibilità degli emendamenti e sulla base di quelli presentano semmai i subemendamenti, così tutto si può chiudere nel pomeriggio di oggi, altrimenti diventa tutto più complicato.


Sull’ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la parola la Consigliera Ortenzi, ne ha facoltà.

Rosalba ORTENZI. Nella riunione dei Capigruppo della scorsa settimana eravamo d’accordo di iscrivere all’ordine del giorno la mozione sulla grave situazione del carcere di Montacuto.

PRESIDENTE. Va bene, la poniamo, visto che non ci sono contrari, al primo punto dopo la sessione di bilancio.


Proposta di legge regionale n. 159
della Giunta regionale
“Disposizioni per la formazione del bilancio annuale 2012 e pluriennale 2012-2014 della Regione Marche (Legge finanziaria 2012)”

Proposta di legge regionale n. 160
della Giunta regionale
“Approvazione del bilancio di previsione per l'anno 2012 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014”

(Discussione congiunta)
(Votazione sedute n. 65 e n. 66)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 159 ad iniziativa della Giunta regionale e la proposta di legge n. 160 ad iniziativa della Giunta regionale. Ora, se anche l’Assessore è d’accordo, trattiamo entrambi i punti in forma congiunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Parlando di bilancio regionale, o dei bilanci degli altri livelli locali, non si può, magari solo rapidamente, fare un riferimento alla crisi che si è abbattuta in questi ultimi mesi e che ha messo in evidenza in modo drammatico problemi noti, tra l’altro, da molto tempo. E’ cioè una crisi che probabilmente in qualche momento del dibattito politico nazionale è stata ampiamente sottovalutata, al punto che oggi, seppure ci sia stato un susseguirsi di manovre economiche, l’Italia è ancora a rischio di default, alcuni indicatori ci dicono addirittura che è iniziato un processo recessivo.
Quindi ogni bilancio, ogni discussione a qualsiasi livello risente di questa difficoltà.
Le misure da noi sostenute, che il PD sostiene, che molti partiti della vecchia maggioranza sostengono, quelle che ha messo in campo il Governo Monti, ecco, non siamo poi così certi quali risultati potranno dare.
Si è parlato di un’ulteriore manovra fra qualche tempo, speriamo di no, ieri sera il Ministro Passera in televisione l’ha smentita, tuttavia, ripeto, l’aver sottovalutato la crisi internazionale che ha investito principalmente l’Europa ci ha fatto davvero rischiare di andare vicino ai crinali su cui si è trovata la Grecia.
Pertanto aspettiamo questa ulteriore manovra, al Senato ci dovrà andare tra qualche ora, è lì che avremo un’ulteriore possibilità di verificarla.
Questa manovra ha messo in campo misure rigorose ma anche deboli sotto l'aspetto dell'equità – come denunciato sia da noi che da altre forze politiche –, che hanno dato poco spazio al motore della crescita.
Insomma, siamo di fronte a una situazione difficile e grave che ancora permane.
E’ chiaro che queste manovre dovrebbero cercare nell’arco di breve tempo di rimettere in carreggiata il nostro Paese, dare la possibilità di uscire da questa situazione e in qualche modo rasserenare e rassicurare tutti i livelli territoriali di governo comprese le Regioni. E rientrare in carreggiata significa arrivare a quel famoso pareggio di bilancio entro il 2013.
Il percorso di risanamento dei conti pubblici e la creazione di condizioni economiche e finanziarie per la ripresa impongono oneri molto elevati, passaggi molto difficili che andrebbero, come abbiamo cercato di fare anche noi nella Regione Marche, equamente distribuiti. Carichi, oneri che dovrebbero trovare la solidarietà di tutti gli enti locali, oltre che del Governo, per poter uscire da questa difficoltà.
Il nostro assestamento di bilancio 2011 recentemente votato ha registrato un ulteriore miglioramento dei risultati di gestione. In particolare, la costante riduzione dei livello di debito complessivo, il pieno controllo della spesa sanitaria. Ma destano forti preoccupazioni le linee di intervento del Governo per l’indispensabile risanamento della spesa pubblica. E’ evidente, quindi, che questo passaggio è condizionato.
La manovra di bilancio della Regione del 2011, e la preventiva per il 2012, rispondono al meglio ai problemi del nostro territorio, seppure in presenza di un contesto economico generale che via via anche qui nelle Marche si è aggravato; i dati sull’occupazione o sulla piccola e media impresa manifatturiera pensavamo tenessero di più, invece sono dati che nelle Marche continuano a preoccuparci.
E’ chiaro che dobbiamo prendere atto delle misure imposte dal decreto salva Italia, cercando, però, di controbilanciarne gli effetti più negativi, qualificando la strategia finanziaria di questa Regione.
E’ un bilancio per alcuni versi coraggioso seppure possa avere alcuni limiti. Si ottimizzano la finalizzazione e la distribuzione di risorse, si combinano in modo efficace le risorse di fonte regionale con quelle residue che continueranno ad essere trasferite ancora dal Governo, e con i fondi strutturali, i fondi Fas, in pratica con i fondi europei.
È bene ricordare che il taglio di 4 miliardi nel 2011 e dei 4 miliardi e mezzo del 2012 ha messo in crisi un po’ tutti i settori della pubblica amministrazione regionale. Compreso gli otto punti del decreto sul federalismo. Le deleghe trasferite dalla Bassanini e i decreti del Governo Berlusconi, che dobbiamo cercare di attuare, Assessore, senza quel trasferimento di 4 miliardi e mezzo a livello nazionale e di quel miliardo e 100 milioni di euro nel triennio, e noi il federalismo lo decliniamo in maniera diversa da altri colleghi e da altre forze politiche, rischiano di non trovare spazio alcuno, se non in lieve parte, proprio perché il trasferimento è stato consistente, come tutti sapete.
Nel 2011 gli unici finanziamenti formalmente ancora riconosciuti alle Regioni, seppur ridotti, hanno riguardato l’edilizia sanitaria, la salute, ed il trasporto pubblico locale sul quale una serie di incontri, di tavoli di qualche settimana fa fino all’ultimo hanno visto fortunatamente ridursi il taglio dei trasferimenti sul trasporto pubblico locale. Senza contare l'incidenza nei territori e sulla finanza regionale dei vincoli del patto di stabilità, altra grossa questione. Anche se la Regione Marche con un’iniziativa propria del patto di stabilità verticale è riuscita comunque a garantire gli enti locali.
E’ dunque un bilancio fortemente condizionato dalla riduzione dei trasferimenti.
C’è un punto qualificante che voglio evidenziare. Oggi si è posta una necessità assoluta, ovvero quella della revisione della spesa regionale; le ricordo, Assessore, che già qualche anno ed anche ultimamente noi ripetutamente chiedemmo di liberare risorse al fine dello sviluppo, della coesione sociale di questa regione, lo chiedemmo attraverso quella formula del famoso bilancio a base zero, lo chiedemmo per un’iniziativa propria della Regione Marche. E oggi quella scelta si impone. Proprio perché è necessario e importante indirizzare in maniera specifica e precisa le risorse residue, quelle cioè che possono ancora garantire iniziative prioritarie sul campo della coesione sociale.
Quindi questa volta ancor di più il tema della programmazione triennale diventa un metodo obbligato per gestire in maniera efficace le risorse di questa Regione.
Le entrate segnano un totale complessivo 6.541.000.000,00 milioni di euro, che provengono da tributi propri della Regione, entrate da contributi e trasferimenti extra tributari, alienazione e riscossione dei crediti, entrate derivanti da mutui e prestiti, avanzo di amministrazione.
Tra i punti qualificanti di questo bilancio sul fronte delle entrate ne cito un paio interessanti, la lotta all'evasione, che può garantire a questa Regione 24 milioni in più, e la riduzione dei mutui.
Sono due dati interessanti perché da un lato c’è un’azione diretta della Regione per aggredire l’evasione fiscale e quindi da questa avere risorse aggiuntive, dall’altro c’è la contrazione dei mutui che espone la Regione a dover pagare le famose quote per l’alienazione degli stessi.
Un punto invece che non continua a dare risultati, un dato abbastanza debole del nostro bilancio seppur marginale, è quello delle alienazioni. Non solo noi ma anche altri enti territoriali fanno segnare rispetto a questa voce un dato molto basso. Ma è anche abbastanza normale valutare questo, perché in tempo di crisi svendere il patrimonio è molto complicato.
Spesa. Le spese previste per il 2012 ammontano a 4.296.000.000,00 euro, distribuiti in cinque aree di intervento, 373 milioni di mutui, per un totale di circa 5.200.000,000,00 di euro.
Il valore complessivo comprende 130 milioni di euro di reiscrizioni e 158 milioni di euro di accantonamento per la copertura dei residui perenti.
Per quanto attiene le risorse regionali l'ammontare complessivo è di 3.997.000.000,00 milioni di euro e composto di 2.728,000.000,00 milioni di euro fondo del sanitario regionali, 654 milioni di euro per spese regionali, 424 milioni di economie e fondi vincolati, 200 milioni per accantonamento dei fondi copertura dei residui perenti.
Quindi anche dal punto di vista dei dati macro questo bilancio garantisce non solo la tenuta ma anche la garanzia di aver condotto una politica rigorosa di risparmio e di copertura degli impegni pregressi.
Debito. Per garantire l'equilibro tra entrate e uscite si prevede un ulteriore addebitamento pari a 42 milioni di euro circa.
Si registrerà una riduzione del mutuo per il 2012 pari a circa 12 milioni di euro.
La capacità di indebitamento del 2012 residua è di 4 milioni e 200 mila euro.
La copertura dei residui perenti rimane in linea con le risorse stanziate nell'ultimo quinquennio. Per il 2012 è pari al 55% dell'ammontare presunto dei residui perenti del 31 dicembre 2011.
Ecco, ho voluto dare qualche indicazione per dare il senso che è un bilancio di prospettiva rispetto allo sviluppo, al welfare e alla coesione sociale. Ma anche rispetto ai quattro-cinque macro dati fondamentali del bilancio questa Regione è ampiamente in linea con i cosiddetti fondamentali.
Patto di stabilità interno. Dopo la positiva esperienza di quest'anno per aver potuto liberare per gli enti locali 92 milioni di euro, si pensa di tentare – è indicato nella relazione del bilancio – anche per il 2012 questa possibilità.
Nel 2011 la Regione ha ceduto agli enti locali marchigiani (per i Comuni con oltre 5 mila abitanti e per le Province) una parte della propria capacità di spesa pari a 91,4 milioni di euro.
Tuttavia rimangono dei punti deboli. Punti deboli che come Commissione - tutta, compresi i Consiglieri di opposizione – abbiamo cercato di aggredire. Nonostante le risorse a disposizione, non solo sulle grandi linee di sviluppo che questa Giunta, questa maggioranza ha messo al centro del proprio programma, ma pure su settori che anche con il Governo Monti continuano a segnalare aspetti di criticità, cioè il trasporto pubblico locale, la difesa del suolo, la viabilità, i servizi sociali e in parte la sanità, ecco, queste quattro-cinque questioni le abbiamo indicate per la possibilità di trovare risposte nel nostro bilancio regionale.
E’ chiaro che quando si chiede alla Giunta di intervenire con altre voci, su altri settori non previsti, sapendo appunto che le risorse sono limitate, chiediamo anche di fare un sforzo per un ulteriore risparmio (qualche azione infatti c’è stata, i costi della politica, gli enti strumentali). Una razionalizzazione del risparmio relativo alle spese di retro funzionamento, personale e servizi, un ulteriore risparmio diretto ai costi della politica più in generale. Abbiamo votato tempo fa la modifica dello status dei Consiglieri, un segnale, però, che da solo non poteva andare a recuperare un risparmio tale per coprire iniziative nuove che la Commissione ha posto alla Giunta.
E’ chiaro, dunque, che c’è stata la combinazione di alcuni dati, quello del risparmio, ma anche quello della revisione della spesa, con la possibilità di liberare risorse derivanti da un taglio medio (alcuni non hanno subìto nessun taglio) dei servizi ordinari di questa Regione. Un taglio medio del 20% che ha permesso di far esplodere dentro le tabelle legate al bilancio una serie di risorse, tale da mettere a disposizione una risorsa residua di circa 87 milioni di euro tra risparmi, riduzione con un taglio medio di tutte le aree. Una risorsa che la Giunta ha indicato come necessaria per continuare a lavorare sui temi della coesione sociale, a partire dalle misure anticrisi. Come del resto abbiamo fatto dal 2008 quando mettemmo a disposizione risorse per gli ammortizzatori sociali in deroga in difesa dell’occupazione. Quindi anche con il bilancio preventivo continuiamo a sostenere quel particolare indirizzo strategico legato al tema del welfare e della coesione sociale.
Quindi misure anticrisi per la protezione del lavoro e dell’occupazione, la difesa attiva del lavoro, in modo particolare per l’imprenditoria giovanile, i temi dell’innovazione e il sostegno dell’azione per le imprese che continuano a lavorare sui temi dell’internazionalizzazione, il sostegno alle politiche sociali del welfare, e in modo specifico alcune misure utili ad aiutare, attraverso l’adesione di nuova confidi, una liquidità e un sostegno agli investitori e alle imprese che puntano ad intervenire con i loro prodotti a livello nazionale e internazionale.
Inoltre c’è la possibilità di poter contare anche per quest’anno – due anni fa furono 100 milioni - di 200 milioni attraverso la Banca Europea per il sostegno allo sviluppo e all’occupazione.
E’ un bilancio che addirittura è riuscito a trasferire più risorse agli enti locali. Nel dibattito in Commissione abbiamo chiarito i perché, i come, il vettore attraverso cui vengono trasferite; a volte non sono più fondi diretti ma sono fondi che vanno agli enti locali attraverso strategie che la Giunta stessa mette in campo. Magari all’impronta non si è neppure colto questo aumento di 12 milioni di risorse in più trasferiti agli enti locali.
E’ un bilancio che mantiene invariate le risorse per il sociale, recuperando 24 milioni rispetto allo zero che segnavano i trasferimenti dal centro.
E’ un bilancio che continua ad individuare nei trasporti un servizio essenziale per i marchigiani, per i quali nonostante la riduzione - che non è zero, lo zero sono altre, il sostegno per l’industria, per il sociale – la Regione riesce a sostenere ulteriormente con fondi propri.
E’ un bilancio che non ha il peso dei conti della sanità, sono in pareggio, rispondono pienamente alle indicazioni del patto per la salute.
E’ un bilancio che non aumenta la leva fiscale, tranne l’accisa sulla benzina che dà una mano alle popolazioni colpite dal maltempo.
E’ un bilancio che alla fine riesce a recuperare 18 milioni di euro attraverso la rinegoziazione dei Fas, dei Fesr, la riduzione di alcuni capitoli come il fondo Jessica – dico bene Assessore? –. Riesce a liberare ulteriori risorse che si sommano a quelle ottenute dalla revisione della spending review, di bilancio, che vanno sulla viabilità dei comuni, per la difesa del suolo e della costa, per il sostegno della green economy e tendono a portare bilancio la voce trasporti anche nelle province, che hanno poi da difendere per pagare i contratti di servizio, quasi all’invariante delle risorse dell’anno precedente.
Insomma, rispetto al tema nazionale, alla riduzione dei trasferimenti, alla crisi in atto, questo bilancio riesce anche per quest’anno a garantire le linee strategiche principali dell’azione di governo di questa Regione.
Questa maggioranza, il mio partito, che in quest’Aula ha quindici Consiglieri, sostiene con forza questo bilancio, perché la direzione intrapresa è quella giusta. Credo che i marchigiani lo abbiano già colto. Essi si potranno ulteriormente rendere conto che anche per il 2012 avranno la possibilità di trovare per le proprie condizioni economiche il sostegno pieno del bilancio di questa Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Signori Consiglieri, voglio subito dire che la cornice entro la quale si dipinge questo bilancio ha un alone un po’ di tristezza. Da un lato per il fatto che ci ritroviamo con un governo nazionale tecnico a larga maggioranza, al di là delle appartenenze partitiche dei poli, poiché c’è una criticità della macchina amministrativa statale impressionante che soprattutto sul versante del debito pubblico rischia di non garantire quella liquidità di cassa necessaria a reggere di fronte alle speculazioni internazionali sempre più forti e invadenti. Ma la cornice aveva già un pizzico di tristezza anche precedentemente a questa fase Monti. Perché? Durante il Governo Berlusconi con il federalismo abbiamo assistito a una riforma che tendenzialmente è rimasta ancora di principio e priva di quei decreti di attuazione necessari per una sua declinazione compiuta, alla quale, però, si è associato, con la crisi economica internazionale che ha fatto vedere per lo Stato una serie di emergenze, il paradosso che a fronte di una riforma che amplificava il valore del decentramento amministrativo poi la stessa non era adeguatamente supportata da meccanismi di certezza economico-finanziaria per gli enti delegati (Regioni, Province, Comuni).
E’ dunque in questo contesto che dobbiamo interpretare gli strumenti finanziari ed economici della Regione Marche, ossia in una cornice in cui da un lato c’è un aumento normativo di autonomie locali e dall’altro vi è una diminuzione fattiva di fondi erogati con i vecchi criteri della spesa storica.
Ed ovviamente a ciò dobbiamo aggiungere questo ultimo decreto della manovra Monti, che ha introdotto, o meglio, ha ripreso parte del federalismo cercando di declinarlo. Ma a mio avviso qualche pasticcio è stato fatto. Vedasi ad esempio l’introduzione di una nuova tassa, l’Imu, che è omnicomprensiva di più aspetti, che però dai calcoli stimati dai Comuni in termini di gettito potrebbe portare – questo è il paradosso - a minori entrare Ici per i Comuni stessi. Perché questo? Per quel calcolo intrecciato tra le aliquote e il ripristino dell’Ici sulla prima casa.
Questa premessa l’ho voluta fare perché ci dà automaticamente due elementi di valutazione.
Primo. Dobbiamo prendere atto che c’è una forte riduzione dello spazio di manovra politica. E’ vero che calano le risorse ma esse vengono incanalate in percorsi talvolta obbligati, per cui è evidente che noi Consiglieri regionali, eletti nelle liste dei rappresentanti dei partiti per conto del popolo, abbiamo una riduzione di questo spazio.
Secondo elemento paradossale, che va allacciato al primo. Visto che seppur ridotto rimane comunque uno spazio di manovra politica, ecco, il miglior modo di onorare, nella democrazia locale e nella democrazia istituzionale di quest’Aula, è quello di uscire dalla tristezza, cercare di fare delle scelte e di essere chiari nei confronti degli elettori.
Credo quindi che nei confronti del territorio, visto che a livello nazionale il centro-destra e il centro-sinistra, tranne qualche forza, governano sostanzialmente insieme per l’emergenza nazionale, in quest’Aula non si debba cascare nell’errore di affrontare questo dibattito in maniera unanimistica e cieca solo per emulare i nostri referenti nazionali; anche perché abbiamo una maggioranza eletta dagli elettori due anni fa, una minoranza composta da varie forze politiche. Ritengo doveroso onorare questo dibattito – io cercherò di dare qualche stimolo adesso – sul principio della chiarezza politica.
Tutto quello che ho preannunciato, cioè la cornice di criticità, ci impone - almeno è quello che ha deciso la mia forza politica, l’abbiamo già preannunciato sui giornali qualche giorno fa – toni pacati. Pertanto noi in occasione del bilancio non abbiamo avuto, non avremo quel tipico quasi rituale atteggiamento ostruzionistico dell’opposizione, poiché riteniamo necessario si esca da questa finanziaria con il miglior provvedimento possibile. Insomma, il nostro atteggiamento vuole essere costruttivo, pur nella dovuta chiarezza dei ruoli che ci contraddistinguono e che ci impongono, per rispetto dei nostri elettori, di non perdere, come dire, quella bussola che ci ha fatto arrivare sin qua.
Vado nel merito di questo bilancio.
Vogliamo suonare un campanello d’allarme attinente alla questione della sanità. Ricordiamoci che la maggior parte del nostro bilancio, vincolato sia nei tributi in entrata sia nelle spese in uscita, riguarda prevalentemente la sanità; l’altro giorno in occasione del piano socio-sanitario, che è un documento di programmazione, io non ho voluto parlare di tali questioni che per lo più sono attinenti all’aspetto finanziario.
Il dato centrale che emerge sulla sanità, a prescindere da tutti quei parametri per certificarne la virtuosità, imposti dalle normative nazionali, che fanno determinare per le Marche un risultato molto positivo, e posto in essere che oggi siamo in sede di valutazione finanziaria, dobbiamo tener presente che l’aumento del fabbisogno, dell’inflazione, come pure il finanziamento del nostro modello sanitario, ci segnalano che probabilmente sarà maggiore l’aumento di costo in previsione del tempo di ciò che potrebbe venirci finanziato in entrata.
Questo è un elemento di valutazione che ci può imporre due reazioni. Una è prettamente politica, ovvero quella di rivendicare nei confronti del Governo centrale una forma di trasferimento di fondi più elevata – che è una partita che si giocherà dialetticamente fra la Conferenza delle Regioni e lo Stato centrale per quanto riguarda la definizione delle procedure del costo standard –. L’altra è invece che in sede locale, quindi non in sede politica bensì in sede ragioneristica, non possiamo far finta di niente, quindi dovremo mettere mano a una razionalizzazione pesante della spesa sanitaria sin dal 2012, altrimenti c’è il rischio di ritornare a una fase ciclica negativa della sanità così come manifestatasi nelle precedenti due-tre legislature. Una sanità che oggi è stata risanata su quello schema ma che in futuro potrebbe non essere più sostenibile.
Tenete presente che nonostante non ci siano stati quei mancati aumenti di trasferimenti previsti dalle precedenti finanziarie, e quindi non si prende un centesimo di più, anzi, qualcosina ha visto forme di criticità – ad esempio la dialisi, che se non erro è uscita dal fondo sanitario nazionale, per cui la Regione ha dovuto con i suoi soldi mantenere la copertura –, comunque l’aumento dell’addizionale regionale Irpef, non in aliquota locale ma in aliquota nazionale, porta automaticamente una maggior copertura di fondi per la sanità che ci compensa il 2012.
Pertanto nel 2012 - signori, paradosso dei paradossi - nel momento in cui ci tolgono buona parte delle risorse nelle materie disponibili al netto della sanità, ecco, può ritornare la politica sulla sanità, perché nell’anno prossimo, a seconda di quello che sarà il nostro dibattito politico potremo avere una maggior capacità di razionalizzazione della spesa, oppure, se saremo incapaci di questo, potremo trovarci nella finanziaria del 2013, annusando il tutto nell’assestamento di fine 2012, di fronte a delle criticità non indifferenti.
Il paradosso allora è che nel momento in cui sembra calare il dibattito politico ci si apre la porta del dibattito politico sulla sanità nel 2011, perché questa fotografia altamente virtuosa sarà considerata l’ultima di un vecchio modo di determinare la spesa sanitaria attraverso regole nazionali, trasferimenti di fondi e gestione dei fondi locali.
Va detto che questo bilancio gode anche – di questo bisogna dar atto ai tecnici della Giunta e dell’Assemblea legislativa, ma anche all’Assessore Marcolini – di qualche somma residua che si trascina appresso, come quasi fosse una qualche riservetta in previsione di quella tempesta che ha colpito un po’ tutti gli enti locali in Italia in fatto di cali di trasferimenti.
Anche qui si è mascherato abilmente, intelligentemente il dato del taglio, ma ciò non mi esula dal fare qualche piccola considerazione politica. Capisco che parliamo di cifre molto modeste rispetto all’argomento di cui parlavo prima, cioè la sanità, lì si parla di cifre sui 2 miliardi e 700 milioni di euro, però qualche cosa dobbiamo comunque dircela.
Innanzitutto devo dire che a noi del PdL delle aree di intervento centrali proposte dalla Giunta alcune ci sono piaciute mentre altre meno.
Sicuramente positivo è il fondo anticrisi, che, tra le altre cose, contempla tutta una serie di contributi per le imprese, ma soprattutto i famosi ammortizzatori sociali, strumenti che in questi anni sono stati sicuramente necessari; non a caso l’ultimo Governo Berlusconi ha amplificato l’utilizzo di tali strumenti, come pure avvenuto per le Marche attraverso vari accordi di programma.
E’ anche molto positivo lo sforzo sul sociale fatto fra la Giunta e la Commissione, insieme anche al Cal, a onor di cronaca, da dove spesso è venuto l’impulso. Si è andati a recuperare delle somme che consentono ancora una discreta copertura di tutti i servizi sociali dei Comuni. Dobbiamo però stare molto attenti a non commettere l‘errore, tipicamente italiano, di non monitorare i servizi che avvengono nel territorio e poi di porci il problema l’anno prossimo quando magari non ci saranno più i soldi per coprirli.
Credo si opportuno che la politica faccia un grosso sforzo di interazione, Regione-Cal-Enti locali, iniziando anche ad individuare quei servizi sociali che, rispetto ad esempio agli asili nido, i servizi socio-sanitari integrati o le strutture per anziani che ovviamente necessitano di una centralità, potranno essere compressi.
Sull’alluvione e le accise della benzina è certamente giustissima la solidarietà, giustissimo è aiutare, la nuova legge nazionale fatta dal precedente Governo è stata cinica, ha creato contenziosi, ma ora è inutile rimarcare queste cose, partiamo invece col dire che non possiamo continuare ad analizzare sempre in maniera macroeconomica le questioni. Il dissesto idrogeologico non è competenza esclusivamente della Regione, ci sono altri enti che devono lavorare preventivamente su questo versante, ma la Regione Marche, che oggi fa pagare un sacrificio ai cittadini, ha il dovere di controllare le Province e i Comuni su come si adoperano per prevenire i disastri.
Infine noi troviamo, come posso dire, non centrale la questione dell’efficientamento energetico. I 20 milioni di euro predisposti prevalentemente per il fotovoltaico ci sembrano, in un momento di crisi, in un momento in cui ci sono dei grossi tagli, non debbano essere posti in un versante prioritario, anche perché in questo senso per le imprese esistono strumenti nazionali di copertura.
Vado ora a note veramente dolenti. La prima è la questione della sicurezza. Mi si perdoni, però come al solito nei bilanci di questa maggioranza non vi è traccia sul versante della sicurezza. E mi riferisco alla sicurezza nei confronti della lotta alla criminalità, non di sicurezza del lavoro dove non si pretendono certo interventi che esulano dalla competenza della Regione.
In questo senso ritengo occorra fare una riflessione profonda. Io su questo ho anche presentato un emendamento extra Commissione con cui prevedere un fondo globale a copertura di un disegno di legge da me presentato sul riordino delle polizie municipali e locali. Perché prima o poi dovremo affrontare l’argomento appunto della microcriminalità e della una criminalità più gravosa tramite reati contro la persona. Nelle Marche sono infatti fenomeni crescenti, nonostante ci sia un’azione di contrasto eccellente e di altissima qualità da parte delle forze dell’ordine statali, però, ecco, è finita l’epoca in cui alla criminalità ci devono pensare solo i Carabinieri, oggi ci vuole un sistema integrato di sicurezza fra Comuni, Province e Regioni, con le polizie locali ma anche con altri strumenti. Ed è evidente che l’unico modo di far partire questo meccanismo è quello di predisporre una legge a livello regionale e di conseguenza predisporre anche solo qualche decina di migliaia di euro per iniziare ad intervenire.
In questo bilancio, inoltre, c’è un calo di attenzione sul turismo. Si spende troppo per la comunicazione. Il piano di comunicazione e le spese della Giunta in proporzione sono eccessivamente superiori rispetto al dato del turismo. Sicchè il paradosso è che oltre lo spot di Dustin Hoffman si rischia di non essere incisivi in quanto ci si limita all’impatto frontale e in termini di intervento senza avere un’adeguata politica metodica, che appunto si vede da una riduzione complessiva dei fondi per il turismo.
Altra nota che ci sentiamo di criticare. Troviamo che fra la maggioranza, l’Aula, l’Assemblea legislativa, la Giunta e il Governatore Spacca sia in atto un dibattito schizofrenico sulle società e gli enti partecipati.
Abbiamo delle situazioni parossistiche, passiamo dalla nomina del presidente dell’Assam, ben retribuita, al commissariamento dell’Erap, ove di punto in bianco chiudiamo cinque Erap provinciali con cinque presidenti e cinque cda, però non passiamo a una struttura unica regionale con un controllo della politica bensì ad un amministratore unico che di fatto è il fiduciario del governatore, e quindi passiamo a una situazione di azzeramento del controllo democratico dei Consiglieri.
Inoltre abbiamo la mina vagante dei cinque Ersu, l’Aula dice di ridurre i costi ma poi li mantiene in piedi su scala provinciale. La Giunta paventa - li mette nella relazione ma non è ancora un dato chiaro - che questi Ersu verranno regalati a qualche comune, ma non si è capito bene in virtù di quale logica sussidiaria.
Poi abbiamo anche altre esperienze altamente negative. Una su tutte, la Svim. La Svim è costantemente in perdita, addirittura i massimi vertici a breve per scelta loro andranno fuori dai giochi. Ci ritroviamo di fronte una struttura che in termini assoluti di incidenza sul bilancio non è così gravosa, però poi in termini gestionali i risultati sull’internazionalizzazione delle imprese e dei prodotti sono abbastanza scarsi mentre i costi sono elevati. In più, aggiungo, dobbiamo finirla di passare dall’assunzione del personale fatto in Giunta e in Consiglio tramite concorsi, ove poi non si capisce perché non si va ad assumere la gente che li vince, ad altri strumenti invece per chiamata diretta, co.co.pro o giochini vari. Insomma, sarebbe ora di dare un bel segnale e di essere adeguati ai tagli dei costi della politica su questi versanti, anche perché sono le stesse normative nazionali che ci impongono più rigore.
Un esempio importante è stato il taglio dei vitalizzi - seppure avrei preferito partisse sin da questa legislatura, ma non per fare il moralista bensì per fare in modo che ognuno di noi potesse avere più credibilità nel momento in cui va a parlare al cittadino -, però ad esempio io trovo sconcertante che nel Gabinetto del Governatore i tagli per il suo staff non ci siano stati; considerato che sono illustri e rispettabilissimi personaggi della politica marchigiana sarebbe stato assai gradito vedere anche lì qualche taglio.
Vado infine al discorso dei derivati. Signori Consiglieri, noi paghiamo 400 mila euro a due agenzie di rating che stabiliscono la nostra qualità. In passato abbiamo partecipato anche noi allegramente come ente istituzione alla sagra del derivato. Un episodio che potremmo prendere dalla favola di Pinocchio ove arriva il gatto e la volpe che ci dicono “mettete la monetina sottoterra, diventerete ricchi”.
La Giunta ci ha detto che sta lavorando sulla rinegoziazione. Mi sento allora di dire pubblicamente che esistono ormai sentenze del Consiglio di Stato nazionale che definiscono sia possibile per un ente locale sbarazzarsi dei derivati una volta che si sono individuati dei costi impliciti all’interno delle disposizioni contrattuali quando erano stati emessi. E questo consentirebbe, aggiungo, la rescissione unilaterale; anche se in termini di contenzioso poi si deve andare a Londra o nelle sedi estere in quanto nella disciplina contrattualistica si utilizzano normative internazionali.
Quindi mi sento di invitare cordialmente la Giunta di trovare questi costi impliciti, visto che tanti enti locali li hanno trovati, nei contratti di emissione, cercando dunque di cercare di sbarazzarsi di un qualcosa che oggi non ha ancora raggiunto picchi di pericolosità ma che sappiamo tutti che nel tempo potremmo ritrovarci ad avere grossi problemi per quanto riguarda i derivati.
Ci sarebbero anche altre questioni non meno importanti, ma faccio sono un’ultima considerazione.
In Commissione io ho presentato un emendamento per 6 milioni di euro aggiuntivi per il trasporto ferroviario, il collega Latini ne ha presentato uno di 13 milioni di euro sul trasporto su gomma, ed il Consigliere Ricci è venuto e ha detto: “perché non facciamo una lettera in maniera bipartisan alla Giunta e invochiamo maggiori attenzioni su tre direttrici?”, in quanto questa è la parte del bilancio in cui non c’è lo spazio per il dibattito politico ma c’è la preoccupazione. Abbiamo quindi avanzato questa richiesta unitariamente, la Giunta ha avuto la capacità, attraverso gli uffici tecnici, di trovare circa 18 milioni di euro, di questi 10 vanno al trasporto ferroviario, che è quello maggiormente penalizzato dai tagli nazionali, 3 al trasporto su gomma, 2,5 al dissesto idrogeologico e 2,5 alla viabilità. Tutti comparti che manifestano una carenza storica politica gravissima infrastrutturale. Non a caso due direttrici su tre sono attinenti al dato infrastrutturale, certo, in termini di servizio e in termini di manutenzione, però sono la fotografia di una grave carenza politica che c’è stata nel corso degli anni su questi elementi e che oggi fanno trovare le Marche ancora gravemente emarginate dal contesto nazionale.
Vorrei ricordare che oggi l’Interporto se non si avrà la capacità di far fluire merci dal versante tirrenico verso il versante adriatico rischierà di essere solo una scatola vuota. La strategia non può essere quella di prendere le imprese del porto di Ancona e delocalizzarle parzialmente per dare un senso all’Interporto, deve essere il contrario. L’Interporto deve andare incontro alle esigenze delle aziende, deve essere un meccanismo in entrata, non in uscita, delle merci. Allora sì che potremo avremo una migliore situazione infrastrutturale.
Sull’aeroporto di Ancona rispetto al passato prendiamo atto finalmente di un inizio di economicità. Ci sono dati confortanti. Dunque l’auspicio è che si continui su questa direttrice.
Concludo dicendo che il voto del PdL sarà, seppure pacatamente, convintamente contrario. Perché, ripeto, per la politica esiste ancora un margine, anche se ridotto, che ci mette nei confronti dei nostri elettori nelle condizioni di una dovuta chiarezza. Già per salvare l’Italia siamo insieme con il Governo Monti, ed in sede locale ognuno di noi ha il dovere di dare la dovuta chiarezza, perché il futuro dipenderà molto da alcune scelte.
Preannuncio che il nostro Gruppo in futuro lavorerà molto sul versante della sanità, sarà quella la partita veramente strategica. La riforma delle aree vaste senza personalità giuridica a nostro avviso è stato un inizio non troppo ottimale. C’è ancora molto da tagliare in termini di spesa; spesso a questo i tecnici sono favorevoli mentre i politici cercano di “allungare il brodo”.
Concludo dicendo, Consigliere Ricci, che c’è qualche emendamento aggiuntivo importante non tanto di maggior spesa quanto di definizione di alcune cose, quindi invito la Commissione – spero arrivi anche l’Assessore - ad essere aperta di mente, in maniera tale da cercare di spremere al meglio questo limone per il bene dei cittadini.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Per il momento ho cinque iscritti a parlare. Prego i Consiglieri nel giro di dieci minuti di darmi i nomi di chi altro vuole intervenire, così ci regoliamo sui lavori. Al momento ho iscritti: Cardogna, Trenta, Bucciarelli, Marinelli, Pieroni, Massi.
Ha la parola il Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. L’occasione sul bilancio di previsione 2012 arriva dopo che questa Assemblea ha già affrontato l’assestamento del 2010, il bilancio di previsione del 2011 e l’assestamento del 2011.
Le relazioni ai bilanci che hanno accompagnato questi vari percorsi nel tempo hanno già stabilito alcune priorità che vengono puntualmente rispettate in quanto puntualmente si è confermata quella crisi che dal 2007 è conclamata in tutti i Paesi industrializzati.
Qualche settimana fa in quest’Aula ho detto che siamo in recessione per sottolineare l’importanza di partecipare alla formazione delle regole che devono presiedere all’utilizzo dei fondi europei del quadro strategico comune, cioè dei fondi strutturali, che saranno in gran parte delle disponibilità per gli investimenti di questa Regione come pure delle altre.
E che siamo in recessione lo ha detto pochi giorni fa anche il Ministro Passera, appena un mese dopo che un nuovo Governo ha certificato che eravamo un Paese in profonda crisi.
Siamo in una crisi sistemica, così dichiara il Presidente della Commissione europea, ma questo ancora il Governo Monti non lo ha detto.
Allora è un problema, come lo è stato quello di aver negato la crisi per troppo tempo quando ancora non era una crisi aggettivata e che ha rappresentato “l’alibi” dell’attuale Governo Monti sul fatto che non c’era tempo, che le cose stavano precipitando, che quello che si poteva fare era procedere a dei tagli. Tagli forse troppo vicini a delle situazioni più facili da colpire, tagli soffertissimi che rendono – e questo è consapevolezza di tutti – più profonda la recessione, ma che si spera e si scommette possano salvare il Paese dal fallimento e l’euro dal tracollo. Si spera e si scommette.
Il fatto che siamo in una crisi di sistema, e quindi in una crisi complessiva, economica, finanziaria, sociale e ambientale, è da parecchio tempo che lo dice il partito dei Verdi insieme ad altri pochi partiti di sinistra, quelli, per capirci, non rappresentati in Parlamento. Come pure lo dicevano i tanti movimenti e associazioni formate da cittadini informati, consapevoli, cittadini che tengono alla pratica della democrazia e della partecipazione, insomma i cittadini dei referendum. Ma lo dicevano anche tanti economisti di fama, sociologi, tutti attenti osservatori delle vicende umane, non soltanto dei flussi finanziari o dei capitali in giro per il mondo. E tra questi ci sono premi Nobel. Insomma persone libere, non a libro paga della finanza internazionale e delle multinazionali che sono universalmente riconosciuti come i responsabili dell’attuale drammatica crisi e nello stesso tempo beneficiari del debito che sta affossando gli Stati.
Ecco, questo è lo scenario, come ha detto prima anche il relatore di maggioranza, dove si colloca il nostro diciamo piccolo bilancio di previsione per l’anno 2012 e la discussione in merito ad esso.
Questo bilancio è, come posso dire, un bilancio sociale, nel senso che ha come macro obiettivo quello di realizzare, conservare la coesione sociale nella nostra regione (lavoro, sviluppo e servizi). Tutti obiettivi talmente veri e reali che hanno prodotto anche la relazione consapevole del relatore di minoranza Zinni, perché se si è politicamente in buona fede sono obiettivi che non possono essere disconosciuti.
Questa Assemblea legislativa ha approvato pochi giorni fa il piano socio-sanitario che ha l’obiettivo, nello scenario prima descritto, di garantire l’accesso ai servizi a tutti i cittadini in qualsiasi località essi vivano. Diritti e responsabilità dei cittadini è infatti il sottotitolo del piano.
Un obiettivo, questo, che va costantemente monitorato: la necessaria riduzione dei tempi delle liste d’attesa, il miglior funzionamento del centro unico prenotazione, la qualità del rapporto tra gli operatori socio-sanitari e i cittadini utenti.
Come va posto all’ordine del giorno l’accreditamento e la certificazione di qualità delle strutture e delle aziende sanitarie.
Il bilancio di previsione 2012 arriva in quest’Aula accompagnato da alcuni importanti documenti: l’accordo firmato in tema di coesione da Regione e Associazioni artigiane per il sostegno e il rilancio della piccola e media impresa, il protocollo d’intesa del dicembre 2010 firmato nel suo aggiornamento poche settimane fa dalla Regione e i sindacati confederali per fronteggiare la crisi e per l’attuazione di politiche attive per il lavoro (articolo 3 del bilancio di previsione).
A rafforzare l’impegno per il lavoro e per il sostegno alle imprese vi è la conferma delle risorse per la cooperazione, che rappresentano il 7% del nostro Pil regionale.
Il bilancio di previsione, inoltre, mantiene l’importante impegno al cofinanziamento dei fondi comunitari, particolarmente onerosi sono stati quelli del piano di sviluppo rurale.
Voglio inoltre considerare in modo positivo altre questioni perché vicine alla mia sensibilità: la conferma dei fondi per i parchi e le riserve naturali, per il funzionamento delle comunità montane, fino a quando non ci sarà una legge di riforma; un nuovo capitolo per la difesa del suolo con un’attenzione per i territori montani, che sia il Consigliere Ricci che il Consigliere Zinni hanno rimarcato come iniziativa bipartisan; il finanziamento anche se modesto del progetto Appenino (che non tutti conoscono ma che in molti abbiamo seguito) che ne permetterà il suo avvio.
Si confermano le risorse per il sociale, diversamente distribuite nonostante le manovre governative che tutti conosciamo.
Dobbiamo però essere consapevoli, come dicevo anche nel mio intervento in occasione dell’assestamento 2011, che è il Governo che deve trovare un’altra strada, perché guardando le entrate proprie della Regione questa penso sia l’ultima pezza, passatemi questo termine, che si riuscirà a mettere.
Trasporto pubblico locale. Ritengo che l’Assessore Viventi abbia agito con pragmatismo per recuperare in questa fase dal Governo nazionale quanto era possibile; io sono testimone del ruolo importante e positivo svolto dalla Commissione bilancio su questo come su altri temi. Però non si può neppure tacere sulle condizioni in cui sono costretti a viaggiare i cittadini pendolari, lavoratori e studenti, mentre anche questo Governo sulle grandi opere agisce in continuità con il precedente.
Ecco, queste sono le pezze, e non lo dico in senso limitativo bensì per sottolineare come sia necessario, dopo l’approvazione di questo bilancio, che questa Regione, la sua comunità politica rilanci un’iniziativa a livello nazionale affinché le politiche di questo Governo e di quelli che verranno cambino segno, traggano le conseguenze di questa crisi di sistema per trovare una strada di uscita che non sia quella che ci ha portato fin qui.
Occorrono politiche per il lavoro, per l’ambiente, che significa anche sicurezza per la vita dei cittadini, per le loro case, per le loro aziende, per il diritto di cittadinanza, per la difesa dei beni comuni, per la conversione ecologica dell’economia, come unica strada che possa riportare all’ordine del giorno lo sviluppo.
Politiche dunque da finanziare, come? Politiche da sostenere, come? Ora che il pareggio di bilancio è in Costituzione, che il patto di stabilità è sempre difficile da cambiare, che una sana politica keynesiana è rifiutata da tutti coloro che vivono di speculazione di tutti i tipi e che ci ha portati lontani dall’economia reale. Certo, non è solo un problema italiano, è anche un problema europeo. Allora in tutte le sedi la nostra Regione deve chiedere la tassazione delle transazioni finanziarie, la patrimoniale – che è chiesta dagli stessi industriali, non è una richiesta di carattere ideologico –, una riforma fiscale che combatta l’evasione, una tassazione ambientale secondo il principio “chi inquina paga”, la richiesta di un audit sul debito.
Siamo d’accordo? Ecco, una volta approvato il bilancio invito allora la maggioranza a discutere di questo. Ma perché soltanto la maggioranza? A pensarci bene potremmo discutere di questo anche in Assemblea? Sì, perché anche noi potremmo avere un’idea e quindi confrontarci su quale idea ci potrebbe far uscire dalla crisi e dove poter trovare le risorse, visto che anche noi campiamo di risorse derivate e di risorse trasferite. Ed è una discussione che sarebbe ancora più utile se esistesse una Camera delle Regioni, ossia le Regioni che contribuiscono alla formazione delle politiche nazionali in modo diretto. Questo sì che sarebbe federalismo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. (il Consigliere inizia a parlare dopo circa trenta secondi di silenzio) Bene, ho parlato in maniera concreta del bilancio! Siccome l’altro giorno abbiamo parlato del costo della casta, Presidente, ecco perché ho fatto l’apertura di questo mio intervento con trenta secondi in standby. Quella è la parte del bilancio dove…

PRESIDENTE. Lei non ci crederà, Consigliere, se avesse durato altri secondi sarei intervenuto io e l’avrei fatta andare in playback! So di interpretare perfettamente il suo pensiero, ma purtroppo ha smesso troppo in fretta!

Umberto TRENTA. Sa perché ero un grande calciatore prima di rovinarmi la gamba? Perché giocavo sempre d’anticipo. E l’anticipo significa prevedere quello che gli altri intenzionalmente potrebbero fare dopodichè impostare subito l’azione per far male, cioè per fare gol. Ma questo è un altro discorso. Vado al bilancio regionale.
Il bilancio regionale è tutto in quei trenta secondi di assoluto silenzio da me mimati, c’era solo il labiale, chi voleva capire ha capito. Ossia, manca l’Assessore al bilancio, manca il Presidente, l’unica cosa piena di questa Assemblea legislativa, al di là del Consigliere Trenta, sono gli scranni vuoti! E’ tanto per farvi capire come la penso io. E Adolf Loos – penso ormai ci si sia informati su questa figura sempre così presente in questa Assemblea! – avrebbe detto: parole nel vuoto.
Vado al dunque, caro Presidente. E’ offensivo! Ecco il vero costo della politica! Siete stati bravissimi a fare questa proposta di legge sul costo! E’ un piccolo promemoria per i colleghi che da molti mesi denunciano la casta politica e insistono su giustizia, equità e lotta all’evasione fiscale, senza però offrire ai cittadini una visione non parziale e disinteressata di cosa siano l’ingiustizia, l’iniquità e l’evasione fiscale oggi nelle Marche e quindi in Italia.
Grazie alla “casta” antipolitica – e se le chiedessi ora di fare l’appello nominale, Presidente, dovrebbe vergognarsi, certo non lei personalmente, perché lei in quanto Presidente è sempre presente, il destino dei Presidenti, volenti o nolenti, è di essere sempre presenti nel rispetto delle istituzioni, però io considero lei secondo questa seconda parentesi – e alla disinformazione sovrana è vietato ricordare che le aree dove avviene maggiormente l’uso delle tasse sono le stesse dove maggiormente affluiscono risorse e finanziamenti pubblici.
E vado al nostro bilancio. Io che vengo dal nord dell’Abruzzo, caro Presidente, comincio a vivere con vero fastidio la sfrontatezza di non essere presenti in Aula. Adesso qui mancano 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7 Assessori, sono presenti solo l’onnipresente Assessore Luchetti, che non potrebbe mai giocare a calcio nella zona centrale ma farebbe il laterale sinistro, la dolcissima Giannini e il sempre più preoccupato Almerino Mezzolani. Basta, il resto non pervenuto!
Voi siete portati a sorridere, tant’è che un giorno un collega Consigliere mi disse: “Ma, Umberto, tu sei proprio matto!”. Io allora lo guardai e gli dissi: “Sì, amico mio, è vero, ma non sono scemo!”. E oggi gli spiego perché.
Questo è un bilancio ingessato – è un termine che lei sicuramente conosce, Presidente, per la sua cultura umanistica –, è costruito su parametri obsoleti ormai non più in assonanza con la mondializzazione e la globalizzazione. Ed io qui sento sempre parlare più di cornici, tanto che comincio a pormi la domanda: “Sono un Consigliere regionale o un falegname?”!
Questo bilancio di fatto in ogni suo capitolo e comparto nega alla Regione sviluppo e futuro. Siamo fuori dalla storia intesa come progresso. Siamo senza prospettive. Non esiste una linea guida per oggettiva mancanza di risorse strategiche mirate, ossia quelle risorse che un oculato amministratore accantona prevedendo i tempi futuri.
Ecco perché essere visionari ci può dare la fortuna di prevedere quello che sarà, invece noi non percepiamo neanche quello che siamo, e quando proponiamo all’Aula atti amministrativi così è solo un gioco di numeri sterili e distanti dalla nostra gente.
Larghi settori bancari, con governance autoreferenziali, non vengono incitati da questo bilancio. Affidarsi a poteri irresponsabili porta al disastro, Presidente! Come facciamo allora a parlare di bilancio se in esso non vengono presi per le orecchie quelli che dovrebbero finanziare lo sviluppo o per lo meno cercare di alleviare le sofferenze del popolo marchigiano? E le Marche rispetto alle altre regioni è una regione di interesse forse meno strategico per i grandi poteri, ma pur sempre bisogna essere rispettosi delle genti che ci vivono.
Spesa pubblica ed evasione fiscale: non pervenute.
Lavoro: non pervenuto.
Sanità: è peggio della fantasanità cameliana.
Non c’è traccia della gestione immobiliare, intesa come dare/avere. Ecco dov’è la bravura di Marcolini a fare i conti! Poi gli spiegherò, quando sarà presente, perché non fa l’Assessore!
Non c’è traccia di riordino del rapporto pubblico/privato all’interno della sanità. E perché parlo della sanità? Perché è l’85% di questo bilancio, il resto sono bazzecole, Assessore Mezzolani. Lei fa quello che può fare, di più non può fare, e le dico anche che se supererà l’esame dei prossimi anni fino alla scadenza meriterebbe veramente di fare il Presidente della Giunta, perché dal punto di vista umano lei ha avuto almeno la correttezza di essere sempre presente in Aula.
Non c’è traccia di riequilibrio tra medici di base e sanità ospedaliera - parlo a nuora perché suocera intenda! -.
Non c’è traccia di azzeramento del contenzioso, che è la linfa vitale per i clientes di partito.
Quindi sarebbe opportuno che anche nel settore della sanità, caro Mezzolani, ci fornisca quello che vogliono sapere tutti, ossia, oltre ai redditi pubblici dei politici, che è giusto che sia così perché ce li fanno presentare in Corte D’Appello, anche quelli di tutti quehli avvocati, avvocatucoli o azzeccagarbugli che dir si voglia che gravitano e che sono attaccati alla giacchetta. Mi ha capito Assessore Mezzolani?! Se la sente di portare di tutte le aree vaste, gli ospedali quali sono gli avvocati che lavorano a servizio di questa sanità da anni? Io sto facendo una ricerca minuziosa ove vedo cifre da capogiro! E io dovrei essere il politico che costa come casta?! Ma di che cosa parliamo, Assessore Mezzolani. E lei sempre assente Presidente Spacca ci dovrebbe dire quanto spende di viaggi. Nel bilancio non c’è!
Non c’è traccia di promozione del sapere, Assessore Mezzolani, non c’è traccia di rete del sapere, università, impresa e lavoro, in una correlazione che all’unisono in un rapporto armonico crea futuro per i nostri figli.
Non c’è traccia di sostegno alle imprese. Non c’è traccia di sostegno alle famiglie. Non c’è traccia di sostegno all’handicap. Qualcuno l’altro giorno impudentemente è riuscito sul suo piano socio-sanitario a dire pure: “guardate, ci scusiamo, ma per l’handicap più di questo non si poteva fare”.
Io mi auguro, caro Mezzolani, che quella guida morale che la distingue la porti veramente su di un piano etico che dia un riequilibrio generale in questo settore strategico che riguarda l’85% del bilancio della nostra Regione e del sudore dei nostri concittadini.
Siamo fuori dal nostro tempo, siamo fuori dal futuro.
Qualcuno qui ha accennato al federalismo fiscale. Come va risolto questo strumento di ultima generazione? Con una proposta – ora non vedo il mio Presidente della sesta Commissione Cardogna -, altrimenti sarebbe solo una protesta - Assessore Mezzolani, almeno lei mi dia un’occhiata, altrimenti mi sento quasi un cretino a parlar qua dentro! –. Noi abbiamo proposto, dicevo, e abbiamo già avuto l’adesione di due Regioni, Abruzzo e Lazio, ma posso aggiungere anche l’Umbria, per poi arrivare alla Toscana e all’Emilia Romagna, limes dei territori di confine. Che cosa voglio dire? Noi stiamo spendendo soldi della pubblica amministrazione, quindi soldi del popolo marchigiano, per un progetto ambizioso che condivido, la Macroregione Jonica-Adriatica, ma non dobbiamo dimenticare che il mare nostrum è il mare Mediterraneo. Quindi la Macroregione Mediterranea sarebbe molto più opportuna se si collegasse e correlasse con l’intero pensiero europeo. Tant’è che la Macroregione, subito superiore alla Macroregione Jonica-Adriatica, si stoppa a Ravenna. Ah! Da Ravenna in giù non c’è niente!
Ecco, il riequilibrio noi in sesta Commissione l’abbiamo trattato e tra un po’ i Consiglieri saranno informati di questo passaggio amministrativo.
Cosa vogliamo dire in questa proposta? Limes territori di confine significa progetti concertati, condivisi e cofinanziati per avere un salto di categoria rispetto ai finanziamenti dell’Unione europea. Tutto quello che il confine unisce e che non divide.
Abbiamo l’idea di che sistema di attività produttive, dolcissima Sara Giannini Assessore alle attività produttive, e di quante correlazioni si possono avere in un progetto di macroregione Jonica-Adriatica? Allora la proposta è qui: limes territori di confine. Perché il mare nostrum è il mare che unisce e ci mette in relazione a.
Guarda caso, e vengo al dunque, arriva una lettera di un grande personaggio della grande cultura regionale, un certo prof. ing. Marco Pacetti, che non credo sia una persona estranea ai fatti amministrativi di questa Regione, e neanche a lei, mi auguro, Vittoriano Solazzi, Presidente, e inoltre è indicato dal Consigliere Ricci quale membro dell’Università per la pace. In questa lettera conclude – ed è una lettera alla quale non sa rispondermi né lei, Presidente, né la dott.ssa Santoncini, né lo stesso Marco Pacetti – con questa frase precisa: Spero che il verbale definitivo raccolga queste osservazioni contribuendo anche per questa via a superare l’empasse e riavviare l’attività dell’Associazione secondo gli scopi ed i valori fondanti - che si coniuga perfettamente con l’articolo 1, e parlo dell’Università per la pace, in rapporto alle altre università degli Stati frontalieri, e quindi ecco la rete marchigiana delle università, ecco cosa significa tornare agli scopi fondanti -. La Regione Marche al fine di promuovere la cultura della pace ed in conformità con i princìpi costituzionali e alle dichiarazioni internazionali riconosce nella solidarietà e nella cooperazione internazionale gli strumenti essenziali per il raggiungimento della pace e dello sviluppo umano come diritti fondamentali dei popoli.
Allora, come può essere che in questo bilancio non si parli di Marchio unico Mediterraneo? Ed io confidenzialmente ma con tanto affetto ho bisbigliato nell’orecchio di Sara Giannini, dicendole “Sara, ci possiamo incontrare?”. Mentre il signor Badiali, che oggi sta qui anche lui presente per lo meno con lo spirito, dimenticò che tipo di delega aveva come Assessore.
Allora noi parliamo di cose tanto solo per parlarne, dietro non esistono fatti concreti, se non fosse l’azione costante e veramente etica di un Consigliere che mette da parte tutte queste carte.
Ripeto, se mi mettessi a fare il discorso del compitino bravo e vi facessi delle righe, ecco, lei sta senz’anima! Noi invece dobbiamo dare anima e corpo nei nostri interventi!
Cosa significano queste cose? Significano che se domani mattina l’Assessore Mezzolani, l’Assessore Marcolini, ossia l’Houdinì dei numeri, l’Assessore Sara Giannini, non prendono atto e non si vanno a leggere cosa ho detto oggi, ebbene, possono tranquillamente rassegnare le dimissioni.
E seguirà una lettera che sto preparando con il Presidente Cardogna della sesta Commissione. Perché l’internazionalizzazione con l’autonomia finanziaria che ha una Regione è la frontiera di ultima generazione per creare reddito amministrativo ai nostri…

PRESIDENTE. Consigliere, la prego di concludere, grazie.

Umberto TRENTA. …con tutte le regioni periferiche marittime per le attività produttive, la creazione di un fondo strategico a sostegno di iniziative di macroeconomia verso la cooperazione fra Stati e Regioni attraverso la creazione di una banca etica marchigiana con fondi strutturali a sostegno delle azioni amministrative della pubblica amministrazione della Regione che è soggetto che può legiferare.
Mi avvio alla conclusione.

PRESIDENTE. Consigliere, ha superato tutti i limiti temporali!

Umberto TRENTA. Le chiedo scusa, ma credo di non aver detto sciocchezze. Lei non può, Presidente, sottovalutare il mio intervento, se lo vada a rileggere in silenzio e con calma.
Come ci disse Piero Ostellino a proposito del regime che prospera sull’antipolitica: è club degli imbroglioni.
Questa è una sfida, Presidente, perchè io queste cose le metterò in atti e quindi ne discuteremo in Assemblea legislativa, mi auguro, con i Consiglieri assenti, presenti o forse che sono fuori.

PRESIDENTE. Comunico che è scaduto il tempo per la richiesta di intervento. Debbono ancora intervenire i Consiglieri Bucciarelli, Marinelli, Pieroni, Massi e Binci, dopodiché chiuderemo la discussione.
Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Voglio intanto ringraziare l’Assessore Mezzolani e l’Assessore Giannini, due membri del Governo regionale su undici che si degnano di presenziare alla discussione della legge più importante di cui si dota questa Regione. Inoltre faccio notare che su ventidue Consiglieri di maggioranza ne sono presenti solo cinque-sei. Ecco, abbiamo veramente il senso della misura dell’importanza con cui si tratta questo strumento, che non è certo l’attenzione ideale politica con cui si dovrebbe invece affrontare un momento che, tra l’altro, è anche molto pericoloso, pieno di incognite ed incertezze per il futuro.
Perché, vedete, se questa vecchia Europa sembra non riuscire a liberarsi dalla tenaglia della crisi economico-finanziaria, se il sodalizio che dalla seconda guerra mondiale ad oggi ha retto economicamente il mondo, cioè Stati Uniti – Europa -Giappone, non sa reagire di fronte alla sfida economica neoliberista e liberista da parte dei Paesi del BRIC, evidentemente una motivazione c’è.
Io quindi credo che l’attenzione e la presenza in questa Assemblea legislativa dia il senso proprio della misura. Quando il Consigliere Zinni diceva che qui c’è un po’ di tristezza, ecco, io non credo si tratti di tristezza, è che quando non c’è idealità, quando non c’è elaborazione, quando non c’è entusiasmo nell’affrontare non soltanto le difficoltà che abbiamo ma la sfida di ideare una società diversa, quando c’è soltanto l’accettazione di parametri dettati da altri, quando c’è una organizzazione sociale, istituzionale ed economica dettata da altri, allora c’è la rinuncia del fare politica, la sottomissione e, cosa ancora più pericolosa, la subalternità. Ecco dunque che questa Assemblea legislativa rispecchia ciò che sta avvenendo fuori di qui e ciò che sta avvenendo nel mondo. Quindi non è tristezza, è subalternità.
E’ pertanto in questa chiave che io leggo l’intervento fatto - che a dire il vero è anomalo, ma poi ci tornerò sopra – dal Capogruppo del partito di maggioranza relativa - questa maggioranza ballerina! - Consigliere Ricci e non dal Presidente della Commissione. C’è un tono dismesso e, ripeto, subalterno culturalmente. Ed è proprio questa oggi la realtà dei partiti che insieme sostengono il Governo Monti. Ossia, non c’è il desiderio di pensare a qualcosa di altro.
Nel bilancio tutto questo filone culturale lo ritroviamo. Io mi sforzerò molto umilmente, per carità, nel denunciare alcuni punti, ma la situazione purtroppo è questa, non c’è la politica, c’è la rinuncia a fare quello che invece si dovrebbe fare, ossia rappresentare gli interessi e la realtà dei cittadini a cui è stata richiesta fiducia. Interessi che non sono uguali, ci sono diversità, ma se si rinuncia a questi in nome e sull’altare di parametri dettati da soggetti esterni alla politica poi il risultato, purtroppo, non può che essere questo.
Il relatore di maggioranza diceva che questo bilancio risponde al meglio ai problemi dei cittadini marchigiani. Ma lo crediamo veramente? Oppure è una frase pronunciata per un semplice savoir faire o magari è perché tanto si deve dire?
Io certo non è che voglio negare che sia un bilancio che non tiene conto dei problemi che abbiamo di fronte, tra l’altro non può fare diversamente, non può non tener conto della realtà e dei parametri che ci vengono imposti, però comunque vedo, ripeto, un’assenza totale di strategia politica, economica di questo Governo, di questa maggioranza regionale.
Voglio fare alcuni esempi, e scusatemi se sarò disorganico.
Ho letto dei viaggi della speranza – ecco, mancava solo che ci si scrivesse “viaggi a Lourdes”! - dell’Assessore ai trasporti a Roma. Ma cosa può trovare a Roma se non una trattativa al mercato di 1 o 2 milioni di euro in più?! Questo già lo sappiamo. Ma qual è la politica che è stata realizzata qua?! Si continua ancora a mantenere una miriadi di aziende sul trasporto pubblico locale su gomma, quando sappiamo tutti che ci sono dei servizi che sarebbe sacrosanto tagliare perché ci sono autobus che viaggiano sistematicamente a vuoto, e sappiamo tutti che c’è bisogno di una iniziativa politica che sia il risultato di una serie di relazioni costruite nel tempo che porti a una sola società regionale per il trasporto pubblico locale. Tra l’alto su questo l’Assemblea legislativa ha votato all’unanimità una mozione. Ma qual è il risultato? L’Assessore non è neanche in Aula!
Non abbiamo un piano della logistica. Come possiamo parlare di porto, interporto, aeroporto, se non c’è un piano della logistica?! Quali sono gli obiettivi? Quali sono i tempi? Non esistono! Parliamo nel vuoto, non c’è politica, non c’è proposta.
La macroregione Adriatica è riempita di contenuti, di progetto, di politica. Allora la pesca, allora report, la rete sui porti? Che pure questa Regione aveva avviato. La rete dei porti ci parla di turismo, di attività mercantili, ci parla di un ruolo diverso che può svolgere l’Adriatico e lo Ionio all’interno del Mediterraneo nel riequilibrare le politiche dell’Unione europea. Ma per far questo occorre una visione politica, che però non vedo proprio.
Fa bene il Consigliere Cardogna a dire che finalmente ci sono 250 mila euro per la politica dell’Appennino, ma veramente pensiamo di poter così risolvere i problemi che ci troveremo ad affrontare tra poco? Le mareggiate sono proprio di questi giorni, ecco, appena finiranno ci saranno le richieste di calamità naturali, tutti chiederanno ripascimenti, tutti chiederanno interventi a favore della costa. E nessuno parla di quello che avverrà quando in montagna con le nevi che cadranno durante l’inverno ci sarà il disgelo. Ma veramente pensiamo di affrontare tutto questo con 250 mila euro?! La nostra terra ha 180 chilometri di costa e 180 chilometri di Appennino!
Ecco allora che è il tirare a campare con il solito schema mentale, con la solita logica politica che lascia tutto come sta e soprattutto lascia libero il grande manovratore di rendere questa politica e questa maggioranza quasi ad assetto variabile e nel silenzio – nel silenzio! -. Spero che qualche collega del PD oggi faccia sentire la propria voce e ci dica quello che pensa. Perché, guardate, quando una maggioranza è in fermento succede che il Presidente della Commissione bilancio per avere mano libera, magari a presentare non so quanti emendamenti, lo vedremo, chiede di non essere il relatore del bilancio. E’ un paradosso! E’ questa la politica della maggioranza? E’ questa la politica della coesione di un Governo regionale? A questo spettacolo riduciamo i marchigiani? Oltretutto nel silenzio generale. C’è proprio di che preoccuparsi!
Abbiamo parlato l’altro giorno del depauperamento che avverrà in termini di servizi rispetto alla popolazione sopratutto dell’entroterra e comunque del territorio da parte di questa organizzazione sanitaria.
Ci divide profondamente per quanto ci riguarda la visione dell’organizzazione delle politiche sociali, e quindi della coesione sociale e della società che vogliamo aiutare a costruire nelle Marche.
Insomma, ci sono molti problemi.
Fa bene, oggi lo leggiamo sulla stampa, il Presidente della Regione Marche - quindi non il governatore, per cortesia, e non è un fatto di stile o lessicale ma un fatto di sostanza; in Italia nell’Ordinamento non esiste il governatore regionale, quindi chiamiamolo con il suo nome, anche se magari a lui piacerebbe diversamente – ad andare a salutare il Presidente della Camera dei Deputati a Civitanova. Fa bene, è un incontro istituzionale, c’è questo problema di dualismo tra Presidente della terza carica dello Stato e il Segretario di un partito. Ma mi sembra che non sia un problema risolvibile. Credo che abbia più ragione il collega Silvetti quando dice che il problema è politico. Questa realtà è in movimento, solo i ciechi non la vedono e i sordi non la sentono.
Quindi i Consiglieri di maggioranza non possono limitarsi a fare i notai, a discutere delle cifre e delle somme, perchè questo è frutto di una visione politica di questa Regione, di una visione politica di questa maggioranza, di un vivere la politica. Ma su questo non si sente e non si vede niente.
Se uno osserva attentamente siamo veramente ad una situazione paradossale della politica. Ad esempio abbiamo un amministratore unico dell’Assam, nominato per riconoscimento elettorale – io ero abituato che i debiti elettorali si pagavano di tasca propria, con le sottoscrizioni dei compagni, invece qui si paga con i soldi della Regione, ma va bene, ci sta, è stato eletto –, che organizza una cosa intelligente sulla nuova economia, Rifkin. Come si traduce l’indicazione di Rifkin nel bilancio 2012? Non esiste! Quindi i 35 mila euro spesi per quel convegno sono soldi buttati via, sì, perché non vengono utilizzate le indicazioni.
E allora succede che tutto è lecito, quindi anche che lo stesso amministratore unico dia 2 mila euro di contributi per l’organizzazione della festa dello studente a Urbino, ma che non c’entra niente con l’agricoltura, però se passa quello passa tutto.
Ecco, se non c’è più l’etica, se non c’è più il progetto della politica passa tutto, cari colleghi Consiglieri. Ed è quindi compito nostro ripristinare e richiamare all’ordine la Giunta e il Governo. Anche vostro seppure siete in maggioranza, anzi, è sopratutto vostro, altrimenti di cosa parlate quando fate incontri di maggioranza e pretendete di parlare del futuro delle Marche? Al di là anche dei pochi o dei tanti emendamenti che ci saranno; noto con piacere che i tanti Comuni beneficiari di favori privilegiati da parte di un assessore o dell’altro si sono ridotti a cinque, io con emendamenti ho addirittura proposto di cancellarli per darli ai comuni per abbattere le barriere architettoniche. E vedo che c’è una cifra consistente per quanto riguarda la comunicazione della Giunta, per quello che è dato sapere, perché poi i rivoli attraverso cui possono essere convogliati i fondi sappiamo che possono essere diversi.
Però, ecco, penso non sia tanto utile discutere dei piccoli provvedimenti o dei piccoli emendamenti, dei 100 mila euro qua e di 100 mila euro là, che pure sono importanti, quanto del fatto che questo bilancio non ci pone una prospettiva politica, non ci pone una inversione di tendenza, un lavorare corale da parte del Governo e della maggioranza che sia alla base di una minima speranza dei marchigiani, che fanno sacrifici, che sono chiamati a farli anche da noi, ma che poi nei risultati sono inutili per tutti.
Per questo il voto di Rifondazione comunista e dei Comunisti italiani non può che essere negativo. In questi casi dire “vogliamoci bene” è pericoloso. Io apprezzo molto di più chi dice “dobbiamo dire con chiarezza quello che pensiamo, che ognuno faccia il proprio dovere e rispettiamoci”. Sì, rispettiamoci, perché rispettando noi rispetteremo anche chi ci ha votato, in caso contrario diremmo bugie ed insulteremmo la buona fede di coloro che, invece, hanno riposto fiducia in noi.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi, visto che alcuni hanno richiesto di intervenire, che ormai l’iscrizione è chiusa. E non è cattiveria o mala fede da parte della Presidenza ma così è stato stabilito.
Ha la il Consigliere Marinelli.

Erminio MARINELLI. Grazie Presidente, ma io credo occorra riaprire i termini e riaprire anche all’esterno, perché se la discussione del bilancio si svolge soltanto alla presenza di otto-dieci Consiglieri, ecco, finiamola qua! Voglio dire che non è questione di tempi bensì di partecipazione, di entusiasmo, di sentimenti, che però io qui non vedo, non ci sono. Sottoscrivo appieno, Presidente Bucciarelli, quello che hai detto lei, sono pienamente in linea sul contenuto, sulle osservazioni e sulla critica. Quindi non voglio ripetere. Dico solo che dopo aver assistito a un piano socio-sanitario che seppure più partecipato anch’esso nel momento di massima discussione vedeva i banchi abbastanza vuoti, dopo che vedo adesso l’assenza del Presidente – avrà impegni più importanti – e l’assenza dell’Assessore Marcolini - mi compiaccio invece per la presenza dell’Assessore Mezzolani che ormai è fisso lì da venerdì proprio per l’assenza degli altri Assessor-, ecco, il nostro intervento rimane vuoto, non ha senso. Se io ad esempio dicessi qualcosa di intelligente che magari può essere da stimolo alla maggioranza, chi mi ascolta? Nessuno! Quindi secondo me, Presidente, faremmo bene a chiudere qui la discussione, votare, il bilancio è questo, non ci sono altre possibilità di intervento perché le risorse economiche sono bloccate, punto!
Molti di voi che hanno parlato in questi tempi della casta o di altro dovrebbero vergognarsi proprio perché hanno detto che bisogna valutare la qualità dell’intervento politico. E qual è la qualità? Nell’azione più importante, quella del bilancio e quella del piano socio-sanitario. Però poi: il vuoto!
Allora, signori, se siamo uomini non solo dovremmo rinunciare al vitalizio, ma anche all’appannaggio e a tante altre cose, perché l’assenza di pubblico in un atto così importante, il non saper coinvolgere l’attenzione dei cittadini su queste problematiche la dice lunga sul nostro ruolo.
E qui allora apro una parentesi - non ne ho parlato mai - sulla questione della casta. Noi siamo stati così insipienti e falsi nel parlare delle problematiche che ora ci si rivolge contro. Voi che vivete la quotidianità politica sapete che c’è un’avversione verso i politici che è enorme, che tra l’altro è la sintesi del Governo tecnico che sta a Roma. Tutti noi abbiamo difficoltà nell’andare in giro perché siamo visti come quelli che in effetti siamo. E’ inutile che facciamo gli ipocriti, siamo così! C’è scarsa attenzione, c’è scarsa partecipazione. Consigliere Bugaro, vedo che lei non è d’accordo, invece è proprio così. Si è partiti nel fare i Masaniello della situazione, ma ci ritroviamo che fuori la gente è schifita, e lo è perché la politica non dà risposte, perché i partiti che sono stati votati non hanno dato risposte, e perché, aggiungo, noi qui stiamo dando uno spettacolo indegno. Al bilancio io posso fare delle critiche magari anche intelligenti, ma poi da chi è recepito? Da nessuno! Da Bucciarelli? Da Cardogna? Da Binci? Da Trenta? Le solite persone che mi guardano e annuiscono se non altro per darmi coraggio. E le voglio dire, Consigliere Binci, che è reciproco, anch’io la ascolto e le do coraggio.
Fatta questa considerazione, che penso sia l’essenza del mio intervento, di altre cose è inutile starne a parlare, ecco, mi auguro che questo poco entusiasmo, che questa poca partecipazione cambi, che ci sia veramente la volontà di dare una scossa ad una situazione politica che è inaccettabile.
Da questa situazione grave di difficoltà politica dovremmo invece cercare di trarne un’opportunità. Qualcosa dobbiamo fare, spostiamo magari i nostri sentimenti, i nostri cuori, muoviamoci, e facciamolo indipendentemente dalle cifre, che sono quelle, è inutile stare a conciare la pelle del pidocchio, c’è il 90% tolto dal livello statale, c’è il 75% della sanità, insomma, giriamo e giriamo ma chiaramente le difficoltà rimangono.
Scusate questo sfogo ma penso sia doveroso. Io vengo da un Comune, pensavo in questa Assemblea di trovare qualità degli interventi. E la qualità c’è, perché quando uno vuole partecipa, interviene, ci si confronta, ci si scontra, ma poi se c’è un bilancio chiuso a riccio il mio intervento equivale a zero, a nulla. Quindi la non presenza degli Assessori sta a dimostrare “Marinelli, tu non conti niente, stai in minoranza, cerca di non parlare, di non perdere fiato, cerca di fare qualcosa di più positivo”. Io posso anche accettare questo modo di fare, ma il mio buonsenso mi dice di intervenire tecnicamente su alcune cose che secondo me sono doverose.
Ho letto il rendiconto della Regione Marche del 12 ottobre 2011. La relazione finale diceva che rispetto alle previsioni iniziali del bilancio c’è una diminuzione notevole. Ossia, la relazione della Corte dei Conti mette in evidenza che c’è un’incongruenza fra le cifre che sono state messe a bilancio e quelle che effettivamente ci sono. Perchè? Perché non sono state messe a conteggio determinate risorse e che corrispondono a delle cifre enormi. Forse perché lo Stato ancora non le aveva dette. Però significa anche che il discorso fatto da alcuni di voi nel bilancio di previsione del 2010 è un discorso falso. Si è parlato di 1.200 milioni in meno di interventi e che poi sono stati realizzati.
Ovviamente in questo discorso si inserisce anche la confusione politica ed economica in atto, ci sono tutta una serie di situazioni non più controllabili. Io non sono un esperto, ma ancora non capisco quanti tagli…

PRESIDENTE. Scusi, collega, un attimo solo. E’ possibile chiedere ai commessi…

Erminio MARINELLI. Questa è una jam session, ognuno dà la sua…!

PRESIDENTE. Scusi Marinelli, io non sto interferendo con lei.

Erminio MARINELLI. Lo so, lo so, ma non è possibile! C’è da chiudere!

PRESIDENTE. Questo lo dice lei! Chiedo ai commessi di cercare l’Assessore Marcolini affinchè gentilmente possa stare in Aula a sentire il dibattito sul bilancio. Sarebbe cosa opportuna. Grazie.

Erminio MARINELLI. Apprezzo quello che dice, Presidente, è proprio quello che diciamo noi.
In una situazione del genere, dicevo, credo sia opportuno prendere intanto in positivo il fondo anticrisi, il fondo regionale per gli interventi prioritari, la difesa del suolo, però certamente in una carenza economica bisogna anche cercare di avere quel coraggio e quello scatto in avanti che finora non c’è stato. Perché dico questo? La sanità sicuramente occupa un ruolo importante, non può essere diversamente, il prodotto salute non è uguale al prodotto turismo. Allora secondo me, Assessore Mezzolani, in prospettiva bisogna cercare di fare quello che state realizzando gradatamente. Ossia, ci sono troppi sistemi di controllo che forse devono essere tagliati, penso all’Agenzia che doveva essere tolta ma poi è rimasta.
Bisogna senz’altro mantenere il livello di qualità però cercando soprattutto di diminuire le spese che in effetti sono enormi. Rispetto a prima sono molto migliorate, c’è una situazione virtuosa, ma ritengo che la sanità abbia ancora una parte su cui bisogna lavorare.
All’inizio della legislatura il Presidente Spacca aveva detto che avrebbe messo mano al taglio degli sprechi. In effetti qualcosa si è fatto. Ma c’è un pozzo nero su cui ancora nessuno ha coraggio di intervenire e del quale si parla sempre più, la Svim. Ossia la Svim non può continuare con questa allegria di conti, non può aumentare la sua capacità di intervento con una legge che è stata approvata dalla terza Commissione e dall’Assemblea in pochissimo tempo. La Svim ha intanto un bilancio in negativo, ma in esso troviamo comunque 200 mila euro che sono delle siringhe di liquidità che appunto la Giunta dà alla Svim.
I dirigenti della Giunta regionale sono diminuiti, ma all’Agenzia regionale quest’anno avete traghettato due dirigenti della Giunta e in più avete assunto due esterni.
Quindi si cerca di risparmiare ma alla fine c’è sempre una possibilità di spesa.
E’ inammissibile, come hai detto anche lei, Presidente Bucciarelli, che il governatore abbia ancora tutte queste risorse, che sono uguali a quelle dell’anno scorso, non un euro in meno: 205 mila euro per gli esperti addetti al Gabinetto, 357 mila euro per le riviste e notiziari della Giunta e per la realizzazione di campagne di comunicazione, 204 mila per il piano di comunicazione, 100 mila per l’attuazione del programma. Ripeto, sono cifre uguali all’anno scorso, qui la crisi non c’è stata!
Di fronte alle osservazioni che io feci l’anno scorso il Presidente mi disse: “guardi, io rispetto agli altri governatori prendo meno di tutti”. Però questa non è certo una giustificazione logica. Perché comunque c’è una cifra enorme che non può essere accettata, a fronte di situazioni in cui non passa neanche un emendamento di 5 mila euro. Però poi, Bucciarelli, passa un finanziamento di 5 mila euro per il Comune di Apecchio perché partecipa alla Bit di Milano. Vi rendete conto, signori! Il bilancio è fatto da una caterva di numeri, io sono cinque giorni che lo sto leggendo per capire, poi esce fuori, con tutto il rispetto, che il Comune di Apecchio e prende 5 mila euro per partecipare alla Bit di Milano. Allora mi chiedo: e perché non, che so, al comune di Sarnano? Chi è lo sponsor del Comune di Apecchio? Tiriamo fuori nome e cognome! Consigliere Ricci, chi è lo sponsor del comune d’Apecchio? Deve pur starci uno sponsor valido!
Ecco, con un bilancio così mi viene proprio da sorridere.
Sinceramente pensavo che la campagna elettorale fosse finita e che gli impegni presi erano esauriti, invece, come dice Bucciarelli, le marchette ancora vengono fatte. Ci sono una serie di interventi specifici su determinati settori, che non voglio neppure nominare, non lo meritano, in cui c’è un’attenzione morbosa che chiaramente è di quel Consigliere o di quell’Assessore. E’ una marchetta da pagare e che ancora sarà da pagare negli anni che verranno.
Esprimo inoltre preoccupazione per i derivati. Credo che i derivati rappresentino una bella responsabilità politica di questa Giunta, rappresentano un macigno economico non indifferente. In campagna elettorale i derivati della Regione erano come quelli che feci io a Civitanova, la differenza però è che quelli di Civitanova ci hanno dato liquidità, li abbiamo controllati e li abbiamo chiusi, non so se la stessa cosa può capitare in tutta la regione.
L’altra preoccupazione è il trasporto pubblico locale ove ci sono stati tagli a più non posso. Ma se non c’è un trasporto pubblico…(…) No, no, tranquillo, la sua mancanza, Assessore Marcolini, è una mancanza tecnica, qui invece manca proprio la parte politica.
Sul trasporto pubblico locale, dicevo, sono stati soppressi 28 convogli, dei quali 10 Civitanova-Albacina, treni tolti a persone anziane, ai pendolari e agli studenti. Quando parliamo di coesione sociale, ecco, quei 10 treni che non vanno più a Fabriano e a Civitanova creeranno dei problemi notevoli. E non mi venite a dire che è solo per una questione economica di adesso, sono cinque anni che nella nostra regione i treni perdono di importanza e vengono soppressi. Non è che per caso c’è un progetto sulla viabilità volto a sminuire il trasporto su ferro per venderlo poi a qualche privato?! Perchè a questo punto credo che sia questa la possibilità, cercare cioè, penalizzandolo costantemente, di svendere un servizio che non rende più.
Spero che questa evidente difficoltà economica porti saggezza, porti spirito aggressivo – all’Assessore Marcolini non manca, come pure al Presidente Spacca –, Spero che da questa difficoltà venga fuori un’opportunità per il nostro territorio. Altrimenti potremo anche discutere di scogliere, di sociale o di sanità, ma poi in un mare magnum del genere saranno solo piccole cose.
Mi aspettavo quindi coraggio e scelte forti invece niente. Non c’è stato coraggio, non ci sono state scelte forti, non c’è stata attenzione e non c’è stato neppure rispetto, non dico tanto per noi Consiglieri di minoranza che purtroppo abbiamo questo peccato originale, quanto per la politica in genere.
,
PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pieroni.

Moreno PIERONI. Questo è un momento in cui tutti stiamo vivendo una fase di difficoltà, non soltanto regionale ma nazionale e forse anche internazionale, anche la Finanziaria che sta per essere approvata in maniera definitiva dalle due Camere creerà sicuramente porterà un’ulteriore preoccupazione tra i cittadini italiani e quindi anche marchigiani. Ebbene, io invece vedo con grande piacere e soddisfazione che come nello scorso anno il bilancio di previsione della Giunta che oggi viene discusso da quest’Aula dà delle risposte, seppure naturalmente con tutte le difficoltà oggettive che possono esserci; ho ascoltato soprattutto gli interventi dei Consiglieri dell’opposizione e anche loro rimarcano la difficoltà di questo momento e la difficoltà oggettiva.
La Giunta, questa Assemblea legislativa è quindi impegnata, come già previsto nel bilancio di previsione, a dare delle risposte; risposte che possono essere più o meno condivisibili, ma comunque intanto ai nostri concittadini marchigiani non creano un’ulteriore fibrillazione per la loro vita socio-economica.
Forse da parte della Giunta, della Presidenza e anche dell’Assemblea legislativa stessa non è stata fortemente marcata quell’operazione di circa 90 milioni fatta poco più di un mese fa con cui si è valuto dare un importante segnale non tanto alle amministrazioni locali quanto agli operatori e agli imprenditori che erano incastrati all’interno delle singole amministrazioni da questo non più benedetto ma maledetto patto di stabilità, perché appunto a fronte di lavori effettuati non potevano incassare i soldi che a loro spettavano. Invece con questa operazione messa in piedi dall’Assessore competente, dal Presidente, e dalla Giunta stessa è stata data una grande risposta, è stato un bel respiro per gli enti locali.
In questa proposta di bilancio ritengo vi siano delle condizioni che possono ridare opportunità e anche un minimo di entusiasmo in particolar modo all’imprenditoria. Ad esempio ho notato con grande soddisfazione che da parte della Giunta, degli Assessori al bilancio e all’artigianato ci sono stati incentivi maggiori per il mondo dell’artigianato. Infatti per il rilancio dell’economia artigianale nella nostra regione ci sono oltre 2 milioni e mezzo di incentivi.
Qualcuno può dire che sono pochi, però sono comunque un segnale e una risposta per gli operatori artigianali. Sappiamo che rispetto alla media e grande imprenditoria marchigiana, che hanno tutta una serie di paracaduti legati a varie opportunità, il settore dell’artigianato ha poche opportunità e quindi in questo momento è sicuramente in grande difficoltà.
Gli interventi sul sociale sono rimasti invariati. Non dobbiamo dimenticare che questa Giunta e questa Assemblea legislativa devono dare grande attenzione alle criticità sociali, quindi ai diversamente abili, alle situazioni della terza età, insomma, alle situazioni disagiate. Abbiamo già dato una risposta e nel bilancio oggi mantenendo quasi invariati i capitoli di bilancio su questo diamo un ulteriore respiro.
Sono convinto che la Regione Marche con questo bilancio 2012 darà sicuramente un ulteriore contributo a tutela di chi ha maggiori difficoltà. Un obiettivo che noi che abbiamo un respiro di centro sinistra abbiamo sempre avuto. Ma è un respiro che c’è in maniera impegnata anche da parte delle opposizioni. Infatti sia il Consigliere Trenta che il Consigliere Marinelli, seppure con tutta una serie di distinguo, ritengono importante questo bilancio di previsione. E’ un bilancio che non crea un’ulteriore recessione ai marchigiani ma dà un ulteriore slancio alle opportunità che si mettono in campo.
Per questo bilancio sono convinto che da parte del Presidente, della Giunta e dell’Assessore competente sia stato fatto un grande sforzo. Naturalmente tutto può essere migliorato, ma intanto partiamo da un bilancio di previsione che dà comunque un respiro. Durante il corso dell’anno potranno magari esserci ulteriori aggiustamenti e ulteriori opportunità, ma sicuramente per la regione Marche partiamo da una base di bilancio importante.
Volevo presentare due emendamenti, ma essendo sostanzialmente un bilancio tutto tecnico-politico mi riserverò in prospettiva di presentare semmai altre soluzioni a questa Assemblea legislativa.
Dunque noi Socialisti siano sostanzialmente soddisfatti di questo bilancio di previsione 2012, perché riteniamo che intanto sia stato messo un paletto sostanziale, ovvero quello di non creare criticità ulteriori all’interno della nostra realtà marchigiana.
Io sono convinto che con questo bilancio daremo delle opportunità a quelle categorie sociali, economiche e imprenditoriali che appunto chiedono questo alla Regione Marche, alla Giunta regionale, alla Assemblea legislativa.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Voglio aggiungere qualche riflessione a quelle già svolte puntualmente dai colleghi. In particolare dal relatore di minoranza Zinni, che sottoscrivo appieno, anzi, lo ringrazio per la puntualità che ha fatto del dialogo con diversi rami della società civile e dei nostri emendamenti.
Per essere breve andrò per flash, mi scuso semmai nella riflessione dovessi avere una qualche disorganicità.
Mentre noi siamo qui ho ricevuto tre telefonate da cittadini di Porto Recanati esterrefatti per il fatto che diversi camion stanno scaricando breccia, breccino e ghiaia, come dicevano una volta diversi amministratori, sul litorale di Porto Recanati con il mare in tempesta. Insomma, soldi in diretta che in questo momento vengono buttati a mare!
Ecco dunque, Assessore, cosa manca? Manca un controllo di gestione forte ed ovviamente su tutte le attività. E questo è un episodio paradossale, emblematico, purtroppo deprecabile per le casse della Regione e per le tasche dei cittadini, però è quello sta avvenendo in questo momento.
Con gli emendamenti che stiamo per presentare abbiamo lavorato al taglio di alcuni capitoli che oggi agli occhi dei cittadini e dei contribuenti sono assolutamente ingiustificati.
Nei giorni scorsi ho detto che la frase usata dall’Assessore Marcolini, ossia “il mondo è in fiamme quindi occorre una responsabilità nuova e diversa”, la sottoscriviamo in pieno. Per cui non troverete alcuna traccia di ostruzionismo sugli emendamenti proposti dal PdL. Con essi chiediamo soltanto piccole manovre correttive - non marchette a favore di nessuno, sia chiaro - di alcuni capitoli che ad oggi presentano voci, durante quel mondo in fiamme, ancora rappresentative – e non lo dico in maniera offensiva – di politiche vecchie, dei giorni delle vacche grasse, dove era facile chiamare un Assessore o un Consigliere regionale di maggioranza ed ottenere un fondo di 10, 20 o 30 mila euro. Oggi sono voci completamente improduttive, allora noi abbiamo cercato con degli emendamenti di tagliarle e dirottarle su due o tre filoni che ci sembrano quelli eticamente preferibili in questo momento. Filoni sui quali non faccio predica a nessuno, tutti li conosciamo, sono quelli del rafforzamento del sostegno alla famiglia, alla piccola impresa e all’occupazione giovanile. Si dirà “ce li abbiamo messi”, è facile per noi dirlo, ma sarebbe facile per chiunque dire “non basta, mettiamoci di più”. Ecco perché facciamo dei tagli che appunto vi proponiamo con gli emendamenti.
Io ho avuto modo di avere uno scambio di battute, non velenose, con l’Assessore Giannini sul fatto che il Presidente della Confindustria Andreani alla vigilia di un incontro programmato con la Regione aveva criticato da imprenditore e naturalmente da sindacalista, da rappresentante di quella categoria, la carenza di fondi della Regione per la ricerca e innovazione. Ha fatto il suo mestiere, non credo l’abbia fatto neppure in maniera polemica.
Però, cari amministratori regionali, qui dobbiamo chiarire su un fatto. Nei tanti anni della gestione di questa maggioranza, ossia dal 1995 in poi, i rappresentanti delle categorie produttive sono stati in qualche modo assoldati dentro le strategie e gli obiettivi della maggioranza. La domanda allora è - e non lo dico con gelosia, lo dico a questi imprenditori e a questi rappresentanti -: hanno cercato di avere un sistema amico o hanno cercato di avere l’amministratore amico? Hanno cercato di avere l’amministratore amico. La stessa provenienza del nostro Presidente ha sempre rassicurato in qualche modo il mondo dell’impresa.
Il problema è che poi l’imprenditore si è sentito rassicurato quando era amico dell’amministratore, ma di avere invece un sistema amico non si è visto proprio. E vi potrei citare tanti argomenti per dire che non si è visto. Secondo voi il sistema dei centri per l’impiego funziona? Gli imprenditori sono soddisfatti di come funziona il reclutamento per via dell’ufficio pubblico? Avete fatto il conto di quante sedi, di quanti impiegati, di quanti funzionari abbiamo nei centri per l’impiego? Attraverso i quali trova lavoro sì e no il 3% della forza lavoro, che anche oggi in tempo di crisi si ricerca. Io sono anni che chiedo di fare questo monitoraggio ma non mi si risponde.
Quando parlo con gli imprenditori essi mi dicono che il sistema formativo della Regione spesso non dà quello che le imprese chiedono e il sistema dei centri per l’impiego non fornisce nello scambio offerta-domanda di lavoro la risorsa umana che serve. Si può vedere quanto costa questo sistema? Si può vedere quanto costa anche all’imprenditore? Non so da quanto tempo è che lo chiediamo!
E se l’imprenditore una volta tanto non vi applaude non è perché è contro politicamente. E voi non potete dire che è brava la Marcegaglia quando critica Berlusconi e poi Andreani che è un somaro quando critica Spacca. Chiariamoci! Perché se credete questo qui siamo in carenza di democrazia, cari amici.
Se parecchi sindacati in questa regione sono molto timidi per appartenenza politica, ecco, c’è qualcosa che non funziona. E non vi adagiate su questo! Perché poi, e mi dispiace dirlo, al bel convegno che aveva organizzato Il Resto del Carlino alla Loggia dei Mercanti, con Spacca, Merloni e gli imprenditori, vediamo per la prima volta nella storia di questa regione che la platea era desolatamente vuota, nonostante l’enfasi che si era caricata su quell’evento. Ottimo evento organizzato da Il Resto del Carlino, risultato: platea vuota di imprenditori, di categorie e di protagonisti delle Marche. Per la prima volta!
Se quindi serpeggia delusione da Confindustria e da altre categorie che in questi anni hanno sempre detto sì a prescindere, ebbene, vi dovete porre il problema; in troppi hanno sempre detto “sì va bene” a prescindere.
Sono anni che gli imprenditori omettono di occuparsi del controllo di gestione della Regione. C’era uno studio di Confindustria del 1999 - che la Giunta regionale con D’Ambrosio e altri hanno buttato nel cassetto, anzi, in soffitta - che invitava a ragionare su ciò che occorre come dotazione organica per una Regione che deve fare legislazione e programmazione - sì, perché è questo che deve fare la Regione, pianificazione, programmazione, legislazione, se invece qualcuno ancora pensa che la Regione deve fare sportello che lo dica -. Ma purtroppo, e le cose andavano abbastanza bene economicamente, la Regione era lontanissima dall’ascoltare quell’appello, non so chi fosse il Presidente, ma praticamente quello studio concludeva che al di fuori della sanità occorrevano si e no 700-800 dipendenti.
Questo tema è stato ripreso più volte dal mondo dell’economia e anche dal mondo accademico, inascoltato da parte nostra a priori e con la pregiudizialità che sopravvive in questa Regione. Inoltre non ci sono più tante agenzie che dicono che tutto va bene. Da Banca Italia a Trend Italia vengono lanciati appelli ai quali nessuno di voi ha risposto.
I colleghi hanno sottolineato la mancanza di rispetto per l’Aula, non per l’opposizione, quindi andiamo via con la coscienza tranquilla. Per l’Aula la mancanza di rispetto è notevole. Persino il Parlamento, che spesso contempla 900 componenti che stanno lì, purtroppo, solo ad alzare la mano, viene data una parvenza di valore assembleare con la presenza del Presidente del Consiglio e dei Ministri. Al Parlamento si tributa questo omaggio almeno quando si vota la Finanziaria. Nella Regione Marche tutto questo non c’è!
Propugnare il sistema Marche a tutti, e per tutte le agenzie che fanno parte della corte, vi fa essere convinti che è tutto a posto. Cari signori, vedete voi, il conto fatevelo!
Per quanto mi riguarda vi dico questo. Prevedere 1 milione per la comunicazione del Presidente è una cosa ridicola, offensiva nei confronti della comunità marchigiana. Anche se al prossimo convegno tutti vi diranno che tutto va bene, però lì rimane scolpito che c’è 1 milione per la comunicazione, quando non vi dovreste neppure sforzare perché, lo sapete, avete comunque una stampa a vostra disposizione a tutti il livelli, cartacea e non. Quindi non ci spendete soldi pubblici, tanto sono comunque a vostra disposizione. In questa regione l’ossequio al principe raggiunge livelli spropositati!
Qual è la vostra politica energetica? I colleghi che si rifanno alle esperienze ambientaliste li trovo perplessi. Io quasi mai condivido la loro impostazione, ma certamente hanno diritto di sapere. Avete fatto appelli alle rinnovabili, fotovoltaico, eolico, biomasse, tutta questa roba qua, poi ogni volta che si parla di questi investimenti ci sono delle marce indietro, delle titubanze. Avete una linea? Il rigassificatore di Falconara è passato solo con i voti del PdL, altrimenti non sarebbe passato. Quindi quando fate gli incontri con Confindustria, ecc., chiaritevi anche su questo. Perché poi quando venite in Aula è tutto diverso, non ci si capisce niente. (…) Ecco, io non so se c’è una formula politica che toccando come re Mida poi si risolve tutto. Credo ci sia, caro Binci, grande incertezza a capire da parte vostra, e io sono assolutamente sconcertato!
Politiche diverse tra Fincantieri, Antonio Merloni e Best. Ecco, dite qualcosa, perché fare la sfilata di fronte ai cancelli della Best non basta. Ditelo ai cittadini. Non so se è qualcosa di sinistra, Consigliere Bucciarelli, ma qui c’è il lavoratore di Montefano che vuole capire se la sua dignità è uguale a quella degli altri. Non credo l’abbiano capito, cercate allora di chiarirlo.
I tentennamenti sul piano casa, aperture e chiusure, aperture e chiusure. Ho dato atto al collega Viventi di un impegno importante su questo, ma per il resto della maggioranza incertezza a non finire. Tutte cose anche queste che dovete chiarire con gli imprenditori che vogliono un sistema amico, perché non ci può stare che ogni imprenditore delle Marche debba andare a cena con il governatore o con il segretario del PD.
E adesso vado agli sprechi. Noi riteniamo che ancora ci siano, Assessore Marcolini. A gennaio apriremo una discussione forte sulla Svim, che è quel tabù che vi tiene tutti quanti nel silenzio, di cui non si è ancora capito perché. Vorrei veramente sentire uomini e donne di sinistra chiedersi a che cosa serve oggi la Svim. Noi vi porteremo un dossier sugli incarichi, sulle spese, sui fondi che date alla Svim con decine di delibere al mese – decine! -. Ma cosa ritorna all’economia marchigiana da questo baraccone?
Marcolini sa che sarebbe molto meglio tornare alla splendida Finanziaria gestita da Azzolino Pazzaglia, così non faccio torto a nessuno, ossia a quello strumento di grandissimo sviluppo degli anni ‘70. Se si ritorna a quello c’è un senso mentre con la Svim attuale nemmeno voi riuscite a dare le risposte agli imprenditori.
Qualche volta si polemizza sulle missioni estere, io non voglio accodarmi a questa semplice polemica, però è ora, Assessore Marcolini e Presidente Spacca, di dedicare una seduta dell’Assemblea alle politiche dell’internazionalizzazione, ove noi negli obiettivi e valori siamo d’accordo. Il collega Trenta prima parlava della validità della Regione Macro Adriatica, non qui concordiamo in pieno, ma il ritorno di queste politiche dov’è? Purtroppo noi oggi non abbiamo dati e statistiche che supportano questo tipo di spesa.
Concludo qui dicendo, Assessore, che abbiamo rinunciato all’ostruzionismo, crediamo nell’appello fatto dall’Assessore Marcolini a tutta l’Assemblea legislativa. Chiediamo però un rispetto dell’Aula, che ci siano date risposte strategiche su queste cose che ho detto e che hanno detto anche i colleghi, ma non a noi, a tutta la regione, superando quel momento di autoreferenzialità. Quell’autoreferenzialità che è un problema di espressione di stampa e di opinione che in questa regione è colossale. Quello che voi dite su Berlusconi a livello nazionale è niente rispetto a quello che c’è qui nelle Marche.
Per cui, ecco, solo una cosa deve essere chiara, noi possiamo retrocedere da ogni polemica e demagogia di parte, da ogni tendenza a conseguire un risultato speculativo di parte sui consensi, ci rinunciamo anche nei momenti più difficili, però, attenzione, non vi mettete in testa di far passare il pensiero unico nelle Marche perché questo non passerà. Purtroppo in troppe politiche si cerca l’unanimità del pensiero unico, ecco, noi su questo ci batteremo contro fino in fondo. E questo è un qualcosa che non riguarda la politica o l’economia bensì la convivenza civile e anche la cultura.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. La mia professoressa di italiano del liceo mi diceva “poche idee ma confuse”. Ognuno di noi leggendo compiutamente il bilancio ha trovato quello che troviamo in tutti i bilanci, caro Bucciarelli. Ed è proprio questo il dramma. Chiunque governi fa bilanci di questo genere.
Io ho apprezzato molto il discorso del Consigliere Bucciarelli, è stato un discorso di riflessione, quella cioè che dovremmo fare tutti.
Qui il bilancio passa, e passa anche velocemente, ci siamo tanto stancati venerdì che non penso nessuno qui dentro - Comi ha fatto una buona strada per l’Assessore Marcolini, gliel’ha spianata in pieno – abbia ancora tanto voglia di discutere.
Detto questo, però, tutti i Consiglieri regionali dovrebbero fare una riflessione politica. E una riflessione politica in Italia non si fa da troppo tempo. Non si scelgono programmi diversi, purtroppo, e la Regione Marche ne è un simbolo.
Consigliere Bucciarelli, non so se ricorda che all’inizio di questa legislatura – appena un anno e mezzo fa ma sembrano secoli - Spacca dopo il suo discorso programmatico rispondendo alle nostre critiche e puntualizzazioni ci disse: “la mia non è stata un’operazione politica, è un laboratorio a livello nazionale, porterò l’attacco fin dentro il cuore della vostra coalizione”. Sembrava una cosa strana. Poi il governatore Spacca - e non, mi consenta, il Presidente della Giunta regionale - lo ha fatto. E’ successo qualcosa a livello nazionale. Ma vediamo che quello che succede a livello nazionale ha dei riflessi non diretti, Bucciarelli, sono tutte onde che si muovono. Quindi in Regione non c’è stato quello che è successo a livello nazionale, ci sono stati altri movimenti. E guai a chi vuole interpretare tutto questo dicendo che il problema era Berlusconi. Io penso di essere – e tutti lo sanno – un antiberlusconiano ad litteram, nonostante stia nel partito di Berlusconi, ma quando si è eletti da una parte si sta da una parte, altrimenti ci si mette seduti e si fa la riflessione politica.
Le onde che si sono propagate dal livello nazionale mano a mano riflettono delle situazioni a livello locale. E qui vediamo quello che diceva lei, un grande centro che aumenta, che va avanti, che si gonfia di tutto e di tutti. Perché se fosse un grande centro su idee benvenga, magari, dovrebbe spiegare come si differenzia dall’esistente, in quale contesto politico si inserisce, invece qui non sembra ci sia questo, sembra ci sia altro.
E tutto questo passa attraverso una composizione-scomposizione, frammentazione-unificazione su leggi. Leggi che molte volte sono peculiarizzate dal territorio, ma altre volte no. Altre volte certe situazioni che si sviluppano così improvvisamente vengono fuori e verranno interpretate dopo mesi. Solo oggi noi riusciamo ad interpretare Spacca del maggio 2010, prima di oggi lo interpretavamo male.
E Spacca oggi è andato a ricevere la terza carica dello Stato, che però, come dici lei, è anche un rappresentante politico di un partito. Voglio allora qui ricordare il Presidente Bertinotti, tanto lontano dalle mie idee, che negli anni in cui svolse quel ruolo lo svolse in un maniera tale che non gli è venuto mai in mente, pur sapendo benissimo tutti noi quale fosse la sua provenienza politica e la sua idea politica, di fare quello che ha fatto il suo successore. E’ una questione di dignità, di stile. O è anche, Presidente Bucciarelli, una questione di tanta fretta? Bisogna mettere mano a che? Bisogna rimettere mano a convincerci tutti, forse anche in questa Assemblea legislativa regionale, della necessità, che tutti i partiti devono avere, di appoggiare la manovra di “Dracula presidente dell’Avis”. Ecco, è così che io definisco il Presidente del Consiglio in carica. Perché mentre a Berlusconi si poteva addebitare tutto, e gli addebitiamo di tutto, oggi invece non capisco la compiacenza che si ha verso chi sta facendo solo macelleria sociale, anzi, per meglio dire, un primo atto di macelleria sociale, perché certo non finirà qui, ma nessuno se ne rende conto. In nome di che cosa? Del risanamento di che?
Il Presidente Bucciarelli parlava del problema europeo. Quando quel sistema nato nella seconda guerra mondiale di un’economia retta dall’occidente – tra molte virgolette dico occidente, per me l’occidente è altra cosa, è altra cultura; la cultura occidentale non nasce in America, ringraziando Iddio - mostra crepe, ecco, fa ridere chi fa la speculazioncina politica interna per buttare giù Berlusconi, penso proprio non si renda conto del problema. E’ come quello che va a curarsi un’unghia incarnita e un tumore al cervello. Facciamo fuori Berlusconi? Benissimo, abbiamo Monti, allora ora Monti lo votiamo. Questo è il dramma della politica in Italia!
Nessuno è in grado di rifare un attimo i conti con se stesso, con tutti gli sbagli delle proprie idee e della propria vita, e di rimettersi a tavolino per confrontarsi.
Ma vi sembra possibile che un sistema finanziario che ha causato tutto questo non sia, come invece dovrebbe essere, sul banco degli imputati?
E in Italia da queste manovre c’è un solo beneficiario, c’è un solo sistema che esce pulito, anzi, ne esce rafforzato. E la cosa bella è che i partiti che hanno preso tanti voti per governare, in nome di: “ma, se facciamo le elezioni le perdiamo”, mentre gli altri: “ma, Napolitano ci ha detto questo e dobbiamo ubbidire”, ebbene, allora io ricordo quando Napolitano non contava niente all’interno del partito Comunista. (…) Lei parla della sua esperienza, Consigliere, poi magari me ne parla, io invece le parlo per quello che da fuori i miglioristi per un largo tempo dell’esistenza del PC, per lo meno da quello che si leggeva, sapevano, ed era che Napolitano non era certo chi dettava i tempi della politica.
Però oggi il Presidente Napolitano in nome di un Governo presidenziale, e sì, presidenziale, perché in Italia c’è il presidenzialismo, mi fa ridere chi parla che in Italia non c’è il presidenzialismo. E più di quello che abbiamo visto! Che cosa avrebbe dovuto fare un Presidente della Repubblica presidenziale più che nominare un signore senatore a vita e dargli il giorno dopo l’incarico per fare il Presidente del Consiglio! (…) Certo, ma lei dovrebbe seguire tutto il mio discorso, non solo un pezzo, perché semmai mi sono spiegato male, e mi dispiace.
Di fronte a questa Repubblica presidenziale non c’è uno scatto d’orgoglio di nessuno. Questo è il problema! E si lascia in mano a chi strumentalmente fa un’opposizione, dopo che per anni l’opposizione e la maggioranza hanno governato senza porsi mai questi interrogativi.
Ebbene, io invece avrei voluto tanto che questa Assemblea legislativa avesse approfittato della sessione di bilancio - una sessione di bilancio dove non si può discutere ancora dei 10 mila euro di Apecchio o di altro, qui c’è solo un bilancio blindato che sarà votato in fretta, ove ci saranno degli emendamenti che ognuno di noi cercherà di far passare, ma vedo, come ha detto il collega Zinni, pacatamente – per parlare di politica, di politica vera, parlando di come noi interpretiamo questa situazione sociale in Italia. Ponendoci inoltre delle giuste riflessioni sul fatto che tra poco tempo la situazione non migliorerà. E non c’è solo il problema che mentre grandina a Porto Recanati qualcuno porta ancora la breccia per farla spargere a mare; tra l’altro, poi andremo a vedere, ne siamo costretti, chi sono questi produttori di breccia che nelle Marche da anni imperano da San Benedetto fino a Fano. Dovremo andare a vedere il perché succede questo.
Insomma, stiamo perdendo un’occasione facendo finta di interessarci del problema di un bilancio che passa tranquillamente senza problemi di sorta. A mio avviso, invece, potevamo rendere un servizio migliore ai nostri elettori dimostrando di parlare dei loro problemi e far capire loro, al di fuori di maggioranze e minoranze, qual è la nostra intenzione per affrontarli. Anzi, no, ho sbagliato a dire, è un po’ difficile ormai parlare di maggioranze e minoranze in questa Assemblea legislativa!
Aspettiamo di verificare quello che succederà nei prossimi mesi, ma quella di oggi, passando per l’approvazione del piano socio-sanitario regionale di venerdì scorso, è una delle tante pietre miliari.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. In questo bilancio si presentano solo numeri, non c’è la presentazione dei risultati e delle politiche che vuole intraprendere in maniera strategica questa Giunta, questa maggioranza, questa Assemblea legislativa. Ritengo invece andrebbe presentato dallo stato dell’economia marchigiana ai bisogni dei cittadini, ovvero servirebbe un bilancio sociale. Ai marchigiani non possiamo presentare un bilancio con delle cifre sterili e su aggregazioni neanche esplicitate di come vengono utilizzate le risorse.
Alcuni colleghi hanno rimarcato che questa discussione è sterile, certo, perché appunto è sterile lo strumento. Quindi a mio avviso andrebbe modificato. O per lo meno una maggioranza sensibile dovrebbe presentare in maniera chiara che cosa produce, quali sono i prodotti che si attendono da questo bilancio e tramite quali politiche.
Ritengo che l’analisi del bilancio debba essere fatta necessariamente – io intendo farlo in questo senso – attraverso una valutazione delle politiche di settore, degli effetti sulla sanità marchigiana, il rapporto costi/benefici, e quindi l’efficienza oltre che della spesa anche delle azioni intraprese.
La sanità per esempio necessita di razionalizzazioni attraverso il taglio soprattutto della burocrazia, non dei servizi, come i doppi primari, la centrale unica d’acquisto che viene predicata ma non portata mai avanti, oppure con la razionalizzazione degli apparati diagnostici. Si fanno grossi appalti per le tac o altro, che assorbono risorse, però poi non riusciamo neanche a farle funzionare proprio per le problematiche legate ai turni di lavoro. Cioè per una tac si spendono 7-8 milioni ma poi non si riesce a investire 25 mila euro per un tecnico che la faccia funzionare per le altre quattro ore oltre a quelle consentite. Evidentemente è per una questione che, come dire, si morde la coda, legata magari alle produzioni di sanità privata oppure per le doppie liste d’attesa o per il fatto che alcuni professionisti svolgono funzioni non in maniera pubblica bensì privata.
E soprattutto in sanità bisognerebbe ripensare, vista la situazione di crisi, alla previsione delle quattro-cinque nuove aziende ospedaliere, perché questo comporterebbe, in una situazione di scarsità di risorse, investimenti tali che ingesserebbero il bilancio della sanità per i prossimi vent’anni.
In una prospettiva nazionale e internazionale di taglio, dovuta alla crisi e alla diminuzione del gettito fiscale, non è possibile prevedere investimenti in infrastrutture ad alta densità di investimento e peraltro con scarsa possibilità a produrre lavoro, in quanto andrebbero semplicemente a sostituire altre strutture senza generare alcun’altra innovazione. Si ingesserebbero tutte le risorse future, addirittura mettendo a rischio anche lo stesso bilancio se in prospettiva non riuscisse a far fronte a simili investimenti, si avrebbe solo la sicurezza che per i prossimi venti anni non si avranno risorse da investire su quei servizi che sul territorio servono realmente ai cittadini. E questi servizi occupano il 90% del rapporto che i cittadini hanno con la salute, ossia, nel 90% del percorso della nostra vita il nostro rapporto con la salute non è come malato acuto bensì come un cittadino che deve affrontare una qualsiasi malattia che può capitare nell’arco appunto della vita
Quindi proprio dal punto di vista di bilancio non condivido una prospettiva di investimenti in quattro-cinque grandi nuove aziende ospedaliere. Bisognerebbe ad esempio ripensare alla dismissione dei due ospedali di Fano-Pesaro per crearne uno nuovo con una spirale di costi che andranno a carico dei cittadini sotto l’aspetto sanitario.
Tra l’altro si affosserebbero anche le risorse per il sociale. Ricordo che a fronte della crisi i cittadini si trovano spesso senza lavoro, vedendosi quindi aumentare le difficoltà rispetto alla gestione dei figli, all’acceso alla scuola, per la cura degli anziani. Allora magari bisognerà pensare a un reddito minimo vitale per chi (individui o famiglie) è fuori dalle opportunità di lavoro, infatti ci saranno purtroppo situazioni che andranno oltre la soglia di povertà.
Voglio ora analizzare il bilancio anche sotto l’ottica della politica dei trasporti. Io non condivido l’approccio dato qui da maggioranza e opposizione sulla politica dei trasporti tutta basata sull’analisi delle risorse. A mio avviso prima di parlare di analisi delle risorse bisognerebbe parlare di qual è la programmazione regionale sui trasporti, di quanto sia efficace, di quanto si possa lavorare sulla razionalizzazione delle risorse che abbiamo attualmente.
Sul trasporto pubblico ci sono milioni di chilometri di sovrapposizioni di corse. Ecco, dovrebbero invece essere spostate, non dico soppresse, su nuove linee di attrazione del trasporto. Ad esempio non vengono prese in considerazione - il trasporto pubblico è su base storica quindi le corse continuano ad essere quelle del 1950! - le nuove trasformazioni urbane, come il fatto che i cittadini si sono spostati da una zona in un’altra, oppure che si sono create nuove zone commerciali (ove c’è un traffico automobilistico che potrebbe essere intercettato) e nuove zone industriali, o ancora, non si parla di mobility manager nelle imprese, nella stessa Regione, negli enti pubblici.
Insomma, non c’è una politica complessiva dei trasporti. Va quindi ripreso con forza, secondo me, un ruolo di valutazione, verifica e programmazione della Regione. Anche nell’ottica della soppressione delle Province. Altrimenti tanto vale andare a centralizzare questo aspetto in quanto è la seconda voce di spesa dopo quella della sanità.
La politica regionale sui trasporti deve vedere anche una programmazione e un governo del trasporto su merci, i distretti industriali, il trasporto su ferro dal porto di Ancona, il potenziamento del trasporto marittimo.
Vado ora alla valutazione delle politiche industriali sulle piccole e medie imprese e sull’artigianato.
Secondo me andrebbe fatto un azzeramento della politica degli aiuti a pioggia; anche a livello nazionale vi si sta riflettendo. Le poche risorse che ci sono andrebbero mirate su innovazione, ricerca, inserimento dei giovani, start up per idee creative e innovative dei giovani. Ripeto, è inutile disperdere queste poche risorse in aiuti microscopici a pioggia su tutto il tessuto, che poi non hanno effetti né sulla creazione di nuove imprese né sull’occupazione giovanile.
Agricoltura, altro settore strategico, ma come viene affrontato dalle politiche regionali? Anche qui, è importante che si ritorni a produrre in prodotti di qualità, legati alle particolarità del territorio fisico e alle tradizioni culturali. Servono produzioni legate al consumo del territorio a chilometro zero, ma per fare questo occorrono misure messe in atto dalla politica, come, ad esempio, grandi approvvigionamenti pubblici, penso agli ospedali, che permettano di riconvertire le grandi produzioni cerealicole, sottoposte al ricatto del prezzo globale, con produzioni diversificate e a più alto valore aggiunto rispetto al prezzo di mercato (ad esempio l’ortofrutta o le piccole produzioni di carne).
In questo modo potremo così ridare dignità (penso alle politiche del PSR messe in atto da questa Regione) anche alle piccole e medie imprese agricole. Non è possibile pensare solo alla sopravvivenza delle grandi aziende agricole, nel nostro territorio il 90% delle imprese agricole sono piccole e medie. E questo anche nell’ottica che i finanziamenti comunitari nel prossimo periodo di programmazione diminuiranno tantissimo e saranno legati soprattutto a politiche agricole sull’ambiente. Quindi bisognerà favorire e ridare dignità ai piccoli e medi agricoltori. Peraltro anche per evitare il disastro annunciato dell’abbandono (dovuto anche all’invecchiamento degli agricoltori) dei territori agricoli marginali e montani. Perché se dovesse accadere avremo un disastro ambientale, ecologico, dello stato del dissesto idrogeologico e della gestione dei boschi.
Riguardo invece all’energia è necessario andare ad una modifica della programmazione del Governo, anche in base alle esperienze fatte in questi ultimi cinque anni. Ad esempio spingere sul fotovoltaico solo sugli edifici, visto che si sono raggiunti i 500 MW di produzione, oppure sulle biomasse solo legate alle aziende agricole e all’economa di gestione dei boschi e sotto il mezzo MW, con materia prima reperibile solo molto vicino all’impianto.
Per ultimo, ma proprio perché lo considero l’aspetto più importante, bisogna pensare a una gestione e a una programmazione che punti a governare la crisi occupazionale, dalla crisi del Cantiere e dell’indotto della Merloni alle decine di fabbriche e migliaia di marchigiani che hanno perso o che rischiano di perdere il posto di lavoro.
In questa direzione è importante che il gruppo programmazione Marche 20.20.20 che è stato finanziato inizi il suo lavoro, e deve essere un percorso di riflessione per le Marche del futuro che parta dalle risorse e dalle politiche attuali.
E quindi alle necessità e al rischio per l’occupazione e per il reddito dei marchigiani lego il fatto che la programmazione deve partire da oggi, e deve partire con il contributo dei cittadini, utenti, lavoratori, consumatori, oltre che del sistema imprenditoriale, sindacale e degli enti locali.
Sono anni che l’Assessore Marcolini parla di una nuova era con un bilancio a base zero, azzerando le miriadi di leggi e leggine che parcellizzano gli investimenti. Ebbene, è ora che iniziamo a fare una riflessione, condivisa dal basso e partecipata dai cittadini marchigiani, su come utilizzare le risorse di questo bilancio.

PRESIDENTE. Do la parola per l’intervento conclusivo all’Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Grazie Presidente. Intanto mi devo scusare per la mia assenza di un’ora di questa stamattina, e lo dico non per una giustificazione generica, è perché con il collega Viventi e con il Presidente stavamo riflettendo, oltre che per la presentazione dei lavori dei cantieri dell’autostrada nel tratto Pesaro-Senigallia, anche sulla partita del trasporto pubblico locale che si è mossa dagli iniziali 400 milioni a 1.200 milioni. Quindi stavamo dando conto di questa novità. Che peraltro non è l’ultima, dopodomani ci sarà un incontro a cui parteciperà il collega Viventi al Ministero dell’economia in cui le richieste delle Regioni cercano di avvicinarsi alla cifra di 1.630 milioni che sono necessari per evitare il taglio drastico delle risorse per il ferro e gomma.
Quindi purtroppo non ho potuto ascoltare chi è intervenuto quando appunto sono uscito, però a futura memoria vorrei cercare di riprendere il filo dell’analisi e le principali e più generali obiezioni, come pure le sottolineature fatte da ultimo dal Consigliere Binci, ma anche da Ricci, Massi, Natali, insomma un po’ da tutti quelli che sono intervenuti.
Parto da una premessa. Siamo in una situazione di gravissima crisi economica, di una incontrollata turbolenza finanziaria, con tassi di crescita che vanno sotto lo zero e con rischi di fallimento di un numero sempre più consistente di Governi, di Stati.
Quindi la discussione del bilancio 2011 e pluriennale 2012-2014 non può prescindere da una crisi che iniziata nel 2007 non solo non si è arrestata ma via via è venuta aggravandosi, mettendo così a repentaglio i sistemi economici di tutto il mondo. E che, se mi consentite, in Italia è stata sottovalutata. Il Governo passato non è la causa, ma comunque non ha contrastato, anzi, ha sottovalutato la portata della crisi, definendola in via di esaurimento e con una capacità di risposta autonoma comparativamente migliore.
La verità è ben altra. I capitali stranieri in fuga dagli asset italiani, i tassi di interesse dei buoni del tesoro decennali sono tornati ad oscillare tra il 4% e il 6%, i tassi di interesse pagati dalle imprese italiane non sono più rapportati a quelli delle aziende estere, ma al 90% sono influenzate dai buoni del tesoro, inoltre lo spettro di un insuccesso delle aste dei titoli pubblici, peraltro senza l’acquisto sul mercato secondario di una parte dei nostri titoli dalla Banca centrale che fa fatica a tenere questo ritmo, di fatto delineano uno scenario tuttora persistentemente di grave crisi economica e finanziaria.
Le due manovre correttive dei conti pubblici varate dal Governo in piena estate (la manovra di luglio e quella della vigilia di ferragosto) nel complesso prevedono una riduzione del disavanzo di 2,8 miliardi nel 2011, di 28,3 nel 2012, di 54 nel 2013, di 59,8 nel 2014. Ma nonostante questa imponente massa, 25 miliardi la manovra triennale dello scorso anno, che ci siamo trovati a discutere qui, 47,9 miliardi nel mese di luglio e 54 nel mese di agosto - come sappiamo bene, la discussione è in corso in Senato -, non sono stati sufficienti ad arrestare questa slavina finanziaria, economica di arresto dell’economia reale. Tanto che è stato necessario varare una manovra da 30 miliardi lordi (20 miliardi netti) che rischia di sfiancare, in qualche caso definitivamente, le sgangherate finanze di Comuni, Province e Regioni.
Questo è il contesto in cui ci troviamo ad operare e da cui non possiamo prescindere. Qui ho sentito fare addirittura considerazioni circa i limitati finanziamenti per gli Ato oppure di difficoltà di finanziamento per le associazioni delle rievocazioni storiche, bèh, non sappiamo di che si sta parlando!
Le osservazioni fatte questa mattina - approfitto dell’ingresso del Consigliere Massi - sono tutte improntate al realismo e al buonsenso. Quello che ci dobbiamo dire e a cui ci dobbiamo ispirare è cogliere che dalla crisi c’è sì minaccia ma c’è anche opportunità. E’ difficile cogliere opportunità da crisi così profonde, però in questa profonda crisi economica e finanziaria, direi anche civile, dobbiamo cogliere lo sforzo unitario di effettuare quelle scelte che in tempi ordinari non siamo stati capaci di fare.
Lo diciamo da una Regione che in una scala assoluta sicuramente ha ancora molto da fare ma in quella relativa è nel gruppetto delle Regioni che si sono comportate meglio. Però sappiamo bene che c’è ancora molto da fare, non voglio contrastare affatto l’idea che qui abbiamo fatto un percorso assolutamente non censurabile oppure non migliorabile.
Questo è dunque il momento per ragionare degli scenari di medio-lungo periodo, senza cristallizzarci sulla ripetizione della spesa storica, sull’abbrivio che inevitabilmente i riflessi condizionati della politica portano a registrare e ripetere lo storico, ripetere automaticamente il gesto che abbiamo fatto tante volte, questa sarebbe una scelta assolutamente scellerata.
Che cosa abbiamo cercato di fare con il bilancio? Poi mi riferirò anche, seppur brevemente perché i termini del dibattito non ce lo consentono, al lavoro nelle Commissioni, al lavoro legislativo e amministrativo dei prossimi mesi, di questo si dovrà informare, della riorganizzazione delle funzioni compatibili della Regione Marche.
La prima questione è stata quella di cercare di operare una scelta strategica concertata e condivisa. Voi sapete che il bilancio regionale, pur partendo da cifre molto elevate, oltre 4 miliardi e mezzo mettendo anche i residui attivi e passivi al denominatore, arriviamo a una cifra regionale al netto delle comunitarie, delle nazionali e della sanità, di circa 649 milioni. Questi 649 milioni se nettizzati dalle spese obbligatorie che riguardano il personale, i mutui, i cofinanziamenti dei programmi comunitari, si riducono a 285 milioni. Di questi 285 milioni c’è la parte ordinaria, l’intendenza amministrativa che ripete se stessa, che abbiamo ridotto a circa 199 milioni e a 85 milioni di manovra straordinaria.
Su che cosa ci siamo concentrati? Ed ovviamente ogni cosa è discutibile. Abbiamo detto scelte codecise, concertate sia sul versante istituzionale che su quello economico e sociale. Abbiamo fatto due accordi, il primo è stato firmato dai sindacati, l’altro ci auguriamo di poterlo firmare domattina con le forze imprenditoriali, per circa 40 milioni.
Poi interventi di sostegno, quelli a cui ci siamo abituati da due anni a questa parte, sostegno della crisi dove si produce, difesa passiva e attiva del lavoro, interventi sul versante del diritto di cittadinanza per cassaintegrati, licenziati, lavoratori in mobilità e figli di cassaintegrati, licenziati e lavoratori in mobilità, per 40 milioni.
15 milioni derivanti dall’unica modifica fiscale che abbiamo operato e che riguarda le accise sulla benzina destinate a un terreno su cui abbiamo trovato completamente sorda la risposta del Governo, quella dell’alluvione; non abbiamo ancora avuto un euro assegnato dal Governo nazionale e quindi abbiamo alzato la pressione fiscale limitatamente ai 5 centesimi dell’accisa sulla benzina con un gettito atteso di 15 milioni destinato al pronto intervento in materia alluvionale.
30 milioni li abbiamo destinati all’integrazione sociale, che insieme ai meccanismi di recupero di risparmio e di anticipo che intelligentemente sono stati fatti sul versante dei servizi sociali, garantisce l’invarianza delle risorse a questo comparto fondamentale per la convivenza civile della nostra regione per tutto il 2012, quindi alla maniera del 2011 e del 2010, e addirittura allungando l’ombra positiva per i primi mesi del 2013. E’ fondamentale questa integrazione, perché non ha soltanto una valenza sociale, come ovvio, asili nido, scuole materne, non autosufficienza, ma atterrebbe a quella che in altre epoche si sarebbe definita la matrice della forma di produzione. Il nostro è un sistema produttivo e occupazionale ad alta intensità di lavoro che poggia sulla liberazione di forza lavoro della famiglia che ovviamente dovrebbe richiamare in casa l’assistenza agli anziani, l’assistenza ai bambini, l’assistenza ai meno abili, producendo un collasso della struttura produttiva.
Quindi un intervento su queste quattro basi che poggia sui due pilastri della concertazione, quella economica e sociale, e quello istituzionale.
Voglio ora andare ad alcuni interrogativi che sono stati posti. E i rilievi fatti dal Consigliere di maggioranza Ricci mi sollevano dalla sottolineatura del quadro della compatibilità o delle scelte di fondo.
Vorrei ragionare un attimo sulle questioni più generali poste per esempio dal Consigliere Massi.
Io convengo che questo sia il momento per ragionare sulle funzioni e sui compiti della nostra Istituzione. E sono anche convinto che bisogna riflettere - un grande Ministro di cui abbiamo celebrato l’opera civile e politica, Tommaso Paolo Schioppa, lo definiva come azioni di spending review – su una rivisitazione critica della nostra spesa, valutandone la produttività e l’efficacia delle azioni. E soltanto dalla ridefinizione delle mission generali della pubblica amministrazione fare i conti con le risorse disponibili che ne giustificano il bilancio sociale.
Ecco, sulla parte finale potremmo trovare un punto d’accordo, mentre su quella iniziale penso dovremmo fare un po’ di chiarezza.
Lo dico in poche battute. Nei prossimi tre anni la Regione disporrà di circa 1 miliardo e 200 milioni in meno rispetto agli ultimi tre anni. E questo con un’invarianza anche del personale regionale in carico. Quindi avremo un problema, circa 1.750-1800 dipendenti si troveranno, al netto della sanità, a gestire meno della metà delle risorse che avevano a disposizione. Se a questo aggiungiamo la determinazione presente nel decreto in corso di conversione che riguarda le Province, cioè la riduzione allo stato semplicemente programmatorio e di coordinamento delle amministrazioni provinciali, ci dovremmo trovare, ad esempio, pensate che con nella Provincia di Ancona dal mese di maggio avremo a che fare con un commissario e che dal mese di aprile scattano i termini per la determinazione, in base alla legge nazionale, della ridistribuzione delle funzioni e del ruolo delle Province in capo alla Regione oppure ai livelli comunali aggregati.
Il Consigliere Massi fa bene a porre l’interrogativo, ma temo che noi, pur se abbiamo sempre tutti quanti definito con maggiore o minore successo la Regione come un ente di programmazione, legislazione e selettivamente alta amministrazione, dovremmo invece riconsiderare questo ruolo, sapendo che un’attività a sportello potrà giustificare il mantenimento o l’utilità resa di 1.750 dipendenti a cui si dovranno aggiungere le funzioni che in parte negli ultimi quindici anni abbiamo trasferito alle Province (penso alla formazione professionale, all’urbanistica, alla viabilità e a tutte le altre cose che abbiamo trasferito alle Province), che venendo a saltare come livello gestionale saranno spacchettate a valle oppure a monte.
Sicchè il ragionamento che abbiamo fatto fino adesso va revisionato alla luce del nuovo quadro. Dobbiamo riflettere se la Regione non debba selettivamente assumere o riassumere alcune funzioni gestionali, che contrasta con il nostro modo di ragionare ma senza il quale addirittura la produttività della nostra pubblica amministrazione scenderebbe almeno del 50% in tre anni. Noi abbiamo meno della metà delle risorse dell’ultimo triennio nel triennio successivo. Le persone rimangono le stesse anche con un blocco del turnover, esce nemmeno il 3% sul base annua del personale, e tra l’altro su base stocastica, casuale, può darsi che vada via il meglio perché le infornate e le stabilizzazioni sono state cicliche e casuali, e quindi con una inefficientizzazione della pubblica amministrazione dai risultati inediti.
Sarebbe dunque utile che la Regione si occupasse, e la Giunta regionale lo ha già determinato, di un piano di riorientamento delle risorse umane sulla scorta delle risorse finanziarie e del riordino delle funzioni istituzionali in capo alla Regione, in rapporto alle Province che cambiano di funzione e ai Comuni che riaccorpati possono gestire in maniera associata una parte di queste funzioni.
Vado ad altri temi qui rimbalzati, compreso quello delle azioni strumentali della nostra Agenzia. Io considero un richiamo nobile quello fatto da Massi su Pazzaglia, che richiama, come dire, la funzione sostanziale di un ente strumentale. Non c’è una Regione che non abbia una Finanziaria, e di questo avremo modo di parlarne dettagliatamente e in maniera anche innovativa nelle prossime settimane, ma intanto voglio ricordare che la prima Finanziaria nacque nel 1974 e serviva, come in tutte le Regioni, ad agire in termini e con tempi privati a una struttura prevalentemente pubblica. Lì forse qualche errore l’abbiamo compiuto, ci sono state varie fasi, il pendolo dell’esternalizzazioni e dell’internazionalizzazione si è susseguito nell’arco dei trent’anni, la Finanziaria l’abbiamo chiusa due volte. E quindi è del tutto evidente quali siano state le riflessioni sottostanti.
Io penso che allo strumento governato dal codice civile e non dal diritto amministrativo non dobbiamo rinunciare. Ovviamente eliminando tutte le pratiche opache, nel caso ci fossero, tutte le pratiche discrezionali o arbitrarie, definendo un piano d’attività che però mantenga la snellezza e l’operatività privatistica di una società finanziaria di progettazione, di gestione.
Negli anni ‘70, all’epoca delle presidenze Massi, Ciaffi e ancora Massi, serviva prevalentemente a sostenere l’azione pubblica nell’azione di contrasto alla crisi. La situazione per certi versi è analoga, ma bisogna avere la forza di presentarsi ai grandi sportelli nazionali e comunitari con capacità progettuale, oppure, nelle azioni e nelle vertenze di crisi, con piani industriali e capacità tecniche propositive.
Il miglioramento delle attività è infatti un compito che ci siamo imposti anche noi. Proprio stamattina abbiamo definito il percorso per la nomina di un direttore amministratore, con un risparmio ulteriore di circa 200 mila euro e con un piano di attività, che formuleremo entro il mese di gennaio, che asciughi per quanto possibile tutta l’attività che può apparire discrezionale; le innumerevoli delibere a cui faceva riferimento il Consigliere Massi fanno riferimento a un’attività interassessorile e interservizi, viene approvato un piano che viene portato in Commissione. Ma se l’attività programmatica ha bisogno di un controllo preventivo, selettivo, penso che sia nell’ordine delle cose possibili, e quindi trasparenza, senza rinunciare all’operatività e alla snellezza dello strumento.
Ma su questo, ripeto, avremo modo di riparlarne con le interrogazioni che andranno in discussione nelle prossime settimane dopo le vacanze di Natale. Saranno messe in fase anche con un prodotto di riordino, a cui stiamo presiedendo con il Presidente Spacca in testa e tutta quanta la Giunta, per i vari aspetti coinvolti. Ne parlo come Assessore alle partecipate.
Voglio ora fare riferimento a due-tre aspetti che sono stati sollevati, per esempio dal Consigliere Zinni, circa la sanità.
Per la sanità la Regione Marche al netto degli investimenti è in una condizione, ormai solitaria, di pareggio sul piano nazionale.
Ora, se non ho capito male, nella parte finale c’era un quadro ottimistico, ossia, come a dire, abbiamo margini sufficienti per poter ragionare serenamente per la prospettiva. Io sinceramente ho invece un’analisi più preoccupata. Quindi sono contento che ci siano delle speranze che spero possano essere sostenute e non smentite.
Io temo che con il taglio dei 200 milioni che noi abbiamo, questo sì, già fissato adesso con la legge, e con quell’aggravamento di 2,5 miliardi a cui si è corrisposto, che è forse l’aspetto più odioso dell’intera manovra del Governo Monti, ossia, quell’innalzamento del piede dell’addizionale regionale Irpef dello 0,33 a prescindere dalle differenze di reddito, si è cioè alzata la pressione fiscale anche per quelli che guadagnano 700 euro al mese, per le pensioni sociali a 550 - così sono stati recuperati 2,5 miliardi anticipati al 2012 -, ecco, se questo rimane lo stesso la manovra non è di 8 miliardi, il Ministero dell’economia la quota per 17 miliardi.
Allora se vogliamo essere onesti, una cosa è l’efficientamento, un conto è fare i conti con un taglio effettivo della spesa corrente dell’ordine del 40%. Penso che questo sia un livello non sostenibile. E quindi qualunque sia il Governo che governerà nei prossimi mesi questa è comunque una partita aperta. Perché se il quadro è ai limiti della sostenibilità con meno di 200 milioni, non con più di 200 milioni, e a questi 200 milioni se ne dovrebbero aggiungere almeno altrettanti, forse più vicino a 300 che a 200, a quel punto non è gestibile, perché a quel punto il quadro, come dire, diventa anarchico.
Proprio in queste ultime ore abbiamo approvato il piano socio-sanitario, ad esso penso debba essere affiancato il socio-assistenziale, e dunque che si guardi con freddezza la realtà nuda e cruda, e fatta la manovra che arriverà prima di Natale all’approvazione in Senato, si guardi con nettezza le cifre disponibili e si ragioni con la proiezione triennale il quadro socio-assistenziale e socio-sanitario che abbiamo di fronte. Perché su questo il redde rationem non avverrà fra dieci anni ma esattamente a partire dai primi mesi del 2013.
Quindi io appartengo a quella schiera di osservatori dei problemi finanziari ed economici – e da un lato mi rendo conto che sono più primitivi, meno sofisticati, meno raffinati dei problemi socio assistenziali e sanitari – che sono molto preoccupati, perché i livelli di efficientamento che attengano a una riduzione dell’ordine del 30-40% della spesa corrente non sono alle liste.
Secondo aspetto, azioni pesanti, e qui avremo da fare nei prossimi due anni. Nel piano sanitario abbiamo approvato tre linee di fondo, da un ospedale al territorio, dal sanitario all’assistenziale, dagli acuti alla prevenzione, dalla despecializzazione alla specializzazione qualificata regionale. Ora, si dice dalla pediatria alla geriatria, dai servizi per acuti a quelli di prevenzione e socio-assistenziali. Ebbene, questa è una partita che va declinata sapendo – e ce lo siamo detti con la nettezza e anche con la chiarezza dell’analisi della prima parte del piano socio-sanitario, su cui il relatore di maggioranza, l’Assessore e il Presidente hanno dato un contributo interpretativo – che quella parte di riclassificazione non è una benigna pacca sulle spalle dell’ordinario, è un’impegnativa opera di trasformazione dell’esistente e che deve essere fatta nei prossimi quindici mesi pena la perdita di efficienza e di utilità dell’intero sistema socio-sanitario-assistenziale.
Altro aspetto generale, su cui è intervenuto in modo particolare il Consigliere Binci ma di cui hanno fatto riferimenti anche altri Consiglieri, riguarda il trasporto pubblico locale.
Sinceramente, Consigliere, reputo il suo giudizio un po’ avaro. Sul versante del trasporto anche l’ultimo sforzo che abbiamo congegnato in seno al lavoro della Commissione e che si impegna a reperire qualcosa tra 13 e 18 milioni di euro per garantire l’invarianza sostanziale dei servizi…(…) No, no, Consigliere, stavo andando appunto alle obiezioni di merito da lei poste circa il non aver tematizzato il problema del trasporto, come il mobility manager, le prospettive del ferro-gomma, l’integrazione tra urbano ed extraurbano. Ecco, le assicuro che invece sono temi in agenda primaria.
La conferenza stampa che abbiamo fatto stamattina riguardava l’assegnazione di uno studio per una programmazione regionale che elimini gli steccati, le canne d’organo di carattere provinciale. Non mettendo in discussione la gestione che rimarrà ovviamente provinciale, ma eliminando i problemi di giuntura, di sovrapposizione, mettendo insieme l’urbano con l’extraurbano, il ferro con la gomma. Cercando di resistere, anche qui, a fenomeni che eccedono la possibilità di resistenza della Regione - parliamo complessivamente di un settore che assorbe 140 milioni -, cercando di mettere sulle spalle ma senza nemmeno avere il complesso di Atlante, perché chi pensa di reggere sulle spalle il mondo poi viene schiacciato.
Quindi sposo le tematiche da lei sottolineate, Consigliere, però le assicuro che nel limite del possibile sono discussioni e proposte che avvengono in Giunta. Da ultimo anche stamattina. Nelle ultime sedute uno dei temi, insieme alla sanità, che più ci ha occupato è proprio il trasporto in una prospettiva di efficientamento, di esclusione degli sprechi e di difesa di quelle soluzioni eco-compatibili, ambientalmente sostenibili, a cui immagino era ispirato anche il suo intervento.
Dunque in un contesto come questo, non soltanto nazionale ma internazionale, di crisi sociale ed economica dobbiamo avviarci a riconsiderare il modello del nostro sviluppo economico e sociale e a riconsiderare, in materia di politiche industriali, economiche e culturali, forme e modi nuovi dell’intervento statale.
La forma storica dell’accompagnamento dell’intervento pubblico, sia nel sociale che nell’accompagnamento allo sviluppo economico, devono essere radicalmente rivisitate, alla luce delle leve finanziarie disponibili e anche alla luce di un quadro di priorità rivisto.
Siamo cioè costretti ad essere più rigorosi e più ispirati e con un gerarchia di scelte condivise. Ed abbiamo ancora pochi mesi per definire un’agenda. Altrimenti la prospettiva a cui ci presteremmo sarebbe quella di assistere malinconicamente a un declino generalizzato delle nostre attività.
Il modo rettilineo uniforme dell’espansione dello Stato sociale a cui siamo stati abituati, quelli che hanno più di cinquant’anni possono ricordare come pensavamo fosse naturale che lo Stato allargasse le sue prospettive e allargasse anche i diritti di cittadinanza universale, ecco, non stiamo più in quella condizione, dobbiamo selezionare i diritti di cittadinanza universale ammissibili, non possiamo semplicemente pestare i piedi perché non riusciamo a rispondere ai bisogni, chi governa ha anche il compito di dare una soluzione e la sua gerarchia di merito necessaria.
L’altro aspetto riguarda invece la presenza dello Stato nell’accompagnamento dell’economia.
Noi abbiamo bisogno di riflettere su un elemento cruciale. Il nostro modello economico e sociale è basato su un’altissima intensità di lavoro e sul manifatturiero che ha un margine occupazionale quasi 10 punti superiore alla media nazionale che a sua volta è quasi 10 punti superiore alla media europea.
Il nostro problema è salvaguardare l’occupazione modernizzando, innovando e diversificando le produzioni, garantendo quindi quel tempo necessario alla ristrutturazione e alla riconversione della nostra matrice produttiva. Questo è il nostro compito.
Allora l’interrogativo che abbiamo di fronte - che rinnovo anche ai Consiglieri di opposizione, non soltanto a quelli di maggioranza, perché è un tema generale su cui tutti quanti abbiamo un compito - è questo. Ossia, rispetto agli ultimi tre anni, noi abbiamo indirizzato 262 milioni per la difesa di 46 mila posti di lavoro fra cassaintegrati, licenziati e lavoratori in mobilità, con la primavera prossima siamo alla vigilia della scadenza dell’utilizzabilità della cassa integrazione guadagni. E’ possibile allora che la Regione, l’Assemblea legislativa delle Marche, riflettano insieme sul come destinare una quota parte di queste risorse, e non solo a difendere il posto di lavoro dove è entrato in crisi, ma anche a intercettare le nuove opportunità di lavoro e di sviluppo che si presentano sul piano regionale, nazionale, internazionale? Dato che negli ultimi anni, quelli più acuti della crisi, ci sono lavori come il web, l’informatica, l’audio-visuale, l’informatica applicata, la progettazione, cioè quella adattività artigiana di cui ci possiamo avvalere, arricchita dalla conoscenza della lingua, della ICT, della disponibilità all’imprenditività, che possa essere di ibridazione ad altri settori che non siano i settori tradizionali dei nostri distretti industriali ma che si allarghino alla prospettiva dell’innovazione.
E’ possibile destinare - proprio perché c’è la crisi, non nonostante la crisi - una quota del 10% del 20% delle nostre risorse, senza ripetere le azioni storiche, indirizzandole laddove l’indice di moltiplicazione dell’occupazione e del reddito diventa più fruttuoso?
Nei prossimi anni uscire dalla ripetizione meccanica e automatica dello storico e cercare di interpretare il nuovo penso sia il nostro compito. Qui è lo sforzo - che mi pare di aver colto da più voci stamattina - che ci sprigiona dal confronto di maggioranza e opposizione, di rappresentanza, se volete, di blocchi, non tanto di interessi sociali diversi fra loro. Insomma, c’è un tema unificante che riguarda la prospettiva della nostra regione su cui tutti quanti dovremmo impegnarci. Altrimenti saremmo, come dire, i laudatori del tempo passato e i melanconici osservatori di un declino già annunciato.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Grazie Assessore Marcolini. Chiudiamo con questo intervento la seduta. Prima vorrei però tranquillizzarmi sul fatto che procediamo come è stato detto all’inizio. Nel senso che se entro oggi si riuscirà ad esaminare gli emendamenti e i Consiglieri presenteranno gli eventuali subemendamenti entro magari le ore 16,00, domattina alle ore 10,00 potremo cominciare con le votazioni. Siamo d’accordo su questa procedura? (…) Se questo lavoro lo facessimo domattina è chiaro che poi l’Assemblea legislativa dovrà iniziare la seduta in tarda mattinata e poi proseguire anche mercoledì. Se per voi va bene non c’è problema. (…) Direi allora che il termine entro cui si presentano gli emendamenti rimane per le ore 16,00, se poi serve una mezzora di tolleranza si fa, ma comunque devono essere presentati entro stasera.
Vi comunico inoltre che domani per scambiarci gli auguri di Natale, come da tradizione, verso le ore 13,30 faremo una breve pausa ove consumeremo un frugale pasto.
La seduta è tolta, ci vediamo domani. Buon pomeriggio a tutti.

La seduta termina alle ore 13,55