Resoconto della seduta n.68 del 24/01/2012
SEDUTA N. 68 DEL 24 GENNAIO 2012


La seduta inizia alle ore 10,30

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Do per letto il processo verbale delle seduta n. 67 del 17 gennaio 2012, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 169 in data 17 gennaio, ad iniziativa dei Consiglieri Solazzi, Giorgi, Bugaro, Pieroni, Romagnoli, concernente: “Modifiche della l.r. 31 ottobre 2011, n. 20”, assegnata alla II Commissione in sede referente (iscritta d’urgenza e approvata nella seduta del 17 gennaio 2012);
- n. 170 in data 17 gennaio, ad iniziativa della Giunta regionale concernente: “Modifiche alla legge statutaria 8 marzo 2005 n. 1 (Statuto della Regione Marche)”, assegnata alla I Commissione in sede referente;
- n. 171 in data 17 gennaio, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: “Modifiche alle leggi regionali: 12 ottobre 2009, n. 24 (Disciplina regionale in materia di gestione integrata dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati), 25 ottobre 2011, n. 18 (Attribuzione delle funzioni in materia di Servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani e modifiche alla legge regionale 12 ottobre 2009, n. 24: Disciplina regionale in materia di gestione integrata dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati), 15 novembre 2010, n. 16 (Assestamento del bilancio 2010)”, assegnata alla IV Commissione in sede referente e al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere di cui all’art. 11, comma 2 della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 242 dei Consiglieri Bucciarelli, Eusebi, Giancarli “Situazione dipendenti Provincia di Ancona”;
- n. 243 dei Consiglieri Badiali, Ricci, Busilacchi, Giancarli, Eusebi, Cardogna, Pieroni “Delocalizzazione/ristrutturazione sede Centrale VVF Ancona”;
- n. 244 del Consigliere Bucciarelli “Acqua bene comune”;
- n. 245 dei Consiglieri Zinni, Ciriaci, Bugaro, Massi, Carloni, Marinelli “Art. 23 del decreto legge n. 201/2011 convertito nella legge 214/2011”;
- n. 246 del Consigliere Solazzi “Deroga alla direttiva servizi dell’Unione Europea per le imprese turistico-balneari”;
- n. 247 dei Consiglieri Marinelli, Massi “Avvio dello studio randomizzato su Insufficienza Venosa Cronica Cerebro-Spinale (CCSVI) e Sclerosi Multipla (SM)”;
- n. 248 del Consigliere Bucciarelli “Sfiducia Assessore al lavoro”;
- n. 249 del Consigliere Latini “Comune di Senigallia – progetto pilota per censimento manufatti contenenti amianto”;
- n. 250 del Consigliere Bucciarelli “Servizio di diagnostica radiologica Ospedale di Jesi”;
- n. 251 dei Consiglieri Cardogna, Pieroni “Crisi economico – finanziaria”.
Il Presidente della Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
del 21 novembre 2011
- n. 1543 concernente: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – Art. 25 comma 1 della l.r. n. 21/2010 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese – euro 215.500,00;
- n. 1544 concernente: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – Art. 25 comma 1 della l.r. n. 21/2010 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese – euro 9.555.028,17;
- n. 1545 concernente: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – Art. 25 comma 2 della l.r. n. 21/2010 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese – euro 4.271,75;
- n. 1546 concernente: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – Art. 25 comma 1 della l.r. 21/2010 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese – euro 2.246.297,00;
- n. 1547 concernente: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – Art. 25 comma 1 e 2 della l.r. 21/2010 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da parte dello Stato e di soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese – euro 695.895,98;
- n. 1548 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 7.052,60;
- n. 1549 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 100.000,00;
- n. 1550 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 211.100,00;
- n. 1551 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 100.000,00;
- n. 1552 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 50.000,00;
- n. 1553 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 16.000,00;
- n. 1554 concernente: Art. 20 comma 3 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 1 “Spese obbligatorie” del bilancio 2011 – euro 136.128,00;
- n. 1555 concernente: Art. 2 comma 2 della l.r. n. 20/2010 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Spese di personale – Importo di euro 932,00;
 n. 1587 concernente: Art. 2 comma 2 della l.r. n. 20/2010 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Restituzione risorse trasferite per spese di personale – Importo di euro 14.448,65;
del 25 novembre 2011
- n. 1588 concernente: Art. 20 comma 3 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 1 “Spese obbligatorie” del bilancio 2011 – euro 111.000,00 e modifica al POA 2011;
- n. 1589 concernente: Art. 29 comma 1 della l.r. n. 31/2001 – Art. 25 comma 2 della l.r. 21/2010 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2011 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese – euro 180.000,00;
- n. 1590 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 45.369,23;
- n. 1591 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 8.000,00;
- n. 1592 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31/2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 40.000,00;
- n. 1593 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 11.600,00 – Modifica tecnica al POA 2011;
- n. 1594 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 1.900.000,00;
- n. 1595 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 1.284.294,98;
 n. 1596 concernente: Art. 2 comma 2 della l.r. n. 20/2010 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – Spese di personale – Importo di euro 5.722,97 e modifica al POA 2011;
del 29 novembre 2011
- n. 1616 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 118.401,00. Modifica tecnica al POA 2011;
- n. 1617 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 2.743.372,00;
- n. 1618 concernente: Art. 29 comma 2 della l.r. n. 31 dell’11 dicembre 2001 – Variazione compensativa al Programma Operativo Annuale 2011 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 1844 del 23 dicembre 2010 e sue successive modificazioni ed integrazioni – euro 105.275,63.
Hanno chiesto congedo l’Assessore Moroder e il Consigliere Camela.

Prima di passare alla trattazione dell'ordine del giorno, credendo di interpretare la volontà dell'intera Assemblea legislativa, saluto la Scuola primaria Carlo Faiani di Ancona, classi V B e V, che oggi segue qui in Aula i nostri lavori. Porgo agli alunni e ai loro insegnanti, a nome mio personale e di tutta l'Assemblea, il benvenuto nella nostra Assemblea.


Sull'ordine del giorno

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acquaroli.

Francesco ACQUAROLI. Presidente, chiedo di iscrivere all'ordine del giorno e di trattare oggi la mozione a sostegno della categoria dei pescatori e degli autotrasportatori rispetto alle gravi problematiche che stanno incontrando sul caro gasolio in questo momento di particolare crisi.

PRESIDENTE. Consigliere, che numero è?

Francesco ACQUAROLI. La presenteremo questa mattina, Presidente.

PRESIDENTE. Ecco, se era stata presentata la potevamo iscrivere, semmai la mettiamo tra le prime della prossima seduta.

Francesco ACQUAROLI. E se la presentiamo durante la seduta?

PRESIDENTE. No, Consigliere. E' possibile chiedere la trattazione urgente di una mozione iscritta, invece una mozione che non è iscritta non ne ha avuto conoscenza neppure la Giunta. Ripeto, possiamo impegnarci a metterla ai primi punti della prossima seduta.

Francesco ACQUAROLI. Va bene.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Voglio esprimere la mia solidarietà e attenzione all'evento che sta accadendo, che è partito proprio dalla nostra regione, sulla situazione drammatica, direi straziante, di certi autotrasportatori e del comparto marino, che vedono il loro bilancio e la loro situazione lavorativa in difficoltà.
Anch'io prevedo di presentare una mozione che penso sarà poi abbinata a quella presentata dai colleghi del PdL.
Comunque, ecco, che parta da quest'Aula l'attenzione verso questa categoria...

PRESIDENTE. Consigliere Zaffini, lei non può intervenire sul tema. Che cosa chiede?

Roberto ZAFFINI. Sull'ordine dei lavori chiedo la solidarietà di quest'Aula verso questo comparto. Come peraltro abbiamo fatto per tutte le altre categorie dei lavoratori che sono venuti qui...

PRESIDENTE. Ma ha presentato qualcosa?

Roberto ZAFFINI. Lo presenterò come hanno fatto anche altri.

PRESIDENTE. Allora quando lo presenterà lo tratteremo. Non possiamo fare degli annunci!

Roberto ZAFFINI. Certo, ma spesso qui ci sono stati atti solidarietà.

PRESIDENTE. Sì, ho capito, ma se tutti facciamo gli annunci non finiremo più!

Roberto ZAFFINI. Io voglio dare l'attenzione che merita questo comparto fondamentale!

PRESIDENTE. Va bene Zaffini. Abbiamo recepito. Ma per dimostrare l'attenzione presenti qualcosa!

Roberto ZAFFINI. Certo, lo presenterò, ed è la stessa cosa che ha fatto il mio collega Acquaroli, punto.

PRESIDENTE. No! Il Consigliere Acquaroli ha presentato una mozione e chiedeva di iscriverla e trattarla.
Ha chiesto la parola il Consigliere Carloni, ne ha facoltà.

Mirco CARLONI. Chiedo di poter iscrivere all'ordine del giorno come trattazione urgente l'interrogazione riguardante il gravissimo problema del ripristino del collegamento tra i Comuni di Mondavio e Corinaldo.
L'Aula sa che da un anno è crollato un ponte. I privati ne hanno costruito uno provvisorio, ma anch'esso è fermo da mesi, seppure potrebbe risolvere molti problemi degli autotrasportatori che lavorano in quella zona e che appunto sono danneggiati. La burocrazia sta rallentando l'apertura di un'opera che è stata realizzata con soldi privati.
Vi prego, se possibile, di dare un contributo...

PRESIDENTE. Che numero è? E' iscritta?
Mirco CARLONI. Non so se sia stata iscritta, io comunque l'ho presentata già da una settimana.

PRESIDENTE. Però, Consigliere, se non è iscritta, pur avendola presentata, io non posso fare niente. Un'interrogazione non dipende da noi portarla o meno in Aula, dipende dall'Assessore, se lui può fornirci la risposta allora possiamo iscriverla. L'unica cosa che possiamo fare, visto che è un'interrogazione urgente, è sollecitare, magari attraverso una lettera, l'Assessore competente, che in questo caso è Viventi, a rispondere velocemente. (..) Ah, ecco. Gli uffici mi stanno dicendo che questa sua interrogazione e a risposta scritta, per cui solleciteremo questa.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bucciarelli, ne ha facoltà.

Raffaele BUCCIARELLI. Chiedo l'iscrizione all'ordine del giorno e la relativa discussione della mozione n. 242 “Situazione dipendenti Provincia di Ancona” e della mozione n. 248 “Sfiducia Assessore al lavoro”.

PRESIDENTE. E' una richiesta formulata anche in Conferenza dei Capigruppo. Poi lo porrò in votazione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Zinni, ne ha facoltà.

Giovanni ZINNI. Associandomi alla richiesta del collega Bucciarelli, visto che l'argomento è lo stesso, chiedo l'iscrizione della mozione n. 245 “Art. 23 del decreto legge n. 201/2011 convertito nella legge 214/2011”, da abbinare appunto alla n. 242.

PRESIDENTE. Bene. Se l'Aula è d'accordo le iscriviamo tutte subito dopo il punto 5).
Ha chiesto parola il Consigliere Giancarli, ne ha facoltà.

Enzo GIANCARLI. Ovviamente sono d'accordo con l'iscrizione delle mozioni n. 242 e n. 245, ma vorrei sottolineare che sullo stesso tema c'è anche l'interrogazione n. 619. Quindi chiedo se può essere abbinata.

PRESIDENTE. Per quanto riguarda l'interrogazione non sono in grado di poter dire se può essere trattata perché dobbiamo aspettare la risposta dell'Assessore. Però a questo punto se sulle richieste di iscrizione avanzate c'è unanimità, va bene, se invece ci sono problemi io le pongo ai voti.
(...) Consigliere Ricci, deve fare qualche richiesta?

Mirco RICCI. Presidente, prima dai Capigruppo di maggioranza credevo di aver acquisito che una mozione venisse comunque anticipate.

PRESIDENTE. Sì, Consigliere, però è sempre l'Aula che decide.

Mirco RICCI. Allora, Presidente, chiedo l'anticipo della mozione n. 186 “Opere compensative nella costruzione della terza corsia della A14 nel pesarese”.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Natali, ne ha facoltà.

Giulio NATALI. Presidente, prima le avevo fatto presente se l'interrogazione n. 427 “Autorizzazioni ditta Texon”, iscritta all'ordine del giorno di oggi, potesse essere portata nella prossima seduta.

PRESIDENTE. Ho già detto agli uffici di metterla al primo punto della prossima seduta.

Giuilio NATALI. Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Chiudiamo il quadro delle richieste con una mia relativa alla mozione n. 246 “Deroga alla Direttiva servizi dell’Unione Europea per le imprese turistico-balneari”. Siccome in questi giorni c'è una trattativa in piedi, le Associazioni, in modo particolare Assindustria, ci sollecitano ad approvare una mozione. Come peraltro hanno fatto anche altre Regioni. Ne chiedo pertanto l'iscrizione d'urgenza.
Ora, visto che non c'è unanimità su tutto, metto ai voti ogni singola richiesta.
Pongo in votazione la proposta del Consigliere Bucciarelli di trattare la mozione n. 242 abbinata alla mozione n. 245 del Consigliere Zinni ed altri.

(L'Assemblea legislativa approva)

Pongo in votazione la proposta del Consigliere Bucciarelli di trattare la mozione n. 248.

(L'Assemblea legislativa approva)

Pongo in votazione la proposta del sottoscritto di trattare la mozione n. 246.

(L'Assemblea legislativa approva)

Pongo in votazione la richiesta di anticipo del Consigliere Ricci della mozione n. 186.

(L'Assemblea legislativa approva)


Interrogazione n. 454
della Consigliera Malaspina
“ASUR - Acquisizione in locazione immobile ed uso ambulatori per servizi distrettuali di base sito in comune di Pedaso”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L'interrogazione n. 454 la Consigliera Malaspina chiede di rinviarla.


Interrogazione n. 423
del Consigliere Marangoni
“Lavori all'interno del Parco di Villa Colloredo a Recanati - realizzazione di parcheggio, abbattimento di mura storiche e taglio di piante protette”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 423 del Consigliere Marangoni. Sono competenti, per la risposta, sia l'Assessore Marcolini che l'Assessore Donati. Non essendoci al momento l'Assessore Marcolini, do intanto la parola all'Assessore Donati.

Sandro DONATI. In riferimento all'interrogazione n. 434 ed alle attività di questo ufficio che si occupa specificatamente di educazione ed informazione ambientale, relativamente al punto 2), risulta, sentito anche il Centro di educazione ambientale (CEA), incaricato della gestione dell'area, che gli interventi realizzati dal Comune hanno consentito di dotare la struttura esistente di nuovi spazi che hanno permesso di incrementare la proposta formativa-educativa del CEA di Villa Colloredo. In particolare sono stati realizzati: un'area di accoglienza per le tartarughe terrestri, il Giardino delle farfalle, un Orto botanico, l'Isola di compostaggio e il Prato didattico in cui sono presenti orchidee ed altre specie bulbose spontanee di particolare interesse e valore naturalistico.
In particolare, in relazione ai lavori oggetto dell'interrogazione, il Comune di Recanati ha specificato che il parcheggio non è altro che un'area di sosta temporanea per i mezzi per il trasporto di diversamente abili e per i mezzi adibiti al trasporto degli alunni, realizzata in un piccolo spazio ricavato dall'incavo lasciato dallo smantellamento dei laghetti, avvenuto circa quindici anni fa, riempito di terra e con sopra materiale arido, debitamente schermato con arbusti e alberi nel rispetto dell'ambiente arboreo e con il parere favorevole della Soprintendenza.
La soluzione progettuale di che trattasi è stata adottata per consentire una più ampia fruibilità del parco poiché la viabilità attuale, con un rotatoria posta proprio all'ingresso del parco, rende impossibile nelle immediate vicinanze dell'ingresso la sosta anche momentanea.
Relativamente all'intervento sulle mura del parco sempre il Comune ha precisato che le mura storiche di Villa Colloredo Mels sono posizionate più in basso ed ancora presenti e visibili all'interno del quartiere Castelnuovo. Negli anni '20, con la realizzazione della circonvallazione alla città (via Monte Conero), è stato realizzato il nuovo muro di cinta al parco (oggetto del contendere) che nel corso degli anni è stato più e più volte interessato da interventi diversi e parzialmente rifatto anche a seguito di smottamenti del terreno.
Per quanto riguarda gli interventi operati sulle essenze arboree presenti nel parco, il Comune ha altresì sottolineato che i lavori eseguiti sono stati effettuati adottando il criterio della conservazione dei soprassuoli arborei ed operando una manutenzione mirata ad una evoluzione autonoma dell'ecosistema.
Ciò è poiché dopo anni di abbandono la vegetazione si era sviluppata in modo incontrollato, ostruendo i viali e rendendo il parco inagibile. Il Comune con tale intervento ha cioè ritenuto necessario risolvere le criticità presenti, quali il pericolo per la pubblica incolumità e l'azione meccanica esercitata dall'apparato radicale e dai tronchi sulle strutture esistenti. Ciò sulla base di specifica relazione, a firma della dottoressa Marcella Tacconi di Recanati, redatta a seguito di apposite indagini botanico-vegetazionali.
Sempre il Comune ha infine evidenziato che tutti gli interventi eseguiti sono stati autorizzati dall'architetto Cozzolino Soprintendente per i Beni architettonici e paesaggistici delle Marche, come risulta dalle note prot. n. 2732 class 34.19.04 fasc. 78.2 e prot. n. 2525 class.34.19.04 fasc. 25, oltre che dal Corpo forestale dello Stato.
Allegati depositati agli atti (copie delle lettere della Soprintendenza per i Beni architettonici e paesaggistici delle Marche).

PRESIDENTE. Non vedo l'Assessore Marcolini...(...) Ah, eccolo. (…) Io non lo so, a me qui indicano Marcolini e Donati. Comunque se la Giunta ritiene esaurita la risposta con quella data dall'Assessore Donati, va bene.
Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Intanto sono onorato che ben due Assessori abbiano cercato di rispondere, anche se poi l'Assessore Marcolini ha rinunciato, e quindi è stata data una mezza risposta. Pertanto prendo in esame soltanto la parte ambientale di competenza dell'Assessore Donati.
Non ci siamo, Assessore! Non va bene quello che ha detto. Non ci siamo proprio! Questo è un vero e proprio scempio ambientale e architettonico, è un'offesa nei confronti di un luogo dalla memoria storica come Recanati.
Andiamo a fare la Giornata delle Marche a Recanati, utilizziamo, anzi, dovremmo utilizzare Leopardi come testimonial delle Marche nel mondo - perché è l'unico vero testimonial che abbiamo, altro che Dustin Hoffman! -, ma cosa facciamo? Abbattiamo delle piante secolari – e lei come Assessore all'ambiente si dovrebbe preoccupare di questo – rovinando così completamente il paesaggio.
Siamo molto contenti che sia stato riaperto un parco chiuso da anni, per carità, ma si doveva fare in modo completamente diverso. Si è andati a cementificare. E' stato fatto un parcheggio assolutamente inutile – posso mostrarle anche delle foto –, perchè di fatto viene utilizzato dalle auto e che nonostante non dovrebbero entrare lo fanno, c'è anche chi fa un giro turistico, entra e poi esce. Sulle mura storiche è stato fatto un allargamento dell'apertura precedente. E poi per l'uscita è stata abbattuta anche un'altra parte delle mura, circa 10 metri.
Sono mura all'incirca del 1930, ebbene, se non sono storiche queste vorrei capire quali altre potrebbero essere considerate tali. Esse fanno parte della cinta muraria della città di Recanati, che ancora, se non ci avesse pensato come in questo caso un Comune a distruggerla, sarebbe stata in gran parte intatta.
Si è quindi creato un pericolo notevole con la motivazione di portare i bambini a visitare il CEA (che è un centro WWF), che, come ho già detto l'altra volta quando abbiamo parlato della rete territoriale INFEA, funziona male.
Perché, che cos'è quel Cea? È un'aula, tra l’altro bruttina, in cui viene simulato il fiume. Ecco, con due fiumi che ci sono a Recanati, Musone e Potenza, che tra l'altro hanno anche delle belle zone dal punto di vista naturalistico, noi portiamo i bambini lì a vedere il fiume riprodotto in maniera artefatta e artificiale.
E come ce li portiamo questi bambini? Con dei pullman. Quando potrebbero benissimo fare cinquanta metri, fermandosi un attimo, come si è sempre fatto, all'ingresso del parco, poi salire a piedi.
Invece il Comune ha cementificato, ha tolto un'area verde e ha fatto dei posteggi. C'è inoltre un abuso di auto, oltre ai pulmini, che non dovrebbero entrare ma che di fatto entrano. Per cosa? Per andare a vedere un'aula verde che non funziona. Perché quello non è un centro di educazione ambientale, è semmai un centro assistenziale inutile, come ho già detto l'altra volta, ripeto, quando abbiamo parlato della rete INFEA.
Le voci corrono e la gente mormora, i paesi sono anche questo, e molti dicono che tutto questo altro non è che la premessa di quello che sarà una struttura più ampia che verrà fatta in seguito, a supporto di strutture ricettive e ricreative o forse alberghiere o forse di ristorazione, a cui farà molto comodo avere un posteggio accanto. Questo è quello che dice la gente ed io lo riferisco perché mi pare abbia anche un senso.
Quindi è stato fatto un vero e proprio scempio sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista architettonico.
Assessore, mi sarei aspettato un comportamento diverso da lei, che per funzione, per ufficio dovrebbe difendere l'ambiente e l'architettura del nostro territorio.
Ricordo che Recanati ha un'importante vocazione culturale e turistica nella nostra regione e quindi questi scempi fatti dal Comune di Recanati, coperti – lo apprendo adesso dalla risposta che ha dato, Assessore - dalla Regione, non ci fanno certo onore, creano solo danno a quello che dovrebbe essere lo sviluppo della cultura e del turismo e di cui Recanati è, o almeno dovrebbe essere, un esempio importante.
Quindi mi dichiaro assolutamente insoddisfatto.


Interrogazione n. 273
del Consigliere Acquaroli
“Accertamenti ARPAM territorio ex Ceramica località Porto Potenza Picena”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 273 del Consigliere Acquaroli. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Donati.

Sandro DONATI. In merito all'interrogazione in oggetto si riporta la risposta ai seguenti quesiti.
Primo: se la Regione ha dato mandato all'ARPAM di eseguire l'accertamento della bonifica del territorio "Ex ceramica" in località Porto Potenza nel comune di Potenza Picena.
La Regione non ha dato mandato all'ARPAM di eseguire l'accertamento della bonifica del territorio "Ex ceramica" in località Porto Potenza nel comune di Potenza Picena, in quanto risultava che I'ARPAM aveva ricevuto, con nota del Comune di Potenza Picena (prot. 6375 del 30 marzo 2011), la richiesta di intervento sulla presenza di inquinamento presso I'area "Ex ceramica", a seguito del ritrovamento di alcune cisterne interrate.
I tecnici dell'ARPAM hanno effettuato un sopralluogo, prelevando due campioni di terreno (uno sotto le cisterne rimosse e un altro a qualche decina di metri di distanza dallo scavo) e un campione tra i rifiuti rinvenuti all'interno dello scavo realizzato per la rimozione delle cisterne.
Successivamente la Ditta NAMIRA ha intrapreso l’iter della bonifica così come previsto dalla legislazione vigente: Piano della Caratterizzazione e Analisi di Rischio.
Pertanto alla ditta NAMIRA resta da proporre il Progetto Operativo di Bonifica (POB).
Secondo: se tali accertamenti sono stati ottemperati dall'ARPAM e di conoscerne le risultanze:
L'ARPAM ha seguito tutto 11ter procedurale della bonifica effettuato dalla ditta NAMIRA fino ad oggi.
La ditta NAMIRA ha presentato il documento "Piano della Caratterizzazione" e nella Conferenza dei Servizi del 24 giugno 2011 vi è stata l'approvazione con prescrizioni ditale documento.
Successivamente la stessa ditta ha presentato il documento "Analisi di Rischio Sanitario-Ambientale" e con la Conferenza dei Servizi del 3 novembre 2011 vi è stata l'approvazione con prescrizioni.
Con tale documento viene dichiarato il non superamento delle Concentrazioni Soglia di Contaminazione (CSC) della matrice suolo e sottosuolo, mentre per le acque sotterranee, interessate da inquinanti non direttamente correlabili all'attività industriale svolta nel sito, sono state individuate azioni atte a tenere sotto controllo le Concentrazioni Soglia di Rischio (CSR).

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Acquaroli.

Francesco ACQUAROLI. Voglio rimarcare come in questa operazione ci sia un iter strano. Perché dico questo? L'area oggetto dell’interrogazione era stata sottoposta ad un intervento di piano casa. E’ quindi sorprendente come si sia arrivati all'approvazione definitiva del progetto senza sottoporre quell'area - un'area industriale risalente ai primi del ‘900 - senza aver fatto preventivamente una caratterizzazione. L'ARPAM, a mio avviso, sarebbe dovuta intervenire prima al fine di verificare quale fosse l'essenza del sottosuolo e la reale consistenza dell'intervento.
Poi queste verifiche sono comunque avvenute dopo pressanti sollecitazioni rivolte al Comune dalle associazioni territoriali e dai cittadini. E queste, effettivamente, hanno avuto delle risultanze che hanno creato delle perplessità.
Chiedo quindi che questa Assemblea e questa Giunta regionale oltre a continuare a sollecitare un’attenzione rispetto a quest'area si facciano anche carico di verificare che quando viene messo mano alla ristrutturazione e alla riconversione di aree industriali che come questa risalgono ai primi anni del ‘900, venga posta una certa cautela. Perché si potrebbe rischiare di creare aree verdi, parchi, aree pubbliche ove nel sottosuolo possono esserci sostanze nocive per la salute.
Tutti noi spesso ci riempiamo la bocca con tanti propositi, tanti piani per tutelare la salute e l'ambiente, poi al contempo ci sono certe sviste che creano veramente delle perplessità.


Interrogazione n. 342
del Consigliere Latini
“Fenomeno della moria di pesci mare Adriatico - costa marchigiana”
(Rinvio)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 342 che su richiesta dell’interrogante viene rinviata alla prossima seduta.


Interrogazione n. 346
del Consigliere Latini
“Diritto all'informazione del Consigliere regionale”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 346 del Consigliere Latini. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Il Consigliere Latini, rivendicando il diritto di ogni Consigliere regionale ad accedere «... agli atti, ai dati e alle informazioni in possesso della Giunta regionale..." e lamentando che a seguito di richieste relative al progetto dell'Ospedale di Ancona Sud gli sono pervenuti "...allegati vari, ma non il progetto dell'ospedale...", interroga il Presidente della Giunta regionale per conoscere le ragioni di tale comportamento e le misure che intende prendere affinché, in futuro, ciò non abbia a ripetersi.
Al riguardo va precisato che la competente P. F. del Dipartimento per la Salute e Servizi Sociali ha trasmesso all'interrogante la stessa identica documentazione, relativa al progetto dell'Ospedale Ancona Sud, in base alla quale il Comune di Camerano ha rilasciato la variante urbanistica dell'area ove realizzato lo stesso complesso ospedaliero.
Inoltre il progetto esecutivo dell'opera, approvato con decreto n. 28/ESO del 10 novembre 2011 è disponibile per la visione dei concorrenti che intendano partecipare alla sua realizzazione presso gli uffici della P. F. Edilizia Sanitaria Ospedaliera siti in via Monte Marino, 20, Ancona, ovvero, così come previsto dal disciplinare di gara, è acquistabile presso i competenti uffici della Regione.
Pertanto, considerata la documentazione già trasmessa e l'ampia pubblicità data al progetto esecutivo, si ritiene che non vi sia stata alcuna intenzione e volontarietà di negare minimamente al Consigliere Latini l'accesso agli atti, ai dati o alle informazioni concernenti il progetto del nuovo Ospedale Ancona Sud, ma, piuttosto, incomprensioni tenuto conto della considerevole quantità degli stessi.
Infine si vuole qui assicurare al Consigliere Latini che c’è la più ampia disponibilità a dare esaudimento alle richieste formulate.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Ringrazio moltissimo l'Assessore. Ma io non avevo nessun dubbio riguardo lo svolgimento dell'attuazione del diritto di accesso agli atti, era solo in funzione della modalità della disponibilità delle copie. Essendo il progetto esecutivo di interesse enorme dal punto di vista della produzione documentale poi la stessa possibilità di accesso diventava impegnativa anche dietro richiesta di un Consigliere regionale. Il senso era questo.
Essendo un progetto di interesse regionale e nazionale evidente, come pure l'interesse delle strutture sanitarie che vengono coinvolte e della relativa comunità, la possibilità di un accesso sul progetto esecutivo diventa importante per chi ha voglia di documentarsi approfonditamente non soltanto per l'aspetto sanitario del progetto stesso ma anche per quello realizzativo di opera pubblica.
Grazie, Assessore, per l'esauriente risposta.


Interrogazione n. 280
della Consigliera Foschi
“ZT2 - Ospedale Celli di Cagli”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 280 della Consigliera Foschi. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In relazione all'interrogazione della collega Foschi si fa riferimento alla l.r. 17/2011 che ha istituito formalmente le Aree Vaste e quindi l'Ospedale di Cagli è inserito nell'Area Vasta 1
Il 16 dicembre 2011 l’Assemblea legislativa regionale ha approvato il Piano socio-sanitario regionale (PSSR) 2012-2014 nel quale è previsto che entro il 30 aprile 2012 siano predisposti i Piani di Area Vasta, con il coinvolgimento degli attori indicati nel suddetto PSSR, nei quali saranno tra l'altro sviluppate le Reti cliniche, la Rete dell'emergenza-urgenza, la Rete territoriale, la Rete socio-sanitaria.
Le funzioni ed il personale necessario ad espletarle, da assegnare all'Ospedale di Cagli, nonché le strutture deputate alla Rete dell'emergenza-urgenza, saranno contemplate nel Piano dell'Area Vasta 1.
Per quanto concerne la riclassificazione delle strutture ospedaliere si conferma il dettato normativo di Presidio Unico di Area Vasta (di Zona territoriale fino all'approvazione della l.r. 17/2011) e pertanto i codici di struttura ospedaliera individuati con la d.g.r. 77/2011 fanno riferimento alla unitarietà del Presidio ospedaliero della ex ZT 2 di Urbino, nella quale la struttura ospedaliera di Urbino rappresentava l'Ospedale di rete, mentre le strutture di Cagli e Sassocorvaro gli Ospedali di Polo. Poiché nell'Area vasta 1 l'Ospedale di rete è solo Urbino, saranno riclassificate anche le strutture ospedaliere di Fossombrone e Pergola secondo i criteri stabiliti dalla d.g.r. 77/2011.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, la Consigliera Foschi.

Elisabetta FOSCHI. Mi dichiaro insoddisfatta di questa risposta, Assessore.
Innanzitutto faccio presente che l'interrogazione è datata 14 febbraio 2011, quindi è di quasi un anno fa. Ed era un'interrogazione anche precedente alla legge di determinazione dell'Area vasta. Per cui non è a seguito di quella, come lei ha iniziato a dire in questa sua risposta, che è stata fatta l'interrogazione.
Mi ritengo insoddisfatta perché continua ad oggi a non essere precisato nulla relativamente al destino di alcuni ospedali di polo. Lei dice, Assessore, che questo verrà determinato nel piano di gestione di Area vasta che le stesse Aree vaste sono chiamate ad elaborare.
Allora ribadisco qui, come ho ribadito in fase di discussione del Piano socio-sanitario, che il timore forte è che si vada verso l'attuazione di una determina, ad oggi ancora congelata e mai ritirata, la famosa 240 (che è successiva anche a questa interrogazione), che prevede un destino esplicito molto negativo per le strutture minori delle aree interne di questa regione. Strutture a cui, garantendo un servizio fondamentale, deve essere invece garantita in maniera adeguata l'emergenza e l'urgenza - cosa che quella determina non fa affatto - e sopratutto i servizi essenziali. Quei servizi che ad oggi con molta difficoltà tali strutture ancora garantiscono e che invece non garantirebbero se il percorso di quella determina venisse portato avanti.


Interrogazione n. 249
del Consigliere Acquaroli
“Il Museo Marchigiano del Risorgimento”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 249 del Consigliere Acquaroli. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Marcolini.

Pietro MARCOLINI. Vorrei intanto premettere, Consigliere, che interrogazioni di carattere comunale vengono svolte sul piano comunale. Per cui, come dire, non abbiamo alcuna competenza circa l'organizzazione del Museo marchigiano del Risorgimento. Però, per quella doverosa collaborazione istituzionale che abbiamo trovato nel Comune di Macerata, riferisco. Ma come considerazione generale, ripeto, quando c'è un ambito specifico di responsabilità è a quello che va rivolta l'interrogazione.
Circa il ripristino del Museo marchigiano del Risorgimento si precisa quindi quanto segue.
Il museo, fondato nel 1909, dopo che nell'ambito dell'Esposizione marchigiana del 1905 era stata creata una collezione risorgimentale, fu sistemato negli anni ’60 in concomitanza con il primo centenario dell'Unità d'Italia al secondo piano dell'edificio sede della Biblioteca comunale Mozzi Borgetti.
Negli anni ‘80, a causa dell'inagibilità di alcuni locali, fu chiuso e nel 1989 venne definitivamente smontato e archiviato dalla Biblioteca stessa.
Negli anni trascorsi i fondi documentari e il materiale cartaceo sono stati sostanzialmente resi disponibili alla consultazione presso la stessa Biblioteca, mentre le opere d'arte, le armi, i cimeli e la restante parte del patrimonio sono stati conservati nei depositi.
La condizione problematica degli spazi, aggravata dal sisma del 1997, ha reso impossibile l'individuazione di locali da destinare a sede del museo e di provvedere ad una riapertura. A tutt'oggi la Biblioteca è ancora oggetto del cantiere di ristrutturazione, appunto non ancora completato, nell'ambito degli interventi post sisma.
Sempre da informazioni ricevute dal Comune di Macerata, al fine di trovare una sede idonea, lo stesso Comune ha espresso l'intenzione di collocare la nuova esposizione museale del Risorgimento al piano terra dell'ex Palazzina delle Terme, retrostante la Biblioteca, che è oggetto dell'Accordo di programma quadro concernente l'attuazione dell'intervento 5.2.1.2 "Realizzazione sede museale dell'istituto per le Relazioni con l'Oriente - IRO a Macerata” Programma Attuativo Regionale (PAR) del Fondo per le Aree Sottoutilizzate (FAS) 2007-2013 - intervento 5.2.1.2.
In data 17 novembre 2010 è stato firmato un accordo tra Regione, Provincia di Macerata e Comune. Ed il Comune predispone il progetto definitivo che dovrà trasmettere alla Regione per la successiva disamina in sede di Conferenza di Servizi.
Per quanto riguarda il materiale, si precisa che dallo scorso anno è in corso la catalogazione in SIRPAC dei beni storico-artistici e delle armi del museo, con un finanziamento assegnato dalla Regione Marche al Centro provinciale di catalogazione presso il Sistema museale della Provincia di Macerata, con la collaborazione della Soprintendenza regionale ai beni storico-artistici per le Marche.
Attualmente è in corso di predisposizione il catalogo a stampa dell'intera collezione in collaborazione con gli stessi enti, l'istituzione Macerata Cultura del Comune di Macerata e l'istituto storico per la resistenza e l'età contemporanea di Macerata.
Nel 2011, anno in cui ricorrevano le celebrazioni dei 150 anni dell'Unità d'Italia, alcuni cimeli delle collezioni relative al Museo sono stati esposti al pubblico e con una parte del materiale è stata allestita una mostra, "Memorandum risorgimentale" 30 novembre-14 dicembre 2011, presso la Biblioteca Comunale Mozzi Borgetti, che rientrava tra le iniziative attivate in occasione del Gran Tour Cultura sostenuto dalla Regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Acquaroli.

Francesco ACQUAROLI. Assessore, la ringrazio per la sua precisione nell'esporre i contenuti di questo museo che abbiamo a Macerata, però resto un po' perplesso, l'interrogazione infatti chiedeva un'altra cosa, penso che chi ha scritto la risposta non l'abbia letta.
L'interrogazione chiedeva semplicemente se la Giunta regionale intenda mettere mano a questo museo marchigiano sito a Macerata per ripristinarlo e quindi renderlo agibile al pubblico durante i festeggiamenti del 150° dell'Unità d'Italia.
Pertanto io credo che la pertinenza per un museo regionale sia dell'Assemblea legislativa regionale.


Interrogazione n. 416
del Consigliere Pieroni
“Riconoscimento della struttura Ospedale di Comunità di Arcevia come Casa della Salute”

Interrogazione n. 572
dei Consiglieri Badiali, Giancarli
“Realizzazione della Casa della Salute presso l'Ospedale di Comunità di Arcevia

(abbinate)
(Rinvio)

PRESIDENTE. L'interrogazione n. 416 del Consigliere Pieroni e l’interrogazione n. 572 dei Consiglieri Badiali, Giancarli sono abbinate, però vedo che non c’è il Consigliere Pieroni, quindi debbo rinviarla, non posso fare diversamente. Ci sono problemi al rinvio? (…) Ripeto, di queste due interrogazioni, abbinate, di una manca l’interrogante, allora le rinviamo alla prossima seduta e magari le metteremo fra le prime. (…) Va bene.


Interrogazione n. 462
dei Consiglieri Marangoni, Silvetti
“Nuovo impianto di distribuzione carburanti in località Villa Poticcio di Castelfidardo in zona a rischio idrogeologico molto elevato”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 462 dei Consiglieri Marangoni, Silvetti. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Donati.

Sandro DONATI. In relazione a questa interrogazione di precisa quanto segue.
Punti 1-3. Fin dalla fase di predisposizione dei PAI regionali è stata prevista l'informatizzazione dei dati attraverso un sistema informativo territoriale, consultabile anche tramite il sito internet dell'Autorità di bacino; ai fini della trasposizione dei perimetri delle zone a rischio sugli strumenti urbanistici, l'Autorità ha inoltre fornito ai Comuni e alle Province stralcio della cartografia di piano in formato numerico contenente i perimetri georeferenziati (formato vettoriale); pertanto il Comune di Castelfidardo è in possesso dei dati in formato vettoriale, necessari per la corretta trasposizione delle aree in dissesto e delle relative specifiche per evitare un uso improprio di tali informazioni.
L'art. 24, comma 4, delle Norme di attuazione del PAI prevede anche che in tale operazione i Comuni possono apportare, alla scala di maggior dettaglio, limitate modifiche alle perimetrazioni delle aree a rischio idrogeologico, nei limiti dell'errore cartografico riferiti alla scala di analisi del piano (1 a 10.000).
Successivamente all'entrata in vigore dei PAI, che contengono normative, indirizzi e linee guida per la pianificazione di livello locale, con strumenti normativi generali sono stati definiti ed approvati (ancorché non in tutte le realtà amministrative) i piani di area vasta (PTC) e i piani locali (PRG in adeguamento) in linea con i Piani PAI, che affiancano il PPAR e che hanno visto più recentemente una ulteriore integrazione con l'entrata in vigore del Piano di Tutela delle Acque (PTA).
Per quanto riguarda l'oggetto dell'interrogazione, va precisato che gli uffici regionali non sono a conoscenza degli atti pregressi e conclusivi inerenti la questione lamentata dal Consigliere interrogante.
Quindi, poiché l'interrogazione configura una possibile violazione della disciplina urbanistica ed ambientale, sarà cura dei medesimi uffici verificare la situazione venutasi a creare, interessando gli enti delegatari di funzioni (Comune e Provincia di Ancona) e le strutture regionali competenti anche per quanto riguarda la corretta attuazione del PPAR e del Piano di Tutela delle Acque; le eventuali azioni che si rendessero necessarie ad esito della verifica saranno intraprese e condotte secondo le vigenti norme ordinarie in materia di controllo sugli atti di competenza locale.
Punto 4. Per quanto riguarda più in generale l'assetto dei corsi d'acqua, con la legge regionale 25 maggio 1999, n. 13, la Regione, recependo la normativa statale (Legge 183/89), ha disciplinato la difesa del suolo; con legge regionale 18 maggio 1999, n. 10 la Regione aveva altresì definito l'insieme delle funzioni di competenza regionale da conferire agli enti locali, tra cui quelle relative ai lavori idraulici che dal 2 aprile 2002 sono state effettivamente esercitate dalle Province.
Inoltre con i piani stralcio di bacino per l'Assetto Idrogeologico (PAI), che individuano le aree a rischio idrogeologico presenti nel territorio regionale (versanti in dissesto, fasce a rischio idraulico, aree a rischio valanga), sono disciplinati gli usi del territorio, sono programmati gli interventi diretti alla difesa del suolo ed è stimato il fabbisogno per tali interventi, per altro molto maggiore delle disponibilità reali; tuttavia le Autorità di Bacino non sono finanziate dal 2003.
Pertanto, per questa situazione finanziaria e per le medesime ragioni evidenziate dal Consigliere Marangoni in ordine alle più recenti manifestazioni atmosferiche e ad esito dell'intenso e talvolta disordinato sviluppo edilizio, si è resa necessaria l'introduzione di ulteriori norme in materia urbanistica e di gestione dei corsi d'acqua: la recente approvazione della legge regionale (22/2011) sul governo del territorio, che contiene precise indicazioni di principio (da dettagliare con il regolamento in corso di redazione) per la mitigazione dei rischi idrogeologici indotti sul territorio dall'edificazione; la proposta di legge della Giunta relativa alla gestione dei corsi d'acqua (pdl 90/2011), nuovamente in discussione presso la quanta Commissione dopo la sospensione in Aula della pdl iscritta per la seduta dell'Assemblea legislativa del 18 ottobre 2011.
Tali iniziative di carattere regionale dovranno comunque essere coordinate all'interno delle azioni da poco avviate dalle Autorità di Distretto Idrografico in cui le Marche sono ricomprese (Autorità dell'Appennino Centrale e Autorità dell'Appennino Settentrionale) ai sensi del Decreto Ambientale 152/2006.
A tali Autorità (che stanno progressivamente sostituendo le previgenti Autorità di Bacino) è infatti affidato da norme statali il compito di redazione dei Piani di Distretto attuativi delle direttive comunitarie 2000/60 (gestione delle risorse idriche) e 2007/60 (Direttiva Alluvioni), cui la Regione parteciperà sotto il coordinamento delle medesime Autorità di Distretto.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Assessore Donati, la ringrazio, apprezzo quanto ha detto, cioè che si è riservata una verifica degli aspetti strettamente cartografici legati al vincolo del PAI. Questo è molto importante, perché, come ho scritto nell'interrogazione, pare che il Comune di Castelfidardo abbia rilasciato il permesso in base a una trasposizione del vincolo del PAI sul Piano regolatore comunale che però non coincide con quanto cartografato dal sovraordinato Piano regionale.
Cosa accade? Nella planimetria del PRG la linea che delimita il vincolo si trova a una notevole distanza dallo spigolo nord-est del supermercato, mentre nel piano di assetto idrogeologico il vincolo arriva allo spigolo del capannone stesso.
Quindi c'è qualcosa che non va, va verificato. Per cui apprezzo che si sia riservato di fare questa verifica.
Ricordo che il problema è che i serbatoi di questo mega impianto di distribuzione carburanti sono a pochissimi metri da un corso d'acqua, affluente del fiume Musone, la cui zona dal PAI regionale è classificata a rischio idrogeologico R4, quindi è un’area inondabile a rischio molto elevato. Per cui se ci fosse una inondazione avremmo dei grossi problemi dal punto di vista ambientale e di inquinamento a causa di questi serbatoi.
Mi auguro che questa verifica vada avanti, poi se magari mi tiene informato le sarei grato.
Quindi apprezzo la sostanza della risposta.


Interrogazione n. 508
dei Consiglieri Eusebi, Acacia Scarpetti
“Illegittimità di convenzioni stipulate da Comuni e Comunità montane con canili e rifugi privati in deroga a quanto previsto dalla d.g.r. Marche n. 560/2002”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 508 dei Consiglieri Eusebi, Acacia Scarpetti. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito all'interrogazione si ritiene precisare quanto segue.
Riguardo alla dgr n. 560/2002 avente ad oggetto: “Determinazione delle tariffe concernenti le spese che devono sostenere i Comuni per il mantenimento quotidiano dei cani catturati”, si precisa che la P.F. attività normativa e consulenza del servizio attività istituzionali, legislative e legali della Giunta regionale, a seguito di una apposita richiesta di interpretazione fatta dalla P. F. biodiversità e rete ecologica della Giunta regionale, ha rilevato che la succitata delibera stabilisce il limite minimo e massimo delle spesa a carico del Comuni per il mantenimento quotidiano degli animali catturati, in attuazione di quanto espressamente disposto dall'art. 2, comma 13, dei Regolamento e regionale n. 2/01 e pertanto tale norma non appare suscettibile di una interpretazione che consenta la deroga a quanto ivi disposto e conseguentemente attuato con la deliberazione più volte citata.
La normativa vigente in materia, in particolare la Legge regionale n. 10/97 e il Regolamento regionale n.2/01 non prevedono che i Comuni, singoli o associati, e le Comunità montane quando stipulano delle convenzioni per il mantenimento dei cani randagi, il cui onere economico grava su di essi, debbano comunicare alla Regione l'avvenuta stipula e il contenuto della convenzione medesima, per cui la Regione non è a conoscenza di stipule di convenzioni non rispettanti la delibera n. 560/2002.
Si precisa, infine, che ammesso e non concesso che qualche Comune per il mantenimento dei cani catturati abbia stipulato delle convenzioni che non hanno rispettato quanto disposto nella delibera più volte citata, l'illegittimità della convenzione può essere rilevata e sollevata unicamente dall'autorità competente (TAR) su richiesta dei soggetti interessati.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Eusebi.

Paolo EUSEBI. Ringrazio l'Assessore Mezzolani - mi dispiace che alle mie interrogazioni debba rispondere sempre lui, ma non è voluto, mi creda Assessore! -.
Io sono soddisfattissimo per quanto riguarda l'affermazione di principio, in quanto mi conforta nella mia opinione. L’Assessore cioè ha detto, in maniera netta e precisa, che convenzioni in deroga non sono ammissibili.
Quello però che mi lascia un po' insoddisfatto è quella affermazione riguardo le segnalazioni di convenzioni contra legem - che io non sapendo cosa fare, dunque me ne scuso, ho segnalato all'autorevolissimo Presidente di questa Assemblea, all'altrettanto autorevole Presidente della Giunta, al Dirigente del Servizio attività normative e legali e al Dirigente del Servizio tutela degli animali della Regione Marche –.
Se a me risulta - seppure non abbia gli elementi certi, a me non è che danno le convenzioni - che la Comunità montana dell'Alto e Medio Metauro o che il Comune di Sassocorvaro o di Macerata Feltria abbiano fatto convenzioni contra legem, ecco, a me sembra strano – ma è ignoranza mia, prendo atto di quello che ha detto l'Assessore – che la Regione non abbia strumenti per “colpire” chi fa appunto convenzioni senza rispettare la legge.
E visto allora che sono un appartenente della casta potentissima e ricchissima metterò mano al portafoglio ed aiuterò le associazioni animaliste e ambientaliste a fare ricorso al TAR. E' questo che mi sta dicendo l'Assessore. Solo cioè chi ha interesse. Perchè pur sapendo che ci sono convenzioni contra legem la Regione non può fare niente.
Ebbene, a me questo sembra strano, per cui ora lo studierò per vedere se è vero.
Qui sta succedendo veramente qualcosa di grave. Alcuni Comuni, alcune Comunità montane, fregandosene completamente di quello che dice la legge, fanno convenzioni come pare a loro, con la scusa di risparmiare, o meglio, con la motivazione del risparmio (consentitemi il sospetto di dire che spesso lo fanno per fare un favore agli amici degli amici proprietari di canili privati), e noi Regione non possiamo fare niente. Benissimo, prendo atto di questo.
Un aneddoto e poi chiudo. Mi raccontano che alcuni di questi signori che hanno in affido i cani del popolo – e la legge prevede che i cani vanno trattati in un certo modo, con certe tariffe, ecc., ecc. -, siccome hanno un tot al giorno di ristorno, prendono i cani morti e li mettono nel congelatore per continuare a riscuotere fraudolentemente i soldi dei nostri Comuni e delle nostre Comunità montane.
Pertanto, quello che ha detto l'Assessore è quello che pensavo per cui sono soddisfatto, prego però tutti coloro a cui ho rotto le scatole segnalando il problema di chiarire bene se è vero che la Regione Marche, avendo appunto avuto notizia come in questo momento da me di alcune “illegittimità”, non possa far niente.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Prima di procedere con i punti all’ordine comunico che mi è arrivata una richiesta di cui do lettura: “Il sottoscritto Francesco Gentile, Presidente del Cogevo di Civitanova, chiede di incontrarla, unitamente ai Consiglieri regionali interessati, in merito alla modifica della l.r. 06/2009 attualmente in discussione in terza Commissione”. Ecco, io li posso incontrare fra un quarto d'ora, per cui se qualcuno vuole...(...) Ho capito, però a me è arrivata la richiesta, quindi li incontrerò per dire che si sta lavorando in Commissione. La Commissione prevedere dei tempi per la discussione di questa modifica? (…) Ah, oggi. E si delibera definitivamente? (…) Allora do solo l'informazione che oggi si riunisce la Commissione. Comunque, ecco, è una richiesta pervenutami ora durante i lavori di cui dovevo comunque informare l’Aula.
Passiamo alla trattazione di cui alla proposta di atto amministrativo n. 39...(...) E' riunita la Commissione? Va bene, allora passiamo alla proposta di regolamento n. 3.


Proposta di regolamento n. 3
ad iniziativa della Giunta regionale
“Ulteriori modifiche al Regolamento regionale 24 ottobre 2008, n. 2 “Criteri per il calcolo dei canoni locativi degli alloggi di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata. Attuazione dell'articolo 20 quaterdecies della legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di regolamento n. 3 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Acacia Scarpetti.

Luca ACACIA SCARPETTI. Si tratta semplicemente di un atto dovuto. Lo scopo dell'Amministrazione regionale era quello di andare in pareggio con la gestione degli edifici pubblici.
Nella regione Marche gli edifici pubblici sono 14 mila ed oggi hanno un canone medio di affitto di 100 euro.
I canoni non sono tutti uguali. A seconda di una serie di parametri, compresa ovviamente la grandezza delle abitazioni, vanno da 30 euro a 400 euro.
Però la Regione negli ultimi due anni per andare in pareggio sugli Erap è stata costretta a fare due finanziamenti straordinari proprio perché i canoni sono troppo bassi.
In ogni caso in questa necessità economica di arrivare al pareggio nella gestione di questo patrimonio immobiliare si è comunque voluto tenere conto delle sensibilità, delle capacità economiche delle singole famiglie. Per cui non si è fatto un aumento tout court spalmato sui 14 mila utenti, ma si è cercato di vedere categoria per categoria come applicare questo aumento, in alcuni casi si è addirittura proceduto ad una diminuzione del canone.
La manovra finale ha portato a un 10-12%, che è ancora in fase di calcolo, di quello che potrà essere l'aumento dell'introito per la Regione.
Socialmente, come dicevo, è stata fatta veramente un'azione certosina. Sono infatti stati applicati sconti del 20% sui parametri ISEE sia per i single che per gli over 65 anni appartenenti alla categoria A, cioè quelli più disagiati, quelli che hanno un reddito più basso. In questo modo si dovrebbe appunto arrivare al pareggio di questi enti.
Un'altra azione molto importante dal punto di vista sociale è stato il fatto di considerare tutti i tipi di reddito che le famiglie percepiscono, anche quelli esenti da IRPEF.
Quindi non è stato un aumento numerico aritmetico freddo, si è invece cercato, proprio perché si tratta di categorie estremamente svantaggiate, di andare in maniera precisa e puntuale rispetto a tutte le fattispecie familiari.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Aggiungerò ben poco, perché l'analisi politica fatta e la disquisizione anche tecnica del relatore di maggioranza mi trovano d'accordo.
Devo dire che una volta tanto è stata fatta un'operazione di equità sociale. Questa proposta di regolamento serve per uscire da una lunga fase di transizione e direi anche di incertezza e di squilibrio. E’ una proposta che si fonda su principi oggettivi, ovvero quelli del valore dell'immobile e della capacità economica dell'assegnatario. Cosa che in precedenza non era stato fatto. E che è il motivo per cui in passato c'eravamo opposti a un aumento tout court del canone, riconoscendo le necessità di consentire alle casse dell'Erap di avere più risorse per poter fare la necessaria manutenzione e per cercare anche di infoltire e consolidare quei canali di cofinanziamento delle politiche abitative di cui necessita questa regione.
Dunque l'aumento sarà lieve, l'oscillazione infatti sarà fra il 7% di Macerata e il 12% di Ascoli Piceno, con una media ponderata dal 10% su base regionale. Inoltre in alcuni casi avremo addirittura una diminuzione, grazie appunto all'abbattimento di alcuni coefficienti che servivano per il calcolo ponderato del canone locativo.
Pertanto voteremo a favore di un provvedimento che riteniamo assolutamente equo e utile per lo sviluppo del territorio.

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Questo regolamento sui canoni locativi va a sostituire un regolamento, di fatto mai applicato ma che era in vigore già da tre anni, che prevedeva aumenti molto significativi e ove erano presenti anche distorsioni riguardo il calcolo del canone che portava in alcuni casi ad aumenti anche del 100%.
Su questo nuovo regolamento c'è stato un confronto tra gli inquilini, i sindacati e l'Amministrazione regionale che ha poi aggiustato in qualche modo le storture di quello precedente.
Sopratutto positivo è l'incremento di 5 mila euro di franchigia del patrimonio mobiliare. Cioè è stato innalzato da 5 mila a 10 mila euro il calcolo della disponibilità finanziaria, che non è un indice di ricchezza bensì un salvagente minimo che è bene che chi è senza una casa possa legittimamente avere.
È stato inoltre inserito l'ISEE dell'edilizia residenziale pubblica, ciò permette un adeguamento del reddito proporzionale al carico familiare che il reddito stesso deve sostenere.
Un’altra questione molto importante che interviene sulle storture del calcolo delle tariffe dei canoni locativi è la diminuzione del 20% per i nuclei familiari monopersonali o composti esclusivamente da persone di età superiore a 65 anni collocati nella fascia di reddito A.
Sono dunque tutti interventi che rendono più equo un regolamento che appunto razionalizza i canoni locativi.
Ricordo che la media del canone locativo era di 90 euro mentre con questa manovra passa a 100 euro. E quindi si permane ancora all'interno di una tollerabilità del contributo dei cittadini che usufruiscono dell'edilizia residenziale pubblica.
Perché è necessario questo intervento? Perché nei tre anni in cui il regolamento non è stato applicato e in cui non c'è mai stato l'adeguamento Istat, la Regione è dovuta intervenire con risorse proprie per compensare e per intervenire sulle misure di manutenzione minime affinchè potesse essere garantito il livello di sicurezza dell'edilizia residenziale pubblica.
In Commissione io ero favorevole alla richiesta posta dal Crel riguardo all'inserimento anche delle fasce B nella diminuzione del 20% del valore ISEE nel calcolo del canone locativo, ma non è stato possibile applicarlo, penso dovrà essere valutato successivamente anche in base agli effetti.
Ritengo comunque importante che l'Erap rimanga l’ente gestore del patrimonio immobiliare pubblico.
Per mantenere la sopravvivenza di un settore casa gestito dal pubblico, per affrontare le difficoltà di questo momento politico, affinché appunto l'Erap rimanga un ente pubblico e la Regione continui a programmare con uno sguardo un po' più ampio rispetto ai bisogni abitativi delle fasce più deboli dei nostri cittadini, è necessario che questo ente pubblico abbia anche le risorse per sopravvivere. Altrimenti il percorso che qualcuno prova a pensare è quello della privatizzazione degli Erap.
Ecco, a questo Sinistra Ecologia e Libertà è contraria. Noi chiediamo che l'Erap rimanga un ente pubblico. E’ necessario che la Regione, pur all'interno della ristrutturazione con un ente unico regionale e mantenendo dei punti provinciali di contatto con i cittadini e gli enti locali, mantenga l’Erap come ente pubblico. E per poter rimanere ente pubblico è bene che l'Erap si fondi su criteri di equità sociale, incidendo in maniera progressiva sugli utenti in ragione del reddito posseduto e anche riguardo il valore della casa che viene concessa.
Riteniamo infatti ugualmente positivo in questa riscrittura dei canoni il fatto che il canone sia stabilito in base al reddito dell'utente e al valore reale della casa. Invece fino adesso chi abitava in una casa degli anni ‘50 fredda e mal tenuta pagava la stessa quota di chi abitava in una casa efficiente realizzata magari solo cinque anni fa che non necessita di spese di manutenzione.
Quindi anche l'adeguamento in base al valore reale della casa è un intervento di equità.
In linea di massima condivido la riscrittura di queste modalità che in maniera più equa affrontano sia la qualità della casa sia chi si trova in difficoltà di reddito in maniera puntuale. Sono modalità che permettono ai locatari di descrivere con correttezza i loro redditi. Dunque mi sembra un regolamento ben scritto.
Detto questo, considerato che siamo in una fase di difficoltà economica, ritengo di non poter andare oltre un voto di astensione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Io Intervengo solo perché il Consigliere Binci si astiene. Egli ha fatto un excursus su questa proposta di regolamento e alla fine decide di astenersi. Fa anche una descrizione di questi alloggi. Non specifica bene ma lo dice in fase conclusiva: criteri per il calcolo di canoni allocativi degli alloggi di edilizia residenziale pubblica e sovvenzionata (attuazione dell’articolo 20 quaterdecies della legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36).
Quando allora di fronte a un provvedimento del genere anche un Consigliere della sinistra estrema, che merita tutto il nostro rispetto soprattutto oggi, caro Binci, ecco, io ho difficoltà a capire che significato può avere una relazione orale.
Una relazione orale è un qualcosa di incompleto a prescindere. E quando la Commissione si esprime con quel tipo di votazione io comincio ad avere difficoltà nel comprendere.
Nei fatti concreti voglio ricordare al Presidente Spacca - che va da Passera a Roma e parla di cose più complesse, parla di innovazione tecnologica ecc. ecc. – che quest’Aula vede presenti non un governo tecnico ma consiglieri eletti anche da quella base da cui anche lei, Consigliere Binci, attinge consensi – lo dico nel senso buono della parola -. E lei allora si astiene?!
Io invece voterò contro e le spiego la ragione. (…) Per carità, la libertà di voto è sacrosanta, ma la libertà di voto del libero pensiero.
Caro Binci, io nelle famose ex case popolari ho un amico, un siciliano trapiantato a Ascoli, Millauro, che io chiamo “Milleuro” perché ebbe la fortuna di vincere 1.000 euro al gratta e vinci, ma qui non siamo al gratta e vinci, io conosco bene questa persona, conosco bene la sua famiglia, frequento quei posti, che non sono solo da ristrutturare o da pittare a volte sono degli edifici addirittura malsani. Basterebbe chiederlo ai tecnici di riferimento di questa famosa Asur, di questa sanità regionale che dovrebbe avere a cuore dove alloggiano, dove dimorano 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno, queste persone.
E noi per mettere a norma edifici di questo genere oggi aumentiamo, rettifichiamo, calcoliamo. Ma cosa?!
Arriviamo allora agli sprechi della politica. Qui si è sentito parlare quasi di scandalo del ruolo di Consigliere regionale. (…) E’ finito il periodo delle vacche grasse? Io peso 74-76 chili, lei a 90, caro Binci, quindi nella definizione già c’è qualcosa che stona!
Entriamo però nel merito di tutto ciò che spende questa Regione, caro Assessore plenipotenziario Marcolini, e ridefiniamo un concetto per mettere risorse vere su quelle famiglie che oggi sono in difficoltà. Lasciamo stare la demagogia. In casi come questi ci dovrebbe essere un accordo trasversale vero, un accordo generale. Lasciamo in pace questa gente, diamogli abitazioni consone a questo momento di realtà.
Lei, caro Binci, mi dice che c’è ancora libertà di voto, di pensiero, di quello che vuole lei, ma comunque libero – libero! -, però poi stranamente si va a un governo tecnico. E io ascolto Vendola, che sempre più attizza la mia simpatia per quello che dice, che rimarca concetti chiari ai quali richiamo il suo pensiero libero. Quando cioè ci si maschera verso decisioni impopolari con un governo tecnico e io vedo d’accordo Bersani e Berlusconi, ecco, mi casca il mondo. Ho una vera difficoltà ad essere in Aula a parlare non so di che e non so perché.
Quindi, siccome io penso e nel pensare ritengo di esistere, mi aggrappo a quei miei pensieri, per cui di fronte a queste porcate richiamo la sua coscienza. Lei non deve astenersi, lei deve votare contro, perché questo non rappresenta niente e nessuno.
A lei, Acacia Scarpetti, relatore di maggioranza, le hanno rifilato questa relazione. Lei ne parla, ma sinceramente conoscendo la sua sensibilità istituzionale ho difficoltà a capire perché, dice che aumenta quando ecc.. E mi pare di aver capito - ma scusatemi, potrebbe non essere - che anche Daniele Silvetti e qualche altro esponente del centro-destra sono d’accordo.
Allora, caro Presidente, non so cosa farà il mio Gruppo, però io sono contrario. Ritengo che sia amorale parlare di costi della politica sputandoci addosso una serie di sciocche considerazioni, onoriamo invece il nostro ruolo e aiutiamo veramente queste persone. Questo avrebbe senso, caro Binci.
Questo provvedimento ha il sapore di qualcosa che mi è distante per natura di pensiero, per origine di pensiero, ma soprattutto perché mi ritengo un essere pensante.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acquaroli.

Francesco ACQUAROLI. Il mio intervento riassume la posizione del Popolo della Libertà rispetto a questa proposta di regolamento.
Riteniamo che in questo atto ci sono delle innovazioni interessanti. E’ apprezzabile lo sforzo fatto dalla Commissione al fine di inserire criteri di valutazione e differenziazioni più oculate rispetto a quelle preesistenti, riguardo alle condizioni sociali di chi occupa questi alloggi popolari, diversificando fascia A e B e così via.
E’ dunque sicuramente apprezzabile lo sforzo fatto, però riteniamo che in questo momento di difficoltà è comunque difficile pensare che ci siano aumenti (anche se non sono previsti per tutti) per quelle famiglie che di per sè sono svantaggiate. Infatti chi oggi occupa un alloggio popolare non è sicuramente un individuo, un nucleo, una famiglia che vive in condizioni vantaggiose, sono famiglie che più di altre per questo momento di crisi economica e sociale vive momenti difficili. Chi vive in una casa popolare non ha una casa di proprietà e quindi non può andare in una banca per chiedere garanzie, non può accedere a un mutuo, insomma, non ha quelle opportunità che ad altri sono invece consentite.
Quindi noi questo atto lo riteniamo assolutamente ingiusto, ma non perché sia strutturato male o perché sia carente dal punto di vista tecnico o dal punto di vista della sensibilità, ma perché oggi nel contesto in cui ci troviamo lo vediamo come un brutto segnale - magari in un momento dalle difficoltà minori o dalle condizioni economiche migliori poteva essere un atto da approvare o per lo meno non vedeva il nostro voto contrario -. Io cerco di immedesimarmi nell’individuo che subisce questo atto e che potrebbe dire: “Ma come! In un momento dove la crisi è pesantissima, dove il gasolio, la benzina e tutti i costi aumentano, anche la casa popolare adesso diventa un piccolo lusso!”.
Dunque tutto il Popolo della Libertà lo ritiene un pessimo segnale e quindi il nostro voto sarà contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Questo regolamento è figlio di un padre snaturato, è figlio di una legge che discrimina fortemente i nostri cittadini. Quindi voteremo contro.
Nelle Marche basta un permesso di soggiorno biennale per avere a disposizione un qualcosa che in questo momento è invece importante per i nostri cittadini. I dati confermano che più del 50% delle case popolari sono a disposizione degli extracomunitari che nella nostra regione non arrivano al 10%.
E’ una discriminazione che deve finire! Altre Regioni hanno adottato strumenti diversi. Occorrono strumenti che per lo meno riportano in parità la situazione dei nostri cittadini, che sono, ripeto, discriminati, quando invece in un momento di così grave difficoltà dovrebbero essere tutelati.
Tutti sappiamo che la situazione è drammatica, le fasce di povertà si stanno allargando, per cui ho voluto presentare una serie di emendamenti con cui intendo abbassare le percentuali dei canoni. Ritengo sia un segnale che la Regione deve assolutamente dare. Se si riconosce una difficoltà economica è chiaro che si dovrebbe rimanere per lo meno allo stesso livello. Non si possono aumentare i canoni a chi è riconosciuto il diritto di accedere a locazioni agevolate.
Pertanto questo è un regolamento di una legge che noi sicuramente cercheremo di modificare.
Spero che finalmente ci si renda conto in questa Regione della situazione drammatica che vivono i nostri cittadini e che sia un segnale per il resto del mondo.
Per cui voteremo contro molto convintamente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Signor Presidente, colleghi Consiglieri. Non entro nel merito, non faccio un esame del contenuto di questo provvedimento, l’ha già fatto bene il relatore di maggioranza Acacia Scarpetti e altrettanto bene l’ha fatto il relatore di minoranza Silvetti.

PRESIDENTE. Mi scusi un attimo, Consigliere. I cartelli non sono ammessi, quindi prego i commessi di recarsi nell’area adibita al pubblico e far rimuovere immediatamente il cartello esposto. Prego, Consigliere.

Enzo GIANCARLI. Quindi, dicevo, che non entro nel merito del provvedimento. Anche perché i colleghi che sono intervenuti, Acquaroli e Binci, hanno parlato delle interessanti innovazioni rispetto ad alcune condizioni sociali e quindi di uno sforzo apprezzabile fatto dalla Commissione. Rispetto al metodo dico – ma può farlo meglio di me, se vuole, l’Assessore Canzian – che c’è stata una partecipazione vera con i soggetti del mondo dell’associazionismo e sindacale. E quindi il provvedimento è stato costruito con questi soggetti.
Allora perché intervengo? Intervengo perché ho ascoltato un’affermazione fatta dal collega Trenta che mi sento di respingere, ossia di quando dice che a Luca Acacia Scarpetti è stato rifilato questo provvedimento. Ecco, guardate, noi nella Commissione lavoriamo con un profondo rispetto da parte di tutti i componenti. Più volte ho avuto modo di dire che la Commissione la concepiamo come un laboratorio, dunque un luogo in cui si approfondisce, si studia, in cui si licenzia, ovviamente, il provvedimento per l’Aula. Per cui anche le stesse scelte sui relatori sono costruite. Il provvedimento è votato dalla maggioranza tutta. Quindi l’aspetto di cui all’affermazione del Consigliere Trenta non ci può essere, non lo accetto. Perché se così fosse non solo verrebbe meno quel rispetto doveroso dal punto di vista istituzionale, ma verrebbe meno anche il rispetto delle persone. Noi prima di ogni altra cosa dobbiamo rispettare le persone e la comunità marchigiana, ma al tempo stesso dobbiamo rispettarci fra noi.
Quindi questo provvedimento lo si può condividere o non condividere, ma sicuramente è stato costruito con l’etica e la responsabilità necessaria.

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento, quindi chiudo la discussione generale e passiamo alla votazione.

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4.
Emendamento n. 4/1 del Consigliere Zaffini:
Al comma 1, così come sostituito dal comma 1 dell'articolo 4, al n. 1 della lettera a) le parole “30 euro/mese” sono sostituite dalle seguenti: “20 euro/mese”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/2 del Consigliere Zaffini:
Al comma 1, così come sostituito dal comma 1 dell'articolo 4, al n. 2 della lettera a) le parole “al 18 per cento” sono sostituite dalle seguenti: “al 14 per cento”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/3 del Consigliere Zaffini:
Al comma 1, così come sostituito dal comma 1 dell'articolo 4, al n. 1 della lettera b) le parole “al 20 per cento” sono sostituite dalle seguenti: “al 16 per cento”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/4 del Consigliere Zaffini:
Al comma 1, così come sostituito dal comma 1 dell'articolo 4, al n. 2 della lettera b) le parole “al 21 per cento” sono sostituite dalle seguenti: “al 18 per cento”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 4/5 del Consigliere Zaffini:
Al comma 1, così come sostituito dal comma 1 dell'articolo 4, al n. 3 della lettera b) le parole “al 22 per cento” sono sostituite dalle seguenti: “al 20 per cento”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8.
Emendamento n. 8/1 del Consigliere Zaffini:
Al comma 1 le parole “al 50 per cento” sono sostituite dalle seguenti: “al 20 per cento”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Dichiarazioni di voto. Ha chiesto la parola il Consigliere Silvetti, ne ha facoltà.

Daniele SILVETTI. Per gli interventi che ho ascoltato mi corre l’obbligo di effettuare una dichiarazione abbastanza articolata.
Se non si conosce l’iter e l’istruttoria che è stata svolta all’interno della Commissione poi un atto come questo dal mio punto di vista politico si potrebbe prestare a mille interpretazioni strumentali.
Voglio ribadire una volta di più che questo regolamento è migliorativo rispetto al precedente (che tra l’altro non è stato mai applicato) laddove era previsto un aumento del 20%, mentre qui avremo un incremento del 7% massimo 12%, che quindi significa che un canone medio di 100 euro aumenterà dai 7 ai 12 euro.
E queste risorse non se le intasca certo la Regione o vanno a finire in un mare magnum, ma vengono impiegate dagli Erap per svolgere attività di gestione e di manutenzione. Opere che sono indispensabili proprio perché gli immobili gestiti dagli Erap sono in condizioni pietose. E se non ci saranno le risorse per svolgere queste attività dovranno essere chiamati i cittadini stessi. Ahi voglia a parlare di povertà!
Il senso di responsabilità, a cui si richiamava anche il Capogruppo del PdL Francesco Massi alcuni giorni fa nelle colonne di un giornale, attraverso cui si assumeva la responsabilità per conto del Gruppo di rispondere concretamente alla crisi che sta vivendo il cittadino, grande, piccolo e medio, dal punto di vista contributivo, si misura anche in provvedimenti definiti e definitivi come questi.
Ecco perché oggi è inutile fare della pura demagogia per spiluccare qualche voto in più di qualche assegnatario.
In un atto di questo genere, apparentemente non importante ma che è invece fondamentale per la piccola economia (soprattutto del piccolo assegnatario che vive con pensioni sociali minime, quindi ecco perchè l’abbattimento forte a favore degli ultrasessantacinquenni, ovvero la diminuzione di cui beneficeranno alcune categorie), occorre nella valutazione una maggiore attenzione, perché non c’è alcun tipo di speculazione né volontà di far cassa.
E’ inutile che facciamo grandi discorsi di macroeconomia o parliamo di risparmio della politica. Qui non è che dobbiamo dare un buon esempio, dobbiamo essere bravi amministratori di ciò che è patrimonio pubblico.
Pertanto un aumento di questo genere, che è assolutamente ridicolo e risibile - con tutto il rispetto delle casse o tasche di ognuno -, è un senso di responsabilità che ciascun Consigliere, indipendentemente dal Gruppo, dovrebbe tenere.
Derivare con ragionamenti sui costi della politica, sulla macroeconomia, sulla crisi e così via, non serve assolutamente a nulla, perché in questo modo non si dà quell’aiuto sincero e concreto a chi ne ha veramente bisogno.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Solo una battuta che voglio rivolgere al Consigliere Trenta. Se un suo amico abita in una casa non tinteggiata, ecco, questo avviene proprio perché l’ente non ha risorse per la manutenzione. E con questo regolamento si differenzia l’affitto proprio da chi ha una casa mal tenuta rispetto a chi invece ha una casa nuova; se il valore dell’immobile è diverso è giusto ci sia una differenziazione.
Come giustamente il Consigliere Trenta ha detto io avrei potuto fare una battaglia dura e pura, però se avessi fatto così rispetto ad un aumento di cinque euro su un canone di 90 euro (tra l’altro con questo regolamento vengono tutelate alcune fasce in difficoltà, ossia i monoreddito e gli anziani sopra i 65 anni con pensione sociale) avrei fatto una battaglia solo a svantaggio dei cittadini. Vogliamo mantenere i cittadini in una casa pubblica diroccata?! Questo non è sicuramente giusto. E secondo me un affittuario per poter avere un livello minimo di manutenzione che gli permetta di vivere in una casa decente è disposto a spendere cinque euro in più al mese.
E se non fosse così andremo in un'altra direzione, andremo cioè verso un livello di edilizia residenziale pubblica non consono alla dignità delle persone che vi abitano. E che porta a che cosa? Porta alla vendita del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, quindi al fatto che non ci saranno più edifici di edilizia residenziale pubblica per quelle fasce di popolazione che non hanno reddito sufficiente per poter accedere al libero mercato degli affitti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Avevamo deciso, o meglio, in molti ci eravamo avviati affinchè si chiudesse l’Erap. - (…) No? Però in molti sì, lei è tra i pochi illuminati, illuminanti! -. Dopodichè parliamo di patrimonio pubblico. Giusto. Allora io dico: il patrimonio pubblico a chi è rimesso? Alla Regione. Quindi è patrimonio della Regione.
Al pluriassente giustificato o ingiustificato o ingiustificabile Assessore esterno e robusto (è un assessore di spesa) Marcolini, io chiesi direttamente qui, caro Consigliere Binci, quanto spende per il patrimonio che ha la Regione e dove prende questi soldini - non credo che lei, Consigliere Binci, possa aver pensato che mi riferissi a chi purtroppo è costretto a muoversi all’interno di queste abitazioni -.
Ma perché dico questo? Il mio elettorato non è l’elettorato che spulcia qualche voto nelle case popolari. Io proprio come concetto sono distante dal chiedere il voto, ma certamente non vado a Fabriano a fare un convegno politico per dire a Spacca che…(…) Io so da dove vengo, quindi non ho bisogno di pietire un voto, due voti, tre voti o dieci voti, io sono coerentemente rimasto sempre al mio posto, mentre altri si sono spostati, caro Binci! E tra l’altro farebbe bene ad ascoltare, caro Binci, ciò che non più tardi di sabato ha detto il caro Vendola. Torniamo dunque a quei pensieri, che a te sono molto più calzanti rispetto a me, che però essendo un uomo di pensiero libero sto sempre più ascoltando con interesse. Ma se un giorno decidessi di abbandonare questo scranno con questa mia formazione politica – parlo a suocera perché nuova intenda! – sicuramente andrei dove il carattere mio sarebbe più libero per esprimersi nudo e crudo, bianco e nero, nord e sud.
Si dice: aumento risibile del canone d’affitto. Ecco, immagini, caro Binci, se lei nel suo portafoglio avesse solo 10 euro però ne ha bisogno di 15. Dove li prende quei 5 euro che mancano? Ha capito cosa voglio dire! Quei 5 euro non sono risibili, sono quella famosa goccia che fa traboccare il vaso o che non permette di arrivare al bicchiere colmo. (…) Bravo, è proprio qui che la volevo! Allora, caro Binci, iniziamo a fare la politica di revisione dei bilanci delle banche. Io non sono un esperto di diritto bancario, ma lei provi a venire in banca con me e agli eredi del mio amico Millauro - che quando vinse al gratta e vinci lo chiamammo “milleuro” - diciamo: ecco, siamo in questa condizione, voglio accesso al credito. Vediamo cosa ci rispondono.
Qualcuno qui parla di demagogia e di qualche voto in più. Ebbene, questo qualcuno dovrebbe innanzitutto spiegarci qual è la direttrice politica precisa, poi viene in Aula e fa una relazione su questo regolamento. Potrebbe così capire che se tagliassimo qualche spesuccia da qualche altra parte del bilancio regionale potremmo rimettere a norma il patrimonio edilizio pubblico, senza quindi gravare su queste persone che io non conosco, che non voglio conoscere e alle quali io non chiederò mai niente. Quindi per non chiedergli mai niente su quello che dice lei, l’apertura al patrimonio pubblico per dare vantaggio, ecc., ecc., per dare un alloggio più dignitoso. Un alloggio più dignitoso, però, a spese di tutti. Di tutti! Di coloro che hanno una dignitosa dichiarazione dei redditi. Quindi non sicuramente con quei 5 euro di chi ha solo 10 euro in tasca, caro Binci!
Pertanto ribadisco il mio voto contrario. Ma state attenti a parlare di coerenza politica, di demagogia e di accattare qualche voto in più, perché allora io metterei nome e cognome su fatti ben precisi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Sarò breve. E’ per dire che voterò contrario. Però lo vorrei motivare in maniera un po’ più articolata rispetto alla dichiarazione del collega Acquaroli a nome del Gruppo. Soprattutto a seguito dell’intervento del collega Silvetti che sembrerebbe assolutamente inconfutabile. Vale a dire che nel momento in cui non ci sono risorse di cassa bisogna garantire un minimo di manutenzione ordinaria e straordinaria agli immobili e pertanto l’unico modo è quello di reperire più fondi.
Ecco, questo ragionamento microeconomico non fa una piega, però c’è un dettaglio di fondo che la politica non può far finta che non sia esistito, cioè la gestione del pregresso.
Il collega Binci diceva che in futuro potrebbe esserci il rischio che la gente non possa avere accesso all’edilizia residenziale pubblica, però qui, attenzione. Può darsi che in passato l’Erap non abbia avuto i fondi che meritava di avere, ma partiamo dal risultato che quando un organismo ha gestito per anni soldi pubblici per costruire piani di lottizzazione e per poter mantenere la manutenzione ordinaria e straordinaria – non ci dimentichiamo che ci sono tre tipi di intervento diversi, che però sono stati fatti –, ecco, se l’Erap si finisce i soldi non è neanche pensabile in termini di virtuosità politica che noi ogni volta allunghiamo questo brodo riallocando gli immobili con nuovi canoni.
Probabilmente l’aumento è anche risibile, però vorrei che fosse chiaro che noi dovremmo giocarci proprio la sfida della vendita; per il Consigliere Binci è ideologicamente negativa invece per me è altamente positiva. Io vorrei che la Regione vendesse le unità immobiliari a chi ci abita da 10, 15, 20 anni. Vorrei che si creasse un meccanismo di circolazione di denaro in entrata e in uscita. Probabilmente, certo, non si riuscirà a fare tutto, sarebbe utopistico, però è evidente che si dovrebbe iniziare a vendere ics immobili e poi i proventi in parte destinarli per costruire e in parte per fare soprattutto le manutenzioni straordinarie più gravi (è indubbio che ci sono case in cui i termosifoni non funzionano ecc. ecc., non possiamo non prenderne atto).
Secondo me, quindi, il ragionamento del collega Silvetti è valido solamente a fronte di una chiara linea politica macroeconomica gestionale dell’Erap che preveda un forte turnover fra le lottizzazioni e le vendite, fra i proventi e le manutenzioni straordinarie. Cioè non è giusto chiedere la virtuosità solo al cittadino.
A me dunque starebbe bene approcciare di intensità su questo provvedimento come fa il collega Silvetti se vedessi segnali chiari sulle vendite, che però adesso non ci sono.
Sui piani di vendita c’era anche una legge regionale che diceva ai Comuni “fate il vostro censimento, diteci ciò che è dell’Erap, ciò che è vostro, ciò che è fatto insieme, ed andiamo a monitorare ciò che è vendibile”. Qualcuno di voi ha visto qualcosa? Io non ho visto nulla.
Per cui di fronte a questo tipo di mentalità io non trovo drammatico il provvedimento odierno, trovo semmai drammatico il vuoto politico con il quale si affronta la necessità di quella sfida che ci deve vedere assolutamente, che ci piaccia o meno, protagonisti anche di una grossa dismissione di immobili.
Probabilmente il rischio tecnico è di trovare il punto di caduta tra il valore di mercato, le regole e quello che necessiterebbe avere come liquidità per fare un po’ più di manutenzione straordinaria. Ed io, ripeto, non credo alle favole, non pretendo che l’Assessorato abbia la capacità della bacchetta magica di fare un provvedimento che risolve tutto. Però ci dobbiamo mettere nell’ordine delle idee che non è commissariando l’Erap o aumentando un po’ le tariffe che risolveremo il problema. Perché da qui a tre-quattro anni la manutenzione straordinaria non cala certo, semmai aumenta. E allora per avere forse anche meno manutenzione straordinaria e ordinaria bisogna vendere. Perché se io ho dieci immobili che mi vanno in deperimento sarà meglio che ne vendo cinque e poi faccio la manutenzione sugli altri cinque.
Quindi, ribadisco, mettiamoci nell’ordine delle idee di vendere, altrimenti questo provvedimento è solo puro statalismo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Pensavo che al di là della discussione, per carità, sempre legittima e interessante, questo provvedimento sarebbe scivolato via in maniera più tranquilla. Anche perché, lo voglio ricordare per quei Consiglieri che non erano qui, il provvedimento in sè riguarda un dibattito datato. Sono anni che si parla della riforma dei canoni delle abitazioni popolari. Poi volta per volta siamo riusciti a conoscere la situazione dei 14 mila alloggi che abbiamo, alcuni dei quali non rispondono neanche ai servizi minimi e quindi alla dignità di chi ci vive.
Questo tema l’abbiamo dunque affrontato già diverso tempo fa, scegliemmo la strada dell’aumento lineare del 10%. Invece questo provvedimento è più articolato, prende in considerazione alcuni criteri, cioè la valutazione dell’immobile e il reddito, ossia l’aumento è parametrato alla struttura. Quindi mi pare molto equilibrato.
Ed il ragionamento che fa il Consigliere Trenta la Giunta lo ha applicato. Se si conosce fino in fondo il bilancio ci si rende conto, infatti, che 1 milione e 400 mila euro all’anno la Giunta li mette a disposizione all’Erap proprio per il mancato aumento dei canoni, cioè per la difficoltà di fare manutenzione ordinaria. Per cui la relazione fra alloggi popolari e bilancio c’è; tra l’altro allora lo potremmo fare per qualsiasi settore, ogni volta che c’è un problema richiamiamo il bilancio e proponiamo la modifica delle poste che ci sono.
Inoltre, Consigliere Zinni, l’Erap un piano di dismissioni ce l’ha. Però bisogna prendere anche atto che le dismissioni. Fra l’altro l’Erap ha aiutato col piano casa. Vi ricordate la vicenda delle percentuali maggiori di valorizzazioni degli immobili Erap col piano casa?
E l’Erap lo dobbiamo riformare, speriamo che la riforma vada avanti, che prenda le mosse da quest’Aula e non da altri luoghi, riprenda le mosse da dove si è fermata, mi pare l’abbiamo approvata a settembre, poi il commissariamento, insomma è un tema che riprenderemo in quest’Aula.
Comunque mi pare che bisogna stare sul provvedimento, conoscere il percorso che abbiamo fatto in questi anni di riforma di questa struttura, compreso l’aumento dei canoni.
Un altro elemento che discutemmo qua fu quello della modifica dei criteri di assegnazione, cioè rivedere i punteggi relativi a chi occupa e come si fa ad arrivare per accedere, e riuscimmo in qualche modo a riequilibrare fra italiani ed extracomunitari.
Oggi arriviamo alla formulazione di un provvedimento che aumenta, come diceva Acacia Scarpetti ed anche il Consigliere Silvetti, dal 7% al 12%. E siccome alcuni immobili hanno un valore relativo qualcuno che pagava 30 euro al mese ne andrà a pagare 27.
Ecco, rendiamoci conto di cosa stiamo parlando, la demagogia davvero non serve. Si tratta di dare un servizio e la dignità minima ad alcune persone meno abbienti che vivono in quegli alloggi popolari.
Chiamare in causa la Giunta col bilancio è sbagliato. Ripeto, la Giunta in tutti questi anni ci ha messo 1 milione e mezzo all’anno. Quindi o abbiamo chiara la situazione oppure rischiamo davvero di fare solo demagogia e populismo.
Per cui il PD vota convintamente a favore di questo atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. Questo regolamento, visto nell’ottica della temporaneità, è un provvedimento sacrosanto.
Nel corso di questo anno nei bilanci degli Erap credo saremo in grado di misurare la rilevanza dell’IMU, che naturalmente comporterà un aggravio notevole del loro già difficilissimo equilibrio finanziario. Un equilibrio finanziario che si ottiene riducendo la manutenzione. Ha ragione il Consigliere Binci, senza soldi non si fanno le manutenzioni e non si riportano i conti in equilibrio.
Per quelle famiglie che non possono pagare è sbagliato rispondere a questa loro necessità abbassando l’affitto a livelli insostenibili. Gli affitti non dovrebbero avere un minimo superabile. E se ci sono famiglie che non possono pagare il pubblico dovrebbe avere lo stesso atteggiamento che ha per altri servizi. Cioè nei casi di povertà estrema deve esserci la solidarietà, quindi il Comune e la Regione finanziano.
E questo è per far mantenere in equilibrio conti esatti per quanto riguarda la gestione immobiliare. Altrimenti con una solidarietà sbagliata manderemo a fondo un patrimonio immobiliare.
Dunque va ridiscusso, affinchè gli Erap possano avere un bilancio sano. In questi anni dallo Stato non è arrivata più una lira. Per cui ormai i vecchi immobili, quelli che hanno decine di anni, sono privi di requisiti igienici e purtroppo temo che inizino ad avere anche problemi di stabilità.
Ragionando pertanto in questi termini potremmo arrivare ad un aumento serio e ragionevole degli affitti e ad un sostegno appropriato per le famiglie che non possono pagare. Invece il modo con cui è stato fatto fino adesso secondo me è sbagliato.

PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Consigliere Binci per fatto personale, ne ha facoltà.

Massimo BINCI. E’ per fatto personale visto che in un intervento sono stato in qualche modo un po’ sbeffeggiato.
Io non ho detto che l’aumento è risibile bensì che l’aumento è proporzionale al valore della casa e del reddito. Gli affittuari peraltro sono stati sentiti. Cioè, c’è stata una contrattazione e alla fine un accordo tra gli affittuari…

PRESIDENTE. Bene, Consigliere, ha già spiegato!

Massimo BINCI. Un’ultima cosa. Il canone minimo è di 30 euro, quindi da questo regolamento le persone a basso reddito sono tutelate. Oltretutto per chi non riesce a pagare intervengono i Comuni.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Proposta di regolamento n. 3. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Proposta di atto amministrativo n. 39
ad iniziativa della Giunta regionale
“Programmazione rete scolastica per l'anno scolastico 2012/2013 - Deliberazione dell'Assemblea legislativa regionale 26 luglio 2011, n. 30”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 39 ad iniziativa della Giunta regionale. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Questo atto per il dimensionamento scolastico della nostra regione lo votiamo, come sapete, in un momento di transizione, la normativa statale cambia di continuo, per cui la Regione ha dovuto sviluppare un lavoro enorme di adeguamento alle norme modificate, operando cambiamenti, come dire, in corso d’opera.
Prima di illustrare brevemente il lavoro svolto dalla Commissione vorrei fare una piccola riflessione su com’è oggi la scuola pubblica nel nostro Paese.
La nostra scuola pubblica è sfiduciata, è confusa, la parola “educazione” è quasi diventata una parola impropria. E’ infatti difficile educare con classi composte anche da più di trenta alunni, con questo numero è impossibile seguire gli studenti individualmente nei loro percorsi di apprendimento che sono appunto diversi da individuo a individuo.
Nella scuola pubblica italiana - la scuola primaria era il fiore all’occhiello in Europa e in altre parti del mondo anche per quanto riguarda la scuola materna - oggi al massimo si può trasmettere l’istruzione, l’educazione è bandita, perché educare significa soprattutto seguire la crescita emotiva, la cura dei sentimenti, ma che oggi, ripeto, nelle cosiddette classi pollaio è quasi impossibile praticare. A volte le classi sono sovraffollate in modo insopportabile, e questo succede anche nella nostra regione; a tal proposito personalmente vorrei proporre una mozione a supporto di ciò che ho detto, cioè per sollecitare il nuovo Governo affinché a partire dal prossimo anno tutto questo non succeda più.
Per non parlare poi del disagio degli studenti diversamente abili, dei fondi di istituto non più finanziati, della precarietà degli insegnanti e tanto altro ancora che dovremmo e vorremmo avere modo di trattare anche in questa nostra Assemblea legislativa.
Per cui anche rispetto alla definizione di questo atto ci si è trovati di fronte ad un quadro non chiaro su come procedere per il dimensionamento scolastico nella nostra regione. E così è stato anche per tutte le altre regioni. Tanto è vero che alcune hanno già impugnato di fronte alla Corte Costituzionale la legge 111/2011 del precedente Governo che dispone la cancellazione delle scuole primarie e secondarie di 1° grado attraverso il loro accorpamento in Istituti comprensivi (ISC) con almeno 1.000 alunni (500 per le zone più disagiate).
La Commissione, che ringrazio per il lavoro che ha sviluppato, ha attivato un’istruttoria approfondita della proposta, sia con le organizzazioni sindacali che con tutti i soggetti interessati, attraverso vari incontri. Incontri ne abbiamo avuti anche con l’Assessore Luchetti dal quale abbiamo avuto assicurazioni che le trattative in corso con gli organi ministeriali vanno avanti – poi magari sarà lui stesso che dirà con precisione quello che sta succedendo e il lavoro che ha svolto in questi ultimi giorni –. Pertanto il nostro auspicio, da quanto appunto ci ha detto nell’incontro l’Assessore e i suoi dirigenti, è che alcune dirigenze scolastiche negli istituti sottodimensionati potrebbero essere recuperate.
Dunque l’orientamento per l’anno scolastico 2012-2013 è di proseguire con la formazione degli ISC, che nella nostra regione, peraltro, sono presenti da più di dieci anni. Nell’anno scolastico corrente nel territorio marchigiano sono presenti 133 ISC (nella provincia di Ancona già dal 2003), 33 sono le direzioni didattiche e 10 le scuole secondarie di 1° grado.
Con il dimensionamento che andremo ad approvare questa mattina si cambia con la presenza di tutti istituti comprensivi in almeno quattro province.
I Comuni che nella regione Marche erano sedi di circoli didattici e scuole secondarie di 1° grado hanno profuso un grande impegno in questo processo di dimensionamento e l’attività delle amministrazioni locali (Comuni e Province) è stata molto intensa. Le scelte fatte, concretizzatesi nelle delibere provinciali sul dimensionamento e l’offerta formativa, danno conto di un lavoro svolto sul territorio che rispetta le linee di indirizzo regionale e che la Commissione non ha inteso stravolgere.
La conclusione del processo è che per l’anno scolastico 2012/2013 sono stati istituiti 18 nuovi istituti comprensivi, sono rimaste 5 direzioni didattiche in zone non montane e nessuna scuola secondaria di 1° grado.
Per questo anno scolastico 2012/2013 è forte la richiesta da parte delle istituzioni scolastiche di nuovi indirizzi di studio, approvati dalle Province, a fronte di una popolazione scolastica piuttosto stabile.
Con questo atto si impegna la Giunta regionale a monitorare le iscrizioni affinchè le prime classi dei nuovi indirizzi di studio siano complete.

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. L’atto di dimensionamento scolastico è sempre un atto delicato. Peraltro ogni anno assistiamo a tentativi di scippo da parte di questo o quel Governo che tenta di legiferare al posto nostro in tema appunto di dimensionamento. La Corte Costituzionale, come sapete, ha più volte ribadito come questa programmazione sia materia esclusiva regionale. E quindi dobbiamo assumerci tutte le responsabilità della situazione, come pure rivendicare e difendere rispetto alla legislazione nazionale il nostro ruolo.
Prosegue l’attuazione delle riforme che, anche con tante polemiche, si sono susseguite negli anni e prosegue soprattutto il cammino dell’autonomia scolastica.
Negli scorsi anni il dimensionamento è stato improntato più su criteri di nuovi indirizzi e nuovi corsi. Sopratutto lo scorso anno c’è stata l’esplosione della riforma Gelmini, percorso formazione, percorso istruzione, percorso liceale, insomma tutto ciò che i curricula di queste scuole consentiva di poter attivare in termini di nuovi indirizzi e nuovi corsi. E’ stato l’anno, infatti, in cui sono stati dati più corsi e più indirizzi. E qui apro e chiudo una parentesi, ossia, mi risulta che molti – e quindi chiedo vigilanza per il prossimo anno – non sono attivati per carenza di iscrizioni. Abbiamo denunciato più volte come spesso il corso di indirizzo sia la bandierina da issare su questa o quella scuola o per favorire quella città o quel territorio, spesso in concorrenza con istituti analoghi di territori limitrofi. Ma senza la dovuta concertazione le iscrizioni non arrivano. E mi pare, ripeto, che molti di questi corsi – nell’atto sono riepilogati – non sono stati attivati. Ecco, non diamo tutto a tutti, perché poi ci sono corsi che non registrano le iscrizioni oppure, peggio ancora, fanno chiudere scuole e i corsi storici limitrofi.
Quindi se gli scorsi anni è stato questo, quest’anno, dobbiamo dirlo, è invece il piano di dimensionamento dei tagli. Tagli in senso lato, in senso sommario, però, più specificamente, tagli delle dirigenze. E’ l‘anno delle autonomie scolastiche e degli istituti comprensivi, i famosi ISC.
Perché questo? E’ per una legislazione nazionale che ha imposto certe cose. Non possiamo far finta che non c’è stato il d.l. di luglio 98/2011 che all’articolo 19 ha dato delle direttive tassative soprattutto in termini di 1.000 alunni (500 per le scuole di montagna) sotto i quali non si mantiene l’autonomia. Non dimentichiamo neppure che quella era una legge di razionalizzazione della spesa pubblica. Era una delle ultime manovre del Governo Berlusconi che imponeva, sappiamo per quali ragioni, il contenimento della spesa, razionalizzava e metteva tutto in questo decreto. Così come sempre la scuola veniva affrontata in termini di mannaia e non di riforme più complessive. Però anche queste erano già avvenute, ma non torniamo nello specifico e nel merito perché poi avremo ognuno la nostra posizione.
La seconda manovra pesante è stata quella della finanziaria di novembre che ha rettificato in termini minimali i numeri dei 500 e dei 1.000, ribadendo però la necessità e l’obbligatorietà di questi tagli.
Primo punto. La nostra Regione, ci fa piacere dirlo, non ha impugnato quell’articolo 19 del d.l. 98/2011, come non ha impugnato i successivi, che a mio avviso, invece, costituisce una lesione della nostra competenza legislativa esclusiva in termini appunto di dimensionamento scolastico. Molte Regioni hanno impugnato quel decreto legge mentre noi abbiamo scelto una strada diversa. Una strada che possiamo ritenere condivisibile o meno, quella cioè di uniformarci, necessariamente ma anche andando oltre a quello che ci chiedeva il decreto legge, a questo cammino di razionalizzazione, dei tagli, della contrazione e restituzione di alcune dirigenze. Questo è un dato di fatto, che poi riprenderò velocemente alla fine.
A mio avviso l’atto di oggi, con questa decisione di non impugnare, tira una linea. Una linea in base alla quale le recriminazioni che ci hanno un po’ contraddistinto nel ruolo delle parti fino ad oggi, ecco, credo che nessuna delle due parti, parlo della minoranza e della maggioranza, possa non poterle non doverle fare più. Proprio perché da una parte il centro-sinistra, che ha sempre pianto una situazione di tagli e di imposizioni, ha rinunciato a quello che era un suo diritto, scegliendo poi, credo coscientemente e anche con una larga, devo dirlo, condivisione dei territori, di eseguire la strada del rigore, quindi degli accorpamenti, cioè di non sospendere l’attuazione di questi accorpamenti - la sollecitazione venuta nelle audizioni sopratutto del mondo sindacale era proprio di sospendere -, di aspettare un anno e farli successivamente.
La mia è una relazione tecnica, dunque mi attengo principalmente al ruolo istituzionale di relatrice di minoranza, ma voglio aprire e chiudere una parentesi con una valutazione politica. Ossia, anche per una parte della minoranza credo diventi difficile gridare contro il piano di dimensionamento che taglia. Che seppur sia andato ultra petitum, come diremmo in termini giuridici e legali, però si è posto perfettamente, addirittura rinunciando all’impugnazione, sulla scia che il Governo Berlusconi prima, la Gelmini, e il Governo Berlusconi dopo, la finanziaria di novembre, ha indicato. Quella cioè dei tagli, quella dei numeri tassativi. Perché su 500 e 1.000 non ci piove. Possiamo mantenere, Assessore, come abbiamo fatto, qualche sottodimensionamento, possiamo sforare su qualche sovradimensionamento, si può fare la media anziché 1.500 (come l’atto fa, siamo a 800-870 alunni di media in ogni istituto e quindi in ogni autonomia), però i numeri sono quelli, per cui se si stava a 900 bisognava accorpare e si stava sotto a 500 lo stesso.
Dico questo perché credo – poi chiudo la parentesi politica - che si tiri una linea oltre la quale il cosiddetto ruolo delle parti, il gioco delle parti che fino adesso si è fatto, sia difficile farlo. Perché questo è un atto fondamentalmente di rigore. Si è uniformato e ha fatto di più. E qui è un po’ il punto. Addirittura su 12 dirigenze che avremmo dovuto restituire ne restituiamo 22. I sindacati sono contrari, però io non credo che la politica, per quanto debba ascoltare e audire, debba poi prendere ordini dalle categorie e dai sindacati, siano essi della scuola o dei lavoratori. Sono contrari per ragioni di merito che hanno esposto e probabilmente anche per ragioni occupazionali, perché la contrazione di qualche dirigenza comporta anche una riduzione di qualche precario, di personale di segreteria e così via. Ci avevano addirittura suggerito la strada di sospendere per ora questi tagli e di andare avanti. Cosa che la Commissione, devo dire, ha concordemente respinto.
E’ pur vero, però, che ci sono Regioni più o meno virtuose. Questo va detto. Ci sono Regioni che non restituiscono le dirigenze. Ci sono Regioni che non hanno fatto gli ISC come abbiamo diligentemente fatto noi. E peraltro devo dire che il lavoro era in parte già stato svolto. Cioè le Marche nel cammino degli ISC non si trovavano ad essere una delle peggiori regioni, anzi, era già una delle più virtuose. I primi ISC nelle Marche risalgono addirittura a 15-20 anni fa, mentre, ripeto, ci sono Regioni che non li hanno fatti e che non hanno trovato le sintesi.
E qui passo ad un altro punto importante a mio avviso da trattare, che ha fatto sì che la Commissione non raccogliesse l’invito alla sospensione e quindi a ripensare al discorso della riduzione delle dirigenze, cioè il fatto che i territori avevano fatto la loro sintesi.
In passato i piani provinciali spesso sono stati di Giunta, non sempre di Consiglio, c’erano addirittura Province che rimettevano tutto alla Regione, era un brutto scaricabarile, invece per fortuna da qualche anno le Province deliberano sempre in Consiglio, portano i loro piani. Però, ecco, dietro questo c’è stato il lavoro dei territori. Ci sono stati spesso i consigli comunali dei piccoli comuni che hanno deliberato. Ci sono stati consigli di istituto e collegi dei docenti delle scuole che hanno deliberato e fatto delle proposte. Insomma, il territorio ha concertato, bene o male a seconda dei punti di vista, e ha fatto un pacchetto di proposte che fa sì che la razionalizzazione sia ancor maggiore, questo va detto, di quello che ci hanno sempre chiesto. Di dirigenze ne potevamo restituire 12 invece ne restituiamo 22.
L’Allegato C – il Consigliere Massi ne ha discusso anche in Commissione, magari sarà oggetto di ulteriore discussione – è una sorta di propositi, una sorta di forte richiesta – e ci affidiamo veramente all’Assessore, alle sue capacità di trattativa con il Governo nazionale –, e che ovviamente non è cogente per nessuno, e cioè che queste dirigenze che restituiamo vengano riassegnate nelle Marche quando ce ne saranno le condizioni. Ci sono istituti sottodimensionati, ci sono istituti tendenzialmente crescenti per popolazione scolastica, per zone che stanno espandendosi, però, ecco, facciamo in modo che non diventino tutti macro ISC come in alcuni casi avviene. Un aspetto didattico, questo, che è altrettanto da esaminare. Perché questo atto ha luci e ombre, come sempre, ma sulla continuità didattica non si scherza. Gestire ISC di 1.600-1.700 alunni non nascondo che può essere difficile. Quindi casomai parliamo di questo più che, a mio avviso, del preside che cambia zona. Insomma, distinguiamo il discorso burocratico-amministrativo dei funzionari da quello che è la continuità didattica e anche dal rischio di verticalizzazione dove si trovano insieme bambini e persone più grandi.
Ecco, questo è un discorso casomai da fare. E sulla continuità didattica anche stamattina in Commissione abbiamo fatto l’invito a far sì che come principio venga salvaguardato. Il POF (Piano di offerta formativa) e in primis la continuità didattica siano sempre salvaguardati negli accorpamenti, nelle riduzioni e nelle varie azioni di dimensionamento che si andranno a fare.
Concludo rapidamente ma una domanda come relatrice di minoranza la devo fare.
Noi abbiamo un Ufficio scolastico regionale - ora c’è il dott. Calascibetta e prima altri dirigenti - che il giorno stesso o il giorno prima – e questa, Assessore, è un po’ un’usanza - del voto sul dimensionamento ci dice dove c’è parere negativo e dove c’è parere positivo. Ebbene, dà parere negativo a vari indirizzi musicali per la scuola secondaria di primo grado. Allora, mi chiedo, noi deliberiamo, e il parere dell’Ufficio scolastico regionale è negativo, è una pia illusione? Ci saranno poi i fondi? Il fatto che gli organici li gestisce il Ministero e noi facciamo il dimensionamento è purtroppo un problema di schizofrenia legislativa che esiste. Tanto che nella riforma di cui tanto si parla come Regioni speriamo pure di prendere non solo il dimensionamento e la programmazione ma anche la gestione degli organici. Altrimenti si corre il rischio che noi deliberiamo corsi che poi non vengono finanziati, non ci vengono dati i professori, i maestri o il personale Ata, insomma, tutto quello che serve.
Questo è dunque un primo ostacolo. Perché, ripeto, per lo meno noi nella Commissione abbiamo questo parere che stoppa delle cose.
Concludo su un aspetto dell’atto che ritengo positivo, l’attribuzione delle qualifiche triennali per la formazione professionale.
Io su questo faccio battaglie da tempo. L’Assessore si è mostrato sensibile. C’era tutto un movimento forte degli istituti sia delle scuole di istruzione professionale sia delle scuole di formazione professionale. Quest’ultime per ora sono state accantonate, ma dovranno essere calcolate in quanto svolgono un’opera di cattura dei ragazzi più svantaggiati che altrimenti andrebbero in dispersione scolastica. Quindi per il momento ci siamo occupati dell’istruzione professionale. Sono state istituite numerose qualifiche triennali (elettricisti, meccanici ecc., per cui attività propedeutiche ai mestieri e al mondo del lavoro). Sono qualifiche che mancavano e che consentono un’ampia scelta anche a quei ragazzi che non vanno ai licei ma che invece scelgono quel c.d. canale, come dice la riforma Gelmini, dell’istruzione e formazione.
Ora l’istruzione con questo atto offre un’ampia gamma di scelta tra molte qualifiche, consentendo così ai ragazzi di assolvere l’obbligo scolastico dei 16 anni. Diversamente il ragazzo che non è per il liceo, quello che non ha voglia di fare i cinque anni non potrebbe assolvere l’obbligo scolastico negli istituti professionali. Ora abbiamo invece messo a disposizione un buon numero di qualifiche, che se non erro sono elencate nell’allegato B. Questo è positivo in quanto, ripeto, parliamo di una fascia di studenti che se non va a scuola va per strada.
E la scuola non è necessariamente quella alta liceale ma molto spesso è quella della formazione, su cui raccomando l’Assessore di mettere immediatamente mano perché la formazione è un’altra partita importante, e quella dell’istruzione professionale.
Per cui su questo abbiamo dato una tamponata ad un problema che ci sollecitavano da tempo i dirigenti della formazione e istruzione professionale.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Comunico intanto che alla fine di questo intervento chiederò le dimissioni del Presidente del CAL Ricci. E’ per quel gravissimo deliberato del CAL. Il CAL non è un ente che deve portare avanti solo istanze di un territorio o un particolarismo, come Ricci ha appunto scritto in quella delibera assurda del CAL. Tra l’altro penso non si sarà neanche letto, a mio avviso, il piano di cui parliamo. Inoltre nella sua delibera della Provincia di Pesaro c’è anche scritto che la Regione ha fatto ricorso.
Ora, capisco che può ancora esserci quel costume che vigeva con Kim Jong, il problema però è che bisogna che Ricci si vada a leggere le cose che fa la Regione prima di dichiarare la propria fede politica.
Quindi preannuncio che alla fine del mio intervento chiederò, per buon costume, le dimissioni di Ricci che attualmente è Presidente del CAL.
Inoltre credo che da questa Assemblea legislativa io possa proporre una mozione, un ordine del giorno di incoraggiamento, di stima e di gratitudine nei confronti di Maria Stella Gelmini, perché qui oggi finalmente anche il PD, che ringrazio, è talmente tanto sulla linea Gelmini al punto che supera del 300% il taglio che la stessa Gelmini e Tremonti avevano proposto. In altri tempi ci sarebbero state barricate di tutti i tipi, ma oggi i tempi sono cambiati.
Ecco una dichiarazione di regime: “Il Presidente Spacca si è incontrato con Passera – comunicati che una volta facevano la Tass e la Pravda –: l’incontro è stato molto proficuo, perché ha consentito di sottoporre con evidenza al Ministro Passera questioni di grande rilievo per la nostra regione. Il Ministro si è dimostrato molto attento e sensibile”. Cari compagni, c’è da vergognarsi! Penso se un Ministro del Governo precedente avesse fatto tale dichiarazione come voi avete fatto con comunicati, conferenze stampa ecc.. Quello che sta avvenendo è semplicemente ridicolo!
Sono contento che il Ministro della pubblica istruzione abbia confermato in tutto la riforma Gelmini, dicendo pertanto anche a voi, quindi al PD e all’UdC, che porterà fino in fondo l’applicazione della riforma Gelmini. Noi siamo contenti, perché questo dimostra tutta la strategia politica velenosa che c’era prima. Pensateci e rifletteteci.
Quando la collega Ortenzi parla delle classi pollaio, ebbene, ricordatevi che a settembre avete fatto comunicati - sempre comunicati del centro-sinistra, ma in particolar modo, mi dispiace dirlo, del PD, e scusate se parlo del PD, ma è chiaramente il partito di riferimento maggioritario egemonico nella maggioranza – sui precari. Ve lo ricordate o no?!
Il Governo precedente nelle Marche ha fatto 1.700 assunzioni e stabilizzazioni. Voi cosa fate oggi? Tagliate posti di lavoro più di quelli che vi ha chiesto Tremonti e Gelmini! Vi hanno chiesto un taglio di 12 presidenze e voi ne proponete 22 a fronte di 29 che già si tagliavano ope legis. E questo come lo spiegate ai lavoratori! O i lavoratori sono solo quelli della Fincantieri?! Mi dispiace, ma io sono contro la demagogia. Qua dentro nei mesi precedenti la demagogia si è tagliata a fette. Almeno oggi ammettete che vi sbagliavate.
Qui si tagliano posti di lavoro. E figuriamoci se io non sono convinto che c’è da razionalizzare, accorpare, ecc.. Qui si preparano dirigenze da 1.600 alunni, ma chi ve lo ha chiesto 1.600 alunni? Se leggo il 111, il 183, la circolare Cosentino, la circolare Chiappetta – questo dirigente del Ministero della pubblica istruzione, mi piacerebbe conoscerlo –, ecco, chi ve lo ha chiesto 1.600 alunni per istituto? Chi ve lo ha chiesto? Chi vi ha chiesto di sopprimere nella regione Marche 51 dirigenze?! Ci stanno le tabelle che vi ha mandato anche il Ministero, perché siete andati oltre? Perché non è stato fatto ricorso? Anche se naturalmente per la Pravda di Ricci era già fatto il ricorso, c’è sempre la presunzione di infallibilità!
Mi scuso, Assessore, ma credo che queste cose non siano state chiarite.
Poi se l’Assessore dice – e dico l’Assessore perché il Presidente Spacca di queste cose non credo neanche se ne sia occupato –: attenzione, io ho voluto fare un passo avanti, voglio razionalizzare di più, ho un altro sistema in testa un po’ più crudo e duro. Ecco, Assessore, qua la mano! Se lei mi dice che ha fatto tutto questo per andare oltre i tagli drammatici che ci vengono imposti, io posso magari non approvarlo, per carità, potrei passare io dalla parte demagogica, ma lo apprezzo, è comunque una sua proposta di cui si prende la responsabilità. Però poi non si può ricorrere ai soliti ordini del giorno, Consigliera Ortenzi, ove si mettono sempre le intenzioni – e sapete cosa ne penso io degli ordini del giorno – per dire a quelli che domani protesteranno che in fondo si è fatto un ordine del giorno.
Assessore, non si può inserire in un atto l’allegato C! C’è stato insegnato fin quasi dalle elementari che un atto amministrativo deve dire sì o no, non che spera, si propone, auspica. Si propone a chi? A chi? L’allegato C è un’aberrazione giuridica! In un atto non ci può stare un auspicio! E’ come se facessimo un atto sulla protezione civile dicendo “speriamo che non piova”. Non ci prendiamo in giro!
Se vogliamo essere seri il minimo che c’è da fare è sopprimere l’allegato C. Il minimo!
Per non parlare della confusione sugli indirizzi musicali. Quello che succede ad Ascoli con la D’Azeglio è veramente incredibile. Andate cioè a spiegare ai genitori e agli studenti quello che devono fare per l’iscrizione sui quattro indirizzi musicali. Voi mettete mano lì ma la competenza è della direzione scolastica. Quando invece la competenza deve essere della Regione non fate ricorso. Mentre le altre Regioni, anche quelle rosse, lo hanno fatto – e le Regioni rosse fanno ricorso sempre, a prescindere –. Ma voi no, non lo avete fatto neanche quando c’era da farlo macroscopicamente. Sì, macroscopicamente, perché dopo i benefici non li prendi. Se vince l’Emilia Romagna i benefici diretti non ce l’hai. Se loro cambiano la normativa motu proprio è un conto, se invece la sentenza che potrebbe essere emanata sarà favorevole la Regione Marche automaticamente non ne potrà usufruire.
Quindi, non scomodate concetti tipo scuola pubblica e scuola privata. Vi prego di non farlo. Perché se rispolverate questa cosa per disegnare abilmente lo spettro della scuola privata siete veramente fuori era! Qui non c’è nessun attacco da parte della scuola privata al pubblico, si tratta invece di vedere come il pubblico si organizza.
Ripeto, se l’Assessore dice che ha voluto predipsorre un piano più severo del Governo che glielo ha chiesto io lo rispetto al cento per cento. Ma se non trovo questa motivazione qui siamo veramente di fronte all’irrazionalità più totale.
Pertanto noi abbiamo proposto un emendamento per la soppressione dell’allegato C, perché, ripeto, è un’aberrazione giuridica totale.
Mi dispiace che la Regione su questo atto sia stata totalmente succube delle Province - che peraltro devo capire se hanno capito -. Pensiamo di farci bella figura?!
Il nostro Governo – il nostro Governo! - sta ridisegnando (c’è anche una mozione bipartisan) le funzioni delle Province. E tutta questa programmazione ritornerà di corsa, come è giusto, alla Regione. Ecco, noi come ultimo messaggio prendiamo per buono tutto quello che hanno fatto le Province e lo facciamo con atti assolutamente stucchevoli.
Per cui siamo estremamente perplessi.
Devo dire che il CREL ha almeno dimostrato di essersi studiato l’atto e dà un parere differenziato, un no per la parte dell’accorpamento e la soppressione delle dirigenze. Quindi in questo caso è d’accordo con noi. Poi è d’accordo con l’atto nella parte, a cui faceva riferimento anche la relatrice Romagnoli, relativa ai corsi di formazione, sui quali sicuramente anche noi siamo d’accordo.
Non si fa un passo avanti per quanto riguarda altri tipi di programmazione. Qui ci sono state lunghe ore di battaglia sulla vicenda dell’Alberghiero a Matelica. Come ad esempio ad Ascoli all'Istituto D'Azeglio faccio solo questo riferimento territoriale. Poi c'è l'argomento del possibile depotenziamento dell’Alberghiero di Cingoli. Ecco, questo argomento viene rimandato, Assessore. Però qui posso anche prendere atto del fatto che la Provincia di Macerata non è entrata nel merito. Dicevo prima che si santificano le Province quando le stesse non hanno assolutamente questo merito. (…) No, no. A onor del vero la sede coordinata dell'alberghiero l'avrebbero fatta sia Matelica che Sarnano, e ci sono prove che si possono verificare. Per quanto mi riguarda ero contrario a Matelica perché a mio avviso avrebbe depotenziato direttamente Cingoli, essendo fornita di ferrovia, cosa che non avviene per Sarnano. Però devo dire che i due Comuni, i due comprensori, comunque chiedevano questo servizio a costo zero sia per la Provincia che per la Regione.
Concludo dicendo che il CAL a mio avviso, ripeto, ha dato un parere assolutamente frettoloso e superficiale. Se fosse per incapacità, ecco, ce la possiamo avere tutti, non voglio essere assolutamente nè maligno né cattivo. Mi riferisco invece al fatto che il Presidente del CAL porta a delibera un’osservazione su una sola scuola, foss’anche quella sotto casa sua. Bhè, questo non è una dignità che chiediamo al CAL. Mi dispiace, ma noi al CAL abbiamo chiesto tutt’altra cosa.
Quindi chiedo formalmente a Ricci di dimettersi da Presidente del CAL.
Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Devo dire che le conclusioni del mio Capogruppo Massi hanno di fatto esaurito il mio intervento. Voglio però ritornare su un argomento, cioè quello della politica di coesione all’interno della Regione. Dopodiché evidenziare anche la mancata concertazione sulla rete scolastica. Caro Assessore Luchetti, non me ne voglia, ma per capire dove siamo, per capire dove stiamo arrivando con questa scellerata programmazione, devo tornare indietro.
Assessore Luchetti, ancora oggi debbo chiederle chiarimenti sull’istituzione del liceo musicale. E’ stato riproposto in maniera ormai purtroppo obsoleta come intervento politico, caro Assessore Canzian. Lei si occupò della vicenda dell’istituzione del liceo musicale a Ascoli Piceno.
La concertazione a livello provinciale diede un indirizzo, una speranza, che però naufragò per quelle scelte che il bravissimo e valente Assessore Luchetti non considerò. Seppure la Regione aveva la possibilità di istituire altri due licei musicali. La questione non riguarda una rivalità di campanile, ma ancora oggi a me non è chiara la metodologia. - Assessore Luchetti, sta forse rileggendo quella relazione?! -.
In barba a una delibera di Giunta venne stravolto tutto il significato delle richieste che partivano da quella provincia, il nord dell’Abruzzo.
Per cui, ecco, caro Assessore Canzian, dovremmo pensare ad una territorialità politica diversa. Per noi il suo sostegno è importante, lo è per tante vicende, dal come si sta componendo il discorso sulla sanità ma anche sulla rete scolastica.
C’è una mano invisibile che regola queste cose, ma nonostante la grande visibilità dell’Assessore Luchetti io ancora oggi non riesco a capire il perché di certe scellerate decisioni.
Il sistema di rete come strumento di sviluppo è fondamentale, Assessore Luchetti.
Il taglio è certamente inevitabile. Ed oggi non avete più il paravento del Governo. Anzi, plaudite ad un Governo tecnico che si comporta in maniera totalmente distante e distaccata da un tessuto sociale sempre più in difficoltà.
C’è qualcosa che non funziona.
Assessore Luchetti, lei ancora non mi ha spiegato come fu pilotata, senza una richiesta al livello provinciale, supportata da una delibera, che era fatto fondamentale, e così cadde su Ancona.
Quindi abbiamo Pesaro…(…) Eh! Il vizio di forma è originario, con questo gesto lo ha evidenziato in maniera chiara! Significa che la forma di anconacentrismo è, come dire, talmente facile da capire che obtorto collo la dobbiamo accettare. Però in un rigurgito di significato politico lei, Assessore Luchetti, non può non aver capito qual è il disagio di quella parte del territorio marchigiano, sud delle Marche, nord dell’Abruzzo.
Quindi, ripartiamo con la ricostruzione di un intero dibattito politico, senza tralasciare niente e nessuno, in quell’equilibrio precario come quello al quale siamo abituati, appunto, per la nostra mancata concertazione, per la nostra mancanza di capire le esigenze del territorio.
Caro Assessore Luchetti, io quando parla il vostro Capogruppo ho difficoltà, però io come Assessore la sosterrò sempre, perché lei rappresenta quella mia continuità di pensiero che mi accompagna sempre in ogni mia decisione politica. Che poi possa avere nell’applicazione un riscontro pratico e utile per il mio territorio, ma, ripeto, da Consigliere regionale sono portato a pensare alla regionalità dei miei pensieri e delle mie proposte.
Ecco, lei faccia altrettanto, lei è uomo di equilibrio, un uomo di consapevolezza, lei è una persona equidistante dai torti. E “torti”, cambiando l’accento, significa le “tortine” che ogni tanto lei avalla.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Sarò sintetico visto che molte cose le ho già sentite. Parto da due fatti.
Il primo riguarda quell’eccesso di zelo di questo Governo regionale che taglia posti di lavoro in maniera superiore a quanto ha chiesto il Governo nazionale. Che è un fatto inconfutabile.
Il secondo è questo recente feeling che leggiamo nella stampa odierna tra Spacca e Passera. Dalla stampa - che qualcuno ha definito Pravda, o forse, una parte della stampa - emerge proprio un’attrazione del Presidente Spacca verso il Passera.
Allora mi chiedo se tra questo eccesso di zelo e questa attrazione tra Spacca e il Passera non ci sia un nesso. Cioè mi chiedo se questo atto amministrativo in qualche modo vada letto nell’ottica, insieme a questa attrazione di Spacca verso il Passera, della nuova maggioranza del Governo Monti; Governo di cui fa parte la maggioranza di questa maggioranza regionale, insieme, purtroppo, alla maggioranza di questa minoranza regionale, entrambi siete, da una parte e dall’altra, azionisti di questo Governo Monti. Allora mi chiedo se anche da questo atto ci sia una lettura in questo senso, una conseguenza di questo Governo di tecnocrati, che a mio avviso sta facendo alcune cose bene ma per la maggior parte le sta facendo male.
Ma al di là di ogni polemica volevo chiedere perché non è stata fatta un’impugnazione di questo decreto legge da parte della Regione Marche, considerando che alcune altre Regioni l‘hanno fatta. In realtà so già la risposta, se ne è parlato in Commissione durante i lavori - ringrazio qui sia la Ortenzi che la Romagnoli per la corretta relazione che hanno svolto -, però sarebbe bene, a mio avviso, che la risposta per questa mancata impugnazione venisse esternata a tutta l’Assemblea. Anche perché non sono convinto della veridicità della risposta, a questa mia domanda, che è stata data appunto in Commissione, non mi convince. Quindi vorrei che si spiegassero pubblicamente i motivi della mancata impugnazione del decreto legge da parte della Regione Marche, che appunto ha fatto diversamente da altre Regioni, che tra l’altro sono del medesimo colore politico.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Innanzitutto devo dire che condivido la richiesta del Capogruppo Massi relativa alle dimissioni di Ricci dal CAL. Effettivamente concentrare su un documento di questa portata solo una questione limitata ad una parte del territorio, anche se riguarda la mia provincia, è veramente ridicolo.
Non condivido però quando lo stesso Massi contrasta il fatto che abbiamo un numero superiore di tagli. Perché noi siamo assolutamente per i tagli. Certo, dovrà essere dimostrato se saranno funzionali o meno, ma mi sembra opportuno che si vada in modo assoluto in questa direzione nel pubblico impiego; è la legge fondamentale per risanare questo Stato e quindi anche questa nostra regione.
Però non ne voglio fare una battaglia politica in quanto il territorio mi chiede una priorità.
Ammetto di non aver analizzato nel dettaglio questo atto, mi sono solo concentrato sull’esigenza che viene dal mio territorio, ma è assolutamente impellente che sia rivisto e riordinato secondo quanto emerge dall’ordine del giorno, che spero possa avere un’efficacia reale, che oggi è stato presentato e sottoscritto da parecchi Consiglieri.
Il risultato di questo dimensionamento nella mia città e nell’hinterland ha prodotto più che altro un grande disorientamento, una completa rivoluzione, ove probabilmente qualcuno voleva, dato che si parla di nuove scuole, anche accaparrarsi qualche affare edilizio.
In questo ordine del giorno viene invece specificato esattamente il contrario, si cerca cioè di predisporre un adeguamento edilizio con la valorizzazione e l’ottimizzazione del patrimonio già esistente. Un dato sicuramente importante.
Il documento l’avete tutti in mano però vorrei sottolinearvi velocemente quali sono i punti chiave di ciò che io spero venga approvato in quest’Aula.
Si parla di: progressività: introduzione progressiva dei cambiamenti, iniziando dalle classi di nuova formazione; rispetto dei POF (Piano Offerta Formativa); salvaguardia degli II.CC. esistenti da possibili smembramenti qualora si debba procedere alla riorganizzazione scolastica sui territori comunali; rispetto della continuità didattica sia orizzontale che verticale; degli edifici lo abbiamo detto; rispetto - e questa è una cosa particolarmente leghista - della storia e della cultura del territorio, espressa anche dalle istituzioni scolastiche, con il mantenimento, ove possibile, ove possibile – seppure io “ove possibile” l’avrei eliminato –, anche delle intestazioni. Noi infatti abbiamo delle scuole i cui nomi hanno un sapore, una storia, sono legati a personaggi illustri, per cui, ecco, non possiamo definirli con una semplice sigla, come ho visto fare a Fano, F1, F2, F3. Non siamo mica la squadra dei bob! E’ importante tutelare la storia. Qualche nostro figlio potrà chiedersi perché una certa scuola ha un nome, vorrà informarsi. E’ giusto che i nostri figli abbiano la consapevolezza di personaggi storici illustri che hanno contribuito a rendere grande il patrimonio delle nostre città.
Voglio quindi concentrarmi su questo documento che porta anche la mia firma. E qui devo ringraziare i cittadini che effettivamente in questa situazione hanno avuto la capacità di saper dirottare le scelte politiche; sappiamo infatti che le scelte politiche spesso non coincidono con la realtà del territorio per quei motivi altri che ho precedentemente esplicato. Devo quindi ringraziare i comitati dei cittadini e del genitori che si sono veramente dati da fare per creare un’alternativa a un piano che per il nostro territorio creava solo confusione, non dava garanzia di una vera volontà rivolta al bene dei nostri alunni.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Foschi.

Elisabetta FOSCHI. Vorrei iniziare il mio intervento con una domanda un po’ provocatoria che faccio da urbinate. Vorrei cioè capire in quale piano di dimensionamento verranno indicati i provvedimenti della provincia di Urbino. Visto che quasi tutte le volte, fatta un’eccezione, in cui si cita la provincia del nord delle Marche si parla di provincia di Pesaro e non di provincia di Pesaro e Urbino.
E’ una domanda provocatoria, ma sinceramente in un piano di dimensionamento scolastico mi piacerebbe che venisse riportato nella giusta maniera il nome della provincia, che, ripeto, è provincia di Pesaro e Urbino e non provincia di Pesaro.
Nelle varie province si è molto parlato dei contenuti di questo dimensionamento scolastico. Personalmente ho vissuto il dibattito che si è svolto nella mia provincia sia sui territori sia in seno al Consiglio provinciale. E devo dire che spesso è accaduta una cosa molto spiacevole, ovvero che il discorso della scuola lo si è strumentalizzato molto.
Io sono fermamente convinta che ciascuno di noi crede nell’importanza di una corretta organizzazione del modello scolastico, che compete noi, e della qualità, che ci compete meno, le scelte degli inseguanti non sono infatti di nostra competenza. Però comunque sia l’organizzazione che la competenza sono molto importanti. Però a me sembra, ripeto, che qualche volta in specifiche situazioni sia stato molto strumentalizzato il discorso dell’educazione, della formazione e della scuola per convenienze politiche che poi, sappiamo benissimo, possono portare gravi danni al mondo educativo.
Ripercorro brevemente. Tutti hanno citato l’articolo 19 del decreto legge del 6 luglio, convertito in legge 111. Questa norma per tutta l’estate ha aperto dibattiti nelle varie realtà territoriali, perché in base ad essa le Regioni e i Comuni in prima istanza erano chiamati ad adeguarsi a quanto prescritto da quell’articolo, ovvero creare istituti comprensivi riducendo anche dirigenze.
Leggendo il testo di questa proposta di atto amministrativo vengo a sapere che in realtà c’è una nota ministeriale del 13 luglio, quindi intermedia tra il decreto legge del 6 luglio e la conversione in legge del 15 luglio, in cui si dice una cosa importantissima, si chiede cioè esplicitamente di non procedere a nessun intervento di aggregazione di istituti fintanto non verrà fatta la Conferenza unificata Stato-Regioni.
Ebbene, questo provvedimento, a mio avviso, andava comunicato agli enti territoriali. Enti che dovendosi adeguare a una norma statale avevano cominciato un dibattito. Dibattito che nella mia provincia in tutti i casi ha creato difficoltà, talvolta strumentalizzate di più politicamente e talvolta taciute, ma comunque difficoltà. Tanto è vero che i quattro Comuni chiamati ad adeguarsi all’art. 19 della 111 (Pesaro, Mondolfo, Fossombrone, Fano) hanno tutti elaborato piani, che però poi nessuno dei quattro è stato approvato dal Consiglio provinciale, riconoscendo (cosa che si fa anche oggi in un ordine del giorno) le difficoltà che la norma stessa ha scaturito.
Quindi noi per tutta l’estate e oltre abbiamo tenuto in piedi un dibattito – dico tenuto in piedi perché in alcuni casi ha proprio convenuto, perché, ripeto, è sorta una strumentalizzazione politica direi molto triste, visto che riguarda l’aspetto scolastico – che quanto meno poteva essere affrontato diversamente. Cioè, laddove lo stesso Ministero chiede di non procedere a unificazioni fintanto che la Conferenza Stato-Regioni non definisce, non specifica meglio e dà indirizzi, bèh, penso che davvero si potessero evitare situazioni difficili quali, appunto, quelle che abbiamo visto.
La prima cosa che mi chiedo, quindi, è come mai si sia voluto procedere in questa maniera.
Peraltro leggendo anche il verbale di quella Conferenza Stato-Regioni, che poi c’è stata mi pare il 27 ottobre, si capisce che il Ministero intende quei parametri come una sorta di media provinciale e regionale. Quindi non che tutti fossero costretti in ogni situazione a procedere, se poi la media provinciale e regionale rimaneva comunque rispettosa dei criteri indicati dall’articolo 19 della 111. E questo nella nostra provincia voleva dire molto. Perché sostanzialmente dall’indirizzo della Conferenza Stato-Regioni si riconosceva che la Provincia di Pesaro Urbino aveva già fatto più di quello che la norma prevedeva relativamente alle direzioni scolastiche, quindi poteva anche non procedere subito alla costituzione degli Istituti comprensivi e quindi rinviare. Allora si poteva comunicare agli enti locali che c’era questa possibilità. Invece no. Ai Comuni con ben due lettere del 29 luglio e del 7 ottobre la Provincia comunicava precise scadenze entro le quali consegnare i propri piani. Quindi si obbligava i Comuni ad adeguarsi alla 111 ai parametri così come erano noti e non come erano stati interpretati nella Conferenza Stato-Regioni.
Per cui, ripeto, questo ha comportato che nessuno dei Comuni della provincia di Pesaro e Urbino è riuscito a redarre un piano soddisfacente nei confronti delle varie esigenze, nei confronti della cittadinanza.
Solo su un caso si è fatto un grande dibattito, come se solo lì non si riuscisse ad adeguarsi in maniera opportuna ad un articolo di una legge statale.
Però il dato reale è che nessuno di quei Comuni ha fatto il piano. Tanto che la Provincia di Pesaro e Urbino con propria delibera del Consiglio provinciale chiede alla Regione, per tutti quei piani proposti, da Pesaro a Fano, Mondolfo e Fossombrone, di rinviare. E quindi tutti vengono rinviati. La Provincia non si esprime né in maniera favorevole né in maniera contraria, chiede un rinvio, così come lo stesso si chiedeva dalla Conferenza Stato-Regioni, e come si poteva anche comprendere, visto che la Provincia di Pesaro Urbino non era nella condizione di dover ridurre perché già aveva un credito in questo senso.
Dunque questo mi consente di dire che è stato gestito molto male, per quanto mi riguarda in ambito provinciale di Pesaro e Urbino, ma penso che la Regione potesse coordinare diversamente tutte le situazioni.
Relativamente a un’ulteriore richiesta fatta dal Comune di Pesaro sulla struttura di Prato Fiorito vorrei capire che cosa è intercorso. Nel Consiglio provinciale il Comune di Pesaro non indicava a quale istituto aggregare Prato Fiorito, tanto che questo determinava un parere negativo alla richiesta di statizzazione. E stessa cosa ha fatto la Regione, vedo infatti che la proposta di atto amministrativo respinge la richiesta del Comune.
Mi chiedo pertanto, e vorrei che l’Assessore mi rispondesse, in base a cosa il Presidente della Conferenza delle Autonomie si permette di scrivere che: “Verificato che il Comune di Pesaro, diversamente da quanto illustrato in premessa, ha definito l’istituto…”, cioè, con quale atto il Comune di Pesaro ha fatto questo? A me non risulta che ci sia un atto successivo alla delibera di Consiglio provinciale di Pesaro e Urbino in cui il Comune abbia fatto una specifica. E questo è abbastanza grave.
Per cui anch’io chiedo, così come ha fatto il collega Massi, le dimissioni di un Presidente della Conferenza delle Autonomie, che, sì, va ben oltre il ruolo che gli compete, ma ha anche dichiarato una cosa che non è supportata. Io vorrei capire con quale documento del Comune di Pesaro il Presidente della Conferenza delle Autonomie si permette di scrivere questo, aggiungendo, cosa gravissima, che nella delibera del Consiglio provinciale di Pesaro e Urbino è scritto che la Regione Marche è una delle sette Regioni che ha fatto ricorso all’articolo 19 della 111. Siamo alla follia! Una Provincia che dichiara il falso, un Presidente che si permette di scrivere cose non supportate da atti.
Dunque questo dimostra come la questione del dimensionamento scolastico sia stata gestita molto malamente, soprattutto, ripeto, nella provincia di Pesaro Urbino, andando molto più dietro ad interessi partitici e a strumentalizzazioni politiche piuttosto che ad altro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Molte cose sono state dette quindi mi limiterò ad alcune brevi considerazioni.
Intanto mi sfugge la logica di questo provvedimento. E mi sfugge soprattutto per due motivi. Il primo è che in un momento di grande crisi anche sul piano occupazionale, in un momento in cui la scuola, la formazione dei giovani viene chiamata a svolgere un ruolo ancora più importante per aumentare la coesione sociale, per aumentare la formazione dei nostri giovani, noi siamo più realisti del re. Sicchè rispetto ad una richiesta, che in altri tempi avrebbe veramente provocato le barricate, ossia quella di abolire 12 presidenze, ecco, noi ne aboliamo 22. E non si capisce per quale motivo.
Secondo. Io credo che quando parliamo di un atto programmatorio importante come quello della formazione dovremmo tener conto di offrire una proposta al territorio, e quindi alla popolazione, che sia la più omogenea possibile.
Invece qui notiamo che a fronte di un rispetto, tutto sommato accettabile, dei 1.000 studenti di media per istituto comprensivo, appena scendiamo da Pesaro a Ancona prendiamo atto che siamo in un’altra regione, dove cioè gli istituti comprensivi vanno bene da 1.600 ragazzi. 1.500, 1.600, 1.400. Avendo coscienza che non è la stessa cosa governare e gestire un istituto con 1.000 studenti oppure governarlo con 1.600.
Poi, dopo aver combinato questa bella proposta diciamo al Ministro: “guardi, io sono stato il più bravo, ho abolito 12 dirigenze in più, però chiedo…”. Cioè andiamo ad elemosinare ciò che abbiamo e che senza che nessuno ce lo chiede andiamo ad abolire. Non si capisce veramente perché! Non è certo questo il modo di programmare.
Si può dire, e questo vero, che i territori sono stati ascoltati, ma noi sappiamo che più ci avviciniamo al cittadino e più le spinte campanilistiche, più la logica legittima di curare ognuno il proprio orticello diventa forte. Ma è proprio per questo che c’è il ruolo della Regione, che non può prendere atto di quello che avviene, ma deve dare il suo contributo.
Il contributo è invece venuto dal CREL - e guardate che il CREL non è composto da rivoluzionari o da comunisti -. Il CREL dice che per quanto riguarda gli istituti secondari va bene mentre per gli altri prega di rinviare.
Dunque non c’è fretta, altro elemento che non motiva tali scelte. Non c’è fretta, se non quella – e questa sì che sarebbe una motivazione per fare presto e bene – di mantenere l’organico attuale; sappiamo infatti che alle autonomie didattiche che avremo in futuro corrisponderà l’autonomia di dotazione del personale.
E quindi anche questo elemento ci avrebbe dovuto indicare il mantenimento del personale oggi a disposizione.
Invece no. Ripeto, neanche il suggerimento del CREL fa riflettere questa maggioranza. Maggioranza che pertanto diventa artefice di un ulteriore elemento - certo, non determinante nella vita sociale ed economica di questa regione -, ossia della divisione di questo territorio di intendere, di misurare la formazione della scuola primaria in due modi diversi: ciò che vale nella provincia di Pesaro Urbino non vale nella provincia di Ascoli Piceno e non vale nella provincia di Fermo e di Macerata.
Ecco, vi chiedo veramente di accogliere – e su questo Presidente chiedo la votazione – l’indicazione e la richiesta del CREL, cioè quella di rinviare tutta la parte relativa alla scuola primaria. Altrimenti dovrò obbligatoriamente votare contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. Il voto di ognuno di noi è condizionato dalle opinioni e dallo spirito di squadra, le argomentazioni, invece, dovrebbero essere più libere. Per cui sono abbastanza sorpreso dei toni di alcuni Consiglieri che rispetto al loro modo di intervenire mi sono sembrati forzati, piegati a logiche di propaganda.
Quando parliamo di scuola – ma certamente può valere anche per altre questioni – dovremmo partire non dalle varie direzioni presenti bensì dal punto fondamentale, ovvero dalla qualità e dall’organizzazione scolastica, ciò consentirebbe di poter insegnare meglio ai nostri figli.
A me ad esempio preoccupano, più che la discussione emersa oggi in quest’Aula, quelle spinte che vanno oltre le esigenze di razionalizzazione, quelle spinte che introducono l’esigenza dei Comuni o delle Province (finchè esisteranno) di fare cassa, cioè di avere immobili liberi da vendere sul mercato per esigenze di bilancio. Cosicchè in una razionalizzazione esasperata poi si accorpano nelle classi un numero esagerato di alunni, perché appunto si deve magari liberare un plesso da vendere.
L’elemento fondamentale sarebbe quello di capire quale possa essere, compatibilmente con le esigenze finanziarie di uno Stato come quello italiano, il numero ottimale di presenza di alunni in una classe. Ad esempio si potrebbe pensare sia di 1 a 1, ossia ognuno ha il suo maestro. Ma comprendiamo benissimo che non è possibile.
Detto questo, oggi comunque sulla base di questo atto nessuno viene licenziato, andiamo cioè incontro a un processo in cui non ci saranno cambiamenti ecc. ecc..
Questa delibera, però, è anche frutto di un meccanismo quasi un po’ ridondante. Perché dico questo? Nel momento in cui la Regione adotta dei criteri, alla cui base c’è una proposta formulata democraticamente dai Comuni, dai dirigenti scolastici, e recepiti poi dalle Province, la delibera stessa diventa una presa d’atto direi quasi superflua.
In caso contrario cosa invece avremmo dovuto fare? Intervenire noi da qui sulle cose che hanno visto un consenso largo o pressochè unanime nei Comuni e nelle Province.
Quando si parla di quei 1.600 si fa riferimento ad un comune ad esempio come San Benedetto. Un comune che personalmente conosco bene, e quindi avrei potuto dare un contributo all’Assessore per fare una specie di puzzle, cioè per comporre magari quattro complessi da 1.000 o poco più. Però eliminare il plesso da 1.600 avrebbe significato scomporre Porto D’Ascoli, ove la scuola più vicina è a non meno di 4 chilometri. Saremmo così andati a rompere l’unitarietà di una proposta che non a caso è condivisa localmente.
A San Benedetto sarebbe più facile riportare a cinque - ma saremmo scesi sotto i parametri - che a quattro. E quindi la proposta che lì è stata condivisa è di tre.
Nelle città quando si adottano dei parametri nazionali è comunque complicato, perché oltre alla questione che riguarda il numero degli alunni c’è anche quella che riguarda gli edifici, che certamente non si possono dividere a metà perché o sono in un posto o sono in un altro.
Una programmazione democratica deve quindi tenere conto anche della flessibilità. E’ per questo che ritengo sia giusto non indicare ma rivendicare al Ministero una cosa che è già sacrosanta. Il problema delle scuole medie superiori è più specifico in quanto hanno una unitarietà. Allora se quella scuola ha già 400-500 alunni perché la devi accorpare con un’altra che magari ha tutt’altro indirizzo? E quindi è sacrosanto rivendicare la sopravvivenza di quella specifica scuola. Acquisiremo anche un credito di serietà perché applicheremmo così con rigore e consenso ampio dei criteri adottati.
Secondo me su temi importanti come quello della scuola – ma anche su altri, prima ad esempio abbiamo parlato delle case - bisogna discutere cercando di eliminare al massimo la demagogia. Altrimenti questo nostro Paese non si salva. E mi rivolgo a tutti quanti noi e soprattutto al PdL. Ma non perché dobbiamo fare tra noi un accordo bensì perché le forze politiche che hanno chi più chi meno all’incirca il 30% dei consensi sono comunque forze di governo in quanto tali, che stiano al Governo o all’opposizione hanno comunque l’esigenza di dare risposte. Ecco, è per questo che poc’anzi ho detto che qualche intervento mi ha meravigliato, è perché ci ho visto una punta di comiziante, e mi dispiace.
Dunque la proposta mi pare giusta. L’incoraggiamento che rivolgo all’Assessore è di battere i pugni sul tavolo affinchè quelle esigenze che abbiamo in alcune scuole superiori vengano soddisfatte, perché, appunto, sono sacrosante.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Luchetti.

Marco LUCHETTI. Intanto ringrazio la Commissione che su questo atto ha lavorato bene e anche con molta solerzia rispetto alla scadenza, che prima era al 31 dicembre e poi il Ministero ha ritenuto opportuno, proprio per quello che è accaduto riguardo la nuova parametrazione del dimensionamento scolastico, rinviare al 31 gennaio. Dimensionamento che noi comunque oggi dobbiamo decidere per il fatto che entro il 20 febbraio devono essere fatte le iscrizioni dei nostri ragazzi alle scuole, e pertanto è necessario che la Regione si esprima.
Ogni volta che si parla di scuola - così come quando si parla di sanità che è altrettanto rilevante per la nostra comunità - si tende a dire che essendo un bene di tutti dobbiamo essere scevri da posizioni politiche contrapposte, che dobbiamo superare le divisioni politiche, però poi verifichiamo che è difficile farlo. E le difficoltà che sulla scuola si sono incontrate sul territorio in parte sono dovute proprio a posizioni di scontro politico nelle varie comunità.
Certamente dovremmo fare uno sforzo in più, sono d’accordo con il Consigliere Perazzoli quando parla della necessità di superare soprattutto in queste materie la contrapposizione manichea della politica. Non è facile, io stesso mi sforzo di farlo seppure non sempre ci riesco, ma spero che ci daremo da fare per tendere a questo.
Pertanto, ripeto, molte posizioni e molti dibattiti arrivati ai Consigli provinciali risentono anche di questo. Quando la collega Foschi parla della provincia di Pesaro lei stessa sa bene quello che è successo nel dibattito pesarese, sa perfettamente che ci sono state battaglie politiche che avevano come presupposto delle scelte relative a modelli di scuola, scelte di carattere didattico, ecc., ma poi quello che ha contato è stato lo scontro politico.
Ricordo a tutti che come Regione nel luglio dell’anno scorso avevamo stabilito i criteri per il dimensionamento - la nostra scelta era stata proprio questa -. Poi sulla base di questi criteri il compito del dimensionamento era demandato ai Comuni e ai Consigli provinciali in modo ci fosse una sintesi di carattere provinciale. Dopodichè il compito della Regione è di verificare se quei criteri sono stati o meno rispettati. Adesso ci aiuterà anche il nuovo assetto istituzionale su cui dovremo operare. Cioè il venir meno delle Province in termini gestionali probabilmente ci consentirà di rivedere questa cosa - io per la verità lo scorso anno l’avevo proposto e il Consiglio l’ha bocciato -, cioè quella di evitare il passaggio in Consiglio dopo che lo stesso ha stabilito i criteri.
Insomma, voglio dire, questa fase - la Commissione ne ha preso atto - è una ricognizione sulla base del rispetto dei criteri e anche sul rispetto dei deliberati dei Consigli provinciali, a cui è appunto demandata tale funzione.
Molti hanno fatto riferimento a campanilismi ecc., però, ecco, io non vorrei, vedendo qualche emendamento, che i campanili stanno anche qua dentro. Non è che possiamo mettere la croce ai Comuni e noi ci chiamiamo fuori, perché anche qua dentro ognuno difende la propria rappresentatività.
Quindi le decisioni dei Consigli provinciali hanno fatto riferimento alle decisioni dei Comuni.
Peraltro ricordiamoci che tra i criteri che avevamo stabilito come Regione c’era proprio la realizzazione degli ISC, certo, con i parametri da 500 a 900, ma comunque avevamo deciso di farli. E’ poi arrivata la decisione dei 1.000, che, come sapete, faceva parte di un provvedimento votato in Parlamento e che teneva conto delle condizioni del Paese.
Per cui il problema del dimensionamento degli ISC è il derivato delle decisioni dei Comuni che nella loro autonomia hanno stabilito quali erano le aggregazioni da fare.
Pertanto noi per poter recuperare quelle dirigenze avremmo dovuto riscomporre le decisioni dei Comuni. Peraltro, guardate, non siamo solo noi, in Toscana e in Liguria è accaduta la stessa cosa, rispetto al dimensionamento anche loro hanno tagliato delle dirigenze.
Cosa però abbiamo detto a livello di Coordinamento delle Regioni - ci siamo infatti confrontati molto assiduamente su questo -? Abbiamo detto che tutte le Regioni che portavano a casa dei miglioramenti rispetto a delle indicazioni di indirizzo del Ministero, e quindi non giuridiche…; peraltro il Ministero non ha ancora chiarito come modificherà, dato che c’è incostituzionalità del provvedimento (e incostituzionalità manifesta, perché nella circolare del dirigente generale del Ministero è detto chiaramente che è incostituzionale e quindi che non si doveva fare. Pensate un po’, c’è un dirigente che dice “quella norma è incostituzionale”!), ha sì dato delle indicazioni, ma dovrà concludersi – non so se lo hanno messo nel milleproroghe – probabilmente con una modifica di quella norma.
In ogni caso alla fine dei conti i parametri che sono alla base di queste indicazioni consentiranno al Ministero di attribuire o no le dirigenze.
Nell’incontro che si è avuto stamattina con il Ministro Profumo – io non sono potuto andare perché appunto oggi c’è questo dibattito sull’atto – è stata rappresentata proprio la necessità che le Regioni che si sono comportate bene possono in qualche modo scontare le dirigenze rispetto a quello che avverrà nell’assegnazione delle dirigenze per gli istituti superiori. E voi sapete che i nuovi parametri degli istituti superiori comportano nella nostra regione un taglio di 15 dirigenze. Per cui quelle che potremo recuperare speriamo di poterle attribuire agli istituti superiori.
E’ un dibattito aperto che abbiamo posto tutti insieme come coordinamento delle Regioni e che speriamo vada in porto.
Il problema del ricorso, Consigliere Marangoni, non è ne più ne meno di quello che ho già detto in Commissione. Cioè, noi volevamo fare l’accompagnamento ad un ricorso della Toscana e dell’Emilia Romagna, ma il ricorso era partito e quindi l’ufficio legislativo ci ha detto che l’accompagnamento non si poteva più fare. Però noi politicamente a questi ricorsi abbiamo comunque aderito. Peraltro che c’è incostituzionalità lo dimostra anche la stessa circolare del direttore generale del Ministero, e se c’è l’incostituzionalità, ricordo al Consigliere Massi, la norma decade per tutti, non è che decade solo per l’Emilia Romagna. Per cui, ecco, addirittura basterebbe facesse ricorso anche una sola Regione.
La questione di fondo è comunque che ancora una volta ci troviamo a ragionare con un dimensionamento scolastico con le armi spuntate. Perché poi nei fatti sarà l’Ufficio regionale scolastico che attribuirà docenti e dirigenze. E noi, nonostante la nostra potestà del dimensionamento, non saremo in grado di poter far nulla rispetto a questa volontà.
L’allegato C, Consigliere Massi, è una norma programmatoria. E lei sa che nelle disposizioni giuridiche ci possono essere anche norme programmatorie. Allora visto che questo atto va al Ministero è chiaro che viene illustrata anche la volontà dell’Assemblea legislativa regionale.
Dunque l’esperienza ci ha insegnato che questa mattina il Coordinamento delle Regioni ha scelto di dire al Ministro Profumo – come avete sentito il Ministro Profumo ha parlato di scuola a 360 gradi, probabilmente non fa bene i conti di quanto durerà in carica oppure è un auspicio per lui perché rimanga dopo le elezioni del prossimo anno –: “Ministro, se vuole portare a casa un risultato in questo poco tempo che ha di fronte applichi per la scuola il Titolo V della Costituzione”. Tutte le Regioni sono d’accordo, tutte, al di là delle appartenenze politiche. Seppure, certo, l’avvio di questo cammino non sarà facile. Ricordo che parliamo di una struttura che solo nelle Marche è di ben 25 mila addetti, più altri 5 mila supplenti. Quindi nella scuola marchigiana vi lavorano 30 mila persone e la frequentano 230 mila ragazzi. E’ dunque una cosa enorme. Ecco perché parlo di avvio, perché il passaggio, che è sempre più necessario, avverrà con una certa gradualità.
Tra l’altro si dovrà anche tenere conto di quanto potremo fare in edilizia scolastica per correre dietro a quei fenomeni che si stanno organizzando nel nostro territorio e che già attualmente stanno in qualche modo condizionando molte scelte. Noi ad esempio abbiamo detto di non mettere più scuole nello stesso plesso. Alcuni Comuni sono quasi obbligati, ma non è comunque pensabile che una scuola che funziona non possa tener conto della giusta autonomia.
Noi quindi auspichiamo, se appunto dovesse essere applicato il Titolo V della Costituzione, si possa venire a capo di questa organizzazione, e sarà un’organizzazione molto complessa.
Andando invece al vicende che si sono susseguite rispetto alle nostre decisioni del luglio scorso, guardate che le incertezze le hanno avute tutte le Regioni, sia per quanto riguarda il discorso dell’articolo 19 che ha messo in crisi un po’ tutti, sia per quanto riguarda la posizione abbastanza ondivaga del Ministero che all’inizio dopo quella norma non sapeva cosa fare.
Noi abbiamo sempre tenuto un rapporto costante con le Province, ci siamo confrontati molte volte, e abbiamo avuto l’accortezza di mandare avanti il progress informandoci di come stavano le cose.
Per cui non è che la Regione non ha informato localmente le Province che erano deputate ad assumere l’atto e a guidare i Comuni sulle scelte che c’erano da fare. Se poi qualcuno lo ha fatto o non lo ha fatto non lo so, però di fatto la Regione ha guidato il processo in questo modo.
Credo che la farraginosità di questi provvedimenti vada rivista, penso dovremmo metterci subito al lavoro per quanto riguarda il prossimo dimensionamento. Vedo che c’è un ordine del giorno che già dice qualche cosa ma non basterà. C’è infatti tutta una problematica, soprattutto dei piccoli comuni e dei comuni montani, su cui dobbiamo lavorare molto per assicurare ai giovani la migliore condizione didattica. Dunque il lavoro che ci attende è sicuramente molto difficile, e lo è, ripeto, anche per i limiti dell’edilizia scolastica.
Al di là delle vicende che si sono intrecciate siamo comunque riusciti in alcuni risultati. Per esempio quello di aver generalizzato, salvo alcune incertezze, gli ISC da tutte le parti. Nel maceratese e nell’ascolano dove c’erano forti ritardi abbiamo abbondantemente recuperato. Che è pertanto una buona premessa affinchè la scuola, anche didatticamente al proprio interno, possa trovare le condizioni migliori.
Penso che a tutti noi siano presenti le difficoltà derivate da una riforma pesante. Questo Ministro ha detto che sull’università va fino in fondo, ma sulla Gelmini prende atto, ovviamente, di quello che c’è, seppure non ne sia entusiasta. Sappiamo infatti che al di là dei tagli le riforme di carattere curriculare non sono state fatte. Gli ISC ne sono una prova, perché essi didatticamente si riferiscono a una continuità didattica tra scuola media e scuola elementare che adesso non funziona, e non funziona neanche con quegli ISC da tempo organizzati e che appunto non hanno dato risultati adeguati.
Spero che in futuro ci si possa davvero mettere le mani, in modo tale da rimettere in discussione proprio quell’ordinamento dell’attuale divisione che risale a tanti anni fa e che quindi non è più adeguato a quanto oggi ci chiede la nostra gioventù.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Emendamento n. 001 della Consigliera Ortenzi:
Nelle premesse del deliberato, pag. 9, dopo il paragrafo:
Considerato che la sentenza sopra richiamata ha l'effetto immediato di privare di fondamento normativo il regolamento D.P.R. 28 marzo 2009, n. 81 recante "norme per la riorganizzazione della rete scolastica ed il razionale utilizzo delle risorse umane della scuola", con particolare riferimento all'adozione di un successivo regolamento previa intesa con la Conferenza Stato¬Regioni;
aggiungere:
Considerato che ai sensi dell'art. 2 comma 2 del Regolamento di cui al D.P.R. 20 marzo. 2009, n.89 l'ammissione dei bambini alla frequenza anticipata della scuola dell'infanzia è condizionata:
- alla disponibilità dei posti e all'esaurimento di eventuali liste di attesa;
- alla disponibilità di locali e dotazioni idonei sotto il profilo dell'agibilità e funzionalità, tali da rispondere alle diverse esigenze dei bambini di età inferiore a tre anni;
- alla valutazione pedagogica e didattica, da parte del collegio dei docenti, dei tempi e delle modalità dell'accoglienza;
Considerato che il medesimo articolo al comma 4 dispone: "L' istituzione di nuove scuole e di nuove sezioni avviene in collaborazione con gli enti territoriali, assicurando la coordinata partecipazione delle scuole statali e delle scuole paritarie al sistema scolastico nel suo complesso", e al comma 6 dispone: "Le sezioni della scuola dell'infanzia con un numero di iscritti inferiore a quello previsto in via ordinaria, situate in comuni montani, in piccole isole e in piccoli comuni, appartenenti a comunità privi di strutture educative per la prima infanzia, possono accogliere piccoli gruppi di bambini di età compresa tra i due e i tre anni, la cui consistenza è determinata nell'annuale decreto interministeriale sulla formazione dell'organico. L'inserimento di tali bambini avviene sulla base di progetti attivati, d'intesa e in collaborazione tra istituzioni scolastiche e i comuni interessati, e non può dar luogo a sdoppiamenti di sezioni ";
Considerato che la Corte Costituzionale con sentenza n. 92 del 9 marzo 2011: dichiara che non spettava allo Stato disciplinare l'istituzione dì nuove scuole dell'infanzia e di nuove sezioni della scuola dell'infanzia, nonché la composizione di queste ultime, nei termini stabiliti dall'art. 2, commi 4 e 6, del decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 89 (Revisione dell'assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell'infanzia e del Primo ciclo di istruzione ai sensi dell'articolo 64, comma 4, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133), e per l'effetto annulla l'articolo 2, commi 4 e 6, del suddetto d.p.r. n. 89 del 2009 ";
e conseguentemente nel deliberato dopo il punto 12 aggiungere il seguente:
12 Bis) di prevedere che nelle scuole dell'infanzia con un numero di bambini iscritti inferiore al numero stabilito con DPR 81/2009, situate nei Comuni Montani, in Comuni con meno di 3.000 abitanti, privi di strutture educative per i. bambini fino a tre anni, possono accogliere bambini di età compresa tra due e tre anni valutate le risorse umane a disposizione;
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 01 della prima Commissione:
Sopprimere nelle premesse le seguenti parole:
Richiamato il verbale dell'incontro tra Assessore Regionale all'Istruzione e gli Assessori provinciali del 17-10-2011, in attuazione dell'impegno regionale di informare le Province sul confronto con il Ministero dell'istruzione Università e Ricerca per l'applicazione della norma (art. 19 DL 98/2011) anche in relazione al contenuto della circolare ministeriale sopra richiamata, da cui emerge che:
"Dai primi incontri del gruppo di lavoro interistituzionale è emersa la proposta di lavorare con parametri flessibili e interpretare i tetti minimi di 1.000 alunni, ridotti a 500 nelle zone montane, come medie tendenziali provinciali e regionale.
Anche l'elaborazione ministeriale del prospetto allegato alla suddetta circolare individua il numero ottimale di istituti comprensivi da istituire a livello regionale (sia con 500 che con 1.000 alunni) tenendo conto del numero degli alunni attualmente frequentanti le scuole dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado a livello provinciale, degli istituti autonomi attualmente presenti (direzioni didattiche, scuole medie autonome ed istituti comprensivi), dei comuni siti nelle piccole isole, nelle zone di montagna, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche.
Tale prospetto riporta per la Regione la chiusura di 12 Autonomie scolastiche con una distribuzione territoriale molto diversificata. Le Provincie di Ascoli Piceno, Fermo e Macerata devono ridurre il numero di Istituzioni scolastiche autonome mentre Pesaro e Ancona hanno, potenzialmente, un differenziale positivo".
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 1 della Consigliera Romagnoli, che ha chiesto la parola. Prego Consigliera.

Franca ROMAGNOLI. Questo emendamento lo ritiro in quanto nel successivo la Commissione fa sue le mie raccomandazioni di salvaguardare la continuità didattica nella variazione del dimensionamento.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1. Ritirato.

Emendamento n. 1 bis della Consigliera Ortenzi:
Nel deliberato dopo il punto 3 introdurre il punto 3 bis: “di promuovere azioni volte a garantire almeno la continuità dell’offerta formativa degli istituti scolastici di base oggetto di dimensionamento”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 2 del Consigliere Latini:
All'allegato " A" Provincia di Ancona
- nell'Allegato A) alla proposta di atto amministrativo n. 39/12 nella parte relativa alle variazioni dimensionamento degli Istituti Scolastici di base - Provincia di Ancona - dopo la parte relativa all'Istituto Comprensivo Beltrani di Filottrano inserire la seguente casella:
"Aggregazione ai plessi scuola dell'infanzia e primaria Borgo S. Giacomo nell'Istituto C.S. "Bruno da Osimo '` conformemente a quanto deliberato dal Consiglio Comunale di Osimo con Delibera n. 74 del 04/10/2011 con maggiorazione in favore di tale Istituto di n. 147 alunni da detrarre dall'I.S.C. - C.G.Cesare"
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 2 bis della Consigliera Ortenzi:
Allegato A) Variazioni al dimensionamento Provincia di Fermo ISC Monte Urano
Sostituire la prima colonna con la frase "soppressione della Direzione Didattica di Monte Urano e Nuova Istituzione dell'ISC con le sedi di Monte Urano, Rapagnano e Torre San Patrizio della scuola Secondaria di 1° grado Bacci di Sant'Elpidio a Mare”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 3 del Consigliere Acquaroli:
Allegato A Provincia di Macerata.
Togliere Scuola infanzia Don Bosco e Scuola Primaria De Amicis dall'istituto Scolastico Comprensivo Fermi Macerata e accorpare Scuola Infanzia Don Bosco e scuola Primaria De Amicis all'Istituto scolastico comprensivo Mestica Macerata.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 3 bis della Consigliera Ortenzi:
Allegato A) Variazioni al dimensionamento
Provincia di Macerata – ISC Lanzi di Corridonia.
Sostituire la prima colonna con la frase "soppressione della Direzione Didattica di Corridonia e nuova istituzione dell’ISC con l’apertura della rima classe di scuola secondaria ai 1° grado presso il plesso scolastico di Via del Crocifisso”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 4 dei Consiglieri Massi, Marinelli, Acquaroli:
Alla scheda “Variazioni offerta formativa degli istituti scolastici di Scuola secondaria di 2° grado – Provincia di Macerata” pag. 37, aggiungere:
I.P.S.S.A.R.T. “Girolamo Varnelli” di Cingoli; apertura di una sede coordinata nel comune di Sarnano; parere favorevole; a condizione che non comporti spese aggiuntive per l'Amministrazione provinciale e che non venga penalizzata la sede di Cingoli in termini di spesa d'investimento.
Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Voglio sottolineare la ratio di questo emendamento. Esso parte dalla considerazione assolutamente convinta e dalla valutazione sul ruolo, sul prestigio e sul traguardo acquisito, inoltre sul futuro dell’Istituto Varnelli di Cingoli, sul quale quest’Aula ha avuto parole di apprezzamento negli anni passati - figuriamoci, essendo io di quel territorio, se posso disconoscere questo -. Oggi l’Istituto Varnelli di Cingoli marcia tra i 700-800 alunni. E’ una realtà continuamente in espansione che serve una zona vastissima di territorio, ha un’utenza giovane rivolta, per fortuna, anche verso un facile approdo al mondo del lavoro.
La ratio dell’emendamento parte dal fatto che c’è una zona della nostra regione, che peraltro è interprovinciale – per questo mi rivolgo ai Consiglieri del fermano –, che non è servita, non lo è per quelle famiglie e per quei ragazzi che vogliono intraprendere un’istruzione di questo tipo. Mi riferisco a un territorio che va da San Ginesio a Sarnano, Amandola, Comunanza, Servigliano, Falerone, l’alto fermano. Andate a vedere le iscrizioni. C’è qualche studente di quella zona che sta a Cingoli o in una zona ove facilmente può raggiungere San Benedetto o Porto Sant’Elpidio.
Quindi la motivazione che ha determinato la presentazione dell’emendamento è il fatto che la zona dell’entroterra dei Sibillini non è servita da un istituto di questo tipo.
Il Comune di Sarnano si è prodigato per acquisire risorse per il funzionamento di questo tipo di scuola, che sicuramente, come diceva l’Assessore Luchetti, è anche costosa. Stessa cosa era stata fatta negli anni passati da Matelica, bisogna riconoscerlo. Però avevamo convenuto che Maetlica avrebbe comportato un danno diretto all’utenza che oggi si iscrive a Cingoli. Matelica è anche servita da ferrovia, quindi prenderebbe una fascia che va da Corridonia a Matelica (Macerata, Tolentino, San Severino, Castelraimondo).
Ben diverso è un istituto che collocato a Sarnano serve una zona dell’entroterra dei Sibillini, dell’alto fermano, dell’alto maceratese e dell’alto ascolano.
Ecco il motivo per cui si chiede un’attenzione particolare a quest’Aula.
Questa è una richiesta che era stata fatta anche alla Provincia di Macerata. Ecco, volevo dire all’amico Perazzoli che non è vero che la Provincia ha ascoltato e accettato le proposte di tutti i Comuni. Il mio tono non era dunque comiziante nel merito ma sul metodo. Io non ho mai contestato qualcuno nel merito, non l’ho fatto neanche con i vecchi avversari di sinistra o di destra perché credevano in qualcosa. Sul metodo invece sì, quando si dava il via ad una demagogia mi ci arrabbiavo. Per cui, ecco, se questi tagli li avesse imposti la Gelmini non mi dica che li avrebbe digeriti alla stessa maniera - lo dico solo per chiarirmi con lei su questo -. E ora tutti quanti sosteniamo un Ministro che porta avanti la riforma Gelmini. Dopodiché sulla riforma Gelmini potrei avere delle riserve anch’io, invece sul metodo passato nei mesi passati in quest’Aula mi ci sono scaldato.
Concludo col fare un appello, soprattutto ai Consiglieri del maceratese e ai Consiglieri del fermano, per una zona che verrebbe servita da questo importante servizio scolastico.

PRESIDENTE. Emendamento n. 4. Lo pongo in votazione. (…) Bene. Appello nominale a nome dei Consiglieri Ciriaci, Trenta, Massi.
Favorevoli: Bugaro, Carloni, Ciriaci, Foschi, Latini, Marangoni, Marinelli, Massi, Natali, Pieroni, Trenta, Zaffini, Zinni.
Contrari: Acacia Scarpetti, Badiali, Cardogna, Donati, Eusebi, Giancarli, Giannini, Giorgi, Luchetti, Marconi, Ortenzi, Perazzoli, Petrini, Ricci, Sciapichetti, Solazzi, Traversini.
Astenuti: Romagnoli.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Subemendamento n. 5/1 del Consigliere Latini:
Dopo le parole “ISS Donati Fossombrone – Nuova Istituzione Liceo Europeo ad indirizzo giuridico ed economico” inserire le parole: “Favorevole a condizione che venga emanata la normativa nazionale sui termini per l’iscrizione all’A.S. 2012/2013”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 5 del Consigliere Pieroni:
Allegato A Provincia di Macerata.
L'ultima riga della tabella dell'allegato A: “ISS Donati-Fossombrone; nuova istituzione liceo europeo ad indirizzo giuridico economico; non favorevole; non supportata da istruttoria tecnica e non ordinamentale;” è sostituita dalla seguente formulazione: “ISS Donati-Fossombrone; nuova istituzione liceo europeo ad indirizzo giuridico economico; indirizzo non ordinamentale”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento n. 6 dei Consiglieri Massi, Marinelli, Acquaroli:
A pag. 47 e 48 sopprimere l'allegato C “Autonomie scolastiche e dirigenti”.
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Ordine del giorno n. 1 dei Consiglieri Giorgi, Romagnoli, Traversini, Malaspina, Acacia Scarpetti, Zaffini, Bucciarelli, Ricci, Pieroni, Cardogna, Latini, Foschi:
“L’Assemblea legislativa delle Marche,
Considerati i numerosi punti di criticità relativi all’attuazione dell’art. 19 della legge 111 del 15 luglio 2011, evidenziati anche dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome con un documento approvato in data 27 ottobre 2011, tanto che detto articolo è stato ritenuto invasivo della potestà legislativa delle Regioni in materia di dimensionamento scolastico sul territorio, prerogativa riconosciuta anche di recente dalla Corte Costituzionale con sentenza n. 200/2009, ragione per la quale sette Regioni, tra cui le Marche, hanno deciso di impugnare di fronte alla Corte Costituzionale, per conflitto di competenza, l’articolo in questione;
Tenuto conto che la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, con il documento sopra richiamato, al fine di assicurare l’operatività del sistema scolastico, ha avanzato al MIUR una proposta di accordo sulle modalità di applicazione dell’articolo 19 della legge 111/11, per garantirne sia la omogenea e graduale applicazione nelle diverse realtà regionali che la necessaria sostenibilità, entro l'anno scolastico 2014-2015;
Evidenziato che, al fine di armonizzare le dimensioni di tutte le istituzioni a livello regionale è necessario uno studio di fattibilità più approfondito, si ritiene opportuno richiedere una applicazione graduale della normativa in oggetto, poiché:
- occorre avere maggiori certezze sul piano normativo e procedurale;
- le proposte elaborate dalle singole Amministrazioni Comunali hanno incontrato notevoli difficoltà a livello di concertazione sui rispettivi territori;
Tutto ciò premesso impegna la Giunta regionale affinché, nelle linee guida relative alla materia in oggetto che verranno emanate per l’anno scolastico 2013/14, venga data priorità ai seguenti principi ai quali si dovranno attenere i Comuni e le Province nella programmazione della rete scolastica di competenza:
- progressività: introduzione progressiva dei cambiamenti, iniziando dalle classi di nuova formazione;
- rispetto dei POF (Piano Offerta Formativa);
- salvaguardia degli II.CC. esistenti da possibili smembramenti qualora si debba procedere alla riorganizzazione scolastica sui territori comunali;
- rispetto della continuità didattica sia orizzontale che verticale;
- contenimento dei costi di adeguamento edilizio con la valorizzazione e l'ottimizzazione del patrimonio edilizio esistente. Nel riassetto non dovranno essere presi in esame edifici scolastici non ancora disponibili, fatta eccezione per quelli di accertata disponibilità entro l’anno successivo;
- rispetto della storia e della cultura del territorio, espressa anche dalle istituzioni scolastiche, con il mantenimento, ove possibile, anche delle intestazioni e dei codici meccanografici;
- mantenimento, per un periodo provvisorio, delle direzioni didattiche e scuole medie oggi autonome, qualora l’operazione di aggregazione, per motivi legati alle condizioni geografiche, socioeconomiche ed alla “storia” del territorio, nonché alla situazione dell’edilizia scolastica, non corrisponda alla auspicata finalità ma risulti, piuttosto, una forzatura “quantitativa” rispetto alle scelte ed ai comportamenti delle famiglie e degli alunni".
Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di atto amministrativo n. 39, così come emendata. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ci sono ora una serie di mozioni però in molti mi hanno chiesto di sospendere i lavori odierni in quanto in contemporanea c’è un’altra riunione.
Se l’Aula è d’accordo, direi semmai di approvare la mozione n. 246 sulla deroga alla direttiva Unione Europea per le imprese turistico-balneari, mentre le altre le iscriviamo ai primi punti del prossimo ordine del giorno.
Faccio inoltre presente che la mozione n. 248 del Consigliere Bucciarelli, essendo una mozione di sfiducia, ha bisogno di essere sottoscritta da un quinto dei 43 Consiglieri assegnati; ricordo anche che per poter essere approvata deve avere la fiducia della maggioranza degli assegnati, quindi 22 voti. E quindi questa mozione non la posso iscrivere nella prossima seduta in quanto, ripeto, deve riportare la firma di un quinto dei Consiglieri assegnati.


Mozione n. 246
del Consigliere Solazzi
“Deroga alla direttiva servizi dell’Unione Europea per le imprese turistico-balneari”
(Votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 246 del Consigliere Solazzi “Deroga alla direttiva servizi dell’Unione Europea per le imprese turistico-balneari”.
La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)


La seduta è tolta.

La seduta termina alle ore 14,30