Resoconto della seduta n.92 del 09/10/2012
SEDUTA N. 92 DEL 9 OTTOBRE 2012

La seduta inizia alle ore 10,30


Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Colleghi buona giornata, dichiaro aperta la seduta n. 92 del 9 ottobre 2012. Do per letto il processo verbale della seduta n. 91 del 2 ottobre 2012, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.
Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 249 in data 27 settembre ad iniziativa del Consigliere Marinelli concernente “Modifiche ed integrazione della l.r. n. 34 "Finanziamento delle attività dei Gruppi consiliari"”, assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’art. 69 del Regolamento interno;
- n. 250 in data 4 ottobre ad iniziativa dei Consiglieri D’Anna, Zaffini concernente “Soppressione dell'Azienda Ospedaliera Ospedali Riuniti Marche Nord”, assegnata alla V Commissione in sede referente ed al Consiglio delle Autonomie Locali per opportuna conoscenza;
- n. 251 in data 4 ottobre ad iniziativa del Consigliere Carloni concernente “Norme in materia di concessioni demaniali marittime ad uso turistico ricreativo”, assegnata alla II Commissione in sede referente e trasmessa alla III Commissione per l’espressione del parere ai sensi dell’art. 68 del Regolamento interno e al Consiglio delle Autonomie Locali per opportuna conoscenza;
- n. 252 in data 4 ottobre, ad iniziativa del Consigliere Latini concernente “Riordino delle funzioni amministrative provinciali”, assegnata alla I Commissione in sede referente e al Consiglio delle Autonomie Locali per l’espressione del parere di cui all’art. 11, comma 2, della legge regionale 10 aprile 2007, n. 4.

Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 412 del Consigliere Latini “Mancato risarcimento alle aziende e famiglie marchigiane colpite dall'alluvione del 2011”;
- n. 413 del Consigliere Latini “Carenza personale infermieristico negli ospedali della provincia di Ancona”;
- n. 414 del Consigliere Latini “Sostenere le piccole aziende della Regione Marche”.
Comunico, inoltre, che con nota n. 7674 dell'8 ottobre 2012 il Consigliere Eusebi ha chiesto di ritirare la propria firma dalla proposta di legge n. 245 “Sospensione autorizzazioni impianti a biomasse e biogas”.
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali:
- n. 28 in data 24 settembre 2012 “Modifiche alla legge regionale 17 luglio 1996, n. 26 ‘Riordino del servizio sanitario regionale’ e alla legge regionale 20 giugno 2003, n. 13 ‘Riorganizzazione del servizio sanitario regionale’”.
Hanno chiesto congedo il Presidente della Giunta Spacca e l'Assessore Luchetti.

Sull'ordine del giorno

PRESIDENTE. Nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi c'è la richiesta da parte della Giunta di rinviare il punto n. 4 all'ordine del giorno e precisamente le proposte di legge più il testo unificato della Commissione sulla installazione di impianti a biomasse e biogas. La richiesta del Vicepresidente Petrini, a nome della Giunta, è motivata dal fatto che il Presidente Spacca è oggi impegnato a Bruxelles e considerato l'argomento intendeva essere presente alla discussione ed all'esame di queste leggi.
Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Non posso che dire, ma lo dico pensando che i Consiglieri ascoltino quello che ho già detto alla Conferenza dei Capigruppo, certo si deve rispetto alla richiesta di un Presidente della Regione e quindi la richiesta di rinvio della discussione della legge va presa in seria considerazione. Io credo però che noi abbiamo un dovere preminente: rispettare le prerogative del Consiglio regionale, rispettare noi stessi, rispettare i cittadini che da noi si aspettano risposte.
Il Vicepresidente, in sede di Conferenza dei Capigruppo, ha motivato così la richiesta da parte del Presidente: è una materia molto seria e di prioritaria importanza. Se questo fosse vero, noi avremmo dovuto approvare la legge cinque o sei mesi fa. Avremmo dovuto approvare la legge martedì scorso, quando il Presidente era presente. Sapete cosa è successo da martedì scorso ad oggi? Ne è stata autorizzata un'altra di fatto, per il meccanismo del silenzio assenso. Allora a questo punto sorge il dubbio, quanti silenzi assensi prima che questa Giunta si decida a dare alla Regione Marche una legge che è un diritto avere.
Veramente, noi abbiamo avuto una lunga discussione martedì scorso sulla credibilità dei partiti, la credibilità delle istituzioni, la credibilità della politica, io faccio appello ai Consiglieri di maggioranza - e chiedo tra l'altro la votazione per appello nominale, anche a nome dei Consiglieri D'Anna e Foschi, se sono d'accordo - di rispettare se stessi, di rispettare i cittadini ai quali hanno chiesto la fiducia. Basta con il teatrino! Basta con i silenzi assensi. Dobbiamo riprendere la capacità di assumerci le nostre responsabilità.
Non è più tollerabile, perché io la prendo come una presa in giro, se il Presidente Spacca riteneva di primaria importanza questa legge, martedì la imponeva e non faceva passare la proposta di rinvio chiesta dal capogruppo del PD.
Delle due è l'una o ci prende in giro, e io non ci sto, o se vuole tutelare qualcuno allora venga qui a dirlo. Cosa che io non voglio credere.
Quindi, io Colleghi Consiglieri vi invito veramente, so che tra voi c'è molto malessere, ad essere coerenti ed a fare il nostro dovere, approvare la legge perché per questo siamo stati eletti e per questo su questa materia si sono organizzati decine di migliaia di cittadini marchigiani, che ripeto da noi si aspettano risposte e da noi si aspettano soluzioni ai loro problemi.
Non è più ammissibile, non è più credibile un Consiglio regionale che rinvia ancora, non è pensabile! Rispettiamo i marchigiani. Discutiamo ed approviamo finalmente questa legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Carloni.

Mirco CARLONI. Questa richiesta della Giunta è lesiva delle competenze e delle prerogative dell'Assemblea Legislativa delle Marche. Spero che la maggioranza non dia seguito a questa richiesta per varie ragioni.
Sul piano tecnico ci sono quattro proposte di legge sulle quali l'Assemblea legislativa ha posto la dichiarazione d'urgenza e il Segretario generale ha iscritto, giustamente, questi atti per questa giornata.
C'è stata un'attività del Presidente della Commissione Urbanistica, anch'essa d'urgenza, che ha lavorato celermente pur di arrivare, con l'avvallo di tutti i proponenti che hanno rinunciato alle proprie proposte, ad una sintesi che andasse nell'interesse delle Marche, dei cittadini marchigiani.
Votare un ulteriore rinvio è una violazione delle competenze e dell'autonomia legislativa di quest'Aula.
E' un affronto a tutti i cittadini delle Marche.

PRESIDENTE. Per l'intervento a favore ha la parola il Vice Presidente Petrini.

Paolo PETRINI. Volevo reiterare, ed immagino che lei lo abbia già detto quando ero momentaneamente fuori dall'Aula, quello che ho detto alla Commissione dei Capigruppo e cioè che oggi il Presidente è al Comitato delle Regioni a Bruxelles dove doveva necessariamente andare perché era relatore.
L'altra volta eravamo tutti qui presenti come Giunta perché certamente non ci sfugge l'importanza di questo tema, poi c'erano delle novità che meritavano degli approfondimenti, ma la Giunta considera questo tema di prioritaria importanza, di assoluta importanza.
Non solo vuole partecipare al pieno dei suoi componenti a questa discussione ma ci vuole mettere la faccia fino in fondo e, quindi, anche la faccia del Presidente. Non è una questione che la Giunta vuole trattare come di secondaria importanza, legata a quelli che sono eventualmente gli umori passeggeri. E' una questione di carattere strategico su cui naturalmente siamo fortemente impegnati e dove vogliamo, soprattutto il Presidente vuole, non solo intervenire ma mettere la faccia su quella che è la posizione della Giunta e su quella che sarà la decisione dell'Aula.

PRESIDENTE. Esauriti gli interventi, metto in votazione, per l'appello nominale chiesto a nome dei consiglieri Bucciarelli, D'Anna, Foschi, la richiesta di rinvio dell'esame delle proposte di legge relative al biogas.
Favorevoli: Acacia Scarpetti, Badiali, Canzian, Comi, Donati, Giancarli, Latini, Malaspina, Marconi, Mezzolani, Ortenzi, Perazzoli, Petrini, Ricci, Sciapichetti, Traversini.
Contrari: Acquaroli, Binci, Bucciarelli, Cardogna, Carloni, Ciriaci, D’Anna, Foschi, Giorgi, Marangoni, Marinelli, Massi, Natali, Zaffini, Zinni.
Astenuti: Bugaro, Romagnoli, Silvetti.

(L'Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE Ha la parola il Consigliere Camela.

Valeriano CAMELA. Intervengo per una richiesta di correzione in merito alla votazione sulla proposta di legge per il biogas. Nella stampa dei votanti ho visto che il mio nome non è fra i favorevoli. Chiedo, quindi, di essere inserito in quell'elenco.

PRESIDENTE Sempre nella riunione dei Capigruppo c'è stata la richiesta di anticipare al punto 1 bis il punto 10 relativo alla individuazione delle sedi di Area Vasta.
Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Volevo fare una richiesta per quanto riguarda l'ordine dei lavori. Come prima anticipato alla Conferenza dei Capigruppo, chiedo l'anticipazione del punto 10 relativo alla localizzazione dell'Area Vasta, così come da impegno e da promessa. Ho formalizzato la richiesta perché mi era stato detto di farlo in Aula.

PRESIDENTE. La richiesta di anticipazione del punto 10 era del Consigliere Silvetti.
Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Sono contrario per le stesse ragioni relative al rinvio della legge sul biogas. E' un tema che probabilmente verrà discusso e anche qui io spero e credo sia opportuna la presenza del Presidente Spacca.
Ritengo però che questa mozione debba essere discussa, l'ho firmata anch'io insieme a Giancarli ed altri. Appena il Presidente sarà in Aula dovrà essere discussa e votata, martedì prossimo. Anche perché - sempre per le buone relazioni che devono esserci in quest'Aula fra i Consiglieri rispetto a temi anche di carattere generale - devo riconoscere che con il Consigliere Silvetti su questo tema si era ragionato rispetto al ritiro di un emendamento quando votammo la legge sulla sanità qualche settimana fa, proprio perché era prevedibile una discussione sulla mozione di cui stiamo discutendo questa mattina.
Consigliere Silvetti, il mio parere contrario all'anticipazione è relativo a questo, dando atto del buon senso dimostrato precedentemente, chiedo allo stesso modo di cogliere questo aspetto, perchè credo che il Presidente Spacca su questo tema voglia essere presente per poterlo discutere.
Martedì prossimo la iscriviamo al primo punto dell'ordine del giorno e la discutiamo.

PRESIDENTE. Metto in votazione la proposta di anticipare il punto 10 al punto 1 bis.

(L'Assemblea legislativa non approva)

PRESIDENTE. C'era stata poi una richiesta di anticipare il punto 17 e metterlo al punto 7 bis.
Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Chiedevo che sull'anticipazione della discussione del riordino delle Province, venga inserita, l'ho presentata questa mattina, la mia mozione n. 415 che però non è stata comunicata. Chiedo, quindi, che venga comunque messa in discussione insieme alle mozioni nn. 385 e 391 e che venga, quindi, abbinata.
Se ciò non fosse possibile ho presentato anche una risoluzione quindi o l'una o l'altra, questo, soprattutto, per il problema che la proposta del CAL si sta già discutendo in Commissione e quindi condivido l'urgenza dei colleghi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Esprimo il mio parere contrario all'anticipazione.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. La richiesta è per anticipare la mozione che da tempo è giacente riguardo la proposizione del ricorso alla Corte Costituzionale verso l'atto di riordino delle Province.
Credo che il dibattito sia entrato nel momento più caldo perché in Commissione siamo riuniti in maniera pressoché permanente, fino al prossimo lunedì, proprio su questo tema.
I termini scadono e entro lunedì 22 ottobre questo Consiglio dovrà riunirsi, previa ovviamente proposizione della proposta della Commissione al Consiglio, e deliberare in maniera definitiva perché poi diversamente interviene il Governo.
Il ricorso per l'incostituzionalità scade anch'esso mi sembra lunedì o martedì, ritengo che abbiamo con estremo senso di rispetto anche istituzionale, abbiamo aspettato con pacatezza politica, anche troppa, il pronunciamento del CAL che anziché comporre, come sapete, ha diviso molto gli animi.
Io vorrei un pronunciamento anche politico di questa Assemblea sull'opportunità o meno di presentare ricorso alla Corte Costituzionale sul decreto del riordino delle Province, in considerazione soprattutto del fatto che il CAL ha disatteso la legge derogando e quindi consequenzialmente chiediamo che questo Consiglio decida se impugnare o meno una legge che già nei fatti è stata superata e disattesa dal CAL stesso.
Credo che dipani molto la matassa oggi parlare liberamente di questo e dare o non dare mandato alla Giunta regionale di impugnare presso la Corte il decreto legge del riordino nazionale.

PRESIDENTE. Metto in votazione la proposta di anticipare al punto 7 bis il punto 17.
(L'Assemblea legislativa non approva)

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Io chiedo di abbinare la mia interrogazione n. 842, attinente al trasporto sanitario, alla discussione delle mozioni al punto 1.
Tratta esattamente lo stesso argomento delle mozioni, quindi chiedo di discuterla.

PRESIDENTE. A me va bene, ce ne sono anche altre: 842, 426, 646, 656, 848, 910 e 969, se non ci sono obiezioni le abbiniamo tutte, quindi, l'Assessore ha la possibilità di dare una risposta unica.
Ha la parola il Consigliere Pieroni.

Moreno PIERONI. Chiedo di discutere come primo atto la proposta di legge che è al punto 6.
La ritengo importante, ormai c'è una condivisione di quasi di tutto il Consiglio, trasversale alle forze politiche, in merito alle norme a sostegno dei genitori separati in situazione di difficoltà.

PRESIDENTE. Quindi anticipare il punto 6 al 3 bis. Ci sono obiezioni? No, quindi, do per approvata l'anticipazione.
Ha la parola l Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Chiedo il rinvio della proposta di deliberazione n. 9 ad iniziativa della Giunta “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91 Nuove norme sulla cittadinanza” il motivo è il seguente: manca il Presidente Spacca. Quindi, io credo che sia importantissima la sua presenza analogamente a quanto è avvenuto sul biogas. E' una materia molto seria e di prioritaria importanza, quindi le medesime motivazioni che hanno portato a questo schifoso, a mio avviso, rinvio, avvenuto poco fa sulla legge del biogas.
Quindi, chiedo il rinvio del punto 5 all'ordine del giorno proposta di deliberazione n. 9. E' fondamentale che il Presidente Spacca sia presente anche su questo, mi auguro che l'Aula non usi misure diverse.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la votazione sulla proposta del Consigliere Marangoni.

(L'Assemblea non approva)

Ai sensi dell'art. 35, VI comma, del R.I.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Io le porto qui, e chiedo che lei intervenga, il Resto del Carlino di giovedì 4 ottobre. Chiedo che formalmente lei avvii tutte le procedure necessarie per quanto comparso sull'articolo di giovedì 4 ottobre, in merito alla spesa, che è la sua battaglia. A questo signore del Carlino lei deve rispondere.
Tant'è che lei andò in Rai a dire che la Regione Marche aveva creato questa Università per la Pace, poi mi fa la gentilezza di farmi sapere, altrimenti oggi io aziono una procedura legale. Che significava quella fotografia dell'autore che poi si legge nell'articolo.
Quindi lei prenda in considerazione quello che io oggi le dico ed attivi le procedure legislative del caso.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Io Consigliere Trenta non ho nulla da dire.
Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Mi pare che il Consiglio a seguito del rinvio che c'è stato sulla questione biogas e biomasse si sia un po' alleggerito, chiedo ai colleghi se vogliamo dare spazio, perché non so altrimenti quale sia momento migliore di questo, e se ci interessa, come tutti dicono, discutere relativamente al fatto che il nostro Parlamento cambi la legge elettorale per il perverso rapporto che c'è tra eccessivo peso dei partiti e consenso dei cittadini. Anzi un rapporto che non c'è , abbiamo sempre detto che dal Consiglio regionale potevamo chiedere al nostro Parlamento con un documento di cambiare quella legge.
Nella mozione che ho presentato insieme ad altri colleghi anche trasversalmente, c'è un'opzione per le preferenze, si può discutere, però, io chiedo ai colleghi di poterne parlare oggi, anche autolimitandoci per i tempi. Mi pare che in Parlamento iniziano questa settimana questa discussione momento più tempestivo di questo non c'è, altrimenti cestiniamo anche questa mozione.

PRESIDENTE. Metto in votazione la richiesta del Consigliere Massi di anticipare il punto 16 al punto 7 ter.

(L'Assemblea legislativa approva)

Mozione n. 404
del Consigliere Sciapichetti
“Crisi pubbliche assistenze nelle Marche – rischio sospensione servizio trasporto sanitario”

Mozione n. 403
del Consigliere Silvetti
“Mancata attuazione regolamenti attuativi legge regionale n. 6/2011”

Mozione n. 394
del Consigliere Latini
“Jesi tagli alla Croce Rossa Italiana”

Mozione n. 407
del Consigliere Latini
“Regolamentazione dei rimborsi alla CRI e ANPAS"

Interrogazione n. 842
del Consigliere Zinni
“Mancato adeguamento da parte della Regione Marche dei rimborsi delle spese effettivamente sostenute dalle AV in materia di trasporto sanitario”

Interrogazione n. 426
dei Consiglieri Massi, Marinelli
“Trasporto sanitario l.r. n. 6/2011”

Interrogazione n. 646
del Consigliere Latini
“Pubbliche assistenze – le ambulanze rischiano il fermo”

Interrogazione n. 656
del Consigliere Latini
“Croce Gialla Ancona – le ambulanze rischiano il fermo”

Interrogazione n. 848
del Consigliere Latini
“Grave crisi Croce Gialla di Ancona”

Interrogazione n. 910
del Consigliere Acacia Scarpetti
"Sanità pubblica - questione costi dei trasporti sanitari in Provincia di Pesaro-Urbino"

Interrogazione n. 969
del Consigliere Silvetti
"Ritardo rimborsi prestazioni ANPAS"

(abbinate)
(Discussione e votazione risoluzione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la mozione n. 404 del Consigliere Sciapichetti, la mozione n. 403 del Consigliere Silvetti, la mozione n. 394 del Consigliere Latini, la mozione n. 407 del consigliere Latini e l'interrogazione n. 842 del consigliere Zinni, l'interrogazione n. 426 dei consiglieri Massi e Marinelli, l'interrogazione n. 646 del consigliere Latini, l'interrogazione n. 656 del consigliere Latini, l'interrogazione n. 848 del consigliere Latini, l'interrogazione n. 910 del consigliere Acacia Scarpetti, l'interrogazione n. 969 del consigliere Silvetti. abbinate.
Se siete d'accordo, direi di ascoltare la risposta dell'Assessore e poi di aprire il dibattito.
Ha la parola l'Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Mi pare che sia contenuta nel lavoro di questi giorni la risposta a tutti gli interrogativi che si pongono sia nelle mozioni che nelle interrogazioni.
Comprendo tutti gli elementi di preoccupazione che stanno dietro alle mozioni ed alle interrogazioni che naturalmente hanno a che fare con le preoccupazioni che riguardano le Croci, le Anpass, ecc.
Dico che sono in qualche modo superate dal lavoro di questi giorni perché la legge prevedeva, per entrare in applicazione definitiva, il fatto che si facessero due due tipi di lavoro.
Da una parte un lavoro che è stato compiuto e che si tradurrà in atto deliberativo sulle modalità di accreditamento. Naturalmente questo è un lavoro che abbiamo condiviso al tavolo con le croci e con le associazioni di volontariato del trasporto sanitario.
Dall'altra parte invece un tavolo, questo un po' più complicato, perché poi gli argomenti di quel tavolo sono soggetti ad una rivisitazione rispetto ai decreti che sono venuti avanti in questi in questi mesi, in queste settimane. Mi riferisco soprattutto alla spending review.
Tuttavia la legge avrà sua piena applicazione nel momento in cui verranno varati questi regolamenti che si rifanno ai criteri di rimborso delle spese effettivamente sostenute.
E' un lavoro complicato di rivisitazione completa del servizio che si sta facendo ed è il lavoro che stiamo portando avanti al tavolo in queste settimane con tutte le associazioni.
Naturalmente il lavoro ha avuto un'accelerazione perché era stato rallentato dalla spending review dopodiché le associazioni hanno manifestato, come voi ben sapete e si è visto sui giornali, l'intenzione di aprire un'agitazione. Il lavoro è stato intensificato in queste settimane ed si è stabilito a quel tavolo che questo lavoro debba concludersi entro il termine ultimo del 30 novembre.
Naturalmente stiamo facendo uno sforzo a che questa cosa possa avvenire anche prima, c'è stato venerdì un'ulteriore tavolo tecnico che appunto fissa non solo quelli che sono le modalità di rimborso delle spese effettivamente sostenute ma si stabiliscano anche i criteri con i quali vengano individuate perfettamente le spese effettivamente sostenute.
Questo è il lavoro che si sta compiendo, naturalmente c'è l'impegno a concluderlo prima possibile, perché i ritardi sono sotto gli occhi di tutti. Nel frattempo le croci hanno chiesto, siccome sono soggette ad un rimborso, un'anticipazione di rimborso e di ampliare leggermente questo tipo di anticipazione, per rimettersi in linea con l'aumento dei costi che ci sono stati.
Questo è l'accordo che abbiamo fatto con loro, per dire “guardate definiamo i criteri, nei criteri stabiliamo quello che prevede la legge", dopo di che siccome voi avete delle anticipazioni e c'è stato un ritardo, anziché anticipare l'80% anticipiamo magari il 90% di quello che dovreste avere, salvo poi conguaglio finale che viene rapportato alla modulazione dei criteri che verranno stabiliti.
Questo è il lavoro che si sta facendo, naturalmente va fatto d'intesa con le pubbliche assistenze, sperando di chiuderlo anche prima della data che con loro abbiamo fissato.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Grazie Assessore per la preliminare delucidazione che purtroppo segue sostanzialmente il decorso del termine ultimo che le varie organizzazioni, le varie Anpas avevano dato alla Regione, quello cioè del 30 settembre onde incrociare ovviamente le braccia e spegnere i motori per quello che riguarda il servizio di trasporto sanitario.
Purtroppo abbiamo dovuto assistere ad uno stillicidio sostanziale in questi anni, non in questi ultimi giorni o in questi ultimi mesi. In ballo non c'è soltanto la salute economico finanziaria di questi enti privati, che è bene ricordare svolgono un servizio pubblico, ma è compromesso in questo momento il servizio pubblico stesso, per lo meno era a rischio nel momento in cui si fosse interrotto.
In gioco c'è anche la credibilità e la consistenza dell'ente Regione a fronte di impegni presi, di norme approvate o di regolamenti non ancora resi esecutivi o comunque resi utili per la ripartizione di questi fondi, che è bene ancora una volta ricordare, sono fondi necessari per far fronte a spese e a servizi già sostenuti.
Io Assessore le voglio ricordare una volta di più, che le piccole croci, che sono sparse sul territorio, hanno esposizioni importantissime e ingenti con gli istituti di credito per alcune centinaia di migliaia di euro a fronte di servizi pubblici già resi. In sostanza questi enti, queste organizzazioni locali fanno da banca alla Regione, svolgono la stessa funzione a fronte di servizio già realizzato, già concretizzato.
E' bene ricordare anche un altro aspetto che riguarda molto da vicino la vita e la sostenibilità di questo tipo di servizio pubblico. Molte di queste organizzazioni sono in procinto di fermare i propri mezzi, quindi si troveranno di fronte alla necessità di ripianare le esposizioni con gli istituti di credito e di affrontare la spesa ingente dei vari mezzi che per chilometraggio e pretestuosità sono costretti a essere immobilizzati. Perché questa è la condizione sine qua non attraverso la quale si consente a questi soggetti privati di svolgere il proprio servizio di sussidiarietà, quello che è un aspetto fondamentale e non marginale o residuale della sanità regionale.
Voglio ricordare una volta di più, non ultima, la posizione della Croce Rossa, che è in una posizione estremamente precaria, a fronte di quello che è l'intendimento di questo Governo di volerla privatizzare, quella precarietà travolgerà l'ingente numero di precari che lavorano da anni al servizio della Croce Rossa e quindi al servizio della comunità tutta.
A fronte di questo lei dice giustamente che siamo ormai di fronte ad una scadenza prossima. I 60 giorni che hanno concesso ulteriormente, a dimostrazione della buona volontà, della capacità di capire il momento, non può prevedere la penalizzazione di un servizio che è quanto mai centrale nella vita di tutti cittadini e negli interessi di questa Regione come delle altre.
Ritengo che il tavolo che si è intrapreso debba, per riprenderci quella credibilità e quella considerazione, provvedere prima della scadenza, che era stata prefissata entro 60 giorni, un intendimento chiaro.
Concludo e chiedo, perché era contenuto in una interrogazione che stranamente non è all'ordine del giorno, se poi nel prosieguo del dibattito e dell'approfondimento, può chiarirci quale tipo e qual'è l'ammontare, il quantum dell'esposizione che oggi la Regione ha con questi soggetti privati a fronte di un servizio pubblico che è sostenuto, ormai da alcuni anni e che non è stato mai evaso.

PRESIDENTE. Ha la Parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. La risposta dell'Assessore, da un punto di vista pratico, sembrerebbe rassicurante perché sembrerebbe che abbia capito la lezione, vale a dire che le vivaci proteste delle Anpas marchigiane gli hanno fatto capire che non è con disegni sotterranei che si può tracciare il servizio del 118 regionale.
Ma da un punto di vista politico è assolutamente deludente per una serie di motivi.
Il primo. La legge regionale approvata, vorrei ricordare in correzione della precedente norma ammazza Anpas che era stata inserita nell'assestamento del bilancio precedente, che ha ripristinato l'esistenza delle attività delle Anpas all'interno del trasporto sanitario è dell'11 aprile 2011. E' passato un anno e mezzo per una attuazione di regolamenti che dovevano essere adottati entro 60 giorni.
Ora la risposta dell'Assessore è stata lacunosa sul perché si è rinviato, non si capisce quanto questa Unione Europea sia effettivamente interagente nella questione. Perché uno dice: "passato un anno e mezzo evidentemente qualcuno ha avrà bloccato l'iter del procedimento", ma di questo non si ha né traccia, né notizia.
Evidentemente l'Unione Europea non aveva più interesse a bloccare questa procedura, dopo di che la risposta dall'Assessore dice: "facciamo un grande dialogo con le Anpas, le associazioni, ecc". Bellissimo, meraviglioso perché non prima e soprattutto perché aspettare le vivaci proteste di questi soggetti che sono arrivati al punto di minacciare l'interruzione del pubblico servizio, tramite sciopero?
Io mi chiedo e innanzitutto chiedo al Consiglio perchè l'Assessore rifugge le domande non le spiega, adotta dei provvedimenti omette di adottarli, senza chiarire politicamente il perchè.
Lei Assessore il perché abbia omesso l'applicazione della legge del Consiglio non ce l'ha mai spiegato, e mi pare in tutta evidenza, che non ce lo vuole spiegare e allora io chiedo ed invoco questo Consiglio di valutare attentamente e di intraprendere anche azioni politiche pesanti.
Assessore, se lei non dovesse dar seguito all'applicazione di una legge approvata da questo Consiglio regionale, se ostacolasse l'esecutività di una legge, io chiederei alla sua maggioranza di avere il coraggio di sfiduciare un assessore che non solo non applica la legge ma non applica, dal punto di vista politico, la legge di una sua maggioranza anche di Aula, perché questa legge, questa toppa è stata rimessa con i voti della minoranza, che ha chiesto a gran voce di correggere quello scempio. ma è stata approvata anche con i voti della maggioranza.
E' evidente che c'è la volontà politica del Consiglio di andare fino in fondo sulla salvaguardia del nostro modello di gestione del 118, tenendo conto che ovviamente la nuova legge contempla la partecipazione non solo delle Anpas e di ciò che è onlus, no profit, ecc., ma anche di società di capitali che già esistono e già lavorano.
Io auspico che questa sia l'ultima volta che discutiamo questo argomento e che si rispetti il lavoro di chi da decenni svolge e salva la vita nelle strade a persone che sono in difficoltà.

Presidenza della
Vice Presidente Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Sciapichetti.

Angelo SCIAPICHETTI. La mozione che ho presentato tempo fa voleva richiamare l'attenzione su un argomento che ritengo strategico, fondamentale per la comunità marchigiana, anche se poi a livello mediatico sono altre cose, pure importanti, che fanno notizia. Questo del trasporto sanitario a me pare un argomento di vitale importanza non fosse altro perchè ci va di mezzo la vita o la morte delle persone.
Dobbiamo usare questo argomento con estrema cautela, con grande intelligenza, non è questo il terreno o l'argomento su cui incentrare un dibattito politico o fare il gioco delle parti tra maggioranza ed opposizione. Le associazioni di volontariato questo non chiedono, chiedono dei fatti concreti ed allora se sono arrivate a fare e a minacciare una scelta dolorosa, è perché lavorano dalla mattina alla sera per 365 giorni all'anno gratuitamente e volontariamente.
Chiedono molto poco o quasi niente molto spesso, è gente a cui abbiamo chiesto in questi anni dei sacrifici enormi di riqualificazione professionale che loro fanno. Ci garantiscono un servizio che, se dovessimo darlo a bando, se dovessimo affidarlo a privati, noi, come Regione Marche, spenderemmo una cifra molto superiore a quella che riconosciamo loro.
E' un fenomeno che interessa molte persone perché noi qui parliamo di trasporto sanitario delle Marche, parliamo di almeno 7.000 volontari attivi e di almeno 30.000 soci iscritti alle associazioni.
Quindi io non concordo, ad esempio, con l'intervento polemico del Consigliere Zinni, voglio invece ringraziarli e dico che sia l'Assessore Mezzolani che il Presidente della Commissione Comi, in fase di approvazione della legge n. 6 del 2011, hanno fatto un lavoro incredibile, enorme, per risolvere il problema che, a livello europeo, era stato sollevato. Ricordo la disponibilità, l'impegno ad andare a Bruxelles per capire come risolvere la questione rispetto, ad esempio, alla tematica dei servizi prevalentemente sanitari e non prevalentemente sanitari, perché il problema era dover mettere a bando o non mettere a bando. E' stato fatto un lavoro certosino per salvare il patrimonio di storia e di valori che le associazioni sul territorio rappresentano, perché rappresentano anche un tessuto sociale molto importante .
Allora adesso a me pare che la risposta della Regione sia una risposta che in tempi certi porterà a risolvere il problema, il tavolo che si è insediato sta lavorando.
Le croci ci chiedono di capire, di risolvere la questione rispetto ai rimborsi del passato, qui vorrei aprire una parentesi noi ci troviamo di fronte a volontari e a responsabili delle associazioni e delle croci che hanno pagato in proprio, che sono andate in banca a mettere la firma di garanzia in proprio per una esposizione che comincia a diventare consistente. Vogliono sapere quale sarà il loro futuro? Come sarà il loro futuro? Come dovranno organizzarsi? Sono interessati anche a chiudere il passato relativamente agli anni 2010 e 2011 ma sono soprattutto interessati a capire come organizzare un servizio di grande utilità per il futuro. Noi sappiamo che la parametrizzazione dei rimborsi è ferma all'anno 2002 rispetto a questa attività, la spending review la conosciamo, ma è un problema che viene prima della spending review.
Le croci minacciano di non poter andare avanti perché dal 2002 ad oggi le spese di carburante, di assicurazioni, di manutenzione, le spese anche del personale sono decuplicate
Io credo che noi abbiamo il dovere morale, oltreché politico, di dare una risposta concreta e mi pare che il tavolo che è stato insediato sia capace, sia sufficiente a dare le risposte che le associazioni si aspettano e rispetto alle quali noi non possiamo ulteriormente tergiversare.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Latini. Invito l'Aula ad avere maggiore rispetto per chi interviene.

Dino LATINI. Mi riaggancio all'intervento del collega Sciapichetti. Credo che le difficoltà siano di ordine attuativo nell'ambito di un procedimento che ha visto provvedimenti approvati dall'Aula e fatti propri, poi, nell’ambito dell’organizzazione della Giunta, ma che non riescono a trovare riscontro effettivo per quanto riguarda la caduta sulle organizzazioni che usufruiscono dei rimborsi, in particolar modo delle pubbliche assistenze.
E’ un tema di vitale importanza per la sopravvivenza di un servizio che, direi, va qualificato, puramente di volontariato, al di la dei rimborsi che ricevono e che rischia di creare non soltanto una dissintonia fra le attività che si richiedono agli stessi, come ha ricordano bene chi mi ha preceduto, ma anche all'attività in generale, che si deve svolgere nell'ambito di quelle, che noi chiamiamo, una qualificazione ulteriore del livello delle strutture dei servizi sanitari.
L’invito è quello di evitare praticamente complicazioni per quanto riguarda l'assegnazione pura, la liquidazioni di quelli che sono i cosiddetti arretrati ai rimborsi ed evitare disparità di trattamento, come oggi sembrano sussistere, tra zone del nostro territorio marchigiano, in particolare tra la zona di Pesaro e le altre zone Ancona ed Ascoli. Dare soprattutto una certezza, al di la delle buone intenzioni che tutti hanno in questa direzione, perché come diceva il Consigliere Sciapichetti, non si tratta di una questione politica ma si tratta di una questione, prima di tutto, fondamentale per tutti noi, che fuoriesce da ogni dibattito di ordine ideologico e di schema di appartenenza. Dare quella certezza alle varie Croci che hanno, dal punto di vista delle risorse umane e della struttura, riaffermato le loro competenze in termini di autorità. Mi riferisco appunto ai grandi sforzi di riammodernamento, di aggiornamento e di accreditamento che hanno fatto negli ultimi anni.
Mancare a questo appuntamento significa mettere in un angolo la parte sostanziale della nostra Sanità, quella direi più importante, perché legata al rapporto diretto con la persona. Non è certamente questa l'attività diagnostica, specialistica, delle grandi eccellenze ma un'attività diffusissima in termini di servizi resi.
Chiedo l’accoglimento di tutte le mozioni nella logica però di una non contraddizione con l'attività portata avanti dalla Giunta ma di un impegno continuo e specifico come è stato anche ribadito dall’intervento dell’Assessore Mezzolani.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. La mozione e le interrogazione poste dal Consigliere Zinni, dal Consigliere Sciapichetti pongono un problema serio al quale io cercherò di dare un contributo.
La Regione Marche è in difficoltà da questo punto di vista, su questo tema, quello del servizio di trasporto sanitario, è in difficoltà perché deve dare applicazione a una normativa complessa, contraddittoria, nella quale si espone a tantissimi rischi.
Avrebbe potuto la Regione Marche evitare di trovarsi in questa difficoltà, per farlo avrebbe dovuto scegliere una strada, quella più semplice, l'unica percorribile senza preoccupazioni è la strada che hanno scelto le altre Regioni d'Italia, tutte le altre Regioni d'Italia nessuna esclusa. Ovvero la strada di procedere all'affidamento del servizio del trasporto sanitario applicando le direttive comunitarie, applicando la disciplina comunitaria e nazionale in materia di servizi pubblici. Ovvero applicare una disciplina che prevede procedure di evidenza pubblica, di trasparenza, di concorrenza, per l'affidamento di servizi che sono considerati da noi, a rilevanza sociale, ma dal legislatore a rilevanza economica.
Ecco, se noi avessimo percorso la strada dell'applicazione della disciplina rigorosa dei servizi pubblici e quindi delle procedure di evidenza pubblica per il loro affidamento, l'Assessore Mezzolani il Consiglio regionale non avrebbero trovato difficoltà, la Regione diventava stazione appaltante, da un punto di vista formale giuridico, procedeva all'affidamento del servizio, le associazioni pubbliche e private, le Anpas, che si aggiudicavano il servizio lo gestivano sul territorio.
Questa strada più semplice, aveva un grande rischio era quello di compromettere il radicamento sociale dell'associazionismo, la funzione sociale che esercitano le Anpas, le Misericordie, le associazioni sul territorio regionale.
Avrebbe smantellato un sistema molto radicato, soprattutto in alcune province, non in tutte per il vero.
Noi abbiamo scelto di non percorrere quella strada, la nostra legge, lo voglio dire al Consigliere Zinni ed al Consigliere Sciapichetti, che abbiamo approvato all'unanimità è l'unica legge in Italia che raggirando, eludendo le rigide norme della concorrenza, prevede meccanismi che consentono l'affidamento del servizio alle associazioni.
Per fare questo abbiamo utilizzato alcune categorie, quella di distinguere il trasporto sanitario da quello non prevalentemente sanitario, quella di ricorrere per i rimborsi alle spese effettivamente sostenute.
Ora è stato "facile" fare questa legge, diventa difficile chiaramente dare applicazione ad una legge nella quale non esistono, non sono censite, né dalla giurisprudenza, né dal diritto in alcun modo, in alcun luogo, le categorie di trasporto sanitario da quelle non prevalentemente sanitario. Noi non sappiamo, perché non c'è un caso, non esiste giurisprudenza che ci dica quali sono i servizi prevalentemente sanitari e quali non li sono. Quali sono le categorie per definire i costi effettivamente sostenuti distinguendoli da quelli che non sono costi effettivamente sostenuti e mi riferisco alle spese del personale.
Nel difficile lavoro esegetico di interpretazione del testo e di traduzione di quella norma in Regolamento abbiamo perso tempo, ecco perché la Giunta, l'Assessore ha faticato ad approvare un Regolamento, perché sapeva che se la legge era sfuggita ai ricorsi, alle censure di incostituzionalità, il Regolamento, per quanto strumento più flessibile meno esposto all'attenzione del legislatore, anche quello sarebbe potuto essere censurabile, per cui è stato fatto un Regolamento con tempi e con accortezze maggiori rispetto a quelle del passato e questo ha richiesto mesi in più.
Oggi a questa difficoltà che rimane, perché badate se non riuscissimo ad applicare quella legge, lo auspichiamo e lo faremo, saremo la prima Regione in Italia a farlo. E' chiaro che c'è un'attenzione di tutti, non solo delle associazioni che sono contente di questo obiettivo ma anche di coloro che questo obiettivo non vogliono che lo raggiungiamo, per cui analizzano ogni singola parola del Regolamento e della legge per vedere se queste, mal interpretate, potrebbero essere censurabili di fronte al Tribunale di giustizia amministrativa oppure di fronte al Governo.
A questa difficoltà che ha complicato la vita dell'assessorato, il nostro lavoro, quello del Consiglio regionale, è stato più semplice lo abbiamo fatto in un mese, si è aggiunta un'altra difficoltà, volevo richiamare l'attenzione dell'Assessore sul secondo problema.
Il secondo problema oltre a quello formale giuridico è quello economico. Nella spending review inizialmente era previsto il taglio del 5% sulle spese dei costi effettivamente sostenuti nel trasporto sanitario e comunque è previsto un taglio, una riduzione di quel capitolo, ciò potrebbe essere superabile, ma bisogna dire che noi non solo dovremmo tagliare, ma dovremmo fare i conti con i costi del servizio sanitario che sono ancorati a parametri a 10 anni fa e quindi sono lievitati ed aumentati di circa il 30%.
Allora come conciliare un aumento fisiologico normale dei costi del servizio con la diminuzione delle risorse? Ecco che a quella prima difficoltà si aggiunge una seconda difficoltà per l'assessorato.
Ora di fronte a tutto questo c'è un lavoro, al quale concorrono tutti i soggetti pubblici, privati, istituzionali, le associazioni e c'è un termine che è stato individuato nel 30 novembre. Ecco io confido che questo lavoro vada a buon fine, si è riunito il tavolo già venerdì scorso, anche la settimana prima, si sta riunendo costantemente, quindi la preoccupazione che hanno posto il Consigliere Zinni ed il Consigliere Sciapichetti, è legittima, è seria ma è una preoccupazione che assorbiamo tutti e che viviamo tutti anche con poca serenità.
La mozione presentata, non la considero una mozione di censura, una mozione contro, la considero un'ulteriore sollecitazione e pertanto accoglibile perché va nella direzione del lavoro che stiamo cercando di concludere e che comunque stiamo facendo.

PRESIDENTE. Avevo chiesto ai presentatori delle mozioni eventualmente di elaborare una proposta di risoluzione, è pronta? (...) State scrivendo la proposta? Quindi direi, in attesa della redazione della proposta di risoluzione che poi metteremo al voto, di andare al punto successivo. Appena è pronta la proposta di risoluzione la votiamo.

Proposta di legge regionale n. 16
ad iniziativa del consigliere Pieroni
“Norme a sostegno dei genitori separati in situazione di difficoltà – modifiche alla legge regionale 16 dicembre 2005, n. 36 “Riordino del sistema regionale delle politiche abitative”

Proposta di legge regionale n. 189
ad iniziativa dei consiglieri Ciriaci, Giorgi, Cardogna, Bucciarelli, Acquaroli, Latini, Massi, Perazzoli, Pieroni, Marangoni, Sciapichetti, Traversini, Silvetti, Trenta, D'Anna, Romagnoli, Zaffini, Marinelli, Natali, Ortenzi, Badiali
Testo unificato “Norme per il sostegno dei genitori separati e divorziati in situazione di difficoltà”

(abbinate)
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. Come stabilito all'inizio di seduta, passiamo ora al punto 3 bis (ex punto 6) dell’ordine del giorno: proposta di legge n. 16 ad iniziativa del Consigliere Pieroni, proposta di legge n. 189 ad iniziativa dei Consiglieri Ciriaci, Giorgi, Cardogna, Bucciarelli, Acquaroli, Latini, Massi, Perazzoli, Pieroni, Marangoni, Sciapichetti, Traversini, Silvetti, Trenta, D'Anna, Romagnoli, Zaffini, Marinelli, Natali, Ortenzi, Badiali, abbinate.
Testo unificato dalla Commissione " Norme per il sostegno dei genitori separati e divorziati in situazioni di difficoltà”.
Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Pieroni.

Moreno PIERONI. Come premessa voglio ringraziare la Commissione, dal Presidente a tutti i componenti, perché c'è stato un lavoro che a cercato di coniugare le varie richieste, le varie sollecitazioni che pervenivano. Contemporaneamente voglio ringraziare anche gli altri Consiglieri firmatari della proposta di legge, non li elenco poi magari alla fine lo farò, perché sicuramente c'è stata grande sensibilità, grande attenzione, su una tematica oggi purtroppo molto sentita, che magari sfugge alla maggioranza dei cittadini, in questo caso dei cittadini marchigiani, ma che come gravità, come complessità, ormai raggiunge e supera i 2000 casi in tutte le Marche.
Credo che giustamente quest’Aula oggi approvi questa proposta di legge e la trasformi in legge ..

PRESIDENTE. Cortesemente non si sente una parola, chi non è interessato può uscire dall’Aula.

Moreno PIERONI. Dicevo, in quanto chiaramente è una proposta di legge che è già stata presentata nella legislatura precedente da tantissimi Consiglieri, ripresa in maniera trasversale da tutti i Consiglieri di tutte le forze politiche presenti in quest'Aula, a dimostrazione della preoccupazione e delle attenzioni che i Consiglieri e le forze politiche hanno messo su questa proposta di legge.
E’ una proposta di legge che a mio avviso tiene conto di due aspetti in particolare: quello di creare opportunità e dare opportunità a chi, in caso di grave situazione di disagio economico e, in particolar modo, sociale, abbisogna di una compartecipazione della Regione per sostenere alcune spese che qui abbiamo esplicitato in maniera più importante, ad esempio le spese per quello che riguardava l’affitto.
L’altro aspetto altrettanto importante, io direi alla pari, riguarda gli aspetti “giudiziari” della problematica, perché questa legge tiene conto di mettere a disposizione una serie di risorse giuridiche, legali ed anche, dal punto di vista psicologico, di sostegno alle famiglie che non hanno possibilità di poter ottemperare a una separazione chiamiamola privata, e, quindi, mette a disposizione anche una serie di risorse che riguardano un percorso sostenibile per queste famiglie.
Io credo che veramente ci sia stato un percorso importante da parte di tutti i componenti della commissione e di tanti Consiglieri che hanno presentato una ulteriore proposta di legge, inserita e riunificata nella proposta che poi andremo a discutere punto per punto, articolo per articolo. Sono certo che questo atto che oggi andremo a discutere, e spero ad approvare, sicuramente darà un'importante risposta e farà sì che la Regione Marche sia tra le prime in Italia ad approvare una legge così importante.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Vorrei ringraziare i componenti della Commissione ma soprattutto coloro che hanno presentato queste iniziative, tra cui la Consigliera Ciriaci che ci ha proposto di sottoscrivere la sua proposta che in tanti abbiamo condiviso, e il Consigliere Pieroni.
Credo che questa sia una di quelle situazioni nelle quali è possibile intervenire, è necessario intervenire, è opportuno intervenire ed è doveroso intervenire.
Il Consigliere Pieroni ha fatto riferimento a circa 2.000 casi nella nostra Regione, che probabilmente saranno anche di più e che in alcune situazioni si trasformano in situazioni veramente drammatiche. Quindi è doveroso cercare di dare una soluzione a chi viene a trovarsi, suo malgrado, in situazioni di estrema difficoltà che portano anche a momenti di disperazione, perché è evidente che una separazione o un divorzio, in alcune situazioni e al di là della questione affettiva, ha come conseguenza anche una situazione economica che non tutti riescono a gestire.
L’intento di questo testo unificato dalla Commissione è proprio quello di lenire, ove possibile, queste situazioni di difficoltà e nella fattispecie, al di là di quelli che sono i centri di assistenza e di mediazione familiare, che comunque hanno la loro importanza, al di là dell'istituzione dei servizi informativi e di consulenza legale, anche questi finalizzati a rendere effettivo il ruolo di genitore in caso di separazione, al di là anche degli accordi e delle intese con il Ministero per garantire nei tribunali le prestazioni dei servizi di mediazione, credo che siano fondamentali gli interventi comunali a sostegno del reddito, volti a far fronte alle necessità abitative, perché questo è uno dei problemi maggiori che si riscontra quando le famiglie si dividono, con il genitore che per pagare gli alimenti oppure contribuire alla crescita dei figli molto spesso viene a trovarsi in situazioni drammatiche, senza estremizzare ci sono realtà in cui c’è chi è anche costretto a dormire in macchina.
Penso che la sintesi che è stata fatta possa dare soddisfazione a tutti i presentatori delle due proposte di legge, ma soprattutto possa andare incontro a quelle necessità che emergono in continuazione nella nostra società.
Per quanto riguarda le disposizioni finanziarie abbiamo cercato di capire e di avere il quadro della situazione e in Commissione, anche con il relatore di maggioranza, si parlava di una cifra intorno ai 250-300 mila euro da prevedere nel prossimo bilancio. Credo che questa cosa sia fattibile e penso che a questo punto sia necessario che venga da quest’Aula un voto unanime anche per rafforzare quella che poi sarà la richiesta ufficiale, di inserire una cifra che riteniamo, quanto meno in questa fase, sufficiente per iniziare un percorso, che magari, nei prossimi anni potrà essere più consistente dal punto di vista economico-finanziario.
Ho visto che c’è qualche emendamento che però non è sostanziale, quindi dichiaro il mio voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Voglio intervenire essendo la presentatrice della proposta di legge n. 189, che ho voluto estendere alla firma di altri Consiglieri e che ringrazio per la condivisione assoluta e trasversale.
Questo dimostra il contenuto importante e condivisibile ed anche la serietà di questo consesso nel momento in cui l’argomento interessa tutti i cittadini.
La mia proposta di legge è stata integrata con quella del Consigliere Pieroni, sono soddisfatta per il lavoro fatto, ma vorrei porre l’attenzione affinché questa legge sia immediatamente attivata. Abbiamo letto la settimana scorsa un intervento del Vescovo di Fano che evidenziava le difficoltà dei padri che non avevano, al di là del problema, che ha già accennato il collega D’Anna, dell’abitazione neanche il sostegno di un pasto. Quindi chiedo l’urgenza dell’esecutività della legge.
Ringrazio l’Aula e i colleghi che hanno dato la possibilità di condividere e di integrare le due leggi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Sono favorevole a questa legge, di cui sono cofirmatario, e ne ho presentata una più specifica in merito alla problematica della residenza pubblica a favore di questa categoria.
Reputo che bisogna impegnarsi di più, perché se la crisi procede con questa velocità, con questa drammaticità e con questa carenza di posti di lavoro, questa è la categoria più a rischio di povertà.
Questo lo testimonia la Caritas che dichiara che il 25% di chi si rivolge alle mense sono purtroppo padri separati mentre l’altro 75% è composto da extracomunitari. Quindi la categoria di italiani che in questo momento dobbiamo veramente seguire, anche con discreti impegni finanziari, è proprio questa dei genitori separati, in particolare dei padri separati.
Apprezzo l’impegno di 300-350 mila euro, ma sono veramente pochi. Se consideriamo che il fondo anticrisi che la Regione eroga è di 1 milione e 400 mila euro e che la bellezza di quasi 900 mila euro se ne vanno per famiglie di extracomunitari a ISEE zero. Io mi chiedo cosa ci stanno a fare questi in Italia se dopo due anni hanno ancora un ISEE zero. Che ci stanno a fare, a prendere le risorse che in questo momento servono veramente alle nostre famiglie?!
Questo è un neo che voglio risolvere perché sono qui per difendere gli italiani in questo particolare momento di difficoltà economica.
Reputo che questa legge è buona anche se, ripeto, l’impegno finanziario è scarso ed impegna i Comuni a far fronte a queste richieste veramente pressanti. Chiunque faccia un giro negli assessorati ai servizi sociali dei nostri Comuni si renderebbe conto della drammaticità che stanno affrontando i nostri. Ho anche scoperto che vengono erogate delle somme agli extracomunitari, che poi se le vanno a bere o a giocare ai cavalli o ai gratta e vinci. Questa è la realtà, non è una finzione, andate a vedere. Io ho fatto il palo di fronte ad un ufficio dei servizi sociali e ho visto queste cose, gente che andava lì, prendeva 100-200 euro e poi andava al tabacchi a comperarsi il gratta e vinci.
Questo è uno scandalo e noi siamo qui per difendere in questo momento veramente difficile i padri separati che molto spesso vivono in condizioni disperate che nemmeno le bestie e i cani vivono.
Apprezzo la legge ma dobbiamo fare molto di più e mettere mano al regolamento degli Erap, perché abbiamo 14 mila abitazioni che dobbiamo rivedere completamente, azzerare. Poi, il regolamento dell’ISEE è un bluff che dobbiamo risolvere urgentemente.
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PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Brevemente per esprimere la mia condivisione per questa legge che mette un po’ il dito su una piaga, perché il divorzio impoverisce, proprio per la creazione di più famiglie, il nucleo originale, impoverisce una nazione e il tessuto sociale ed economico sotto più punti di vista.
Ricordo le parole di un Presidente di tribunale che quando ci presentavamo come avvocati per cause di separazione spiegava ai coniugi “Sappiate che se finora avete avuto delle difficoltà ora ne avrete di più”, perché un conto è mantenere una famiglia con quel budget, un conto è mantenerne due, tutto si raddoppia ma il reddito purtroppo non subisce la stessa moltiplicazione.
Al di là di questo discorso economico, sul quale fa bene ad intervenire questa legge, seppur con poche risorse, il mio invito - anche all’indomani delle parole, che io condivido, del Santo Padre proprio sul divorzio che lo ha additato come una piaga, come un fallimento, non come una conquista, anche se così è stato presentato, nelle battaglie degli anni ’70, in favore di una libertà individuale e di tante cose che rimangono principi sicuramente inviolabili, assoluti, costituzionalmente garantiti ma ggi, però, a consuntivo, possiamo dire, che il grande ricorso al divorzio è un fallimento del matrimonio, è un fallimento della famiglia, è un fallimento della società che spesso non riesce a stare vicina all’istituzione primaria, riconosciuta come tale dalla nostra Costituzione, che è appunto la famiglia – ripeto, il mio invito e mi rifaccio anche a quanto detto dal Consigliere Zaffini, è che questa Regione stia vicino alle famiglie. E mi pare, Assessore Marconi, che il Piano socio-sanitario si sia avviato un po’ in questa direzione.
È una sorta di prevenzione rispetto a quella che oggi può essere una parziale cura della situazione deflagrata. Quindi la Regione stia vicino alle famiglie in termini di servizi, di sostegno, di assistenza, di asili nido, di tutto quello che spesso fa scoppiare la famiglia e che impoverisce non solo chi ha fede e che sa che è un fallimento sotto vari di punti di vista, ripeto, economico, sociale, di sfilacciamento del tessuto sociale. Questo va evitato, va prevenuto e l’assistenza alla famiglia è prioritaria.
Ben venga, però, questa iniziativa che ovviamente voteremo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. E’ vero che ho firmato anch’io questa proposta di legge, però intendo dichiarare la mia astensione soprattutto per dissociarmi dall’intervento, secondo me inopportuno e non utile a questa discussione, del Consigliere Zaffini, al quale non mi voglio assolutamente sentire accumunato in questa legge con quel tipo di commenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Il mio intervento vuole essere semplicemente una domanda agli estensori di questa proposta di legge, per capire quante sono le risorse effettivamente allocate in questa legge, perché ho paura che stiamo votando una legge praticamente vuota.
Quindi chiedo all’Assessore ai servizi sociali o all’Assessore al bilancio …(…)… scusate, sto utilizzando lo spazio del mio tempo non per fare un intervento a favore o contro la legge ma per conoscere le risorse allocate in questa legge, perché ho paura che stiamo votando un testo vuoto.
Vorrei capire le intenzioni della Giunta rispetto a questo testo per avere delle mie valutazioni rispetto al voto finale da esprimere, per avere contezza, perlomeno di massima, rispetto a che cosa stiamo votando. Se stiamo votando una legge dove ci sarà uno stanziamento di 5 mila euro è una buffonata, se invece si tratta di 1 milione di euro di stanziamento è una cosa su cui ragionare.
Quindi vorrei capire la portata economica, perché di soldi stiamo parlando, della legge e vorrei chiarimenti su questo.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Marconi.

Luca MARCONI. Rispondo volentieri alla sollecitazione che il Vicepresidente Bugaro ha fatto.
Ci troviamo di fronte a un caso, direi bello, positivo, sul quale giustamente il Consiglio opera nella sua piena autonomia.
Personalmente è la prima volta che vengo coinvolto in questo dibattito, non ho avuto mai l’opportunità di farlo in sede di Commissione, quindi, credo sia giusto farlo nella sede istituzionale più alta.
In grande onestà, perché qui non ci stiamo giocando la fiducia sulla Giunta in questa legge, devo dire che non abbiamo nessuna previsione di risorse per il 2012 perché la legge è in corso di approvazione. La questione si aprirà nel corso del 2013.
Questa legge introduce una nuova fattispecie di bisogno che c’è.
Esiste una nuova emergente situazione relativa a chi, separato o divorziato, si trova a dover affrontare un pacchetto di spese superiore a quello che aveva nella famiglia originaria e quindi si produce una situazione di grave disagio.
Faccio però un appunto all’articolo 1, quasi contestandolo, dove in chiusura si dice “al fine di garantire l’inclusione sociale”. E’ un’affermazione molto forte, perché l’inclusione sociale viene invocata per ex tossicodipendenti o ex carcerati, per tutti quelli che hanno vissuto situazioni di grave disagio e che quindi devono essere reinclusi. Non so se il divorziato possiamo considerarlo come un escluso sociale che deve essere reincluso, perché nell’inclusione non c’è solo il dato economico ma c’è tutto un accompagnamento che i Comuni, gli ambiti territoriali sociali e le strutture sanitarie sono costrette a fare. Quindi questa affermazione secondo me è un po’ forte, non so se ci sono gli estremi, Presidente Comi, per mettere in conto questo dato, ma suggerirei, se possiamo con un subemendamento, togliere le parole “al fine di garantire l’inclusione sociale”, perché poi alla fine l’affermazione di sostanza finisce con “difficoltà economica”. Non includiamo i divorziati in una nuova classe di disagio sociale, addirittura da includere.
Per stare con più puntualità all’osservazione del Consigliere Bugaro, dico che chi è in condizione di difficoltà economica, perché non ha l’abitazione, perché non arriva a fine mese, ecc., ha già delle forme sulle quali i Comuni intervengono in maniera abbastanza massiccia e per le quali la Regione fa qualche cosa.
Ho trovato uno stanziamento per la cosiddetta povertà, disagio sociale in genere, intorno ai 300.000 euro, lo abbiamo portato a 600.000, quindi c’è stato un grosso ampliamento per le situazioni che mi venivano segnalate prima in via informale, ad esempio, quello che vive e dorme in macchina. Ovviamente i Comuni hanno altre risorse che derivano dal fondo unico regionale, che abbiamo trasformato con una delibera di Giunta di lunedì scorso in fondo regionale per gli ambiti territoriali sociali.
Colgo l’occasione per dire che abbiamo introdotto una piccola grande rivoluzione, cioè non diamo più i soldi a 239 Comuni ma a 23 ambiti affinché organizzino politiche serie, quindi non ci sarà una polverizzazione dei contributi ma una concentrazione e l'individuazione di situazioni di grave disagio.
Che cosa succederà nel bilancio 2013? Non lo so, perché non siamo in condizione di quantificare e di verificare qual'è la portata di questo disagio che, ripeto, sicuramente c'è, ma è da capire e da far capire poi alle strutture deputate, perché questo disagio deve essere visto in maniera diversa da un altro disagio che viene prodotto per esempio dalla disoccupazione.
La legge individua, giustamente, altri interventi diversi da quello economico, per esempio la mediazione familiare ed altre cose sulle quali anche la Regione sta lavorando e che sono presenti all'interno della legge e precisamente all’articolo 3, comma 1, punto b. Questo secondo me è importante.
Quindi ci sono delle azioni specifiche che la legge evidenzia e che è giusto che ci siano, ma sono azioni che producono un costo, colleghi Consiglieri, perché la mediazione non è che si fa gratis, si fa con degli operatori specializzati che fanno questo tipo di lavoro.
Secondo me non è facile oggi rispondere alla domanda del Consigliere Bugaro che chiede quanto potremmo mettere. Le risorse andranno individuate, andranno evidenziate e anche differenziate, cioè dire “questo è un intervento specifico che solo questa legge mette in atto – faccio l’esempio della mediazione familiare – e quest’altro intervento economico può rientrare negli interventi già individuati”.
Chiudo rispondendo anche a nome dell’Assessore Marcolini riguardo alle cifre generali. Mi permetto di ricordare che da tre anni stiamo mantenendo inalterato il trasferimento regionale ai Comuni e agli enti che vengono investiti della responsabilità dei servizi sociali, ma questo non significa che i Comuni stanno ricevendo gli stessi soldi di prima. Faccio un esempio per tutti. Il fondo unico regionale che l’anno scorso ha distribuito una cifra complessiva, insieme al contributo degli ambiti, di 12 milioni e mezzo, quest’anno da parte regionale scende a 10 milioni e il Governo, nel frattempo, ha portato da 4 milioni e 750 mila a 250 mila il trasferimento del fondo nazionale politiche sociali. Le Regioni per un atto di cortesia nei confronti dei poveri l’ha rifiutato, dicendo “i 250 mila euro dateli a qualche povero, a chi ne ha bisogno”.
Quindi il fondo nazionale diminuisce di 4 milioni e mezzo, noi aumentiamo di 2 milioni e mezzo lo stanziamento, portandolo da 7 milioni e mezzo dell’anno scorso a 10 milioni. Abbiamo aumentato per attutire il colpo del “taglio” del fondo nazionale, che qualche anno fa era di 15-16 milioni, poi è diventato 10, poi 7, poi 4,5, ed ora è 250.
Non so se da qui a novembre, quando approveremo il bilancio, dove e come potremo trovare risorse. Se la linea della Giunta rimane quella che è annunciata, cioè che tutti gli sforzi dovranno essere concentrati sulla sanità per evitare il deficit di bilancio in questo settore, è ovvio che se anche manterremo inalterate le cifre per i servizi sociali dovremo all’interno di questi operare dei tagli, cioè dovremo dire “diamo meno a un determinato settore perché c’è da finanziare la legge”.
Questo deve essere chiaro fin d’ora perché ad oggi non ho risposte di risorse aggiuntive ai 60 milioni già stanziati per i servizi sociali, anche fosse per le piccole cifre che vengono ipotizzate in questo settore.
La legge andrà finanziata perché se il Consiglio regionale l’approva andrà finanziata, ma la quantità di questo finanziamento sarà necessariamente legato alla nostra capacità, quindi il Consiglio quando approverà il bilancio dirà in quali settori dovranno essere tolti i soldi per destinarli specificatamente al finanziamento di questa legge.

PRESIDENTE. Do la parola al relatore di maggioranza Consigliere Pieroni che voleva intervenire in merito a quanto detto dall’Assessore.

Moreno PIERONI. Tutti noi siamo consapevoli dello sforzo fatto dalla Giunta e dagli Assessori competenti per mantenere lo stesso livello di valenza sociale nelle Marche. Uno sforzo sotto gli occhi non soltanto di noi che abbiamo un ruolo istituzionale ma anche dei cittadini che fruiscono, al di là dei tagli nazionali, dell'impegno che la Regione Marche ha sempre voluto mettere sul sociale.
E’ proprio in quest'ottica, Assessore, che non solo la Commissione ma tutti i Consiglieri che hanno condiviso con questa unificazione la proposta di legge, portano proprio la volontà forte del Consiglio.
Lei lo ricordava bene, oggi siamo qui a discutere una proposta di legge che parte dall’Aula assembleare e, quindi, è chiaro che quest’Aula ha avuto questa grande sensibilità nel portare avanti una tematica, una sensibilità che sono certo verrà poi condivisa con atti concreti anche dalla Giunta, naturalmente non oggi, non in questo bilancio ma nel bilancio di previsione 2013.
Credo sia giusta l’osservazione in merito alla modifica dell’articolo 1 e proprio ora il Presidente Comi, che ringrazio, ha firmato un subemendamento con cui lo si modifica, sono soppresse le parole “al fine di garantire l’esclusione sociale”. Questo per evitare questa forma di differenziazione che non vogliamo dare a coloro che hanno una problematica diversa ma che non hanno una criticità di inserimento nella società, così come può essere per un ex carcerato o un ex tossicodipendente.
Riguardo la questione economica è chiaro che questa legge oggi viene approvata, Vicepresidente Bugaro, perché vogliamo dare tempo alla Giunta di valutare con tutta serenità, le giuste scelte anche di carattere politico relative al bilancio di previsione 2013.
Nessuno intende mettere – ma credo che il Consigliere Bugaro l’abbia detto più come provocazione – 1 milione di euro, perché sappiamo bene quali sono le problematiche, lo sforzo che l’Assessore Marcolini e l’Assessore Marconi fanno per garantire l’aspetto sociali e gli impegni sociali con i cittadini marchigiani e le categorie più disagiate. Però, lo ricordava il Consigliere D’Anna, abbiamo tenuto conto di una base ragionevole, proprio per essere rispettosi di tutto, di 250 mila euro. Questa è una base che crediamo possa essere utilizzata in questa legge e di cui, naturalmente con tutti gli sforzi possibili, la Giunta dovrà tenerne conto nel bilancio di previsione 2013.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della proposta di legge.
Articolo 1.
Emendamento n. 1/1 del Presidente Comi. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Per seguire il discorso che ha fatto l’Assessore avevamo sollecitato il Presidente Comi a fare un emendamento in tal senso.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 1, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3.
Emendamento n. 3/1 del Consigliere Zaffini. Ha la parola per illustrarlo.

Roberto ZAFFINI. Questo emendamento va in maniera più specifica a prevedere un impegno da parte del Comune verso la situazione di difficoltà. Si prevede un prestito da parte delle Amministrazioni comunali a favore dei coniugi separati in modo da sostituire il mancato recepimento dell’assegno dell’ex coniuge per un tempo di 12 mesi.
Questo va ad indicare ancora una volta il fatto che, come recita l’articolo 3, ci sono ben tre lettere, la a), la b) e la c), dove la parte burocratica potrebbe recepire molte sostanze solo per la gestione di questo fondo. E come sempre la parte burocratica è così esosa e alla fine si rischia di non far avere quasi niente a chi è il recettore di una legge come questa.

PRESIDENTE. Emendamento n. 3/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 16-189. La pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di risoluzione sulle mozioni n. 404, 403, 394, 407
(Votazione)

PRESIDENTE. Prima di passare al successivo punto dell’ordine del giorno votiamo la proposta di risoluzione sulle mozioni nn. 404, 403, 394, 407 riguardanti le pubbliche assistenze.
Dichiaro aperta la votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Proposta di deliberazione n. 9 (Proposta di legge alle Camere)
ad iniziativa della Giunta regionale
“Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91 “Nuove norme sulla cittadinanza”
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di deliberazione n. 9 ad iniziativa della Giunta regionale.

Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Credo che questa proposta di deliberazione stamattina rappresenti una tappa fondamentale lungo il cammino verso una effettiva integrazione degli immigrati nel nostro paese e dunque rappresenti una grande scelta di civiltà.
Sapete che la legge in vigore, la legge n. 91/1992 riconosce solo lo ius sanguinis, il diritto di cittadinanza dei minori per discendenza di sangue, quindi, chi nasce in Italia da genitori stranieri è straniero perché acquisisce la nazionalità del padre.
Da tempo nel nostro paese ci sono movimenti e associazioni che si stanno battendo affinché chi nasce in Italia venga ritenuto italiano per diritto e non per una concessione. Ho raccolto dei dati relativi a cosa pensa il popolo italiano rispetto a questa che è una condizione inaccettabile in un paese civile e di diritto come l’Italia è.
Sicuramente è un percorso che anche in sede parlamentare è avviato da tempo, che purtroppo ancora non ha esito alcuno. So che da diversi mesi nella Commissione affari istituzionali della Camera è presente una proposta di legge, che tra l’altro è del Partito Democratico, ma per i motivi più strani non approda a nulla, anche se il Presidente Napolitano e lo stesso Ministro Riccardi si sono espressi in favore di una riforma.
Probabilmente, dato che le elezioni sono prossime, si ritiene che questa modifica della legge, per una parte minima di popolazione di questo paese, potrebbe essere considerata non un merito ma un demerito e dunque non è da fare.
Credo che le Marche approvando questa proposta di legge, che verrà inviata alle Camere, possa avere il primato per aver affrontato un problema importante e di stretta attualità – lo sappiamo bene anche se qualcuno forse vuole allontanarlo da sé perché fa poco look –, cercando di eliminare quella che appare ormai come una chiara incoerenza del sistema giuridico nazionale.
Parliamo della seconda generazione, di tutti quei bambini che sono nati in Italia da genitori stranieri. Sicuramente avete letto la legge, vedete che è composta solo da due articoli e si andrà a comporre un qualcosa che è assolutamente un diritto di questi minori che nati in Italia si trovano stranieri.
Questi bambini vivono tra noi, parlano la nostra lingua, frequentano le nostre scuole. Io come ex insegnante vi posso assicurare che sono bambini integrati, al di là del loro colore, al di là della patria dei loro genitori. Qui ci sono i loro amici e acquisiscono la nostra cultura, il nostro modo di essere e tutto quello che comporta la socializzazione, che nel nostro paese, grazie a Dio, ancora c'è. E soprattutto questa accoglienza viene espressa – parlo per esperienza personale come persona informata sui fatti perché li ho vissuti in prima persona come insegnante – dagli altri bambini che non solo apprezzano la loro presenza ma per essi stessi è una grande opportunità di maturità e di valorizzazione.
Forse il problema per il diritto alla cittadinanza è stato affrontato, anche se non con una spinta dal basso, allorché con i campionati di calcio è uscita fuori la questione del calciatore Balotelli e forse, la cognizione del problema è stata acquisita in quella occasione. Ma credo che non possa e non debba essere solamente questo, non si deve agire solamente sulla spinta dell’emozione o di un evento straordinario e poi non affrontarlo più.
Peraltro vorrei darvi alcuni dati. Il 72% dei cittadini italiani sono favorevoli allo ius soli e addirittura il 91,4% ritiene giusto che gli immigrati, che vivono in Italia e che fanno questa richiesta, dopo un certo periodo di permanenza in Italia ottengano la cittadinanza italiana.
Nella proposta di legge all’articolo 1 si dice che devono risiedere in Italia da almeno cinque anni, e credo che su questo, dopo che se ne è discusso anche in Commissione, si sia arrivati ad una giusta definizione dell’articolato: “chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri legalmente residenti in Italia da almeno cinque anni, anche se successivi alla nascita”.
Ringrazio i colleghi, in particolare la Consigliera Romagnoli, che mi pare avesse già presentato una mozione su questo problema.
Credo che oggi ci sia una grande opportunità nel votare una legge che, ripeto, rappresenterà per la nostra Regione un passo in avanti e un primato di cui si potrà far vanto rispetto a tante altre Regioni che magari non hanno pensato di poterla presentare al Parlamento del nostro paese.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Anch’io sono contenta che un atto simile, un atto di alta valenza politica, arrivi oggi in Consiglio regionale. C’erano più mozioni di sollecitazione in tal senso da qualche mese, e ringrazio la Giunta regionale che ha voluto fare una propria proposta che, come sapete, è un invito al Governo nazionale di legiferare in tal senso, perché noi abbiamo solo potere di iniziativa e non è nostra competenza specifica trattandosi di norme in materia di cittadinanza.
Ringrazio la relatrice Ortenzi e tutti gli altri colleghi che da tempo hanno presentato mozioni ed hanno accettato di evitare la demagogia sul tema facendo sì che si ottenga un risultato.
E’ una giornata importante e spero che questa Assemblea legislativa con la più alta condivisione – per questo chiedemmo nella scorsa seduta un rinvio perché mancavano Consiglieri e Capigruppo importanti – dia un segnale significativo, di forte civiltà giuridica ed anche di forte umanità, perché ritengo che sia anche un segnale umanitario nei confronti dell’integrazione e di questi ragazzi di seconda e terza generazione a tutti gli effetti italiani se non per il riconoscimento della cittadinanza.
Ritengo questa proposta equilibrata, non demagogica, che non dà soprattutto adito a furberie o allarmismi che sono legittimi, quando sono in buona fede, come quando si diceva “evitiamo che possano approdare nelle coste italiane per partorire in Italia e che questi bambini stranieri diventino immediatamente cittadini italiani”.
Si potevano scegliere altre soluzioni, sempre cautelative, che delimitavano ovviamente - perché questa è una preoccupazione che il relatore si deve porre - il perimetro e che non consentisse, ripeto, fughe in avanti e la cittadinanza a chi di integrazione non ne aveva alcuna. Si poteva scegliere la strada del ciclo degli studi, io peraltro avevo proposto questo nella mia mozione, almeno uno o più cicli di studi, ma si è scelto – può non essere ottimale ma secondo me è un punto di sintesi accoglibile – da parte della Giunta la permanenza in Italia di cinque anni dei genitori, cosicché sia la famiglia a garantire questa integrazione.
Perché dico che è una giornata positiva sotto più punti di vista? Lo dico soprattutto cercando di prevenire delle osservazioni di non condivisione, magari agitando lo spettro delle diversità o del nostro spirito nazionale o peggio ancora della sicurezza pubblica messa a rischio. Prevedendo questo, dico che è una contestazione, a mio avviso, priva di sostanza perché ritengo che una nazione debba trovare la propria forza e debba temprarsi sviluppando la conoscenza di sé, la rivalutazione delle proprie tradizioni e delle proprie radici, il proprio orgoglio nazionale, a partire dai simboli, dallo studio della storia. E' quello che abbiamo anche fatto durante il 150° dell’Unità d’Italia, ponendo in essere tutte le azioni migliori sia dal punto di vista politico che culturale che scolastico, perché è la scuola in primis che deve fare questo. E in positivo si deve trovare forza e temprarsi all’accoglienza, non trovare nel diverso e nell’altro l’elemento di disturbo o la mina che può far saltare il meccanismo. Questo avviene se una nazione non è sufficientemente forte e non è forte per altre ragioni, non perché ci sono gli extracomunitari, ci sono gli immigrati, anzi, l’antidoto a questo è l’integrazione, cioè più l’immigrato è accolto, più l’immigrato è integrato e più non è una minaccia per l’ordine pubblico, per il nostro spirito patrio nazionale e per la nostra sicurezza.
Il cardinal Martini, che credo piaccia a tutti, ebbe a dire “non potrà mai essere figlio dei doveri chi è orfano dei diritti”. Questa mattina facendo nostra questa frase invertiamo una tendenza che è sempre quella di rivendicare i nostri diritti e non quelli altrui, poi chiediamo che gli altri eseguano dei doveri. E’ difficile, ripeto, essere figlio dei doveri se si è orfani dei diritti. E in Italia possiamo far sì che questi soggetti non siano orfani dei diritti.
E’ una cosa sicuramente gradita, e lo dico perché a me fa piacere evocarlo in quanto la mia formazione sia politica, sia culturale, sia religiosa, va nella direzione di quello che stiamo facendo oggi. Una formazione politica che non è stata mai escludente, ma tutt'altro, accogliente ed una formazione religiosa.
Questo è un giornalino che troviamo la domenica in chiesa “Dio e il prossimo”, dove c’è scritto “Perché chiamarli ancora stranieri?”. Questa è la chiesa. C’è chi evoca la chiesa per tirare le tonache e non sui principi, io vorrei invece che tirare le tonache e baciare le pile si capti la benevolenza della chiesa con la c maiuscola sui diritti e sui principi. “Perché chiamarli ancora stranieri?”.
Questo per dire che facciamo cose buone e giuste sotto tutti i punti di vista e invito in questo senso a una riflessione anche i cattolici che siedono su questo banco. Eliminare la demagogia, o meglio, non lasciarci trascinare da quello che può essere il malinteso che sta fuori. Diamo un segnale educativo e un'affermazione di principio e di civiltà importante.
Concludo con due piccolissime provocazioni. C’è una poesia del poeta greco Kavafis “Aspettando i barbari”, che dice quello che dicevo prima, cioè che il nostro collante lo dobbiamo trovare all’interno e non nell’aggressione dei confini o nei barbari che stanno fuori. Ve la leggo:
Che aspettiamo, raccolti nella piazza
Oggi arrivano i barbari.
Perché mai tanta inerzia nel Senato?
E perché i senatori siedono e non fan leggi?
Oggi arrivano i barbari.
Che leggi devon fare i senatori
Quando verranno le faranno i barbari?
Perché l'imperatore s'è levato
così per tempo e sta solenne, in trono,
alla porta maggiore, incoronato?
Oggi arrivano i barbari.
L'imperatore aspetta di ricevere
il loro capo. E anzi ha già disposto
l'offerta d'una pergamena. E là
gli ha scritto molti titoli ed epiteti.
Perché i nostri due consoli e i pretori
sono usciti stamani in toga rossa?
Perché i bracciali con tante ametiste,
gli anelli con gli splendidi smeraldi luccicanti?
Perché brandire le preziose mazze
coi bei ceselli tutti d'oro e argento?
Oggi arrivano i barbari
e questa roba fa impressione ai barbari.
Perché i valenti oratori non vengono
a snocciolare i loro discorsi, come sempre?
Oggi arrivano i barbari:
sdegnano la retorica e le arringhe.
Perché d'un tratto questo smarrimento
ansioso? (I volti come si son fatti seri!)
Perché rapidamente e strade e piazze
si svuotano, e ritornano tutti a casa perplessi?
S'è fatta notte, e i barbari non sono più venuti.
Taluni sono giunti dai confini,
han detto che di barbari non ce ne sono più.
E adesso, senza barbari, cosa sarà di noi?
Era una soluzione, quella gente.
Quindi nei barbari trovavano la ragione di esistere, venuti meno non sapevano cosa fare.
Non vorrei che il Senato, e quindi noi, dovessimo trovare nella paura e nella diversità dell’altro la nostra ragione d’essere; al contrario, dobbiamo essere talmente forti da accogliere quelli che una volta chiamavamo barbari ma che ringraziando Iddio oggi sono cittadini a tutti gli effetti e far sì che queste diversità siano composite nella nostra nazione.
Concludo rivolgendomi al Consigliere Zaffini, spero che ripensi a tutte le sue provocazioni. Tra lo ius sanguinis e lo ius soli è molto più affine a voi quello soli che quello sanguinis. Lo ius sanguini è quello che invochi, quello degli zingari, quello che ha fatto sì che al Parlamento europeo ci sia una legge che addirittura chiede il riconoscimento del popolo zingaro sullo ius sanguinis e non sull'appartenenza territoriale.
A noi – dico noi nel senso di persone conservatrici – è più consona la cultura dello ius soli e della territorialità che quella dello ius sanguinis e del nomadismo, che solo sul sangue e non sul territorio trova la loro ragion d’essere.
Quindi, coerentemente pensiamoci tutti.

PRESIDENTE. La discussione è aperta, ha la parola l’Assessore Marconi.

Luca MARCONI. Ringrazio le relatrici anche per il solerte lavoro che la Commissione ha svolto. La Giunta ha presentato l’atto il 13 aprile e oggi già riusciamo a discuterlo e mi auguro ad approvarlo.
Questa proposta è di per sé una cosa abbastanza mite, non ha nessuna pretesa rivoluzionaria, ma ha un grande valore simbolico, come hanno ben detto le due relatrici. Ha un valore simbolico perché è per la prima volta in questa legislatura – non so quanto sia avvenuto in altre occasioni – che l’Aula presenta al Parlamento nazionale una proposta di legge, secondo quanto previsto dall’articolo 121 della Costituzione. Poi, come veniva ricordato dalla Presidente Ortenzi, a me non risulta che altre Regioni abbiano fatto questa proposta.
In verità, Presidente Ortenzi, è da più di un anno e mezzo che ho sollecitato la Conferenza Stato-Regioni ad assumere iniziative comuni sul tema dell’immigrazione, scartando quelle cose che secondo me sono poco utili, come il voto di serie A o di serie B ma affrontando il nodo della questione, cioè la cittadinanza. Una cosa seria, totale, perché riguarda la totalità della persona, quindi, la complessità dei diritti ma anche dei doveri, che coinvolge un principio fondamentale nei confronti degli stranieri, la responsabilità, non il problema contrattualistico: quanto gli diamo, diamo più a loro, diamo meno agli italiani, hanno le case popolari, hanno i contributi, ecc.. Il problema è molto più serio e molto più radicale.
I colleghi in sede di Conferenza hanno mostrato grande sensibilità ma le iniziative comuni sono state molto difficili da assumerei perché le diversità sono molte e anche perché non si riesce a fare quello che noi invece oggi facciamo, cioè isolare i problemi, perché se vogliamo affrontare tutto nella sua complessità è difficile.
Questa legge non affronta la questione della cittadinanza nel suo complesso ma isola una questione e propone di risolvere questo problema.
Perché è un problema? Perché rimanda ad un principio. La relatrice Romagnoli citava un cardinale rivoluzionario. Ha sbagliato citazione, ha citato Martini che è un rivoluzionario e pertanto per qualcuno in quest’Aula potrebbe non essere…(…) Io ne cito altri due, rivoluzionari e anche notoriamente islamici, il cardinal Bagnasco e il cardinal Ratzinger, diventato poi Papa. Questi due grandi rivoluzionari in occasione della settimana sociale dei cattolici, alla quale c’erano politici di destra, di sinistra, di centro e anche qualche leghista, raccomandavano “affermiamo questo principio”.
Devo dire che in quell'occasione fui sorpreso di questa insistenza, ma poi per caso nella biblioteca di Montecitorio trovai il testo dello Statuto del Regno delle due Sicilie del 1821, dove è sancito il principio dello ius soli, senza neanche le limitazioni che noi qui indichiamo, cioè cinque anni di presenza. Badate, parliamo dello Statuto della restaurazione post giacobina, post napoleonica, lo Statuto di quella cattolicissima terra dei Borboni dove la religione ufficiale era quella cattolica e tutte le altre non erano ammesse. In quel contesto culturale giuridico, che per noi è lontanissimo, viene affermato il principio dello ius soli e c’è solo una condizione, che chi sta lì abbia un lavoro e non sia uno che vagabonda. E’ un principio difficile, che non fissa date, non fissa niente. Mi dispiace non avere qui il testo, ma è facilmente reperibillo.
Noi non rispondiamo come iniziativa di Giunta alla sollecitazione del Presidente Napolitano, è una cosa che stiamo maturando da tempo e che ha anche un altro fondamento logico e pratico. Non riflettiamo mai abbastanza, come invece in altri Paesi fanno, sul fatto che un bambino che nasce da genitori stranieri nel nostro paese fino all’età di 18 anni lo cresciamo con un costo stimato in centinaia di migliaia di euro. Perché costa crescere un figlio, costa alla famiglia, che riceve comunque assistenza, e costa alla società. C’è la formazione scolastica che se pagata privatamente costa svariate migliaia di euro all’anno. Quindi noi formiamo delle persone che un domani non restituiranno niente perché non hanno creato, nei confronti del nostro paese e della nostra patria, nessun tipo di vincolo. Quindi c’è anche un aspetto pratico, non voglio dire cinicamente di convenienza.
Tra le altre cose viene prescritta nella nostra proposta di legge la possibilità di richiedere la cittadinanza se tutti e due i genitori sono d’accordo, e questo credo sia un aspetto fondamentale in certi contesti culturali. Quindi noi partiamo dal presupposto che ci sia la parità fra i sessi, cioè che madre e padre siano d’accordo in questa decisione e non sia soltanto il padre, come avveniva nel passato, a richiederla.
Poi prevediamo anche una sorta di linea di fuga con la doppia cittadinanza – penso soprattutto a realtà come il Sud America, l'Europa e negli Stati Uniti dove questo è consentito – la possibilità per l’interessato di rinunciare alla cittadinanza italiana.
Abbiamo fatto tutto questo discorso di legislatura, non so se riusciremo a farlo approvare perché ovviamente non è facile, anche se, ripeto, l’interesse è notevole e credo che se qualche altra Regione nel giro di poche settimane dovesse fare la stessa cosa potremmo chiedere al Parlamento e al Governo di prendere in considerazione questa cosa. Perché quando la spinta viene dalle Regioni, che sono quelle che più dello Stato hanno sulle spalle la responsabilità dell’integrazione e inclusione sociale e culturale di queste persone, questa può essere una mossa anche convincente, un qualche cosa che induca lo Stato a prendere seriamente in considerazione questa cosa.
Concludo dicendo che tutto sommato questa vicenda così confezionata e così circoscritta alla dimensione ius soli nulla ha a che fare con tutte le problematiche legate all’immigrazione.
La Consigliera Romagnoli prima citava un poeta greco che parlava dei barbari. Ebbene, la moderna sociologia distingue due tipi di barbari quando parla di giovani, barbari verticali e barbari orizzontali. I barbari orizzontali sono quelli che camminano sui territori, i barbari verticali sono il frutto del nostro seme, cioè i nostri figli e nell’analisi sociologica dell’occidente questi studi mettono in evidenza che le criticità sociali e penali legate alle dipendenze sono normalmente più forti nei barbari verticali, cioè nei nostri figli piuttosto che dei figli degli stranieri.
Diverso è il problema degli stranieri adulti perché lo straniero adulto che arriva nel nostro paese, fatica maggiormente nella dimensione di inclusione e tende di più a creare problemi sociali.
Quindi riconosco perfettamente questa cosa, non sono un ideologo dell’immigrazione comunque, ma dico che le due cose vanno tenute distinte. Ripeto, un conto è il trentenne che arriva nel nostro paese, che è brava persona ma non trovando lo spazio adeguato, non riuscendo a rispettare le iniziative entra in una sfera di negatività, addirittura penale, un conto è un ragazzo che nasce in Italia.
Ho avuto diverse occasioni come Assessore all’immigrazione di incontrarli, sono quasi commoventi. Cito un incontro che ho fatto con l’Anolf Cisl a Porto Recanati dove è intervenuto un ragazzo marocchino di 23 anni che rappresentava un gruppo di una cinquantina di ragazzi iscritti a questa organizzazione, nel suo intervento di sette minuti, per ben quattordici volte, ha detto “io amo l’Italia, io amo il mio paese”. Io questo non l’ho sentito quasi mai né da politici né da altri italiani autorevoli.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Condivido gli interventi che mi hanno preceduto e condivido l’iniziativa, ed approfitto di questo intervento per una precisazione.
Noi approviamo una legge su iniziativa della Regione, che deve poi essere proposta anche da altre quattro Regioni per poter essere presentata al Parlamento....(...) Benissimo, arriva direttamente.
Questa legge, come ha detto l’Assessore, prende in considerazione solo alcuni aspetti dell’integrazione e della possibilità del diritto alla cittadinanza in base allo ius soli.
Ho presentato una mozione, di cui chiederò la votazione, che ricorda che già il 6 marzo di quest’anno è stata presentata una proposta di legge sullo stesso argomento ad iniziativa popolare. Questa prende in considerazione altri aspetti legati allo ius soli, il percorso scolastico, cioè ragazzi che hanno fatto l’intero percorso scolastico e quindi hanno avuto una formazione culturale nel nostro paese ed anche tipologie di cittadini che meriterebbero la cittadinanza ed, allo stesso tempo, inserisce la questione del diritto di voto alle amministrative.
Quindi voterò a favore di questa legge e chiedo che venga votata anche la mozione affinché il Parlamento prenda in esame tutte le proposte di legge sulla cittadinanza e sul voto agli immigrati, fra cui anche quella ad iniziativa popolare.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Non ho potuto che apprezzare la capacità dialettica della Consigliera Romagnoli nel sostenere questa posizione politica, ben strutturata e anche con riferimenti culturali. Però sinceramente credo che questa non sia una questione di chiesa, lo dico da cristiano convinto e lo dico solo per un motivo, non perché la chiesa non abbia diritto di occuparsi di questo argomento, tutt’altro, ma perché ritengo che la chiesa abbia un messaggio talmente universale che credo sia proprio l’ultimo dei soggetti che possa guardare con un sereno distacco ad una normativa statale laica attinente l’appartenenza o meno di un cittadino all’interno di una nazione e di uno Stato.
Questa proposta nasce sicuramente con le buone intenzioni, ma non dobbiamo, secondo me, commettere l’errore di cascare nel buonismo. Buonismo di pensare che, giustamente, bambini che vivono già le nostre scuole e che provengono da famiglie di altra nazionalità possano sentirsi emarginati o depotenziati.
Se la partita fosse fin qui nulla da obiettare, sia sul discorso dei bambini che vivono già le nostre scuole che sul discorso culturale più ampio di superare appartenenze rigide, ma esiste una realtà che purtroppo - prima sentivo l’Assessore parlare di occidente, io non so a quale occidente si riferisca, sicuramente io non appartengo all’occidente del pensiero unico, non appartengo sicuramente a quella categoria che oggi banalizza mettendo sullo stesso piano la società degli Stati Uniti d’America con quella della Francia, della Germania o dell’Italia che, diciamoci la verità, sono tutte profondamente diverse nonostante abbiano tutte degli elementi in comune.
Non credo alle società multiculturaliste, al calderone, uno prende un pentolone, butta tutto dentro sperando che nasca una nuova identità. Credo nei processi condivisi, credo nei confronti e nelle dialettiche, credo che le identità si affermino quando si riconoscono identità differenti.
Pur essendo per tanti miei avversari un uomo trinariciuto di destra, sono stato uno dei primi a sostenere un’apertura politica-istituzionale nei confronti della moschea di Ancona perché ritengo le libertà religiose un aspetto fondante dell’identità italiana che da sempre, sin dall’antica Roma, ha avuto questa grande capacità. Però, poi, dobbiamo calarci concretamente nel nostro ruolo istituzionale e uscire dalla logica ideologica o del sogno e del mito.
La logica pratica e concreta è che noi oggi siamo di fronte a una società italiana che non fa figli, a una società italiana che ha sognato per colpa di uno stupido ’68 che tutti i nostri figli dovessero fare le università e diventare ingegneri della Nasa, per poi magari ottenere il 6 politico a scuola e finire in un calderone di ignoranza privo di qualunque sbocco lavorativo.
Oggi assistiamo a un’Italia in cui molti di questi figli, che giustamente fanno le nostre scuole, hanno i genitori che fanno purtroppo i nostri servi nel mondo del lavoro, nei lavori più umili, nei lavori più difficili e francamente questo non è molto nobilitante per la nostra società.
A ciò dobbiamo aggiungere anche che molte di queste etnie sono portatrici, dai paesi di provenienza, di esperienze laiche, di usi, abitudini e di esperienze religiose. Ripeto, sono una persona che ama dialogare con tutte le religioni, pur essendo un credente cattolico, ma è indubbio che non possiamo far finta che esiste un consistente numero di persone straniere che quando vengono in Italia cercano di affermare il loro modello socio-lavorativo. Un esempio, lo dico senza alcun tipo di polemica razzista, sono le comunità di cinesi che sicuramente sono andate oltre Marchionne e la contrattazione collettiva sulle ore di lavoro e le condizioni in cui lavorano. Ma potremmo parlare anche di tutto quell’incredibile numero di etnie che si riconoscono nella religione islamica che, come sapete, hanno più filoni e fra queste ce n’è anche una che non considera l’Europa una terra da coltivare ma una terra da conquistare.
Allora, se la realtà è questa mi pongo il problema che forse questi giovani extracomunitari la cittadinanza la possono già prendere attraverso il processo di naturalizzazione già presente nella normativa che ha un iter ben preciso. Conosco persone che vivono da trent’anni in Italia, che provengono da nazionalità straniere e che oggi sono cittadini italiani perché hanno dimostrato nel tempo il loro rispetto delle istituzioni, il rispetto delle identità e si sono integrati benissimo. Non capisco questa fretta, questa bramosia di doversi uniformare al pensiero unico, alle società multiculturaliste.
Vorrei ricordare che gli Stati Uniti d’America sono uno Stato giovane e che nascono proprio col sogno americano su questo mito della multiculturalità di provenienza. L’Italia non è questo, l’Italia è un paese che ha un’identità che forse non viene vissuta fino in fondo dal proprio popolo.
Mi preoccupo di una cosa e cioè che un aspetto materiale, ossia quello numerico, possa andare a incidere e a inficiare un aspetto valoriale che invece è quello ben edulcorato dalla Consigliera Romagnoli. A fronte, poi, di un ragionamento teorico assolutamente rispettabile e anche compatibile con la storia della nostra terra, dell’antica Roma, come non ricordare i federa fatti dall’antica Roma, cioè quella serie di cerchi concentrici di cittadinanze date a realtà che entravano a far parte dell’imperium. Ma c’era l’imperium. Oggi non c’è un imperium, oggi non c’è un colosso istituzionale di valori condivisi all’interno dell’occidente tale che quello è ciò che si difende, e i federa erano solo il divenire, cioè l’applicazione di una cittadinanza. Noi siamo un’Italia che ha dei confini geografici ben precisi, che fa parte di un’istituzione, l’Unione europea, che ha principi ovviamente compatibili con questa proposta, però pensiamo anche con molta concretezza che se non saremo capaci di riprendere un percorso che porti alla valorizzazione della nostra identità, se non saremo capaci di tornare ad essere una società un po’ più cristiana, non in termini religiosi ma in termini di tradizione, di valori e di solidarietà, difficilmente saremo in grado di applicare questa normativa se non con la logica sterile dei numeri.
E allora, a fronte di giovani famiglie extracomunitarie che fanno 10-12 figli e famiglie italiane che fanno un figlio, quando va bene, francamente questo meccanismo mi sembra assolutamente non corrispondente alla realtà.
Io sogno un paese che non vada in via d’estinzione e credo che la solidarietà si possa fare e ci si può aprire solamente quando si è forti e si è capaci anche di dare risposte a chi si vuole integrare.
Oggi vedo troppa confusione in Italia, non credo, lo dico francamente, che siamo pronti ad un passo di questo tipo.
Pertanto voterò contro questa proposta perché ritengo che comunque l’istituto del matrimonio e della naturalizzazione sono ancora sufficienti, per come è messa l’Italia, per risolvere la questione della cittadinanza.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al Consigliere Silvetti volevo ricordare all’Aula che ci sono diverse mozioni presentate sull’argomento dai Consiglieri Romagnoli, Silvetti, Bucciarelli, Sciapichetti, Giancarli, Traversini, Busilacchi, Badiali, Perazzoli, Comi, Zaffini, Binci, Marangoni. Queste mozioni vengono ritirate oppure viene redatto un ordine del giorno che poi metteremo in votazione.
Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Anticipo subito che voterò a favore di questa proposta di legge, sicuramente da un punto di osservazione un po’ diverso da quello della collega Romagnoli.
La mia è una visione un po’ più laica e ritengo che questa proposta di legge sia una grossa opportunità, non è un’imposizione, anche perché si dà la possibilità al nuovo maggiorenne di scegliere se rimanere cittadino italiano.
Credo inoltre che sia dia l’opportunità a un minore di far fronte a quel dramma e a quel peso che ha l’immigrazione nel momento in cui i genitori sono costretti ad arrivare sul territorio italiano per cercare delle opportunità, quindi far ricadere sul minore il minor peso possibile.
Riconoscere i diritti e i consequenziali doveri in realtà deve costituire l’opportunità per il nostro paese non tanto di sdebitarsi – non è quello il discorso che mi appassiona – ma di rendere invece opportuna, necessaria e indispensabile l’inclusione di chi entra sul territorio nazionale che in virtù della sua permanenza gode di benefici e vive sul territorio in termini non solo demografici ma sociali nel senso più ampio possibile. E quindi quando parlo di inclusione parlo anche di controllo della legalità, di controllo di quella presenza fisica di una comunità che è sempre più crescente. Gli ultimi dati del Mipex dicono che in Italia vivono stabilmente quasi 5 milioni di stranieri, un numero importante che sarà sempre più crescente, perché non ci troviamo più nell’epoca ottocentesca.
Più profonda e lontana è la concezione di quei paesi, come quello tedesco, che basano il proprio fondamento sulla concezione della stirpe, cioè del rapporto di sangue, del rapporto che esiste in virtù del fatto che esiste un’etnia che si distingue dall’altra. E’ questo il fondamento della concezione ius sanguinis.
Un conto è credere in qualcosa, un conto è avere una visione della realtà, che è un’altra cosa. Ritengo che la visione della realtà che viviamo in questo paese sia sicuramente problematica per tutti i problemi che conosciamo e che dibattiamo quotidianamente, ma che non si possa escludere e si non possa far finta di non vedere l’esistenza di una comunità sempre crescente e che la nostra società, non per scelta ma perché è nelle cose, sta diventando sempre più multiculturale.
Ebbene, se riusciamo a dare delle risposte concrete a tutta la società italiana, in cui includo anche coloro che non sono cittadini italiani, avremmo fatto, secondo me, una buona politica ma soprattutto una politica a passo con i tempi. Non per questo si deve passare per modernizzatori, non è questo il discorso.
Credo che al cospetto di molti non siano importanti tanto i diritti civili o i diritti sociali che si possono acquisire, ma, quello che fa paura ad alcune formazioni politiche e ad alcuni che fanno politica, è il diritto politico. E’ quello che fa paura e che ovviamente fa diventare conservatori, fa diventare indomabili difensori dell’identità culturale.
Io mi ritengo un uomo di destra e ho a cuore la cultura italiana, mi interesso che possa essere salvaguardata nelle sedi opportune, cioè nella pubblica istruzione, nella riforma delle università, nelle sedi preposte. Ben altra cosa, ovviamente, è la salvaguardia dell’etnia o della stirpe, nella quale non mi riconosco e che ha fondamento dello ius sanguinis.
Credo che i paesi che ancora mantengono questa impostazione dello ius sanguinis abbiano un impianto legislativo sicuramente molto più avanzato del nostro, che consente un’inclusione ben maggiore. Si sono aperti in questi ultimi anni dibattiti molto importanti, non ultimo nel Regno Unito, dove si sta affrontando il discorso dal punto di vista concreto, pratico, non ideologico o confessionale. Oggi i paesi legati a questo diritto che si acquisisce per trasmissione, per l’appartenenza ad una stirpe, sono gli Stati confessionali e non ho problemi a dire che uno di questi, è lo Stato di Israele, che apparentemente appartiene all’occidente, ma si guarda bene dal privarsi dello ius sanguinis. Gli stati confessionali fanno della religione il loro impianto costituzionale.
Ecco perché ritengo che l’approccio che mi appartiene, quello laico, possa dare un ulteriore contributo a una proposta di legge che la nostra Regione fa, una legge che non sia soltanto al passo con i tempi ma sia effettivamente attenta alla realtà che ci circonda, e non sia più schiava di orpelli ideologici che assolutamente non aiutano ad affrontare la realtà.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Voglio iniziare il mio intervento riferendovi dei dati che ho preso dalla rivista Reset, ben nota a quelli di sinistra e che non ha nulla a che fare con il concetto di centro-destra e tantomeno leghista. C’è una bellissima analisi e si definisce “la Babele Europa, ogni Stato una legge sulla cittadinanza”.
Sullo ius sanguinis sono tutti concordi, si dice chiaramente che tutte le nazioni europee adottano lo ius sanguinis, vale a dire la trasmissione della cittadinanza per discendenza diretta dai genitori ai figli. Il più generoso e inclusivo ius soli, dopo che l’Irlanda l’ha abolito nel 2004, non viene adottato da nessun Stato membro.
Una tendenza che invece risulta comune in Danimarca, Francia, Grecia, Spagna, Portogallo, Ungheria, Italia è quello di accordare accessi privilegiati alla cittadinanza nei confronti di stranieri di origine etnica o ritenuti culturalmente, linguisticamente e storicamente affini. Questo è il vulnus della questione.
Qui volete dare la cittadinanza a tutti, a prescindere! Questo il vero smacco.
Questo è quello che dice l’Europa, non il mantra del buonismo che abbiamo sentito in quest’Aula, questo mantra che è diventato quasi una religione multiculturalista che ormai non funziona più.
Sempre in questo articolo si legge che ci sono state due fasi, la prima, fino ai primi anni 2000, è stata di una liberalizzazione delle leggi sulla cittadinanza, con aperture significative, per quanto concerne i diritti di naturalizzazione, la seconda, dal 2001-2005, segna una svolta verso riforme di carattere restrittivo ed etnico-identitario, con una decisa tendenza a vincolare la legislazione sulla cittadinanza a norme in materia di immigrazione sempre più rigide.
E’ questa l’Europa, noi siamo sempre indietro.
Ci rendiamo conto o no che sono cambiati i panorami? In quest’Aula siamo ancora nella fase dello sviluppo, siamo prima del muro di Berlino, quest’Aula diventerà un Aula moschea con gli Imam seduti tra noi.
Ho sentito da tutti grandi parole, ma dove è la verità? Ci rendiamo conto o no? Noi abbiamo subito la globalizzazione, abbiamo subito l’immigrazione imposta da chi? Da chi è stata imposta? Dai poteri che stanno sopra di noi. Ora veniamo commissariati dai Monti, dai tecnici, ma Monti è uno del bilderberg, uno degli strumenti per arrivare a questo mescolaticcio senz’anima. Noi non viviamo solo di spread, non viviamo solo di rating, viviamo di anima, cultura, radici. E allora sgombriamo il campo da questo buonismo e guardiamo la realtà. Anche Grillo ci è arrivato, anche Rutelli ha fatto un’uscita che potremmo diventare la clinica ginecologica di tutto il nord Africa. Allora di cosa stiamo parlando?
E alla fine cosa succederà? Via la Divina Commedia dalle scuole, che è contro l’Islam. Abbiamo visto quanti atti incredibili fanno questi beduini per una maglietta, per una vignetta! Ma ce le abbiamo le “palle” noi dell’occidente o siamo ridotti a dei zerbini?!
L’altra volta mi sono vestito da beduino. Qualcuno ha detto “oh, il presepe!” ma qualcun altro ha detto “non fare il buffone”. Ma qui fra qualche anno con queste leggi potrebbe entrare non una ma dieci persone vestite così! E che gli date del buffone perché si veste così? Ragazzi, ci rendiamo conto o no di quello che…(…) Ammiro spesso il Consigliere Bucciarelli perché è molto profondo, ed anche il Consigliere Cardogna, con il quale fuori di qui ho un rapporto molto bello, ma su questi temi siamo lontani. Io sono verde e sono per la difesa dell’arbusto ma sono anche a strenua difesa di quello che ha in mente di voler difendere quell’arbusto. Perché questi che arrivano qua, se ne hanno bisogno, quell’arbusto lo segano.
Qui abbiamo un discorso culturale, che è strano proprio dalla parte vostra, perché ci sono delle mentalità fasciste che stanno entrando qui con la vostra indifferenza, anzi, con il vostro consenso. Abbiamo parlato della legge sulle pari opportunità, ma ci rendiamo conto, quante storie vediamo sui giornali di come maltrattano le loro donne? Chiaramente succede anche nelle famiglie nostre, ma lì per questioni ideologiche religiose, non per questioni sentimentali, di rivalsa o gelosia.
Abbiamo visto come si sono comportati nel terremoto, abbiamo visto atti di sciacallaggio da parte di questi extracomunitari e addirittura rifiutavano i pasti perché la macellazione non era secondo la tradizione alay.
Quindi ci sono tantissime problematiche che facciamo finta di non vedere, soprattutto culturali.
Ho sentito parlare di grande scelta di civiltà. Ma dov’è questa grande scelta di civiltà? Quale civiltà? La nostra, la loro? Cos’è questa amalgama di sentimenti che rende tutto superficiale, proprio ciò che vogliono quelli che ci vogliono governare come burattini.
Di chi hanno paura questi che stanno sopra? Di quelli che guardano la televisione dalla mattina alla sera o hanno paura di chi crede in certe cose profonde, in una propria identità? Di quest’ultimi hanno paura, è chiaro. Ora siete uno strumento di questi, che fate finta di combattere, ma alla fine sfascerete tutto.
L’opuscolo uscito pochi mesi fa dell’Osservatorio regionale del mercato del lavoro ci dice riguardo alle assunzioni di stranieri: “analizzando la domanda di lavoro per cittadinanza si nota come la componente straniera cresce quasi cinque volte più degli italiani. Mentre per i lavoratori italiani le assunzioni crescono dell’1,6% per gli stranieri aumentano del 7,4. Si noti inoltre come il numero delle assunzioni di stranieri sia sempre aumentato dal 2009-2011, incidendo in media del 22% sul totale degli ingressi nel lavoro”. Ci rendiamo conto che questi non hanno la crisi! Gli extracomunitari che vivono qui non vivono la crisi!
Ripeto, sono stato eletto qui dai miei elettori per difendere gli italiani! Voi in questo momento fate tutto il contrario. Tutti, PdL, centro, destra e sinistra, solo la Lega o forse qualche altro collega.
So che in questo momento l’Aula adotta una legge che va contro gli italiani, una volta si diceva che i comunisti mangiavano i bambini, ora li strumentalizzano.
In cinque anni non si diventa italiani, sono degli italiani taroccati.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Credo che adesso dovremo ritornare alla normalità del dibattito e non vorrei assumermi da solo questa responsabilità, chiedo ai colleghi che interverranno dopo di me di darmi una mano.
Sull’ordine dei lavori, siccome sono primo firmatario di una delle mozioni, ovviamente, la ritiro. Credo che questa proposta di deliberazione sia un atto più importante e che tutte le mozioni vadano accorpate in questo dibattito e quindi ritirate.
Innanzitutto saluto con grande favore questo atto, ringrazio in particolare le due relatrici, la collega Ortenzi e la collega Romagnoli di cui ho apprezzato molto l’intervento anche sul piano politico.
Volevo iniziare da qualche dato, visto che nel dibattito siamo ritornati addirittura all’antica Roma, credo che dovremmo calarci nel dibattito attuale, in questo contesto di oggi, e quantificare i fenomeni di cui parliamo.
Stiamo parlando di un paese che ormai da molti anni ha un fenomeno costante di immigrazione. Oggi vivono in Italia oltre 5 milioni di stranieri con 1 milione di figli minori. E’ un trend in crescita che secondo l’Istat prevede la triplicazione dell’attuale presenza straniera sul territorio entro il 2065. Solamente nel 2010 abbiamo avuto 80 mila bambini stranieri nati in Italia.
Spesso parliamo in quest’Aula di fenomeni che riguardano piccole comunità di cittadini, qui stiamo parlando di questo genere di fenomeno, che nelle Marche vuole dire 150.000 presenze, quindi una componente molto importante nella società marchigiana che in questo momento si vede negati i diritti di cittadinanza.
Vorrei ricordare al collega Zaffini ed a tutti noi che la Costituzione italiana, nella quale credo il collega si riconosca visto che giustamente richiama ai valori del nostro paese, rappresenta il manifesto ideale che ci unisce e unisce tutti quanti no ed indica il principio di pari dignità e uguaglianza tra tutti i cittadini senza alcuna distinzione. La Convenzione europea sulla nazionalità del 1997 all’articolo 6 chiede agli Stati membri di facilitare la cittadinanza per le persone nate sul territorio, ovviamente da famiglie straniere. Questo è un quadro normativo a cui facciamo riferimento in Italia e in Europa che è tanto al centro di questo dibattito e del dibattito oggi in Italia e in Europa, che una campagna di sensibilizzazione proprio sullo ius soli è stata ripresa dal Presidente della Repubblica italiana.
Allora io credo che con buona pace di tutte le visioni vetero conservatrici, probabilmente le generazioni dei nostri figli sono più avanti culturalmente della generazione dei nostri padri ed è ormai entrato culturalmente nel nostro paese il fatto che stiamo parlando non solo di una norma di civiltà e di buonsenso ma anche di un diritto fondamentale. Guardate, basta andare fuori da una scuola per vedere che i bambini italiani da questo punto di vista sono molto più avanti dei loro genitori e dei loro nonni, e lo sono dal punto di vista non solo della tolleranza ma anche della fratellanza. Visto che anche io sono un cattolico, si citano molto spesso qui dei valori cattolici, utilizziamoli non solamente quando ci fa piacere.
Questo paese deve fare necessariamente del proprio capitale umano un fattore di sviluppo umano per una nuova idea di società. Credo che la cittadinanza e anche la partecipazione politica degli immigrati e dei loro figli siano due condizioni fondamentali per vivere civilmente in un paese. Non possiamo chiedere solamente a queste persone gli oneri e i doveri, dobbiamo anche parlar loro di diritti.
Prima si è detto che in nessun paese europeo c’è lo ius soli. In Francia che è a pochi chilometri dall’Italia esiste lo ius soli dal 1515, collega Zaffini. E anche nei paesi dove non esiste lo ius soli le norme per ottenere la cittadinanza sono molto più morbide di quelle che esistono oggi in Italia. Quindi bisogna guardare al pacchetto nel suo complesso.
Mi dispiace che il collega sia andato via, ma visto che spesso cita dei proverbi e si dice che l’abito non fa il monaco, lui l’altra volta si è vestito da arabo, io direi che l’abito non fa nemmeno il muezzin. Io conosco arabi che in quest’Aula avrebbero avuto un senso delle istituzioni e delle parole molto più rispettose per le istituzioni di quelle del collega.
Quindi credo che dovremmo smettere con parole rozze e con atteggiamenti fatti solamente per ottenere una brutta vetrina comunicativa e dovremmo cercare di essere un po’ più seri e guardare a quelli che sono i fatti e i dati reali del nostro paese.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Prima di intervenire nel merito del provvedimento vorrei fare un richiamo generale alla Presidenza del Consiglio. Non credo sia tollerabile che in Consiglio regionale possano essere sistematicamente usate parole che insultano il luogo dove siamo. Non è rispettoso delle istituzioni democratiche nate dalla Resistenza. Quindi chiederei alla Presidenza ogniqualvolta qualche Consigliere e mi auguro che non accada…

PRESIDENTE. Consigliere Bucciarelli, sotto la mia presidenza nessuno si è espresso…

Raffaele BUCCIARELLI. Non è una critica, è una richiesta che faccio, perché non è possibile abbassare il livello della discussione fino a renderlo degno, neanche, di un’osteria.
Qui si parla di provvedimenti seri, di problemi profondi, di problemi che ci coinvolgono tutti i giorni, quotidianamente. Come ci alziamo ed usciamo da casa sappiamo che incontreremo persone che, diceva bene il Consigliere Silvetti, per bisogno sono state obbligate a venire a vivere in questo paese. E non credo ci siano venuti molto volentieri, quando si lascia la propria casa e i propri affetti, i propri luoghi. Quanto siamo noi attaccati al nostro paesaggio? Quanto gli altri sono attaccati al loro, quanto gli africani possono essere attaccati alle loro colline o al deserto, quanto i cingalesi o i bengalesi alle loro foreste, ecc..
Questo è il dato di partenza. Noi abbiamo un fenomeno che non è arrestabile, io dico fortunatamente, perché tende un po’ a rendere giustizia alle ingiustizie umane di questo mondo. Il fenomeno dell’immigrazione è un fenomeno biblico, non è arrestabile, perché da che mondo è mondo l’uomo cerca di trovare condizioni di vita migliori per sé e per la propria famiglia. Questo è legittimo e nessuna legge potrà mai impedirlo. E quando parliamo di immigrazione parliamo soprattutto di questo.
Possiamo anche andare indietro nella storia. Cos’è l’occidente? L’occidente è anche come ci vedono gli altri. Noi per secoli abbiamo dominato continenti interi, schiavizzato, sfruttato, umiliato, violentato le donne, violentati i bambini, colonizzato l’America del Nord ,ucciso le popolazioni native e insediato quelle che poi sono diventate le popolazioni degli Stati Uniti d’America. Questo è frutto dell’occidente, la memoria storica non si cancella. E l’abbiamo fatto molto spesso, per quanto riguarda una parte del mondo, con la spada e con la croce, soprattutto in America Latina e parte dell’Africa.
Cosa diversa per l’oriente.
Quindi la scelta di civiltà è riconoscere agli altri, date le condizioni che sono previste dalla norma, i diritti che abbiamo noi, soprattutto ai giovani che nascono qui, che non conoscono quei paesaggi, che non conoscono quelle società, che non ne conoscono l’organizzazione e che sentono, come diceva l’Assessore, l’Italia come la loro terra, tanto da dire “io amo l’Italia”. Si identificano, non c’è differenza.
Certo che i nostri nonni e i nostri padri erano molto più arretrati di quanto lo sono i nostri nipoti. Io ho la fortuna di essere nonno e mia nipote, che frequenta la quinta elementare, ha amichette e amichetti che vengono dal Congo o dal Marocco o dal Bangladesh. E per lei è normale giocarci, starci insieme. Perché questi non dovrebbero avere il diritto, ripeto, a condizioni che lo Stato dà, di essere italiani? Perché dovrebbero subire l’ennesima discriminazione ed esclusione? Cosa significa civiltà? Significa riconoscere i diritti per tutti, creare una società inclusiva, che includa anziché escluda.
Quando il Consigliere Zaffini – gli regalerei dei libri, c’è una bibliografia molto ricca su questi temi, ma mi permetto di avere il dubbio che lui li legga – dice “sono stato eletto per difendere gli italiani”, ma da chi? Difendere gli italiani da chi? Io credo che dobbiamo difendere gli italiani dall’ignoranza, che non è mai poca.
Quando parla insultandoli, magari pretendendo di affermare una presunta superiorità, dimostra, invece, la debolezza, l’insicurezza, la povertà culturale, che diventa aggressività e violenza. Quando parla di beduini dimentica forse che dai beduini abbiamo appreso la medicina, la matematica. L’algebra senza gli arabi non c’era e noi probabilmente l’avremmo scoperta molti secoli dopo.
Gli scambi tra civiltà e tra popolazioni sono sempre positivi, perché l’uno e l’altro si possono vedere negli aspetti negativi e positivi. E’ inevitabile che ciò avvenga nel XXI secolo.
Si dice che non siamo pronti. Ma noi non siamo forti della nostra identità, orgogliosi di sentirci italiani, amando le nostre radici culturali e quindi la nostra cultura, non siamo neanche in grado di amare e rispettare quella degli altri, perché solo chi pretende rispetto della propria cultura è in grado di rispettare quella degli altri. Altrimenti, ripeto, si diventa deboli ed aggressivi, ed abbiamo esempi nel mondo di popolazioni che non hanno grandi e profonde radici culturali e che amano la violenza, l’aggressione e preferiscono il confronto con le armi.
La mia mozione ovviamente è da intendere ritirata se verrà approvato questo atto.
Credo che non ci sia termine più giusto, ius soli, se uno ci ragiona un attimo. Era bella la differenza che ci spiegava il Consigliere Silvetti tra noi e lo ius sanguinis della Germania.
Lo ius soli, il diritto al sole per tutti, perché il sole è di tutti, questa terra è di tutti. E’ dove si vive, dove si produce ricchezza, è dove ci si può confrontare, dove si può crescere con dignità, dove non si è cacciati e dove non si muore di fame perché altri ti portano via tutte le ricchezze. Noi preferiamo questo posto al sole, il diritto al sole, che non quello che gli italiani cercavano in altri tempi da altre parti e che ha portato distruzione.
La cultura è quella, Consigliere Zaffini, la cultura è dura a morire e io credo invece che con questo atto diamo un contributo, a chi vorrà leggere e a chi vorrà interessarsi, soprattutto ai marchigiani, perché è possibile sforzarsi per costruire una società che è già multietnica e pluriculturale, una società fatta di mille lingue, di mille colori, di mille tradizioni, di mille storie, di mille modi di parlare ed esprimersi. Sarebbe veramente grave se tutti la pensassimo allo stesso modo e vedessimo le cose con lo stesso paraocchi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. In questi giorni le Regioni sono sul tritacarne mediatico e tra gli argomenti che ho letto c’è anche il fatto che promulgano poche leggi. Nel nostro caso, mi pare, che l’anno scorso ne abbiamo fatte 30, troppo poche. Sono contento, quindi, di questa legge che approviamo oggi perché sicuramente aumentiamo il numero delle leggi e la qualità delle leggi, perché c’è un numero in più e c’è anche una qualità importante.
Non so se avete visto l’ultimo dispaccio di pochi minuti fa del Consiglio dei Ministri, stanno aspettando con ansia l’emanazione di questa legge, che è fondamentale per risolvere i problemi del paese. Quindi ben venga questa legge.
Ho sentito anche che ci sono colleghi che si offrono di regalare libri ad altri, accusandoli di non leggere libri o di guardare solo le figure. Io posso ricambiare il gentil pensiero consigliando qualche libro di Oriana Fallaci oppure di Ida Magni, una grande antropologa, dove nel suo ultimo libro, “Dopo l’occidente”, ci assicura che nel 2050, che non è lontanissimo, l’Europa sarà a maggioranza mussulmana. Ma questo vi va bene…(…) Fondiamo un partito islamico? Credo che lo avremo alle prossime amministrative in molte città.
Sono anche contento che venga approvata questa legge, perché per esempio attualmente in molte città gli extracomunitari sono beneficiari dell’80% delle case popolari. Se questa legge sarà approvata nei prossimi anni aumenterà invece la percentuale di italiani beneficiari di case popolari, perché avranno acquisito la cittadinanza in questo modo. Quindi dobbiamo ringraziare, Consigliere Zaffini.
Il Consigliere Zaffini si lamentava che in base ai dati dell’Osservatorio regionale del lavoro il numero di extracomunitari che hanno un lavoro è 5 volte superiore di quello degli italiani. In questo modo avremo un aumento del lavoro italiano, va bene. Così come nelle università. Anche nelle università marchigiane c’è un certo numero di posti riservati agli extracomunitari. Nel nostro peregrinare per gli Ersu come prima Commissione ho sentito un rettore che diceva “ci hanno chiesto lo spazio per pregare e cibi dedicati”. Va bene ora glieli daremo. Perfetto, va tutto bene madama la marchesa, non ci sono problemi.
Ho sentito anche molte argomentazioni da libro cuore dall’Assessore che adesso non vedo. Citava un ragazzo di 23 anni che per 14 volte ha detto “amo l’Italia”. Sotto casa mia e dell’Assessore il signor Abdul Alili la settimana scorsa ha trucidato con una violenza inaudita a Montelupone una famiglia di anziani. E questo signore era quello che lui ha chiamato un barbaro sia orizzontale che verticale, perché veniva dalla Macedonia e abitava qui dall’età di 1 anno. Secondo questa logica doveva essere perfettamente integrato.
Allora dov’è l’errore di questa proposta di legge? L’errore sta nel fatto di presumere che il trascorrere di un certo numero di anni automaticamente significhi l’acquisizione di culture e valori che sono i nostri. Questo è l’errore. Poi possiamo discutere se gli anni sono pochi, sono tanti, cinque forse sono pochi, forse è meglio 10, 18 – c’è già questa possibilità dopo il diciottesimo anno, attenzione - possiamo discutere sul quanto, ma l’errore sta nel fatto di pensare che basta il trascorrere di un certo numero di anni per acquisire un valore enorme che si chiama cittadinanza, che non si regala ma si conquista, si merita.
Lo dice per esempio anche il Ministro Cancellieri. Ha detto una cosa sensatissima, a mio avviso, ha detto: “non possiamo semplicemente stabilire con una norma che tutti i bambini nati sul territorio italiano siano cittadini italiani, altrimenti assisteremmo a un boom, potremmo persino monetizzarla, venderla la cittadinanza italiana”. Lo dice il Ministro Cancellieri, non lo dice solo Marangoni.
Quindi credo che ci voglia un po’ più di buonsenso.
Prima ricordavo Abdul Alili e prima qualcuno parlava di Porto Recanati. Ricordo che l’11 settembre 2001 – ci ricordiamo cosa è successo con le Torri Gemelle – nella piazza di un Comune della mia provincia, Corridonia, gruppi molto numerosi di mussulmani inneggiavano alla distruzione delle Torri Gemelle. Stessa cosa in molti appartamenti di Porto Recanati.
Si cita persino lo Statuto del Regno di Napoli del 1821, che diceva “va bene lo ius soli, basta che non sia vagabondo”. Perché diceva “basta che non sia vagabondo?” E’ proprio quello che dicevo io, cioè bisogna guardare anche il contenuto e non solo il tempo che trascorre. Se è vagabondo vuol dire che va in giro e delinque.
Non a caso ho presentato un emendamento che dice: sostituiamo le parole “residenti in Italia da almeno cinque anni” in “dieci anni ininterrotti”, anche se successivi alla nascita, a certe condizioni – e andiamo sulla qualità, non solo sul tempo –. Dico da cinque a dieci perché cinque mi sembrano pochi. Dieci ci posso anche stare, però a certe condizioni: primo, che i genitori dimostrino che il figlio lo mandano alla scuola dell’obbligo, perché ricordatevi, signori, che nelle Marche ci sono migliaia e migliaia di bambini cinesi che non frequentano le scuole perché stanno nei laboratori a lavorare, schiavi.
I genitori devono anche dimostrare di avere un reddito adeguato, altrimenti vagabondano. Ce lo dice il Regno di Napoli, 1821, possiamo dirlo anche noi!
Bisogna dimostrare l’assenza di procedimenti penali o tributari da parte dei genitori.
Bisogna dimostrare la conoscenza sufficiente della lingua italiana perché se uno non sa neanche la lingua italiana come fa ad acquisire la cultura e i valori fondamentali della Costituzione, che fa comodo in certi casi e non fa comodo in altri.
Bisogna anche, e lo dico nell’emendamento, dimostrare una conoscenza sufficiente della storia e della vita civile italiana e della sua Costituzione.
Dico anche che i genitori devono assumersi l’impegno solenne di aderire ed osservare i valori di libertà, di eguaglianza e di democrazia posti a fondamento della Repubblica italiana, ammesso che ancora ci sia una democrazia in questo Paese, visto quello che sta succedendo.
Il mio voto sarà ovviamente negativo e mi auguro possa esserci un ripensamento se passano gli emendamenti che ho proposto, che accettano comunque lo ius soli ma un po’ più temperato del mero passaggio degli anni cinque, che mi sembrano pochi, facciamo almeno 10, ma a queste condizioni minimali, che equivalgono semplicemente a quanto prevedeva nel 1821 lo Statuto del Regno di Napoli, quando diceva “va bene lo ius soli ma almeno non devono essere delinquenti, non devono vagabondare”. È la stessa cosa.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. Mi veniva in mente, ascoltando il Consigliere Marangoni, che ci sono suonatori che cambiano orchestra, si fanno anche i complessini, ma per continuare a suonare la stessa musica. Allora tanto vale che restino nella loro orchestra iniziale.
Concordo con la raccomandazione del Consigliere Zinni rispetto all’intervento della relatrice Romagnoli, che peraltro condivido nella sua interezza, quando diceva “guardiamo le cose in modo laico ed evitiamo di strumentalizzare il pensiero della chiesa, che per sua natura ha certe idee”. Io dico facciamolo sempre, non a corrente alternata, perché anche in quest’Aula ogni tanto ascoltiamo pubbliche obbedienze ai dettami della chiesa e private incoerenze.
Noi siamo uno Stato laico, ragioniamo laicamente, sapendo che le leggi vanno rispettate e non imponiamo agli altri i convincimenti religiosi.
Ho fatto questa premessa perché viviamo in una fase in cui le nostre idee di progresso sono messe in discussione dai fatti, non da elucubrazioni, dal buonismo, dal razzismo.
Abbiamo avuto per decenni un’idea di integrazione che pensava a una tranquilla omologazione alle nostre idee o ad una separazione. Come è avvenuto in altri paesi europei, dove ci sono interi quartieri abitati da stranieri. Dimenticandoci che il problema fondamentale non è l’emigrante di prima generazione che è mosso da bisogni, da fughe, da tanti problemi. I problemi nascono con le seconde e le terze generazioni dove lo sradicamento, la mancanza di patria, porta ad essere stranieri ovunque.
Ricordo che negli anni novanta un regista pakistano denunciò questo fenomeno in due film sull’immigrazione pakistana in Inghilterra. Il primo film riguardava la prima generazione di emigrati pakistani, c’era chi si integrava e chi viveva ancora nel modo pakistano. Nel secondo film affrontava il problema dei figli, alcuni completamente integrati ed altri invece ripiegavano nell’estremismo religioso.
Noi dovremmo riuscire a costruire società che sventano o limitano i pericoli delle nuove generazioni, facendo loro cogliere le opportunità.
Oggi approviamo una legge, ma è anche una presa d’atto di ciò che avviene ed è avvenuto nel mondo, frutto delle globalizzazioni che ci impongono e ci fanno vivere continuamente nelle nostre famiglie e con i nostri amici diversità etniche, religiose, culturali. Quindi dobbiamo abbandonare le vecchie categorie, soprattutto in Italia. E’ vero che l’Italia è una e indivisibile, ma dobbiamo dire che è anche un paese multiculturale, come ormai è tutta l’Europa, evitando ripiegamenti pericolosi.
Dobbiamo sfruttare la fecondità di questi fenomeni, anche perché siamo un paese stanco, vecchio. Abbiamo bisogno di sangue nuovo per rinvigorire queste membra stanche di un paese stanco.
Quindi non più omologazione, ma neanche ignoranza di chi viene in Italia e viene in Europa, portando il suo patrimonio culturale, religioso e identitario.
Dico questo perché con le leggi dobbiamo arrivare sempre di più, ad non ignorare se ci sono ragazzi cinesi che non vanno a scuola. E’ un danno per loro e per noi, deve essere un obbligo per tutti. Ma non dimentichiamoci che fino a poche decine di anni fa i nostri zii non andavano al lavoro. A San Benedetto si chiamavano i “paraculit” quelli che andavano a lavorare sulle barche o nei campi. Ci sono bellissimi film italiani che narrano dell’obbligo scolastico o dell delitto d’onore, quindi non guardiamo dall’alto esperienze che hanno visto decenni di lotte per arrivare a diritti e doveri.
I figli degli italiani e delle persone che vivono in Italia hanno l’obbligo scolastico e non possono lavorare. Ma questo deve valere per tutti. Più diritti per avere più doveri e più rispetto dei doveri, non buonismo, per essere più aperti e più coesi. Ignorare questi fatti significa non essere coesi e non sfruttare le potenzialità di quello che abbiamo.
D’altra parte tutti i grandi paesi, anche dove il concetto di nazione è molto più forte che in Italia, sono multiculturali da sempre. Basta pensare alla Francia e alla Germania. E’ vero che in questi decenni in Europa hanno prevalso idee conservatrici e che in questo campo ci sono stati arretramenti, ma noi dobbiamo costruire una nuova Europa in cui si sfruttano pienamente le opportunità della globalizzazione e si attenuano i danni. Noi invece abbiamo avuto dei Governi che hanno esaltato chi ha prodotto i guasti e hanno limitato le potenzialità che hanno fatto grande questo paese e questa Europa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Camela.

Valeriano CAMELA. Presidente, si è visto come l’attuale disciplina in materia di cittadinanza sia fortemente ancorata allo ius sanguinis che stabilisce che acquistano automaticamente alla nascita la cittadinanza italiana coloro i cui genitori o anche uno solo di essi siano cittadini italiani.
Il criterio alternativo dello ius soli è invece previsto in modo residuale, limitatamente ai nati nel territorio italiano ed aventi genitori ignoti o apolidi, oppure per i nati in Italia che la legge di origine dei genitori non consente di acquisire la cittadinanza dei genitori stessi, ragione per cui risulterebbero senza cittadinanza.
La legge n. 91 del 1992 ha introdotto norme più severe e restrittive di quella elaborata nel 1912, la n. 555, per quanto concerne l’applicazione dello ius soli. Consentendo l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte degli stranieri solo in presenza del requisito della residenza continuativa nel paese dalla nascita fino alla maggiore età.
E’ noto tuttavia che l’attuale normativa riconosce un particolare favore di natura temporale agli appartenenti ai paesi membri della Comunità europea riducendo il periodo di residenza e creando una discutibile distinzione fra cittadini comunitari e non.
Vi è quindi un problema aperto per quanto riguarda il diritto di cittadinanza non solo per gli stranieri nati in Italia ma anche per gli stranieri che soggiornano stabilmente nel nostro paese.
Questa proposta di legge, seppur titolata “Nuove norme sulla cittadinanza” in realtà si limita a riconoscere lo ius soli ai soli nati in Italia da genitori stranieri con alcune prescrizioni temporali, ignorando invece la più generale situazione sociale che si è determinata da qualche decennio relativamente ai fenomeni migratori.
Esprimo a nome dell’UdC ogni positiva considerazione per quest’iniziativa della Giunta regionale, che manifesta un orientamento e recepisce quindi una tendenza che si sta manifestando da diverso tempo da parte di vari Comuni marchigiani a favore di un rinnovamento del concetto di cittadinanza. Forse si sarebbe potuto fare di più, osare di più, cioè superare il concetto di cittadinanza da uno stampo etnico territoriale a quello socioculturale. Forse sarebbe stato un’azione più significativa e più rispondente alla necessità di premiare tutti coloro che intendono stabilirsi definitivamente nel nostro paese riconoscendone, acquisendone e condividendone valori, identità, storia, interessi.
Quindi, pur condividendo l’impostazione di questa proposta, che circoscrive la problematica al requisito della nascita in Italia dello straniero e alla residenza legale di entrambi i genitori, suscita qualche perplessità il riferimento limitativo e forse discriminatorio di entrambi i genitori, perché questa proposta di legge si incentra sullo straniero nato in Italia ma questo aspetto non può essere condizionato dal possesso di altri requisiti da parte di entrambi i genitori, che determina una secondarietà del fatto che sia nato in Italia.
Ci troviamo a regolare un fenomeno che in un passato piuttosto recente per orientamenti politici limitativi del fenomeno immigratorio venivano ostacolate le richieste di ricongiungimento familiare. Quindi molti bambini sono nati in Italia avendo un solo genitore e in queste condizioni sarebbe una discriminante per il riconoscimento della cittadinanza.
L’UdC è stato sempre molto sensibile a questo aspetto dei ricongiungimenti familiari al fine di garantire nel modo migliore la vita dei bambini.
Con questa legge, che richiede la residenza legale di entrambi i genitori senza tra l’altro spiegare se si tratta di genitori naturali o di diritto, si rischia di fare un piccolo passo indietro e di limitarne le potenzialità e gli effetti.
L’opportunità di limitare la residenza legale in Italia a un solo genitore evita anche il rischio di discriminazione fra figli legittimi o riconosciuti da uno solo dei genitori.
Precisare, inoltre, che la richiesta di cittadinanza debba essere fatta dal genitore esercente la patria potestà, in base all’ordinamento del paese di origine, eviterebbe anche eventuali contenziosi in caso di diversità di opinione dei genitori, perché se uno non è d’accordo il processo si interrompe.
Nella relazione illustrativa si parla di naturalizzazione come una delle tre modalità di accesso alla cittadinanza, oltre alla nascita e al matrimonio. Dalla lettura delle disposizioni però queste due ultime modalità non risultano disciplinate.
In conclusione ritengo che il criterio guida dovrebbe essere quello di riconoscere la cittadinanza italiana a chi nasce in Italia, indipendentemente dalla cittadinanza dei genitori, perché i figli nati in Italia da genitori stranieri non sono immigrati, sono italiani, siamo noi che con le nostre leggi li consideriamo stranieri perché figli di stranieri.
Questa proposta di legge che dovrà essere inviata alla Camera ricalca significativamente un’analoga proposta presentata circa tre anni fa dal partito, dagli onorevoli Tassone e Mantini, e depositata alla Camera, quindi non possiamo che essere in linea con questa indicazione. Quella proposta di legge riconosce cinque anni di residenza legale per evitare la casualità della nascita e si limita ad uno solo dei genitore come abbiamo già evidenziato.
Questa proposta di legge è sicuramente un passo avanti, quindi a nome dell’UdC dichiaro il voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola l’Assessore Eusebi.

Paolo EUSEBI. Sulla relazione c’è scritto: “Il bambino nato in Italia da genitore straniero, pur non essendo cittadino italiano, impara la nostra lingua, frequenta la scuola italiana, acquisisce la cultura e le abitudini locali. Inoltre, il bambino vive in un Paese del quale assorbe le regole e i comportamenti, ma il cui ordinamento giuridico non lo riconosce come cittadino”.
Ritengo che con questa legge stabiliamo un principio di civiltà che sostiene quell’indispensabile processo di integrazione culturale e sociale che, non può che essere per una convivenza che aiuti a costruire una società migliore.
Io, sono personalmente meno laico del collega Silvetti o del collega Perazzoli, e cerco – è sempre difficile per noi cattolici – di conciliare quell’impasto di bontà e di cattiveria, di coerenza e di incoerenza che fa parte di ognuno di noi. Cerco con difficoltà di conciliare il mio lavoro nelle istituzioni e in politica con il mio profondo credo religioso. Ma in questo caso non mi sento in difficoltà perché è alla base di quello in cui io credo, il dovere di ogni persona di aiutare e di lavorare per la promozione del fratello più debole, perché il fratello più debole diventi più forte.
Aumentano gli occupati stranieri, collega Zaffini, ma aumentano gli occupati stranieri perché fanno lavori che i nostri non voglio fare più. L’immigrazione imposta dai poteri forti, l’immigrazione, collega Zaffini, è imposta dalla miseria e dalla volontà dei genitori di riuscire a nutrire i propri figli che muoiono letteralmente di fame. Io capisco chi deve sostenere una tesi che interessa una nicchia e lo fa anche – mi perdoni, lo dico con rispetto – a costo di venir meno al buonsenso e alla verità, però penso che ci dovremo dare tutti una regolata.
Noi voteremo e io personalmente voterò con convinzione, ringraziando le relatrici, ringraziando l’Assessore per l’ottima presentazione, e ringraziando anche il collega Zinni che, pur avendo delle posizioni rispettabili è stato l’unico per il modo in cui le ha poste, che mi ha messo qualche dubbio e che suscita in me qualche riflessione sulla contemporaneità dei diritti e doveri.
Invito però a riflettere e, a chi ha detto che noi diamo la cittadinanza a quello che ha ucciso barbaramente, a ricordare che Omar non era turcomanno, i brigatisti rossi o quelli neri non erano dei pericolosi iscritti al pkk.
Allora, ricordando che in Parlamento c’è una proposta di legge dell’Italia dei Valori che è simile a questa, personalmente e a nome del Gruppo dell’Italia dei valori della Regione Marche dico che voteremo con convinzione questa legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Dico la frase magica che è: “non volevo intervenire però intervengo”.
Ho sentito diverse cose che non sono esatte e siccome penso che questa legge si ponga un problema, che è conseguenza di quello che sta accadendo dal punto di vista dell’immigrazione nella nostra nazione, è giusto affrontarlo, però è anche giusto affrontarlo in un modo serio e corretto.
Innanzitutto all’amico Consigliere Zaffini dico che chiamare beduini non è un’offesa, perché i beduini sono orgogliosi di esserlo perché hanno una loro cultura, una loro tradizione e un loro modo di vivere. Tra i mussulmani sono quelli meno praticanti la religione e più tolleranti nei rapporti con gli altri, anzi, hanno un senso dell’ospitalità molto diffuso, e le loro donne, rispetto alle altre, hanno più libertà, anche dove c’è l’obbligo del velo loro non lo portano. Questo per correggere e magari trovare un’altra sezione dell’Islam da criticare.
Credo che questo sia un problema serio che vada affrontato in modo serio. Non c’è bisogno di inventarsi delle cose strane. Bisogna prendere atto che c’è un forte afflusso di persone che vengono da altre nazioni e non va assolutamente tollerato chi viene in modo illegale anche facendo una debita distinzione tra coloro che sono realmente perseguitati nei loro paesi di provenienza e chi no.
A questo punto, visto e considerato che proprio le Marche ed Ancona sono uno dei centri dove generalmente arrivano molti clandestini, tra cui tantissimi dall’Afghanistan, mi pongo una domanda: “Se abbiamo liberato quella nazione, come andiamo dicendo da parecchio tempo, come mai questa gente fugge e attraversa mezza Asia per arrivare da noi”. Evidentemente anche lì c’è qualcosa che non funziona.
Siccome è molto antipatico sentire certi discorsi, soprattutto per chi ha avuto la fortuna o l’esperienza di frequentare alcune nazioni che si affacciano sul Mediterraneo, io ricordo, per essere stato in Siria tantissime volte, che fino a qualche mese fa all’interno della moschea degli Omayyadi a Damasco c’era e c’è la reliquia di San Giovanni Battisti e i cattolici sono sempre entrati.
Ricordo che a Damasco nel giorno in cui il mercato del venerdì prevede la chiusura di tutti i negozi mussulmani, i turisti e non turisti possono recarsi nel quartiere cristiano dove i negozi sono aperti, a significare che in alcune nazioni quanto meno fino a qualche giorno fa, c’era una certa tolleranza. Dirò di più, a Ma’lula, una piccola realtà fuori Damasco, ancora si recita il Padre Nostro in aramaico. E quella è una zona in cui l’aramaico è ancora diffuso, tollerato ed è un luogo di pellegrinaggio e di attrazione turistica.
Quindi l’Islam non è sempre quello che viene descritto, è come se per gli islamici si prendesse ad esempio quello che accadeva nell’Irlanda del Nord qualche tempo fa. Non è che i cattolici o i cristiani sono quelli o quelli possono rappresentare tutti. C’è un Islam diverso.
Siccome i “sentito dire” a me non bastano, voglio riportarvi qui una mia esperienza. Durante un viaggio in Siria, molti anni fa, accompagnavo un gruppo e mi trovavo sul pullman nel posto dell’accompagnatore. A un certo punto in una zona vicino a Bosra c’era una strada nuova e un’unica abitazione vicino alla strada. Di fronte all’abitazione c’era un pick up fermo, a un certo punto un bambino ha attraversato di corsa la strada ed è stato investito dal pullman nel quale io stavo. Il bambino è morto. Il nonno ha preso suo pick up e ci venuto incontro per investirci, come è la loro usanza occhio per occhio. Sono riuscito a portare fuori i turisti e l’autista si è consegnato alla polizia per evitare di essere giustiziato sul posto. Tenete presente che lì il torto ce l’ha sempre l’automobilista.
Dopo qualche mese sono tornato in quel posto e l’autista, con senso di responsabilità, ma la colpa non era assolutamente la sua, offrì, cosa da noi impossibile, alla famiglia del bambino un proprio figlio.
Questo per dire che a volte noi parliamo di valori, però i valori ce li hanno anche gli altri. Allora è sui valori che si può trovare una sintesi. E’ chiaro che se poi andiamo a prendere l’esempio di quello che massacra il figlio o la figlia, possiamo fare un parallelo con episodi che succedono anche da noi.
Quindi, prima di prendere posizione, credo che bisogna informarsi, non siamo noi quelli che dobbiamo cadere nei luoghi comuni da bar, ma dobbiamo cercare di analizzare la situazione e poi ognuno sceglie la sua strada. Non c’è bisogno di inventare cose strane per avvalorare le proprie tesi, ma bensì ragionare su quello che è un fenomeno che sta stravolgendo o comunque cambiando la nostra società e farlo in modo più attento, senza cadere nei luoghi comuni che francamente non aiutano a risolvere i problemi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Sciapichetti.

Angelo SCIAPICHETTI. Vorrei ringraziare le colleghe Ortenzi e Romagnoli per il lavoro fatto.
Ci accingiamo a votare un atto importante, da non sminuire come ha fatto qualche Consigliere, tra cui per esempio il Consigliere Marangoni.
Penso che la legge sulla cittadinanza non sia una legge tra le tante e che da provvedimenti come questi si possa misurare la cultura democratica di un paese.
E’ un problema di giustizia sociale, ma non solo, è un atto di realismo e soprattutto una lezione di legalità e di integrazione perché l’integrazione e l’accoglienza – qui è stato detto da molti Consiglieri che mi hanno preceduto – è innanzitutto un fatto che deve cominciare dai piccoli, dai bambini.
Qualcuno qui ricordava alcuni numeri, io invece voglio ricordare soltanto per brevità quel dossier della Caritas migrandes che nel 2011 diceva che circa 1 milione dei 4 milioni e mezzo di immigrati ha meno di 18 anni, che 932.675, vale a dire il 22% dei minori residenti in Italia, sono figli di immigrati che hanno meno di 18 anni. Quindi non parliamo di un piccolo fatto, non parliamo di piccole cose, se oltre mezzo milione sono nati qui e se solo nel 2000 erano 277 mila e oggi sono praticamente raddoppiati.
L’8% della popolazione scolastica è figlio di cittadini immigrati, quindi uno su quattro.
Se questi sono i dati, come facciamo a non farci carico di un problema? Come possiamo dire a quei bambini e a quei ragazzi “crescete, rispettate da buoni cittadini le leggi italiane, ma noi non vi consideriamo cittadini italiani”.
C'entra poco il discorso del fatto di essere credente o non credente, che pure è importante, perché questo è un discorso di civiltà, di solidarietà, di fratellanza.
20-25 anni fa ebbi il piacere di organizzare un incontro a Macerata con il Cardinal Tonini. Il problema dell’immigrazione non era esploso nella sua drammaticità in Italia, e lui disse: “State sottovalutando – amministratori, politici – un problema serio, fondamentale, che vi esploderà tra le mani e rispetto al quale saremo indifesi, perché non riusciremo a difenderci”. Sono arrivate masse di affamati, perché questi non vengono in visita turistica, guardano le loro televisioni e sanno che l’età media di un cittadino nei paesi dell’occidente è di 80 anni mentre da loro è di 30-35 anni. Se uno avesse un figlio e sapesse che lì vive in media 30-35 anni e in un altro paese potrebbe arrivare a 80 anni cosa farebbe? A nuoto lo porterebbe nei paesi occidentali, come fanno, imbarcandosi in viaggi della speranza, come quelli che conosciamo.
Allora il Cardinal Tonini diceva “attenzione, perché questo fenomeno vi travolgerà e noi italiani saremo impreparati e non potremo respingere – come qualcuno vorrebbe, come qualcuno predicava – questa massa enorme di persone”.
Con questa proposta di legge da inviare alle Camere facciamo un atto importante che ci qualifica come Regione Marche ulteriormente. Non ci qualifichiamo solo e bene per i fatti di cui discutevamo la volta scorsa, ma ci qualifichiamo per passi importanti come questi, per atti di civiltà come questi.
Allora orgogliosamente dobbiamo votare questa legge, dobbiamo farlo con convinzione e soprattutto sapendo che quando chiediamo agli extracomunitari, a gente che viene da paesi lontani, come è giusto che sia, onori, oneri e doveri, dobbiamo riuscire a parlare anche di diritti.
E poi portare avanti questa integrazione. Chi è che non ha mai frequentato una scuola elementare e non si è reso conto che l’integrazione tra i bambini è già avvenuta? Lo steccato è nella nostra mente, nei nostri cuori di grandi, ma l’integrazione a scuola è già avvenuta perché lì ci sono bambini che parlano la stessa lingua, pur di colore diverso, tifano la stessa squadra, giocano dal mattino al pomeriggio insieme.
Quindi rispetto a questa problematica, io penso che in questo momento stiamo facendo un atto importante e non possiamo continuare a girarci dall'altra parte ma dire che è necessario farlo.


PRESIDENTE. La discussione è chiusa, passiamo alla votazione.
Articolo 1. Emendamento n. 1/1 del Consigliere Marangoni. Se non passa decade l’emendamento n. 2/1 del Consigliere Marangoni. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. L’emendamento fa riferimento all'attualizzazione di quanto prevede lo Statuto del Regno di Napoli del 1821, che è stato citato dall’Assessore, laddove prevedeva lo ius soli salvo il vagabondaggio.
In pratica l’emendamento dice la stessa cosa in termini più moderni e più ampi, va bene lo ius soli dopo dieci anni, anziché cinque come prevede la proposta di legge, purché i genitori garantiscano la disponibilità di un reddito adeguato, l’assenza di procedimenti penali o tributari, la conoscenza soddisfacente della lingua italiana parlata e scritta, la conoscenza soddisfacente della storia e della vita civile d'Italia e della Costituzione e l’impegno solenne ad aderire e osservare i valori di libertà, uguaglianza e democrazia posti a fondamento della Repubblica italiana. E per i figli, ovviamente, bisogna dimostrare che abbiano almeno fatto la scuola dell’obbligo.
Mi dispiace che non sia presente il Presidente Spacca a questa importantissima legge, che ha grandissimi risvolti etici, morali e culturali, mentre sarà presente la settimana prossima per una legge banale, che non ha nessun valore culturale, etico ed è basata soltanto sul business di milioni e milioni di euro per gli speculatori finanziari del biogas.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Votiamo contro l’emendamento del Consigliere Marangoni.

PRESIDENTE. Emendamento n. 1/1. Lo pongo in votazione.

Enzo MARANGONI. chiedo il voto per appello nominale sugli emendamenti, a nome dei consiglieri Marangoni, D’Anna, Zaffini, ed anche sull’intera legge.

PRESIDENTE. Lo può chiedere dopo. Apriamo la votazione sull’emendamento n. 1/1.
Favorevoli: Foschi, Marangoni, Marinelli, Zaffini, Zinni.
Contrari: Binci, Bucciarelli, Busilacchi, Camela, Canzian, Comi, Eusebi, Giannini, Giorgi, Marconi, Mezzolani, Ortenzi, Perazzoli, Petrini, Romagnoli, Sciapichetti, Silvetti, Trenta.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento n. 1/2. Decaduto.

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Prima di passare alla votazione finale e alle dichiarazioni di voto, ricordo che avevo richiesto ai presentatori delle mozioni di ritirarle o di presentare un ordine del giorno. Le mozioni sono ritirate? (…) E’ stato presentato un ordine del giorno a firma Binci. Allora le mozioni n. 256 dei Consiglieri Romagnoli, Silvetti. n. 260 del Consigliere Bucciarelli, n. 261 dei Consiglieri Sciapichetti, Giancarli, Perazzoli, n. 273 dei Consiglieri Busilacchi, Badiali, Perazzoli, Comi, n. 281 del Consigliere Zaffini, n. 295 del Consigliere Binci, n. 382 del Consigliere Marangoni sono ritirate.
Ha la parola il Consigliere Binci per illustrare l’ordine del giorno.

Massimo BINCI. Voterò la legge e ho trasformato questa mozione in ordine del giorno. La mozione non verteva su questa legge ma riguardava la proposta di legge ad iniziativa popolare presentata a marzo per cui sono state raccolte un paio di migliaia di firme anche nelle Marche.
L'ordine del giorno invita il Governo italiano e il Parlamento a discutere in tempi brevi la proposta di legge di iniziativa popolare della campagna “Ci sono anch’io”, unitamente alle numerose proposte di legge in merito presenti alla Camera. Quindi è un invito alla Camera a discutere tutte le proposte di legge presentate su questo tema.

PRESIDENTE. Metto in votazione l’ordine del giorno a firma Binci. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Prima di passare alla votazione finale do la parola al Consigliere Zinni per dichiarazione di voto.

Giovanni ZINNI. Se dovessi tener conto dell’intervento del Consigliere Zaffini sarebbe, ovviamente, scontato riposizionarsi e votare a favore, perché non è con l’atteggiamento trinariciuto che riusciamo ad argomentare questioni molto complesse e delicate.
Però, grazie a Dio, ci ha pensato il collega Busilacchi a farmi ritornare a votar contro. Anche consultandomi con altri colleghi del PdL ho la sensazione che questa proposta politica - si intende non voglio minimamente urtare la sensibilità di qualche collega che so per il suo percorso politico ha convinzione dell’aspetto ideologico della questione – questo ius soli serva ad essere un po' il dolcetto da mettere in bocca alle famiglie di extracomunitari che vivono in Italia, magari per continuare ad iscriversi a qualche sindacato di sinistra come la Cgil o per prepararsi culturalmente a votare, forse qualche partito che gli dona la cittadinanza.
Per essere coerente fino in fondo, mi piacerebbe vedere un extracomunitario che se la batte con Bersani alle primarie nel Partito Democratico, mi piacerebbe vedere in sede locale qualche Consigliere straniero aggiunto, perché poi alla fine…

PRESIDENTE. Per favore, fate concludere.

Giovanni ZINNI. Francamente credo che i figli di extracomunitari che vivono in Italia con la legge attuale possano acquisire la cittadinanza tranquillamente.
Evidentemente questa legge vuole lavorare su altre cose e su altri binari che non sono sicuramente né quello dell'integrazione, né quello della giustizia.
Spero veramente che qualcuno in Italia inizi a far delle leggi con le quali un figlio di una extracomunitaria, che fa la badante o la baby sitter o va a pulire i gabinetti di qualche azienda, abbia l’opportunità di diventare dirigente nel nostro paese. Quando ci sarà questo mi ricrederò sulla bontà di quello che viene affermato. Oggi vedo solo nuovi serva della gleba da continuare a irreggimentare con modalità gramsciana per qualche voto e qualche interesse. Francamente un po' poco e un po' poco anche per chi crede nel mondo cattolico. Io sono un fedele servitore spirituale del Papa e della Chiesa e non sarò mai il suo servo politico.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Intervengo per dichiarazione di voto.
Il mio movimento Lega Nord ha presentato alle Camere una propria proposta di legge che conserva il tetto di 10 anni ed inserisce da parte del candidato alla cittadinanza un test di conoscenza della nostra lingua e della nostra cultura onde valutarne la volontà e lo stato del processo di integrazione. Per noi la cittadinanza non è lo strumento ma il fine di un percorso di integrazione. Con questa proposta non si va in quella direzione.
Voglio rispondere alle varie posizioni che mi hanno messo all’indice.
Avrei gradito che insieme a questa proposta di legge ci fosse stata una moratoria dell’immigrazione, uno stop, dato che viviamo in situazioni economiche drammatiche. Il Pil è in recessione, mentre in altri paesi il Pil è in crescita, quindi, bisogna spingere le popolazioni che hanno bisogno di mangiare verso questi paesi. Invece qui c’è un massacro ulteriore, diciamo ancora: “venite, vi diamo anche la cittadinanza, vi diamo il pane”. Quando non c’è il pane neanche per i nostri figli, c’è un futuro nero.
Non si può paragonare gli Stati Uniti all’Italia. Mi date dell’ignorante, andate a leggere il libro di Atkinson e vedete come negli Stati Uniti hanno usato lo strumento dell’immigrazione. Gli Stati Uniti sono da sempre una terra di immigrazione, l’Italia, al contrario, è stata una terra di emigrazione e, grazie a voi, ritornerà ad esserlo e perderemo le menti migliori. Ci sarà un appiattimento verso il basso e quando questa società non avrà più niente da dare, per questa ipotesi di multicultura che è solo nelle vostre menti, allora ci sarà da piangere.
Dico sempre a mio figlio “potresti andar a fare il barista, l’idraulico”, non ho come qualcuno della sinistra questa ambizione professionale per i propri figli per cui ha voluto la cultura a tutti i costi, perdendo il garzone, perdendo la tradizione del lavoratore all’interno delle piccole aziende. Quello era la nostra forza, il piccolo artigiano. Abbiamo voluto far studiare tutti, quindi, è chiaro che ci troviamo in questo momento con la parte bassa occupata.
Poi quando si parla di lavoro, lo vogliamo dire o no che licenziano e mettono in cassa integrazione gli operai italiani e si tengono gli extracomunitari. Lo vogliamo dire o no che certi imprenditori fanno questi giochi?! Vogliamo dire o no che siamo messi così? Alla fine questi sono istruiti dalla CGIL, sanno tutto, sanno come muoversi per avere questo o quell'altro, se mio figlio volesse saper qualcosa uno di questi, veramente, gli insegnerebbe come accedere. Dietro tutto questo c'è il voto, voi volete il voto. Perchè con la cittadinanza si prende il voto e poi con il passaporto italiano si può girare in tutta Europa e addirittura si può andare anche negli Stati Uniti. Quindi non so è una cosa giusta i cinque anni di residenza.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. Su questioni di questo tipo, per quanto riguarda il mio Gruppo, ma credo lo debbano fare tutti i partiti, si ribadisce la piena libertà di coscienza per ogni Consigliere ad esprimere la propria posizione ed il proprio voto.
Quindi, non a nome del partito ma a nome mio personale annuncio il voto favorevole, convinto, perchè considero questa materia, questa normativa - naturalmente con la competenza del Parlamento - un grande passo di civiltà. Capisco la posizione di tanti colleghi, ma chiedo di non sponsorizzarla in termini, mi permetto di dirlo, non di chiesa o solo opzione cattolica, non di sola sinistra, perché credo che sia, per ognuno con le proprie convinzioni, veramente un passo di civiltà.
Metterei da parte le discussioni che sono state fatte, non perché non colga anche certe posizioni, che magari non condivido, un po’ più dure sulla questione dell’immigrazione, ma per dire che per fondare o rifondare un partito a forte vocazione democratica popolare, solidale, occorre ripartire dalla responsabilità e se generalizziamo sbagliamo comunque.
lo posso raccontare storie di questi giorni, una mi ha colpito particolarmente. La storia di un muratore albanese, venuto qua nel 1991 perché fuggito all'Albania. Sapeva fare il muratore è diventato un padroncino, un ottimo muratore, ha messo su una propria impresa con moglie e tre figli ed ha lavorato anche sotto il terremoto. Uno dei più onesti che io abbia mai conosciuto. Al punto tale che dice: “Ma come è possibile che alcuni miei connazionali in questo Paese abbiano troppa libertà, anche di delinquere, rispetto a noi che invece lavoriamo onestamente". Chiede una responsabilità, un'applicazione della legge.
Questa persona da tre anni non ha più un lavoro perché è ferma l’edilizia ed è in condizioni di fame. Non voglio dire a quale Comune si è rivolto, ma questa persona - lo denuncio qui pubblicamente - rispetto ad altri italiani che si rivolgono agli stessi servizi sociali ma che non hanno la stessa situazione di fame, è ridotta alla fame con l'insensibilità dei servizi sociali pubblici del Comune, perché è albanese.
Questo lo testimonio, lo farò naturalmente presente a chi di dovere, però per dire attenzione a quando parliamo di equità, giustizia, solidarietà, non generalizziamo, cerchiamo con l'autorevolezza di questa Assemblea di puntare su quelli che sono i diritti che qui vanno, certamente, oltre ius sanguinis per cui i diritti sono, come diceva il Consigliere Zinni, ampiamente garantiti, e sui quali lo Stato naturalmente può fondare le sue basi democratiche.
Lo ritengo quindi un passo importante e per questo voto a favore.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Io confermo il mio principio secondo il quale la cittadinanza non va regalata, come stiamo facendo, ma va meritata. Quindi nessuna indisponibilità a concedere la cittadinanza dopo un certo numero di anni, ma a condizione, l’avevo chiesto negli emendamenti respinti, che ci sia d'altra parte un accogliere i principi fondamentali di legalità, di cultura e di valori tipici della nostra Costituzione.
La mia opinione è quella del Ministro Cancellieri, io non sono montiano diversamente dal 90% qua dentro, però in questo caso la Ministra Cancellieri ha detto una cosa giustissima: “Non possiamo stabilire con una norma che chiunque nasca in Italia automaticamente diventi cittadino altrimenti avremo un boom delle nascite ed equivarrebbe a vendere la cittadinanza italiana”.

PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Marconi.

Luca MARCONI. Capisco la necessità di chiudere rapidamente, non voglio gravare l'Aula di tanti minuti perché debbo dire cose molto importanti ma credo che qualche breve considerazione vada fatta perché rimanga poi nei verbali e fra qualche decennio, quando questa legge sarà passata in Parlamento, forse qualche giovanotto la rileggerà.
Io penso che per prima cosa non ci troviamo di fronte ad un diritto convenzionale, quello che è emerso, e secondo me è la vera barbarie giuridica, è che non tiene conto invece dei principi universali che i massimi esponenti della Chiesa cattolica hanno manifestato in più occasioni, la cittadinanza non è un dato che può essere comprato, venduto, è convenzionale, ma è umano, ci sono diritti umani che non possono essere messi sotto condizione e il diritto umano è alla terra.
Questo ha una radice di natura teologica, Consigliere Zinni, che rimanda all’Antico Testamento, sulla base del quale il popolo d'Israele, al quale mi sento particolarmente legato come al popolo palestinese, reclama dopo 2000 anni di assenza la cittadinanza di quella terra. Che senso avrebbe, come se qualcuno venisse da noi e dicesse “Noi siamo gli Etruschi venuti dall'Asia, dalla Turchia e reclamiamo il diritto perché arriviamo dall’Asia Minore”. Questa sarebbe una follia, invece li c’è un dato, un dato storico, una questione da non ignorare, se uno ignora questo dato, ignora un diritto, e allora quest’Aula - a volte ha affrontato altre questioni in maniera anche un po’ superficiale come siamo un po’ tutti, a cominciare da chi vi parla, non voglio giudicare nessuno - questa mattina si è trovata ad affrontare una questione alta sulla quale non decidiamo in via definitiva, ci penserà la Cancellieri, ci penseranno tutti, ma c’è ancora un Parlamento che può decidere su questa materia e dovremo comunque confrontarci su questo concetto.
Credo che questo concetto sia stato perfettamente compreso dal capogruppo del PDL Francesco Massi, che anche se ha parlato a titolo personale, già nel voto che ha espresso sugli articoli, ha manifestato una sensibilità culturale, spirituale e politica, diversa in quest’Aula.
Il fatto che la gran parte dei Consiglieri si sia espressa in questo senso mi conforta, perché so con chi sto condividendo questa esperienza, perché non si possono dire cose scellerate del tipo “la mescolanza delle culture o dei sangui è nociva ad un Paese”. L’Italia è uno dei Paesi più ricchi culturalmente, più ricchi anche da un punto di vista sanitario, non a caso viviamo anche più degli altri - perché ci siamo mescolati più degli altri, e si sa perfettamente che se fossimo cresciuti con la stessa razza in Val Membrana o in Val Camonica per tutti i millenni trascorsi, oggi in quelle valli avremo dei mostri dal punto di vista fisico. La mescolanza delle razze produce la sanità ed il mondo ha sempre camminato in questa maniera.
Affermare altri tipi di concetti è veramente spropositato.
Non capisco anche il fatto del voto - perché se il voto viene acquisito, comunque, dopo i 18 anni e se, comunque, chi è qui da 18 anni, dopo aver raggiunto la maggiore età può chiedere la cittadinanza - si sta comunque immaginando dei percorsi più agevolati rispetto a chi è arrivato, non vedo che cosa cambia. La preoccupazione del voto, lo dicevo prima, la leggeremo nei verbali fra vent’anni e vedremo se questa preoccupazione era reale.
E' vero, invece, quello che diceva il Consigliere Zinni riguardo all’andamento della popolazioni, sul quale dovremo riflettere, e condivido molte delle cose che ha detto sull’andamento culturale degli ultimi quarant’anni.
Questa è la grande riflessione! Noi ci stiamo spopolando e questo processo è irreversibile per almeno 25 anni. Anche se noi mettessimo in piedi chissà quali politiche demografiche, regalassimo 10.000 euro all’anno a chiunque facesse un figlio in questo nostro Paese, uno nato qui nel nostro territorio, non risolveremo il problema prima dei 25 anni. L'Ungheria, la Germania, quasi tutti i paesi dell'est, l'Italia, la Spagna e la Grecia, soprattutto i Paesi del sud, quelli più cattolici e cristiani, hanno ormai un deficit demografico che non riusciremo a colmare prima di 25 anni.
D'altra parte, però, gli economisti ci dicono che se la popolazione non cresce di quei 5-10 milioni all’anno, in Europa rischiamo di andare oltre la depressione economica che già stiamo vivendo. Anzi molti economisti sono convinti che buona parte di questa depressione economica, almeno un terzo, è determinata dal fatto che non c’è più chi consuma, chi compra i giocattoli della mia Recanati, chi compra le nuove automobili perché la gran parte della popolazione è anziana, è vecchia. Quindi, vedere come uno spauracchio il fatto che arrivino altri o che nascano sul nostro territorio, e il fatto che noi li includiamo è veramente fuori da questa minima regola di buon senso.

PRESIDENTE. Votiamo la proposta di legge, vi ricordo che nella votazione finale approviamo anche il testo della relazione, che è all’inizio, che va naturalmente inviata con la proposta. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Voto nominale Marangoni, Zinni e Zaffini.

PRESIDENTE. Voto nominale Marangoni, Zinni e Zaffini.
Proposta di deliberazione n. 9. La pongo in votazione.
Favorevoli: Badiali, Binci, Bucciarelli, Busilacchi, Camela, Canzian, Ciriaci, Donati, Eusebi, Giancarli, Giannini, Giorgi, Malaspina, Marconi, Massi, Mezzolani, Ortenzi, Perazzoli, Petrini, Romagnoli, Sciapichetti, Silvetti, Trenta.
Contrari: Acquaroli, Foschi, Marangoni, Marinelli, Zaffini, Zinni.
Astenuti: D'Anna.

(L’Assemblea legislativa approva)

Relazione n. 16
della 6^ Commissione Consiliare Permanente
“Dialogo Politico con le Camere del Parlamento Italiano – Riforma della disciplina europea in materia di appalti pubblici”
(Discussione e votazione della Risoluzione n. 66)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la Relazione n. 16 ad iniziativa della VI^ Commissione Consiliare Permanente. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. A gennaio 2011 la Commissione europea ha promosso una consultazione pubblica sui principali contenuti di quello che è poi diventato, a fine 2011, il c.d. pacchetto appalti, composto dalle tre proposte di direttiva europea che sostituiranno le direttive 17 e 18 del 2004, recepite in Italia nel c.d. codice degli appalti, decreto legislativo 163 del 2006, alle quali si è stata aggiunta la proposta di direttiva sulle concessioni pubbliche.
Alla consultazione della Commissione europea hanno preso parte 623 soggetti di tutti gli Stati membri; tra questi, anche la Regione Marche, che si è espressa con una Risoluzione votata da quest'aula il 19 aprile dello scorso anno.
Nelle intenzioni della Commissione europea, le disposizioni del nuovo pacchetto appalti perseguono l'obiettivo di contribuire alla realizzazione dei contenuti della strategia Europa 2020, concorrendo, in particolare, a rendere il mercato interno – al quale è ricondotta la normativa europea in materia di appalti pubblici – più efficiente e con meno barriere alla circolazione dei servizi e dei lavori, più sostenibile dal punto di vista ambientale e più attento all'inclusione sociale.
Le osservazioni oggetto della Risoluzione della nostra Assemblea legislativa sono state il frutto del confronto con le parti economico – sociali ed hanno riguardato, in particolare, la necessità di prevedere una disciplina che favorisca l'accesso alle Piccole e Medie Imprese al sistema degli appalti pubblici oltre a soffermarsi sul tema dell'interazione tra servizi sociali e normativa europea.
Le proposte di direttiva danno una risposta soddisfacente quanto alla valorizzazione del ruolo che le Piccole e Medie imprese europee svolgono e devono continuare a svolgere nel processo di realizzazione del mercato unico e contengono una serie di disposizioni che mirano ad una tendenziale semplificazione delle procedure di gara in loro favore.
Allo stesso modo, le proposte di direttiva introducono la possibilità per gli Stati membri di riservare il diritto di partecipazione alle procedure di appalto a “laboratori protetti e ad operatori economici il cui scopo principale sia l'integrazione sociale e professionale dei lavoratori con disabilità e lavoratori svantaggiati o riservarne l'esecuzione nel contesto di programmi di lavoro protetti quando oltre il 30% dei lavoratori dei suddetti laboratori, operatori economici o programmi sia composto da persone con disabilità o da lavoratori svantaggiati” (art. 17 – Appalti riservati della proposta di direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio sugli appalti pubblici – COM 2011/896 del 20.12.2011).
Si tratta di una previsione di grande rilievo, che fornisce una risposta, anche dal punto di vista giuridico, al ruolo svolto nell'ambito della gestione di alcuni importanti servizi sociali da parte delle c.d. cooperative sociali ed, in particolare, dalle cooperative di tipo B, in virtù della legge 381 del 1991 sulla cooperazione.
Al contrario, le proposte di direttiva non prendono in considerazione almeno due aspetti che erano stati segnalati dalla Regione Marche attraverso la partecipazione alla consultazione relativi alla questione dei rapporti tra i principi generali in materia di appalti pubblici e la normativa nazionale applicabile ai soggetti che, pur non avendo scopo di lucro ed essendo onlus di diritto, concorrono allo svolgimento di attività di c.d. pubblica utilità e alla opportunità di favorire l'accesso delle piccole e medie imprese agli appalti riguardanti lavori e servizi svolti in territori dell'Unione europea con particolari problemi di sviluppo.
Quanto al primo punto, va sottolineato che la questione, ricorrente, delle modalità di gestione dei trasporti sanitari è un esempio concreto ed evidente di come l'incertezza normativa in ordine all'interazione e l'impatto tra l'ordinamento europeo e l'ordinamento nazionale – statale e regionale – comporta problemi di ricostruzione di un quadro giuridico di riferimento dai contorni non sempre ben delineati.
Quanto al secondo aspetto, l'eventuale diversificazione delle procedure potrebbe operare nei confronti degli appalti che riguardano zone con caratteristiche geografiche e demografiche che accentuano i problemi di sviluppo, rispetto alle quali una deroga alle regole generali nel senso di una ulteriore semplificazione, per i gli appalti sotto soglia europea, produrrebbe il beneficio di stimolare la partecipazione ai bandi di gara da parte delle PMI locali, che concorrerebbero in tal modo ad arginare il fenomeno del decremento demografico e del conseguente impoverimento del territorio, sia dal punto di vista economico che da quello, più generale, di carattere sociale ed ambientale.
Al riguardo, una attenzione particolare dovrebbe essere riservata alle zone di montagna, la cui condizione di regioni con gravi e “permanenti svantaggi naturali o demografici” è adesso formalizzata dall'articolo 174 dello stesso trattato sul funzionamento dell'Unione europea; la previsione una deroga in favore di talune attività svolte in queste “regioni” - nel senso della definizione europea - , legate alla tutela e alla manutenzione del territorio montano in chiave di prevenzione dei dissesti, sarebbe in linea con l'obiettivo di mantenerne vivo il tessuto economico e sociale, oltre a costituire una modalità per coordinare i principi generali che disciplinano il funzionamento del mercato interno con le finalità proprie della politica di coesione e delle politiche di sostegno diretto all'agricoltura.
L'opportunità che ci viene offerta di prendere parte al c.d. dialogo politico che il Parlamento italiano sta avendo su questi temi con la Commissione europea – formulando delle osservazioni da trasmettere alle Commissioni di merito della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, costituisce l'occasione per approfondire ulteriormente questi aspetti, seguendo una modalità che ha contraddistinto la nostra Assemblea legislativa in relazione al tema della partecipazione alla formazione del diritto e delle politiche dell'Unione europea.
Tutto ciò premesso, la VI Commissione ha ritenuto di sottoporre all'Assemblea legislativa delle Marche la proposta di Risoluzione

PRESIDENTE. Metto in votazione la proposta di risoluzione a firma della VI Commissione consiliare " Dialogo politico con le Camere del Parlamento italiano - Riforma della disciplina europea in materia di appalti pubblici.

(L’Assemblea legislativa approva)

Dichiaro chiusa la seduta.

La seduta termina alle ore 14,40.