Resoconto della seduta n.94 del 22/10/2012
SEDUTA N. 94 DEL 22 OTTOBRE 2012

La seduta inizia alle ore 10,35


Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Colleghi buona giornata, dichiaro aperta la seduta n. 94 del 22 ottobre 2012. Do per letto il processo verbale della seduta n. 93 del 16 ottobre 2012, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.

Comunico che:

Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 256 in data 18 ottobre, ad iniziativa del Consigliere Binci, concernente: “Disposizioni in materia di pubblicazione e riutilizzo dei dati e delle informazioni dell’amministrazione regionale'”, assegnata alla I Commissione in sede referente;
- n. 257 in data 18 ottobre, ad iniziativa dei Consiglieri Solazzi, Giorgi, Bugaro, Pieroni, Romagnoli, concernente: “Disposizioni in materia di amministrazione aperta”, assegnata alla I Commissione in sede referente.

Sono state presentate le seguenti mozioni:
- n. 418 del Consigliere Latini “Difficoltà di cura per i malati affetti da epilessia”;
- n. 419 della Consigliera Foschi “Pedaggio sulla Fano Grosseto e contro l’ipotesi di soppressione di svincoli attivi sul tratto in esercizio”.

Hanno chiesto congedo gli Assessori Donati e Luchetti.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Volevo porre la questione pregiudiziale rispetto alle proposte di legge che sono iscritte all'ordine del giorno odierno e che oggi dovremmo discutere relativamente al riordino delle Province. Ritengo che la proposta che prevede quattro Province sia illegittima perché la legge non prevede altro che quattro Province. Fra l'altro stamattina c'è una nutrita documentazione, anche sulla stampa, e chi non ha avuto modo di leggere il "Corriere della Sera" può farlo, anche in questo momento, e comprendere quanto questa mia richiesta sia valida.
Quindi, pongo per questo motivo questa questione pregiudiziale.

PRESIDENTE. Sulla questione pregiudiziale possono prendere la parola un Consigliere a favore ed uno contro, io ho già iscritti ad intervenire i Consiglieri Natali, Ricci, Bucciarelli. Do la parola al Consigliere Bucciarelli, che aveva già chiesto di intervenire, sentiamo come si esprime e poi valutiamo.
Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI Io mi esprimo a favore della proposta della Presidente Ortenzi nel porre la questione di legittimità, perchè nel merito è vero che la proposta di ridurre a quattro le attuali cinque Province marchigiane non risponde a nessuno dei due criteri che la legge pone: 350.000 abitanti e 2.500 Km2.
Nell'ultima seduta del Consiglio regionale abbiamo visto la maggioranza chiedere un parere di legittimità per poi quasi ricompattarsi, a dire il vero, e votare, se ben ricordate, la legge sulle centrali a biomasse e biogas perché le nostre proposte sono state dichiarate illegittime, chiedo, quindi, uno scatto di coerenza alla maggioranza, se questa proposta di legge è legittima la votino, se non è legittima deve essere ritirata.

PRESIDETE. Ha la parola il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Considerato che la Consigliera Ortenzi ed il Consigliere Bucciarelli hanno illustrato questa loro richiesta in sede dei Capigruppo, di cui io non faccio parte, intervengo per unire il mio nome alla loro richiesta di pregiudiziale sul punto, in attesa di conoscere il parere, possibilmente anche scritto, degli Uffici per evitare di votare qualche cosa che qualcuno, in altra sede, possa poi dichiarare completamente illegittimo.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Di fronte alla richiesta del Consigliere Natali di chiedere un parere scritto, non so cosa può decidere la Presidenza ma credo che non ci sia nulla di illegittimo, - alcuni di voi sono Avvocati, io non lo sono - nel senso che noi siamo di fronte ad un procedimento legislativo, ci sono ipotesi formulate dal Consiglio delle Autonomie Locali delle quali l'Aula deve tenere conto. Non si tratta come per il biogas di applicare le autorizzazioni di un dirigente, sono cose ben diverse, si tratta di un percorso legislativo dentro il quale noi siamo chiamati, anche in deroga ad alcuni criteri stabiliti dal decreto, a formulare un'ipotesi di riordino. Non capisco dove sia l'illegittimità.
Fra l'altro mi pare che il "Sole 24 ore" di oggi e il "Corriere della Sera" che stamattina tutti abbiamo comprato riferisca sulla vicenda delle Provincie in Italia, le Regioni che hanno ottenuto la deroga sono più di una e la maggior parte hanno proposto anche cose diverse dalle indicazioni del decreto ed alcune hanno ottenuto, appunto, delle deroghe.
Quindi credo che se noi partiamo dall'ipotesi del Cal non commettiamo nessuna illegittimità, è ovvio che se si vuole un parere scritto lo possiamo anche chiedere ma la pregiudiziale deve essere rigettata.

PRESIDENTE. Rispetto alla questione di pregiudiziale che è stata formulata non ho altra possibilità che quella di far esprimere il Consiglio, dopo aver ascoltato una dichiarazione a favore e una contro, come prevede il Regolamento e, non essendoci uniformità, decide su un parere di pregiudiziale il Consiglio.
Per quanto riguarda le osservazioni che sono state fatte, io mi limito semplicemente a dire che il provvedimento a cui si fa riferimento certo contrasta con quella che è la normativa prevista, questo mi pare evidente. Stante l'attuale normativa si può parlare di un atto contra legem ma non di un atto illecito. L'Assemblea può decidere, comunque, di approvare una determinazione che contrasta, di questo ne dobbiamo essere consapevoli ma non si può vietare che il Consiglio si esprima, così come ha fatto il Cal. Riguardo al Cal mi preme dire che da un punto di vista tecnico non ha fatto una proposta ma, così come prevede il dettato legislativo, ha fatto un'ipotesi. Ipotesi sulla base della quale la Regione, recita il testo di legge, fa una proposta al Governo, questi sono gli aspetti che riguardano la procedura e quindi non c'è una questione di inammissibilità, c'è una pregiudiziale da parte di alcuni Consiglieri sul quale io credo che il Consiglio debba esprimersi.
La pregiudiziale è stata posta dalla Consigliera Ortenzi ed abbiamo sentito il parere a favore ed il parere contro, quindi io la metto ai voti.
C'è una richiesta di votazione nominale? Deve essere richiesta da tre Consiglieri. Metto in votazione per appello nominale, chiesto a nome dei Consiglieri Ortenzi, Natali e Romagnoli, la questione pregiudiziale posta dalla Consigliera Ortenzi.

Favorevoli : Bucciarelli, Bugaro, Camela, Cardogna, Ciriaci, Foschi, Malaspina, Natali, Ortenzi, Perazzoli, Petrini, Romagnoli, Silvetti, Zinni.
Contrari: Badiali, Carloni, Comi, Giancarli, Giannini, Marangoni, Marconi, Marinelli, Massi, Ricci, Sciapichetti, Solazzi, Spacca, Traversini, Zaffini.
Astenuti: Binci.

(L'Assemblea legislativa non approva)

Sull'ordine del giorno

PRESIDENTE. Passiamo alla trattazione del punto n. 1. Le proposte sono cinque ed è chiaro che ci sarà un'unica discussione. Devo solo aggiungere, così come ho fatto in sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, che la votazione sulle cinque proposte è comunque distinta, ma propongo, e mi pare da una valutazione personale essere la procedura più corretta, di partire discutendo la proposta più vicina all'ipotesi fatta dal Consiglio delle Autonomie Locali. In base all'ordine del giorno, la prima è la proposta di deliberazione n. 14, la seconda è la n. 15, la terza è la n. 16, la quarta è la n. 13, la quinta è la n. 11.
Per capirci propongo di iniziare da quella più vicina all'ipotesi prodotta dal Cal ed a seguire quelle che si allontanano da questa proposta. La quinta eventualmente da discutere è quella che prevede la soppressione di tutte le Province, è la più distante dall'ipotesi del Cal che prevede quattro Province.
Detto questo, debbo anche dire che naturalmente la discussione può essere ampia e far riferimento a tutte e cinque le proposte. Per quanto riguarda la votazione, nel caso della successione che ho enunciato, l'approvazione di una proposta, cioè la maggioranza dei voti dei presenti al momento della votazione, esclude la votazione sulle proposte successive.
Esemplifico perché anche la forma in questa circostanza è importante e poi la mia, sempre se siete d'accordo, è una proposta di lavoro. Quindi, se votiamo per prima la proposta di deliberazione n. 14 e questa dovesse avere la maggioranza dei presenti in Aula, non voteremo né la 11, né la 13, nè la 15, né la 16, sarebbe approvata, e la proposta, sulla base dell'ipotesi del Cal, che va al Governo è quella.
Se è chiara la procedura e se siete d'accordo con questa proposta, io direi di proseguire se invece non siete d'accordo, chiedete la parola.
Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Per reiterare quanto venni a chiedere sia in I^ Commissione, poi respinto ai voti, che oggi alla Conferenza dei Capigruppo che essendo anche li a maggioranza, debbo ripetere la proposta.
A mio avviso questa situazione è decisamente anomala: perché deliberiamo una proposta di determinazione, l'ipotesi Cal, che è stata definita non votabile in maniera autonoma dalla Commissione e dagli Uffici, l'illegittimità. Insomma siamo divisi un po' su tutto perché partiamo da una fonte normativa nazionale, probabilmente controversa e poco chiara. Proprio per questo nella opinabilità di tante opinioni, anche in tema di diritto, ritengo che la successione nel voto possa adottare un altro criterio, non quello con la maggiore vicinanza all'ipotesi Cal, quanto invece, la maggior vicinanza con i parametri ed i dettami della legge di riordino e così sarebbe quella a tre province la più conforme, poi, due, quattro e quattro, fino a mio avviso alla più lontana, quella che prevede la eliminazione delle Province, cioè zero, che, a mio parere, non è prevista e che, quindi, è la più lontana dalla legge di riordino.
Quindi io chiedo che si parta - tanto più Presidente, e anche questo può essere oggetto non so se di interpretazione, se la votazione favorevole della prima esclude il prosieguo della votazione delle altre, facciamoci meno male possibile - da quella a 3 a scendere.
E' un'altra proposta di successione.

PRESIDENTE. Non posso ripetere sempre le stesse cose, anche qui sulla proposta c'è un intervento a favore ed uno contrario. Il parere contrario è stato espresso dalla Consigliera Romagnoli, chi vuole esprimere un parere favorevole alla mia proposta, alzi la mano.
Ha la parola il Consigliere Traversini.

Gino TRAVERSINI Su questo in I^ Commissione abbiamo fatto un dibattito, proprio per decidere quale proposta prendere in considerazione per prima nella votazione. Dopo il dibattito abbiamo votato e la I^ Commissione si è espressa nel partire proprio dalla proposta che era più vicina all'ipotesi del Cal. Quindi io chiederei di prendere in considerazione la proposta fatta dal Presidente proprio perché rispetta anche la volontà della Commissione che ha svolto una lunga discussione. Io partirei da questa.

PRESIDENTE. Allora mettiamo in votazione la proposta della Presidenza: discussione su tutto e per primo votazione della proposta n. 14, poi a seguire la n. 15, la n. 16, la n. 13 e la n. 11. (...) Io ho fatto una proposta, su questa proposta abbiamo ascoltato l'Aula che si è espressa con un intervento a favore ed uno contro. La proposta, ripeto, è quella di partire dalla proposta più vicina all'ipotesi del Cal, la più vicina è la n. 14, a seguire la n. 15, la n. 16, la n. 13 e la n. 11 questa è la successione di votazione nel caso una proposta non passi. E' chiaro che la prima proposta che passa fa decadere il voto su tutte le altre. Si vota questa proposta dopo aver ascoltato un parere favorevole ed uno contrario, si vota per appello nominale chiesto a nome dei Consiglieri Natali, Ciriaci, Romagnoli.

Favorevoli: Acquaroli, Badiali, Busilacchi, Cardogna, Carloni, Comi, D'Anna, Foschi, Giancarli, Giannini, Latini, Marangoni, Marconi, Marinelli, Massi, Mezzolani, Ricci, Sciapichetti, Solazzi, Spacca, Traversini, Zaffini.
Contrari: Binci, Bucciarelli, Bugaro, Camela, Ciriaci, Malaspina, Natali, Ortenzi, Romagnoli, Silvetti, Zinni.
Astenuti: nessuno.

(L'assemblea legislativa approva)

Proposta di deliberazione n. 14
ad iniziativa dei consiglieri Comi, Sciapichetti, Giannini
“Proposta di riordino delle province della Regione Marche”

Proposta di deliberazione n. 15
ad iniziativa del consigliere Marconi
“Proposta di riordino delle province della Regione Marche”

Proposta di deliberazione n. 16
ad iniziativa dei consiglieri Cardogna, Ciriaci
“Proposta di riordino delle province ubicate nella Regione Marche ai sensi dell'art. 17 comma 3 del Decreto legge 6 luglio 2012 n. 95, convertito con legge 7 agosto 2012, n. 135”

Proposta di deliberazione n. 13
ad iniziativa dei consiglieri Ortenzi, Romagnoli, Silvetti, Perazzoli
“Proposta di riordino delle province ubicate nella Regione Marche ai sensi dell'art. 17 comma 3 del Decreto legge 6 luglio 2012 n. 95, convertito con legge 17 agosto 2012, n. 135”

Proposta di deliberazione n. 11
ad iniziativa del consigliere Marangoni
“Proposta di riordino delle province della Regione Marche: rinuncia alle cinque province marchigiane ai sensi del 'riordino facoltativo' previsto dal Ministero della Pubblica Amministrazione e Semplificazione”.

(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le proposte di deliberazione n. 14 dei Consiglieri Comi, Sciapichetti, Giannini, n. 15 del Consigliere Marconi, n. 16 dei Consiglieri Cardogna, Ciriaci, n. 13 dei Consiglieri Ortenzi, Romagnoli, Silvetti, Perazzoli, n. 11 del Consigliere Marangoni.

PRESIDENTE. Ha la parola la Presidente della I^ Commissione, Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Sarà, chiaramente, un intervento a carattere oggettivo e non soggettivo ed è chiaro che come Presidente della Commissione sono relatrice di maggioranza, poi il relatore di minoranza dirà la sua.
Io posso solo relazionare, la mia posizione personale si evince già dalla richiesta di votare una pregiudiziale, è ben nota, l'ho espressa in sede di Commissione, lo faccio tranquillamente e con convinzione, lo farò più tardi se mi sarà dato modo di parlare .
Faccio solamente un brevissimo report per dire quello che è stato fatto, per arrivare al nulla, tanto per essere chiari. Perchè qui i numeri contano. In Commissione siamo sette e tutte le votazioni hanno avuto un esito alla pari, tre a tre, quindi nessuna delle proposte che sono arrivate è stata votata a maggioranza, per cui abbiamo trasmesso questi atti al Consiglio che oggi appunto si valuteranno con i voti.
Credo non sia necessario, ma lo faccio velocemente, perché con la breve lettura di una nota che ho scritto riprendo un po' tutta la filiera di questa sciagurata situazione in cui ci troviamo, che sta, permettetemi di dirlo, dilaniando i territori, ponendo condizioni di trasversalità che quando servono e sono fatte bene sono utili alle nostre comunità e quindi, ben vengano. Quando invece hanno un esito così strano e particolarmente sotterraneo, forse non fanno bene alla comunità, fanno soprattutto confusione e non fanno bene ai cittadini di questa regione.
Voi sapete che il primo comma dell'articolo 17 del decreto legge di luglio, il n. 95 recita “Disposizioni urgenti per la Spending rewiev” convertito poi in legge ad agosto con la legge n. 135, individua la finalità del riordino delle Province, delle Regioni a Statuto ordinario facendo riferimento al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica imposti dagli obblighi europei necessari per raggiungere l'obiettivo di pareggio di bilancio.
Il comma 3 dell'art. 17 di questo decreto legge prevede che entro 20 giorni dalla data di trasmissione dell'ipotesi di riordino del Cal, e queste date sono state tutte soddisfatte, ciascuna Regione trasmetta al Governo una proposta di riordino delle Province.
Il comma 4 dell'articolo 17 sempre di questo decreto legge, prevede che il riordino delle Province è effettuato dal Governo con un atto legislativo, e sappiamo che questo verrà fatto, come la stampa oggi recita, in brevissimo tempo, alla fine di questo mese, ai primi di novembre. Il Governo, così dice il Ministro Patroni Griffi anche con ripetute determine prenderà i provvedimenti legislativi.
Al comma 3 sempre dell'articolo 17 si prevede che l'ipotesi di riordino che la Regione deve trasmettere al Governo deve essere effettuata nel rispetto dei requisiti minimi in termini demografici, di consistenza demografica, e territoriale fissati appunto dalla deliberazione del Consiglio dei Ministri del 20 luglio 2012. In pratica le nuove Province che vengono individuate e risultanti dalla procedura di riordino, devono possedere entrambi i requisiti minimi demografici e territoriali, dimensione territoriale non inferiore ai 2.500 km e popolazione residente non inferiore a 350.000 abitanti. Fanno eccezione per le Province in cui sono ubicati i capoluoghi di Regione che per quello che ci riguarda è Ancona.
L'ipotesi di riordino del Cal è stata adottata nella nostra Regione con la decisione n. 58 del 2012 trasmessa alla Regione in data 2 ottobre 2012. La stessa ha previsto di riordinare l'attuale assetto delle cinque Province marchigiane in quattro circoscrizioni provinciali articolate in tendenziale corrispondenza con le quattro Province originariamente presenti sin dall'Unità d'Italia, ma sappiamo che poi è stata individuata un'altra Provincia, quella di Fermo che in questa maniera sarebbe cancellata.
Questa ipotesi del Cal è stata assegnata dal Presidente dell'Assemblea legislativa alla I^ Commissione per elaborare una proposta di riordino da sottoporre all'Aula entro il 17 ottobre. Nel termine del 10 ottobre sono pervenute ben sei proposte di riordino e il Presidente, non lo sto qui a ripetere, le ha elencate tutte.
Nella seduta del 15 ottobre queste proposte, dopo una discussione che debbo dire è stata molto articolata e, non è, un appunto per i Consiglieri, me ne guarderei bene, però pensavamo che ci fosse un'affluenza incredibile in queste nostre sedute di Commissione, anche perché e permettetemi la nota personale, pensavo anch'io avendo partecipato agli incontri del Cal, che anche il Cal adottasse un comportamento ispirato ad uno studio più approfondito ed ad una possibilità di discussione più larga, più ampia dato il tema delicato ed importante che riguardava il riordino e la riorganizzazione del nostro territorio regionale.
Come Commissione siamo stati un po' soli, a parte qualche sporadica presenza, di qualche collega che è venuto a portare il proprio pensiero e a dire la propria idea.
Comunque nella seduta di Commissione del 15 ottobre abbiamo abbinato e posto in votazione le proposte che ci sono pervenute, abbiamo deciso, lo ripeto, di non valutare l'ipotesi del Cal che tra l'altro è un'ipotesi un po' monca perché non viene, come dice il comma 4 dell'articolo 17, nemmeno indicata la denominazione di queste quattro circoscrizioni e nemmeno vengono chieste delle deroghe.
La Commissione non ha raggiunto la maggioranza né per la scelta di un testo base, né per la scelta di un testo unificato, tutto è stato trasferito al Presidente dell'Assemblea perché provvedesse all'iscrizione in Aula di tutte le proposte.
Oggi è il termine ultimo per poter inviare al Governo la proposta della Regione quindi siamo tenuti a dire la nostra ed a votare

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Massi.

Francesco MASSI. La Presidente della Commissione ha fedelmente riportato quello che è successo tra noi sette componenti, non aggiungo nulla e colgo questa occasione per fare una riflessione molto rapida al Presidente Spacca.
Si soffre in questa vicenda, del Cal prima e di quest'Aula poi, il fatto che a causa del Governo, indipendentemente da cosa ne pensano i nostri Partiti, tre di questi sono anche qui e appoggiano il Governo, ma indipendentemente da tutto questo, siamo di fronte ad un pastrocchio giuridico che grida vendetta dal punto di vista costituzionale e che ha messo in difficoltà territori, Sindaci, amministratori in tutta Italia.
Un pastrocchio, permettetemi di dirlo, che se lo avesse fatto Berlusconi avrebbe provocato la rivoluzione in Italia. Un pastrocchio scritto da gente incompetente del Ministero, mi prendo la responsabilità di dirlo, il peggiore dei Segretari comunali d'Italia non avrebbe scritto una delibera così pazzesca, aberrante e fuori da ogni canone giuridico, di fronte al quale, Presidente, avremmo voluto, e questo lo ha detto il Cal all'unanimità, che lei avesse presentato il ricorso alla Corte Costituzionale (e mi pregio di dire che riconosco anche la responsabilità dei componenti ascolani del Cal, i meno interessati ad un ricorso, che sono stati perfettamente disponibili a richiedere all'unanimità alla Presidenza della Giunta regionale di inoltrare ricorso alla Corte Costituzionale).
In questa situazione il parere del Prof. Capotosti, che non può essere citato solo quando si esprime a favore del Governo Prodi, era assolutamente illuminante per aver sottolineato come un provvedimento di questo tipo andasse a ledere direttamente le prerogative della Regione sul riordino e la riorganizzazione delle proprie Province.
Questo ricorso andava fatto, era un atto di giustizia, di rispetto per tutti i territori delle Marche, rimarrà scolpito nella storia, comunque vada a finire questa vicenda, che la Giunta regionale non ha voluto fare ricorso quando in presenza di altri Governi e soprattutto di un altro Governo, il ricorso era la regola quotidiana.
Di fronte a questo ci troviamo qui, a dividerci tra territori, a dividerci nei partiti, non tra i partiti, come è nostra tradizione, ma a dividerci nei partiti per una tutela del territorio che non è solo campanilistica è, permettetemi di dirlo, una questione di parità di trattamento, perché questo pastrocchio che è venuto fuori colpisce alcuni territori con disparità di trattamento.
Io capisco i colleghi del nord e del centro nord, che possono dividersi tra quelli indifferenti e tra quelli che in qualche modo partecipano per diversi motivi, anche politici, al disagio di tutto il centro sud dove si presenta, secondo il disegno del Governo, una Provincia di 740.000 abitanti.
Chiarisco la mia posizione, che credo sia comune a tanti altri colleghi che stanno qui, mi aspettavo dal Governo Monti un'azione coraggiosa per la soppressione di tutte le Province, cosa che era nel programma dei tre Partiti che oggi sostengono Monti. Lo
posso dire con onestà era nei nostri programmi dell'UdC, del PD e del PdL. Quando Monti prese il Governo e disse che andava a tappare le falle lasciate dai Partiti, allora più di qualsiasi altro argomento, avrebbe dovuto dimostrare e avrebbe dovuto avere il coraggio di sopprimere tutte le Province e non credo che i nostri partiti avrebbero avuto la credibilità per opporsi.
E' venuto fuori che siamo qui a disquisire su un atto residuale di quella che doveva essere un'azione credibile del Governo e, di fronte ad un pastrocchio giuridico, cercare di riequilibrare, ora che dobbiamo esprimerci su questo, in attesa di quello che avverrà, non lo sappiano, nel 2013, una situazione e prendere una posizione per una parità di trattamento tra i territori. Evitare una Provincia di 740.000 abitanti che, non me ne vogliano i colleghi del centro nord, ha una disparità di trattamento e di organizzazione rispetto a quella di Pesaro e rispetto a quella di Ancona. Per quanto riguarda la Provincia di Macerata, permettetemi un riferimento territoriale, tutti sanno che se si verificasse un assetto definitivo di questo tipo essa vedrebbe smembrato il proprio territorio perché ci sono Comuni del centro nord di questa Provincia, pronti a passare con la Provincia di Ancona".
Come vedete ci sono in itinere disparità di trattamento e opportunità negative per certi territori, di fronte alle quali la questione del capoluogo, Ascoli, Fermo, Macerata è assolutamente residuale e su questo voglio chiedervi una riflessione e mi rivolgo ai colleghi del centro nord, consentite che ci siano territori, e in questo momento lo ammetto, fuori dai parametri del Governo, perchè noi abbiamo una legittimità per esprimere un provvedimento a quattro Province - in attesa di vedere cosa succederà, chi vincerà le elezioni del 2013 o se il nuovo Parlamento le sopprimerà - e per avere la stessa parità di trattamento, al di là della questione del capoluogo che considero importante ma assolutamente residuale.
Concludo. Se il Governo, in quel pastrocchio, dice pure che l'assetto ideale di una Provincia si basa su 350.000 abitanti, 350.000 per 4, la matematica ci dice che quattro Province nel milione e mezzo di abitanti che abbiamo c'entrano perfettamente e noi siamo legittimati, in questa fase, ad organizzarci.
Non si dica, come hanno detto dei colleghi, che siamo di fronte ad un pronunciamento del Cal o eventualmente nostro contra legem, mi permetto di dire una finezza giuridica caso mai per ora extra legem, ma assolutamente quest'Aula ha la legittimità per proporre ipotesi diverse dal Governo.
Realisticamente sarà difficile e la pressione che avrà il Governo in questi giorni, secondo quanto ha anticipato un componente dello stesso, ci può mettere di fronte ad una condizione di difficoltà, ma oggi ragioniamo che questo territorio marchigiano può essere ancora diviso in quattro province. Non le abbiamo volute noi qui dentro, se lo mettessimo ai voti credo che 35 Consiglieri su 43 voterebbero per la soppressione di tutte le province, ma giochiamo con i mezzi e le carte che abbiamo e, quindi, organizziamo oggi il territorio su quattro Province, può essere una situazione ottimale per procedere almeno fino al 2013. Un atto di saggezza per la parità dei territori.
Credetemi la questione del capoluogo o dei capoluoghi viene dopo, cerchiamo di dare una risposta almeno in termini di organizzazione nell'ambito di quelle materie che il decreto salva Italia, quello di gennaio, ha dettato. Sono stati ridotti i poteri delle Province. C'è molto da fare anche sull'organizzazione e anche sulla governance non c'è chiarezza perché pur rimanendo le Province, qualunque sarà la proposta del Governo o la nostra, quell'elezione aberrante che si propone senza alcuna logica è una cosa che bisognerà rivedere. Intanto, però, cerchiamo di dare una risposta di equilibrio alle nostre popolazioni.
Lo dico ai colleghi del centro nord, consentiteci di non farci la guerra nei territori del centro sud, una guerra che veramente i cittadini non capirebbero e che oggi riguarda una distribuzione territoriale paritaria da nord a sud, indipendentemente da quello che poi avverrà.

PRESIDENTE Ha la parola il Consigliere Bugaro.

Giacomo BUGARO. Intervengo volentieri oggi in una seduta abbastanza complessa, per cercare di portare un umile contributo ai nostri lavori sapendo - ed è inutile nascondercelo, cari colleghi. e mi rivolgo all'ultimo che ha parlato, solo in ordine di tempo, al collega Massi che ha espresso la preoccupazione di un conflitto nel territorio centro sud delle Marche - che la discussione di oggi è totalmente inutile. Oggi noi stiamo discutendo e prendendo posizioni rispetto ad un assetto che è già stato deciso e, quindi, la discussione di oggi altro non è, che un costo per la gente, ma non mi addentro su questo aspetto, quanto la necessità di una affermazione di una linea politica che qualcuno in questa Regione ha chiamato modello Marche.
La stampa oggi ce l'ha detto, il più autorevole quotidiano di Italia scrive che il Ministro Cancellieri esponente del Governo ha già deciso, chiunque abbia avuto l'occasione di un rapporto, di un colloquio, di un aggancio sa che hanno già deciso, non ci saranno deroghe, non ci saranno soluzioni e, quindi, la discussione di oggi è totalmente inutile rispetto ad un problema che invece c'è e che è il ruolo dei vari livelli di Governo.
L'Italia nei suoi 151 anni è stata fondata sul livello provinciale, le tenenze dei Carabinieri, delle Poste, la dimensione provinciale è stata quella su cui si è fondata l'unità d'Italia. Poi durante gli anni della Repubblica il legislatore ha forzato la mano passando dalle storiche provincie, che tra l'altro nella Costituzione dovevano essere superate nel 1970 dall'introduzione delle Regioni, alla proliferazione delle Province basti vedere cosa è successo in alcune Regioni a Statuto speciale dove ci sono Province con capoluoghi di 15.000 abitanti.
Una proliferazione di livelli di governo che rende di fatto, questo nostro paese non solo pletorico e costoso, come spesso la stampa ci ricorda, ma difficile nella sua gestione, perché passiamo dalle assemblee elettive parlamentari, regionali, provinciali, comunali e circoscrizionali a tutte quelle istituzioni o enti che sono collaterali, con l'impossibilità spesso di decidere e con l'impossibilità di sostentamento che ormai è palese nel nostro Paese.
Certo è che un Governo tecnico non ha fatto un discorso organico di revisione dei livelli di governo, ma ha gettato l'osso in bocca al cane dell'antipolitica facendo un provvedimento che necessariamente mantiene le Province, previste costituzionalmente, ma le incastra in maniera da ridurne e smembrarne le competenze.
Io non sono affezionato, io ero per l'abolizione delle Province e per la ricollocazione dei suoi poteri all'interno delle Regioni. Ero per la semplificazione totale, fare due province nella Regione Marche. Potevano esserci, senza campanilismi. Lo dico da anconetano assumendomene le responsabilità se fossero state due Province e la presidenza fosse stata collocata a Pesaro non mi sarei stracciato le vesti perché i cittadini sono più avanti di noi, ai cittadini non gliene importa niente se Pettinari sta nel palazzo della Provincia a Macerata, ai cittadini interessano buoni servizi a basso costo. Questo è quello che i cittadini chiedono a noi amministratori legislatori. Questo è il punto centrale, nodale e per questo io voterò oggi la proposta che più si avvicina a quella del Governo e lo faccio, non contro i colleghi amici di Macerata, lo faccio semplicemente (...) Come dicevo all'inizio del mio intervento, ritengo del tutto inutile questo esercizio che l'Assemblea regionale si appresta a fare nel votare un testo che sarà completamente inutile e disatteso. Ritengo che i cittadini si aspettano da parte nostra la semplificazione, e ritengo, ulteriormente, che questo voto abbia anche un'implicazione di carattere politico, perché se è vero come ha detto il collega Massi che le tre Province creerebbero sicuramente un disequilibrio nel quadro regionale, è altrettanto vero che le quattro rispondono ad una esigenza precisa all'interno della nostra Regione, che non troverà applicazione ma sarà un tampone per dare una risposta a quel modello Marche che qualcuno ha pensato di porre in essere.
Penso che oggi i cittadini non guardino tanto alle competenze, all'istituzione delle Province ma ci chiedano serietà nel comportamento, tendente quanto più possibile allo snellimento dei livelli di burocrazia.
Penso che sia una battaglia di retroguardia quella di chiedere l'applicazione delle quattro Province ed invece ritengo del tutto opportuno - e ci torneremo Presidente Solazzi qualora fossero costituite le tre Province, per non creare le condizioni che il collega Massi prima diceva - modificare la legge elettorale regionale, quella che regola la nostra elezione, non introducendo il collegio unico Marche sud. Perché a quel punto sarebbe un collegio troppo ampio e anche costoso dal punto di vista della campagna elettorale, ma soprattutto creerebbe le condizioni affinché il 50% dei Consiglieri regionali presenti in quest'Aula sarebbero un'espressione del centro sud, e questo non è evidentemente accettabile perché questo si creerebbe disequilibrio. Quindi, qualora ci fosse l'approvazione da parte del Governo, come io penso, delle tre Province, noi dovremmo cercare di riequilibrare questo aspetto su base regionale interpretando al meglio i nostri poteri che sono esclusivi sulla legge elettorale regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Credo che oggi noi celebriamo una sorta di farsa, una sorta di teatrino,

PRESIDENTE. Guardate non è possibile, non è possibile continuare in questo modo. Se si vogliono fare i capannelli si va fuori. Bisogna avere rispetto nei confronti di chi parla e anche di coloro che ascoltano. Prego Consigliere.

Raffaele Bucciarelli. Dicevo che stiamo celebrando una sorta di farsa, una sorta di teatrino, perché quello che decideremo non servirà assolutamente a niente, in quanto già la stampa anticipa la volontà precisa e ferma del Governo, per cui nelle Marche ci saranno tre Province.
L'altra farsa è un po' più sottile perché gli stessi partiti che a Roma appoggiano questa soluzione, qui in Ancona la contestano con mille motivazioni e questo concorre a far perdere di credibilità sia alla politica che ai partiti. Non si è seri se a Roma si dice una cosa e ad Ancona se ne dice un'altra.
Vedete anch'io faccio parte di un partito che nella passata legislatura ha proposto la soppressione delle Province, ma il riordino dell'assetto statuale di questa nostra Italia non può che passare attraverso una discussione profonda, un confronto serrato, sulle competenze, su chi fa cosa, e sull'estensione territoriale dove appunto offrire servizi ai cittadini.
Quando parliamo di soppressione delle Province, parliamo, e nessuno lo dice e la legge ne parla proprio en passant, delle competenze e del personale. Noi abbiamo tantissimi funzionari e dirigenti fior fiore della burocrazia italiana preparatissimi di cui nessuno parla, come se dietro le Province ci fossero solo Presidenti, Commissari, Assessori o Consiglieri.
Diciamocelo bene in faccia, cari colleghi, quando diciamo che così si lacera il territorio, abbiamo visto cittadini accapigliarsi sulle Province? Io ho visto Presidenti, Consiglieri, Segretari di Partito, ma i cittadini esigono servizi e le Province ne danno tanti e li danno attraverso la professionalità dei loro dipendenti, di cui ripeto nessuno parla.
Ricordo che noi comunisti avevamo presentato una mozione, l'anno scorso, preoccupati di ciò che poteva avvenire nel campo dell'occupazione circa i dipendenti provinciali, oggi ci troviamo a decidere dei confini delle Province, di parametri astratti ma né di servizi né di personale.
D'altra parte questo Governo, le autonomie locali, le sta strapazzando perché manca la politica e quando manca la politica si è tutti più deboli e allora è possibile con due parametri abolire qualsiasi cosa, oggi le Province, domani chissà! Due parametri tout court, semplici, da tecnici, ma sono scelte politiche che impoveriscono la democrazia, impoveriscono questo nostro paese. Proprio perché manca la politica non si lacerano i territori ma vince il localismo e la proposta che dopo voteremo riguarda quattro Province con due richieste di deroghe. Quindi è localismo! Questa non è logica istituzionale, questa è difesa di alcuni posti di potere, questa è la verità! Dobbiamo avere il coraggio di dircelo, altrimenti concorriamo al teatrino tanto è vero che le motivazioni, ed ecco il teatrino della politica, che è già stato vissuto qui, che hanno portato alla votazione sulle centrali biogas di martedì scorso oggi già non valgono più. Martedì scorso abbiamo votato sulla centrale biogas perché altrimenti la nostra proposta sarebbe stata illegittima ed oggi il Consiglio ha deciso che pur essendo illegittima si vota. Tutto ed il contrario di tutto, non è serio, non siamo da questo punto di vista credibili.
Io credo che al di là di quello che avverrà, perché purtroppo avverrà, il Governo deciderà giovedì sul riordino delle Province, credo che vada messa all'ordine del giorno una discussione seria, oserei dire quasi costituente dell'organizzazione di questo nostro paese, che viene lacerato, maltrattato nei suoi pilastri della democrazia: i rappresentanti del popolo e quindi le elezioni, i Consigli comunali, provinciali e regionali e ,quindi, l'organizzazione.
E' vero che c'è bisogno di fare questo riordino, è vero che tempi ce lo impongono non è un fatto rinviabile, però non può essere fatto né con l'accetta, né sulla base di due parametri che rispondono più ad un logica tecnicistica che non ad una logica politica. E' ora che i partiti riprendano il loro ruolo ma lo riprendano dicendo le stesse cose in Ancona come a Roma e non il contrario altrimenti non saremo credibili.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Malaspina.

Maura MALASPINA. Signori Consiglieri come ben sapete l'articolo 17 del decreto-legge 95 del 2012, così come convertito con il voto di PD, PdL, FLI e UDC sia al Senato che alla Camera prevede il riordino di 64 Province su 110.
Tale riordino consiste nell'accorpamento delle Province - cosi era definito nella prima versione del decreto - che non abbiano maturato sulla base dei dati Istat disponibili, il congiunto requisito minimo della popolazione con 350.000 abitanti e della superficie con 2.500 km².
Dobbiamo essere chiari su questi due requisiti che sono essenziali quindi inderogabili! Il legislatore nazionale infatti ha reso derogabile, come ha espressamente detto nel comma due, "le Province nel cui territorio si trova il capoluogo di Regione". Quindi nel caso delle Marche, può derogare, come deroga dalla superficie minima, solo la Provincia di Ancona.
Alla nostra all'attenzione, invece, viene posta in votazione una delibera che istituisce due Province in deroga ai requisiti minimi la provincia di Ascoli-Fermo, per quanto riguarda la superficie, in quanto minore di 500 km² rispetto al 2.500 minimi e la la provincia di Macerata per quanto riguarda la popolazione, in quanto inferiore di circa 31 mila abitanti rispetto al censimento più favorevole del 2011.
Una domanda sorge spontanea: perché la deroga solo per due Province e non per tre? Perché a soli otto anni di distanza dal riconoscimento della Provincia di Fermo da parte del Parlamento il Consiglio regionale Marche dovrebbe cancellare questa realtà territoriale voluta da 40 Comuni con scelta promossa dal basso? Attenzione: non è il Parlamento ad aver cancellato con l'articolo 17 la Provincia di Fermo ma il Comitato per le Autonomie Locali, prima ignorandola nell'ipotesi di riordino e questo Consiglio poi, se vota la proposta del Cal riconoscendo solo la provincia di Macerata e non anche quella di Fermo.
Voglio solo ricordare a questo Consiglio che la Provincia di Fermo è stata istituita dal Parlamento con parere favorevole di questo stesso organo assembleare nel 1990. Voglio inoltre chiedere a quei Consiglieri del PD e del PdL che hanno annunciato in via informale il loro voto favorevole alle quattro Province, se c'è una coerenza tra rispetto di una decisione del proprio partito provinciale e l'abiura del significato politico del voto espresso al Parlamento dal proprio partito.
Mi sembra di capire che c'è più incoerenza nel rispettare il vincolo del partito locale rispetto a quello del partito nazionale, soprattutto se si pensa che il voto nazionale è anche un vincolo di legge! Se così stanno le cose perché il Consiglio regionale delle Marche e la sua maggioranza deve esprimere un voto difforme dalla stessa maggioranza parlamentare? Voglio far notare che la sottoscritta con il proprio voto finale non esprimerà il favore della salvaguardia della propria Provincia della eletta, ma voterà per il rispetto della legge che il proprio partito e il proprio gruppo parlamentare ha votato, ritenendo che la cancellazione della Provincia di Fermo può avvenire solo in un contesto dove sono cancellate anche le Province di Ascoli e Macerata. Chiedo pertanto a questo Consiglio di evitare questa incoerenza e questa ingiustizia ben sapendo che votare per la proposta delle quattro Province potrebbe rivelarsi solo un gioco illusionistico perché il Governo sarà costretto a bocciarla, basta leggere il "Corriere della Sera" e "Il Sole 24 Ore" di oggi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marinelli.

Erminio MARINELLI. Già dalle votazioni sulla pregiudiziale e sulla proposta Solazzi e sui primi interventi si è capito che aria tira questa mattina nell'Assemblea legislativa, questa trasversalità, questa difficoltà che abbiamo nell'ambito dei nostri partiti.
Si arriva all'atto finale di un percorso iniziato quest'estate, che ha occupato tutta la nostra estate: chiacchiere, polemiche, interventi, spostamenti, compravendite, Comuni che andavano da una parte e dall'altra, parlamentari che giocavano su più tavoli. E' veramente una situazione indescrivibile, su una problematica difficile che merita attenzione e rispetto, ma soprattutto merita la volontà della politica di intervenire nel vero senso della parola.
Il Consigliere regionale ha ancora un ruolo? Oppure qui stiamo perdendo tempo? Questa è una recita che non mi appartiene. Perché debbo esprimermi, debbo arrabattarmi, debbo “azzuffarmi" con colleghi per motivare la mia volontà di voto, quando tutto è già stato deciso?. Ma, Consigliera Malaspina, è "Il Corriere della Sera" che comanda? I giornali hanno certamente una voce autorevole ma se "il Corriere della sera" ha deciso!? (...)
E' chiaro che è un discorso già chiuso se il Ministro dice che non ci sono deroghe, di che cosa parliamo? Ma che Governo è questo? Un governo autoritario? C'è partecipazione? C'è volontà di intervenire? Oppure tutti con gli occhi chiusi dobbiamo solamente dire sì al Governo di cui io faccio parte attraverso il partito che lo appoggia. Ma non mi sta bene che un Governo decida! Anche perché al di fuori di un aumento di credibilità, questo Governo non ha portato a niente. E' un Governo che ha fatto alla Robin Hood al contrario, ha aumentato le tasse e non ha avuto coraggio di prendere in mano le varie riforme, se non quella del lavoro in mezzo a mille difficoltà.
Siamo tutti d'accordo che il costo della politica deve essere tagliato. Siamo tutti d'accordo che bisogna rivedere questo circo, che un Circo Barnum a livello politico, ma occorre farlo in maniera seria, non in maniera parcellare.
Il Governo non è stato in grado di partorire un progetto serio. Il progetto serio qual'è? Parliamo dei Comuni, delle difficoltà che hanno i Comuni quotidianamente nel portare avanti la loro azione amministrativa. Si è fatto il discorso di accorpare i Comuni ma è rimasto solo sulla carta. I Comuni stanno morendo, chi fa il Sindaco dovrebbe essere premiato per il coraggio e per la forza che ogni mattina ha di andare nella sala comunale.
Prima si parlava di soppressione delle Province, adesso c'è un riordino. Le Province devono essere ridotte, devono essere dimezzate e le Regioni subiranno un attacco perché hanno troppi compiti. Stanno agendo in maniera sconclusionata, ma un progetto unitario che prevedesse che i tre enti: Comune, Province, Regione interloquissero, era così difficile farlo? Certo è difficile, ci vuole tempo, pazienza e capacità, è più facile tagliare orizzontalmente, dire: chi ha questi chilometri, questi abitanti sta sopra, chi non ce l’ha, anche per poco, sta sotto.
Questa non è una buona amministrazione, non è un buon modo d'agire, questo è un modo autoritario di imporre le proprie ragioni. E' un modo per far perdere tempo a noi Consiglieri regionali, potevamo benissimo fare qualche altra cosa, qualche altro punto.
Io non ci sto a questa recita, a questo teatrino, indipendentemente dal mio ruolo e da quello che voterò.
Dico che forse è più logico pensare ad una Regione con quattro Province, tenendo conto del numero degli abitanti globali, dei motivi di ordine sociale, geografico, infrastrutturale ed anche dei motivi di ordine produttivo, storico.
Una grande Provincia centro-sud con 750.000 abitanti e due del Nord, non mi sembra una scelta logica. Se poi vogliamo risparmiare andiamo avanti con questa proposta. Non mi sembra logico neanche quando parliamo delle nuove funzioni delle Province, quali sono? Sulla carta lo sappiamo, ma nessuno finora ne ha parlato. E i dipendenti? I dipendenti delle Province dove andranno? Ai Comuni e alle Regioni ma sono in grado di riceverli? E’ possibile fare una proposta di riforma importante a livello istituzionale senza prevedere questo?
Non ho visto nessuna indicazione in proposito, quindi la politica è schizofrenica, alcuni anni fa tutti correvano per avere agganci a Roma, per fare nuove Province, tutti correvano, tutti erano paladini "ho portato la provincia nel mio rione". Poi ci siamo accorti che dopo due anni qualche Provincia non ha ancora iniziato e ora le dobbiamo sopprimere creando problemi su problemi.
La politica è schizofrenica. La politica non è in grado di gestire il territorio, la politica non dà risposte adeguate ai cittadini. Ai cittadini, Consigliere Bugaro, non interessa se si sopprime la Provincia, forse sono anche contenti, ma poi quando chiederanno dei servizi e questi servizi verranno dati con difficoltà, perché per andare da Esanatoglia ad Ascoli ci vorranno più di due ore, se ne accorgeranno; come se ne stanno accorgendo adesso con i treni. Hanno fatto tagli per mancanza di risorse, i treni non ci sono, sono sporchi, arrivano tardi. Come ci accorgiamo adesso, noi lo dicevamo, delle problematiche sanitarie, mancano i medici, mancano i servizi per un problema di accorpamento di Aree Vaste, eccetera.
Non sto andando fuori tema, credo che ci voglia un riordino responsabile, un riordino che non può essere tout court, l'approvazione dell'idea del Ministro Patroni Griffi di tre Province, perché questo crea una sproporzione nel nostro territorio, nel nostro piccolo territorio.
Io capisco che le Marche sono una regione difficile, è l'unica regione al plurale, di conseguenza dobbiamo avere 239 campanili, pari ai Comuni, ma io credo che bisogna, primo: tener conto dei servizi erogati; secondo: renderci conto che la buona politica significa interessarsi alle necessità del territorio, non solo quando il territorio serve a livello politico per i voti; terzo: ci vuole la responsabilità di tutti, anche di noi Consiglieri regionali che dobbiamo ribellarci. Io non sono una marionetta che sta qui a recitare qualche cosa che è stato già deciso, se poi decide "Il Corriere della Sera", prendo le mie carte e vado a casa, che forse faccio meglio.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Non ripeto quanto già detto riguardo ai lavori della Commissione, che sono stati travagliati ed hanno portato all’invio in Aula di tutte le proposte presenti, non ad un testo base e tanto meno ad un testo unificato.
Ritengo che questa seduta, nonostante l'epilogo nazionale sia abbastanza scontato, così come anticipato anche dai giornali, possa diventare banale se non ridicola, come molti hanno detto, ma può anche mantenere un minimo di profilo istituzionale, riformista e salvaguardare la nostra funzione primaria che è quella di legislatori.
Certo tra il far ridere o fare il Ponzio Pilato è ancora possibile a mio avviso fare una proposta concordata, anche su un testo di risoluzione unitario. Tra questo e fare una scelta pilatesca o peggio ancora ridicola e palesemente e manifestamente, diremo in Tribunale, illegittima, ce ne passa.
Io spero di poter mantenere questo profilo un po' più alto, nonostante le maglie della legge siano strette. Spero anche di non essere trascinata in una una sorta di atteggiamento populista, perché non vi nascondo, lo dico, lo dirò alla fine ma lo anticipo anche in premessa: se la proposta a quattro rimane tale, e quindi rimane votabile, e non troviamo una sintesi diversa, io propongo, l'ho già presentato, l'emendamento a cinque. Quanto meno l'emendamento a cinque ha un merito, nella illegittimità di entrambi, ha seguito qualche anno fa un percorso democratico e i Comuni coinvolti parlo di legittimità rispetto a quello che dice l'articolo 133, un iter legis con i 40 Comuni che hanno deliberato ed hanno fatto sì che sorgesse un'altra Provincia. Quest'atto con tutto il rispetto, ha avuto altre logiche, altri condizionamenti espressi dal Cal, che non è stato di sicuro all'altezza della sua funzione e che, a mio avviso, ha preferito eseguire dettami e compromessi di bottega, interni al partito, diciamo principalmente ai Pettinari ed Ucchielli, i due segretari, e questi oggi vengono messi ai voti e non altro. Quindi, nel caso prendessimo questa deriva, pseudo ridicola, quell'emendamento, ovviamente, resta.
L’interesse dei cittadini su questo tema è abbastanza evidenziato dal vuoto negli spalti di questa giornata. Noi li abbiamo visti accalcarsi sul biogas, sulle vicende occupazionali, su quello di veramente drammatico. Abbiamo dovuto litigare e avere momenti di tensione di ordine pubblico per la Fincantieri. Le Province non appassionano e questo dà la prova, una volta in più, di quanto rischiamo di essere avulsi da questo tema e da quello che la gente vuole.
Ho cercato di mantenere, anche localmente in questa fase, un profilo istituzionale riformista, anche sfuggendo a certe derive un po' troppo vocianti e derbistiche che qualche comitato, anche nel fermano, ha messo in essere, sono stata tacciata di essere una persona indifferente al tema per voler salvaguardare e mantenere un profilo riformista anche con la proposta a due. Dico questo perché la gente da noi vuole che tagliamo, vuole che razionalizziamo, vuole che lasciamo i servizi equi ordinati, distribuiti su tre, su due, su quello che sarà e anche sui co-capoluoghi, sui capoluoghi, che come dice il Consigliere Massi è un discorso da affrontare dopo, la gente vuole razionalizzazione, non vuole il derby, non vuole più il localismo. lo dice una che dal 2001 al 2004 ed anche prima, non rinnega, ha lavorato per la Provincia di Fermo. Io non voglio citare il libro della Bibbia che conoscete e che è bellissimo "C'è un tempo per… c’è un tempo per …" il famoso libro del Qoelet, però c'è un tempo per tutto. Il libro dice c'è un tempo per seminare, un tempo per raccogliere, un tempo per sparigliare, un tempo per unire, un tempo per gettare sassi, un tempo per urlare e un tempo, invece, per stare in silenzio.
Nel 2002-2003, Consigliere Marinelli, non era in ballo l'interesse nazionale, io credo che oggi abbiamo in ballo l'interesse nazionale che spesso coincide con l'interesse locale. Io non demonizzo i territori, certo pensare oggi a certe funzioni a certi riti della Lega, la Lega che tace a livello nazionale: sulla revisione, che è in corso, del regionalismo; tace sulla revisione, e li l'affondo completo, del federalismo, tace su tutto quello che ci fa tornare, in un certo senso, ad unum perché così si risparmia, perché si è visto che i livelli, anche di autonomie di sovranità scappano. E' in atto la controriforma del Titolo V, si è visto che i Presidenti di Regione, Spacca per primo, hanno ceduto porzioni di loro sovranità, di loro autonomia statutaria, per una sorta di legislazione di urgenza e di gravità. Di gravità e urgenza ne parlavamo ai tempi della legislazione delle brigate rosse, oggi ne parliamo per non essere fischiati e massacrati alla Fiorito. L'urgenza è quella di ridare credibilità alla politica, per questo i Presidenti di Regione hanno ceduto porzioni di sovranità in favore del Governo, in favore del Parlamento, per rifare e rivedere anche i costi della politica regionale.
Questo per dire che c'è tempo e tempo.
Oggi è il tempo di ragionare sulle semplificazioni, sui servizi, su idee sane di sviluppo. Il dibattito non appassiona la gente, non appassiona i nostri figli, non appassiona i giovani, che non sono di certo interessati a vedere Fermo, Macerata sulle targhe, e speriamo di non cadere nel populismo noi che dovremmo essere superiori a tutto, legislatori dell'intera regione, e oggi sempre più oggi a salvaguarda dell'interesse nazionale, le persone hanno altri interessi, la crisi è ancora all'apice e morde.
C'è un dato però incontrovertibile. Noi siamo qui perché chiamati da una legge nazionale, non ci saremmo stati e non ci saremmo né appassionati né minimamente invischiati in questa materia, se la legge n. 95 del 2012 non ci avesse chiamato. Questo è imprescindibile, consequenziale, però, è non fare porcherie, perché la legge ci dà anche dei parametri.
E' vero che c'è stata la fuga, come dice la Presidente Ortenzi che ringrazio per come è riuscita a districarsi in questo bailamme. Le sedute della Commissione sono state disertate, la Giunta, e anche questo dirò a chiare lettere, è stata latitante, nessuno si è preso il compito, nessuna assunzione di responsabilità per dire la legge vuole questo, o addirittura prendiamoci la responsabilità di fare di più o di meno ma di riformare, di rivedere i confini. Non c'è stato. In Commissione spesso eravamo meno di quelli assegnati, tanto meno si è visto l'esterno. Perché? Perché si rischia di rimanere solo con i cerini in mano.
Le interviste sui giornali sono state abbastanza lampanti, lo stesso Presidente ha detto “Farà Roma”, quindi, noi, come dire, abdichiamo.
Su questo Presidente: il suo non è stato un atteggiamento solito, me lo lasci dire, quando le ho fatto l'appello di prendere in mano la situazione, non era per dire cinque, non era per salvare, sappiamo tutti che dobbiamo ridurre, era per dire tre, era per dire due, era per dire probabilmente tre, che io auspico, e lo dirò poi alla fine. Non era strumentalmente ma da persona convinta. Il suo coraggio, la sua audacia e la sua interlocuzione frequente con le categorie di Confindustria, degli imprenditori piccoli e grandi, dei ragazzi che oggi non sanno neppure che noi stiamo qui a discutere veramente di fumo. Quelle categorie con le quali interagisce ed interloquisce avrebbero voluto un'assunzione di responsabilità. Se avessimo avuto più tempo di fare un referendum, io l'avrei proposto, penso che l'avrebbero azzerate tutte, forse sarebbe passato due, di sicuro non sarebbe passato quattro. Se il riordino doveva esserci, doveva essere un'assunzione di responsabilità in linea con la programmazione di questa Giunta, che trova noi minoranza spesso in disaccordo. Ma il Presidente Spacca viene qui, non spessissimo, ma quando viene, viene per dirci “colpo di reni”, viene per dirci "accorpiamo". Viene per dirci "un Erap, un Ersu", poi magari le rogne le abbiamo in Commissione, viene per dirci "Asur", viene per dirci "contro sospensiva biogas" può avere una valenza sul discorso della legittimità dei pareri che l'altro giorno servivano e oggi non servono più. Io parlo, però, delle assunzioni di responsabilità e degli inviti a lasciare i localismi che il Presidente Spacca ci rivolge, anzi io direi che quando viene è per dirci questo, e allora gli ospedali devono chiudere, le Aree Vaste devono essere di meno, i distretti sanitari saranno di meno e saranno meno anche gli ambiti socio sanitari e così i centri. Questo ci ha detto, lo abbiamo sentito dalla Giunta.
Spesso mi ha trovato concorde, altre volte abbiamo fatto il gioco delle parti, ma di sicuro Presidente Spacca lei non è fuggito di fronte a tutta una serie di incombenze: alluvioni, tassa sulla benzina, ed ha fatto sì che questa Regione, e lì molti di noi ci sono stati, assumesse dei provvedimenti.
Ora c'è il silenzio assoluto, la Giunta si è astenuta, una Giunta che non ha voluto impugnare la legge n. 95 (e qui rispetto l'Assessore Petrini che non ha firmato proposte a 2, a 3, a 4, a 5), ma addirittura trovare la firma di alcuni membri della Giunta, con tutto il bene che voglio all'Assessore Giannini, su atti ritenuti da me, e non solo da me, illegittimi, prese di posizioni meramente localistiche, o meglio (e torniamo a quanto tutti meglio di me hanno detto), prese di posizione di partito. Perché questo è avvenuto. C''è un modello oggi da mettere ai voti, questo può essere rischioso perché in questo momento, dal biogas in poi, questo modello, la stessa maggioranza non l'ha promosso.
Concludo dicendo: grave è stato non fare ricorso costituzionale in base al parere del prof. Capotosti per incostituzionalità, per violazione dell'art. 133 della Costituzione ed anche per difformità alla nostra legge n. 10 del 1995, che impone il passaggio ai Comuni, che impone la condivisione, che impone per i cambiamenti di Provincia e di circoscrizione tutto un passaggio democratico sul territorio.
E' palese, non abbiamo voluto fare. L'unica deduzione giuridica era che si applicasse in toto la legge, ci saremmo salvati anche dal fatto di non aver impugnato la spending rewiev, si applicava, erano tre e questo alla fine, se la Giunta avesse detto la sua, poteva essere un buon punto di sintesi.
Riepilogando, io auspico che la proposta a quattro non passi perché illegittima, perché frutto di un compromesso politico, e perché mortificante, quello si, di un unico territorio.
Nel caso venga messa ai voti e nel caso in cui nessuno la ritiri, io propongo l'emendamento a cinque, obtorto collo, trascinata in quella che definisco una sorta di deriva ridicola che vedremo come andrà.
Dico però, ed anticipo che, come firmataria della legge a due di riordino, insieme ai Consiglieri Ortenzi e Perazzoli, se l'ipotesi a quattro, quella peggiore, non dovesse passare, io chiederò una sospensione, mi sono sentita anche con la Presidente della I^ Commissione, per ragionare su una proposta unitaria a tre. Il punto di caduta più legittimo, più normale e più dignitoso, impegnandomi fin d'ora a ritirare la mia firma ed a non porre in votazione quella a due, anche se a mio avviso è la più riorganizzativa anche se comporta più problemi politici.
Il realismo è d'obbligo, voglio ragionare su quella a tre ma qualora passi quella a quattro, credo che la figuraccia, il ridicolo, il voto che chiederò sull'emendamento a cinque e tutto quello che ne conseguirà sarà peggio per la maggioranza, ovviamente, che per noi.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Comi.

Francesco COMI. Due parole doverose in merito alla proposta che riguarda le quattro Province. Intanto come uno dei firmatari, di quella che sarà la prima proposta ad essere votata, ci tengo a chiarire una cosa, visto che tutti siamo animati dalla tensione di dire la proposta più in sintonia con il sentire comune.
Tutti sembrano fare ragionamenti ultra riformisti, credo che ai cittadini della discussione che stiamo facendo non interessi assolutamente nulla. Il dibattito che oggi si svolge in quest'Aula è un dibattito tutto di ceto politico al quale l'opinione pubblica è assolutamente distratta e insofferente. Per cui tutti i tentativi di cercare di legittimare ciascuno la propria posizione sono, secondo me, tentativi inutili.
Questo però non ci esime da una discussione. Parafrasando un autorevole commentatore "il populismo di questi giorni suonato nelle orecchie dei giovani che osservano la politica e dei cittadini arrabbiati, insofferenti, dai vari tromboni di destra e di sinistra dell'indignazione, rappresenta la strada più naturale verso il viale della banalità e verso l'incapacità della pubblica amministrazione". Nel merito della legittimità di questa proposta, lo dico alla collega Romagnoli ed ai tanti Consiglieri che sostengono l'inutilità di discutere la proposta a quattro perché è illegittima”, nessuno può con certezza di argomenti sostenere che le proposte che stiamo facendo hanno un fondamento giuridico chiaro, perché ci sono ricorsi depositati che verranno giudicati nel mese di novembre dalla Corte Costituzionale, sia in merito al sistema di elezione provinciale che in merito ai criteri di riordino delle Province.
Quindi, noi non sappiamo esattamente se gli atti di cui stiamo disponendo abbiano un riconoscimento, piuttosto che una censura, da parte della Suprema Corte Costituzionale. Non è chiara quale è la competenza. Ognuno si è scomodato di tirare fuori un articolo, l'articolo 138 della Costituzione parla di proposte di legge di iniziativa territoriale, quelle che partono dal basso, ma non di quelle che riguardano una proposta più complessiva di riordino fatta dal Parlamento. Quindi è inapplicabile.
Ma la stessa competenza che utilizza il Governo per legiferare in materia, anch'essa è di dubbia costituzionalità, perché è stato abolito, nel passato, l'articolo 128 della Costituzione che attribuiva allo Stato competenza sul riordino di Comuni e Province, perché la Costituzione non riconosce potestà legislativa ordinaria generale, perché al tempo stesso non chiarisce il ruolo delle Regioni come competenza residuale. Siamo, quindi, in un terreno assolutamente insidioso e pieno di incertezze, anche la legge di cui parliamo, non è una legge, perché la riforma delle Province passa attraverso criteri, quello demografico è quello socioeconomico, che non sono contenuti in una legge bensì in un atto amministrativo. Un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, quindi un atto suscettibile di valutazione. Non è la legge finanziaria, la legge ordinaria che stabilisce i requisiti minimi per la delimitazione delle Province, bensì un atto amministrativo richiamato dalla legge e, quindi, modificabile in quanto atto monocratico. Stiamo, quindi, parlando di una materia assolutamente incerta.
Ora la Regione Marche in questa incertezza fa bene a fare una proposta definita cosiddetta in deroga? Perché la Regione Marche, solo la Regione Marche non va nella direzione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e non della finanziaria. Perché ricordiamoci che questo passaggio non viene automaticamente tradotto in una proposta di riordino, come si dice, ma richiede un ulteriore passaggio alla Camera attraverso una ulteriore legge. Perché la legge finanziaria dice che il Governo deve avere una delega per riordinare le Province, quindi, attraverso la finanziaria noi consegniamo al Governo una deroga a legiferare. Noi oggi non definiamo l'ordine delle Province, per cui non è che il Governo deve derogare, il Governo avrà una delega e sulla base di questa dovrà costruire una proposta e questa proposta dovrà, poi, tornare in Parlamento.
Per cui il terreno è assolutamente incerto. Tant'è vero che su 20 Regioni, solo ed esclusivamente due Regioni hanno aderito agli attuali requisiti minimi contenuti nell'atto amministrativo del Consiglio dei Ministri. Tutte le altre Regioni, tutti gli altri Cal o si sono deliberatamente, esplicitamente opposti, oppure hanno proposto ciascuno ipotesi alternative di deroga. Per cui ci troviamo dentro ad un quadro assolutamente in evoluzione, con un complesso di Regioni che non ha accolto gli attuali requisiti minimi. Questo per chiarire a coloro che sostengono la posizione isolata e marginale della Regione Marche, e quindi lo dico anche ai componenti della I^ Commissione, che così non è.
Nel merito, ho presentato insieme ad altri colleghi Consiglieri regionali la proposta a quattro, ovvero la proposta del Cal, che io non baderei a delegittimare, a schernire come la proposta di una parte delle istituzioni guidate dalle segreterie dei partiti. In questa vicenda più delle altre, come non mai, le segreterie dei partiti non hanno contato niente, forse si può imputare loro di non essersi assunte la responsabilità di una sintesi. Però è paradossale che alcuni dicano che i partiti non hanno fatto sintesi e poi al tempo stesso gli stessi dicano che il Cal ha fatto quello che dicevano i partiti.
Nel Cal, le autonomie locali, nelle loro differenze, si sono mosse autonomamente, lo stesso Consigliere Massi che è capogruppo del PdL, lo stesso Consigliere Marinelli che è portavoce del centrodestra non sono in grado di fare una sintesi dei loro partiti, tutti hanno questa difficoltà. Quindi le segreterie dei partiti sul Cal non hanno esercitato alcuna pressione, o l'una o l'altra delle ipotesi. La proposta che è emersa è una proposta maggioritaria e non è la proposta di una parte.
Intanto ci tengo a dirlo agli amici pesaresi ed anconetani qui non si tratta di un'ipotesi di riordino che riguarda Macerata Ascoli e Fermo, qui si tratta di un'ipotesi di riordino delle Province marchigiane. Per cui alcuni non si devono sentire più virtuosi e più deresponsabilizzati degli altri, perché il Governo ha chiesto ai marchigiani, alla classe dirigente marchigiana, di riorganizzare il sistema, non ha chiesto alla Provincia di Ascoli, Macerata di Fermo di raggiungere i requisiti minimi. Ci ha chiesto, in questo nostro territorio così complesso, di due milioni e mezzo di abitanti, di riorganizzarci e quindi di riorganizzare Pesaro, Ancona, Macerata, Ascoli e Fermo e non altro. Per cui partiamo da questa premessa.
Dentro questa premessa noi facciamo questa riflessione: la nostra è una Regione che ha un milione e mezzo di abitanti, che è molto articolata sul piano sociale, geografico, demografico, economico produttivo, infrastrutturale ed ha molte particolarità. Ora se siamo una classe dirigente che ha a cuore l'organizzazione equa dei servizi, il buon andamento della pubblica amministrazione, che ha cuore un modello organizzativo efficiente, allora dobbiamo pensare che questo modello organizzativo deve garantire a tutti i cittadini marchigiani le stesse opportunità. E' assurdo immaginare un modello organizzativo che vale per 750.000 abitanti e contemporaneamente vale per 350 e 480. Chi pensa che un modello organizzativo possa funzionare sia per 350 che per 750 non fa un ragionamento serio di equità in questa Regione. Perché vuole dire che in alcuni posti la macchina organizzativa deve offrire servizi alla metà dei cittadini e in un'altra il doppio.
Allora se si accetta questa logica, si accetta la logica dei rapporti di forza. Si accetta la logica politica di chi pensa di essere più furbo degli altri. Ecco perché dobbiamo fare un ragionamento equo. I ragionamenti equi possono essere solamente due e partendo da questi due io ho preso a modello, pur avendoli condivisi entrambi, quello fatto da Cal, cioè dai rappresentanti dei Comuni delle Province delle istituzioni marchigiane, quello che sedici componenti su trenta, a maggioranza, hanno deliberato, mentre solo in tre e in quattro hanno votato per le altre ipotesi. Il modello a quattro garantisce un modello organizzativo equo per riorganizzare in termini di efficienza ...(...) ed è evidente che la soluzione a quattro proposta dal Cal è quella che sosteniamo ma, è anche evidente che se questa soluzione a quattro più equa non dovesse essere sostenuta e non dovesse essere condivisa, la soluzione di modelli organizzativi che prevedono il doppio o il triplo dei cittadini con medesime formule organizzative, la ritengo assolutamente iniqua. Chi la sostiene, non può poi venire a rivendicare principi di equità, di uguaglianza, di eguali garanzie sul territorio, perché in questo caso investe solo su una logica politica e di convenienza.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Sciapichetti.

Angelo SCIAPICHETTI. Io credo che non possa sfuggire a nessuno, tanto meno a noi, la difficoltà di questa discussione che è figlia di un momento politico drammatico che il Paese sta attraversando. Bisogna che noi lo diciamo con chiarezza e con assoluta tranquillità.
La discussione che stiamo facendo sul riordino del Province è una discussione figlia del dibattito politico relativo all'abbattimento dei costi della politica e viene dato erroneamente, il segnale che riducendo il numero delle Province o riducendo il numero dei Consiglieri comunali per i Comuni, si possa abbattere il costo della politica. E' un equivoco, rispetto al quale, io personalmente non sono d'accordo, così come non sono d'accodo su queste ipotesi, sul pastrocchio, come qualcuno lo ha definito, che il Governo ha messo in atto.
Pastrocchio che porta a dividere, in un momento drammatico come questo, in un momento di crisi economica e sociale senza precedenti, porta ad aggravare le divisioni che ci sono nei territori.
Io credo che noi dobbiamo rispondere a una domanda che è quella di semplificazione dell'architettura costituzionale, ma non si può distruggere come rischiamo di fare. Sarebbe molto più serio e corretto, se avessimo approfondito un discorso complessivo sul ruolo delle Province e sul senso che oggi, nel nostro paese queste hanno. Se lo hanno, dobbiamo capire con quali deleghe e con quali risorse perché in questo provvedimento, e non è stato detto, c'è l'articolo 16 che abbatte totalmente, diminuisce e significativamente taglia le risorse alle Province.
Alla base c'è l'idea che le Province non servano, se questo è, allora siamo più radicali di tutti, siamo più riformisti di tutti, superiamole. Io sarei d'accordo nel superarle tutte, certo non si può portare avanti un'ipotesi come quella che è stata prospettata.
Allora io penso che noi dobbiamo rispondere nel momento in cui andiamo a decidere per la Regione Marche. Io su questo vorrei che ci fosse un po' di chiarezza, mi pare che è stato erroneamente ricordato, da altri, l'articolo 17 del decreto legge n. 95, commi 2, 3, 4, che attribuisce al Cal un'ipotesi di riordino. Quell'ipotesi di riordino la Regione la discute e la trasmette al Governo. D'altronde, poi, è chiaro che la Regione può anche fare una proposta che si discosti dall'ipotesi del Cal, ma è certo che non può adottare una proposta radicalmente diversa, questo non lo dico io, ma lo dice un costituzionalista che risponde al nome di Onida. Quindi anche questa ipotesi che viene fatta mi pare assolutamente debole e non condivisibile.
Condivido la tensione, noi siamo espressione dei territori, ognuno di noi è espressione di un territorio, ma non dobbiamo dimenticarci, come spesso ci ricorda il Presidente, di essere Consiglieri regionali e allora, la domanda a cui noi dobbiamo dare una risposta è quella di come vogliamo riorganizzare i servizi nella Regione Marche. Quale è il livello sul quale vogliamo riorganizzare i servizi. Noi riteniamo, credo legittimamente, che i quattro ambiti territoriali possano essere gli ambiti storici, sui quali riorganizzare i servizi della Regione, penso ad esempio alla sanità, al trasporto pubblico locale, al discorso dell'ATO, ci sono ragioni sociali, economiche, geografiche, demografiche, che portano a questo tipo di ragionamento.
Del resto io non sono mica d'accordo con quanti mi hanno preceduto ed hanno detto che ai cittadini questo dibattito non interessa. Non è vero. Io penso che se ai cittadini noi spieghiamo effettivamente qual è la posta in gioco, se spieghiamo ad un cittadino di Matelica, Esanatoglia, Sefro o Pioraco che per andare domani a fare qualcosa, deve fare due ore di macchina, io penso che il cittadino lo capisce e non a caso qui è presente, questa è una cosa non organizzata da nessuno, un comitato spontaneo nato in Provincia di Macerata, che in qualche giorno ha raccolto 3.500 firme di cittadini interessati. Non è vero che questo è un dibattito solo per addetti ai lavori.
I cittadini sono interessati e, quindi, io credo nella proposta a 4, per i motivi che dicevo prima. E' una proposta sostenuta da due Università, da tutto il sistema sociale ed economico, è una proposta che ci vede in maniera non difforme dalle altre Regioni, lo ricordava qualcuno prima di me, almeno 15 Regioni hanno fatto una proposta diversa. D'altronde se non fosse così, se non ci fosse spazio per quest'Aula, noi oggi saremmo qui, come qualcuno ha detto, a perdere tempo, ma il decreto stabilisce che il Governo dovrà fare una legge sulla proposta del riordino avanzata dalle Regioni. Questo é il percorso, poi se basta "Il Corriere della Sera" a fissare il riordino, allora, effettivamente, bisogna domandarsi in quale paese stiamo scivolando.
Io penso che un ruolo quest'Assemblea ce l'ha ed è importante, dobbiamo giocarcelo fino in fondo e riportare la proposta a quella delle Province storiche.
Concludo dicendo che molte sono le lacune del provvedimento. Una delle tante è quella relativa al fatto che ad oggi non sappiamo quali saranno le funzioni delle nuove Province, qualunque esse siano, qualunque essere rimangano. La legge n. 135 del 2012 stabiliva che entro il 5 settembre bisognava stabilire quali funzioni, e non mi pare che questo sia avvenuto, così come non mi pare che nulla sia avvenuto, ad oggi, rispetto alla legge elettorale. Quale sarà il modo di eleggere i nuovi Consigli visto che sono trasformati in enti di secondo grado? Ci sono delle lacune a tutti i livelli, quindi io credo che faremmo un servizio alla nostra Regione, alla nostra comunità se, senza tanta demagogica e senza tanti problemi, ci attestassimo su quello che può darci il buon senso, perché nella Regione Marche con il buon senso possiamo trovare una soluzione diversa. La soluzione è quella che ho prospettato.

PRESIDENTE Ha la parola il Vice Presidente della Giunta Petrini.

Paolo PETRINI. Noi oggi, qui, non ci siamo per caso, perché al Governo è venuto il capriccio di iniziare il riassetto istituzionale di questo Paese, ci stiamo perché la pressione degli eventi ha portato questo Governo ad iniziare la riforma degli assetti istituzionali.
C'è chi parla di chiusura di un ciclo economico, c'è chi parla più propriamente, secondo me, di chiusura di un periodo storico. Fatto sta che quello che era un argomento già attuale negli anni scorsi è diventato oggi assolutamente essenziale per capire come dovremo attrezzarci al fine di affrontare efficacemente le sfide del futuro.
Con quale spirito siamo qui oggi? Quale obiettivo ci proponiamo? Quello di limitare i danni rispetto ad una proposta che taglia le Province o addirittura con l'obiettivo di accontentare qualcuno, vista, come qualcuno ha detto, l'inutilità della nostra espressione.
Io credo che oggi siamo qui per dare un messaggio, molto preciso, su quelle che sono le intenzioni che abbiamo come rappresentanti dei cittadini, rispetto a come vogliamo affrontare il futuro. Credo che questa riforma sia un primo passo di un progetto di riforma di cui le istituzioni hanno bisogno.
Non sono più sostenibili quattro livelli di Governo, chi opera all'interno delle istituzione non può negare questo fatto, i ritardi, la sovrapposizione, la frammentazione delle competenze. Bisogna favorire il processo di riforma di tutti gli enti territoriali, pur non essendo inserito in un quadro organico come tutti avremmo sicuramente voluto. Se questo riordino fosse stato messo all'interno di una riforma delle autonomie, nel codice delle autonomie, certo saremmo stati tutti più soddisfatti, ma così non è perchè non ci sono le condizioni per farlo e la pressione degli eventi impone di innescare questo meccanismo. Un analogo atteggiamento di apertura dovremo tenerlo in merito alla proposta di modifica del Titolo V, l'obiettivo, io credo, sempre in questo caso, è la semplificazione dei livelli istituzionali, la necessità di dare risposte più rapide, togliere sovrastrutture burocratiche che aumentano le spese e ritardano le risposte.
Bisogna dire chi fa che cosa e qual è l'utilità verso i cittadini, ma certamente lo dobbiamo fare valorizzando il sistema delle autonomie locali e delle Regioni, senza buttare a mare quello che di positivo si è fatto in questo anni e certamente senza ritornare ad un nuovo centralismo.
Tutto il sistema deve riorganizzarsi, non solo le Province, o la Provincia sotto un parametro, ed io credo che su questo marchiamo un ritardo di consapevolezz. Il dibattito è stato caratterizzato da una battaglia di bandiera oppure è stato concentrato sui capoluoghi o su possibili nuove gerarchie territoriali, io credo che questo sia fuori dall'ambito su cui ci viene richiesto di fare una riflessione seria, credo che dovremo concentrare la nostra attenzione, comunque vada questa votazione di oggi, su quali ambiti territoriali funzionali baseremo la gestione dei servizi nel prossimo periodo, come faremo le aggregazioni dei Comuni, come in definitiva affronteremo con nuovi strumenti e con maggiore efficacia, i gravi problemi che abbiamo.
A noi viene richiesto uno sforzo di innovazione da parte dell'opinione pubblica, non ci viene chiesto, semplicemente, uno sforzo finalizzato a tagliare i costi o l'auto riforma della politica e della pubblica amministrazione, e di fronte a questo sforzo di innovazione come possiamo rispondere? Con una proposta vintage, perché questa delle quattro province è una proposta vintage, e vi spiego perché è vintage. Noi oramai in tutte le attività della nostra società non riusciamo più a favorire il cambiamento, ogni volta ci rifugiamo in quelle che sono le certezze del passato. Oramai la moda, la televisione, qualsiasi ambito è invaso da quello che è accaduto nel passato, non c'è più nulla di nuovo. Anche riguardo alle energie rinnovabili, il Consiglio della scorsa settimina, non è forse stata questa la battaglia? Quella di vincere la paura del cambiamento e del mutamento? E chi lo deve fare questo mutamento, chi lo deve favorire, se non noi che siamo qui con una responsabilità maggiore di altri, naturalmente a rappresentare quelle che sono le esigenze e i bisogni della comunità.
Io, quindi, non è che non sono intenzionato a non votare questa proposta a quattro, perché è una proposta in deroga, è chiaramente ed ovviamente in deroga. Una volta quando si era insicuri si chiedevano le interpretazioni autentiche all'estensore delle leggi e l'estensore di questa legge le interpretazioni autentiche le ha date, forse, decine di volte in questi due o tre mesi. Addirittura in Commissione parlamentare, addirittura per iscritto, non credo sia questo il punto di oggi, il punto di oggi è l'innovazione oppure rimanere fermi, cristallizzati su un assetto che sappiamo tutti non essere più utile ad affrontare le sfide del futuro.
Io voterò la proposta a tre, perché attraverso questa proposta credo che si inneschi un cambiamento, con il quale poi dovremo fare i conti, con riflessioni più appropriate di quelle che hanno caratterizzato il dibattito di questi ultimi due mesi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Il Partito democratico ha fornito al Governo Monti un leale e responsabile sostegno parlamentare. Questo non significa che non chiediamo la modifica o il miglioramento di alcune leggi, di alcune proposte, come stiamo facendo in questi giorni sulla legge di stabilità, non significa che non avremo preferito un disegno complessivo di riordino delle istituzioni, al centro, e penso al Governo e al Parlamento, nelle Regioni, nel territorio.
Solo un inciso, bene il riordino, bene la semplificazione, ma questo non significa, così per come è stato proposto, che non rimangono i quattro livelli di governo e quindi di fatto non semplifichiamo. Attenzione a ridurre gli spazi democratici, lo diceva il collega Sciapichetti, sono stati ridotti i Consiglieri comunali e ancora non c'è alcun segnale rispetto alla riduzione dei Parlamentari. Ci sono provvedimenti in corso, dovremmo agire con più determinazione rispetto alla riduzione dei Consiglieri regionali, quindi, un riordino complessivo, perché ciò che sicuramente serve al paese è una pubblica amministrazione di qualità, in grado di produrre, concordo con l’Assessore Petrini, innovazione e competitività, per aiutare la ripresa economica e la ricostruzione civica del Paese.
La forte diminuzione, per usare un eufemismo, delle risorse destinate alle Regioni, alle Province, ai Comuni, incide inevitabilmente sull'erogazione dei servizi. Alcuni giorni fa ci sono stati dei pronunciamenti molto precisi sia del Consigliere Comi che dell'Assessore Mezzolani su quello che significa per la sanità: la messa in discussione di un servizio universale. Ma anche molti altri servizi essenziali sono compromessi: la cultura, l'istruzione, i trasporti. C'è un accanimento immeritato nei confronti del sistema delle autonomie. Sistema che tra l'altro è stato il motore dello sviluppo locale e quindi del Paese e se il sistema è debole, non contrasta la crisi economica e vengono meno le condizioni della crescita e della ripresa.
In questo quadro noi riconosciamo la semplificazione dei livelli istituzionali, la necessità di dare risposte rapide ai bisogni delle comunità, riconosciamo la necessità di eliminare le sovrastrutture burocratiche, le sovrapposizioni, le duplicazioni dell'attuale sistema, non soltanto per ridurre la spesa quando per aumentare l'efficienza, la funzionalità, la trasparenza, ovviamente, in un quadro di valorizzazione del sistema delle autonomie e delle Regioni, evitando rischi che ci possono essere, che per brevità non esplicito, da un lato il neocentralismo anche regionale e dall'altro un macro accentramento delle funzioni.
La scelta di riorganizzazione delle Province, non della soppressione, in un paese di 8.000 Comuni, 239 nelle Marche, ha delle possibilità di riuscita soltanto dentro una riorganizzazione dei Comuni, sia nelle funzioni che nelle fusioni e nel caso delle Province vengono proposte funzioni più limitate, non sovrapponibili a quelle dei Comuni. Quindi, il rischio è quello di cui parlavo poc'anzi, il neocentralismo da un lato e il macro accentramento dall'altro. Comunque ci sono funzioni che possono essere, e questo va detto, soltanto in area vasta e, quindi, soltanto senza le Provincie, soltanto dopo una grande riorganizzazione ee insieme ad una grande riorganizzazione dei Comuni.
Voglio fare una considerazione su un'intervista che il Presidente Spacca ha rilasciato alcuni giorni fa. Io sono stato alla guida della Provincia di Ancona, quando il Presidente Spacca era già alla guida della Regione Marche, l'ho fatto più volte, lo faccio anche questa mattina, in questa sede, voglio ringraziarlo per l'attenzione, per la sensibilità, per le risorse, che ha messo a disposizione del sistema “Province marchigiano”. Quindi, con la franchezza e la stima che hanno caratterizzato e che caratterizzano i nostri rapporti, non nascondo che sono rimasto stupito da un dichiarazione del Presidente quando dice: “mi dite un’occasione in cui il cittadino incrocia nel corso della vita la Provincia?” Questo non lo dico per i Presidenti delle Province, perché da questo punto di vista sono per semplificare, non ho alcun problema all'elezione diretta, come non avrei problemi se qui si trattasse di soppressione, non sono mai stato condizionato dal Palazzo o dall'esercizio delle funzioni, ma l'esercizio delle funzioni non può che essere visto dalla parte del destinatario, dalla parte del cittadino. Però lo dico per le persone che lavorano nelle Province, io credo che i cittadini marchigiani hanno incontrato tantissime volte le persone che lavorano nelle Province: nei centri per l'impiego, nella formazione, nella gestione del territorio, nella cura della viabilità, nella crescita turistica e culturale, in tante attività, nella stessa organizzazione dei trasporti, della scuola. Quindi Presidente, proprio perché so come ha agito e so come agisce, che mi permetto di fare questa precisazione a lei che è sempre stato disponibile nei confronti del sistema delle autonomie ed è ancora disponibile, non mi preoccupa come questa frase possa essere presa dai Presidenti delle Province ma sicuramente potrebbe essere presa male dalle persone che nelle Province lavorano.
Vengo però a questa riorganizzazione per evitare neocentralismo e macro accentramento. A tutto ciò dobbiamo accompagnare misure di semplificazione, di snellimento, come le Prefetture, come tanti altri uffici territoriali e periferici dello Stato, quindi, un riordino sistemico, capace di produrre semplificazione burocratica, riduzione strutturale della spesa, qualità della pubblica amministrazione e dei servizi e quindi l'ottimizzazione delle risorse pubbliche.
In questo quadro, ovviamente, più forza al ruolo e alle funzioni legislative di programmazione delle Regioni e qui nelle Marche tantissime azioni sono state portate avanti: di riordino, di semplificazione, di rafforzamento della democrazia, di attuazione del principio di sussidiarietà, di valorizzazione del ruolo delle autonomie e delle assemblee elettive, della partecipazione, mi riferisco alla riorganizzazione della gestione dei rifiuti, a quella sull'acqua, mi riferisco alla stessa legge sui parchi, all'Erap e potrei continuare.
In questa situazione il Partito Democratico delle Marche, il Segretario del Partito Democratico, qui anche alcuni colleghi del mio gruppo dicevano “non si è assunto la responsabilità della sintesi” ma se invece noi dicessimo che il Partito Democratico nelle Marche ha portato avanti una linea di coraggio e generosità, diciamo una cosa non vera? Non è forse vero che il Partito Democratico delle Marche ha ceduto sovranità al sistema delle autonomie? Perché se il Partito Democratico dice prendiamo atto della proposta del Cal, significa che ha ceduto questa sovranità, che l'ha ceduta ai Sindaci ed ai Presidenti eletti, di fronte ad una proposta di un Parlamento di nominati e di un Governo di tecnici e guardate sul Governo dei tecnici ci sono a volte degli atti che fanno inorridire, penso agli esodati.
Noi coerenti con il nostro principio di autonomia, di autogoverno, di sussidiarietà vogliamo rispettare quella che è la decisione che è venuta, l'indicazione che è venuta da quei Sindaci e da quei Presidenti eletti che rappresentano tanta parte della comunità marchigiana.
Anche qui, con quello che è un approccio generale del nostro partito: prima le Marche o prima l'Italia, abbiamo portato avanti questa linea. Prima il Paese, prima la comunità, prima i marchigiani. Di fronte a questo, però, voglio affrontare un'altra questione. Noi non chiudiamo gli occhi se nella votazione, se nella presa di posizione, l'Assemblea legislativa delle Marche fa propria l'indicazione del Cal, ma se questa indicazione poi non dovesse essere fatta propria dal Governo o dal Parlamento, noi riteniamo che in ognuno dei tre territori, le vocazioni e le eccellenze prevalenti dovranno trovare adeguata valorizzazione e collocazione di servizi nella nuova Provincia, quindi, una città diffusa con una corretta articolazione che tenga presente l'esistenza dei tre attuali capoluoghi.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Giannini.

Sara GIANNINI. Sono d'accordo con quello che hanno detto molti colleghi. Io credo che noi che siamo arrivati oggi a questa discussione, e che siamo esponenti dei partiti, esponenti di istituzioni, ci dovremmo interrogare sul perché abbiamo mancato un ruolo, che è stato quello, quando era possibile, quando non c'erano le demagogie imperanti, di ragionare su un diverso assetto istituzionale dei territori e dello Stato. Un assetto che partisse dal Parlamento e arrivasse fino al più piccolo Comune, con un obiettivo, non quello di salvaguardare funzioni o poltrone, ma quello di rendere servizi più efficienti, efficaci e meno costosi ai cittadini.
In questa Regione il tempo forse era - mi permettano di dirlo alcuni colleghi, o comunque alcuni che hanno lavorato più di altri per la istituzione delle nuove Province – quando si è discusso con grande animosità, qualche volta con grande violenza, per l’istituzione della Provincia di Fermo. In questa Regione noi abbiamo istituito una Provincia in più e forse la discussione su come riorganizzare il nostro assetto, l'abbiamo mancata in quel momento e di questo, probabilmente, ce ne dobbiamo fare carico. Ed è strano che coloro che hanno sostenuto con forza, con vigore, anche partecipando ai comitati la costituzione di una provincia in più sono ora i più accesi sostenitori della razionalizzazione e dell'unificazione dei territori.
In questo momento noi abbiamo di fronte una decisione che non spetta solo a noi perché il Consiglio regionale oggi avanzerà una proposta, che sarà poi discussa ed esaminata dal Parlamento che ha il potere, non solo di discutere le proposte ma anche di cambiare eventualmente i criteri. Criteri che il Governo ha fissato non in un decreto ma in una delibera del Consiglio dei Ministri. Questo anche per definire il livello di legittimità delle azioni e degli atti che qualcuno ha firmato e che anch’io ho firmato, poi dirò il perché. Io credo che in questo tempo, probabilmente, potremmo ragionare non sull’ipotesi che il voto di oggi serva a incrinare maggioranze o serva ad incrinare assetti istituzionali regionali, ma dovremo tenere conto che il voto di oggi dovrà rappresentare o rappresenta un ragionamento che riguarda un'efficienza dei servizi. Ritengo ed abbiamo dimostrato in questi anni, quando nella Regione c’erano quattro Province, che quello era ed è il dimensionamento migliore, anche per la verifica che noi abbiamo fatto in questi giorni sull'efficienza dell'attività, soprattutto delle azioni di area vasta che le Regioni e le Province hanno interpretato.
Occorrerà rivedere le funzioni, il Governo lo sta facendo, il Parlamento lo sta facendo, probabilmente noi daremo un contributo in questo senso, ma questo non significa fare una scelta appiattita su criteri che il Parlamento può ben modificare o appiattita su valutazioni di carattere politico e non istituzionale dei territori.
Pur sapendo che il processo è molto difficile e che il Parlamento sceglierà probabilmente soluzioni forse diverse da quella che noi proponiamo, noi abbiamo deciso di attestarci sulla proposta elaborata dal Cal. Il Cal, costituito da Sindaci, Presidenti di Provincia, ha dato, anche se non all'unanimità, ma a maggioranza, al Consiglio regionale, una proposta sulla quale attestarsi.
Nella proposta di legge, Consigliera Romagnoli, che io ho firmato, si attesta proprio la proposta del Cal, quella del rispetto delle istituzioni territoriali e del dimensionamento che viene ritenuto ottimale rispetto all'obiettivo che riguarda l’organizzazione e i servizi ai cittadini.
Oggi i cittadini non ci sono, io non ho mai basato il mio voto sulla presenza o meno di persone in Aula, perché ho sempre ritenuto che il voto di un Consigliere regionale debba essere espresso sulla base della propria convinzione, assumendosene la responsabilità. Ritengo che, su questo punto, la responsabilità che noi abbiamo è quella di mantenere un rapporto di equilibrio dei territori nelle Marche e di evitare atti, me ne assumo la responsabilità, come quelli del Governo, emanati sull'onda di una spinta demagogica, che forse dai territori qualche Consigliere regionale con il suo comportamento ha sostenuto e sostiene, e che ci rendono meno credibili quando esprimiamo le nostre opinioni in merito.
Quindi ho la convinzione che oggi questo sia il modo migliore per riordinare le Marche rispetto agli obiettivi e alla dimensione territoriale che ha proposto maggiore equilibrio nel tempo. E’ la migliore proposta che noi possiamo fare, attenendoci anche alla discussione avuta nei territori, forse potrebbe esserci in assenza di questo, un’ulteriore possibilità, un’ulteriore opportunità e questo ovviamente io credo debba riguardare tutti, perché su questo concordo con il Consigliere Comi, il riordino delle Province non riguarda solamente le Province che devono essere accorpate, ma siccome noi siamo Consiglieri regionali delle Marche riguardano le Marche, e allora su questo un ragionamento va affrontato, anche con i colleghi, qual è la dimensione ottimale, se non è quattro? Io credo che abbiamo il tempo di interrogarci su questo, se ci fossero problemi, rispetto anche all'approvazione di questa proposta che noi abbiamo avanzato e che riteniamo con i firmatari, sia quella che più di tutte è nell'interesse dei cittadini.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Silvetti.

Daniele SILVETTI. Voglio chiarire subito, per quanto mi riguarda, che secondo me il Presidente Spacca ha fatto assolutamente bene a non impugnare la legge n. 95, lasciando intendere quale sia sostanzialmente la sua idea della riorganizzazione della infrastruttura costituzionale.
Da una parte dico subito che sono assolutamente contrario alla proposta a quattro, lo voglio dire senza mezzi termini, in modo assolutamente chiaro, credo che sia il male assoluto. Per quello che riguarda questo dibattito che, come è stato più volte detto, non interessa i cittadini, sottolineo che siamo noi a dover fare gli interessi dei cittadini, siamo noi delegati ed eletti per fare i loro interessi, quindi esattamente il contrario, esattamente l'opposto di quello con cui sostanzialmente si vuole narcotizzare questa discussione, questo dibattito politico che una volta tanto parla di qualcosa non tenendo conto, però, di alcuni quesiti fondamentali.
Giustamente con il collega Zinni poco fa ne parlavamo, va da se che chi fa politica capisce bene che, se da questa Aula non arriva un intendimento unitario, un intendimento forte, coeso è inevitabile che lo Stato, quindi il Governo, non prenda in considerazione una parziale scelta, una scelta di parte, una scelta che è il frutto di una rottura o di una divisione di quest'Assemblea.
Dall'altra, parte è stato ripetuto a più riprese che in realtà ci troviamo di fronte a un teatrino, io definirei una sceneggiata, non tanto perché “Il Corriere della Sera” oggi ci dice quello che dobbiamo fare, o perché tutto è deciso e, quindi, parliamo dell'aria fritta. No, io ritengo che la sceneggiata venga fatta quando si fanno delle proposte che si sa bene essere illegittime nel loro fondamento, o addirittura quando si vota qualcosa che si sa non passerà, che non ha i voti e che comunque serve soltanto a riempire pagine di giornali e a farsi belli all'opinione pubblica. Quando in realtà il vero intendimento è che non passa la propria ma quella del proprio vicino, perché? Perché lo si fa a tavolino, lo vedo, lo si fa con carta e penna, c'è il conteggio sistematico in questi minuti di quale proposta potrebbe passare e qual è la più conveniente. Perché quella che oggi si misura in quest'Aula è la tenuta degli apparati dei partiti, di quei partiti che chiaramente si fanno forti di quegli organismi intermedi provinciali, che servono ovviamente a tutelare, a salvaguardare, a mantenere quel segmento di potere politico che esiste in questa Regione e cioè quello delle Province. E' tutto qua, non credo, ovviamente, di scoprire l'acqua calda.
Volevo, poi, rivolgere una riflessone al collega Massi, con quale è sempre molto stimolante approfondire alcune questioni. Io da anconetano, visto che lui prima richiamava i colleghi anconetani alla riflessione, la riflessione l'ho fatta, l'ho fatta facendo un passo indietro, accorpandomi in qualche modo e quindi avallando e sottoscrivendolo la proposta a 2.
La Provincia di Ancona, tutto sommato, era una di quelle salvaguardate dalla legge n. 95, aveva in qualche modo i requisiti. Io propongo una semplificazione assolutamente autentica, la semplificazione a due: la Provincia di Marche Nord Pesaro ed Ancona e la Provincia Marche Sud, proprio per rendere equipollenti, equidistanti, ed anche, quindi, sostanzialmente equivalenti dal punto di vista demografico, politico, culturale, economico, due parti della stessa regione. Due parti che numericamente comunque si equivalgono e quindi va da sé che c'è coerenza se dico che ha fatto bene il Presidente Spacca a non impugnare la legge n. 95. C'è coerenza nel momento in cui propongo al collega Massi di rivedere la sua posizione e non tanto per fare il verso e rincorrere, ovviamente, quelli che sono i conati dell'antipolitica, tutt'altro, io ritengo che questa sia sostanzialmente una proposta seria e concreta che serva e vada incontro a quelle che sono le esigenze della semplificazione, quella sì a fondamento di un reale, effettivo, efficace, federalismo, e che, in qualche modo, sia la vera risposta al contenimento della spesa pubblica, quella della semplificazione amministrativa.
Altro che pastrocchio, io credo che il Governo Monti abbia sostanzialmente avuto un po' di coraggio, poteva averlo fino in fondo, questo è vero, ma si sa bene che il Governo Monti regge perché c'è una maggioranza parlamentare che guarda caso risponde proprio a quei partiti che hanno necessità di avere quegli apparati intermedi e cioè i Consigli provinciali, i Presidenti provinciali. Quegli stessi partiti l'avrebbero sicuramente fatta pagare cara, al Governo Monti, togliendogli l'appoggio proprio su quelli che sono i punti cruciali di quelle riforme importanti, che questo Stato, questo Paese, questa Nazione deve assolutamente conoscere. Quindi ha avuto semmai il coraggio di metterci mano, proprio quella mano che i partiti come lei diceva, Consigliere Massi, PD, PdL, la Lega una volta, poi ci ha ripensato per evidenti motivi di convenienza, avevano nel proprio programma elettorale, cosa che non hanno saputo fare, che non hanno voluto fare, perché era soltanto propaganda elettorale ed ora invece è vero intendimento politico.
Il Governo Monti, in realtà, non ha bisogno di consensi, non ha bisogno di presentarsi alle prossime elezioni elettorali, allora cosa fa? Fa quello che dovevano fare i partiti ma che i partiti non hanno fatto.
Ecco perché ritengo che, dal mio punto di vista, debba essere assolutamente rigettata l'ipotesi delle quattro Province, non solo perché si darebbe un pessimo esempio, un pessimo indirizzo, alla cittadinanza marchigiana tutta, ma perché in realtà illegittimo e assolutamente fuori da quelle linee guida, da quei minimi richiesti dalla legge n. 95 che, giustamente e lo ribadisco, il Presidente Spacca non ha impugnato.

PRESIDENTE. Ha la parole il Consigliere Pieroni.

Moreno PIERONI. In questi ultimi Consigli abbiamo avuto una serie di impegni sia politici, che amministrativi, che credo vivacizzano, valorizzano la discussione in quest'Aula Assembleare.
Oggi ancora una volta siamo tenuti a confrontarci, ho sentito una serie di riflessioni, dei colleghi che mi hanno preceduto, che dimostrano la grande sensibilità, la grande attenzione che ognuno di noi ha su una materia così importante come quella dei territori ed in particolar modo delle Province.
Alcune valutazioni come premessa. Intanto credo che sia giusto ricordare che questa legge è una legge voluta tenacemente, fortemente da questo Governo tecnico ma è altrettanto vero che i nostri parlamentari, e parlo dei nostri parlamentari marchigiani, per non toccare tutti i parlamentari d'Italia, vengono nelle Marche dopo aver dato la fiducia e votato questa legge, vengono e dicono che questa legge non è giusta, ognuno con una propria motivazione. Quindi, credo sia importante rimarcare questa doppiezza di chi ci rappresenta oggi nell'istituzione a livello parlamentare, perché anche di questo noi oggi stiamo discutendo. E’ molto probabile che se i parlamentari d'Italia, e per quello che ci riguarda i parlamentari marchigiani, si fossero alzati in Aula per dire “Non ci ritroviamo in una legge così fatta”, perché è una legge che non tiene conto, come ho sentito dire a tanti e come tanti crediamo, delle peculiarità, delle caratteristiche, della valorizzazione del territorio, perchè è una legge che taglia con il falcione, come si dice dalle nostre parti, senza nessun criterio al di là del numero dei chilometri quadrati. Probabilmente qualcosa di più si poteva rappresentare, oggi con forza, in questa Aula.
Dico che non mi riconosco, e lo dico in quest'Aula proprio per essere chiaro il più possibile, neanche nel fatto che come tanti dicono e come diceva prima il Consigliere Massi, la stragrande maggioranza di noi sarebbe contenta della soppressione delle Province. Io non sono tra quelli, non lo sono e non lo sarò mai. So quanto sono importanti i livelli territoriali per avere una vicinanza con i cittadini, lo ricordava prima il Consigliere Giancarli, quindi, credo che anche da questo punto di vista noi dobbiamo essere attenti, considerare ragionevolmente le opportunità che i nostri territoriali, i livelli intermedi hanno sempre dato all'Italia.
Il dibattito che noi oggi facciamo qui, già l'anno scorso, nell'anno 2011 era presente sulla stampa e nelle televisioni. Un dibattito sulle Province e sulla soppressione totale delle Province che evidenziava come queste fossero i mali della politica, dell'economia, e quant'altro. Poi abbiamo visto che la soppressione dei livelli provinciali: dei Consiglieri provinciali, degli Assessori e dei Presidenti porta ad un risparmio di 113 milioni di euro in tutt'Italia. Anche noi adesso siamo coinvolti nel contenimento dei costi, ci sono delle responsabilità naturalmente ma non responsabilità della Regione Marche perché la Regione Marche, e lo abbiamo visto in tutti i dati che sono emersi, è sempre stata virtuosa sia per quello che riguarda i gruppi che per quello che riguarda la spesa complessiva dell'Ente Regione.
Però anche qui, ormai siamo sotto tiro da parte di tutti coloro che vogliono sviare l'attenzione, e qui mi rivolgo sempre ai nostri amati e cari parlamentari, allo stesso Governo ed anche ai poteri forti, dal vero problema che riguarda i parlamentari. I parlamentari non sono stati ancora ridotti e molto probabilmente, penso, non saranno più ridotti perché si stanno avvicinando le elezioni. I parlamentari hanno indennità superiori, ma di questo non si parla più, ormai da mesi, perché ora il vero problema sono Regioni. A chi fa comodo questo? Ve lo siete mai chiesto, colleghi Consiglieri, a chi fa comodo questo? E' vero ci sono state delle grandi mancanze, ma io questi nostri colleghi di altre Regioni, li ritengo dei delinquenti politici, non ho nessun dubbio a dirlo pubblicamente, perché non è quello il modo di fare politica, differentemente da quello che tutti noi, ognuno di noi fa nella Regione Marche, con grande attenzione e con grande rispetto dell'istituzione e dei cittadini.
Io credo che questo dibattito, che qualcun ha detto appassiona anche la cittadinanza, appassioni i cittadini in maniera minore rispetto ai problemi veri che questi vivono legati all'occupazione e alle grandi difficoltà che nostri imprenditori incontrano. Questo dibattito penso li appassioni meno.
E' chiaro che quando una legge nazionale, che come dicevo prima, è passata con la fiducia posta dal Governo, senza nessun voto contrario, senza nessun altro atteggiamento, al di là poi delle dichiarazioni successive, porta avanti un discrimine legato solo al territorio ed agli abitanti, queste sono, poi, le conseguenze.
Anche qui noi dobbiamo essere sempre attenti, sono certo che chi ha parlato prima di me, ha parlato con grande coscienza, con grande attenzione, tenendo conto, questo si, delle realtà che vive nel proprio ambito, non soltanto naturalmente politiche ma anche e soprattutto territoriali.
Allora oggi, questo dibattito sarà un dibattito non semplice da affrontare, un dibattito che sarà, ormai si è visto dagli interventi, trasversale alle indicazioni date dai partiti. Questo non è sicuramente un male. Credo, però, che una volta affrontato questo dibattito e visto quale sarà l'esito delle votazioni, dobbiamo essere uniti affinché, poi, la percezione dei nostri concittadini, sia una percezione importante del mantenimento di questi enti provinciali, comunque essi siano: due, tre, quattro, o anche cinque, perché ho visto anche le proposte di legge in questo senso. Ed in questo contesto io ho presentato un emendamento che ritengo importante, qualora il percorso in Aula delle votazioni vada in una certa maniera. Su questo avrò modo di riprendere la parola per illustrare il motivo, il senso di questo mio emendamento. Ritengo, però, che oggi, sicuramente, ognuno di noi voterà secondo coscienza una proposta di legge da inviare al Governo perché questo possa, poi, prendere, chiaramente, una decisione.
Ognuno di noi si muoverà in maniera netta non legata alle indicazioni. E' chiaro che una risposta va data e spero che domani sui giornali non si legga come oggi “Risiko della politica regionale” per quello che riguarda l'istituzione e l'approvazione di questa legge per le Province.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Visto il clima di smobilitazione, di smottamento, siamo in una fase veramente critica dove si accetta tutto, a Roma dicono una cosa, il Governo Monti dice una cosa e tutti pronti ad accettare supinamente. A questo punto io prenderò contatti col Governatore della Carinzia per chiedere che il porto di Fano ed il porto di Pesaro siano annessi alla Carinzia perché forse un dragaggio ce lo faranno.
Qui ci sono proposte di ogni tipo e tutti sono supini a questa Roma che ritorna prepotentemente dirigista. Una Roma, e veramente mi stupisco di quelli che hanno sempre difeso le autonomie locali, e un Governo Monti che io definirei tecno-fascista o ancora peggio plutocratico stalinista, perché questi Ministri, altro quello che prende un Parlamentare, sono veramente straricchi e ci impongono a noi delle cose assurde. Allontanano i cittadini dalla politica, come diceva la Consigliera Romagnoli: "la gente lo vuole", ma se parli con la gente questa vuole anche l'abolizione dei Comuni, delle Regioni, ma nessuno chiede abolizione dell'Onu, abolizione dell'Europa. Tanto è vero che noi in Europa ci siamo entrati senza aver chiesto il parere di cittadini, quindi, i livelli di governance vengono scavalcati così a piedi pari ed io sono sono veramente stupito da chi in questi anni ha rivendicato il ruolo delle le autonomie locali e un potere che la Costituzione dona, questo è palese. Io ho guardato tanti pareri di eminenze, di emeriti professori, io non sono un avvocato, sono un grafico pubblicitario, disegno, ma ridisegnare le Province, così con le forbici ed il righello, è veramente antistorico, è un'ingiustizia per i cittadini, ripeto, che lo vogliono, ma i cittadini in questo momento sono pilotati dai mass-media che sono amici dei poteri forti, e sicuramente Il Corriere della Sera è uno strumento fondamentale nel lavaggio del cervello di tutti noi.
Allora di cosa vogliamo parlare, parliamo di leggi e allora sappiamo che c'è un'illegittimità di questa proposta che ci viene dal Governo, ci sono degli articoli, che adesso non sto a citare, in cui è evidente che la competenza sul riordino delle Province è regionale. Lo abbiamo visto con la Val Marecchia, ha deciso qualcosa lo Stato in quella occasione? No, perché il referendum è dei cittadini, il livello minimo di autonomia è quello che deve essere ascoltato per ricollocare e riposizionare anche le Province. Quindi ci sono articoli costituzionali che suffragano questa illegittimità. Altro che la nostra, questo è un dato assodato, quindi, noi siamo assolutamente vintage, il vintage è tornato di moda e per noi non è uno spreco. Noi mettiamo in campo l'uomo, l'uomo non è un pezzo di carne, ha un'anima, un'identità, un sentimento e le Province l'hanno rappresentato per decenni, per secoli. E noi non possiamo con un taglio, perché qualcuno lo vuole, perchè questi tecno fascisti di Roma ce lo impongono a loro piacimento, rimodularci come vogliono loro, con questi parametri fantoccio. Noi non l'accettiamo. Noi siamo il sindacato del territorio, la Lega che è il sindacato del territorio approverà e voterà la proposta delle quattro Province. Voglio sgombrare il campo, da un certo punto di vista, mi potrei anche augurare il passaggio a due Province, perché elettoralmente penso che il mio territorio sia predisposto ad una ipotesi di secessione, abbiamo i plotoni schierati, quindi se dovesse passare questa proposta io elettoralmente potrei anche giovarmene, perché nei fatti, e mi dispiace che il Presidente Spacca non ci sia, quando si parla di fondi europei la Provincia di Pesaro su 100 milioni di euro è quella che prende 5 milioni, come se da noi la crisi del distretto del mobile non ci fosse e per la cantieristica Ancona rispetto a noi ha preso 36 milioni di euro ed ho letto ieri che c'è l'accordo di programma per il distretto di Fabriano e sono stati finanziati 36 milioni per 56 Comuni. Vorrei vedere quanti comuni nel pesarese sono anche qui finanziati.
Io le cose le sto mettendo un po' alla rinfusa, ma il malumore nella Provincia di Pesaro è forte e sono sicuro che per qualcuno sarebbe un regalo la decisione improvvida di creare le due macro-provincie Marche Nord e Marche Sud. La storia, ripeto, non può essere così rinnegata, solo perché c'è un periodo di crisi economica che dobbiamo risolvere. Io sono il primo a dire che il personale è stato usato per creare clientele e stipendi finti, quindi sono d'accordo su tutto quello che va a creare il parametro giusto, popolazione, servizi e guarda caso le Province del Nord, ho fatto una ricerca, sono quasi tutte virtuose e i trasferimenti dello Stato sono sempre per le Province del Sud. Le province marchigiane godono, e sono già un'emanazione della Regione, di trasferimenti comunque interni, non dallo Stato centralista.
Di questo passo, con i Comuni strozzati dal patto di stabilità, con la cancellazione o la soppressione di alcune Province anche storiche, con le Regioni che sono state marchiate dal marchio infame di qualche fetente collocato politicamente in entrambi i partiti, c'è una lunga mano per allontanare il processo federalista, che noi da sempre appoggiamo, perché sappiamo che è l'unico modo per salvare questo Stato. Qui andiamo verso il punto di vista opposto, perché abbiamo un'Europa che addirittura, non so se avete notizia, vuole prendersi i fondi regionali, vuole gestire in maniera accentrata anche i fondi europei per le Regioni, tramite l'istituzione dell'agenzia per la coesione. Quindi, ancora un altro scippo in questo momento, altro che il localismo, il localismo lo stanno riscoprendo i catalani, i fiamminghi, gli scozzesi, e noi, perchè c'è la crisi, dobbiamo nascondere la nostra identità. Ripeto, una parte economica va tagliata sicuramente, ma c'è una parte delle Province che ha un patrimonio e un substrato storico che, comunque, fa parte di tutti noi, non possiamo cancellarlo con una forbice perché lo vuole Roma.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Voglio aggiungere molto poco a ciò che ho già ascoltato. Solo poche cose. Intanto è abbastanza evidente a tutti, al di la di questo dibattito che noi stiamo facendo stamattina, purtroppo o per fortuna, qualcuno potrebbe dire, che le Province non saranno più quelle che noi abbiamo conosciuto. Su questo non c'è dubbio. Le Province saranno di meno, avranno meno competenze, saranno enti di secondo livello. L'esperienza storica di un ente territoriale come quello della Provincia sarà superata, e credo che sarà superata, a prescindere da chi governerà, non penso che dopo Monti o Monti bis si possa modificare un orientamento, ormai avviato nella discussione. Penso la stessa cosa delle Regioni e non credo che queste, in questo tema di riforma istituzionale del paese, non saranno interessate ad un'ipotesi di riforma. Ci sarà anche questo.
In quest'Aula si è detto: “Questo dibattito non mi appassiona, questo potrebbe essere un dibattito inutile”, io penso esattamente il contrario. Mi appassiona molto un dibattito in cui si parla del nuovo assetto degli enti locali istituzionali. Mi appassiona molto, non è una autorizzazione per un impianto a biogas, sono i prossimi decenni con confini ed istituzioni diverse di un territorio, non è mica la stessa cosa. Ecco perché questo dibattito dovrebbe appassionarci, e in realtà ci appassiona se sono previsti venti interventi in quest'Aula, in realtà qualcosa che ci ha appassionato.
Se questo è vero, allora che significa? Significa che il Governo ha sbagliato a proporre la riforma in questo modo? Ha fatto bene a proporre quella riforma, ha sbagliato a farlo in questo modo anche se applicando la Costituzione ha chiamato in causa il sistema degli enti locali, cioè ha chiamato in causa il Cal.
Quindi in realtà questo Governo ha messo in campo il tentativo di recuperare un dibattito, che noi chiameremo per far prima, dal basso. Ha chiesto un'ipotesi di riforma degli enti locali al Consiglio delle Autonomie, ai Sindaci i quali hanno formulato un'ipotesi di riordino. Io ho sotto mano "Il Sole 24 Ore" e leggo che la Basilicata ha espresso un parere diverso dal decreto, la Calabria e la Campania hanno chiesto le deroghe, la Lombardia non ha mosso niente, il Molise chiede le deroghe, molte Regioni in realtà, pur rendendosi conto di discostarsi dai parametri indicati nel decreto, cercano di recuperare un ragionamento più ampio, cercano di dire “Guardate che vanno bene quei due parametri, ma sono insufficienti a produrre una proposta di riforma delle Provincie a partire dal basso”. Per cui è più un percorso legislativo, un tentativo di introdurre una discussione politica all'interno di un decreto fatto di due soli parametri, due parametri secchi.
E' evidente che noi non stiamo parlando di quale orientamento prenderà quel partito o quella maggioranza, non rendendoci conto che ci sono sensibilità territoriali, che ci sono territori che, in qualche modo, sostengono un'ipotesi meno penalizzante, ma il problema e che noi stiamo parlando di assetti istituzionali che dureranno per i prossimi cinquant'anni. Questo il tema di fondo.
Ora non so come andrà a finire con il voto, l'ipotesi a 4, l'ipotesi a 3, ovvero quella contenuta nel decreto, l'ipotesi, se così posso dire, qui ci sono i componenti della Commissione, di ripiego rispetto alle indicazioni primarie del Cal, non è questo; voteremo, un'ipotesi passerà, quello che io credo è che avremo dovuto cercare, almeno per l'onore delle armi, di aver la forza come istituzione di proporre, come il Cal ha proposto, un riordino del sistema delle Province che non prendesse spunto solamente da due parametri numerici, la popolazione e l'ampiezza territoriale, che rispetto a Province che hanno la loro storia, sembra davvero molto poco
Non so se il Governo darà le deroghe, anzi credo proprio che non sarà possibile ottenerle, purtuttavia io credo che se in quest'Aula passerà la formulazione del Cal, darà il suo contributo a fare in modo che la discussione, almeno in Parlamento, se sarà possibile riprenderla, possa esser ripresa sulla base di un ragionamento che per primi hanno fatto i Sindaci del Consiglio delle Autonomie Locali della Regione, lo hanno fatto loro per primi, parte dal basso una discussione sul riordino del sistema degli enti locali.
Spero che almeno il Parlamento recuperi questo aspetto, perché applicare la popolazione e la dimensione territoriale è una roba da matematica di prima elementare, si fa la divisione, accorpo e scorporo, mi pare davvero molto riduttivo, spero che l'Assemblea possa mandare un segnale, come tante altre Regioni hanno fatto, rispetto ad una discussione che deve essere molto più appassionata e molto più approfondita.
E' chiaro che il Governo ha avuto coraggio, il sottoscritto, come il mio partito, apprezza molte cose che il Governo Monti ha fatto e meno le considera sbagliate o negative. La riforma degli enti locali, per quel che mi riguarda, è una delle cose sbagliate, affrontata in maniera sbagliata dal Governo Monti, cercando di arrivare al contenimento delle spese, al riordino del sistema delle Province, alla diminuzione delle Province. Ma un decreto che non contiene, come ricordava il Consigliere Bucciarelli, nulla sulle funzioni, sulle competente di questo ente e nulla, o quasi nulla, su come andrà a finire il personale. Mi sembra davvero un passaggio abbastanza semplificato e approssimativo.
Vedremo come l'Aula vuoterà, e anche se credo che hanno fatto bene alcuni consiglieri a rincorrere eventuali lacerazioni, qui non ci saranno lacerazioni ma la convinzione di dover in qualche modo riformare le Province e prossimamente, forse, riformare anche altri enti. Sapendo che ci sono sensibilità territoriali che non vanno mortificate, qualsiasi sarà il voto finale di quest'Aula.
Noi abbiamo agito semplicemente nella convinzione di poter dare un contributo al Governo per una discussione più ampia sul tema della riforma delle Province e degli enti locali.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Ormai siamo tutti stanchi, abbiamo sentito tutto, non c'è più nessuno, tutti fanno i conti, vedo qui davanti a me il Presidente Solazzi e ne approfitto se mi ascolta un attimo. Volevo soltanto evidenziare che il Presidente della V^ Commissione oggi è qui, per cui il reato che si poteva ipotizzare, il “Comicidio” non c'è stato. Io sono contento di averlo come Presidente di Commissione, spero di continuare ad averlo e spero che non subirà altre conseguenze.
Detto questo approfitto di questa occasione per chiedere: “Ma noi abbiamo un Governo in Italia? Ognuno qui difende le sue posizioni secondo le proposte di legge. Sappiamo tutto. Il vero problema è un altro, noi subiamo, al di là dei territori e dei partiti politici, i partiti politici che a Roma fanno, prendono certe decisioni, perlomeno i più “grandi”, anzi erano i più “grandi”, lo dico perché adesso non so che cosa sono e quanto rappresentino, prendono decisioni sul territorio, quando le decisioni sul territorio per un uomo con le mani libere, perché a me hanno detto che il Presidente del Consiglio è un uomo con le mani libere, fa le cose che i politici non sono in grado di fare. Io non voglio difendere i politici, però, mi sembra che questo Presidente del Consiglio le mani libere le abbia un po' strane, le abbia libere, forse, ma dietro la schiena e da dietro la schiena non può muoverle.

PRESIDENTE. Quando dice Presidente del Consiglio, parla di Monti.

Giulio NATALI. Ci mancherebbe altro, non mi permetterei mai di paragonarla a Monti, parlerei in senso dispregiativo se la paragonassi a Monti.
Io parlo così perché non avendo mai avuto capibastone da quando ero piccolo, sono rimasto piccolo, ma piccolo d'età, mi posso liberare tranquillamente e dire come mai un Presidente del Consiglio, un Governo, con le mani libere, non pensa a togliere i soldi ai partiti, io so che parlo contro tanti che mi dicono “Ma come ti viene in mente”, ed a intervenire immediatamente sulle Regioni, accorpando le Regioni. Pensate noi parliamo dell'area vasta della sanità, abbiamo problemi tra Ascoli e San Benedetto e non ci rendiamo conto che Teramo e Giulianova sono a 15 chilometri, l'area vasta dovrebbe ampliare di molto Ascoli e San Benedetto, altro che, ma non si può fare per quale motivo? Per un motivo semplice perché sulle Regioni quest'uomo, che aveva tanto interesse a risparmiare, non ci ha messo le mani, perché era troppo difficoltoso in quanto i partiti non lo avrebbero votato.
Ma come uno che viene nominato senatore a vita per andare a fare il Presidente del Consiglio perché è slegato da tutto, poi si preoccupa dei partiti? Tranquillamente poteva dire vado a casa, sarà colpa dei partiti, poi lo spread ed altro. Fa ridere questo ragionamento che obbliga oggi a ragionare sulle Province, quando qui di Province, qualcuno lo ha ricordato, ci si è interessati nel 1990. Perché, Consigliera Romagnoli, per l'amicizia che abbiamo da quarant'anni e forse più, nel '90 il Consiglio regionale si occupò della istituenda Provincia di Fermo, votarono tutti a favore, anche il Consigliere regionale Marucci, eletto all'epoca a San benedetto del Tronto. Sulla base di una decisione di quel genere, questa è la pericolosità di quello che facciamo oggi, dopo diversi anni, dopo traversie di ogni genere, dopo un andamento sinusoidale della politica, più assurdo, e non dico altro, ad un certo punto ci fu una congiunzione astrale, senza alcun referendum, senza sentire nessuna popolazione, tra coinvolti, perché coinvolti erano la Provincia di Fermo e la Provincia di Ascoli, la ex Provincia di Ascoli, nessuno sentì nessuno, si prese per base addirittura una delibera del Comune di Smerillo che non so quanti abitanti avesse ma si era pronunciata contro inizialmente, e si è arrivati alla Provincia di Fermo.
Noi siamo capaci di queste cose, allora oggi a chi ragiona e dice che il problema è 3, 4, 2, 5, 0, quello che è, io rammento che nel 2004 avveniva questo e non avveniva perché c'era il Governo Berlusconi, che ha la grande colpa di averla portata in sede deliberante, ci mancherebbe altro, ma la votarono tutti perché c'era un “mesticone” totale per cui Ascoli Piceno all'epoca fu accomunata, pensate un po' voi, a Bari ed a Milano. Comunità uguali, Bari, Milano ed Ascoli ve lo immaginate voi?
Chi ha ragionato su questo? Nessuno, perché al governo c'erano degli irresponsabili e mi prendo l'uso di dirlo, come ci sono oggi degli irresponsabili. Oggi con la scusa che la politica non è in grado di fare nulla, e questo può essere vero, che non ha un personale politico adeguato, e questo sicuramente è vero, la soluzione è quella arrivare qui e dire questo è il piatto, hic Rhodus hic saluts perché questa è la realtà. Poi, Presidente Solazzi le voglio rammentare, essendo lei tra i tre o quattro Consiglieri regionali che sono stati presenti alla seduta del Cal, quello che lei disse in quella sede, con la chiarezza che le è consueta, suscitando le ire, non me ne vogliate, di un Sindaco, che fece una figura oltremodo barbina, anche nei confronti della Presidente Ortenzi, a cui tutti esternammo solidarietà e tutti scuotemmo la testa perché se un Sindaco può fare quello che fece quel Sindaco nei confronti di un Presidente di Commissione, di un Consigliere regionale, capiamo a che punto siamo arrivati. Allora avrei voluto che si uscisse dal metodo, dagli ordini di scuderia, perché in parte si è privilegiato il criterio territoriale, in parte, invece, si va ancora dietro l'ordine di scuderia, perché Presidente, lei era il primo che diceva questo, e poi non sta facendo seguire a quel suo legittimo ragionamento le conseguenze dovute.
Qui si sta cercando di salvare, e noi lo capiamo, il metodo Marche, il laboratorio Marche, Consigliere Bucciarelli si sta cercando di fare solo questo.
Dobbiamo qui fare finta di appoggiare, dare una mano al nostro al Presidente della Provincia di Macerata, a proposito lo dico all'Assessore Canzian, non vorrei che venissero fuori altri manifesti in Ascoli, perché hanno inondato la città di manifesti in cui si ringrazia un parlamentare perché avremmo tre province ed Ascoli sarà il capoluogo di altre due provincie e, nello stesso momento, quello stesso parlamentare parla a favore della quarta Provincia che è quella di Macerata. Ma su questo le vie del Signore non è che sono infinite, esistono a iosa conoscendo i soggetti che fanno certe cose.
Voi andate dietro l'ordine di scuderia, questo è il vero problema; ed è sbagliato, non voglio dire che sia giusto, ma è meno ingiusto andare dietro alla logica del territorio, che all'ordine di scuderia. Se gli ordini di scuderia devono essere rispettati, io mi meraviglio che qui non si vada dietro al metodo Monti, chi dovrebbe andare contro questa suddivisione e chi va contro, o perlomeno pensa, un sistema politico che ha espropriato i cittadini di ogni e qualsiasi diritto. Io mi meraviglio e spero che una sinistra saggia, che sicuramente ci sarà, si tiri fuori da certe logiche. Così come spero che dalla mia parte, ho dei profondi dubbi, succeda lo stesso, perché dietro questa finta, perché altro non è che una finta politica del risparmio, non c'è l'interesse di quelli verso cui dovremo governare. Da un anno si dice che si governa per salvare l'Italia, peccato che per salvare l'Italia, è come se io nella mia famiglia tutelassi il mio conto corrente non dando da mangiare ai miei figli. Non ci sarebbe alcun problema, tra un anno lo avrei sicuramente più grande ma i miei figli sarebbero morti perché non avrebbero mangiato. Io avrei un conto corrente e la mia famiglia sarebbe sicuramente in condizioni economiche migliori.
La realtà di tutto questo, è l’ho sentito da tanti, è che stiamo facendo una farsa. Stiamo parlando di commedie e nient'altro. Sappiamo bene come andrà a finire, avremmo dovuto approfittare di questo solo per dare un giudizio sulla politica di uno Governo, forse abbiamo perso una occasione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Presidente Solazzi oggi va in onda in Aula: regista Solazzi, produttore Spacca, commediografo Noel Coward “Stop call me madam” diceva Eva ad Adamo. Noi diciamo stop call me Provincia e quindi nella sarabanda dei numeri, figuriamoci se il numero Trenta per cabala, essendo in Aula, non avrebbe preso la parola.
Presidente Solazzi lei è un uomo arguto, un uomo intelligente che sa mediare bene qualsiasi posizione e, giustamente, ci troveremo insieme, lei, Presidente Spacca, io perché ormai è ora di pensare al futuro di quello che riteniamo essere poi un gruppo che darà una giusta via a questo riordino. Un gruppo più forte, più determinato, più vero e quindi faremo un gruppo che toglierà tanti piccoli gruppi e nel riordino istituzionale, caro Presidente, riusciremo ad essere ancora più virtuosi del modello Regione Marche. In questo senso, Presidente Solazzi, lei mi troverà d'accordo.

PRESIDENTE. Si, il tema sono le Province, non i gruppi.

Umberto TRENTA. Sapevo Presidente che lei è attento, arguto e la ringrazio. Qui è avvenuto un vulnus democratico. Mi ha fatto piacere la considerazione del Consigliere Bucciarelli, e l’ho applaudivo, ci divide tutto storia, nascita, Provincia, nord, sud, tutto. Però oggi in Aula noi stiamo consacrando un vulnus democratico, giusto anche l'intervento del Consigliere Ricci che parte dalla base.
Qui si stanno capovolgendo le cose e nell'epoca degli stravolgimenti sociali, c'è un tempo per tutto, Presidente, parole nel vuoto, ma questa seduta di oggi, visto che è superflua dal punto di vista istituzionale, chi la paga? Devo forse dirlo alla Corte dei Conti, che mi spiegasse perché noi oggi in Aula, parole nel vuoto, stiamo parlando di qualcosa che già è stato deciso altrove.
Caro Presidente ubi maior minor cessat, qui solo cessat uno di là, due di qua. Presidente per me è veramente imbarazzante, anche se sono un estroverso, rendermi conto che l'arroganza è incompatibile con l'ironia, ed ecco perché mi riferisco stop call me Provincia. Dalla protesta, anche se pittoresca, variopinta ed estroversa, io cerco sempre di fare uscire poi in Aula una proposta e l’ho presentata questa mattina: 22 ottobre 2012.
La voglio incuriosire, lei adesso è attento, arguto, intelligente, istituzionalmente mi dà soddisfazione come Presidente, non fosse altro che quando dico, riferendomi al teatro di De Filippo “Ma chisto come nasce” trovo molte reminiscenze in attività che ci accomunano a livello istituzionale. Quindi, Presidente, queste dittature che nascono in una maniera strana che non ci appartengono, ci vengono propinate dalla tecnocrazia, dalla plutocrazia, e dalla videocrazia, perché noi siamo costretti, qualcuno dovrebbe scrivere che oggi noi in Aula abbiamo anche una proposta oltre ad aver celebrato in due sedute così diverse il “comicidio” e la trasversalità che punisce il senso di quello che stiamo facendo.
La territorialità, caro Presidente, esprime valori che sono calati bene sulla nascita di certi territori e quindi entro nel discorso democratico. Quando lei va a Macerata, io ascoltavo in questi giorni una “trasversalità illuminata”, ma tu come voti, come non voti, perché qui siamo 4, 7, 5, 2, io ho detto “Io voto in Aula una proposta di legge che presento oggi io, che prevede le macroregioni” come dissi l'altro giorno al Presidente Spacca e l'ho messo agli atti. Oggi l'ho formalizzato in una legge e sono per il 7, 6, 7, sette regioni a Nord, sei regioni a Centro, sette regioni a Sud. Questo significa che, visto che il Governo Monti ci sta dando il senso di quello che è questa proposta di legge, il 75% del territorio nazionale è montagna. Hanno due elementi che sono anche amministrativamente simili come territorio che va da Venezia a Bari. Immagini lei in Italia adesso, che lei ha nel cuore ma anche nella mente, c'è vento da queste parti, lei pensi a quel territorio che va da Venezia e scende sotto. Quindi Venezia, Bari, Genova, Reggio Calabria, in mezzo c'è la spina dorsale della nostra nazione cioè c'è quella montagna che è dimenticata, e qui lo dico al mio Presidente che poi porteremo anche nel contesto della legge a capire di cosa si parla. Quindi dalla protesta alla proposta, perché oggi noi, come disse Adolf Loos “parole nel vuoto” stiamo facendo qualcosa, a spese della nostra Regione Marche, che non avrà riscontro anche se c'è l'illusione di quella libertà, perchè ci dicono che prenderanno in considerazione le deroghe. Allora c'era la febbre estiva, come giustamente ricordava il collega Consigliere Natali, la trilogia ciccantiana a Macerata, Macerata capoluogo, sostengo, ad Ascoli va bene la legge, e a Fermo la famosa Provincia a due teste. Teste di Provincia.
Presidente noi che siamo ormai, diciamolo, nella fase della rottamazione, però mi da fastidio dirlo, oppure della formattazione, è una terminologia che non mi appartiene e mi dà fastidio sinceramente, perchè io dico che l'uomo nasce libero, nasce con la sua capacità e la sua intelligenza di percepire le istituzioni in difficoltà e di fare delle proposte, che si chiamano proposte di legge, ad legem, quindi, lei Presidente può capire bene che l'epoca degli stravolgimenti sociali, consente un tempo per tutto. Oggi è il tempo della proposta, perché la proposta la stanno facendo, la viviamo in questi giorni, ed è già uscita male, perché c'è qualcuno che decide a prescindere e quel qualcuno non è frutto di quella novità tecnocratica che meriteremmo come italiani, ma è semplicemente il garante di questa situazione che ci piove addosso e che ci vede tutti soccombere, che riguarda il grande potere finanziario globalizzato.
Nessuno attacca le banche, figuriamoci se l'attacca Umberto Trenta, ma credo che neanche lei nel suo alto ruolo di Presidente potrà attaccare questo discorso. Ma lei valuti bene e la battuta del Pancrazio padano quando parla dei porti, eccetera, e dica che il Presidente Spacca ha già mosso, in tal senso, una novità legislativa del territorio amministrato che amplia il discorso andando nella macro regione Jonico Adriatica, inclusa però la macro regione Mediterranea. Avremmo modo, tra non molto, di confrontarci, ma non qui, a Bruxelles e capirà anche lei perché questa legge deve prevedere necessariamente quello che c'è scritto in queste pagine. Vada a leggere, perché il Presidente vacanziero, che pensava di scimmiottare, tra di voi nelle varie componenti interne, ci si confronta anche idealmente, ripeto, una preghiera, l'arroganza è incompatibile con l'ironia, però l'ironia nel teatro greco era una grande forma di intelligenza istituzionale e se vogliamo questo per nascita ci appartiene.

PRESIDENTE. E' difficile parlare dopo il Consigliere Trenta. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Io esordirò con il mio breve intervento facendo, innanzitutto, una considerazione un po' polemica sul fatto che questo Consiglio regionale sta diventando veramente un fenomeno singolare, perché quando si tratta di assumere delle responsabilità è un organo che riesce sempre a schivarle, una volta le delega alla Giunta in bianco, una volta aspetta un provvedimento del Governo, un’altra volta aspetta una sentenza della Corte Costituzionale ed il paradosso è che oggi noi vogliono assumerci una responsabilità laddove non ci viene richiesta ma, soprattutto laddove, come diceva il Consigliere Bugaro, probabilmente hanno già deciso.
Quel che è più singolare di tutto questo dibattito, ai limiti della psichiatria, è una totale mancanza di percepire la realtà dei fatti, vorrei ricordare, ricostruire quanto segue sulla scia, trasversalismo per trasversalismo, mi sia consentito, dell’intervento del Vicepresidente Petrini che mi è sembrato l'unico in rotta con quelli che sono i fatti.
Innanzitutto in Italia c'è un dibattito, non occasionale, sui costi della politica ma anche sui costi dello Stato. Da più parti il dibattito in questi anni è stato quello di tagliare, tagliare il numero dei Consiglieri, togliere i vitalizi, ma anche chiudere enti che oggi vengono considerati troppo costosi e di non utilità per i cittadini.
Occorrerà chiudere le Province, la realtà politica dei fatti è che l'ultimo Governo Berlusconi non riuscì ad attuare quanto inserito nel programma del Pdl, cioè l'abolizione delle Province, perché la Lega Nord, che faceva parte della nostra allenza, si impuntò, probabilmente non da sola, per correttezza bisogna dire che ci fu anche qualche Presidente di Provincia ovviamente del Pdl che si impuntò. Adesso non voglio recitarvi la parte che il Pdl era il partito maestro su questa scuola di pensiero, (…) ovviamente Alemanno è stato il primo a fare inserire nel programma l'abolizione delle Province e il Governo Berlusconi non riuscì in questa impresa. Perché si è arrivati alle riduzioni e agli accorpamenti quando è arrivato il Governo Monti? Perché il Parlamento non aveva alcun tipo di maggioranza di iter costituzionale per fare il grande passo, non ce l'aveva il Pdl spaccato al suo interno, non ce l'aveva il PD, che ovviamente non aveva ragionamenti unanimi. Nella realtà dei fatti si passa a dare il segnale ai cittadini, questo processo di chiusura, è un fiume inarrestabile, chi fa finta di niente, non ha intenzione di continuare a far politica parlando con i cittadini, è un fiume inarrestabile, in piena che non prevede solo la chiusura delle Province, il prossimo organismo in discussione se non si ritrova una dialettica popolo- rappresentanza politica sarà la Regione, ma non la scamperanno neanche i parlamentari.
E' opinione diffusa fra i lettori di destra, di centro, di sinistra, partitici che si debba ridurre il numero dei parlamentari, che vada chiuso un ramo del Parlamento, questo fiume in piena è l'antipasto, non siamo alle conclusioni, siamo all'inizio della cena. Il processo continuerà con la prossima legislatura parlamentare, la speranza è che nella prossima legislatura parlamentare sia la politica ad anticipare questo fiume e ad offrire soluzioni in questo senso.
Lo dico molto francamente, io ad esempio auspico che in Italia esista un organismo locale che non sia nè la Provincia, nè la Regione, che sia veramente rappresentativo di una realtà geomorfologica e politica, qualcuno parlava delle montagne, nelle Marche basterebbe un dipartimento montano per gestire i problemi dalla Provincia di Pesaro alla Provincia di Ascoli. Questo è un dibattito che io spero ci sia. Il Consigliere Ricci diceva che questo è un dibattito importante è importante se darà degli sbocchi politici.
Oggi noi ci ritroviamo, e riprendo un ragionamento che non si può far finta che non esista, e stiamo dibattendo per dare, tardivamente, un parere a un Governo. I cittadini delle Marche devono sapere che le istituzioni marchigiane sono state lente e forniscono un parere al Governo laddove fra due giorni uscirà un provvedimento scritto con la soluzione. Va anche detto ed è singolare che un Consiglio regionale fatto da 43 Consiglieri che prendono un'indennità per dare anche questi pareri, si debba travestire attraverso il Cal. Il Cal è il Consiglio delle autonomie locali, spaccato e non unitario e quando in politica a livello istituzionale, non partitico politico, ma istituzionale, non c'è unità d'intenti, le proposte del territorio che arrivano a Roma sono morte, sono deboli, non vengono prese in considerazione.
Quindi, quello che stiamo facendo oggi è una ritualità sterile della politica, perché andremo a riportare il fatto che per il nostro territorio non sappiamo neanche noi quello che vogliamo a livello di rappresentanze territoriali.
Allora mi viene da dire una cosa, se il fiume inarrestabile dovrà sfociare in un dibattito costituzionale, non fra tre anni ma fra quattro mesi, cinque mesi, quando verrà eletto il nuovo Parlamento italiano, a marzo aprile, allora questo Consiglio regionale dovrebbe iniziare a fare delle proposte avanguardiste, anticipatorie, di quello che dovrà fare il prossimo Parlamento italiano, invece di giocare di rimbalzo.
Prima il Consigliere Giancarli, di cui ho sempre ed avrò sempre profonda stima, diceva che il PD è stato un partito generoso, io credo che il PD sia stato un partito ingeneroso nei confronti dei suoi quadri politici, dei suoi iscritti, perché, attualmente, il responso del Cal, il responso della maggior parte delle amministrazioni amministrate dal centro-sinistra, il responso di questa Aula sarà che non esiste più una governance regionale, visto anche il trasversalismo dei maceratesi. Io invito un Consigliere di Macerata, qualunque esso sia, a fare l'eroe, a dire che la Provincia di Macerata deve chiudere. Considerati i precedenti politici mi pare che possa anche chiudere, visto che quando uno vince poi perde e vince l'altro. Ma a prescindere da questo, io credo che non ci si possa nascondere dietro un dito, il Governo fa tre Province perché è il segnale che sta lavorando alla chiusura, il secondo segnale sarà quanti soldi verranno date a queste Province. Io penso molto pochi e non c'è niente di peggio che gestire oggi enti senza avere una lira.
Credo sia necessario accettare il numero di tre, ma non basta, questa Regione deve chiedere al Governo di assumersi la responsabilità di depositare una riforma costituzionale di chiusura delle Province, a rischio di perdere la fiducia dei partiti, se Monti deve essere questo maestrino, se insegna alla politica ad essere sobria, si assuma la responsabilità di dire ai partiti che le dobbiamo chiudere. Perché se c'è una cosa che è indecente, e su questo vado a favore dei maceratesi e dei fermani, è costruire delle situazioni assolutamente ingestibili come sarà quella della Provincia Marche Sud e la cosa più assurda sarà quella di continuare ad avere provvedimenti amorfi all'interno della Repubblica italiana in senso istituzionale.
Quindi, oggi noi non dobbiamo essere né felici, né gioire non è un esempio di virtuosità questo dibattito, ma lo è ancora di meno il responso del Cal, lo è ancora di meno il fatto che ci sia un Governo che fa finta di fare le riforme, non è colpa solo del PD e del PdL, su questo dobbiamo essere onesti e molto chiari.
Diamo oggi, allora, il segnale di tagliare, ma soprattutto facciamo anche una risoluzione unitaria Presidente e lo dico anche al Governatore Spacca, con la quale diciamo a Monti di avere coraggio, di fare una riforma, di depositare un procedimento di riforma costituzionale per l'abolizione delle Province, altrimenti non saremo credibili, ancora una volta, ma questa volta per colpa di altri.

Presidenza del Vicepreside
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. Visto che molti me lo chiedono: ci sono ancora dodici interventi.
Ha la parola la Consigliera Ciriaci.

Graziella CIRIACI. Sul riordino praticamente abbiamo già ascoltato molto e, da quello che abbiamo appena sentito, avremo ancora molto da ascoltare, però, ci ha fatto e ci farà riflettere.
Io ed il Consigliere Cardogna, abbiamo presentato una proposta di delibera la numero 16 il 10 di ottobre perché ascoltando anche gli indirizzi che sono stati dati dal Governo Monti in base al riordino, quelli di un risparmio e di un riordino che non potesse avere delle deroghe, ci siamo quasi sentiti obbligati nel presentare questa nostra proposta a tre Province.
Oggi abbiamo avuto la sensazione che le tre Province non fossero l'obiettivo finale, ossia l'indirizzo del Governo non era l'obiettivo finale. Ci siamo trovati con una proposta a quattro Province ed io mi permetto, nei confronti di questa, di essere critica anche se all'interno del mio partito così non è, perché noi siamo rappresentanti del territorio ma non tutti siamo d'accordo su questa decisione, sulla delibera successiva.
Il riordino a quattro province significherebbe un dispendio assolutamente immotivato, e se fossero quattro allora mi permetto di dire lasciamo cinque perché non vedo dove possa esserci un risparmio o un adeguamento territoriale.
Altra osservazione che vorrei fare su questa decisione che stiamo prendendo oggi, e che ho sentito soprattutto nei primi interventi, la non vicinanza del territorio e dei cittadini a questo momento, alla decisione che stiamo prendendo. Così non è i cittadini sono assolutamente attenti, questo ce lo dimostrano i comitati che certe volte ci sostituiscono, i comitati che vogliono dire la loro perché il cittadino spesso si sente non ascoltato.
Nel nostro territorio, la battaglia per costituire la Provincia di Fermo è stata molto forte ed è durata degli anni, noi abbiamo avuto un comitato forte, ma abbiamo avuto sollecitazioni forti trasversali.
Ho condiviso pienamente, e questo conferma la trasversalità, l'intervento del Vicepresidente Petrini, che diceva che comunque noi dobbiamo dare una svolta, dobbiamo dire che qualcosa è cambiato e sta cambiando, non possiamo fossilizzarci sui territori e sul nome della Provincia ma dobbiamo allungare lo sguardo e guardare qualcosa che ci coinvolgerà domani. Dobbiamo guardare a che cosa sarà dei nostri servizi, dei dipendenti, del personale, di come verranno ristrutturate le Province, questo non ce lo siamo chiesti e sinceramente dico, includendo anche me, siamo stati veramente piccoli nel gestire il problema, con un nome, con un numero, senza dare una prospettiva futura. Non ci siamo chiesti come saranno queste Province e come si gestiranno queste Province.
“Il Corriere della Sera” e “Il sole 24 Ore”, che è stato più volte nominato, sembra abbiano già deciso per noi, sono legittimati a parlare, perché noi avendo proposto, avendo fatto e sostenuto in più sedi, proposte diverse, non abbiamo dato un indirizzo serio.
Sollecito, allora, i colleghi a votare questa nostra proposta di delibera a tre affinché la decisione del Governo, di risparmio, possa essere, perlomeno, presa in considerazione e seguita. Sollecito, ancora, questo consesso a riflettere seriamente su quelle che saranno le gestioni, su quelle che saranno le divisioni. Ho letto che per la Provincia di Modena e Reggio Emilia, che si verrà a costituire hanno già deciso dove sarà la sede politica, la questura, la motorizzazione. Sede politica a Modena, questura e motorizzazione a Reggio. Parliamo di pianificazione, cose che noi oggi non abbiamo fatto. Concludo dicendo cerchiamo di far sì che le Province siano tre, seguendo l'indirizzo del Ministero e l'indicazione per una diminuzione delle Province, oppure addirittura, così com'è stato proposto dalle Consigliere Romagnoli e Ortenzi, due.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Carloni. Rinuncia?

Mirco CARLONI. Non voglio rinunciare perché la proposta di deliberazione 14, secondo me non serve a mantenere una coesione sociale, com'è stato detto, perché oggi tutto sembra tranne che un Consiglio regionale.
Questa è l'Assemblea delle Marche e in questo nome al plurale oggi c'è una manifestazione di quanto siamo diversi su questo territorio, non c'è unità di intenti, non c'è un'Assemblea legislativa di una Regione, va in scena un Consiglio delle Marche in cui ognuno rappresenta un territorio, un'assemblea talmente pluriforme, che di fatto, non è un corpo unico di un’istituzione. Questo è l'elemento che si registra oggi.
Ho sentito con piacere la Consigliera Romagnoli fare una proposta sensata, cercare di non arrivare a questo voto con cinque proposte sul tavolo, evitare questa brutta figura che stiamo facendo tutti. Non c'è stata unità di intenti al Cal, così come non c'è stata unità di intenti in Commissione affari istituzionali, evitiamo, allora, di spaccarci nel voto facendo una conta che rischia di essere soltanto a danno dei cittadini.
Fermiamo i lavori se serve, troviamo una risoluzione unica, e mi sembra che ciò che ha detto il Vicepresidente Petrini sia la più intelligente, quella più sostenibile. Evitiamo, quindi, questa brutta figura, anche in considerazione, come è stato detto, che il Governo ha deciso e che c'è già un decreto alla firma, per cui questa discussione risulterà inutile. Quanto meno non diamo un’immagine all'esterno di totale divisione territoriale e istituzionale. Non siamo nemmeno in grado nemmeno di fare una proposta, abbiamo visto cinque proposte, alcuni chiedono una partenza dal basso, come ho sentito dire ai Consiglieri Comi e Ricci, ma come si fa a pensare che ci possa essere una partenza dal basso quando dal basso ognuno difende i suoi interessi. E’ come chiedere ai capponi se vogliono festeggiare Natale! E’ impossibile!.
Questa è una decisione da prendere con senso istituzionale, da un’Assemblea legislativa e non dai Consiglieri delle Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. E' chiaro che siamo di fronte a un pasticcio giuridico, legislativo ed anche politico. Perché le Province sarebbe stato necessario abolirle tutte oppure nessuna. Siamo qui di fronte ad una guerra tra poveri, a cui ci costringe questo riordino, guerra tra poveri che, in quest’Aula, stiamo celebrando.
Io ho fatto una proposta diversa, una proposta di rinuncia, non di abolizione, attenzione, ma di rinuncia da parte della Regione Marche a istituire le Province al proprio interno, perché si tratta di una piccola Regione con solo un milione e mezzo di abitanti, si tratta di una piccola Regione anche come territorio.
La mia proposta prevede che gli uffici e i servizi provinciali vengano mantenuti o dislocati equamente su tutto il territorio regionale, quindi, non ci sarebbe nessun problema di lontananza per i cittadini, per quei pochi, tra l'altro, che utilizzano i servizi provinciali, e si potrebbe ovviare, nello stesso modo, allo svolgimento delle poche residue, marginali funzioni che comunque l'ordinamento giuridico lascia alle Province.
La proposta di riordino è giuridicamente compatibile con quanto prevede il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione laddove nelle istruzioni per l'uso, i tecnici ci danno anche le istruzioni per l'uso, perché noi siamo deficienti ed abbiamo bisogno di istruzioni, si specifica che il riordino può essere sia di tipo obbligatorio, sia di tipo facoltativo e nell'ambito di quello facoltativo si basa la mia proposta. Il riordino facoltativo riguarda le attuali Province che comunque raggiungono già i citati requisiti. Quindi, giuridicamente noi abbiamo la possibilità legittima e costituzionale, non certo di abolire le Provincie perché non è compito nostro, e poi comunque c'è la previsione costituzionale, di rinuncia ad esercitare un potere sulla base di quanto prevede il riordino facoltativo che gli stessi tecnici hanno avuto il buon gusto di indicarci.
Devo dire che i tre partiti che sostengono il Governo Monti: PD, PdL e UdC a cui voi colleghi vi rifate, l'80% di questa Aula fa parte di questi tre grandi partiti, condividono in sostanza la mia proposta e, quindi, paradossalmente, io che non faccio parte di questi partiti sono l'unico ad aver fatto una proposta che a livello nazionale è da anni proposta dai vostri partiti.
Io ricordo molto bene che il Governo Berlusconi nel 2008 aveva in programma l'abolizione delle Province e tra l'altro anche lo stesso Governo Monti si era espresso in questo senso nel proprio programma e aveva anche fatto i primi atti. in questo senso. Ricordo che ci fu un grande un movimento “non serve, non voto” fu promosso dal giornale “Libero” già nel 2007, 2008, tra l'altro nel 2011, quando mi sono candidato a Presidente della Provincia di Macerata, al primo punto del programma avevo messo abolizione della Provincia. Contribuire dal basso ad abolire una, anche la mia Provincia, tutte le Province, ovviamente, far parte di questo movimento che da anni chiede l'abolizione delle Province.
Le Province esistono da 150 anni, ricordo solo che sono l’eredità del sistema centralistico napoleonico, dello stato post napoleonico francese che era ed è tutt'ora, fortemente centralistico, e le Province furono trasposte di fatto nell'ordinamento giuridico italiano come longa manus dello Stato centrale, questa è l'origine delle Province.
Ricordo solo che nella mia città dove sono cresciuto che è Milano, nel 1915 il Sindaco di Milano che era Presidente dell'Anci scrisse che le Province erano buone allora, nel 1915, solo per i matti, solo per i manicomi e le strade, perché quella volta si occupavano anche dei manicomi, quindi, già a quell'epoca è anche prima si discuteva sull'utilità o meno delle Province stesse. Ricordo a tutti che le Regioni sono nate nel '70, operative nel '75 e quindi sono state per trent'anni in naftalina rispetto alla previsione costituzionale e questa ha favorito un'ulteriore, enorme affidamento di compiti e responsabilità alle Province.
La mia proposta, quindi, è quella di rinunciare alle Province, questo sarebbe un atto di coraggio, altro che quattro, altro che tre, altro che due, rinunciare alle Province farebbe fare una grandissima figura alla Regione Marche, farebbe fare una grandissima figura anche al nostro Presidente. Questo si sarebbe un atto di coraggio. Un atto che ci qualificherebbe in senso positivo rispetto a tutte le altre Regioni che, invece, in qualche modo sono li che resistono alle tentazioni e alle volontà localistiche, campanilistiche dei partiti politici che non riescono a digerire quella che è l'impostazione nazionale dei loro stessi partiti.
Ho sentito delle cose un po' strane, da parte di alcuni colleghi devo dire, naturalmente la mia proposta di rinuncia non arriverà neanche al voto perché abbiamo deciso che si partirà dalla quarta, dalla terza, dalla seconda, quindi non mi illudo, ma sarebbe bellissimo se ci fosse un sussulto di dignità e di orgoglio finalizzato a far ritirare, dai proponenti, le proposte di delibera a quattro province, a tre ed a due e si votasse la mia, penso che ritroveremo una serenità e una grande dignità non solo a livello regionale ma nazionale.
Ho sentito poi delle cose stranissime, veramente, mi colpisce quando sento dire da un collega, da alcuni colleghi non solo uno, che i partiti in questo caso non sono stati capaci di fare sintesi. Sono tutti, i vostri partiti, lacerati da appartenenze territoriali. Ma come mai in questo caso non siete stati capaci di fare sintesi? Mentre invece la settimana scorsa PD e UdC sono stati bravissimi a fare sintesi sul biogas, come mai fate sintesi sui comitati d'affari dei bio speculatori e non siete capaci di fare sintesi su queste cose? Me lo chiedo.
Ho sentito, poi, anche un'altra cosa che veramente mi ha incuriosito, sentire dire da un collega del PD: “Il PD delle Marche ha ceduto sovranità al sistema delle autonomie”. Ma come la settimana scorsa avete ceduto sovranità PD e UdC ed anche il Presidente al sistema dei comitati d'affari del biogas, adesso avete ceduto, cedete un'altra volta, ma siete veramente generosi, io non so come apprezzare questa magnificenza, questa volontà liberale proprio di cedere tutto, tranne i soldi, evidentemente, dei comitati d'affari.
Allora il mio invito è trovare coraggio, trovare dignità a livello locale, a livello regionale e anche nazionale, invito i presentatori delle proposte di delibere che portano a quattro provincie, a tre, a due a ritirarle e a votare la mia proposta di delibera che prevede rinuncia alle province. Zero province, andremo agli onori della politica e della cronaca nazionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Busilacchi.

Gianluca BUSILACCHI. Anch'io pochi minuti perché il dibattito è molto lungo e credo che ci siano ancora altri interventi.
Come alcuni colleghi che mi hanno preceduto, intervengo con un certo imbarazzo in questa discussione, si è detto che è una discussione inutile, perché è già stato deciso, che è una discussione falsa, qualcuno ha parlato di teatrino, lontana dai cittadini, io credo che sia soprattutto una discussione sbagliata, sbagliata nel metodo e nel merito perché il riassetto della forma dello Stato non si affronta a colpi di mano e non si affronta a colpi di decreto.
Nell'epoca della politica seria il riassetto della forma di Stato si sarebbe affrontato con un'Assemblea costituente, che avrebbe discusso in modo organico, non solamente nel metodo ma anche nel merito, il ruolo delle Regioni, il ruolo delle Province, il ruolo degli 8.092 Comuni italiani, il ruolo dei due rami del Parlamento.
Allora questa sarebbe stata una discussione che mi avrebbe appassionato, perché avremmo discusso della forma di Stato in modo organico. I
Mi permetto, quindi, una considerazione più generale.
Credo che su questo aspetto, ma anche su altri, la politica stia abbassando la testa al Governo tecnico e ad alcune campagne mediatiche, senza l'adeguato coraggio di reagire con una proposta coraggiosa e ferma. Spesso parliamo dell'antipolitica e io credo che in questa assenza di reazione stiamo tirando fuori il Grillo che è in noi, ancora non c'è in quest'Aula una rappresentanza del Movimento cinque stelle, ma già stiamo tirando fuori un pezzo del Grillo che è in noi.
Su questo tema importante, c'è un dibattito svuotato, che è orientato esclusivamente da due parametri secchi e che configura una scelta già presa da questo Governo. Visto che parliamo di questo, ci dobbiamo misurare su questo, io provo a dire la mia.
Io credo che di fronte a questo contesto così limitativo, la cosa migliore, probabilmente, sarebbe stata, per tempo, come è stato fatto in altri territori, studiare una proposta seria, equilibrata, anche innovativa e riformatrice, anche coraggiosa che chiedesse un sacrificio di tutto il territorio, perché noi non possiamo chiedere, di fronte ad una situazione come questa, sacrifici solo ad un pezzo di territorio. I sacrifici li fanno tutti oppure è evidente che non si riesce ad arrivare ad una soluzione di equilibrio. Allora io credo che l’unica proposta che poteva avere queste condizioni era una proposta a due Province, che poteva essere equilibrata dal punto di vista territoriale, che poteva essere interessante, nel momento in cui la Provincia assume meno competenze, nell'assicurare una governance più ampia e nel ridisegno indiretto di alcuni servizi. Era una proposta molto coraggiosa. A quel punto tutti erano messi in discussione. Io sono anconetano dalle proposte a tre o a quattro non avrei nulla da eccepire, nulla viene toccato, ma mi rendo conto che non è possibile pensare di toccare solamente gli altri.
Io credo che quando avremo a Nord delle Marche la mega Provincia della Romagna: Ravenna, Rimini, Forlì, Cesena, questa Provincia sul piano politico rischia di esercitare un ruolo che potrebbe schiacciare il nord delle Marche. Quindi, credo che con coraggio si doveva pensare anche in un'ottica di concorrenza dei territori, ad un ridisegno coraggioso. Io la sosterrei anche qui, ma mi rendo conto che non c'è stato il tempo per dare a questa proposta la forza che merita. Non c'è stato il tempo per dargli la serietà, e la forza che merita, sia dal punto di vista del merito che della costruzione di un ampio consenso. Non si costruisce una città in un giorno e mi rendo conto che la soluzione che avrei preferito non si può improvvisare, se non in modo poco serio.
Guardo, quindi, alle due proposte che oggi sono realmente in campo, più solidamente in campo, la proposta a tre, che è solida perché è quella di Governo, e la proposta a quattro che è quella che storicamente ricalca l'assetto delle Marche e che viene suggerita dal sistema delle autonomie locali.
Io per due ragioni preferisco quella quattro. Ritengo che quella a tre sia una proposta squilibrata, dove di fatto un pezzo di territorio è sottoposto ai dettami e ai vincoli di una scelta del Governo e, quindi, costretto ad una riforma degli assetti territoriali e un altro pezzo di territorio no. Noi, comunque, abbiamo atteso il Cal, quindi, bisogna avere anche grande rispetto istituzionale, io credo, della proposta del Cal.
Voterò la proposta a quattro, devo dire con molti se e molti ma, che derivano da due ordini di ragioni. Primo: questa proposta non accoglie fino in fondo la proposta del Cal, perché il Cal parlava anche di un ridisegno del territorio e in questa proposta non è contenuto e, poi, così formulata, rischia di non essere accolta dal Governo. Semplifica un po' poco, però, ricalca, tutto sommato, l’assetto storico della nostra regione. Quindi, sebbene non mi entusiasmi, la ritengo, detto in modo molto brutale, la meno peggio tra quelle in campo. Qualora questa proposta non ottenesse la maggioranza dei voti mi riserverò, come hanno detto anche alcuni Consiglieri che mi hanno preceduto dalle file del mio gruppo, di valutare altre proposte.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Acquaroli.

Francesco ACQUAROLI. Dagli innumerevoli interventi che mi hanno proceduto, solo emerse praticamente delle visioni diverse e contrastanti. Tutte interessanti ed organiche ad una discussione che meriterebbe ben altri palcoscenici e ben altri tempi di riflessione, come giustamente diceva il collega che mi ha proceduto.
Una riforma così importante deve essere, comunque, inserita in una riforma istituzionale, sicuramente, più ampia e complessa, che non riguarda territori di Province e di Regioni marginali come la nostra nell'economia di un territorio nazionale e in un momento in cui l'Europa è l'ente e il punto di riferimento che deve guidarci un po' tutti e, forse, in maniera migliore.
Vorrei che in questa discussione cercassimo di proiettarci con la consapevolezza che quello che discutiamo, non lo facciamo in riferimento alla prossima campagna elettorale o alle prossime campagne elettorali locali, ma lo facciamo per cercare di dare un senso a tutto il nostro territorio regionale. Mettere in discussione il modello Marche sicuramente è importante, metterlo in discussione da parte di chi questo modello l'ha costruito e da parte di chi, in qualche maniera, fa opposizione a questo modello. Criticarlo, cercando di dare anche un’ alternativa. E’ una questione di ruoli ma non credo che riguardi più di tanto la discussione odierna.
Di fatto noi dovremo cercare oggi di garantire a tutta la Regione Marche, a tutto il nostro territorio regionale, a tutte le nostre Province un senso. Un senso che vada contestualizzato in un decreto che io personalmente contesto e non riconosco valido, perché tagliare e fare riforme in questa maniera ha una percezione sui territori e nelle istituzioni locali che ci porta ad essere praticamente azzerati e ci fa essere inutili rispetto alla politica nazionale.
Per questo io ritengo che la discussione che si è fatta in questi mesi, nel Cal, nei territori, è una discussione che è fuori dal tempo, perché i cittadini, le associazioni di categoria, non riescono a comprenderci bene. La demagogia arriva a voler far chiudere tutto e tutti, non solo le Province, le Regioni, diminuire un ramo del Parlamento, diminuire i Deputati. E’ una discussione veramente fuori dal tempo e si interviene male, perché da una parte c'è chi soffia e dice: “Dobbiamo toglierle tutte” ed io sinceramente mi schiererei da questa parte, dall’altra c’è chi dice facciamo una riforma sensata, forse le Province oggi sono un ente da ristudiare, da rivedere e a cui dare una funzione amministrativa, non più di programmazione dei territori. C’è anche chi dice che non si può fare, giustamente secondo me, una riforma di questo genere semplicemente accorpando Macerata, Fermo ed Ascoli, mentre Ancora e Pesaro rimangono. Si crea chiaramente un discrimine, perché chi deve programmare su un territorio, che racchiude tre Province, ha una discriminante negativa rispetto a chi resta invariato. Anche la spending rewiev posta in questa maniera non è credibile e credo sia una riforma, una fase di politica nazionale e di scelte del Governo che penalizzi la politica stessa, la credibilità delle istituzioni e cavalchi semplicemente un consenso dovuto ad un giustizialismo che, oggi, contro la politica è forte. Motivato anche dal fatto che la politica non ha fatto niente. E’ giustizialismo, noi lo sappiamo bene, e porta ad un danno, forse, maggiore di quello che si avrebbe avuto se non si fosse toccato nulla.
Sicuramente un aspetto va colto di questa fase: la sburocratizzazione della vita di questo paese. E’ un elemento essenziale e penso che tutti i partiti, a tutti i livelli, lo riconoscano. Credo che creare dei programmi più snelli, più attinenti alle problematiche dei territori e al momento debba essere un elemento cardine della vita di tutti i partiti, di tutti coloro che fanno politica, da eletti o da quelli che vorranno farla.
Per questo penso che le Province debbano essere sicuramente ridiscusse e in questa fase, credo, che l’occasione si sia persa. L'hanno persa i partiti a livello nazionale, per cui ad ogni assemblea hanno una visione diversa a secondo di dove si trovano, l'hanno perso i vari consessi istituzionali autorevoli, a cominciare dal Parlamento che lascia a noi una scelta che dovrebbe essere compiuta in maniera forte dal Parlamento e dal Senato, lascia, anche sotto questo punto di vista, ad un Governo tecnico, un ruolo profondamente politico. Quindi, questa fase di discussione e di dibattito non ha premiato chi in qualche maniera crede nella politica ed anzi mette carne al fuoco a chi crede e pensa che la politica sia qualcosa di passato da consegnare agli archivi storici.
Vado ora al punto di quello che è il mio pensiero. Io sono, come ho detto prima, per la soppressione delle Province. Questa è una mia visione personale, però non voglio creare delle discriminanti, non sono favorevole a che si crei nel sul delle Marche una macroprovincia e resti tutto invariato nel nord. Non sono per togliere ai territori del sud delle Marche le loro peculiarità. Credo che la tutela del territorio parta dalla politica, parta dagli enti più vicini ai cittadini, parta dalla partecipazione alle istituzioni e dal saper portare nelle istituzioni quello che il proprio territorio rappresenta. Mettere insieme in questa maniera, in questo contesto, tre Province come Ascoli, Fermo e Macerata, rinnegando, tra l’altro, un percorso che ha portato poco tempo fa Fermo ad esser Provincia, sia profondamente sbagliato e sia insensato rispetto a tutto quello che è stato fatto fino ad oggi. Per questo mi schiero, in questo contesto, per le quattro Province, non credo sia la soluzione migliore, credo sia una toppa ad una riforma necessaria a tutto il paese nazionale. Però, credo che, rispetto al progetto che si vuole perseguire: che non ha senso, che vuole tagliare con le forbici, che non è frutto di una discussione, ma di irresponsabilità, demagogia e propaganda, credo che le quattro Province sia la soluzione che garantisca più equità, più equilibrio, e più corrispondenza alla situazione reale nella nostra regione.
Per questo voterò convinto, rispetto alla situazione attuale ma non rispetto a quelle che sono le reali esigenze del nostro paese, la proposta delle quattro Province.

PRESIDENTE Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Molte cose sono state dette, sono l’ultima a parlare tra i colleghi del mio territorio, del territorio della nuova “Provincia di Fermo”, già in fase di eliminazione.
Potrei, tra i tanti interventi che ho ascoltato, sottoscrivere il ragionamento completo che ha fatto il collega Busilacchi, per i motivi che adesso riporto, sarò molto breve.
Prima l’Assessore Giannini diceva: “Qual è la dimensione ottimale? Come dobbiamo ragionare?” Io credo che da parte del Governo, prima di promuovere un riordino delle Province in tempi così affrettati, così veloci ed anche in maniera superficiale, questo mi sia consentito dirlo, si sarebbe dovuto centrare una riflessione, un ragionamento sulle funzioni di questi organismi, che poi diventeranno organismi di secondo grado. Non si è ragionato assolutamente per capire a che cosa dovevano servire, che cosa dovevano fare e come farlo nel miglior modo possibile. Lo spirito sarebbe dovuto essere questo, purtroppo.
Ci troviamo ad occuparci in tempi celeri e brevi di come dividere un territorio regionale che giustamente, con orgoglio, il Presidente Spacca ma anche il Consiglio, definiscono un territorio in cui vive una comunità coesa, anche nei tentativi e negli sforzi di arginare le difficoltà e i problemi.
Non so se voi, oggi, avete avuto modo di vedere oltre “Il Corriere della Sera” un altro foglio che riporta la notizia che le Marche, insieme ad altre due Regioni, non ha “impicci” di sorta ma non voglio entrare nel merito delle varie questioni giudiziarie ed altro.
Siamo, come dire, intonsi, questo significa che non ci sono nemmeno state e non ci saranno lacerazioni tra di noi, perché abbiamo ritenuto, e di questo va dato atto anche alla minoranza, di non fare un'opposizione viscerale e comunque a prescindere. Le difficoltà ci sono state su tante questioni, voglio solo ricordare l'ultima seduta del Consiglio, ma per il resto abbiamo cercato di mantenere nella marcia tutti lo stesso passo, per il bene della nostra comunità. Questo è di grande orgoglio, e allora il derby che oggi si registra in quest'Assemblea è soprattutto tra territori, sono evidenti le posizioni trasversali, ma io non mi scandalizzo per questo, perché dietro ogni posizione c'è un’istanza, una riflessione, la volontà di rappresentare un territorio che ha il diritto di dire la sua, come io in questo momento non lo farò per il fermano ma lo hanno già fatto la Consigliera Romagnoli, la Consigliera Ciriaci, il Vicepresidente Petrini e la collega Malaspina, quindi non mi ripeto.
Lo spirito di questa legge sarebbe dovuto essere diverso, avrebbe dovuto comprendere il riordino e l'accorpamento delle funzioni, ora, invece, siamo qui a discutere e a dividerci sulla questione delle possibili deroghe, su quale territorio salvare a scapito di un altro. Stiamo attivando un esercizio di forza che non serve proprio a nessuno. Siamo arrivati ad una situazione di grande confusione perché comunque la si giri non c'è stata una possibilità di sintesi in nessun luogo. Tra l'altro, l'ho detto prima, mi sarei aspettata dal Cal un ruolo diverso, che è quello proprio di questo organismo, un ruolo ed una capacità non dico di fare sintesi, perché probabilmente in quei momenti sarebbe stato impossibile, ma di offrire a questo Consiglio qualcosa di più e di diverso.
La Commissione, lo sapete, non ha raggiunto la maggioranza e, quindi, una proposta unitaria o a maggioranza non è arrivata. Anche in altre Regioni risulta esserci una realtà molto variegata, molto differenziata. Se noi dovessimo andare con la richiesta di deroga, con una posizione che va contro la legge o come diceva prima il Consigliere Massi extra legem, non offriamo al governo una possibilità chiara di valutazione delle diverse situazioni regionali.
Noi siamo tenuti credo a non vanificare, e lo voglio ribadire con forza, il lavoro che il Governo di questa Regione sta sviluppando in un momento di grande difficoltà economica e sociale,. Noi parliamo in questa Regione ed operiamo in relazione alla internazionalizzazione, il nostro Presidente più volte si è speso per far capire quanto sia importante questo segmento dell'attività della Regione. Cerchiamo di non vanificare tutto questo e soprattutto cerchiamo di non vanificare i tentativi che la Giunta di questa Regione sta attivando per intervenire su più fronti, a partire dal sostegno alle famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese, alle piccole e medie imprese, che tutti sappiamo, soffrono particolarmente e chiudono ogni giorno di più, ai tanti, troppi giovani che sono senza lavoro, per tutto questo e in relazione a tutto questo, il dibattito di oggi dovrà, al di là poi del voto, io voterò contro la proposta a quattro e poi dirò anche di quella a due che abbiamo presentato, dopo di questo, dopo il dibattito di oggi si dovrà preventivare e si dovrà discutere delle funzioni che con il riordino e con la riorganizzazione dovranno essere individuate.
Prima non ricordo chi, parlava anche della questione del personale, io credo che oggi chi ha la possibilità di lavorare in un ente pubblico si possa ritenere fortunato, ma lavora anche tra tante difficoltà e credo che anche di questo noi ci dovremo occupare perché sono lavoratori che hanno bisogno di capire quello che andranno a fare nel luogo dove svolgono la loro funzione. Quindi, ripeto, funzioni vere non solo amministrative per uno sviluppo concreto di un territorio che ha bisogno di una attenzione molto forte.
Credo, infine, che attuare le riforme in questo modo, senza una prospettiva chiara, definita, riconoscibile, non sia la maniera migliore per raggiungere un risultato, che sia non solo di semplificazione banale e di poco spessore, quindi, non solo semplificazione del sistema dell'architettura istituzionale, ma di più, occorre fare molto di più con i contenuti che guardano a questioni sostanziali come l'economia, la questione sociale, la tenuta sociale e tutto ciò che è legato ad una funzione come quella che le future circoscrizioni provinciali dovranno fare con le istituzioni più alte.
Allora, ripeto, non può essere una partita di calcio, un derby, stiamo facendo discussioni, certo necessarie, però, che siano propedeutiche ad allargare un ragionamento e un lavoro che dobbiamo fare per il territorio.
Ritengo che la Commissione abbia fatto un lavoro utile e se i colleghi Consiglieri fossero venuti qualche volta in Commissione, avrebbero avuto questo report, questo studio sul territorio che è stato fatto in relazione alla superficie, alla popolazione, ai Comuni divisi per Province. Uno studio sulla viabilità, le infrastrutture, i distretti Asur, i rifiuti e le discariche. Questo lavoro di studio lo hanno fatto gli uffici, che io ringrazio, lo abbiamo fatto in Commissione e da questo dovremo ripartire.
In ultimo voglio spiegare perché ho presentato insieme ad alcuni colleghi la proposta a due Province. Poi, magari, chiederò al Presidente se ci si può fermare un attimo per provare in Commissione a fare una sintesi o comunque ragionare un attimo, di nuovo insieme.
Perché la proposta a due Province? Sembrava a me ed ai colleghi una scelta coraggiosa, in avanti, il Consigliere Busilacchi non l'ha firmata ma ricordo che ha scritto sul giornale “con il cuore in avanti”, una proposta anche impegnativa però coerente anche con questo studio che è stato fatto, se qualcuno lo vuole lo possiamo anche far girare, per avviare un processo di governance della Regione, per i servizi, per la semplificazione e l'organizzazione, funzionale allo spirito della legge ma soprattutto al bene di questa comunità

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Camela.

Valeriano CAMELA. Come è certamente a voi noto, l'UdC nazionale nel corso di questa legislatura ha più volte proposto l'abrogazione delle Province per via costituzionale e, in subordine, una loro forte riduzione con i limiti di soglia minima di popolazione non inferiore ai 500.000 abitanti.
Dopo diverse infruttuose votazioni al riguardo, nonostante che anche i programmi elettorali del PdL e del PD per le elezioni politiche del 2008 fossero espressi in tal senso, è sempre venuto a mancare il coraggio di avviare azioni legislative coerenti in sede parlamentare.
Finalmente il Governo Monti, prima con il decreto legge 301/2011 e poi con il decreto legge 95/2012 ha avuto la forza di rivedere il ruolo delle Province alla luce del nuovo Titolo V della Costituzione.
Con questi provvedimenti si può senz'altro dire che ci si sta avvicinando a quelle aspettative di riforma delle Province proposte dall'UdC.
L'articolo 17 consegna oggi a questo Consiglio regionale un ruolo importante, quello di formulare al Governo una proposta di riordino delle sue cinque Province, secondo i ben noti criteri dei requisiti minimi di popolazione e superficie.
La stessa norma citata affida al Cal regionale la competenza per formulare una ipotesi di riordino, e a questo Consiglio una proposta, che potrebbe recepire o meno quanto deciso dallo stesso Cal. Ne deriva, quindi, che questo Consiglio regionale potrebbe anche deliberare diversamente dal riconoscimento della Provincia di Macerata così come ipotizzata dal Cal.
Anch’io, in coerenza con il voto parlamentare dell'UdC e del dettato della norma, ha sostenuto la linea dell'autonomizzazione della Provincia di Macerata per le tante ragioni che i maceratesi hanno più volte vantato, soprattutto perché vi vedevo un più corretto equilibrio nei rapporti di forza istituzionali e nell'assetto territoriale dell'intera regione, che per oltre 150 anni, si di esso, ha costruito il suo sviluppo e il suo benessere.
Quindi non per una logica localistica, ma per una visione di insieme delle Marche, la stessa visione d'insieme che ci dovrebbe oggi guidare nei ragionamenti e nel voto.
Purtroppo, il Cal ha partorito una ipotesi di lavoro che raccoglie questa idea di assetto del territorio, ma la tradisce, scegliendo una procedura non prevista dall'articolo 17 e soprattutto basata su motivazioni politiche opposte rispetto alla scelta del Governo e del Parlamento.
Obiettivo della norma di Governo è, infatti, quello di sottoporre a riordino 64 province su 110, proponendo uno schema che appare a me sostanzialmente immodificabile.
Se così non fosse, infatti, qualora tutte le Province sottoposte a riordino chiedessero la deroga ad uno dei requisiti minimi stabiliti, la riforma verrebbe completamente stravolta, risultando inefficace e quindi non applicabile.
Voglio richiamare l'attenzione di questo Consiglio sul fatto che la decisione e gli effetti di questo riordino non attengono solo ad una questione italiana, ma rilevano conseguenze anche in ambito europeo. Infatti il provvedimento generale sulla spending review contiene il capitolo sui risparmi di spesa attesi che, seppur non quantificati, rientrano tra quelli che dovrebbero concorrere, ritengo in misura non superflua, alla riduzione del debito pubblico dal 1 gennaio 2015, in coerenza con gli impegni assunti con il fiscal compact.
La dimostrazione della bontà di questo ragionamento è insita nell'articolo 17 che, non a caso, si apre con il richiamo al rispetto degli obiettivi di finanza pubblica imposti dagli obblighi europei necessari al raggiungimento del pareggio di bilancio.
Già nel luglio scorso mi sono espresso pubblicamente in merito a questa tematica, alla luce delle proposte, le più varie, che quotidianamente emergevano dal chiacchiericcio estivo sotto l'ombrellone e non, nel nostro territorio così come nelle altre Regioni coinvolte. Auspicavo l'emanazione da parte del Governo di una circolare esplicativa, la classica circolare esplicativa, riguardo la previsione di eventuali margini di manovra dei territori rispetto ad uno schema di riordino che a me sembrava non lasciar spazio ad eccezioni, e che un recente intervento del Ministro competente ha molto opportunamente chiarito.
Quindi, non ci si illuda che il Governo possa derogare a suo piacimento, in forza di pressioni politiche, dalle finalità della riforma delle Province, chi lo pensa, credo che commetta una grande ingenuità.
Auspicabile sarebbe stata, invece, una procedura di riordino coerente con i vincoli e i parametri dell'articolo 17, così come suggerita da qualche autorevole intervento pubblico su questo tema, così come si sta operando in alcune Regioni come l'Umbria, come risulta oggi dal “Sole 24 Ore”. Essa poteva rappresentare una utile base di discussione, ma si è preferita la via più facile e breve della cosiddetta “scelta politica”, benché in contrasto con la legge.
Credo che il Consiglio regionale, e non la Giunta, sia chiaro, commetta un grave errore nel lanciare questo guanto di sfida al Governo, nonostante da tempo sia emersa, chiara, la posizione dello stesso al riguardo.
Conseguentemente a questo Consiglio non rimane che votare contro un'ipotesi del Cal contraria alla legge e riconoscere la soluzione residuale dell'accorpamento delle tre attuali Province di Ascoli, Fermo e Macerata, con capoluogo Ascoli Piceno, non essendosi elaborata una proposta di riordino nell'ambito dei parametri di legge.
Ogni altra soluzione è palesemente inopportuna e politicamente stridente con la proposta del Governo nazionale, gli impegni europei e il voto della maggioranza in Parlamento che sostiene il Governo. Che ciascuno, pertanto, si assuma le proprie responsabilità politiche, dal momento che la spaccatura del Cal sulla “ipotesi di riordino” proposta e la prevedibile spaccatura del voto di questo Consiglio su tale ipotesi, denuncia una evidente difficoltà, per non dire incapacità, della classe politica regionale ad elaborare un progetto di riforma che vada al di là di una visione meramente localistica.

PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Eusebi.

Paolo EUSEBI. Collega Pieroni, non tutti i parlamentari hanno votato in un modo a Roma e sbraitato contro sul territorio, possiamo non essere d'accordo nel merito, ma non tutti i parlamentari si sono comportanti allo stesso modo, questo è un fatto.
E' dalla scorsa legislatura che il mio partito si batte in Parlamento per l'abolizione di questi enti inutili, dico io, utili solo a soddisfare il sistema delle poltrone, in Italia le Province sono 107, il loro numero è più elevato di quello dei dipartimenti francesi e quasi doppio rispetto alle Provincias spagnole, che sono 59.
Noi abbiamo raccolto le firme dei cittadini, dico abbiamo perché, in questo caso, non parlo come iscritto ma come chi ha raccolto direttamente alcune di quelle cinquantamila firme.
Stando ai bilanci la spesa corrente delle Province si aggira ogni anno tra il 10 e i 15 miliardi di euro, è difficile fare un conteggio preciso, a fronte di questa cifra importane, avevo scritto folle ma siccome, poi, dicono che faccio demagogia diciamo importante, i cittadini non ricevono praticamente nulla, perlomeno negli ultimi dieci anni. Al contrario la moltiplicazione degli amministrativi rende ogni incontro con la burocrazia sempre più difficile e lungo.
Noi abbiamo presentato una proposta di legge, dico noi perché l'Italia dei Valori, non io l’ha presentata, una proposta di legge con un articolo solo “Le Province sono abolite” l’abbiamo portata in Parlamento e complici tutti i partiti è stata bocciata e rispedita al mittente, collega Marangoni, complici tutti i partiti anche quello di cui lei faceva parte.
Il tema va approfondito, hanno tuonato i “soloni” dello spreco, noi rimaniamo dell'idea di eliminare le Province, collega Ricci e collega Busilacchi in questo avevate ragione, parlo degli organi politici e non dei servizi e del personale che li porta avanti. Il Governo dei tecnici se voleva fare una cosa seria, ma purtroppo di cose serie ne ha fatte poche, questo doveva trattare e poi noi avremmo trattato nei territori.
Il Governo Monti è riuscito, addirittura, a peggiorare la situazione, non riorganizza, non risparmia, ma si limita solamente a togliere questi enti dal controllo democratico dei cittadini. Ci saranno consigli di amministrazione, non eletti dai cittadini che continueranno a funzionare in maniera migliore perché non c'è il controllo da “poltronifici”.
Ribadisco la posizione dell'Italia dei Valori nazionale, delle 50.000 firme raccolte per la legge di iniziativa popolare che avrebbe potuto portare all'eliminazione di alcuni sprechi, quindi, dichiaro il mio voto contrario a tutte le proposte che sono solamente artifici pre-elettorali, io non voglio votare contro il “mora 20”, 5, 7, 9, 11. Io non voglio votare!

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. Ci sono una serie di contraddizioni in questo dibattito: da una parte interveniamo in tanti per dire che il dibattito è inutile, poi dall'altra diciamo che si usano toni drammatici per una discussione inutile. Io ho sentito chiamare in causa l'equità, l'iniquità, le lacerazioni, io avrei parlato più di equilibrio, disequilibrio, di vivaci discussioni, non mi pare il tono drammatico di altre discussioni che abbiamo fatto.
La questione che emerge è che tutti oggi ci diciamo riformisti nell'enunciazione, quasi tutti perché per qualcuno potrebbe essere un'offesa, poi siamo, quasi tutti, conservatori nella pratica. Non vorremmo toccare niente, oggi questo riguarda le Province, ma nei mesi passati riguardava i costi della politica, un insieme di questioni che le forze politiche, il Parlamento e anche noi stessi, non abbiamo affrontato. Da noi ad esempio la riorganizzazione delle Comunità Montane, degli Ambiti territoriali ottimali, in Parlamento, la riforma dello Stato. Noi oggi parliamo di riorganizzazione delle Province, ma non una parola viene detta sulla riorganizzazione dello Stato: Prefetture, Questure, Forze dell'Ordine in Italia sono troppe. In Francia c'è solo la gendarmerie che fa tutto. In Italia ce ne sono tanti: l'esercito, gli organi dello Stato, la Banca d'Italia, gli uffici delle Entrate è chiaro che bisogna riorganizzare anche questi. Ma io so che dietro la discussione per mantenere il capoluogo di Provincia c'è il fatto che il capoluogo di Provincia, per comodità, viene spesso individuato come sede di servizi e questo significa posti di lavoro, ricchezza, e quant'altro. Noi dobbiamo, allora, uscire da questo ragionamento.
Voglio spezzare una lancia a favore di questo Governo, sulla carta ha una larghissima maggioranza ma sembra figlio di nessuno, allora mi chiedo cosa doveva fare un Governo che ha un'indicazione della Comunità europea, che ha forze politiche come l'UdC, l'Italia dei valori, il PdL prima delle elezioni, che ha il Partito Democratico che propone una riorganizzazione delle Province ponendo a base 500.000 abitanti? Che doveva fare il Governo per l'eliminazione delle Province? Ha fatto una proposta di legge, riformista, perfettibile, ma in tutta Italia sono scattati i conservatorismi, tolto alcune Regioni, mi pare l'Emilia Romagna e la Liguria, in tutte le parti si sono poste eccezioni.
Noi diciamo le Marche, ma perché l'Umbria o l'Abruzzo o le altre Regioni sono diverse dalla nostra? Non diciamo fesserie, non è che stiamo confrontando l'Italia con gli Stati Uniti d'America, quello che cambia è che noi abbiamo il mare a est e le altre ce l'hanno a ovest, per il resto bene o male, abbiamo una storia che per tutti risale, nei secoli passati, alla nascita dei Comuni. Credo che questo Governo non potesse fare altrimenti.
Noi dovremmo arrivare a uno Stato organizzato su tre livelli fondamentali: lo Stato, le Regioni, che devono principalmente legiferare, e i Comuni che singolarmente o in modo associato devono gestire. Per esperienza so che gestire è più facile che programmare e fare le leggi, è più facile e più semplice e crea più consensi, però, questo noi dobbiamo fare e non sempre siamo coerenti.
Per arrivare alla questione, dico che nel momento in cui una Regione come la nostra (ma anche molte altre) ha individuato per la gestione dei servizi fondamentali, come l'acqua, i rifiuti, gli Ambiti Territoriali Ottimali, (A.T.O.) diversi dalle Province - in alcuni casi coincidono in altri no, perché le dimensioni istituzionali spesso ci portano a gestire in modo non appropriato determinati servizi - avrebbe, tranquillamente, potuto superare questo livello istituzionale facendo quella scelta che dicevo.
Trovo anche una contraddizione il non aver fatto ricorso alla Corte Costituzionale impugnando la costituzionalità della legge e poi invocare il rispetto dell'ipotesi avanzata dal Cal che è in contrasto, allora sarebbe più coerente applicare tutto il discorso, tutta l'ipotesi avanzata dal Cal, non solo una parte.
Detto questo io ho presentato una proposta a due Province perché mi sembrava, e mi sembra, che tutto vada nella direzione per avere due Province di simili dimensioni, ho avanzato un discorso più armonico anche per mettere un po' sotto pressione gli amici pesaresi che sembrano disinteressati a questa questione come se riguardasse solo il sud.
Io su questa vicenda voglio dire una cosa che mi ha dato fastidio e che ha confermato che, in una regione pur piccola, quando una questione riguarda un'area del sud delle Marche è acqua sui sassi. Gli amici e i compagni fermani hanno fatto il diavolo a quattro e si sono autosospesi, gli altri si sono disinteressati, come si ipotizza due Province, oltre al fatto della tenuta di Macerata che è un po' più importante di Fermo, allora si crea questo.
Io ritengo che ogni territorio sia importante, il territorio di Fermo è importante e, quindi, credo che andasse tenuto in maggiore considerazione il dramma che vivono gli amici di Fermo che vedono, io non l'ho condiviso, ovviamente, la loro Provincia istituita pochi anni fa, essere l'unica a saltare in un discorso di riorganizzazione.
Mi è stato detto di ritirare la proposta a due, essendo io un soldato, anche se non vedo generali in giro, forse qualche caporal maggiore, l'unico passo che posso fare per venire incontro è ritirare la mia firma sulla proposta a due, ma io rimango contrario all'ipotesi a quattro e favorevole all'ipotesi a tre o a due se si voteranno queste queste soluzioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. La riflessione che voglio fare è rispetto alla situazione attuale. Il Governo ci ha proposto un atto, un decreto, nominato “Soppressione delle Province” che è diventato “Riordino delle Province e delle loro funzioni”. Superata la discussione sull'eliminazione delle Province, la legge “Riordino delle Province e loro funzioni” propone un parametro di riorganizzazione. Tale parametro stabilisce per la Regione Marche tre Province. Una Provincia di 750.000 abitanti, la Provincia di Ancona di 450.000 e la Provincia di Pesaro di 350.000.
Il Governo chiede anche cosa pensiamo di questa riorganizzazione che viene proposta. Se dobbiamo dare un parere, dobbiamo dire che non si può intervenire sull'assetto istituzionale solo con i numeri. Bisogna definire tutto, tutto quello che va a modificare questo nuovo assetto istituzionale, non si può, se si vuole dare un nuovo assetto istituzionale più leggero, innovativo, meno burocratico, intervenire solo su un aspetto in maniera numerica, ma è necessario intervenire anche, come è stato detto da tanti, sull'accorpamento dei Comuni, sull'accorpamento delle loro funzioni. Perché al di là dell'accorpamento dei Comuni, sotto i mille abitanti, si potrebbe prevedere anche un associazionismo tra Comuni che hanno 3.000 o 5.000 abitanti, per la gestione di alcuni servizi e per il contenimento dei costi.
Quindi non accetto l'approccio che questo Governo dà rispetto alla soluzione dei problemi, rispetto al miglioramento dei meccanismi istituzionali ed anche rispetto all'innovazione. Condivido d'istinto, l'appello del Vicepresidente Petrini che da rottamatore e con l'impulso del “facciamo qualcosa di nuovo, diamo innovazione”, sostiene la soluzione a tre che modifica l'assetto attuale ed obbliga a ripensare al tutto.
Il guaio è che non è la Regione che ripensa all'assetto istituzionale, perché la Regione comunque è autonoma, nelle suddivisioni interne potrebbe darsi un solo ambito o due ambiti, per i rifiuti, per l'acqua, per il gas e per altro, quindi, la nostra innovazione ce la possiamo fare, ma l'innovazione secondo me deve essere governata a livello nazionale, con un assetto che dica aumentiamo il numero degli abitanti minimi per Comune e prevediamo una programmazione di ambito più vasto, ancora, oggi, ogni singolo Comune, anche di 800 abitanti, fa il suo piano regolatore, obblighiamo almeno ad una dimensione di un tot di territorio e di tot di abitanti per andare ad una pianificazione urbanistica. Questa è una riconversione.
Quindi, questa provocazione che il Governo fa, secondo me, non coglie, al di là dell'aspetto comunicativo, in qualsiasi modo il Consiglio regionale deciderà, i giornali attaccheranno il Consiglio regionale e le scelte della politica, sia che sia tre, sia che sia zero, sia che sia uno.
La nostra preoccupazione deve essere quella di iniziare da domani un percorso, se lo vogliamo fare, che vada nella direzione dell'innovazione, della sburocratizzazione, che vada nella direzione di eliminare i passaggi. Ricordo all'Assessore Petrini, do una battuta polemica, che parla di sburocratizzazione, che il PSR che lui ha fatto è considerato il più burocratizzato di tutta la storia delle Marche. Nel senso che ha messo in difficoltà i piccoli agricoltori, perché e la metto così, da alcune parti si è detto: “Forse i precedenti PSR hanno visto funzionari regionali essere incriminati e quindi il percorso di blocco legislativo è visto come una tutela dell'istituzione”, questo per dire che ci sono tanti settori in cui si può sburocratizzare anche all'interno della nostra vita politica,.
L'assetto che ci crea meno problemi, secondo me, è questa proposta a quattro, è una proposta che abbiamo già sperimentato, non dobbiamo modificare niente. Nella proposta a due c’è una suddivisione equa dei territori, sia geograficamente che dal punto di vista degli abitanti, con la proposta a tre rischiamo di dover, fino alla fine di questa legislatura, rimediare ed aggiustare l'organizzazione di tutto, dagli ambiti sociali, agli ambiti per i rifiuti, agli ambiti per i servizi, ecc.,
Penso che questo sia il problema, siccome la proposta del Governo sembra che sia inappellabile, faccia pure però, noi non possiamo dire che attualmente siamo organizzati su questa tipologia di struttura, dopo di che siamo disponibili a modificare, ma all'interno di un discorso che riveda a 360 gradi quello che è il funzionamento delle istituzioni, dei servizi, del rapporto dei cittadini con le istituzioni. Quindi, riduzione dei tempi, riduzione della burocrazia, ecc.. Questo siamo i primi a dirlo, ma deve essere il Governo il primo a farlo, non possono essere queste boutade comunicative a dire chi è il più bravo a fare la proposta più innovativa.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Foschi.

Elisabetta FOSCHI. Sarò molto breve vista l'ora e visti i tanti interventi che già ci sono stati. Mi sembra di poter riassumere che oggi questo Consiglio ha sostanzialmente sancito la vittoria del tecnicismo , criticato più o meno da tutti, però mi pare che abbia abbondantemente vinto il tatticismo del Governo in carica e si sia decretata l'inutilità della politica.
Inutilità della politica sia quando attacca un Governo e poi ne recepisce le normative, sia quando nel recepire le normative va contro le stesse, perché le forza, senza avere il coraggio di attaccare la politica che sta a monte.
Sostanzialmente le Marche rispettano il Governo Monti ma non si adeguano perché propongono un’ipotesi che non ha i requisiti che lo stesso Governo ha dato.
Un pastrocchio, un fallimento totale di quest'Aula. Io penso che chiunque abbia avuto la possibilità di ascoltare, oggi, l'insieme degli interventi possa riassumere solo dicendo questo, dicendo la Regione Marche aveva la possibilità di adeguarsi o, al limite, di assumere provvedimenti contro il decreto che il Governo ha fatto e, paradossalmente, ha accettato il decreto e poi ha formulato una ipotesi che va contro lo stesso, è una follia.
Più che altro voglio sottolineare il paradosso, il capolavoro fatto da Ucchielli e dal Presidente della mia Provincia, Matteo Ricci, a cui ha sostanzialmente accennato il collega Perazzoli nel suo intervento, il capolavoro è quello di mettere in condizione i Consiglieri regionali eletti nella Provincia di Pesaro Urbino di difendere il mantenimento, la sopravvivenza della propria Provincia, votando una proposta che non rispetta i requisiti indicati dal Governo.
Complimenti, davvero un capolavoro, senza poi considerare le osservazioni che faceva il Consigliere Perazzoli, qui ci sono Province di serie A e Province di serie B, Province che meritano di avere l'attenzione del coordinatore regionale del PD, parlo solo in questo senso, perché mi sembra chiaro quello che è successo, e Province che non lo hanno.
L'altra volta, lo ricordava il Consigliere Marangoni, il PD ha abdicato al proprio ruolo per senso di responsabilità verso il Presidente Spacca e verso chi quegli impianti li voleva fare, oggi abdica di nuovo al suo ruolo perché qui si eseguono solo gli ordini Oggi abdica di nuovo al suo ruolo sull'altare dell'alleanza con Pettinari, mi permetto di dire, nemmeno con l'UdC, perché ho sentito l'UdC fare interventi del tutto diversi, solo per l'alleanza con Pettinari.
E' una Assemblea responsabile? Io vorrei che ci fosse concessa la possibilità di disquisire sulla opportunità o meno della permanenza delle Province, a quel punto, tutte, e trarre delle conclusioni per cui dire al Governo “guarda che non ha senso fatto così”, oppure ci si adegua punto e basta. Se ci si adegua, punto e basta, la decisione che dovremmo assumere oggi la sapevamo già prima di entrare, era quella di dire tre Province, due hanno già i requisiti previsti dal Governo, quello della popolazione e della estensione territoriale per quanto riguarda Pesaro Urbino, quella della popolazione del capoluogo di Regione per quanto riguarda la Provincia di Ancona, le altre si devono accorpare per forza. Lo sapevamo già quello a cui andavamo incontro se partivamo dal presupposto che quello che aveva fatto il Governo andava rispettato, invece stiamo qui a dire che il Governo ha fatto bene però andiamo contro ai requisiti che ha posto.
Mi sembra davvero paradossale ancora di più pensando al fatto che tra due giorni, sicuramente il Governo sa già quello che farà e lo abbiamo già visto anticipato dalla stampa. Noi siamo indietro nel tempo e non riflettiamo neanche su quello che succederà domani, alle tre Province che ci saranno, a quelle che ci saranno, non voglio nemmeno azzardare i numeri. Ma cosa succede lì, avevamo un decreto che inizialmente parlava di soppressione delle Province, la soppressione non si poteva fare perché era anticostituzionale, ci hanno riproposto il decreto con il riordino riorganizzazione delle Province, che opera in tre direzioni diverse. Una quella della dimensione territoriale è solo il primo passo per il ridimensionamento territoriale, perché subito dopo, e lo si sta già attuando, c'è la questione delle funzioni che noi non affrontiamo. Lo affronteremo quando sarà troppo tardi, quando qualcuno ci imporrà qualcosa, noi diremo “ma, se, però non è molto corretto, però, si, ni” senza farlo prima. Quello delle funzioni, quello dei soldi lo stiamo vedendo che le Province anche quelle che rimarranno saranno costrette a dichiarare la propria fine perché sono come gli ospedali a cui non si danno le risorse per andare avanti, devono chiudere per eutanasia.
Io ho una Provincia che per responsabilità di tutti quelli che l'hanno governata, è costretta a vendere le quote che ha dentro Marche Multiservizi, perché se non ha i 4 milioni di euro, rischia di andare in dissesto. E’ una rincorsa a vendere per pagare i debiti, per stare in piedi, è chiaro qual è il disegno. Allora ragioniamo subito su questo, invece di rincorrere come persone che devono solo elaborare giudizi, massimi sistemi su quello che sta accadendo in Italia. Cerchiamo di prevenire queste cose, anche l'indicazione del sistema elettivo è chiaro di quello che sarà il futuro di questi enti.
Noi oggi invece siamo qui a parlare del nulla, senza considerare, come diceva il collega Zinni, che qui il disegno è ben altro, non riguarda solo le Province, sta già riguardando, anche nel decreto del taglio della spesa, le Regioni, sta riguardando gli enti quale il nostro. E’ già chiaro il disegno dell'accentramento, di una verticalità, di una sussidiarietà che è verticale non più dal basso verso l'alto, ma dall'alto verso il basso.
Saremo sempre più chiamati ad eseguire, non ad indicare quello che dovrebbe fare il Governo, ma a recepire e basta quello che il Governo in forma centralizzata, farà. Allora di questo noi dovremmo parlare, non concedere l'onore delle armi a qualcuno, a qualche ente che poi magari domani non ci sarà più. Perché non penso che sia il compito di un’ Assemblea legislativa, oppure abdichiamo tutti al nostro ruolo, tanto mi sembra che più o meno questo sta già accadendo, per cui mi ricollego a quanto già detto dalla collega Romagnoli, a quanto detto anche dal Consigliere Perazzoli e dal Consigliere Carloni, soffermiamoci un attimo, evitiamo che quest’Assemblea sia chiamata a deliberare per amicizia verso il collega, per favore verso qualcuno, per paura, vogliamo essere messi nella condizione di produrre un atto che sia conforme ai criteri indicati dal Governo, se a questo ci vogliamo adeguare, e non rispondere ad altre logiche. Quindi fermiamoci, sospendiamo il Consiglio e facciamo in modo che ci sia una risoluzione quanto più maggioritaria, che rispetti i criteri dell'articolo 17, evitiamo pantomine diverse.

PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Marconi.

Luca MARCONI. In ossequio anche alla relativa stanchezza che sta prendendo l'Aula su questa vicenda, mi limiterò a poche considerazioni anche determinate dal fatto che ho presentato una proposta a questo Consiglio superata dagli altri colleghi della provincia di Macerata.
Dico subito che questa proposta è frutto di un convincimento, e credo che nessuno possa dire, anche coloro che hanno espresso, se pur scherzosamente, opinioni diverse e sostengono tesi avverse, che è una proposta sacrificata sull'altare di qualcuno, personalmente sacrifico solo sull'altare del Dio cristiano e non ho altri dèi, né Pettinari, né Ucchielli, né altri che sono presenti in quest'Aula.
Detto questo ritengo che il Consigliere Comi, purtroppo inascoltato perché in Aula non c'era quasi nessuno, abbia ricostruito in maniera esemplare la situazione giuridica e di fatto e, allora, visto che adesso in Aula ci siamo tutti abbiate la pazienza e mi permetto di riprenderla.
La situazione giuridica, sulla quale si è fatta molta confusione, seppur con parole altisonanti, è che abbiamo di fronte due tipi di provvedimento, un provvedimento che è una legge, che non dice assolutamente niente sulle modalità di riordino, e un provvedimento che è un DPCM del Governo che invece dà delle indicazioni. Credo che il Governo non potesse fare altrimenti, perché nel proporre alle Regioni un riordino doveva dire la sua, cioè doveva dire “Questa potrebbe essere una decisione definitiva o un orientamento”.
E' assurdo, ed io voglio fare veramente la figura del tonto in quest'Aula, che si possa dire che tutto quello che stiamo facendo è inutile, perché se è inutile allora valeva che il Governo non emettesse un DPCM ma facesse addirittura un decreto legge nel quale scriveva l'elenco delle Province che dovevano essere fatte in Italia e si presentava alla Camera ed al Senato. Perché non lo ha fatto? Non lo ha fatto per un motivo molto preciso, perché i grandi riordini istituzionali non si possono fare a colpi di decreto legge, senza coinvolgere minimamente le realtà locali, tanto è vero che in questo processo, il Governo dice l'ultima parola al Consiglio regionale di ogni Regione, ma dice anche previo parere obbligatorio e chiaramente dice “voglio sentire cosa pensano le autonomie locali”.
Quindi non è che il parere del Cal non è legittimo, il parere del Cal si è espresso in difformità dei criteri indicati dal Governo, certamente, questo nessuno lo nega, ma quelli non sono la legge, non sono i criteri definitivi, quindi, non è giusto sul piano intellettuale. Con onestà intellettuale dobbiamo dire che non è vero che quello è illegittimo, è un’opinione, un pronunciamento diverso da quello che il Governo indica come orientamento. Perché se il Governo fosse stato sicuro del risultato di un esito che faceva 60 Province, perché non lo ha proposto direttamente al Parlamento? Evidentemente nelle forze delle maggioranze che attualmente sostengono il Governo, questo convincimento non c'era ed è stato chiesto un passo diverso e noi stiamo vivendo democraticamente questo passo, dentro il quale tutte le posizioni sono legittime. Più che comprensive quelle dei colleghi di Fermo, perché a tre anni dalla nascita della Provincia vedono la sua cancellazione perché da sola non ha né l'uno, né l'altro dei criteri. Nell'ipotesi delle quattro ci salviamo con qualche ettaro in meno su Ascoli Piceno e Fermo e con qualche migliaio di abitanti in meno su Macerata. Siamo al limite e siamo nell'ottica della proposta, perché se no, veramente, non c'è più democrazia e credo che molti di quelli che hanno sostenuto, e sostengono la tesi delle tre, sono convinti che i processi democratici non possono essere cancellati, credo che questo ragionamento non possa essere completamente annullato. Dall'altra parte, e sempre perché voglio fare il tonto, non capisco perché il Governo ed il Parlamento, potrebbero farlo dopo, non hanno messo in conto un doppio passo, perché cari colleghi non si può immaginare un riordino delle Province o anche dei Comuni, poi diremo qualcosa anche su questo, che impone una Provincia da 750.000 abitanti con dentro 130, 140 Comuni, è inimmaginabile. Quindi l'onestà imporrebbe di dire che tutti i Comuni sotto i 5, sotto i 10 mila abitanti debbono essere accorpati, perché non si può gestire una Provincia con queste articolazioni, questo è il minimo che andrebbe detto.
Allora perché il Governo ed il Parlamento non fanno un'altra cosa, che è ancora possibile, un emendamento che differenzi i livelli. Se lo Stato vuole riorganizzare la sua amministrazione periferica con una Prefettura per Regione, faccia come vuole, ma lasci, come molti hanno detto da entrambi gli schieramenti che si sono pronunciati, non ve ne siete resi conto ma su questo siamo stati tutti d'accordo, noi liberi da questa imposizione governativa. Noi avremmo scelto sicuramente un'altra articolazione, perché è indubbio che le Marche sono un territorio che può essere diviso, non con una articolazione costosa, come quella del decentramento dello Stato che duplica Prefetture, Questure, Intendenze di Finanza, ecc.., ma con un’articolazione semplicemente amministrativa, come viene immaginata a partire dal giugno 2013, nella quale noi possiamo dire benissimo, che i nostri comprensori possono essere cinque, sei, o sette, differenziandosi sulla montagna.
Questo è il buon senso. Perché poi, sempre l'onestà intellettuale impone, che non si può tre anni prima stracciarsi le vesti e difendere l'ipotesi di una Provincia di 160 mila abitanti e, oggi, senza nulla ferire, immaginarne una da 750 mila. Questo onestamente non regge come tipo di ragionamento e non regge neanche lo squilibrio evidente che si verrebbe a creare anche rispetto al capoluogo di Regione che avrebbe alle spalle la seconda provincia, e non la prima, come regola generale in tutta Italia.
Quindi di ragionamenti in questo senso se ne potrebbero fare tanti, pro e contro, ma rimane il fatto che il buon senso deve portarci ad avere un po' di autonomia perché la cosa che mi ha agghiacciato più di tutti è “il fatto è deciso”, non è deciso proprio niente lo ricordava benissimo il Consigliere Comi, su venti Regioni due si sono allineate, le altre diciotto hanno espresso pareri difformi, rispetto ai criteri del Governo. Il Governo non ne terrà conto? Benissimo. Il Parlamento non ne terrà conto? Lo vedremo, ma questo non ci esime da prendere una presa di posizione che risponda ad una logica di buon senso.
Scusate e chiudo con una battuta, se non valgono le posizioni storiche della Provincia di Macerata, e adesso scendo sulla mia, se non conta più, il fatto che questa è Provincia da 150 anni e conta la Provincia di Fermo che lo è da tre, e la rispetto e rispetto le posizioni di coloro che hanno detto che dopo tre anni non deve essere cancellata, però se non conta che Macerata è Provincia da 150 anni, se questa è una posizione storica che non conta, se ci sono posizioni storiche molto più recenti come quella del capoluogo regionale allora propongo di fare il capoluogo di Regione a Tolentino, lo propongo al Consigliere Massi, perché se consideriamo i nuovi criteri entriamo nella logica folle di non tener conto delle storie, delle tradizioni, ma anche delle funzionalità oggettive per quello che le nuove Province dovranno fare. Quattro competenze, molto semplici, molto piccole, ma possiamo immaginare che queste quattro competenze saranno ben gestite da Pesaro con 370 mila abitanti e ugualmente ben gestite da Ascoli, Fermo e Macerata con 750 mila.

Presidenza del Vicepresidente
Giacomo Bugaro

PRESIDENTE. La discussione generale è chiusa, do la parola al Presidente della Giunta regionale Spacca.

Gian Mario SPACCA. Solo per alcune riflessioni che sono state richieste dagli interventi dei Consiglieri regionali.
A cominciare dal mancato ricorso alla Corte Costituzionale. Come sapete su questo argomento avevamo già avuto modo di esprimerci dicendo che avremmo raccolto pareri che in maggioranza per parte nostra, ma anche nella considerazione di altre regioni, hanno invitato a non procedere in questa direzione perché sarebbe stato molto difficile raggiungere l'obiettivo della illegittimità della proposta del Governo.
Tanto è che oggi, come sapete, nessuna Regione ha fatto ricorso alla Corte Costituzionale su questa materia, tranne il Lazio che ha deliberato con la sua Assemblea legislativa di farlo ma formalmente ancora non ha adempiuto a questa indicazione.
Per quanto riguarda invece il comportamento della Giunta, forse avremo sbagliato, però di fatto riteniamo di aver ancora una volta seguito una ineccepibile valutazione di carattere formale, di carattere giuridico, poi dirò, secondo me, dove sono le contraddizioni.
Ovvero noi ci troviamo in presenza di un procedimento di formazione di una proposta di riordino che ha una natura di carattere legislativo, non siamo in presenza di un atto amministrativo, siamo in presenza di una proposta che dobbiamo fare a livello di Consiglio regionale che è parte di un procedimento legislativo, addirittura, a carattere partecipativo, se volete rinforzato, rispetto a cui ogni opinione è legittima e che costituisce parte di un procedimento che parte dal Consiglio dei Ministri, ma che dovrà trovare nel suo percorso la validazione da parte del Parlamento. Siamo, quindi, all'interno, ripeto, di una procedura legislativa di carattere partecipativo rispetto a cui la nostra opinione è elemento che contribuisce al suo svolgimento, al suo iter, quindi, certe argomentazioni di carattere formale, rispetto alla legittimità della proposta dal nostro punto di vista, non sono valide e noi le riteniamo non valide al punto tale che la Giunta regionale si è astenuta dal formulare una proposta, proprio perché si rimetteva a quella che era la sensibilità della comunità regionale che è chiamata ad una sua riorganizzazione complessiva di questa materia. Come tale anche oggi non ci sarà un richiamo a nessuna forma di disciplina, se non a quella che è la propria valutazione personale su questo argomento, perché appartiene ad una sensibilità complessiva di una comunità che deve trovare la sua espressione in tanti livelli, anzi in una formulazione multilivello che parte dalle Autonomie locali, dai Comuni, dalle Province e dal Consiglio regionale.
Siamo andati in questa direzione lasciando una libertà assoluta a ciascuno di esprimere la propria opinione, senza nessun vincolo di carattere amministrativo, perché non era una procedura di carattere amministrativo quando facciamo dei richiami, ad un senso di maggioranza, lo facciamo proprio in presenza di atti amministrativi ma questo non lo era, come ricordavo.
Io credo che sia imparagonabile questa vicenda con quella che si riferisce agli impianti a biogas, sotto ogni punto di vista, perché anche li non è stata fatta nessuna forzatura rispetto alla volontà dei singoli Consiglieri, è stata semplicemente rappresentata una situazione di incostituzionalità rispetto a leggi che già il Consiglio regionale aveva assunto e su cui si era pronunciata la Corte Costituzionale, sia sulla dimensione degli impianti da assoggettare a VIA che rispetto alla sospensione dei procedimenti. Era semplicemente un’informativa che il Consiglio regionale in parte ha ritenuto di dover considerare e in parte ha ritenuto di non dover considerare ma comunque su cui si è pronunciato liberamente, tant’è che poi il discorso della sospensione non è passato perché l’emendamento aveva ottenuto lo stesso numero dei voti, quindi, direi che certe affermazioni non sono pertinenti rispetto alla procedura che in questo momento è in corso.
Vorrei dire che la legittimazione della libertà del Consiglio nell'esprimere la sua proposta la troviamo già in pronunciamenti di altri Consigli regionali, in quanto su questa materia si sono già pronunciati Veneto e Basilicata, andando completamente in deroga a quelli che erano i limiti sia di territorio che di popolazione fissati dal DPCM. Quindi, già una prima manifestazione sostanziale l'abbiamo trovata nei comportamenti di altri Consigli regionali, ritengo che il Consiglio sia nelle condizioni di poter legittimamente esprimere le sue valutazioni e noi come Giunta le rispettiamo proprio per la natura stessa del procedimento che è stato posto in essere. Dopo di che la contraddizione dov'è? La contraddizione inaccettabile è che di fronte a un iter legislativo addirittura rafforzato e partecipativo da parte del Governo, in via informale, si fanno quegli annunci che hanno trovato accoglienza in quest'Aula, ovvero che tutte le indicazioni che perverranno dai Consigli regionali, non saranno tenute in considerazione ma che di fatto si procederà con un voto di fiducia in direzione della proposta che già il Governo ha elaborato, anzi addirittura, si annuncia che anche le Province che saranno istituite, verranno commissariate all'inizio della prossima legislatura perché il procedimento è un procedimento che riguarda la soppressione dell'istituzione Provincia.
Da questo punto di vista mi pare che certi richiami che qui sono venuti, meritano grande attenzione, quello del Consigliere Zinni, ma un po' tutti, qui cioè ci troviamo di fronte ad un confronto, si abusa spesso nel dire storico però di fatto credo che sia storico, qui ci troviamo di fronte ad una ridefinizione delle funzioni, dell'attribuzione dei poteri, delle diverse istituzioni a cominciare dall'Unione europea.
L'Unione europea sta lavorando in questa fase di crisi economica e finanziaria per rimodulare i suoi poteri in rapporto agli Stati, gli Stati iniziano a cedere, anzi sono invitati a cedere una parte della loro sovranità in funzione dell'Unione europea e, naturalmente, vogliono riprendere questa loro sovranità da qualche alta parte per cui entra, come avete visto, in discussione la seconda parte della Costituzione del Titolo V^ per una ridefinizione radicale delle attribuzioni delle Regioni ed anche una ridefinizione dei confini delle nostre Regioni.
E' chiaro che di fronte a questo tipo di atteggiamento che sarà l'atteggiamento centrale nella prima parte della prossima legislatura, noi dovremo trovare il modo di avviare una riflessione che non sia così frammentata e così fibrillante come quelle che fin qui abbiamo fatto. Credo che ormai sia ben chiaro a tutti qual è la partita che stiamo giocando, ne va della dignità anche dell'istituzione che rappresentiamo, una istituzione non formale che io credo ha dato un contributo fondamentale alla crescita della nostra regione sotto aspetti differenti che appartengono all'economia, alla coesione sociale, alla valorizzazione del nostro territorio, alla salvaguardia dei profili di salute della nostra comunità, quindi, questi obiettivi noi li abbiamo raggiunti con la nostra capacità di interpretazione, di iniziativa politica e di azione amministrativa. Non possiamo prescindere da questo ruolo di protagonismo che ha significato moltissimo nella nostra Regione in questi ultimi anni e che viceversa riporterebbe le Marche in un cono d'ombra inaccettabile.
Quindi credo che subito dopo questa fase dovremmo avviare una riflessione su come definire una strategia di difesa della nostra realtà territoriale.
L'ultima considerazione la volevo fare al Consigliere Giancarli su un aspetto più personale, che riguarda un’intervista uscita sul Corriere Adriatico che non aveva questa materia di riferimento, ma su una domanda che inevitabilmente nella risposta ha trovato una sintesi estrema. Il Consigliere Giancarli è stato Presidente della Provincia e sa benissimo quali sono le funzioni amministrative che le Province esercitano con legge dello Stato, sono cinque, sono soltanto cinque, sono funzioni in materia di rilascio di autorizzazioni ai fini della produzione di mangimi, sono funzioni in materia di autorizzazione installazione esercizio di impianti di produzione di energia, sono funzioni di vigilanza sull'attività svolta dalle autoscuole e dalle scuole nautiche, sono funzioni in materia di produzione civile e funzioni in materia di vigilanza di cui all'articolo 163, comma 3, del decreto legislativo 112/1998. Tutto il resto è materia che noi abbiamo delegato alle Province, cercando di legittimare il loro ruolo, quindi, se dobbiamo andare in direzione, come vuole il Governo, della definizione di enti che svolgono funzioni di area vasta, io credo che queste nuove aree vaste non possono avere una dimensione che non consente la gestione e la produttività dei servizi, in una logica di efficienza, come le grandi dimensioni dimostrerebbero. Ma questa è una partita che vedremo successivamente, che giocheremo noi come Regione nel momento in cui saremo chiamati a definire risorse finanziarie e ruoli che le Province, se saranno enti di secondo grado, quindi, non direttamente eletti dai cittadini, e saranno aree vaste che svolgeranno funzioni delegate dalla Regione, dovranno esercitare.
Ma sarà un'altra partita.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della proposta di deliberazione n. 14, per appello nominale chiesto a nome dei consiglieri Trenta, Ciriaci e Massi. Sulla proposta di deliberazione n. 14 c’è l’emendamento n. 1 a firma della Consigliera Romagnoli.
Ha la parola la Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Brevemente per illustrare l'emendamento se pur, come avevo detto nell'intervento iniziale, avrei preferito non doverci arrivare.
Ritengo, per un paio di ragioni, sia da un punto di vista sostanziale che da un punto di vista di vizio di illegittimità dell'atto, illegittima l'ipotesi a quattro, così come è formulata dal Cal e ripresa in toto dalle proposte dell'Assessore Marconi e dell'Assessore Giannini.
Proprio per quanto detto dall'Assessore Marconi e per quanto anche auspicato dal Presidente Spacca, cioè una autonomia, una sorta di possibilità di deroga e di libertà che questa Assemblea potrebbe rivendicare nei confronti del Governo - anche se, realisticamente e faccio tutti i fioretti del mondo, per non dire altro, abbiamo letto e sappiamo per certo che deroghe non verranno concesse - chi avesse letto con attenzione, da un punto di vista legale e giuridico la proposta del Cal e, quindi, quella che oggi votiamo, che è stata perfettamente copiata, rileverebbe una contraddizione fortissima. Chi fa l'avvocato sa che la contraddittorietà dell'atto è vizio di illegittimità, perché mentre ne chiede quattro, non chiede la deroga. Il dispositivo del Cal e, quindi, anche delle delibere, è così Presidente è inutile che rida, dice quattro, e poi dice rimettendoci alla legge, alla Costituzione, alle norme vigenti. Le norme vigenti sono la legge 95 del 2012, con tanto di DPCM, con tutto quello che l'Assessore Marconi ha ricordato, sono quelle le norme vigenti, quindi, non si chiede nessuna deroga al Governo. Ecco la contraddittorietà, che fa si che questo sia un atto illegittimo non votabile, perché il Cal non si è preso neanche l'assunzione di responsabilità di dire: “Noi ne vogliamo quattro, però, siamo consapevoli che quattro nei parametri non ci sono, deroghiamo”, non chiede la deroga, in primis.
Seconda cosa da un punto di vista sostanziale, se il Governo concedesse la deroga non richiesta, se questo atto venisse accolto e noi facessimo quattro Province, sfido chiunque a dire, allo stato degli atti e delle proposte dei consiglieri Marconi, Giannini e Comi, quali sono queste quattro Province, dal momento che nessuna raggiunge i 350 mila, non sappiamo quali ettari vadano di qua e di la, quali Comuni vadano di qua e di la, come estensione, quali abitanti vadano a colmare quel gap, perché, comunque, 350 mila per quattro nelle Marche non ci sono, almeno che non ci sia un incremento demografico, che non c'è.
(...) Si però il passaggio lei non l'ha spiegato, nessuno ha spiegato questo quarto bacino come viene fatto, quali circoscrizioni e quali confini, quali Comuni e quali abitanti ha. Quindi è, peraltro, una proposta incompleta. Una proposta illegittima. Siamo stati tanto attenti a non essere chiamati a pagare, a scrivere cose sbagliate lo scorso martedì, oggi avalliamo, avallereste, una proposta illegittima.
L'emendamento è per proporre, naturalmente, il mantenimento dello status quo, qualora fossimo costretti a votare una proposta a quattro, credo che nessuno qui dentro possa considerare la proposta a quattro un riordino, salvo ridere da soli specchiandosi e guardandosi allo specchio.
Riordino è quello che ha fatto l'Emilia Romagna o la Toscana che ha tolto addirittura Siena, che credo sia, forse, più anziana di Macerata, Assessore Marconi. Però hanno avuto il coraggio di fare i riformisti e di non fare i demagoghi come stiamo facendo noi.
Quattro non è un riordino, se riordino non deve essere, così come anche Ucchielli, dandomi ragione - vedetevi la ripresa E'TV ero con il Consigliere Bugaro, testimone, qualche giorno fa, - ha detto: “Per me cinque andava bene. Cinque era l'assetto ottimale, gli ambiti a cinque, così come consacrati dalla legge sulla Provincia di Fermo, erano perfetti, però se siamo costretti a riordinare", ecco allora facciamo cinque, chiediamo la deroga, faremo ridere, non faremo ridere. Meglio far ridere loro che far ridere qualcuno nelle Marche e far piangere qualcun altro, come succederebbe al territorio di Fermo. Difficilmente la maggioranza potrà andare in Abruzzo senza fare una sopraelevata, perché quello che non è successo, qualche anno fa, come reazione nei confronti di chi impediva l'autonomia, può succedere adesso, tanto più che siamo di fronte ad un pasticcio tale, per il quale, per quanto il Presidente Spacca e ne prendo atto ha dichiarato che c'è libertà di coscienza, che non ci sono vincoli di maggioranza, serpeggiano invece dei ricatti sottobanco per i quali, insomma, si sa benissimo quale sia la realtà sottostante.
Ecco io pongo ai voti questo emendamento, chiedendovi qualora riteniate di approvare l'assetto a quattro, un'assunzione, ulteriore, di responsabilità, dicendo allora sono cinque. Finché la riforma non sarà costituzionale o finché le Marche non prenderanno in mano la situazione, definendo in maniera equa e con più tempo a disposizione il proprio assetto, lasciamo quello che la legge e i territori hanno fatto, diversamente, credo che lo schiaffo sia forte, insopportabile, e non privo di conseguenze, politiche, sociali e di altri tipi.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Pieroni.

Moreno PIERONI. Intervengo per dichiarazione di voto. Poche volte ho fatto una dichiarazione di voto durante la presentazione o l'inizio di una votazione di una legge ma oggi sento, proprio in coscienza, di doverlo fare.
Il mio Partito, il Partito di cui faccio parte, il Partito Socialista ha deciso di seguire l'indicazione che è stata data, sostenere i termini della legge nazionale e, quindi, avere tre Province nella Regione Marche.
Chiaramente questo mi mette in grande difficoltà e soprattutto, sono in grande difficoltà, dopo l'ultimo intervento dell'amica Consigliera Romagnoli. Un intervento di grande passione, di grande entusiasmo, per la tutela e la garanzia di un percorso che non solo è legato alla legge ma proprio ad una territorialità e per questo, anche di più, mi sento in grande difficoltà.
E' altrettanto vero, Presidente, che oggi noi siamo, perlomeno io sono in una situazione di grande disagio, per il rispetto e la tutela di una Provincia come quella storica di Macerata che viene tagliata d'amblé da una legge che - come ho detto nel mio intervento iniziale - non ha nessuna motivazione a priori ma, soltanto un taglio trasversale a livello nazionale.
Quindi il mio voto è un voto che andrà secondo coscienza, al di là della legge e quant'altro. Il voto che esprimerò è un voto che andrà contro la legge nazionale: voterò per le quattro Province.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere D'Anna.

Giancarlo D'ANNA. Visto che non sono intervenuto prima, intervengo per dire semplicemente una cosa: ho preso atto, ancora una volta, che tutti o buona parte dei Consiglieri che sono intervenuti hanno sostenuto di essere d'accordo con l'abolizione delle Province, poi, per una serie di motivi, alla fine, tutti o quasi tutti scelgono due, uno, tre, quattro, cinque, zero.
Io avrei votato volentieri la proposta di deliberazione del Consigliere Marangoni che non si può votare, evidentemente. Si non si può votare, non avrebbe nessuna … . Comunque posso, visto che buona parte dei Consiglieri condividono il discorso dell'abolizione delle Province, invitare gli altri a non votare nessuna proposta ed a fare un documento comune nel quale si dice: “Signori miei, noi nella Regione Marche abbiamo deciso che le Province devono essere abolite”. Io sono disponibile a firmare un documento, con chi lo vuole firmare, perché altrimenti facciamo, veramente, una sceneggiata, abbiamo parlato sei ore, tutti dicendo: “premesso che il mio partito …, premesso che da anni…, premesso che nel 1970 con la nascita delle Regioni si prevedeva l'abolizione delle Province, ... premesso tutto questo, io voto per due, io voto per tre, io voto per quattro", così ognuno va nella sua Provincia e dice: “Io ho garantito la mia Provincia, D'Anna ha votato contro, quell'altro ha votato a favore" e lo andiamo a dire non ai cittadini, che a torto o a ragione, sono quelli che non vogliono più le Province, ma lo andiamo a dire a quelli che possono portare i voti e che contribuiscono a farci eleggere in Regione.
Io dico che voto no a tutte le proposte che sono arrivate oggi, perché sono a favore dell'abolizione delle Province e su questo punto rimango d'accordo con quello che pensavo prima, con quello che aveva stabilito il mio partito, con quello che decido adesso e, tra l'altro, se faremo questo documento che parla dell'abolizione totale delle Province dovremmo fare particolar attenzione a tutto il personale che dobbiamo, sicuramente, tranquillizzare su quelle che saranno le prospettive del lavoro futuro di coloro che fino ad oggi, fino a domani, fino a dopodomani, hanno lavorato e continueranno a lavorare per le Province.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Carloni.

Mirco CARLONI. Presidente, ho cambiato l'idea sulla discussone perché credevo che questa mattina in Aula prevalesse il buonsenso e che ci fosse la volontà di andare ad una risoluzione seria. Invece andiamo a votare un proposta che non rispetta i requisiti della legge, sapendo che mettiamo a repentaglio il parere della Regione Marche su questo riordino delle Province e rischiano, soprattutto, quelle Province che i requisiti li rispettano, una logica spartitoria, ancora una volta in una divisione tra bande di marchigiani.
Noi votiamo una proposta che non rispetta i requisiti e siccome non ci va di mandare a Roma una proposta che sia differente, io e la Consigliera Foschi non voteremo nessuna di queste proposte, perchè non ci sembra opportuno il modo con cui si proceduto alla votazione. Sarebbe stato più opportuno votare una sola risoluzione che vedesse l'accordo di tutta l'Aula. Riteniamo un grave errore mandare questa proposta che non rispetta i requisiti che la legge prevede.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Zinni.

Giovanni ZINNI. Il PdL non c'è più, no scherzo, io sono sempre un pezzo avanti, questione di un mese.
Mi permetto di dire che l'ultimo intervento del Consigliere D'Anna è stato assolutamente centrale e lo condivido pienamente, quindi, do la disponibilità a firmare una risoluzione. C'è, però, un piccolo elemento di fatto: se ognuno si sfida a non votare una cosa, di fatto, poi, passa la proposta delle quattro Province, quindi, Consigliere D'Anna mi perdoni, ma io voterò, convintamente, la proposta delle tre se non dovesse passare quella delle quattro, quindi, voto contro la proposta delle quattro perchè la proposta delle tre è la realtà. C'è un Governo che sta facendo questo e io gli devo dire, e questo è il quesito, se fa bene ad iniziare a distruggere le Province o no. Io voto a favore del Governo Monti che inizia a chiudere le Province, voi votate come vi pare. Quindi, voterò contro le quattro Province perché andare contro la chiusura delle Province vuol dire mantenere i carrozzoni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Sono disponibile, a questo punto, a trasformare in risoluzione la mia proposta di deliberazione che prevede non l'abolizione, non è nella potestà legislativa della Regione, ma semplicemente la rinuncia. Propongo di trasformare la mia proposta in risoluzione, qualora ci sia da parte degli altri presentatori il ritiro delle loro proposte, e prevedere la rinuncia da parte della Regione Marche ad istituire una Provincia. Faremo un figurone a livello nazionale e lo faremo fare al nostro Presidente.

PRESIDENTE. Pongo in votazione per appello nominale, come sopra richiesto a nome dei Consiglieri Trenta, Ciriaci, Massi, l'emendamento n. 1 a firma della Consigliera Romagnoli.

Favorevoli: Cardogna, Ciriaci, Malaspina, Ortenzi, Romagnoli.
Contrari: Acquaroli, Badiali Bugaro, Busilacchi, Canzian, Comi, D'Anna, Eusebi, Giancarli, Giannini, Marangoni, Marconi, Marinelli, Massi, Mezzolani, Natali, Perazzoli, Petrini, Ricci, Sciapichetti, Solazzi, Spacca, Traversini, Trenta, Zaffini, Zinni.
Astenuti: Binci, Bucciarelli, Silvetti.

(L'assemblea legislativa non approva)

Mettiamo in votazione la proposta di deliberazione n. 14.

Favorevoli: Acquaroli, Badiali, Binci, Busilacchi, Comi, Giancarli, Giannini, Marangoni, Marconi, Marinelli, Massi, Mezzolani, Pieroni, Ricci, Sciapichetti, Solazzi, Spacca, Traversini, Zaffini.
Contrari: Acacia Scarpetti, Bucciarelli, Bugaro, Camela, Canzian, Ciriaci, D'Anna, Eusebi, Malaspina, Natali, Ortenzi, Perazzoli, Petrini, Romagnoli, Silvetti, Trenta, Zinni.
Astenuti: Cardogna.

(L'assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. Quindi come abbiamo detto all'inizio decadono tutte le altre proposte e adesso continuiamo con l'ordine del giorno.

Proposta di legge regionale n. 90 (testo base) - (2^ relazione)
ad iniziativa della Giunta regionale
“Norme in materia di gestione dei corsi d'acqua”

Proposta di legge regionale n. 89
ad iniziativa del consigliere Latini
“Opere idrauliche a tutela delle persone e degli abitati nei territori comunali e prevenzione dei rischi idrogeologici”

Proposta di legge regionale n. 99
ad iniziativa del consigliere Bucciarelli
“Modifica alla legge regionale 25 maggio 1999, n. 13 “Disciplina regionale della difesa del suolo”


(abbinate)
(Rinvio)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le proposte di legge n. 90 ad iniziativa della Giunta regionale, n. 89 del Consigliere Latini, n. 99 del Consigliere Bucciarelli, abbinate.
Ha la parola il Consigliere Binci.

Massimo BINCI. Io chiedo di votare la sospensione della seduta assembleare, perché la legge sulla gestione dei corsi d'acqua è una legge importante e, tra l'altro, alcune persone interessate sono andate via. Comunque sia è necessaria una forte attenzione del Consiglio ed una discussione approfondita, quindi, ritengo, se possibile, di rinviarla, come primo punto, al prossimo Consiglio.

PRESIDENTE. Vi faccio presente che il prossimo Consiglio è fissato per il 6 novembre, se l'Aula è d'accordo rinviamo questa proposta di legge al 6 novembre, se non ci sono problemi, altrimenti modifichiamo il calendario in Aula, non c'è nessun problema. Non è scattata la ricreazione, il Consiglio è ancora in corso, se volete che venga sospeso fate la richiesta altrimenti io vado avanti. Non è scattata la ricreazione, non è suonata la campanella e, quindi, si sta in Aula se ci volete stare.
Ha la parola il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Siccome il 30 non è previsto Consiglio, se oggi sospendiamo, e sono d'accordo di sospendere, propongo, se è possibile, prevede seduta assembleare il 30 ottobre, altrimenti ci sono atti licenziati dalle Commissioni che sono fermi in Consiglio.

PRESIDENTE. Quindi, se ho capito bene, c'è la proposta di Badiali di ripristinare il calendario (...) Mi pare che la proposta di Badiali non venga accolta, allora andiamo avanti a meno che qualcuno non mi chieda di sospendere il Consiglio. Metto in votazione la proposta di Binci di chiudere il Consiglio.

(L'Assemblea legislativa approva)

La seduta è sciolta, ci vediamo il 6 novembre

La seduta termina alle ore 15,45.