Resoconto della seduta n.98 del 27/11/2012
SEDUTA N. 98 DEL 27 NOVEMBRE 2012

La seduta inizia alle ore 10,30


Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi


Comunicazioni del Presidente

PRESIDENTE. Colleghi buona giornata, dichiaro aperta la seduta n. 98 del 27 novembre 2012. Do per letto il processo verbale della seduta n. 97 del 20 novembre 2012, il quale, ove non vi siano obiezioni, si intende approvato ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno.
Comunico che:
Sono state presentate le seguenti proposte di legge regionali:
n. 269 in data 21 novembre, ad iniziativa del Consigliere Latini, concernente: “Modificazioni alla legge regionale 6 dicembre 2005, n. 36 “Riordino del sistema regionale delle politiche abitative” e alla legge regionale 7 maggio 1999, n. 10 “Riordino delle funzioni amministrative della Regione e degli Enti locali nei settori dello sviluppo economico ed attività produttive, del territorio, ambiente e infrastrutture, dei servizi alla persona e alla comunità, nonché dell'ordinamento amministrativo”, assegnata alla IV Commissione in sede referente, al Consiglio delle Autonomie Locali ai sensi dell'articolo 11, comma 2 della legge regionale n. 4/2007 e trasmessa ai sensi dell'articolo 68 del regolamento interno alla I Commissione e per conoscenza al Consiglio regionale dell'Economia e del Lavoro;
n. 270 in data 14 novembre ad iniziativa dei Consiglieri Marinelli, Latini, Giancarli, concernente: “Interventi a sostegno della realizzazione di servizi di accesso wi-fi gratuiti ed aperti”, assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere di cui all'articolo 69 del regolamento interno;
n. 271 in data 22 novembre, ad iniziativa dei Consiglieri Cardogna, Ricci, Malaspina, Eusebi, Pieroni, Latini, Badiali, Ciriaci, concernente: “Modifiche alla legge regionale 23 febbraio 2005, n. 6 'Legge forestale regionale'”, assegnata alla III Commissione in sede referente, al Consiglio delle Autonomie Locali ai sensi dell'articolo 11, comma 2, lettera b) della legge regionale n. 4/2007 e trasmessa per conoscenza al Consiglio dell'Economia e del Lavoro;
n. 272 in data 26 novembre 2012, ad iniziativa del Consigliere Solazzi, concernente: “Norme per la pubblicità e la trasparenza della situazione patrimoniale dei componenti gli organi della Regione, dei titolari di cariche in istituti regionali di garanzia e di cariche direttive in enti o società”, assegnata alla I Commissione in sede referente.
E' stata presentata la seguente proposta di deliberazione:
n. 219 in data 21 novembre, ad iniziativa dei Consiglieri Traversini e Romagnoli, concernente: “Indizione del referendum consultivo in merito alla proposta di legge 77/2011 “Distacco della frazione di Marotta dal Comune di Fano e incorporazione nel Comune di Mondolfo. Mutamento delle rispettive circoscrizioni comunali”, assegnata alla I Commissione in sede referente ed al Consiglio delle Autonomie Locali ai sensi dell'articolo 11, comma 4 della l. r. n. 4/2007.
Sono state presentate le seguenti mozioni:
n. 433 del Consigliere Bugaro “Imposta regionale sulle concessioni demaniali ”;
n. 434 del Consigliere Latini “Radar di Potenza Picena - Pericoli per la salute”.
Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato la seguente legge regionale:
n. 31 in data 12 novembre 2012 “Norme in materia di gestione dei corsi d'acqua”.
Ha chiesto congedo l'Assessore Marcolini.

Sull'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha la parola la Consigliera Ortenzi.

Rosalba ORTENZI. Chiedo l'iscrizione d'urgenza della proposta di legge n. 248, che modifica la legge 34 e riguarda il finanziamento delle attività dei Gruppi consiliari.

PRESIDENTE. E' quella relativa ..?

Rosalba ORTENZI. E' relativa all'istituzione del Collegio dei Revisori dei Conti.

PRESIDENTE. L'iscrizione d'urgenza della proposta di legge n. 248, se non ci sono problemi, viene accolta.

SESSIONE COMUNITARIA

Relazione della VI Commissione per la Sessione Comunitaria dell’Assemblea legislativa regionale – anno 2012.
(discussione e votazione risoluzione)

Ha la parola il relatore Consigliere Cardogna.

Adriano CARDOGNA. Grazie Presidente, la relazione che oggi è all'attenzione dell'Assemblea, relazione a cui non seguirà votazione, è una relazione che tiene conto di un lavoro che la VI Commissione, come è oramai di suo costume, ha fatto con una modalità assolutamente unitaria, sia nel metodo, sia nelle conclusioni.
La Sessione comunitaria è un appuntamento annuale che consente al Consiglio regionale di fare il punto sullo stato di attuazione delle politiche europee, questo sulla base di un rapporto che al Consiglio viene trasmesso dalla Giunta regionale.
Per quanto riguarda lo stato di attuazione delle politiche europee e le argomentazioni le trovate sviluppate nella relazione stessa, i dati forniti dalle autorità di gestione dei programmi fanno rilevare che il rischio di disimpegno delle risorse sarà scongiurato anche per il 2012 come è oramai tradizione di questa Regione, e che gli obiettivi di spesa saranno conseguiti.
Per quanto riguarda il piano di sviluppo rurale in particolare questo obiettivo sarà anche frutto della riprogrammazione delle risorse che la nostra Assemblea voterà nelle prossime settimane.
Mi preme sottolineare come l'atto di riprogrammazione del piano di sviluppo rurale sia andato incontro e vada incontro alle esigenze degli operatori agricoli, specialmente zootecnici, a fronte delle calamità che si sono verificate nell'ultimo anno.
Entrando brevemente nel merito delle realizzazioni dei programmi operativi, dal confronto con il partenariato, dobbiamo dire che la VI Commissione ha dedicato due giorni alle audizioni con le forze sociali ed economiche, lavoro che è stato svolto nel mese di settembre, è emersa l'opportunità come sempre, di semplificare le procedure per l'accesso ai fondi oltre che di accelerare, per quanto possibile, la liquidazione dei contributi.
Questo aspetto, tra l'altro, dovrebbe guidare la nuova programmazione per il nuovo periodo che sarà basata sul minor numero di obiettivi strategici ed una maggiore concentrazione delle risorse.
A onor del vero c'è da dire che il partenariato ha espresso un giudizio generalmente di apprezzamento sull'operato degli Assessorati coinvolti e dei servizi, sia per quanto riguarda la gestione delle misure, sia per quanto riguarda la gestione dei momenti di concertazione che si sono sviluppati prima della fase dell'approvazione dei programmi operativi, come nei momenti successivi, di aggiustamento degli stessi programmi.
Sono stati espressi chiaramente anche dei timori molto seri riguardo la crisi che si sta vivendo in questi anni, c'è da pensare che quando i fondi strutturali 2007-2013 furono pensati, si era in un momento in cui o la crisi non si era così manifestata o la sua percezione era ancora lontana da quella che oggi tutti quanti possiamo vivere e possiamo capire.
Il timore, soprattutto, è che gli effetti degli investimenti e dell'attuazione delle misure e dei programmi operativi, che dovrebbero dare anche un significativo contributo ad una stabilizzazione economica nel lungo periodo, possano essere messi in discussione proprio dalla crisi stessa, vanificando gli obiettivi della politica di coesione.
Politica di coesione che vediamo, proprio in questi ultimi giorni, al centro del dibattito al Consiglio europeo e che vede divisi i paesi del nord Europa dai paesi del sud Europa, quelli con le economie più in difficoltà, con il rimprovero dei paesi del nord che dicono che paesi del sud dell'Europa non sono capaci ad utilizzare per le finalità per cui sono previsti i fondi per la coesione, tanto che chiedono la loro contrazione a favore delle misure per la competitività, e questo è un problema che ci vedrà presenti nel dibattito in un altro momento.
Come è ormai noto la nuova programmazione europea si fonda sui contenuti della strategia Europa 2020, che focalizza la crescita dell'Europa nei prossimi anni su uno sviluppo più verde, più intelligente, più inclusivo.
Parole che possono sembrare retoriche o che vengono, di volta in volta, riproposte ma che in questo momento assumono un significato del tutto particolare, del tutto pregnante.
Soltanto per parlare dell'ultimo aspetto, cioè quello dell'obiettivo della inclusione, c'è da dire che già oggi sappiamo che il 20% delle risorse che saranno stanziate per il nuovo programma operativo del fondo sociale europeo, dovranno essere destinate ad azioni di inclusione sociale e di lotta alla povertà, termine che sembrava dimenticato, alla quale neanche una regione come la nostra potrà oramai sottrarsi.
Al riguardo per rendere più efficace e centrale l'azione di indirizzo ...

PRESIDENTE. Scusate, l'altro l'argomento è di grande importanza, non dico di seguirlo ma c'è troppo rumore. Prego Consigliere.

Adriano CARDOGNA. Al riguardo dicevo, per rendere più efficace e centrale l'azione di indirizzo che il Consiglio è chiamato a svolgere - ricordo a quest'Aula che tutti i programmi operativi vengono approvati dal Consiglio regionale, non è così normale per tutte le altre Regioni, è una prerogativa che questo Consiglio ha, una prerogativa che dovrà e dovrebbe sempre rivendicare con grande protagonismo - sarebbe utile che ci venissero forniti i dati regionali relativi agli obiettivi richiesti proprio da Europa 2020: tasso di disoccupazione, energia prodotta da fonti rinnovabili, percentuale di PIL regionale investito in ricerca e sviluppo, per stabilire insieme un percorso che ci consenta di perseguire da qui al 2020 proprio quegli obiettivi con il massimo coinvolgimento del Consiglio e dei Consiglieri.
Parlare di crescita green significa anche aumentare, e questo è di grande attualità, la connessione tra gli interventi in agricoltura, tutela dell'ambiente e prevenzione dei rischi, azioni queste in grado di aumentare anche il tasso di occupazione. Mettiamo insieme questi tre elementi perché sono tre elementi cardine per la difesa del territorio, di quella infrastruttura necessaria, indispensabile, per qualsiasi sviluppo della attività economica e di una ordinata e sicura vita dei cittadini.
Su questo si dovrebbe aprire una riflessione importante anche su come ha funzionato e quali risultati dà la condizionalità a questo sistema di sicurezza ambientale e territoriale.
Da ultimo non possiamo, vista l'attualità, non dare uno sguardo a quanto sta accadendo in queste settimane con i negoziati per le nuove prospettive finanziare 2014-2020. E' evidente che si stanno confrontando e scontrando due impostazioni diverse che forse coincidono con due diverse idee di Europa, non è soltanto un fatto matematico è soprattutto un fatto culturale, una Europa più solidale che è attenta alle esigenze comuni ma forse non altrettanto attenta all'uso delle risorse comuni, che si contrappone ad una Europa meno socialmente sensibile anche se con un livello di welfare state molto avanzato come nel caso dei paesi nordici.
I negoziati finanziari non sono mai stati semplici, la storia dell'Europa lo dimostra, avvenne la stessa cosa nel 2005, e il protrarsi di una situazione di stallo potrebbe anche influire in modo sostanziale sulla nuova programmazione europea, il cui inizio potrebbe slittare dal primo gennaio 2014 al primo gennaio 2015, o almeno voci in questo senso diventano sempre più consistenti.
Tra qualche mese conosceremo le sorti del bilancio europeo, oggi sappiamo che le proposte di nuovo regolamento, in particolare la proposta di nuovo regolamento quadro, pone in capo agli Stati membri delle condizionalità ex ante che dovranno essere soddisfatte prima dell'approvazione dei programmi.
L'auspicio che ci faccio e che rivolgo alla Giunta regionale, come impegno nei nostri confronti, è che l'Assemblea legislativa sia messa nelle condizioni di conoscere lo stato di avanzamento dei lavori funzionali rispetto delle condizionalità, il cui conseguimento dipende anche da azioni svolte a livello regionale.
Concludo ringraziando i componenti la VI Commissione che hanno lavorato intensamente per un mese e mezzo sul rapporto che la Giunta ha fornito, li ringrazio per il loro intendimento unitario, come ringrazio la struttura della VI Commissione che come sempre dimostra grande competenza sulla materia, ringrazio i dirigenti dei servizi coinvolti e le autorità di gestione, attraverso loro gli assessorati che hanno messo a disposizione informazioni, tempo e collaborazioni.
Auspico che questo lavoro importante e concertativo possa continuare anche nel prossimo futuro per il nuovo periodo di programmazione che si apre e che vedrà una attenzione tanto importante quanto importante è il periodo che si apre in questa nuova fase.

PRESIDENTE. Se non ci sono interventi, devo mettere in votazione l'unica risoluzione presentata in merito alla sessione comunitaria: "Introduzione di un marchio unico per tutti i prodotti e i servizi regionali".
Ha la parola il Consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. I ringraziamenti li ha fatti il Presidente della VI Commissione residuale Cardogna. Come Vice Presidente, fermo restando la relazione fatta dal Presidente Cardogna che rappresenta la sintesi di un lavoro svolto in concertazione ma soprattutto in condivisione, mi sarà facile chiedere il voto unanime all'Aula anche in considerazione del lavoro svolto e della sua utilità nei rapporti tra il Consiglio regionale, la Regione Marche e tutto ciò che riguarda i rapporti con l'Unione europea.
Per quanto riguarda la risoluzione che ha per oggetto “Introduzione di un marchio unico per tutti i prodotti e i servizi regionali”, ricordo che la Commissione ha elaborato, ha condiviso ed ha presentato una proposta di legge - l'appello alla Presidente della Commissione Ortenzi e al Vicepresidente Massi è che non ignorino la tempistica relativa a questo rapporto ed al lavoro svolto dalla VI Commissione - condivisa all'unanimità dalla VI Commissione ed invito, nel rispetto dei ruoli del Presidente e del Vicepresidente, a portare in Aula con una certa urgenza - come per dire fra dame e cavalieri brindiamo con le tazze e con i bicchieri -. Si tratta di qualche cosa che riguarda la produttività della Regione Marche ed è inclusa nella proposta di legge "Limes - territori di confine - Proposte e progetti condivisi e cofinanziati per lo sviluppo e l'integrazione delle aree di confine", quindi il limes è il confine che unisce attraverso le Province e le Regioni, un sistema interregionale che unisce al di la di quella che è la competenza del decentramento per le Regioni, dal punto di vista del contenuto delle leggi.
Condivisione su quanto abbiamo svolto in Commissione ma all'Assessore Giannini, presente in Aula con il suo spirito, visto che non c'è il corpo, e all'Assessore Canzian, che oggi ci onora della sua splendida presenza, ricordo che quella legge riguarda anche e soprattutto l'assetto delle Regioni, … il Presidente Solazzi gioca, dopo giochiamo, fra un po' ...

PRESIDENTE. No, ho detto che l'Assessore Canzian è sempre presente ...

Umberto TRENTA No, l'Assessore Canzian è presente quando lei c'è non sempre quando ci sono io. Quindi potrebbe essere una mia lacuna non certo dell'Assessore.

PRESIDENTE. Mi scusi Consigliere se l'ho interrotta.

Umberto TRENTA. Torno all'argomento del mio intervento.
L'Assessore Giannini parlava del Marchio Unico Marchigiano, MUM, attraverso il sistema di una legge ed ha scomodato il Presidente della Camera, tal Gianfranco Fini, a venire nella Regione Marche per sostenere il progetto della Macro Regione Adriatica.
Allora io umile Consigliere Umberto Trenta, trentesimo forse nell'ambito dei Consiglieri, dopo la maggioranza, fuori anche da un contesto territoriale, considerandomi del nord dell'Abruzzo, non vi faccio dimenticare e ribadisco con forza in Aula: immaginatevi la macro regione centrale: Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Marche, Abruzzo, e in questo sistema interregionale voi pensate di poter passare nella macro regione adriatica avendo istituito l'ufficio competente nella Regione Marche.
Questo progetto rischia di essere il contenuto, anche economico e finanziario e la mia presunzione è, presunzione nel senso di presumere, che si andrà a fare un contenuto in un contenitore più grande che è la macro regione mediterranea.
Allora signori miei, se questa legge: limes, non l'avete studiata potere invitarmi in Commissione per spiegare il contenuto anche normativo – le ho anticipato, prima di venire in Aula, che avrei fatto un telegramma, per conoscenza anche al Vicepresidente, in modo che le cose fossero chiare – possiamo ricordare al sopraggiunto Assessore all'Ambiente ma solo perché è arrivata la Rai – che trattandosi di questo sarebbe opportuno, ecco il contenuto della proposta di legge limes, inquadrare in una carta contenuti ambientali, geografici, paesaggistici, turistici, normativi all'interno del contenuto della proposta di legge: limes territori di confine.
Questo per sostenere il lavoro svolto brillantemente dalla VI Commissione, soprattutto con caparbietà del Presidente e del Vicepresidente, visto che voi avete l'abitudine di considerare questa Commissione residuale. Si parla con i tagli verticali di restituire il telepass e non so che altro, io farò la proposta che ognuno si paghi il suo assistente con l'indennità di carica.
Portiamo in Aula questo provvedimento perché è propedeutico per la Macro Regione Ionico Adriatica, prima che io scriva per la Macro Regione Mediterranea che è omnicomprensiva anche della questione dei marchi.
L’Assessore Giannini, poi, porterà in Aula quali sono le aziende marchigiane che lavorano con manodopera marchigiana, quali producono prodotto con materie prime e risorse della regione Marche e quali garantiscono il lavoro ai marchigiani, questo ha un senso sull'annesso e connesso giuridico di quella proposta di legge. Voglio vedere il settore calzaturiero, il settore delle fisarmoniche di Castelfidardo in merito al quale il Consigliere Pieroni ha portato, dignitosamente, in Aula un provvedimento sull'assestamento di bilancio per 50.000 euro.
Signori miei, questo è come intendo fare politica e l'impegno politico, per cui va bene il marchio marchigiano, ma all'interno di un contenitore che comprenda anche le Università, e qui c'è il richiamo alla legge regionale 9 del 2002 - che tanto fa sorridere il Vicepresidente del Consiglio Bugaro - lì, signori miei, c'è il nesso e connesso giuridico di supporto sia alla Macro Regione Ionico Adriatica Mediterranea ma soprattutto a quello che voi presentate e liquidate come “Introduzione di un marchio unico per tutti i prodotti e i servizi regionali”.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi mettiamo in votazione la proposta di risoluzione della Sessione comunitaria. Dichiaro aperta la votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)


Interrogazione n. 886
dei Consiglieri Comi, D’Anna, Badiali, Busilacchi, Giorgi, Natali, Giancarli, Camela
“Digitalizzazione/informatizzazione delle ricette sanitarie – monitoraggio della spesa nel settore sanitario”

Interrogazione n. 877
del Consigliere Latini
“ePrescription-Ricetta Elettronica”

(abbinate)
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le interrogazioni n. 886 dei Consiglieri Comi, D’Anna, Badiali, Busilacchi, Giorgi, Natali, Giancarli, Camela e n. 877 del Consigliere Latini, abbinate. Ha la parola per la risposta l'Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito al quesito L'art. 50 del decreto legge 30 settembre 2003, n. 269 convertito con modificazioni, dalla legge n. 326 del 24 novembre 2003, reca disposizioni in materia di monitoraggio della spesa nel settore sanitario e di appropriatezza delle prescrizioni sanitarie.
Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 26 marzo 2008, in esazione del suddetto art. 50, così come modificato ed integrato dalla legge 27 dicembre 2006, n. 296, ha stabilito regole tecniche e per la trasmissione dei dati di natura sanitaria nell'ambito del sistema pubblico di connettività.
I recenti provvedimenti del Ministero dell'Economia e Finanze consolidano il ruolo del Medico di Medicina Generale e del Pediatra, di libera scelta come mediatore nell'accesso al sistema delle cure attraverso i sistemi informatici soprattutto in relazione:
1. all'accesso da parte dell'amministrazione ai dati sanitari in possesso del medico (trasmissione ricetta informatizzata);
2. all'accesso da parte del medico ai dati in possesso dell'amministrazione (biffatura per l'esenzione per reddito apposta dal medico nella ricetta rossa su richiesta dell'assistito, presa visione del data base del Ministero delle economie e finanze);
3. alla comunicazione all'amministrazione delle certificazioni (trasmissione certificazione di malattia on line).
Gli accordi collettivi nazionali con i medici convenzionati in vari articoli sottolineano che i dati dei medici di assistenza primaria e dei pediatri dì libera scelta devono essere posti a disposizione del sistema da parte dei medici stessi, infatti relativamente al punto 3 di cui sopra si consideri che i Medici di Medicina Generale già trasmettono i relativi certificati di malattia all'INPS tramite il sistema di accoglienza centrale del Ministero dell'economia e finanze, altrimenti detto per comodità SAC.
In particolare il DPCM del 26 marzo 2008 dispone la trasmissione telematica dei dati delle ricette al Ministero dell'economia e finanze e delle certificazioni dì malattia all'INPS nell'ambito del Sistema Pubblico di Connettività (SPC), mediante il sistema di Accoglienza Centrale (SAC).
La Regione Marche. in via preliminare, con nota al Ministero della Salute, in data 31 marzo 2010, ha adottato "la modalità centralizzata per la distribuzione e la consegna delle credenziali ai soggetti prescrittori".
La scelta preliminare di adesione al sistema di accoglimento centralizzato (SAC) è stata adottata in via temporanea nelle more della realizzazione di un idoneo sistema informativo regionale (chiamato SAR). Tale sistema regionale è stato deliberato insieme a molti altri importanti interventi informatici, con DGR 1154 del 1 agosto 2011 avente ad oggetto "DGR 17/10 e DGR 1389/08 - Sistema informativo del Servizio sanitario regionale - "Piano per gli interventi informatici nella sanità 2012-2014" e attività concernenti la documentazione di ammissibilità al finanziamento previsto dall'accordo di programma sottoscritto fra Regione Marche e Ministero della salute per la realizzazione di un'infrastruttura ICT a supporto dell'integrazione del sistema informatico sanitario regionale e della connessione con l'INSIS".
Il gruppo tecnico per l'informatizzazione nella Medicina Generale e per la pediatria di libera scelta, di cui al Decreto del Direttore del Dipartimento per la Salute e i Servizi Sociali n. 18/DSS del 28 giugno 2011, costituito da tecnici di parte pubblica e da medici in possesso di specifica competenza tecnica individuati dalle organizzazioni sindacali della medicina generale e della pediatria di libera scelta, ha esaminato gli strumenti informatici esistenti ed ha stabilito, con l'approvazione del verbale della riunione del 12 luglio 2011, che i programmi "add on" messi a disposizione dalle case produttrici delle principali cartelle cliniche in uso dai professionisti della medicina generale e della pediatria di libera scelta hanno le caratteristiche di idoneità richieste per la trasmissione dei dati delle ricette, secondo quanto previsto dal DPCM in questione, richiesto dal Ministero dell'economia e finanze.
Con la DGR 807/2012 la Giunta Regionale ha stabilito che la Regione Marche per la trasmissione da parte dei medici, dei dati della ricetta elettronica …

PRESIDENTE. Scusate, fate un po' di silenzio altrimenti non si comprendono le parole dell'Assessore.

Almerino MEZZOLANI. … così come previsto dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) del 26 marzo 2008, utilizzi il sistema di accoglimento centrale.
Con decreto 51 del Dipartimento dei Servizi sociali del 6 giugno 2012 il Dipartimento per la Salute e dei Servizi Sociali, per fare fronte alla situazione ha disposto:
che l'ASUR - aree vaste (ex Zone territoriali di convenzionamento), in attuazione della DGR 807/2012 corrisponda un rimborso spese a ciascun medico di assistenza primaria e pediatra di libera scelta, fino alla concorrenza di euro 250,00 al fine della copertura dei costi sostenuti per l'adeguamento dei programmi informatici mediante specifici add on per la trasmissione dei dati al sistema della tessera sanitaria del Ministero dell'Economia e Finanze, ai sensi del D.M. 16 dicembre 2008 e s.m.i. II rimborso di cui sopra è comprensivo di quanto previsto dal D.M. sopra citato per la sperimentazione (euro 152,00 procapite per medico);
di prendere atto di quanto comunicato dal Ministero dell'Economia e Finanze con nota 70581 del 13 giugno 2011, da cui la fase sperimentale risulta avviata, e che fissa la data per l'avvio a regime delle procedure di invio telematico delle prescrizioni al 1 ottobre 2011 poi prorogato al 1 luglio 2012.
Nell'ambito delle attività propedeutiche all'avvio della trasmissione, il Dipartimento per la Salute ha attivato l'Asur per la predisposizione di specifiche sessioni formative, con il supporto del Ministero dell'Economia e delle Finanze, sull'utilizzo degli strumenti messi a disposizione dal Sistema di Accoglienza Centrale. La partecipazione ai suddetti corsi ha visto una risposta da parte del 9 % dei professionisti invitati.
Recentemente alcune delle sigle sindacali partecipanti al gruppo tecnico, hanno chiesto una ulteriore verifica della idoneità precedentemente approvata, altre sigle invece hanno dichiarato che, per quanto di loro competenza; consideravano chiuse le attività con la firma dei verbale dei 3 novembre 2011 e relativa approvazione del verbale del 12 luglio 2011.
Le verifiche si sono svolte in data 20 giugno 2012 e l'esito delle stesse è stato riportato nel verbale.
Il verbale in parola, inviato ai partecipanti in data 25 giugno 2012 trovava riscontro esclusivamente da parte di alcuni professionisti due per l'esattezza.
I temi sin qui esposti rappresentanti l'iter procedurale intrapreso per i suoi aspetti tecnici, sono stati oggetto di esame e confronto al tavolo del Comitato Regionale della Medicina Generale e della Pediatria di Libera Scelta per le relative valutazioni e scelte di politica complessiva.
In ordine al secondo punto, data l'efficacia del decreto ministeriale, non sussistono i presupposti per procedere in merito a quanto rappresentato.
Per quello che riguarda l'interrogazione più specifica del collega Latini in merito alla ricetta elettronica, aggiungo che il decreto del Ministero dell'Economia e delle Finanze del 2 novembre 2011, all'art. 1 prevede che la ricetta cartacea, di cui al decreto 17 marzo 2008, è sostituita con la ricetta elettronica generata dal medico secondo le modalità descritte dal disciplinare tecnico.
L'art. 2 del suddetto decreto, ai commi 1 e 3, stabilisce che i piani di diffusione della dematerializzazione siano definiti, attraverso accordi specifici da concludersi entro settembre 2012, fra il Ministero dell'Economia e Finanze, il Ministero delle Salute e le singole Regioni e Provincie Autonome; i piani sono stati elaborati da Regioni e Ministero entro la data indicata nel decreto e sono in corso di approvazione definitiva da parte del Ministero. I piani in parola hanno un percorso che prevede una attivazione graduale sia per soggetti coinvolti che per specifici processi attivati.
Nel contesto rappresentato dal suddetto decreto ministeriale, la Regione Marche ha inizialmente disposto che gli interventi relativi alla realizzazione di un sistema di accoglienza regionale, siano compresi nell'ambito della fornitura dei beni e dei servizi oggetto di una gara in fase di bandizione e relativa all'"accordo di programma sottoscritto fra Regione Marche e Ministero della salute - per la realizzazione di un'infrastruttura ICT a supporto dell'integrazione del sistema informatico sanitario regionale e della connessione con l'NSIS".
La formulazione e la definizione dei requisiti e delle funzionalità del Servizio di accoglienza regionale, ha visto il coinvolgimento dei medici di famiglia attraverso le rappresentanze delle organizzazioni sindacali, con l'istituzione del gruppo tecnico per l'informatizzazione della medicina generale.
Il Dipartimento per la Salute, stante il procrastinarsi della bandizione della suddetta gara, ha in corso verifiche tecniche ed economiche, finalizzate alla attivazione di un sistema regionale in grado di rispondere ai requisiti previsti dal decreto ministeriale entro il primo semestre 2013. Questo nuovo scenario è l'elemento cardine delle verifiche e degli accordi in fase di definizione con il Ministero dell'Economia e delle Finanze.
Attualmente le convocazioni del Gruppo tecnico per l'informatizzazione della medicina generale, indette per verificare con i componenti i punti salienti del piano, di cui sopra, non hanno ancora avuto esito per precisa posizione di alcune rappresentanze sindacali dei Medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta. In ogni caso la Regione prosegue nella verifiche per la realizzazione del sistema SAR entro il primo semestre del 2013, e in questa verifica cura che l'adozione di questa soluzione sia coerente con la strategia di sviluppo rappresentate dall'articolato della gara generale.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Badiali.

Fabio BADIALI. Grazie Assessore per la risposta, anche se debbo dire, con onestà, che non ho compreso molto delle parole dette, era una risposta lunga e non sono riuscito a seguire perfettamente il filo.
Noi abbiamo fatto questa interrogazione perché, come lei ben sa, c'è per i medici di medicina generale l'obbligo di legge di inviare le ricette in maniera elettronica al Ministero, tramite strumenti in rete messi a disposizione dalla Regione.
Il tavolo che è stato costituito con i medici di medicina generale e con i tecnici della Regione è contraddittorio, perché da una parte si dice che funziona tutto e da un'altra si dice che non funziona niente.
Qui io chiedo che sia la politica, che sia l'Assessore ad intervenire per redimere questo problema e per dire che il sistema regionale è più funzionale di quello nazionale, perché noi rischiamo di fare le stesse cose che abbiamo fatto, purtroppo, per inesperienza con il CUP. Su questa questione sarebbe drammatico perché pensate a quante persone passano negli ambulatori dei medici di medicina generale. Ce ne sono 1.400 nella nostra regione ed ogni giorno passa una media di 50 persone che moltiplicate per 1400 significano migliaia di persone al giorno, milioni all'anno.
Se per inviare una ricetta ci vuole trenta secondi è un conto, se ci vogliono quattro minuti è un altro, perchè significa bloccare l'esercizio degli ambulatori medici, mentre c'è la possibilità di mettere in piedi un sistema tecnologico con i fondi nazionali. E' già stato messo in campo per l'ex zona territoriale 5, quella di Jesi, e per l'ex zona 11 di San Benedetto del Tronto dove sono già in collegamento i dati integrati dei medici di medicina generale, delle unità operative ospedaliere, della guardia medica e della ricetta elettronica, con una spesa, mi è stato detto, da verificare perché io non ne ho la certezza, di 40-50 mila euro per ex zona, che per 10-11 zone da mettere in piedi significano neanche 500.000 euro di intervento.
Se questo risolve il problema, se dà una risposta ai medici ed ai pazienti, secondo me è una cosa che dobbiamo fare, non dobbiamo dare ai medici di medicina generale strumenti e cose che non occorrono, la valigetta informatica, come è stata chiamata, non è uno strumento di cui hanno necessità perché tutti sono computerizzati e tutti hanno già gli strumenti in funzione.
Bisogna lavorare, invece, su questa questione, perciò chiedo all'Assessore di fare questo tavolo e, una volta per tutte, chiudere questa vicenda, tenendo conto delle esigenze di chi opera sul territorio e di chi opera all'interno del sistema sanitario regionale, che sono i medici di medicina generale.
Secondo me, mettere in rete tutto il sistema significa non soltanto dare una risposta a questo mondo di medici ma dare una risposta a tutto il sistema sanitario perché una volta messi in rete i dati di un paziente, che è un mutuato di un medico di medicina generale, questi possono essere trasmessi all'ospedale, ai specialisti, anche in altre parti del territorio dove possono essere letti e dove possono ricevere risposte adeguate senza far muovere il paziente, quelle che girano sono le immagini, sono i dati che poi tornano al medico di medicina generale per dare la necessaria cura al paziente.
Su questo noi dobbiamo essere all'avanguardia, come lo siamo in altri settori della sanità, purtroppo, su questo settore dell'informatica siamo una delle ultime Regioni, lo dico per i dati che ha riportato il Ministero dell'Economia e Finanza (MEF).
Su questa questione faccio un appello all'Assessore affinchè risolva questo problema che altrimenti rischia di aggravarsi notevolmente.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Condivido l'esortazione che ha fatto il collega Badiali per quanto riguarda l'applicazione, l'attuazione del sistema del ePrescription-Ricetta Elettronica, in particolar modo, quello che riguarda i medici di medicina generale che ovviamente sono, come tutte le parti del sistema, più che attenti alla situazione, più che disponibili. Le criticità del sistema informatico improntato, così come è stato presentato, sono da un lato evidenti e dall'altro rischiano di essere concausa di altre situazioni di enorme carenza che noi abbiamo nel CUP e nell'attivazione elettronica di molti servizi, che potrebbero essere messi a regime in senso positivo e compiuto e dare una svolta all'aspetto burocratico ed ai tempi delle prestazioni di assistenza sanitaria.
L'esortazione che ha fatto il collega la rinnovo, soprattutto, per i tempi di attesa che si produrrebbero non solo nell'avvio, che è naturale, nell'introduzione compiuta della ricetta elettronica ma nella costante attuazione, se non si tenesse conto della necessità di ovviare, da un lato su soluzioni pilota e dall'altro di tener conto dei sistemi che sono ormai in uso in altre Regioni, che hanno consentito di sperimentare con successo le varie fasi dei passaggi, soprattutto la possibilità di creare una rete digitale fra medici di medicina generale, strutture sanitarie pubbliche e esigenze degli assistiti, il punto centrale, il cuore del problema, che si determinerebbe con questa situazione.
Non dobbiamo creare quello che è successo con l'introduzione del CUP quando nonostante l'aiuto di farmacie e di medici di medicina generale di fatto l'assistito si è trovato nella difficoltà, operando in proprio e senza pagare oneri aggiuntivi, di richiedere la visita medica attraverso appunto la digitalizzazione.
Su questo fronte non dobbiamo trasformare i medici di medicina generale in segretari amministrativi di se stessi, nè dobbiamo creare un sistema che sia obsoleto e estremamente difficoltoso.
Tenendo conto dell'ampia relazione che ha fatto l'Assessore, e di cui ringrazio, l'esortazione che faccio e che sottolineo è quella di non dimenticare, prima dell'avvio concreto di questo sistema, i suggerimenti e le riflessioni che vengono da più parti, in particolar modo dai medici di medicina generale.

Interrogazione n. 732
del Consigliere Latini
“Igieniste dentali, scadenza contratti ASUR”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 732 del Consigliere Latini. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito a quanto richiesto dal Consigliere Latini rispondo sulla base della relazione richiesta all'Asur ed al suo direttore generale.
L'interrogazione, tra l'altro molto datata perché è del 23 marzo 2012 e pervenuta all'Azienda in aprile, e sul mancato rinnovo di sette contratti di collaborazione di igienisti dentali presso l'Area vasta 2, l'ex zona territoriale 7 di Ancona, c'è questo tipo di precisazione. In adempimento agli obblighi di legge nazionale la Regione Marche ha adottato la delibera n. 288, dell'8 marzo 2011 confermata dalla delibera n.1161 del 1.8.2011 con la quale ha approvato, tra l'altro, la direttiva vincolante per i Direttori Generali dell'Asur, delle Aziende Ospedaliere e dell'INRCA, che conteneva disposizioni per il contenimento ed il controllo della spesa relativa al personale dipendente e veniva da quella che era un'imposizione derivante dalle norme nazionali.
La citata direttiva imponeva agli Enti del Servizio sanitario regionale di «conseguire una diminuzione della spesa relativa al personale, nell'anno 2011 e nell'anno 2012 con economie pari 10 milioni per ciascun anno solare, complessivamente 20 milioni», con azioni tali da «consentire la diminuzione della spesa del personale nell'anno 2011 rispetto all'anno 2010 e diminuzione della spesa nell'anno 2012 rispetto all'anno 2011». In particolare la medesima direttiva prevede altresì che, rispetto alla sostituzione del personale cessato a qualsiasi titolo, le Direzioni generali degli Enti «dovranno prioritariamente assicurare il turn-over dell'area sanitaria al fine di garantire i livelli essenziali di assistenza. Le direzioni generali sono comunque tenute a mantenere e garantire i livelli essenziali di assistenza. Sono consentite le assunzioni di personale relative a casi incontingibili ed urgenti per garantire i livelli essenziali di assistenza». Sulla base di tale presupposto normativo le Aree Vaste, su indicazione della Direzione Generale, hanno proposto dei Piani di assunzioni favorendo, prioritariamente, la sostituzione dei dipendenti indispensabili per garantire i livelli essenziali di assistenza.
Poiché le attività indicate dal Consigliere Latini, non rientrano nei Livelli Essenziali di Assistenza, tant'è che la loro presenza, all'interno delle altre Aree Vaste o all'interno delle altre ex Zone Territoriali dell'Area Vasta n. 2, è pressoché assente, la Direzione ha deciso, all'interno dei parametri regionali imposti per normativa nazionale, di dare priorità all'assunzione di quelle figure (medici, infermieri) necessarie a garantire il corretto e funzionale svolgimento dell'attività sanitaria, secondo i parametri richiesti dal SSN.
Tuttavia, poiché, secondo le linee guida del Ministero della salute è previsto l'inserimento anche dell'igienista dentale nei percorsi di educazione alla corretta igiene orale, per prevenire le malattie dentali e gengivali delle categorie protette e dei detenuti del sistema carcerario è allo studio un progetto, nell'ambito del dipartimento di prevenzione, che coinvolga anche queste figure in modo tale che almeno alcune di queste possano essere riassorbite.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Latini.

Dino LATINI. Da quello che ho capito, in pratica, la questione di natura finanziaria ha determinato priorità di scelte per figure diverse rispetto al discorso della copertura dei sette igienisti che erano andati a scadenza nel marzo 2012.
La questione non è tanto sul numero degli igienisti quanto sulla necessità di assicurare un’attività di servizio pubblico, relativa appunto all'igienista dentale, in grado di non determinare, per i pazienti, la necessità di ricorrere al privato per prestazioni che costano fino a cento euro, per la situazione specifica degli igienisti dentale, a fronte di un costo di ventotto euro in una struttura pubblica.
La richiesta sui cui insisto, è quella di creare una rete, al di là, ripeto, del numero e della razionalizzazione necessaria del personale sanitario, che sia in grado di dare le risposte a quella fascia di popolazione con più esigenze economiche per quanto attiene al servizio di igiene dentale, per non obbligarla a ricorrere a quella sanità privata che compare sempre di più all'orizzonte anche per quanto riguarda la nostra comunità.

Interrogazione n. 713
dei Consiglieri Zinni, Natali
“Realizzazione di un centro servizi per la gestione dei documenti contabili ciclo passivo dell’Azienda sanitaria unica regionale”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 713 dei Consiglieri Zinni, Natali. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito all'interrogazione afferente alla realizzazione di un centro servizi per la gestione dei documenti contabili ciclo passivo dell'Asur, di cui alla determina n. 159 del 5 marzo 2012 si evidenzia che la scrivente Direzione, a chiarimento ed integrazione della determina medesima ha adottato un ulteriore atto trasmesso prontamente alla Giunta regionale.
Nella successiva determina Asur/DG n. 305 del 12 aprile 2012 ad oggetto integrazione determina n. 159/AsurDG del 05/03/2012 per la realizzazione di un centro servizi per la gestione dei documenti contabili ciclo passivo, invero, viene chiarito che il progetto per l'esternalizzazione del servizio relativo all'accentramento ed all'inserimento dei dati contabili smaterializzati afferenti al ciclo passivo, era stato elaborato dalla Regione Marche e formalmente approvato con deliberazione di Giunta regionale n. 385 del 9 marzo 2009. Già in quella sede la Giunta regionale sottolineava l'importanza, per consentire un'ottimizzazione dei tempi di lavorazione dei documenti contabili del ciclo passivo, dell'accentramento presso un'unica sede operativa di tutte le fasi di caricamento dei predetti documenti, anche al fine di implementare il Sistema Informativo Amministrativo Unico Regionale relativo alla contabilità generale già implementato nell'ambito regionale. In particolare, la Giunta regionale prevedeva di affidare il servizio complessivo ad una società terza la quale si sarebbe dovuta fare carico di fornire le funzionalità ed i servizi necessari all'attuazione, nel pieno rispetto della normativa vigente, dell'intero progetto di acquisizione dei documenti del ciclo passivo.
E’ in esecuzione di tale provvedimento che l'Asur avviava già nel 2009 una procedura di gara che, tuttavia, con determina AsurDG n. 1224 del 14 dicembre 2009, veniva revocata per un vizio procedurale che induceva questa amministrazione ad un riesame complessivo degli atti di gara.
Dopo due anni la Direzione generale decideva di dare nuovo impulso all'attività con la predisposizione di un progetto revisionato, in base alla normativa vigente, che, tra l'altro, comportava un costo notevolmente più basso si passava cioè da quattrocentocinquantamila euro più IVA rispetto a quello precedentemente previsto che era di settecentoventimila mila euro.
L'attività oggetto del progetto non è una esternalizzazione ma mira a realizzare un'attività del tutta nuova e non espletata sino ad oggi da nessuna Unità Operativa afferente al bilancio aziendale. Il progetto di cui è cenno, invero, non si sostituisce all'attività effettuata attualmente nelle Aree Vaste ma si concretizza nell'acquisizione ed archiviazione, in formato elettronico, dei documenti contabili del ciclo passivo al fine di ottimizzare, anche attraverso l'accentramento presso un'unica sede operativa il recapito e le fasi dell'inserimento dei dati relativi ai predetti documenti, i tempi di lavorazione degli stessi che sono stati stimati in circa duecentoventimila documenti/anno.
La necessità di procedere alla realizzazione del citato centro servizi s'impone da una cospicua normativa che spazia dall'obbligo per le pubbliche amministrazioni di passare ad un sistema di gestione della fatturazione in forma esclusivamente elettronica, ribadita nel piano e-gov 2012, che prevede tra gli obiettivi di sistema, i progetti per la fatturazione elettronica e l'attuazione del codice per l'amministrazione digitale, all'obbligo, parimenti, di contenere la spesa relativa all'assunzione di personale amministrativo.
La stessa deliberazione di Giunta regionale n. 385/2009 nel prospettare l'affidamento del servizio ad una società terza, non prevedeva nessuna esternalizzazione del personale del Servizio sanitario regionale né alcuna riduzione in numero e qualità dello stesso. Dal punto di vista organizzativo la smaterializzazione dei documenti contabili rende fruibile, on line, il complesso di fatture di acquisto, snellendo la struttura interna e svincolandola da picchi di lavora per un processo non strategico e si traduce in un aumento dell'efficienza e dell'efficacia dei processi aziendali generando una ottimizzazione dell'organizzazione del personale dedicato allo svolgimento delle attività (impatto sui processi che, pur difficili da stimare in termini di costi diretti, sono spesso rilevanti in termini dì maggiore efficienza).
Peraltro dall'avvio del predetto centro servizi si potrà ottenere:
la riduzione dei costi per gli spazi destinati ad uso archivio documenti in forma cartacea (occupazione spazi fisici, impiego di risorse, acquisto di scaffali e faldoni);
la non acquisizione e manutenzione di nuovi hardware e software;
l'integrazione con applicazioni già presenti in azienda.
La realizzazione di tali nuovi processi produttivi richiederebbe l'utilizzo non solo di nuove risorse tecnologiche ed informatiche ma soprattutto, di ulteriori risorse umane professionalmente rispondenti al profilo di operatori tecnici videoterminalisti cat. B/BS (ruolo tecnico). L'Asur, allo stato attuale, non dispone e non può disporre del personale aggiuntivo necessario all'espletamento di tale servizio anche perché, dall'aprile del 2010 ad oggi, in virtù del blocco del turn-over derivante dalle normative nazionali e regionali, che ha interessato tra l'altro il settore amministrativo- tecnico logistico, si è assistito ad una progressiva riduzione del relativo personale, che solamente nell'ambito contabile, ha interessato circa 10 unità cessate e non sostituite. Ciò rende impossibile, da una parte, individuare all'interno dell'Azienda personale idoneo da assegnare a questa specifica funzione in quanto tutti i servizi amministrativi-tecnico-logistici risultano in sofferenza, e dall'altro rende impossibile procedere a nuove assunzioni,
In adempimento a precisi obblighi di legge nazionali, infatti, la Regione Marche ha adottato la delibera n. 288, dell'8 marzo 2011, confermata dalla delibera n.1161 del 1 agosto 2011 con la quale ha approvato, tra l'altro, la direttiva vincolante per i Direttori Generali dell'Asur, 'delle Aziende Ospedaliere e dell'INRCA, in materia di contenimento ed controllo della spesa relativa al personale che deriva da quelle che sono le normative di carattere nazionale.
Questa direttiva impone agli enti del Servizio sanitario regionale di valutare, nella predisposizione dei Piani di Assunzioni, come prioritari, i soggetti necessari a quelli che lo Stato impone come i livelli essenziali dì assistenza e quindi sono consentite solo assunzioni relative a casi incontingibili per garantire i livelli essenziali di assistenza.
La necessità di attivare tale nuova procedura, nonché i vantaggi derivanti dalla stessa, risultano confermati e sottolineati dalla iniziativa già evidenziata in premessa, che assunse nell'anno 2009 la Regione Marche, attraverso l'elaborazione del predetto Progetto per il quale era stato previsto che sarebbe stato individuato uno specifico finanziamento aggiuntivo al budget assegnato annualmente alle Aziende.
In conclusione, al fine di adempiere al dettato normativo sopra evidenziato e constatata l'impossibilità di provvedere attraverso risorse già disponibili all'interno dell'Azienda o comunque reclutabili dalla stessa, lo strumento della realizzazione di un centro servizi per la gestione dei documenti contabili concernenti il ciclo passivo dell'Asur mediante affidamento esterno, appariva all'Azienda, così come già valutato nel 2009 dall'ente regionale, come soluzione da privilegiare ai fini di un pronto e rispondente adempimento agli obblighi di legge.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Natali.

Giulio NATALI. Assessore io le chiedo la copia della sua relazione, come di quella precedente, per un maggiore approfondimento.
Rispetto a quello che lei ci dice, si riusciva a seguire male per tutti i motivi che sono facilmente comprensibili. Viene fuori che la determina in oggetto, è una determina una tantum. La Regione ha deciso di fare questo per rimettere in piedi un programma che sarà poi utilizzato dai dipendenti regionali o rimane sempre questa situazione in fieri e fino a quando nel caso? Perché qui voi avete riorganizzato, avete detto che avete ditigalizzato, ricomputerizzato tutto, quindi, significa che la determina n. 159 del 5 marzo 2012 sarà un qualche cosa che sarà ripropinata negli anni successivi o meno? Questa è la domanda che le faccio. (...) Non necessariamente! Per questo le chiedo queste cose.
L'altro aspetto mi trova in un momento meno polemico, perché nei giorni scorsi è stata prorogata la graduatoria di quei poveri, non voglio dire, disgraziati, abilitati, non amici di qualcuno, che erano entrati immediatamente e che sono rimasti e sono ancora appesi in seguito a quel concorso che io ho chiamato elettorale nel 2010 e che dal 2010, dopo le elezioni, sono ancora in attesa di trovare posto, nonostante, nelle varie Aree, Assessore, io la prego ragionare con me su questo e di far ragionare i vertici dell'Asur, si continui ad andare dietro a Co.Co.Pro. con vestiti preapprestati per amici di amici, quando ci sono persone che hanno vinto un concorso che è risultato, da quello che ha detto il Dott. Oddi, vostro funzionario, perfettamente legittimo.

Interrogazione n. 898
del Consigliere Marangoni
“Struttura sanitaria 'Clinica lab. Divis. Consulchimica Ambiente'. Punti prelievo di Recanati e Loreto. Abuso del titolo di accreditamento regionale in difformità alla l.r. 16 marzo 2000, n. 20 per il punto prelievi di Recanati. Abuso della qualifica di 'Punto Prelievi convenzionato' per il punto prelievi di Recanati. Pubblicità ingannevole per i punti prelievi di Recanati e Loreto. Commistione di interessi partitici e personali, tra il partito di maggioranza in Consiglio comunale di Recanati ed i ruoli politici di soci e amministratori della 'Consulchimica Ambiente srl'. Autorizzazioni illegittimamente rilasciate dal Comune di Recanati ai sensi degli articoli 7 e 8 della l.r. 20/2000. Richiesta di diniego da parte della Regione dell'accreditamento ai sensi dell'art. 16 della l.r. 16 marzo 2000, n. 20. Violazione, nel caso specifico, dell'articolo 3 della l.r. 20/2000”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 898 del Consigliere Marangoni. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. In merito alla questione sollevata in questa interrogazione, si precisa che la struttura in oggetto ha seguito quelle che sono le regolari procedure previste dalla l.r. 20 del 2000. E' autorizzata con atto del Comune di Recanati n. 1 prot. n. 3816 del 8 febbraio 2012 e in data 9 maggio 2012 è pervenuta presso il Dipartimento per la Salute e i Servizi Sociali la domanda di accreditamento istituzionale. Il 25 settembre 2012 il Gruppo di Accreditamento Regionale ha effettuato il sopralluogo per la verifica dei requisiti di accreditamento così come previsti dalla normativa.
In merito alla necessità dell'accreditamento istituzionale per i Punti di prelievo esterni, gli uffici del Dipartimento Salute hanno, dopo attenta valutazione, ritenuto opportuno che, anche i Punti Prelievi esterni dovessero soggiacere alla procedura di autorizzazione ed accreditamento.
Si è giunti cioè al convincimento che le procedure previste dalla legge regionale 20/2000 di autorizzazione alla realizzazione e di autorizzazione all'esercizio e di accreditamento istituzionale, non prevedano una possibilità di estensione od osmosi degli stessi dal laboratorio che ha fatto, richiesta del punto prelievi esterno, al punto prelievi stesso.
Quanto invece alla necessità di convenzionamento del Punto Prelievi, va precisato che, il convenzionamento viene fatto tra il laboratorio analisi e l'area vasta Asur competente e vale anche per i pazienti afferenti da altre Aree vaste, art. 1 dello schema di accordo allegato alla deliberazione di Giunta regionale n. 1708 / 11 del 19 dicembre 2011.
In merito alla chiusura da parte dell'Asur di un punto prelievi pubblico per scarsa affluenza di pazienti, tale valutazione non può che stare alle valutazioni della dirigenza dell'Azienda, vista la tipologia di struttura in questione.
In merito alla decisione da parte del laboratorio privato di aprire un Punto Prelievi, ovviamente, a maggior ragione in questo caso, tale scelta rimane esclusivamente in capo alla libertà d'impresa, non essendo presenti, al momento dell'apertura i vincoli stabiliti con DGR 1708/ 2011.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Grazie Assessore. Devo farle i complimenti perché è la quinta o sesta interrogazione alla quale risponde, soltanto lei oggi è chiamato in causa, poi le faccio i complimenti per la qualità dell'intervento e per l'imparzialità che ancora una volta ha saputo dimostrare.
Siamo di fronte ad una imparzialità rispetto alle parti in causa. Intendo, siamo di fronte ad una palese ed evidente violazione della legge, come ho scritto nella mia interrogazione, siamo di fronte ad interessi personali e di partito politico, il suo, che sono evidenti in questo caso, siamo di fronte ad un laboratorio di analisi privato di proprietà del Segretario del Partito democratico di Recanati, siamo di fronte ad una società, questo laboratorio analisi, dove amministratore unico è un consigliere comunale del Partito democratico di Recanati e, quindi, va tutto bene! E’ una regolare procedura. Peccato che le cose non siano come lei ha detto, quindi, i miei complimenti sulla sua imparzialità. I complimenti che le sto facendo sull'imparzialità sono del tutto ironici.
Qui abbiamo addirittura la casa madre, chiamiamola così, cioè la società,”Clinica Lab di Civitanova”, che guarda caso, vorrei capire il perché, non è nemmeno inserita nel Bollettino Ufficiale della Regione Marche del 2011 per la convenzione con l'Asur. Tra l'altro il Bollettino Ufficiale fa fede è un atto ufficiale, nemmeno è inserita, ma si sa quando la proprietà è di certi partiti, va tutto bene madama la marchesa.
C'è un punto prelievi privato a Recanati che viene aperto a pochi mesi di distanza, nello stesso luogo, a poche centinaia di metri, da dove viene chiuso un precedente punto prelievi pubblico. Guarda caso va tutto bene. Non c'è nessuna variazione del fabbisogno, cosa che ben sappiamo, prevede la legge. Il fabbisogno non è cambiato ma si da comunque l'OK e soprattutto c'è la violazione dell'accordo tra Comune di Recanati e Croce Gialla, in base a quell'accordo i locali della Croce Gialla non possono essere dati ad attività mediche non convenzionate, cosa che invece viene fatta.
Il potere di vigilanza e di controllo della Regione non esiste, perché lei dice che va tutto bene e, ovviamente, va tutto bene quando sono i compagni del suo partito a fare e a disfare.
La mia insoddisfazione è totale e mi complimento, ancora una volta, per l'imparzialità, la lungimiranza e l'essere al di sopra delle parti, sulla sua risposta alla mia interrogazione.

Interrogazione n. 775
della Consigliera Foschi
“Piano sanitario e diritto alla salute”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 775 della Consigliera Foschi. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Mezzolani.

Almerino MEZZOLANI. Premesso che il Dipartimento per le Dipendenze Patologiche di Urbino ha competenza territoriale anche sul territorio della ex Zona Territoriale 3 di Fano, e che i dati seguenti riguardano le attività dell'intero Dipartimento nel territorio sovrazonale di Urbino e Fano, in attesa della istituzione del Dipartimento di Area Vasta ai sensi della L.R. 19/2012, si comunica che la dotazione di personale, dichiarata dalla Direttrice dell'Asur Area Vasta n. 1, è la seguente:
Medico: Fano 2 unità – Fossombrone 1,86 unità – Urbino 2,5 unità;
Psicologo: Fano 1,3 unità – Fossombrone 1 unità – Urbino 2,5 unità;
Infermiere: Fano 1,5 unità – Fossombrone 1 unità – Urbino 2 unità;
Assistente sociale: Fano 1 unità – Fossombrone 1 unità – Urbino 3 unità;
Operatore socio-sanitario: Fano 1 unità;
Amministrativo: Urbino 1 unità.
Totale: Fano 6,8 unità – Fossombrone 4,86 unità – Urbino 11 unità.
Nell'anno 2012, a fronte di una sostanziale stabilità del personale operativo presso le sedi di Fano e di Fossombrone, si è creata una carenza di personale medico presso la sede di Urbino: rispetto ai 3 medici incaricati, di cui 1 a tempo indeterminato e 2 a tempo determinato, si è creata una problematica concomitanza di scadenza di uno di questi ultimi due contratti e la richiesta di risoluzione anticipata dell'altro. Per superare tale situazione la Direttrice dell'Area Vasta ha immediatamente avviato le procedure per il reclutamento di un medico.
I pazienti in carico al Dipartimento Dipendenze Patologiche nel 2011 stati 940: 70% tossicodipendenti, 30% alcolisti, dei quali:
- 253 nell'area di Urbino,
- 251 nell'area di Fossombrone,
- 437 nell'area di Fano.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, la Consigliera Foschi.

Elisabetta FOSCHI. Io mi dichiaro completamente insoddisfatta: perché non viene data risposta a tutti i punti dell’interrogazione, soprattutto all’ultimo punto, forse quello più interessante: quali iniziative intende attuare la Regione Marche e in che tempi per garantire un pari diritto ai cittadini.
La situazione che si è creata nel SERT, è quella in cui 253 pazienti, e si tratta di pazienti, come ricordava, affetti da dipendenze, in gran parte tossicodipendenze, sostanzialmente seguiti, su tutto il territorio dalla ex zona territoriale di Urbino e, quindi, anche Cagli e Macerata Feltria, da un solo medico.
Lei mi ha fatto l’elenco di tutti i medici, di tutto il personale, a Fano, Fossombrone ed a Urbino, ma se scendiamo nel dettaglio e guardiamo la situazione di Urbino, e per Urbino intendo anche Macerata Feltria e Cagli che hanno chiuso per carenza di personale e questo è tristissimo, vuol dire costringere i pazienti da tutto il territorio a recarsi ad Urbino, con il disagio che questo crea. Un solo medico per varie vicissitudini ma soprattutto per l’impossibilità o non volontà di coprire i posti che si sono resi vacanti. Un solo medico per tutti questi pazienti.
Dal raffronto con le altre situazioni di Fano e Fossombrone emerge il dato preoccupante, al quale non viene nemmeno oggi data risposta.
C’è una richiesta di cittadini supportati anche da un legale che lamentano la situazione di grave disagio in cui si sono venuti a trovare e, mi pare anche di capire, che non c’è nessuna intenzione di migliorare la situazione del SERT, di migliorare la situazione dei quasi 250 pazienti che si trovano nella condizione di non poter essere seguiti. Quindi non c’è pari dignità in tutto il territorio provinciale nelle ex zone territoriali.

Interrogazione n. 741
del Consigliere Bucciarelli
“Tutela del vino Verdicchio”
(Svolgimento)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 741 del Consigliere Bucciarelli. Ha la parola, per la risposta, l'Assessore Petrini.

Paolo PETRINI. Questa interrogazione è articolata in tre quesiti, il primo chiede relativamente alle attività svolte dalle enoteche regionali e relativi rendiconti economici degli ultimi due anni.
Ricordo che la legge regionale del 3 gennaio 1995 n. 5 relativa a "Provvedimenti per la valorizzazione dei prodotti vitivinicoli e agroalimentari tipici marchigiani" è restata attiva ed operante sino all'anno 2008, che è stato l'ultimo anno in cui sono state erogate risorse a favore dei soggetti beneficiari. Tra questi soggetti, vi erano sia ASSIVIP, ora liquidata, e la VINEA, quali soggetti che gestivano, rispettivamente, le enoteche regionali di Jesi ed Offida.
L'azione di tale normativa regionale, che aveva il limite di non essere stata notificata alla Comunità Europea, è stata poi superata con l'avvio, attraverso le risorse derivanti dalla programmazione del Programma di Sviluppo Rurale, dei progetti di filiera che nel settore del vino è stato il primo a partire proprio per dare una alternativa agli interventi che prima ricadevano sulla suddetta legge.
Negli ultimi anni di attività, ai soggetti sopra indicati, arrivavano risorse per circa complessivamente trecentomila euro all’anno destinate a far fronte alle azioni promozionali messe in atto dalle stesse per il settore enologico, sia a livello regionale che nazionale e con interventi alcune volte realizzati anche all'estero in occasione di fiere di settore.
Il programma PSR ha preso definitivo avvio solo nel 2010 e, per questo, nell'anno 2009, attraverso i fondi destinati alla promozione e valorizzazione dei prodotti agroalimentari ed enologici, si è provveduto a sostenere per l'ultimo anno l'attività dei due Consorzi gestori delle enoteche regionali.
Riguardo al Verdicchio ed alla sua tutela, nel Registro delle varietà di vite, istituito dall'articolo 11 del DPR n. 1164 del 24 dicembre 1969 sono indicate le principali caratteristiche morfologiche e fisiologiche che consentono di distinguere fra di loro le varietà di vite, sia per la produzione di vino sia da mensa.
La varietà Verdicchio Bianco, varietà autoctona e di antica coltivazione nelle Marche, è iscritta nel Registro delle varietà sin dal 1970 con DM 25 maggio 1970, come varietà raccomandata, nelle province di Ancona, Ascoli Piceno, Macerata, Pesaro, Perugia, Terni, Roma, Viterbo e L'Aquila e, come autorizzata, nelle province di Pistoia e Rieti. Dalla fine degli anni '90 la coltivazione della varietà Verdicchio Bianco è stata autorizzata dal MIPAAF anche nelle province di Rimini, Pescara, Teramo, Cagliari, Nuoro, Sassari e Oristano. Fino al 2003 le varietà di vite venivano iscritte dal MIPAAF nel Registro su base provinciale; dal 2003, con l'approvazione dell'Accordo in Conferenza Stato-Regioni del 25 luglio 2002, ciascuna Regione, preso atto delle varietà iscritte da MIPAAF nel Registro, poteva stabilire l'ambito amministrativo ai fini della loro coltivazione.
Tutte le Regioni interessate alla coltivazione del Verdicchio Bianco hanno optato per l'ambito regionale: ciò ha determinato che se fino a quel momento la varietà era raccomandata/autorizzata in una determinata provincia, in seguito all'estensione dell'ambito di coltivazione a livello regionale, la stessa varietà diveniva raccomandata/autorizzata su tutto il territorio regionale. Inoltre regioni finitime a quelle in cui un varietà era autorizzata/raccomandata, in forza dell'Accordo del 25 luglio 2002, potevano consentire la coltivazione della stessa, senza effettuare le prove attitudinali, produttive ed enologiche. Quindi la coltivazione della varietà Verdicchio Bianco, risulta essere diffusa in un'area geografica dell'Italia centrale sin dalla istituzione del Registro delle varietà.
Tuttavia da sempre il nome della varietà è associato alle prestigiose DOC delle Marche, Verdicchio dei Castelli di Jesi" e "Verdicchio di Matelica", i cui disciplinari sono stati riconosciuti dal MIPAAF rispettivamente già dal 1968 e 1969, a cui si sono aggiunte nel 2010 le DOCG "Castelli di Jesi Verdicchio Riserva» e "Verdicchio di Matelica Riserva".
I produttori marchigiani hanno accompagnato e sostenuto il binomio Verdicchio/DOC marchigiane stabilendo, all'indomani dell'entrata in vigore della legge 164/1992, che nel disciplinare del vino a IGT Marche, approvato con decreto del MIRAF nel 1995, non fosse consentito utilizzare il nome Verdicchio Bianco nei vini con indicazione di vitigno: tale prescrizione è valida solo nel caso dell'IGT Marche. Tuttavia l'intuizione di valorizzare la specificità del vitigno allora non è stata accompagnata da provvedimenti nazionali di tipo esclusivo, quali: limitazione dell'uso del nome Verdicchio Bianco alle sole DOC/DOCG, se non addirittura alle sole DOC/DOCG marchigiane, o atti equivalenti. Si segnala comunque che la Giunta regionale, ai fini di tutelare e valorizzare le relative produzioni, con deliberazione n. 1322 del 3 novembre 2005, ha chiesto al MIPAAF di inserire il Verdicchio Bianco nella lista dei vitigni autoctoni e di antica coltivazione di cui all'accordo del 3 febbraio 2005. Si registra nel contempo che tale lista non è mai stata istituita dal MIPAAF.
Con l'entrata in vigore del regolamento 607/2009, applicativo del regolamento (CE) n. 479/2008 modificato da regolamento (CE) n. 491/2009 che a sua volta modifica il regolamento (CE) n. 1234/2007 (OCM unica), la Regione ha rappresentato nelle sedi opportune che il nome de Verdicchio Bianco, non generalizzato seppur non distintivo di un'unica DOP - solo nella Marche dagli anni '70 è inserito nel nome di quattro diverse DOP - venisse riservato alle sole DOP marchigiane. Tuttavia poiché, come visto dalla fine degli anni '90 la varietà poteva riguardare anche vini a IGT con specificazione del vitigno, anche se non per I'IGT Marche, tale richiesta è stata parzialmente accolta. Il DM 23 dicembre 2012 di fatto ratifica la situazione che negli anni si è andata evolvendo e dispone che il nome Verdicchio Bianco e i suoi sinonimi, possono essere utilizzato per indicare vini a DOP e a IGP delle Regioni Abruzzo, Emilia-Romagna, Lazio, Marche, Molise, Puglia, Sardegna, Toscana e Umbria, regioni, dove il Verdicchio Bianco è coltivato.
Dalla fine degli anni '90 inizi anni 2000, sono stati approvati dal Comitato Nazionale Tutela e Valorizzazione Vini DOP/IGP alcuni disciplinari di produzione di vini a IGT con la possibilità di utilizzare in etichetta, se presente per almeno l'85%, il nome di vitigno Verdicchio Bianco. Tale condizione è prevista da all'ora per alcune IGT dell'Abruzzo, del Lazio, dell'Umbria e dal 2011 ha riguardato I'IGT Rubicone dell'Emilia Romagna.
Pur essendo possibile, quindi, produrre IGT con indicazione di varietà Verdicchio in Abruzzo, Lazio. Toscana, Sardegna già da circa 10 anni, i produttori di DOP Marchigiane riguardanti il Verdicchio Bianco, si sono allarmati soprattutto per l'entrata in vigore nel 2011 del disciplinare di produzione dell'IGT Rubicone Verdicchio, anche in relazione alle rese ammesse di 290 q./ha. Hanno segnalato la cosa a IMT, consorzio di tutela incaricato da MIPAAF e hanno espresso le loro preoccupazioni al sottoscritto, che si è immediatamente attivato con i rappresentanti della filiera vitivinicola regionale per valutare la situazione e trovare possibili soluzioni.
E' emersa la necessità di pervenire a soluzioni condivise sia con la Regione Emilia Romagna sia il consorzio di tutela del vino IGT Rubicone, Consorzio dei vini di Romagna, in quanto l'ipotesi di utilizzo riservato del nome Verdicchio Bianco alle sole DOP marchigiane, per quanto disciplinato dalle norme negli anni dal 1970 ad oggi e per i diritti acquisiti nel tempo dai produttori delle regioni italiane interessate alla sua coltivazione, è risultata non percorribile.
II servizio di Giunta regionale delle Marche competente ha riscontrato presso il corrispondente servizio della Giunta regionale dell'Emilia Romagna che nella zona di produzione della IGT Rubicone tipologia Verdicchio, ci sono circa 4 ettari di superficie vitata attualmente impiantata con la suddetta varietà e che nella campagna 2011/2012 non risultano essere state effettuate rivendicazioni di uve a tale denominazione.
Tuttavia, per sostenere per quanto possibile i produttori marchigiani, preso atto della contiguità territoriale delle aree marchigiane e romagnole interessate alla produzioni di vini con varietà Verdicchio Bianco, è apparsa necessaria una verifica presso il consorzio dei vini di Romagna circa la disponibilità a rivedere le rese per ettaro del vino IGT Rubicone Verdicchio. Da parte del consorzio dei vini di Romagna si è registrata tale preliminare disponibilità, che dovrebbe sostanziarsi in apposita prossima richiesta loro al MIPAAF.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Io ringrazio l'Assessore che a dire il vero ha risposto per quanto riguarda le attività delle enoteche in maniera alquanto superficiale, soprattutto per quanto riguarda l'attività ed i cambiamenti che sono avvenuti in particolare nell'enoteca di Jesi, ove assistiamo a preoccupazioni da parte dei produttori e anche da parte degli amministratori jesini, i quali, credo, si siano già attivati per potenziare l'apertura e le attività dell'enoteca.
Il motivo principale dell'interrogazione, è la grande preoccupazione che abbiamo vissuto partecipando al Vinitaly a Verona, dove abbiamo assistito a rimostranze da parte dei produttori per il fatto che nello stand dell'Emilia Romagna veniva fatto degustare l'IGT Rubicone Verdicchio.
C'è da prendere atto che quando era possibile registrare il marchio del Verdicchio, legato al territorio, questa Regione non ha svolto il ruolo che avrebbe dovuto svolgere ed oggi chiudiamo la stalla, anche qui, quando i buoi sono scappati.
Perché lei sa bene Assessore, che dopo cinque anni di IGT, c'è la possibilità di richiedere la DOC e dopo la DOC la denominazione di origine controllata e garantita. Anche qui non abbiamo svolto un grande ruolo all'interno del Comitato Nazionale vini, perché nel momento stesso in cui è stata permessa la produzione del verdicchio in altre regioni avremmo potuto opporci.
Concludo chiedendo il dattiloscritto, Assessore che lei ha letto, se possibile, e lo invito, anzi le chiedo di intervenire affinché non si ripeta la gaffe che lei può verificare essere avvenuta con la presentazione di un opuscolo di promozione del verdicchio al Vinitaly, dove, se lei riprende quell'opuscolo e guarda una foto, ad un certo punto c'è un anziano che versa uno spumante ma dall'etichetta si legge facilmente Ferrari e non Verdicchio.
Se noi pensiamo di promuovere il Verdicchio facendo le foto al vino Ferrari e mettendolo sui nostri depliant, credo veramente che diciamo una cosa e ne facciamo un'altra.

Proposta di legge n. 236
Dei Consiglieri Sciapichetti, Ortenzi, Perazzoli, Traversini, Giancarli, Busilacchi
“Interventi per favorire lo sviluppo della mobilità ciclistica”

(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di legge n. 236 ad iniziativa dei Consiglieri Sciapichetti, Ortenzi, Perazzoli, Traversini, Giancarli, Busilacchi. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Acacia Scarpetti.

Luca ACACIA SCARPETTI. Una legge quadro molto frizzante, molto lungimirante che riguarda il trasporto e la mobilità ciclistica.
Con questa legge si vuole affrontare il problema in maniera unitaria, sia dal punto di vista progettuale e, soprattutto, da un punto di vista gestionale e di comunicazione.
L'intero territorio sarà coinvolto da Gabicce Mare a San Benedetto, per pensare ad un unicum di questa rete ciclabile, tanto esiste già, basta poco per metterlo in onda, per coordinarlo, per comunicarlo, soprattutto. E' con questa visione unitaria, con piccoli segmenti recuperati da vecchi tratti stradali, da vecchi sentieri, tutti tracciati, storicamente esistenti, che ripercorrono un po' quella che è stata la reterem della sentieristica, che si vuole applicare lo stesso principio al mondo della mobilità ciclistica.
Innumerevoli sono gli aspetti positivi, da un punto di vista sportivo, da un punto di vista turistico, il turismo dei ciclisti sposta migliaia e migliaia di persone in maniera pulita, non portano ossido di carbonio ma portano risorse, portano lavoro.
Non da meno è l'impatto che può avere questa norma sul traffico cittadino, non da meno è l'impatto positivo che questa norma potrà avere in termini di salute e di ambiente in generale.
Una cosa curiosa è che la norma prevede il recupero di tratti ferroviari dismessi e di vecchie stazioni ferroviarie, di cui il territorio è pieno, che potrebbero essere pensate come punti di ristoro, punti di assistenza meccanica per chi va in bicicletta.
Un momento estremamente simpatico e importante per la Regione come avviene in altre nazioni, e le condizioni economiche ci possono portare, da un lato, purtroppo, ma dall'altro bene, ad una mobilità ciclistica sempre più utilizzata dai cittadini.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Binci.

Massimo BINCI. In Commissione ho condiviso la riflessione insieme alla maggioranza. Questa è una legge importante perché allarga la riflessione sulla mobilità, sulla mobilità sostenibile ed affianca la progettazione del trasporto pubblico e delle infrastrutture di mobilità pubbliche con la progettazione di piste ciclabili, come modalità di trasporto ambientalmente sostenibile che va incentivata nei centri urbani. Questo, soprattutto, per l'impatto e l'incidenza che oramai ha la mobilità privata automobilistica, le auto private, sulla qualità dell'aria.
La mobilità privata automobilistica è assieme alle cause industriali, dove ci sono, la maggiore produttrice di polveri sottili. E' necessario, oramai, anche all'interno della riflessione sulla mobilità delle persone, inserire con forza la mobilità ciclistica.
La maggior parte delle città europee, dei centri urbani, hanno punti di affitto di biciclette pubbliche e la mobilità ciclistica è vista come complementare alla mobilità degli autobus o delle macchine private che arrivano all'esterno della città, all'interno prevale l'uso della bicicletta.
In Italia ma, soprattutto, nelle Marche, non riusciamo a dare importanza ed inserire con forza nella programmazione trasportistica delle persone e nella creazione di infrastrutture, la mobilità ciclistica. Questa legge interviene proponendo la creazione di circuiti connessi alla mobilità collettiva per quanto riguarda le biciclette. Tra gli obiettivi strategici per la ciclomobilità urbana ed extraurbana prevede prioritariamente la creazione di circuiti per abbattere, rispetto alla qualità dell'aria quello che è il livello di inquinamento da polveri sottili, prioritariamente nelle zone A che sono quelle in cui c'è il superamento dei limiti dell'emissione di polveri sottili.
L'altra questione che questa legge affronta è quella di stimolare la pianificazione comunale, provinciale e regionale di tratti di viabilità ciclistica.
Manca solo una cosa, che non è da poco, manca la definizione dei finanziamenti certi ed importanti, sia per quanto riguarda i Comuni, che realizzano le piste ciclabili, sia per quanto riguarda gli interventi della Regione dal punto di vista delle infrastrutture. Le infrastrutture propedeutiche alla mobilità ciclistica sono parcheggi scambiatori, sono treni che permettono il carico delle biciclette, sono previsioni all'interno della progettazione delle prossime strade ed infrastrutture, previsioni di aree su cui inserire la viabilità ciclistica, quindi, non inserire la viabilità ciclistica ex post, su un territorio che non ha spazio e che va adeguato, per creare le piste ciclabili, con l'utilizzo di tantissimi soldi
Si arriverà ad un uso ed a una progettazione delle piste ciclabili con costi europei e con effetti importanti solo quando andremo a prevedere all'interno della progettazione complessiva delle infrastrutture l'infrastruttura ciclistica.
Siamo ancora lontani anni luce rispetto ai territori europei, soprattutto, del centro e nord Europa che pianificano la mobilità ciclistica insieme alla mobilità automobilistica, noi ancora siamo nell'era dei desideri, ed è al di la di venire un territorio marchigiano con possibilità di mobilità ciclistica.
Questa legge, in qualche modo, dice che è nostra speranza un futuro con una mobilità ciclistica significativa.

PRSIDENTE. La discussione è aperta. Ha la parola il Consigliere D'Anna.

Giancarlo D'ANNA. Io direi che questa legge prende atto di una realtà che si sta diffondendo, che è già diffusa e di una sensibilità che è aumentata nel corso degli ultimi anni che è quella dell'utilizzo della bicicletta come mezzo di spostamento, soprattutto, all'interno delle nostre città.
La base sulla quale si fonda questa proposta di legge è una presa d'atto di una realtà diffusa soprattutto lungo la costa. Chi vive lungo la costa sa benissimo che buona parte delle persone ha, da sempre, l'abitudine di utilizzare la bicicletta. Tanto è vero che in città come Fano, Pesaro molto spesso si vedono, anche in giornate di pioggia, persone che vanno in bicicletta con l'ombrello in una mano e l'altra sul manubrio.
L'intenzione, quindi, è sicuramente positiva perché prende atto di una realtà. La sensibilità molto spesso dei Comuni non corrisponde a quelle che sono le esigenze e le richieste dei cittadini e spesso le piste ciclabili si trasformano in parcheggi per automobili e, da questo punto di vista, è evidente che gli stessi Comuni ma anche la Regione potrebbero intervenire per salvaguardare, anche dal punto di vista fisico, le piste ciclabili.
Vorrei ricordare che in altre nazioni le piste ciclabili sono patrimonio esclusivo dei ciclisti e se un pedone si azzarda ad entrarci viene ripreso dai ciclisti. Da noi questa sensibilità non c'è ma ci arriveremo.
Il mio intervento, come, credo, quello di altri Consiglieri, vuole evidenziare una problematica molto sentita, soprattutto, nella provincia di Pesaro Urbino.
Ci sono degli emendamenti che sono presentati dai colleghi Zaffini e Marangoni e anche un sub emendamento che io ho presentato e che riguarda l'articolo 3, il punto 2, che parla dell'area di sedime delle tratte ferroviarie dismesse ed in disuso. Qui corre l'obbligo di ricordare che la Regione Marche, fino a qualche tempo fa, aveva stabilito che la linea ferroviaria Fano-Urbino fosse una delle priorità infrastrutturali di questa Regione, poi, per una serie di pressioni sia locali che nazionali, questa priorità è finita in fondo alla lista delle aspettative, dei programmi della Regione Marche per favorire lo sviluppo di quella che viene definita una pista ciclabile. Ora io credo e, sono convinto, della necessità di organizzare una serie di piste ciclabili anche tra le città e c'è un esempio che ha visto protagonista, negli anni passati, il collega Ricci, la pista ciclabile Pesaro-Fano che con il coinvolgimento della Regione Marche, che va benissimo, è un'opera che viene molto utilizzata ed apprezzata. Un'altra cosa è utilizzare una struttura come quella della linea ferroviaria Fano-Urbino, per la quale vorrei ricordare, non oggi ma in passato, sono stati investiti un sacco di soldi. Non è facile, soprattutto, in una prospettiva futura trovare una situazione nella quale ci siano già gli espropri fatti, nella quale c'è una linea da ripristinare, ma se oggi noi andiamo a togliere quel vincolo, che necessariamente c'è intorno alle ferrovie, domani, se volessimo utilizzare quel percorso come linea ferroviaria, non lo potremmo più fare. Quindi ben vengano le piste ciclabili, soprattutto e prioritariamente per mettere in sicurezza i ciclisti perché in un percorso come quello della Fano Urbino, di una quarantina di chilometri, ci sono punti completamente abbandonati da Dio e dagli uomini e francamente diventa una gestione pressochè impossibile.
Meritoriamente da diversi anni, l'associazione Ferrovia Valle del Metauro sta ripulendo, volontariamente, senza nulla chiedere a nessuno, parte di quel percorso, e vi assicuro che non è assolutamente facile perché in alcune zone sono addirittura nati degli alberi ed in altre ci sono dei rovi e quant'altro, a testimonianza che i Comuni che sono attraversati da questa ferrovia se ne sono completamente dimenticati e stessa sorte, necessariamente, capiterebbe ad una pista ciclabile che dovrebbe essere gestita lungo il suo percorso da diversi Comuni.
Ritengo insieme a molti cittadini ed insieme a diversi colleghi di questa Assemblea che quel tratto deve essere necessariamente salvaguardato. E' vero che viviamo una situazione nella quale i fondi e le risorse sono di meno rispetto al passato ma è altrettanto vero che quando soldi e risorse c'erano, quella linea era completamente abbandonata, ed è stata l'unica di Fano. Ancora una volta ribadisco, come ho fatto anche in passato, che il modello da seguire, a mio avviso e non solo, è quello della Merano-Malles, una ferrovia che ha le stesse caratteristiche della nostra ma che è riuscita a dare dei risultati incredibilmente efficaci ed invito i Consiglieri che hanno un certo tipo di sensibilità a visitarla per rendersi conto della differenza e, soprattutto, dell'integrazione che si può fare fra treno-bicicletta, come è accaduto nella Merano-Malles.
Bene la legge, a parte questo punto, che evidentemente è forse il meno chiaro e condivisibile, altrimenti non avremmo una serie di emendamenti e sub emendamenti che vanno ad evidenziare questa stortura. Se ci deve essere integrazione nel trasporto credo che debba necessariamente esserci anche tra il mezzo pubblico, il treno, in questo caso, e la bicicletta.
Tenete presente anche quello che sta accadendo a livello nazionale, per esempio, con le Ferrovie, presumibilmente avrà una continuazione anche per linee locali. Tutti sanno, per esempio, che in Abruzzo opera un operatore che è interessato anche ad altre tratte e non si tratta dello Stato. Sicuramente dopo l'interesse che in questi anni c'è stato per le grosse distanze e, quindi, per l'alta velocità, in futuro, molto probabilmente, anzi io direi sicuramente, ci sarà l'interesse del privato anche per le tratte locali e credo che privare di un'opportunità, di un valore aggiunto, che potrebbe essere dato alla ferrovia Fano-Urbino, trasformandola in una ciclabile, sarebbe un grosso errore anche in prospettiva perché, sicuramente in futuro l'interesse del privato ci sarà anche sul trasporto locale.
In generale sono d'accordo tranne, evidentemente, per il punto su cui ho presentato un sub emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Il mio intervento è per affermare la mia piena condivisione a questa legge e lo faccio non solo sul piano dell'utilizzo di questo mezzo, nell'ambito urbano, nell'ambito quotidiano, come altri colleghi hanno ricordato, importante e abbondantemente utilizzato nelle città costiere della nostra regione e che va tutelato ed incentivato, ma lo faccio da un altro punto di vista quello dell'utilizzo ciclo-turistico e ne vedo traccia, soprattutto, nella relazione dove si prospetta, più che nella legge, anche la legge, ma soprattutto nella relazione, l'obiettivo di promuovere il ciclo turismo attraverso la realizzazione di una rete da Gabicce a San Benedetto del Tronto, interconnessa, protetta e dedicata di itinerari ciclabili e ciclo pedonali attraverso qualità di valore ambientale, paesaggistico, culturale e turistico, dotata di punti di ristoro eccetera.
Poiché sono un ex cicloturista, ho fatto viaggi anche importanti quando ero molto più giovane, con qualche chilo di meno, soprattutto all'estero, parlo dei Castelli della Loira, dell'Olanda, di alcune zone dell'Austria e del delta del Po. La prima cosa che proposi all'Assessore Moroder, quando era Assessore al Turismo, era quella di fare non solo la Gabicce-San Benedetto, ma la Gabicce-Pescara e adesso spiego perché. I Consiglieri del nord dell'Abruzzo, sud delle Marche mi capiranno meglio, se noi facessimo la Gabicce-Pescara - che tra l'altro è tutta pronta nel tratto appena al di la di San Benedetto, da Villarosa di Martinsicuro fino a Pescara, c'è già la pista ciclabile - noi avremmo il tratto cicloturistico più lungo d'Europa ed avremmo la possibilità di portare treni di turisti, dico treni, pullman e un turismo organizzato, perché il 10% delle famiglie olandesi fa cicloturismo, il 5% dei tedeschi fa cicloturismo, è la vacanza tipo, tra l'altro di target di popolazione medio alta. Loro hanno alberghi e ristoranti per cicloturisti, fanno 50, 80 100 chilometri al giorno, a seconda delle capacità ovviamente, ma sono cose anche per famiglie, alla portata di tutti, ed hanno un servizio che porta i bagagli all'albergo successivo o alla struttura ricettiva successiva.
Ecco, a questo noi dovremmo puntare, se riuscissimo a fare la Gabicce-Pescara ci porremmo davvero sul piano cicloturistico e turistico all'avanguardia e la pista ciclabile non sarebbe più un costo, come giustamente è un costo se è fine a se stessa, ma sarebbe un investimento ed avremmo un grande ritorno economico, se puntiamo a turismi alternativi, come potrebbe essere la nostra regione.
L'avevo proposto all'Assessore Moroder, mi ricordo l'avevo proposto quando andammo a fare un'audizione esterna a San Benedetto, mi rivolgo al collega Perazzoli, e vedemmo quella bellissima pista - ci sono più di dieci chilometri da Porto d'Ascoli, anzi ormai arriva a Cupramarittima, anche oltre, arriva a Grottammare (...) esatto arriva quasi a Pedaso - l'avevo proposto proprio in quell'occasione, parecchi mesi fa, circa sei mesi fa, di andare avanti su questa idea perché poteva essere fonte economica per il nostro turismo e trasformare da costo a ricavo questo obiettivo. Andare oltre il classico mezzo di trasporto urbano, che va benissimo, ma puntare un po' più in alto e fare diventare il nostro tratto Gabicce-Pescara la pista ciclo turistica più lunga d'Europa, abbiamo questa grande opportunità.
Insisto sul tratto abruzzese perché nella tratta adriatica ci ha superato l'Abruzzo, negli anni '70 fu il Sindaco di Alba Adriatica, a fare la prima pista ciclabile dell'Adriatico, nella tratta Alba Adriatica-Tortoreto Lido poi si venne a nord verso Martinsicuro, quindi, su questo ci hanno preceduto gli abruzzesi.
L'unico neo che vedo in questa legge è quello che ha poc'anzi ricordato il collega D'Anna, non facciamo i furbi cercando di trasformare tutte le aree dismesse dalle Ferrovie in piste ciclabili, mi riferisco alla Fano-Urbino (...) non è dismessa giuridicamente ma dismessa di fatto, nel senso che il treno non c'è, giuridicamente è, addirittura, tutelata per certi aspetti anche dalla Regione Marche. Quindi, non facciamo i furbi, la Fano-Urbino deve essere preservata da questo tentativo che forse, non ha tanto fini di promozione cicloturistica, ma fini meno edificanti, probabilmente di promozione edilizia nei centri delle città attraversate dalla Fano-Urbino, quindi, fini meno nobili di quello che si pensa. Non facciamo i furbi, infatti alcuni miei emendamenti sono anche a tutela della possibilità di salvaguardare la Fano-Urbino che ha un ruolo importante nella viabilità che non può essere soltanto su gomma. Ha un ruolo importante nella viabilità verso l'entroterra del fanese ed ha un ruolo importante per gli studenti ed i professori dell'Università di Urbino, perché potrebbe sgravare il traffico che c'è. Tra l'altro assume una grande importanza il ripristino della Fano-Urbino, contro il vergognoso tentativo, uso queste parole perché ho visto qualcuno fare gesti di diniego sul ripristino, di far pagare il pedaggio sul tratto che già esiste da Fano fino a quasi sotto Urbino. C'è questo tentativo. Va bene fare la Fano-Grosseto ma là dove manca, non dove già c'è, dove c'è può rimanere così e non bisogna far pagare il pedaggio. La trasformiamo in autostrada? Questo è il tentativo.
Allora va ripristinato, va salvaguardato questo tratto anziché trasformarlo in pista ciclabile, magari, con obiettivi meno nobili di quelli che si pensa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. La mobilità ciclistica è in primo luogo un problema di cultura e di testa. Non è un problema di clima, tant’è vero, come ha già stato detto il Consigliere Binci, che più si va a nord e più si usa la bicicletta. Basti pensare all'Austria, alla Germania, all'Olanda, alla stessa Svezia, a tutti i paesi del nord Europa ma anche all’Italia e all'uso che si fa della bicicletta in Romagna, dove le condizioni climatiche sicuramente sono peggiori delle nostre, al Trentino o all’Austria. E’ un problema di testa.
L'uso della bicicletta, per decenni nel secolo passato è stata una necessità, data dalla povertà del nostro popolo e, quindi, l'unico mezzo di locomozione oltre i piedi e le gambe era la bicicletta, poi è diventato un modo, un mezzo di trasporto non moderno, usato solo per il passeggio, oggi torna ad essere un moderno mezzo di trasporto urbano. Non solo per il passeggio ma anche per la mobilità urbana.
Si pone sempre più un problema di sicurezza di chi va in bicicletta sulle strade urbane ed extraurbane, infatti è in atto una campagna internazionale per la sicurezza dei ciclisti partita da Londra, a seguito di alcuni incidenti che hanno visto morire diversi ciclisti in Inghilterra. Tale campagna è dilagata in tutto il mondo, nelle ultime settimane ci sono state manifestazioni anche nelle città italiane. Basti pensare che nel 2010 l'Italia era al terzo posto in Europa per le morti di ciclisti, abbiamo avuto 263 morti, la Germania 462, la Polonia 280.
La nuova priorità è aumentare la sicurezza delle persone che scelgono di spostarsi in bicicletta, oggi spesso è inesistente questa scelta. Quindi si dovrà arrivare a limitare ancora di più il traffico, la velocità del traffico, nelle strade urbane perché per chi sta su un'auto, soprattutto se di grossa cilindrata, 50 km orari sembra una velocità inesistente ma per chi va a piedi e in bicicletta è un’altra cosa. Essere investiti da un auto che va a 50 chilometri orari crea, comunque, un danno e a 30 chilometri orari, si tende a dire, è più facile fermarsi, e la perdita di tempo è calcolabile in secondi, neanche in minuti.
Percorsi riservati, segnaletica mobile per autotreni e semafori, la legge che stiamo discutendo e che dopo voteremo, è una legge di principi ed indirizzi, non di previsioni territoriali puntuali, quindi, mi meraviglio degli emendamenti che tendono a dire no a questa tratta ferroviaria e quant'altro perché poi è demandato alle scelte programmatorie degli enti locali, delle Province e dei Comuni, quindi, noi non possiamo dire questa si e questa no in questa situazione.
E' una legge piccola ma una legge importante, certe volte sono più importanti, nel cambiare la qualità della vita, leggi piccole che passano sotto silenzio mentre altre che dividono le forze politiche ed i Consigli non cambiano niente.
Con questa legge si vuole far diventare la bicicletta non solo e non più un mezzo di trasporto per il passeggio e per lo sport ma un mezzo fondamentale per la mobilità urbana.
Oggi se uno si muove a Fano, a San Benedetto, a Civitanova si muove in bicicletta, è più veloce della macchina soprattutto nelle zone centrali e non è fuori moda. Lo posso assicurare, è di moda. Si incontrano più persone anche a fini politici e la vita è migliore. Io sono un grande utilizzatore della bicicletta e vi assicuro cambia la vita.
(…) a Urbino è un po' più complicato ma li si va a piedi.
Come è stato già detto uno degli obiettivi della legge è favorire la realizzazione di una rete ciclabile regionale, una rete della mobilità ciclabile.
Voglio sottolineare anch'io il valore turistico. Ognuno di noi conoscerà sicuramente amici che hanno fatto negli ultimi anni vacanze in bicicletta, ad esempio, sul Danubio. Sull'argine del fiume ci sono turisti che in bicicletta vanno da Vienna a Budapest, dormendo, come diceva giustamente il Consigliere Marangoni, in alberghi situati lungo il fiume. Cosa potrebbe essere per noi, e l'abbiamo messo nella relazione, se riuscissimo a favorire il completamento della tratta Gabicce-San Benedetto, per quello che ci compete, e poi con un ponte sul Tronto collegarci con l'Abruzzo ed anche con l'Emilia? Sarebbe avere questo percorso in riva al mare che in molti tratti è una cosa spettacolosa e riguarderebbe anche le aste fluviali e le colline. Anche da noi c'è un turismo che viene per andare in giro in bicicletta, quindi, al primo posto bisogna mettere chi si muove a piedi o in bici e poi in auto.
La viabilità urbana deve essere organizzata in questo senso e questo è un contributo vero alla lotta all'inquinamento.
Da ultimo voglio dire che abbiamo proposto un emendamento, io e il Consigliere Sciapichetti ed introduciamo una quota di finanziamento certa, per uscire dalla estemporaneità e dal volontariato. Oggi le piste ciclabili sono dovute alla volontà dei singoli amministratori, con questa legge di principi, e introducendo questa norma finanziaria, noi diamo la certezza di una programmazione che nel corso degli anni ci permetterà di realizzare questi principi.

Presidenza della Vicepresidente
Paola Giorgi

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. Non intervengo nel merito della legge, gli interventi anche dei relatori, sono stati più che sufficienti, riprendo solo le ultime parole e le sottolineo del Consigliere Perazzoli. Dopo un po' di anni e un po’ di esperienza come amministratore provinciale anche sui temi della mobilità alternativa mi sono convinto, sempre di più, che quando si parla di mobilità ciclistica intendiamo quella alternativa alle automobili, quindi, vanno sostenute e preferite quelle proposte che stanno anche nei piani regolatori della città che favoriscono la mobilità dentro la città, ovviamente protetta. Questa deve essere alternativa al mezzo su gomma per gli spostamenti verso il lavoro, per gli studenti e così via.
C’è la parte turistica che è un settore nuovo, in crescita, il ciclismo come attività turistica a cui dare spazio, come abbiamo fatto noi e lo ricordava prima il Consigliere D'Anna, tra Fano e Pesaro, con l'intervento dei Comuni di Fano, di Pesaro e della Provincia per favorire quell'esperienza originale.
Il tema vero, però, è usare la bici in città, e se possibile e va realizzato con il concorso dei Comuni, predisponendo vere e proprie mappe, come stanno facendo in alcune realtà. La legge va in questa direzione ma non mi soffermo su questo, invece ho preso la parola sull'emendamento del Consigliere D'Anna, ne parlo adesso in questo breve intervento. Rispetto al tema della Fano-Urbino io credo che il Consigliere D'Anna sia consapevole di quello che è accaduto in questi ultimi mesi, noi abbiamo già votato in questo Consiglio e abbiamo sostenuto le motivazioni e le proposte della Provincia di Pesaro-Urbino e il suo P.T.C.di destinare la ferrovia Fano-Urbino ad un percorso di pista ciclabile. Al di là di questo a me risulta che la ferrovia è stata dismessa con un decreto del Ministro Passera, un paio di mesi fa e le associazioni, tra cui anche quella del Metauro, hanno fatto ricorso e l'hanno perso. Hanno fatto ricorso contro il decreto del Governo che dismetteva la ferrovia ed è stato respinto.
Proprio in queste ultime settimane, mi risulta ci sia il tentativo di costruire una concessione, forse gratuita, del materiale ex rotabile ai Comuni e alla Provincia, mi risulta che già i Comuni, quasi tutti quelli del tratto, sono d'accordo ed hanno discusso sulla possibilità di utilizzare il tratto Pesaro-Fano che già c'è, e la Fano-Calmazzo per un intervento di ciclabile e di utilizzare il tratto Calmazzo-Urbino con un riutilizzo anche della rotaia per una sorta di struttura, di intervento anche originale, con un po' di fantasia che possa essere qualcosa non so (…) un piccolo treno, non so di quale tipo, da Calmazzo ad Urbino. In realtà se su questo tratto va avanti questo percorso, se veramente si ottiene la concessione gratuita, se i Comuni hanno scelto questa iniziativa, questo percorso, questo progetto mi pare che escluderla con un emendamento dall'elenco delle strutture da utilizzare per le ciclabili sia sbagliato, perché si va da tutta un'altra parte.
Ripeto il tema vero adesso è riuscire ad avere dal Governo la concessione, speriamo, gratuita per x anni, per utilizzare quel tratto di ex ferrovia in quanto già dismessa.
Queste sono le informazioni che ho, che forse ha anche l'Assessore Viventi, per cui credo, Consigliere D’anna, di dover respingere l'emendamento, anche per il fatto che il percorso è andato avanti rispetto al dibattito che noi facemmo qui qualche qualche mese fa, per cui abbiamo superato questo livello rispetto a quel momento.
La cosa che sta andando avanti, mi pare positiva perché al di là dei discorsi fatti, se noi mettiamo un punto fermo per la dismissione, per la concessione gratuita ai Comuni, per i progetti che stanno in fase di elaborazione vuol dire che abbiamo chiuso con un vecchio dibattito che era quello ferrovia si o ferrovia no.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Giancarli.

Enzo GIANCARLI. Non molte considerazioni perché ci sono stati diversi, anzi direi numerosi interventi e, per la verità, condivido lo spirito di questi interventi e le affermazioni che sono state fatte.
Ha ragione il Consigliere D'Anna quando dice che in qualche modo prendiamo atto di una realtà e di una sensibilità che si vanno diffondendo sull'uso della bicicletta.
Questo è vero e noi questa volontà la traduciamo in un piano legislativo, quindi, mi sento di dire che questa legge ci fa compiere un altro passo in direzione dell'Europa.
Tra l'altro voglio sottolineare un fatto istituzionale, questa legge è di iniziativa consiliare, si obietterà che sono Consiglieri di maggioranza, in questo caso si, ma sono numerose le leggi che a firma anche dei Consiglieri di minoranza sono arrivate in Aula e altre ne arriveranno. Questo lo considero un fatto significativo sul ruolo dell'Assemblea legislativa, ovvero proposte di Consiglieri di maggioranza e di minoranza che diventano leggi. Questo mi sembra un altro fatto importante.
Condivido pienamente la relazione fatta dal Consigliere di maggioranza Acacia Scarpetti e condivido, in larga parte, la relazione di minoranza del Consigliere Binci. Sottolineo anch'io il fatto che c'è un impatto, un'incidenza, un peso negativo sulla qualità dell'aria, è stato sottolineato in particolare dal Consigliere Binci, le polveri sottili e quest'impatto negativo sono causati dall'uso dei mezzi su gomma, dall'uso del mezzo privato, quindi, l'uso della bicicletta contribuisce, sicuramente, a ridurre l'impatto ambientale nei centri abitati ed a migliorare, in qualche modo, la qualità della vita delle nostre comunità.
Dobbiamo muoverci in direzione del trasporto ambientalmente sostenibile. Dobbiamo favorire la mobilità ciclistica che deve essere incrementata prevedendo la connessione dei grandi attrattori di traffico, in particolare verso le scuole, verso gli uffici pubblici, verso i centri commerciali, verso le aree industriali. Un sistema della mobilità pubblico-privato, con la possibilità di trasportare la bicicletta sul treno e la possibilità di recarsi da diversi punti della città verso le stazioni ferroviarie. Questo in alcune città delle Marche, soprattutto lungo la costa, ma non soltanto lungo la costa, sta avvenendo.
Sicuramente l'altro aspetto da rafforzare è quello della programmazione trasportistica, va fatto anche qui un ulteriore passo avanti, dobbiamo fare dei passi importanti in questa direzione e fare in modo che la pianificazione preveda delle vere e proprie reti ciclabili.
L'obiettivo di questa legge, come è stato detto, è una rete ciclabile regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Sciapichetti.

Angelo SCIAPICEHTTI. La legge pone fine ad un vuoto normativo che c'era anche a livello regionale. Io credo che debba essere ringraziato, innanzitutto, il Presidente della Commissione che molto velocemente ha approvato il testo e lo ha proposto oggi in Aula.
Si è già detto, ed io condivido molti degli interventi che mi hanno preceduto, che c'è un discorso culturale alle spalle di questa legge, si vuole riaffermare l'uso della bicicletta, non solo in termini di mobilità cittadina ma anche e soprattutto in una regione a vocazione turistica, come mezzo per veicolare il turismo che intorno a questa attività si muove. Basta ricordare i numeri, in Europa sono interessati al turismo in bicicletta almeno 10 milioni di persone e il Consigliere Perazzoli ricordava per esempio, il Danubio uno dei tanti itinerari che possiamo evidenziare.
La bicicletta, non solo per quanto riguarda il discorso turistico, viene considerata il mezzo più efficiente in assoluto, in un raggio tra zero e sei chilometri in mobilità cittadina e questo è un fatto, secondo me, molto importante.
La legge prevede un piano regionale di infrastrutture che, a sua volta, dà la possibilità alle Province ed ai Comuni di redigere dei piani. Il piano regionale integrato definisce l'utilizzo per la riconversione in percorso ciclabile, di aree molto importanti, è stato già detto, aree di sedime di tratte ferroviarie dismesse, aree di sedime di tratti stradali ricomprese quelle militari, gli argini dei corsi dei fiumi.
Credo sia un’occasione da non perdere.
Nell'emendamento che ho presentato insieme al collega Perazzoli, c'è la possibilità di un finanziamento certo, altrimenti, rischiamo di fare una legge senza nessuna copertura finanziaria.
Io credo che il lavoro fatto dalla Commissione sia stato ottimo, quindi, la ringrazio anche perché eravamo un gruppo di Consiglieri che questa legge l’aveva firmata e presentata.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Bucciarelli.

Raffaele BUCCIARELLI. Dichiaro subito che il gruppo della Federazione della Sinistra si asterrà su questa legge. Si asterrà non perché è contraria, noi siamo favorevoli alla realizzazione di una rete di piste ciclabili in tutta la regione, ma perchè siamo poco convinti su alcuni aspetti della legge.
Il primo aspetto è questo: non credo debba essere la Regione a programmare il tessuto, il sistema ciclabile su base regionale. La Regione deve legiferare, dopo di che la realizzazione, la pianificazione deve avvenire a un livello più basso. Ci mancherebbe altro che l'Ufficio regionale dica al Comune dove deve essere messa la pista ciclabile, veramente, mi sembra eccessivo e poco credibile, anche perché per avere il piano della logistica abbiamo aspettato anni.
Il secondo aspetto che suffraga quello che ho detto, lo supporta, è il fatto che già grazie all'attività dei Comuni e delle Province alcune piste ciclabili sono state realizzate anche con finanziamenti regionali, penso alla pista ciclabile della Media Vallesina, penso alla Fano-Pesaro, penso a quelle che ricordava il collega Perazzoli nel sud delle Marche.
Sta già avvenendo la realizzazione di diverse piste per volontà e finanziamento, soprattutto, da parte dei Comuni e delle Province, quindi, fare una programmazione regionale nel momento stesso in cui le piste si stanno realizzando mi sembra del tutto fuori luogo.
L'altro aspetto, che è poco credibile e che mi porta ad astenermi, è che questa legge sul piano finanziario non prevede niente. La settimana scorsa abbiamo approvato l'assestamento di bilancio e (...) se c'era volontà di iniziare la realizzazione di queste piste, nell'assestamento di bilancio, approvato martedì scorso, si poteva prevedere una posta e, quindi, un finanziamento, considerato anche che questo atto era iscritto all'ordine del giorno ed è stato rinviato.
Prendo atto della volontà, giusta che condivido, e del desiderio di realizzare questa legge per tutti i motivi che sono stati detti: qualità della vita, tutela dell'ambiente e del paesaggio, possibilità di avere uno strumento turistico e, quindi, economico ulteriore, per tutto quello che volete, però la legge di per se è poco credibile perché non prevede finanziamenti e perché prevede una caduta dall'alto che i Comuni ci hanno già dimostrato del tutto inutile.

PRESIDENTE. La parola al Consigliere Latini.

Dino LATINI. Il mio intervento sarà breve. Da conoscitore, essendo stato Presidente della Federazione ciclistica delle Marche, posso dire qualcosa in più, visto dall'interno, su questa legge che ritengo fondamentale, se non altro, al di là delle strutture che potranno essere realizzate, oltre quelle che sono già in corso di realizzazione o sono state fatte, per il concetto di mettere al centro della mobilità, sia urbana che extraurbana, l'utilizzo delle biciclette, l'utilizzo della mobilità ciclistica.
Noi sappiamo che nel corso del 2012 sono state vendute in Italia più bici che automobili e l'apertura, soprattutto, da parte dei giovani verso l'utilizzazione delle due ruote aumenta sempre di più, in considerazione della tutela del valore ambientale, paesaggistico, culturale e turistico.
Ritengo che il concetto fondamentale, su cui noi dobbiamo valutare la proposta di legge 236, non è tanto e non è solo, su quanti saranno i finanziamenti a disposizione per completare tratti e realizzarne di nuovi o per avviare un progetto che coinvolga delle infrastrutture da riutilizzare o delle infrastrutture a sostegno di particolari aspetti del nostro paesaggio, ma il fatto che la mobilità ha come concentrazione fondamentale quello su due ruote e, quindi, al centro del piano regionale della mobilità ci sia la riconversione di interi percorsi, non solo extraurbani ma urbani, all'utilizzo della bicicletta.
Per fare questo non servono soltanto la rete ciclabile, che noi proponiamo, e le relative infrastrutture, che servono, ma occorre imporre, soprattutto, nelle grandi città, nelle zone urbane, un utilizzo fondamentale del mezzo a due ruote. Bisogna che ci sia una continuità nel pubblicizzare le attività che si possono realizzare, non solo il cicloturismo, ma il collegamento da una parte all'altra della città e, per quanto riguarda la possibilità dell'acquisto, diciamo così, gli sconti sulle biciclette ma, soprattutto, occorre mettere in atto all'interno di questa legge, cosa che ancora manca, un piano severo e al tempo stesso di promozione che, in qualche modo, intersecando i piani regolatori di ogni singola città, possa prevedere lo sviluppo della rete della mobilità ciclistica; c'è da un punto di vista generale, c'è da tempo, però, indubbiamente, non c'è quella forza che è necessaria per poterla sostenere.
Il tempo e la situazione di crisi, il tempo su cui noi andiamo ad operare, cioè quello di una concentrazione molto alta da parte dei giovani per la tutela del valore dell'ambiente e, soprattutto, la crisi che noi viviamo, ci possono dare una spinta a far si che questa legge abbia una valutazione molto più ampia di quella che, in qualche modo, ha come base di partenza.
Il mio voto, quindi, sarà più che favorevole perché con questa legge poniamo l'attenzione ad un aspetto della mobilità urbana ed interurbana diverso rispetto al passato, anche in funzione di quello che finora è stato l'utilizzo della bicicletta stessa in una regione un po' particolare come le Marche.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3.
Sub emendamento 3/01/1 del Consigliere D'Anna.
Ha la parola il Consigliere D'Anna.

Giancarlo D'ANNA. Per ribadire il concetto che ho espresso ed anche per rispondere al collega Ricci, relativamente alla questione dell'eventuale affidamento di quella linea ferroviaria. E' chiaro che se questa è a disposizione e non viene più utilizzata gli enti locali potranno chiedere la gestione, ma nulla vieta che la gestione possa essere chiesta anche dai privati, perché è lecito. Le Ferrovie dello Stato non necessariamente danno in comodato gratuito ai Comuni i locali che non sono utilizzati, a Fano, ad esempio, da una parte c'è un'edicola dall'altra parte una succursale dei Vigili urbani.
Sulla ferrovia può succedere la stessa identica cosa, una volta che la liberiamo quella è a disposizione di chi offre di più, tanto per essere chiari, perché è chiaro che si cercherà di monetizzare; fermo restando il principio attraverso il quale noi vogliamo tutelare quella linea ferroviaria, perché crediamo che in futuro non ci saranno opportunità di trovare un percorso di 40, 45 km dove gli espropri sono già stati fatti in precedenza e che, evidentemente, è un'occasione irripetibile per aprire una linea alternativa al traffico su gomma.

PRESIDENTE. Ha la parola il Consigliere Ricci.

Mirco RICCI. In realtà le preoccupazioni del Consigliere D'Anna sono legittime, però se non ricordo male il PTC della Provincia ha vincolato quel percorso, quel tratto ferroviario. Il tratto di ferrovia Fano-Urbino è stato vincolato, la Consigliera Foschi se lo ricorderà meglio di me, c'è una previsione del piano di collegamento territoriale della Provincia che vincola quel tratto ad un intervento di ciclabile, in realtà il privato non potrà mai intervenire laddove già c'è una previsione, una tutela di quel tratto che eviti un intervento di quel tipo. Ecco perché c'è la convenzione che parla di intervento dei Comuni per proporre un progetto di qualche tipo, se c'è un vincolo del PTC che in qualche modo definisce quel percorso, come un percorso per una attività di pista ciclabile, non mi pare ci siano rischi con i privati.
Chiedo al Consigliere D'Anna di ritirare l'emendamento perché va in controtendenza con ciò che i Sindaci hanno discusso in queste settimane. Si sono visti, hanno già elaborato un progetto, per cui mi pare sbagliato l'emendamento.

PRESIDENTE. Sub emendamento 3/01/1. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 3/01 del Consigliere Zaffini.
Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto ZAFFINI. Sono contrario alla dismissione di questa tratta, una infrastruttura così importante per noi. E' veramente un peccato, anche perché il trasporto ferroviario è un trasporto di massa, mentre la bicicletta è un mezzo di trasporto che esclude sia gli anziani che i disabili. Urbino è una città universitaria, riconosciuta adesso anche come Università statale, città dell'Unesco e con un patrimonio artistico immenso e non possiamo escluderla da un percorso ferroviario, anche Ascoli ha la sua ferrovia come capoluogo. Secondo me è come se noi avessimo una Ferrari a cui si è rotto il motore e, con la pista ciclabile, gli mettiamo il motore di un Ape, questo è il discorso.
I soldi non ci sono adesso, ma non per questo dobbiamo rinunciare al ripristino della rete ferroviaria, questo è un progetto monco. Adesso ho sentito che c'è la possibilità di fare l'ultimo tratto con un bici-treno ma, diciamolo chiaramente, ciò non valorizza le potenzialità economico-turistico di questa tratta, quindi, visto come è stato votato il primo emendamento, questo avrà lo stesso risultato, ma noi non smetteremo di fare questa lotta perché ci crediamo, perché per Urbino la ferrovia è il mezzo più idoneo, quello che viene utilizzato durante tutto un anno e che può rilanciare questa città che purtroppo è un po' in declino. Quindi questa è l'intenzione su questo emendamento, chiaramente voterò la legge perché sono assolutamente a favore della mobilità ciclistica.

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la votazione sull'emendamento 3/01.

(L'Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 3/1 del Consigliere Marangoni.
Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Con questo emendamento chiedo che quanto previsto al comma 2, lett. a): trasformazione in pista ciclabile di tratte dismesse ferroviarie, non si applichi alla tratta ferroviaria Fano-Urbino, oggetto di ripristino e di miglioramento nel vigente Piano regionale infrastrutture, trasporto merci, logistica di cui alla deliberazione assembleare n. 51 del 3 luglio 2012. Non parliamo della preistoria.
Mi rivolgo ai colleghi del PD e della maggioranza di Pesaro che hanno appena bocciato l'emendamento del collega Zaffini. Siccome abbiamo la memoria corta, il 3 luglio del 2012, pochi mesi fa, è stata votata questa delibera, la n. 51 e cioè il Piano regionale infrastrutture, trasporto merci, logistica, che tutela, citandola in maniera esplicita, il ripristino della tratta Fano-Urbino con la realizzazione di nuove fermate; addirittura, ci sono anche dei soldi stanziati nella tabella.
Allora compagni, amici e compagni, pochi mesi fa avete votato questo e adesso bocciate i nostri emendamenti? Ma dove ce l'avete la coerenza e la memoria.

PRESIDENTE. Emendamento 3/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 3/2 del Consigliere Marangoni. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 3/3 del Consigliere Marangoni. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 4.
Emendamento 4/1 del Consigliere Marangoni. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 4/2 del Consigliere Marangoni. Ha la parola il Consigliere Marangoni.

Enzo MARANGONI. Questo emendamento, così come il precedente, è finalizzato a tutelare la vita umana e la sicurezza dei pedoni, anche se a prima vista potrebbe far sembrare che in una strada a doppia corsia si voglia inserire anche una pista ciclabile, invece, lo spirito dell'emendamento è quello di dare priorità nei piani comunali a questa situazione da risanare. Infatti per le strade urbane a scorrimento e per quelle urbane residenziali, lettere d) ed e), si intende incentivare la messa in sicurezza di queste strade, laddove sia possibile, con la creazione di sensi unici e al contempo la realizzazione di piste ciclabili, anche perché il codice della strada impone, con articolo specifico, che la fluidificazione del traffico e la tutela dei pedoni siano considerate sempre come prioritarie. Quindi un emendamento a tutela dei pedoni.

PRESIDENTE. Emendamento 4/2. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 5.
Emendamento 5/1 del Consigliere Marangoni. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 5/2 del Consigliere Marangoni. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 5/3 del Consigliere Marangoni. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa non approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 6.
Emendamento 6/1 dei Consiglieri Zaffini e Acacia Scarpetti. Ha la parola il Consigliere Zaffini.

Roberto. ZAFFINI. Attenzione perché questo è un emendamento molto positivo che ci potrebbe dare la primogenitura di un'iniziativa molto proficua, soprattutto, nella direzione di fermare, o per lo meno di contenere, il dilagare dei furti di biciclette.
In questo momento c'è un fai-da-te in molti Comuni, soprattutto dell'Emilia-Romagna e della Lombardia. L'Osservatorio degli Stati generali della bicicletta della mobilità, svoltosi il 5-6-7 ottobre a Reggio Emilia, ha riportato dei dati incoraggianti sulla targa da applicare alle biciclette.
E' un semplicissimo kit che costa 9,90 euro e c'è un registro in cui indelebilmente si collega al numero della targa il telaio, quindi, se la bicicletta viene rubata c'è un registro che può facilitare la polizia e le questure a identificare, in caso di ritrovamento, perché spesso quando vengono trovate le biciclette ...

PRESIDENTE. Per favore, c'è una confusione incredibile …

Roberto ZAFFINI. Questa è una cosa importante, molti subiscono furti, soprattutto, nel fanese e nel pesarese e ci sono articoli interi sui giornali.
Ci sono dei dati veramente incoraggianti riportati dall'Osservatorio degli Stati generali della bicicletta e si vede che le bici targate vengono rubate, per una quantità infinitesimale minore di quelle non targate e soprattutto è importante per il recupero delle biciclette, a Brescia il 36% delle biciclette rubate viene ritrovato, a Parma il 23%, a Forlì l'11%, sono dati importanti e sicuramente un'iniziativa positiva che io consiglio di approvare.

PRESIDENTE. Emendamento 6/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Ha la parola il Consigliere Acquaroli.

Francesco Acquaroli. Il mio voto sull'emendamento 6/1 del Consigliere Zaffini è sbagliato, sono contrario e non favorevole.

PRESIDENTE. Articolo 6, così emendato. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 8. Vi ricordo che deve essere votato a maggioranza assoluta dei componenti dell'Assemblea. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva a maggioranza assoluta dei suoi componenti)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 10.
Sub emendamento 10/1/1 dei Consiglieri Sciapichetti e Perazzoli.

Presidenza del Presidente
Vittoriano Solazzi

Rispetto alla richiesta del Consigliere Marangoni, cerco di tradurre il sub emendamento: "dopo la parola investimento, inserire prevista per le funzioni obiettivo ..."
Ha la parola il Consigliere Perazzoli.

Paolo PERAZZOLI. "Previste per la funzione obiettivo relativa alla modernizzazione delle infrastrutture, all'efficienza del sistema regionale dei trasporti". Questo emendamento è fatto per limitare una cifra a questo settore, non a tutto il bilancio regionale, perché sarebbe esagerato.

PRESIDENTE. Sub emendamento 10/1/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 10/1 dei Consiglieri Sciapichetti e Perazzoli. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 10, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. Il testo di legge deve essere approvato a maggioranza assoluta, quindi, deve avere minimo 22 voti favorevoli, però prima della votazione finale, ha la parola l'Assessore Viventi.

Luigi VIVENTI. Molto brevemente, per dire che questa proposta di legge, che oggi diventa legge sulle piste ciclabili, è una cosa qualificante per questa Regione. Io ci credo e, sicuramente, va bene che l'Aula e i Consiglieri, con una unanimità di intenti, hanno fatto questa proposta.
Essendo un amministratore con caratteristiche di concretezza estrema, voglio dire all'Assemblea, che questa legge per diventare un atto efficace deve avere un finanziamento, altrimenti, voi sapete, rimane una buona intenzione.
Questo significa che sul prossimo bilancio di previsione, se vogliamo realizzare qualcosa di discreto nel prossimo anno, nelle Marche, dobbiamo mettere un finanziamento adeguato e vi dico che nel 2012, così siamo estremamente trasparenti e chiari, noi avevamo in capitolo di bilancio duecentomila euro per questa voce, con la spending review abbiamo tagliato dappertutto ed ovviamente è stato tagliato anche questo aspetto.
Con duecentomila euro, vi dico la verità, non ho fatto, non ho proceduto a fare nessun bando, perché noi non possiamo assegnare così, al primo che capita, duecentomila euro, e con tale somma non si riesce a far nulla in una Regione con un bando. Se poi, ormai, è chiaro, c'è a livello di bilancio di previsione, lo dico all'Assemblea, un finanziamento adeguato, noi potremo finanziare alcune iniziative interessati, per esempio un Sindaco del maceratese ha avuto un'idea di collegare i Sibillini al mare, con una pista ciclabile. Ci sono progetti che sono veramente belli e significativi, purtroppo senza l'argent non si fa la guerra.

PRESIDENTE. Proposta di legge n. 236, così come emendata. Deve essere approvata a maggioranza assoluta, quindi, 22 voti favorevoli. La pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva a maggioranza assoluta dei suoi componenti)

Proposta di legge n. 203
Ad iniziativa della Giunta regionale
(testo base) “Promozione dell’attività di recupero e distribuzione delle eccedenze alimentari per contrastare la povertà e il disagio sociale”

Proposta di legge n. 185
Della Consigliera Ciriaci
“Interventi per combattere la povertà e il disagio sociale attraverso la redistribuzione delle eccedenze alimentari”

Proposta di legge n. 205
Del Consigliere Latini
“Interventi per contrastare la povertà e il disagio sociale attraverso la promozione dell’attività di recupero e distribuzione dei prodotti alimentari eccedenti”
(abbinate)
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le proposte di legge n. 203 ad iniziativa della Giunta regionale, n. 185 della Consigliera Ciriaci, n. 205 del Consigliere Latini, abbinate. Ha la parola il relatore di maggioranza Consigliere Camela.

Valeriano CAMELA. La proposta di legge oggi permette di affrontare un tema molto attuale, quello dell'eccedenza alimentare che si trasforma in scarto, in rifiuto. Questo tema mal si concilia con la situazione di grave disagio sociale tendente alla povertà che sta interessando strati sempre più ampi delle famiglie dei ceti medio-bassi. Situazione, come sappiamo, frutto della ormai perdurante crisi economico finanziaria che incombe nel mondo.
Questi dati, questa situazione di disagio viene certificata anche da un'indagine realizzata dalla Fondazione per la sussidiarietà, in collaborazione con il Politecnico di Milano e da questo studio si evince che ogni anno in Italia vengono buttati via 12 miliardi di euro, come valore, di cibo consumabile e corrispondente a circa sei milioni di tonnellate, ed oggi, con un'attività, diciamo arrangiata, di recupero solo un miliardo di euro di cibo viene recuperato e donato ad enti caritativi.
Promuovere e sostenere l'attività di recupero e la distribuzione delle eccedenze alimentari provenienti dalle aziende del settore agricolo, alimentare, dalla ristorazione, costituisce, indubbiamente, una pratica virtuosa nella gestione delle eccedenze che altrimenti finirebbero eliminate come scarto o rifiuto.
Questa proposta di legge vuole promuovere la cultura della solidarietà alimentare, diciamo poi che, come vedremo più avanti, il settore alimentare è stato affiancato da altri generi di consumo non alimentari e, si è ritenuto giusto, recepire queste istanze perché anche prodotti non alimentari possono essere oggetto di donazioni per situazioni di bisogno.
Sull'argomento sono state avanzate delle proposte di legge da parte dei Consiglieri Ciriaci e Latini, è stato assunto come testo base il testo della Giunta ed a questo testo base abbiamo apportato delle integrazioni, delle modifiche, dei suggerimenti. Abbiamo recepito alcune osservazioni del Cal e del Crel e il testo, così com'è articolato, definisce all'articolo 1 le finalità che abbiamo già citato, all'articolo 2 le eccedenze alimentari intese come prodotti agroalimentari invenduti e destinati all'eliminazione dal circuito alimentare, inoltre prodotti agricoli non raccolti, pasti non serviti dagli esercizi di ristorazione e di somministrazione collettiva. L'articolo 3 individua i soggetti attuatori coinvolti che sono: gli enti locali singoli o associati, anche attraverso, recependo qui una proposta del Cal, associazioni con finalità sociali, quindi, che non hanno scopo di lucro e che sono inserite nella forma di collaborazione con gli enti locali singoli e associati, insieme ad altre situazioni normate dalle rispettive leggi regionali che sono le cooperative sociali, le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, le onlus, tutte fanno riferimento a una norma regionale esistente approvata negli anni passati.
Un requisito importante è che questa attività, questa esperienza, di recupero e distribuzione, deve essere esistente da almeno due anni.
Un passaggio importante che abbiamo introdotto, rispetto al testo base, è stato quello che i soggetti attuatori devono garantire nell'attività di recupero e distribuzione delle sostanze, in particolare alimentari, le procedure di sicurezza, quindi, il rispetto della catena del freddo per gli alimenti facilmente deteriorabili, ad esempio.
Al punto quattro si prevedono gli interventi della Regione che consistono in erogazione di contributi per lo svolgimento di questa un'attività di recupero e distribuzione e il finanziamento di progetti formativi, inoltre, la Giunta regionale elaborerà dei criteri e delle modalità per l'erogazione di questi contributi. La Regione si farà carico di avviare degli accordi di collaborazione tra i protagonisti, tra gli attori di questo sistema.
Per finire, poi, l'articolo 5 tratta delle disposizioni finanziarie, cioè della copertura di bilancio prevista per far fronte a quanto di prevedibile ci possa essere dal punto di vista dell'esborso di risorse, a decorrere dai primi mesi dell'anno 2013.
Ci sono degli emendamenti e mi rimetto alla discussione di essi.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza Consigliere D’Anna.

Giancarlo D’ANNA. Credo che questa proposta di legge che diventerà legge tra poco era più che altro doverosa non solo per il momento di crisi che stiamo affrontando ma perché nel corso degli ultimi anni si è un po' abusato di un certo modo di produrre e vendere i prodotti. Molto spesso servizi televisivi hanno evidenziato che per esempio, la mela che non è perfetta, l'insalata, piuttosto che un altro prodotto, invece di essere venduto o svenduto o posto in vendita con una riduzione di prezzo veniva buttato via perché costa un po' di meno. In effetti questo è un fenomeno che denuncia un errore di gestione di quanto viene prodotto. Senza tornare al passato, è bene ricordare, forse chi ha la mia età lo ricorderà quando, per questioni squisitamente di mercato, venivano distrutte le arance in Italia, con i trattori per tenere il prezzo elevato. Oggi siamo all'opposto nel senso che ci sono delle cose che sono a disposizione ma che vengono buttate addirittura dopo essere state confezionate.
Questa è una legge che altrove è già attiva o, comunque, il sistema che propone è già funzionante. Credo che facciamo una cosa importante.
Senza ripetere quello che ha detto il collega, punterei più che altro l'attenzione su quello che è il progetto formativo che è indispensabile perché il percorso che porta a selezionare questi prodotti non può essere improvvisato e necessariamente devono esserci dei progetti di formazione, abbastanza limitati e poco costosi, altrimenti creiamo un'ulteriore baracca della quale francamente non c'è assolutamente bisogno.
Ho apprezzato anche gli emendamenti presentati dall'Assessore, che riguardano anche il non alimentare. Credo che sia un'opportunità inserire anche altri prodotti, ad iniziare dal vestiario, perché credo che anche da quel punto di vista ci sono tante situazioni particolari e credo che vada a completare il cerchio di questa proposta di legge. Vuole essere anche una denuncia alla società dei consumi, perchè è chiaro, che nel momento in cui si fa una legge, perché ci troviamo in un momento di difficoltà, e diciamo che quello che avanza, invece di buttarlo, lo diamo, è solidarietà, però, a questo punto cerchiamo di trovare anche il modo di agire in altre situazioni, in altri settori, perché è molto facile dare agli altri quello che non serve più o comunque che è inutilizzabile per legge. No? Allora questa legge deve essere accompagnata da una serie di provvedimenti ben più importanti, che abbiano anche un costo economico importante, per iniziare ad educare ad un processo di produzione e consumo diverso da quello che abbiamo oggi. Sarebbe preferibile, in altre parole, che ci fosse meno prodotto da riutilizzare e prezzi minori per riuscire a dare un'accessibilità diversa anche alle fasce più deboli.
Credo che su questo bisognerà iniziare a lavorare, magari, in alcuni settori dove è possibile ridurre la filiera. Oggi sono di moda i mercatini di produzione diretta, dal produttore al consumatore, ricordo di aver più volte citato esempi che sono già in atto negli Stati Uniti d'America dove tra l'altro, ho vissuto per qualche anno, e già trent'anni fa non c'era il mercatino ma la possibilità di andare direttamente, con la propria automobile, nell'azienda a raccogliere pomodori piuttosto che peperoni, piuttosto che altro. Questo fa si che ci sia un costo inferiore da parte del produttore ed un coinvolgimento diverso anche del consumatore che, magari, il sabato pomeriggio, la domenica mattina, va a fare una passeggiata in campagna, visita l'azienda, raccoglie il suo prodotto ed uscendo acquista anche prodotti già confezionati dal produttore. Questo vuole essere anche un'idea da lanciare.
Complessivamente sono d'accordo, però, non trasformiamo la solidarietà in "visto e considerato che queste cose le dobbiamo buttare via, allora riutilizziamole", altrimenti diamo un messaggio completamente opposto, cerchiamo di prendere anche altri provvedimenti, soprattutto, quelli orientati ad una riduzione del prezzo dei prodotti che consentirà di avere meno scarti o comunque meno prodotti invenduti rispetto a quelli che ci sono.
Complessivamente la legge trova il mio favore, ripeto, molta attenzione ai progetti formativi e soprattutto ai costi dei progetti formativi.

PRESIDENTE. Se non ci sono interventi, passerei alla votazione.

Articolo 1.
Emendamento 1/1 dell'Assessore Canzian. Ha la parola l'Assessore Canzian.

Antonio CANZIAN. Solo per esplicitare in parte quello che è stato già anticipato dal Consigliere D'Anna e, cioè, che questi otto emendamenti in realtà sono racchiudibili e sintetizzabili in uno perché ampliano l'oggetto di questa legge laddove si parla solo di eccedenze alimentari con l'aggiunta di non alimentari. Quindi, laddove nell'articolato della proposta di legge è specificata la dicitura eccedenze alimentari aggiungiamo e non alimentari.
Un altro emendamento è quello che specifica che cosa si intende per eccedenza non alimentare, così come anticipato anche dal relatore di maggioranza Consigliere Carmela.

PRESIDENTE. Emendamento 1/1. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 1, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 2.
Emendamento 2/1 dell'Assessore Canzian. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Emendamento 2/2 dell'Assessore Canzian. Lo pongo in votazione.
(…) Abbiamo votato l’emendamento 2/2. Il risultato è: favorevoli 14, contrari 1, astenuti nessuno. C’è un problema di voto?
Ha la parola il Consigliere Camela.

Valeriano CAMELA. Siccome mi avevano chiesto delle spiegazioni stato esplicitando il parere negativo su questo emendamento.
(…) Finchè non è stata interrotta la votazione.

PRESIDENTE. Scusate, sono per ripetere la votazione, il Consigliere aveva chiesto di intervenire e io non me ne sono accorto. (…) Quello che è importante per l’Aula è che il voto risponda alla volontà dei Consiglieri e se c’è un problema, io non privilegio la maggioranza o la minoranza, anzi, sono più rigido con la maggioranza, ma, ripeto, se c’è un problema, mi sembra che sia il caso di ripetere la votazione. Annulliamola. Ha la parola il Consigliere Camela.

Valeriano CAMELA. L'articolo 2, comma 1 dice: “Ai fini della presente legge sono eccedenze alimentari”, l'Assessore Canzian propone di cassare la frase “Ai fini della presente legge”, ritengo che ai fini della presente legge ci debba stare, tutto qua.

PRESIDENTE. Emendamento 2/2. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Sub emendamento 2/3/1 del Consigliere Camela. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa non approva)

Emendamento 2/3 dell'Assessore Canzian. Ha la parola il Consigliere Camela.

Valeriano CAMELA. Io penso che si sia creata un po' di confusione, stupidamente. Perché su questo emendamento che specifica l'ampliamento dei prodotti non alimentari, che possono essere di competenza di questa iniziativa, votare no mi sembra una stupidaggine, … per carità!

PRESIDENTE. Ha la parola l'Assessore Canzian.

Antonio CANZIAN. Io credo che la confusione l'abbia creata il Presidente della Commissione. Perché a questo punto c'è un emendamento che specifica ulteriormente, quindi, credo che introdurre elementi di confusione ulteriori a quelli che già ... allora l'emendamento del Presidente della Commissione che specifica quali sono le eccedenze non alimentari è contenuto nell'emendamento che il sottoscritto ha presentato, quindi, non so se c'è la necessità di differenziarsi, di evidenziarsi, è un conto, se c'è la necessità di creare un po' di confusione è un altro conto.
Quindi non capisco la ratio di questo emendamento del Presidente che è identico a quello che ho presentato insieme agli altri.(…) Non è del Presidente è del relatore, scusatemi, mi correggo.

PRESIDENTE. Mi pare di cogliere il fatto che non ci sia molta confusione ma ci sia una divaricazione, che rientra nella democrazia. Il relatore di maggioranza la pensa diversamente dall'Assessore, sarà l'Aula a decidere.
Emendamento 2/3. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 2, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3.
Emendamento 3/1 dell'Assessore Canzian. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Articolo 3, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 4.
Emendamento 4/1 dell'Assessore Canzian. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Emendamento 4/2 dell'Assessore Canzian. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 4, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L’Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico.
Emendamento coordtecn/1 dell'Assessore Canzian: sostanzialmente è il cambio del titolo della legge “dopo le parole alimentari aggiungere le parole e non alimentari”. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico, così come emendato. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 203 così come emendata. La pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. Adesso c'è la proposta di legge di cui è stata chiesta l'iscrizione d'urgenza stamattina dalla Consigliera Ortenzi.

Proposta di legge n. 248
dei Consiglieri Solazzi, Giorgi, Bugaro, Pieroni, Romagnoli
“Istituzione del Collegio dei Revisori dei Conti della Regione Marche e modifica all'articolo 2 della legge regionale 10 agosto 1988, n. 34 “Finanziamento delle attività dei gruppi consiliari”
(Nuova titolazione) “Istituzione del Collegio dei Revisori dei Conti della Regione Marche”.

(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 248 dei Consiglieri Solazzi, Giorgi, Bugaro, Pieroni e Romagnoli, sostanzialmente dell’Ufficio di Presidenza. Sono adempimenti obbligatori che ci siamo fatti carico di proporre subito all'Aula. Sono il finanziamento dell'attività dei Gruppi, sapete tutti, perché ce lo siamo detti, che è ridotto, così come concordato a livello nazionale, e l'elezione, non proprio elezione, dei Sindaci revisori dell'ente Regione, che la nuova disposizione prevede sia fatta per sorteggio. Ha la parola la relatrice di maggioranza Consigliera Giorgi.

Paola GIORGI. Come diceva il Presidente questa proposta di legge è stata condivisa e sottoscritta da tutto l'Ufficio di Presidenza nello scorso ottobre 2012.
Fa seguito ad una normativa nazionale che impone alle Regioni di istituire un organismo tecnico, altamente qualificato, per il controllo sulla corretta gestione contabile e finanziaria della Regione.
E' un'imposizione che ci viene dal cosiddetto decreto sviluppo, dall'articolo 14 del decreto legge n. 138 dell'agosto del 2011, che prevede l'istituzione da parte delle Regioni di un Collegio dei revisori dei conti quale organo di vigilanza sulla regolarità contabile, finanziaria ed economica della gestione dell'ente. E’ un collegio composto da tre componenti.
La Corte Costituzionale chiamata a pronunciarsi sulla legittimità costituzionale dell'articolo a seguito del quale si doveva istituire quest'organismo, composto nel decreto sviluppo, ha dichiarato la legittimità costituzionale dello stesso e, quindi, l'obbligo delle Regioni di adeguarsi. La presente proposta di legge rappresenta l'adeguamento della Regione Marche a questa disposizione.
Onde assicurare la massima imparzialità e indipendenza dell'operato dell'organismo, si prevede che la sua nomina, come diceva prima il Presidente, avvenga ad opera del Consiglio regionale mediante sorteggio tra gli iscritti, ad un elenco regionale dei revisori dei conti, in possesso dei requisiti predetti. L’elenco regionale dei revisori dei conti viene istituito con la legge medesima e lo troviamo all'articolo 7 della nostra proposta. La Regione mediante tale organismo di controllo consolida e sviluppa gli elementi di trasparenza e correttezza della propria gestione contabile, finanziaria ed economica che contraddistinguono da sempre positivamente, nel panorama nazionale, la propria azione di governo.
A questo collegio sono attribuiti dei compiti consultivi obbligatori sulla complessiva manovra finanziaria regionale, che si esplica attraverso la legge finanziaria e la legge di bilancio, nonché sulle eventuali variazioni al bilancio e sul rendiconto, che vengono presentate contemporaneamente all'approvazione del Consiglio regionale e che dovranno pertanto essere necessariamente correlate, a pena di irricevibilità, dal parere del Collegio e dal riscontro delle conseguenti determinazioni da parte della Giunta regionale.
Il termine massimo per l'espressione del parere da parte del Collegio è stato determinato in venti giorni lavorativi dalla data di ricevimento degli atti, termine non amplissimo ma che corrispondente alle esigenze di rispettare i termini altrettanto stringenti previsti dalla normativa vigente per l’approvazione degli stessi.
All'articolo 3 della nostra proposta di legge troviamo tutta la tempistica e la logistica affinché il Collegio dei revisori esprima il proprio parere.
Come dicevo prima, la composizione del Collegio avviene attraverso un sorteggio che si svolgerà nell'Assemblea legislativa durante una seduta assemblare, da parte dei Segretari dell'Ufficio di Presidenza.
All'articolo 7 determiniamo chi può far parte del Collegio dei revisori dei conti, infatti, conseguentemente all'approvazione di questa legge, verrà istituito presso l'Assemblea l'elenco dei candidati alla nomina dei revisori, quindi, verrà fatto un pubblico avviso con i criteri per poter ricevere, poi, le domande ed eseguire l'estrazione qui in Aula.
Per quanto riguarda le cause di esclusione e di incompatibilità, oltre tutte le cause previste dalla legge, noi ne abbiamo inserite altre, prendendo spunto anche da altre Regioni, in maniera specifica dalla Toscana, che ha già normato in materia, abbiamo inserito una serie di cause di ineleggibilità legate a sentenza penale di condanna. Ci sembrava ovvio considerata l'importanza e le funzioni di quest'organismo.
Un'altra cosa che volevo dire riguarda l'indennità e il rimborso spese, anche qui sono in linea con il trattamento economico previsto dalla normativa dello Stato per i Collegi dei revisori, non è un costo alto, sicuramente non lo sarà, ma stiamo valutando anche di capire qual è il limite minimo verso il quale possiamo scendere.
Penso di avere illustrato questo atto che, come diceva il Presidente, è un atto dovuto ed invito, quindi, l'Aula a votarlo e ad approvarlo a maggioranza.

PRESIDENTE. Ha la parola la relatrice di minoranza Consigliera Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Ho pochissimo, quasi nulla da aggiungere condividendo in pieno l'atto che l'Ufficio di Presidenza ha proposto in maniera convinta, condivisa e con uno studio approfondito da parte degli uffici che ringrazio.
E' vero che è un atto dovuto, doveroso ma è anche vero che in quella direzione c'eravamo già avviati, e molto convintamente, abbiamo posto ulteriori specificazioni. Ci stiamo avviando verso altri atti, seppur sollecitati dalla legge nazionale, ieri la Commissione ha approvato la riforma dello Statuto, altre cose salienti ed importanti e lo stesso dovute, ma cerchiamo, e questa è una mia raccomandazione, di far si che sia questo Consiglio regionale a svolgerle prima di venire “commissariati” da quello che è un vento strano, di anti-regionalismo e, probabilmente, di revisione delle nostre competenze, delle nostre funzioni, e quindi anche del Titolo V. Quella che abbiamo definito la controriforma del Titolo V. Facciamo noi quello che dobbiamo fare, facciamolo anche prima, seppur su sollecitazione di decreti, come questo dello sviluppo, razionalizziamo, diamoci le impostazioni migliori e soprattutto, in linea con le aspettative di razionalizzazione, di serietà e di contenimento dei costi e di spesa che la gente ha, appropriandoci appieno della nostra autonomia normativa evitando, insomma, interventi sostitutivi o d'urgenza che, probabilmente, verranno perché sapete quale aria spiri su questo tema.
Aggiungo solo che è da sottolineare l'importanza del sorteggio di questo collegio dei revisori che io mi permetto di sollecitare e pongo una riflessione: tutti gli organismi di controllo e di garanzia dovrebbero esulare dalla logica, Presidente, della maggioranza e minoranza, Una rosa amplissima di proposte, perché libera è la partecipazione di commercialisti, e di quanti vorranno a questa cosa partecipare, solo su parametri tecnici, iscrizione all'Albo, serietà, incensuratezza, eccetera. Che poi sia l'Aula a sorteggiare, senza la logica sicuramente poco e meno garantista della suddivisione in due, uno, maggioranza e minoranza, quando trattasi, ripeto, di organismi di controllo e di garanzia. Quindi, potremmo riflettere sul fatto che questo metodo, sicuramente migliore, possa avvenire anche per revisionare, rivedere l'elezione di altri organismi.

PRESIDENTE. Io direi di passare alla votazione del testo. Debbo soltanto aggiungere una cosa, la nuova titolazione della proposta: “Istituzione del Collegio dei revisori dei conti della Regione Marche”, non ha più la parte relativa all'attività dei gruppi, perché dal momento in cui noi avevamo previsto, come Ufficio di Presidenza, la nomina dei revisori dei conti ed il controllo sulla contabilità dei gruppi consiliari, è intervenuto - noi abbiamo anticipato i tempi e approfittando della necessità di prevedere il Collegio dei revisori per l'ente Regione abbiamo anche incluso la competenza dei sindaci revisori nel controllo della contabilità dei Gruppi - il Governo con il decreto n. 174 ed ha previsto che la contabilità dei Gruppi sia sottoposta al controllo della Corte dei Conti e, quindi, a questo punto la contabilità dei Gruppi, così come prevede il decreto, è sottoposta non più ai sindaci revisori ma alla ex lege, naturalmente, alla Corte dei Conti.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 4. Lo pongo in votazione per appello nominale chiesto a nome dei Consiglieri Trenta, Zaffini, Massi.
Favorevoli: Badiali, Busilacchi, Camela, Eusebi, Giancarli, Giorgi, Latini, Luchetti, Marconi, Ortenzi, Petrini, Pieroni, Romagnoli, Sciapichetti, Solazzi, Traversini, Trenta, Zaffini.
Contrari: nessuno.
Astenuti: nessuno.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 11. Ha la parola la Consigliera Giorgi.

Paola GIORGI. Solo una precisazione per quanto riguarda l'articolo 11, in merito al comma 1 bis volevo dire che in sede di coordinamento tecnico bisogna precisare che le disposizioni del comma 1 concernono anche le sentenze di applicazione della pena su richiesta delle parti, emesse ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale, cioè il patteggiamento, ma in realtà si parla solo delle disposizioni del comma 1 dal c, c bis, c ter, c quater, non è tutto il comma 1, quindi, in sede di coordinamento tecnico questa cosa va precisata.

PRESIDENTE. Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 12. Soppresso

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Coordinamento tecnico. Lo pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

Proposta di legge n. 248. La pongo in votazione.

(L'Assemblea legislativa approva)

PRESIDENTE. Colleghi Consiglieri vi saluto, ci vediamo martedì prossimo.

La seduta termina alle ore 14,00