Resoconto seduta n. 10 del 26/07/2000
RESOCONTO INTEGRALE

SEDUTA DI MERCOLEDI' 26 LUGLIO 2000
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUIGI MINARDI

La seduta inizia alle 10,45

Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto, ai sensi dell'art. 29 del Regolamento interno il processo verbale della seduta n. 9 del 20.07.2000.

(E' approvato)



Proposte di legge
(Annuncio e presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 3 del 21.07.2000 ad iniziativa del consigliere Giuseppe Ricci: «Raccolta e commercializzazione dei funghi epigei spontanei, freschi e conservati» assegnata alla III Commissione in sede referente e alla I Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 4 del 24.07.2000 dei consiglieri Grandinetti,», assegnata alla I Commissione in sede referente;
— n. 5 del 24.07.2000 del consigliere Cesaroni: «Divieto di applicazione della terapia elettroconvulsivante, la lobotomia prefrontale e transorbitale ed altri simili interventi di psicochirurgia», assegnata alla V Commissione in sede referente;
— n. 6 del 20.07.2000 dei consiglieri Andrea Ricci, Amagliani e Cecchini: «Abolizione dei ticket sulle operazioni di pronto soccorso, modificazioni alla legge regionale n.36 del 30.10.1998» assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.



Proposte di atto amministrativo
(Discussione e votazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n. 14 dell'1l.07.2000 ad iniziativa della Giunta: «L.R. 6 agosto 1997 n.52 - Adesione della Regione Marche alla associazione Collegium Scriptorium Fontis Avellanae» assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 15 del 21.07.2000 ad iniziativa dell'Ufficio di Presidenza: «Proposta di deliberazione di competenza del Consiglio regionale concernente - Convalida della elezione dei consiglieri regionali eletti a seguito della consultazione del 16 aprile 2000. Verifica e contestazione delle cause di incompatibilità accertate». La presente proposta è iscritta all'ordine del giorno della seduta odierna.
— n. 16 del 24. 07. 2000 dei consiglieri Giuseppe Ricci, Spacca, Luchetti e Donati,: «Proposta di legge alle Camere, ai sensi dell'art. 121 della Costituzione - Modificazioni dell'articolo 1 del Codice Civile - Tutela della vita umana fin dal momento del concepimento», assegnata alla V Commissione in sede referente;
— n. 17 del 21.07.2000 ad iniziativa della Giunta: «L.R. -6 agosto 1997, n.52 - Adesione della Regione Marche alla associazione Coordinamento nazionale tra gli organi di consulenza di controllo con sede in Roma», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state, presentate le seguenti mozioni:
— n. 13 dei consiglieri Silenzi, Amagliani, Procaccini, Benatti, Luchetti, Giuseppe Ricci e Moruzzi: «Moratoria delle esecuzioni capitali e pronunciamento dell'assemblea Onu»;
— n. 14 dei consiglieri Silenzi, Avenali Amati, Franceschetti, Tontini e Mollaroli: «Problematiche connesse all'utilizzo ed alla diffusione di prodotti geneticamente modificati», iscritta all'ordine del giorno della seduta odierna;
— n. 15 del consigliere Pistarelli : «Completamento dell'ospedale di Macerata e delle strutture sanitarie non complete»;
— n. 16 del consigliere Viventi : «Piano di sviluppo rurale 2000-2006».



Deliberazioni inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. Comunico, che la Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 1545 del 19.07.2000: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2000- lire 794.352.800»;
— n. 1546 del 19.07.2000: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2000 - lire 9.753.351.909».

Comunico, infine, che l'Ufficio di Presidenza, nella seduta del 24.7.2000 ha definito i propri orientamenti in ordine ai progetti di riqualificazione del ruolo del Consiglio secondo le linee che hanno costituito oggetto della mia comunicazione nella seduta del Consiglio del 28/06/2000 e dell'incontro tra Ufficio di Presidenza e consiglieri regionali a Villa Favorita del l9/07/2000.
Sono state quindi individuate quattro distinte tematiche che saranno oggetto di indagine, studio e ricerca al fine di avanzare proposte di modifica dell'attuale ordinamento e fornire al contempo un supporto qualificato all'attività del Consiglio.
I filoni di indagine e studio sono i seguenti: verifica della normativa sullo status del Consigliere; organizzazione degli uffici consiliari; analisi delle dinamiche sociali economiche ed istituzionali della Regione Marche, finalizzate a delineare il nuovo quadro dell'assetto dei poteri in ambito statutario e al miglior esercizio della funzione di indirizzo e controllo nei confronti della Giunta regionale; comunicazione all'esterno del ruolo e del lavoro del Consiglio.
Comunico pertanto che, ai sensi dell'art. l0 del Regolamento interno, l'Ufficio di Presidenza intende procedere al conferimento di distinti incarichi di consulenza a professionisti ed esperti esterni con il compito di studio, ricerca e proposta in ciascuno dei filoni indicati e quello di assicurare un raccordo costante tra le singole iniziative di ricerca e l'Ufficio di Presidenza, mediante apposito staff di collaborazioni autonome e coordinate.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il consigliere Mollaroli. Ne ha facoltà.

ADRIANA MOLLAROLI. Chiedo di iscrivere all'ordine del giorno della seduta odierna e trattare un atto che è stato approvato all'unanimità nella prima Commissione di ieri, che concerne le norme per il sostegno e l'informazione dell'editoria locale. Le ragioni sono dettate dal fatto che la legge fissa dei tempi per la presentazione delle domande le quali scadono entro il 31 luglio. L'atto ha subito dei ritardi per il passaggio elettorale.

PRESIDENTE. La richiesta in questo preciso momento non può essere accolta perché manca il parere della seconda Commissione, quindi non appena la seconda Commissione formulerà il parere potremo accogliere la richiesta.
Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. C'è la mia disponibilità a riunire subito la seconda Commissione per dare il parere su questo atto, quindi se il Presidente autorizza posso riunire subito la seconda Commissione e in cinque minuti esprimere il parere.

PRESIDENTE. La seconda Commissione si riunisca, per il parere.



Interrogazione (Decadenza): «Nomina del direttore generale dell'Armal» Moruzzi (18)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 18 del consigliere Moruzzi. Non essendo presente lo stesso consigliere Moruzzi, l'interrogazione decade.



Interrogazione (Svolgimento): «Lavori pubblici Comune di Recanati in occasione del bicentenario leopardiano» Pistarelli (20)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 20 del consigliere Pistarelli.
Risponde, per la Giunta, il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO. Sul punto 1 non vi sono procedimenti penali pendenti presso il tribunale di Macerata. Il sindaco ha prodotto un certificato di carichi pendenti a suo nome dove c'è scritto "nulla". Non risulta che vi siano a carico di altri amministratori o dipendenti del Comune di Recanati atti pendenti.
Per quanto riguarda il parere espresso dal sostituto dirigente del servizio lavori pubblici della Regione Marche, in quanto tale non tiene conto di due specifici argomenti, che sono stati quelli che hanno determinato la condotta del Comune di Recanati e del sindaco in quanto rappresentante del Comune, che cioè c'era un accordo di programma tra la sovrintendenza ai beni ambientali e culturali e il Comune di Recanati per procedere al restauro di opere pubbliche in occasione del bicentenario leopardiano del giugno 1998. Sulla base di questo accordo di programma il Comune di Recanati ha ritenuto applicabili le norme previste per i lavori svolti direttamente dalle sovrintendenze, essendo lavori relativi ai beni culturali. Ha seguito queste procedure e ha affidato i lavori alle ditte scelte nell'elenco delle ditte indicate dalla sovrintendenza stessa. L'ultimo punto, che dovrebbe far stare ancor più tranquillo il consigliere Pistarelli, riguarda il fatto che sono stati affidati i lavori ai prezzi previsti dal prezziario regionale che erano più bassi, all'epoca, di quelli previsti dai lavori di restauro della sovrintendenza stessa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli per dichiararsi soddisfatto o meno.

FABIO PISTARELLI. La laconicità del Presidente è dimostrazione di un certo qual imbarazzo da parte della Giunta nel rispondere a questa interrogazione. Per i colleghi che distrattamente assistono, ricordo che l'interrogazione riguardava le procedute seguite per l'affidamento dei lavori, presso il Comune di Recanati, in vista del bicentenario leopardiano. Tale questione aveva già visto la stampa occuparsene in maniera ampia a fine dicembre-primi giorni di gennaio. Detta questione è stata da me riproposta nel momento in cui l'allora sindaco di Recanati dott. Ottaviani è divenuto assessore di questa nuova Giunta regionale, proprio per chiarire gli aspetti che hanno sottinteso questo tipo di interesse della stampa e degli uffici amministrativi comunali e regionali che a suo tempo furono coinvolti nella questione, per conoscere se effettivamente vi erano state o meno anomalie, irregolarità di procedure, così come sembrava si adombrasse da questo tipo di interventi pubblici sulla stampa.
La risposta del presidente della Giunta dice "non ci sono procedimenti penali", e questa è una cosa confortante, segnale positivo che soddisfa anche l'interrogante, perché l'interrogante non vuole passare da una politica fatta di cose concrete alla politica giudiziaria che spetta ad altri organi. Tra l'altro sono professionalmente a conoscenza di logiche, meccanismi e procedure, quindi questa è una cosa che assolutamente mi soddisfa, come interrogante. Non mi soddisfa la seconda parte, perché quando richiedo di conoscere quale fosse stato il parere degli uffici regionali a suo tempo espresso proprio per verificare la fattibilità delle procedure seguite dall'allora sindaco Ottaviani e oggi assessore proprio ai lavori pubblici, quindi persona che dovrebbe garantire il rispetto delle procedure, questa risposta è evasiva, poiché il servizio a cui a suo tempo fu richiesto il parere, nell'agosto del 1999 dice esplicitamente: "Le procedure di appalto deliberate dalla Giunta comunale di Recanati appaiono non conformi alla vigente legislazione quadro sui lavori pubblici, che all'art. 24 disciplina gli affidamenti a trattativa privata. Al riguardo, stante gli importi a base d'appalto deliberati dal Comune, gli interventi in parole potrebbero rientrare unicamente in una delle fattispecie di cui al comma 1, lettera b) del citato art. 24 e in particolare nel caso in cui motivi di imperiosa urgenza attestati dal dirigente o dal funzionario responsabile del provvedimento rendano incompatibili i termini imposti dalle altre procedure di affidamento d'appalto. Dalla lettura degli atti, delibere comunali e accordo di programma, non si rinviene alcun motivo di imperiosa urgenza incompatibile con i termini delle ordinarie procedure di aggiudicazione. Non si comprende come possa ancora esservi urgenza per opere il cui accordo di programma risale al 1997 e utili per le manifestazioni previste per il bicentenario leopardiano del giugno 1998".
Questo è il parere che l'ufficio regionale espresse proprio per gli appalti che a suo tempo furono affidati dall'allora Giunta Ottaviani.
I dubbi permangono tutti. Dice il Presidente "è un parere", però è un parere autorevole, perché è il parere del primo collaboratore dell'assessore ai lavori pubblici, sia di allora che attuale. E' parere relativo alla procedura seguita, che con l'accordo di programma non poteva superare le previsioni previste dalla "Merloni ter". Ecco allora la mia insoddisfazione. Ritornerò su questo punto per chiarire ulteriormente chi avrà avuto poca attenzione a questo tipo di questione e di procedura e soprattutto quali sono state le ricadute, perché so che l'Amministrazione di Recanati proprio per questi motivi ha dovuto rallentare l'affidamento dei lavori e la realizzazione delle opere per il bicentenario leopardiano, che sono solo in parte state realizzate. Infatti la seconda parte, quella più sostanziosa, doveva seguire determinate procedure che però già per la prima parte erano state viziate da irregolarità e allora è stata bloccata. Da qui i ritardi, tant'è che ancora a Recanati non ci sono state le realizzazioni che dovevano avvenire nel quadro complessivo dei lavori per il bicentenario leopardiano.
Quindi, insoddisfazione per questa risposta al punto 2 della mia interrogazione, con preghiera di verifica anche da parte del Presidente di questo carteggio. Il protocollo è il 7631 del 31 agosto 1999: è la risposta del dirigente del servizio lavori pubblici al Comune di Recanati per quanto concerne questo tipo di questione.


Interrogazione (Svolgimento): «Allevamento suini frazione Montemoro di Force» Giuseppe Ricci (21)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 21 del consigliere Giuseppe Ricci.
Per la Giunta risponde l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. In relazione all'interrogazione in oggetto, si comunicano gli elementi che seguono.
Lo scrivente Servizio, così come il servizio decentrato agricoltura di Ascoli (Sdafa), non ha dirette competenze specifiche in merito in quanto non rilascia autorizzazioni o concessioni edilizie per l'insediamento di nuovi allevamenti; lo scrivente Servizio e lo Sdafa di AP non hanno in esame richieste, domande o progetti presentati dall'Azienda in questione e pertanto non possono conoscere la situazione aziendale e non hanno quindi titolo per recarsi nella suddetta azienda per sopralluoghi od accertamenti.
Si riferiscono le seguenti informazioni assunte sia telefonicamente presso i funzionari dello Sdafa AP e presso il comandante Balocchi del comando stazione forestale di Comunanza (il quale ha effettuato diverse ispezioni presso tale azienda) e sia direttamente con un incontro col sindaco di Force, il quale ha lasciato un'ampia documentazione che è agli atti del servizio agricoltura. Se il consigliere Ricci ne vuol prendere visione, può farlo attraverso il servizio.
In merito al punto a) dell'interrogazione la risposta è: sono presenti in azienda almeno 600 suini e probabilmente molti di più, nonostante ci sia stato un decreto di condanna per direttissima della procura di Ascoli coli un'ammenda di lire 200.000 (si ricorda che tali reati ambientali sono stati depenalizzati).
In merito al punto b) dell'interrogazione la risposta è: sì, la ditta sta eseguendo vari lavori, tra cui il rifacimento della pavimentazione interna della stalla; per tali opere è stata presentata una DIA (dichiaraz. inizio lavori) al Comune, che però non l'ha accolta, chiedendo una documentazione integrativa.
A margine riferisco che nel centro abitato della frazione Montemoro del comune di Force si trova una struttura zootecnica che fino a maggio 1999 ha ospitato un allevamento bovino.
Nell'ottobre 1999 alcuni cittadini segnalavano all'autorità comunale il pericolo derivante dallo stato di totale abbandono e ciò fu confermato da un accertamento del' vigili.
Nei giorni seguenti iniziano i primi lavori di ristrutturazione interna ed esterna, comunicati al Comune con una DIA, in cui si dichiara che la proprietà è della coop. agr. Cesetti, e che si tratta di lavori di straordinaria manutenzione.
Il 20.11.99 il Comune diffidava la cooperativa ad Intraprendere qualsiasi attività senza le prescritte autorizzazioni comunali. La ditta allora presentava un'ulteriore DIA, che fu dichiarata inammissibile dal Comune che, con ordinanza, del 2.2.2000, faceva sospendere tutti i lavori intrapresi
Nella stessa data venivano scaricati presso i capannoni circa 450 suini, posti poi sotto sequestro dalla procura di Ascoli. C'è quindi un sopralluogo della Asl 13, che sollecita delle azioni di bonifica della struttura, i cui box possono contenere i liquami per 20 giorni. Il 17.2.200 la cooperativa inoltrava domanda di utilizzazione agronomica dei liquami al Comune, che chiede documentazione integrativa. Il 5.4.00 il TAR Marche accoglieva parzialmente il ricorso presentato dalla cooperativa, concedendo la sospensione al punto 2 dell'ordinanza, concedendo quindi la presenza dei suini alloggiati al 2 febbraio 2000 (cioè solo 1450 capi all'epoca presenti).
In data 9.5.2000 la cooperativa agricola Cesetti richiedeva al Comune la licenza/autorizzazione allo svolgimento dell'attività di allevamento. Il Comune, dopo aver richiesto della documentazione integrativa, il 15.5.2000 emetteva ordinanza di demolizione delle opere realizzate. Inoltre, nel corso di questi mesi sono stati effettuati alcuni accertamenti (5) da parte della locale stazione del Corpo Forestale dello Stato.
Un primo sopralluogo è stato effettuato dal CFS in data 4.5.2000 in seguito ad esposto degli abitanti della fraz. Montemoro e per verificare altresì il rispetto dell'ordinanza del Comune di Force. In seguito a tale verbale l'azienda è stata denunciata (art. 650 C.P.) per inosservanza dei provvedimenti delle autorità (sindaco e TAR) e poi condannata per direttissima.
Un secondo verbale del CFS riguarda i documenti di trasporto bestiame non identici ai verbali sanitari (verbali notificati anche ai trasportatori).
Un terzo verbale del CFS riguarda il registro di stalla non in regola. Un quarto verbale del CFS per omessa denuncia al sindaco e alla Asl della morte di 20 suini. Un quinto verbale del CFS per fertirrigazione non autorizzata (nel comune di Force), anche perché la relazione geologica correlata non era firmata.
In totale sono stati sanzionati oltre 20 milioni di multa, ma la ditta continua ad allevare suini.
C'è da aggiungere che l'azienda in questione ha fatto richiesta al Comuni di Rotella e Palmiano e alla Asl competente di poter effettuare la fertirrigazione; i Comuni hanno chiesto parere allo Sdafa di AP, ricevendo una risposta affermativa nel rispetto della normativa e dietro presentazione di una favorevole relazione geologica, mentre la Asl si è limitata a rispondere che la questione non è di sua competenza bensì dell'Arpam.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il Vicepresidente Ricci.

GIUSEPPE RICCI. Debbo dire all'assessore Agostini e per lui alla Giunta che sono assolutamente insoddisfatto e del contenuto della risposta e del fatto che si esordisca dicendo che la risposta avviene data da un organo periferico della Regione che non è competente. Se lo Sdafa non è competente a dare una risposta in merito, non capisco perché non sono stati attivati gli organi competenti. Nella mia interrogazione ho chiesto — e la ricostruzione dell'assessore Agostini è puntuale — di verificare se alcune condizioni erano corrispondenti alla possibilità per l'azienda di gestire un allevamento di suini non autorizzato, se le ordinanze emesse dal sindaco e confermate dal Tar non erano rispettate, quali iniziative la Giunta regionale intendesse adottare, mettendo eventualmente a disposizione anche professionalità giuridiche e sanitarie di supporto all'attività dell'Amministrazione comunale che già si è pronunciata in proposito. Se a queste domande si risponde ricostruendo la storia, dicendo cioè che questa cooperativa ha parcheggiato abusivamente 450 suini e che sta facendo lavori di ampliamento e di ammodernamento di stalle nelle quali potranno essere allocati fino a 8.000 suini; se si risponde che il sindaco ha bloccato i lavori; se si risponde che lo Sdafa per altro verso non è competente ad intervenire, non mi si dà risposta nel merito.
Io voglio capire se gli abitanti di Montemoro di Force, frazione vitale di quella piccola realtà comunale, debbono andar via dalle loro case perché vanno ad essere sostituiti dai suini. E' questa la domanda che pongo: i cittadini di quel territorio devono andar via dalle loro case, lasciare le loro terre, lasciare le case che hanno costruito i loro padri, i loro nonni perché qualcuno, abusivamente, in dispregio di ordinanze del sindaco, in dispregio di sentenze del Tar continua e anzi rafforza l'attività di allevamento dei suini? Questa era la risposta che mi aspettavo in termini propositivi dalla Giunta regionale. Questo era il tipo di risposta concreta che mi sarei aspettato.
L'azienda sanitaria competente, è intervenuta per verificare se ci sono condizioni di inquinamento — inquinamento vero, in questo caso — tali da rendere incompatibile la presenza dei suini con quella degli abitanti? Gli abitanti c'erano prima, i suini sono arrivati dopo.
Inoltre, la Regione intende tutelare giuridicamente il Comune che ha emesso una ordinanza di sgombero e di sospensione dei lavori che, per altro verso, la ditta ignora completamente?
Nel frattempo, c'è stata una pioggia abbastanza rilevante un giorno, e sembra che insieme all'acqua piovana siano andati nel fosso grandi quantitativi di liquami; è intervenuta la polizia provinciale, ha fatto i prelievi, ha portato i campioni all'Arpam per stabilirne la natura — credo che la Giunta sappia che in caso di inquinamento rilevato nell'immediatezza addirittura sia previsto anche l'arresto — e rispetto a questo non c'è risposta. Io non debbo sapere che cosa il sindaco di Force ha fatto, perché la mia interrogazione è a tutela dell'iniziativa dell'Amministrazione, né debbo sapere che cosa hanno denunciato i cittadini, perché anche in questo caso la mia interrogazione è a tutela dei cittadini. Il problema è capire se c'è un'azienda che può porsi al di fuori e al di là delle regole stabilite da un regolamento di igiene comunale, da un regolamento urbanistico comunale, da un'ordinanza del sindaco e da un'ordinanza del Tar. Questo è lo scopo della mia interrogazione. Rispetto a questo debbo dire che la risposta non c'è stata.
Vorrei stimolare la Giunta ad assumere impegno che si possa fare un approfondimento di natura igienico-sanitaria, quindi sapere se l'Arpam ha riscontrato che veramente sono stati immessi nei fossi liquami di maiali, sapere se è vero che i funzionari della Asl che due giorni fa sono andati a fare un sopralluogo per vedere se i liquami venivano immessi nei terreni, sono stati "sequestrati", nel senso che si è chiuso il cancello e si è impedito ad essi di uscire, tant'è che sono stati chiamati i carabinieri per consentire loro di uscire, e che tipo di tutela rispetto a queste strutture periferiche della Regione — sanità, corpo forestale ecc. — si dà, che tipo di tutela si dà al sindaco, che è un sindaco di questa regione.
Questa è una risposta che vorrei avere, anche successivamente, con una informativa personale da parte dell'assessore e del Presidente.


Interrogazione (Svolgimento): «L.R. 30/90, art. 28 — Nucleo di valutazione progetti» Ceroni (27)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 27 del consigliere Ceroni. Per la Giunta risponde il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. La Giunta provvederà al potenziamento della funzione valutativa, di cui il nucleo valutazione progetti costituisce parte importante ma non esaustiva, avvalendosi innanzitutto delle professionalità esistenti all'interno dell'ente.
Ciò attraverso una rapida attuazione degli indirizzi della Legge 144/99 e del D. Leg.vo 286/99 condotta mediante i seguenti passaggi organizzativi: 1) costituzione, all'interno dell'area della programmazione, di un nuovo servizio con il compito di promuovere e sviluppare il radicamento nella struttura regionale della funzione valutativa e l'utilizzo delle tecniche di ingegneria finanziaria per la progettazione e gestione delle attività di finanziamento, anche con ricorso al capitale privato, dei progetti infrastrutturali e delle iniziative di carattere economico (servizio valutazione e finanza di progetto ); 2) costituzione dei nucleo valutazione progetti, coordinato dal suddetto servizio, con la seguente organizzazione: personale interno all'amministrazione, n. 6 dirigenti e funzionari di 8' livello, scelti nelle aree "programmazione", "sistema produttivo", «lavori pubblici, edilizia e protezione civile" e «territorio e Ambiente", disponenti di esperienza e comprovate specifiche competenze in materia di analisi e valutazione tecnica ed economico-finanziaria dei progetti; personale esterno all'amministrazione, n. 4 esperti esterni individuati attraverso una selezione pubblica attuata attraverso la medesima procedura già svolta in occasione della costituzione dei precedente nucleo di cui alla DGR n. 406 dei 19.02.96.
I criteri per la selezione saranno proposti al Consiglio regionale entro la fine dei prossimo mese di settembre.
La Giunta ritiene opportuno, concordando con il suggerimento dei consigliere Ceroni, che le attività dei nucleo siano limitate alla valutazione dei progetti di importo rilevante.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Sono soddisfatto della risposta ricevuta. Mi auguro che il bando venga fatto anche per il rinnovo degli altri organi: comitato tecnico scientifico, nucleo controllo di gestione e comitato tecnico consultivo della legislazione. Se con il bando saranno completati tutti e quattro gli organi, esprimo la mia soddisfazione.



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Convalida della elezione dei consiglieri regionali eletti a seguito della consultazione del 16 aprile 2000. Verifica e contestazione delle cause di incompatibilità accertate» Ufficio di Presidenza (15)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 15, ad iniziativa dell'Ufficio di Presidenza.
Ha la parola il relatore, consigliere Giuseppe Ricci.

GIUSEPPE RICCI. Questo è un atto di competenza diretta del Consiglio regionale, che deve essere espletata entro un periodo di tempo ben definito rispetto alla seduta d'insediamento del Consiglio stesso. La seduta d'insediamento c'è stata il 29 maggio, quindi oggi noi andiamo a riscontrare e verificare le condizioni di eventuale incandidabilità e ineleggibilità dei consiglieri che sono stati eletti ed eventualmente anche le condizioni di incompatibilità.
Le norme che disciplinano la materia dell'ineleggibilità e dell'incompatibilità sono riferite alla legge 23 aprile 1981, n. 154 e successive modificazioni e integrazioni, all'art. 15 della legge 19 marzo 1990, n. 55 e successive modificazioni e integrazioni, alla legge regionale 23 del 3 aprile 2000.
Intanto abbiamo fatto una prima verifica relativa alle condizioni di ineleggibilità o incandidabilità, cioè le condizioni per cui un candidato non si può presentare, non ha le condizioni per essere eletto consigliere regionale, quindi non avrebbe nemmeno potuto presentare la candidatura. Rispetto ai 40 consiglieri regionali eletti questo tipo di verifica ha dato esito negativo, non essendoci condizioni che riguardano i consiglieri che attualmente siedono in quest'aula, quindi per quanto riguarda le cause di ineleggibilità e incandidabilità non è stata riscontrata alcuna anomalia rispetto ai 40 consiglieri regionali.
Sono state verificate alcune condizioni di presunta incompatibilità — l'incompatibilità reale si determina nel momento in cui viene a verificarsi l'evento contestuale senza che la causa sia stata rimossa — legate a colleghi che svolgevano funzioni di amministratore locale: i consiglieri Remigio Ceroni sindaco di Rapagnano, Adriana Mollaroli assessore al Comune di Fano, Umberto Trenta, lite civile pendente con la Regione Marche.
Queste condizioni sono state tutte rimosse: infatti il consigliere Ceroni è stato dichiarato decaduto dalla carica di sindaco, rimuovendo la condizione di incompatibilità, il consigliere Mollaroli ha rimosso anch'essa la causa di incompatibilità in seguito alle dimissioni rassegnate e il collega Umberto Trenta che aveva un'incompatibilità dovuta a lite pendente con la Regione Marche ha cessato il contenzioso perché la Giunta regionale ha accettato l'offerta transattiva avanzata dal consigliere a titolo di risarcimento del danno morale recato alla Regione, quindi è stata rimossa la condizione di incompatibilità prevista dall'art. 3, primo comma, n. 4 e dalla legge 154 del 1981.
Queste condizioni di incompatibilità sono state rimosse, quindi i tre colleghi non hanno alcun motivo per cui l'Ufficio di Presidenza, nella verifica, debba ad essi contestare una condizione attuale di incompatibilità.
Rimane in piedi una condizione di incompatibilità ai sensi della legge regionale 3 aprile 2000, n. 23 che riguarda il consigliere David Favia. La legge regionale che citavo poc'anzi infatti, stabilisce fra le varie condizioni di incompatibilità, anche quella di revisore dei conti dell'Amministrazione provinciale. Il consigliere Favia risulta essere presidente del collegio dei revisori dei conti della Provincia di Ancona e quindi, in questo senso, non essendo stata rimossa la condizione di incompatibilità prevista dalla legge, avendo avuto l'Ufficio di Presidenza anche un parere del servizio legislativo che si è espresso con nota n. 135 del 19.7.2000, con la seduta di oggi contesta al consigliere Favia la condizione di incompatibilità.
Per quanto esposto l'Ufficio di Presidenza propone una deliberazione concernente la convalida della elezione di tutti i consiglieri regionali eletti a seguito della consultazione elettorale del 16 aprile 2000 e la contestazione della causa di incompatibilità accertata in capo al consigliere David Favia, che potrà ovviamente rimuoverla nei tempi e nelle modalità previste dalla legge.

PRESIDENTE. Se non vi sono interventi, pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

(Il Consiglio approva)



Mozione (Discussione): «Procedura di rinnovo della concessione alla raffineria Api di Falconara Marittima» Amagliani, Cecchini, Andrea Ricci (10)
Interrogazione (Svolgimento): «Situazione della raffineria Api di Falconara Marittima» Amagliani (36)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 10 dei consiglieri Amagliani, Cecchini e Andrea Ricci, a cui è abbinata l'interrogazione n. 36 del consigliere Amagliani.
Ha diritto alla parola un presentatore della mozione, per illustrare la stessa. I consiglieri hanno trenta minuti di tempo per iscriversi.
Ha chiesto di parlare il consigliere Amagliani. Ne ha facoltà.

MARCO AMAGLIANI. Subito dopo la notizia pervenuta attraverso la Rai marchigiana, della proroga per vent'anni della concessione alla raffineria Api di Falconara Marittima, il sottoscritto ha rivolto un'interrogazione urgente alla Giunta, che a termini di regolamento è stata iscritta insieme alla mozione, quindi chiedo alla Giunta di rispondere a questa interrogazione. Alcuni punti della stessa sono già noti, ma altri abbisognano di una circostanziata precisazione.
Per quello che riguarda l'oggetto della mozione, noi cittadini marchigiani, anconetani, siamo venuti a conoscenza del fatto che la raffineria Api di Falconara marittima aveva ottenuto un rinnovo della concessione, attraverso un decreto firmato dal direttore generale del Ministero dell'industria Lamonica, di 20 anni, attraverso la giornalista della Rai marchigiana che ha dato la notizia.
A me sembra che da questo punto di vista — questo è uno dei motivi per cui abbiamo presentato questa mozione, come gruppo consiliare — questo consesso, il più alto consesso marchigiano sia stato defraudato di un suo compito: quello di poter decidere attorno alla possibilità o meno che il rinnovo della concessione venisse rilasciato. Ma tutto questo è stato fatto in modo subdolo, e colgo l'occasione per dire che per ben due volte il Ministero dell'industria aveva chiesto alla Regione Marche un parere rispetto alla possibilità o meno di rinnovo della concessione.
La Regione Marche per due volte ha dato parere contrario, e una delle motivazioni fondamentali per cui questo parere contrario veniva, era legata anche e non solo al fatto che questo parere era chiesto con larghissimo anticipo rispetto alla scadenza naturale. Voi tutti sapete che la scadenza naturale era al 2008 attraverso un decreto del 1988, con eventuale proroga per cinque anni. Nella seconda nota della Regione Marche, a un certo punto si richiamava testualmente "l'opportunità di rinviare, ancorché dovuta da parte del Ministero dell'industria, qualsiasi decisione relativamente al fatto — e parliamo del giugno 1998 — che al primo febbraio 1999 tutti i poteri in questo senso passavano alle Regioni" e comunque agli enti locali.
A fronte di questa seconda risposta da parte della Regione, l'atteggiamento del Ministero è stato quello di decretare comunque, in data 15 ottobre 1998, ripeto nel più pieno dispregio di tutte quelle che erano le competenze e le volontà delle amministrazioni locali e in modo particolare della Regione Marche.
In mezzo è avvenuto, purtroppo, il tristemente famoso incidente del 25 agosto 1999. Dopo quell'incidente Comune di Falconara Marittima, Provincia, Regione insieme hanno adottato delle risoluzioni. Io ho qui la risoluzione del Consiglio regionale delle Marche che recita testualmente così: "impegna la Giunta regionale ad assumere tutte le iniziative necessarie per quanto di propria competenza, affinché non vengano rinnovate all'Api concessioni e autorizzazioni in quanto incompatibili con la situazione urbanistica ed ambientale del territorio circostante, attivando in collaborazione con il Governo e l'Unione europea un percorso in grado di garantire il risanamento ambientale dell'area interessata con la riconversione ed il mantenimento dei livelli occupazionali".
Ho sentito poco fa in un'audizione ricordarci, da parte delle organizzazioni sindacali generali delle Marche, che questi ordini del giorno dipenderebbero da un atteggiamento emozionale. Probabilmente c'è anche questo in quegli ordini del giorno e l'ho colto anch'io. Tutto ciò che prima non veniva detto, improvvisamente, a fronte del sacrificio umano di due poveri operai è diventato lapalissiano. (Disturbi del pubblico).

PRESIDENTE. Per cortesia, non è possibile al pubblico intervenire, altrimenti sarò costretto a far sgomberare l'aula, e non credo che sia opportuno.

MARCO AMAGLIANI. Se è necessario che qualcuno interrompa, interrompa pure, non è un problema. Parlo per l'aula, ma parlo anche per i lavoratori, quindi non ho alcun problema a essere interrotto. Ripeto che dopo quel tristemente famoso incidente del 25 agosto che è costato la vita a due operai — e quando parlo di operai parlo di una categoria a cui io tengo particolarmente, politicamente e personalmente — abbiamo anche avuto, in momenti non emozionali, una risoluzione all'interno del corpo della delibera dell'1.3.2000 che è la dichiarazione di area ad elevato rischio ambientale. Vi invito a leggere pag. 104, soltanto poche righe: "Sul medio e lungo termine, assunto lo scenario della incompatibilità tra la raffineria Api e il sistema territoriale circostante, va redatto un piano complesso di riduzione programmata delle superfici oggi utilizzate di depotenziamento produttivo e di risanamento ambientale, contestuale all'avvio di attività economiche e sostitutive e di nuovo sviluppo occupazionale". Questa è la dichiarazione dell'1.3.2000 adottata da quest'aula, e molti dei consiglieri che l'adottarono sono ancora presenti.
Per quanto attiene la risoluzione che presentiamo come forze di maggioranza, dichiaro di avere ritirato la mia mozione iniziale e di avere riscritto, assieme ai colleghi di maggioranza, un'altra mozione. Dico di più: mi auguro che questa mozione di maggioranza possa divenire una mozione che impegna tutto il Consiglio regionale delle Marche, perché credo colga gli interessi della città di Falconara, del territorio circostante e anche di tutti i lavoratori.
In questa mozione noi scriviamo chiaramente di aprire un tavolo di confronto innanzitutto con il Ministero dell'industria, che porti al riesame e alla revoca del decreto. Chiediamo però che si apra contestualmente un tavolo con tutte le parti interessate, e quando parlo di parti interessate" intendo Regione, Provincia, Comune, Ministero, anzitutto lavoratori e chi li rappresenta.
Questo è il senso di questa delibera. Noi continuiamo a rimarcare una incompatibilità tra quell'industria, la città di Falconara e il territorio circostante. Non ho mai pensato e non penso nemmeno in questo momento che noi si debba fare una lotta fra poveri nel senso che nel nostro programma di maggioranza, ma anche in questa risoluzione c'è un passo fondamentale che chiede a tutti di iniziare uno studio di risanamento di quell'area, ma contestualmente uno studio che si ponga anche nella condizione di risolvere completamente il problema occupazionale. Se la risposta che non solo in quest'aula ma anche fuori di quest'aula ci si chiede è quella della garanzia dei livelli occupazionali, vi assicuro che a fronte di questa garanzia — è un problema che ci siamo posti tutti noi — siamo interessati a dare una risposta forte: quella che nessun posto di lavoro si perda, ma contestualmente non possiamo chiudere gli occhi di fronte al fatto che quell'azienda inserita in quella città, in quella località è un gravissimo pericolo per la città ma innanzitutto per i lavoratori. So che da quando questa azienda è nata — perché sono cittadino falconarese e quell'azienda ha la mia stessa età, nasce nel 1956 — ha sempre e solo prodotto, in caso di incidenti, morti tra i lavoratori e non tra i civili cittadini e noi vogliamo che questo non accada mai più. Questa è la nostra posizione e nient'altro. (Applausi del pubblico). Credo che a fronte di questa vicenda troppe cose siano state dette, e purtroppo qualcuno ha caricato più del necessario anche gli stessi lavoratori, tant'è che venendo qui sono stato offeso dai lavoratori stessi... (Disturbi del pubblico). E' una cosa che mi dispiace particolarmente, perché se qualcosa ho fatto nella mia vita sul piano politico e sociale, è stato schierarmi, io figlio di operaio sempre dalla parte dei lavoratori.
E chiudo così, anche in modo un po' retorico. Vorrei ricordarvi una bellissima ballata anarchica, la "Ballata di Sante Gaserio", che a un certo punto dice: "E il popolo a cui l'anima donasti non ti comprese, eppur tu non piegasti". Ve la dico così, nel senso che mi auguro che tutti si continui questa battaglia, una battaglia di civiltà che tiene conto degli interessi complessivi dei lavoratori, della città, del territorio circostante.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola al consigliere Avenali, ricordo al pubblico presente che deve assolutamente astenersi da segni di approvazione e disapprovazione: non sono possibili, né permessi.
Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, a nome del gruppo dei Ds mi auguro che sia a tutti chiara, non soltanto in quest'aula, l'importanza e la complessità del problema che torniamo a discutere. Mi auguro inoltre che su questa questione non si ripeta la demagogia che c'è stata sulla vicenda Telecom: i fatti hanno dimostrato che si è trattato di voler fare soltanto un attacco al sindacato confederale, pur che farsi carico di evitare realmente la cassa integrazione a 69 lavoratori, essendo la trattativa sindacale ancora nel pieno del suo svolgimento.
L'aspetto che reputo positivo sulla problematica dell'Api è l'unità del sindacato e dei lavoratori. Auspico che questa unità non sia mai messa in discussione. Per esperienza personale so che quando questa viene meno, di sicuro ci rimettono i lavoratori ma quasi mai ci guadagnano le aziende.
Nel merito del problema, personalmente penso che è poco credibile parlare di delocalizzazione senza che dal punto di vista tecnico-scientifico si sia verificata tale necessità. Comunque, nel rispetto di quanto deciso in quest'aula e da questa maggioranza — basta leggere il programma elettorale — va riverificata fino in fondo questa eventualità. Sicuramente siamo tutti d'accordo nel dire che alla base di tutto deve esserci la sicurezza per i lavoratori che sono quelli più a rischio, coloro che a causa di incidenti sul lavoro hanno pagato anche con la vita, come sappiamo tutti, e contestualmente va garantita la sicurezza dei cittadini, in particolare quelli più a rischio in quanto residenti più vicini alla raffineria.
Nel mentre si affronta il problema della sicurezza e della tutela dell'ambiente, si deve affrontare il problema del lavoro per tutti i dipendenti interni e dell'indotto. Nessuno può pensare soltanto a una parte del problema.
Ecco perché vediamo complessa tutta la problematica, ecco perché riteniamo che la questione più urgente sia quella di attivare tutti gli strumenti, realizzare tutti gli investimenti necessari ad affrontare subito il problema della sicurezza nei posti di lavoro e per i cittadini, nonché la tutela ambientale in generale. Questa è la questione urgente sulla quale tutti i soggetti pubblici e privati, da subito, si devono confrontare ed impegnare.
Per tale ragione la risoluzione presentata in quest'aula dalla maggioranza, su cui abbiamo lavorato come gruppo Ds, invita la Giunta a costruire un tavolo di confronto permanente, con tutti i soggetti pubblici a partire dai Ministeri competenti dall'azienda Api, dal sindacato dei lavoratori, dalle organizzazioni degli imprenditori comprese quelle artigiane, affinché tutti facciano la propria parte per risolvere l'urgente problema della sicurezza e dell'ambiente.
Relativamente al rinnovo anticipato della concessione da parte del Ministero dell'industria, non possiamo che essere contrari, in particolare per il modo come tale rinnovo è avvenuto, cioè in contrasto con il parere espresso dalla Regione, la quale chiedeva di prendere tempo, visto che di tempo ne abbiamo, sapendo che l'attuale concessione ha valore fino al 2008 e sapendo, inoltre, che su tali materie le competenze saranno attribuite alle Regioni.
Per queste ragioni sottolineiamo con forza l'esigenza della riapertura di un confronto tra la Regione e il Ministero per ricontrattare l'intera materia. Qualora da parte del Ministero non ci fosse questa disponibilità, anche alla Regione, alla fine, non resterebbe altro che ricorrere alle vie amministrative.
Noi auspichiamo e ci adopereremo affinché questo confronto venga riaperto e i problemi possano essere affrontati e attivati in termini positivi.
Questo è l'appello forte che facciamo alla Giunta e a tutte le forze politiche affinché sia qui che a livello di Amministrazione comunale e a livello di Governo si possa riaprire immediatamente questo confronto.
In conclusione, il nostro impegno come gruppo Ds, sia in Regione che verso il Governo centrale, è quello di far sì che la questione-Api sia affrontata nella sua complessità e i problemi della sicurezza nel posto di lavoro e nella città, così come i problemi dell'ambiente e del territorio siano affrontati e risolti nel modo migliore e con la soddisfazione di tutti, così come la stessa identica attenzione la dedicheremo ai problemi della sicurezza del posto di lavoro qualora sia minacciato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Mi spiace un po' dover come primo intervento respingere subito, non raccogliere favorevolmente l'appello del collega Amagliani a una soluzione che raccogliesse una volontà unanime nel senso di una revoca della proroga e addirittura un ricorso giurisdizionale avverso la decisione del Ministero.
Io ho profondo rispetto per la posizione di chi si era espresso contrariamente nei confronti della ipotizzata centrale di cogenerazione turbogas — era anche la mia posizione — per motivi che non ha senso ricordare in quest'aula posto che la convenzione è stata fatta, la centrale di cogenerazione è già realizzata ed entrerà in lavorazione molto presto. In queste condizioni mi sembra che sia velleitario parlare dell'opportunità di quell'intervento e stupefacente lo stupore in ordine alla prospettiva dell'allungamento dei tempi dell'attività della centrale.
Qualcuno ha detto che è troppo presto per parlarne. Non era difficile intuire che nel omento in cui si va ad autorizzare e a compiere un investimento di oltre 1.200 miliardi non esiste la possibilità di meravigliarsi seriamente e in maniera sincera e non ipocrita se la prospettiva temporale di questo investimento va in termini più lunghi di quella dei pochi anni da qui al 2008. In questa logica mi sembra che non ha ragione il collega Avenali quando dice "il Ministero si è discostato dal parere della Regione". Io credo che sia da censurare, prima ancora e più ancora del provvedimento ministeriale, l'atteggiamento di questa Regione che in primo luogo ha risposto a un problema consistente come quello della proroga della convenzione, con un intervento semplicemente di un funzionario, Marcolini, che a quello che consta — su questo verremo notiziati e corretti —...

FERDINANDO AVENALI. E' la Regione...

SERGIO NOVELLI. E' la Regione, ma quando ci si rapporta con il Ministero, l'opinione è più autorevole se espressa dalla Giunta o dal Consiglio.
Il funzionario dà una risposta che — dissento dal collega — non è tale. Una risposta è un sì oppure un no, anzi un sì motivato oppure un no motivato: "non si può prorogare per questo motivo". Dire "è presto per parlarne" non è una risposta, non è un parere, è un prendere tempo. Siamo consapevoli che la politica spesso è il regno della dilazione, ispirato al motto del "non fare oggi quello che puoi fare domani", ma il mondo del lavoro invece è retto da diverse regole, forse ispirato più al "non fare domani quello che puoi fare oggi", perché chi investe vuole sicurezza sui tempi, sulle prospettive, chi lavora vuole qualche sicurezza, qualche tranquillità in ordine all'orizzonte temporale in cui si muove. Esistono soci, investitori, altri soggetti che hanno partecipato a questa iniziativa. Se questo dibattito sulla precoce valutazione della proroga provocasse il defilarsi della Texaco e degli altri soggetti rischieremmo veramente di aver fatto spendere centinaia di miliardi per una cattedrale nel deserto, non aver risultati dal punto di vista occupazionale e avere strutture ancora tecnicamente da correggere.
In questa logica sbagliato era e sbagliato è dire "ne parleremo fra anni". Tra l'altro non si capisce come mai questo appello al differimento venga proprio dalle forze politiche che per esprimere il sindaco che ha firmato la convenzione, per esprimere il ministro che ha firmato la proroga, per avere tutti i vertici e le leve di governo avrebbero da un lato gli strumenti per intervenire, dall'altro i migliori rapporti con l'Api. Sembra veramente che questa volontà di differire, di procrastinare sia presieduta da un'intenzione di mantenere questi buoni, amicali rapporti il più possibile confermati, congelati, mantenuti e sospesi nel tempo.
Non voglio soffermarmi ulteriormente su questo. Il concetto che vorremmo esprimere è il problema della centrale di Falconara, è importantissimo per la vita dei cittadini residenti per motivi di ambiente, salute e per la vita economica della città, perché parliamo di una struttura che impiega centinaia di operai, di lavoratori e altre centinaia nell'indotto, per i trasporti, per i servizi degli appalti. E' un problema che ha molti aspetti, nessuno dei quali sacrificabile all'altro: sicurezza sul lavoro e per la città, salute per le emissioni, occupazione.
E' evidente che nessuno può seriamente immaginarsi di sacrificare le problematiche della salute e della sicurezza a qualsiasi altra valutazione. Ha fatto bene il collega Avenali a dire "ci siamo impegnati a fare un approfondimento": se esistono elementi di valutazione concreti, che portano a dire che la centrale non può continuare a operare in quel territorio, allora va chiusa, ma non va chiusa nel 2008, nel 2015, nel 2023 ma va chiusa.
Noi abbiamo preparato una proposta di risoluzione, segnalando a questa Amministrazione che certamente non ne aveva bisogno perché ce l'insegna, quali sono gli strumenti operativi concreti, gli strumenti normativi concreti: la 208 del 1988, il recente D. Lgs. 351, la stessa 626. Ci sono tutta una serie di strumenti che consentono a questa Amministrazione regionale e al sindaco, che non può limitarsi a fare prese di posizione demagogiche ma deve nel concreto assumersi le sue responsabilità, di verificare subito se le emissioni atmosferiche eccedono o non eccedono i livelli della convenzione e i livelli consentiti dal D. Lgs. 351, verificare se sono assicurate le procedure di sicurezza. Ove così non fosse, l'art. 10 della 208 consente alla Giunta regionale immediatamente di diffidare, richiamare al rispetto della legge, altrimenti chiudere prima a tempo determinato e poi a tempo indeterminato. Se così è, assumetevi la responsabilità e fatelo. Se così non è, se non ci sono elementi concreti per dire che c'è oggi una violazione che determina pericolo per le persone e l'incolumità, allora si lasci ai posteri il dibattito sul rinnovare, quando chiudere, quando non chiudere e si assicuri al presente ai lavoratori e ai cittadini, immediatamente la garanzia del posto di lavoro. Esistono prescrizioni della prefettura, dopo il tragico incidente del 25 agosto, che vanno verificate. Noi chiederemo che venga sollecitata la Commissione parlamentare sicurezza del lavoro, se del caso chiedendo che il Parlamento le conferisca poteri di indagine, affinché si verifichino le telecamere per riprendere le lavorazioni pericolose, lo spostamento della ferrovia, perché è pazzesco che la ferrovia continui a passare in quel luogo. Almeno quello si poteva fare, sembrava che i fondi ci fossero: perché dopo un anno nulla si è fatto? Inoltre, l'interramento delle cisterne, il presidio dei vigili del fuoco nella struttura della raffineria. Tutte queste cose che devono essere fatte, vanno affrontate immediatamente.
Noi rimproveriamo a questa Amministrazione di aver molto parlato di quello che non si poteva fare o che comunque andava fatto a distanza di decenni e non avere invece fatto quello che concretamente si poteva e si doveva fare a garanzia dell'occupazione, del lavoro ed anche della sicurezza, che è sicurezza dei lavoratori, ma anche sicurezza dei cittadini e soprattutto garanzia di prosperità e lavoro per la comunità falconarese.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. I presenti in quest'aula vantano o possono vantare un'esperienza politica o amministrativa, o politico-amministrativa. Ognuno di noi vanta o può vantare una propria esperienza politica o amministrativa da cui derivano i propri valori, la propria cultura, le tradizioni.
La mia è derivata da un'esperienza cattolica democratica.
Nell'ultimo Consiglio regionale e anche oggi veniamo costantemente tacciati da esponenti politici che fanno solo della demagogia, che vengono qui a perdere tempo, che cercano di cavalcare tutte le situazioni, tutti i momenti favorevoli basando i nostri interventi, la nostra politica più sul consenso che sulla risoluzione dei problemi.
Come se non bastasse, sempre nell'ultimo Consiglio regionale siamo stati trattati da neofiti, e siamo fieri di essere neofiti di questo Consiglio regionale, ma neofiti che hanno un forte consenso popolare, una forte rappresentanza popolare di un forte partito, sia a livello locale, che provinciale, regionale e nazionale. E non siamo portatori di forti interessi economici, siamo portatori di valori, di tradizioni, quindi non scandalizzatevi quando, in quest'aula, ci schieriamo dalla parte dei lavoratori della Telecom, quando facciamo le battaglie per i pescatori. Per noi è un fatto naturale di militanza politica, chi da 10, chi da 20, chi da 30 anni, e chi ci conosce sa che quando prendiamo delle iniziative o facciamo delle battaglie, andiamo al di là di ogni tipo di discorso e di ragionamento. Certo, a qualche collega che ci sta a fianco può oggi suonare strano e quindi fa delle battute (riferito al consigliere Luchetti), ma basta rileggere i libri che abbiamo a casa per capire la storia di noi democratici cristiani. Io stavo con Donat Cattin, quindi ero dall'altra parte.
E' un fatto naturale per me, quando si parla di questi problemi, non difendere le categorie ma sostenere i diritti di chi si alza la mattina alle 4, alle 5, alle 6, alle 8 per andare a lavorare.
In alcune città "rosse" — ponetevi questi problemi, perché sono momenti di riflessione tanto importanti — un elettore su tre oggi vota Forza Italia. Non penso che siano tutti ricchi o tutti proprietari terrieri che votano costantemente, nella città tradizionalmente "rosse", Forza Italia. Ponetevi questi problemi, e vedrete che saremo molto più costruttivi in quest'aula e ci sarà meno demagogia.
Anche il Presidente D'Ambrosio nell'ultima seduta ci ha bacchettato, invitandoci ad essere più concreti, più precisi, meno strumentali. Non ha usato questa parola, ma nella sostanza ci diceva questo: "questo Consiglio regionale deve esprimere concretezza". Noi siamo stati eletti per questo, siamo portatori di consenso ma anche di giuste rivendicazioni da parte dei cittadini marchigiani e sicuramente non ci faremo dare i "compitini" da nessuno, né in quest'aula né a casa, parleremo tranquillamente e serenamente e porteremo avanti tutti i nostri principi, le nostre battaglie e i nostri ideali.
Oggi stiamo discutendo un difficile e delicato problema, quello dell'Api, 2.000 persone da una parte che girano intorno a questa struttura, a questa azienda, 2.000 lavoratori. Ma nello stesso tempo c'è una forte preoccupazione da parte della popolazione di Falconara per questa struttura che ha prodotto reddito in passato e lo produce tutt'oggi. C'è però il problema dell'insicurezza e della vivibilità, quindi diventa problematico dire se uno deve schierarsi dalla parte dei lavoratori o dalla parte dei cittadini. Noi dobbiamo schierarci dalla parte delle cose giuste, siamo qui per questo, siamo per ragionare, non possiamo essere consiglieri regionali che basano la loro esperienza sull'emotività, sulla situazione o sull'essere portatori di chissà che cosa, dell'ambiente e così via. Quando parleremo della discarica dell'Asola, della Castelletta vedremo gli ambientalisti dove sono, dato che si porteranno tonnellate di immondizia nella migliore vallata maceratese.
Occorre coraggio e dobbiamo decidere, soprattutto rafforzare due elementi più che parlare di chiusura, ampliamenti ecc. Due elementi quali quello della sicurezza e quello della salute sia dei lavoratori che degli stessi cittadini. Però non bisogna dimenticare che ci sono forti responsabilità da parte dell'ente locale. Abbiamo letto sulla stampa che il Comune di Falconara sapeva già dal 1996 che c'era una proroga nel 2000. Non penso che l'azienda Api faccia delle inserzioni sui giornali inventandosi delle notizie che risulteranno sicuramente dagli atti. Noi non li abbiamo visti, ma dobbiamo fidarci. Come delle responsabilità ci sono da parte della Regione se ha trascurato o non preso nella giusta considerazione questo problema, o se l'ha trattato con la massima superficialità, che è cosa gravissima. Come ci sono grosse responsabilità del Governo nazionale che non ha tenuto conto, eventualmente, degli atti che in questi anni sono andati avanti. Quindi ci sono delle grosse responsabilità politiche, e oggi non è giusto che di fronte a questa situazione paghi la gente che la mattina si alza per andare nel posto di lavoro. Noi dobbiamo ragionare in modo diverso, in un'ottica diversa: preoccupiamoci della salute dei lavoratori, preoccupiamoci della loro sicurezza, cosa che la sinistra ha sempre fatto in passato e che oggi fa sempre meno. Quindi non dobbiamo essere tacciati noi di demagogia, se crediamo ancora, come credevamo in passato, a queste cose. Non ce le siamo inventate alzandoci questa mattina le cose che diciamo oggi, le abbiamo fatte a Civitanova — e Silenzi mi rimprovera sempre perché parlo di Civitanova — ai tempi della SG, quando si parlava di fare l'amianto all'interno di una fabbrica che era una cosa pericolosissima. Abbiamo sostenuto tutti i lavoratori.
I colleghi di Forza Italia interverranno successivamente, ribadendo che, più che mettere il dito su una piaga che piaga non è se concentriamo tutto sulla salute e sulla sicurezza, sarebbe stato opportuno che questo Consiglio regionale, o chi in passato ha governato questa Regione, avesse rivisto le proprie azioni, i propri atti, individuando dei responsabili. Io non credo che Pietro Marcolini, che conosco e ho anche votato, dirigente preparatissimo e attento, con tre righe, da solo abbia dato un parere al Ministero. E' ridicolo se uno afferma una cosa del genere. Marcolini è una persona seria e non lo dobbiamo dire noi.
Concludo il mio intervento, dicendo "smettiamocela con questi confronti, con questi tavoli", altrimenti in cinque anni questa diventerà una falegnameria. Ogni volta si parla di un tavolo. Siamo seri, occorre concretezza, e la concretezza è quello che facciamo noi. Su un problema così delicato occorre una mozione unitaria, non dobbiamo dividerci su queste cose, dobbiamo essere uniti su un problema così delicato e serio.
La mozione unitaria deve essere concentrata sulle cose che dicevo prima: sicurezza e salute.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Cercherò di rispettare i tempi e di essere concreto come mia consuetudine.
Ritengo che su questa vicenda dobbiamo svolgere un ruolo, come consiglieri regionali, in maniera responsabile, seria e al di là di quelli che possono essere motivi emozionali. Siamo in presenza, dal punto di vista giuridico, di una autorizzazione che una società ha ricevuto da un Ministero competente a rilasciarla. Sulla base di questa concessione l'azienda ha realizzato investimenti che risultano essere dell'ordine di 1.500 miliardi che garantiscono occupazione e anche benessere a tutta la zona di Falconara e non solo.
Non si può oggi dire "delocalizziamo la raffineria Api perché il Ministero dell'industria ha deciso non tenendo conto delle possibili posizioni del sindaco di Falconara o di un parere interlocutorio della stessa Regione Marche" che io ho letto e che non esprimeva contrarietà sul merito della raffineria, ma semplicemente una contrarietà legata alla considerazione che nel giro di breve tempo la competenza sarebbe passata dal Ministero alla Regione Marche.
Parlare di delocalizzare un'azienda con queste caratteristiche significa che forse non ci si rende esattamente conto di quello che si dice, perché i tempi e i costi sono incredibili. Chi non lavora in un'industria, probabilmente non si rende conto di questo, non si rende conto nemmeno delle conseguenze che questo può comportare dal punto di vista occupazionale.
Nel 2000 è impensabile che non esistano strumenti di sicurezza e di controllo tali da garantire al tempo stesso la sicurezza dei lavoratori che per primi hanno interesse che questi meccanismi funzionano, e poi di tutti i cittadini. E' impensabile che nel 2000 non si possa intervenire attraverso il Ctr, le commissioni di verifica ecc. In tutte le aziende italiane oggi si applica la legge 626 che ci obbliga a garantire la sicurezza a tutti i lavoratori, a tutti gli addetti. Questo in una raffineria come quella dell'Api assume una dimensione notevolmente superiore, ma è impensabile che non si possa raggiungere questo obiettivo.
Sono quindi d'accordo che la regione Marche, il Comune di Falconara, le forze politiche si debbano tutti adoperare per intervenire affinché queste condizioni di sicurezza e l'impatto ambientale siano il migliori possibile. Non sono però d'accordo sull'ipotesi di ricorrere al Tar contro la concessione, perché sarebbe un ricorso al buio, sarebbe estremamente pericoloso. Lavoriamo sulle cose concrete. Abbiamo le energie, le forze economiche, finanziarie per garantire questa sicurezza all'impianto di Falconara.
Nell'accordo di maggioranza si dice "noi facciamo ricorso al Tar e poi ci impegniamo comunque a trovare un lavoro a queste 1.500-2.000 persone". Ma è un gioco? Io lavoro in un'industria: vi rendete conto quello che significa dire "troviamo lavoro a 1.500-2.000 persone"? Quando si dicono queste cose bisogna sapere dove si va a parare. Le riconvertiamo, come? Questo è un processo industriale che richiede tempi e dimensioni enormi. Allora, stiamo con i piedi per terra, cerchiamo di garantire da una parte la sicurezza dei cittadini di Falconara. Si può anche pensare di costruire un anello di sicurezza attorno all'impianto. Oggi, nel 2000 ci sono tanti strumenti che la tecnologia mette a disposizione per ottenere questo, quindi lavoriamo su questo in maniera tale che riusciamo a conciliare gli interessi dei cittadini, gli interessi dei lavoratori dell'azienda Api, gli interessi della comunità nel suo insieme. Non credo che dicendo "ricorriamo al Tar" riusciremo a fare questa quadratura del cerchio. Personalmente non sono d'accordo su questa impostazione. Sono invece d'accordo su un'impostazione per cui si attivi una commissione paritetica che studi a queste migliorie, che pretenda ed ottenga che l'azienda investa nella sicurezza e nel miglioramento dell'impatto ambientale. Questo possiamo fare, questo dobbiamo chiedere come Consiglio regionale, perché così svolgiamo veramente appieno il nostro ruolo con senso di responsabilità e anche rendendoci conto di quella che è la nostra dimensione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Presidente, colleghi, la situazione non è semplice se non si hanno le idee chiare. Come un amministratore, come un cittadino, come un lavoratore si devono muovere in una situazione di questo genere? Devono avere una guida, un filo conduttore che li indirizzi. Ebbene, come Verdi noi da sempre ci siamo fatti guidare da un indirizzo preciso, che è quello di salvaguardare due diritti fondamentali della gente: il diritto alla salute e il sacrosanto diritto al lavoro. Questi due diritti non possono essere messi in contrapposizione, e se vengono messi in contrapposizione la scelta deve essere il diritto alla salute, perché senza la salute non si lavora.
Detto questo, noi riteniamo che nella situazione dell'Api, rispetto alla quale ormai è stata identificata, è stata acclarata l'incompatibilità urbanistico-ambientale con il territorio — l'hanno detto il Comune, la Provincia di Ancona, questa Regione con una risoluzione datata 20.9.1999 — questa industria è progressivamente cresciuta, fagocitando in parte il territorio di questo comune, inglobando una ferrovia importante, stando sotto il cono di decollo e di atterraggio di un aeroporto importante come quello di Falconara, con snodi viari fondamentali ecc. Insomma, ci troviamo in una situazione di difficoltà, di incompatibilità con il territorio.
Questa situazione di sofferenza del territorio nei confronti di questo insediamento, è emersa anche in relazione al fatto che questo Consiglio regionale, in accordo con il Governo nazionale ha varato, nella precedente legislatura, un atto che dice che tutta la zona della Bassa Vallesina è ad elevato rischio ambientale. E' una conferma di questa sofferenza.
E allora come ci si deve muovere? Noi riteniamo, innanzitutto, che la concessione ventennale data in modo unilaterale dal Ministero dell'industria debba essere bloccata per discutere insieme agli enti locali, insieme ai cittadini, insieme ai lavoratori e insieme alla Regione quali sono le prospettive più efficaci per tutelare da un lato la salute, dall'altro l'ambiente e il lavoro, che non metto per ultimo perché meno importante, anzi forse è il più importante, però al pari della salute. E' indispensabile che queste componenti siano prese in considerazione.
Diciamo pure — lo dobbiamo dire ad alta voce — che i 1.500 miliardi di cui si è parlato in qualche intervento non sono legati tanto alla raffineria Api, ma sono stati investiti in funzione della centrale turbogas, cosiddetta di cogenerazione, alimentata dai residui di lavorazione del petrolio. E l'ing. Saronne, direttore tecnico dell'Api, in quarta Commissione disse testualmente che la raffineria era in perdita senza l'annessione di questa centrale e che da sola non poteva sopravvivere economicamente. Quindi c'è stata la concessione per la turbogas che noi verdi abbiamo contestato, perché è stata data forzando le leggi 9 e 10 del 1991 per tutto il settore energetico, come si è forzato a Jesi, come si sta cercando di forzare a Comunanza, sempre con le turbogas.
Con questa forzatura e con la concessione alla turbogas si è dato avvio ad un investimento di 1.500 miliardi, la turbogas di Falconara che è un tutt'uno con la raffineria. Non si può più distinguere da un lato la raffineria, dall'altro la centrale di cogenerazione.
Ebbene, l'errore e la forzatura già sono stati fatti a monte con questa concessione e oggi occorre rivedere la situazione.
Quando dico "rivedere la situazione", secondo me è più fattibile un discorso di riconversione dell'intera area che di delocalizzazione. Bisogna avere coraggio. Però, dopo l'incidente del 25 agosto scorso avevamo attivato il Ministero dell'ambiente per affrontare la tematica e venne proprio qui alla Fiera della Pesca, Edo Ronchi, a tentare di avviare un discorso di studio di fattibilità di riconversione, perché questo problema non può essere risolto a livello locale, è un problema nazionale. Non è possibile pensare di risolvere il problema dell'Api da soli. Quello dell'Acna di Cengio di cui oggi si continua a parlare, è diventato un problema nazionale e per l'attività inquinante e soprattutto per la salvaguardia dei posti di lavoro. E allora, noi diciamo che questo problema deve diventare un problema da affrontare a livello nazionale; per questo va bloccata la concessione, per questo vanno messi attorno allo stesso tavolo i ministri competenti dell'ambiente, della sanità e dell'industria; per questo devono partecipare gli enti locali, per questo deve partecipare la Regione, per questo debbono essere coinvolte le associazioni dei lavoratori e dei cittadini.
Noi riteniamo che il ricorso al Tar debba essere fatto, non perché vogliamo danneggiare alcuno. Vorrei rassicurare i lavoratori che hanno manifestato, giustamente, per salvaguardare il proprio posto di lavoro. Come ho detto all'inizio del mio intervento, il diritto al lavoro è un diritto fondamentale come quello della salute, ed è giusto che quando uno rischia di perdere il posto si mobiliti. Ma io voglio rassicurare, perché già nella mozione a cui facevo riferimento, del 20.9.1999, al punto 4) dicevo: "impegna la Giunta regionale ad assumere tutte le iniziative necessarie per quanto di propria competenza affinché non vengano rinnovate all'Api concessioni e autorizzazioni in quanto incompatibili con la situazione urbanistica e ambientale del territorio circostante, attivando, in collaborazione con il Governo e l'Ue, un percorso in grado di garantire il risanamento ambientale dell'area interessata, con la riconversione e il mantenimento dei livelli occupazionali". Nessuno può pensare di mettere mano ad una situazione così grave come quella dell'Api di Falconara non pensando al mantenimento occupazionale. Ma è altrettanto folle pensare da parte di qualcuno, che in nome dell'economia si debbano trascurare i sacrosanti diritti alla salute dei cittadini, di chi lavora e di chi non lavora all'Api.
Allora il ricorso al Tar va fatto, perché bisogna rivitalizzare quel percorso già iniziato con il Ministero dell'ambiente, vedere cosa si deve fare per affrontare nel modo più razionale e garantista possibile questo problema, che deve essere nazionale.
Per quanto riguarda le perplessità manifestate da qualche collega che dice "non saprei se stare dalla parte dei lavoratori o dei cittadini", io so bene da quale parte stare: io sono dalla parte della salute dei cittadini e in questo mi faccio guidare. Salute al primo posto, poi tutto il resto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Credo che la convocazione di oggi debba riguardare soprattutto il ruolo della Regione in questa vicenda, altrimenti la Regione, i Comuni, tutti gli enti fanno proclami, parlano sui massimi sistemi, poi non affrontano i nodi propri. In quest'ultima vicenda di cui abbiamo parlato, cioè il fatto che si è appreso dalla televisione e dai giornali il rinnovo della concessione alla raffineria fino al 2020, la Regione ha una responsabilità. Questo mi preme sottolinearlo, sia per chiarire cos'è successo, sia perché ciò non deve accadere e dobbiamo riappropriarci del ruolo a cui abbiamo abdicato.
Il 3 dicembre 1997 il Ministero dell'industria ha richiesto alla Regione un parere per il rinnovo della concessione. Il rinnovo era stato richiesto dall'azienda com'era nel suo diritto, in vista della scadenza della costruzione della nuova centrale di cogenerazione di cui era stata data autorizzazione. La Regione risponde in data 9 aprile 1998 a firma del dirigente del servizio Pietro Marcolini, che non ritiene opportuno dare un parere perché in futuro i poteri passeranno dal Ministero dell'industria alle Regioni. Successivamente a questa risposta, in data 2 giugno 1998, il Ministero dell'industria, a firma del direttore generale della divisione scrive alla Regione Marche, in termini molto precisi e concreti, che esso è tenuto a rispondere all'istanza di rinnovo della concessione nei mesi prescritti e quindi richiede alla Regione un parere. Cito le parole più importanti della lettera: "Ciò posto si fa rilevare, ai sensi del comma 12, art. 4 del Dpr 420 del 1994, oggi pienamente in vigore, che questo Ministero è tenuto ad emanare il provvedimento entro 9 mesi dalla presentazione dell'istanza. Appare pertanto priva di giustificazione l'argomentazione avanzata da codesta Regione di doversi attendere l'emanazione dei decreti legislativi sul decentramento amministrativo, in base ai quali la competenza in materia verrebbe delegata alle Regioni. In considerazione di ciò si reitera quanto richiesto con lettera 17 aprile 1998, essendovi l'obbligo di concludere il procedimento". Risponde successivamente, nell'agosto 1998 il dirigente del servizio Pietro Marcolini, che non ritiene opportuno dare alcun parere. A questo punto, dopo due richieste, in data 15 ottobre 1998 il Ministero dell'industria rilascia la proroga alla concessione.
Qui emergono elementi di una grandissima qualità. Innanzitutto, perché una richiesta del Ministero dell'industria di valutazione ambientale è stata data all'assessorato all'industria e non al servizio ambiente o comunque all'assessorato all'ambiente? Il Ministero dell'industria richiede, secondo le norme in vigore, una valutazione di tipo ambientale sul territorio, l'assessore Mentrasti non riceve copia della comunicazione, viene dirottata all'assessore all'industria, un funzionario dell'assessorato all'industria risponde. Innanzitutto, un dirigente assunto dall'esterno, con contratto a tempo determinato si ritiene la persona che esprime il parere a nome di tutta la Regione Marche, senza consultare né l'ufficio legislativo né il servizio legale della Regione. Altre procedure gravi, a parere del sottoscritto. Io credo che qualunque fosse stata la risposta — favorevole, contraria, di altro tipo — il dirigente doveva consultare il servizio legislativo e il servizio legale, che avrebbero detto esattamente le cose che ha detto l'ufficio legislativo del Ministero dell'industria. Inoltre, questo parere non doveva essere del dirigente di un servizio ma doveva comunque coinvolgere il servizio ambiente e comunque doveva essere una decisione di Giunta. Sostanzialmente è stato eluso il parere territoriale ed ambientale richiesto, con la scusa che, poiché in tempi futuri sarebbe stata la Regione a detenere la competenza dopo l'emanazione delle deleghe, non era opportuno esprimere un parere in data così anticipata, quando era noto che l'Api, secondo le leggi vigenti, aveva diritto a chiedere anticipatamente il rinnovo della concessione. Addirittura esiste una incomunicabilità così forte, che quando l'ufficio legale della Regione predispone la costituzione avanti il Tar nel giudizio, ignora l'esistenza di questi pareri, scrivendo anche cose strane, cose di chi non conosce i documenti in carico alla Regione.
Credo che Marcolini sia una persona corretta, seria, non posso credere che abbia agito in questo modo senza aver l'avallo della Giunta regionale, non informando il Presidente della Giunta D'Ambrosio, non informando gli assessori rispetto a un parere ambientale e territoriale non richiesto all'assessore all'ambiente. Io credo che Marcolini abbia avuto le coperture del caso, questo è il mio pensiero. Può essere sbagliato, ma Marcolini è una persona che io ho conosciuto come consigliere regionale del Partito comunista in questa Assemblea, che poi ha avuto un contratto a tempo determinato di cui mi dolgo, non per la qualità della persona, ma perché le persone politiche che vengono assunte in Regione fanno esattamente quello che è delegato fare, cioè fare politica attraverso i dirigenti. Questo dirigente, che ho detto considero persona seria e corretta, non può non aver informato la sua direzione politica di quello che stava facendo, in un contesto molto particolare in cui il ministro dell'industria Bersani appartiene al suo stesso partito, in cui il sottosegretario all'ambiente Calzolaio è del suo stesso partito, in cui... Presidente, ho già detto alla Conferenza dei capigruppo che non accetto l'accordo che è stato fatto di autolimitarci. L'ho detto precedentemente, lo ribadisco in quest'aula. Siccome il regolamento è regolamento, per quanto mi riguarda mi atterrò rigorosamente al regolamento...

PRESIDENTE. Sono dieci minuti, ha concluso l'intervento. La parola a Procaccini.

CARLO CICCIOLI. No, no, sono venti minuti, Presidente.

PRESIDENTE. No, sono dieci minuti.

CARLO CICCIOLI. Lei non si può permettere di togliermi la parola, perché io ritengo che ci siano delle responsabilità precise.

PRESIDENTE. Siccome lei richiama il regolamento, il regolamento prevede dieci minuti a disposizione dei consiglieri. Li ha consumati. La parola a Procaccini.

CARLO CICCIOLI. No, venti minuti come ha letto in Conferenza dei capigruppo il Vicepresidente Ricci.

PRESIDENTE. Sono dieci minuti. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CARLO CICCIOLI. Prenderò la parola per la replica come diritto. A questo punto, tutto il gruppo si iscriverà a parlare.

PRESIDENTE. Che problema c'è?

CESARE PROCACCINI. Questo Consiglio ha discusso decine di volte il problema della raffineria Api di Falconara, soprattutto a seguito dell'incidente del 25 agosto 1999 che causò due morti in quella realtà. Furono proposte, votate ed approvate in tutte le istituzioni delle Marche, soprattutto quelle dell'area interessata, risoluzioni che prevedevano in qualche modo il miglioramento della situazione attuale e soprattutto il miglioramento della sicurezza. Questo Consiglio regionale nel settembre dell'anno scorso approvò una risoluzione molto impegnativa, nella quale, tra le altre cose, si chiedeva di verificare in maniera seria la compatibilità di quell'impianto con la situazione urbanistica del territorio. L'odierna risoluzione di maggioranza secondo il gruppo dei Comunisti italiani rappresenta una sintesi positiva ed in continuità con la risoluzione del settembre 1999 e soprattutto con la dichiarazione di area ad alto rischio della zona. In quella zona non esiste solo l'emergenza dell'Api e forse questa prima parte del dibattito ha sottovalutato tale aspetto. In realtà i pericoli sono vari in quell'area: non c'è solo l'Api di Falconara, ma insistono in quel comprensorio diversi elementi di rischio.
La risoluzione di maggioranza rappresenta un punto di sintesi molto significativo e positivo e a mio modo di vedere è in continuità con quell'esigenza, un'esigenza che noi abbiamo cercato di rappresentare in tutte le situazioni, in tutte le sedi e in tutti gli atti. Noi comunisti siamo sempre stati impegnati a ricercare la possibilità di trovare una sintesi e non creare rotture e lacerazioni, fratture nel lavoro e cittadini, sicurezza nei luoghi di lavoro. E' questa l'iniziativa che ci ispira in questa fase odierna. Abbiamo cercato di rappresentare questo fatto anche nella vertenza della Telecom, siamo sempre rifuggiti da uno sterile movimentismo di palazzo che alla fine diventa dannoso per gli stessi lavoratori e abbiamo cercato, viceversa, di rappresentare insieme alla sicurezza del lavoro e nei luoghi di lavoro, anche la garanzia inalienabile al diritto al lavoro.
Vorrei dire — abbiamo cercato di dirlo in più sedi, anche nelle audizioni — che l'incidente mortale dello scorso anno non è derivato all'ubicazione della raffineria, ma dai livelli di sicurezza, o meglio di insicurezza. Le Marche hanno un triste primato di incidenti, anche mortali, nei luoghi di lavoro, e il gruppo dei Comunisti italiani ha chiesto formalmente con una apposita mozione l'indizione di una conferenza regionale sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, perché se non si migliora la sicurezza complessiva gli infortuni, anche mortali, continueranno ad esserci anche se gli impianti saranno localizzati nel deserto o in mezzo all'oceano.
La risoluzione che viene proposta in questo Consiglio riapre un punto chiesto con forza dai soggetti interessati, in larga parte inascoltati. Infatti l'avvio, finalmente, di un tavolo, tarda ad essere concretizzato da un anno, con i soggetti interessati e soprattutto con il Ministero, per verificare un percorso che porti alla risoluzione del problema, dopodiché, se ciò non avvenisse è chiaro che in continuità con quanto stabilito si dovranno percorrere tutte le altre strade.
Occorre chiarezza in questa fase, perché l'incertezza dà alibi a non investire nella sicurezza nei luoghi di lavoro e potrebbe anche dare alibi all'Api di Falconara, e non solo, a lasciare il tempo che ha trovato.
Ecco perché questa risoluzione non è un atto ambiguo, come ho sentito, ma molto chiaro, perché nel ribadire quello che già fu detto apre un punto nuovo sul tavolo delle trattative, e noi voteremo questa risoluzione, perché da questo punto di vista innova ed apre anche un percorso di consenso con soggetti che oggi sono lasciati ai margini.

ENRICO CESARONI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, vorrei partire un po' più da lontano, perché non bisogna aprire gli occhi solo dopo qualche infortunio sul lavoro o dopo le elezioni. Tutti erano a conoscenza — anche se oggi tutti dicono che non lo sapevano — che la raffineria Api avrebbe avuto una proroga fino al 2020 e forse anche altre. Non è possibile che dal 1996 l'Api chieda di fare la turbogas all'interno della struttura con un investimento di 1.500 miliardi, senza nessuna garanzia di poter continuare lavorare in quella struttura. Per chiedere l'autorizzazione, tutti hanno dovuto portare tale richiesta in Consiglio comunale a Falconara, in Consiglio provinciale ad Ancona e alla Regione Marche. Vi sono stati tutti pareri positivi ed è partito l'investimento. E' partito l'investimento e due anni fa, il 15 ottobre 1998 il Ministero ha dato la proroga per altri 20 anni dopo il completamento dell'impianto. Dopo due anni, qui nessuno sapeva niente. Se non fosse accaduto l'incidente all'Api tutti avrebbero continuato a far finta di non sapere niente. Non è vero che nessuno non sapeva niente veramente.
Rifiuto il discorso della mozione che butta fumo negli occhi ai cittadini di Falconara sulla chiusura della raffineria o di delocalizzarla. Anzitutto per delocalizzarla bisogna trovare 5.000 miliardi e il luogo adatto. Sono tutte chiacchiere, e mi dispiace che perdiamo tutti tempo, perché questo non succederà.
Tutti erano a conoscenza, dal 1998 di questo, con tutte le autorizzazioni sia del Comune di Falconara, che della Provincia di Ancona, che della Regione Marche, che del Governo e guarda caso, sono tutte Amministrazioni di centro-sinistra. Oggi il centro-sinistra viene qui a fare populismo, mettendo in discussione la proroga che ha dato il Governo e di cui loro stessi erano a conoscenza, perché il sottosegretario all'ambiente è addirittura un cittadino della regione Marche. Il centro-sinistra ne era a conoscenza, e comunque qualche forza politica ne era comunque a conoscenza; Ma io sono convinto che ne erano tutti, a conoscenza, perché era un discorso di fatto, normale: qualsiasi azienda faccia un investimento ha una prospettiva davanti. Questo vale anche per i dipendenti i quali hanno bisogno di garanzie per il posto di lavoro, hanno necessità. E oggi mi ritrovo a discutere una mozione fatta da Rifondazione comunista nella quale si mette in discussione tutto. Questo è impossibile, perché significa che noi ancora crediamo che i cittadini non vedano, non sentano. Neanche discuto su questo, perché mi sembra scorretto dare l'illusione ai cittadini che qualcosa cambi, perché non sarà così. Ormai la raffineria è lì e la proroga è stata data con l'accordo di tutti. Non dovete fare il gioco politico del centro-sinistra per cui una volta approvate e poi andate a dire ai cittadini "bisogna che togliamo la proroga".

PIERO D'ANGELO. Ma che dici, Cesaroni? Che dici?!

ENRICO CESARONI. D'Angelo, hai parlato tu, fino adesso, lascia perdere... Eri pienamente a conoscenza, quando votavi a Falconara o in altre sedi.

PIETRO D'ANGELO. Non dire fesserie, Cesaroni, non le dire!

ENRICO CESARONI. Eri pienamente a conoscenza pienamente, quando votavi a Falconara o in altre sedi.

PRESIDENTE. Per favore, non interrompa consigliere D'Angelo.

ENRICO CESARONI. Sta dicendo fesserie, Presidente!

ENRICO CESARONI. No, no... Sono cinque anni che si dibatte questo problema e io sono sempre stato favorevole a questo discorso, sempre contrario al tuo parere D'Angelo, perché stavo in un'altra sponda. Sono cinque anni che si discute, sia in Consiglio provinciale che in Regione. Non è una cosa chiara.
Noi oggi chiediamo, come gruppo di Forza Italia, la cosa più semplice, più seria: la sicurezza dell'impianto, perché quello che è successo poco tempo fa all'interno di quell'impianto dipende dalla mancanza di sicurezza, sicurezza e salute per i lavoratori, per i cittadini di Falconara e per tutta la Vallesina, perché quello è l'impatto ambientale. E i lavoratori devono essere i primi a chiedere sicurezza.
Per questo noi, come Forza Italia chiediamo che la Regione Marche costituisca una commissione composta di tre tecnici, che faccia controlli liberamente, in qualsiasi momento della giornata all'interno dell'impianto perché noi vogliamo garanzie. Solo questo si può chiedere oggi, perché con altre cose non cambiamo niente. Possiamo fare ricorsi, controricorsi, ma è tutto fumo negli occhi. Noi vogliamo una garanzia reale a favore dei cittadini di Falconara e dei lavoratori. Chiediamo quindi l'istituzione di una commissione da parte della Regione Marche, perché quella è una zona ad alto rischio che abbiamo degradato tutti quanti, quindi vogliamo un controllo settimanale, giornaliero ecc. Le porte a quella commissione devono essere sempre aperte, perché non è possibile che succeda qualcosa per mancanza di manutenzione o per qualche distrazione. Abbiamo visto tutti quello che è successo e la responsabilità non è del fatto che l'Api è lì, anche perché dove sono stati, per vent'anni, tutti i politici che hanno amministrato Falconara? Hanno sempre autorizzato tutto. Abbiamo fatto l'ampliamento dell'aeroporto verso l'Api invece che verso Jesi, e oggi veniamo a dire queste cose... Quaranta miliardi! E' fantasia quella di cui parlate voi. Cercate di chiudere gli occhi ai cittadini e questa è la cosa più grave.

LIDIO ROCCHI. Cesaroni, tu prima facevi parte dei repubblicani, e i repubblicani erano in Giunta.

ENRICO CESARONI. Rocchi, per favore parli dopo. La mia posizione è stata sempre questa, lascia perdere! Ho sempre sostenuto questo discorso. E' inutile che parliamo tutti, oggi. Non c'è stata volontà, veramente. Si è fatto costruire da vent'anni a questa parte vicino l'Api, perché una volta non c'erano tutte quelle costruzioni, erano presenti solo in parte, ma le altre costruzioni sono venute dopo. L'aeroporto ancora sta spendendo miliardi di investimenti verso l'Api. Vogliamo almeno cambiare le rotte degli aerei? Vogliamo fare qualcosa di positivo? Qui, invece, si parla, si parla e non si fa niente. Questo è il problema grave.
Se c'è la volontà di tutti io sono disponibile — e penso anche il gruppo di Forza Italia — a firmare una risoluzione unitaria, ma su una cosa ben chiara, senza fare demagogia. Noi vogliamo garantire la sicurezza e la salute dei cittadini, e questo va detto per i cittadini di Falconara, della Vallesina e dei lavoratori, con una commissione fatta dalla Regione Marche e che possa entrare in qualsiasi momento all'interno dell'azienda per vedere se c'è una garanzia effettiva. Questo chiediamo, garanzie effettive, perché se c'è da spendere miliardi per la sistemazione interna va fatto, l'azienda lo deve fare.
Chiedo quindi, se veramente non vogliamo prendere in giro i cittadini di Falconara, di fare una risoluzione unitaria su questa linea, non chiedendo che la raffineria non ci sia più, perché non sarà così, lo dico oggi e lo riconfermerò sempre: la raffineria durerà fino al 2020 e forse anche oltre. Quello che sta facendo la Regione oggi è l'inverso di quello che si predica ai cittadini e questo non è giusto: la Regione ha delle responsabilità, dobbiamo rimediare. Cerchiamo tutti insieme di rimediare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Rocchi.

LIDIO ROCCHI. Innanzitutto chiedo scusa al collega Cesaroni per averlo interrotto, però credo che questa sia una sede in cui deve emergere la verità. Ecco il motivo per cui ti ho interrotto. Ricordo che in quel periodo il Partito repubblicano di cui tu facevi parte era un partito che a Falconara era in maggioranza, quindi le decisioni le prendevate anche voi.
Questa azienda da 60 anni è stata costruita nella zona di Falconara. In questi 60 anni l'azienda si è sviluppata, ha conquistato un'assoluta rilevanza nazionale e anche internazionale. Le istituzioni locali, se ben ricordo, qualche tempo fa hanno rivolto sempre la loro attenzione non sull'impatto ambientale, ma per far emergere l'economia del territorio. Infatti se voi andate a vedere c'è stato un notevole aumento di operai e impiegati presso l'azienda e ci sono state delle entrate tributarie verso le istituzioni locali che sono risultate vitali per la loro espansione. Queste cose le dobbiamo ricordare ai colleghi e a tutti i soggetti che sono entrati in questa infinita discussione, perché se non ci fosse stato quel drammatico incidente con due operai deceduti il 25 agosto, forse in questo Consiglio regionale o in altri Consigli non saremmo riusciti a sviscerare tutti i problemi di questa azienda. Non so se avete avuto la possibilità di visionare i due studi che sono stati commissionati, uno al RIE di Bologna e l'altro all'Istao di Ancona: sono due studi in cui riusciamo a capire in profondità quali sono i problemi ambientali e non di questa azienda. Quindi abbiamo già in mano degli indirizzi su come dobbiamo muoverci in questo delicato settore. Non so se questi studi sono stati portati all'attenzione di tutti, ma indubbiamente ci sono. Quando, qualche tempo fa, sia in Provincia che in questo Consiglio, sentivo parlare di dislocazione, dismissione dell'impianto, ho sempre creduto che si dicessero queste cose giusto per dire due parole senza conoscerne il significato. Quindi credo che parlare di dislocazione e dismissione significhi fare un torto ai 1.500 operai che lavorano dentro l'azienda e a tutte quelle ditte che poi sono collegate all'Api.
Quindi, il discorso dell'occupazione per quanto riguarda il gruppo dello Sdi non viene neanche messo in discussione. Ci sono tre problemi che noi vorremmo affrontare definitivamente. Anzitutto l'occupazione, che è un momento importante, come successo in questi ultimi anni, per quel territorio. Se poi c'è qualcuno che a livello ministeriale o anche locale è in grado di riconvertire — io non ci credo — questa azienda, allora facciamolo subito, perché non è pensabile che possiamo chiuderla e mandare a casa 1.500 operai che con le loro famiglie vivono del proprio lavoro in questa azienda. Poi c'è il problema della sicurezza dei residenti, ed è un altro problema di cui dobbiamo tener conto. Io credo e sono convinto che la Giunta regionale sia intervenuta in modo efficace per poter condurre in porto questi tre problemi, cioè occupazione, sicurezza e tranquillità degli operai che lavorando entro l'azienda. Non c'è, quindi, chi possa permettersi di scaricare addosso a questo governo regionale colpe che hanno altri, ma occorre un po' di riflessione e di verità. La delibera 305 riconosceva la zona di Falconara ad alto rischio ambientale, con le sue conseguenze: rumori che tutti conosciamo, popolazioni che abitano a ridosso della raffineria. Dobbiamo riuscire a far diminuire l'inquinamento acustico, eliminando le sorgenti sonore quali, ad esempio, sorvolare la raffineria con gli aerei, l'attività dello scalo merci, il fatto che vicino alla raffineria c'è la statale adriatica. Se riusciamo ad avere queste possibilità — e credo che vi siano sia i fondi che la volontà politica — si potrà ad avere sicurezza all'interno dell'azienda con tecnologie avanzate e tranquillità sul territorio falconarese. In questo caso potremo sicuramente metterci in condizioni di guardare con tranquillità al futuro.
I socialisti voteranno quindi la risoluzione che è stata concordata con la maggioranza alla quale spero pervenga anche l'adesione delle forze di minoranza, perché credo che questo sia un problema che debba riguardare tutti noi e se avremo la convergenza di tutto il Consiglio regionale, forse potremo anche riuscire ad avere a livello governativo delle speranze, ma delle risposte positive. Se ogni gruppo dovesse tirare l'acqua al proprio interesse politico, ci troveremmo in grosse difficoltà che si scaricherebbero sicuramente sulla pelle dei lavoratori.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Oltre che essere d'accordo con quanto è stato prima detto da parte del mio presidente di gruppo, vorrei fare riferimento a un punto importante. Le problematiche sono aumentate nel momento in cui l'azienda doveva dare delle garanzie alla BEI per i finanziamenti che erano stati dati riguardo la centrale turbogas. Se non ci fosse stata una situazione di questo genere sarebbe stato normale, come per tutte le concessioni, chiederlo 2-3 anni prima e sarebbe stato normale che in una situazione come quella dell'Api, le concessioni fossero state date senza problematiche, anche se problemi in realtà ci sono. Sono problemi che riguardano la sicurezza dei dipendenti e la realtà dei cittadini che vivono nei dintorni, soprattutto in considerazione delle infrastrutture che già esistevano prima ancora della costruzione dell'impianto e che dovevano essere armonizzate alla necessità, anche se vi sono colpe in modo particolare da coloro che non sono stati capaci di far sviluppare il territorio in armonia, tenendo conto della sicurezza dei cittadini e della realtà economica del territorio.
Detto questo, ritengo che sia immorale che nel 2000 venga fatta una richiesta di concessione fino al 2020, perché questa concessione è in funzione delle garanzie che deve dare l'azienda alla BEI per il finanziamento dell'impianto di cogenerazione, la cosiddetta turbogas. In questo caso ci deve essere armonia tra una realtà economica e la realtà politica, cioè tra il potere politico che deve salvaguardare i diritti dei cittadini e la realtà economica che deve dare risposte concrete ai fabbisogni dell'azienda e di coloro che vi operano all'interno.
Se si prendessero in considerazione queste situazioni e posizioni, ci sarebbe meno demagogia da parte di diversi rappresentanti, perché parecchi si sono dimenticati delle posizioni che avevano, occupando posti di responsabilità quando il tutto si sviluppava solo ed esclusivamente in funzione delle garanzie che venivano date alla proprietà, senza prendere in considerazione l'armonia che doveva esserci nel territorio.
Quando si discusse in questo Consiglio, vi furono degli interventi chiari. A me piace tornare a leggere gli interventi fatti il 14 settembre 1999, perché è ora che ce la smettiamo di muoverci solo ed esclusivamente in funzione di quella che può essere la situazione particolare perché succedono incidenti o perché ci sono forze sindacali e lavoratori che premono per tutelare i loro sacrosanti diritti.
Nell'intervento del 14 settembre 1999, nella comunicazione che dava il Presidente della Giunta si diceva: "Deve prevalere la consapevolezza che in questioni di tale complessità non esistono soluzioni facili di immediata attuazione e che comunque la strada maestra resta quella della cooperazione e della concertazione tra i diversi livelli di governo e le parti sociali". Se ci devono essere queste posizioni di concertazione, bisogna rilevare che questa volta la concertazione non c'è stata ma è stata imposta una soluzione. Ritengo anche che se l'anno scorso non fosse successo quello che è successo, già la richiesta al 2020 ci doveva essere poiché era in attuazione la pratica definitiva del finanziamento da parte delle strutture bancarie, le quali desiderano e pretendono di avere delle garanzie sulla durata dell'attività di una concessione nel momento in cui danno un finanziamento.
Si diceva: "è altrettanto opportuno cercare di distinguere gli interventi attivabili nel medio e breve termine da quelli che si pongono in una prospettiva di realizzazione più lontana nel tempo". Già qui si leggono tra le righe delle situazioni, delle posizioni che oggi emergono.
Così come c'è stato un intervento chiaro dell'attuale assessore Lidio Rocchi, il quale diceva: "Il secondo passaggio di questa risoluzione riguarda la necessità di intervenire nello strumento delle concessioni. Sappiamo che le concessioni non vengono date né dalla Provincia né dalla Regione ma dal Ministero, quindi questo documento indica in modo forte e importante che le concessioni siano una volta per tutte non più rinnovate". Qui c'è un qualcosa di particolare e di demagogico in quello che facciamo.
Così come ritengo che quando si fanno queste discussioni che sono pura demagogia, lei dovrebbe fare una cosa, Presidente, perché tutto sia accelerato. Prima sentivo il consigliere Amagliani, nell'illustrare il documento, dire che pretendeva di conoscere da vicino le problematiche dei lavoratori. Stando qui, in un'aula dove c'è l'aria condizionata e dove c'è una temperatura tale che si vive in modo idoneo, non si può assolutamente accettare che si capiscano le problematiche della gente che a 38-40 gradi di temperatura sotto il sole. Così come non è giusto sentire, da parte del consigliere di Forza Italia che fa parte dell'Ufficio di presidenza, che prende le distanze, quando dimentica che lui stava in maggioranza sia in Provincia, sia al Comune di Falconara, sia nella prima parte della precedente legislatura regionale.
E' normale che ci siano delle posizioni demagogiche negli interventi che si fanno, perché la politica varia, così come si modificano tantissime posizioni per cui è facile che dalla minoranza si passi in maggioranza o viceversa, però una cosa bisogna tenere presente: occorre avere una posizione univoca per quanto riguarda il rispetto della salvaguardia dei cittadini che vivono intorno ad industrie che potrebbero creare dei problemi. Così come ci deve essere rispetto da parte di coloro che fanno politica nei confronti dei lavoratori che operano all'interno delle aziende. Mi sembra logico che ci si attivi, affinché si sappia quale tipo di garanzia deve essere data. Non si parla della raffineria, perché la problematica della raffineria è diversa rispetto alla problematica sorta quando l'azienda Api ha istituito una centrale per la formazione di energia.
Siccome qui ci sono tante posizioni di leggerezza o di superficialità, ricordo che nell'ultima campagna elettorale la maggior parte dei consiglieri che siedono in questo Consiglio hanno avuto in "premio" dei buoni benzina da parte dell'Api. E' vero che "con Api si vola", perché grazie a quei buoni, probabilmente molti sono rientrati in Consiglio, ma mi chiedo come si possa discutere qui, in modo corretto e giusto della posizione di un'industria quando si è accettato il premio o il contributo da parte di un'azienda per farci scorrazzare all'interno della provincia e della regione con dei buoni di benzina dell'industria stessa. Non credo che ci sia molta moralità nel discutere, disquisire e intervenire in modo più o meno approfondito o a cuor leggero, quando ci sono state queste situazioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Vorrei fare un intervento per punti, per cercare di fissare alcune questioni e non "volare con i buoni benzina": io non so niente, non so chi li ha avuti, non mi interessa.
Siamo di fronte ad una situazione molto grave di incertezza, di disagio e anche di pericolo per la comunità locale del falconarese, a partire dai lavoratori coinvolti, quindi assumiamo un tono consono a queste situazioni di incertezza, di disagio e di pericolo.
Quello che stiamo affrontando sembrerebbe un caso classico, da manuale, in cui si debbano scambiare da una parte inquinamento e condizioni pericolose di lavoro e dall'altra parte occupazione, quello che nei manuali si chiama "ricatto occupazionale", e a me sembra assolutamente inaccettabile che ci sia questo modo di porre il problema. Debbo dire che proprio in conseguenza di questa inaccettabilità dobbiamo stare attenti, perché siamo all'inizio di una legislatura, ma come ho avuto modo di dire nell'occasione in cui abbiamo affrontato la questione-Telecom, le modalità con le quali si affronterà e si risolverà, spero, questa questione che andiamo ad analizzare, che è assai complessa, saranno significative anche per altre possibili vertenze che si potrebbero aprire nei territori della regione così come in altre aree del Paese, quindi sono d'accordo con quanti hanno definito una questione come quella che stiamo affrontando una "questione nazionale", una questione che riguarda anche altre aree delle Marche. Non è l'unica area a rischio ambientale e questo ricatto di inquinamento e condizioni pericolose di lavoro contro occupazione avviene in molte aree della nostra regione, anche in piccole e medie imprese. Quindi il modo in cui noi lo affrontiamo sarà un apripista per altre possibili vertenze. Stiamo quindi allertati su questa vicenda.
Detto ciò, passiamo alla parte positiva e di metodo.
Innanzitutto, dalle poche informazioni che ho acquisito credo che ci siano le risorse per operare una profonda azione di risanamento ambientale e se le risorse fossero insufficienti se ne debbono ottenere di più. Inoltre ci sono, indubbiamente, grossissimi margini per aumentare la sicurezza delle condizioni di lavoro e per ridurre il livello d'inquinamento. La tecnologia è stata prima evocata: in questo caso ci potrebbe venire in soccorso. Ci sono moltissimi margini per aumentare la sicurezza delle condizioni di lavoro e il livello di compatibilità ambientale. Non è quindi un problema di sogno né di utopia, è un problema molto reale.
Terzo, occorre ottenere anche misure urgenti per modificare l'assetto ambientale. Non ci vogliono utopie né manifestazioni di virtuosismo vocale per spostare un tronco ferroviario, per spostare un tronco stradale, per cambiare le rotte degli aeromobili, cioè per fare concretamente, entro pochi mesi o entro un anno, delle cose che possano modificare l'assetto ambientale.
Se le risorse ci sono, e comunque ci devono essere perché è questione nazionale; se i margini ci sono a detta dei tecnologi, per aumentare moltissimo la sicurezza delle condizioni di lavoro e di livello ambientale; se misure concrete, urgenti, fattibili possono essere messe in cantiere sin da subito, è chiaro che la questione diventa meno complessa e più abbordabile.
Ho ascoltato con molta attenzione tutto quello che è stato detto, non ero in questo Consiglio, mi par di capire che comunque ci siano stati sordi, finti ingenui o distratti, quanto meno, nel passato. Adesso abbiamo un'occasione per costruire, invece, una operazione nella massima trasparenza, perché questo credo che chiedano le persone: capire esattamente come ci si muove, capire esattamente le responsabilità e le operazioni.
Ecco che se trasparenza ci deve essere non vogliamo né sordi, né finti ingenui, né distratti ovunque si siano collocati nel passato. Occorre costruire questo famoso tavolo di confronto, finalmente vero, con le risorse e con i soggetti interessati a partire dalle rappresentanze dei lavoratori e dei cittadini fino ad arrivare ai massimi livelli di governo regionale e nazionale. Questo tavolo di confronto deve essere costruito subito e non in ipotetiche scadenze 2000 o 2001, deve essere immediato e deve essere vero, cioè deve rendere conto alla comunità locale in maniera chiara, trasparente e comprensibile di quello che si va a fare. Certo, se il tavolo fallisse occorrerebbe trarne delle conseguenze e credo che ogni soggetto, dalle istituzioni alle rappresentanze dei lavoratori e dei cittadini trarrebbe le conseguenze. Ma io non voglio neanche pensare che un tavolo costruito con i Ministeri competenti e con i livelli istituzionali responsabili possa fallire in questa opera, sarebbe un fallimento molto significativo che avrebbe conseguenze pesanti sia sulle politiche industriali di questa regione, sia sulle politiche ambientalistiche di questa regione, sia sulle politiche generali nazionali, perché se sulla questione-Api non si riesce a costruire un'opera di risanamento positivo che garantisca tutti, credo che le conseguenze sarebbero pesantissime per la regione Marche e non solo. Quindi non voglio neanche pensare che fallisca, però, perché riesca c'è bisogno di trasparenza, di responsabilità, di chiarezza e di comunicazione. Bisogna far capire alle persone che cosa si sta facendo, per poter anche essere giudicati se si sbaglia. Questo tavolo va fatto subito, però nel frattempo non si deve restare con le mani in mano, perché qui c'è un rischio: che come il Parlamento chiude per 45 giorni, anche la Regione chiuderà, i lavoratori andranno in ferie, qualcuno sì, qualcuno no, il tavolo si farà e intanto le cose procedono così come sono andate, magari fino a una prossima disgrazia che speriamo non succeda mai più.
Nel frattempo occorre la massima vigilanza in tutte le forme possibili. La Regione ha la possibilità di farlo, altre istituzioni hanno la possibilità di farlo: una massima sollecitudine nella verifica delle condizioni generali per il benessere e la salute dei lavoratori e dei cittadini e per la garanzia di tutti i posti di lavoro, direttamente e indirettamente collegati con l'Api. Non pensiamo, come è già stato detto, che sia una bazzecola rimpiazzare o costruire in pochi mesi 2.000 posti di lavoro: o pensiamo a casse integrazioni infinite, o pensiamo di prenderci in giro, o pensiamo veramente a raccontare favole.
Il tavolo va fatto subito, va sollecitato subito il massimo livello istituzionale, non vanno rispettate le ferie di ciascuno perché è questione grave ed urgente, il tavolo va fatto con tutti i soggetti interessati e va data comunicazione chiara, con un'opera di informazione costante a cui la Regione può impegnarsi. Nel frattempo, attuare tutte le forme possibili di vigilanza che la legge consente, per impedire che si deteriori la situazione e per costruire, soprattutto, quel clima di fiducia di cui abbiamo bisogno, sia per i lavoratori coinvolti, sia per la comunità di Falconara, sia per i diversi livelli istituzionali coinvolti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. E' ormai notorio come la sinistra sia caratterizzata nella sua azione politica, da una continua ipocrisia. La vicenda che ci occupa quest'oggi è emblematica: da una part e ci si straccia le vesti — "chiudiamo", "delocalizziamo", "al lupo!", "facciamo ricorso al Tar" — dall'altra il Ministero guidato dalla sinistra autorizza, la Regione guidata dalla sinistra non si esprime sulla questione della proroga della concessione.
Al di là, al di fuori di ogni ipocrisia bisogna essere chiari in quest'aula: o la raffineria e l'impianto sono sicuri e sono sicuri oggi, non nel 2008, nel 2012, nel 2020, e allora le autorizzazioni, le concessioni sono in linea con questo assunto di principio fondamentale, oppure quell'impianto deve chiudere subito, né nel 2008 né nel 2020.
Una posizione non ipocrita vuole che si ragioni intorno a questo tipo di riflessione.
Allora, verifica degli standard previsti dalla legge, verifica dell'osservanza delle prescrizioni di prefettura e protezione civile, attivazione delle procedure previste, anche di diffida, attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti coinvolti ed interessati — categorie produttive, lavoratori, enti locali — organismi e soggetti ispettivi. Questa è la posizione che seriamente affronta un problema: il problema di un impianto di una raffineria che da sempre è ormai presente in un territorio che ha caratteri e caratteristiche molto particolari, vista la concentrazione di ferrovia, aeroporto, centro abitato vicino. Un impianto e una raffineria che devono osservare le prescrizioni e gli standard previsti. La nostra normativa non deve inventare cose nuove, non stiamo ragionando de iure condendo: c'è la possibilità, oggi, di sapere, di essere certi se vi è sicurezza, se vi è garanzia oppure no; c'è la possibilità di verificare appieno il rispetto delle procedure, della legislazione. Facciamolo e facciamolo fino in fondo, attraverso anche l'intervento straordinario di organismi e rappresentanze come la Commissione permanente sulla sicurezza del lavoro che c'è in Parlamento.
Queste sono posizioni serie, che possono avere una ricaduta immediata, sia per il lavoro, sia per la sicurezza, sia per la compatibilità, sia per il rispetto degli assunti che anche questo Consiglio regionale condivise quando votò l'atto che dichiarava l'area ad alto rischio ambientale.
Da queste posizioni si ragioni, evitando e sconfiggendo quelle ipocrisie che non portano a nulla e che, anzi, mettono, in seria discussione ciò che invece può essere fatto da oggi, da subito per quanto riguarda la raffineria Api, la sua compatibilità, la sua sicurezza, la sicurezza dei posti di lavoro, la sicurezza dei lavoratori e la sicurezza dei cittadini dell'intera area.
Questa è la nostra posizione e questo è quanto è anche nella possibilità immediata di questo Consiglio regionale per quanto riguarda la sua decisione. Tutto il resto, a nostro avviso, è solo una serie di cortine fumogene che vogliono essere sollevate intorno ad un problema che non può vedere una sinistra giocare il ruolo di coloro che parlano un linguaggio da una parte e poi lo smentiscono dall'altra, il ruolo della maggioranza e dell'opposizione. La maggioranza faccia le sue scelte, l'opposizione controlli le scelte, le suggerisca, le contrasti se non le condivide, ma lo si faccia nella chiarezza dei ruoli e delle funzioni e non nascondendosi dietro un dito o dicendo cose che sono al di là e al di fuori di ogni possibile realizzazione concreta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Signor presidente, colleghi consiglieri, siamo impegnati in un dibattito importante, perché riguarda anche questioni che attengono non solo all'ambiente ma anche al lavoro. Mi si permetta allora di dedicare un paio di minuti per richiamare il Consiglio e anche chi ci ascolta alla risoluzione che c'è stata sulla vicenda Telecom. Pistarelli richiamava i ruoli di maggioranza e opposizione, si sono fatti discorsi relativi alla strumentalità. Io in quest'aula — caro Amagliani, chi di spada ferisce di spada perisce — ho ricevuto fischi e contestazioni, poi a due ore da quella chiusura in cui il collega Favia leggeva l'accordo realizzato a Roma tra il Governo, i sindacati confederali e l'azienda, il sindacato siglava un accordo per quanto riguarda la cassa integrazione e le Marche non sono interessate a quella cassa integrazione. Tutta l'azione tendente a screditare e delegittimare il sindacato Cgil-Cisl-Uil è avvenuta su una fase che io sostenevo negoziale e per la quale voi mi interrompevate a sufficienza e vi erano insofferenze da parte anche del pubblico che applaudiva Alleanza nazionale e Rifondazione comunista nella loro strumentalità di attacco al Governo e ai sindacati. Dopo poche ore abbiamo visto che quello ce noi sostenevamo in quest'aula, si è effettivamente realizzato, cioè un accordo a livello ministeriale fra azienda e sindacato, che ha scongiurato i pericoli che qui si paventavano della cassa integrazione per quegli operai. La strumentalità di quell'azione è stata folgorante.
Oggi parliamo di un'altra questione molto complessa, e anche qui ritengo che non dobbiamo avere un approccio ideologico, con atteggiamenti fondamentalisti, strumentali che poi finiscono per far sì che non riusciamo ad affrontare i problemi concreti e che concretamente ci dobbiamo impegnare, ciascuno per la sua funzione, a risolvere. E' una questione complessa, che ha situazioni definite: la risoluzione che abbiamo concordato come maggioranza ribadisce che ci deve essere un ruolo autonomo della Regione Marche, sopra il quale nessun Ministero può passare, auspicando nel contempo che la Giunta regionale apra un confronto diretto con il Ministero stesso, perché siamo convinti che si possa arrivare ad una situazione in cui non si debba ricorrere al Tar, ma vi sia un confronto pressante tra istituzioni per poter addivenire alla soluzione della problematica.
La risoluzione oggi parla di questo. Poi vi sono le problematiche più complesse che abbiamo già affrontato, con delle soluzioni che questo Consiglio ha approvato, in cui bisogna porre l'accento rispetto agli scenari così come le prime linee del piano di risanamento individuano.
Al di là dello scenario, oggi dobbiamo dare risposte alla salvaguardia dell'ambiente e nello stesso tempo alla difesa e tutela del posto di lavoro e del lavoro.
Il problema è che a un anno dall'incidente dobbiamo aprire un confronto sui tempi degli studi, delle indicazioni, del reperimento dei finanziamenti e dell'avvio di lavori che possano migliorare la situazione alla raffineria dell'Api, per cui un percorso serio che porti ad un piano di risanamento complessivo di quell'area per far attuare con urgenza tutti quegli interventi necessari a dare maggiori garanzie di sicurezza per i lavoratori. E quando si parla di sicurezza si parla anche della salute dei lavoratori e della salute dei cittadini. Non possiamo evocare scenari che rinviano i problemi e poi i problemi veri non affrontarli con la tempestività e con l'attenzione dovute a queste problematiche.
Posizioni ideologiche portano anche ad esasperazioni che possono accentuare lo scontro sociale, e questo va scongiurato con un senso di responsabilità da parte delle forze politiche che vogliono governare per dare risposte concrete da parte del Governo regionale.
Noi siamo convinti che ci sono le condizioni per trovare le giuste risposte che vanno date, perché lì i lavoratori stanno continuamente lavorando e non stanno certamente inquinando né debbono essere criminalizzati. Lì ci sono condizioni che vanno affrontate per costringere anche l'azienda, ma non solo l'azienda: ricordiamo che quella è una delle poche aree a rischio ambientale d'Italia, pertanto vanno attivate risorse finanziarie da parte del Governo per poter da subito intervenire per migliorare le condizioni di lavoro, di sicurezza della raffineria e dell'ambiente esterno, con un monitoraggio costante che mensilmente riferisca alle forze politiche, alle istituzioni i risultati di quell'azione. Io penso che noi dobbiamo lavorare dando una priorità alla questione dell'Api nel nostro lavoro quotidiano, una priorità che possa dare queste risposte, poi gli scenari più complessivi verranno a definirsi quando vi sarà anche un piano di risanamento, ma intanto alcune problematiche non possono essere lasciate a loro stesse, o i tempi della risoluzione non possono essere rinviati o allungati.
Penso che vi siano condizioni tali per cui la Regione svolga un ruolo da protagonista, riprendere le fila di tutta questa problematica, stimolando e aprendo confronti con il livello ministeriale, con i vari enti locali, e mi si permetta di sollecitare anche un pieno e convinto coinvolgimento delle organizzazioni sindacali confederali, perché quello che abbiamo ascoltato oggi, prima della riunione del Consiglio, è grave: il fatto che il sindacato, che rappresenta tanta parte dei lavoratori anche di quell'azienda, non sia stato coinvolto e debba elemosinare una presenza e un contributo di idee e di proposte. Mi sembra che questa cosa vada recuperata. Oggi l'abbiamo ascoltato dai massimi rappresentanti sindacali regionali, pertanto occorre questo scatto di responsabilità che accorci i tempi e renda ancor più protagonista la Regione per la soluzione di problemi che sono risolvibili e per i quali tutti dobbiamo impegnarci a trovare i finanziamenti necessari. In questo coinvolgimento delle istituzioni vi sia anche il coinvolgimento delle forze del lavoro, indispensabile per trovare quelle soluzioni che possano coniugare nel breve e medio periodo, i problemi della tutela dell'ambiente con i problemi della salvaguardia dell'occupazione e dei posti di lavoro dei tanti lavoratori che lì sono impegnati.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa. Riprenderà alle 16.


La seduta è sospesa alle 13,30