Resoconto seduta n. 103 del 25/09/2002
La seduta inizia alle 11,10



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 101 e 102 del 18 settembre 2002.

(Sono approvati)



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 141, in data 16 settembre 2002, ad iniziativa della Giunta: «Soppressione del Comitato regionale di controllo e delegificazione in materia di organismi regionali, semplificazione del sistema normativo regionale e modificazioni di leggi regionali», assegnata alla I Commissione in sede referente;
— n. 142, in data 20 settembre 2002, ad iniziativa dei consiglieri Avenali, Cesaroni, Moruzzi e Gasperi: «Integrazioni e modifiche alla legge regionale 3 aprile 2002, n. 3: Norme per l'attività agrituristica e per il turismo rurale», assegnata alla III Commissione in sede referente.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 230 del consigliere Cecchini: «Garanzia dell'occupazione nelle aziende che hanno beneficiato di finanziamenti pubblici»;
— n. 231 dei consiglieri Moruzzi, Amagliani e D'Angelo: «Azioni militari previste contro i Paesi non collegabili con gli eventi dell'11 settembre 2001»;
— n. 232 dei consiglieri Amati e Mollaroli: «Azioni politiche contro la guerra in Iraq»


Congedi

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo il Presidente D'Ambrosio.



Proposte di atto amministrativo (Discussione e votazione):
«Approvazione del bilancio consuntivo al 30 giugno 2001 della Società Sviluppo Marche s.p.a. Legge regionale 1 giugno 1999, n. 17, articolo 7» Giunta (87)
«Approvazione del bilancio consuntivo al 30 giugno 2001 della Finanziaria Regionale Marche s.p.a. Legge regionale 21 novembre 1974, n. 42, articolo 7» Giunta (86)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le proposte di atto amministrativo n. 87 ad iniziativa della Giunta e n. 86 ad iniziativa della stessa Giunta.
Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Dei due atti, quello più interessante è la proposta di atto amministrativo n. 87, bilancio consuntivo della Svim. Per quanto riguarda l'altro atto, tutti sanno che la finanziaria è in dismissione, siamo alle ultime fasi e sostanzialmente si tratta di chiudere un capitolo che per qualcuno è stato positivo e che noi giudichiamo, invece, in maniera fortemente critica, ma discutere sulla liquidazione dell'ente diventa una cosa accademica: possiamo discutere sulla storia, quindi ciascuno sulla storia avrà il suo particolare giudizio.
Comincio col dire che concordo con quanto affermato dal relatore di maggioranza Luchetti quando si pone il problema di quali sono i controlli che oggettivamente questo Consiglio regionale può fare, perché un controllo politico è una valutazione su quello che ha fatto l'ente e sugli obiettivi che ha raggiunto; un controllo oggettivo sulle cifre necessita di una struttura che si applica al controllo, altrimenti diciamo di controllare, ma sostanzialmente è un controllo estremamente superficiale. Credo quindi che questo Consiglio regionale debba necessariamente porsi l'obiettivo del controllo che può fare sugli enti delegati. Facciamo l'esempio, in questo caso, della Società di sviluppo.
Uno dei passaggi fondamentali dello Statuto sarà quello di stabilire il ruolo e il peso del consigliere regionale, perché con l'elezione diretta dei presidenti, sostanzialmente con il rafforzamento dell'Esecutivo, cosa che personalmente giudico estremamente positiva, va rivisto il ruolo del consigliere regionale, che deve diventare sempre più di stimolo e di controllo. Quindi il meccanismo di controllo, in particolare sugli enti strumentali come la Società di sviluppo Marche è fondamentale. Ma in questo caso discutiamo del futuro.
Per quanto riguarda questo bilancio, noto tre cose. Primo, che uno degli oggetti dell'attenzione dell'ente è stato il discorso sullo sviluppo del distretto industriale di Fabriano e della zona della montagna. Su questo obiettivo più volte ho appuntato le mie critiche, perché nel territorio regionale ci sono tante aree in situazione d'emergenza, sicuramente il fabrianese è una zona dove c'è un tasso di occupazione altissimo, uno sviluppo industriale forte, dove il sistema delle infrastrutture è opportuno studiarlo e metterlo a punto ma non mi sembra la prima priorità della nostra regione. Mi è stato detto che questa coincidenza del distretto di Fabriano è data dal fatto che c'erano i fondi per il terremoto, quindi si sono utilizzati strumentalmente i fondi del terremoto per dare nuovo impulso a quell'area e che in particolare esiste in quel bacino l'area orientata nella direzione di Camerino che ha una situazione occupazionale-industriale diversa da quella del nucleo principale di Fabriano.
Io sono consigliere di tutta la regione ma eletto in provincia di Ancona, non ho assolutamente in testa di fare una battaglia contro lo studio delle infrastrutture nell'area del fabrianese, però dico che ci sono una serie di coincidenze che fanno pensare: ci sono alcune aree deboli della nostra regione e delle aree infrastrutturali fortemente a rischio e penalizzate in altri luoghi della nostra regione.
Esiste un discorso sugli obiettivi di questa Società di sviluppo. In Commissione ci siamo posti un problema importantissimo: come la nostra Regione possa giungere a utilizzare i fondi europei. E allora, tutto l'indirizzo della Società sviluppo Marche deve andare in direzione della progettualità, affinché si possano utilizzare i fondi europei che molto spesso ci passano sopra la testa senza avere la minima opportunità di utilizzarli. E' questa la direzione forte. In assenza di risorse dello Stato, in assenza di altri canali di finanziamento, sempre più dobbiamo guardare al bilancio europeo e alle risorse europee. La Svim dovrebbe diventare questo, come volano di tutta una serie di ulteriori risorse, private ed altro, ma questo deve essere l'obiettivo, su questo dobbiamo indirizzarci e questo dobbiamo chiedere alla Svim, questo dovrebbe chiedere l'assessore alle politiche industriali e di sviluppo.
Per quanto riguarda il discorso del bilancio in se stesso, delle cifre, c'è una partita sulle quali tutti abbiamo appuntato l'attenzione: questa società, che è dotata di fondi relativi — mi sembra che il suo bilancio sia di 3,5 miliardi — ha pagato, per una serie di errori di gestione, oltre 500 milioni di Irpeg in data 30.6.2001 e 82 milioni di Irap, per un totale di 582 milioni di tasse.
Ovviamente ci troviamo di fronte a un grosso errore, perché gli stanziamenti regionali sono arrivati nel momento in cui c'era la tassazione in atto, quindi ci siamo trovati a pagare degli oneri fiscali che nessuna azienda privata avrebbe mai pagato in queste condizioni di bilancio. Il presidente Cangiotti e gli amministratori ci hanno detto che tecnicamente non era possibile fare altrimenti. Io dico che tecnicamente la Giunta si deve porre il problema di trovare una soluzione, perché è assurdo che noi riversiamo in tasse una quota così alta delle nostre risorse. In un'azienda privata gli amministratori sarebbero immediatamente rimossi.
Il regolamento tecnico, gli stanziamenti di bilancio della Regione, la deliberazione per la trasmissione dei fondi ecc. hanno prodotto questo risultato e ci è stato detto che legalmente non era possibile fare altrimenti, però questa cosa non può andare avanti negli anni successivi. Il bilancio consuntivo 2001 è questo, quello del 2002 non potrà presentare questo errore di gestione dell'esercizio.
Complessivamente, come dato politico abbiamo dichiarato proprio in quest'aula le forti perplessità nei confronti della Svim, manteniamo il nostro parere complessivamente negativo su questo tipo di impostazione, disposti a cambiarlo quando alla Svim saranno andati indirizzi precisi sulla intercettazione delle risorse europee, con ricadute positive nel bacino della nostra regione. Questo è un discorso che deve essere presentato complessivamente, insieme al riordino delle società di servizi le quali da una parte, in alcuni casi danno un servizio efficace alle imprese, in altri casi sono solo concorrenza al privato senza vantaggi effettivi per l'operatore; Dobbiamo fare una riflessione complessiva sulla Svim e sulle altre società di servizi e questo è il tema della politica industriale che va a investire anche il prossimo bilancio di previsione. Sul bilancio di previsione che andremo ad approvare all'inizio del 2003 questi temi li dovremo assolutamente sciogliere, pena lo stallo della Regione nel settore della promozione e del sostegno alle imprese.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. La proposta di atto amministrativo n. 86 del 2002 riguarda, come è stato già detto, l'approvazione del bilancio consuntivo al 30.6.2002 della Finanziaria regionale Marche Spa.
Dalla relazione sulla gestione si evince che l'esercizio 1 luglio 2000-30 giugno 2001 è stato caratterizzato dall'ulteriore evolversi della liquidazione, nel corso della quale il liquidatore ha costantemente mantenuto un rapporto di informativa e di attenzione con il socio di maggioranza. Nel corso di detto esercizio si è continuato a gestire la liquidità esistente attraverso il compimento di operazioni che, pur produttive di reddito, si presentavano prive di rischio e si è proceduto nel programma di liquidazione, attraverso la progettazione di un'operazione di scissione parziale, da compiersi nell'esercizio in corso.
Dopo la chiusura dell'esercizio, precisamente in data 7 settembre 2001, il socio di maggioranza è diventato socio unico della Finanziaria regionale Marche Spa per effetto dell'acquisizione di tutte le partecipazioni detenute dagli altri 25 soci di minoranza.
Certamente l'atto è inoppugnabile dal punto di vista tecnico. Il prof. avv. Umberto Morera ha fatto un buon lavoro. L'atto è chiaro nel contenuto e nella forma espositiva. Però non posso rinunciare a fare alcune considerazioni a porre alcuni interrogativi. Il primo di valenza politica.
Cinque anni fa, esattamente il 24 luglio 1997 veniva posta in liquidazione la Finanziaria regionale Marche S.p.a., dando corso ad una mozione politica. Fu evidente il grossolano errore giuridico di porre in liquidazione la S.p.a. senza approvare una legge in tal senso.
Si pose rimedio al pacchiano errore, che dimostra come, già da allora questa Giunta regionale lavorava con grande approssimazione. Dicevo, a tale errore si rimediò successivamente, quando in sede di approvazione della Legge regionale 1/6/1999 n. 17, «Costituzione società regionale di sviluppo» all'art. 12 vennero abrogate le leggi n. 42 del /11/74, n. 8 del 11/3/77, n. 12 del 8/6/81 e n. 17 del 16/7/91.
Domando: la liquidazione della FIM Marche — peccato che non ci siano né il Presidente né l'assessore — a distanza di 5 anni si è rivelata una scelta giusta? Dal punto di vista del raggiungimento degli obiettivi mi pare che la FinMarche avesse operato bene. Nel corso degli anni ha distribuito pochi incarichi, non ha prodotto deficit ed ha messo in atto numerose iniziative.
Domando ancora: se la FinMarche S.p.a. fosse rimasta in vita, se avesse continuato ad operare tenuto conto che dopo quattro anni di inattività la perdita di valore delle azioni è stata meno del 30%, probabilmente il valore delle azioni sarebbe stato di gran lunga superiore? Le spese di liquidazione quantificate in circa 70 milioni l'anno per 5 anni sono di 350 milioni + 1% sul valore complessivo della società che è di 15 miliardi e 900 milioni, pari a 169 milioni; Ad oggi siamo ad oltre 500 milioni per la liquidazione: non si sarebbero potute evitare queste spese? Quali sono le ragioni vere che hanno portato alla liquidazione della FinMarche?
Ho imparato, in politica, che per capire bisogna interpretare al contrario. Allora mi sono riletto il dibattito in Consiglio regionale in occasione dell'approvazione della Svim. Andrea Ricci diceva: "Abbiamo sciolto la FinMarche precedentemente, non perché il consiglio di amministrazione non era allineato a questa Giunta regionale, ma perché ritenevamo inadeguato quello strumento, nelle nuove condizioni dell'economia marchigiana. Ritenevamo che doveva finire l'epoca della mediazione tra questi diversi soggetti, attuata in sede di gestione degli interventi di politica industriale".
Visto che bisogna leggere al contrario, è chiaro che il consiglio di amministrazione non era allineato a questa Giunta regionale e questo è il motivo che ha comportato la liquidazione della FinMarche.
Maggiore senso di responsabilità avrebbe consigliato, magari, di sostituire il consiglio di amministrazione, avrebbe consigliato di ridurre il numero dei membri dello stesso consiglio di amministrazione. Mi domando: non sarebbe stato più opportuno cedere direttamente ai privati quelle società che la FinMarche aveva nel frattempo costituito e reso operative con ottimi risultati? Non sarebbe stato più opportuno rimodulare gli obiettivi?
Mi pare di poter dire che oggi, alla prova dei fatti la vostra scelta è risultata fallimentare perché ha comportato solo spreco di denaro pubblico, perché liquidare la FinMarche ha comportato costi inutili e infine si sono bruciate anche importanti professionalità.
Infine, gli obiettivi posti alla base della realizzazione della Svim sono stati raggiunti? A me sembra che questo non sia avvenuto neanche lontanamente.
A distanza di tre anni, la volontà di riorganizzare la strumentazione di intervento in materia di politica industriale operata attraverso la costituzione della Svim, quali risultati ha conseguito? Non doveva la Svim essere una società di progettazione capace sia di intervenire che di organizzare competenze esterne per interventi sui fattori competitivi dell'economia regionale, con particolare riferimento ai processi di internazionalizzazione, ai progetti cofinanziabili dall'Unione europea, alle infrastrutture materiali e immateriali? Non doveva essere una società che concentra le sue attività nel lavoro di progettazione? Cosa ha progettato ad oggi la Svim?
Un altro aspetto che merita di essere chiarito riguarda l'impostazione tecnico-giuridica della liquidazione della Finanziaria regionale Marche. Quando si liquida un'attività, solitamente si procede alla dismissione ed alla conseguente vendita all'incanto dei beni oggetto di liquidazione. Nel nostro caso la Regione Marche ha riacquistato le azioni in possesso degli altri soci per poter diventare azionista al 100%, o meglio socio unico di questa società e conferire queste quote alla Svim.
Per quale ragione avete voluto restituire alle banche tre miliardi? Sarebbe stato utile a mio avviso, prima che altri problemi inducano ad ulteriori scelte scellerate, chiarire come, quando, con quali finalità, con quali strumenti di verifica e di controllo le società in parte create dalla FinMarche e in parte soltanto partecipate vengono trasferite alla Svim.
Non è cosa secondaria definire prima il rapporto, le modalità operative con cui la Svim dovrà raffrontarsi con i centri servizi, con il parco scientifico e tecnologico, con la Società interporto, con la Società regionale di garanzia.
Ad oggi mi pare che la politica industriale della Regione marche sia rimasta quella del piccolo aiuto economico. Gli imprenditori di questa regione, così come coloro che vivono del proprio lavoro, vorrebbero un progetto di politica industriale e di sviluppo della regione che finalmente guardi verso riscontri ampi, non strette relazioni industriali che spesso degenerano in consulenze inutili.
Gli industriali, ma anche tutti i cittadini delle marche chiedono un impegno a sanare la storica carenza di infrastrutture viarie, ormai giunta al collasso, senza la cui realizzazione la regione Marche veramente rischia un processo di degrado. Chi in questi giorni ha percorso l'autostrada avrà rilevato come per tutta la scorsa settimana essa è rimasta bloccata e penso che questa sia ormai l'emergenza di questa regione, dopo quella del terremoto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. E' passato tantissimo tempo, io avevo predisposto qualche appunto, quindi anche per economia di tempo preferisco leggere l'intervento che avevo preparato.
Ritengo inutile e forse superfluo che il Consiglio regionale debba approvare un bilancio di una società il cui organo supremo, l'assemblea, ha già approvato un anno fa.
Cari colleghi, credo che sarebbe più opportuno discutere prima dell'approvazione del bilancio (fare cioè una discussione sul progetto di bilancio che ogni società redige prima della approvazione che è di sola competenza dell'assemblea dei soci), su questo argomento credo che dovremmo fare una seria riflessione per capire meglio quale sia il ruolo del consiglio regionale e quali siano le indicazione che meglio potrebbero scaturire.
Ora, discutere di un documento consuntivo in un tempo in cui le cose cambiano così velocemente e radicalmente, è un'operazione abbastanza velleitaria, comunque desidero fare alcune osservazioni alla luce ed in conseguenza di quelle che dovranno essere il ruolo e le prospettive di questa società.
Questa società, nata con legge istitutiva 17 del 1999, ha una missione abbastanza. difficile. In primis l'oggetto principale del suo intervento doveva essere quello del tema della internazionalizzazione. In seconda battuta la realizzazione di progetti per utilizzare al meglio le risorse comunitarie. Non ultimo in ordine di importanza, ricevere attraverso un processo di scissione la partecipazione di 7 società sino al 21 giugno di proprietà della liquidazione della Finanziaria regionale Marche.
L'attività che si evince dal bilancio dell'esercizio 2001 verte prevalentemente sull'incarico ricevuto dalla Regione Marche relativo allo "Studio di fattibilità per l'ottimizzazione delle economie esterne del distretto di Fabriano".
Il nostro giudizio politico sull'investire risorse su uno studio di questo tipo è totalmente negativo.
Se a questo aggiungo che da bilancio si evidenzia come i costi riferiti a questo studio siano solo delle spese per consulenze tra le quali figurano anche soggetti come l'università di Ancona, il Mit, ho la sgradevole sensazione che questo studio serva ad accontentare, se non gli amici, persone comunque molto vicine.
Tra l'altro nel bilancio non viene spiegato la metodologia con cui sono stati individuati le società, gli esperti e i professionisti che stanno redigendo questo studio.
Io credo comunque che se l'opinione pubblica avesse modo di entrare nel dettaglio di questo intervento, che prevede che per uno studio si debbano spendere 3 miliardi, senza avere una minima certezza che questo costo potrà diventare investimento e da questo far discendere un miglioramento e un ulteriore sviluppo dell'area di Fabriano, sono convinto che nessuna persona di buon senso approverebbe quello che è stato deciso qui dentro e che qualcuno pedissequamente sta realizzando.
In un momento in cui la Regione chiama i cittadini a fare dei sacrifici per mantenere alto il livello della sanità, qualcuno poi spende o perlomeno elargisce a persone sicuramente meritevoli, perché tra i professionisti ho trovato anche persone di sicuro valore, per una cosa che oggettivamente a me sembra priva di senso e di significato.
Comunque devo dire che dal bilancio ho potuto ricavare almeno nome cognome e indirizzo di coloro che stanno fattivamente lavorando a questo progetto.
Quasi tutta la loro attività è legata a questo incarico ricevuto dalla Regione e questo la dice tutta sul senso e il significato di questa attenzione.
Ora, leggendo con attenzione un capitolo, "Evoluzione prevedibile della gestione", si menziona la ricezione per scissione dei centri servizi COSMOB, SCAM, MECCANO, CTA, del Parco tecnologico, dell'Inteporto, e della Società regionale di garanzia, che dovranno essere presto seguite dalla SVIM.
Ora, credo che rispetto alla relazione previsionale programmatica che la medesima SVIM deve redigere ai sensi dell'art. 7 della legge 17, potremmo forse capire meglio come la SVIM intenderà seguire quelle società che appartenevano ad una logica di politica industriale vituperata e condannata dall'attuale Giunta regionale.
Tutte le partecipazioni che la SVIM ha ricevuto o sta per ricevere — non lo so, ed è grave che non lo sappia perché nessuno me lo ha comunicato, come credo che chiunque qui dentro, tranne pochi, sappiano queste cose — la SVIM dovrà coordinarle e in qualche modo gestirle. Sono partecipazioni che l'assessore Gian Mario Spacca ha definito strategiche per la regione.
Io chiedo, anzi vorrei conoscere se la relazione previsionale e programmatica per l'anno 2002-2003 è già stata consegnata, e se consegnata credo che i relatori dell'atto amministrativo avrebbero dovuto quanto meno leggerla, perché in economia i cicli e i programmi hanno quasi sempre una valenza minima triennale.
Credo anche che una discussione sia più seria si debba fare, partendo da un consuntivo e tracciando le linee di azione per il futuro.
Perché dico questo? Perché al di là delle valutazioni su chi ha assunto la società, persona esperta per l'attività professionale svolta all'interno di una nota azienda che opera nel campo dei medicinali, non è chiaro, ancor oggi, qual è il ruolo che la Svim ha assunto nel contesto delle politiche industriali della regione.
La Svim è stata incaricata solamente qualche mese fa, di ricercare, selezionare l'azienda che deve accompagnare la centralizzazione degli acquisti nel settore della sanità. E' ridicolo, al di là della scelta fatta grazie alla consulenza della Svim. La società prescelta dalla Giunta regionale sapete che è messa al bando dal Governo americano — mi riferisco alla Arthur Andersen — per tutta una serie di motivazioni. Guarda caso, è il soggetto che attivamente sta collaborando con la Giunta regionale per l'attivazione della centralizzazione degli acquisti nella sanità. Il costo dell'operazione ve lo evito, ma è bene che i marchigiani sappiano che è costato un miliardo questo contratto, 330 milioni per ognuna delle tre fasi previste. Non so in quanti anni riusciremo, attraverso le economie realizzate in questo campo, a recuperare il solo costo della parcella.
Senza voler polemizzare, credo che una volta per tutte questa Giunta, abituata in questi giorni ad una serie di incidenti percorsi gravissimi — mi riferisco alla delibera sui trasporti, cioè al tentativo di abbattere il sistema del welfare a cui dice di voler fare riferimento — debba riflettere. L'assessore ai trasporti si appresta a ritirare, domani, la delibera contestata dal nostro gruppo, contestata dal sindacato, a fare retromarcia rispetto alle lotte studentesche per la contestazione fatta relativamente alla delibera sulle borse di studio. Tutto legato ad una interpretazione del meccanismo di rilevazione dei redditi dei marchigiani, guarda caso il più basso d'Italia. La Regione Marche, nel campo degli studi universitari è l'unica Regione, insieme all'Umbria, che ha preso a riferimento l'indice Isee più basso, penalizzando migliaia di studenti. Sono mille i giovani che, grazie alle lotte degli studenti e al pronunciamento delle forze politiche hanno indotto la Giunta regionale a fare marcia indietro anche in questo campo.
Vogliamo sapere una volta per sempre quali sono le competenze, i ruoli di questa scatola vuota che è la Svim. Il nostro giudizio è durissimo. Se questa deve essere la struttura per lo smistamento delle consulenze che la Giunta non ha il coraggio di assumere direttamente, ci venga detto. Non si può continuare a fare queste cose in maniera nascosta. Credo che bisogna approfondire e definire una volta per sempre questo discorso, quindi non tanto l'organismo che commissione lo studio per le fiere, che commissiona lo studio per la razionalizzazione degli acquisti nell'ambito sanitario ma che affronti e dia delle risposte rispetto ad alcune scelte strategiche della politica industriale della Regione: mi riferisco all'interporto, che è un'opera infrastrutturale importante, al parco scientifico e tecnologico che doveva essere la nuova frontiera che univa mondo accademico e mondo imprenditivo; ai centri servizi che nell'ambito dei settori produttivi tradizionali della regione Marche dovrebbero contribuire ad un ulteriore sviluppo, incentrando la loro attività sulla innovazione tecnologica, la qualità (la gestione dei 3 laboratori dei Centri non sarà un problema da poco), l'acquisizione e il trasferimento di ulteriori competenze tecniche; al funzionamento della Società regionale di garanzia.
Scaturisce una domanda: rispetto a questi temi, a queste scelte di grande rilievo per l'economia delle Marche, qual è il valore aggiunto che è stata in grado di produrre la Svim? Quali sono le professionalità, le competenze in ordine economico e scientifico di cui questa società è ampiamente dotata? E dove si trovano queste competenze? Si trovano forse nel consiglio di amministrazione? Un consiglio di amministrazione sicuramente di qualità, che però ha avuto un incidente di percorso gravissimo oppure in una scelta precisa della maggioranza di questo Consiglio regionale: l'attuale presidente della Svim non è stato ripresentato come candidato alla presidenza per il periodo successivo. Il presidente è stato sbadato, si è dimenticato di presentare la propria candidatura, oppure la maggioranza di questo Consiglio regionale ha dato un giudizio negativo e ha pensato di non ripresentarlo? Ditecelo, saremmo contenti di sciogliere questo interrogativo.
Noi pensiamo che lo abbiate silurato: abbiate il coraggio di assumervi le vostre responsabilità, anche perché vedo fra i papabili alla presidenza esponenti di primo piano dell'ala migliorista dei Ds — vedi Pesaresi e Fabbri — e vedi altri candidati dello schieramento dei Verdi e della Margherita, quindi debbo pensare che la maggioranza, nel suo complesso ha ipotizzato una sostituzione del presidente della Svim. Questo rappresenta un giudizio negativo.
Credo che ci sia ampia materia per confermarci nel giudizio che vi hanno espresso e che questa è una cosa oscura rispetto alla quale occorre fare chiarezza al più presto, nell'interesse delle Marche e dell'economia delle Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Voglio fare un breve intervento, intanto per dire che questi due atti che discutiamo congiuntamente segnano un momento di passaggio tra quello che era il ruolo, il compito svolto dalla Finanziaria Marche oggi in liquidazione e il nuovo ente che ha iniziato il suo percorso. Mi auguro, come ha detto il relatore, che anche tutta la partita relativa alla liquidazione della ex Finanziaria Marche avvenga nei tempi più rapidi possibile, in modo da chiudere tutta quella partita.
C'è un punto di carattere più generale su queste questioni, che riguarda la Svim ma anche altri momenti quando abbiamo discusso del conto consuntivo dell'Assam ed altro ancora: quello che deve essere il ruolo del Consiglio regionale rispetto a questi enti, soprattutto rispetto ad enti come la Svim che sono società per azioni. Se il ruolo del Consiglio deve continuare ad essere quello di esercitare un controllo contabile sui conti consuntivi, cosa che già viene fatta per altre forme, attraverso la legge prevista per le società per azioni — c'è su questo un controllo da parte dei revisori dei conti che hanno accertato formalmente la correttezza dell'impostazione del bilancio consuntivo e delle cifre in esso riportate — ovvero se il ruolo del Consiglio deve essere altro, cioè deve essere più un ruolo politico di indirizzo e di controllo sugli obiettivi che questi enti sono chiamati a raggiungere.
Credo che una riflessione da parte nostra debba essere fatta su questo per un cambiamento della natura politica del nostro intervento.
L'altra osservazione è che il bilancio consuntivo della Svim — sostanzialmente oggi parliamo di questo, più che del bilancio consuntivo della Finanziaria Marche che, come dicevo prima, è nella fase di liquidazione — si caratterizza soprattutto per alcuni interventi, in modo particolare quello che è stato ricordato anche dal relatore di minoranza sullo studio del distretto industriale di Fabriano, che non è un fatto fuori da ogni logica, perché quello studio è avvenuto non solo attraverso i fondi del terremoto, ma attraverso l'accordo interistituzionale tra la Regione Marche e il Governo nazionale il quale ha stabilito che una quota non secondaria di 3-3,5 miliardi dovesse essere destinata a questo scopo, quindi la Regione Marche non ha fatto altro che dar seguito a quell'accordo a livello interistituzionale.
Un altro punto toccato su cui bisogna fare chiarezza riguarda il fatto che il relatore di minoranza dice "c'è stato un errore da parte del consiglio di amministrazione della Svim che ha pagato troppe tasse per Irpeg, Irpef ecc.". In realtà sappiamo che quello non è un errore del consiglio di amministrazione ma è nella stessa natura giuridica di quell'ente che è una società per azioni, che comporta l'adempimento anche su questa questione.
Penso che la scelta che abbiamo fatto a suo tempo di liquidare la FinMarche sia stata una scelta giusta che andava fatta e perseguita con convinzione. Rimane da definire meglio, più puntualmente quello che deve essere il ruolo della Svim. Credo che questo punto debba essere ulteriormente chiarito, perché oltre alla compartecipazione delle quote che prima erano della FinMarche e oggi sono passate alla Svim, alle compartecipazioni della Regione Marche e al ruolo che la legge assegnava alla Svim stessa di progettazione, quindi di aiuto per la Regione nella progettazione sui grandi progetti, lo svolgimento del lavoro di questo periodo ci dimostra che dobbiamo chiarire ulteriormente quali debbano essere i compiti di questa società e come essa deve funzionare per essere effettivamente in grado di dare un contributo allo sviluppo di questa nostra regione. Credo che questo ragionamento vada fatto all'interno di un ragionamento più complessivo su quello che deve essere il ruolo futuro anche di altri enti strumentali rispetto ai quali dobbiamo dare un indirizzo definitivo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. La scelta della scorsa legislatura portata avanti da questa maggioranza guidata dal Presidente D'Ambrosio, di mettere in liquidazione la FinMarche e sostituire le sue funzioni, ridotte in parte ma sostanzialmente rimaste analoghe, con la Società sviluppo Marche, a distanza di tempo si è rivelata assolutamente fallimentare, lo voglio dire in maniera molto diretta, franca, leale, chiara. Ciò per due ordini di motivi.
Il primo: i risultati. Siamo ancora di fronte a una FinMarche che non è stata liquidata e che continua a spendere centinaia di milioni per tutta una serie di questioni correnti, per esempio quella del personale che non si è risolta in breve tempo ed è stata in carico al bilancio di liquidazione; la Società sviluppo Marche contestualmente non sta realizzando nulla o quasi, perché sono aspettative quelle che si sono prospettate, ma non realizzazioni. Pertanto, sotto il profilo strategico nessun tipo di obiettivo che si era proposto e che era stato pomposamente citato — ricordo la durissima battaglia che facemmo a quel tempo in Consiglio regionale, addirittura costringendo l'allora Presidente del Consiglio collega Amati a sospendere la seduta — è stato raggiunto. Di fronte alla durissima opposizione del centro-destra, il centro-sinistra disse a quell'epoca "siamo convinti di questo passaggio, perché porterà grandi risultati, innovazioni in questo settore, la FinMarche non ha colto in questi anni i risultati che erano da cogliere, cambieremo tutto e modificheremo, a brevissimo, la politica di sostegno finanziario della Regione Marche.
Tutto questo è fallito, ditelo chiaramente, ammettetelo, per i motivi che vi ho detto per le spese improduttive che continuano ad essere fatte, per una assoluta mancanza di prospettive e di chiare indicazioni di obiettivi da parte della nuova società. Non abbiamo mai discusso seriamente di politiche industriali, di sostegno delle imprese, di sostegno dei territori per quanto concerne il nostro ruolo di dare alla Società di sviluppo Marche, controllata dal Consiglio regionale, oltre che dall'organo esecutivo, le indicazioni politiche forti, chiare e la stessa società non ha mai investito il Consiglio regionale di alcunché, quando i nodi sono ancora tutti aperti: le infrastrutture, il settore delle società collegate ecc. Tutto questo è ancora aperto, a distanza di anni. Sono ormai passati quattro anni dalla decisione di mettere in liquidazione la FinMarche. E' un fallimento.
Questo volevo dire in occasione dei due voti, certamente tecnici, di ratifica, però non dobbiamo nasconderci questi dati politici.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Quello di oggi è un voto tecnico sui bilanci e devo dire che sono d'accordo con il collega Franceschetti che affrontava invece la questione se il Consiglio può limitarsi a un voto tecnico o debba anche indirizzare gli obiettivi e la verifica degli obiettivi. Questo porta a una riflessione che a me sembra matura, su un confronto che dovremmo avviare rispetto agli strumenti della politica industriale, dopo che si era varata una riforma utile per rendere più competitivo il sistema Marche. La vecchia finanziaria era uno strumento obsoleto, del tutto inutile per supportare le nuove esigenze che si presentavano nel panorama economico nazionale e internazionale; la Svim doveva essere una società che prevalentemente doveva ricercare finanziamenti, attivando dei progetti che guardassero alla Ue non solo in termini normali, cioè l'obiettivo 2 e le misure "tradizionali", ma cogliere tutte quelle occasioni che la Ue presenta e che molte volte non vengono colte perché non si ha la capacità di una progettazione alta. Faccio l'esempio della Società regionale di garanzia che ha portato risorse alla nostra comunità, con un progetto avanzato che ha messo in condizioni la Regione, l'artigianato e l'industria di avviare un'esperienza inedita, nuova, utile per la comunità marchigiana, per le imprese marchigiane.
Inoltre la Svim doveva riuscire a progettare sulla internazionalizzazione, a realizzare questi progetti-Paese rispetto ai quali le nostre imprese, le nostre associazioni non riuscivano ad avere strumenti e risorse per individuare nuovi mercati, al di fuori di quelli tradizionali dell'Europa, mirando nuovi mercati emergenti: la Cina. Pensare alla capacità di penetrazione in nuovi mercati, in nuovi Paesi, riuscendo ad arrivare per primi, cogliendo le opportunità legislative ed economiche e pertanto avendo uno strumento che, insieme ai privati, insieme alle associazioni private riuscisse a svolgere questa azione che sarebbe utile perché non sostitutiva di altre iniziative dei privati e del pubblico ma del tutto inedita.
Questo era il profilo alto con cui è stata pensata e voluta la Svim. A distanza di 2-3 anni rispetto ad un inizio di riforma il gruppo Ds pensa che sia giunto il momento di una riflessione, di un dibattito e un confronto che possano anche portare a una modifica della legge, perché in effetti questi obiettivi fino ad oggi non sono stati colti. Questo è frutto di un rodaggio, è frutto di una riforma che si è avviata e che ha bisogno, in un momento come questo, di una riflessione utile, che ci faccia anche aprire al mondo economico, associativo, che parli alle imprese, agli artigiani, agli industriali per capire quali sono non gli assetti da dare a queste società ma le finalità, gli strumenti utili in quanto non esistenti nella comunità marchigiana, sia nel pubblico che nel privato, utili a rendere più competitivo il nostro sistema. Quella intuizione di 3-4 anni fa è ancora attuale o no? Per me è ancora attuale. E allora bisogna dare un'accelerata all'attuazione di quella riforma in modo che la Svim svolga questo ruolo, altrimenti possiamo anche discutere di altri obiettivi, dell'utilità di uno strumento legato anche ad una riflessione di tanti altri strumenti di politica industriale. Non vogliamo nasconderci dietro un dito, in quanto il ruolo e il lavoro che la Svim ha fatto fino ad oggi, indipendentemente da chi l'ha gestita, per le finalità per cui era stata costruita, per i finanziamenti che le sono stati attribuiti, per il lavoro che doveva svolgere, non ha consentito di dire che c'è un grado di soddisfazione. Mi rendo conto che questo dibattito è un po' monco perché non è presente l'assessore che possa rispondere, il Presidente è ammalato. Rispetto a questa problematica noi diamo comunque questo tipo di risposta. Non è un ragionamento strumentale come fanno il collega Giannotti o i colleghi di Alleanza nazionale, ma un intervento teso a migliorare l'azione che dobbiamo portare avanti, facendo una riflessione su una fase che si è conclusa nel momento in cui approviamo questo atto, che rileva questi punti di criticità e che vuole invece rilanciare il processo riformista. A questo siamo chiamati come maggioranza: dare una migliore definizione una più incisiva azione rispetto a questo strumento ma anche agli altri strumenti di politica industriale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Vorrei fare una considerazione brevissima. Ho ascoltato gli interventi e debbo dire che apprezzo anche la serietà dell'ultimo intervento del presidente del gruppo Ds Silenzi, perché ha riconosciuto che in effetti il progetto originario per cui è nata la Svim non ha avuto, di fatto, seguito. L'idea era ed è condivisibile, ma come è stata realizzata no. Quindi apprezzo questa posizione che è responsabile.
Al di là del voto, che questa mattina significa molto poco, perché è impensabile che una Spa possa presentare prima il bilancio a noi e poi approvarlo essa stessa, andremmo contro le logiche del rispetto del libero mercato ecc., credo che se questa discussione deve avere un contenuto di serietà e di proposizione per il futuro, deve nascere una consapevolezza forte all'interno della maggioranza che amministra questa Regione e all'interno dell'opposizione che svolge il suo ruolo di stimolo. Una consapevolezza di dire "o la Svim recupera con forza questo ruolo originario che le voleva dare chi l'ha pensata al momento della sua creazione, oppure dobbiamo essere seri, onesti tutti quanti, senza distinzione tra maggioranza e opposizione, riconoscendo che non ne abbiamo bisogno, chiudiamo questi enti che non servono, facciamo altre cose, dirottiamo le risorse in altri settori".
Per quanto riguarda la mia modesta persona e il gruppo che rappresento, sono disponibile a un discorso serio su questi argomenti.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 87.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 86.

(Il Consiglio approva)




Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ho una richiesta di anticipazione del punto 5) dell'ordine del giorno.

FABIO PISTARELLI. Chi l'ha richiesto?

PRESIDENTE. La Giunta, perché c'è un'urgenza. Cercheremo di licenziare in mattinata sia questo punto che il punto 3).
Ha chiesto di parlare il consigliere Moruzzi. Ne ha facoltà.

MARCO MORUZZI. Chiedo di conoscere quali sono i motivi d'urgenza di questa proposta di legge, perché ce ne sono altrettante.

PRESIDENTE. Per il contenzioso in atto che ha già coinvolto alcuni livelli istituzionali europei che hanno sollecitato l'adeguamento della nostra normativa al verdetto del tribunale. Siccome questa sollecitazione è stata più volte avanzata, credo che finalmente il Consiglio è nella condizione di ottemperare ad un obbligo, quindi ritengo che possiamo procedere. L'anticipazione è chiesta perché abbiamo deciso di contenere i nostri lavori soltanto nella seduta antimeridiana, quindi la seduta stessa si concluderà alle 13,30 pertanto corriamo il rischio di non votare l'atto. Credo che questo punto possa essere trattato rapidamente.
Pongo in votazione la proposta di anticipazione.

(Il Consiglio approva)




Proposte di legge (Discussione e rinvio in Commissione):
«Modificazioni alla legge regionale 5 agosto 1996, n. 34: Norme per le nomine e designazioni di spettanza della Regione» Giunta (128)
«Modifica alla legge regionale 5 agosto 1996, n. 34: Norme per le nomine e designazioni di spettanza della Regione» Cesaroni (102)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 128 ad iniziativa della Giunta e la proposta di legge n. 102 ad iniziativa del consigliere Cesaroni.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Utilizzo questo tempo come relatore dell'atto, intervenendo anche nel merito, con una dichiarazione di voto a nome del gruppo dei Comunisti italiani, per guadagnare tempo.
Per quanto riguarda la relazione "formale" ritengo doveroso ottemperare ad un obbligo, visto la sentenza, tuttavia ritengo altresì che ciò non significa assumere il contenuto della sentenza stessa, perché non esiste, soprattutto in virtù della modifica del titolo V della Costituzione, un automatismo. Dobbiamo infatti esercitare una nostra autonomia rispetto a una discussione di questo tipo. Per questi motivi ritengo infondata la necessità di una modifica della legge stessa, per cui la validità della legge 34 del 5 agosto 1996 la ritengo tuttora di grandissima attualità. Appartenere a logge segrete, ad altre associazioni ritengo sia del tutto incompatibile rispetto alla possibilità di presentare candidature e accedere a ruoli di rappresentanza e di direzione istituzionale.
Per questi motivi il nostro gruppo voterà contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Posso solo ripetere quello che ho detto in Commissione. A me sembra che vi sia poco da dire e da aggiungere. Il Consiglio regionale deve oggi riflettere su un atteggiamento che aveva assunto anni fa, quando fu modificata la legge regionale sulle nomine, introducendo un principio illiberale, nel senso che, considerare una associazione fuori dalla legalità forse è stata una esasperazione di una convinzione polemica. Noi, oggi dobbiamo solo prendere atto di un pronunciamento autorevole, che ha ritenuto illegittima quella previsione e ripristinare una condizione di assoluta libertà. Credo che sia un atto di maturità che il Consiglio regionale oggi compia, ridando a tutti i marchigiani piena agibilità, sul piano democratico, in questa regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Noi abbiamo delle forti perplessità, come gruppo Verdi, sull'approvazione di questo testo, non tanto relativamente ad alcuni principi fondamentali di partecipazione ai quali anche noi ci rifacciamo e su quali siamo stati richiamati da parte di questa sentenza, cioè il diritto di tutti i cittadini ad essere candidati a incarichi pubblici, il diritto di chi si deve assumere la responsabilità di decidere su questi cittadini; noi siamo perché tutti siano candidati, compresi coloro che hanno deciso di appartenere a logge massoniche, ma siamo fermamente convinti che non sia possibile che su questa appartenenza sia calato un velo di oscurità e di non trasparenza e per questo motivo abbiamo sostenuto la legge regionale in passato approvata da questo Consiglio regionale che qui si vorrebbe modificare, smantellare attorno a questo principio.
Credo che anche la sentenza, leggendola nei suoi contenuti, non obbliga questo Consiglio alla modifica della proposta di legge, perché la legge regionale non dice che il Consiglio non ha la possibilità di eleggere questi candidati. La legge obbliga a fare trasparenza, obbliga i candidati a dichiarare un'appartenenza, quindi obbliga coloro che eventualmente aderissero a logge massoniche a fare un'operazione di verità, perché sappiamo che attorno a queste organizzazioni esistono delle associazioni che fanno la scelta della pubblicità di appartenenza alle logge massoniche, mentre altre logge permangono nella riservatezza, nascondendo questa riservatezza e forse anche questa segretezza, dietro una legge sulla privacy che, a mio avviso, viene spesso richiamata per tutelare appunto la segretezza, mentre invece è nata per tutelare la riservatezza che è cosa diversa.
Quindi noi siamo fortemente contrari, non condividiamo questa campagna in cui si dice che questa legge escluderebbe una serie di cittadini dalla partecipazione a un incarico pubblico; siamo convinti che questo elemento debba continuare ad essere fornito. Certo, nell'attuale formulazione si può anche dare adito all'equivoco, perché il candidato deve sottoscrivere una dichiarazione di non appartenenza, quindi alcuni possono trasformare questa dichiarazione di appartenenza o non appartenenza a requisito di esclusione. Questo è un requisito che invece serve, a chi deve prendere questa decisione, come elemento di trasparenza. Chi non ha nulla da nascondere non ha alcun problema a nascondere l'appartenenza a qualsivoglia associazione o gruppo organizzato. Chi non ha qualcosa da nascondere non vedo perché oggi debba richiedere la modifica di una legge regionale che impegna tutti coloro che dichiarano di avere i requisiti per poter partecipare a certi incarichi — di avere un curriculum professionale, di avere tutta una serie di caratteristiche — a non appartenere a logge massoniche. Non vedo perché, rispetto a questo aspetto molto delicato, che in passato è entrato fortemente nella vita politica del nostro Paese, ben oltre le finalità ideali a cui queste associazioni, questi organismi si sono sempre richiamati, la nostra Regione debba rimuovere questo articolo dell'attuale legge regionale.
Concordo con quanto ha dichiarato il relatore Procaccini: credo che non sia un caso che il relatore si dichiari contrario all'attuale formulazione. Forse è la prima volta, in questa legislatura, che avviene un fatto di questo genere, un fatto che deve richiamare tutti a una grande responsabilità. Ritengo che la formulazione del testo proposto oggi in aula non sia accoglibile; ritengo che si possa comunque ribadire il principio che non c'è esclusione nei riguardi di alcun cittadino nell'accesso alle cariche pubbliche, ma contemporaneamente ritengo che non possa essere eliminato quell'articolo che impone a tutti i candidati una piena trasparenza, una pubblicizzazione ed un elemento di valutazione che può essere utile in tante situazioni.
Dichiaro il voto contrario del gruppo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Dispiace che su questa proposta ci siano ancora delle riserve o delle perplessità dopo che c'è stato un pronunciamento importante, di riferimento per tutte le forze politiche nazionali. Molto spesso si invoca il Parlamento europeo e quindi queste perplessità, dopo che c'è stato un pronunciamento così importante ci preoccupano.
Come Forza Italia daremo il nostro voto favorevole, anche perché, alla luce della proposta lo spirito con cui anche il consigliere Moruzzi evidenziava alcune perplessità e alcune preoccupazioni che sono anche le nostre, è recepito in toto dall'art. 2 il quale parla molto chiaramente: "Sono ineleggibili alle cariche previste dalla presente legge le persone di cui risulta accertata, con sentenza passata in giudicato, l'appartenenza ad associazioni segrete vietate dalla legge ai sensi dell'art. 18 della Costituzione". Questa legge è quindi anche garantista rispetto all'aspetto che il consigliere Moruzzi evidenziava.
A nostro avviso è un atto dovuto, un atto civile, un atto di maturità e liberale. Per questi motivi il gruppo di Forza Italia vota a favore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Il gruppo di Rifondazione comunista è decisamente contrario a questa proposta di legge. In primo luogo occorre osservare che essa non è affatto un atto obbligato dal punto di vista giuridico. La legge attualmente in vigore fa parte dell'ordinamento giuridico italiano: aveva allora la possibilità di essere impugnata dal Governo di fronte alla Corte costituzionale, così non è stato. Di conseguenza, la modifica di questa legge rappresenta una scelta politica di questo Consiglio regionale.
Noi siamo contrari alla scelta politica inerente la proposta di legge in discussione. La precedente legge sulle nomine, come già veniva fatto osservare, non poneva tra i criteri di incompatibilità o ineleggibilità l'appartenenza o meno alle logge massoniche, però imponeva ai candidati di dichiarare la non appartenenza, o eventualmente l'appartenenza, nel caso in cui così fosse stato, a logge massoniche. Era una questione di trasparenza sulla quale, poi, il Consiglio regionale o la Giunta regionale potevano scegliere la designazione dei candidati.
Con l'abolizione di questa dichiarazione viene meno un requisito essenziale di trasparenza nella definizione delle nomine regionali per funzioni di amministratore pubblico. La cosa è ancora più grave, perché in realtà esiste nel testo di legge in vigore, che on viene in questa parte modificato dall'attuale proposta di legge, una norma discriminatoria. Ho sentito che Forza Italia si appella ai principi liberali: ebbene, in questa proposta di legge il vero principio illiberale non è quello riguardante la pubblicità alla propria adesione a legge massoniche ma il requisito di incompatibilità previsto per chi svolge incarichi di direzione politica o sindacale a livello nazionale, regionale o provinciale, cioè nell'attuale normativa regionale si impedisce a dei cittadini che hanno incarichi o funzioni politiche o sindacali di rappresentanza e di direzione, di svolgere la funzione di amministratore pubblico.
Questa è una norma liberale? E' una norma liberale quella che non vieta a chi segretamente aderisce a logge massoniche ma vieta a chi svolge una funzione pubblica riconosciuta dalla Costituzione, come quella politica e sindacale? Di conseguenza, l'impianto complessivo della normativa vigente presenta questo grave aspetto, non modificato, di illiberalità. Togliendo anche la trasparenza necessaria rispetto all'appartenenza a logge massoniche, la normativa regionale sulle nomine diviene del tutto inadeguata rispetto ai criteri più elementari di trasparenza e chiarezza nelle decisioni.
Mi rendo conto che non è una questione solo tecnica, credo che sia una questione politica e morale. Credo che nei confronti di associazioni o lobbies segrete che svolgono occultamente compiti di direzione, condizionamento, influenza politica nell'attività legislativa e amministrativa della Regione, questo Consiglio regionale, approvando questa proposta di legge dimostri una totale subalternità.
Per questo motivo noi ci battiamo e ci batteremo in futuro contro questa proposta di legge se dovesse venire approvata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Anch'io dichiaro il voto contrario a questa modifica della legge. Nel momento in cui venne costruita questa proposta di legge, la nostra Regione segnalò una questione politica di primaria importanza al resto delle istituzioni regionali: quella di indicare una regola di moralità relativamente agli incarichi. Ci siamo riusciti, non ci siamo riusciti? Questo si vedrà, perché sulle nomine parecchie sono le questioni che bisogna valutare, compresa la presenza femminile.
Mi limito alla questione centrale, quella più importante in ossequio a un intervento della Corte di giustizia europea, la modifica della legge 34 relativamente al punto che introducemmo al comma 5, cioè causa di incompatibilità la non appartenenza alle logge massoniche. Occorre ragionare su cosa è stata la massoneria nel nostro Paese e quanto, per le indagini giudiziarie che sono sotto gli occhi di tutti non solo nelle cronache giornalistiche ma anche negli atti parlamentari, sia chiaro ormai da sempre che nel nostro Paese, almeno negli anni '70 c'è stata un'infiltrazione mafiosa nelle logge massoniche. Vecchie inchieste e recenti indagini indicano queste deviazioni e inquinamenti della massoneria tradizionale. Dal caso della loggia "Propaganda 2" all'inchiesta avviata fra mille difficoltà dal giudice Cordova, ricorrono troppe coincidenze per poter considerare episodi giudiziari come separati e distinti fra di loro.
La massoneria deviata, quindi, è sopravvissuta ai colpi inferti dalle istituzioni, dall'inchiesta sulla P2 e si è ripresa e rinvigorita proprio all'ombra delle istituzioni stesse.
Noi facemmo la legge tenendo conto di queste cose e quando venne costruita quella logge volevamo dire che intendevamo indicare, per la nostra regione, la necessità della non appartenenza alle logge massoniche; estraneità che viene considerata come principio etico. Se per caso il Consiglio regionale dovesse oggi approvare questa legge, vorrebbe dire una cosa molto netta: che esso diventerebbe subalterno alle logiche dei poteri forti e oscuri.
Credo e spero che il Consiglio non se la senta di compere questo passo che sarebbe molto grave e che significherebbe che anche nella nostra regione è caduta una barriera di democraticità, rispetto alla quale invece eravamo e spero siamo ancora tutti di difenderci.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Come già detto dal collega Moruzzi, i Verdi sono non solo perplessi relativamente a questa proposta di legge, ma fermamente contro i contenuti della stessa, contenuti che in passato, con forza questo Consiglio regionale riuscì a inserire, cioè quel concetto di trasparenza indispensabile ad ogni consigliere per poter dare una valutazione la più critica possibile. Ribadiamo ancora una volta che la legge 34 del 1996, che all'art. 5, punto e) recitava che per avere un incarico pubblico di nomina regionale bisognava dichiarare la non appartenenza a logge massoniche, sia un fatto di civiltà ma soprattutto un elemento che viene dato ai consiglieri qui presenti, di liberamente fare una valutazione la più critica possibile. Questo non significa che si è contro la libera associazione, ma sappiamo pure quello che in alcuni casi ha significato la massoneria, soprattutto quella deviata. Non è un discorso di criminalizzazione ma ritengo che sia indispensabile che un amministratore pubblico debba rispondere alla collettività, non alle logge, ai "fratelli" e ai "muratori". E' estremamente giusto che un Consiglio venga messo a conoscenza se una candidatura è parte di una massoneria. Questo non significa che il candidato non possa essere eletto: venga eletto, però, se permettete, prima di dare un voto io voglio sapere se questo voto va ad un associato che ha, come voto di appartenenza all'associazione, la prerogativa di favorire i suoi "fratelli" a discapito dell'interesse collettivo. Io ritengo che un amministratore pubblico si debba muovere nell'interesse della collettività, non di un circolo, né di un'associazione, né di un piccolo gruppo di amici.
Per questo motivo noi ribadiamo il voto contrario, siamo perplessi, sbalorditi dalla presenza di questa legge e chiediamo la votazione per appello nominale, così ognuno si prende le proprie responsabilità di voto. Chiedo la votazione per appello nominale a nome del sottoscritto, dei consiglieri Moruzzi, Andrea Ricci, Cecchini, Amagliani, Martoni e Gasperi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Non ho alcuna difficoltà a dire che su questa proposta di legge c'è stato un dibattito interno difficile e lacerante nel gruppo di Alleanza nazionale al quale appartengo.
I problemi sono per noi i seguenti. Anzitutto la sentenza del 2 agosto 2001 della Corte europea che chiede di adeguarci alla Convenzione dei diritti dell'uomo. Noi ci sentiamo partito di governo e quindi riteniamo che quando uno Stato sottoscrive liberamente dei trattati, degli atti poi si debba adeguare, con tutte le conseguenze positive e negative che ne discendono.
L'art. 2 dello statuto di Alleanza nazionale recita così: "Possono essere iscritti ad Alleanza nazionale tutti coloro che si riconoscono nei principi e nelle finalità indicati all'art. 1 dello statuto. E' in ogni caso incompatibile con l'iscrizione ad Alleanza nazionale l'adesione ad associazioni segrete o comunque miranti al sovvertimento dell'ordine costituzionale nonché l'iscrizione ad altri partiti, associazioni, organizzazioni massoniche ed organizzazioni perseguenti scopi o svolgenti attività inconciliabili con le finalità e i programmi di Alleanza nazionale".
Questo è il nostro statuto, questo è il trattato europeo. Se fosse solo questo sarebbe ancora semplice il problema. C'è il problema di ciò che rappresenta la massoneria oggi, che sicuramente è cosa diversa da ciò che ha rappresentato la massoneria ufficiale in passato. La massoneria, oggi è sicuramente aperta, le liste sono depositate alle questure di ogni provincia. Io che sono un curioso sono andato anche a leggerle. Quindi, la massoneria oggi è sicuramente cosa diversa da ciò che ha rappresentato nel passato. Però, per principio io sono favorevole alle associazioni in cui ogni esponente, ogni dirigente mostra la propria faccia. Credo che in quest'aula ci saranno molti che mi contestano, altri che mi approvano, ma io metto la mia faccia, nel bene e nel male.
Pertanto che alcune nomine delle nostre istituzioni non vengano discusse all'interno delle assemblee ma in altri organismi, in altri comitati, è una cosa che mi infastidisce.
In alcune fasi della nostra vita politica, alcuni partiti politici ufficiali si sono comportati molto peggio della massoneria segreta, perché in alcune fasi della — vogliamo dire così? — "prima repubblica, ma non solo, ci sono state massonerie di partito assai peggiori della massoneria come associazione segreta.
Cito un episodio personale: quando amichevolmente chiesi spiegazioni ad un mio amico di Bologna dell'appartenenza alla massoneria, questi mi rispose che nelle vicende politiche della Romagna, nella gestione del potere della Romagna lui si era salvato da vicende di nomine che gli spettavano e che meritava solo appartenendo alla massoneria, perché di fatto era l'unico potere alternativo al potere politico della sinistra in Emilia Romagna. I corni del problema non sono allora soltanto due ma sono molti di più. Nel gruppo abbiamo molto dibattuto sul problema se fosse opportuna una presa di posizione di tutto il gruppo o se ciascuno, secondo le proprie sensibilità e i propri principi era libero di agire, e abbiamo deciso di comportarci secondo la libertà di coscienza, cioè abbiamo deciso che ogni componente del gruppo voterà secondo quella che ritiene la scelta più opportuna, tenendo presente la Convenzione dei diritti dell'uomo, l'art. 2 del nostro statuto di appartenenza ad Alleanza nazionale e tutti gli altri temi politici e operativi che ho esposto finora.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giuseppe Ricci.

GIUSEPPE RICCI. Intervengo per conto del gruppo della Margherita, perché su questa norma noi abbiamo già avuto modo di esprimerci, seppure eravamo a quel tempo di componenti diverse rispetto a quella attuale — la Margherita non esisteva ancora, ma esistevano i gruppi consiliari che oggi sono confluiti all'interno delle Margherita — e quando la Regione decise di mettere mano alla legge per vietare le nomine di candidati che appartenessero a logge massoniche noi votammo favorevolmente rispetto a quella legge. Quindi c'è stata una posizione che in passato abbiamo condiviso e una posizione che dobbiamo assumere per il pieno significato che essa aveva. Ho sentito le affermazioni, che sono un po' estreme da una parte e dall'altra: qualcuno dice che non è condizione di liberalità quella di vietare le candidature di persone iscritte a logge massoniche, qualcun altro ritiene che la dichiarazione di non appartenenza a logge massoniche fosse un esclusivo elemento di incompatibilità. Leggendo bene l'art. 5, comma 2, lettera a) della legge attualmente in vigore, si dice che "il candidato deve dichiarare la non appartenente alle logge massoniche", non che debba dichiarare se appartiene o meno a logge massoniche che è cosa diversa. Quindi, la dichiarazione di non appartenenza implica l'automatica non accettazione di quella candidatura qualora uno dichiari "sono appartenente ad una loggia massonica". La cosa che a quel tempo ci siamo posti — e io intervenni, in aula, in questo senso — era come un Consiglio regionale potesse, nel momento in cui approvava una norma di questo genere, non creare anche un meccanismo di tutela per quel che riguarda la posizione del consigliere stesso, se questa doveva essere una norma cautelativa. Un Consiglio regionale può dire che chi appartiene a una loggia massonica non è candidabile per un incarico in una società esterna o in un ente che risponde alla Regione, però nessuno sa se consigliere regionale appartiene a una loggia massonica, perché rimane nella segretezza delle sue condizioni personali. Tant'è che a conclusione della legge noi votammo un ordine del giorno che impegnava i colleghi consiglieri regionali a rendere nelle mani della presidente del Consiglio regionale — a quel tempo Silvana Amati — la dichiarazione circa l'eventuale appartenenza a logge massoniche dei colleghi consiglieri regionali.
E' chiaro che rimaneva un atto interno, segreto, che veniva depositato nelle mani del presidente del Consiglio regionale, che comunque aveva una sua validità, un suo valore, una sua rilevanza dal punto di vista etico, morale.
Personalmente ho reso questa dichiarazione, mi auguro che tutti i colleghi della precedente legislatura l'abbiano fatto, quindi siamo estranei a questo principio dell'appartenenza alle logge massoniche; ne siamo estranei perché abbiamo anche sostenuto la tesi che i consiglieri dovessero dichiararlo, ne siamo estranei culturalmente perché non ci appartiene come movimenti politici che sono confluiti all'interno del partito della Margherita, siamo contrari storicamente alle logge massoniche, oltre che statutariamente anche personalmente, tant'è che al dichiarazione resa l'abbiamo resa sul piano personale. Però, rispetto a quel momento non possiamo ignorare che ci sono dei passaggi, quelli propri dei tribunali internazionali. C'è un pronunciamento della Corte europea di Strasburgo che ha condannato lo Stato italiano ritenendo questa norma lesiva dei diritti dei cittadini. Se noi vogliamo essere un Consiglio regionale rispettoso delle regole, oltre che istituzionalmente corretto nei confronti dei cittadini marchigiani per il ruolo che qui esercitiamo di rappresentanza degli interessi generali dei cittadini, non possiamo non prendere atto di una decisione della Corte europea di Strasburgo.
Quello che oggi noi ci apprestiamo a dare è quindi un voto favorevole sulla legge, fermo restando la nostra contrarietà che abbiamo nel tempo manifestato e rispetto alla quale crediamo di non essere in nessun modo attaccabili, ma non possiamo che prendere
atto di una risoluzione che ci obbliga, perché diventa un impegno che ci viene richiesto da un tribunale internazionale.
Nel momento in cui ne prendiamo atto anche noi con un voto che oggi diamo, compiamo solo un atto dovuto rispetto al quale le nostre opinioni personali rimangono comunque immutate. Potrei anche, se vogliamo, dare noi un esempio di civiltà, prima ancora che chiederlo agli altri, attestare con una nostra dichiarazione da consegnare nelle mani del Presidente del Consiglio la nostra estraneità alle logge massoniche, se questo diventa l'elemento importante, essenziale e che possa culturalmente unificare anche l'azione, il voto e l'esplicitazione del pensiero dell'aula consiliare.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli articoli.
Articolo 1.
E' stato presentato un emendamento a firma Cecchini, che ha la parola per illustrarlo.

CRISTINA CECCHINI. Ho usato questa legge che non condivido assolutamente, per introdurre un ragionamento sul quale la Commissione Statuto ci porterà a riflettere più volte, cioè la presenza femminile nelle istituzioni, o meglio la scarsa presenza femminile nelle istituzioni. Vorrei fornirvi qualche dato per riportare la questione a come è attualmente in questa legislatura, con il concorso di tutti noi.
In questo momento abbiamo avuto 32 organismi o Commissioni dove abbiamo fatto le nomine: 18 sono di Giunta, due sono di competenza del Presidente della Giunta regionale e 12 di competenza del Consiglio regionale. Ho valutato il dato quantitativo, perché anche il dato quantitativo diventa di merito quando nega la presenza delle donne, e vi porto questi dati.
Negli organismi di nomina della Giunta regionale sono stati presentati 37 candidati, di cui 4 donne. In questi 18 organismi è stata nominata solo una donna; nei 12 organismi del Consiglio regionale sono stati presentati 43 candidati, di cui 5 donne e su questi 12 sono state elette solo 2 donne. Nelle nomine fatte dal Presidente sono stati presentati 7 candidati, di cui solo due donne e una donna è stata nominata. Il totale di questo insieme di nomine porta a 87 candidati, di cui 11 donne; su 32 organismi o commissioni, 4 donne nominate.
Qual è il punto che voglio introdurre con questo emendamento che porta a presentare, ogni volta, un candidato e una candidata? Quello di provocare, intanto, una prima discussione in quest'aula, che non sarà l'ultima perché quando faremo lo Statuto di questo dovremo parlare diffusamente. Inoltre, verificare il consenso delle forze politiche sulla presenza delle donne nelle istituzioni, presenza della quale al momento elettorale tutti diffusamente parlano e il risultato è quello che conosciamo: meno del 10% sono le donne nominate in questo Consiglio regionale fra gli eletti, meno del 10% nelle nomine di secondo grado, meno del 10% le nomine in Parlamento ecc. Una drammatica continuità anche in questo dato: si tratta di capire se ci sono le condizioni politiche, dentro i gruppi consiliari, per forzare questo risultato e cominciare oggi, nella discussione di una legge tremenda, porre un problema serio qual è quello della rappresentanza femminile dentro le istituzioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Il problema posto dall'emendamento è reale, perché sicuramente esiste una discriminazione di fatto nelle nomine regionali, così come più in generale nella vita politico-istituzionale della nostra regione, del nostro Paese nei confronti delle donne, tuttavia vi sono due ordini di perplessità da parte del gruppo di Rifondazione comunista. Il primo concerne il merito, nel senso che, probabilmente, non è attraverso questo meccanismo, cioè quello di presentare un numero uguale di candidati e candidate, che si riesce a garantire che poi vi sia un riequilibrio nei candidati effettivamente nominati. Il secondo riguarda il fatto che questo emendamento è ad una legge che ha lo scopo di eliminare il vincolo della non appartenenza alla massoneria. Se fosse introdotto questo emendamento all'interno dell'articolo incriminato della proposta di legge, cioè l'articolo che elimina la dichiarazione di non appartenenza alla massoneria, in ogni caso il nostro gruppo voterebbe contro l'articolo 1 della legge... (Interruzione). Se l'emendamento dovesse passare, verrebbe inserito all'interno dell'articolo 1 della legge, che è proprio quello che va ad eliminare la questione fondamentale che stiamo discutendo e a cui ci opponiamo.
Per queste ragioni annunciamo di non prendere parte al voto su questo emendamento e comunque di votare contro in qualunque caos, sia che passi l'emendamento sia che non passi, sull'art. 1 perché è proprio quello che riguarda la cancellazione del vincolo di non appartenenza alla massoneria.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Il problema posto dal consigliere Cecchini merita molta attenzione, ma riteniamo che inserirlo all'interno di questa discussione così delicata inquini una battaglia più complessiva per confermare i contenuti della legge del 1996, per cui voteremo contro questo emendamento, anzi colgo l'occasione per invitare il consigliere Cecchini a ritirare l'emendamento e fare una discussione più complessiva, una ricognizione generale rispetto ad una normativa più aggiornata per quanto riguarda le nomine di spettanza regionale. Il gruppo dei Comunisti italiani riconferma il voto contrario rispetto alla proposta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Vorrei interloquire con Procaccini e con Andrea Ricci. Sulla questione della rappresentanza di sesso nelle istituzioni, i precedenti Consigli regionali hanno sempre negato il voto, quindi se questa questione significa che Procaccini e Ricci, per i rispettivi gruppi sono d'accordo a presentare insieme, in Commissione, un testo organico che ponga questa questione, ritiro l'emendamento. Potremmo votarlo per parti separate, ma non voglio inficiare una discussione così importante come quella sulla massoneria con una questione altrettanto importante, quindi se c'è l'impegno dei gruppi, nei prossimi giorni sottoporrò una questione più organica che non è solo un emendamento ma che può diventare, assieme con le consigliere che ieri non ho potuto contattare per ragioni di tempo, una proposta più organica. Quindi ritiro l'emendamento.

CESARE PROCACCINI. Addirittura, nell'atto fondamentale della Regione Marche, il nuovo Statuto regionale, questa cosa andrebbe recepita e discussa.

PRESIDENTE. Anche l'altro emendamento del consigliere Cecchini viene ritirato, quindi pongo in votazione l'articolo 1.
Ha la parola il consigliere Amati.

SILVANA AMATI. Intendo votare l'articolo 1 e intendo votare la legge, però da questo punto di vista non voglio neanche che si facciano semplificazioni generiche e che non ritengo per niente giuste.
Ero Presidente del Consiglio, ho collaborato e costruito il percorso precedente, ho votato la legge che oggi viene qui corretta e condividevo lo spirito di quella legge, pur riconoscendone, già da allora, dei limiti rispetto a quello che è stato successivamente segnalato. Credo che il nostro voler stare in modo pieno in Europa determini l'accettazione di una piena applicazione dei tribunali internazionali: troppe volte, anche rispetto a situazioni diverse, che per esempio riguardano le questioni dell'Onu e quant'altro ci troviamo in difficoltà perché non c'è l'applicazione di alcuni principi che stanno nelle regole. Per la storia, anche istituzionale, che ho percorso, credo che una sentenza della Corte europea non possa non essere applicata, quindi ritengo che un'istituzione come il Consiglio regionale non possa porre problemi che non sono di natura istituzionale dietro un quadro che è invece di riferimento giuridico e istituzionale. Per questo voto l'articolo e voto la legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. L'altra volta, purtroppo, non ero presente in quanto ricoverato all'Inrca per un intervento alla safena. Oggi vedo delle assenze un po' strategiche, ma soprattutto parecchi prendono una scusante poiché si tratta di una norma a livello della Corte europea. Io ritengo che sia una cosa non giusta, non morale da parte di un Consiglio regionale che sia stata introdotta una clausola la quale recita "non appartenenza alle logge massoniche". Questo significa che era già un fatto prettamente negativo, perché sarebbe stato totalmente diverso se avesse detto che nell'ambito della dichiarazione i consiglieri dovevano dire a quali associazioni appartenevano, correlandole con i gruppi di società segrete. Cosa non vera, perché la massoneria di cui non sono né esponente né iscritto, non c'è alcun dubbio che sia segreta. Io non ho nemmeno presentato degli emendamenti che sono ad personam, non per vanto ma perché potrei non avere alcune capacità o potrei essere dirompente su alcune cose. Siccome il principio è non ad escludendum, e quali legislatori nell'ambito della Regione Marche dobbiamo averne conoscenza. Il fatto che sia scritto "non appartenenza alla massoneria" dimostra che è una negatività appartenere a un'organizzazione, pur non segreta perché i nominativi sono depositati presso qualsiasi questura. La cosa veramente assurda è che, tra l'altro, non è stato assolutamente accertato se ci sono state dichiarazioni di appartenenza o dichiarazioni concrete di non appartenenza e alla fine le nomine sono state fatte. Erano giochi particolari che mettevano condizioni di negatività o di dubbi sulle dichiarazioni che si volevano fare.
Questa disposizione che è stata impugnata dava un'immagine negativa d ciò che era l'istituzione stessa massonica. Non possiamo far credere che l'appartenenza alla massoneria sia appartenenza a un'associazione criminale o non conforme alla legge italiana, perché la legge italiana, esattamente disciplinata dagli articoli 36 e seguenti del codice civile, non soltanto è pienamente legittima e conforme all'ordinamento giuridico italiano, ma beneficia delle garanzie previste dagli articoli 2 e 18 della Costituzione italiana.
Per questo motivo, in piena coscienza ringrazio il mio capogruppo che mi ha dato la possibilità di esprimermi in piena libertà indipendentemente dall'appartenenza politica. In questo caso devo fare un appunto al capogruppo dei Ds che non è intervenuto, ed è la prima volta che su proposte di legge o problematiche così importanti il capogruppo di maggioranza relativa non è intervenuto.
Sono quindi a favore, proprio perché non sono per discriminare ma sono solo ed esclusivamente per cercare di potare a un livello di piena dignità tutti coloro che appartengono ad associazioni che on sono segrete, perché chi appartiene all'associazione segreta non fa nemmeno una dichiarazione di appartenenza alla stessa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Vorrei ricordare in che contesto fu approvata questa norma che vogliamo abrogare con l'art. 1. Il Consiglio regionale si era occupato del Cemim e da quella vicenda emergeva che il consiglio di amministrazione, il direttore dei lavori, i collaudatori, i progettisti, gli incaricati, i soggetti che dispensavano gli incarichi erano in quantità quasi totalitaria appartenenti alle logge massoniche. Mi chiedo se noi consiglieri ci siamo chiesti se, nel territorio, l'appartenenza alla massoneria fosse così maggioritaria da dare questo risultato, senza voler criminalizzare tutti coloro che avevano partecipato all'amministrazione dell'organismo avevano progettato le strutture dell'organismo, avevano collaudato le opere. In verità, di collaudo c'è stato ben poco, perché pochi soldi sono andati a buon fine. Oppure mi chiedo se avevano ricevuto o assegnato incarichi (e di questi ce ne sono stati tanti).
Si era creata una evidente situazione di rapporto tra controllore e controllato che passava attraverso l'appartenenza a questi organismi. Per questo si è voluto chiedere questa chiave di interpretazione, perché non rimanesse in mano ai pochi depositari degli elenchi che sappiamo essere circolati a seguito dell'inchiesta svolta dal tribunale di Napoli.
Chi si oppone a questo articolo, come il sottoscritto, difende la trasparenza, non ci sono alibi alla difesa della trasparenza, perché, ripeto, chi non ha nulla da nascondere non deve nascondere neanche l'appartenenza alla massoneria, tanto è vero che proprio nella nostra regione in quel periodo storico fu costituita una loggia che, per sua scelta, dichiarava la piena pubblicizzazione degli aderenti, perché la massoneria non ha bisogno di nascondere i propri elenchi. Non si capisce perché in questo momento qualsiasi cittadino debba nascondere la propria appartenenza alla massoneria. E' giusto che il cittadino rivendichi il diritto ad essere candidato e non essere discriminato, ma questa è altra cosa. Non c'è alibi alla trasparenza, non si può difendere questo articolo 1 e questa riforma appellandosi alle norme sul pari trattamento tra tutti i cittadini, alle norme internazionali. Questa è una grande confusione, un contrabbando di confusione che viene fatto in quest'aula e da coloro che oggi vogliono sostenere, con questi motivi, l'articolo 1. Ritengo più convincenti le argomentazioni di chi dice "io sono contrario, sono perché sia mantenuta la riservatezza". Per chi sceglie di aderire a una loggia che ha per sua scelta la riservatezza, è bene che questa riservatezza rimanga in tutte le fasi successive, anche nei passaggi all'interno della pubblica amministrazione. Questa è una posizione che non condivido ma che ritengo più coerente.
Quindi chi vota a favore di questo articolo non si presenti come paladino della lotta contro la discriminazione, perché nessuna discriminazione vuol essere fatta con la precedente legge e questa applicazione della sentenza della Corte europea sicuramente introduce una discriminazione tra chi dichiara fino in fondo tutte le sue appartenenze e chi ha la possibilità di non dichiararle.
Detto questo, voglio anche dire che come firmatario di una proposta di legge sulla trasparenza che in quest'aula non è arrivata e che riguarda gli incarichi, noi voteremo contrari a questi articoli e chiederemo l'iscrizione in aula di un'altra proposta di legge che giace nei cassetti di questo Consiglio regionale e che prevede l'istituzione di un albo unico regionale di tutti gli incarichi che vengono attribuiti dalla pubblica amministrazione a soggetti privati, individuali o collettivi, perché sul tema della trasparenza c'è molto da fare e credo che con questa proposta di legge noi segniamo un forte passo indietro. E' un brutto segnale che diamo ai cittadini e al resto del Paese.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Prendo la parola, perché non vorrei che gli atti di ciascuno fossero travisati e male interpretati. Ho presentato insieme a Moruzzi questa proposta di legge sulla trasparenza degli incarichi e rivendicheremo la possibilità di farla arrivare in quest'aula, perché riteniamo importantissima la trasparenza di tutti gli incarichi che la Regione controlla e di tutti gli incarichi che la Regione provvede ad attribuire.
Stante questa posizione comune mi vedo costretto a differenziarmi su questa ulteriore presa di posizione fatta da alcuni colleghi, perché ritengo di dover adottare un comportamento responsabile nei confronti di un pronunciamento della Corte europea. Quindi, pur avendo ogni velleità e ogni voglia di garantire la massima trasparenza in questa istituzione e dichiarandomi nettamente contrario a qualsiasi associazione segreta che voglia operare in questo nostro Paese, come del resto la Costituzione riconosce, in questo caso ho cercato di ragionare fino in fondo su questa problematica e con la fredda ragione e la fredda determinazione di fare il consigliere regionale in questo momento, dichiaro di votare a favore dell'art. 1, tuttavia chiedo che questo venga trascritto, perché non vorrei che altri votassero questo articolo con altre riserve mentali. La mia non c'è, è molto chiara e molto precisa e mi associo anche a quanto diceva il consigliere Pino Ricci, anzi auspicherei che ciascun consigliere rendesse questa dichiarazione di appartenenza o meno alla massoneria nelle mani del Presidente del Consiglio regionale, anche per aggiungere ulteriore trasparenza. (Interruzione del consigliere Gasperi). Lo sto dichiarando senza problemi: non faccio parte di nessuna loggia massonica e non ho nessuna intenzione di farne parte, quindi non ci sono problemi.
Mi associo, lo ripeto, alla proposta di Giuseppe Ricci, per aggiungere ulteriore chiarezza e per togliere ogni ambiguità dalla mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Questo voto si può prestare a mille interpretazioni. Per quanto mi riguarda si tratta di dare corso ad una sentenza della Corte europea che come Consiglio regionale non mi sento in nessun modo di poter travalicare e non mi sento, proprio nell'esercizio della funzione di consigliere regionale, di non tener conto di una sentenza in base alla quale è stata fatta la proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. A questo punto la dichiarazione sull'articolo 1 diventa la dichiarazione sull'intera legge, quindi, come consequenzialità al mio intervento di illustrazione della proposta, annuncio che l'atteggiamento del gruppo sarà di assoluta libertà, quindi ci sarà chi voterà a favore e chi contro. Per quanto riguarda la mia personale posizione, proprio in conseguenza del fatto che sono capogruppo e segretario regionale del partito e il mio pronunciamento di voto sarebbe impegnativo per tutto il gruppo, mi asterrò.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Illustri colleghi, ascolto il suggerimento del nostro " ex sindacalista e uomo politico in carriera" che dice "mi piacerebbe ascoltare il Grande Oriente d'Italia". Non capisco a che cosa lui alluda, ma siccome io sono una persona diretta, estremamente chiara e quindi si capisce sempre quello che dico, anche se condito con ironia, come mi rimprovera il Presidente del Consiglio prof. Minardi, questo sminuisce, a volte, la mia figura, ma io non l'ho messo mai in discussione e non rinuncerò mai alla mia ironia, perché ritengo che l'ironia, quando si parla di cose serie sdrammatizzi ma renda onore alla verità. Questo era un chiarimento che dovevo a lei, Presidente.
Oggi si parla di massoneria. Venendo verso Ancona credevo che fosse la presentazione del "Club delle massaie", poi mi hanno detto "è una legge importante" e mi hanno chiamato perché dovevo votare. In questo Consiglio dove purtroppo sta scadendo il livello della qualità politica — quindi nessuno si chiami fuori — faccio un riferimento pesantissimo. Noi ci scandalizziamo dei massoni — il significato dovrebbe essere "liberi muratori" — e per me, uomo che viene da una cultura tecnica — architetto — abituato a ragionare in termini architettonici, di compassi e di squadre... (Interruzione). Vedo che questo argomento lo conosce molto bene nel linguaggio e nelle espressioni l'avv. Castelli che frequenta Ascoli Piceno, città di molte logge: piazza del Popolo, un po' più in là, un po' più in qua... Se il dibattito è diretto, Castelli, stiamo attenti, perché io so parlare e so dare del voi e del lei. (Interruzione del consigliere Ciccioli). Ognuno frequenta quello che gli pare: le tue frequentazioni non sono sempre le migliori, e sei il re delle trasversalità, quindi della consorterie, Ciccioli. Ognuno al posto suo e libertà d'intervento.
Io non debbo né pronunciarmi a favore né contro la massoneria. Qui ci si meraviglia degli albi per la finalizzazione degli incarichi, quindi parlo di lottizzazione. Che ruolo hanno i partiti quando si distribuiscono o attribuiscono incarichi? Agli amici della sinistra Ricci, Cecchini, al mio "rettore dell'università della pace" e all'amico Amagliani che vedo molto attenti e puntuali su questo dico "signori miei, siamo in un Consiglio regionale. Sulla legge per la trasparenza c'è di tutto e c'è di più: vengano pubblicati questi elenchi della massoneria". Se vi sono iscritti a qualcosa di particolare, le prefetture lo dovrebbero sapere. Una nota informativa all'ufficio legislativo: se di correttezza si parla, se di chiarezza si parla, se si vuole chiarezza e correttezza, la nostra appartenenza a dieci regole assolute e non relative ci dovrebbe portare, anche con i "cattolici ad intermittenza", che dimenticano la loro appartenenza, a delle dichiarazioni chiare. Gli elenchi esistono, vengano pubblicati, venga fatta chiarezza nel Consiglio regionale.
Mi meraviglia che la Commissione vari un testo di legge che riunifica quattro proposte — questa è una denuncia e chiedo un intervento — e si modifichi una parola per cambiare un articolo della legge n. 9 del giugno 2002 sulla cultura della pace. Questa cosa come la chiamate? Chi era il mandante? Chi era il killer?
Signori miei, volete voi parlare di massoneria? Ma non ci prendiamo in giro e non prendiamo in giro chi è fuori e ci guarda. Se è una cosa illegittima, illegale, incostituzionale, vengano fuori i nomi e vengano perseguiti; se è una cosa legittima, costituzionale e legale chiudiamo questo siparietto di questa squallida politica e andiamo avanti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cesaroni.

ENRICO CESARONI. Innanzitutto con molta soddisfazione vedo che in questo Consiglio viene modificata una legge che già dal 1996 doveva essere modificata, perché qui ci sono pochi che hanno votato contro questa legge, solo il sottoscritto, e non mi vergogno. Non sono uno che si nasconde dietro la sentenza della Corte europea: io ho votato contro la legge perché già dal 1996 mi sembrava anticostituzionale e discriminatoria nei confronti dei cittadini, perché appartenere ad associazioni di massoneria non era un reato. Io avevo fatto una battaglia e, in quel contesto, soltanto in due abbiamo votato contro la legge, io e il consigliere Bonita Cleri. Dopo la sentenza della Corte costituzionale ho presentato la proposta di legge n. 102. Io l'ho presentata a gennaio, ma siccome le proposte di legge che presentano in questo Consiglio le minoranze non contano niente, occorre aspettare sei mesi affinché la Giunta si organizzi per presentare la stessa proposta di legge e per mandare avanti quella. Così funziona il Consiglio regionale, quindi il contributo delle minoranze e dei singoli consiglieri non conta niente in questo Consiglio e dobbiamo sempre aspettare 6-7 mesi. In questo caso hanno aspettato altri sei mesi quei cittadini che oggi voi cercate di difendere votando questa legge.
Non condivido l'intervento del consigliere Moruzzi. Ricordo le dichiarazioni fatte il 5 agosto 1996, Moruzzi. Mi dispiace di non vedere il presidente del gruppo Ds che a bocca aperta ha parlato mezz'ora su questo. Perché non è qui a fare una dichiarazione su come votano i Ds su questa proposta di legge? Vi posso portare la trascrizione di quello che avete detto il 5 agosto 1996 per confrontarlo con quello che dite oggi. Vi conviene stare zitti, perché avevate torto quella volta, avete danneggiato dei cittadini per ben sei anni, avete criminalizzato gente che non c'entrava niente. Questa è la vostra politica, la vostra logica di sinistra.

PIETRO D'ANGELO. Nell'interesse della collettività. Amici tuoi! E' chiaro?

ENRICO CESARONI. Questo è offensivo D'Angelo, perché eventualmente sono più amici tuoi. Oggi voglio vedere come voti e se vai contro una proposta della Giunta regionale. Io ho avuto il coraggio nel 1996 di votare contro questa legge e oggi sono il primo ad essere favorevole, a testa alta, cosa che forse non potrai fare tu. Oppure uscirai dall'aula.

PIETRO D'ANGELO. Ho chiesto la votazione per appello nominale, Cesaroni: tu non sei molto attento.

ENRICO CESARONI. Comunque non accetto le critiche fatte da Moruzzi quando dice che all'interno del Cemim c'era tutta gente iscritta alla massoneria, perché io non avevo amici prima né li ho adesso, all'interno dell'interporto; qualche altro li aveva prima e li ha adesso all'interno dell'interporto. Sui procedimenti penali di certa gente non voglio entrare, ma l'interporto non si deve insabbiare dicendo che c'era tutta gente della massoneria. Se uno è iscritto alla massoneria, per me è cittadino come altri, a meno che non abbia compiuto reati. Non si può dire che nell'interporto c'era la maggioranza di cittadini della Vallesina, perché è offensivo per tutta la Vallesina, non l'accetto caro Moruzzi, perché io vengo da quel territorio. Ero contro la legge e difendo chi è iscritto alla massoneria, a meno che abbia commesso reati penalmente giudicati da altra parte. Per me sono tutti uguali e hanno tutti la stessa possibilità.
Sono soddisfatto che il presidente del gruppo Ds sia entrato in aula e gli chiedo di fare l'intervento, perché ricordo bene quello che ha fatto il 5 agosto 1996.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la prosecuzione della seduta.

(Il Consiglio approva)

Ha la parola, per fatto personale, il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Ho chiesto la parola perché a seguito del precedente intervento del consigliere Trenta — non ho capito, per colpa mia, quel che significava il suo riferimento alla mia persona — ritengo opportuno, necessario, anche per aderire all'invito fatto dal consigliere Ascoli, non solo dichiarare che non appartengo a nessuna loggia né aspiro a farlo, ma che ho una fedina penale perfettamente intonsa, non ho assolutamente alcuna appartenenza che possa in qualche modo confliggere non solo con le leggi ma anche e soprattutto con la morale e con il buon senso.
Detto questo telegraficamente perché credo che la cosa non meriti ulteriori commenti, aggiungo che personalmente voterò in modo contrario alla proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Sento il dovere di intervenire su questo argomento, perché appartengo al Consiglio regionale ma appartengo, anche se con tutti i miei limiti e i miei difetti, alla Chiesa cattolica. Quindi una valutazione di merito e di metodo.
Dal punto di vista giuridico è difficile che un'aula possa dire "non recepisco una risoluzione della Corte europea"; dall'altra parte, a titolo personale sicuramente non posso non ripensare a certi fatti del passato. Parlavo prima con il mio amico Marco Luchetti con il quale abbiamo in comune un certo pensiero, una certa cultura e dicevo "a noi sono state presentate nel passato, anche sui famosi libri di storia, certe figure che poi non erano così nella realtà" e non possiamo non riconoscere che la stessa unità d'Italia è stata costruita dalla massoneria contro lo Stato Pontificio. Non posso non riconoscere che ci sono stati e ci sono tuttora contrasti profondi dal punto di vista dell'etica, del pensare.
Per questi due motivi — un aspetto giuridico che come consigliere regionale avrei difficoltà, razionalmente, a disconoscere, come hanno detto altri colleghi, e un aspetto di coscienza — non me ne vogliate ma non parteciperò a questa votazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Il dibattito odierno ricalca un po', nel metodo, quello che c'è stato la settimana scorsa sui libri di testo, cioè pesa ancora su questo Consiglio, sui singoli consiglieri e sui partiti un certo clima degli anni '80 e '90 e benché abbiamo fatto la svolta del terzo millennio, sento ancora forti questi condizionamenti: i clichés, gli schemi, gli standard seguiti allora non sono cambiati.
Faccio una parentesi: comprendo pienamente le posizioni di alcuni amici, sia di Alleanza nazionale sia della sinistra (Rifondazione, Comunisti italiani e verdi), dico soltanto che i tempi sono molto cambiati: oggi possiamo affrontare questo argomento in termini diversi, non perché è cambiata la massoneria o perché è cambiato il contesto, ma perché è ben chiaro che l'appello che D'Angelo lanciava, cioè che è qui dentro, chi rappresenterà la Regione in certi enti non deve rispondere a "fratelli", a "muratori", a "logge" e a grembiuli vari ma al bene della collettività, deve essere raccolto, però il problema, collega D'Angelo — ripeto, capisco pienamente la tua impostazione ma non la condivido fino in fondo — è che non c'è chi ritiene di non essere condizionato da partiti, da correnti, da ragioni di elettorato, che non sono sicuramente più leggere o superficiali rispetto a condizionamenti che potrebbe avere ognuno di noi se fosse aderente ad una loggia. Parliamoci chiaro: quante volte abbiamo fatto polemiche su certi tipi di incarico? Da che cosa sono condizionati? Non si chiamano logge, si chiamano in altro modo ma sono uguali alle logge.
Io ho un'impostazione ideologica identica a quella illustrata dal collega Viventi: rimane aperto il dibattito tra il mondo cattolico e le posizioni della massoneria su certi argomenti dell'etica, ma credo che in questo Paese ci sia stato sempre un grande sviluppo tutte le volte che il mondo cattolico e il mondo laico, spesso anche quello anticlericale, hanno raggiunto delle sintesi sullo sviluppo sociale ed economico che hanno portato avanti questo Paese.
E' chiaro che c'è un mondo laico che fa riferimento anche a principi massonici, ma se si conosce la dottrina liberale, repubblicana e socialista fa parte del loro patrimonio anche la tradizione massonica. Certamente non è la mia, io mi pongo come un cattolico militante in politica, che su questa vicenda esprime una grande tolleranza, a patto che non ci siano deviazioni. Ma le deviazioni le può fare anche l'associazione per la "sagra della salsiccia" e ci siamo capiti che cosa significa.
Quindi per un motivo giuridico ma anche per questo motivo di tolleranza, voterò sia gli articoli che la legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Dichiaro il voto contrario per varie ragioni di carattere giuridico, personale e politico.
Quelle di carattere giuridico: non ritengo che esista alcun automatismo, quindi nessun obbligo di adeguarci, così come, con una certa fretta stiamo facendo, alla sentenza della Corte di giustizia europea. Ritengo anzi che sarebbe opportuno, qualora questo Consiglio respinga, come mi auguro, questa cosa, aprire, come previsto dalla legge, una sorta di fase interlocutoria con la Corte stessa che ci darà termine per formulare le nostre memorie, le nostre eccezioni, che potrà anche, alla fine, non ritenerle opportune e condivisibili e condannarci ad una sanzione pecuniaria, però una persona, per le proprie idee può anche andare incontro ad una sanzione pecuniaria, non credo che finisca il mondo.
Quelle di carattere personale e di partito: non ricordo quanto già detto da Ciccioli, ma l'art. 2 dello statuto di Alleanza nazionale prevede una precisa incompatibilità discussa, ridiscussa a Fiuggi, confermata successivamente negli ulteriori congressi di An, quindi credo che non ci siano veramente margini di manovra.
Quelle di carattere etico: da cattolica non ritengo che il dibattito sia aperto sulla non cumulabilità delle due cose (appartenenza alla massoneria e al mondo cattolico), ritengo invece che con la dichiarazione della Congregazione della dottrina della chiesa del novembre 1983 la cosa sia stata definita, dichiarata chiusa, quindi incompatibili le due vesti, però è vero, la Chiesa ha aperto con la massoneria un dialogo, perché con tutti si deve e si può parlare.
Da ultimo condivido la preoccupazione di chi dice che queste nomine potrebbero finire per privilegiare persone che poi non rispondono alla collettività. Tutto è affidato al buon senso personale e al senso del dovere con cui si esplica il mandato, però è vero che il forte carattere di corporazione di queste logge mi induce ad avere dei sospetti anche in tal senso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Ribadisco la posizione dei Verdi di voto nettamente contrario a questo provvedimento. Riteniamo — e lo diremo sempre ad alta voce — che un amministratore pubblico o colui che in qualche modo si deve muovere in funzione degli interessi della collettività, non debba rispondere a circoli ristretti. Poche ipocrisie — non so dov'è finito il collega Cesaroni — perché tutti sappiamo dell'influenza nefasta della massoneria nella pubblica amministrazione. Nella pubblica amministrazione ci si muove nell'interesse della collettività e non di alcuni "fratelli" che cercano di aiutarsi tra di loro, che è giusto, ma nell'amministrazione pubblica io preferisco persone che rispondono all'intera collettività.
Quindi ribadiamo questo voto contrario, riteniamo che alcuni interventi che abbiamo ascoltato sono alibi. La Corte europea... Perché, se siete d'accordo sull'annunciare l'appartenenza alla massoneria, non avete chiesto un emendamento dove non si dica "non appartenenza" ma "dichiarazione di appartenenza"? In modo da mettere i consiglieri regionali nella condizione di poter esprimere un voto tranquillo, conscio. Avrei preferito da alcuni colleghi, più un emendamento di questo genere, di sola eventuale appartenenza alla massoneria: allora sì che si sarebbe andati nella direzione della Corte europea. Bisogna vedere il perché in questo caso si è trovata questa urgenza.
Carissimo collega Cesaroni, io non ho problemi con la Giunta, voterò contro e ho chiesto la votazione per appello nominale. Aggiungo che non capisco, rispetto a una legge presentata il 24 giugno, l'urgenza di discuterla immediatamente in aula. Chiederò a quest'aula l'iscrizione di una legge sulla valutazione d'impatto ambientale, con tanto di direttive europee che danno mandato alle Regioni di legiferare in tal senso. La Regione Marche è l'ultima d'Italia che ancora non ha ottemperato a questo mandato europeo. Nessuno si è scandalizzato, carissimo Gasperi.

GILBERTO GASPERI. C'è di mezzo il Wwf, che prende i soldi dal Governo!

PIETRO D'ANGELO. Non condividiamo l'urgenza, non condividiamo i contenuti. Noi verdi siamo spiriti liberi e capaci di usare la propria testa, che non risponde alle logge massoniche o ad altri raggruppamenti.
Ribadiamo il voto contrario e annunciamo che prossimamente chiederemo l'iscrizione in aula della legge sulla valutazione d'impatto ambientale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Le motivazioni giuridiche date in riferimento alla presunta obbligatorietà di questo atto, non hanno in realtà fondamento. La sentenza della Corte europea è nei confronti dello Stato italiano che, eventualmente, può essere condannato, come diceva la collega Romagnoli, ad una sanzione pecuniaria peri l mancato rispetto di questa norma. Non mi risulta che lo Stato italiano abbia indirizzato alla Regione Marche alcun invito alla modifica di questa norma. Sarebbe stato invece lo Stato italiano, essendo questa istituzione ad essere oggetto della sentenza della Corte europea, ad attivarsi in tal senso. Così non è stato, quindi questa proposta di legge è un atto libero di questo Consiglio regionale, svincolato da qualsiasi obbligo giuridico. Qualora lo Stato ci avesse rivolto un invito, noi avremmo potuto o dovuto rispondere allo Stato italiano e avremmo anche potuto rispondere che noi, per mantenere i principi ispiratori della precedente legge regionale, eravamo disposti anche ad una sanzione pecuniaria per mantenere questa proposta di legge.
Quindi siamo di fronte ad un atto assolutamente non obbligato da parte del Consiglio regionale sovrano in questa materia. Auspico in futuro, sin dalla prossima seduta del Consiglio regionale, che questa Regione si adegui a molte altre direttive comunitarie o sentenze europee su altre materie, probabilmente di gran lunga più importanti di questa. Invito anzi l'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale e la Giunta regionale a fornire ai consiglieri regionali un elenco delle materie inserite all'interno della normativa regionale che non ottemperano attualmente ai dettami dell'Unione europea: ci accorgeremmo che questo elenco è molto lungo e riguarda materie fondamentali. Basti pensare alla legislazione ambientale e a quante norme, a cominciare dalla valutazione d'impatto ambientale, con proposte di legge che giacciono da anni in questo Consiglio regionale, che mia hanno trovato riscontro in quest'aula.
La seconda questione che stupisce in questo contesto, riguarda l'assoluta rapidità dell'iter di questa proposta di legge. Non è un segreto per nessuno che al di là della limitatezza concreta questa proposta di legge assume un valore politico significativo. Per chi in passato è stato presente in questo Consiglio regionale quando venne approvata questa legge, questa osservazione sul significato politico della proposta di legge in discussione è del tutto ovvia, ma altrettanto ovvia è per chi abbia la capacità di intendere il vero senso di questa proposta di legge.
La terza considerazione che vorrei fare, è che i paragoni che ho sentito nel dibattito tra i condizionamenti di tipo massonico e i condizionamenti politici effettuati dai partiti sono vergognosi. Noi sediamo in questo Consiglio regionale perché eletti e rappresentanti di partiti politici che hanno un ruolo riconosciuto nella Costituzione della Repubblica, quindi il paragone che ho sentito dal collega Massi e da altri sul fatto che non c'è alcuna differenza tra l'essere iscritto ad un partito politico e l'essere iscritto ad una loggia massonica lo ritengo un'offesa alla democrazia italiana fondata sulla Costituzione della Repubblica.
Aggiungo, ribadendo quello che ho detto nell'introduzione, che la normativa attuale prevede una discriminazione ben più pesante nei confronti di chi appartiene, avendone ruoli di direzione, a partiti e sindacati, per cui è addirittura incompatibile l'incarico di amministratore di società regionali per chi ha ruoli di direzione politica addirittura a livello provinciale. Tutti noi conosciamo i partiti presenti in questo Consiglio regionale, tutti noi sappiamo che un cittadino che svolge una funzione, un ruolo di direzione a livello provinciale di un partito non è sicuramente più condizionato da interessi di parte di un associato a una loggia massonica riservata, se non segreta.
Quindi ritengo che questo articolo vada bocciato e in ogni caso avrei ritenuto opportuno che la maggioranza di questo Consiglio regionale avesse potuto valutare politicamente la questione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Signor Presidente, colleghi, non intendevo intervenire, però stimolato dagli interventi dei colleghi lo faccio brevemente.
Innanzitutto, la legge che approvammo allora fu poi modificata con un emendamento di Rifondazione comunista in prima Commissione, per cui è poi nato il problema di questa associazione. Fu votata in aula, ci fu la votazione per appello nominale e vi fu quindi chi votò a favore e chi contro. Una cosa è la legge, altra cosa l'argomento di cui segnatamente stiamo parlando ora.
Intervengo per fare alcune brevi riflessioni su quello che ho sentito. Innanzitutto la libertà è un fatto che implica non la dichiarazione "io sono un uomo libero, tu non lo sei" ma essere liberi è un fatto interiore e penso che rispetto alla libertà di tutti sia un fatto importante, che vada sostanziato con i comportamenti. Vedo invece che in certi casi si parla tanto di libertà ma si tralascia la libertà quando c'è da rispettare quella di altre persone.
Quello che viene detto di associazioni, condizionamento delle burocrazia, che i partiti sono liberi e non sono condizionati attiene ad una grossa ipocrisia: tutte le associazioni, tutti i partiti — a volte anche per disciplina di partito si vota — esercitano un condizionamento non solo ideologico ma pragmatico e certe posizioni vi sono da parte di tutti noi che dobbiamo trovare un momento di sintesi anche nei gruppi e votare in un determinato modo.
Quello che mi ha fatto riflettere è l'affermazione di qualche cattolico. Io sono cattolico ma ho un senso laico dello Stato, il mio cattolicesimo lo tengo fuori di quest'aula. Quando noi serviamo lo Stato e diventiamo consiglieri comunali, consiglieri provinciali, consiglieri regionali, deputati o senatori al Parlamento della Repubblica dobbiamo servire lo Stato, al di là del fatto se siamo cattolici. Non ho mai capito il problema dei cattolici in politica. Cosa significa essere cattolici in politica? Cosa significa affermare "per una questione di coscienza"? La coscienza viene dal profondo del proprio animo, detta come comportarsi, ma la questione del cattolicesimo va tenuta fuori, perché c'è anche il rispetto dello Stato italiano e del nostro incarico al servizio dello Stato e dei cittadini, al di là del nostro essere cattolici. Da quello che ho sentito oggi rimettere il "non expedit" e spedirei fuori della politica i cattolici che si mettono la tonaca anche in aula, cosa non legittima perché non sono religiosi.
Mentre ho sentito dei cattolici che hanno parlato in modo serio e liberale, dicendo "sono cattolico ma sto qui a servire lo Stato, per cui do un voto di libertà". La libertà non è solo quella che fa comodo a noi, ma è quella che va rispettata ed è un bene di tutti.
E allora che dire delle congreghe, delle conventicole, delle mafie, delle bande che esistono in tutti i Paesi di questo mondo, quindi anche in Italia, a livello periferico e centrale e che si macchiano di gravi crimini? Come si fa a criminalizzare associazioni di qualsiasi tipo, che magari non conoscete, di cui non conoscete né la storia né l'attuale?
Guardiamo la sostanza dei problemi. Siamo contro l'immoralità, siamo contro le persone che non hanno un'etica pubblica, siamo contro queste bande che si costituiscono e sono veramente segrete, agiscono di fatto: nei piani regolatori, nelle porcherie, quando si parla di immondizia, di business. Non siamo ipocriti, parliamo di questi argomenti che sono veramente in difesa dell'etica pubblica che è un fatto determinante e importante nella politica e non la criminalizzazione della libertà degli altri, negando la libertà degli altri e difendendo solo la propria.
Questa era la riflessione che volevo fare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. La mia dichiarazione sarà sull'intera legge, anche se forse era opportuno esaminare gli articoli nel dettaglio, perché certamente l'atto ha una sua delicatezza e travalica gli schieramenti. Chi ne volesse la prova, basta guardare la copertina dove si evince che il relatore di maggioranza ha espresso voto non favorevole alla proposta che pure la Giunta condivide, mentre il relatore di minoranza esprimerà un voto favorevole. Questo è un dato che politicamente dimostra che questo problema travalica gli schieramenti e che investe le coscienze dei consiglieri.
Ringrazio il consigliere Andrea Ricci che mi ha risparmiato qualche secondo di intervento per avere chiarito che assolutamente il nostro voto in questa sede è libero e non condizionato da nessun inesistente e pretestuosamente dedotto onere di adeguarsi ad una prescrizione della Corte di giustizia europea. Ma ci mancherebbe altro che un'Assemblea legislativa fosse una cinghia di trasmissione di volontà prese altrove, non si è mai sentito. Tra l'altro esiste la possibilità, per lo Stato italiano, di prospettare una non compatibilità della normativa con l'ordinamento. In Italia c'è una Corte delle leggi che può rimuovere i provvedimenti non compatibili con i principi dell'ordinamento; se ciò non è stato fatto la legge ancora esiste ed esisterà salvo libero voto di questo Consiglio e dei colleghi consiglieri che riterranno opportuno rimuovere il divieto che a me, con rispetto per la Corte di giustizia europea sembra giusto, di cui alla legge 34/96, mettendo la strana cosa che questo atto potrebbe essere in procinto di introdurre. Dico "strana cosa" perché da una lettura sommaria e superficiale della legge potrebbe sembrare che lo spirito dell'art. 1 sia condivisibile, ma gli articoli 2 e 3 potrebbero introdurre dei principi di divieto in qualche misura di garanzia.
Preciso una questione rispondendo al collega e amico Cesaroni. per carità, nessuno si sogna di dire che l'appartenenza alla massoneria è penalmente vietata o illecita, non è neanche nostra competenza. Non è illegale. Esiste, a opinione dei colleghi della legislatura precedente che votarono questo testo, e modestissima di chi parla, la convinzione di merito, di opportunità che il pubblico impiegato abbia un unico dovere di fedeltà nei confronti dell'ente di riferimento. Altri sistemi politici prescrivevano che il pubblico ufficiale potesse possedere solo la casa di abitazione e il titolo di debito pubblico, neanche l'ettaro di orto coltivato a cavolfiore. La maggioranza di questo Consiglio regionale, che è minoranza nel Paese, pone un grosso problema di conflitto di interessi, poi inciampa su una questione così?
Ha fatto bene il collega Massi a dire che certo l'appartenenza alla massoneria è un condizionamento, ma non è l'unico. Credo che abbia ragione. Poi non sto a pesare se quello del partito a volte è maggiore, a volte è minore; dico solo che, di fronte a un condizionamento non opportuno per il pubblico impiegato, andare a dire "ce ne sono altri che non posso reprimere" sarebbe come il magistrato che, preso atto dell'impossibilità di sradicare il crimine in quanto tale, dice "questo poveretto che ho di fronte non lo condanno perché tanti altri non li posso perseguire". Ovviamente no. Esiste un divieto, lo condivido, voto contro la legge, concludendo con una parola che vorrei qualcuno mi spiegasse. All'art. 2 si dice che è ineleggibile che ha un'appartenenza a un'associazione segreta passata in giudicato. Il Consiglio dovrebbe rispondere, perché è assurdo votare atti privi di coerenza interna. Esiste il reato di associazione a delinquere, quello di associazione di stampo mafioso. L'associazione segreta in Italia è vietata, è illegittima e viene sciolta, ma lo scioglimento dell'associazione comporta appunto questa conseguenza. Non c'è un procedimento penale che passa in giudicato di appartenenza ad associazione vietata. Per fare un esempio: se uno ruba può essere conclamato ladro con sentenza passata in giudicato, perché il 625 del codice penale vieta appunto il furto; se uno è cretino, che è una disgrazia per certi versi pari a quella di essere ladro, non avrà mai una sentenza che passa in giudicato che dice "questo è un cretino". Se voi volete licenziare una legge in cui dite che è ineleggibile chi ha un'appartenenza a un'associazione segreta passata in giudicato, debbo rilevare che, siccome non esiste in quanto tale il reato di appartenenza ad associazione segreta — esiste solo il reato di appartenenza ad associazione mafiosa, ad associazione sovversiva, ad associazione a delinquere — è assurdo dire che si possa intervenire di fronte al passaggio in giudicato di un qualcosa che non essendo previsto da alcuna legge come reato, in giudicato può passare. All'articolo 3 fate la sospensione nel caso in cui si espongano a giudizio dei soggetti di cui al comma 2 dell'art. 8 per i reati ivi previsti: siccome sta al mondo per imparare, mi sono posto il problema di andare a vedere il testo della legge e l'art. 8, comma 2 non prevede assolutamente nessun reato. Quindi vi chiedo: come fate a votare un testo in cui prevedete la sospensione per chi è rinviato a giudizio per un reato inesistente facendo riferimento a una norma che di reato non ne prevede alcuno? Mi sembra che lo scrupolo di andare, non dico di assentire al desiderio della Corte di giustizia europea ma di assentire a qualcosa, sia talmente frettoloso che fa licenziare un testo incoerente e privo di senso, quindi in tutta tranquillità e senza dire "non sono appartenente..." perché credo che non importi ad alcuno — il problema non è "se noi siamo" ma come legiferiamo — voterò contro questa legge di soppressione di un divieto prudente e giusto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Stiamo parlando di una materia molto delicata, sulla quale è intervenuta anche una sentenza della Corte europea, per cui le argomentazioni dei colleghi che nella veste di consiglieri regionali ritengono di aderire, di avvalorare, di prendere atto di una sentenza della Corte europea mi sembra un argomento che sgombri il campo da mille insinuazioni, mille commenti che verranno fatti, quanto di più strumentale si possa fare. Nello stesso tempo si sono manifestate delle perplessità circa i tempi, i modi e l'applicazione di questa riproposizione della legge, che presuppone una lettura anche più attenta rispetto alla sentenza della Corte. Non ci sono state riunioni di maggioranza nelle quali si è approfondita questa problematica, per cui non so se vi sono ulteriori riflessioni in una materia così delicata per sgombrare il campo rispetto a interpretazioni strumentali. Non ho difficoltà a dire che sono contrario alla riproposizione, se non fossimo costretti da un organo supremo, in coerenza con quanto abbiamo votato. Rispetto a una materia così delicata, rispetto anche al fatto che oggi non sono presenti né il Presidente né il Vicepresidente della Giunta, vorrei sentire delle opinioni rispetto a tante posizioni diversificate — parlo in questo caso ai colleghi di maggioranza — quindi chiedo una sospensione di 10 minuti, perché questa urgenza io non l'ho votata, per ragionare rispetto alle tante posizioni articolate che qui sono state espresse, in modo da definire una posizione della maggioranza che deve approvare o chiedere altro alla Giunta regionale che ha proposto questo atto.

PRESIDENTE. Direi di accogliere la richiesta, dopo l'ultimo intervento per dichiarazione di voto del consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. La mia dichiarazione sarà brevissima, perché già i colleghi Romagnoli, Castelli e Novelli hanno sceverato i motivi per i quali voterò anch'io contro questa proposta di legge. La legge 34 è fatta male, la modifica è sicuramente un tentativo raffazzonato di metterla in piedi, ma è un tentativo maldestro. Questo salta agli occhi di tutti. Non entro di nuovo nel merito, voterò contro il testo proposto.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,00,
riprende alle 14,25

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Ascoltato il dibattito e verificato che ci sono parecchi emendamenti presentati, la Giunta chiede il rinvio in Commissione della legge per una ulteriore verifica degli emendamenti e dell'articolato.

PRESIDENTE. Possono parlare un consigliere a favore e uno contro. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Diamo atto all'assessore, che rappresenta se stesso e un altro assessore, di aver parlato a nome e per conto della Giunta. Potevate evitarci questa farsa, trovare un'altra soluzione, un'altra formula. Non siete in grado di legiferare, siete deboli rispetto a una proposta che era un atto dovuto e liberale, dimostrate tutti i vostri limiti anche sotto l'aspetto della democrazia e dell'ipocrisia. Siete ipocriti politicamente, perché sarebbe stato più opportuno che chi ha chiesto la sospensione si fosse assunto anche la responsabilità di motivare e chiedere il rinvio, perché abbiamo fatto un dibattito di circa due ore. Correttezza avrebbe voluto, e vuole, che tra persone civili e corrette ci si fosse detti per lo meno come stanno le cose.
Prendiamo atto — e siamo contrari a questo rinvio — della vostra debolezza, però di fronte all'ipocrisia non possiamo che fare questa denuncia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. La richiesta di rinvio deve essere accolta ed è un atto di grande responsabilità, perché è una delle poche volte in cui il dibattito — un dibattito vero — ha influito nella decisione che la Giunta ha preso. Non so il perché dell'astio nell'intervento del collega Brini e a chi si riferiva — forse alla maggioranza, ma anche alla metà della minoranza, perché ci sono state posizioni diversificate — ma non penso che vi sia stata ipocrisia. C'è stato un dibattito approfondito e vero. Poi vi sono anche problemi di natura politica che debbono vedere, nell'approfondimento dell'articolato, la possibilità di una condivisione più ampia.
Per questi motivi ritengo che debba essere votato il rinvio. Il Consiglio regionale oggi ha dato prova di un dibattito serio, che potrà influire positivamente sulla scelta finale, pertanto nessuno di noi ha recitato una parte predefinita, cosa che invece caratterizza, molte volte, quando vi sono posizioni chiare e condivise, il dibattito di quest'aula,, quindi un dibattito che si allunga ma che non incide sulla scelta finale. Oggi è avvenuto il contrario e mi sembra giusto sottolinearlo rispetto a una dichiarazione che denota una animosità nei confronti di questo rinvio, che non avrebbe ragione di esistere se fosse sgombra e libera da ogni altra considerazione che evidentemente ci sarà, visto il tenore dell'intervento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 14,30