Resoconto seduta n. 105 del 09/10/2002
La seduta riprende alle 16,40



Proposte di legge (Seguito della discussione generale ed esame degli articoli):
«Istituzione del garante per l’infanzia e l’adolescenza” Giunta (124)
«Norme a tutela dell’infanzia e dell’adolescenza» Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta (38)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione delle proposte di legge nn. 124 e 38.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Quello di oggi è un passaggio insolito per il Consiglio regionale, perché per la prima volta una proposta di legge avanzata dal gruppo di Forza Italia arriva in Consiglio regionale e, mi auguro, sarà votata dalla maggioranza dei consiglieri. Dico questo non tanto per esternare una soddisfazione legittima, ma perché credo che questo fatto rappresenti un esempio indiscutibile che quando si riesce ad uscire dalla logica delle ideologie, delle contrapposizioni e si coglie il positivo anche quando questo è proposto dalle opposizioni, si può arrivare a definire una proposta che va incontro alle esigenze dei nostri concittadini. Il gruppo di Forza Italia, come sapete, ha formulato questa proposta circa un anno e mezzo fa, rimane il rimpianto che se avessimo dato fiato subito a questa proposta di legge probabilmente saremmo arrivati prima, però prendiamo atto che qualche mese fa rispetto a questo c'è stato un ulteriore contributo della Giunta regionale che comunque si è attestata sulla stessa lunghezza d'onda e oggi il Consiglio regionale recepisce questa idea che noi abbiamo lanciato, facendoci carico della grave situazione dell'infanzia e dell'adolescenza; una situazione grave che negli ultimi tempi ha assunto aspetti drammatici, basti pensare ai fatti degli ultimi giorni che ripropongono in termini drammatici questa situazione per tutta una serie di episodi, di maltrattamenti, di abusi, di sfruttamento, di utilizzo delle immagini dei bambini per soddisfare esigenze particolari, per non citare gli ultimi episodi criminali che fanno risaltare un disagio e una difficoltà che esiste nel nostro Paese.
Rispetto a questa situazione, nel momento in cui abbiamo presentato questa proposta ci era sembrato che non ci fosse abbastanza comprensione delle cause del disagio minorile e soprattutto che non ci fosse, da parte delle istituzioni, una strategia positiva finalizzata a migliorare la qualità della vita e risolvere le difficoltà dei minori.
Non mi interessa adesso entrare in polemica per i ritardi, la disattenzione del Parlamento su questo problema: solamente nelle ultime settimane qualcosa si è mosso. Comunque credo che il problema della protezione dei minori debba essere affrontato efficacemente e credo che il contributo che le Marche mettono in essere per affrontare questa situazione sia positivo, una risposta positiva alla convenzione internazionale di New York sui diritti del fanciullo e alla Carta europea del fanciullo, che ha delineato la strategia europea per l'infanzia. Sono stati importanti questi due strumenti per la definizione del nostro progetto, per realizzare quella che noi abbiamo definito "l'Europa dei valori". Per questo abbiamo tenuto a porre l'esigenza che questo tema potesse diventare una delle priorità dell'azione della Regione.
La proposta di istituire questa figura del garante dei minori, che poi è il punto di riferimento sostanziale della nostra proposta di legge, vuole conseguire un obiettivo ambizioso che è sostanzialmente quello di creare un punto di osservazione adeguato della condizione dei minori e che possa anche diventare un riferimento sul piano organizzativo, sul piano della promozione per migliorare, per quanto possibile, le condizioni di vita dei bambini.
E' evidente che la nostra proposta di legge, ma credo anche la proposta di legge che è scaturita dal dibattito in sede di Commissione, recupera una questione per noi fondamentale: che non ci può essere legge per l'infanzia se non fa riferimento al ruolo insostituibile della famiglia. Noi crediamo che la società italiana è fondata su questo istituto e crediamo quindi che tutti gli interventi che si pongono in essere debbano riconoscere, sostanzialmente, il ruolo fondamentale che deve continuare a svolgere la famiglia per quanto concerne l'educazione dei minori.
In questo senso va anche letta la nostra proposta di legge, la prima proposta di legge della legislatura che modifica, che innova rispetto alle politiche familiari. Credo che ci sia una sottovalutazione da parte dell'Esecutivo rispetto a questo aspetto che deve tornare a essere occasione di confronto e di dibattito in questo Consiglio regionale, superando pregiudiziali di carattere ideologico che ci paiono ancora esistere.
La nostra proposta di legge, ma la legge che oggi votiamo intende promuovere la conoscenza e la diffusione dei principi sanciti dalla Convenzione internazionale dei diritti del fanciullo, attraverso l'istituzione di una figura che, sulla base dell'esperienza e della competenza maturate su questa materia, possa svolgere questo ruolo di garanzia, una funzione che a nostro giudizio deve essere svolta in condizioni di libertà, senza alcuna forma di dipendenza gerarchica e funzionale dal potere politico.
In questo senso, mentre da una parte questa figura viene abbinata a quella del difensore civico, quindi introduce il concetto di un "difensore civico dei bambini" e rimette questa scelta al Consiglio regionale, non ci sembra che la proposta che aleggia nell'aula, che intende modificare la sede possa essere la più adeguata. Noi riteniamo che questa figura è bene che sia estranea all'Esecutivo regionale, che sia in qualche modo collegata a quella del difensore civico, quindi possa avere il proprio riferimento nel Consiglio regionale e non nell'Esecutivo. In questo senso siamo contrari alla proposta emendativa che è stata formulata da alcuni consiglieri.
Cosa deve fare il garante? Intanto avviare una grande campagna di informazione sui diritti del fanciullo, vigilare perché su tutto il territorio regionale sia data applicazione alla Convenzione di New York, svolgere un'attività di valutazione su modo in cui vengono rappresentati gli interessi dei minori anche nei provvedimenti civili e penali, vigilare sulla programmazione televisiva. Questo è un aspetto importante ed un ruolo fondamentale che deve consentire un intervento autorevole per vigilare sul livello della comunicazione che anche tanti sociologi indicano come una delle cause di questa situazione di difficoltà. Abbiamo detto anche che, secondo noi, questa iniziativa legislativa deve attivare azioni, iniziative sul territorio anche in collaborazione con altri enti, con altri istituti, affinché i giovani possano essere sottratti al rischio del coinvolgimento nelle attività illegali quali la pornografia e la prostituzione. Così come occorre porsi il problema di un inserimento dell'accoglienza del minore straniero.
Credo che questa proposta, che non è ideologica, che è estranea ai temi classici del confronto politico, sia un grande atto di responsabilità che il Consiglio regionale delle Marche oggi assume e sia un segno di grande maturità di questo Consiglio regionale. Per questo esprimo la grande soddisfazione del gruppo di Forza Italia, perché oggi le Marche fanno un passo in avanti nella difesa dei diritti dei bambini.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI. Anch'io voglio unirmi alle parole di chi mi ha preceduto, sia dei relatori Mollarolli e Mollaroli, ma anche dello stesso Giannotti. Credo che oggi il Consiglio regionale compia un atto importante, non solo perché la nostra Regione, al pari di altre costruisce una legislazione sull'adolescenza e sui bambini e costruisce uno strumento ulteriore di difesa civica, ma perché nella misura in cui sapremo costruire davvero i presupposti di una struttura in grado di avvicinarsi alle famiglie, ai bambini e alle bambine faremo sicuramente un passo importante nella legislazione ma anche nella vicinanza dei rapporti fra cittadini e famiglie.
Abbiamo avuto la fortuna, nel nostro Consiglio regionale, di avere nominato difensore civico persone di grande capacità ed esperienza e ormai, dopo una serie di anni e dopo tre difensori civici possiamo dire che non basta l'istituto della difesa civica voluto dalla legge regionale, non basta l'autorevolezza della competenza (perché tutti e tre i nominati sono uomini di grande levatura e capacità amministrativa), non basta nemmeno essere a fianco del Consiglio regionale e avere una struttura, una dotazione autonome. Se si leggono, come i consiglieri hanno fatto, le relazioni del difensore civico, si vedrà la difficoltà a lavorare, la difficoltà a cambiare la legislazione, la difficoltà a intervenire sui fatti concreti che vengono segnalati.
Noi stiamo facendo un atto estremamente rilevante, stiamo costruendo la difesa civica per i bambini che è qualcosa di politicamente estremamente rilevante, perché chiediamo a questo garante la verifica della legislazione: dovrà controllare la legislazione, dovrà dare suggerimenti agli ambiti territoriali che si occupano del sociale, verificando se le politiche che si adottano sono conformi o comunque non sono contrarie a una politica sociale che valorizzi le bambini e i bambini. Insomma, una serie di iniziative importanti nei poteri di questo garante che lo inducono a essere una figura di primaria importanza.
In che modo, non avendo costruito nessun sistema sanzionatorio, né qui né per la difesa civica, davvero questa persona potrà fare qualcosa di rilevante sul piano amministrativo? In che modo potrà condizionare? Rispetto al difensore civico qui abbiamo una dotazione finanziaria di 700 milioni. E' una questione importante, perché poter fare campagne di informazione, campagne di pubblicità su questo strumento, riuscire ad avere un rapporto con le istituzioni di secondo e terzo livello è comunque importante, questi soldi sono rilevanti e fanno anche la differenza rispetto al difensore civico ordinario. Ma il punto è quello sanzionatorio. Noi non abbiamo mai, nella nostra legislazione, il momento della sanzione e a fronte delle inadempienze della pubblica amministrazione, ad ogni livello — anche burocratico-amministrativo, di applicazione di leggi, di cose che non vanno come dovrebbe andare il buon senso — come si fa a essere "cittadino-bambino"? Poi è chiaro che ci sono correttivi importanti sui quali non bisogna transigere, come il fatto che la nomina debba essere del Consiglio. La sede presso la Giunta va benissimo, perché è il luogo dove ci possono essere più informazioni, più possibilità di operare. Qualora l'Ufficio di presidenza del Consiglio lo mettesse in grado di operare andrebbe anche meglio, ma non credo che queste siano questioni sulle quali ci si possa dividere.
La questione sulla quale bisogna ragionare, è che la difesa civica in Italia sostanzialmente non funziona e che ogni volta che si è tentato di fare esperimenti di nomina del difensore civico del Comune gli amministratori stessi hanno reagito in maniera scomposta, a dimostrazione che un difensore troppo autonomo non piace, quindi anche la nomina dei due terzi è vero che garantisce le forze politiche ma non garantisce l'autonomia dei cittadini dalle istituzioni ecc.
Quindi, la questione della difesa civica è da analizzare. Faremo adesso lo Statuto e forse qualcosa vale la pena di inventare su questo; quando facciamo le leggi, nella loro disapplicazione vale la pena di elaborare e costruire un ragionamento complessivo.
Questo volevo dire. Per il resto credo che questo Consiglio, nel momento in cui applica, assieme ad altri Consigli, la Convenzione internazionale di New York, fa un atto dovuto, meritorio, un atto importante e comunque un atto estremamente importante nella strategia europea dell'infanzia. Occorre fare in modo che questa azione sia foriera di nuove iniziative verso i bambini e le bambini. Ad esempio, nella mia città abbiamo avuto un "Telefono azzurro" molto utilizzato dai bambini, ma era molto in funzione sulla base della beneficenza: ogni volta che il singolo interlocutore veniva chiamato a versare, versava. E' chiaro che uno strumento di questo tipo dovrebbe essere il raccordo anche di queste azioni, azioni di base e azioni istituzionali. Credo che le difficoltà che hanno vissuto queste esperienze associative la dice lunga sull'interesse comprensivo della politica verso l'infanzia.
E' quindi un giorno importante quando una legge comincia a entrare nella legislazione; se non altro è il primo passo di una modifica del nostro parlare giuridico e del nostro modo di esprimerci su norme che mettono al primo punto le bambine e i bambini e già solo per questo ciò merita il voto favorevole di quest'aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ascoli.

Ugo ASCOLI. Credo che questa legge possa costituire uno dei banchi di prova di serietà di questo Consiglio regionale e di questa maggioranza, ma direi del Consiglio regionale tutto, proprio perché questa legge non deve essere l'adeguamento tardivo a delle normative internazionali, suggerendo di farlo perché c'è ormai una moda che ci dice di guardare all'infanzia altrimenti si possono verificare dei gravi problemi sociali di grande spessore. Deve essere invece una legge che passa con la consapevolezza culturale che ci deve essere un salto di qualità nell'attenzione che il legislatore dedica alle problematiche dell'infanzia e dell'adolescenza.
Già nel piano sociale regionale questi argomenti erano segnalati come progetti speciali, con l'attenzione dovuta, quindi tutto ciò implicava che nei piani di zona degli ambiti territoriali fosse dedicata una particolare attenzione ai problemi della socializzazione dell'adolescenza così come venivano indicati.
Questa proposta di legge si collega strettamente con alcune delle innovazioni del piano regionale e potrebbe essere un segnale di priorità che finalmente il Consiglio regionale dedica alle problematiche sociali.
Sul fatto che debbano essere delle priorità le tematiche riguardanti l'infanzia e l'adolescenza c'è poco da dire, credo che siamo tutti d'accordo: il problema è di non fare una legge che rimanga solo sulla carta, che istituisca l'ennesima figura alla quale destiniamo un budget non irrilevante, che però, poi, non avendo poteri sanzionatori specifici non modifichi per nulla le politiche o le scelte dei soggetti pubblici e privati che hanno a che fare con questo tipo particolare di utenza. Occorre invece che questo garante che noi dotiamo di risorse non irrilevanti sia un soggetto che poi possa dire la sua e che possa influenzare le politiche sociali, culturali ed educative di questa regione. Quindi non abbiamo un problema di stabilire sanzioni di tipo amministrativo o di tipo penale (quello è compito della legge ogni qualvolta la legge non viene rispettata), abbiamo invece l'esigenza che questo garante sia dotato di poteri sanzionatori sul piano morale, sul piano culturale, sul piano politico, che possa lavorare all'unisono con un Consiglio regionale che è consapevole che il futuro non si gioca su altro se non sui nuovi cittadini, sui nuovi personaggi adulti che debbono crescere in questa nostra regione.
Il problema non è allora quello di verificare adesso possibili limiti di questa legge, è invece quello di valorizzare quello che si è fatto in Commissione, di valorizzare l'istituzione di questo garante, sapendo che noi lo dotiamo di risorse che sono destinate ai servizi e protezione a tutela dei minori, quindi utilizziamo delle risorse che altrimenti sarebbero potute andare a servizi sul territorio, creiamo un altro servizio importante che deve essere proprio tale da consentirci un salto di qualità nelle politiche sociali.
Ecco che allora da questo ragionamento deriva la necessità di una scelta molto rigorosa sulla persona che ricoprirà questo incarico, una scelta che sia necessariamente super partes, che quindi on sia viziata da pregiudizi o da apparentamenti di parte, deve essere una persona di grande capacità, di grande rigore morale e di grande esperienza nel campo delle politiche sociali e socio-educative.
Mi auguro che il Consiglio saprà trovare queste capacità, saprà trovare queste persone, saprà quindi fare uno scatto di qualità che lo riscatti da una certa poca attività nel campo delle politiche riguardanti questi soggetti.
IN conclusione una legge importante, a patto che sia il segnale di una nuova consapevolezza culturale che questa Regione assume, a patto che lo si veda come un banco di prova per fare un salto di qualità nelle politiche sociali, a patto che lo si veda come un servizio importante che vogliamo rendere alla comunità regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Anch'io esprimo, a nome del gruppo dell'Udc soddisfazione, perché oggi la Regione Marche va a colmare un vuoto nella nostra società civile, che era stato riempito, finora, e d è ancora riempito, da lodevoli iniziative del volontariato, da iniziative purtroppo sporadiche, non programmate di tanti enti locali non coordinati tra loro e non coordinati neanche con la Regione. Questa opera del volontariato e di attività d'iniziativa degli enti locali continuerà, ma oggi la Regione Marche offre alla nostra comunità uno strumento che a nostro avviso dovrà essere centrale e centralizzato, ma nello stesso tempo molto aperto ai suggerimenti, agli indirizzi della stessa comunità, in collaborazione con le associazioni di volontariato, con gli enti locali, con le famiglie.
E' stato sottolineato il valore di un soggetto di questo tipo, quindi la soddisfazione è anche sottolineata dal fatto che in Commissione è stato fatto un lavoro molto sereno, pacato, costruttivo, di dialogo, come sempre dovrebbe essere, tra maggioranza e minoranza e il risultato è a nostro avviso complessivamente soddisfacente.
Una sola cosa voglio sottolineare, pregando la Giunta e anche i colleghi di maggioranza di fare su questo una riflessione ulteriore. Credo che in un momento in cui la Regione Marche offre alla comunità uno strumento così elevato per il valore della sua missione, per il valore del suo compito, questa è sicuramente un'offerta che la nostra comunità apprezza e attende da tempo. Allo stesso tempo credo che la Regione Marche non debba dare alcun segnale di chiusura. Quindi dico all'assessore e agli altri colleghi: lasciamoci un'ampia possibilità di scelta nella valutazione dei curricola che perverranno, che andremo a sollecitare dalla stessa comunità civile marchigiana. Questo perché non vedo in maniera positiva, per esempio, il ribadire il limite della laurea. Vi dico una cosa extra ordinem: se avessimo tutti in testa un don Giovanni Bosco, credo che da destra a sinistra tutti gli daremmo questo compito, ma don Giovanni Bosco non era laureato, probabilmente. Lasciamoci allora un'ampia possibilità di scelta: il limite della laurea non mi sembra congruo per questo tipo di missione. Credo che occorrerà molto buon senso, molta sensibilità, molto background nell'attività sociale, molta capacità di attenzione, di ascolto, di apertura. Non credo che la laurea sia una garanzia per noi. Poi, tra i curricola che verranno vedremo se, a parità di esperienza, la laurea arricchisce il curriculum stesso e quindi ci offre una possibilità di qualità maggiore.
Vi prego di riflettere su questo. Il collega Giannotti ha parlato anche della collocazione strutturale di questo soggetto in Consiglio o in Giunta. La mia opzione è per il Consiglio, perché ritengo che anche funzionalmente, strutturalmente possa esserci quella osmosi verticale-orizzontale di collaborazione, di sensibilità reciproca che è offerta al Consiglio regionale in rappresentanza di tutta la comunità regionale, ma questo per me è un aspetto secondario: lasciamoci un'ampia possibilità di scelta, sollecitiamo alla comunità regionale l'invio, da tutte le espressioni possibili, dei curricola su cui spero questo Consiglio regionale potrà scegliere in maniera così elevata, alta, sensibile come il valore di questa missione richiede.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Presidente, siccome è importante fare la legge sul commercio, noi interverremo in sede di dichiarazione di voto, in modo che, così, non ci siano alibi per non fare la legge sul commercio.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Dirò soltanto poche cose perché penso che questo Consiglio abbia ben recepito il significato di una legge di questo genere.
Sono d'accordo con Cristina Cecchini quando dice che la difesa civica in Italia non ha funzionato e non brilla per la sua incisività. E' proprio il tentativo che la proposta della Giunta, integrata con le proposte di legge giacenti in Commissione ha cercato di fare, perché questa legge non vuol essere la legge del difensore civico dei bambini, quindi si va proprio verso una sperimentazione vera e propria di una nuova figura. Le stesse funzioni elencate nella legge non sono quelle di un difensore civico dei cittadini in generale. Lo sforzo che si è fatto e l'ambizione che questa legge si pone sono qualcosa di nuovo.
L'altro argomento emerso da alcuni interventi riguarda il fatto che non c'è sanzione rispetto a chi non affronta in termini adeguati il problema dell'infanzia. Credo che proprio questa diversità di impostazione rispetto al difensore civico ci possa permettere, dopo il primo anno di esperienza, di utilizzare tutte le competenze, le relazioni e le sintesi che un difensore civico dovrà fare dopo il primo anno, non di sanzionare pene pecuniarie e altro ma di essere un ulteriore strumento per quanto riguarda, ad esempio, la distribuzione dei fondi e nei territori rispetto al comportamento dei minori e ad un controllo che è di politica sull'infanzia e l'adolescenza. Credo che su questo dovrà esservi l'attenzione di tutti affinché il potere sanzionatorio diventi tale in quella maniera.
Sono quindi d'accordo che non debba essere una proposta di legge che vada dietro la moda la quale, oggi, è riferita, purtroppo, anche ai fatti drammatici che riempiono oggi gli schermi e gli spettacoli. Voglio ribadire anch'io che questo fa parte anche degli interventi che il nostro piano sociale regionale prevede, i cosiddetti progetti speciali: va in questa direzione il garante, va in questa direzione il "progetto autismo" sull'handicap che è in V Commissione in questi giorni.
Sono convinto che le domande per partecipare ad essere nominati garante dei minori non mancheranno e sono convinto che questo Consiglio dovrà relazionarsi alla funzione che questa persona dovrà svolgere, quindi la seconda prova cui sarà chiamato questo Consiglio riguarderà proprio il modo come sarà scelto il garante dei minori e credo che sia una cosa importantissima, nuova, sperimentale, che deve essere portata avanti da una persona che ci dia le più ampie garanzie di fare il salto di qualità che qui è stato citato.
Per quanto riguarda la cifra messa nella norma finanziaria, vi ricordo che una parte di quella cifra è stata presa dai fondi vincolati per l'abuso sessuale e noi abbiamo inteso, come Giunta, porre questa cifra vincolata, che è quasi un terzo dei fondi, proprio qui per fare una scelta precisa che non fosse una piccola cifra parcellizzata in tanti interventi che non incidono ma un segnale forte di un garante per i minori che potesse dare una garanzia completa rispetto a tutte le politiche per l'infanzia, comprese quelle meno felici e le più ripugnanti che in questi ultimi mesi, in questi ultimi anni impariamo dalla cronaca di tutti i giorni.
Ringrazio la Commissione, la relatrice Mollaroli e anche l'opposizione, perché depositando con anticipo le proposte di legge sul garante ha permesso anche una elaborazione, da parte della Giunta, di una proposta articolata con molta più celerità. Il primo emendamento fatto come maggioranza non è tanto una questione di appartenenza politica del garante perché sarebbe contraddittorio con le cose che ci siamo detti oggi su questa legge, ma il significato che il garante per i minori entra a pieno titolo nella rete dei servizi dell'infanzia e dell'adolescenza e una struttura come quella della Giunta, per quanto criticata e non sufficientemente attrezzata di mezzi e di strumenti, insieme all'osservatorio permanente che abbiamo sull'infanzia e l'adolescenza e insieme a tutte le politiche della 285 poteva essere un ambiente più consono ad una figura di questo genere che, ripeto, non vuol essere solo il difensore civico dei bambini.

PRESIDENTE. Pensiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1, subemendamento 001 a firma Mollaroli, che ha la parola.

Adriana MOLLAROLI. Questo subemendamento cosa dice, in sostanza? Che il garante collabora con enti e istituzioni interessate all'infanzia e non esclusivamente con le istituzioni scolastiche come era stato indicato nel testo iniziale. Quindi, senza specificare e dare un particolare rilievo alle istituzioni scolastiche che pure d'infanzia si occupano in abbondanza, come immaginiamo, conviene mantenere questa generalizzazione. Mi sono inserita in un emendamento presentato dall'opposizione e invito la stessa opposizione, con questo aggiustamento, a votare il subemendamento che credo raccolga lo spirito dell'emendamento della minoranza.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

(Il Consiglio approva)

Decade l'emendamento 01. Pongo in votazione l'emendamento 1 a firma Ciccioli e altri.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 3 a firma Ciccioli e altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 4 a firma Ciccioli e altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 6. E' uguale al 7 a firma Massi. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 8 a firma Ciccioli e altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 9 a firma Massi. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 10 a firma Massi. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 11 a firma Ciccioli e altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento 1n. 3 a firma Massi. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 13 bis a firma Ciccioli e altri.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 14 a firma Ciccioli e altri.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 16 a firma Ciccioli e altri.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 18 a firma Giannotti.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 19.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 20 a firma Massi.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 22 a firma Massi.

(Il Consiglio non approva)

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'art. 1 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Emendamento n. 24. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. L'età riteniamo debba essere 50 e non 65 anni. La laurea riteniamo non serva, nonché l'esperienza decennale che mi pare non ci sia. Quindi aggiungiamo dei requisiti, cambiamo quello dell'età ed eliminiamo quello della laurea.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Sull'età si può trovare una mediazione. Possiamo convenire che 65 anni possano apparire esagerati e conveniamo su un'età inferiore. L'età si è allungata, lo riconosciamo: credo che una buone di maturità dettata anche dall'età anagrafica potrebbe aiutarci. Se 65 anni appaiono troppi 50 sono troppo pochi. Conveniamo su una mediazione a 60 anni. Ritengo che il requisito della laurea debba rimanere. Potremmo respingere questo emendamento ed approvare quello successivo di Massi.

PRESIDENTE. Se siamo d'accordo sui 65 anni, sono previsti nell'emendamento 24 bis, altrimenti bisogna subemendarlo.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Non capisco questa posizione rigida della relatrice di maggioranza. La stessa proposta della Giunta prevedeva non tanto una qualificazione scolastica ma una larghissima esperienza, una professionalità acquisita sul campo. Credo che una figura di questo genere debba dimostrare di avere speso parte della propria vita per queste problematiche. Irrigidirsi sul fatto che debba essere un laureato o meno, mi fa pensare che qualcuno immagini già una soluzione per quello che riguarda questa scelta. Credo che questo sia ingiusto, inopportuno. Mi interessa di meno la polemica sul livello dell'età e molto di più il discorso sul fatto che ci riserviamo di scegliere sulla base di una capacità acquisita. Non capisco perché ci sia questa rigidità e vi inviterei a riflettere su questo fatto. Fra l'altro c'è la proposta emendativa presentata dal consigliere Massi, quindi anticipiamo che voteremo sia questo emendamento perché fa un riferimento esplicito al titolo di studio di scuola media superiore e non di laurea, sia l'emendamento del consigliere Massi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Un emendamento della Commissione che riformulava l'art. 2 di fatto, il 24 bis, lo riformuliamo sopprimendo di fatto il numero "65" ed introducendo il numero "55". Il requisito della laurea lo manteniamo, perché è vero che fondamentale sarà il curriculum, però un titolo di studio come la laurea credo che sia un elemento che concorra a dare una serie di garanzie, poiché questo soggetto, come sostenete spesso e com'è anche nella filosofia dei vostri emendamenti, dovrà trattare con istituzioni di grande rilievo, sia scolastiche che della magistratura, quindi credo che non si possa fare a meno di questo titolo di studio, se vogliamo che davvero sia una figura istituzionalmente autorevole. Ritengo che l'età può essere messa in discussione ma non il titolo di studio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. I 55 anni mi sembrano una cosa logica, ma non il requisito della laurea, detto dal componente di un gruppo formato da sei laureati. La laurea, spesso può essere anche la "strada asfaltata dei somari". Ritengo che un diploma di scuola superiore sia sufficiente. Se rimanevano fermi i 65 anni, il requisito della laurea era già selettivo per alcune persone. Ritengo che il diploma di scuola media superiore sia già la dimostrazione di un certo tipo di preparazione, ma poi dipende dal curriculum che ognuno ha.
Ritengo che ci sia già una persona predeterminata, che deve avere la laurea, pertanto si selezionano un sacco di persone; per quanto riguarda l'età avveniva la stessa cosa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Chiedo sia all'assessore che alla relatrice di riconsiderare la questione della laurea, in quanto entrambi sono molto più esperti di me su questo settore al quale mi sono avvicinato da poco. Credo che loro sappiano molto meglio di me come in questo settore ci siano tantissimi operatori, soprattutto a livello di volontariato, che non sono laureati, quindi precludere in questo settore, dove credo siano prioritari l'esperienza, la professionalità, il curriculum, questa possibilità a tantissimi operatori validissimi e valentissimi mi sembra veramente una cosa molto ingiusta, qui molto più che rispetto ad altri campi, quindi inviterei sia la collega Mollaroli che il collega Secchiaroli a riflettere su questa che mi sembra una ingiustificata discriminante. Proporrei di sopprimere il discorso della laurea con la scuola media superiore, perché la laurea mi sembra molto discriminante in questo campo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giuseppe Ricci.

Giuseppe RICCI. Non so se sia opportuno attardarsi sul titolo di studio, perché se, come pensa il collega Gasperi c'è già un identikit predefinito, per cui la persona è già individuata, ha la laurea e quant'altro, non è che se mettiamo un titolo di studio inferiore la persona che già sarebbe stata identificata non parteciperà, ma avrà titoli aggiuntivi, eventualmente. Tutt'al più mi preoccuperei di aggiungere le eventuali figure che venivano prima indicate. Non so se corrisponda a laurea, però l'istituto teologico che forma molto, non può essere escluso rispetto a una partecipazione a questo tipo di figura. Bisogna creare una figura di garanzia e dovendo avere una figura di garanzia rispetto al problema dell'infanzia bisogna individuare una serie di soggetti che possano presentare i curricola e i requisiti. Capisco, Mollaroli, che per te potrebbe non essere interessante essere stati frequentatori dell'istituto teologico, però non possiamo nemmeno scordare, come veniva prima detto, i don Milani o quanti altri possano avere un'esperienza maggiore rispetto a tanti laureati in pedagogia, sociologia e quant'altro che circolano nella nostra regione e fuori. Se facciamo un discorso di garanzia per la tutela dei giovani, credo che una equivalenza per scuole che hanno comunque un'attinenza con il settore della formazione e dell'educazione dobbiamo in qualche modo individuarla. Quindi credo di poter offrire un contributo alla discussione, sotto questo profilo, non volendo fare altro.
Per quanto riguarda l'età, ritengo che abbassarla a 55 anni non sia elemento di grande garanzia. Che senso ha l'età massima a 55 anni? Se dobbiamo individuare una persona che abbia le funzioni di garante, si presume che il garante debba avere una saggezza, se vogliamo, legata anche all'età. Questo non esclude il fatto che possa essere uno di 55 o di 40 anni, ma abbassare il limite massimo per poter svolgere questa funzione ad un'età che oggi non mi sembra possa essere considerata terminale o della terza fase di una persona, mi sembra eccessivamente riduttivo, quindi invito a fare una riflessione sull'uno e sull'altro aspetto.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Rischiamo di prolungare questo dibattito e di vanificare tutti i buoni intenti. Predestinazioni, predeterminazioni... Questo lo toglierei di mezzo come discorso, perché sia nell'un caso che nell’altro, se uno ha in mente una persona tutto ciò non serve.
Per quanto riguarda l'età sono perplesso sui 55 anni, perché si lavora fino a 65 anni, quindi non capisco perché una persona che supera i 55 anni non possa svolgere questo ruolo. Siamo al limite della costituzionalità.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento 24 a firma Ciccioli e altri.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 24 bis. Sono stati presentati due emendamenti. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Chiedo un time-out. Per quanto mi riguarda avevo dato la disponibilità anche al subemendamento Mollaroli, però credo vi sia bisogno di un momento di riflessione.
Il gruppo Udc non vuol impegnare eccessivamente i colleghi, quindi rinuncio alla richiesta di abbassamento dell'età se la maggioranza accoglie la rinuncia alla laurea, cioè lasciamo "65" ma senza laurea.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

Giulio SILENZI. Non capisco la logica politica e il ragionamento nel legare la laurea all'età. Pur concentrandomi non riesco a capire la logica di togliere la laurea e abbassare l'età. Qual è la logica che porta a dire che a 60 anni si può lavorare nella scuola, in fabbrica ecc., però se il garante ha 56 anni non può farlo. La logica è fisiologica? Motivatela, altrimenti si fanno mediazioni senza capire su che cosa, si svilisce il Consiglio.

PRESIDENTE. Il subemendamento presentato dal Vicepresidente Giuseppe Ricci recita "in possesso di laurea o di titolo equipollente".
Ha la parola il consigliere Giuseppe Ricci.

Giuseppe RICCI. Porto ulteriori esempi rispetto a quello di prima che può avere scandalizzato una parte che ideologicamente non condivide la formazione dell'istituto teologico. Per quanto riguarda, per esempio, il diploma di assistente sociale, che precedentemente veniva ottenuto con la frequenza di corsi para-universitari che non davano titolo alla qualifica di "laureato", oggi on i corsi di laurea divisi in laurea ordinaria e laurea specialistica è evidente che il diploma triennale equivale a laurea. Ho una ferma convinzione che il diploma di assistente sociale a quel tempo maturato con la scuola di formazione universitaria, ancorché non ancora equiparato al diploma di laurea possa essere considerato equipollente proprio in relazione al nuovo corso di studi, cioè all'individuazione delle lauree brevi. O noi mettiamo un criterio che possa consentire, pur parlando di una figura di garanzia, a persone qualificate di poter partecipare — assistenti sociali, laureati, coloro che hanno frequentato istituti teologici, Silenzi che ha fatto l'Isef — oppure questo titolo di studio rimane una sorta di criterio che ingessa e che non ci fa uscire da questa discussione che mi pare eccessiva.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Secondo me le funzioni così delicate di questa figura che andiamo a prevedere nella legge dovrebbero più attenere all'esperienza che non al titolo di studio, perché non capisco come un diploma di laurea di ingegnere meccanico, nucleare e quant’altro possa avere un'attinenza specifica con la funzione che noi riteniamo, quindi sarebbe da sospendere questo tipo di previsione e tornare alle funzioni proprie previste da questa normativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ascoli per illustrare il proprio subemendamento ora presentato.

Ugo ASCOLI. Il subemendamento dovrebbe accogliere tutte le osservazioni che sono state fatte, fa questa scelta: nel caso di laurea si chiede un'esperienza documentata, almeno decennale, nel campo delle politiche sociali e socio-educative. Però può anche esserci un'assenza di laurea purché ci sia un diploma di maturità superiore: in questo caso si chiede un'esperienza almeno di quindici anni di lavoro nel campo sociale e socio-educativo. Il concetto, utilizzato anche nel campo dei coordinatori d'ambito, è che o c'è una laurea specifica, un'esperienza, oppure può esserci necessità non di una laurea ma di un'esperienza maggiore sul campo.
Il subemendamento propone, dopo la parola "esperienza", di inserire "almeno decennale o, in assenza di laurea, in possesso di diploma di scuola media superiore con un'esperienza di almeno 15 anni".

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Chiedo cinque minuti di sospensione.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18,00,
riprende alle 18,05

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento presentato dal consigliere Ascoli.

(Il Consiglio approva)

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento 24 bis come subemendato.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 27 a firma Massi. E' uguale al n. 28. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 29 a firma Ciccioli e altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'art. 2 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Emendamento n. 30. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. A me spiace l'assenza del consigliere Amati, perché con lei abbiamo sviluppato un interessante dibattito. Abbiamo sempre detto che questa era una cosa fondamentale, spero che almeno il Presidente del Consiglio voti come me, perché la previsione della Commissione era seria: avere ribadito che una funzione di questo genere si attestava sul Consiglio regionale e non sulla Giunta. Oggi voler forzare, reintrodurre, recuperare questo aspetto della dipendenza funzionale... Ritengo che sia un errore. Diventa una persona funzionale alla struttura comunale, che è l'opposto di quello che noi sostenevamo. Per questo voteremo contro questo emendamento che non è assolutamente positivo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. Nella parte finale della replica dell'assessore Secchiaroli questo punto è stato già chiarito. Riprendo le sue parole per esplicitare lo spirito di questo emendamento che non mette in alcun modo in discussione l'autonomia relativamente alle funzioni del garante, rappresentata dal fatto che il garante viene nominato dal Consiglio, ma visto la particolarità delle funzioni, che oltre ad essere di garanzia sono anche di azione, tanto è vero che in alcuni degli interventi, compreso quello della Cecchini è stata sottolineata l'importanza dei finanziamenti che ha a disposizione, della promozione e divulgazione delle opportunità che può fare, con l'appoggiarlo e dargli la possibilità di utilizzare la struttura della Giunta gli diamo una forza ulteriore nell'esercizio delle sue funzioni che sono di garanzia. Quindi rimane piena la sua autonomia garantita dalla nomina consiliare, gli diamo la possibilità di aumentare la sua capacità di concretizzare le sue funzioni, appoggiandolo in Giunta e dandogli la possibilità di utilizzare quegli uffici.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. A me sembra che quanto detto dal presentatore di questo emendamento sia una cosa strana, ma soprattutto grave, perché se si ritiene che gli uffici della Giunta sono più efficienti di quelli del Consiglio mi sembra giusto rafforzare il Consiglio per avere maggiore autonomia.
Non solo sono contrario a questo emendamento, ma mi sembra assurdo che un consigliere richieda una cosa di questo genere.
Su questo subemendamento chiedo il voto per appello nominale a nome anche dei consiglieri Ciccioli e Romagnoli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Sono state precisate alcune funzioni del garante, anche le modalità di elezione. E' bene che il Consiglio scelga che il garante riferisca al Consiglio stesso, ma questa figura deve essere incardinata nelle strutture della Giunta non per una efficienza dei servizi e degli uffici, che potrebbe essere un punto non rilevante. La rilevanza è nell'azione che il garante deve svolgere, un'azione prevalentemente di promozione, non di difensore civico dell'infanzia. Inserirlo nella rete dei servizi e nella struttura di governo significa dare maggiore forza a questa figura e a questa funzione di promuovere azioni. Questo è il senso dell'incardinare questa figura nella Giunta, non in una conflittualità fra Giunta e il Consiglio. Il garante, così come abbiamo individuato nella legge ha ragione di essere collocato in quella sede. Per questo propendo per questa funzione. E' una figura nuova, non deve avere la storia del difensore civico, anche per i punti di debolezza messi in evidenza in particolare dall'intervento del consigliere Cecchini, ma soprattutto per la qualità dell’azione che vogliamo svolga, di forte promozione di una nuova cultura, di vigilanza, di necessità di concordare l'azione amministrativa. Per questa ragione credo si giustifichi l'incardinamento presso la Giunta regionale, che significa collaborare con coloro che operano nella costruzione di politiche dell'infanzia nella nostra regione.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, a partire dal n. 29.

Marco AMAGLIANI. Procedo alla chiama.
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci Andrea sì
Ricci Giuseppe sì
Rocchi sì
Romagnoli no
Secchiaroli sì
Silenzi sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta no
Viventi assente
Agostini assente
Amagliani sì
Amati assente
Ascoli sì
Avenali astenuto
Benatti sì
Brini no
Castelli no
Cecchini astenuto
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli no
D'Ambrosio assente
D'Angelo astenuto
Donati sì
Favia no
Franceschetti assente
Gasperi no
Giannotti no

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 31 a firma Ciccioli e altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 33 a firma Massi.

Adriana MOLLAROLI. Sostengo che si possa accogliere.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 35 a firma Massi. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 37 a firma Ciccioli e altri. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'art. 3 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3 bis. Emendamento n. 38 a firma Giannotti che ha la parola.

Roberto GIANNOTTI. Credo che anche su questo emendamento ci possa essere una dimostrazione di buona volontà, un momento che consente di fare il punto sulla situazione credo sia un fatto abbastanza utile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Ritengo che possa essere votato. Attiva un momento di verifica, con una conferenza triennale dedicata a questi temi, in coincidenza con la "Giornata dell'infanzia" che è il 20 novembre, quindi si può votare questo emendamento che di fatto istituisce un nuovo articolo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 39 a firma Ciccioli e altri. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Esiste nelle Marche, ormai operante da anni, il centro di adolescentologia, di cui è stata autorevole esponente la senatrice Magistrelli dell'Ulivo. Lavora da anni per la protezione dell'adolescenza, dell'infanzia e ha preso anche delle iniziative di carattere culturale e di valore sociale molto forti. L'indirizzo è quello di creare un centro regionale che non è spontaneo ma istituzionale, che possa assorbire questa esperienza ed avere una funzione di agenzia a carattere regionale. Non si tratta di un semplice assorbimento perché sarebbe un processo improprio, ma di creare una struttura analoga che possa, di fatto, fare proprio ciò che è nato spontaneamente da una decina d'anni sul territorio.
I commi successivi indicano le funzioni che ha questo centro, come osservatorio epidemiologico per le problematiche dell'età evolutiva e dell'adolescenza, il tipo di attività che svolge soprattutto nell'indirizzo della conoscenza — la Carta dei servizi per l'infanzia e l'adolescenza — e individua anche progetti specifici mirati sul territorio nelle figure professionali che sono medici psichiatrici, psicologi, assistenti sociali, cioè figure proprie, con profili professionali specifici. Ci sembrava che questa fosse la legge utile per inserire istituzionalmente questa attività.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Senza sottovalutare l'importanza di questo centro, penso che non sia questa la legge per introdurre un elemento di questo genere, anzitutto perché alcune cose vanno a intrecciarsi, forse, in una parte che dovrà essere approfondita, anche perché bisognerà andare a un discorso di priorità rispetto a questo problema dell'adolescenza, soprattutto partendo da un'integrazione socio-sanitaria. Nel nuovo piano socio-sanitario tutta questa partita dovrà essere affrontata sul funzionamento dei servizi prima di andare ad osservatori specifici sanitari, senza sottovalutare l'importanza di un centro di questo genere.
Credo che su questo abbiamo, per tutta la problematica sociale, già un centro funzionante che è l'osservatorio regionale dell'infanzia e dell'adolescenza istituito proprio con la legge 451, quella a cui si fa riferimento per istituire la giornata dell'infanzia. Credo che prima dovremmo definire tutta la parte sanitaria necessaria e urgente su questa problematica, perché rischiamo di partire dal tetto rispetto ad una realtà territoriale che su questo argomento ha bisogno quasi di ripartire da zero.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Questo centro potrebbe diventare proprio il braccio operativo del garante per l'infanzia e l'adolescenza. Operando in collegamento può essere la risorsa strumentale del garante. Ovviamente questa è la legge istitutiva, poi il regolamento e il resto vengono successivamente. Mi permetto di insistere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ascoli.

Ugo ASCOLI. Non perché questo non sia un argomento da tenere in massimo conto, ma non dobbiamo sovraccaricare la Regione di centri e di osservatori, dobbiamo invece promuovere sul territorio servizi che funzionino anche in chiave preventiva, quindi mi attengo al fatto che abbiamo già un osservatorio e mi riservo invece di valutare come l'osservatorio funziona ed eventualmente di modificarne la natura quando rivedremo l'impianto delle politiche sociali e in quella sede terrò presente questa intuizione od osservazione di Ciccioli, ma adesso ci complicherebbe le cose e renderebbe quasi ingovernabile il tema.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento n. 39.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'art. 4.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la legge nel suo complesso, come emendata.
Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Abbiamo qualche perplessità sul testo. Ritenevamo importante aggiungere alcuni aspetti, questo del centro finale ma anche rispetto al profilo della legge.
Su un problema di spessore quale una garanzia per l'infanzia e l'adolescenza noi facciamo la nostra parte, nel senso che ci sentiamo di dare un voto favorevole, con l'auspicio che l'uso di questa legge, a cominciare dalla nomina della persona, avvenga nella misura di una visione che non sia di parte, il più possibile istituzionale e non di governo regionale, ma nell'interesse, complessivamente, della nostra società e non di uno schema ideologico o partitico. Detto questo voteremo la legge e valuteremo la sua applicazione e le scelte che saranno fatte nella sua articolazione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

(Il Consiglio approva)





Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modifica della legge regionale 4 ottobre 1999, n. 26: Norme ed indirizzi per il settore del commercio» Giunta (133)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 133 ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Svolgerò una breve relazione, perché più volte questo Consiglio si è occupato di questa problematica. Do atto all'assessorato e al servizio preposto, perché dal "decreto Bersani" in poi una normativa regionale ha fatto sì che in tempo reale si intervenisse all'interno di una interpretazione e una sperimentazione di questo settore spesso difficile.
Oggi siamo in presenza di una proposta di modifica alla legge 26 del 1999, appunto sulle norme e gli indirizzi per il commercio. Dopo questa fase sperimentale seguita al "decreto Bersani", necessariamente occorre aggiornare la normativa, occorre semplificarla, sia nelle procedure sia nella individuazione dei soggetti preposti ad intervenire in questo settore primario dello sviluppo nazionale e regionale, quindi, in sintesi, possiamo dire che occorre una ulteriore modernizzazione della normativa e, di conseguenza, di tutto il settore.
La legge regionale 26 del 1999 ha introdotto l'integrazione del commercio superando la vecchia impostazione, non più in rapporto con le tabelle, con le merceologie e così via, ma con il criterio della programmazione urbanistica. Questo, secondo me, è stato un fatto positivo, perché è intervenuta anche in un aspetto di governo del territorio che spesso sfuggiva agli attori principali, in primo luogo al Comune ma non solo.
Quindi le modifiche proposte sono di tipo tecnico ma anche di tipo politico. Ad esempio, al capo I quando si parla del commercio fisso si precisa meglio il calcolo dei parcheggi pubblici e privati, la superficie di vendita che aveva creato difficoltà applicative, soprattutto nell'art. 7 della legge 26 del 1999. Tenendo conto dei comuni svantaggiati, di quelli nelle zone parco, vengono regolate meglio le modalità di regola per quanto riguarda le aperture, fermo restando che sono inibite, giustamente, le aperture nelle giornate del 25 aprile, del primo maggio, di Pasqua, Natale e Capodanno.
Vengono inseriti in questa possibilità di intervento ulteriore, con una deroga, i comuni di tipo turistico e quelli ricadenti negli enti parco.
Gli orari di apertura dei negozi hanno suscitato, anche nella vastissima audizione che è stata fatta, una interpretazione diversificata. Credo che la proposta, su questo aspetto rappresenti una sintesi positiva, certo anch'essa sperimentale ma molto positiva.
Si regolamenta meglio la procedura relativa ai trasferimenti e si dà una continuità, in questo aspetto, con un limite temporale congruo, proprio per non interrompere la modalità e il flusso del commercio stesso.
Al capo II per quanto riguarda il commercio mobile o cosiddetto "ambulante", si specifica meglio, rispetto alla legge regionale 26 del 1999 la classificazione delle fiere, con una opportuna gerarchizzazione che declina anche la modalità di concessione decennale per il posteggio. Le presenze su basi annue vengo uniformate e rese uguali per tutti i Comuni. Si individuano le zone inibite al commercio ambulante.
La consultazione e le audizioni sono state ampie, ma nonostante ciò qualcuno sembrerebbe essere rimasto fuori, tant'è che oggi vengono chieste anche — certamente non in modo peregrino — possibilità di sospensione di questa discussione del testo.
Nel rispetto istituzionale del lavoro svolto dalla Commissione credo che si debba andare avanti, non solo e non tanto perché a livello di Giunta c'è stata un'ampia concertazione da parte dello stesso governo regionale, ma anche perché il Consiglio, la Commissione hanno fatto la propria parte. Non per questo dobbiamo essere chiusi nei confronti di sensibilità che investono il settore del commercio e dello sviluppo, per cui possiamo assumere oggi l'impegno di verificare, nella fase applicativa, se esistono possibilità di una congrua applicazione della legge o, in futuro, necessità di modifica. Ma oggi siamo nel pieno rispetto costituzionale ed istituzionale, quindi dobbiamo andare avanti.
Su due punti significativi c'è stata una discussione che la Commissione ha svolto, aggiunta ad una positiva sintesi. Due punti politici, e non tecnici, che a mio modo di vedere migliorano la proposta.
In primo luogo, con l'emendamento a firma del sottoscritto — non per questo ne rivendico la paternità — che è il frutto di una sintesi e di una discussione collettiva della Commissione, all'art. 3 si aggiunge un secondo comma, perché le grandi strutture di vendita hanno un vincolo nel trasferimento degli esercizi di medie e grandi dimensioni. Noi diciamo "pari al 30% della superficie complessiva di vendita". Questo limite è per chi assorbe il commercio più piccolo entro quello più grande, ma è anche un limite per chi viene assorbito, cioè il limite di tempo di avere esercitato per almeno ,re anni l'attività nel settore del commercio. Questo è un punto che cerca di limitare, non il danno della grande distribuzione, perché da questo punto di vista non voglio assolvere ad un compito ideologico ma voglio registrare, anche nelle Marche, una realtà sociale dove talvolta il piccolo commercio, nei centri storici, non solo è frutto di un esercizio di attività che fa vivere molte famiglie, ma quasi sempre è anche elemento di residenza, per cui venendo meno il commercio, spesso si spopola lo stesso comune, il paese, il quartiere.
La seconda modifica che a mio modo di vedere è in continuità con quanto adesso dicevo, riguarda il rilascio di nuove autorizzazioni per l'apertura di grandi strutture. Non viene posto, con questo emendamento, un limite temporale, non tanto e non solo perché esso sarebbe di difficile quantificazione e non certamente per una volontà inibitoria verso la grande distribuzione, ma proprio perché vogliamo, nella declinazione del federalismo — a me piace di più chiamarlo "regionalismo" — individuare gli attori istituzionali, i soggetti di rappresentanza delle categorie del commercio come gli attori principali dell'attuazione della legge, quindi il rilascio di nuove autorizzazioni per l'apertura di grandi strutture di vendita viene sospeso fino all'approvazione di piani di coordinamento territoriali delle Province che stabiliscano, d'intesa con i Comuni, la programmazione riguardante la grande distribuzione, con la relativa individuazione delle zone idonee anche attraverso la valutazione dell'impatto dei flussi di traffico, così come previsto nella legge 26/99 all'art. 8.
Non quindi un divieto temporale senza criteri ma una seria programmazione, perché la Regione fissa i criteri e le Province, i Comuni e gli altri soggetti coordinano il territorio, programmano insieme a tutta la filiera che prima ho elencato.
Mi sembra di poter dire, anche a nome della Commissione, che è stato svolto un lavoro serio e mi auguro che questa legge possa essere di supporto agli operatori in un settore così importante.

PRESIDENTE. Ha la parola relatore di minoranza, consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Presidente, con questa proposta di legge che era stata presentata dalla Giunta e con un lavoro costruttivo fatto dalla III Commissione, grazie anche alle audizioni effettuate dalla Commissione stessa e grazie al coinvolgimento delle organizzazioni di categoria, siamo riusciti a pervenire in modo costruttivo ed effettivo, votando all'unanimità, a una legge che in parte va a corrispondere, per non dire quasi totalmente, alle aspettative non solo dei commercianti marchigiani ma dei consumatori marchigiani.
Con il "decreto Bersani" in tanti si aspettavano che si creassero nel territorio delle strutture tali che riportassero in concreto ciò che era nelle aspettative. Con la legge regionale di tre anni fa, purtroppo, il tutto non è stato fatto, anzi si è permesso in modo incontrollato e assurdo un proliferare della grande distribuzione a svantaggio della rete non solo tradizionale, ma concreta rispetto alla efficienza vera dei nostri centri storici e della nostra realtà comunale.
Questo è avvenuto proprio perché non c'è stato uno studio sulla situazione del commercio nelle Marche, a differenza di quello che era avvenuto nelle altre regioni. Grazie a questa legge e grazie al lavoro fatto sia dalla maggioranza che dalle opposizioni in Commissione, con gli emendamenti siamo riusciti a correggere in modo abbastanza credibile una legge, rinnovandola, per renderla perfettamente calzante rispetto alle realtà e alle esigenze della nostra regione.
A tre anni da quella legge ci troviamo ad armonizzare quello che non è stato fatto tre anni fa. Con questa legge praticamente è stato ricoperto quel vuoto che avevamo rispetto alle altre Regioni e grazie a questi emendamenti si è pensato al futuro. Non possiamo permettere alle multinazionali estere di fare terra di conquista della nostra regione. Con questa legge c'è un ridimensonamento, anche se, purtroppo, sono stati chiusi i cancelli quando le vacche erano già tutte al pascolo, però, siccome non è mai troppo tardi, si è riusciti comunque a riportare ordine e a dare concretezza alle esigenze dei consumatori, dei commercianti, ma soprattutto a ridare quella dignità che è nella tradizione della concezione del Comune italiano che è poi il caposaldo della società italiana.
In parte, grazie a questi emendamenti si è riusciti a riportare un valore aggiunto ai centri storici che sono stati in parte cancellati grazie all'apertura a ridosso degli stessi di una grande distribuzione che soprattutto non è in sintonia con la tradizione della vita dei centri storici, in modo particolare dei piccoli centri che permettono ancora una vita concreta e fattiva dei cittadini.
A nome del gruppo di An dico subito che voteremo questa legge, proprio perché in piccola parte, come minoranza, abbiamo contributo a predisporre all'interno della Commissione, anche se alla fine è la maggioranza che decide, ma in questo caso sono stati accolti anche i suggerimenti venuti dai consiglieri di minoranza, in modo particolare dal sottoscritto e dai consiglieri Viventi e Cesaroni per far sì che questa legge sia la più calzante e la meno punitiva nei confronti dei commercianti e dei cittadini marchigiani.
Penso che nel momento in cui entrerà in funzione questa legge, probabilmente ci sarà da rivedere alcune cose, si dovranno apportare alcune correzioni, proprio perché una carenza riguarda la mancanza di uno studio effettivo del territorio, ma nel complesso siamo soddisfatti e voteremo a favore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Come presidente della Commissione esprimo soddisfazione per il lavoro fatto, quindi do atto ai colleghi Procaccini e Gasperi di avere fatto una discussione di merito in una materia estremamente delicata, dove vi sono interessi di vario genere. Credo che la proposta che stiamo discutendo e che spero possa essere approvata all'unanimità dal Consiglio regionale cerca di fare una sintesi positiva delle varie esigenze, quindi una risposta che può soddisfare complessivamente le esigenze del comparto del commercio. Questo è il frutto del lavoro fatto dalla Giunta, della concertazione che c'è stata con l'assessore Secchiaroli e con il servizio, il frutto del lavoro che abbiamo svolto in Commissione dove sono state attentamente valutate le varie questioni sollevate in fase di audizione ma anche le osservazioni che ci sono pervenute per iscritto fino all'ultimo minuto. Anche in data odierna sono pervenute lettere che abbiamo valutato e credo che la proposta di leggere possa rispondere alle esigenze.
Sono tre i punti fondamentali di questa legge. Uno riguarda gli orari circa le deroghe alla chiusura della domenica e dei giorni festivi. Questa cosa è estremamente delicata, ci sono interessi diversi. I lavoratori non vorrebbero lavorare tutte le domeniche, e mi sembra che sia una legittima aspirazione, le strutture commerciali hanno bisogno di introitare il più possibile, quindi più giorni sono aperte, più ci sono vendite e fatturato. D'altra parte ci sono esigenze fondamentali dei consumatori. Anche qui ci sono state opinioni. Credo che l'equilibrio che troviamo nella proposta di legge non penalizza i giusti interessi dei consumatori, non penalizza le imprese né i lavoratori. E' un equilibrio positivo. Su questo punto e su altri, nel momento in cui la legge sarà attuata faremo le necessarie verifiche e qualora emergessero dei limiti credo che da parte nostra vi sia la piena disponibilità ad affrontarli. D'altronde, il discorso del federalismo dovrebbe dare proprio questa risposta: capacità del Consiglio regionale ad apportare modifiche in tempi brevi e veloci alle leggi, qualora si dovessero verificare difficoltà di attuazione delle stesse.
L'altra cosa importante riguarda la regolamentazione del discorso delle vendite di fine stagione, le liquidazioni, le promozioni per avere un trattamento omogeneo nell'intero territorio regionale.
Infine il discorso di programmare l'apertura di nuove strutture commerciali. Anche qui vorrei essere estremamente chiaro: non c'è alcuna volontà del Consiglio regionale di bloccare questo tipo di processo, perché sarebbe in contrasto con il buon senso, oltre che del "decreto Bersani". Questo è un interesse generale dei consumatori e delle imprese e noi non possiamo lasciare il tutto alla deregulation totale. Di qui il discorso delle nuove autorizzazioni, che verranno date dopo l'approvazione dei Ptc provinciali. Questo è buon senso. Il collega Gasperi diceva che i buoi sono già usciti dalla stalla: non lo so, ma non c'è dubbio che c'è bisogno di normare anche questo comparto. Quindi la programmazione territoriale mi sembra essere la risposta migliore per una crescita anche della moderna distribuzione, equilibrata nel territorio, in modo da rispondere alle esigenze complessive del territorio stesso.
Questo è lo spirito con cui abbiamo lavorato e per questa ragioni invito il Consiglio regionale ad approvare questa legge e dichiaro la disponibilità a superare eventuali limiti, qualora dovessero emergere nella fase di applicazione della legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Annuncio il voto favorevole di Forza Italia, facendo alcune considerazioni.
Per quanto ci riguarda, la Giunta su una problematica così delicata a nostro avviso avrebbe dovuto prendere in considerazione tutto l'assetto regionale che riguarda il discorso del commercio. Non è che ingessando e non autorizzando più nessuno si riesce a regolamentare il commercio della regione Marche. Quindi avrebbe fatto bene, assessore, a presentarsi con un censimento di tutte le grandi strutture delle Marche, cercando di farci capire dove le grandi strutture non necessitano, perché con questa legge potremmo anche mettere in difficoltà alcuni centri che necessitano di grandi strutture.
Quindi ci troviamo fortemente in difficoltà nel discutere questa proposta di legge. Apprezziamo lo sforzo del relatore Procaccini, che con determinazione, con passione prima metteva di mezzo anche la politica per quanto riguarda questi emendamenti, ma tra la politica e il commercio molto spesso ci sono cose ben distinte e distanti. Infatti, se esaminiamo attentamente l'art. 4 bis, non quadra alla perfezione l'impostazione che è stata data. Si parla di Ptc: molte Province già hanno adeguato i propri Ptc. Ad esempio, in questo momento in una importante città si sta discutendo di eventuali insediamenti, addirittura di 4-5 grandi strutture che creerebbero grossi problemi alla città, al suo hinterland sotto l'aspetto della viabilità e dell'inquinamento e questo Comune si sta dotando di un piano di zonizzazione di cui questa legge non tiene conto. La legge dice che il Comune si deve adeguare al Ptc provinciale. Ebbene, abbiamo recentemente approvato le norme che riguardano i nuovi piani regolatori e mi sembra che siano in contrasto con quanto stiamo legiferando, perché in quella sede abbiamo detto che ai Comuni deve rimanere l'autonomia in quanto titolari del territorio e le Province debbono intervenire solamente se ci sono vincoli per quanto riguarda i Ptc e altri vincoli urbanistici. C'è quindi una contraddizione di fondo, perché si tenta di spostare le competenze alle Province quando la territorialità è dei Comuni. Lo spirito dell’articolato è buono, ma si presta a diverse interpretazioni, perché così come impostato sembrerebbe che la Provincia, in concertazione con i Comuni, stabilisce le zone, mentre invece il Comune, in concertazione con la Provincia, stabilisce le zone. Non è un discorso secondario ma di primaria importanza, perché è il Comune che ha la titolarità del proprio territorio e la Provincia dovrebbe recepire.
Mi auguro che questo non sia motivo di impugnazione, di vertenza come si può paventare. Dobbiamo essere chiari e dire se la titolarità delle scelte è del Comune oppure spetta alla Provincia con il discorso del Ptc.
Bene ha fatto Procaccini a parlare della viabilità, perché bisogna avere un'ottica che vada al di là del comune, addirittura del comprensorio. Il discorso della viabilità è quello più importante da fare quando viene realizzata la grande struttura, poiché se vi sono intasamenti e difficoltà di traffico, vi sono anche inquinamenti e altri inconvenienti.
Noi siamo d'accordo su questa legge, ma ci auguriamo che non si mettano in difficoltà almeno i Comuni che hanno già provveduto a quanto di loro competenza, a differenza di altri che possono adeguare i propri piani regolatori o piani commerciali. Non deve venire fuori un conflitto fra Province e Comuni facendo scaturire un contenzioso.
Ho cercato di dare un contributo, con la speranza che questo dubbio venga superato. Mi auguro che tutto vada bene e che fra un anno non ci dobbiamo ritrovare a stabilire che tutto andava riferito alla pubblicazione della legge. E' un problema di due o tre mesi, penso che non succeda la fine del mondo. Se siamo sicuri decidiamo in questo modo, ma teniamo presente che ci può essere il pericolo di ritrovarci fra un anno, solo per questa modifica, a dire "effettivamente dovevamo partire dal giorno della pubblicazione".

Ferdinando AVENALI. C'è un emendamento: si parte dal giorno della pubblicazione.

Ottavio BRINI. Ne prendo atto e annuncio il nostro voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Vorrei rientrare sul problema del Ptc che secondo me è serio. Alcune Province l'hanno adottato, in relazione al contenuto che esso deve avere così come normato dalla legge 34/1992 sull'urbanistica. Oggi andiamo a dire che l'approvazione del Ptc è il termine oltre il quale saranno prese in esame nuove autorizzazioni, ma diamo anche un'interpretazione del Ptc diversa da quella della 34, perché non tutti i Ptc, nella facoltà e nell'autonomia delle Province hanno ritenuto di indicare con precisione la programmazione della grande distribuzione. E' successo, ad esempio, ad Ascoli Piceno dove c'è stata l'adozione, siamo in attesa dell’approvazione definitiva ma non si parla di questo. Al che non credo che il problema sia tanto quello che definisce il consigliere Brini, perché una volta che il Ptc stabilisce la programmazione in materia di grande vendita, lì c'è la forza cogente del Ptc sul piano regolatore e questo l'abbiamo anche rafforzato, come intento, modificando la 34. Nello scorso luglio abbiamo detto che l’approvazione definitiva è dei Comuni, la Provincia deve dare un parere sostanzialmente di conformità al Ptc. Quindi nulla quaestio quando il Ptc programma in materia di grande distribuzione, ma ad Ascoli non l'ha fatto, sicché introduciamo un elemento variabile, quello dell'approvazione del Ptc che in realtà potrebbe non essere dirimente, non lo sarà nella provincia di Ascoli Piceno, perché non lo dice. Cosa succederà una volta approvato il Ptc? Questo è un problema che ci dobbiamo porre, nel senso che se vogliamo ancorare in qualche modo a un termine futuro ma non incerto la riapertura dei termini d'accordo, però nella sostanza ha ragione Brini quando dice che il Ptc può non essere dirimente a questo riguardo.
Inoltre bisognerà modificare la 34 nel senso di prescrivere in maniera indefettibile che il Ptc su queste cose deve pronunciarsi, perché se la scelta è quella di fare un piano-processo molto dinamico, di dieci articoli, che magari differiscono ad altre sedi la normazione di dettaglio, è evidente che questo lodevole intento di ancorare la sospensione a un dato certo non risolve il problema. Quindi vorrei sapere se vi siete posti questo problema che comunque impone, a mio modo di vedere, di riscrivere la 34 nella parte relativa ai contenuti obbligatori dei Ptc.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Vorrei fare una sottolineatura sui due passaggi temporali e contenutistici dell'articolo 4 bis. D'accordo sull'impianto complessivo, c'è difficoltà ad applicare in concreto la norma se la lasciamo esclusivamente, senza alcun tipo di controllo e verifica, all'approvazione dei Ptc da parte dei Comuni. Perché difficoltà? Perché se in un Comune si approva il Ptc e la moratoria è superata, ma nel comune limitrofo che insiste nello stesso bacino di traffico c'è ancora il piano comunale che non integra il Ptc e non ha ancora la visione d'insieme, creeremmo delle condizioni di grande squilibrio. Lo dico perché non c'è un termine entro il quale questi piani di coordinamento debbono essere approvati, non lo indichiamo.
La preoccupazione è di vedere nell’applicazione concreta della norma un aggiramento o una stortura applicativa, perché da una parte è stato approvato il Ptc, dall'altra ancora non c'è, quindi si potrebbe creare una situazione di grave contrasto. Stortura, perché l'applicazione andrebbe a superare la portata generale della norma. Civitanova-Porto Sant'Elpidio, ad esempio: due province diverse, due comuni limitrofi, lo stesso bacino di traffico, due Ptc diversi, senza termini uguali, quindi con sfasature di approvazione dei piani, due decisioni completamente diverse: là di sospensione, quindi di diniego, qua di approvazione, ma tutte insistenti nello stesso bacino.
Anche il discorso dell'entrata in funzione dei meccanismi di legge deve essere verificato non solo nei piani sovraordinati ma anche nei piani che possono essere insistenti tra zone comunque omogenee. Forse una previsione di una indicazione temporale poteva essere in grado di sanare questo vulnus, forse il fatto di aver messo una data certa per quanto riguarda la sospensione... E' stata tolta? Quella data era stringente sotto un profilo di tempi, però non in grado di rispondere efficacemente alla finalità dell'articolo 4 bis, perché dall'altra parte c'era questo tipo di discorso e c'è ancora questo tipi discorso di difficoltà.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Penso che questa legge sia importante e non posso esimermi dal ringraziare il servizio per il lavoro svolto, la Commissione e il relatore Procaccini, perché credo che il lavoro svolto per andare alla modifica della vecchia legge del commercio è stato molto complesso, in alcuni momenti anche faticoso, di concertazione vera con le associazioni di categoria, con i sindacati, con incontri singoli, con i sindacati, poi tutti insieme. E' stata veramente una elaborazione difficile ma che ha dato i suoi risultati.
Il discorso dei parametri, dei parcheggi non è da sottovalutare rispetto alle interminabili interpretazioni che venivano date alla precedente normativa, con tutte le difficoltà che venivano avanti. Probabilmente avremo ulteriori necessità di chiarimenti, però credo che l;a legge che questa sera andiamo ad approvare fa chiarezza su molte cose: le giornate di chiusura, l'insediamento all'interno dei centri storici di medie strutture, la regolamentazione delle vendite promozionali, quindi questo equilibrio cui faceva riferimento Avenali, fra consumatori ed operatori credo che sia stato rispettato il più possibile.
Per quanto riguarda la richiesta di Brini di un censimento sulle grandi strutture, il censimento esiste e si vede ad occhio rispetto al numero di abitanti, all'estensione del nostro territorio. Siamo andati sui giornali — Il Sole-24 Ore — su questa partita, quindi non c'è bisogno di grandi censimenti, anche se su questo stiamo lavorando. E' più di un anno che il servizio lavora su questa legge, l'ulteriore lavoro fatto dalla Commissione ha permesso di trovare quegli equilibri che spero durino un po' nel tempo rispetto ad un difficile governo di tutta questa partita che necessita soprattutto di equilibrio fra gli attori principali, che sono da una parte i commercianti e dall'altra tutta la partita dei consumatori. Credo che con questa legge che il Consiglio si appresta ad approvare, l'equilibrio sia stato raggiunto.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Art. 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 3. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 4. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 4 bis. Emendamento n. 4 a firma Procaccini, che ha la parola.

Cesare PROCACCINI. Questo emendamento vuol fare chiarezza rispetto all'interpretazione dell'articolo 4 bis, proprio perché nella fase transitoria diciamo che sono sospese le domande presentate dopo il 30 giugno. Questo fatto potrebbe, in una fase di applicazione creare confusione. Per questo motivo dobbiamo mettere tutti sullo stesso piano, quindi propongo di sopprimere questa frase.
Voglio utilizzare questo brevissimo tempo per rispondere nel merito a quanto diceva il collega Brini. Intanto vorrei ricordare che tutte le scelte non tecniche che compie questo Consiglio sono scelte politiche, compresa questa. Questo atto non viene fatto in contrapposizione ai Comuni, anzi in Commissione si è discusso e si è detto "d'intesa con i Comuni", perché i Ptc fatti insieme ai Comuni sono atti di programmazione su area vasta. Non stabiliamo un primato della Provincia rispetto al Comune ma li mettiamo alla pari. Questa cosa non solo è stata fatta in ambito di concertazione e di audizione con l'Upi: parliamo di grandi e grandissime strutture che modificano l'assetto commerciale, quando meno in un'area sovracomunale o addirittura sovraprovinciale. Per questo c'è questa previsione. Se un Comune l'ha fatto, tanto meglio: sarà utile per sollecitare gli altri livelli, in particolare la Provincia ove non l'avesse fatto. Vogliamo mettere a regime una filiera di attori per far funzionare meglio la legge.
Per questo motivo confermo la proposta di sopprimere l'ultimo capoverso dell'art. 4 bis.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Sono perfettamente d'accordo sulla soppressione di questa parte, proprio perché, tra l'altro, è una piccola soddisfazione personale, in quanto durante la discussione in Commissione l'avevo proposto ma non era passato. Siccome tutto deve essere adeguato al Ptc, ci sarà un obbligo a rivederlo con la legge. Questa legge è sul commercio e non sull'urbanistica, quindi saranno i Ptc a doversi adeguare per permettere la programmazione della grande distribuzione. Quindi, siamo favorevoli all'emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Noi ci asteniamo, perché è un'ingessatura.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 4 bis come emendato.
Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Mi asterrò su questo articolo. Le ragioni le ho espresse precedentemente, in ogni caso invito la Giunta e il Consiglio a promuovere una modifica della 34 in maniera tale che sia da considerarsi obbligatorio, precettivo l'aspetto del Ptc sulla programmazione della grande distribuzione. E' però un termine che, al di là dell'aspetto che ho rilevato, può non essere corrispondente all'intenzione del legislatore, perché ad esempio questa sospensione, per quanto riguarda Ascoli Piceno verrà meno fra qualche settimana, quindi ad Ascoli Piceno avremo un Ptc approvato, fra qualche settimana, che però non parlerà della programmazione della grande distribuzione. Cosa succederà?

Giulio SILENZI. Che lo devi adeguare.

Guido CASTELLI. Non è scritto nella 34. Il richiedente dice "la sospensione non opera più perché il Ptc è stato approvato". I Ptc sono stati, ad Ancona, Ascoli e Macerata, adottati ma non approvati, quindi bisognerà muoversi in questo senso, ma il richiedente terzo, nel momento in cui ci sarà l'approvazione sulla base dello stato attuale delle norme, che non prescrivono la programmazione della grande distribuzione, avrà buon diritto a dire "ai sensi del 4 bis non sono più sospese le autorizzazioni in provincia di Ascoli Piceno". E' un problema che pongo e ragioniamoci insieme per evitare di ficcarci in un ginepraio che, ripeto, ad Ascoli ma credo anche a Macerata si aprirà fra qualche settimana.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Le motivazioni del collega Castelli non sono affatto peregrine a mio modo di vedere, tuttavia, per quanto riguarda il rilascio delle autorizzazioni nel settore del commercio la legge titolare è quella di cui discutiamo oggi, non altre, per cui è a questa legge che si dovrà uniformare il resto. E' chiaro che 'è anche un problema di fasatura dei tempi, tuttavia, conoscendo la realtà delle Marche, gli stessi strumenti provinciali denominati Ptc sono tutti in una fase di revisione o di valutazione rispetto alla normativa in corso, non ultima quella sulla legislazione concorrente, per cui siamo in pienissima regola all'interno di una molteplicità di attori che programmano.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'articolo 4 bis.

(Il Consiglio approva)

Art. 5. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 6. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 7. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 8. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 9. Emendamento n. 6 a firma Procaccini.

Cesare PROCACCINI. E' solo un emendamento tecnico, dovuto a una svista: i Comuni hanno la facoltà di stabilire gli orari ma anche le deroghe.

PRESIDENTE. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 9 emendato.

(Il Consiglio approva all'unanimità)

Art. 10. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 11. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 12. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 13. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 14. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 15. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 16. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 16 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 17. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 18. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 19. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 20. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 20 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 21. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 22. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 23. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 24. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 25. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 26. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 27. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 28. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 29. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 30. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Art. 31. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. Il gruppo Verdi voterà la proposta. Consideriamo che essa abbia alcuni elementi qualificanti, in particolare quelli con cui si dispongono delle norme che bloccano questa apertura selvaggia di nuove strutture nella nostra regione. Le Marche sono state per anni un territorio di conquista, dove l'unico freno è stato posto soltanto dalla disposizione che obbligava la realizzazione dei parcheggi e questo ha fatto sì che non potessero sorgere attività commerciali di grande dimensione ovunque, ma certamente dobbiamo dire che in questi anni nel nostro territorio, al contrario di altre regioni c'è stata una sorta di far-west, quindi pur condividendo questa proposta di legge non ci sentiamo di condividere i toni trionfalistici che questa mattina anche l'assessore Agostini, parlando nella sua veste di componente del governo regionale ha adottato, dichiarando sul giornale "Fermeremo le attività del grande commercio". La gran parte dei buoi sono usciti dalla stalla. Ciò non toglie che il provvedimento dovesse essere approvato, ciò non toglie che c'è una condivisione — e ci fa anche piacere — di tutto il Consiglio. Vero è che abbiamo certamente danneggiato il piccolo commercio e forse non abbiamo aiutato neanche il grande commercio, perché la proliferazione eccessiva di strutture commerciali di grande dimensione crea una sorta di cannibalismo: sorgono attività commerciali sulla scia di investimenti, c'è una concorrenza spietata e la gran parte di queste attività non ha poi le condizioni per poter sopravvivere. Vediamo che questo è un fenomeno che verrebbe esasperato se la Regione non approvasse questo provvedimento di legge, cioè assisteremmo al sorgere di altre strutture commerciali, al consumo di territorio senza che poi da questo consumo ci sia un ritorno positivo e soprattutto duraturo per l'economia e per il territorio stesso.
In questi giorni abbiamo avuto anche spinte forti dal settore delle costruzioni, come se dovessimo realizzare i centri commerciali pensando non tanto all'attività di distribuzione, di commercio ma all'attività edilizia. Anche qui c'è una logica di consumo del territorio che non condividiamo, su cui c'è da fare una profonda riflessione: un approccio all'uso del territorio che sia più corretto e che deve tutelare quelle attività commerciali che rendono vivi i nostri centri storici. Al pari della residenza le attività commerciali hanno una funzione importante: dobbiamo creare le condizioni perché queste permangano all'interno delle città, all'interno di quei piccoli nuclei abitati delle zone montane dove c'è un problema di spopolamento, di occupazione, di necessaria sinergia tra tutto quello che garantisce presenza e presidio del territorio, comprese le attività commerciali.
Quindi condividiamo questa impostazione che alle Province va dato l'obbligo di adeguare i Ptc che in parte hanno predisposto un adeguamento che presuppone la realizzazione di uno studio, di una valutazione sugli equilibri tra attività commerciali, grandi strutture di vendita, piccole strutture di vendita e loro distribuzione sul territorio. Condividiamo questa impostazione e condividiamo che, finché questo documento non ci sarà, tutte le nuove localizzazioni vengano sospese perché nel territorio ci sono state — ma continuano purtroppo ancora ad esserci — operazioni che hanno le gambe corte, che forse possono dare un ritorno a chi deve vendere la superficie, a chi deve vendere i terreni, a chi deve realizzare le strutture, ma rischiamo di avere investimenti, ancorché privati, che poi non danno quel ritorno che è legittimo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la prosecuzione della seduta.

(Il Consiglio approva)

Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Concordo con l'intervento di Moruzzi, che un eccesso di trionfalismo appare esagerato. Quando si fanno queste leggi che sono sostanzialmente normative, si fa sempre un discorso di mediazione. Nella nostra regione era necessario dare un segnale fermo di chiusura alla proliferazione dei centri commerciali che ormai stanno sostanzialmente conquistando ogni spazio nel mondo della distribuzione, con delle ricadute tutt'altro che positive sul tessuto urbano per quanto riguarda i centri storici: c'è una sostanziale chiusura progressiva degli esercizi nei centri storici con una desertificazione degli stessi e la chiusura di tante piccole attività minori.
Tra l'altro si è visto — l'Italia è indietro in questo settore — che alla fine le catene di distribuzione si riducono a pochissime e conquistano tutti i centri di distribuzione intermedi, medi, meno piccoli e si creano delle avventure economiche che finiscono con il fallimento dei grandi gruppi — questo è già successo in alcuni Paesi del nord Europa — perché in una progressiva azione di acquisizione si perde poi la misura della distribuzione, del servizio vero al cliente, l’utile è soprattutto speculativo nel differimento dei pagamenti, i ricarichi sul prodotto sono ridotti a zero e tutto rientra in un meccanismo distributivo perverso. Che in questa giunga ci siano delle norme più a misura della società e degli operatori, pur nella assoluta difesa del consumatore è una cosa giusta. Come tutte le leggi questa è una legge di mediazione, crediamo che sia un buon punto di equilibrio, ha trovato il consenso non solo delle categorie interessate che fanno i loro interessi ma anche della politica che si fa negli enti locali, nelle Amministrazioni ecc. Quindi, su questa linea di equilibrio ci siamo intesi anche con le altre forze politiche, perché sarebbe antipatico strumentalizzare una categoria su una misura normativa, pertanto ci pronunciamo favorevolmente, perché a nostro parere era necessario modificare le norme precedenti che, pur recenti — erano del 1999 — apparivano alla prova dei fatti superate, quindi con questo spirito voteremo favorevolmente la legge, sempre con la riserva che queste norme siano in corso d’opera modificabili, perché non è detto che questo sia l’equilibrio perfetto.
Bisogna avere molta vigilanza, perché in questo settore la speculazione è in agguato, molto spesso ci sono tentativi di forzare la mano. Prima, Castelli citava la situazione della provincia di Ascoli Piceno: ci sono sempre, nelle norme e nelle leggi, dei varchi attraverso i quali chi è più furbo riesce a passare. Con questo spirito andiamo a dare un voto favorevole complessivo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Dichiaro i voto favorevole alla proposta di legge per le cose che già sono state dette. Vorrei soltanto sottolineare tre aspetti.
Quando si fa una politica concertata i risultati arrivano. Questo l’abbiamo verificato più volte e questa proposta di legge ne è una chiara dimostrazione. Allorché si discute e si cerca una soluzione comune credo che i risultati siano i migliori. Questo è un monito su cui dovremmo riflettere e credo che questo dovrebbe servire anche al Governo centrale, considerate le condizioni in cui si trova.
La seconda cosa è che questa proposta di legge evoca sicuramente un riordino della materia urbanistica, perché a me sembra che dopo il titolo V dovremmo agire in maniera diversa sul piano dell’utilizzo del territorio e siccome credo che ne abbiamo facoltà da un punto di vista legislativo, ritengo che si imponga la necessità di giungere a questo riordino della normativa con estrema urgenza, perché anche il 4 bis dimostra, così come l’abbiamo impostato, una farraginosità e una scarsa chiarezza delle norme urbanistiche, per come le stiamo interpretando.
Speriamo che questa proposta di legge non venga impugnata come sistematicamente questo Governo sta facendo, vanificando la legislazione regionale, perché ormai, purtroppo, questo è l’andazzo. Ciò dimostra come coloro che vogliono fare il decentramento lo stanno attuando, bocciando le leggi regionali. Comunque credo che sia una dimostrazione di coraggio del Consiglio regionale che va a regolamentare una disciplina estremamente delicata dove sono in ballo lavoratori, libera concorrenza, però, come già è dimostrato da altre vicende, la libera concorrenza purtroppo molte volte fa degli sfaceli, quindi chi la invoca non solo per lo sviluppo ma anche per il welfare tenga conto che quando la politica non riesce a governare queste cose fa degli sfaceli enormi. Ecco perché sottolineiamo l’importanza di questa proposta di legge e la votiamo favorevolmente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Per brevità non replicherò a Marco Luchetti rispetto alle valutazioni sul federalismo. Anche il mio voto, come quello del mio gruppo, è favorevole. Vorrei soltanto fare delle raccomandazioni, per evitare che quanto detto sul 4 bis possa creare problemi maggiori di quelli che oggi vorremmo superare. Innanzitutto, buona parte dei Ptc della nostra regione sono in fase di approvazione, quindi sarebbe bene, per salvaguardare anche il lavoro fatto e costato qualche centinaia di milioni, che gli uffici della Regione dessero subito notizia alle Amministrazioni provinciali, della necessità, prima di approvare definitivamente i Ptc, di adeguarli da quel punto di vista: potremmo salvare la situazione se le Amministrazioni provinciali munissero i loro strumenti urbanistici di coordinamento di queste necessarie prescrizioni. Credo che questa possa essere una soluzione possibile, praticabile, quindi il voto, per le ragioni espresse dai colleghi Ciccioli e Gasperi è favorevole. Mi unisco a quanto considerato anche da Moruzzi, il quale ha messo in guardia da facili speculazioni come quelle dell’assessore Agostini — mi dispiace che non sia presente — il quale oggi si erige a salvatore del centro storico di Ascoli Piceno, quando si sa che ormai alle falde di Ascoli sono prosperati ben tre centri commerciali, quindi neanche Paperone avrebbe mai i desiderio di metterne un quarto. Quindi, parere favorevole anche grazie al contributo fattivo che ha dato in Commissione il nostro collega Gasperi. Oggi l’assessore Agostini plana sulle difficoltà amministrative del centro storico di Ascoli, sostenendo delle tesi che sono francamente non condivise.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

Giulio SILENZI. Questa sera approviamo una proposta di legge che completa una riforma importante del commercio marchigiano, una proposta di legge che produce un riformismo forte, in questa regione. Siamo riusciti a trovare un consenso delle associazioni del commercio, delle forze sociali, dei sindacati, realizzando così una concertazione efficace, che trova la giusta sintesi per poi tradursi in uno strumento legislativo. Inoltre la Regione attua un programma di decentramento vero, concreto, stabilisce gli indirizzi generali e fa sì che le Province riescano, con i loro strumenti di programmazione, all’interno di quegli indirizzi, a realizzare una programmazione più vicina alle esigenze del territorio, dei Comuni in una materia difficile, dove non c’è un equilibrio raggiunto ma c’è l’equilibrio dell’oggi, poi vi sono le evoluzioni economiche, sociali che possono determinare un nuovo quadro di riferimento, ma oggi stabiliamo, con questa legge, il protagonismo del territorio, il territorio che decide gli insediamenti necessari all’interno di un indirizzo regionale e, in definitiva, riusciamo a coniugare l’esigenza del consumatore con quella delle imprese economiche, riusciamo a coniugare l’esigenza dell’utente mettendolo al centro della nostra riflessione politica, che poi determina le scelte legislative, sapendo che il piccolo commercio va salvaguardato, che va qualificata l’attività del commercio nel centro storico, che vanno qualificate le attività commerciali nei quartieri. E nel passato, volendo qualificare il piccolo commercio non abbiamo penalizzato la grande distribuzione che dava risposte moderne alle esigenze dei consumatori, ma oggi dobbiamo dire che in tanta parte del territorio regionale c’è una saturazione che fa sì che la grande distribuzione ha i suoi segmenti di mercato e il piccolo commercio può qualificarsi al meglio.
Non è vero, come dice Castelli, che la grande distribuzione alla fine trova un equilibrio, per cui non vuole più realizzare altre strutture, perché su questo terreno non c’è mai la parola fine. Con questa legge poniamo la parola fine ad uno sviluppo incontrollato.
Sono convinto che in molte province c’è una saturazione per i bacini che avevamo individuato a livello regionale, per cui si stabilisce un equilibrio, così come si è realizzato tra la grande distribuzione e il piccolo commercio che va sostenuto e qualificato, sempre tenendo presente gli interessi dei consumatori, dei cittadini-utenti. Però questa legge non trova il gradimento della grande distribuzione, e il Consiglio in questo fa un gesto anche di coraggio inteso come svincolato dalle esigenze particolari, per scegliere un punto di vista condiviso dalle forze politiche ma anche dalle forze sociali nella direzione di un equilibrio e di una programmazione in un settore delicato.
La grande distribuzione non gradisce questo tipo di programmazione che a mio avviso determinerà una restrizione notevole delle aperture di grandi centri commerciali, perché di questo ha bisogno il commercio in questa regione, altrimenti uno sbilanciamento a favore della grande distribuzione comporterà inevitabilmente una penalizzazione del piccolo commercio, invece noi abbiamo interesse a riqualificarlo, soprattutto per rivitalizzare i centri urbani, i quartieri, non solo i centri storici.
Quindi una legge estremamente positiva, va dato atto alla Giunta regionale di averla promossa, alla Consiglio di avere trovato la giusta sintesi respingendo anche pressioni che potevano venire, pertanto approviamo un atto serio di programmazione e di decentramento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Vorrei portare un piccolo contributo di chiarezza, perché è vero, è una legge che stiamo positivamente approvando, però c’è qualcosa da vedere. Prima il consigliere Moruzzi ha riconfermato che le stalle sono state chiuse quando i buoi erano già fuori. Infatti, per un anno abbiamo tenuto ferma la legge perché i centri di grande distribuzione erano stati aperti senza fare gli studi per quello che doveva avvenire, a differenza delle altre Regioni. Le responsabilità di chi erano? Del precedente assessore al commercio, perché lo stimolo doveva venire da lui. Non possiamo però far vedere che è tutto negativo, danneggiando. Ritengo che non possiamo rinchiudere la grande distribuzione, ma dobbiamo anche favorirla, purché il tutto avvenga secondo regole e secondo programmi.
La nostra cultura è basata sui Comuni e il nostro modo di vivere, a differenza di tante altre realtà, è basato sui comuni. La programmazione ha arrecato danni, stravolgendo il modo di operare e di vivere dei cittadini. Oggi, fortunatamente, in questa maniera riusciamo a ridare una certa credibilità al modo di operare nell’ambito del commercio, anche perché dobbiamo far presente che il commercio, specialmente nei centri storici, piccoli o grandi, non può avere quella concorrenza della grande distribuzione in modo selvaggio, che tra l’altro non rispecchia le norme, le regole e il modo di vivere dei cittadini italiani e copia male la realtà dei Paesi anglosassoni e americani, dove la grande distribuzione è sorta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Il gruppo di Forza Italia voterà a favore di questa legge in quanto riteniamo che regolamenti positivamente una materia estremamente importante per la società marchigiana, soprattutto in quanto contiene una boccata d’ossigeno per il piccolo commercio, attraverso la sospensione del rilascio di autorizzazioni alle grandi strutture di vendita. Non che si debba essere contrari alla grande distribuzione, ma io ritengo che, contrariamente a quello che accennava Silenzi, questa legge arriva tardi, in un momento in cui non c’è equilibrio tra grande e piccola distribuzione, ma danni a carico della piccola distribuzione, dei piccoli paesi e dei centri storici soprattutto sono stati compiuti.
Viene delegato tutto, ora, al coordinamento tra i Comuni e le Province, cioè alla concertazione tra gli enti locali. L’auspicio che mi sento di fare è che le associazioni di categoria vengano coinvolte nella realizzazione dei Ptc, perché questa problematica a cui diamo oggi una boccata d’ossigeno, potrebbe un domani essere vanificata da Ptc fatti in maniera sbilanciata.
Credo anche che la politica fatta finora sia di danno nei confronti della piccola impresa e credo che il compito della Regione sarebbe anche stato — non è stato con questa legge, ma può essere — quello di selezionare qualitativamente l’indirizzo sui vari tipi di grande distribuzione, perché ce ne sono alcuni esuberanti ed altri scarseggianti, e di coinvolgere, soprattutto e favorire l’aggregazione del piccolo commercio per la realizzazione dei nuovi centri di grande distribuzione ed anche per dare una omogeneità ed un rilancio alla distribuzione nell’ambito dei centri commerciali.
Con questa raccomandazione e con questo auspicio diamo il voto favorevole a questo impianto legislativo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 19,55