Resoconto seduta n. 11 del 26/07/2000
RESOCONTO INTEGRALE

SEDUTA DI MERCOLEDI' 26 LUGLIO 2000
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUIGI MINARDI

La seduta riprende alle 16,10

Mozione (Votazione proposte di risoluzione): «Procedura di rinnovo della concessione alla raffineria Api di Falconara Marittima» Amagliani, Cecchini, Andrea Ricci (10)
Interrogazione (Svolgimento): «Situazione della raffineria Api di Falconara Marittima» Amagliani (36)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione della mozione n. 10.
Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI. Presidente, consiglieri, anche per sdrammatizzare con un po' d'ironia il momento, mi permetto di ricordare un'esperienza passata da sindaco della città di Tolentino, quando un giorno mi sono ritrovato in Comune 500 residenti che protestavano perché la loro esistenza era fortemente infastidita dai fumi o dagli odori che uscivano da una fabbrica di cioccolato, un odore gradevole, che però recava fastidio a tante famiglie. Per quanto la cosa sembrasse di poco conto, le questioni accertate anche dalla Asl erano abbastanza pesanti.
Cosa devono fare un sindaco e un'amministrazione quando si trovano di fronte a questi problemi e ad altri ben più grandi per quanto riguarda le dimensioni o la qualità?
Ho accennato a questo episodio perché mi ha colpito l'intervento che ha fatto Ugo Ascoli quando si chiedeva se in questa vicenda c'erano state ingenuità, furbi o ipocrisie. Non ho alcuna intenzione né possibilità di guardare alla vicende del passato né di capirle, dico soltanto che quando un sindaco, un'amministrazione si trovano di fronte a un problema di una certa gravità e difficoltà dovrebbero agire in maniera molto più aperta e con forme di dialogo molto più incisive.
La prima cosa che risalta — ripeto, forse è un'ingenuità che ravviso — è che l'Amministrazione comunale di Falconara si è sottratta al dialogo, si è sottratta ad un giro che doveva essere fatto con tutti i soggetti interessati, ha fatto finta di non conoscere alcune situazioni, e io credo che quando un'Amministrazione comunale, un sindaco si pongono nei confronti di una città con una fantomatica foglia di fico, queste cose irrigidiscono particolarmente i rapporti con i cittadini, tanto più se esasperati, preoccupati da situazioni di impatto ambientale di una certa gravità.
Comunico, per non ripetere certi concetti, che sottoscrivo pienamente i contenuti enunciati dal collega Viventi — peraltro è noto che i gruppi Cdu e Ccd a livello programmatico procederanno insieme in questa assise regionale — e credo che occorra usare da parte nostra il massimo realismo. Mi rifiuto, concettualmente, di pensare a un'aula divisa tra i tutori del posto di lavoro, i tutori della sicurezza sul posto di lavoro e i tutori della qualità ambientale e della vivibilità: sarebbe un passo indietro se la pensassimo così. Quindi invito tutti, senza alcuna presunzione, a pensarla in maniera diversa, perché queste tre fondamentali esigenze possono essere conciliate.
Mi rifiuto di pensare che qualcuno ritenga possibili locazioni diverse della struttura della raffineria e tutto quello che c'è intorno o dentro, perché non è assolutamente credibile. Invitando quindi al realismo più semplice, che porrebbe anche la Regione in una posizione di credibilità come ente interlocutore tra tutti i soggetti, ma oltre che interlocutore ente sollecitatore, vigilatore e garante nei confronti dei cittadini, insieme con Viventi abbiamo elaborato una bozza di risoluzione che sottoponiamo alla vostra attenzione, che non si è posta l'obiettivo di mediare tra le diverse mozioni che sono circolate tra la precedente seduta e quella di oggi, ma prende delle posizioni ma riteniamo che siano conclusioni possibili anche per le diverse opzioni che si sono qui manifestate.
Data per scontata la premessa, diciamo "...nell'interesse primario della tutela e la sicurezza del posto di lavoro" — che per noi Cdu e Ccd è un'esigenza imprescindibile per l'economia marchigiana in questo particolare momento economico, per il futuro di tante famiglie — si chiede "di impegnare la Giunta regionale a uno scrupoloso controllo dell'esito degli atti sottoposti al proprio parere; a farsi parte diligente affinché siano aumentati al massimo gli standards di sicurezza del lavoro all'interno della raffineria, anche mediante revisione delle prescrizioni e della concessione ministeriale; ad attivarsi per garantire all'esterno dell'impianto le migliori condizioni di sicurezza e di vivibilità, anche con la previsione di un anello di sicurezza per il quale sia programmata anche una nuova ubicazione dei nuclei residenziali più adiacenti, da finanziare nella fase progettuale ed in quella attuativa con risorse straordinarie ed urgenti dello Stato". Qui apro una parentesi e dico che, altrimenti, quando parliamo di sussidiarietà, di cosa parliamo? L'ente più forte, sui problemi più gravi deve intervenire. Non credo quindi che lo Stato possa esimersi da questo.
Poi: "ad attivarsi per lo smantellamento della parte di linea ferroviaria intersecante l'industria petrolchimica; ad attivarsi per la realizzazione di un nuovo sistema viario che possa, tra l'altro, rendere efficaci i sistemi di intervento per la sicurezza della raffineria; a costituire — l'hanno detto in tanti, ma noi ci crediamo e quindi lo ribadiamo — per il perseguimento dei predetti obiettivi e con il criterio e per i fini della trasparenza e della concertazione — condivido quello che ha detto Ugo Ascoli: c'è da riportare serenità, quindi la Regione si faccia promotrice, urgentemente, di questo — il tavolo permanente di confronto con tutti i soggetti interessati".
Stiamo stampando il documento, che preghiamo poi di far distribuire, Presidente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, colleghi consiglieri, credo che tutti i dibattiti siano utili e che le posizioni non sono mai completamente inutili o strumentali. Mi riferisco all'intervento del collega Silenzi di questa mattina, quando, facendo riferimento al dibattito sulla Telecom ha bollato come strumentale la nostra posizione, dicendo che poche ore dopo la conclusione del nostro dibattito è stato raggiunto a Roma un accordo soddisfacente per le esigenze dei cittadini e dei lavoratori marchigiani. Io credo invece che vada dato un taglio positivo alle problematiche che emergono. Voglio pensare che proprio il fatto che il problema sia stato posto ha portato ad una soluzione positiva. Voglio dare quindi un taglio positivo, costruttivo a tutti i confronti, a tutti i dibattiti, anche oggi sulla questione Api, non senza aver ricordato che la posizione ufficiale di Forza Italia all'indomani del disastro dell'evento luttuoso del 25 agosto fu estremamente chiara, come chiara è la nostra posizione di oggi che vuole essere, coerentemente, un contributo al rinvenimento di una soluzione che contemperi tutte le esigenze che in questa situazione sono tirate in ballo.
Noi chiedemmo la chiusura della raffineria non in eterno ma, per motivi di ordine pubblico e sanitario, sino alla verifica degli standard di sicurezza per i lavoratori e per la comunità circostante.
I governanti dell'epoca, che sono poi quelli di oggi, ci risposero male, ci fecero quasi passare per matti, iniziò un balletto che trova oggi, spero, la sua conclusione finale attorno ad una posizione molto diversa da quella di un anno fa, una posizione più consapevole che noi salutiamo positivamente, come tutti i ripensamenti in termini positivi, non senza dimenticare che nel tempo, negli anni le odierne amministrazioni di governo sono state attrici del tutto e del contrario di tutto, nel senso che hanno consentito la costruzione della raffineria là dov'è, l'hanno in qualche modo difesa, hanno consentito la costruzione della centrale turbogas e hanno consentito il rinnovo della concessione della raffineria dal 2008 al 2020 salvo, oggi — credo che non possa dirsi che quasi nessuno era a conoscenza di quanto andava succedendo — assumere una posizione che tutto sommato potrebbe essere anche condivisibile, se fosse effettivamente supportata da una volontà seria e concreta di attenersi a quanto viene detto.
Credo che ci siano quattro attori in questa vicenda, che sono il territorio, i lavoratori, l'azienda e la politica. La politica, come sempre, è il cemento di tutte le situazioni sociali. E ci sono tre concetti che a mio giudizio vanno tenuti ben presenti, che sono i concetti fondamentali di questa vicenda, non senza dimenticare che c'è una legge dello Stato, la "Seveso bis", che non consentirebbe, in base ai propri dettami, la presenza di una raffineria come quella di Falconara, che viene tuttavia salvaguardata, per così dire, in disciplina transitoria.
Non vi è dubbio che in qualche modo la raffineria è incompatibile con il territorio circostante. Questa è la sensibilità degli abitanti del luogo e non solo di Falconara. Credo che questo, al di là di tutto, venga percepito con chiarezza da tutti. Debbo dire che forse la dichiarazione di area ad alto rischio ambientale ha colpito un territorio eccessivo, che poteva essere ristretto, ma non vi è dubbio che quel territorio ove insiste la raffineria, anche per la presenza di altre situazioni limitrofe sia un'area a rischio.
Vi è poi l'interesse dei lavoratori, di tutti coloro che sono impegnati con le proprie attività dirette o indirette con la raffineria, che sicuramente vanno salvaguardati, ma vanno salvaguardati, ancor prima che nella tutela del posto di lavoro, che indubbiamente è un elemento fondamentale nella vita di ognuno di noi, nella loro sicurezza che io non so se sia stata controllata appieno, non so se siano stati attivati tutti quegli strumenti che consentano di dire che c'è una sicurezza.
Ci sono poi — perché no? La politica se ne deve far carico — gli interessi dell'azienda, interessi legittimi, interessi di un'azienda che ha investito, essendo stata indotta, in qualche modo, a credere che poteva fare affidamento sull'interlocutore pubblico nel fare questo tipo di investimento che forse non andava consentito, che quanto meno andava valutato con più attenzione.
E allora io dico che, all'indomani della presa d'atto di questa situazione incerta — perché non sappiamo se questo rinnovo dal 2008 al 2020 è da considerarsi legittimo o meno — senza infingimenti, senza falsità, nell'ordine che ho citato, tutte le esigenze — ed è difficile fare un ordine prioritario di queste esigenze — vadano in qualche modo soddisfatte, partendo però dal principio — che è sancito, peraltro, in una legge, anche se in sede di disciplina transitoria la raffineria viene in qualche modo salvata — che non vi è chi non veda che bisogna cominciare a pensare come, un'azienda rischiosa come quella, non sia compatibile con il territorio circostante.
Nel mentre si fa questo tipo di ragionamento vanno tutelati i lavoratori nella loro sicurezza e vanno salvaguardati, ovviamente, i livelli occupazionali. Io credo che ci siano ragionevolmente i tempi per fare tutto questo seriamente, non per pensare che anche oltre il 2020 si potrà andare avanti con questa situazione che — non sappiamo se le indiscrezioni sui giornali sulle perizie giudiziali che sono state fatte siano corrette o meno — è oggettivamente allarmante.
Credo quindi che vadano percorse tutte le strade che conducano ad accertare la legittimità di tutti gli atti legislativi che si intrecciano in questa vicenda dell'Api e che, all'esito, vadano assunte tutte le conseguenti iniziative, con il tempo, con il buon senso, anche con l'ausilio del pubblico danaro, perché qui stiamo discutendo di problematiche e di interessi che sono sicuramente socializzabili, sicuramente molto sensibili, però a mio giudizio non è possibile uscire da questa vicenda essendosi in qualche modo lavati la coscienza e poi continuando negli anni a fare finta di niente.
Questa è una problematica che va affrontata con serietà, non dimenticandosi che è stata costruita politicamente in un certo modo. Ci auguriamo che politicamente, seriamente venga risolta.
Quindi disamina di come rendere non più incompatibile la raffineria col territorio, rendendola compatibile in termini di sicurezza sul lavoro e ambientale — non sappiamo se è possibile, ma se non è possibile bisogna anche ipotizzare di giungere nel tempo alle estreme conseguenze — tutela totale della sicurezza dei livelli occupazionali dei lavoratori, tutela, se possibile, anche degli interessi dell'azienda che, va tenuto presente, si è affidata in qualche modo alla cosa pubblica e anch'essa va tutelata con degli strumenti eventualmente risarcitori. Ma non dobbiamo dimenticare che il problema della compatibilità ambientale e della problematica dei lavoratori è prioritario, quindi noi chiediamo che qualunque sia la mozione che verrà approvata questa sera — noi abbiamo una nostra mozione che ricalca più o meno i concetti che ho enunciata — vi sia poi un seguito serio e concreto, che contemperi e risolva le problematiche e le esigenze di tutti gli attori di questa vicenda.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Il dibattito che questa mattina il Consiglio regionale sta svolgendo sulla questione dell'Api, secondo me non può non tenere in considerazione uno degli aspetti che hanno maggiore rilevanza e che è stato abbondantemente sottovalutato, circa l'origine e il perché di questa situazione che, purtroppo, non vede la politica protagonista, ma vede la politica rincorrere disperatamente la soluzione di un problema, non guidata dalla oggettività, dalla razionalità e dal buon senso, ma soprattutto spinta dalla emotività e dalle logiche di parte, per non dire qualche cosa d'altro. E' un limite fortissimo nella soluzione dei problemi, che si è appalesato in questo caso in maniera del tutto evidente, basti tenere presente come si sono evoluti i fatti e come si sono create le condizioni delle decisioni in merito a questa problematica.
Qualcuno questa mattina ha ricordato come fino al 1998 le cose sono andate in maniera diversa, anno in cui il Comune di Falconara ha realizzato nell'ambito della propria giurisdizione una convenzione, benedetta da tutti, che per la prima volta aveva svoltato nei rapporti tra la raffineria e la comunità circostante. E' un dato da sottolineare, perché non dimentichiamo il passato: un rapporto con questa azienda del tutto anomalo, del tutto estraneo. Questa azienda era sopportata per il fatto che, probabilmente, c'erano altri canali di consenso e altre realtà presiedevano questo tipo di relazione tra comunità e azienda. Tutti quanti sappiamo a che cosa mi riferisco.
Quella convenzione è stata il frutto di una svolta storica voluta da tutti e per la prima volta siamo riusciti ad imporre, sul fatto che l'azienda aveva un interesse molto rilevante — l'impianto di cogenerazione che è un interesse sicuramente fortissimo dal punto di vista economico — determinate cose. Sottolineo, da questo punto di vista, che c'è anche un altro risvolto: il fatto che si faccia un impianto di quel genere è stato valutato, anche dalla precedente Giunta, come un fatto rilevante a seguito della scelta che è stata fatta nel piano energetico di inserirlo come uno degli elementi portanti di quella che potrà essere la nuova dimensione di approvvigionamento di energia.
Comunque, un interesse forte dell'azienda che era stato visto come sfida per la modificazione dei rapporti e soprattutto dei controlli. Per la prima volta si è entrati in fabbrica a controllare quello che l'azienda produceva dal punto di vista delle emissioni e si sono ottenuti forti risultati. Dico che è una data storica per quella comunità perché ne faccio parte e ne ho vissuto tutte le vicende, in quanto, fino a quel momento non so quello che la popolazione di Falconara ha sopportato in termini di danno anche ambientale. Ci furono scontri anche allora, li ricordo perfettamente, ma si arrivò tutti insieme ad una determinazione rispetto alla quale quasi tutte le forze politiche furono d'accordo, e si svoltò.
E' chiaro che chi si poneva conto questa convenzione pregiudizialmente, risultò sconfitto da questo punto di vista, perché si ottenne una maggioranza larga e per la prima volta si fece anche un'alleanza tra chi lavorava all'interno e chi stava all'esterno. I lavoratori che lavoravano all'interno, in quel patto si ritrovarono come quelli che dovevano difendere in prima istanza la tutela anche esterna dell'azienda. Ci si trovò anche di fronte ad un altro dato: si rilevò come eravamo indietro rispetto ai problemi della sicurezza, sia all'interno che all'esterno, al di là dei piani che sono stati realizzati, tanto è vero che abbiamo visto i limiti dei piani di sicurezza esterna, che hanno funzionato poco rispetto all'incidente del 25 agosto dello scorso anno. Pertanto una presa di coscienza larga, vasta, di coinvolgimento complessivo che dava una risposta.
Sottolineo questo aspetto, perché voglio rimanere con i piedi per terra e dico che quello stabilimento non è uno stabilimento di dolciumi e quello che viene emesso dai camini di quell'azienda non è una cosa pregevole. E' una cosa negativa, malgrado le tecnologie di oggi, al di là di quello che prevede anche la legge a cui l'Api si richiama. Possiamo considerarla di per sé "sopportabile" se mettiamo a confronto dei prezzi e dei costi per la comunità che accetta di avere uno stabilimento di quel genere. Ma sottolineo — è una cosa che rimarco — che addirittura anche le associazioni ambientaliste, allora, furono coinvolte in quella fase e per la prima volta venne firmato un accordo tra una delle maggiori associazioni ambientaliste e l'Api che venne riconosciuta come una delle raffinerie più sicure, una delle raffinerie affidabili rispetto alle emissioni e alla pericolosità.
Pertanto, un quadro del tutto diverso da quello di cui oggi discutiamo, un quadro che è stato assolutamente compromesso da un incidente che non doveva esserci, da una questione che ha fatto pagare in maniera pesantissima due operai morti, due famiglie in mezzo a una strada, mettendo un subbuglio tutta la comunità.
Da quel momento è partito un forte ricatto alla comunità che non doveva scattare, che non doveva essere accettato e che oggi divide profondamente i lavoratori interni e la comunità esterna. Di questo è stata responsabile una politica miope che non è riuscita a far tesoro del dibattito che c'era stato prima e che oggi pone uno contro l'altro in maniera indecente. E non è una cosa giusta, ma una cosa che dobbiamo aiutare a superare. Questo, secondo me è il compito che ha il Consiglio regionale: superare questo scontro che non ha ragione di essere, e dobbiamo impegnarci tutti in questo senso.
Ecco perché credo che dobbiamo prendere coscienza forte di come stanno le cose, tentando di fare de tutto per rendere compatibili l'uno e l'altro interesse, per fare in modo che le cose possano essere affrontate in termini diversi, soprattutto rendendo più responsabile l'azienda, perché qui abbiamo parlato di tutto, meno che del soggetto-azienda, che dobbiamo tirare in ballo in prima persona per le responsabilità che ha e soprattutto per le responsabilità che ha nei confronti della comunità di Falconara. Non mi è andato giù il fatto che in risposta a tutto quello che stava succedendo l'azienda abbia ritirato la sua solidarietà alla squadra di pallavolo ed abbia fatto una pagina con toni che non sono secondo me accettabili. Sono stati provocati? Forse è così, però dobbiamo assolutamente fare in modo che l'azienda abbia un atteggiamento diverso rispetto alla comunità, diverso anche rispetto ai rapporti sindacali interni che devono assumere un'altra direzione, se veramente vogliamo portare le maestranze all'altezza di un piano di sicurezza che deve sussistere ma che deve elevarsi per una qualità diversa, perché c'è bisogno di una qualità diversa di relazioni industriali, all'interno dell'Api, che siano all'altezza della sfida che questa azienda propone alla comunità che la circonda.
La mozione rappresenta un punto di riferimento. La prima parte attiene a un rapporto fra Ministero dell'industria e Regione che è inaccettabile per come si è manifestato. Il fatto che oggi ragioniamo su un parere non fatto formalmente conoscere dal Ministero è una cosa fuori dal mondo: istituzionalmente non si affrontano così le cose. Pertanto va formalmente chiesto quello che si chiede nella mozione, nel senso che il Ministero deve rapportarsi in maniera diversa con le istituzioni locali, ma soprattutto è importante la seconda parte nella quale si propone una forma più adeguata, che deve vedere coinvolti tutti i soggetti, in modo tale che insieme si riesca a ritrovare quella comunità di interessi e di intendimenti che sono necessari a risolvere questo problema.
Nel dichiararmi favorevole a questa risoluzione, sottolineo la necessità che la Giunta si faccia carico fortemente della gestione di questa nuova realtà, di questo sforzo, coinvolgendo soprattutto le organizzazioni sindacali. Credo che sia necessario uno sforzo in più, una presa di coscienza più forte da parte della presidenza della Giunta e anche da parte dell'assessore interessato, in modo tale che questo confronto non sia episodico, non sia solamente adeguato ai momenti di crisi, ma venga invece ad essere un tavolo di forte coinvolgimento e di guida dei processi per i risultati che vogliamo ottenere.
Auspico che la Presidenza della Giunta si dia da fare soprattutto per recuperare un rapporto con la comunità di Falconara, in modo tale che si instauri un rapporto costruttivo rispetto ad un atteggiamento che secondo me soffre di una pressione forte della comunità, di una forte emotività che si è creata in quella comunità. Solo rispondendo alle esigenze vere, poste dal documento che il Consiglio regionale ha votato, quel documento che ha considerato ad alto rischio di crisi ambientale quella zona, si può fare in modo che arrivino sufficiente risorse per sanare il sanabile in quella situazione, perché Falconara non può più andare avanti così. Non è solo il problema dell'Api, sicuramente ci sono altri problemi che incidono su quel territorio e che meritano una risposta. Credo che una risposta complessivamente positiva possa venire dall'insieme delle forze in campo e non solamente da alcuni. Credo che una forte mobilitazione in questo senso sia necessaria, soprattutto per superare la frattura di cui ho parlato.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Ottaviani.

ROBERTO OTTAVIANI. Signor Presidente, signori consiglieri, intervengo nel dibattito non tanto per sottolineare un aspetto d'impostazione politica, di riflessione politica quanto per dare un contributo il più possibile tecnico su quanto è avvenuto. Mi fa difetto il non aver seguito questo problema da anni ma soltanto da poche settimane, quindi cercherò di illustrare soprattutto ciò che è stato fatto in queste ultime settimane, perché credo che questo sia il nodo fondamentale su cui l'Assemblea ha assolutamente necessità di essere informata.
Alla base di tutto c'è il problema, sul quale farò soltanto delle brevi riflessioni, della mancanza di comunicazione, almeno sembrerebbe. Un problema di comunicazione tra il Ministero e la Regione. In uno spirito di federalismo e di deleghe non comunicare alla Regione, quale organo amministrativo locale, alcune autorizzazioni, ultima e non ultima quella sul denox, certamente credo sia quanto meno poco elegante. Se ci sia altro dietro non lo so e forse non potrà mai saperlo, ma certamente c'è un problema alla base di questa forma di comunicazione, che fa pensare e fa riflettere, soprattutto fa creare sospetti. Credo che questo sia oggetto di confronti, di dibattiti e quant'altro si possa dire su questo aspetto.
Vorrei porre l'attenzione su ciò che è stato fatto nella precedente legislatura e sulle indicazioni della precedente legislatura, attuate soprattutto in questi ultimi mesi, quando finalmente, poche settimane fa, con lo sblocco da parte della magistratura del sequestro cautelativo dei serbatoi, si sono avviati interventi che vanno certamente nell'indirizzo già sottolineato da tutti gli intervenuti.
Dell'attività istituzionale mi permetto semplicemente di dire che c'è un accordo di programma tra Regione Marche e Ministero dell'ambiente, sono stati già stanziati da alcuni mesi circa 4 miliardi. Questi 4 miliardi verranno utilizzati per una serie di interventi già programmati. A garanzia della qualità degli interventi si è istituito un comitato istituzionale nel quale sono presenti, oltre agli organi politici regionali, provinciali, i Comuni interessati, le associazioni ambientaliste, il mondo sindacale, la Confindustria e altre associazioni di categoria coinvolte nel problema dell'area ad alto rischio, che vedono nel problema-Api il cuore della questione che stiamo affrontando.
Questo tavolo istituzionale si è insediato il 16 giugno e dovrà svolgere le funzioni di tavolo di regia in merito alle procedure per la definizione del piano di risanamento. Il 21 giugno si è svolta la prima riunione del gruppo di studio multidisciplinare. Il tavolo istituzionale ha infatti dato luogo a un gruppo di lavoro che si è già avviato, sta lavorando, sta ottenendo anche risultati significativi, anche per la pressione che c'è da parte della cittadinanza, da parte di tutti coloro che vedono la necessità di intervenire nella maniera più rapida possibile. Questo gruppo di studio multidisciplinare, la cui costituzione è prevista dall'accordo di programma con il Ministero dell'ambiente, è incaricato di avviare le azioni necessarie alla elaborazione del piano di risanamento e ad attivare i primi interventi urgenti per la prevenzione del rischio d'incidente nelle aree circostanti gli stabilimenti, come definito da un verbale.
In attuazione delle indicazioni del gruppo di lavoro, la cui prossima riunione era stata fissata per il 20 giugno, è già stato svolto il 12 luglio un incontro tra Enea ed Arpam, nel pomeriggio un incontro sulla possibilità di delocalizzare non la raffineria ma la Liquigas, perché all'interno del programma di stanziamento dei 4 miliardi da parte del Ministero dell'ambiente l'accordo prevede l'utilizzazione di 2 miliardi per la delocalizzazione della Liquigas, poiché si è intravisto in questo impianto uno degli elementi deboli, più pericolosi per l'effetto cosiddetto "domino", in caso di pericolo.
Ho partecipato a questa conferenza di servizio, la società Liquigas è pronta a delocalizzare l'impianto senza creare problemi occupazionali.
Credo che queste siano notizie importanti ai fini di garantire un sistema di sicurezza.
Per i restanti 2 miliardi l'accordo prevede 1.300 milioni per la messa in sicurezza e le vie di fuga esterne. E' stato dato incarico al Comune di Falconara, ai tecnici competenti di presentare al più presto un progetto che verrà finanziato sia nel suo aspetto progettuale che realizzativo. La restante quota di circa 700 milioni servirà ad avviare la fase di studio, di analisi dell'area come previsto dalla delibera del Consiglio, cioè verranno incaricate l'Arpam con una specifica convenzione che fra qualche giorno verrà firmata e l'Enea per conto del Ministero. Questi due soggetti tecnici dovranno elaborare una serie di analisi e di ipotesi progettuali per la messa in sicurezza, la salvaguardia e l'eventuale garanzia di qualità dell'ambiente di tutta l'area interessata, particolarmente quella intorno alla raffineria.
Un ulteriore incontro è stato svolto recentemente e lunedì 31 si riunirà di nuovo il comitato istituzionale per prendere atto in maniera dettagliata — spero di darne informazione a quanti vorranno avere il verbale — della elaborazione delle proposte fatte dal gruppo di lavoro, dando ulteriori indicazioni per quanto riguarda questa fase di attivazione e di messa in sicurezza.
A tutto questo aggiungo un altro aspetto altrettanto importante. C'è un impegno da parte dell'azienda ad investire in sicurezza dell'impianto circa 20 miliardi in 5-6 anni. Questa è la volontà dell'azienda, progetto di messa in sicurezza che è già stato avviato e che realizzerà il suo obiettivo nel 2006, fino a puntare, a detta dell'azienda, a una certificazione di qualità ambientale secondo le norme che oggi sono in vigore da parte della Ue.
L'applicazione di queste norme di sicurezza all'interno dell'impianto è sottoposta alla verifica del comitato tecnico regionale, nel quale il corpo dei vigili del fuoco è un elemento fondamentale per la verifica dell'applicazione di queste normative di sicurezza.
Ripeto, qui si è molto parlato della messa in sicurezza e io credo che in qualche modo stiamo muovendo i primi passi. Come veniva prima dai consiglieri Luchetti ed altri, questa è un'area ad alto rischio, e di questo si era coscienti. Ma al di là di ogni forma di demagogia e quant'altro, questo è lo stimolo fondamentale perché il Governo di questa Regione e soprattutto la sua Assemblea legislativa, continuino a premere l'acceleratore verso quel processo di qualità della vita e di qualità soprattutto dello sviluppo che dovrà individuare nei prossimi anni. E' una scelta di ampia visione politica, tecnologica se si vuole, ma il percorso è fatto di piccoli passi, non certo di posizioni estremiste, non certo di posizioni utopiche. L'unico percorso è quello di migliorare la qualità del nostro ambiente con un monitoraggio continuo, e questo è stato già avviato dalla Provincia in accordo con l'azienda, in accordo con il Comune di Falconara. Monitoraggi si dovranno ancora continuare a fare per tenere sotto controllo l'ambiente, non solo l'ambiente terrestre, l'aria, ma anche l'ambiente marino, perché uno degli elementi su cui la centrale inciderà sarà quello delle acque.
Per ora questi sono gli strumenti che abbiamo in mano. Le decisioni prese dal Ministero hanno messo in una posizione di debolezza la Regione Marche, nel senso che hanno tolto alla stessa quel potere di trattativa che avrebbe avuto se fosse stato in mano alla Regione, in pieno spirito federativo, il potere di contrattare con l'azienda le modalità di intervento e di efficacia dei sistemi di qualità all'interno della nuova centrale. Questo è un problema che cercheremo di affrontare. Per quello che mi riguarda, nel mio piccolo, ho già investito il ministro Bordon di questo problema e spero nella sua attenzione particolare, affinché riesca a stare molto vicino alla nostra regione e in particolare al Governo regionale, per intervenire ed essere molto attenti su ciò che avverrà nei prossimi mesi riguardo alla messa in funzione di questa centrale termoelettrica.
Chiudo il mio intervento, sperando di essere stato chiaro e soprattutto sperando di aver dato un contributo positivo al dibattito.

PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente della Giunta Spacca.

GIAN MARIO SPACCA, Vicepresidente della Giunta. Signor Presidente, colleghi, credo che in questa riflessione si debba considerare una variabile che è apparsa soltanto in alcuni tratti delle valutazioni dei colleghi consiglieri, cioè l'elemento-tempo. L'intervento di Marco Luchetti ha introdotto questa valutazione che può spiegare parte delle considerazioni negative che sono state proposte soprattutto dai banchi dell'opposizione.
Se consideriamo l'iter di questa vicenda nel suo profilo temporale, credo che sia possibile formulare delle valutazioni differenti da quelle che sono state espresse in quest'aula. Credo che molto giustamente si debba partire, come molti consiglieri hanno fatto, dall'autorizzazione data dal Ministero e condivisa dalla comunità di Falconara, che riguarda la centrale di cogenerazione presso l'impianto Api.
E' chiaro che quell'investimento di diverse centinaia di miliardi — il suo valore viene stimato intorno ai 1.400 miliardi — richiede un arco temporale di ammortamento che impegna chi lo dispone su un profilo di sicurezza che sicuramente l'azienda ha ricercato e che il Ministero ha condiviso, con la disponibilità anche della comunità di Falconara che, attraverso la convenzione che è stata poco fa ricordata dal consigliere Luchetti, ha visto il riaccendersi delle relazioni tra Comune ed azienda per la valorizzazione e la sicurezza del territorio.
Da questo punto di vista la Regione, nel 1998 ha preso atto di questa situazione, di questo investimento che riguardava la raffineria Api di Falconara e l'ha considerato un aspetto da inquadrare nell'ambito della propria programmazione, tant'è che nell'ipotesi di piano energetico regionale che veniva elaborata nel 1997 a cura di un consorzio formato dalle università della nostra regione (Astac) l'ipotesi della centrale di cogenerazione che vive in simbiosi con l'impianto Api di Falconara è stata considerata un punto fermo per affrontare una questione fondamentale della vita economica della regione Marche, cioè la produzione di energia elettrica.
Il piano energetico regionale, che poi fu adottato dalla Giunta regionale il 19 aprile 1999 e che venne portato in Consiglio regionale e non approvato soltanto perché la legislatura si è interrotta, prevedeva che a fronte di un fabbisogno di energia elettrica della comunità regionale di 5.550 Gigawatt per il 1998, di 5.700 Gigawatt per il 1999 e di 5.880 Gigawatt per il 2000, ci dovesse essere un maggior contributo dei produttori regionali, perché la nostra dipendenza dall'esterno era eccessiva. Per l'86% nel 1998 e nel 1999, in pratica la regione Marche era in grado di produrre energia elettrica soltanto per il 14% del suo fabbisogno.
Questo problema, ritenuto centrale nelle valutazioni dei redattori del piano, venne assunto dall'Amministrazione regionale che considerò come l'avvenuta autorizzazione della centrale turbogas di Falconara, condivisa dalla comunità locale, condivisa da diverse istituzioni, condivisa anche da una parte delle organizzazioni ambientaliste, potesse — esiste una convenzione tra una delle associazioni ambientaliste, il Comune di Falconara e l'azienda — ridurre il deficit di produzione di energia elettrica, quindi la dipendenza della nostra regione dall'esterno, soltanto al 50%.
Dico queste cose per affermare, soprattutto a Ciccioli, che la decisione del dirigente del servizio industria ed artigianato a cui fa capo anche l'ufficio energia, in quel contesto, proprio con la formulazione di un parere sottolineato contrario — non incerto ma parere contrario, motivato nella maniera in cui è stato motivato, ma esplicitamente espresso con tanto di sottolineatura — avveniva in un clima che avrebbe potuto portare ad esprimere altri tipi di valutazione, in conformità con il dibattito che si stava producendo e con le valutazioni che la programmazione regionale stava in quel momento formulando.
Questo anche per evidenziare che i rapporti tra la Regione e il Ministero sono stati fino allora assolutamente marginali, perché in realtà la Regione veniva scavalcata in un rapporto diretto fra il Comune e lo stesso Ministero, non avendo essa competenze su quella specifica materia.
Naturalmente tutto cambia con il 25 agosto del 1999, l'evento luttuoso e drammatico che si verifica porta a delle valutazioni di natura profondamente differente, tant'è che da parte del Consiglio regionale si prende atto della necessità di incrementare la nostra capacità contrattuale nei confronti del Ministero, e non avendo poteri in materia l'unica possibilità che si registra è proprio quella di dichiarare quel territorio area ad alto rischio ambientale, in modo tale da poter avere una capacità contrattuale nei confronti del Ministero, funzionale a creare le condizioni di sicurezza per i lavoratori, di sicurezza per la comunità falconarese, di sicurezza per l'ambiente e il territorio e per la salute dei lavoratori. E si arriva alla famosa delibera 305 del 14.9.1999.
Credo che il Consiglio regionale oggi debba esprimersi su due fatti. Primo, il problema che ho posto in termini tecnici e da cui mi attendo nelle prossime settimane delle indicazioni. La prima è: che cosa dobbiamo fare rispetto al nostro deficit in materia di energia elettrica, visto che il nostro piano e l'ipotesi lì acquisita prevedeva la possibilità di creare il riequilibrio attraverso la centrale di Falconara? L'altra è di andare davvero — e questo si può fare in diverse maniera, ma una cosa fondamentale è uscire da questo confronto con una posizione largamente condivisa, se possibile unitaria, in modo da incrementare la capacità contrattuale della Regione nei confronti del Ministero, con una affermazione forte condivisa da tutto il Consiglio regionale — in direzione della creazione di condizioni di sicurezza per i lavoratori, in direzione della creazione di sicurezza per la salute dei lavoratori, in direzione della creazione di sicurezza per la comunità falconarese.
L'assessore Ottaviani ha detto quali sono gli impegni della Giunta regionale in direzione di tutte le sollecitazioni che sono venute dal Consiglio regionale nell'ipotesi dell'incompatibilità tra l'impianto industriale e il territorio, della definitiva certificazione di una possibile incompatibilità tra il territorio e l'impianto industriale, ma questo è un problema successivo, che non ci può esimere rispetto alla necessità di cercare oggi, in un rapporto recuperato con il Ministero e fortemente contrattuale, l'esigenza di porre questa area nelle condizioni di massima sicurezza.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Con questa mia ulteriore precisazione e aggiunta di dati, termina in questa fase la puntualizzazione che la Giunta fa su questa vicenda. Volevo aggiungere alcuni elementi di fatto e poi fare una piccola riflessione finale.
Gli elementi di fatto, relativamente a quello che è accaduto, oltre a quello che ha detto l'assessore Ottaviani per il dopo 25 agosto e quello che ha detto il Vicepresidente Spacca per il periodo precedente e ricostruendo quelle che sono state le varie e successive attività del Ministero e rapporti fra Ministero e Regione Marche, arrivano al seguente tipo di conclusione.
Nel 1997 la società Api presenta una richiesta di rinnovo di concessione, a dicembre 1997 il Ministero chiede parere alla Regione, il parere viene inviato al servizio industria, il dirigente del servizio industria dà parere contrario, che in quell'epoca non era secondo l'atmosfera ma era in controtendenza assoluta, e dà un parere contrario sulla base di due valutazioni non di merito ma di procedura. La prima è che era eccessivo l'anticipo che è previsto per particolari determinate fattispecie che non sembravano essere ricorrenti. La seconda perché era prossima la previsione di un passaggio di competenze alla Regione.
Il Ministero ribadisce nel giugno la sua richiesta di parere successivamente, facendo presente che avrebbe dovuto decidere sulla richiesta di rinnovo della concessione entro nove mesi — quindi è stata presentata nel settembre o nel marzo, addirittura del 1997 — e in agosto il servizio ribadisce la sua posizione contraria. Dopodiché si dice che non era possibile che la Regione non sapesse che il Ministero avesse proceduto. Ma la normativa con la quale si procedeva in quel momento prevedeva proprio che il Ministero comunicasse il rinnovo della concessione della sua procedura alla Regione. Era previsto tassativamente. Non avere avuto questa comunicazione non ha allarmato nessuno, ha soltanto reso la Regione tranquilla, nel senso che la sua ribadita posizione contraria era stata accolta dal Ministero. Comunque, non c'era stato nulla in contrario.
Quando, nell'ottobre 1998, il Ministero ha proceduto con decreto che ha concesso la proroga per vent'anni, a partire dall'inizio della messa in funzione della centrale di generazione di energia, non c'è stata nessuna comunicazione alla Regione Marche come avrebbe dovuto esserci, quindi nessuno poteva pensare che il Ministero l'avesse fatto.
Lo abbiamo saputo successivamente in via informale, a giugno del 2000, su richiesta esplicita dell'assessore all'ambiente. In via informale perché la notizia è stata comunicata via fax, non comunicata ufficialmente. Abbiamo, in data successiva — il 13 luglio 2000 — richiesto ufficialmente al Ministero, a firma congiunta dei dirigenti del servizio industria e ambiente, di avere notizia di eventuali trasmissioni o comunicazioni del rinnovo della concessione alla Regione Marche. Questo ci serve soprattutto per poter stabilire se vi sono ancora gli estremi per poter pensare al ricorso giurisdizionale, perché se fosse stato comunicato alla Regione sarebbe iniziato a decorrere il termine di 60 giorni. Non abbiamo ai nostri atti nessun tipo di riscontro di tracce di comunicazioni ministeriali e siamo in attesa della risposta a questa richiesta che abbiamo ribadito il 13 luglio 2000.
Nel frattempo c'è stata la delibera del Consiglio regionale di dichiarazione di area ad alto rischio ambientale, questa delibera del Consiglio regionale è stata impugnata davanti al Tar delle Marche il 20 aprile 2000 dalla società Api. Noi ci siamo costituiti, è stata chiesta la sospensiva, è stata rigettata l'istanza di sospensiva e l'udienza nel merito è fissata per fine giugno 2001.
Successivamente, in data 11 maggio 2000 è stato notificato ricorso analogo a quello della società Api da parte dell'Associazione degli industriali della provincia di Ancona. Noi ci siamo costituiti, ma qui non è stata richiesta la sospensiva, quindi, presumibilmente, verranno trattate entrambe nell'udienza del giugno 2001.
Questi sono i fatti dai quali si ricava che noi abbiamo espresso la nostra contrarietà, perché non capivamo le ragioni dell'anticipo della richiesta e perché si stava per trasferire la competenza alla Regione che avrebbe avuto tutta la necessità e l'opportunità di leggere approfonditamente gli atti e dare un parere informale. Nel frattempo, dagli atti risulta che successivamente alla richiesta e al nostro secondo parere, in data 28 settembre 1998 l'Api integrava la documentazione, ribadendo la richiesta. Su questo rinnovo di richiesta di documentazione non è stato richiesto alcun parere alla Regione.
Allora delle due l'una: o il Ministero riteneva che questa richiesta successiva fosse del tutto inutile, e quindi, decidendo in data ottobre 1998 su una richiesta presentata nel marzo, per la quale era stato richiesto a noi parere a dicembre del 1997 era fuori tempo massimo; oppure, come più probabile, questa richiesta veniva ritenuta importante e nuova richiesta, e allora, a questo punto avrebbe dovuto essere nuovamente richiesto il parere della Regione.
Questi sono i fatti. Che poi su questi fatti qualcuno, come il consigliere Ciccioli, voglia ricostruire un percorso mentale tale per cui un dirigente regionale sia stato talmente abile da dire o per ottenere che si dicesse sì, perché in quel momento tutto era dello stesso colore — il suo assessore, il ministro competente ecc. — è un pensiero molto carsico del consigliere Ciccioli, che non ha l'ombra di riscontro e che anzi, dal punto di vista fattuale è inesatto, perché in quel momento lì l'assessore non era della stessa provenienza politica del dott. Marcolini, poi non si capisce perché, addirittura, questa astuzia di dire no per ottenere il sì, non facendo passare la pratica da un altro assessorato, guarda caso dello stesso colore, dello stesso partito.
Non è così che si impostano i confronti politici, i confronti politici si impostano sulla base dei fatti e interpretando i fatti. I fatti rimangono questi e questo è il punto di precisazione dei fatti.
Vorrei chiarire alcuni elementi che mi sembra non siano stati sufficientemente ribaditi nel dibattito. La concessione può essere stata rinnovata o non rinnovata: questo non influisce per niente sulle conseguenze dell'eventuale non rispetto da parte della raffineria, delle norme di sicurezza che esistono e la cui osservanza è oggetto di rigoroso controllo da parte delle strutture regionali e non regionali, proprio perché quel tipo di impianti è sottoposto ad una attenta opera di controllo. Se, sia pure in presenza di concessione rinnovata per venti anni, non vengono rispettate le norme di sicurezza, scatta — e non può non scattare — il diritto-dovere da parte del titolare del controllo, quindi anche della Regione, di intervenire, sanzionando la condotta dell'impresa addirittura, nei casi più gravi, con la sospensione o l'interruzione dell'attività. Questo rimane e oggi è il nostro principale tipo di preoccupazione.
Noi, oggi — vorrei che questo fosse ben chiaro ai lavoratori che ci stanno ascoltando — siamo anzitutto preoccupati ed impegnati a controllare che ci sia un livello di sicurezza all'interno della raffineria, all'altezza del tipo di rischio industriale che in quella raffineria c'è. Si può e si deve fare di più, sulla base delle prescrizioni previste dal comitato tecnico regionale dei vigili del fuoco a suo tempo convocato, presieduto dal prefetto della provincia di Ancona e sulla base anche di prescrizioni ulteriori che si stanno facendo derivare dal confronto, dall'impegno e dallo studio nei vari tavoli, che nell'accordo di programma fra Regione Marche e Ministero dell'ambiente, prevede proprio questo tipo di attività come una delle attività fondamentali.
L'altro elemento è quello di richiedere ai Ministeri interessati, ambiente ma anche industria, anche per i profili della sanità, un riesame di una situazione che non può vedere il rinnovo di una concessione fatta prima della dichiarazione di area ad elevato rischio ambientale, senza valutare la possibilità di convivenza di questo tipo di situazione e se non sia invece necessario aggiungere ulteriori prescrizioni, a prescindere dal giudizio sulla compatibilità, che può arrivare alla fine della procedura e che può comportare determinati tipi di conseguenze e di valutazioni, sulle quali, ovviamente, questo Consiglio sarà richiamato ad esprimere la sua posizione.
Rimane un ultimo elemento, che è quello di una attenta, continua, impegnata opera da parte della Giunta regionale, ma, interpretando le linee uscite dal dibattito di un anno fa, contemporaneamente elevare in maniera assoluta del livello di sicurezza interna ed esterna e poi vedere che cosa significa una dichiarazione di area ad elevato rischio ambientale a livello di successivi, possibili, probabili, augurabili tipi di investimenti di capitali, di risorse che dovessero essere necessarie per rendere l'area assolutamente sicura.
Questa è la linea che noi stiamo seguendo, questa è la linea che continueremo a seguire, ed è su questa linea che ci sentiamo impegnati soprattutto, principalmente, in maniera prioritaria. Per il resto siamo alla vigilia di un ulteriore incontro che si avrà alla fine di questa settimana con il Ministero dell'ambiente a livello di prefettura per un nuovo esame e una puntualizzazione della situazione. Non esiste una posizione che è stata raggiunta una volta per tutte e non viene più esaminata; esistono degli interessi che vengono tutelati, garantiti e seguiti con attenzione dalla Giunta regionale, cercando per quanto possibile di contemperare gli interessi difficili da contemperare ma non impossibili, con un'azione razionale, tenendo conto di tutto quello che c'è intorno ad un'area come quella di Falconara, intorno ad un'attività come quella che per lungo tempo è stata centrale nel tessuto produttivo di Falconara. Il diritto alla salute, il diritto alla sicurezza, il diritto al lavoro sono tre diritti tutti e tre presenti e vanno tutti e tre tutelati. Come contemperare questo tipo di cose è impegno non solo della Giunta ma anche del Consiglio regionale, in stretto collegamento con le realtà sociali e le realtà istituzionali interessate in quell'area. Bisognerà proseguire in questa azione, lo faremo, fermo restando che comunque la nostra attenzione prioritaria, immediata, costante è quella di mantenere più elevato possibile e migliorare il livello di sicurezza di quell'area. Per il resto, la conclusione del dibattito del Consiglio potrà indicare ulteriori tipi di linee di intervento della Giunta regionale, che rimane, comunque, assolutamente a garanzia, non da sola, ma insieme a tutte le altre istituzioni, della sicurezza in quella zona.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la replica, il presentatore della mozione Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Innanzitutto dico che assieme alla mozione abbiamo collegato una interrogazione e su questo dico ai rappresentanti della Giunta e all'assessore all'ambiente che mi dispiace dichiarare la mia insoddisfazione, perché non ho ricevuto risposta su due questioni che ritengo essere fondamentali.
Al punto 3) della mia interrogazione chiedevo se la centrale di cogenerazione sia entrata in funzione e, in caso negativo, quali siano le motivazioni. Al punto 4) chiedevo quale sia il grado di pericolosità per i cittadini di Falconara Marittima, del processo denominato denox, composto di ammoniaca e metalli pesanti, utilizzato per l'abbattimento degli ossidi di azoto. Io non sono uso fare polemica, non la faccio nemmeno in questo caso, chiedo alla Giunta che queste risposte mi siano fatte pervenire per iscritto quanto prima.
Rispetto al dibattito, visto che sono stato il presentatore di questa mozione, dico subito che vorrei rassicurare alcuni degli intervenuti, come il consigliere Viventi, che io non ho mai detto "dismettiamo questo impianto, poi ci occuperemo dei mille, duemila, tremila — ogni giorno aumentano — lavoratori che all'impianto sono interessati. Ho sempre detto — e l'ho ripetuto questa mattina in quest'aula — che le due cose sono contestuali. Ho detto "dismettiamo l'impianto nella condizione in cui abbiamo trovato una soluzione per la salvaguardia dei livelli occupazionali". Perché, o riportiamo le cose per quelle che effettivamente sono, altrimenti è molto semplice fomentare le campagne d'odio — e non mi riferisco a Viventi, assolutamente — nei confronti di questo o quello, nel caso specifico nei confronti del sottoscritto, legando le stesse campagne a tematiche fondamentali come quelle della difesa del posto di lavoro, della giusta retribuzione, del mantenimento delle proprie famiglie, della salvaguardia dei livelli occupazionali. Io non ho mai pensato questo, non lo penso e non lo penserò mai. E lo dico in modo particolare a chi in questi giorni e nelle ultime ore ha fomentato delle vere e proprie campagne d'odio basate su presupposti falsi.
Io ho presentato una mozione che teneva conto di una questione sopra tutte le altre: del fatto che il Ministero dell'industria aveva preso una decisione in modo subdolo, così come subdolo è stato l'atteggiamento dell'azienda, della dirigenza di quell'azienda, perché dal 25 agosto 1999 tante sono state le occasioni d'incontro a diversi livelli: azienda-Comune di Falconara, azienda-Regione Marche, azienda-Provincia. Tutti noi discutevamo di una scadenza legata al 2008, l'azienda aveva già in mano un decreto firmato che prorogava la scadenza per vent'anni e non l'ha mai ammesso. Questo è un atteggiamento subdolo e rispetto a questo non possiamo dirci indifferenti.
La mozione aveva quindi lo scopo di arrivare alla revoca di quel decreto. Ma questo non è in contraddizione con quello che abbiamo fatto. Poco proprio fa il Presidente e il Vicepresidente Spacca hanno detto "il nostro dirigente Marcolini per ben due volte ha dato parere negativo e una delle motivazioni di fondo su cui si basava il parere negativo era legata al troppo anticipo con cui veniva chiesta una proroga". Quindi non siamo in contraddizione se, in questa che ritengo essere una mediazione alta di questa maggioranza, impegniamo la Giunta a intervenire nei confronti del Ministero perché venga riesaminato ed eventualmente revocato quel decreto e venga ridato nelle mani dei legittimi possessori, perché dall'1.1.1999 la facoltà è della Regione Marche. Da questo punto di vista mi sembra una mediazione alta. In questa mozione non si parla assolutamente né di delocalizzazione — io non ne ho parlato — né di dismissione. Ma siccome non sono uso nascondermi dietro un dito, non l'ho mai fatto per me la politica è sempre stata una scelta nobile, dico che di dismissione questa maggioranza ne ha parlato nelle sue linee programmatiche e ha detto senza mezzi termini che quell'azienda, in quanto incompatibile con quella città e con il territorio che la circonda va dismessa e nello stesso tempo va trovata una soluzione ai livelli occupazionali, quindi le due cose sono contestuali. A questo io tengo fede: ritengo che le due cose non possano essere separate l'una dall'altra e mi auguro che da questo momento in poi venga riportata questa posizione e nessun'altra. E, ripeto, si smetta di fomentare campagne d'odio che non sono opportune, perché alla lunga la verità verrà fuori, come è sempre venuta fuori in questo contesto, perché voi ritenete oggi che il vostro posto di lavoro sia in pericolo, ma io non credo che sia così, però quando l'azienda avrà motivazioni diverse, legate al proprio tornaconto, al proprio profitto, allora il vostro posto di lavoro sarà davvero in pericolo, perché finché ciò è legato alla decisione di quest'aula non è in pericolo, ma sarà in pericolo quando sarà nelle mani solo ed esclusivamente di chi gestisce il profitto di quell'azienda.
Ritengo che questa risoluzione che io accetto, sulla base della quale ritiro la mozione che avevo inizialmente presentato, sia un compromesso alto, molto alto, che tiene conto della motivazione fondamentale. Ove non riuscissimo ad ottenere risultati sappiamo che nei confronti del Tar abbiamo tempi per ricorrere fino al 10-12 ottobre. Stavamo per scrivere addirittura "contestualmente", abbiamo poi scritto "la Giunta regionale si impegna, se necessario, a ricorrere nelle sedi dovute", quindi i tempi li abbiamo, abbiamo i tempi per verificare, ma su questa questione: perché la competenza ritorni nelle mani legittime di chi la ha e di nessun altro.
Rispetto ad alcune cose che ho sentito, mi dispiace che il consigliere Gasperi non sia presente: tanto inutile populismo se lo risparmi, nel senso che se sono seduto da due mesi in quest'aula con l'aria condizionata, ricordo che sono stato seduto su tanti posti di lavoro prima di entrare in quest'aula. Non so che lavoro facesse lui, ma risparmiamoci alcune inutili prese di posizioni populiste che non servono a niente e a nessuno e che credo siano ben comprensibili da parte di chi ci ascolta, dentro e fuori di quest'aula.
L'Arpam ha già effettuato dei controlli che hanno dato dei risultati e il sindaco della città di Falconara rispetto a quei risultati ha fatto un'ordinanza del tutto legittima: andiamo avanti su queste questioni. Se non è legittima, qualcuno la impugni. Sono state adottate delle prescrizioni da parte del Ctr: andiamo a verificare nell'immediato se queste cose vengono rispettate oppure no. Credo che questo sia, attualmente, il nostro impegno.
L'ultima questione è relativa ai 4 miliardi che abbiamo a disposizione. Io credo che l'utilizzo dei 700 milioni debba essere oculato, perché con quei 700 milioni dobbiamo iniziare anche e soprattutto uno studio dell'intera area, ma uno studio che verifichi anche la possibilità che come maggioranza ci siamo dati all'interno del nostro programma, di una dismissione con contestuale recupero e salvaguardia dei livelli occupazionali. Invito la Giunta a far sì che lo studio serva anche a questo: per non tradire le nostre linee programmatiche.
Sono soddisfatto che questa giornata di lavori del Consiglio regionale si concluda con questa risoluzione. Mi auguro che su di essa convergano i voti di tutto il Consiglio regionale, perché essa entra nel merito delle questioni, dà una risposta alla mozione più complessiva presentata dal sottoscritto e dal suo gruppo, ma sostanzialmente contiene le motivazioni di fondo per cui abbiamo iniziato questo dibattito.
Terminando questo mio intervento, dico che ritengo che le nostre ragioni siano davvero le stesse ragioni dei lavoratori, anzi i lavoratori ne hanno di più grandi e di più sostanziose, perché i primi a pagare il prezzo, a rischio e pericolo della propria vita, sono proprio loro. Io ci tengo quanto voi, e le cose che ho detto spero che non siano più travisate.

PRESIDENTE. Il consigliere Amagliani nella replica si è dichiarato in credito di un paio di risposte ancora, che sono contenute in un documento scritto che il Presidente D'Ambrosio chiede di consegnare al presentatore della mozione.
Concludiamo in questo modo la discussione. Nel frattempo sono state avanzate quattro risoluzioni. Propongo di unificare la discussione e di partire subito con le dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il consigliere Trenta. Ne ha facoltà.

UMBERTO TRENTA. Con un certo impaccio ho assistito al dibattito in aula nell'interesse primario della comunità alla tutela del posto del lavoro, della sicurezza del lavoro e della qualità della vita. Mi sembra strano che oggi 26 luglio 2000 ci si renda conto che esiste l'Api. L'Api è nata tanto tempo fa. Il dibattito che stiamo facendo riguarda anche i lavoratori presenti che giustamente tutelano il posto di lavoro.
Caro consigliere Amagliani, circa la retorica, la demagogia ecc. ancora una volta sono costretto a ribadirti un concetto: se questi signori sono qui hanno delle ragioni, e ci sono delle responsabilità politiche oggettive, perché queste rimostranze, oggi, li riportano in questo contesto.
Condivido la proposta di risoluzione di Viventi e Massi per una ragione tecnica, quindi metto da parte il politico e rispondo da architetto. L'inurbanamento selvaggio, e presumo a basso costo per i privati che si sono trovati intorno alla raffineria dell'Api, non può non tener presente un fatto: che dentro ci passa una ferrovia, dentro ci passa una statale, a fianco c'è un aeroporto. Signori, questi insediamenti infrastrutturali pesanti, avranno avuto delle autorizzazioni. E noi oggi omettiamo questo fatto? Quindi, un'anamnesi urbanistica con ruoli e responsabilità amministrative, perché di questo si parla: l'incompatibilità generale tra i sistemi urbani interessati. Cosa significa? Se passa una strada oggi perché di pubblica utilità, non tiene conto degli insediamenti urbani che ci sono. Guarda caso, se noi chiediamo l'edificazione nelle zone di rispetto di una strada, di un aeroporto, di un cimitero dobbiamo attenerci ai regolamenti comunali. Tutto questo passa attraverso le decisioni politiche.
Nessuno di noi ha la bacchetta magica per risolvere questo problema, ma la tutela del posto di lavoro non può essere addebitata oggi a noi, come responsabilità politica, così come posto dal consigliere Amagliani.
Questo significa che noi dobbiamo diversificare i problemi, considerarli uno per uno, tutelando però il posto di lavoro che è un'esigenza primaria. Rispondo a D'Angelo: la tutela della salute, caro D'Angelo, ma voi siete figli di un processo industriale che vi ha visto poi piangere sugli errori, le omissioni e le inesattezze giuridiche, tecniche, legali, che hanno poi portato a questi problemi.
Ancora una volta richiamo i lavori del Consiglio. Quello che oggi dobbiamo tener presente e che ci deve guidare — e se continuiamo a rimbeccarci fra di noi il problema non si risolve — e che c'è un'industria che ha delle esigenze, fa degli investimenti, ci sono dei lavoratori che devono difendere il loro posto di lavoro. Noi non possiamo...

PIETRO D'ANGELO. E quindi possono anche morire!

UMBERTO TRENTA. Moriamo tutti D'Angelo. Allora ti parlo dell'Italia e delle città costiere, da Venezia a Taranto! Tutta l'Italia è stretta e lunga. D'Angelo, la tua è pretestuosità. Questo è un problema nazionale, e dico al Presidente del Consiglio di mettere nella proposta di risoluzione, per inciso, questo principio: rivediamo la città costiera da Venezia a Taranto, da Genova a Reggio Calabria.

PIETRO D'ANGELO. Ad Ascoli Piceno fai lo stesso discorso con la Elettrocarbonium, se hai il coraggio!

UMBERTO TRENTA. Bravo, bravo! Io ce l'ho il coraggio!

PIETRO D'ANGELO. A loro vai a dire quello che stai dicendo qui!

UMBERTO TRENTA. Certo che glielo dico, gliel'ho già detto. E' un problema da 5.000 miliardi, iniziamo a risolvere il problema amministrativamente. E' un problema nazionale, diverso da come lo poni tu: è una questione di coscienza nella difesa dei posti di lavoro che prima di tutto...

PIETRO D'ANGELO. Ipocrisia! Ipocrisia!

UMBERTO TRENTA. Ma quale ipocrisia? La tua è ipocrisia! D'Angelo, correttezza ed educazione, perché nel mito di Platone questo si chiama "educazione" ed "ineducazione". Tu sei maleducato, se ti rivolgi a me in questa maniera.

PIETRO D'ANGELO. Ipocrita.

UMBERTO TRENTA. Ma quale ipocrita, d'Angelo?! Ipocrita è, come te, chi vivacchia politicamente, parlando di un verde che non esiste, non esiste! Dove stava prima dell'insediamento, la tua proposta, le proposte alle quali tu fai riferimento? Questo è un Consiglio regionale, abbiamo responsabilità civili, abbiamo sulle nostre spalle la responsabilità di una risposta a questa gente che pretendiamo di amministrare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Quello che mi premeva illustrare nella prima parte del mio intervento è l'incapacità della Regione, che ha avuto per un certo periodo, tra la fine del 1997 e la prima metà del 1998 la possibilità di interloquire con il Ministero dell'industria per operare delle scelte al di là che si arrivasse o meno alla proroga della concessione, e non ha svolto il ruolo a cui era chiamata e nel quale avrebbe potuto influire.
La situazione è tale che noi riteniamo che si debba andare a due aspetti: uno è quello immediato, cioè la verifica delle condizioni di sicurezza, quindi del rispetto delle normative previste dalla legge. In questo senso credo che la dichiarazione di voto del consigliere Novelli sarà più esaustiva, in quanto ha personalmente verificato i testi legislativi; l'altro è l'aspetto che nella nostra risoluzione noi chiediamo, della visita ispettiva della Commissione bicamerale parlamentare per la sicurezza del lavoro, istituita dal Parlamento, che può intervenire e interloquire con il Ministero dell'industria e per tutti gli altri aspetti previsti dalla legge.
Siccome le cose dette oggi possono avere una logica di opportunità, leggerò il resoconto della seduta del 14 settembre 1999 — seduta straordinaria sul disastro che era accaduto — per stralci brevissimi, perché quello che ho sostenuto allora credo che sia maggiormente credibile oggi.
Dicevo queste cose, testualmente: L'ultima cosa che mi viene personalmente in mente come rappresentante di Alleanza nazionale, è quella di ostacolare le aziende, le imprese, gli investimenti, l'occupazione e il benessere che ricade sul territorio. Nel caso dell'Api, forti investimenti con una ricaduta di 360 operai occupati, fino a 1.000 persone con gli appalti esterni.
Qualche volta mi è stato detto in questi giorni, vista la posizione assunta da Alleanza nazionale: "ma come, la destra contro un'azienda?". Non è questo assolutamente il caso. Almeno da parte del nostro gruppo non c'è un atteggiamento ostile nei confronti di un'impresa che opera sul territorio. Il problema è un altro: che la politica a Falconara ha abdicato, nel corso dei decenni, al potere economico. E' da tutti conosciuto che le attività economiche cercano sempre il massimo del profitto, eludendo gli ostacoli per quanto possibile. L'Api ha fatto il suo dovere di un'azienda in espansione: nuove linee, serbatoi, centrale turbogas e chi più ne ha più ne metta. Più possibilità, più occasioni di profitto, di investimento, quindi di aumento degli utili. E' la politica, l'amministrazione che deve contenere nei limiti della compatibilità l'attività degli investimenti. E ciò non è avvenuto a Falconara".
Da parte nostra c'è la massima attenzione alla difesa dei posti di lavoro. Credo che questo sia il compito nostro come pubblica amministrazione ma anche compito del sindacato. Mi stupisco un po' quando il sindacato si occupa complessivamente non solo degli interessi dei lavoratori ma anche dell'interesse della proprietà, che forse noi dobbiamo salvaguardare come istituzione pubblica, ma il sindacato deve forse avere meno attenzione, nel senso che, per esempio, la raffinazione del petrolio, a detta dei tecnici che abbiamo consultato è oggi un'attività residuale, "da Terzo Mondo", comunque da aree abbandonate, mentre la centrale di turbogas è un'attività da economia avanzata.
Concludo con l'altro brano della mia dichiarazione, agli atti, del 14 settembre 1999: "Credo, pertanto, che vi siano comunque da indicare all'azienda delle iniziative immediate e concertate. Credo che l'azienda debba essere coinvolta. Sono contrario a una politica di chiusura nei confronti dell'azienda, che finisce poi con le carte bollate, con i ricorsi e con un iter giudiziario. Credo che l'azienda debba essere chiamata al tavolo delle istituzioni e debba farsi carico delle sue responsabilità. Da questo punto di vista noi dobbiamo dichiarare l'area a rischio e dobbiamo cercare di ottenere tutti i benefici statali e soprattutto europei, sui quali è possibile lavorare già da subito, delocalizzando in zone più sicure gli impianti, in direzione mare, per poi vedere come concludere l'iter economico di questa azienda, che pure ha rappresentato per il territorio, per la città di Falconara, un'occasione grande di occupazione, anche di lavoro indotto. Ci deve essere un progetto forte nel tempo, per cambiare l'assetto di quell'area, di quel territorio". Credo che questo debba essere l'obiettivo di tutti, quindi dei lavoratori, del sindacato, di questa Assemblea, delle istituzioni locali come il Comune. Occorre creare un progetto affinché — aggiungo e sottolineo — nei tempi di ammortamento di alcune centinaia di miliardi — tra i 1.300 e i 1.500 — si crei un progetto alternativo, d'accordo con l'azienda, per far sì che i lavoratori abbiano comunque assicurato il posto di lavoro e ci sia uno sviluppo economico complessivo di quell'area perché nell'arco degli anni — 2008, 2013, 2020 — ci saranno persone che andranno in pensione, persone che cambieranno lavoro, persone che necessariamente andranno occupate in altre cose. Compito di un'istituzione pubblica è di prevedere il futuro in tempi medi, e a questo non possiamo abdicare. Su questo siamo chiamati. Il nostro documento, che a mio parere è preciso, punta proprio a questo: a guardare al futuro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. I problemi reali di fronte ai quali ci troviamo sono sempre più convinto che non si risolvono con i comizi, con le strumentalizzazioni, con la demagogia, perché in queste occasioni è facile poterlo fare, su un versante o sull'altro. Credo che a noi, come consiglieri, se vogliamo veramente dare un contributo in positivo, spetti il compito di essere equilibrati anche negli aggettivi che si utilizzano, vedendo in particolare come si riesce ad essere concreti. Anch'io posso valutare positivamente questo dibattito, a una condizione: che serva a rilanciare una forte e adeguata, concreta iniziativa per la risoluzione dei problemi, altrimenti diventa un'altra passerella. Anche a me, volendolo, verrebbe bene fare degli show, ma credo che questo non serva né alla minoranza né alla maggioranza. Siamo di fronte a un problema molto serio che riguarda lavoratori e cittadini, che riguarda una città, che riguarda un territorio che è l'insieme della Vallesina.
La nostra capacità deve essere quella di mettere in sintonia queste esigenze, dare delle risposte concrete. Il nostro obiettivo è quello che i problemi ambientali, i problemi della sicurezza siano affrontati. Ci sono degli organismi che hanno espresso opinioni precise anche dal punto di vista tecnico, o che comunque hanno una funzione come il Ctr: intanto vanno attivati dentro l'azienda tutti quegli strumenti che danno maggiori garanzie, certo facendo investimenti. Questa mattina, quando parlavo di investimenti parlavo di investimenti in innovazione tecnologica, fondamentalmente per garantire la sicurezza ma anche la competitività, per i lavoratori in primo luogo e per i cittadini, contestualmente. Credo che dobbiamo essere vigili, dobbiamo attivarci perché questa politica si concretizzi con l'impegno del pubblico laddove il pubblico ha un ruolo, ma contestualmente anche con l'impegno dell'azienda.
Nessuno di noi pensava di scagionare l'azienda da responsabilità o comunque chiamarla al suo dovere relativamente agli investimenti che in questa direzione debbono essere realizzati.
Sono convinto che il sindacato si sta occupando anche di queste cose, perciò non concordo con Ciccioli quando diceva che il sindacato tutela più gli interessi dell'azienda. Il sindacato sta tutelando gli interessi dei lavoratori. E' ovvio che per fare ciò ci deve essere un'azienda che risponda alle esigenze complessive della collettività, perché se non c'è l'azienda non c'è nemmeno il lavoro. Pertanto non tuteliamo il profitto dell'azienda, ma tuteliamo la sua capacità competitiva e tuteliamo la sicurezza nel posto di lavoro. Analogo impegno deve esserci per quanto riguarda il discorso del territorio.
Per non farla lunga, dico che noi voteremo favorevolmente questa risoluzione alla elaborazione della quale abbiamo contribuito consistentemente, e che considero molto diversa dalla mozione iniziale di Rifondazione su cui non ci ritrovavamo. Crediamo che questa possa servire a riprendere immediatamente il confronto complessivo con il Ministero: io credo che la Regione debba essere capace — altrimenti il nostro ruolo sarebbe fortemente ridimensionato, quasi annullato — di intavolare immediatamente con il Ministero un confronto su questa materia. Con il Ministero dell'industria relativamente all'autorizzazione, con gli altri Ministeri relativamente all'autorizzazione e ai provvedimenti che in questo territorio occorre attivare.
L'altra cosa che ci sembra molto importante è il discorso del tavolo di confronto permanente. Tutti i soggetti debbono stare intorno a un tavolo e agire affinché si individuino e si realizzino gli interventi da fare. Mi auguro che in una prossima discussione in quest'aula non ripartiamo da Adamo ed Eva come abbiamo fatto oggi, ricordando in termini retorici i morti e quant'altro, ma partiamo da quello che abbiamo discusso oggi e quello che verrà realizzato. Il nostro compito è verificare cosa siamo in grado realmente di realizzare, dando delle risposte concrete ai problemi. Se faremo così, credo che a quel punto daremo delle risposte sia ai lavoratori che ai cittadini.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Solo qualche puntualizzazione sulla nostra mozione, perché molto è stato detto. Effettivamente la Commissione parlamentare non ha automaticamente i poteri d'indagine della magistratura in quanto tale, però può farseli conferire dal voto dell'aula parlamentare. Noi avevamo pensato, nell'immediatezza dell'evento luttuoso — è avvenuto più volte, e lo stanno facendo in Puglia — di far richiedere al Parlamento questa Commissione in sede d'indagine, per evitare una sovrapposizione, essendo in corso l'indagine da parte della magistratura, e seguire un binario parallelo. L'indagine della magistratura è conclusa, ma pensiamo ancora che sia possibile sollecitare un intervento d'indagine, di ispezione in questo senso per avere qualche riferimento certo.
Sono molto tranquillizzato dal sentire il Presidente della Giunta far presente all'aula che la nostra preoccupazione circa il costante monitoraggio dei controlli sulle emissioni ai sensi del 351/99 e 233/88 è all'attenzione di questa Amministrazione, ma a me sembra che coloro che vivono sulla loro pelle il problema, gli stessi residenti del quartiere Fiumesino sono un po' avanti rispetto alla politica, in questa vicenda. Mentre la politica in queste settimane ha dato uno spettacolo non brillante, parlandosi un po' addosso quasi di sensibilità offese sulla vicenda della proroga, ho letto che i residenti hanno consegnato una petizione con 6.500 firme alla Provincia di Ancona, chiedendo che la Regione Marche verificasse le emissioni di ipoclorito della centrale turbogas e costringesse l'Api a ridurre le emissioni di ossido d'azoto.
Io non ho certamente la capacità di dire se le emissioni di ossido d'azoto della centrale di Falconara sono o non sono sopra i limiti, però di fronte a 6.000 cittadini che chiedono questo, pur rassicurati dalle precisazioni del Presidente della Giunta chiediamo che ci sia una parola certa e chiara su questo. Per questo la nostra risoluzione, che ovviamente voteremo.
Per quello che riguarda le altre risoluzioni sottoposte al voto del Consiglio, già ho detto nel mio intervento che non voteremo quella della maggioranza. Alcune cose le condividiamo, tanto è vero che le abbiamo trasposte nel nostro documento. Ad esempio il tavolo, ad esempio la verifica delle prescrizioni del Ctr. Sono cose contenute nella vostra risoluzione e anche nella nostra, perché le riteniamo doverose.
Ribadiamo che ci sembra anticipata la conclusioni di dire "revoca", di dire "ricorso", perché in effetti ciò richiede dei presupposti. E' vero che è messo con una serie di condizionali, di "eventuali", di "possibili" ecc., però mi sembra che sia un volersi schermire di fronte a un atteggiamento che è chiaro e che avrebbe una ricaduta potenzialmente pesante sugli equilibri imprenditoriali della situazione.
I documenti dei colleghi della Casa delle libertà il nostro gruppo non li voterà per una serie di valutazioni. Ovviamente noi abbiamo ritenuto di fare una proposta costruttiva dando qualche segnale, perché i problemi dei quartieri e dei lavoratori sfuggono a una logica di maggioranza e minoranza e richiedono soluzioni che devono avere valenze oggettive.
La mozione di Forza Italia ci è sembrata difficilmente contestabile e difficilmente risolutiva, costituendo in buona parte un richiamo non voglio dire a una mozione di affetti, ma a un auspicio condivisibile ma sprovvisto di potenzialità precettive e di linee operative.
A livello personale condivido molte cose del documento dei colleghi del Ccd-Cdu. Il gruppo credo non condivida questa impostazione, ravvisando comunque una contrapposizione rispetto alle linee ispiratrici del nostro documento che richiede un approfondimento istruttorio e un accertamento. Il documento dei colleghi del Ccd-Cdu, per qualche verso sposa o pronostica delle situazioni di segno contrario rispetto a quelle della maggioranza: a livello personale molte cose le condivido ma ho qualche perplessità sul punto c) là dove si dice di "provvedere sin d'ora a ricercare le risorse per lo spostamento". E' vero che è stata una preoccupazione per tutti noi il pensiero che decine di miliardi disponibili, attivabili subito venissero rinunziati e comunque non mobilitati, nella speranza di chissà cosa. Certamente la necessità di non sprecare c'è, ma è anche vero che in questa fase partire direttamente dicendo "intanto spostiamo la gente" ci sembra un saltare alle conclusioni, esattamente come ci è sembrato il dire "revochiamo la proroga sin d'ora".
Per questi motivi il gruppo, nella sua maggioranza quanto meno, si risolverà a constatare questa divergenza fra le risoluzioni, che del resto credo sia percepita anche da altri gruppi, posto che noi chiediamo ovviamente il voto di tutto il Consiglio sulla nostra risoluzione, ma abbiamo sentito che qualche differenza viene registrata anche dai colleghi.
Al di là di quello che sarà il voto odierno, credo che sia comunque importante, oltre al richiamo che tutti abbiamo fatto a che si verifichi, che si controlli, che dopo questo voto sarebbe non bello, non opportuno, ma doveroso, ritrovarsi effettivamente, da qui a pochi mesi, con dati certi in mano per poter dare risposte alla popolazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Come verde, come ambientalista sono altamente preoccupato per alcuni interventi che ho ascoltato, ma ognuno è libero di esporre le proprie idee e io chiedo scusa per l'interruzione di prima, ma sono debole, non riesco a controllarmi quando sono provocato, direttamente o indirettamente.
Per quanto riguarda la risoluzione che i verdi hanno firmato e alla cui stesura finale hanno contribuito, ritengo che possa in qualche modo prendere atto e recepire gran parte di quanto è emerso dal dibattito di questa mattina e di oggi pomeriggio, anche se personalmente — lo dico con amarezza e vorrei essere smentito — ritengo che questa mozione firmata da tutti i gruppi di maggioranza, sulla quale, teoricamente, ci dovrebbe essere una convergenza, non abbia tale convergenza. Non so come alcuni miei colleghi di maggioranza vogliano interpretare il contenuto di questa mozione, so bene quello che intendono i verdi. Per quanto riguarda i verdi, l'insediamento della raffineria Api in quel contesto, come un altro insediamento ad alto rischio ambientale, la SG Carbon di Ascoli Piceno sono incompatibili con il territorio e ricordo a questa maggioranza che nella mozione programmatica che si è presentata agli elettori, in base alla quale si è avuto mandato per governare questa Regione, c'è scritto chiaramente che questi due insediamenti sono incompatibili con il territorio. Deve essere chiaro questo concetto, perché il mandato degli elettori è su questo concetto. Se qualcuno l'avesse dimenticato è bene ricordarlo.
Questo non significa, come ho detto nell'intervento di questa mattina, non considerare tutta la vicenda nella sua complessità e in questo, senza ripetermi, mi trovo d'accordo con l'intervento del collega Amagliani.
Per quanto riguarda i posti di lavoro, i lavoratori da questo Consiglio non devono temere niente. I lavoratori devono temere dagli interessi privati. Lì c'è il pericolo di perdere il proprio posto di lavoro. E se permettete, la logica perversa di scaricare sempre sulla collettività il peso economico dei risanamenti non può essere condiviso. Stavamo dicendo che è stato raggiunto un accordo fra Regione e ministro dell'ambiente: 4 miliardi finanziati per la vicenda dello studio della riconversione, della messa in sicurezza e quant'altro. Ebbene, va denunciata pure questa filosofia tutta italiana: che il privato tende al profitto e la collettività deve pagare 4 miliardi per dare la sicurezza ai cittadini. Questa è la verità. Tutti gli italiani stanno contribuendo in questo senso. Non è più possibile: chi ha il profitto deve garantire la sicurezza ai cittadini. Non è più possibile sostenere che chi da un'attività ha il profitto, demandi l'impatto ambientale e quant'altro al pubblico, al collettivo. Questo è uno dei motivi per i quali in Italia non stiamo andando bene.
Rispetto a questa vicenda dell'Api di Falconara — il collega Trenta dice che ne parliamo adesso, invece ne parliamo da molto tempo. Ma è giustificato, visto che lui è arrivato recentemente — come verdi sapevamo bene — per questo abbiamo fatto una denuncia alla magistratura — come stavano le cose rispetto alla concessione data per la centrale di cogenerazione, in forzatura delle leggi 9 e 10 del 1991. Sapevamo bene come stavano le cose rispetto alla concessione della centrale di cogenerazione, che va ad aggiungere un ulteriore inquinamento a quello prodotto dalla raffineria che già esiste, da rumore e da ossidi di carbonio, come i cittadini hanno manifestato più volte chiedendo che sia sostituito l'impianto denox, con l'abbattimento di tutte le emissioni, ammoniaca compresa, nell'atmosfera. La centrale di cogenerazione è l'attività principe di questo nucleo, quindi sapevamo bene che con quella concessione sarebbero probabilmente arrivati, successivamente, una deroga e un rinnovo dell'autorizzazione. Questo è quello che temevamo e questo è quello che è avvenuto.
Siccome è stata presa una iniziativa in modo unilaterale da parte del Ministero dell'industria, i verdi dicono — e così interpretano la mozione che hanno co-firmato — che la concessione accordata alla società Api deve essere revocata, poi andremo a vedere i termini per affrontare tutta la vicenda, perché è impensabile, carissimo assessore all'ambiente, che un'azienda impegni 20 miliardi per il risanamento e contestualmente le si dica "poi vediamo se revocarla o non revocarla". E' già impensabile il fatto che siano stati investiti 1.500 miliardi per la centrale turbogas e ora è difficilissimo intervenire. Ma figuriamoci come intervenire quando l'azienda ha investito 20 miliardi per la sicurezza. Prima degli investimenti va allora fatta un'attenta verifica sulla compatibilità di questa azienda con il territorio; verifica peraltro già emersa. Ripeto qui quello che ho detto questa mattina: il Comune di Falconara ha detto che è incompatibile, la Provincia di Ancona ha detto che è incompatibile. Questo Consiglio, in data 209.9.1999, attraverso la risoluzione 285 ha detto che è incompatibile.

FERDINANDO AVENALI. No, ha detto "di verificare".

PIETRO D'ANGELO. Leggitela, Avenali. Io sono il primo firmatario e la ricordo bene.
Noi voteremo questa risoluzione, ma chiudo con questa grossa perplessità: l'intervento del mio collega Avenali dimostra che questa risoluzione è una farsa, perché la maggioranza va in direzione completamente diversa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Intervengo brevissimamente, e chiedo scusa perché ero uscito, ma mi sembrava giusto esprimere la posizione ufficiale e conclusiva del gruppo di Forza Italia rispetto al dibattito odierno.
Intanto, abbiamo ricercato con tenacia un pronunciamento unitario, non è stato possibile, anzi oggi registriamo con amarezza che addirittura la Casa delle libertà, quindi le opposizioni si presentano in maniera molto frammentata. Questo non aiuta a definire in maniera adeguata la posizione della politica rispetto ad un problema così importante. Certo, ci facciamo carico del problema complesso e rispetto alla complessità non c'è stato uno sforzo di analisi e di giudizio adeguati da parte di questo Consiglio regionale.
Per quello che ci riguarda il documento presentato da Forza Italia non è stata una mozione ad effetto: questa interpretazione è molto riduttiva e molto strumentale. E' stato un tentativo serio di esternare una posizione di estrema responsabilità rispetto ad una situazione complicata, una posizione che ha evitato fughe in avanti e che ha evitato la difesa di interessi particolaristici che non ci appartengono. Abbiamo posto e poniamo come punti principali e qualificanti della nostra posizione innanzitutto la sicurezza dei cittadini e dei lavoratori. Abbiamo posto come esigenza fondamentale la garanzia del posto di lavoro per il personale dipendente, abbiamo posto il problema di una difficile convivenza fra l'azienda e la città di Falconara. Ma abbiamo anche detto che i tempi e i meccanismi per portare a soluzione questo problema non possono essere i tempi di oggi ma debbono essere tempi adeguati alla complessità della situazione.
Noi voteremo il nostro documento che ci sembra quello che meglio interpreta un'esigenza di moderazione e di equilibrio, ci asterremo su altri. Se dovessimo valutare la risoluzione della maggioranza dall'intervento del consigliere D'Angelo saremmo sollecitati a votare contro, ma anche qui vogliamo assumere una posizione di responsabilità. Siccome tutti gli ordini del giorno e tutte le risoluzioni contengono alcuni aspetti positivi che condividiamo, come contengono delle richieste che non condividiamo, ci asterremo sulle altre proposte che sono state espresse in questo Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione. Procedendo secondo l'ordine di presentazione, pongo in votazione la proposta di risoluzione presentata dai consiglieri Favia, Giannotti, Grandinetti, Cesaroni, Trenta, Brini, Ceroni ed altri.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione la proposta di risoluzione presentata da Avenali ed altri.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta presentata dai consiglieri Ciccioli, Castelli, Gasperi ed altri.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione la proposta di risoluzione presentata dai consiglieri Massi e Viventi.

(Il Consiglio non approva)



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Questa mattina avevamo chiesto l'iscrizione d'urgenza della proposta di atto amministrativo n. 9. E' pervenuto il parere della seconda Commissione, quindi pongo in votazione la proposta.

(Il Consiglio approva)



Mozione (Votazione): «Vittime scontro treni linea Parma-La Spezia» Procaccini e Martoni (3)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 3 dei consiglieri Procaccini e Martoni.
L'illustrazione è già stata fatta. C'è una proposta di risoluzione.
Ha la parola il consigliere Ricci.

ANDREA RICCI. Come gruppo di Rifondazione comunista abbiamo presentato un'altra mozione sul medesimo argomento, perché riteniamo che l'incidente ferroviario che c'è stato sulla linea Parma-La Spezia e che è costato cinque morti tra i lavoratori delle Ferrovie dello Stato sia il frutto di una situazione più generale che in questi anni si è determinata nell'ambito del trasporto ferroviario del nostro Paese, derivante in primo luogo dalle scelte del Governo nazionale e in secondo luogo dalla politica aziendale adottata dalle Ferrovie dello Stato. In questi anni il trasporto ferroviario nel nostro Paese ha subito un processo di continuo degrado. Non si è verificata la tanto auspicata e declamata inversione di rotta rispetto alla priorità del trasporto ferroviario su quello su gomma, anzi la privatizzazione in corso del trasporto ferroviario nel nostro Paese, con il progetto di suddivisione in una pluralità di aziende tra loro separate, di quelle che un tempo erano le Ferrovie dello Stato che gestivano l'intero complesso del trasporto ferroviario hanno prodotto il degrado ulteriore di questo settore.
Se a questo aggiungiamo una politica di investimenti del Governo nazionale basata sulla realizzazione del progetto di alta velocità, un progetto che non dà alcuna risposta ai veri e reali bisogni di potenziamento del trasporto ferroviario nel nostro Paese, ci accorgiamo che le radici di una situazione di così grande difficoltà che produce anche i 5 morti sulla linea Parma-La Spezia e i tanti altri morti che in questi anni ci sono stati sia tra i passeggeri sia tra i lavoratori, dipendono proprio da questa politica.
Dall'altra parte, conseguentemente a queste scelte e a questa impostazione di politica da parte del Governo nazionale, la politica aziendale delle Ferrovie dello Stato ha sostanzialmente relegato in secondo piano la manutenzione efficiente degli impianti e delle attrezzature, l'ammodernamento tecnologico delle stesse e, attraverso una politica di flessibilizzazione e precarizzazione del lavoro, ha ridotto ulteriormente i livelli di sicurezza.
Per questi motivi noi crediamo che, al di là dell'unanime cordoglio e dell'unanime solidarietà che questo Consiglio regionale darà ai parenti e ai familiari delle vittime dell'incidente, sia necessaria una presa di posizione più forte, più chiara e soprattutto più politicamente incisiva. Pertanto riteniamo che il Consiglio regionale delle Marche debba chiedere al Governo nazionale: primo, di abbandonare il progetto di alta velocità, che tra l'altro esclude completamente la nostra regione; secondo, che al passaggio di competenze per la gestione delle linee ferroviarie secondari che ci sarà nei prossimi mesi corrisponda un adeguato trasferimento di risorse finanziarie, affinché questo passaggio di competenze non si traduca in un ulteriore taglio alla rete dei servizi e in un ulteriore abbassamento dei livelli di sicurezza sugli stessi; terzo, che si eviti lo spezzatino dell'azienda Fs, rinunciando al progetto di privatizzazione integrale. Esperienze di altri Paesi come la Gran Bretagna, ci insegnano che non è affatto vero che attraverso la privatizzazione della rete di trasporto ferroviario si aumenti la qualità dei servizi e soprattutto il livello di sicurezza.
Infine noi diciamo anche che la mozione presentata dai colleghi Procaccini e Martoni così come integrata dall'emendamento non contrasta con il nostro punto di vista, la possiamo considerare complementare alla nostra, in quanto l'oggetto specifico di quella mozione possiamo anche condividerlo. Semplicemente ne abbiamo presentata un'altra perché crediamo che i problemi lì affrontati trovino il loro senso compiuto soltanto all'interno di un ragionamento organico sulla politica dei trasporti del nostro Paese. Pertanto voteremo entrambe le mozioni, sia quella presentata dal nostro gruppo sia quella presentata ed emendata dal resto della maggioranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Come gruppo Ds voteremo la mozione presentata dal gruppo Comunisti italiani ed integrata da due emendamenti che abbiamo presentato insieme agli altri gruppi della maggioranza ad eccezione di Rifondazione comunista che mantiene la propria mozione.
Credo che vi debbano essere pressioni politiche forti affinché, su quella che è stata una sciagura un mese e mezzo fa, a cui ha fatto seguito un altro incidente, per fortuna non mortale, verificatosi a Grottammare un paio di giorni dopo, venga fatta piena e completa luce rispetto alle responsabilità che hanno determinato questi eventi.
Naturalmente anche da parte nostra, oltre all'augurio di fare piena luce e piena chiarezza c'è anche l'espressione di una solidarietà verso le famiglie delle vittime, perché riteniamo, oltretutto, che la questione fondamentale che oggi bisogna affrontare, riguardi la sicurezza sulle tratte ferroviarie italiane, che è la priorità delle priorità, nell'interesse dei lavoratori, nell'interesse degli utenti stessi delle Ferrovie dello Stato.
Vorrei riassumere il nostro punto di vista. Le Ferrovie italiane pagano indubbiamente ritardi pluridecennali di scarsa attenzione verso il trasporto ferroviario, per una politica che nei decenni passati ha privilegiato il trasporto su gomma rispetto a quelli alternativi su ferrovia o via mare. Tanto è vero che oggi continuiamo a pagare questi scarsi investimenti e ancora oggi rimangono nel territorio nazionale oltre 10.000 chilometri di ferrovia a binario unico, anche se i problemi della sicurezza non si risolvono tutti con la costituzione del doppio binario.
C'è quindi un problema a monte che va sottolineato, perché è estremamente ingiusto pensare che i problemi delle ferrovie di questo nostro Paese siano nati da qualche anno a questa parte.
C'è inoltre un problema più contingente sul quale occorre fare ugualmente chiarezza, che riguarda le questioni che mi pare la mozione presentata affronta nella giusta dimensione: le responsabilità a diversi livelli, a partire anche da eventuali responsabilità che possono essere delle stesse Ferrovie dello Stato, senza su questo dare dei giudizi ultimativi, senza rimettere in discussione una strategia che è stata portata avanti anche in questi anni dai diversi Governi di centro-sinistra, che riguarda anche la liberalizzazione di questo settore.
Credo che vada aggiornato anche il nostro atteggiamento, perché qui ho sentito parlare di progetto di lata velocità, quando in realtà questo progetto dell'alta velocità, da quello che a me è dato sapere, oggi viene in pratica superato da un progetto che riguarda invece l'alta capacità, che collega sostanzialmente l'alta capacità in rapporto diretto con la rete tradizionale delle Ferrovie italiane.
Queste questioni più contingenti riguardano la manutenzione delle reti e degli impianti, la gestione del personale. Qui bisogna fare un inciso: uno dei due emendamenti che abbiamo presentato come partiti di maggioranza sottolinea questo aspetto che riguarda direttamente le Marche, dove c'è scarsità di personale, ormai unanimemente riconosciuta rispetto all'organico, un problema serio che va affrontato e risolto. C'è quindi un problema anche di adeguatezza delle piante organiche.
Su queste questioni credo vada fatto un ragionamento serio, un approfondimento, vanno trovate le responsabilità, perché quanto accaduto non debba più accadere.
In questi anni, nonostante le difficoltà sono stati fatti dei passi in avanti innegabili, nel senso che si è dato corso a investimenti che tendono ad intervenire sul fronte dell'ammodernamento e dell'innovazione, quindi sul fronte della sicurezza, sia per i dipendenti che per gli utenti. Sono stati avviati progetti, alcuni in fase avanzata, come quello del blocco automatico dei mezzi anche in presenza di errori umani o, come nel caso che riguarda il rapporto con il territorio, il piano di soppressione dei passaggi a livello almeno nelle reti principali, che dovrà essere completato entro il 2005.
Va quindi dato atto ai Governi di centro-sinistra di avere operato in questi anni per affrontare un problema che è cronico, pluridecennale, di scarsa attenzione verso il trasporto ferroviario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. La mozione presentata dal gruppo dei Comunisti italiani era tempestiva ed anche significativa nella critica politica che esprimeva ed esprime e che esprime ancora di più ora, con il contributo di altri gruppi della maggioranza. Era tempestiva perché interveniva nel mentre succedeva quel luttuoso fatto dello scontro ferroviario che ha provocato 5 morti. Proprio in quelle ore, anche nella città di Grottammare accadeva un altro incidente che per un puro caso non ha avuto conseguenze gravi.
E' una mozione che critica sia la ricostruzione dell'incidente sia, soprattutto, la politica delle Ferrovie dello Stato che hanno ormai attuato una conseguente politica di tagli alle piante organiche e l'ulteriore flessibilizzazione degli orari di lavoro. A questo non sono seguiti adeguati investimenti nell'automazione e soprattutto nei meccanismi della sicurezza.
La privatizzazione dei grandi comparti statali, in primo luogo le ferrovie dello Stato, ha origini più lunghe, e non sono solo i Governi di centro-sinistra ad attuare questo tipo di politica, anzi credo che da questo punto di vista tutta la sinistra dovrebbe porsi, anche su questo versante, il tema della necessità di rafforzare nei governi democratici quelle forze e quelle componenti che non vogliono le privatizzazioni.
Per tornare all'oggetto, crediamo che questa mozione intervenga su un fatto specifico delle Marche, perché la carenza di organico che qui esiste porta a un depauperamento di strutture che fino a poco tempo fa erano efficienti e costituivano anche un servizio vasto sul territorio. La ristrutturazione, viceversa, ha spostato molto trasporto su gomma, tant'è che la preoccupazione di questo Governo regionale si è espressa con atti significativi come la previsione fatta su un nuovo centro intermodale che dia più ferrovia e meno gomma, quindi più economicità, più salute, più salute al territorio e meno inquinamento.
Sarebbe stato opportuno discutere un po' meglio di questa mozione, perché le altre hanno portato via, giustamente, del tempo e rischia di essere sottovalutato da quest'aula un fatto molto importante, cioè i cinque morti. Ma non è esatto dire che questo Governo di centro-sinistra perduri in una politica sull'alta velocità. Io credo che l'opzione del Corridoio Adriatico abbia costituito una inversione di tendenza. Quella del Corridoio Adriatica è ancora una questione più virtuale che sostanziale per le Marche, tuttavia compie una inversione di tendenza rispetto alla strategia che era presente nel nostro Paese nei decenni scorsi in cui i grandi mezzi di comunicazione venivano spostati, perché dall'altra parte dell'Adriatico c'erano i Paesi socialisti, sul versante del Tirreno. Oggi quell'opzione non c'è più, tant'è che il Corridoio Adriatico recupera una trasversalità delle regioni sull'Adriatico verso il Medio Oriente e dovrebbe attraversare anche le Marche.
Quindi, in maniera più propria dovremmo parlare di alta capacità e non più di alta capacità, perché le trasversali sulla Bologna-Firenze oggi hanno avuto una sostanziale modificazione in senso positivo, tant'è che quelle politiche vengono riviste. Ma noi siamo coscienti che non è ancora sufficiente fare questo. Tuttavia dobbiamo dire che per le Marche, a breve ci sarà un appalto significativo di lavori per svariati miliardi, che continuerà il raddoppio della linea Orte-Falconara, cioè la continuazione dei lavori da Montecarotto a Castelplanio, che costituirà certamente la continuazione di una opzione necessaria per il trasferimento soprattutto delle merci ma anche delle persone per favorire il trasporto su ferrovia.
Sono questi i motivi del nostro documento, che non sfuggono alla contrarietà nei confronti delle politiche di privatizzazione, che oggi trovano il loro snodo in un governo di queste problematiche, perché sarebbe troppo facile criticare tutto e tutti senza intervenire nel merito per rafforzare quelle forze che non vogliono queste privatizzazioni, perché condivido quello che diceva prima il consigliere Andrea Ricci: altri Paesi stanno intervenendo per modificare queste politiche di flessibilizzazione e di privatizzazione, perché sono state foriere di costi enormi per l'utenza con raddoppi, triplicazioni del costo dei biglietti ferroviari e sono state foriere, soprattutto, di incidenti e morti per chi lavora e per chi prende quei convoglio.
La nostra mozione vuole anche sollevare un altro problema, e per questo abbiamo modificato la conclusione della mozione originaria. Il dispositivo della nostra mozione chiedeva alla Giunta regionale l'indizione di una conferenza regionale sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, perché le Marche hanno questo triste primato degli incidenti sul lavoro. Noi intendiamo sostituire questo passo, fermo restando che riteniamo debba esserci ugualmente la necessità di una conferenza operativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, ma siamo coscienti che già oggi siamo nelle condizioni di assumere su di noi, come istituzione regionale, la gestione delle Ferrovie regionali con tratti significativi, quindi chiediamo di avere un rapporto operativo sia per quanto riguarda la sicurezza delle ferrovie e più in generale dei luoghi di lavoro, ma anche una valutazione ed una verifica sugli enti e sulle strutture preposti affinché la sicurezza nei luoghi di lavoro effettivamente vi sia.
Per questo ritengo che la nostra mozione sia stata migliorata ed integrata in maniera significativa e positiva e pertanto abbiamo apposto la nostra firma su quegli emendamenti, proprio perché si rappresenta la necessità di intervenire subito su un problema che non deve essere sottovalutato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Prendo spunto dal documento dei consiglieri Procaccini e Martoni, per dire che il problema è sempre lo stesso. Questi Consigli regionali cominciano sinceramente a preoccuparmi, perché sono funesti: parliamo dei morti dell'Api, parliamo dei morti per incidenti ferroviari, potremmo parlare di tante cose, ma sempre a questo ci riconduciamo.
Quando parliamo di gestione territoriale e infrastrutturale e di privatizzazione, su questo ci differenziamo, colleghi Procaccini, Martoni e Ricci. Per interventi di questo tipo abbiamo bisogno di risorse finanziarie. Se non coinvolgiamo la privatizzazione siamo costretti ad aumentare la tassazione, e non credo che questo all'utente, cioè alla persona che usufruisce di questi servizi la cosa possa far piacere.
Si parla di Corridoio Adriatico e io dico: tutto bello, investimenti, il Governo di sinistra ha fatto bene, però noi siamo all'opposizione e dobbiamo fare alcuni riferimenti precisi.
Quando si parla di inversione di tendenza, dovremmo fare subito il paragone con l'Api. La ferrovia attraversa lo stabilimento: immaginate se potenziamo questo aspetto.
Allora, colleghi Martoni, Procaccini e Ricci, qui bisogna dare delle risposte serie. L'Italia è lunga e stretta e il vostro Governo ci deve dare queste risposte... (Interruzione)

ROBERTO GIANNOTTI. E' un Governo illegittimo, e noi non lo riconosciamo.

UMBERTO TRENTA. Diciamo che noi siamo per i Governi eletti dal popolo.
La situazione determinata da 100 unità carenti nella manutenzione di linea e infrastrutture, 60 unità carenti nella manutenzione dell'officina, 70-80 macchinisti, 30-40 biglietteria e personale viaggiante, comporta molti straordinari, con conseguente rischio per la sicurezza; rischio di spostamento di servizio verso altre regioni; ritardi nella manutenzione e conseguente massiccio ricorso ad appalti esterni; perdita di presidi in seguito al dirottamento verso Bari o Bologna, con conseguente prosciugamento della direzione. Questi sono dati. I dati non sempre corrispondono ad una valutazione politica ma sono una buona base per dialogare.
Se perdessimo un po' di spocchia politica, riusciremmo sicuramente a dare delle risposte pratiche che l'utente si aspetta. Noi operiamo in nome e per conto di chi ci dà un mandato elettorale, quindi lasciamo perdere la demagogia, ma diamo risposte concrete.
Ugo Ascoli ha trovato un senso giusto, misurato nel suo intervento: dobbiamo essere più concreti, più realisti. Quando si parla di risorse e di infrastrutture, dobbiamo avere l'esatta valutazione della realtà sulla quale vogliamo intervenire. Tutto ciò previene quello di cui noi siamo costretti a prendere atto sommessamente, cioè le morti che si causano.

PRESIDENTE. E' stato ritirato il primo emendamento. Resta l'emendamento a firma Procaccini, Martoni, Franceschetti, Luchetti, Benatti ed altri.
Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la mozione come emendata.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di risoluzione presentata dai consiglieri Andrea Ricci e Amagliani.

(Il Consiglio non approva)



Proposte di atto amministrativo:
«Art. 53 dello Statuto regionale e art. 38, comma 6, della l.r. 42/1998 come sostituito dall'art. 12 della l.r. 54/1997: assunzione a tempo determinato per le esigenze del servizio agricoltura e dell'area di coordinamento n. 6 "sistema agro-alimentare", del dott. Sergio Bozzi» Giunta (10)
«Art. 53 dello Statuto regionale e art. 38, comma 6, della l.r. 42/1998 come sostituito dall'art. 12 della l.r. 54/1997: assunzione a tempo determinato per le esigenze del sevizio studi legislativi e fattibilità del Consiglio regionale, del dott. Pier Damiano Mandelli» Ufficio di Presidenza (12)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le proposte di atto amministrativo n. 10 a iniziativa della Giunta e n. 12 a iniziativa dell'Ufficio di Presidenza.
Trattandosi di seduta segreta, invito il personale e il pubblico ad uscire dall'aula.

(La seduta prosegue in forma segreta
dalle 18,45 alle 19,20)




Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Programma degli interventi per l'anno 2000 — Criteri e modalità per la concessione dei contributi ai sensi degli articoli 2 e 3 della L.R. n. 51 del 6 agosto 1997: Norme per il sostegno dell'informazione e dell'editoria locale» (9)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 9.
Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. ...domanda il primo luglio. Sulla base di quali criteri ha potuto fare domanda? Questa situazione, Presidente, accredita la tesi corrente nell'opinione pubblica, che i contributi regionali sono già assegnati prima dello stanziamento.
Rilevo che nella precedente legislatura erano state sollevate perplessità anche circa le code relative alla legge 263 del 1993 sulla formazione continua. In quel caso, appena ricevuto l'elenco delle delibere adottate dalla Giunta ho chiesto copia delle stesse per prenderne visione. Mentre io non riuscivo ancora ad avere copia di queste delibere, sulle scale degli uffici regionali c'era già chi aveva i progetti pronti, ai quali mancava mettere il nome.
Come è possibile fare una cosa del genere? Perché queste scadenze devono essere poste in maniera così ravvicinata, perché gli atti devono essere prodotti solo al momento di presentare la domanda? Immagino che domani il responsabile dell'emittente che vorrà fare domanda, dovrà avere qualche consigliere regionale amico che questa sera gli porti a casa ciò che il Consiglio regionale ha deciso.
Non sono al corrente se la legge lo impedisce, ma come è stata spostata al 30 settembre la scadenza per le iniziative nel settore librario si poteva spostare la scadenza anche per l'informazione rivolta... ecc. Ci sono delle responsabilità rispetto a questo atteggiamento.
Nel merito, mi auguro che questo Consiglio regionale riesca a fare in maniera diversa dal precedente, e mi spiego.
Noi diamo un contributo, ma il soggetto dovrà dimostrare di impiegare personale contrattualizzato qualificato, che dovrà essere assunto part-time o a tempo pieno alle dipendenze dirette dell'emittente e in regola con le norme contrattuali e previdenziali. Perché, si può assumere del personale e non pagare il contratto? Quando diamo dei contributi non andiamo a chiedere cose assurde, regolate da altre leggi. Le leggi e i regolamenti che facciamo noi devono essere chiari, snelli, non dobbiamo ogni volta ripetere le stesse cose, perché mi pare un'assurdità.
"L'emittente dovrà dimostrare di avere trasmesso l'informazione dalle 7 della mattina alle 10 di sera". Se la trasmette alle 11 non va più bene? Sono cose che l'opinione pubblica ritiene ridicole e io mi auguro che il Consiglio regionale, quando si troverà a deliberare, successivamente, altre cose, operi in maniera diversa.
Per concludere, penso che se dobbiamo dare 100 lire di contributo dobbiamo darle in maniera semplice, lasciando la libertà ai beneficiari di utilizzarle nella maniera migliore, secondo lo spirito della legge. Questo dovrebbe essere un modo di operare del quale tenere conto in futuro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Questo è uno strumento che definimmo nella scorsa legislatura e fu oggetto di grande attenzione da parte degli organi di informazione, delle radio e tv locali, ma anche da parte di coloro che attraverso le iniziative editoriali riuscivano ad avere un minimo di sostegno quando le stesse avevano determinate caratteristiche.
Mi pare che questo strumento abbia funzionato decentemente negli anni successivi alla sua approvazione in Consiglio.
Quest'anno mi pare che sia invece impossibile, per i più — dato che oggi è il 26 luglio — utilizzare fattivamente i fondi e i finanziamenti che pur vi sono e sono anche di un certo rilievo, non grandi cifre ma in grado di raggiungere molti operatori che in concreto hanno necessità di veder sostenuta in maniera fattiva la propria attività di informazione e divulgazione della realtà plurale delle Marche.
Mi si dice che in Commissione era stata sollevata la questione della data e che vi è un limite già indicato dalla legge. Abbiamo però necessità di rivedere questo impianto complessivo, perché la rigidità data dalla legge, che contrasta con l'attualizzazione degli strumenti che offre la legge stessa mi sembra una contraddizione in termini. Non è per questa seduta, anche perché tecnicamente non è forse più possibile neanche intervenire, ma io ritengo che da qui a settembre si debba fare una verifica su quante sono state le domande e quanti sono i fondi effettivamente attivati relativamente all'anno in corso e se i finanziamenti sono superiori a quanto richiesto direi di ritrovarci con un impegno consiliare di modifica del termine di legge, spostandolo da luglio ad ottobre per poter dare anche per l'anno 2000 la possibilità di poter accedere a tutto il finanziamento. Mi pare che previa verifica questo impegno lo dobbiamo prendere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. I problemi posti da chi mi ha preceduto sono non peregrini, perché in realtà siamo in presenza di un ritardo oggettivo. In primo luogo questo ritardo è stato causato dalla scadenza della legislatura, perché in base alla legge 51/97 si prevede che la Giunta debba presentare al Consiglio entro il 31 gennaio di ogni anno il programma di cui stiamo parlando. Tuttavia c'è un oggettivo ritardo a prescindere dalla scadenza della legislatura.
Oggi siamo quindi nelle condizioni di intervenire ai limiti entro cui devono essere presentate le domande, perché la legge stessa dà questa scadenza, giudicata perentoria, del 31 luglio. Tuttavia, con un emendamento della Commissione si porta al 30 settembre la scadenza delle domande per quanto riguarda i soggetti che possono fare delle richieste per pubblicazioni librarie al centro regionale dei beni culturali. Quindi si potrebbe intendere, con una "forzatura" istituzionale positiva — un ordine del giorno, una risoluzione che, comunque, costituirebbe una forzatura — equiparata la scadenza delle domande tutte al 30 settembre. Però ci è stato detto che questo non è possibile perché costituirebbe, appunto, una forzatura, quindi siamo all'interno di tempi strettissimi. Per la verità non parliamo di uno stravolgimento legislativo, bensì discutiamo sul programma annuale del sostegno alle attività delle emittenze ed editoriali nelle Marche, per cui siamo all'interno di un atto che nella sostanza viene tal quale a quello che era in precedenza. Ci sono delle modificazioni anche significative, positive, tant'è che la Commissione ha licenziato l'atto stesso all'unanimità, quando parla della quota parte che riguarda gli investimenti. Infatti, è prevista una dotazione finanziaria di 650 milioni, di cui 425 per emittenti, radio ed editoria, 75 appannaggio del centro regionale per i beni culturali e per l'acquisto di volumi a disposizione e per l'utilizzo del sistema bibliotecario regionale, 150 milioni per investimenti innovativi, compresi gli impianti. All'interno di questi 150 milioni viene aggiunta una norma che riguarda la necessità di intervenire nella sicurezza in quei luoghi di lavoro di cui parliamo.
Pertanto mi sento di assumere anche i rilievi per quanto riguarda la Commissione, che appena avuto l'atto lo ha licenziato. Non so quali siano i motivi dei ritardi della Giunta e pertanto non dico nulla su questo. Tuttavia credo che la Commissione abbia fatto un buon lavoro, questo è il quarto anno di questa legge, quindi penso che il Consiglio, facendo tesoro delle critiche, possa dare un voto a questo programma annuale proposto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Per non creare equivoci, la scadenza di settembre non esiste, altrimenti rischiamo che domani qualcuno compia questo errore, poi dovremmo assumerci una grave responsabilità. La scadenza è quella prevista dalla legge, cioè 31 luglio. La Commissione ha insistito perché l'atto venisse approvato oggi, altrimenti si sarebbe creato il paradosso di una legge prevista in scadenza con i criteri non approvati.
Sono validissime le argomentazioni portate dal collega Ceroni, anzi in Commissione si è approfondito e sono stati sottolineati anche altri limiti sui quali varrebbe la pena intervenire.
Direi che vada subita questa situazione, quest'anno, legata alla scadenza delle elezioni, alle difficoltà della messa in moto del meccanismo di produzione legislativa o di esame degli atti. Credo che questo non debba più accadere proprio per non determinare quella situazione. La cosa importante che va ripresa, è che comunque vale la pena compiere, alla fine di quest'anno, una verifica sullo stato di attuazione della legge e su quello che questa legge ha prodotto in termini di benefici allo sviluppo del sistema radiotelevisivo della nostra regione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

(Il Consiglio approva)



Nomine

PRESIDENTE. Prego di distribuire le schede per la elezione di cinque consiglieri regionali nell'Assemblea generale per la conferenza delle Regioni periferiche marittime d'Europa.

(Vengono distribuite e raccolte le schede)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 28. Hanno ricevuto voti: Silenzi n. 18, Benatti n. 18, Amagliani n. 18, Trenta n. 10, Castelli n. 10. Sono tutti eletti.
Prego di distribuire le schede per la elezione del direttore generale dell'Agenzia regionale Marche lavoro.

(Vengono distribuite e raccolte le schede)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 27. Ha ricevuto voti: Montanini Fabio n. 17, schede bianche n. 10.
Prego di distribuire le schede per la elezione del presidente del collegio revisori dei conti dell'Agenzia regionale Marche lavoro.

(Vengono distribuite e raccolte le schede)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 23, schede bianche n. 6, schede nulle n. 1. Hanno ricevuto voti: Togni Almerino n. 15, Quarchioni Stefano n. 1. Proclamo eletto Togni Almerino.
Ha chiesto di parlare il consigliere Giuseppe Ricci. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE RICCI. Chiedo di rinviare la parte relativa alle successive nomine, tenendo conto che c'è un'intesa anche con i gruppi di minoranza in relazione al fatto che possano essere determinate dal potere sostitutivo del Presidente.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.

(Rimane così stabilito)


Mozione (Votazione): «L'Italia per Betlemme» Silenzi e Amati (12)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Silenzi. Ne ha facoltà.

GIULIO SILENZI. Chiedo, se possibile, di approvare la mozione n. 12: “L’Italia per Betlemme”, senza discussione. Con i presidenti di gruppo vedremo poi come articolare questa iniziativa nel corso dell'anno.

ROBERTO GIANNOTTI. C'è un emendamento del consigliere Trenta integrativo della mozione.

GIULIO SILENZI. Siamo d'accordo con l'emendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la mozione come emendata.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta. Buone ferie a tutti.


La seduta termina alle 19,55