Resoconto seduta n. 12 del 20/09/2000
RESOCONTO INTEGRALE

SEDUTA DI MERCOLEDI' 20 SETTEMBRE 2000
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE Luigi MINARDI
INDI DEL VICEPRESIDENTE GIUSEPPE RICCI
INDI DEL VICEPRESIDENTE FABRIZIO GRANDINETTI

Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti, ai sensi dell’art. 29 del Regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 10 e 11 del 26 luglio 2000.



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 7 del 31.07.2000, ad iniziativa dei consiglieri Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta: «Norme sulla raccolta e commercializzazione dei funghi epigei spontanei, freschi e conservati», assegnata alla III Commissione in sede referente e alla I Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 8 del 28.07.2000, ad iniziativa dei consiglieri Massi e Viventi: «Disciplina degli impianti di trasporto a fune delle piste da sci e dei sistemi di innevamento programmato», assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 9 del 4.8.2000, ad iniziativa della Giunta regionale: «Istituzione, organizzazione e funzionamento del Comitato Regionale per le Comunicazioni (CO.RE.COM)», assegnata all I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 10 dell’11.9.2000, ad iniziativa dei consiglieri Massi e Viventi: «Diritto allo studio in un sistema formativo integrato», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n. 18 del 4.8.2000, ad iniziativa della Giunta regionale: «Approvazione del bilancio consuntivo 1998 ASSAM – l.r. 14.1.1997, n. 9», assegnata alla II Commissione in sede referente;
— n. 19 del 5.9.2000, ad iniziativa dell’Ufficio di Presidenza: «Conto consuntivo dell’esercizio finanziario 1999 del Consiglio regionale», iscritta all’ordine del giorno;
— n. 20 del 13.9.2000, ad iniziativa della Giunta regionale: «Piano triennale ANAS 2000/2002», assegnata alla IV Commissione in sede referente;
— n. 21 del 13.9.2000, ad iniziativa dell’Ufficio di Presidenza: «Consigliere David Favia: presa d’atto della rimozione della causa di incompatibilità prevista dall’art. 1, comma 2, della l.r. 3 aprile 2000, n. 23», iscritta all’ordine del giorno;



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 17 del consigliere Castelli «funzionalità dell’autostrada A14 e problematiche connesse al trasferimento del traffico pesante dalla SS. 16 alla predetta A 14»;
— n. 18 del consigliere Viventi «OB. 5b misura 4.3 – Mantenimento, tutela e valorizzazione del capitale umano e professionale dell’area colpita dagli eventi sismici»;
— n. 19 del consigliere Cesaroni «realizzazione del nuovo ospedale di rete della bassa Val Musone ubicato nel territorio di Osimo in località San Sabino»;
— n. 20 dei consiglieri Procaccini e Martoni «ristrutturazione ENEL»;
— n. 21 del consigliere Novelli «revoca della delibera Giunta Regione Marche n. 18 del 12.1.1999 per la rilocalizzazione della discarica di prima categoria Ancona in località Aspio»;
— n. 22 dei consiglieri Castelli e Romagnoli «Opera pia ospedale di Montelparo – reiezione statuto e commissariamento IPAB»;
— n. 23 dei consiglieri Cesaroni e Trenta «fondi per l’edilizia agevolata»;
— n. 24 del consigliere Favia «rincaro del prezzo dei carburanti»;
— n. 25 del consigliere Pistarelli «completamento superstrada 77 Val di Chienti»;
— n. 26 dei consiglieri Procaccini e Martoni «difesa occupazione nella regione»;
— n. 27 dei consiglieri Silenzi, Amati, Franceschetti, Mollaroli «organizzazione della P.S. nelle Marche»;
— n. 28 dei consiglieri Silenzi, Amati, Avenali, Mollaroli e Tontini «ridimensionamento sede RAI di Ancona»;
— n. 29 del consigliere Brini «reparto materno-infantile, ostetricia-ginecologia nell’ospedale di Civitanova Marche»;
— n. 30 dei consiglieri Moruzzi e Benatti «organismi geneticamente manipolati in agricoltura».



Nomine

PRESIDENTE. Comunico inoltre che ho provveduto, con i decreti sottoelencati, alle seguenti nomine:
— n. 26 del 31.7.2000 - Associazione marchigiana attività teatrali (AMAT) – cinque rappresentanti nell’Assemblea;
— n. 27 dell’1.8.2000 – Collegio dei revisori dei conti del Consorzio di bonifica della Valle del Tenna – Presidente;
— n. 28 dell’1.8.2000 – Collegio dei revisori dei conti del Consorzio di bonifica dell’Aso – Presidente;
— n. 29 del 7.8.2000 – Collegio dei revisori dei conti dell’Agenzia Regionale Marche Lavoro (ARMAL) – due componenti effettivi e due componenti supplenti;
— n. 30 del 9.8.2000 – Comitato regionale di controllo (CORECO) – quattro esperti effettivi e due esperti supplenti;
— n. 31 del 12.9.2000 – Comitato tecnico sanitario regionale – otto dirigenti delle Aziende sanitarie USL e di dieci esperti.



Deliberazioni amministrative
inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 1598 del 25.7.2000: «Art. 29, l.r. n. 23 marzo 2000, n. 22 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2000 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per gli investimenti delle Comunità Montane – anno 2000 – L. 440.215.400»;
— n. 1599 del 27.7.2000: «Art. 29, l.r. 23 marzo 2000, n. 22 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2000 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi dallo Stato quale contributo per i beni ceduti gratuitamente al Governo Albanese – Prefettura di Valona – Missione Arcobaleno – L. 390.000.000»;
— n. 1600 del 27.7.2000: «Art. 55, comma 3, l.r. 30 aprile 1980, n. 25 – Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione degli stanziamenti del capitolo 1840105 compreso nell’elenco n. 4 – Elenco delle spese dichiarate obbligatorie del bilancio 2000 – lire 50.000.000»;
— n. 1601 del 25.7.2000: «Art. 2, l.r. 23 marzo 2000, n. 21 – Provvedimento generale di rifinanziamento o modifica di leggi regionali per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione – Iscrizione nel bilancio di previsione 2000 di recuperi relativi a spese sostenute per le esigenze connesse alla crisi sismica – L. 77.170.434»;
— n. 1602 del 25.7.2000: «Variazione al bilancio di cassa per l’anno 2000 – L. 3.374.996.880»;
— n. 1604 del 25.7.2000: «Art. 29, l.r. 23 marzo 2000, n. 22 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2000 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per il controllo della qualità delle acque marine costiere prospicienti la Regione e rettifica DGR n. 1401 del 4.7.2000 L. 480.000.000»;
— n. 1709 dell’1.8.2000: «Art. 29, l.r. 23 marzo 2000, n. 22 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2000 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per l’assistenza sanitaria agli stranieri presenti nel territorio nazionale a valere sul F.S.N. di parte corrente – anno 1999 – L. 897.000.000»;
— n. 1710 dell’1.8.2000: «Art. 29, l.r. 23 marzo 2000, n. 22 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2000 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per la realizzazione degli interventi di edilizia agevolata di cui alla legge 5 agosto 1978, n. 457, art. 3, lett. q) quadriennio 92-95 – L. 17.500.000.000»;
— n. 1711 dell’1.8.2000: «Art. 29, l.r. 23 marzo 2000, n. 22 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2000 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato ai sensi della legge 135/90 per l’attuazione di corsi di formazione per operatori AIDS e corresponsione assegni di studio – quota anno 1998 – L. 899.000.000 e per l’attuazione dell’assistenza domiciliare ai malati AIDS – quota anno 1998 – L. 1.236.000.000»;
— n. 1762 dell’1.8.2000: «Art. 55, comma 3, l.r. 30 aprile 1980, n. 25 – Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento del capitolo 1850101 compreso nell’elenco n. 4 «Elenco delle spese dichiarate obbligatorie» del bilancio 2000 – L. 200.000.000»;
— n. 1763 dell’1.8.2000: «Art. 29, l.r. 23 marzo 2000, n. 22 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2000 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per l’adozione di misure a favore del settore lattiero caseario – Legge 423/98 – L. 673.936.000»;
— n. 1764 dell’1.8.2000: «Variazione al bilancio di cassa per l’anno 2000 – L. 10.011.354.049»;
— n. 1826 del 6.9.2000: «Art. 29, l.r. 23 marzo 2000, n. 22 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2000 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per l’integrazione sociale e lavorativa dei ciechi pluriminorati – L. 296.000.000»;
— n. 1827 del 6.9.2000: «Art. 29, l.r. 23 marzo 2000, n. 22 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2000 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per interventi in materia di animali da affezione e prevenzione del randagismo – L. 92.895.000»;
— n. 1829 del 6.9.2000: «Art. 55, comma 3, l.r. 30 aprile 1980, n. 25 – Prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione degli stanziamenti dei capitoli n. 1210105 e n. 1850101 compresi nell’elenco n. 4 «Elenco delle spese dichiarate obbligatorie» del bilancio 2000 – L. 200.000.000»;



Decreti dei dirigenti regionali

PRESIDENTE. La Giunta ha trasmesso il decreto n. 292 del 25.8.2000, del dirigente del Servizio bilancio demanio e patrimonio della Giunta regionale: «Impiego a favore dei soggetti portatori di handicap delle somme introitate dalla Regione Marche a titolo di risarcimento di danni non patrimoniali da parte di amministratori o funzionari regionali condannati per reati contro la P.A. -–legge regionale n. 10/96 – L. 10.000.000».



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine del giorno della seduta, il consigliere Procaccini. Ne ha facoltà.

CESARE PROCACCINI. Chiedo l'iscrizione e la trattazione della mozione n. 26 sulla difesa occupazionale nella regione Marche.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Trenta. Ne ha facoltà.

UMBERTO TRENTA. Chiedo l'iscrizione e la discussione del problema riguardante il piano triennale Anas, in quanto in Commissione ci è stata sottoposta l'urgenza di un parere e poiché l'argomento è complesso, vasto e costerà qualcosa alla comunità regionale, chiedo che venga fatta la discussione in Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Chiedo l'iscrizione della proposta di legge n. 2 relativa al finanziamento e alla modifica della legge 33 sull'artigianato, approvata all'unanimità in Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Confermo il parere favorevole per quanto riguarda l'iscrizione sia della mozione sui problemi occupazionali nella regione Marche, preannunciato dal gruppo di An già in Commissione e su cui era favorevole anche il gruppo di Forza Italia, e per quanto riguarda l'iscrizione del piano triennale Anas. Nessun problema neanche per quanto riguarda la legge sul finanziamento dell'artigianato.
Preannuncio invece la necessità di riflettere sulle norme per quanto riguarda la modifica della legge sull'handicap, su cui riteniamo debba esservi un approfondimento, anche se l'argomento non è all'ordine del giorno.

PRESIDENTE. Le richieste sono tre. La prima riguarda la mozione n. 26, la seconda il piano triennale Anas, la terza la proposta di legge n. 2 avanzata da Avenali.
Pongo in votazione la richiesta di iscrizione all'ordine del giorno della mozione n. 26 e di trattarla al primo punto all'ordine del giorno della seduta pomeridiana.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di iscrizione del piano triennale Anas.
Ha chiesto di parlare il consigliere Giannotti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIANNOTTI. Mi sembra che la proposta del consigliere Trenta, peraltro relatore di minoranza sia un fatto oggettivo. Non è possibile che in questa Regione si chieda e si ponga all'approvazione della Commissione consiliare un atto così importante e qualificante e poi si faccia finta di niente, dando per scontato che sia stato approvato l'atto oppure lo si rinvii sine die perché non c'è accordo all'interno della maggioranza. Credo che questa maggioranza debba vergognarsi di fronte alle Marche di porre le urgenze e poi disattendere le cose in questo modo. Per questo motivo ha fatto bene Trenta a chiedere l'iscrizione, e io mi appello al senso di responsabilità dei consiglieri affinché al Consiglio sia restituito il diritto di intervenire su una materia così importante e di esprimere un giudizio su uno strumento così qualificante per la nostra regione.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Silenzi. Ne ha facoltà.

GIULIO SILENZI. Non capisco l'agitazione del collega Giannotti, nel senso che noi siamo d'accordo a discutere il parere. Sono quindi inutili ulteriore richieste per una cosa su cui c'è condivisione. Così come mi stupisce l'intervento del consigliere Ciccioli che sul "si dice" non è d'accordo a discutere la legge 18 quando nessuno ne ha chiesto l'inserimento. Quindi discutiamo sulle cose concrete: noi siamo d'accordo a discutere il piano triennale. Così come la Giunta l'ha portato in Commissione e ha chiesto il parere dell'aula, siamo tutti d'accordo affinché questo possa avvenire oggi. Almeno per questo non dobbiamo vergognarci di nulla, caro Giannotti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Viventi. Ne ha facoltà.

LUIGI VIVENTI. Vorrei soltanto sapere se dal punto di vista regolamentare e istituzionale il Consiglio regionale debba esprimersi con un voto oppure no rispetto al piano triennale Anas. E' una domanda che faccio.

PRESIDENTE. Consigliere Viventi, purtroppo non è questa la sede per rispondere alla sua domanda. L'istruttoria era da fare in Commissione, ormai il procedimento è avviato e noi dobbiamo discutere sulla iscrizione di questo punto all'ordine del giorno. Pongo in votazione la richiesta di iscrizione del piano triennale Anas, con invito a presentare gli emendamenti — nel caso la richiesta stessa sia accolta — entro le ore 16.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la richiesta di iscrivere all'ordine del giorno la proposta di legge n. 2 avanzata dal consigliere Avenali.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Colgo l'occasione offertami dal regolamento per rispondere con molta pacatezza al consigliere Silenzi. Io avevo indicato un percorso rispetto ai lavori del Consiglio, cioè avevo invitato la presidenza a convocare la Conferenza dei presidenti il mattino prima dell'inizio della seduta. Non capisco perché questa proposta che mi sembrava sensata sia stata lasciata cadere. Questa proposta potrebbe evitare queste cose e potrebbe consentirci di guadagnare tempo prezioso per il nostro lavoro.
Avevo colto alcune difficoltà e il senso della nostra richiesta era questo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta del consigliere Avenali. Anche in questo caso gli emendamenti potranno essere presentati entro le ore 16.

(Il Consiglio approva)


Interrogazione (Svolgimento): «Rimborsi avversità atmosferiche dicembre 1996» Pistarelli (29)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 29 del consigliere Pistarelli. Per la Giunta risponde l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. A seguito del D.M. n. 1181 del 10/07/1997 di dichiarazione dell'esistenza del carattere di eccezionalità degli eventi calamitosi del dicembre 1996 e gennaio 1997; il MIPAF ha assegnato alla Regione Marche i fondi del prelevamento dal fondo di solidarietà nazionale con decreto n. 102.138 del 1510/1997 un importo complessivo di £. 37.825 milioni.
Di questa assegnazione £. 10.812 milioni sono destinati a contributi in conto capitale per il ripristino delle strutture aziendali danneggiate dalle gelate dicembre '96-gennaio '97, comprendenti gli impianti arborei ed arbustivi. Detti fondi sono stati iscritti nel bilancio della Regione Marche ai sensi della legge di bilancio approvata in data 5 maggio 1998.
Per questa calamità è da precisare che sono pervenute migliaia di domande ai servizi decentrati per il riconoscimento dei danni alle strutture aziendali e in particolar modo concentrate presso il SDM di Macerata dove ne sono pervenute circa n. 2300.
Va altresì rilevato che i danni causati dalle gelate agli oliveti si sono verificati nel dicembre 1996-gennaio 1997 e che il riconoscimento del Ministero è del luglio 1997; è inoltre opportuno ricordare che la valutazione del danno realmente subito dalle piante di olivo è valutabile solo dopo due anni di vegetazione.
Il servizio decentrato di Macerata, che lavora con un cronico deficit di organico, ha visto un aggravamento di tale situazione, a causa del contestuale impiego del personale tecnico per i sopralluoghi del terremoto.
Occorre inoltre precisare che in molti casi i ritardi delle istruttorie sono da addebitare alla incompletezza della documentazione presentata dai richiedenti ed alle integrazioni e modifiche dei progetti presentati.
Gli impegni di spesa posti in liquidazione entro marzo sono stati ad oggi effettuati per il 75%.
Va infine ricordato che l'assessorato è fortemente impegnato, sia in termini organizzativi che legislativi, a presentare proposte migliorative che aumentino l'efficienza delle strutture e portino ad una semplificazione delle procedure di certificazione del danno e di assegnazione delle risorse.
Altre informazioni erano state informalmente pervenire al consigliere Pistarelli onde dare più immediatezza alle risposte che lui attendeva, quindi evito di darne lettura.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Ringrazio l'assessore per la risposta, anche se sono parzialmente soddisfatto e non completamente insoddisfatto perché so che il suo ministero è iniziato da poco. So però che questa questione viene ad essere l'ennesimo ritardo dovuto alla farraginosità della legge, dovuto alla mancanza di personale, però è l'ennesimo ritardo di procedure e di esiti delle procedure stesse. Stiamo parlando ancora di un 25% di imprese agricole che hanno avuto danni anche gravi. E' vero che c'è stata una polverizzazione del danno, dato che ha appesantito anche le procedure, perché fra le migliaia di domande di rimborsi ce n'erano alcuni anche di poche centinaia di migliaia di lire, però è altresì vero che c'erano danni anche per decine di milioni di imprese agricole grandi. Se nell'anno 2000 siamo ancora al 25% di richieste inevase, cioè di rimborsi non ancora erogati, significa che siamo di fronte ad un ritardo evidente, ad una difficoltà evidente dell'Amministrazione pubblica a dare risposte efficaci, vicine al problema, vicine al fatto. Parliamo del 1996, danni subiti soprattutto dall'olivicoltura e non parliamo di altro, ma non è questa la sede per allargare il discorso. Se si pensa agli eventi alluvionali, alle questioni che comunque sono sempre legate a fenomeni di straordinaria importanza e gravità e si assommano tutti questi ritardi, è chiaro che ci sono molte cose che non vanno. Ecco l'insoddisfazione nel vedere, pur premessi tanti enunciati di principio, che nella realtà non si è riusciti a modificare l'iter burocratico di certe leggi, non si è riusciti a modificare e snellire il rapporto tra il cittadino, imprenditore in questo caso, e la pubblica amministrazione, non si è riusciti a risolvere un problema che ha colpito così gravemente le province delle Marche, in particolare quella di Macerata e quella di Ascoli Piceno.
L'auspicio è quello di vedere quest'aula impegnata anche su questo aspetto per riformare un sistema e migliorare le situazioni anche di funzionamento degli uffici per far sì che le leggi non appesantiscano, non ritardino ma giungano a risolvere il problema e gli uomini siano messi nelle condizioni di operare al meglio.


Interrogazione (Svolgimento): «Concorsi per i medici delle Ausl» Brini, Giannotti, Favia, Cesaroni, Grandinetti, Bertucci, Ceroni e Trenta (31)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 31, ad iniziativa dei consiglieri Brini, Giannotti, Favia, Cesaroni, Grandinetti, Bertucci, Ceroni e Trenta.
Per la Giunta risponde l'assessore Melappioni.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIUSEPPE RICCI

AUGUSTO MELAPPIONI. Con interrogazione n. 31 del 26.6.2000, i consiglieri regionali del gruppo consiliare Forza Italia Grandinetti, Giannotti, Bertucci, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia e Trenta hanno segnalato che: diversi medici, che ricoprono incarichi importanti presso le ASL marchigiane, provengono da fuori regione; che pertanto, tali medici risultano spesso vincitori di vari concorsi banditi dalle nostre ASL, mentre i medici marchigiani non riescono ad ottenere spazio negli ospedali delle loro città; che non si comprende se la motivazione sia dovuta a fattori di diversa professionalità tra medici di fuori regione e medici marchigiani, oppure a motivazioni diverse; che sarebbe opportuno effettuare un monitoraggio sul fenomeno; che nel caso la motivazione fosse quella dei diversi livelli di professionalità, sarebbe opportuno invogliare i medici marchigiani ad aumentare la loro professionalità mediante esperienze che li portino ad acquisire titoli e concreta preparazione; che si rende necessario che la commissione preposta alla verifica (annuale) dei risultati ottenuti dai dirigenti medici assolva con scrupolosità tale compito.
In merito ai singoli punti e a quanto rappresentato nelle premesse dell'interrogazione, si rappresenta che: in base alla normativa vigente in materia (artt.15 e seguenti del D.lgs. 502/92, come modificati dal D.lgs. 229/99 e CCNL della Dirigenza medica e veterinaria del 8.6.2000), ai dirigenti medici neoassunti, vincitori di concorsi pubblici per titoli ed esami, banditi dalle aziende U.S.L. ed ospedaliere ai sensi del D.P.R. 483/97, possono essere affidati solamente incarichi professionali di base. Gli incarichi professionali di alta specializzazione o di direzione di struttura semplice, sono attribuiti ai dirigenti con 5 anni di attività con valutazione positiva.
La normativa concorsuale sopra citata riservata alla dirigenza del S.S.N. (D.P.R. 483/97) come è noto, disciplina nel dettaglio i criteri di valutazione dei titoli, i punteggi, le prove d'esame, i requisiti generali e speciali (per singoli profili e discipline) di accesso, nonché la composizione (dirigenti esperti di provata competenza nella disciplina oggetto di concorso) ed i compiti delle commissioni esaminatrici. La commissione esaminatrice.
Ne consegue che, per i medici marchigiani, non dovrebbe esservi ragione di temere la partecipazione di medici provenienti da altre regioni, in quanto, anche nel caso in cui i medici provenienti da altre regioni abbiano arricchito il proprio curriculum mediante la scelta di quelle esperienze che determinano acquisizione di titoli di carriera, I'attuale normativa concorsuale attribuisce minor peso ai titoli e maggiore alle concrete conoscenze.
Per quanto concerne l’affidamento degli incarichi di direzione di struttura complessa, gli stessi sono affidati dal direttore generale, previo avviso pubblicato in gazzetta ufficiale, sulla base di una rosa di candidati idonei selezionata da un apposita commissione composta tra l'altro, da due dirigenti medici preposti a una struttura complessa della disciplina oggetto dell'incarico (art.15 ter del D.lgs. 502/92, come modificato dal D.lgs. 229l99).
In merito alle verifiche sui risultati raggiunti dai dirigenti medici, la nuova normativa sia legislativa che contrattuale (recentemente è entrato in vigore il CCNL del 8.6.2000 della dirigenza Medica e veterinaria), impone ai direttori generali, I'attivazione di specifici sistemi di valutazione delle prestazioni e dei risultati dei dirigenti sanitari del S.S.N., valutazioni e verifiche di natura periodica (annuale, triennale e al termine dell'incarico), effettuate da organismi e collegi che in parte devono essere costituiti (per es. il collegio tecnico), e dalle quali conseguono effetti rilevanti in tema di accertamento delle responsabilità dirigenziali (con possibile revoca degli incarichi).
A regime, la Regione attiverà opportune forme di monitoraggio, sull'applicazione concreta degli istituti contrattuali concernenti i processi di valutazione e le conseguenze che ne saranno derivate.
Infine, relativamente all'aspetto quantitativo del fenomeno evidenziato dai consiglieri interroganti, al fine di fornire una risposta più completa, ci si è attivati chiedendo a tutte le aziende USL ed ospedaliere della regione, la provenienza geografica dei medici responsabili di struttura complessa incaricati dal 1° gennaio 1997 alla data del 20 luglio u.s.
I risultati di tale indagine sono i seguenti: i dirigenti di struttura complessa nominati nel periodo sopraindicato sono complessivamente 257; di questi il 59% (pari a 152 unità) proviene da strutture appartenenti alla stessa ASL, il 23% (59 unità) da strutture di altre aziende sanitarie delle Marche e il 18% da fuori regione.
I dati appaiono molto equilibrati e soddisfacenti. Infatti da un lato evidenziano che in ambito aziendale si pone particolare attenzione alla crescita professionale degli operatori anche ai fini della creazione della classe dirigenziale di più alto livello e dall'altro che non si formano sistemi chiusi che penalizzerebbero la qualità delle prestazioni offerte; nessun sistema chiuso è efficace ed efficiente. Peraltro la quota del 18% di provenienza esterna alla regione, sensibilmente più bassa delle altre, non solo è da ritenersi fisiologica per un sistema sanitario che, come quello marchigiano, si caratterizza per il buon livello qualitativo e conseguentemente esercita varie forme di attuazione nei confronti dell'esterno (Università, IRCSS, vari enti di eccellenza), ma è da considerarsi positivamente per la necessaria crescita culturale che determina.
Ovviamente, rispetto a questo ci sono delle specificità di alcune aziende sulle quali ho richiesto la particolare attenzione dei direttori generali.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Mi aspettavo una sulla sostanza del problema che ho posto, che secondo me è molto importante,non una relazione dell'apparato della sanità. Capisco pure che sono pochi mesi, però un monitoraggio è necessario su questo argomento e io ritengo che lei lo debba fare.
I punti che avevo evidenziato prima di porre le domande a cui non ritengo di non avere avuto che una velina formale letta e preparata — cosa che non è sua abitudine fare — riguardano il fatto che sappiamo tutti come vengono dati questi incarichi. Il concorso, oggi, per quanto riguarda i posti di primariato, vede una discrezionalità piena del direttore generale. Tutto ciò di cui parla il regolamento è un fatto formale e non sostanziale. La verità è che i direttori generali hanno una enorme discrezionalità e scelgono loro le persone non a seconda dei titoli ma a seconda di una discrezionalità che esercitano nel vagliare i titoli, questa è la verità.
Qualcuno dice che queste scelte vengono fatte fuori regione. I dati rispetto ad altre regioni possono essere anche quelli che lei dice, ma è vero che l'accelerazione c'è stata da 5-6 anni nei concorsi nelle Marche, quindi c'è un forte sospetto, sotto questo aspetto, che si venga a considerare l'appartenenza politica — alcuni medici lo sostengono — a governi non di centro-sinistra, ma di sinistra-centro. E i medici che vengono e defraudano i nostri che non ritengo siano inferiori, per professionalità, sono tutti targati a sinistra. Questa non è certamente una nota di merito per i direttori generali che li scelgono.
Ecco che i dati, per quanto possano essere in linea con altre Regioni, si sono incrementati, in questo momento, di medici che vengono specialmente dall'Emilia Romagna. Non vorrei che fosse una questione di persone scartate nella loro regione, dove non trovano spazi e vengono a ricoprire i posti delle Marche. I marchigiani non sono dei sottosviluppati e qualche medico sostiene anche che potremmo avere delle carenze sotto l’aspetto di gestione del personale. Sappiamo che oggi un primario deve essere sì un bravo medico, deve intervenire, deve curare, ma deve essere anche un gestore di risorse umane.
Qualcuno sostiene che noi siamo carenti di corsi, e allora cominciamo a fare i corsi per cercare di preparare i nostri medici anche come manager, se hanno carenze. Però questo non è colpa dei medici ma di chi non esercita questa funzione, perché non tutti hanno la possibilità di andare all'estero, di andare a fare corsi a livello europeo e mondiale. Dunque il problema esiste, a meno che riteniamo che i medici marchigiani siano inferiori, ma allora quella è una dichiarazione che dobbiamo sottoscrivere e a cui mi deve essere data risposta.
La mia interrogazione ritengo debba essere viva nella sua mente, assessore, per cercare di affrontare il problema che non è formale ma gravemente sostanziale. Perché vengono da fuori non primari ma aiuti che vengono a fare i primari e passano avanti ai nostri medici? Se è un fatto di merito, siamo in Europa, siamo nella globalizzazione, ci mancherebbe altro che un medico più bravo non potesse venire nelle Marche dall'Emilia Romagna, ma che gli emiliani e romagnoli siano una razza superiore, suprema, eletta rispetto a quella marchigiana è cosa che on posso riconoscere, altrimenti andremmo veramente a ricreare il problema della super razza e questo non appartiene al nostro DNA.
Dunque livelli di professionalità che sono molto simili. Alla fine di questa risposta formale lei ha detto: "sto guardando determinate Usl", quindi un può di attenzione all'inizio del suo assessorato la sta mettendo a questo problema e segnatamente ha visto qualcosa che va verificato. Quest'ultima parte della risposta all'interrogazione ritengo che sia la cosa più positiva.
Le domande erano tre. La prima riguardava la minore professionalità del medico marchigiano, e ritengo che questo sia un fatto che non esista. Prepariamoli sotto altri aspetti, ma la professionalità è acclarata. Io ho avuto anche problemi gravi e ho fatto la scelta di rimanere nelle Marche perché ritengo che tutta questa superiorità altrove non ci sia. Qualcuno disse che i grandi nomi hanno fatto piccola la storia: spesso è stato così. Invece, rimanendo nelle Marche penso di aver fatto una scelta importante e giusta, perché sono ancora qui, parlo e sono vivo e vegeto; se fossi andato a Milano e Roma non so cosa sarebbe accaduto. Penso quindi che anche noi abbiamo il nostro prestigio e a volte siamo denigrati per ragioni politiche e di parte per questioni di maggioranza e opposizione.
Per quanto riguarda la problematica della gestione, sento tanti medici dire "siamo carenti", quindi facciamo dei corsi, organizziamoci e vediamo di migliorare.
Comunque le chiedo di tenere molto vivo questo problema, perché è importante e può demotivare i nostri medici. Lei è medico e sa perfettamente che è un fatto di professionalità, di gestione ma anche di capacità professionale nell'usare gli strumenti, nel cercare di arricchire la propria professionalità, cosa che oggi è indispensabile in qualsiasi tipo di professione, perché la professionalità è oggi un fatto dinamico e non di stasi.
Questa è la raccomandazione che le faccio. Cercherò, anche insieme a lei, di curare informalmente questo aspetto, perché non dobbiamo demotivare giovani e persone meno giovani che hanno voglia di partecipare alla vita professionale e di avere le proprie soddisfazioni come tutti le vogliamo dalla nostra vita professionale.
La ringrazio, comunque, per la risposta.



Interrogazione (Svolgimento): «Discarica Castelletta di Potenza Picena» Brini, Giannotti, Favia, Cesaroni, Grandinetti, Bertucci, Ceroni e Trenta (34)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 34 dei consiglieri Brini, Giannotti, Favia, Cesaroni, Grandinetti, Bertucci, Ceroni e Trenta.
Per la Giunta risponde l'assessore Ottaviani.

ROBERTO OTTAVIANI. In risposta all'interrogazione 34 sulla discarica di Castelletti, per quanto riguarda il primo punto rispondo che, con l'entrata in vigore del "decreto Ronchi," in attuazione dell'art. 14 della L. 142/90, viene definito il ruolo delle Province in merito allo smaltimento dei rifiuti.
In particolare competono alle Province (art. 20) le funzioni amministrative concernenti la programmazione e l'organizzazione dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale.
Spetta altresì alle Province, sentiti i Comuni, I'individuazione delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti urbani.
La L.R. 28 ottobre 1999, n. 28 recante "Disciplina regionale in materia di rifiuti attuazione del D. Lgs. 22/97" ribadisce tali specifiche competenze.
Nel quadro legislativo sopra descritto risulta pertanto non solo legittimo ma anche necessario che l'Amm.ne prov.le preso atto della situazione impiantistica provinciale e delle ineludibili necessità di smaltimento dei rifiuti abbia voluto/dovuto procedere nell'organizzazione dei conferimenti attraverso una progettazione che sarà sottoposta alle valutazioni istruttorie previste dalla legge.
Per quanto riguarda il punto 2), la capacità residua dell'impianto al gennaio 1998, segnalata del piano regionale, risulta di 0 mc. In data 8 agosto 2000 la Provincia di Macerata emetteva l'ordinanza n. 23 che permetteva la continuazione dell'abbancamento dei rifiuti urbani, assimilati ed assimilabili, nonché i sovvalli e la FOS prodotta dall'impianto del CON.SMARI nell'attuale vasca di coltivazione dell'impianto di discarica di Colli Asola nel comune di Morrovalle. Nelle premesse dell'ordinanza stessa si apprende che da una verifica dei siti esistenti, tendente ad evidenziare le capacità residuali di abbancamento di ognuno, la capacità di abbancamento, alla data di aprile 2000, della discarica di Potenza Picena era di 6000 mc. nella vasca in coltivazione. Alla data dell'ordinanza la volumetria residuale risultava di 4000 mc.
Circa il punto 3), l'utilizzo dell'impianto di discarica in località Castelletta nel comune di Potenza Picena è avvenuto e avviene sulla base di progettazioni sempre regolarmente approvate dalla Regione Marche con delibere di Giunta regionale n. 876 e 2390 rispettivamente del 29.02.1988 (adeguamento al D.P.R. 915/82) e del 31.05.1993 secondo le procedure stabilite dalle leggi allora vigenti.
Il Comune di Potenza Picena, a partire dal D.P.R. 915/82 (passaggio giuridico discarica non controllata/discarica controllata) è stato sempre autorizzato alla gestione dell'impianto di discarica sia con delibere di Giunta regionale che con decreti del dirigente del servizio competente.
Tali autorizzazioni alla gestione hanno sempre avuto il costante riferimento sia al rispetto della D.C.I. del 27.07.1984 (aspetti tecnico-gestionali) che di ulteriori prescrizioni di tutela ambientale stabilite dalla Regione stessa.
Precisato che i controlli sugli impianti spettano istituzionalmente alla Provincia, non è chiaro quali avrebbero dovuto essere "gli adempimenti previsti nel caso specifico dagli organi regionali", in quanto la Valutazione di Impatto Ambientale richiamata nell'interrogazione (probabilmente riferendosi al DPR 12 aprile 1996) è stata recepita dalla Regione Marche in tempi successivi con due delibere di Giunta regionale: gennaio del 1999 e nel marzo del 2000. Tra l'altro, presto verrà in questo consesso la proposta di legge sulla VIA.
Tali disposizioni (procedimento di V.l.A.) non hanno carattere di retroattività e pertanto le vecchie progettazioni non sono state sottoposte a tale procedura.
Per quanto riguarda il punto 4), la discarica di Potenza Picena risulta attiva a partire dagli anni '70. Allora, in assenza di leggi e conseguenti controlli efficaci, valeva il concetto di "nascondere e disperdere". I rifiuti pertanto venivano smaltiti in tutta Italia senza precisi criteri ambientali né altrettanti precisi vincoli.
La normativa ambientale, sulla base delle tendenze europee, ha da allora acquisito sempre maggiore efficacia lasciando purtroppo, molte volte, i "resti" di una mancata legislazione ambientale. Tali "resti" con tutte le loro problematiche devono essere oggi gestiti cercando una soluzione per un loro reinserimento nella realtà ambientale.
La discarica di Potenza Picena proviene pertanto, come molti impianti di smaltimento sul territorio marchigiano, da tale situazione.
La Regione Marche, in questo, come in tutti gli altri casi, ha ottemperato alle disposizioni di legge, adeguando l'impianto al DPR 915/82 e stabilendo controlli mediante I'autorizzazione alla gestione.
Si tratta, oggi, non solo di individuare le problematiche, azione di per sé fine a se stessa, ma di individuare anche quei procedimenti amministrativi e tecnici "intelligenti e concreti" atti alla restituzione in tempi brevi del sito alla natura.
Esistono situazioni, antecedenti all'entrata in vigore della D.C.I. 27 luglio 1984, dove la discarica veniva realizzata non solo a distanza minima da un corso d'acqua (come segnalato in questo caso), ma addirittura nell'alveo fluviale o al di sopra di fossi.
Anche in questi casi, la situazione ereditata da una vecchia legislazione in materia, è stata valutata e affrontata dalla Regione Marche a partire dal dato di fatto (la discarica esiste) cercando la migliore soluzione tecnico-economica per mitigare o annullare il rischio ambientale.
Per quanto riguarda il sito della Castelletta, allo stato attuale e per quanto sopra riferito, verificate effettivamente le reali condizioni di un eventuale inquinamento, è senz'altro valutabile sia tecnicamente che ambientalmente un progetto che assicuri il ripristino del sito e che al contempo garantisca le entrate necessarie per raggiungere questo obiettivo. Quanto sopra nel totale rispetto delle attuali normative di settore. (Interruzioni da parte del pubblico)

PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma o il pubblico fa silenzio o debbo far sgomberare l'aula.

ROBERTO OTTAVIANI. Per ciò che concerne i punti 5) e 6), negli anni '91-'92, fu portato a termine, ai sensi del decreto Ministero ambiente 16 maggio 1989, dalla società Aquater, lo studio per il piano regionale di bonifica delle aree inquinate delle Marche.
Tale studio inserì il sito della discarica in un elenco di priorità sulla base del rischio per l'ambiente e per l'uomo. Tale elenco era costituito da n. 15 siti ognuno dei quali aveva un determinato "peso" nei confronti del rischio.
Il sito Castelletta risultava al 13.mo posto della graduatoria (peso 38) sulla base di referti "analitici" relativi al terreno a contatto con i rifiuti e alle acque superficiali.
La graduatoria fu realizzata sulla base di dati ed informazioni allora disponibili. Aldilà del dato analitico che sarà analizzato e valutato con le normative vigenti rappresentate dalla L.152/99 (acque) e D.M. 471/99 (bonifiche) che stabiliscono precise soglie di attenzione, risulta opportuno fare qui delle considerazioni.
Il Piano regionale di gestione dei rifiuti, nel quale è contenuto lo studio Aquater quale parte integrante, permette alcune necessarie valutazioni.
Come prima riferito, in tale elenco di siti "contaminati" (e qui vale ribadire il concetto sopra espresso) risultano n. 15 siti. Rispetto a tale elenco, in attesa di un organico aggiornamento dello studio, il piano, mediante una ricognizione delle informazioni disponibili presso il servizio tutela e risanamento ambientale riferisce che esistono situazioni in cui gli interventi sono stati eseguiti, interventi iniziati o in corso di realizzazione ed interventi in fase di studio e/o progettazione.
A questa casistica è necessario aggiungere dell'altro.
In alcuni casi, considerata sia la necessità di ripristino del sito che quella di garantire un pubblico servizio, la Regione Marche, in accordo con gli enti interessati, ha attivato un processo che, tiene conto di: necessità di garantire il ripristino delle condizioni di sicurezza ambientale; necessità di garantire comunque alla collettività il servizio di smaltimento dei rifiuti; difficoltà tecnico-logistiche di reperimento di nuovi siti; necessità di reperire risorse economiche per il ripristino del sito; necessità di smaltimento prossimo ai luoghi di produzione.
Tutto questo perché si garantisse il ripristino e controllo del sito riconsegnandolo ad una sua funzionalità nell'ambito dello smaltimento dei rifiuti, nel rispetto ambientale, salvaguardando le entrate necessarie per intervenire sul recupero.
Alcuni esempi: Sia la discarica di Fano-Monte Schiantello (peso nell'elenco 40) che quella di Fermo-San Biagio (peso nell'elenco 38 pari a quello del sito Castelletta) sono oggi funzionanti e svolgono un ruolo importante nello smaltimento dei rifiuti delle rispettive province. L'impianto di Fermo è addirittura, oggi, fondamentale perno nella programmazione della Provincia di AP. L'impianto di Falconara Marittima (peso 47 - secondo posto in graduatoria), a seguito degli opportuni controlli e verifiche risulta oggi in attività. Oggi risulta pertanto sicuramente valutabile tecnicamente un progetto di risanamento/bonifica con recupero volumetrico anche sulla base della normativa ambientale in vigore, sicuramente più efficace e garante nei confronti dell'ambiente rispetto al passato.
Per quanto riguarda il punto 7), l'autorizzazione in essere giunge in ordine cronologico ultima rispetto a tutta una serie di autorizzazioni annuali che si rifacevano a dati progettuali e a prescrizioni contenute nella D.G.R. 2390 del 31.05.1993. In quella data la Giunta regionale approvò, su parere favorevole della competente conferenza dei servizi, il progetto relativo allo stato finale dei lavori di adeguamento dell'impianto relativamente al primo e secondo intervento, ritenendolo pertanto esaustivo e congruente con la normativa di settore. Nel corso del 1998 non risultano agli atti di questo Ente segnalazioni di "gravi lacune" gestionali ne dì interventi ostativi da parte dell'autorità giudiziaria.
In merito al punto 8), la Regione Marche "sostiene" I'Amm.ne com.le di Potenza Picena, I'Amministrazione provinciale di Macerata, al pari dell'Amm.ne com.le di Tolentino e di Morrovalle in quanto tutti principali interpreti nello sforzo di superare una fase delicata della gestione dei rifiuti a livello provinciale in cui la collaborazione e la responsabilità tra Enti pubblici sono fondamentali.
Tale fase vede il prossimo esaurimento degli impianti esistenti, la riorganizzazione transitoria dello smaltimento dei rifiuti prov.le, I'individuazione di nuovi siti per lo smaltimento dei rifiuti e la necessità non più rimandabile della bonifica dei siti di Tolentino "Collina" e Potenza Picena "Castelletta".
La Regione, pertanto, sostiene chi si pone nell'ottica di risolvere un problema concretamente e responsabilmente, partendo dalla realtà dei fatti.
L'intera operazione inoltre si pone quali obiettivi e al contempo traguardi, la restituzione alla comunità e all'ambiente di aree mediante la loro bonifica e risanamento.
Anche il recupero volumetrico al fine dell'abbancamento dei rifiuti deve essere visto oggi in un'ottica reale e non strumentalizzato o esasperato mediante una non corretta informazione.
Una maxi-discarica è un "oggetto" che presenta volumetrie nettamente superiori a quelle individuabili nel caso in esame.
Il recupero volumetrico relativo a Potenza Picena è ai margini dell'economia di scala per la sua realizzazione e mirato al raggiungimento di due principali obiettivi: 1) garantire lo smaltimento dei rifiuti urbani in una limitata fase transitoria che si concluderà nel brevissimo periodo; 2) garantire le entrate economiche per procedere ad una bonifica e ripristino ambientale del sito.
Circa le conseguenze "disastrose e destabilizzzanti sulle attività agrarie, agrituristiche, turistiche e socio-economiche della zona", queste saranno debitamente e attentamente valutate all'interno del procedimento di valutazione di impatto ambientale a cui l'intero impianto sarà sottoposto.
Preme comunque dare ancora una volta una corretta informazione.
E' passato il tempo delle discarica abbandonata a se stessa. E' preciso obiettivo da parte di questo assessorato fare in modo che i nuovi impianti, oltre a dover superare progettualmente un severo percorso istruttorio di valutazione, dovranno rispondere, comprendendo anche il sito della "Castelletta" di Potenza Picena, altrettanti severi standard di gestione e controllo ambientale sia in fase di smaltimento dei rifiuti che in fase di gestione post-mortem dell'impianto e di ripristino ambientale.
A tanto obbligherà il recepimento della Direttiva 1999/31/CE molto probabilmente recepita dallo Stato entro il 16 luglio 2001 alla quale, comunque, fin da subito questa Regione farà riferimento in fase autorizzatoria.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Brini.
Invito il pubblico a tener conto che i lavori dell'Assemblea devono essere svolti con tranquillità. L'assessore ha dato la sua risposta, il consigliere Brini farà la replica. Il pubblico può assistere ai lavori ma non può intervenire nel merito manifestando assenso o dissenso. Chiedo scusa, ma questa è la regola. Quindi vi prego di accettare una regola democratica, altrimenti sarò costretto a far sì che i lavori si possano svolgere con grande equilibrio all'interno dell'aula. Vi chiedo scusa, ma queste sono le regole.
Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. A nome del gruppo di Forza Italia che ha presentato questa interrogazione su un problema che nostro malgrado risale a mesi or sono, dobbiamo dire che non siamo soddisfatti della replica della Giunta su questo problema, perché se facciamo un'attenta analisi, un'attenta riflessione possiamo capire come questa decisione presa dall'alto sia calata più per una necessità a livello politico per mettere una toppa, superare una falla derivata da una mancanza della Provincia di Macerata rispetto ad un piano organico dei rifiuti. Il sindaco di Potenza Picena, all'insaputa della stessa cittadinanza e dei Comuni limitrofi, di propria iniziativa ha deciso di ampliare una discarica che è vero era già esistente, ma, così si è detto, per venire incontro alle esigenze di una Provincia che non solo era in difficoltà ma era in affanno.
Alcune precisazioni sono dovute alla sua replica. Quando si parla di salute in quest'aula, vedo che molti consiglieri sono sensibili alla salute dei cittadini, alla tutela dell'ambiente, al controllo del territorio, c'è una corsa e chi più ne ha più ne mette. Ebbene, in questa circostanza bisogna che diciamo alla maggioranza che la strumentalizzazione e la demagogia popolare, non elettorale in questo caso, vi calza proprio a pennello, perché in questo momento... (Applausi da parte del pubblico).

PRESIDENTE. Chiedo scusa, consigliere Brini. Credo di essere stato chiaro. Per cortesia, non manifestate né assenso né dissenso, poi all'esterno dell'aula potete fare i commenti che volete. Credo di essere chiaro e mi dispiace dirlo, perché è l'ultimo richiamo che faccio.

OTTAVIO BRINI. C'è stata un'assenza totale da questo dibattito di associazioni molto importanti, che vediamo in televisione sempre sensibili a far buttare giù ville, case, tipo Legambiente e Wwf.
Alcune precisazioni vanno fatte, perché sono state dette delle cose improprie da parte del primo cittadino di Potenza Piceno, il quale in un recente articolo di stampa ha fatto scrivere "invasa la mia vita privata". Giustamente, con Pistarelli abbiamo detto "il sindaco vaneggia", perché nessuno aveva mai invaso la sua vita privata, nessuno si era mai sognato di creargli problemi; semplicemente è stata fatta una manifestazione pacifica, popolare, tanto a cuore alla sinistra quando veramente faceva politica negli anni '70, '80, quando veramente andavate sulle piazze. Un sindaco si è trovato spiazzato per avere una manifestazione pacifica, con bambini. Le autorità non autorizzavano la manifestazione lungo la strada statale e il percorso è stato concordato. In quel giorno ci sembrava di essere a Beirut, con un elicottero dei carabinieri sopra la testa, una pattuglia dei carabinieri dietro, quattro vigili urbani e carabinieri davanti. Sembravamo noi prigionieri, per una manifestazione pacifica con dei bambini che avevano dei palloncini. D'altronde questa è la democrazia, questo è il buon senso, tanto è vero che eravamo stati tacciati di fascisti. Non so se Fabio Pistarelli se l'è presa, ma io no sicuramente, perché essendo un cattolico ho fatto una manifestazione pacifica. L'obiettivo e lo scopo non erano sicuramente quelli di creare problemi al sindaco Morgoni e alla sua famiglia.
Dicevamo delle difficoltà che sono emerse e anche delle bugie che il sindaco di Potenza Picena e i suoi collaboratori. In particolar modo un certo Bedini che fa l'assessore in quel Comune, ex candidato sindaco a Montelupone, ci diceva che il Comune di Civitanova aveva massacrato, urbanisticamente, questa bellissima vallata che è una delle migliori e che vi invito a visitare. Tale invito ho esteso anche alla quarta Commissione, ma il presidente Martoni per impegni, dopo che si era assunto l'onore e l'onere di effettuare un sopralluogo in questa discarica, purtroppo a tutt'oggi ancora non l'ha fatto. In questa circostanza si registra una grande bugia da parte degli amministratori di Potenza Picena, perché come si può vedere dai piani regolatori adottati in questa fase questa è una delle migliori valle delle Marche, che non solo va protetta e tutelata, ma non c'è nessuno scempio edificatorio, tanto è vero che chi aveva affermato ciò è stato subito sbugiardato e non ha più fatto queste affermazioni. Si diceva: "se il sindaco di Civitanova diminuisce la cubatura nella valle noi siamo disponibili a rivedere il discorso". Così non è stato, perché si è trattato di una mera fantasia dell'assessore Bedini.
Quindi prendiamo atto della mancata volontà, perché se guardiamo anche le date con cui l'assessore prontamente e intelligentemente ha illustrato questa problematica, si nota che l'interrogazione è stata presentata a fine giugno, ma secondo la relazione che abbiamo ascoltato tutti gli atti sono stati sistemati senza che il comitato dei cittadini, le forze politiche, chi aveva fatto un'interrogazione siano stati informati di tutto l'iter che è proseguito. L'ordinanza da parte dell'assessore provinciale Leoperdi è stata fatta l'8 agosto del 2000, e in questi due mesi non si è cercato di trovare una soluzione la migliore possibile, per far sì che ancora una volta questo provvedimento cadesse sopra la testa dei cittadini senza che gli stessi fossero coinvolti. Quindi, quando si invoca il coinvolgimento popolare, quando si dice che bisogna essere più attenti alla comunità e alla collettività, poi si verifica che purtroppo si prendono delle decisioni sopra la testa dei cittadini. Non ve la prendete, pertanto, se qualche cittadino, magari esasperato, dice qualche parola fuori dalle righe che può dispiacere a qualcuno.
L'assenza della Regione è stata lampante, caro assessore, perché sarebbe bastato dopo la presentazione dell'interrogazione ci avesse convocato, avessimo insieme discusso su questo problema. In questo caso, oggi molte cose sarebbero state chiarite e anche digerite.
Lei diceva nel suo intervento che ci sarà una severa istruttoria. Su questo non c'erano dubbi, perché quando si parla di salute dei cittadini è una cosa che sta nella logica, è dovuta. Ma come le dicevo prima dell'inizio della seduta del Consiglio, ci sono anche altri problemi collegati alla discarica Castelletta, come la discarica di Morrovalle che sta creando problemi anche a Montelupone. Penso quindi che sia stata una scelta scellerata, dettata più da una situazione politica che di volontà a rivedere tutto il piano generale della Provincia di Macerata, perché due discariche collocate in quella situazione — quella di Morrovalle e quella di Castelletta — penso che siano un delitto ambientale e sicuramente noi saremo molto attenti e vigili a verificare tutti gli atti, perché la mancanza di fiducia scaturita in noi per questo ritardo voluto, ci lascia un po' perplessi e preoccupati. Noi diamo credito alla sua buona fede, assessore, quando lei dice che verificherà attentamente e valuterà. Io non ho nessun tipo di dubbio su questo, ma ho il dubbio su come la Provincia di Macerata ha gestito questo difficile e delicato problema, con il sindaco Morgoni in testa. Sarebbe bastato dialogare con la cittadinanza, cercare le soluzioni e sicuramente questi cittadini di Civitanova e di Potenza Picena che sono oggi qui per rivendicare un giusto diritto, avrebbero avuto un atteggiamento ben diverso nei confronti delle istituzioni. Non me ne voglia Giulio Silenzi, ma durante la campagna elettorale avevamo due posizioni diverse...

GIULIO SILENZI. Solo che io avevo il problema dei manifestanti che non mi facevano parlare.

OTTAVIO BRINI. Silenzi aveva il problema dell'assessore regionale che a tutti i costi deve cercare di tutelare un'Amministrazione comunale, però quel sindaco non è stato capace di spiegare le cose ai propri cittadini, tanto è vero che ha negato loro un referendum. Se era sicuro di voler accettare... (Applausi da parte del pubblico).

PRESIDENTE. Consigliere Brini, aveva cinque minuti per la replica, gliene ho concessi dieci, c'è il pubblico che sta intervenendo continuamente, quindi le chiedo di concludere e chiedo al pubblico di fare silenzio.

OTTAVIO BRINI. Come è vero che ci arriva la Rassegna Stampa tutti i giorni, si potevano verificare queste cose. Non credo che i cittadini si inventino di avere dei problemi, vadano al pronto soccorso e qualcuno cerca di intimorirli minacciando delle denunce. Se un cittadino sta male va al pronto soccorso, poi saranno i medici a dire qual è la situazione o quali sono stati gli elementi che hanno portato a questa situazione.
Ho saputo che il Presidente D'Ambrosio ha incontrato una delegazione di cittadini e non ne conosco l'esito perché ero impegnato ad ascoltare l'intervento dell'assessore Ottaviani. Vorrei però focalizzare anche la poca democraticità di un sindaco: quando dei cittadini chiedono un referendum — siamo stati dei maestri ad inserirlo in tutti gli statuti, in tutti i regolamenti, in tutti gli atti — un sindaco che magari sa di essere perdente afferma "non rientra nello statuto e nel regolamento". Questa è la democrazia.
Assessore, una raccomandazione: durante l'istruttoria chiediamo di essere informati e documentati. La ringrazio e mi dispiace di non poter essere affatto soddisfatto. (Applausi del pubblico)

PRESIDENTE. Invito il pubblico a lasciare l'aula. (Clamori da parte del pubblico). Sospendo temporaneamente la seduta, in attesa che il pubblico lasci l'aula.

La seduta, sospesa alle 12,05,
riprende alle 12,10


Interpellanza (Svolgimento): «Interventi di formazione continua L. 236/93, art. 9, comma 3» Viventi e Massi (1)
Interrogazione (Svolgimento): «Progetto formazione continua — Criteri di gestione posti in essere dalla Giunta regionale» Castelli (35)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza n. 1 dei consiglieri Viventi e Massi, abbinata all'interrogazione n. 35 del consigliere Castelli.
Ha la parola, per illustrare l'interpellanza, il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Dato che l'interpellanza e l'interrogazione riguardano lo stesso argomento, rinuncio alla illustrazione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la risposta, l'assessore Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Nell'interpellanza si pongono questioni del tutto condivisibili circa la procedura errata con la quale il Ministero del lavoro ha costruito il progetto di formazione continua. La Regione Marche ha detto nelle sedi nazionali e ha ribadito qui, che il contenuto della circolare ministeriale n. 30 era non condivisibile, in quanto delegava tutta la gestione, senza poter intervenire nel merito alle Regioni. L'unico criterio che questa circolare porta avanti è quello del primo che arriva. In verità noi abbiamo tentato una concertazione con le parti sociali che non è andata a buon esito, nel senso che le due riunioni che si sono succedute non hanno trovato una sintesi comune. In quelle riunioni ho presentato un'ipotesi per conto della Giunta regionale, di criteri di obiettivi che nel piano triennale dell'occupazione la nostra Regione si era già data come importanti da raggiungere. Ad esempio, per quanto riguarda gli interventi destinati alla formazione dei lavoratori dipendenti da imprese che operano nel settore dell'ambiente, è questo un settore sensibile nel quale le Marche hanno investito risorse e al quale si vuol dare una particolare rilevanza. Oppure interventi formativi per quelle aziende in cui le donne siano superiori, in percentuale. L'altra questione seria dal punto di vista statistico e che ritorna nel piano triennale per l'occupazione riguarda la formazione continua per quegli occupati di età superiore a 45 anni. E' un’età particolarmente delicata nella quale, se si perde il lavoro, difficilmente si riesce a inserirsi.
Sulla base di queste proposte abbiamo riunito una prima e una seconda volta le parti sociali e siamo arrivati a un accordo con quasi tutte le parti sociali eccetto Confindustria Marche. Ovviamente non potevamo forzare su questo punto, nel senso che o è un accordo generalmente condiviso e quindi potevamo fare una forzatura, costruire una delibera della Regione Marche nella quale si dica "le parti sociali delle Marche, d'accordo, chiedono che i criteri siano i seguenti", oppure se manca, come manca, il sostegno di una parte importante del mondo sociale come Confindustria Marche riteniamo di non procedere. Mi assumo la responsabilità di dire che non abbiamo proceduto, anche perché dal punto di vista di chi volesse impugnare una delibera di quel tipo, con la circolare ministeriale n. 30 sarebbe stato molto facile: o c'era un consenso unanime dal punto di vista sociale, per cui si poteva reggere l'impatto di una iniziativa di questo genere, oppure era una strada troppo complicata che non mi sono sentita di proporre alla Giunta. Per questa ragione abbiamo fatto solo il necessario, cioè abbiamo applicato la circolare 30 come ci diceva il Ministero del lavoro pur non condividendo il criterio, e abbiamo visto quello che si è visto: le file fuori della Regione alle quali abbiamo cercato di ovviare con un minimo di assistenza tipo l'accesso alla Regione in ore in cui solitamente non è accessibile per quanto riguarda la logistica, l'accesso al bar e tutto il resto.
A che punto siamo? Il primo giorno di apertura dello sportello sono stati consegnati quasi tutti i progetti, oltre 460. Sono poi arrivati per posta gli ultimi 50, e in totale sono circa 510. E' insediato un comitato di valutazione. Devo dire, per amore di verità, che avremmo dovuto finire la valutazione il 30 settembre, siamo un po' in ritardo, saremo in ritardo per circa 15 giorni, per il fatto che la struttura del servizio formazione e lavoro è oggi sottostimata di 21 unità su 45, quindi coloro che lavorano sono sovraccarichi, le disponibilità finanziarie per le ore di straordinario sono terminate a giugno di quest'anno, quindi a causa della difficoltà della dotazione organica del servizio personale al quale abbiamo chiesto di far fronte al più presto, perché non reggeremo l'impatto con il fondo sociale europea, abbiamo quindici giorni di ritardo.
Relativamente al prossimo anno speriamo che questa vicenda non si ripeta, se non altro perché questo doveva essere l'anno di transizione, in cui sarebbe scattato il fondo che sarebbe stato gestito dalle parti sociali. Speriamo che la questione il prossimo anno non si ripeta affinché la dotazione di questi finanziamenti sia gestita direttamente dalle parti sociali. In ogni caso si tratta di attrezzarsi costruendo soluzioni possibilmente nazionali, perché abbiamo chiesto la modifica della circolare nella conferenza degli assessori al lavoro e il ministro si è impegnato sull'aumento della dotazione dei finanziamenti. Infatti pensiamo che verranno finanziati circa 400 progetti. L'anno scorso una quota di domande di circa il 20% non è stata ammessa ma il servizio ha cercato quest'anno di verificare le domande in modo che chi non aveva presentato tutta la documentazione aveva tempo di recuperare, magari in coda. Pertanto non si possono fare previsioni circa il finanziamento di questi progetti. Se ci dovesse essere il trend di errori dell'anno passato forse la cifra sarebbe sufficiente, ma probabilmente tanti errori non ci saranno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli per dichiararsi soddisfatto o meno.

GUIDO CASTELLI. Ritengo che la risposta dell'assessore sia stata sufficientemente esaustiva, anche perché conosco che l'iter non solo aveva un suo stigma a monte di carattere ministeriale, ma lo stesso assessore si è occupato di questa vicenda appena insediato, quindi è giusto non solo usare la cortesia che si conviene alla carica ma anche quella giusta dose di realismo che fa comunque condividere un dato. Si tratta di una situazione da superare, un esempio di darwinismo formativo, perché tutti noi siamo rimasti abbastanza sgomenti nel vedere quella "truppa di attendati" che cercava di avere, come dal salumiere, il numerino che potesse consentire l'accesso a un fondo. Ma c'è di peggio, perché non si è trattato solo di un fatto non piacevole da vedere, ma quando la priorità tecnologica rimane l'unico elemento di riferimento, si rischiano anche tentativi di speculazione, perché è evidente che nel momento in cui il vero esame è collegato solo alla tempistica di presentazione c'è il rischio che qualche "signore" dei percorsi formativi e dei corsi formativi possa prima prendere il "numerino del salumiere" e successivamente compilare per esteso il progetto stesso. Non so se questo sia accaduto in realtà, tuttavia ritengo che convenientemente questa priorità dovrà essere corretta, se del caso apportando delle modifiche già in sede ministeriale.
Quindi mi auguro che il ministro del lavoro, che mi pare abbia dato una qualche assicurazione sull'impinguamento dei fondi sia di parola. Dicevamo anche con i consiglieri presentatori della mozione che parliamo ex post di un fatto che ormai si è consumato. E' vero che altre Regioni hanno cercato, magari con qualche malizia amministrativa, di correggere il dato della sola priorità cronologica ricorrendo tuttavia a situazioni estreme: in qualche Regione credo che vi sia stato addirittura il sorteggio, comunque meglio il sorteggio dell'accampamento, ma mi rendo conto che il rischio vero è che questi progetti formativi che sono basilari, strategici proprio perché consentono la formazione in campo, possano svilire il proprio significato, la propria efficacia alla luce di quei criteri, quindi spero che si possa prevedere per il prossimo anno anche un approccio tempestivo per evitare questa situazione che è stata unanimemente considerata come negativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi per dichiararsi soddisfatto o meno.

LUIGI VIVENTI. Come dicevo prima non ha senso ripetersi. Dico solo di far sì che non accadano queste cose anche per l'anno futuro. L'esperienza di quest'anno sia di insegnamento per il futuro, perché nel momento in cui tutte le aziende, quindi anche quelle che cercano di far ricorso a questi fondi devono fare i conti con la certificazione di qualità, certo da parte della Regione Marche non si possono assegnare contributi senza andare a disquisire sulla bontà dei progetti e quindi senza andare a guardare proprio la loro qualità.
Non aggiungo altro perché non serve ripetersi e perdere tempo; mi auguro solo che per il prossimo anno non si ripeta una cosa simile.



Interrogazione (Svolgimento): «Ridimensionamento della clinica di medicina del lavoro dell'ospedale regionale Torrette di Ancona» Ciccioli (17)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 17 del consigliere Ciccioli.
Per la Giunta risponde l'assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. In riferimento alla interrogazione di cui all'oggetto si forniscono le motivazioni rappresentate dal Direttore Generale dell'A.O. Torrette di Ancona in data 16.08.2000 con nota prot. n. 25553.
La clinica di medicina del lavoro è interessata, come del resto molte altre discipline, da un processo di riorganizzazione legato tra l 'altro al progetto dell'ospedale nuovo a Torrette.
Nell'ambito di questi processo di riorganizzazione per la clinica di medicina del lavoro è previsto, uno specifico spazio di attività ambulatoriale in sede diversa da quella attualmente disponibile che andrà messa a disposizione una volta concluso il lavoro di cantiere.
Per l'attività di ricovero, destinata alla valutazione diagnostica di casi selezionati di patologia non acuta di presumibile origine professionale, andrà trovata una soluzione che già altrove è stata identificata in una area di day hospital, che è il modello organizzativo più adatto per la gestione di quel tipo di problemi.
Questo progetto interessa molto la direzione dell'azienda che spera di trovare interlocutori interessati e disponibili nell'università, cui attualmente afferisce come previsto dalla convenzione con la Regione l'unità operativa di medicina del lavoro.
Nel frattempo tutta la struttura ospedaliera dell'Umberto I continua ad occuparsi sia dal punto di vista terapeutico che diagnostico e riabilitativo di tutta la patologia acuta cronica di origine professionale, dai traumi alla patologia infettiva e cronico-degenerativa, anche nell'ottica della 626.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Anche se comprendo che l'assessore ha svolto un ruolo di contatto tra l'azienda e l'ente Regione, sono insoddisfatto. In questo caso devo dire, con onestà intellettuale, che sono insoddisfatto dell'azienda, non dell'assessore che si è limitato a leggere le informazioni avute.
La clinica di medicina del lavoro è una struttura molto importante su un spetto che ritengo non sia trascurabile. Tra l'altro mi sono anche un po' stupito che questo discorso sia portato avanti da me, non perché non abbia sensibilità sociale, ma è un problema che interessa moltissimo il sindacato e il patronato, che con la medicina del lavoro hanno contatti continui. In questa fase persone, lavoratori che hanno queste problematiche sono costretti a spostarsi a Perugia dove c'è un'altra clinica della medicina del lavoro che svolge gli stessi accertamenti, o a rivolgersi a strutture fuori regione o a medici privati in quanto l'offerta è assolutamente insufficiente rispetto alla domanda. Tra l'altro è mortificante che oltre all'aspetto medico-legale che pure ha una funzione importantissima — valutazione del danno e via di seguito — esiste anche un aspetto di diagnosi e di intervento curativo. La medicina del lavoro non può essere ridotta solo a dare il visto, fare le sentenze per quanto riguarda le richieste al tribunale civile o ad altre strutture giudiziarie per valutare le ragioni. Io credo che ci debba essere proprio una pressione dell'assessorato alla sanità sull'azienda per dire "questo servizio va tutelato, non va smantellato". Abbiamo il direttore in fase di pensionamento, dei medici che si sono dimessi e fanno attività privata perché si sono accorti che c'è una grande richiesta del mercato, che il pubblico non dà risposte, quindi si sono dimessi e fanno l'attività privata, ovviamente con dei costi notevoli per il lavoratore che non si vede tutelato dalle strutture pubbliche e che, pur di ottenere ragione ed essere seguito va dal medico privato.
Correttissimo che ci sia attività privata, però il pubblico un'attività la deve dare. L'Associazione mutilati e invalidi del lavoro e anche i patronati di varia natura, compresi quelli di sinistra, di centro, di centro-destra ecc., si trovano in difficoltà, non hanno l'interlocutore.
La risposta dell’azienda è il day hospital — perché hanno ridotto i posti letto a un numero minimo, non so neanche se attualmente i letti sono attivi, perché non c'è più il personale per i turni medici — e una serie di prestazioni con liste d'attesa lughissime. Siamo andati indietro. Si dice sempre che dobbiamo migliorare la qualità dei servizi e siamo andati indietro rispetto a quello che dava la struttura pubblica ad Ancona fino a qualche anno fa.
Sono quindi molto scontento, faccio appello all'assessore affinché si faccia carico di intervenire sull'azienda, mettendo dei paletti e dicendo: "questo servizio alcuni livelli minimi deve garantirli". Se manca il personale deve essere rimpiazzato, i medici che si sono dimessi vanno rimpiazzati.
Un povero lavoratore dell'entroterra pesarese, è dovuto venire tre volte dalla mattina alla sera in day hospital per fare accertamenti. E' una persona che già stava male, ha dovuto prendere il treno prestissimo, quindi un pullman, arrivare qua, ripartire la sera, tornare la mattina dopo. E' stato un calvario. Il day hospital va bene, ma non sempre. Qualche volta il day hospital è un risparmio giusto, altre volte è un calvario per chi lo deve utilizzare. Vorrei quindi sensibilizzare, vorrei che ci fosse una risposta da una Giunta che dicesse "attenzione ai problemi sociali: obblighiamo le aziende, che sono nostri enti strumentali, a portare avanti i progetti".



Mozione (Discussione): «Moratoria delle esecuzioni capitali e pronunciamento dell'Assemblea Onu» Silenzi, Amagliani, Procaccini, Benatti, Luchetti, Giuseppe Ricci e Moruzzi (13)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 13 dei consiglieri Silenzi, Amagliani, Procaccini, Benatti, Luchetti, Giuseppe Ricci e Moruzzi.
Ha la parola, per illustrare la mozione, il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Visto anche l'esito drammatico della vicenda di Rocco Bernabei mi sembra giusto che il Consiglio regionale delle Marche discuta oggi di questa mozione e impegni la Giunta a sostenere questa moratoria in tutte le sedi e sostenere tutti coloro che si battono per raggiungere questo obiettivo.
La tragica vicenda di Rocco Bernabei è stata l'occasione per una mobilitazione internazionale contro la pena di morte. La sua uccisione non è stata solo una sconfitta, perché questa mobilitazione non è stata inutile, se è vero che è servita a suscitare un dibattito e una riflessione sul problema della pena di morte nel mondo e negli Stati Uniti, ampliando quel varco nell'orientamento dell'opinione pubblica americana che negli ultimi anni ha fatto registrare per la prima volta una tendenza alla diminuzione della percentuale dei favorevoli alla pena capitale.
Si tratta di un dato molto importante che non deve essere sottovalutato, perché da esso dipende in larga misura la possibilità che in futuro vi possa essere anche un mutamento degli orientamenti politici su questa materia. Finché la percentuale dei favorevoli alla pena di morte sarà così elevata — in Virginia è attorno all'80% — ben difficilmente si potrà sperare nel fatto che qualche candidato prenda la responsabilità di proporre l'abolizione o anche solo la sospensione della pena capitale. Ecco perché, nel nome anche di Rocco non bisogna demordere ed è necessario moltiplicare gli sforzi per agire sull'opinione pubblica dei Paesi democratici, in modo da favorire un mutamento dei suoi orientamenti. E' anche questo il senso dell'iniziativa che la coraggiosa mamma di Rocco ha intrapreso già all'indomani dell'esecuzione di suo figlio presentando una denuncia contro il governatore dello Stato della Virginia per omicidio.
I movimenti e le forze politiche, prime fra tutte quelle della sinistra europea che sono state attive protagoniste di questa campagna, non devono cedere, perché qui non è in gioco un caso individuale di sopruso; dobbiamo essere consapevoli che si tratta di mettere in discussione una concezione della pena che determina un sistema giudiziario ingiusto e spietato. La pena di morte infatti, impone la sua logica radicale al procedimento giudiziario, spingendolo verso forme estremistiche, all'interno delle quali non è ammesso alcun dubbio. Paradossalmente, però, questo non significa che le indagini sono rivolte a verificare ogni ipotesi e a fugare ogni dubbio, al contrario esse obbligano il sistema giudiziario e la polizia a cercare solo ciò che conferma l'ipotesi accusatoria, in una prospettiva il cui il pm non è più, come nel nostro sistema giudiziario, tenuto a compiere le indagini in modo che siano vagliati e riscontrati anche gli indizi favorevoli all'accusato, ma diventa uno spietato avversario dell'imputato, il dibattimento si trasforma in una lotta per la vittoria, non un mezzo per stabilire, attraverso un confronto dialettico tra le parti, la verità giudiziaria.
E' evidente che in questa situazione diventa sempre più determinante la capacità di autodifesa che si può mettere in campo. Come stupirsi, allora, che la pena di morte diventi una macchina spietata soprattutto per i deboli? Come stupirsi che la stragrande maggioranza dei condannati a morte negli Usa appartengono alle minoranze etniche più povere e discriminate? Avere la possibilità di pagarsi un buon avvocato significa salvare la vita, soprattutto quando la procedura — e questo è il caso dello Stato della Virginia — consente appena 231 giorni per presentare ricorso sulla base di nuove prove non considerate nel primo processo. E come stupirsi, allora, che siano tanto diffusi i casi di condanna nei confronti di innocenti o di persone condannate in processi indiziari, nei confronti delle quali ci sono molti ragionevoli dubbi circa la loro colpevolezza?
I casi nei quali è stata dimostrata l'innocenza del condannato sono ormai numerosissimi. Uno studio che risale al 1987 ha documentato che nel periodo compreso tra il 1900 e il 1985 sono stati ben 350 gli innocenti condannati a morte negli Usa. La pena di morte, come è stato anche qui ampiamente dimostrato, non è neppure uno strumento atto a garantire una maggiore sicurezza dei cittadini, al contrario esso tende ad esasperare la catena di violenza che invece dovrebbe recidere.
L'Italia, il Paese di Cesare Beccaria e del codice Zanardelli, che già nel 1890 aboliva la pena di morte poi ripristinata dal fascismo, porta scritto nella sua Costituzione, art. 27, il divieto della pena capitale e ha abolito, nel 1994, la pena di morte anche dal codice penale di guerra dov'era sopravvissuta. Per cui la nostra nazione ha dunque i titoli giuridici e morali per partecipare alla campagna per la moratoria della pena di morte entro il 2000, nella prospettiva della sua definitiva abolizione.
Non devono farci velo, in questo senso, le sterili polemiche di coloro che hanno accusato la sinistra di pregiudiziale posizione anti-americana: sono accuse ridicole, frutto di un furore settario che si ritorce contro chi lo pratica. Noi siamo contro la pena di morte ovunque, senza distinzione di colore politico, dall'Iran all'Iraq, alla Cina, a Cuba, a tutti i Paesi che praticano questa condanna. Non possiamo però ignorare il valore simbolico che il superamento della pena di morte avrebbe se riguardasse gli Usa, alla luce del ruolo egemone sul piano politico e civile che essi svolgono nell'ambito della comunità internazionale.
La Comunità europea è chiamata a svolgere una funzione di avanguardia dei diritti umani, riproponendo all'Onu la moratoria della pena di morte. Noi continueremo a batterci per questa causa, che è la causa dell'avanzamento del diritto e dell'umanità.
Per questi motivi proponiamo che venga approvata una mozione in cui si preveda un'azione nei confronti del Governo regionale ma anche nei confronti della società marchigiana affinché si adoperino perché l'Unione europea, associando all'iniziativa Paesi di altri continenti, rilanci con grande forza un'iniziativa per una moratoria delle esecuzioni e presenti all'Assemblea generale dell'Onu una nuova risoluzione sulla pena di morte, nella consapevolezza che un pronunciamento della massima assemblea rappresentativa della comunità internazionale costituirebbe un passo straordinariamente importante per il rafforzamento della dignità umana e per il progresso dei diritti fondamentali della persona.
Questo auspicio e questo impegno ha trovato unanime consenso nelle aule parlamentari. E' una delle poche occasioni in cui le forze politiche di destra, di centro e di sinistra si sono trovate concordi nel richiedere questo impegno in una battaglia che ha visto un unanime consenso da parte di tutte le forze politiche stesse, per una parte dei motivi che ho illustrato.
Abbiamo quindi presentato una risoluzione nella quale togliamo la prima parte della mozione ove si fa riferimento a Rocco Bernabei e lasciamo la richiesta di impegno della Giunta e del Consiglio per sostenere tutte le iniziative che anche nelle Marche possono concretizzarsi, come l'adesione ad iniziative di associazioni che di questo tema fanno una ragione di battaglia civile. Approvando la mozione, approviamo che il Consiglio regionale sia partecipe di questa battaglia di civiltà.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Grandinetti. Ne ha facoltà.

FABRIZIO GRANDINETTI. Signor Presidente, colleghi, parlo a nome del gruppo di Forza Italia, a meno di dissociazioni individuali che noi permettiamo sull'argomento.
Noi non siamo di quelli che non votano una mozione contro Auschwitz o contro il nazismo se non si aggiunge qualche riga su Pol Pot o sul Vietnam, oppure su Stalin. Noi siamo contro ogni genocidio, contro la pena di porte, anche perché il nostro partito, oltre che per una concezione liberale della società è per il rispetto della minoranza laica. Infatti, noi siamo per il 75% cattolici e abbiamo motivi religiosi molto forti. La vita umana va salvaguardata in ogni caso e anche in ogni evidente caso di colpevolezza.
Ciò detto, qualche distinzione all'interno di una mozione che ci apprestiamo a votare favorevolmente, a meno che venga cambiata in modo sostanziale, intendiamo farla.
Innanzitutto, è stato detto che la sinistra è stata attaccata sui giornali o non so da chi, perché farebbe dell'antiamericanismo. Sicuramente l'antiamericanismo l'ha fatto oggi il presidente del gruppo Ds consigliere Silenzi. Non possiamo dire che negli Stati Uniti puniscono con la pena di morte i ceti più deboli. Qui si tratta di una grande democrazia che ha questa perversione per quanto riguarda la pena di morte in diversi Stati, che sicuramente si deve rimuovere. Ricordiamo anche che la Cina ammazza 4.000 persone l'anno, quindi se oggi negli Stati Uniti viene suscitata la questione della pena di morte per Rocco Bernabei, è l'indice che è una grande democrazia che discute di questi problemi, li sviscera, polemizza, c'è dibattito, ci sono garanzie fino alla fine, pure nella abnormità di togliere la vita a una persona da parte dello Stato che non ne ha diritto. Pensiamo pure che in Arabia Saudita dal primo gennaio hanno decapitato 78 persone, e nessuno dice niente. La pena di morte è una cosa che dobbiamo affrontare e assolutamente condannare con tutte le nostre viscere, il nostro raziocinio, il nostro cervello, la nostra intelligenza al di là del problema che si può suscitare, specialmente quando ci sono degli innocenti, specialmente quando vengono colpite delle persone normali.
In questo caso si parla di Rocco Bernabei, di una persona che aveva comunque diritto a vivere, ma è stata presa a simbolo una persona che risulta comunque colpevole di stupro e di omicidio verso la sua fidanzata, una ragazza che frequentava come lui gli studi universitari. Però non prendiamo a simbolo un assassino per la legge: sa Dio se era colpevole o meno, come tante altre persone, però facciamone una battaglia non di simbolo ma contro una cosa che nessuno di noi ha diritto di violare, sia concezione laica che religiosa della vita, ancor di più. Qualcuno disse "chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra", comunque nessuno si può permettere di togliere la vita.
Rocco non è un simbolo ma aveva diritto a vivere, la sinistra europea dice che gli Usa affliggono i poveracci e li ammazzano mentre quelli ricchi si salvano con degli avvocati di prestigio. Non esageriamo, perché in Arabia Saudita tagliano la testa prima dei processi. In questo caso vi sono state delle garanzie costituzionali, pur nella abnormità della pena inflitta. Quella della moratoria in tutto il mondo della pena di morte è una grande battaglia di civiltà, ma in questo caso non facciamone dei simboli, perché non sono i simboli giusti.
La coerenza ci porta anche ad essere completamente favorevoli ad una battaglia qualunque essa sia, senza nessun tipo di aggiunte, ma complessiva sulla pena di morte, su questa cosa completamente incivile e inaccettabile qualunque sia la concezione, ma deve essere riportata alla globalità degli assassinii degli stati nazionali che comminano questa pena che noi non abbiamo il diritto di comminare, ma non la strumentalizziamo sotto il profilo politico, perché sarebbe un errore fatale andare a invischiarsi con la strumentalizzazione politica, usarla in senso anti-americano contro determinati Stati che adottano la pena di morte, perché avremmo sbagliato veramente il tipo di battaglia che dobbiamo fare. Dobbiamo fare uno sforzo per uscire dalle ideologie su questi concetti di grande importanza, dobbiamo essere più pragmatici, meno ideologici, avere principi seri e meno condizionati dalle ideologie, altrimenti non riusciremo a migliorare il mondo. E i cittadini del mondo chiedono sempre di più che si affrontino i grandi problemi, ma non credono più che il Messia siano Hitler, Stalin o altri grandi personaggi della storia più o meno benvoluti; vogliono che si affrontino i problemi gravi, i problemi che l'umanità ci propone, che sono non solo la pena di morte ma la fame, la salute nei Paesi meno evoluti. Qui dobbiamo essere tutti uniti, poi se alcuni, nel Polo, nel gruppo di Forza Italia, nei gruppi che rappresentano il centro-sinistra hanno loro motivazioni per dissociarsi da questa contrarietà di principio che ho espresso con molta forza lo facciano. No rispettiamo tutti, anche quelli che hanno idee diverse, ma invito a riflettere fortemente sul fatto che la vita umana non possono toglierla né l'uomo né lo Stato. Sono d'accordo con Silenzi limitatamente a quando dice che la Giunta regionale si dovrà occupare di questo problema con determinazione, tenendolo molto vivo, perché è un problema serio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Personalmente considero che questi problemi abbiano una ricaduta di tipo morale, personale, etica, quindi l'aspetto del voto politico viene un gradino sotto. Sul piano personale sono favorevole alla mozione. Quindici anni fa, quando nel nostro partito — allora Msi — ci fu un dibattito, fui tra quelli che mi schierai con una mozione congressuale che riteneva un errore la pena di morte. Lo dico con pieno convincimento, perché ricordo che ad esempio Paolo Signorelli, un intellettuale di Roma che apparteneva non al Msi ma a gruppi parlamentari di destra, fu incolpato come mandante della bomba di Bologna, fu incriminato per strage, fece dieci anni di carcere, ebbe tre processi e in tutti e tre i casi fu prosciolto perché non aveva commesso il fatto. Il che significa che possono avvenire anche usi strumentali della giustizia in qualche caso. Mi permetto di dire che in quel caso non so quanto di giuridico c'era nelle sue vicende. Era imputato e rischiava l'ergastolo, se ci fosse stata la pena di morte sarebbe stato condannato a morte. Conosco personalmente questo professore di storia e filosofia in un liceo di Roma, una persona oggi sessantenne, forse è stato troppo parlatore, però di fronte a un caso come questo ero profondamente convinto, e credo che comunque sia un errore togliere la vita.
Detto questo esiste anche l'altro aspetto di cui non dobbiamo ipocritamente dimenticarci: quello della prospettiva delle vittime. Nelle scorse settimane sono state fatte molte veglie per Derek Rocco Bernabei che era alla vigilia di essere ucciso, ma non è stata fatta neanche una veglia per la ragazza uccisa. Il Tg1 — sono rimasto veramente rammaricato — ha proiettato tante volte il filmato dell'uccisione in Guatemala di un contadino condannato a morte, ucciso con l'iniezione letale: è stato veramente drammatico vedere la persona che si spegne. Ma la persona aveva ucciso tre adulti suoi vicini di casa e quattro figlioletti, per una lite. D'accordo a conservare la vita di quella persona, però credo che sia importante fare una battaglia di principio con la moratoria della pena di morte in tutti i Paesi del mondo, non solo negli Stati Uniti, perché mentre negli Stati Uniti c'è il "villaggio globale" che porta in tutte le case le immagini televisive, poi in Cina o in Iran si uccidono decine di persone al giorno senza che nessuno muova un dito. In Iran — ho seguito la cosa con la testimonianza di un operatore dell'Iran che era venuto in Italia per farci vedere i metodi per la lotta alle tossicodipendenze — hanno una gru mobile che gira le città e quando vengono arrestati gli spacciatori, dopo il processo il camion-gru viene portato al centro della piazza e ne impiccano 6-7 alla volta. L'Iran ha una presenza di tossicodipendenza dello 0,01 per mille.
Credo che di fronte a queste situazioni si debba dire no pesantemente, ma con onestà morale dappertutto, dalla Cina a Cuba, dall'Iran agli Stati Uniti e farne un problema morale, unitamente al fatto che lacrime vanno spese anche per tante vittime della violenza, spesso anche no finalizzata. Voglio ricordare alcuni episodi in Italia, quale quello dell'uccisione della bambina di qualche settimana fa, poi bruciata. Sono episodi di tale raccapriccio che suscitano l'indignazione collettiva. Oppure l'assassino dei due bambini in Umbria che tra qualche settimana tornerà prosciolto dalle accuse giuridiche e internato all'ospedale psichiatrico giudiziario: tornerà libero dopo avere ucciso due bambini e dopo aver compiuto violenze sessuali. Credo che l'opinione pubblica debba essere rassicurata non con la pena di morte ma con misure, leggi severissime che diano al cittadino la certezza della pena definitiva, la non possibilità della mediazione rispetto a vicende gravissime che sicuramente ci commuovono tanto quanto l'erogazione della pena di morte ad essere umani in tutto il globo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Cercherò di essere sintetico, benché sia difficile parlare di un problema di coscienza. Mi semplifico il compito stralciando subito ogni riferimento al povero Rocco Bernabei: mi sembra sia utile e impietoso a questo punto dire se era colpevole, non lo era. Tra l'altro il documento giungerebbe tardivo se qualcuno di noi potesse credere che un'approvazione anteriore all'esecuzione avrebbe avuto qualche concreta chance di fermare la mano del carnefice, ma sappiamo che così non sarebbe stato. Quindi, liberiamoci dal caso concreto.
Il problema che mi pongo è di coscienza, non credo sia tanto un problema di schieramenti e di partiti, in relazione alla ammissibilità in astratto della erogazione della pena capitale. Non è soltanto un problema di repressione criminale. Se dovessimo valutare la misura della pena di morte in una logica di repressione e prevenzione del crimine, la prima constatazione è che non è efficace. La pena di morte esiste in America dove c'è una propensione al crimine di una popolazione carceraria; l'Italia non sopporta una popolazione carceraria di 53.000 unità. In America, con una popolazione quintupla, ci sono oltre due milioni di detenuti e un numero di delitti per mille abitanti che è triplo rispetto a quello italiano. Quindi non è la grave pena che previene il crimine, se mai dovrebbe essere una diffusa sensibilità al diritto. Da questo punto di vista credo che il problema, per l'Italia, sia quello di far funzionare i processi. Vi sono due considerazioni contrapposte che sottopongo alla vostra attenzione.
Il collega Ciccioli parlava dell'amico Signorelli, condannato reiteratamente innocente, poi assolto con formula definitiva, prosciolto, benché risultato innocente non ha rischiato la pena di morte ma ha subito un annientamento della persona. Fare tredici anni di carcere per poi essere assolti non è uno scherzo. Allora il problema è il funzionamento della giustizia. Ricordo che da ragazzino andai a raccogliere firme in favore della pena di morte. ovviamente non erano condizioni ordinarie di amministrazione della giustizia. Il problema è che in condizioni fisiologiche la previsione della pena di morte è un'assurdità, ma in astratto e in linea di principio dire che lo Stato non può neanche configurare, neanche prospettarsi la facoltà di irrogare la grave pena, vuol dire di fatto affrontare un nemico privandosi di un'arma. Perché la delinquenza uccide, può uccidere, e lo fa, purtroppo, quotidianamente.
Come, perché e quando lo Stato può privarsi di un'arma altrettanto efficace? Quando è effettivamente molto più forte. Poiché la delinquenza, organizzata e non, può uccidere, lo Stato può rinunciare a un'arma altrettanto forte... Cioè, se io devo giocare a un incontro di lotta con un bambino di sei anni, posso ovviamente rinunciare a qualunque tipo di presa pericolosa perché l'avversario è molto più debole di me. Viceversa, affrontando un avversario ad armi pari o anche più pericoloso io non posso privarmi di nessuna arma.
Qual è la conclusione di questa riflessione? Che in condizioni naturali, quando il funzionamento della giustizia è fisiologico, il processo è certo, il processo è rapido, l'autorità dello Stato è forte, effettivamente la pena di morte è misura non efficace, non efficiente e non giustificata. Rimane poi l'altra questione di dire: poiché costituzionalmente la pena tende alla derubricazione, la pena dell'ergastolo non è altrettanto incompatibile con la finalità? Perché anche un ergastolo ingiusto è un modo di uccidere lentamente, tanto quanto il cappio del carnefice. Peraltro saremmo disponibili a entrare in una logica di revisione dell'ergastolo se in Italia non ci fosse una complessiva amministrazione della giustizia per cui, fra "legge Gozzini" e altri provvedimenti premiali, se venisse abolito l'ergastolo la massima pena sarebbe la reclusione trentennale, ma attenzione: io potrei uscire da qui, uscire tutti i bambini e trent'anni di reclusione mi consentirebbero di uscire dopo otto anni, quattro mesi e qualche giorno. Allora attenzione: se la pena è effettiva questo si può fare.
Ma dov'è che il giudizio sulla amputazione a prescindere della facoltà di irrogare la pena capitale trova delle perplessità? Quando lo Stato non ha più nei confronti della criminalità quel pre-potere, quella supremazia che ha in condizioni normali. Penso alla guerra o all'attesa di un processo rivoluzionario. Cosa potrebbe trattenere chi si aspetta la sovversione e il rovesciamento a breve del potere costituito? Chi potrebbe evitare che, nella previsione di rovesciamento degli equilibri di potere colui che non pensa di dover effettivamente scontare una pena detentiva perché sarà liberato dalla amnistia, dal nuovo potere politico, dal nuovo equilibrio, potrebbe effettivamente assicurare un potere deterrente in chi può: uccidere, sapendo che il suo avversario non ha una pari facoltà? Certo, io raccolsi le firme per la pena di morte quasi vent'anni fa ed ero ragazzino. Mi ritrovassi in quella stessa situazione avrei molti più problemi a farlo, non tanto su una valutazione filosofica quanto perché, avendo conosciuto la "efficienza" del sistema giudiziario italiano, affidare a una magistratura così fallace e così incerta anche il potere di morte, onestamente farebbe tremare le vene dei polsi. Tuttavia, allo stato degli atti, credo che l'affermazione di una esclusione a prescindere della facoltà di mettere non in condizioni ordinarie ma in condizioni emergenziali... Condivido la Carta costituzionale italiana che precludeva la pena di morte in tempo di pace ma non la impediva in tempo di guerra. Credo che precludere anche in condizioni emergenziali estreme, di sfide dirette e contrapposizioni da pari a pari avanti al potere statuale, il potere di rispondere con le stesse armi con cui la sfida viene lanciata, sia un oggettivo amputarsi non solo il diritto ma il dovere di difesa dei cittadini dalla criminalità.
Per questo motivo, pur con comprensione delle ragioni che hanno indotto a presentare questo documento e ribadendo la piena sfiducia nell'efficacia di prevenzione della pena di morte in tempi normali, credo di non sentirmi di votare il documento e mi riservo, dopo avere ascoltato la discussione, di decidere se votare contro o uscire dall'aula per non partecipare la votazione e non indebolire il documento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Sono stata ammessa a parlare, ve ne ringrazio, però non avevo sentito la decisione di parlare uno per gruppo, comunque sarò brevissima. Confermo il mio voto favorevole alla proposta di risoluzione e la mia contrarietà alla pena di morte. Contrarietà che non voglio sminuire con nessuna considerazione di carattere giuridico né ideologico che possano aprire varchi possibilisti sul punto. Ritengo infatti che non debba essere ricordato che le funzioni della pena sono varie e non possiamo ridurre la pena soltanto alla funzione di deterrente per la pubblica sicurezza. Sappiamo che la funzione punitiva è importante, sappiamo che è importante quella rieducativa, sappiamo che quella di deterrente, quindi di isolamento e di eliminazione, in questo caso, del condannato dalla società per far sì che non possa più delinquere non è certo e non deve essere certo la funzione primaria della pena. Non confondiamo la sicurezza con i diritti. Di sicurezza oggi si parla tanto, non è un diritto; la sicurezza è uno status che sicuramente i governi, quindi le amministrazioni devono garantire per far sì che i cittadini possano esplicare in estrema libertà i propri diritti, primi quelli assoluti e primo, tra quelli assoluti, sicuramente quello della vita.
Ritengo quindi che anche su questo debba farsi chiarezza in questo dibattito, per far sì che dalla risoluzione esca un'affermazione di principio chiara ed assoluta, che potrebbe invece essere sminuita da alcune frasi presenti nella risoluzione stessa che io voterei comunque, che però chiedo possano essere eliminate, ad esempio quando si fa riferimento alla certezza della colpevolezza e agli errori giudiziari. E' vero che questo è un problema e una motivazione in più che tutti noi dobbiamo avere per ribadire la contrarietà alla pena di morte, però indicare questa come motivazione principe della contrarietà alla pena di morte fa sì che, al contrario, si possa argomentare dicendo "quando la pena è certa, quando c'è la flagranza, quando c'è la confessione, quando l'iter procedurale è al di sopra di ogni sospetto, quando un avvocato ha fatto il massimo degli sforzi per far sì che le prove concludano per una assoluta certezza dell'imputato, allora in quel caso è legittimo procedere con la pena di morte". Lo escludo in assoluto.
Quindi, i riferimenti che si fanno all'elevato numero di casi di errori giudiziari, a mio avviso sminuiscono l'affermazione di principio che da questa nostra risoluzione deve uscir fuori, indipendentemente dal fatto che si riferiscano all'America, alla Cina o a Cuba. Non voglio fare queste digressioni, anzi dico che dall'America tutti noi aspettiamo qualcosa di più rispetto a Paesi in situazioni di democrazia sicuramente differenti, perché l'America ci bacchetta in tema di democrazia da sempre e vorremmo che determinati esempi di comportamento venissero in primis dagli Stati Uniti e magari seguiti poi dagli altri. Quindi non è un'attenuante, ma anzi un'aggravante, per un Paese di tale civiltà e pertanto non disdegno riferimenti al caso specifico americano. Dico però che potremmo, al di là dei riferimenti ormai anacronisciti a Barnabei che purtroppo ha già subito il giudizio, eliminare la parte che fa riferimento agli errori, al DNA ecc., per dare una maggiore forza, una maggiore incisività all'affermazione di principio e non invece a collegamenti tra la pena e la certezza della colpevolezza che è qualcosa di diverso, qualcosa che va superato in questo contesto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Il mio intervento non è a nome del gruppo di Forza Italia ma a titolo personale.
In questi giorni registriamo un grosso dibattito per quanto riguarda la pena di morte e l'ergastolo, un dibattito che ha diverse sfaccettature, diverse opinioni. E' giusto che sia così su un argomento così delicato e importante.
Come cattolico devo ricordare che quanto detto nella Bibbia, "non uccidete Caino", molto spesso fa riflettere l'essere umano, lo porta a una riflessione che a volte va anche al di là del suo credo e del suo essere. Infatti, in questi giorni si sta parlando della dignità umana e del progresso dei diritti fondamentali della persona, ma in molte circostanze — nelle mozioni, nelle interpellanze, negli interventi — ci si dimentica che chi uccide quando ha un raptus, un momento di follia, anche se incomprensibile è tuttavia una persona che ha un momento di infelicità, un momento di sconforto e può arrivare a commettere certi reati. Ma quando assistiamo a persone che per gioco lanciano sassi e uccidono altri esseri umani, fissando premi a favore di colpisce per primo l'auto, quando assistiamo a delitti di mafia — abbiamo visto far saltare macchine premendo semplicemente un tasto a distanza — oppure quando assistiamo a persone che uccidono bambini, chi con l'acido, chi per gioco, dobbiamo riflettere su queste cose, perché se è vero che si sta smantellando la famiglia, che si stanno perdendo dei valori, che abbiamo una società insoddisfatta, sempre alla ricerca del nuovo, dell'emozione che può causare questi problemi che sono anche devastanti per le famiglie che subiscono queste conseguenze, ebbene mentre c'è tutto questo, oggi sentiamo parlare anche dell'abolizione dell'ergastolo. A mio avviso significa un ulteriore arretramento della difesa dell'incolumità dei cittadini. A fronte di un cittadino che ha un'attività e che viene magari ucciso da una persona che entra con la pistola, un tossico che deve comperare la dose, un delinquente comune, a fronte di un cittadino che rischia la vita per lavorare e che rischia la galera se si difende, si vuol abolire anche l'ergastolo, commutandolo in una pena che potrebbe anche essere quella di 8 anni e quattro mesi. Ebbene, chi è delinquente incallito dopo otto anni di carcere potrebbe diventare ancora più delinquente. E allora, a mio avviso bisogna fare due cose. Innanzitutto costruire nuove carceri. In questi giorni si parla di uno sfoltimento delle carceri, mettendo delinquenti comuni in piazza. Penso che quando uno è assassino e delinquente, debba pagare fino in fondo e scontare la propria pena: dipende dal reato e dall'atto che compie. Questo voler a tutti i costi cercare di far passare il delinquente come una persona che deve essere recuperata, inserita non è condivisibile. Preoccupiamoci dei giovani che non hanno occupazione, che magari si trovano in difficoltà, o dei disoccupati. E' questo il problema reale. Il delinquente deve rimanere in carcere, scontare fino all'ultimo giorno la sua pena. Solo così il cittadino è tranquillo nei confronti delle istituzioni, altrimenti si rischia di perdere la fiducia della gente.
Sono contrario alla pena di morte per quanto ho detto poc'anzi, ma non sono d'accordo su questa mozione e mi astengo dal voto perché non vedo in essa la soluzione concreta del problema in discussione. E' una mozione demagogica, strumentale, che serve semplicemente a lanciare un messaggio di buonismo nei confronti di chi ci ascolta, ma non lancia un messaggio di garanzia e di fiducia per la gente comune.
Pur essendo contrario alla pena di morte, non partecipo al voto per i motivi che ho illustrato poc'anzi. Mi scuso con il presidente del gruppo se mi dissocio, ma è un fatto di coscienza e quindi non parteciperò al voto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Era ovvio che una discussione su questa mozione non si limitasse alla valutazione in sé e per sé di quello che è avvenuto negli Stati Uniti, ma come purtroppo è solito, le nostre considerazioni esulano da quello che voleva essere lo spirito di questa mozione, cioè una condanna della pena di morte per una riaffermazione della centralità dell'uomo e della necessità che in queste nostre società si recuperi la centralità della persona.
Purtroppo è il portato di questa nostra cultura che non riesce a compiere un salto di qualità ma che si rannicchia nella discussione di bottega, di parte, che secondo me non aiuta la politica a fare quel salto di qualità che deve portare la nostra democrazia in una dimensione diversa, più avanzata. Purtroppo il gioco delle parti è superiore anche a questi valori, ma non è un fatto a se stante, non è una questione peculiare di questo Consiglio, è il portato di una cultura che rischia di non procedere, di non avanzare, di non progredire in se stessa per dare alla libertà la prospettiva di avere al centro la persona, l'uomo.
E' grave tornare a riflettere su delle questioni che la nostra esperienza di libertà doveva portarci a superare. Mi riferisco al fatto che ancora non siamo convinti della necessità che la nostra gente, la gente che noi rappresentiamo abbia una cultura in positivo e non in negativo. Ci preoccupiamo di difendere la sicurezza della gente non in termini positivi ma in termini essenzialmente difensivi, perché con delle ulteriori strutture, con delle ulteriori pene, con un rafforzamento della restrizione pensiamo di diffondere la fiducia. Non è questa la strada, l'abbiamo verificato in questi anni in cui la nostra democrazia ha attraversato delle vicende che hanno amareggiato tutte le persone di buona volontà rispetto ad una condizione che non vede esaltata la figura dell'uomo ma la vede vilipesa.
Ecco perché credo che questa mozione avesse l'intenzione di andare al di là delle questioni che attanagliano la nostra giustizia, il nostro sistema carcerario. Ma soprattutto dobbiamo lanciare questo messaggio: per poter dare fiducia alla gente non possiamo pensare di offrire ulteriori carceri ma dobbiamo lavorare perché la gente trovi fiducia in se stessa, perché risolva i propri problemi di dignità, di centralità dell'uomo. Ecco perché siamo d'accordo con questa mozione, anche con le variazioni che la collega Romagnoli proponeva e che mi sembra esaltino ancor più i significati della mozione stessa, in modo tale che da questo nostro consesso parta un messaggio positivo rispetto a un problema che prima che giuridico è un problema di civiltà e di umanità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Due semplici osservazioni, perché non solo noi condividiamo il testo della mozione, ma anche i contenuti dell'illustrazione che della mozione è stata fatta dal consigliere Silenzi. La prima osservazione riguarda il fatto che anche in quest'aula, nel corso di questo dibattito si è manifestato un certo fastidio o imbarazzo, nel corso di queste settimane, di fronte al riattivarsi contro la pena di morte, a seguito della condanna a morte di Rocco Bernabei e quindi dell'applicazione della pena di morte negli Stati Uniti d'America. Imbarazzo e fastidio che si sono manifestati da più parti, da alcuni settori del mondo dell'informazione, da alcuni settori politici con il ritornello "ma gli Stati Uniti non sono l'unico Paese al mondo a praticare la pena di morte, ve ne sono tanti altri che la applicano in modo quantitativamente e qualitativamente pi pesante, peggiore e quindi perché facciamo così tanto chiasso rispetto ad un episodio tra tantissimi che nel mondo accadono?". Io ritengo che la pena di morte, come recita il testo della mozione deve essere bandita in ogni Stato del mondo. Aggiungo però che il fatto che sia applicata negli Stati Uniti d'America è di per sé un elemento che fa scatenare una reazione ancora più forte. Per quale motivo? Perché in questi decenni gli Stati Uniti d'America si sono troppo spesso erti a simbolo di civiltà, a giudice dei diritti umani in altri Paesi del mondo. L'applicazione della pena di morte in maniera così sistematica e spesso brutale dimostra che gli Stati Uniti d'America non hanno l'autorità morale per assumere questo ruolo di arbitro in tema di difesa dei diritti umani e dei diritti civili, di conseguenza considero sotto questo aspetto gli Stati Uniti d'America alla stessa stregua della Cina, del Burundi, dell'Arabia Saudita, dell'Iran e in questo sono d'accordo quando coloro che provano fastidio e imbarazzo ripetono e ci ricordano che anche in Cina, in Burundi, in Iran e in Arabia Saudita c'è la pena di morte. Insieme a questi Paesi ci sono gli Stati Uniti d'America. Credo che da questo punto di vista l'Europa, i Paesi dell'Europa, la civiltà europea possano rivendicare a buon diritto una superiorità giuridica ma anche morale nei confronti degli Stati Uniti d'America, della loro cultura e del loro modello sociale.
La seconda osservazione riguarda ciò che il consigliere Novelli ha espresso nel suo intervento; la domanda "in circostanze ordinarie la pena di morte non può essere applicata dallo Stato, non è giusto che venga applicata, ma in circostanze straordinarie deve lo Stato privarsi di questa possibile arma?". E' chiaro che è un argomento che merita di essere discusso. In primo luogo credo che è sempre difficile e pericoloso determinare quali siano le circostanze di emergenza e quali siano le circostanze ordinarie. Mettersi su questa strada può portare ad un terreno estremamente scivoloso e pericoloso e alla fine è la piena discrezionalità, derivante spesso da motivazioni politiche, che può determinare se in uno Stato si debba o meno applicare, in quelle determinate circostanze, la pena di morte. Ma in secondo luogo — elemento più di fondo — credo che neanche in circostanze straordinarie debba essere applicata la pena di morte, perché la pena di morte è uno strumento di vendetta, non ha alcuna efficacia in termini di prevenzione dei reati, neanche dei reati più gravi che possono essere tacciati di straordinarietà. Tanto meno direi in situazioni di piena emergenza la pena di morte può essere uno strumento efficace. E' semplicemente uno strumento di vendetta. E la vendetta, se è già condannabile a livello individuale, a livello statuale è assolutamente da escludere in termini di principio, perché in questo senso lo Stato deve anche manifestare una superiorità etica e morale nei confronti di una possibile condotta deviata degli individui, come può essere il sentimento di vendetta, anche sanguinosa. Anche perché lo Stato democratico ha altri mezzi per mettere fuori combattimento anche i propri peggiori nemici, perché la pena di morte è un'azione che si compie a freddo, non è un'azione che si compie per evitare e prevenire un reato o un'azione, oppure per impedirla. E' un'azione che si compie a posteriori e di conseguenza assume il carattere preminente della vendetta.
Infine, in ogni caso considero un fatto altamente significativo e importante che in Parlamento e anche in questo Consiglio regionale, al di là di singoli dissensi individuali, l'insieme delle forze politiche italiane ha assunto finalmente una posizione così decisa e netta contro l'applicazione della pena di morte.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Presidente, colleghi, era ovvio che in questo Consiglio si presentasse una mozione che condannasse in modo inequivocabile la pena di morte, perché questo Consiglio, tra l'altro, nella precedente legislatura ha più volte dimostrato il suo impegno a favore dei diritti umani e dei diritti civili con numerose iniziative, impegno a favore della pace e ritengo che un impegno affinché si abolisca nel mondo la pena di morte sia un impegno di tutte quelle persone che hanno un minimo di sensibilità. E' questa una battaglia di civiltà, quindi non posso condividere alcuni interventi ascoltati in quest'aula, in cui si riporta in modo distorto il problema della pena di morte al problema della giustizia italiana che è altra cosa. I problemi nella giustizia italiana esistono, i problemi di giustizia esistono nel mondo, ma ritengo che questi problemi, che debbono essere affrontati e risolti — problemi legati alla delinquenza, agli assassinii — nulla hanno a che vedere con la pena di morte. Altra cosa è questa abnorme scelta che molte nazioni, tra le quali i così democratici Stati Uniti, compiono. Noi riteniamo che la pena di morte non ha nulla a che vedere con il concetto di democrazia, con un concetto di sensibilità umana, con problemi della giustizia. E' un atto di barbarie che si continua a perpetrare ed è giusto che ovunque essa venga applicata si levino voci contro questi metodi che non danno la possibilità a persone che hanno sbagliato, di cambiare e comunque anche, se volete, di pagare in altri termini.
Il gruppo Verdi pertanto ribadisce il proprio voto favorevole a questa mozione che riteniamo un atto dovuto di civiltà.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Non espongo posizioni della Giunta perché non ne abbiamo mai parlato — ma siamo tutti d'accordo — ma espongo posizioni mie personali. Devo ribadire che c'è una contrarietà profonda all'adozione della pena di morte per una serie di ragioni di civiltà giuridica che non espongo io perché sono già state esposte tanto tempo fa da un signore che si chiamava Cesare Beccaria il quale, ne Dei delitti e delle pene ha spiegato che non serve la pena di morte ma serve invece, in maniera molto diversa, un elemento cardine della convivenza civile, la certezza della pena, che è una cosa completamente diversa. E poi anche perché sono cittadino di questo Stato nella Costituzione del quale — nella prima parte, quella che nessuno pensa di cambiare — c'è scritto che la pena tende alla rieducazione del condannato: se uno è morto non si può rieducare.
La pena di morte è un residuo di quando la legge era la "legge del taglione", la legge della vendette legalizzata. Noi abbiamo superato questa fase da lungo tempo e tutti i Paesi che accettano la pena di morte non l'hanno ancora superata. Questo è il dato, poi non c'è una valutazione particolare per qualcuno o per qualcun altro. Stupisce che Paesi in cui ci sia un forte spirito democratico conservino questo tipo di cose, più che rimanga questa pena di morte in Paesi che questo spirito non hanno.
Credo che la posizione dell'Italia e dell'Europa sia nel giusto, fondamentalmente, nell'ottenere una moratoria dell'esecuzione di queste condanne, per poi riuscire ad eliminarle dall'armamentario del diritto penale — e il diritto penale non è una vendetta mascherata — e quindi, da questo punto di vista credo che l’approvazione di questa mozione sia un segno forte e comunque impegna la Giunta e il presidente della Giunta a proseguire in un'azione della quale sono profondamente convinto.
Voglio solo aggiungere una piccolissima annotazione personale. Quando esercitavo il mestiere di giudice, resi pubblica la mia intenzione, nel caso fosse stata introdotta la pena di morte nel nostro ordinamento, di dimettermi dalla magistratura, semplicemente perché sono convinto che questa non è la risposta che si possa inserire in un ambito di diritto dell'esecuzione penale, quindi diritto che dovrebbe puntare e tendere a costruire nella società un modello di giustizia. Quindi, da questo punto di vista mi sento impegnato doppiamente, come Presidente della Giunta e come persona con la sua storia e la sua professionalità alle spalle, a far sì che questa mozione abbia il massimo di efficacia possibile, pur non facendomi molte illusioni.

PRESIDENTE. Abbiamo due proposte di risoluzione. La prima è quella illustrata dal collega Silenzi nel suo intervento, l'altra è presentata dal gruppo di Alleanza nazionale. Non so se è possibile trovare una composizione o se si debba andare per posizioni separate.

ROBERTO GIANNOTTI. Possiamo intanto avere la mozione di Alleanza nazionale?

PRESIDENTE. Si sta distribuendo. Vorrei capire subito se è possibile trovare una proposta di sintesi o se dobbiamo andare con due votazioni separate.
Ha la parola il consigliere Romagnoli per l'illustrazione della proposta di risoluzione di An.

FRANCA ROMAGNOLI. Abbiamo modificato la mozione originaria soltanto cassando alcuni periodi, in particolare il comma riferito agli errori giudiziari, al Dna, a tutti gli accertamenti giudiziari e probatori che a nostro avviso diminuiscono la portata dell'affermazione assoluta del principio. Abbiamo invece tenuto il secondo punto dopo "impegna la Giunta" che figurava nella proposta di emendamento della mozione stessa. Non è stato stravolto nulla.

PRESIDENTE. Già nella proposta di risoluzione illustrata dal collega Silenzi, le parti in corsivo erano eliminate, quindi la differenza è solo nell'ultimo periodo della proposta di risoluzione Silenzi.
Propongo che i presentatori delle due proposte di risoluzione si incontrino per verificare la possibilità di un testo unitario. Nel frattempo procediamo con gli altri punti dell'ordine del giorno.

(Così rimane stabilito)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
FABRIZIO GRANDINETTI

Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Consigliere David Favia: presa d'atto della rimozione della causa di incompatibilità prevista dall'art. 1, comma 2, della l.r. 3 aprile 2000, n. 23» Ufficio di presidenza (21)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 21, ad iniziativa dell'Ufficio di presidenza.
Ha la parola il relatore, consigliere Giuseppe Ricci.

GIUSEPPE RICCI. I colleghi ricorderanno che nel corso dell'ultima seduta, prima della pausa estiva abbiamo approvato la convalida degli eletti, così come presentata dall'Ufficio di presidenza e abbiamo contestato al consigliere Favia una causa di incompatibilità legata alla sua funzione di presidente del collegio dei revisori dei conti della Provincia di Ancona. Le procedure di contestazione sono state formalmente presentate al collega Favia il quale ha presentato le dimissioni dalla funzione di presidente del collegio dei revisori dei conti della Provincia di Ancona. L'Ufficio di presidenza ha accertato che con le suddette dimissioni è stata rimossa la causa di incompatibilità con la carica elettiva ricoperta, quindi in questo senso ha presentato la proposta di atto amministrativo n. 21 con la quale si prende atto della dimissioni da presidente del collegio dei revisori dei conti della Provincia di Ancona da parte del consigliere Favia. In questo contesto il Consiglio regionale è chiamato a pronunciarsi su questo atto amministrativo.

PRESIDENTE. Se non vi sono interventi, pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

(Il Consiglio approva)


Mozione (Votazione proposta di risoluzione): «Moratoria delle esecuzioni capitali e pronunciamento dell'Assemblea Onu» Silenzi, Amagliani, Procaccini, Benatti, Luchetti, Giuseppe Ricci e Moruzzi (13)

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. All'ultimo capoverso, ove si dice "anche negli Stati Uniti, come evidenziato dai principali organi di informazione e da recenti sondaggi, si è riaperta un'ampia discussione sulla pena di morte", togliamo il resto, cioè "con particolare riferimento ai casi di errori..." e riprendiamo con "infatti lo Stato dell’Ilinois in questo contesto ha deciso di adottare una moratoria delle esecuzioni". Il resto rimane, va via tutto quello che è stato scritto in corsivo, quindi rimane solamente "numerosi istituzioni, tra cui il Parlamento europeo e larga parte dell'opinione pubblica...", fino a "pena di morte". Si riprende con "impegna la Giunta e il Consiglio regionale a promuovere un'iniziativa nei confronti del Governo perché si adoperi affinché l'Unione europea..." ecc. Si aggiunge un punto 2) che recita: "a sostenere qualsiasi iniziativa che punti alla moratoria delle esecuzioni capitali in ogni nazione del mondo".

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di risoluzione.

(Il Consiglio approva)

La seduta è sospesa. Riprenderà alle 16.


La seduta è sospesa alle 13,45