Resoconto seduta n. 120 del 19/02/2003
La seduta riprende alle 16,45



Comunicazioni dell'assessore ai servizi sociali in merito alla proposta di piano di riparto dei fondi per i servizi sociali dell'anno 2003

PRESIDENTE. Riprendiamo la seduta con le comunicazioni dell'assessore ai servizi sociali in merito alla proposta di piano di riparto dei per i servizi sociali dell'anno 2003.
Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Non è confortante iniziare una comunicazione di questo genere con un'area così deserta. E' offensivo per chi sta ad ascoltare e per cittadini marchigiani che aspettano una revisione della proposta di decreto del Governo sui tagli al fondo nazionale delle politiche sociali.
Credo che abbia fatto bene il Consiglio, oggi a essere tempestivo sulla proposta del Governo di riparto del fondo nazionale per le politiche sociali, perché credo che questo Consiglio debba avere la tempestività di rifiutare una logica che per quanto riguarda la quantità del taglio è inconcepibile da qualsiasi cittadino, da qualsiasi politico al di là dell'appartenenza politica. Per quanto riguarda le quantità del taglio sono percentuali che non si sono mai sentite nella storia dei rapporti fra istituzioni, Stato, Regioni, Comuni, Province, Comunità montane. Si parla di un taglio del 55% del fondo delle politiche sociali nazionali rispetto non a chissà quale anno ma all'anno precedente, in un momento in cui tutti i Comuni, Regione compresa, stanno redigendo i propri bilanci di previsione per l'anno 2003.
Per dare la dimensione di questo taglio, la Regione Marche, che nel 2002 ha avuto una parte di fondo unico nazionale che si aggirava intorno a 40 miliardi di vecchie lire, si ritrova oggi con una proposta del Governo di trasferimento di 18 miliardi, un taglio di 22 miliardi netti rispetto al fondo dell'anno precedente. Sempre per rendere chiara la dimensione di quello che questa Assemblea oggi va a discutere, significa che noi andiamo, per ogni provincia, ad un taglio di oltre 5 miliardi, in media, per provincia, rispetto alle disponibilità finanziarie, per mantenere l'attuale rete di servizi all'handicap, agli anziani, ai minori, all'assistenza domiciliare per gli anziani e a tutto quello che in questi anni i Comuni sono riusciti a mettere insieme, grazie anche alle politiche della Regione Marche.
Credo che parlare con tranquillità e calma di una situazione di questo genere e di quali possono essere le conseguenze sul territorio della nostra regione sia una questione che debba prenderci tutti oggi, perché tutti oggi insieme — lo spero vivamente — come hanno fatto le Regioni tutte insieme, indipendentemente dalle loro coalizioni politiche, respingiamo a chiare lettere questo riparto. In sede di Conferenza Stato-Regioni i presidenti, presentando il documento unitario degli assessori ai servizi sociali delle Regioni sono riusciti a far ritirare al Governo questa proposta di decreto e a istituire un tavolo politico con una delegazione che rappresentava le Regioni, i Comuni e i due Ministeri interessati, quello del welfare e quello del tesoro. Alla conclusione dell'incontro il Governo ha mantenuto la sua posizione e tutto è avvenuto nel giro di 48 ore, quasi che in 48 ore si potesse dare un colpo così pesante a tutta la rete del welfare non solo della nostra regione, ma in Italia. Se per la nostra regione sono 22 miliardi di vecchie lire, per la Lombardia sono 120 miliardi in meno, per l'Emilia Romagna 70 che vanno ad aggiungersi ai tagli che ci sono stati per quanto riguarda l'integrazione socio-sanitaria, il non riconoscimento di questo aspetto nel fondo sanitario nazionale. Tutto questo avviene in un momento in cui tutte le Regioni stanno andando, chi più avanti, chi più indietro, all'applicazione della 328, ai piani di zona. La nostra Regione ha scelto il piano di zona stralcio annuale, ma molte delle Regioni hanno fatto quello triennale, con la conseguenza di impegni concreti che i Comuni, i territori si sono presi rispetto alla gestione dei servizi, al terzo settore, alla cooperazione sociale. Quindi non solo un taglio dei servizi agli utenti ma un aspetto occupazionale non di secondaria importanza.
La Regione Marche, come stanno facendo tutte le altre Regioni, si è presa la responsabilità di creare sensibilizzazione con i Comuni, con il terzo settore, con il volontariato con le associazioni delle famiglie e proprie ieri, in Regione numerosi hanno risposto all'appello, che non è stato una comunicazione ufficiale ma una sorta di tam-tam via telefono e hanno partecipato anche rappresentanti di forze politiche, dei sindacati, dell'Anci, dell'Upi, della Lega delle autonomie. Da questa assemblea è scaturito un documento di rifiuto e di invito al Governo a ritornare alla stessa cifra, uniformandosi al documento delle Regioni, dell'anno passato.
Tutto questo è avvenuto — lo voglio ricordare, perché dopo questo dibattito e questo confronto abbiamo l'atto dei criteri di riparto della nostra legge sull'handicap — proprio mentre si celebrava, a Bari, la conferenza nazionale sull'handicap organizzata dal Governo e anche lì sono usciti molti documenti, soprattutto da parte delle associazioni. Le Regioni, unitariamente considerate, anche nel saluto che hanno portato a questa assemblea di Bari, hanno denunciato questo modo di concepire il riparto e questo taglio così pesante e stravolgente rispetto all'esistente.
E' chiaro che l'Italia non ha le stesse condizioni di rete di servizi dal nord al sud, ma è altrettanto vero che sia il nord che il centro si sono dotati di una rete di servizi che non sono stati creati in 48 ore come la proposta di decreto che il Governo ha presentato alle Regioni (perché la finanziaria prevede l'intesa Stato-Regioni per approvare il riparto delle risorse), ma in anni e anni di lavoro che ha visto coinvolti in prima linea gli enti locali, già tartassati, dalla finanziaria, a cui si aggiunge questo ulteriore macigno. E' un welfare, nella nostra regione, costruito in anni di progettazione, di impegno, dal pubblico al privato e proprio in questo momento veniva fuori tutta la rete e l'integrazione del pubblico-privato sociale che in questa regione esiste e che trova una base di consenso e di operosità non indifferenti. Non credo che il problema-occupazione sia di seconda linea.
Voi consiglieri avete ricevuto una documentazione che come assessorato ai servizi sociali abbiamo messo in piedi rispetto allo scenario che si presenterebbe se la posizione del Governo non dovesse cambiare. L'ultima mossa che le Regioni hanno fatto è la lettera del presidente Ghigo del Piemonte, a nome di tutti i presidenti, per un tavolo politico a più alto livello, quindi hanno chiesto un incontro al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi perché si trattasse di questo argomento. Non per fare demagogia, però avendo sentito oggi che è stato approvato il decreto sulla defiscalizzazione delle società sportive di serie A per cui si sono stanziati 855 milioni di euro, pari a 1.600 miliardi di lire, significa una somma quattro volte superiore al taglio che hanno operato al fondo delle politiche sociali. Questo mi ha fatto pensare che forse le Regioni stanno sbagliando nel mantenere la richiesta al Governo dello stesso fondo dell'anno scorso, perché uno dei motivi che il Governo adduce rispetto a questo taglio è che non ci sono più soldi. Non si capisce bene se i soldi non ci sono per certe cose, mentre si trovano migliaia di miliardi per altre cose che credo non siano prioritarie in un momento di difficoltà economica come quello che stiamo vivendo.
Un ultimo dato di cui forse non c'è neanche bisogno, visto la situazione che vi ho esternato fino adesso, è che il fondo unico delle politiche sociali a livello nazionale è stato istituito nel 1998 e la nostra Regione è partita con un fondo unico nazionale di 8 miliardi circa. Nel 1999 è passato a 21 miliardi, nel 2000 a 24 miliardi, nel 2001 a 328 miliardi, nel 2002 a 39 miliardi, nel 2003 si riduce a 18 miliardi. Al di là delle difficoltà che vi sono nell'informazione, nel comunicare lo scenario che si presenterà in tutta Italia, in tutte le regioni, in tutti i comuni, in tutti i territori e per le fasce più deboli, credo che queste cifre debbano trovare unito un Consiglio regionale come il nostro che sul welfare, sulle delibere del welfare e sulle proposte del sociale si è sempre trovato unito, mai contrario, al massimo l'opposizione si è astenuta.
Credo che da questo Consiglio regionale oggi, debba partire un segnale forte perché si cambi rotta e si ristabilisca lo stesso fondo dell'anno passato, cioè i 771 miliardi di euro previsti dalla stessa finanziaria.
Avverto i colleghi che a seguito dell'assemblea fatta ieri si sta movimentando tutta la regione, dalle associazioni di volontariato a terzo settore, ma soprattutto tutti i Comuni degli ambiti territoriali, si stanno organizzando Consigli comunali aperti ai cittadini, a chi troverà i servizi tagliati, se le cose rimarranno così. Non si tratta più di razionalizzazione, si tratterà di avere nei territori minori servizi alle fasce più deboli e sicuramente tutta la partita della questione fiscale che viene sempre messa come la panacea di tutti i mali e delle condizioni economiche disagiate in cui si trovano moltissime famiglie, non compenserà quello che significa chiudere i centri diurni per l'handicap, diminuire i posti negli asili nido — perché di questo si tratta — o diminuire l'assistenza domiciliare agli anziani. Penso che, al di là delle appartenenze questo Consiglio debba dare un segnale forte affinché questo segnale possa unirsi ai tanti segnali che nei prossimi giorni verranno dai territori, dai Comuni, dal volontariato, dal terzo settore, dall'associazionismo, dalle famiglie.
Credo che uscire con un documento da questo Consiglio sarà ulteriormente importante, perché da tutte le Regioni verranno documenti in questo senso come già sono venuti dalle associazioni, dalla conferenza nazionale dell'handicap di Bari.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ho seguito con preoccupazione le notizie riportate in questi giorni dalla stampa, gli appelli dell'assessore, addirittura è stata richiamata anche una direttiva che ci sembrava esagerata, cioè il blocco dell'efficacia della legge sulla famiglia, per disposizione dell'Esecutivo congelata. Ho seguito con attenzione gli appelli alla mobilitazione popolare, alla mobilitazione del volontariato, delle associazioni rispetto ad una situazione che è stata definita, anche nel documento che ci è stato consegnato, nella documentazione allegata agli atti, come una situazione da disastro sociale. Questo è il quadro. La verità è leggermente diversa: le verifiche che ho fatto direttamente nella tarda mattinata e nel primo pomeriggio, parlando con responsabili del Ministero — il direttore del dipartimento delle politiche sociali, il responsabile del fondo — mi configurano un quadro leggermente diverso, almeno nella sostanza, perché mi si dice che le risorse del fondo sono rimaste inalterate: tanto erano in passato, tanto sono oggi, anzi, se mai c'è una articolazione diversa sul piano dell'utilizzo del fondo, cioè c'è una scelta dello Stato di mantenere la referenzialità regionale per quanto attiene alcuni servizi, c'è la scelta dello Stato di fare riferimento ad altri istituti, quali l'Inps, per la gestione di tutta una serie di interventi sul territorio che comunque sono garantiti. C'è la scelta del Governo di gestire direttamente un intervento, quello sulle giovani coppie che vuol dire un'utilizzazione del fondo pari al 10%. Questi sono i dati economici su cui dobbiamo discutere oggi. Quindi la disponibilità, la scelta del Governo rispetto alle risorse da destinare al sociale è rimasta inalterata, c'è una diversa articolazione dei finanziamenti che tiene conto di una scelta politica discutibile quanto volete, ma intanto la prima risposta la diamo: è ingiusto dire, secondo me, che c'è un attacco, come dice il documento, allo Stato sociale. Peraltro, in questi giorni ho sentito anche qualcuno polemizzare, per esempio, sulla misura contenuta nella legge finanziaria, quella sui nidi aziendali, quando era ovvio, scontato, acclarato che comunque quel tipi intervento veniva realizzato, sempre attraverso la finanziaria, attraverso progetti finanziati dal Ministero, non attraverso progetti regionali. Non mi sembra che c'è scritto diversamente, nella finanziaria. E' una scelta, si può discutere, andiamo a discutere nel merito delle scelte politiche.
Questa è intanto la prima risposta che va data: le risorse finanziarie destinate dal Governo al sociale nel nostro paese sono rimaste quelle del passato, non hanno avuto un decremento e soprattutto viene comunque garantita la copertura sociale della collettività italiana. (Interruzione). Io non credo, consigliere Luchetti, che l'Inps dia i soldi alle aziende: li dà a chi deve darli secondo il tipo di prestazioni che l'Inps gestirà in questo tipo di processo, però rimane il fatto che la copertura dei cittadini rimane inalterata.
E' vero quello che dice l'assessore, che rispetto a questo orientamento c'è stata una reazione delle Regioni italiane, una presa di posizione legittima. Credo sia estremamente legittimo che ognuno difenda il proprio portafoglio di polizze assicurative, se volessimo fare un paragone in campo assicurativo. Quindi, che le Regioni abbiano rivendicato questa facoltà di intervenire è giusto. Questa reazione delle Regioni ha determinato una pausa di riflessione che, per quanto mi risulta, potrebbe portare addirittura alla Conferenza Stato-Regioni del 26-27 febbraio con una proposta comunque leggermente diversa, che tenga conto di alcuni richiami, di alcune correzioni da addurre. Quindi, anche qui c'è una disponibilità piena del Governo a completare il confronto con le Regioni e trovare insieme alle Regioni il modo migliore per affrontare questa scelta, tenendo conto di orientamenti che ci sono stati.
Caro assessore Secchiaroli, a me dispiace, però lei può dire tutto e il contrario di tutto, ma non può dire — lo avete detto in tutte le piazze d'Italia, quindi non mi scandalizzo — che questo Governo non ha manifestato sensibilità rispetto alle problematiche sociali, stante alcune scelte di fondo che sono state fatte e che nessuno può disconoscere. Penso agli aspetti della riforma fiscale che riguardano le famiglie, al ritocco delle detrazioni, penso all'intervento per le giovani coppie, che comunque è un dato oggettivamente positivo. Da questo punto di vista credo che si debba sgombrare il campo anche da questi equivoci. D'altronde, caro assessore al sociale, è anche vero che non tutte le Regioni italiane sono in regola rispetto a questa vicenda, cosa che lei oggi non ha detto. Mi risulta che intanto alcune Regioni italiane non hanno nemmeno utilizzato il fondo dell'anno scorso, mi risulta che alcune Regioni italiane hanno utilizzato i fondi del sociale per pagare i debiti del deficit sanitario, cosa altrettanto gravissima, al punto che chiederò formalmente questa sera ai miei colleghi del Polo di formalizzare una richiesta esplicita al Presidente della Giunta regionale perché voglio sapere, come presidente di un gruppo di opposizione, se tutti i trasferimenti destinati al sociale dal Governo per la Regione Marche sono stati utilizzati per la finalità giusta. Se lei assessore mi dimostra che non una lira è caduta in qualche altro pozzo — per esempio nel pozzo di S. Patrizio della sanità — verrò in Consiglio e dirò "bravo, chiedo scusa di avere dubitato", ma siccome questo è un dato che mi viene riportato per altre Regioni, mi viene il dubbio che questa cosa possa essere valida anche per le Marche quindi vorrei che su questo si andasse fino in fondo.
Il problema vero è una domanda che io mi pongo, Luchetti: è giusto mantenere il monopolio nel settore del sociale o no? E' giusto che continui a insistere questa linea, se volete, dell'Ulivo che ha privilegiato il possesso del sistema delle autonomie locali di tutti gli interventi, creando anche nella nostra regione sovrastrutture che non hanno ragione di esistere? Compagni del centro-sinistra, scusatemi la franchezza, è ridicolo... Mi diceva un cittadino "consigliere, mi faccia capire. Io sto assistendo da mesi al dibattito sulla sanità, sento dire ricorrentemente che bisogna destrutturare il sistema delle Asl perché i direttori generali incidono sul costo della sanità e non meno di un anno fa avete fatto 24 direttori generali nel sociale", che costano non dico quanto i direttori generali ma poco meno, al punto che un'altra volta io le ho detto che sono molto perplesso sulla creazione dei manager del disagio sociale, sono molto perplesso sulla gestione degli interventi che, guarda caso, devono passare tutti attraverso gli stessi canali estremamente politicizzati, che rispondono a un solo padrone. Rispetto al valore della sussidiarietà orizzontale, questa scelta non mi scandalizza più di tanto, voglio capirla, voglio capire che senso ha se lo Stato decide di differenziare, pur mantenendo intatto l'intervento, le azioni rispetto a questa problematica.
Io sono perplesso sul mantenimento di "santuari" che operano in questo campo al di fuori e al di sopra di ogni controllo democratico, perché questo avviene; sono contrario alle imposizioni che in qualche modo determinano scelte da parte del potere regionale, da parte del sistema delle autonomie locali.
Questa posizione del Governo la voglio verificare, credo che vi siano tutte le condizioni perché possa essere verificata e discussa e poi, magari, possiamo tornare insieme ad approfondire, vedere se è giusto insistere su questo ruolo di monopolio, come dice l'assessore, legato alle scelte di riforma previste dal titolo V della Costituzione, o se queste scelte in qualche modo possono...

Marcello SECCHIAROLI. E' la legge sulla devolution che avete presentato al Parlamento.

Roberto GIANNOTTI. La legge sulla devolution è stata fatta in fretta e furia e quando si fanno le cose in fretta e furia, spesso non sono completamente giuste.
Voglio pormela questa questione, con senso di responsabilità.
Credo che sia improponibile una posizione di rottura quale quella espressa da questo documento, una posizione di contrapposizione frontale al Governo, che non mi sembra ci aiuti ad affrontare e risolvere la questione. Quindi, se c'è disponibilità a modificare i termini del documento, a raccogliere e interpretare le ragioni degli uni e degli altri ma a non mettere in discussione una scelta di fondo che mi sembra venga confermata, evidentemente potremo anche dare il nostro assenso ad un documento di questo tipo. Un documento così come congegnato, essendo strumentale, chiaramente strumentalizzato dalla politica, non lo voteremo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Presidente, rispondo subito alla domanda che ci ha posto il collega Giannotti se siamo disposti a modificare questa mozione per arrivare a un voto unanime del Consiglio regionale, dicendo sì. A dire la verità, Giannotti, questo era già nel mio intendimento. Se avessi dovuto guardare questa vicenda con occhi di parte, avrei fatto un documento molto più pesante, quindi lo spirito con cui è stato predisposto è questo. E vengo al merito dell'intervento che voglio fare.
Credo che il consigliere Giannotti abbia centrato il nocciolo della questione politica, che è quello di due modelli di welfare, così come ci sono modelli diversi dalla giustizia all'economia, all'ambiente, a tutti i settori della vita sociale. E' ormai evidente che rispetto a quello che molto spesso noi alimentiamo durante le campagne elettorali ma che è il sentire comune, cioè che fra destra e sinistra non ci sia differenza, in realtà la vita di tutti i giorni sta dimostrando il contrario, cioè ci sono modelli di sviluppo estremamente diversi e che caratterizzano fortemente la proposta politica del centro-destra al Governo da quella del centro-sinistra al Governo. Credo che questo sia un argomento assolutamente legittimo da dibattere, è assolutamente legittimo che il centro-destra voglia operare un cambio radicale per quanto riguarda le politiche del welfare, perché è evidente che questo è uno degli argomenti che più si presta a plasmare una società, quindi tutto questo è assolutamente legittimo. E' legittimo, da parte nostra, opporci ferocemente, e lo faremo, perché è evidente che il tema del welfare sarà uno dei temi su cui l'Ulivo, il centro-sinistra più insisterà nelle prossime campagne elettorali, proprio per far vedere che il nostro modello, quello che abbiamo costruito in questi anni è radicalmente migliore di quello del centro-destra. Detto tutto questo, lo spirito con cui è stata predisposta questa mozione, ma anche quello che ho sentito nelle parole dell'assessore, è di chiedere, per questa vicenda, all'opposizione, un momento di abbassamento delle armi. Credo che su questo momento storico dobbiamo abbassare il tono dello scontro, perché in gioco in questo momento non c'è il cambio di impostazione politica, in questo momento c'è una situazione che può veramente diventare drammatica per molte famiglie italiane.
Non discuto la strategia complessiva, perché su questo si aprirà un dibattito nel paese; io discuto sull'opportunità di operare, in questo momento, un cambio radicale che di fatto dimezza gli interventi attualmente in vigore, perché se è vero che le risorse disponibili rimangono le stesse, è anche vero che non saranno gli stessi interventi che verranno applicati. Noi non diciamo che il Governo ha tagliato i fondi al sociale, noi diciamo che il Governo, in questo momento, mette nelle condizioni, sia noi che gli enti locali soprattutto, di dire no ad un non udente, "non puoi avere per quest'anno l'interprete", no all'accompagnatore del cieco, no alla famiglia, "devi ritirare il bambino dall'asilo nido". Quello che noi chiediamo — e per questo dico che in questo momento a nessuno di noi è dato fare speculazione politica, né a noi per aggredire il Governo (lo faremo in altre sedi) né a voi per cercare di ribaltare la cosa e trasformarla come un'efficienza da parte della Regione — è di impegnarci tutti per ottenere il ripristino dei fondi assegnati agli enti locali e alle Regioni. Che poi ci sia un problema di Inps o meno attiene ad altri capitoli di bilancio. Non può essere una ripartizione diversa di finanziamenti che porta alla chiusura completa di alcuni servizi, perché il treno già è partito. Potrà succedere con il prossimo piano sociale nazionale, su questo entrerà la politica, su questo ci confronteremo. Voi direte che volete spostare l'attenzione sul privato, le questioni che poneva il collega Giannotti, sulla sussidiarietà orizzontale, legittimamente metterete in crisi l'organizzazione della sanità e del welfare pubblico e proporrete un altro modello, però non è dato in questo momento a noi, in questo anno 2003 di chiudere la porta a tanti disabili, a tanti anziani, a tante famiglie.
Quello che credo debba giustificare ed essere richiesto alla responsabilità di tutto il Consiglio regionale è un voto unanime per chiedere al Governo di mantenere gli stessi finanziamenti per il 2003 per questi capitoli di bilancio, perché la legge 328 è ancora vigente, perché il piano triennale delle politiche sociali è ancora in vigore, quindi gli enti locali sapevano che per tutto il 2003 avrebbero avuto questi finanziamenti, perché i Comuni hanno già fatto i bilanci, perché le famiglie avevano già a disposizione questi servizi, forse incompleti, ma il minimo dei servizi su cui le famiglie, i disabili e tante categorie più deboli sapevano di poter contare. Quindi il patto che credo dobbiamo stabilire in questa sala, questa sera, è quello di dare il buon esempio nei confronti degli enti locali e soprattutto nei confronti del Governo, cioè alleggerire la polemica politica per far capire che l'importante è assicurare questi servizi e aprire poi il confronto sulle questioni della politica dall'anno prossimo, da quando, in qualche modo, sarà da una parte esaurito l'impegno che lo Stato italiano, più che il Governo, ha assunto e che deve rispettare e dall'altra facendo sì che questo cambio di politica sia oggetto di un dibattito pubblico, di una discussione e quindi anche le Regioni e gli enti locali possano essere interlocutori e non debbano semplicemente subire delle scelte che sarebbero assolutamente incomprensibili e calate dall'alto.
Per quanto mi riguarda, la Margherita è disponibile a rivedere la mozione, per arrivare a un pronunciamento che garantisca un voto unanime a tutto il Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Credo che bisogna distinguere due aspetti nel problema che stiamo trattando. Un aspetto amministrativo-contabile, tecnico e un aspetto più politico. Dal punto di vista tecnico e amministrativo, la relazione dell'assessore Secchiaroli ci dice che il Governo centrale taglierebbe trasferimenti, per quanto riguarda il settore del sociale, per un ammontare di circa il 55% delle risorse rispetto all'anno precedente. Il collega capogruppo di Forza Italia, che durante la pausa ha sentito colleghi in Parlamento che si occupano di questo settore, ci dice che, di fatto, non c'è un taglio del 55% nell'ammontare complessivo, ma che la spesa per il sociale rimane inalterata in termini quantitativi, viene però differenziato il sistema dei canali di finanziamento, quindi non più denaro che affluisce dalle casse dello Stato alle Regioni, poi agli enti locali, ma almeno il 40%° di queste risorse che affluisce direttamente a soggetti privati o a istituti autonomi dello Stato tipo l'Inps.
L'impostazione Bossi-Tremonti per quanto riguarda questi discorsi è nota e a livello nazionale ha trovato anche qualche riserva da parte dei colleghi dell'Udc, però direi che adesso il problema più evidente è un altro: che pur essendo legittima questa impostazione, di fatto, siamo verso la fine di febbraio, quindi l'attuazione avverrà a marzo inoltrato e sicuramente ci troveremo di fronte a delle situazioni già in essere, cioè ci sono strutture sociali nei comuni, che sono già funzionanti con personale, tutta una struttura che non è inventata oggi e che verrebbe messa in crisi di fronte a un cambiamento comunicato nel febbraio-marzo dell'anno stesso di gestione. Non c'è dubbio che dal punto di vista tecnico-gestionale si creerebbe una difficoltà. Penso che nell'incontro convocato fra il Governo centrale e i rappresentanti delle Regioni per rivedere questa impostazione, credo che il Governo centrale non potrà non tener conto di certi fatti concreti, di una situazione che obiettivamente è esistente, che si troverà sia nelle Regioni guidate dal centro-sinistra che dal centro-destra. Io vado un po' più in là e mi metto nei panni di quei sindaci, assessori alle finanze e amministratori di piccoli Comuni che devono far quadrare i propri bilanci in assenza di certi trasferimenti di cui si viene a conoscenza nel mese di febbraio-marzo. E' evidente questo stato di difficoltà.
Quello di cui ho timore, è che qui non ci troviamo nemmeno di fronte a due impostazioni differenti nel voler gestire il welfare. Qualche piccola differenza ci potrà pure essere, ma io ho la paura che qui ci troviamo di fronte a una grande confusione. Questo lo dico facendo anche autocritica, come è giusto che si faccia in momenti come questi, quando si parla di questioni serie come queste. Credo che ci sia una confusione,. Noi sappiamo benissimo che il duo Bossi-Tremonti è fortemente impegnato per realizzare la riforma federalista all'interno del Governo, legittimamente avendo presentato un programma agli elettori. E' però altrettanto incomprensibile, sotto questa veste, che si dica, a questo punto, che una parte di questi trasferimenti vengano dati all'Inps o gestiti direttamente dal Ministero per politiche familiari, perché in questo caso si va addirittura in controtendenza rispetto agli obiettivi politici, non c'è un passo avanti verso il federalismo ma un passo indietro, in questo caso.
Dico con molta serietà, a nome del gruppo dell'Udc, che noi siamo preoccupati di questa situazione, perché abbiamo visto che la riforma iniziata dal centro-sinistra prima della scadenza del 2001 ha provocato dei problemi, perché si è cercato di anticipare un po' di federalismo per bloccare, magari, l'avanzata della Lega, il programma del centro-destra; si è fatta in fretta una riforma che è nata male e sta producendo danni nel paese. Vedo che da parte del Governo di centro-destra ci sono altri stati confusionali, perché se si pensa di porre rimedio a un errore con altri provvedimenti pasticciati e improvvisati si va ancora ad accrescere il danno per la comunità nazionale. E in questo caso la comunità non é né di destra, né di sinistra, né di centro.
Credo che bisogna recuperare — per questo il nostro gruppo è a disposizione — per trovare una mediazione intelligente in quest'aula, per far sì che rispetto a legittimo obiettivi che il Governo può avere nel contenimento e nella razionalizzazione della spesa globale, nel diverso utilizzo dei denari, si tenga conto di queste diverse situazioni, di questo treno in corsa che è difficile fermare, perché credo che domani o dopodomani noi avremo comunque le rimostranze anche di quei sindaci, di quegli amministratori di piccoli o grandi Comuni — centro-destra o centro-sinistra sarà indifferente — che non riusciranno a far quadrare i propri bilanci e non ci possono riuscire a fine febbraio-primi di marzo, su questo dobbiamo essere seri. Conoscendo qualche cosa di amministrazione, ammetto che non si può far quadrare un bilancio a marzo, venendo meno certe risorse.
Credo quindi che siamo obbligati tutti quanti a metterci un po' di criterio, di buon senso per favorire una soluzione comune.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI. Il livello di discussione che stiamo affrontando, difficilmente credo possa trovare una sintesi unitaria. Credo che l'unico ordine del giorno che avrebbe senso votare tutti insieme potrebbe essere il penultimo capoverso che il consigliere Benatti proponeva, cioè "il Consiglio regionale delle Marche chiede al ministro del welfare e al ministro del tesoro di ripristinare per intero il fondo nazionale per le politiche sociali con gli stessi criteri di riparto dell'anno 2002". Credo che una opzione politica di questo tipo debba essere scelta, togliendo un ragionamento di merito sul ruolo del Governo e anche sullo stesso giudizio della legge 328/2000 su cui in quest’aula ci sono pareri diversi. Personalmente io sono fra quelli che ritiene che già il centro-sinistra aveva costruito un'ipotesi di legislazione sociale che lasciava intendere che uno Stato sociale si sarebbe occupato solo della parte dei più poveri, lasciando agli altri non più diritti universali per tutti ma soltanto assistenza per alcuni. Quindi, dobbiamo riuscire a trovare un punto di unità su una questione che rivendica non tanto e non solo il ruolo delle Regioni o degli enti locali nel sistema del welfare sociale, ma la questione del livello dei servizi finora garantiti. Se l'assessore Secchiaroli, nello spiegare che manca il 55% delle risorse, avesse avuto il tempo di aggiungere delle frasi, poteva dire che non c'è risposta sull'autosufficienza, che i nidi saltano, che i disabili non hanno più certezze, difficilmente penso che qualcuno in quest'aula potrebbe dire che le famiglie italiane o marchigiane possono far fronte a questa situazione.
Quindi, mi sembra questa una questione lineare che tende a dire "ripristiniamo lo stesso livello di spesa sociale del 2002, perché le famiglie italiane hanno bisogno dello stesso livello di assistenza". E qui mi fermerei, perché se entriamo in un ragionamento di merito, le questioni sono le più diverse ed è quindi difficile convenire.
Quando Giannotti si azzarda sul ragionamento Inps, Comuni ecc., a parte che così non è, ma se anche volessimo convenire con lui, pensiamo alla vicenda sulla scuola, perché anche questo è un tema di cui si parla troppo poco nella nostra regione, ma la qualità di sviluppo di una regione, di un paese è molto basata sulla capacità delle risorse umane, della propria valorizzazione.
Il sistema italiano di istruzione, potrebbe non avere avuto una riduzione delle spese, venendo al ragionamento che fa il consigliere Giannotti, ma cambia sostanzialmente la qualità del sistema. Il ministro Moratti ha costruito un sistema di riforme a costo zero, tagli interi alla scuola pubblica, alla qualità dell'offerta della scuola pubblica, ha tagliato completamente tutto il sistema dell'autonomia scolastica, sta ricostruendo i provveditorati scolastici, sull'integrazione degli immigrati non si investe assolutamente, sull'handicap si taglia e in quanto a dimensione etica e politica del ruolo dello Stato, il "decreto tagliaspese" lavora molto, in modo molto negativo, quindi diminuiscono le classi, diminuiscono gli insegnanti, diminuisce il numero, la sicurezza delle sedi scolastiche, aumentano gli studenti. Quale paese stiamo costruendo? Un paese nel quale il sistema dell'istruzione viene finanziato con la scuola privata, un taglio dopo l'altro, fino ad arrivare, per le scuole paritarie, a un aumento delle spese, a un miglioramento dell'offerta formativa. Il "decreto tagliaspese" fa provvedimenti in deroga e non è un caso che tutti i finanziamenti per le scuole paritarie vanno avanti.
Su questo punto sarebbe bene che l'assessore, se non oggi la prossima volta ci portasse un documento. Non mi sono permessa di scriverlo, perché penso che sia l'Esecutivo che lo deve costruire, ma bisogna dire che la Regione Marche sulle questioni della scuola e dell'istruzione intende difendere il ruolo della scuola pubblica, di conseguenza nella finanziaria 2003 nella quale c'è l'intento di portare tutte le cattedre a 18 ore, dove viene prevista una riduzione del 6% dei collaboratori scolastici che rimangono gratificati di un ampliamento del ruolo professionale, quindi si diminuisce la loro efficienza e si taglia il personale amministrativo, rispetto a tutte queste cose il sistema delle Regioni dovrebbe intervenire e mi aspetto, appunto, che il sistema delle Regioni di centro-sinistra o di sinistra ponga questa questione in modo molto forte. Allora Giannotti, la spesa può rimanere uguale o aumentare, ma la qualità dell'offerta formativa e il diritto di cittadinanza è diametralmente opposto, nel senso che stiamo facendo saltare un baluardo di quei principi costituzionalmente garantiti dal nostro Stato. Di questo si tratta e su questo difficilmente si media.
Comunque dichiaro la mia indisponibilità a mediare un documento che mette in discussione una questione che attiene direttamente i diritti costituzionalmente intesi: diritto all'istruzione, ma soprattutto diritto alla sicurezza sociale. Difficilmente si può mediare, perché si tratta di questioni a mio parere non mediabili.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

Sergio NOVELLI. E' questa una materia complessa in cui i colleghi hanno rischiato di cadere sulla politica nazionale, andando al di là di quelle che sono le vicende, anche se, effettivamente, la questione della gestione del welfare è sicuramente materia che non può essere affrontata né con uno spirito da ente locale, né con lo spirito della dialettica politica italiana. Un po' come quando alcuni esponenti politici di questo paese riuscirono, con grande coraggio e capacità, a parlare di Ulivo mondiale, come se il problema della dinamica mondiale fosse questo delle nostre baruffe chiozzotte. Il problema del welfare non è marchigiano e nemmeno italiano: certamente esiste nel mondo un'emergenza-solidarietà e un’esigenza di superamento di certi bisogni in ordine ai quali esistono le risorse materiali ed economiche per ovviarvi. Nel mondo muoiono di fame persone, e questo è sempre accaduto, per la prima volta nella storia dell'umanità esistono mezzi tecnici e risorse alimentari per sfamare tutti, non lo si fa e questo è un problema che la politica non si pone.
Dico questo per dire che certamente esiste un problema di come si affronta la questione dell'assistenza, della spesa sociale e di chi l'affronta. Capisco il problema "la spesa la fa lo Stato, la spesa la fa la Regione", anche se siamo l'unica regione in cui non c'è alcuna assistenza sull'abbonamento agli invalidi per servizio. Ho contattato una serie di associazioni e siccome mi sembrava strano, ho chiesto anche riferimenti di altre legislazioni regionali. Di questo mi lamenterò tra qualche giorno quando discuteremo la legge di bilancio e codesta Giunta mi risponderà che non si possono fare interventi a favore di invalidi per servizio, perché il Governo dà poco, le risorse sono poche. Non mi pronuncio, ma se è così, sarà in tutta Italia, non credo che i tagli alle risorse avvengano soltanto nelle Marche: se in altre regioni alcuni interventi possono essere fatti pur con il taglio consistente di risorse che stiamo vedendo un motivo ci sarà.
Questa Regione ha certamente il dovere di dolersi per le minori possibilità di intervento, va anche detto che nel mentre lo fa, come le altre Regioni d'Italia — governate dal centro-destra — che pure si rammaricano, forse questa è quella che si rammarica con minore diritto, perché questo Consiglio e questa Giunta hanno la responsabilità di avere speso peggio di tutti gli altri le risorse che avevano e quindi tutti si lamentano a livello nazionale, noi avendo peggio investito i talenti avuti, forse ci lamentiamo con minore autorevolezza, ma ciò non ci esime dal dovere di segnalare l'esigenza di mantenere uno standard assistenziale che non è assolutamente una problematica sul modo polista o ulivista di vedere l'assistenza. Io sono assolutamente convinto che in quest'aula tutti e tute le forze politiche siano fortemente motivati a veder crescere il livello di sicurezza e di assistenza. Io ho 40 anni, non credo più che qui ci siano buoni e malvagi, non credo che siamo buoni noi e malvagi voi e confido che voi non crediate il contrario, sarebbe puerile e vi rispetto troppo per pensare che cadiate in questo errore.
Il problema è allora del perché.? Nessuna componente, pure asseritamente portatrice di diverse progettualità, si trova di fronte alla impossibilità di raggiungere obiettivi che teoricamente sarebbero a portata.
Forse qui siamo al limite di quello che la Regione può fare. Io credo che si siano tarpate le ali della possibilità di un intervento efficace in materia di assistenza sociale, nel momento in cui il "turbocapitalismo" è riuscito ad affermare il principio per cui nulla può essere fatto se non è profittevole. In Italia questo è avvenuto con una serie di passaggi normativi che sono tutti legati a esponenti vivi — uno non più — del mondo della sinistra, del popolarismo: l'abolizione dello scoperto del conto di tesoreria del Ministero del tesoro e della Banca d'Italia, all'epoca di Goria, successivamente richiesta con forza dall'allora governatore della Banca d'Italia che era Ciampi, dalla "legge Dini" e, ultimo passaggio tuttora forte, con il patto di stabilità, Prodi. E' quindi un impegno che l'attuale Governo Berlusconi con forza intende mantenere: il patto di stabilità, nel momento in cui vincola all'obbligo di pareggio, ovviamente pre-condiziona la compressione dei livelli della spesa sociale e dell'assistenza entro i limiti del possibile, molto contenuti. Poi, Prodi e Berlusconi in questo hanno fatto la stessa politica. Sono persone diverse, Berlusconi è persona di grandi capacità e di grande sincerità, talvolta anche di grande ingenuità, gli scappano dette le cose, in due-tre occasioni ha parlato dell'equiparazione dell'assistenza quasi alla beneficenza. Ovviamente questo crea anche qualche reazione epatica, però è anche un momento di sincerità, perché se noi legiferiamo che non si può fare spesa sociale in questa situazione di deficit e bisogna destinarvi solo il surplus, è brutto chiamarla beneficenza Presidente, ma il concetto è questo. Credo che la politica tutta si è condannata a comprimere a una forma quasi di elemosina l'assistenza, quando ha stabilito che non si può più andare a finanziare l'assistenza. In questo momento il limite che comprime l'economia europea e i bilanci di un'istituzione è il patto di stabilità che sembra che sia cosa più intoccabile dei sacri misteri, però la riflessione che vorrei fare, disponibilissimi in questa materia che tocca veramente la vita quotidiana dei nostri concittadini, di tutti i noi, è a superare la logica meschina del "io sono sociale perché sono di sinistra, tu sei asociale perché sei di destra". Tuttavia ho il coraggio di dire, contro il vostro presidente della Commissione Europa, contro il nostro presidente del Consiglio, che occorre veramente pensare se questo abuso del patto di stabilità possa essere compresso, mediato, per affrontare una politica di spending. Non mi sembra che sia impossibile perché in questo momento, mentre in Europa non si può spendere una lira se non c'è in cassa, in America sono passati da un grosso surplus di bilancio ai tempi dell'amministrazione Carter, a un deficit di spending di 304 miliardi di dollari nell'esercizio 2002. Se loro possono andare in deficit per questo, noi che non abbiamo spese militari, possiamo rompere o fare eccezione e deroga al patto di stabilità per questo? Io penso di sì e penso che se un Consiglio regionale, piccola istituzione ma trasversale alle forze politiche, lancia questo messaggio, che è un invito sia al presidente del Consiglio Berlusconi, sia al presidente della Commissione europea Prodi e arriva bipartisan, credo che possa essere un segnale significativo.
Ci stiamo accingendo a far entrare nell'Unione europea la Turchia che è uno dei paesi al mondo portatori di un deficit superiore anche a quello dell'Italia, un trilione di euro. Se il patto di stabilità deve essere spazzato via da questa enorme massa di debito, prima di farsi mangiare i due euro che ancora abbiamo dai turchi, spendiamoceli noi, facciamo un'iniziativa di questo tipo, o per lo meno segnaliamola a chi di dovere. Credo che sarebbe un modo per affrontare concretamente il problema.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. La comunicazione dell'assessore Secchiaroli mi allarma ma non mi sorprende, perché sapevamo della pericolosità di questo Governo di destra. Altro che uguale al centro-sinistra! Oggi vediamo gli effetti della politica economica e sociale. Il taglio al fondo nazionale di oltre la metà costituisce in primo luogo un attacco all'autonomia regionale, con un forte rigurgito di tipo centralistico, in secondo luogo — ed è la cosa più importante — c'è un attacco continuo allo Stato sociale così come era stato conosciuto nel nostro paese. Si sancisce, con questo tipo di politica, la privatizzazione di pezzi importanti dello Stato sociale pubblico, si concretizza quella che viene chiamata sussidiarietà orizzontale, vale a dire la privatizzazione di apparati dello Stato e di politiche sociali. I diritti vengono declassati ad opportunità, la solidarietà sociale sostenuta da risorse pubbliche viene declassata a volontarismo e a carità. Si mettono nel dramma milioni di cittadini meno protetti nel nostro paese, si annulla di fatto la legge 328 del 2000 sulla riforma dello Stato sociale, che certo aveva ed ha dei limiti, ma è cosa del tutto diversa rispetto all'attuale politica, anzi se paragoniamo quella legge dei Governi del centro-sinistra alla politica concreta di Berlusconi, essa appare oggi rivoluzionaria. Tagli sistematici agli enti locali del 3% ed oltre: i Comuni, le Province e le regioni sono messi nell'alternativa di aumentare tutte le tariffe, oppure chiudere importanti servizi sociali, dalla scuola alla sanità, agli asili nido. Tagli sistematici portati avanti da un Governo e dal ministro Bossi che non solo vuole il cosiddetto federalismo di tipo nordista, ma vuole in realtà separare la parte ricca da quella povera del paese, creare una ulteriore selezione, una rottura di tipo statuale che vede da un lato le Regioni ricche andare sempre più veloci rispetto al resto del paese. Si azzerano le leggi per i disabili, si diluiscono le poche risorse, ad esempio per l'handicap, per l'infanzia, per la scuola, a finanziamenti impropri. Non viene messo un euro — colleghi della destra, collega Giannotti che ti arrampichi sugli sprechi e non so come fai a difendere poi, qui nelle Marche, in maniera ipocrita e demagogica tutti e tutto — per l'abbattimento delle barriere architettoniche.
Non capisco da questo punto di vista — e lo dico con pacatezza — la volontà di giungere ad una posizione super partes, anzi una posizione di questo tipo accoglierebbe le ipotesi della destra qui espresse, indebolirebbe una battaglia più complessiva, indebolirebbe la Giunta delle Marche, indebolirebbe l'assessore Secchiaroli in una battaglia che, viceversa, deve ripristinare, per le Marche e per tutte le Regioni, quello che spetta ad esse. Non una battaglia tra poveri, l'uno contro l'altro, ma appunto una lotta per pretendere il dovuto.
Esiste una differenza sostanziale, abissale, una differenza culturale, ancor prima che una differenza di concretizzazione di politiche differenti, perché la destra è impegnata — e sta mantenendo le promesse — nello smantellamento dello Stato sociale e ciò dovrebbe far riflettere anche questa maggioranza e questa Giunta dell'Ulivo, in parte, di centro-sinistra, comunque sia una Giunta diversa da quella del polo, in una discussione ancora possibile sul bilancio, un bilancio di tipo nuovo, assessore Agostini, un bilancio che deve essere predisposto in maniera ancora più rigorosa, tenendo conto del quadro nazionale, tenendo conto dell'attacco del Governo. Un bilancio che riconverta il più possibile le risorse, poche, sullo Stato sociale, sulla scuola pubblica, sulla sanità, sui servizi, sui trasferimenti agli enti locali, che sfrondi proposte insostenibili. In questa fase di emergenza occorre azzerare ipotesi di finanziamenti impropri, occorre evitare di dare corso ad ipotesi di parti del piano sanitario regionale prima che esso venga approvato dal Consiglio regionale ed in particolare bisogna evitare di dare corso a convenzionamenti con le cliniche private.
E' in questo contesto che dobbiamo svolgere una battaglia per il ripristino della correttezza istituzionale, non già una battaglia di gelosia contro un Governo che non è nostro ma una battaglia per la difesa dei diritti, per la difesa della Costituzione e per la difesa delle conquiste che nel nostro paese sono state fatte a costo di tanti sacrifici.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. L’assessore Secchiaroli ha lanciato una sfida, noi la raccogliamo e chiediamo all’assessore Secchiaroli, prima di tutto, una verifica dei dati 2002 della spesa sociale di questa Regione, come è stato speso il fondo delle Regioni, quello destinato alla nostra Regione. Sulla base di quei dati chiediamo un confronto sulle politiche sociali, sulla loro impostazione, sugli effetti che ha ottenuto. Ci saranno molte sorprese, colleghi. Qualcuna ne abbiamo già nel nostro fascicolo corposo sulle politiche sociali di questa Regione, ma altre ne verranno fuori, perché la questione dei dati e dei finanziamenti della politica sociale nazionale è questione che deve essere affrontata a 360 gradi, con la serietà propria dell’argomento.
Sulle politiche sociali, sulla loro impostazione, sui loro effetti, sui soggetti coinvolti occorre una riflessione che non può partire dal dato che questa aula ha cercato di far passare, cioè da una parte c’è un Governo cattivo e dall’altra parte tutta una serie di soggetti buoni — le Regioni in primo luogo — che soffrono perché questo Governo cattivo sta impedendo determinate politiche.
Voglio sapere la voce complessiva del bilancio statale sulle politiche sociali, quanto trasferisce alle Regioni ma quanto rimane allo Stato e all’Inps per fare le politiche sociali e voglio vedere se questa voce di bilancio si discosta, rispetto al livello 2002, per quanto concerne gli sforzi dello Stato complessivi, relativi al sociale. Anche qui troveremo delle belle sorprese, vedremo se Regioni, Inps, Stato avranno un totale inferiore al 2002 o superiore, come a noi risulta e come risulterà se faremo questo confronto fino in fondo, e noi lo faremo con una mozione e delle interrogazioni specifiche. Vedremo poi se la politica sociale passa attraverso l’esclusiva competenza dei territori, delle realtà regionali e territoriali, o attraverso la competenza che affianca quelle dei territori, delle Regioni e dello Stato e vedremo se, anche qui, la sinistra parlerà lo stesso linguaggio, perché nel passato abbiamo più volte sentito dire, soprattutto dai banchi della sinistra, di Rifondazione e dei Comunisti italiani, che il pericolo di questo Governo era della divisione dell’Italia, di un federalismo che spaccava in cinque, in sei, in venti pezzi, adesso ci accusate di essere troppo stretti rispetto alla delega regionale e troppo protesi a far sì che lo Stato mettesse mano a una materia che invece deve essere completamente appannaggio delle Regioni. Questo è il modello, questa è la discussione che vogliamo fare, anche su questo punto, perché delle due l’una: o vi sbagliate quando dite che questo Governo vuole spezzare l’Italia o vi sbagliate quando dite che invece questo Governo fa delle scelte che parlano di Stato, di territorio, di Regioni, di decentramento, con un’attenzione nazionale alle politiche complessive, che un Governo statale, quando trasferisce risorse, deve comunque portare avanti.
Ultima considerazione è il fatto che, soprattutto sulle modalità di attuazione delle politiche sociali, c’è stata, c’è, ed è fortissima, la preoccupazione di tante parti, anche del nostro territorio, che non hanno avuto quelle risposte che erano state annunciate, perché abbiamo visto che nella modulazione degli impieghi, nella modulazione delle voci d’intervento, addirittura nella Commissione competente, di cui faccio parte, che la Regione Marche, molto spesso non ha il raffronto dei risultati che vengono dai Comuni, perciò non può verificare se quella percentuale destinata al sostegno familiare o al trasporto della persona disabile, del trasporto verso le istituzioni scolastiche o le strutture di riabilitazione, è stata sufficiente oppure no a rispondere alle domande. Non abbiamo cioè il confronto fra la domanda e la risposta che a livello locale deve essere data utilizzando gli strumenti del piano sociale e gli strumenti, in generale, a disposizione di questo settore. Su questo la sfida dell’assessore Secchiaroli viene raccolta appieno dal Polo, dalla Casa delle libertà e ritorneremo presto sull’argomento con i documenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

Fausto FRANCESCHETTI. Penso che, al di là degli sforzi e dei tentativi che per ultimo faceva il collega Pistarelli, ma prima di lui il collega Giannotti, nel voler a tutti i costi giustificare, attenuare, o addirittura scaricare sulla Regione le responsabilità, se questa ipotesi di riparto dovesse andare fino in fondo e diventare decisione finale del Governo, le conseguenze non sarebbero altro che quelle di un disastro complessivo per lo Stato sociale del nostro paese e della nostra regione. Possiamo rigirare come vogliamo la questione. Di fatto, con questa proposta abbiamo una riduzione drammatica dei trasferimenti alle Regioni e, di conseguenza, ai Comuni, per la gestione di servizi alla persona. Abbiamo conseguenze drammatiche, una riduzione a livello nazionale di 800 miliardi rispetto ai 1.400 del 2002. Per una regione come la nostra, 22 miliardi in meno sui 40 dell’anno precedente. Questi sono gli elementi veri della riflessione e della valutazione che dobbiamo fare questa sera, con l’aggravante che questo taglio del 55% dei trasferimenti alle Regioni e ai Comuni avviene, oltretutto, ad anno già avviato. Siamo alla fine del mese di febbraio, quando i Comuni e le Regioni hanno già fatto o stanno per completare i propri bilanci, con le conseguenze che sono facilmente immaginabili dal punto di vista del mantenimento o meno di determinati servizi.
Questo colpirà tutte le Regioni, di centro-destra e di centro-sinistra, colpirà inevitabilmente tutti i Comuni amministrati dal centro-sinistra o dal centro-destra. Su questo ci deve almeno essere un punto di contatto, di unità in questo Consiglio, tra maggioranza e opposizione, nel richiedere al Governo, almeno per il 2003 di confermare comunque i dati del 2002, cioè i trasferimenti dell’anno scorso. Questo è un primo punto che voglio sottolineare.
L’altro punto che va sottolineato, è che siamo in un consesso politico, quindi non può sfuggirci, rispetto a questa proposta, quello che c’è dietro come disegno politico. Il disegno politico evidente è quello di cancellare una parte importante dello Stato sociale così come è stato costruito in tutti questi anni, dando una “botta” definitiva alla legge 328, con le conseguenze che inevitabilmente si ripercuoteranno sull’assistenza e sul sostegno ai soggetti più deboli della società italiana e marchigiana, con ripercussioni gravi anche dal punto di vista occupazionale per tante persone, per tanti operatori, per tanti professionisti che lavorano in questo settore del sociale. Su questo ovviamente non può esserci alcuna unità di intenti, le posizioni del centro-sinistra e del centro-destra sono completamente diverse e noi dobbiamo respingere questo tentativo politico, un tentativo che va a minore lo Stato sociale, a introdurre con forza elementi di privatizzazione, cancellando servizi alla persona di carattere pubblico e, altro elemento, riportando a una centralizzazione delle scelte e dell’utilizzo delle risorse.
Non c’è contraddizione, perché al di là delle frasi roboanti che il Governo utilizza su devolution, decentramento e federalismo, in realtà vediamo dagli atti concreti quotidiani che questo Governo fa sempre sullo Stato sociale come sulle questioni degli investimenti e delle infrastrutture e su altre questioni dello sviluppo di questo nostro paese, che la politica vera non è quella del federalismo, ma quella di riportare le scelte a una decisione centrale per far discendere tutta la politica e l’utilizzo delle risorse a quel livello. Quindi assistiamo oggi, in realtà, ad un Governo che, al di là di quelli che sono i propri proclami, di fatto si muove e lavora come un Governo fortemente centralista. Per questi motivi il disegno che c’è dietro quel tipo di riparto va assolutamente respinto e credo che il documento che dobbiamo approvare questa sera non può non fare riferimento alla nostra netta contrarietà e opposizione a quel disegno politico che c’è dietro quel riparto stesso.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Non mi illudevo che le posizioni sul welfare fossero le stesse, però tengo a fare una replica specialmente in merito agli interventi di Giannotti, anche per riportare un po’ di verità, altrimenti veramente rischiamo di non confrontarci. Il taglio e il decreto presentato dal Governo non sono stati smentiti da nessuno: il taglio è del 54,65% dei trasferimenti rispetto all’anno precedente. La Regione Marche e i Comuni hanno il 54,6% di risorse in meno rispetto all’anno passato.
Per come la penso non credo che si possa chiamare “taglio”, ho usato “taglio” come parola leggera rispetto a quello che penso personalmente su questo 54,6%. Non chiamiamolo taglio, chiamiamolo come volete voi, ma non si stravolga la verità come ha detto Giannotti, come se i discorsi dell’Inps non li conoscessimo e come se i discorsi degli emolumenti che l’Inps dà ai singoli cittadini quali gli assegni di accompagno, i congedi parentali e tutta la partita dei cosiddetti impropriamente diritti soggettivi — perché prima dei diritti dell’Inps ci sono i diritti dei cittadini sanciti dalla nostra Costituzione — fossero una novità di quest’anno. Anche l’anno scorso dal fondo delle politiche sociali sono stati tolti 448 milioni di euro per i diritti soggettivi dell’Inps, però quest’anno l’interpretazione che si dà a questo aspetto è diversa. Non è il patto di stabilità a cui si faceva riferimento, si dice che i 448 milioni non servono a coprire i buchi Inps rispetto a questa problematica, quindi si prende quasi totalmente il fondo delle politiche sociali per coprire il buco Inps, questa è la verità dei fatti. Altrimenti rischiamo veramente di non capire.
Circa i 180 miliardi di vecchie lire a cui faceva riferimento Giannotti sulla prima casa per le giovani coppie che si trattiene il Governo, prendendo dal fondo delle politiche sociali e che gestisce a livello nazionale, mi domando se in una situazione così difficile per il mantenimento dei servizi a livello locale, debbano sussistere queste situazioni. Quando parlo di servizi, Cecchini, l’ho detto all’inizio, ma condivido che va fatto un elenco dettagliato dei servizi, perché c’è l’handicap, ci sono i minori, gli asili nido, tutta la rete di servizi che a livello di enti locali si sono messi in piedi su tutta la partita. Queste non sono situazioni non prevedibili e non programmabili, perché sono servizi che nei territori esistono da anni e che sono co-finanziati da Stato, Regioni ed enti locali, perché anche gli enti locali partecipano con risorse proprie rispetto a questa questione. Quindi questa problematica delle giovani coppie e questa massa notevole di risorse che si mantengono a livello nazionale, la pongo come interrogativo. Non ho sicuramente difficoltà a verificare come Regione ed enti locali spendono i soldi del fondo nazionale. Forse, per la rete dei servizi messi in piedi, Pistarelli, non sono sufficienti le risorse rispetto ai bisogni che purtroppo sono in aumento. La contraddizione di una legge sulla devolution che parla di tutt’altro, centralizzando il discorso degli asili nido aziendali, merita chiarezza, non tanto per una diversità di visione del welfare ma per una coerenza politica, perché, caro Giannotti, quando si dice che non si taglia il welfare non è vero. I cittadini della nostra regione, come di tutte le regioni italiane, con questa proposta si ritroveranno con il 54,6% in meno di risorse trasferite e la sussidiarietà orizzontale in questa regione, con l’applicazione della 3428 e del piano sociale c’è stata in pieno. O mi scordo io, oppure questo Consiglio deve concordare, al di là da come la si pensa, sul fatto che le leggi dello Stato finché sono in vigore sono valide e vanno rispettate. Ricordo che questo Governo doveva fare un atto sui livelli essenziali di assistenza uguali per tutta Italia, e non è uno scherzo che vi sia scritto sulla 328, perché siamo consapevoli che un cittadino che abita a Reggio Calabria ha gli stessi diritti di base di un cittadino che abita a Milano. Nella 328 queste cose sono scritte e vanno applicate per primo dal Governo, garantendo i livelli essenziali in ciascuna regione, perché le differenze non debbono esistere, almeno per i livelli di base.
Il discorso dell’Inps che faceva Giannotti non può andare a mistificare quello che sta succedendo. L’Inps questo ruolo l’ha sempre avuto, dal fondo delle politiche sociali i soldi sono stati sempre presi anche per questo. E’ chiaro che il fondo delle politiche sociali non può scalzare Comuni, Province e Regioni dalla gestione del welfare e dall’applicazione della 328.
Non so se si riuscirà a fare una risoluzione che ci veda tutti uniti, però sicuramente uno sforzo dobbiamo tentare di farlo, non solo per il rapporto che dovremo avere a livello nazionale insieme alle altre Regioni rispetto alla proposta che, dice Giannotti, “leggermente” sarà diversa. Le Regioni non vanno a trattare di quanto ancora debbono essere tagliate, ma hanno fatto una richiesta precisa: che il fondo sia identico a quello dell’anno precedente, e questo “leggermente” detto da Giannotti mi preoccupa sinceramente. Non andiamo al “mercato delle vacche” per dire “invece del 50% tagliateci solo il 30%”. Le Regioni, almeno fino adesso l’hanno rifiutato. Rimpiango solo che, dopo gli ultimi avvenimenti, le Regioni non hanno chiesto di più rispetto ai bisogni che ci sono in questo campo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Presidente D’Ambrosio.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Ho sentito alcune affermazioni audaci, alle quali vorrei rispondere con dati di fatto, non con polemiche piuttosto infondate. La verità è che questa proposta governativa mette in serissima difficoltà tutte le Regioni d’Italia, del centro-sinistra e del centro-destra. Noi siamo Consiglio regionale, non siamo Governo nazionale, non siamo Assemblea parlamentare. Secondo me, se tutti insieme, così come il presidente della Conferenza delle Regioni — che non è di centro-sinistra — che ha chiesto una riunione urgente con il presidente del Consiglio, con il ministro del welfare e con il ministro Tremonti, siamo tutti d’accordo, questo serve. Se invece qualcuno pensa di dire “Stato, Inps ecc.”, fa un discorso che non sta né in cielo né in terra, perché i servizi alla persona, secondo le organizzazioni, le strutture, le divisioni di competenze, sono soprattutto dei governi sul territorio, a cominciare dai Comuni. Fare adesso questo tipo di manovra significa mettere tutte le amministrazioni sul territorio — Comuni, Province quasi niente e Regioni — in una situazione di pesantissima difficoltà, alla quale non c’è possibilità che il Governo rimedi, ma se rimediasse il Governo sarebbe pessima cosa, perché siamo noi che sappiamo quali sono le esigenze dei nostri territori: noi nelle Marche, Ghigo in Piemonte, Formigoni in Lombardia. Questo è il dato, poi se vogliamo fare polemica dicendo “non è vero che abbiamo diminuito”, nemmeno questo è vero. Siccome si è davanti a una scelta non ancora effettuata, o spingiamo tutti perché non venga effettuata in quel modo ed è per tutti utile, oppure qualcuno ritiene di essere più realista del re, ma francamente io non mi sento di essere più realista del re e continuerò a sostenere che questo tipo di scelta, se fatta in quel modo, è devastante per tutti, quindi anche per i marchigiani. Questo è il semplicissimo argomento che volevo portare alla riflessione di questa Assemblea.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Propongo che si voti la prossima volta, in quanto oggi era una semplice comunicazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Chiedo che si arrivi questa sera a una determinazione, perché il dibattito è stato più che esauriente, le parti sono chiare, è evidente che alla fine della comunicazione è possibile una risoluzione, quindi se questo viene interpretato come rifiuto ad arrivare a una posizione unitaria non ci sono problemi. Una settimana di sospensione non aiuta sicuramente un voto unitario, quindi se siamo in grado di esprimere un voto unitario su questo argomento credo che sia importante, perché diamo al Presidente della Regione un mandato unitario, altrimenti ci svegliamo quando ci pare e votiamo la mozione nostra.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Mi esprimo in questo senso: il testo così proposto non lo possiamo votare. Giovedì al tavolo tecnico ci sarà una nuova proposta del Governo, perché sulla spinta anche di Amministrazioni regionali di centro-destra si vuol ritoccare l’impianto complessivo, per lo meno per riqualificare i capitoli. A questo punto la vecchia proposta pare superata, giovedì al tavolo tecnico degli assessori ci sarà un ritocco. (Interruzioni). Noi siamo contrari alla votazione, perché riteniamo che prima si debba esaminare la nuova proposta del tavolo tecnico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

Fausto FRANCESCHETTI. Penso che l’opposizione non voglia votare alcunché di unitario, neanche la proposta che ha preparato la collega Benatti, che era depurata di ogni riferimento politico, quindi a questo punto non c’è problema: la maggioranza si vota la sua proposta, l’opposizione, se ce l’ha, voterà la sua. Questo perché ho capito che non c’è alcuna volontà di dialogo, nonostante gli sforzi.

Carlo CICCIOLI. Se vogliamo votare un testo generico, che non può essere questo, in cui chiediamo al Governo di rivedere i criteri della spesa, possiamo farlo anche questa sera. Ma questo documento è chiaramente impostato in senso politico, perché quel 55% di taglio è recuperato in almeno 20-25% con le politiche di sgravi fiscali che facciamo. Le famiglie hanno più soldi, che non vengono dati alle strutture sociali, circa il 15-20%.

PRESIDENTE. C’è un documento che conclude una discussione. L’unica soluzione è la sua votazione, perché gli interventi in aula non hanno fatto intravedere la possibilità di elaborarlo al punto da giungere ad una risoluzione unitaria.
Do lettura della proposta di risoluzione: “Il Consiglio regionale delle Marche, vista la proposta del Ministero del welfare relativa al riparto del fondo nazionale per le politiche sociali che prevede un taglio del 55% rispetto allo stanziamento del 2002; considera illegittimo il ritorno ad interventi e prestazioni sociali gestiti direttamente dal livello centrale a fronte di competenze esclusive delle politiche sociali alle Regioni; ritiene inopportuna la proposta del Governo in quanto la legge 328/2000 e il piano sociale nazionale assicurano finanziamenti erti agli enti locali fino al 2003; valuta la proposta un attacco allo Stato sociale e ai principi della legge 328/2000; constata che, nell’eventualità che il Governo confermi questo orientamento i Comuni saranno costretti a ridurre i livelli delle prestazioni sociali fino a sopprimere alcuni servizi vitali per le fasce deboli della popolazione; condivide e fa proprio il parere negativo espresso all’unanimità dal Coordinamento degli assessori regionali alle politiche sociali in data 5 febbraio 2003; chiede al ministro del welfare e al ministro del tesoro di ripristinare il fondo nazionale per le politiche sociali almeno nella misura (771.461.269,00 euro) e con gli stessi criteri di riparto dell’anno 2002; invita gli enti locali delle Marche, le organizzazioni del terzo settore, le organizzazioni sindacali e di categoria ad attivare iniziative di informazione e di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di sollecitazione al governo nazionale per modificare la proposta”.
Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Rispetto a questa procedura devo fare un’osservazione. E’ prima stato presentato un documento da parte del centro-sinistra. Alcuni di noi, fra cui il sottoscritto, hanno detto “quel documento non va bene, però possiamo intelligentemente, con il buon senso da parte di tutti rimodellarlo e riscriverlo. Siamo arrivati a un secondo documento. Adesso è stato riproposto, nella indisponibilità da parte di alcuni all’interno della Casa delle libertà, il documento originario. Rispetto a questo documento originario siamo tutti contrari, rispetto al documento che avevamo concordato, io avevo corretto una semplice parola e quindi sarebbe stato possibile votarlo.
Quindi chiedo una brevissima sospensione, senza neanche uscire dall’aula, se c’è buona volontà, per arrivare a un documento unitario.

PRESIDENTE. La richiesta di sospensione è accolta. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18,30,
riprende alle 18,55

PRESIDENTE. Dobbiamo mettere in votazione la proposta di risoluzione.
Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. A nome del gruppo di Alleanza nazionale ritengo che il testo che si vuol confermare e che non viene modificato così come indicato nella Conferenza dei capigruppo, è orientato alla strumentalizzazione politica, quindi non lo condividiamo e usciremo dall’aula. Riterremmo più produttivo votare i criteri di legge sul finanziamento per l’handicap e rinviare al primo punto all’ordine del giorno della prossima seduta questa risoluzione, alla luce delle novità che introdurrà il Governo la prossima settimana.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Sono per votare la risoluzione e per chiarezza ulteriore dico che non si è neanche accettato di votare la risoluzione di tutti gli assessori ai servizi sociali delle Regioni italiane di centro-destra e di centro-sinistra, dove si chiede esplicitamente di ristabilire il fondo uguale al 2002. Le notizie per cui sarebbe “leggermente” modificato, sembrano riconfermare un taglio che rimarrà nel trasferimento del fondo. Questo continuerà ad incontrare il parere negativo di tutte le Regioni italiane, quindi chiedo di votare la risoluzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Come gruppo di Forza Italia non condividiamo il documento e chiediamo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla verifica del numero legale, partendo dal n. 22.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Martoni presente
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni assente
Minardi presente
Mollaroli assente
Moruzzi presente
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci Andrea presente
Ricci Giuseppe assente
Rocchi assente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Silenzi presente
Spacca presente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi assente
Agostini presente
Amagliani presente
Amati presente
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini presente
Castelli assente
Cecchini presente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
D’Ambrosio presente
D’Angelo assente
Donati assente
Favia assente
Franceschetti presente
Gasperi assente
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti presente

PRESIDENTE. Risultano presenti n. 20 consiglieri, pertanto, non essendoci il numero legale, la seduta è tolta.


La seduta termina alle 19,00