Resoconto seduta n. 122 del 26/02/2003
La seduta riprende alle 17,00



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha la parola, sull'ordine dei lavori, il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Alla sospensione della seduta antimeridiana, avevamo detto che bisognava chiarire alcuni aspetti tecnici relativamente alla proposta di atto amministrativo n. 100. Siccome c'è bisogno di approfondire una questione puramente tecnica, propongo, se il Consiglio è d'accordo, di continuare con l'ordine del giorno e una volta verificato e approfondito questo aspetto tecnico saremo in grado di votare l'atto sui criteri di riparto.

PRESIDENTE. La proposta mi sembra accoglibile, in modo da dare tempo al relatore di vedersi con la Commissione per fare una valutazione delle osservazioni avanzate.
Pongo in votazione la proposta.

Il Consiglio approva






Proposte di legge (Discussione e votazione)
«Modificazione alla l.r. 5 agosto 1996, n. 334: Norme per le nomine e designazioni di spettanza della Regione» Giunta (128)
«Modifica alla l.r. 5 agosto 1996, n. 34: Norme per le nomine e designazioni di spettanza della Regione» Cesaroni (102)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le proposte di legge n. 128 a iniziativa della Giunta e n. 102 ad iniziativa del consigliere Cesaroni..
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Giuseppe Ricci.

GIUSEPPE RICCI. Questa proposta di legge torna in aula dopo un esame che già c'era stato in questa sede e dopo che l'aula aveva deciso di rinviarla in Commissione per un eventuale approfondimento. E' una modifica di legge proposta dalla Giunta regionale — c'è anche una proposta di legge ad iniziativa del consigliere Cesaroni — che tende a modificare la legge sulle none vigente in questo consesso, nella parte in cui si esclude la possibilità di essere nominati in organismi di rappresentanza esterna del Consiglio regionale se si è appartenenti a logge massoniche. In questo senso c'è stato un pronunciamento della Corte europea di Strasburgo che ha censurato il comportamento della Regione Marche e ha manifestato la propria non condivisione del principio introdotto con la legge regionale del 5 agosto 1996, n. 34 in relazione al fatto che si ritiene possano essere lesi dei diritti personali.
Oltre alla richiesta di apportare una modifica di legge, c'è stata anche una sanzione applicata al Governo italiano. Per quel che risulta la sanzione è stata pagata, non c'è stata successivamente decisione da parte di quest'aula circa la modifica che pure dovrebbe essere apportata in relazione alla decisione della Corte europea.
In Commissione abbiamo cercato di riesaminare l'atto per capire quali potessero essere le proposte eventuali che tenessero conto della sentenza della Corte europea e allo stesso tempo che fossero in linea con un orientamento già in precedenza espresso dall'aula consiliare nel momento in cui votò questa legge nel 1996.
Come relatore di maggioranza sono andato in Commissione con una proposta aperta su tre direttrici. Una, quella di capire il significato, il senso e la portata di quanto detto dal rappresentante del Governo italiano alla Corte europea, prof. Crisafulli, il quale sostiene che potrebbero essere individuate due categorie di nomine: una che è quella di nomine che hanno rilevanza pubblica, per le quali potrebbe valere il principio di non appartenenza a logge massoniche, un'altra riguardante nomine di rilevanza non pubblica, per le quali questa norma potrebbe essere disapplicata. Quindi il prof. Crisafulli suggerisce di modificare le tabelle A e B allegate alla legge 34 del 1996, individuando quali delle norme che lì vengono elencate, potrebbero rientrare nella non disponibilità per quel che riguarda chi dichiara di appartenere a logge massoniche.
Questo tipo di proposta abbiamo capito in Commissione che era difficilmente applicabile, per due ordini di ragioni. Primo, perché diventa ulteriormente discriminatorio per chi dovesse essere iscritto a logge massoniche, perché è indubbio che nel momento in cui si dice "per questo tipo di norma puoi essere candidabile, per quest'altro tipo di nomina non puoi essere candidabile", mi sembra una forzatura ulteriore rispetto a quanto non sia stato già definito dal Consiglio regionale con la legge in vigore. Per altro verso, è anche assolutamente inimmaginabile che nel momento in cui il Consiglio nomina un proprio rappresentante in un ente, in un organismo, in una società esterna a quest'aula, si possa da una parte ritenere che abbia rappresentanza pubblica e dall'altra che non abbia rappresentanza pubblica: se è emanazione del Consiglio regionale, è chiaro che ha comunque una funzione e una rappresentanza pubblica, quindi diventa difficile da gestire questo percorso.
L'altra ipotesi era quella di modificare il testo della legge non creando specifico impedimento ad essere eletto, ma lasciando alla discrezionalità dell'aula la possibilità di eleggere anche chi fosse iscritto a logge massoniche, purché lo dichiari, quindi sostituire la dizione "il candidato deve dichiarare la non appartenenza a logge massoniche", con la dizione "il candidato deve dichiarare l'appartenenza o la non appartenenza a logge massoniche". Quindi tutti sono candidabili, dopodiché l'aula decide se vuole nominare un candidato che è anche iscritto a logge massoniche o se vuole non nominarlo. E' chiaro che a questo va affiancata una norma che prevede espressamente la possibilità di non nominare chi appartiene ad associazioni segrete. A questa mia proposta se ne affiancava anche un'altra, quella di dire che analoga norma andava estesa ai consiglieri regionali, che entro 60 giorni dalla loro elezione avrebbero dovuto dichiarare l'appartenenza nelle mani del Presidente del Consiglio l'appartenenza o meno a logge massoniche. Non è pensabile che noi assumiamo una funzione di censura nei confronti di associazioni che riteniamo non debbano essere ammesse a ricoprire, con delle persone che sono inserite all'interno di questi organismi, incarichi di responsabilità pubblica di derivazione del Consiglio regionale, e allo stesso tempo noi potremmo essere iscritti a logge massoniche senza doverlo minimamente dichiarare. E' anche un comportamento di correttezza morale. Ricordo che nella precedente legislatura io votai la legge in questo senso, con la proposta di non consentire a chi è iscritto a logge massoniche di poter rappresentare la Regione, però proposi anche — e l'aula accettò questa mia proposta — che i consiglieri dichiarassero nelle mani del Presidente del Consiglio la loro eventuale appartenenza a logge massoniche, per quel che riguardava la legislatura allora in corso. Non so se tutti, ma alcuni consiglieri sicuramente l'hanno fatto. Questa era la seconda proposta, che però non ha trovato neanche essa un consenso all'interno della seconda Commissione, ritenendosi forse eccessivamente macchinosa e comunque non risolutiva del problema.
La terza proposta è stata quella di ripresentare all'aula il testo della proposta di legge così come approvata dalla Giunta regionale, che risolve sicuramente alla radice il problema, perché cancella questo impedimento. Quindi, rinviare la decisione all'aula, alla libertà di coscienza di ognuno, tenendo conto che, comunque, c'è un pronunciamento della Corte europea di Strasburgo che di fatto condanna il Governo italiano e la Regione Marche per una mancata applicazione di norme riguardanti i diritti soggettivi.
Per quel che riguarda la mia personale posizione e quella del gruppo che rappresento, che l'altra volta in quest'aula aveva annunciato la propria posizione, noi riteniamo che non ci sia, probabilmente, per la nostra storia, per la nostra cultura, per la formazione che abbiamo, per la derivazione di impegno politico di cattolici, un raggruppamento, una formazione politica che sia più distante storicamente, culturalmente, personalmente dalla massoneria e dalle logge massoniche, quindi sotto questo profilo non abbiamo timore di essere abbinabili in qualsiasi forma e in qualsiasi vicinanza con gli aderenti alle associazioni massoniche, però riteniamo che il diritto internazionale debba essere prevalente, quindi nel momento in cui abbiamo votato la legge in passato, l'abbiamo votata con convinzione, secondo coscienza, perché ritenevamo che questa dovesse essere una precisa barriera che la Regione Marche imponeva per le rappresentanze esterne del Consiglio stesso. Oggi, con un pronunciamento della Corte europea di Strasburgo riteniamo che la Regione Marche debba essere in linea con i trattati, con le direttive, con le indicazioni, con le sentenze, con le decisioni della Corte internazionale di Strasburgo e quindi si debba prendere atto di una sentenza che in questo senso ha condannato e quindi ha deciso di applicare una sanzione al Governo italiano e per esso alla Regione Marche e in questo senso si dà la disponibilità a un voto favorevole al testo proposto dalla Giunta ferme restando — lo sottolineo dieci volte — le convinzioni politiche personali, culturali e religiose del gruppo al quale appartengo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Intervengo a nome e per conto del gruppo di Forza Italia su un problema che in quest'aula ha visto aprirsi un dibattito serio tranquillo, che ha cercato in diversi modi di sviscerare questa problematica che a volte invita a sospetti e preoccupazioni su un argomento così delicato.
Prendo lo spunto da alcune affermazioni fatte in passato da parte di alcuni consiglieri regionali, per cercare di portare il clima su un binario corretto, su una dialettica corretta, su un confronto basato sulla concretezza e non sui presupposti di "si pensa", "si dice", "potrebbe".
In passato si diceva che chi faceva parte della massoneria faceva parte di "comitati di affari occulti" che tentano di inquinare il regolare svolgimento, la trasparenza della vita democratica e della vita pubblica del nostro paese. C'era una preoccupazione di tipo politico. C'è chi affermava che era opportuno sollevare in sede nazionale questo problema, in modo da sciogliere definitivamente questa problematica, oppure c'era chi riteneva che "questo sia un buon passo" — si riferiva a quella legge — "per allargare la vita amministrativa anche a coloro che hanno poco a che fare con legami di natura politica e che possono in qualche modo anche venire in conflittualità con la carica che ricoprono". Queste erano affermazioni di consiglieri della maggioranza e vediamo che ci sono delle forti contraddizioni, basti pensare che molti ex consiglieri regionali oggi ricoprono nella pubblica amministrazione dei ruoli importantissimi e delicati per la vita politica e amministrativa. Come abbiamo ancora capito — non me ne voglia nessuno se apro una parentesi che può essere anche spiacevole — quello che è successo all'interno di Rifondazione comunista con il caso aperto anche alla magistratura, accuse e denunce tra consiglieri regionali.
Quindi quando si parla di inquinamento, di imbarbarimento, di non voler fare politica, di trasparenza, ognuno di noi ha una propria etica, una propria vita, una propria morale, pertanto bisogna che riflettiamo su queste cose: prima di incolpare gli altri, bisogna giudicare i propri atteggiamenti.
Non voglio colpevolizzare alcuno, ma in questa parentesi che c'è stata qualche colpevole c'è, non penso che tutti siano innocenti, altrimenti non sarebbero volate querele, non sarebbero volate denunce.
Questo argomento desta molta curiosità, desta interesse e apre un forte e serio dibattito sul problema dei rapporti istituzionali, della politica e della società civile. E' vero, perché la segretezza può dare motivo di pensare chissà che cosa. Abbiamo visto anche noi, nella segretezza di quest'aula quello che può fare, a volte, il soggetto singolo con maggioranze trasversali, quindi prima di gettare e di accusare appartenenze a certe associazioni, bisogna che tutti noi facciamo un esame molto attento, perché la buona fede appartiene a tutti, così come l'onestà e la trasparenza.
Perché Forza Italia è favorevole a questa proposta...

PIETRO D'ANGELO. Ne eravamo sicuri...

OTTAVIO BRINI. E quello che diceva "riteniamo che questo sia un buon passo per allargare la vita amministrativa anche a coloro che hanno poco a che fare con legami di natura politica e che possono in qualche modo anche venire in conflitto con la carica che ricoprono" è proprio il consigliere D'Angelo, che puntualmente ha votato Pietro Marcolini, che è d'accordo su Modesti. Non volevo fare i nomi, però se volete vi chiamo in causa tutti con le vostre dichiarazioni fatte in passato. Siate coerenti con voi stessi. Chi ha votato qui Marcolini non doveva fare questa dichiarazione contro la massoneria.
Perché noi siamo favorevoli? Ho qui l'atto deliberativo e le dichiarazioni che avete fatto in passato, ma voi non le leggete. Se le leggeste attentamente, vi rendereste conto dell'incoerenza che avete.

FERDINANDO AVENALI. Non sai leggere... E' il linguaggio che...

OTTAVIO BRINI. Il linguaggio è chiaro. Io ho letto quello che è scritto.

ROBERTO GIANNOTTI. Dice che è favorevole alla lottizzazione dei dirigenti.

OTTAVIO BRINI. Voi non state tenendo conto nemmeno di un pronunciamento della Corte europea di Strasburgo...

PIETRO D'ANGELO. Ma vogliamo fare una ricognizione su...

OTTAVIO BRINI. Ma che fai...! Mettiti seduto. Parla della Commissione sulla Cecchini. Perché non va avanti? Perché è tutto fermo? Parla della Commissione sulla Cecchini, dopo le denunce. (Interruzione). Chiedi perché la Commissione sulla Cecchini è ferma. Domandaglielo perché.

PIETRO D'ANGELO. Siete ridicoli! Ri-di-co-li!

PRESIDENTE. Consiglieri, per cortesia. Brini, concluda, per favore.

OTTAVIO BRINI. Noi siamo orgogliosi di essere ridicoli e non ci mettiamo allo stesso piano di chi è incoerente.
Sui parla di "comitati d'affari", di lobbies. Bisogna che ognuno cominci a scoprire le carte per essere molto sinceri e trasparenti. Mi auguro che quanto prima venga in Consiglio regionale la trasparenza sul "caso Cecchini". E' incredibile che dopo tutto questo tempo ancora non sia nominato il presidente di questa Commissione. Chi si vuol coprire? Perché non si porta avanti? Questo è peggio della massoneria.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Di questo argomento parlammo pochi mesi or sono. Non ripeto quello che dicemmo in quella sede, che penso rimanga agli atti. Certamente l'appartenenza all'associazione massonica non è l'unico meccanismo di condizionamento cui un pubblico funzionario può essere sottoposto, perché in qualche misura anche i partiti politici funzionano così, in qualche misura anche fra soci della bocciofila possono scattare solidarietà del tipo di quelle che si paventava...

FERDINANDO AVENALI. Conta un po' meno...

SERGIO NOVELLI. Però, obiettivamente non è questa la questione fondamentale. Sviscerammo a suo tempo la questione. E' chiaro che personalmente voterò contro la legge o forse non voterò proprio se non ci sarà il numero legale per votarla. Un po' perché è una questione fuori di stile, non mi pare per nulla che quest'aula debba riunirsi sotto dettatura, lo dicemmo in occasione della questione di Ripa Bianca: un signore viene dal Lazio in un albergo del Fermano, dice che ci scioglie e noi dobbiamo correre trafelati a legiferare, sotto dettatura. Tra l'altro mi ha colpito molto il fatto che nella discussione dell'altra volta io avevo posto una questione tecnica che rimane assolutamente immodificata. Richiamo l'attenzione del Presidente della Giunta non solo nella sua veste di Presidente della Giunta ma anche in quella, non meno autorevole, di laureato in legge prima di me, meglio di me: che senso ha l'articolo 3 di questa proposta di legge, laddove si propone di inserire un articolo 9 bis dove si dice che il consulente che ha conseguito un incarico, quando viene rinviato a giudizio per uno dei reati di cui al comma 2 dell'art. 8 può essere sospeso dall'incarico? Che senso ha me lo chiedo sotto due punti di vista.
Primo, esiste in Italia una presunzione d'innocenza, per cui, anche ammettendo che questo articolo avesse un minimo senso compiuto e non fosse, come invece è, un deplorevole flatus vocis, cioè una serie di parole prive di senso, andremmo a scrivere che si può mandar via un funzionario esterno, un consulente incaricato con atto formale sulla base di un semplice rinvio a giudizio, che no è altro che un sospetto. Sarebbe una cosa gravissima, sarebbe incostituzionale, perché mandare via uno perché rinviato a giudizio per massoneria — e dico queste cose sforzandomi di non ridere — sarebbe un grave vulnus della presunzione d'innocenza. Però, chiedo scusa, Presidente, cosa vuol dire che qualcuno, se viene rinviato a giudizio per il reato di appartenenza ad associazione segreta viene sospeso? Chiedo il parere suo, del collega Favia, della collega Romagnoli. Ma nel nostro ordinamento esiste un reato di appartenenza ad associazione segreta? Che reato è?

PIETRO D'ANGELO. E' quello della "legge Spadolini".

SERGIO NOVELLI. Ma non c'è alcun rinvio a giudizio. E' vietata l'associazione segreta, l'associazione segreta può essere sciolta, ma quale rinvio a giudizio è ipotizzabile e quale norma incriminante contiene? La Costituzione prevede che sono vietate le associazioni segrete e ne prevede lo scioglimento. Non ho notizia di un possibile rinvio a giudizio, perché non mi risulta che vi sia una sanzione personale per chi appartiene a un'associazione segreta. (Interruzione). La P2 era un problema diverso, era un'associazione sovversiva.

DAVID FAVIA. Vi dovete mettere d'accordo se esiste una legge che dichiara reato l'appartenenza...

PRESIDENTE. Mettiamoci d'accordo che interviene Novelli. Consigliere, per favore, sta scadendo il suo tempo.

SERGIO NOVELLI. Mi sembra che sia, in questi termini, una legge che ha decisamente poco senso, sia per la presunzione d'innocenza, sia perché non mi pare collegabile all'aspetto sanzionatorio. Non ho trovato nessuna persona fisica, neanche nella P2 — lì il reato era diverso e preesistente — incriminabile per questo. Mi sembra che sia la foglia di fico per nascondersi dietro un'ipotesi impossibile, per sostituire a una norma che aveva un contenuto precettivo, un'altra norma che non lo ha, mantenendo con questo articolo 9 bis una contrarietà di principio, di stile. Mi sembra che sia un testo difficilmente votabile in questi termini, non mi sento di votarlo io, mi sembra anche antipatico il modo con cui si giunge a votarlo in quest'aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Per prima cosa vorrei ricordare al consigliere Brini, che egli, in qualità di consigliere del gruppo di Forza Italia è l'ultima persona, qui dentro, che può intervenire e disquisire in merito alle vicende interne di altri partiti. Vorrei ricordare quello che è successo in Forza Italia nelle Marche in questi ultimi mesi: comportamenti vergognosi e indecenti sul piano del rispetto delle istituzioni, a cominciare dalla rissa in Parlamento andata in onda su tutti gli schermi televisivi e decine di volte su "Striscia la notizia", come esempio di un comportamento indecente e vergognoso nei confronti delle istituzioni, rissa che ha coinvolto due rappresentanti di Forza Italia i quali, anziché discutere o denunciarsi a vicenda, si sono picchiati brutalmente in aula del Parlamento. Oppure vorrei ricordare il commissariamento continuo che Forza Italia subisce nelle Marche a livello regionale, a livello di federazione. Oppure vorrei ricordare le scene miserevoli a cui abbiamo assistito in quest'aula in occasione dell'elezione dell'ufficio di presidenza, quando due consiglieri di Forza Italia si sono scannati verbalmente, per occupare la poltrona nell'ufficio di presidenza. Quindi a Favia, a Brini, a Giannotti vorrei consigliare di non toccare questi argomenti.
Vengo ora alla questione della legge. Sono contrario, e con me il gruppo della Rifondazione comunista, a questa proposta di legge che elimina la dichiarazione di non appartenenza alle logge massoniche per la nomina in incarichi amministrativi negli enti pubblici regionali. Credo che la Corte europea di Strasburgo abbia preso un abbaglio, perché qui non è in discussione uno dei diritti fondamentali del cittadino, cioè quello di essere uguale, nei confronti della legge, a tutti gli altri cittadini, perché qui non siamo di fronte ad una discriminazione; siamo semplicemente di fronte ad una scelta di opportunità che una istituzione può liberamente fare quando deve designare proprio rappresentanti in funzioni amministrative e gestionali. Tanto è vero che la legge nazionale e la legge regionale definiscono una serie di incompatibilità per ricoprire incarichi amministrativi in enti secondari del tutto analoghe a quelle relative alla non appartenenza alla massoneria.
Vorrei ricordare che la legge regionale in vigore — e non viene modificata sotto questo aspetto dalla legge attualmente in discussione — prevede, ad esempio che chi ricopre incarichi di direzione politica o sindacale a livello regionale o provinciale, non può svolgere le funzioni di amministratore pubblico di enti secondari. Allora che cosa dovrebbe dire la Corte europea, che siamo di fronte a una lesione dei diritti umani per chi ha un incarico di direzione politica e sindacale in questa regione? Tra le altre cose, a differenza dell'organizzazione massonica, sia i partiti politici sia i sindacati, sono espressamente riconosciuti dalla Costituzione della Repubblica come soggetti fondanti della democrazia italiana, la massoneria no. Eppure siamo di fronte a una sentenza della Corte di Strasburgo che continua ad escludere la possibilità di concorrere alla gestione e direzione di enti amministrativi da parte di chi svolge pubblicamente e non in maniera occulta e segreta un'attività politica e sindacale, mentre invece tutela chi appartiene segretamente ad un'organizzazione come quella massonica.
Quindi ritengo che la Corte europea non abbia colto l'oggetto della questione. Non voglio supporre motivi perché la Corte europea abbia espresso un giudizio di questo tipo, però vorrei ribadire che non si tratta affatto di discriminazione, si tratta di una scelta di opportunità che un ente pubblico può fare nel momento in cui deve nominare fiduciariamente, perché così è, essendo le nomine di competenza del Consiglio regionale o della Giunta regionale e quindi di organismi politici che rispondono alla sovranità popolare e non di organismi tecnici. Non siamo di fronte a procedure di tipo concorsuale, siamo di fronte a procedure di nomina politica, quindi di fronte a questa situazione è del tutto legittimo che la Regione possa definire una serie di requisiti per svolgere determinati incarichi pubblici. Tra questi requisiti c'è il non dirigere a livello provinciale o regionale organizzazioni politiche e sindacali e c'è anche il non appartenere alle organizzazioni massoniche.
Detto questo, a me sembra che togliendo questo requisito, in realtà si mantiene in piedi, a questo punto, se viene riconosciuto che questa è una discriminazione, la discriminazione nei confronti dei partiti politici e dei sindacati e in secondo luogo, in realtà si mostra l'intento di questa proposta di legge, che è esattamente contrapposto a quello che nella precedente legislatura fu all'origine dell'attuale normativa, perché nella precedente legislatura la decisione di prevedere come requisito la non appartenenza alle logge massoniche fu presa per garantire la massima trasparenza nella gestione della cosa pubblica, perché non ci dobbiamo dimenticare che in questa regione, negli ani '80 e nei primi anni '90 la massoneria ha giocato un ruolo nefasto, anche a livello dell'istituzione regionale, anche nelle Marche ha profondamente inquinato la vita pubblica, anche a livello dell'istituzione regionale, e ha continuato a inquinarla anche dopo l'esplosione delle inchieste giudiziarie che hanno condotto metà della classe dirigente di questa Regione sotto processo. Quella fu l'origine e la motivazione, nella precedente legislatura, dell'attuale normativa.
Oggi mi pare che si voglia cancellare questo ricordo, questa memoria e tornare ai bei tempi andati. L'indirizzo politico di questa proposta di legge è inequivocabilmente questo. Certo, viene fatto sulla base di una sentenza della Corte europea di Strasburgo, ma io qui voglio domandarvi quante altre sentenze di livello comunitario o quante altre direttive obbligatorie di livello comunitario in questa Regione non sono rispettate. Tantissime. Eppure non c'è stata mai questa così grande fretta, questa assenza di riflessione. Per rispettare la sentenza della Corte europea — e io credo che la sentenza della Corte europea in ogni caso vada rispettata, anche se sbagliata — si poteva adottare un altro percorso: quello di rivedere complessivamente la legge sulle nomine, di individuare precisamente i requisiti, eliminando qualsiasi equivoco rispetto all'esistenza di discriminazioni e denominando chiaramente come requisiti determinate caratteristiche che gli amministratori pubblici debbono possedere. Perché non si è voluto fare questo? Perché non si è voluto rivedere complessivamente la legge sulle nomine? Perché si presenta una leggina dove l'unico articolo è a favore della massoneria? Questo comportamento mi sembra scandaloso e spero che questo Consiglio regionale non l'avalli. Quindi faccio una proposta prima di arrivare al voto: che la legge ritorni in Commissione e si dia mandato alla Commissione di rifare una legge complessiva sulle nomine, perché questo modo di procedere lo considero scandaloso per la dignità di questo Consiglio regionale. Rifacciamo una legge complessiva, rispondiamo in termini complessivi, rispettando la sentenza della Corte europea di Strasburgo, ma per favore non approviamo, come Consiglio regionale, questa leggina che veramente non fa onore alla dignità istituzionale di ciascuno di noi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Speravo che dopo l'articolato e animato dibattito avvenuto in quest'aula in passato, relativamente alla stessa proposta di legge, non dovessimo più tornare a discutere di questa proposta che fa trovare chi, come il sottoscritto, deve votare incarichi amministrativi, quindi devono votare individui che devono andare a tutelare interessi della collettività, in una situazione nella quale non so, come consigliere regionale, chi andrò a votare. La precedente legge dava un senso di trasparenza: con questa proposta di legge questa trasparenza viene tolta. Sono profondamente mortificato della tenacia della Giunta relativamente alla riproposizione di questa proposta di legge, perché potevamo rivederla complessivamente, come ha detto il collega Ricci, potevamo rivedere complessivamente tutte le norme che vanno a regolamentare incarichi amministrativi. Che si venga in quest'aula, colleghi Brini e Giuseppe Ricci, a fare riferimento alla sentenza della Corte europea è ridicolo, perché io chiederò alla Giunta di fare una ricognizione su tutte quelle direttive europee in materia ambientale non evase da ben 15 anni. Questo significa che non è una questione di sentenza della Corte europea o di direttive europee; questo significa che esiste ancora una lobby fortissima, quella della massoneria, che inficia le istituzioni e ve lo dico io, come amministratore, che ogni giorno devo subire questo inficiamento. Io voglio essere messo, come consigliere regionale, in condizioni di votare in totale serenità, quindi si poteva fare una legge in cui, togliendo la non appartenenza alle logge massoniche, si fossero almeno vincolati coloro che si candidano a ricoprire un posto di amministratori pubblici, a dichiarare eventuali appartenenze a logge massoniche o altre associazioni, in modo da mettere tutti i consiglieri, come il sottoscritto, in condizioni di esprimere un voto in piena libertà. Invece questo non si vuole. C'era una via di mezzo tra la precedente legge e questa proposta. Invito la Giunta a rinviare questa proposta di legge in Commissione e trovare una via di mezzo, cioè che chi si candida a ricoprire dei ruoli amministrativi dichiari se appartiene ad associazioni o quant'altro. E' la verità, carissimi colleghi di Forza Italia, che le logge massoniche sono molto forti anche da un punto di ritorno di consenso elettorale. Quello che dispiace è che non attraversa solamente Forza Italia, è trasversale a tutte le forze politiche, questa è la dura e cruda verità.
Faccio ancora un appello a ritirare questa proposta di legge; se non dovesse essere ritirata e rivista i verdi chiederanno una verifica di tutte le direttive europee in materia ambientale non evase da vent'anni a questa parte, poi vedremo se una legge di valutazione d'impatto ambientale è meno importante di una dichiarazione di appartenenza o meno alla massoneria. Voi credete che sia più importante una legge di valutazione d'impatto ambientale o una dichiarazione di appartenenza o meno alla massoneria?
Noi ci auguriamo, come verdi, che prevalgano, nella salvaguardia e nella libertà di associazione, gli interessi della collettività. Non sempre gli interessi della massoneria vanno con gli interessi della collettività, prima vanno con gli interessi degli affiliati, carissimo Giannotti e poi, forse, con gli interessi della collettività, ma non sempre.
Concludo ribadendo ancora il ritiro di questa proposta di legge, riservandoci ogni azione in materia: primo, una verifica di tutte le direttive ambientali, poi andiamo a vedere se la massoneria è più importante di altre cose; secondo, la verifica del numero legale e il voto per appello nominale, così ognuno si prenderà le proprie responsabilità di fronte ai cittadini.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini sull'ordine dei lavori.

CESARE PROCACCINI. Chiedo di sospendere, come fatto in altre occasioni, per brevissimo tempo questa discussione, passando alla discussione della mozione che riguarda la Fincantieri, un problema occupazionale e concreto, dopodiché ridiscutere questa questione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Presidente, siamo in discussione, non si può intervenire sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Ho ascoltato con grande interesse il dibattito che c'è stato finora e ritengo che sia avvenuto nella più completa autonomia e responsabilità di tutti i consiglieri, però non vorrei che ci fossero delle posizioni per cercare delle prebende o degli interssi, quando ritengo che la discussione di questo atto sia notevolmente importante e ritengo che nessuno di noi accetti di avere delle pressioni.
Questo Consiglio ha dettato, con la legge 34 del 1996 le norme per le nomine e le designazioni di spettanza della Regione. L'articolo 5, dopo avere attribuito, al primo comma, ai consiglieri, ai gruppi consiliari, agli ordini professionali, agli enti e alle associazioni operanti nel settore la facoltà di proporre al Presidente del interessi e al Presidente della Giunta regionale le candidature, richiede, nel secondo comma, che queste siano corredate e motivate da notizie fra le quali, alla lettera e), la dichiarazione di non appartenenza a logge massoniche.
Mi sia consentito di dire che, volendo fare un bilancio della nostra legge a circa sei anni dalla sua entrata in vigore, questa dichiarazione di non appartenenza a logge massoniche è stata da un lato del tutto ininfluente, se non addirittura causa di incertezze e confusioni per i soggetti proponenti le candidature e per lo stesso organo deputato alle nomine e, dall'altro, causa di ingiustificata discriminazione per i cittadini il cui comportamento risulta irreprensibile, sia dal punto di vista giuridico che morale.
Dobbiamo prendere atto, come fa la legge 34 del 1996, che la candidatura di una nomina di competenza regionale accompagnata da una dichiarazione di non appartenenza a logge massoniche equivale a dire brutalmente che tutti possono aspirare a tale nomina con la sola esclusione dei massoni. Ciò è chiaramente lesivo, sia dell'articolo 2 che dell'articolo 18 della Costituzione. Infatti, la prima delle due disposizioni impone allo Stato, alle Regioni, alle Province e ai Comuni di prendere atto dell'esistenza, in capo a ciascun uomo, di diritti inviolabili e quindi di garantirli anche nella formazione sociale ove si svolge la sua personalità. L'articolo 18, primo comma, della Costituzione, garantisce infatti a tutti i cittadini la libertà di associarsi senza autorizzazione per fini che non siano vietati ai singoli della legge penale e proibisce, al secondo comma, soltanto le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazione di carattere militare.
Vi è tuttavia un limite alla libertà di organizzazione delle associazioni ed è quello della loro eventuale segretezza, per cui ci soccorre la legge 17 del 1982 che ne dà la definizione, sia dal punto di vista strutturale che finalistico.
L'articolo 1, infatti, recita "Si considerano associazioni segrete, come tali vietate dall'art. 18 della Costituzione, quelle che anche all'interno di associazioni palesi, occultando la loro esistenza, ovvero tenendo segrete congiuntamente finalità e attività sociali, ovvero rendendo sconosciuti in tutto o in parte ed anche reciprocamente i soci, svolgono attività diretta ad interferire nell'esercizio".
Debbo far presente che la massoneria, in riferimento particolare a quella del Grande Oriente d'Italia, da decenni ormai rende noti alle autorità gli elenchi dei suoi iscritti, pubblica le sue costituzioni e regolamenti nel rispetto delle norme sull'editoria, con il deposito degli stessi presso la procura della Repubblica e il tribunale del luogo di pubblicazione, contrassegna le sue sedi in tutto il territorio nazionale con targhe, ne pubblica regolarmente gli indirizzi sugli elenchi telefonici, pubblica due periodici, Iram ed Erasmo notizie, che vengono inviati agli indirizzi privati degli associati.
A questo punto credo che per la nostra Regione non rimanga altra soluzione che procedere all'abrogazione della legge 34/96, quanto meno nella parte che ha costituito oggetto di ricorso del Grande Oriente d'Italia con la definizione e la sentenza che c'è stata da parte della Corte di Strasburgo.
Noi non possiamo appartenere a degli organismi e non prendere atto quando questi organismi emanano delle sentenze che sono lesive nei confronti della dignità dei cittadini italiani, cioè di coloro che appartengono a quello Stato che a sua volta appartiene a quella comunità, in riferimento all'Unione europea.
La mancata abrogazione, infatti, non può che comportare, come prevede la procedura, la comminazione a carico del nostro paese, quindi della nostra Regione, di ulteriori sanzioni, oltre quelle già intervenute a titolo di risarcimento dei danni morali.
Ritengo che questa discussione non debba essere fatta solamente per poter andare a chiedere delle patenti particolari, soprattutto da coloro che hanno già votato nel 1996 in maniera prettamente difforme. Chiedo solo ed esclusivamente di fare un esame di coscienza, di non perseguire negli errori che purtroppo sono stati fatti precedentemente. Mi può anche andar bene ciò che era stato richiesto dai due consiglieri che sono intervenuti precedentemente i quali hanno chiesto di ridiscuterla in Commissione, ma sia ben chiaro che non possiamo andare a buttare colpe addosso a persone incensurate e appartenenti a delle associazioni i cui elenchi sono depositati presso le procure della Repubblica, cui elenchi sono conosciuti e pubblici, andando a far credere all'opinione pubblica che sono delle associazioni di mafiosi, di delinquenti e di persone che non meritano il rispetto che invece noi dobbiamo loro attribuire quando non abbiamo non dico certezza, ma addirittura nemmeno il dubbio che siano persone non degne di appartenere a questa società.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Una dichiarazione brevissima, perché avrei preferito parlare della situazione dell'occupazione. Subito dopo abbiamo una mozione che riguarda la vertenza della Fincantieri, quindi una questione molto seria, che dovrebbe essere trattata con la massima attenzione da parte di questo Consiglio regionale, visto che ci sono anche rappresentanze dei lavoratori che da diverse ore presidiano questo Consiglio. I Comunisti italiani sono contrari alla modifica della legge 34 del 1996. Quella legge va mantenuta, perché l'inibizione da parte della Regione di nomina in propri organismi di appartenenti a logge segrete massoniche rappresenta un fatto di bonifica istituzionale. Ciò rappresenta un atto di grande correttezza, anzi andrebbe esteso. Infatti, addirittura figure politiche e sociali sono tuttora incompatibili con incarichi regionali, figuriamoci se ciò non debba essere per le logge segrete.
In quanto alla sentenza della Corte europea va detto che questa non è l'unica che eventualmente non sarebbe rispettata. Ci sono ben altre sentenze sui diritti delle persone e degli Stati che dovrebbero essere rispettate e che meriterebbero, esse sì, il rispetto e l'attenzione del Consiglio regionale.
Quindi, a nome del gruppo dei Comunisti italiani invito la Giunta a ritirare la proposta medesima. In ogni caso noi voteremo contro la modifica e siamo anche contrari a una ipotesi che, seppure per far guadagnare tempo, volesse risolvere il problema con altre soluzioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. La Commissione ha molto velocemente riportato questa proposta di legge alla discussione dell'aula. La velocità con la quale si è lavorato è davvero inquietante, nel senso che il Consiglio regionale aveva dato a se stesso e alla Commissione l'impegno di elaborare una proposta che non solo risolvesse una questione che la Corte di giustizia segnalava allo Stato italiano — perché di questo si tratta — ma contemporaneamente ponesse la questione della presenza femminile nelle istituzioni. Non c'è dubbio che per la I Commissione hanno molto più valore le questioni attinenti alla massoneria che non quelle attinenti alla presenza femminile e questo è un dato molto grave, per cui la proposta che faceva il consigliere Ricci potrebbe essere accolta, perché si potrebbero onorare i due impegni. Mentre il Parlamento italiano in questi giorni ha definito una modifica all'art. 51 della Costituzione relativo alle pari opportunità, c'è anche un'altra notizia importante che riguarda la legge regionale elettorale della Valle d'Aosta, impugnata dal Governo proprio perché prevedeva le pari opportunità con le quote. E' stata rigettata l'istanza del Governo e la sentenza 49 del 2003 ha dato ragione alla Regione Valle d'Aosta, quindi quella è diventata a tutti gli effetti legge vigente.
Questa è una questione estremamente rilevante, come sarebbe davvero grave se facessimo entrare nella legislazione regionale una norma che desse il lasciapassare alla neutralità rispetto a una questione di gravissima responsabilità: quella di essere appartenenti a logge massoniche. C'è una questione che mi sembrava importante rispetto allo statuto di Alleanza nazionale, cioè che l'appartenenza o meno a logge massoniche dovrebbe essere uno dei divieti per i membri di quel partito, quindi questa libera associazione non è come la libera appartenenza a sindacati, partiti, o a organizzazioni.
Quando il Consiglio regionale ha scritto quella legge, voleva segnalare una neutralità della classe politica regionale rispetto a questi fenomeni. Sono fenomeni che hanno interessato e che interessano tuttora la vita politica marchigiana, hanno interessato quest'aula nel momento in cui abbiamo discusso del Cemim. A lungo il gruppo dirigente dell'interporto aveva consonanze e vicinanze alle logge massoniche. Vale la pena di ragionare con tutte le complicità e le coerenze. L'unica cosa sulla quale sono d'accordo, dell'intervento di Brini, è quando dice "facciamo trasparenza sul caso Cecchini" e lo ringrazio di questo. Credo che trasparenza debba essere fatta al più presto. Sul resto non mi trovo d'accordo, ma ritengo che dobbiate essere coerenti accogliendo totalmente il suo invito.
La coerenza di questa maggioranza qual è stata quando ha costruito questa legge? Voleva dire che rispetto a una certa modalità di costruzione dei gruppi dirigenti di questa Regione, intendendo non tanto i dirigenti dell'apparato quanto la classe politica, si voleva segnalare una distanza, era un punto politico-programmatico che in questo momento gravemente la Giunta regionale toglie, perché la proposta della Giunta regionale ci chiede di togliere questa discriminante politica.
Perché dico questo? Perché non possiamo essere neutrali, non è soltanto una questione che riguarda l'associazionismo dei cittadini tutelato dalla Corte di giustizia europea rispetto alla quale lo Stato italiano può eventualmente essere chiamato a risarcire, non si tratta di questo, perché la responsabilità civile dello Stato per il mancato recepimento delle norme comunitarie non è un punto in discussione. Così come non è un punto in discussione il fatto che ci dobbiamo adeguare alle normative.
Il punto in discussione, che mi impedisce di votare a favore di una qualsiasi legge che segnala la neutralità rispetto a questo fatto politico è il seguente. Nella storia politica italiana abbiamo ormai processi conclusi, una storia politica che magari ci ha visto contrapposti, ma nella storia comune di questo nostro paese è entrato anche il fatto che a un certo punto la mafia ha scelto di entrare nella massoneria e questa è storia del mezzogiorno d'Italia, di tanti processi che sono in corso e tanti processi che sono finiti. Mai la massoneria, neanche quella della nostra regione — il Grande Oriente o le logge ufficiali — ha preso distanza rispetto a questa questione che è documentata, non è un'opinione che uno rappresenta, rispetto alla quale per lo meno ha la buona fede. Stiamo parlando di storia concreta. Il punto non è neanche quello per cui, se io dichiaro di essere appartenente alla massoneria e l'aula mi vota, come dicono D'Angelo, Ricci o il relatore. Non è questo il punto. Il problema è che con questa normativa volevamo dichiarare un'estraneità. Su questo punto, siamo ancora dello stesso parere? Io sono ancora coerente, sono dello stesso parere dell'altra volta, quindi non voterò niente che possa abbattere quella che mi sembra una pregiudiziale politica molto chiara, cioè il pre-requisito del consigliere, nel momento in cui risponde agli elettori e nell'esercizio del suo mandato non deve rispondere a nient'altro che ai suoi elettori o alle sue idee. Quindi, non appartenere a organizzazioni che segretamente ti obbligano o ti sostengono posizioni, idee o altro. Poi, rispetto a questa questione ognuno può avere più o meno sensibilità. Io la vedo come una di quelle cose estremamente sensibili, rispetto alle quali difficilmente posso votare anche proposte di mediazione così come mi sembra stiano cominciando a circolare in quest'aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, colleghi, credo che la cosa più stolta che potremmo fare oggi sarebbe quella di dividerci tra chi è a favore della massoneria e chi è contro. Sarebbe una cosa stolta e veramente poco degna per questo Consiglio. Io sfuggo allo schieramento necessario per l'una e per l'altra parte, volontariamente. Posso precisare, se a qualcuno interessa, che non faccio parte della massoneria e che provengo da partiti che nel proprio statuto prevedono la non iscrizione alla massoneria, ma questo non mi permette assolutamente di fare qui un ragionamento che non tenga conto di alcuni elementi sui quali voglio precisare che: primo, rispetto le posizioni di Rifondazione, dei Comunisti italiani, dei Verdi — non ho ancora sentito i Ds — su questa vicenda e su provvedimenti e impostazioni che sono sicuramente figli di un altro tempo rispetto ad oggi, quindi Andrea Ricci, Procaccini, D'Angelo, Cecchini, vi rispetto in pieno e vi capisco. Quello che voglio dire è che nella foga di dover enunciare posizioni legittime, sono state affermate alcune imprecisioni. Quando si è detto che c'è una norma che impone di non accettare incarichi se si appartiene a sindacati o partiti non riguarda l'esercizio del diritto di associazione o di libera espressione del pensiero ma riguarda l'opportunità che alcune posizioni nella pubblica amministrazione siano tenute da chi espressamente appartiene a un partito o a una coalizione: si pensi al questore, al pretore e ad altre posizioni che lo stesso Ricci ha espresso. Ma qui non c'entra niente.
D'Angelo ha detto che si farà promotore di una iniziativa per il recepimento in Italia delle direttive europee. Quella mozione la firmo subito D'Angelo: capisco il tuo disappunto come capisco l'appunto che fa Cristina Cecchini sul fatto che siamo in ritardo sulla pari opportunità. Queste sono posizioni che sottoscrivo, ma che purtroppo non c'entrano con questa vicenda.
Sono state dette altre cose sicuramente dettate dalla foga di voler esprimere le proprie posizioni.
Ha detto Ricci una cosa abbastanza forte: che le devastazioni del sistema democratico degli anni '80 e '90 sarebbero addebitabili alla massoneria. Essendo un giovane della fine della prima Repubblica che quelle devastazioni le ha solo subite, senza condividere niente del potere della prima Repubblica, se non il suo crepuscolo, debbo dire che se avessi di fronte un quadro di responsabili così precisi come lo definisci tu, ti farei un movimento, ma purtroppo credo che le motivazioni siano molto più ampie e posso dire, da persona non appartenente al mondo della massoneria, senza esprimere giudizi di tutela di quel mondo, che rispetto al posizione di partiti del sistema democratico italiano, dell'antifascismo italiano, del momento costituente della Repubblica italiana, di uomini che appartenevano al partito liberale, al partito repubblicano, socialista, socialdemocratico, d'azione, che non appartengono alla mia stessa tradizione politica e che, dichiaratamente, facevano parte della massoneria. Parliamo di padri costituenti di questo paese.
Non devo difendere queste persone, non devo difendere neanche la massoneria, dico solo che la sentenza europea credo abbia evidenziato il fatto che non si può costituire un requisito negativo di esclusione in una normativa regionale, quando l'unico presupposto è la libera espressione del pensiero nella libertà di associarsi.

Credo che ci dobbiamo fermare qui. Poi, le valutazioni sulle nomine le dobbiamo fare sulle persone e se quando andremo a fare le nomine sarà da giudicare uno che non deve prendere un incarico in quanto massone ma in quanto non lo merita per tanti altri motivi, può essere massone, può essere santo, può essere dell'Azione cattolica o dell'ala più anticlericale di questo paese: facciamone altre, di valutazioni e vediamo se quello ha i requisiti morali, tecnici per andare con obiettività a ricoprire certi incarichi.
Sono state dette altre cose: mafia e massoneria. Se parliamo di mafia parliamo purtroppo di una zona ben definita del nostro paese e lo dico al Presidente D'Ambrosio che credo conosca questa realtà: come sarebbe bello poter capire come nel giro di pochi mesi, in Sicilia, sono andati prima tutti con la Dc, poi tutti con il Psi, poi tutti con Orlando, poi tutti con Forza Italia, poi sono tornati a sinistra, poi sono tornati a destra, ma con percentuali che non erano del 30-40% ma del 75%, perché Leoluca Orlando ha preso il 74% a Palermo, quando sei mesi prima a Palermo avevano vinto la Dc con il Psi.
Credo quindi che siano state pronunciate delle frasi abbastanza azzardate e fuori luogo. Ideologicamente sono posizioni che rispetto, ma non si possono far valere valutazioni di rito, tipo quelle che sono state espresse con una notevole irrazionalità, perché purtroppo episodi di devastazione del nostro sistema, delle nostre forze politiche, della credibilità delle forze politiche, purtroppo non sono definite nella massoneria. Sarà stata anche lei, come altre associazioni, partiti, lobbies, sindacati, cooperative, aziende, congregazioni di aziende, di ordini professionali... Non abbassiamo la guardia, nella vigilanza, affinché nelle istituzioni vadano le persone migliori e che meritano di più. Questo lo sottoscrivo in pieno, però credo che il bersaglio di oggi sia fuori luogo.
Credo che la proposta di Giuseppe Ricci sia condivisibile perché equilibrata, moderata, anche soppesata in Commissione, con prudenza e questo è lo stato d'animo con cui dovremmo accingerci a valutare questo provvedimento, la prudenza, senza dividerci, uscendo da qui, tra quelli che secondo alcuni sono vicini alla massoneria, secondo altri no, perché se è questo il gioco sotto il quale bisogna passare, allora preferisco uscire da là sopra e non uscire dalle porte, perché mi sottraggo a questo schieramento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Voglio fare una brevissima dichiarazione, perché ci troviamo di fronte a un problema del quale questo Consiglio ha discusso più volte e nella precedente legislatura aveva preso anche una decisione molto precisa, adottando una legge.
Rispetto a questo ci sono stati fatti nuovi che non possono non essere tenuti in considerazione. C'è stato soprattutto un pronunciamento da parte della Corte europea che ha detto una cosa altrettanto precisa rispetto a quella legge, avanzando la richiesta di una cancellazione di quella legge della nostra Regione e a seguito di questo c'è stata poi la proposta di legge avanzata dalla Giunta, oggi in discussione in aula.
Penso che rispetto a un problema di questa natura, che coinvolge non solo un ragionamento politico ma anche un ragionamento svincolato dalla politica, che riguarda anche valutazioni di altra natura, di ordine morale e la coscienza singola di ogni consigliere, tutto non può essere ingabbiato solo nella sentenza della Corte europea, per quanto importante, significativa e della quale va tenuto indubbiamente conto.
Se questa sera andiamo al voto, la posizione del gruppo Ds lascia libertà di coscienza ai propri rappresentanti, ai propri consiglieri, per le ragioni che prima ho esposto, tuttavia ritengo che la proposta che ha avanzato il collega Andrea Ricci, che poi ha formalizzato anche con un ordine del giorno di non passaggio agli articoli, sia una richiesta seria, da accogliere, nel senso che ritengo sia opportuno un ulteriore passaggio in Commissione che riveda complessivamente la materia e dentro questa cerchi di dare risposta anche a una sentenza che la Corte europea ha emanato e rispetto alla quale noi dobbiamo comunque decidere.
Quindi anche noi siamo per il non passaggio alla votazione, per un rinvio dell'atto in Commissione per una ridiscussione che porti a un testo diverso da sottoporre al Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Sto cercando di avere una copia della sentenza, perché credo che stiamo discutendo di una cosa che non si conosce bene. Faccio una premessa: se troviamo il modo di approfondire tutta la materia e di riscrivere tutta la legge sono d'accordo, quindi dichiaro subito che se verrà messa in votazione la proposta del consigliere Andrea Ricci sono d'accordo. Ma voglio entrare anche nel merito, perché credo che, almeno fra di noi, dobbiamo fare un certo tipo di chiarezza, altrimenti è facile slittare fra spinte comprensibilissime in un senso e richiami meno comprensibili nell'altro senso.
Non avrei bisogno di fare riferimento alla mia storia personale per ricordare che quando ero al Consiglio superiore della magistratura mi sono sempre rigorosamente astenuto, quando si è trattato di nominare dirigenti di uffici giudiziari se non ci fosse stata l'assoluta certezza di non appartenenza alla massoneria, avendolo, fra l'altro, anche motivato dicendo che non poteva ritenersi vietata l'appartenenza del singolo magistrato alla massoneria, ma l'incarico di direzione di un ufficio giudiziario era particolarmente sensibile e quindi, da questo punto di vista il rischio di avere una situazione in cui ci fosse un condizionamento, non una valutazione negativa a priori, di associazioni che non possono essere segrete, perché se lo fossero sarebbero vietate, e che non possono pensare di influire su organismi istituzionali, altrimenti sarebbero ugualmente vietati a norma dell'art. 18, secondo comma della Costituzione e della legge del 1982 sulla P2, purtuttavia ritenevo, come continuo a ritenere, che non fosse opportuno, era un giudizio di opportunità. Quando abbiamo approvato la legge sulle nomine, la mia posizione fu di appoggio alla legge perché ero convinto dello stesso tipo di valutazioni delle quali rimango ancora convinto. Vede, consigliere D'Angelo, io ho fatto per 28 anni un certo tipo di mestiere che mi ha portato molto spesso a non condividere decisioni giudiziarie ma che mi ha portato un po' meno spesso ad applicarle anche se non le condividevo. Bisogna allora che noi ci mettiamo d'accordo su una cosa: nel momento in cui, come Regione, abbiamo fatto ricorsi contro una serie di leggi del Governo centrale chiedendo alla Corte costituzionale di dichiararne l'incostituzionalità, nel momento in cui alcune, non poche, nostre leggi sono state impugnate dal Governo centrale davanti alla Corte costituzionale, nel momento in cui ci troviamo in questa situazione non possiamo non chiarire fino in fondo il presupposto di tutto questo, cioè che quando ci si trova di fronte a situazioni nelle quali l'unica possibilità di risolverle è l'affidamento a un organo giudiziario, qualunque esso sia, non possiamo successivamente non applicare la decisione quando sono finiti i termini e i gradi di giudizio.
Voglio precisare che su questo punto specifico abbiamo avuto una pronuncia di primo grado; a questa pronuncia abbiamo chiesto di fare opposizione e alla fine la sentenza uscita è inoppugnabile, non abbiamo altre strade perché un giudice, lo stesso o un altro, riesamini la questione.
Ritengo, pur mantenendo fermissima la mia posizione di non condivisione di questa sentenza — secondo me c'è stata una lettura che non mi convince — nella convivenza nazionale e internazionale dobbiamo, in questo momento nel quale stiamo fortemente richiamando la legalità internazionale, attenerci alla legalità internazionale. La legalità internazionale, che con fatica si sta facendo strada, presuppone alcune istanze giurisdizionali che decidono alcune cose. E' la stessa Corte che sta condannando l'Italia a raffica per i ritardi nella risoluzione dei processi e sono tutte sentenze che poi verranno eseguite, perché queste sentenze comportano un certo tipo di conseguenze.
Qui la conseguenza è una: noi dobbiamo cogliere il dettato della Corte in quella sentenza che, ripeto, non la condivido. Potrei scrivere articoli — credo di averne ancora la capacità — per dimostrare perché, giuridicamente, non mi convince, ma è una sentenza che riguarda l'istituzione che io in questo momento presiedo.
Quindi, in questo senso, dichiaro fin da ora la mia disponibilità a votare un rinvio in Commissione, non per guadagnare tempo comunque ma per riesaminare tutta la questione delle nomine, perché a quel punto noi potremmo anche chiedere una dichiarazione che non suoni come un requisito di ammissibilità o di inammissibilità. Come Giunta abbiamo inserito la proposta della sospensione facoltativa del nominato nel caso di rinvio a giudizio, per il reato di illecita appartenenza ad associazione, quindi questo è un ulteriore meccanismo che abbiamo posto. Sono del parere che potremmo andare in Commissione per ripensare a tutta questa vicenda e vedere fino in fondo come raggiungere lo scopo, perché lo scopo è quello di evitare che surrettiziamente si inserissero in gangli importanti della pubblica amministrazione soggetti condizionati da un dover di fedeltà ad altri centri che non siano quelli istituzionali. Sono pienamente d'accordo, consigliere D'Angelo, non credo di doverlo dimostrare a lei, perché reputo che lei ci creda.
Sono del parere che se andiamo in Commissione possiamo approfondire tutta questa tematica e in questo senso di chiaro subito di votare, se la presidenza — cosa che invito a fare — porrà ai voti questa richiesta; se invece la presidenza non la ponesse ai voti o se non dovesse passare, mi troverei, nella mia posizione di responsabile istituzionale di fronte a una sentenza, a seguire la linea che le sentenze si discutono, si possono tranquillamente non condividere, ma si eseguono.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Siccome mi è stato fatto rilevare che le due richieste finali dell'ordine del giorno sono fra loro incompatibili, presento un subemendamento a questo ordine del giorno che elimina l'ultimo passaggio "e il rinvio del testo alla Commissione consiliare competente", successivamente si valuterà l'ulteriore ordine del giorno del rinvio del testo in Commissione. Però l'ordine del giorno che ho presentato è relativo all'articolo 81 del regolamento.

PRESIDENTE. Il consigliere Andrea Ricci ha presentato un ordine del giorno che chiede di non passare alla votazione degli articoli, ai sensi dell'art. 81 del regolamento. Se passa questo ordine del giorno non si esaminano gli articoli, le proposte non possono essere esaminate prima di sei mesi da questa data. Possono parlare un consigliere a favore e uno contro.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Sono curioso di capire la posizione espressa dal presidente del gruppo diessino e dal presidente della Giunta che non mi sembra andassero in questa direzione, cioè non mi sembra annunciassero l'intenzione della Giunta e della maggioranza di cassare la legge e di ricominciare da capo, aspettare sei mesi, ma avevo capito che l'assenso alla proposta sbagliata del presidente di Rifondazione era legata all'esigenza di rimandare l'atto in Commissione affinché fosse perfezionato. E' importante capire queste posizioni, perché sono posizioni di contenuto che in qualche modo determinano anche il giudizio degli altri.
Il rischio di cadere dentro questa commedia è grande, amici consiglieri, non possiamo giocare con le istituzioni come stiamo giocando questa sera, non è possibile questo gioco al massacro, questo tentativo, addirittura, di deresponsabilizzare l'azione della Commissione consiliare, di contestare, anche se in maniera soft la scelta della Giunta, che può essere discutibile quanto volete ma che il presidente della Giunta stessa ha motivato in questa sala, di affermare che in questo Consiglio passa la logica del rinvio permanente quando c'è una difficoltà di giudizio su una norma, su una legge, su una materia e soprattutto quando questa difficoltà alberga all'interno dei gruppi della maggioranza. E' offensivo nei confronti di ciascuno di noi che ha perso la giornata, che ha perso il pomeriggio, che si è fatto carico di seguire la cosa in Commissione. E' offensivo questo atteggiamento.
Rispetto a questa questione le cose sono estremamente chiare, quella norma è illegittima, tutti lo riconosciamo, c'è su quella norma un pronunciamento della Corte europea. Mi dispiace che il consigliere D'Angelo lamenti una non altrettanta sensibilità rispetto ai temi ambientali, non mi risulta che sia proprio così, però sono perché le preoccupazioni del consigliere D'Angelo vengano recepite, così come perché, anche per le questioni a lui care, si faccia una battaglia, noi siamo disponibilissimi ad assecondarlo in questa iniziativa. Quello di oggi è un atto di riparazione per l'affermazione di un diritto dei cittadini marchigiani, quello che ci veniva chiesto era sostanzialmente questo. Soprattutto, questo è un atto dovuto. Rispetto a ciò, qualsiasi tentativo di rinviare, di rimandare alle calende greche l'affronto di questo problema è un atto di assenza di responsabilità che noi non possiamo assolutamente accettare, quindi siamo contrari a che venga recepita la proposta Ricci e invito il Consiglio a pronunciarsi in questo senso.
Altra cosa potrebbe essere — voglio capire la posizione del gruppo di maggioranza — un perfezionamento dell'atto, che sarebbe giudicato in maniera diversa. Questa è assolutamente improponibile.
Chiudo, rilanciando le accuse gratuite dal presidente del gruppo di Rifondazione comunista, che quando non ha motivazioni deve passare alle ingiurie per limitare i danni in casa propria, per non dover parlare di se stesso. Voglio solamente dire una cosa, consigliere Andrea Ricci. Al di là delle valutazioni sugli scontri in aula, per la elezione della vicepresidenza, farebbe bene a fare i conti in casa sua, andando a verificare la quantità dei voti che sono arrivati alla maggioranza e alla minoranza. Comunque non mi interessa: lei si preoccupi di esercitare una responsabilità che è doverosa nei confronti di tutti: lei ancora non ha sostituito il rappresentante di Rifondazione comunista nella Commissione d'inchiesta, un atto gravissimo. Lei sta paralizzando l'attività della Commissione, debbo pensare che lei abbia interesse ad affossare i lavori di quella Commissione che sta andando in scadenza. Questo è un fatto grave, di questo deve farsi carico, di questo deve rispondere ai marchigiani. Certo su questo non vuole chiarezza e trasparenza.

PRESIDENTE. Se la proposta che porremo in votazione otterrà la maggioranza non si passerà all'esame degli articoli. Le proposte decadono perché si intendono respinte e una nuova proposta non può essere assegnata in Commissione prima di sei mesi.
Pongo in votazione l'ordine del giorno di non passaggio agli articoli, così come emendato, cioè proponendo la soppressione del rinvio del testo in Commissione consiliare.

ROBERTO GIANNOTTI. Chiedo la votazione per appello nominale, anche a nome dei colleghi Brini e Trenta.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, a partire dal numero 7.

GABRIELE MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Brini no
Castelli sì
Cecchini sì
Ceroni no
Cesaroni assente
Ciccioli no
D'Ambrosio no
D'Angelo sì
Donati sì
Favia no
Franceschetti sì
Gasperi no
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni sì
Massi no
Melappioni sì
Minardi no
Mollaroli sì
Moruzzi sì
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini sì
Ricci Andrea sì
Ricci Giuseppe no
Rocchi no
Romagnoli sì
Secchiaroli assente
Silenzi sì
Spacca no
Tontini sì
Trenta no
Viventi assente
Agostini no
Amagliani sì
Amati assente
Ascoli astenuto
Avenali sì
Benatti no

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Relazione di maggioranza): «Soppressione del Comitato regionale di controllo e delegificazione in materia di organismi regionali, semplificazione del sistema normativo regionale e modificazioni di leggi regionali» Giunta (141)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 141, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. La proposta di legge 141 sottoposta alla votazione e al voto del Consiglio odierno contiene importanti ma eterogenee misure. Ne riassumerò le più significative. Cercherò innanzitutto di fare un indice, per consentire ai consiglieri di capire meglio il testo, poi illustrare soltanto alcuni articoli.
La prima misura, la più rilevante è la soppressione del Comitato regionale di controllo; segue la soppressione di altri organismi collegiali previsti dalle nostre normative, le modifiche delle leggi regionali 6 del 1988, 7 del 1993, 52 del 1997, 71 del 1997, la semplificazione delle procedure di trasparenza e l'elenco di disposizioni abrogate di leggi datate e superate da modifiche ulteriori.
La parte più significativa è sicuramente la soppressione del Coreco. La scelta nasce da una modifica della legge costituzionale 3 del 2001, nota come "modifica del titolo V della Costituzione", che introduce due importanti novità. Primo, la soppressione dell'art. 130 della Costituzione, che prevedeva il controllo di legittimità sugli atti di Comuni, Province ed enti locali e l'art. 114 che, come sappiamo, riconosce valore costitutivo e paritetico a Comuni, Province, città metropolitane, Regioni e Stato, che compongono, come sappiamo, la Repubblica.
Sopprimiamo quindi il Coreco, demandando ad un'apposita struttura della Giunta regionale, che verrà individuata dalla Giunta stessa, la possibilità di svolgere comunque una funzione importante: quella di assistenza e consulenza anche ai fini della garanzia, come recita l'art. 2 della legge, per soggetti che possono essere sindaci, presidenti di Provincia, assessori comunali o consiglieri che possono rivolgersi a questa struttura anche ai fini della garanzia, su atti che prima venivano sottoposti al controllo ai sensi della nostra legge 27.
La soppressione del Coreco non impedisce che vengano conservate alcune funzioni di controllo per enti strumentali per i quali la legge 27 prevedeva il controllo di legittimità: mi riferisco all'Iacp, agli Ersu, ai consorzi di bonifica, agli enti parco non gestiti direttamente dalle Comunità montane, alla Ipab e alle terre civiche.
La legge prevede anche modifiche e soppressione di altri organismi collegiali, che dovrà però essere regolamentata. Questo ai fini del contenimento della spesa e di un migliore funzionamento delle procedure. Prevede inoltre modifiche abbastanza significative di alcune leggi regionali, in particolare la 7 e la 52, per le quali vengono introdotti principi e criteri più significativi, al fine del riconoscimento di enti, istituzioni e associazioni.
Credo che il testo proposto, sul quale la Commissione ha lavorato in maniera molto dettagliata, dedicando ad esso numerose sedute e numerose occasioni di approfondimento, credo che possa essere approvato e mi auguro che il Consiglio oggi lo approvi, perché costruito con un percorso di partecipazione, anche di discussione molto approfondita sul testo che la Giunta ha sottoposto all'esame della Commissione. Per questo mi auguro che possa trovare la maggioranza in questo Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, mi pare che con i tempi non ci siamo, io devo svolgere una relazione abbastanza lunga...

PRESIDENTE. Dentro i tempi ci sta, perché la sua relazione non può durare più di 30 minuti, sono le 18,45.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Sono favorevole a parlare della mozione sulla Fincantieri. Cosa succede se rimandiamo al prossimo Consiglio questa proposta di legge?

PRESIDENTE. Dobbiamo evitare di entrare sistematicamente in contraddizione. Abbiamo votato questa mattina una collocazione esatta, precisa della mozione sulla Fincantieri, la prima tra le mozioni.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Comunque su questo atto credo che ci sarà una discussione, quindi non si approva oggi. Prima i colleghi "compagni" hanno fatto una proposta strategica in un momento particolare — do atto di grande scuola politica — ma siccome su questo atto dopo la mia relazione di minoranza ci sarà un dibattito, passiamo alla trattazione della Fincantieri e facciamo questo punto all'inizio del prossimo Consiglio.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta del consigliere Massi.

Il Consiglio approva



Mozione (Discussione e votazione): «Situazione Fincantieri» Procaccini e Martoni (253)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 253 dei consiglieri Procaccini e Martoni. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Questo punto attiene a un problema più generale, che ha una ripercussione, nelle Marche, relativamente alla tenuta, in primo luogo, dei livelli occupazionali.
Sono infatti rilevantissime già oggi le conseguenze per il mantenimento di detti livelli. La Fincantieri, con i suoi otto stabilimenti da nord a sud, da Monfalcone a Palermo, passando per Ancona, costituisce uno dei settori che dovrebbero essere strategici per il paese, tuttavia la cantieristica, al pari di altri comparti — energia, telecomunicazioni, ferrovie — sta subendo un declino legato sia alle sbagliate politiche industriali sia alla devastante rincorsa a luoghi dove la manodopera costa e costerà sempre di meno, sia anche alle privatizzazioni. Quindi il rischio di perdere manodopera e dismissione è alto anche per il sito di Ancona, oltre che nelle altre quattro regioni, perché il venir meno della filiera del gruppo che lavora per fasi integrate nelle diverse tipologie di imbarcazioni, da quelle da crociera a quelle da trasporto, dei traghetti, delle nave militari, costituirà alla fine la perdita di commesse. Bisogna quindi, se possibile e in base anche alle competenze istituzionali — perché nessuno vuole e deve sostituirsi al sindacato — farsi carico di bloccare in primo luogo la privatizzazione, il conseguente "spezzatino". E' anche questo compito delle istituzioni, ovviamente insieme agli altri soggetti, in primo luogo le organizzazioni sindacali che stanno operando in una lotta dura per mantenere il posto di lavoro e migliorare la qualità del posto di lavoro. Occorre trovare soluzioni serie e affidabili sul versante del lavoro e del mantenimento dell'occupazione. E' indispensabile mantenere una unica realtà produttiva, con una direzione centrale e al tempo stesso prevedere una ramificazione sul territorio nazionale. Occorre un rinnovato impegno, occorre altresì individuare momenti in cui anche la Regione e le Regioni interessate facciano rispettare, insieme al sindacato, gli accordi dell'ottobre del 1999 per limitare gli appalti esterni indiscriminati, la cosiddetta esternalizzazione che limita l'occupazione del posto fisso, aumenta l'insicurezza sul lavoro, in un luogo già malsano in condizioni normali, dequalifica la produzione e la qualità della produzione, che porta, in una prospettiva non lunga, alla perdita della tanto osannata competitività. Quindi unitarietà del gruppo e sua integrità, mantenimento dell'occupazione, che per la realtà anconetana e delle Marche è di oltre mille unità compreso l'indotto. Consolidare ed estendere la sicurezza sul lavoro è elemento indispensabile per i lavoratori. Poi, investimenti sulla qualità come elemento per allargare il settore delle commesse a navi petroliere anche a doppio scafo, visto quello che è successo anche nel mare Adriatico, navi per il trasporto di materiali chimici, navi gasiere, navi da crociera, traghetti ed anche navi militari, sia per elevare il grado tecnologico, sia dentro una visione europea — e ciò, oggi, è di estrema attualità — di un sistema autonomo di difesa europea ed in questo quadro il cantiere di Ancona potrebbe avere una funzione strategica.
In definitiva la competizione seria e di qualità con altri cantieri italiani ed europei non la si realizza sul versante della perdita dei diritti e della garanzia, ma con investimenti, con l'ampliamento della sicurezza, non con dismissioni e con privatizzazioni. Anche ad Ancona occorre quindi investire in maniera congiunta: Fincantieri, autorità portuale, Stato nazionale, Ue e Regione Marche per quello che è possibile, all'interno di previsioni rigorose di sviluppo sostenibile, per adeguare ed ampliare il cantiere navale, per una prospettiva di sviluppo complessivo delle Marche, perché il cantiere navale del porto di Ancona non attiene solo ad Ancona città, al capoluogo, ma a tutta la regione, a tutta la fascia dell'Adriatico.
Chiediamo quindi alla Regione, a noi stessi, al Consiglio regionale e, per le competenze che ha, alla Giunta, in primo luogo di farsi promotori di un incontro con il Governo per riattivare il coordinamento che da troppo tempo langue, delle Regioni sedi di cantieristica. In secondo luogo di indire appositi incontri interistituzionali per risolvere o tentare di risolvere la situazione della realtà di Ancona.
Per questa finalità ci auguriamo che il Consiglio regionale voti in maniera unitaria una proposta condivisa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. La vicenda della Fincantieri è paradigmatica della completa assenza di una politica industriale nel nostro paese. In questi ultimi dieci anni tutti i principali settori industriali, in modo particolare quelli a più alto grado tecnologico e di professionalità, sono stati sistematicamente smantellati a seguito dell'abbandono di qualsiasi indirizzo strategico e di qualsiasi presenza pubblica nell'economia e in modo particolare nel settore industriale.
In questo decennio l'Italia, come sistema economico nazionale ha via via perduto i settori di punta: la chimica, la farmaceutica, l'informatica, il settore automobilistico, e anche il settore della cantieristica, purtroppo sta correndo lungo questa china. Questo è il frutto delle politiche neoliberiste e della fiducia cieca nei meccanismi del libero mercato che in realtà ha sempre nascosto e nasconde tuttora l'idea di favorire e privilegiare le grandi multinazionali che operano nei diversi settori strategici.
Oggi il sistema industriale italiano è povero e continua a impoverirsi sempre di più. Le ricadute a livello occupazionale sono gravi, ma ancor più gravi sono le ricadute più complessive sulla possibilità di sviluppo futuro del nostro sistema economico. La vicenda Fincantieri può essere letta tutta dentro questa analisi, perché il processo di privatizzazione di Fincantieri, la sua progressiva destrutturazione attraverso l'uso intensivo e su larga scala di processi di esternalizzazione stanno conducendo ad un progressivo impoverimento di uno dei settori che un tempo costituivano uno degli assi fondamentali del sistema industriale italiano.
Per questo motivo il gruppo di Rifondazione comunista è sostanzialmente d'accordo con il testo della mozione, tranne che su un punto, per cui chiederemo la votazione per parti separate. Non siamo d'accordo sul punto della mozione in cui si chiede che alla Fincantieri, in modo particolare al cantiere di Ancona vengano date commesse di tipo militare. Riteniamo che da questo punto di vista il futuro di Fincantieri, del cantiere navale di Ancona e, più in generale, del sistema industriale italiano debba essere progressivamente riconvertito in maniera integrale dalla produzione militare alla produzione civile. Ci rendiamo conto che questa rinuncia alla produzione militare, per come è oggi il sistema della ricerca e dello sviluppo può avere ripercussioni negative e quindi può anche rappresentare maggiori oneri, però riteniamo che la riconversione dell'industria bellica in qualunque settore essa operi, debba essere un principio fondamentale attraverso il quale ricostruire un sistema industriale di punta e avanzato. Se servono maggiori investimenti per la cantieristica civile, per evitare che le uniche ricadute in termini di innovazione tecnologica provengano dall'industria militare, si facciano questi ulteriori investimenti. Soprattutto in questo momento in cui la questione della pace e della guerra è all'attenzione dell'opinione pubblica mondiale, non possiamo avanzare una richiesta, legittimata da pur comprensibili esigenze di tutela occupazionale del nostro territorio, che in ogni caso va nella direzione di un aumento della produzione bellica, anche quando questa produzione bellica fosse finalizzata ad esigenze di difesa europea e non di subalternità, come è oggi, nei confronti della maggiore potenza mondiale, cioè degli Stati Uniti d'America.
Pertanto chiediamo la votazione per parti separate di questa mozione, in particolare chiediamo che si stralci dal voto da "e navi militari". Per il resto condividiamo integralmente lo spirito, il senso di questa mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Molto brevemente, anche perché convengo con le cose che ha detto chi mi ha preceduto, sia Procaccini che Andrea Ricci per quanto riguarda la prima parte del suo intervento. Sulla seconda parte possiamo riflettere.
Il cantiere navale nella nostra regione ha una storia, una professionalità, peraltro questa mattina abbiamo parlato del piano si è fatta una riflessione sulla questione della nostra impresa e in particolare sul fatto che gran parte delle imprese maggiormente in crisi nella nostra regione sono quelle medio-grandi. Il cantiere navale è una tra le più grandi aziende della nostra regione, quindi questo è anche un motivo in più perché ci sia una iniziativa adeguata e di tutela non solo di questi posti di lavoro, ma di salvaguardia di un'impresa del rilievo che ha il cantiere navale.
Peraltro tutti sappiamo la situazione dell'industria italiana, conosciamo la mancanza di una politica industriale adeguata, il rischio di veder perdere i settori strategici dell'industria italiana — la più recente è la crisi dell'industria dell'auto — e la navalmeccanica e la cantieristica sono tra i settori in pericolo. Non si tratta solo di un problema di carattere occupazionale, pure importante e fondamentale, della professionalità di questi lavoratori, ma del fatto che è un settore strategico, importante. L'innovazione tecnologica che c'è nella costruzione di una nave è cosa importante anche per altri settori. Quindi parliamo di un'azienda strategica per la nostra regione, come è strategica la cantieristica a livello nazionale. Quindi condividiamo pienamente la mozione, condividiamo pienamente le preoccupazioni dei sindacati dei lavoratori, riteniamo essere importante e fondamentale questa mozione affinché sia di supporto alla Giunta nell'affrontare questo argomento. Sono certo della sensibilità della Giunta, non credo ci siano problemi da questo punto di vista, ma c'è un'espressione di volontà del Consiglio regionale che vuol esprimere tutte le sue preoccupazioni, quindi anche tutta la sua forza politica perché questa vertenza abbia gli sbocchi positivi che tutti noi auspichiamo e per i quali i lavoratori del cantiere navale si battono.
Ho presentato degli emendamenti per arricchire, per puntualizzare alcune cose che peraltro il collega Procaccini ha ripreso e su cui penso ci sia accordo. Pertanto il gruppo Ds voterà favorevolmente la mozione con gli emendamenti che ho presentato e mi auguro che questo sia da parte di tutto il Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la replica, il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Una brevissima replica, perché condivido il dibattito, seppur breve e in particolare gli emendamenti del collega Avenali.
Per quanto riguarda il problema delle costruzioni di imbarcazioni militari, era riferito, contrariamente a quello che sta facendo ora il nostro paese, non a una politica bellicista di subalternità rispetto ad altri paesi extraeuropei tipo gli Stati Uniti, ma appunto in un quadro di difesa della Unione europea. Tuttavia capisco il contesto in cui questo aspetto si colloca. Noi Comunisti italiani, al pari di altre forze democratiche siamo impegnati per tentare di impedire una guerra, non vogliamo dare adito ad equivoci, per cui siamo disponibili, ed anzi proponiamo la cassazione del rigo "navi militari. E' infatti importante mantenere ed estendere la costruzione di navi militari perché rappresenta il volano dell'innovazione tecnologica..." ecc., fino a "funzione strategica", ripartendo da "competizione seria e di qualità con altri cantieri navali".

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Ascoli.

UGO ASCOLI. Sicuramente il problema è molto serio, perché l'economia marchigiana, anche in questo settore desta preoccupazioni. Ci sono diversi settori che non dico siano in crisi ma che comunque mostrano delle criticità, ci sono dei territori più di altri, però questo della Fincantieri è un capitolo particolare, perché c'è chi parla oggi di circa 1.000 posti di lavoro a rischio nell'industria marchigiana e se pensiamo alla Fincantieri, da sola vale mille tra occupati e indotto. C'è quindi un discorso molto serio. Del resto la storia della Fincantieri parte da lontano. Già alla fine del 2000 il presidente del comitato liquidatore dell'Iri dichiarava che era nelle intenzioni dell'Iri di uscire completamente dal capitale della Fincantieri entro il 2002. Già nel 2000 nove istituti finanziari privati detenevano il 17% del capitale Fincantieri, quindi la privatizzazione del gruppo Fincantieri rientra nell'ampio processo di cessione del capitale a soggetti privati che ha potato dal 1992 ad oggi oltre 160 privatizzazioni, nel paese, da parte dell'Iri.
Sulle modalità di questa privatizzazione non c'è stato ancora un annuncio ufficiale, anche se le organizzazioni sindacali sono giustamente preoccupate di una eventuale vendita frammentata delle varie divisioni: trasporti, traghetti, navi crociera, navi militari o singoli cantieri. L'unica società del gruppo Iri in cui lo Stato ha mantenuto una quota minoritaria parti al 30% è stata la Finmeccanica e questa scelta è stata motivata dal fatto che tale società opera in un settore ritenuto strategico come quello della difesa.
Il settore più in difficoltà è rappresentato dalle navi da trasporto, convenzionali, perché questo settore risente della concorrenza assai agguerrita di paesi asiatici come Cina e Corea e va sottolineato che in questi paesi non si rispettano le convenzioni dell'organizzazione internazionale del lavoro in tema di sicurezza, di condizioni di lavoro e anche di libertà di associazione sindacale. Ciononostante, questi sono ugualmente destinatari di finanziamento da parte del Fondo monetario internazionale.
Il cantiere di Ancona allo stato attuale ha commesse che gli consentono di lavorare fino a ottobre-dicembre di questo anno e senza nuovi ordinativi entro aprile — quindi il problema si pone immediatamente — c'è il serio rischio della perdita di numerosi posti di lavoro, perché a questo punto salterebbe la continuità produttiva.
Sappiamo benissimo che vi sono molte posizioni nettamente contrarie al cosiddetto "spezzatino" e anche le organizzazioni sindacali sono favorevoli a che Fincantieri confluisca in Finmeccanica, già privatizzata al 70%. Su questa situazione, con molte ombre e molti motivi di preoccupazione, credo che sia opportuno che la Giunta si impegni su questo versante, anzi mi sono già attivato, in quanto c'è notizia di un incontro a Roma, fra una settimana, fra le maestranze e la direzione Fincantieri, sto già impostando una lettera che scriverò a Fincantieri per segnalare come la Regione sia assolutamente vigile e attenta a queste evoluzioni della problematica. C'è anche una commissione mista formata da sindacati, Fincantieri e istituzioni che non è più stata riconvocata e andrebbe riconvocata. In questa commissione mista noi vorremmo esserci e dire la nostra. C'è poi anche un altro problema che non è emerso compiutamente nel dibattito: il rapporto fra il piano del porto e la situazione Fincantieri, perché ci sono vendite di palazzine in atto, ci sono modifiche di banchine, c'è la modifica del sito di mensa del cantiere navale, tutta una serie di questioni che andranno viste non tanto e solo in funzione della direzione nazionale, quanto in funzione del riassetto, della riorganizzazione del porto.
La Regione scriverà e contatterà Fincantieri allo scopo di promuovere ogni azione volta a salvaguardare questo indotto anconetano, che anconetano non è, perché sappiamo che molti dei lavoratori abitano nei paesi vicini, ci sono molti lavoratori emigrati, c'è quindi un indotto assai complesso e soprattutto c'è un patrimonio straordinario di professionalità, che ha fatto la storia della società anconetana e delle classi sociali di questa regione, quindi assolutamente cercheremo di darci da fare con il ruolo che compete alla Regione per poterci attivare. Una ulteriore attivazione andrebbe fatta cercando di coinvolgere i parlamentari marchigiani su questa questione, in modo ,tale che anche loro possano adoperarsi per avere commesse in questo cantiere, avere investimenti in tecnologia che consentano di superare le problematiche di competizione senza che siano scaricate sul costo del lavoro, quindi sulla sicurezza e sulle condizioni dei lavoratori, per dare un futuro a questa importante struttura dell'economia regionale e anconetana.

PRESIDENTE. Vi sono due emendamenti, uno presentato dal consigliere Avenali e uno presentato dal consigliere Andrea Ricci.
Pongo in votazione l'emendamento a firma Avenali.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l'emendamento a firma Andrea Ricci.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la mozione come emendata. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Ovviamente voteremo a favore della mozione. Il comma che si riferiva alle navi militari era ben formulato, perché si specificava che era nel quadro della politica di difesa europea. La soppressione di questo comma è mal spiegabile in Ancona, perché come l'assessore Ascoli può confermare, le poche commesse rimaste ai cantieri anconetani riguardano appunto la realizzazione di alcune unità per la marina militare italiana. Inoltre, la cooperazione internazionale con i paesi che possono avere interesse a collaborare con noi, può fornire l'occasione per realizzare anche nelle Marche unità militari che sono una parte importante del lavoro. Ovviamente non si vuol dire "facciamo le navi militari, quindi scoppia la guerra", ma "facciamo le navi militari, così lavorano le maestranze". La cantieristica è in crisi in tutto il mondo, non è un problema di Ancona o delle Marche, fa piacere che ci siano posizioni contro lo "spezzatino" che non ci furono ai tempi della vicenda delle Cartiere Miliani, quindi votiamo convintamente a favore. Eravamo piacevolmente sorpresi che la sinistra avesse fatto un atto che riconosceva pari dignità al lavoro per le installazioni di difesa, in un quadro di difesa europea, è stato spiacevole, forse un ritorno all'usuale e all'antico vedere un emendamento che ha soppresso un riferimento che, se veramente portasse alla ricusazione delle commesse militari da parte dei cantieri di Ancona, vedrebbe prima opporsi proprio la Cgil per ovvi motivi. Con questa motivazione votiamo a favore della mozione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione.

Il Consiglio approva)



Mozione (Discussione e votazione): «Finanziamento università "Carlo Bo" di Urbino» Tontini, Franceschetti, Mollaroli, Luchetti, Procaccini, Cecchini, Moruzzi, Giannotti, Andrea Ricci, Trenta, Viventi, Massi e Gasperi (264)

PRESIDENTE. Se siete d'accordo, in considerazione del fatto che le mozioni sono un atto di indirizzo e quindi è bene trattarle in presenza anche della minoranza, farei soltanto la mozione sull'università di Urbino che è sottoscritta da tutti e quindi si suppone che anche la minoranza sia a favore.

FABIO PISTARELLI. Presidente, avevamo una intesa, almeno fra i presidenti di gruppo, sulla questione degli impianti a fune che è condivisa, almeno così mi si riferisce. Siccome è collocata prima, all'ordine del giorno...

PRESIDENTE. Questa mattina, dopo quella della Fincantieri abbiamo votato quella della Rai. Siccome quella della Rai ha bisogno di una discussione, compresa la minoranza, ci fermiamo sulle mozioni, ma poiché ce n'è una sottoscritta da tutti, che probabilmente non sarà neanche discussa, propongo di votarla.

ROBERTO TONTINI. Credo che sia importante, nei confronti dell'università di Urbino, da poco denominata "Carlo Bo", a testimonianza di quanto questa università sia legata alle sorti e all'operato del compianto senatore a vita, la mozione sottoscritta da tutti i gruppi di questo Consiglio regionale. Il testo riprende una unità di intenti politica che parte dal Comune di Urbino, dalla Provincia e trova unità in questo Consiglio regionale nel chiedere con forza che l'università di Urbino, università pubblica non statale — sottolineo questo concetto — abbia i relativi finanziamenti per poter operare al pari delle altre università. Tutto questo vale ancora con maggiore forza, alla luce della riforma universitaria che definisce le autonomie degli istituti universitari i quali prefigurano quello che l'università di Urbino era già nel suo modo di operare, nella sua forma giuridica.
Quello che si sta verificando in questa situazione è che nella nostra regione università che hanno pari funzioni, stesse regole e si assoggettano alle stesse normative riscuotano da parte del Governo finanziamenti diversi. L'università di Urbino, essendo pubblica e non statale percepisce un terzo dei finanziamenti che percepiscono le università statali. Quello che la mozione propone è che si faccia appello ai parlamentari della nostra regione perché venga fatta una legge speciale che finanzi l'università di Urbino così com'è, in ragione e in virtù delle considerazioni che poc'anzi facevo, essendo questa università equiparata nell'ambito della definizione del ruolo e delle funzioni attribuite alle università dopo la riforma universitaria. Questo tra l'altro garantirebbe il funzionamento di un'università che è tra le poche ad avere un incremento delle matricole, pari al 21% nel 2002, fatto considerevole e importante. Nel 2002 è stata la quinta università in termini di ricerca a livello nazionale, come risultati acquisiti. In termini di pubblicazioni è accreditata da una rivista americana nell'ambito delle pubblicazioni fatte dalle università, al primo posto tra le università parificate, come dimensioni e come numero di iscritti.
Questa legge continuerebbe a garantire la sua funzione pubblica in una dimensione di autonomia, di pieno coinvolgimento delle istituzioni locali, delle forze e degli insegnati e degli studenti che credo siano un patrimonio storico per la nostra regione e per il nostro paese, un patrimonio al quale fare riferimento, per cui la mozione chiede di fare propria la proposta come Consiglio regionale e di invitare il Parlamento a formulare una legge speciale che parifichi il finanziamento di questa università a quelli delle università statali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Condivido questa mozione, però ritengo sia giusto fare chiarezza. Siccome sulla stampa si è fatto vedere che ci sono delle responsabilità e delle colpe e siccome a Urbino teniamo in modo particolare noi della provincia di Pesaro ma tutti i marchigiani, perché quell'università ha tante cose da dire e ha un'importanza non solo come ateneo ma anche come città, bisogna dire come stanno realmente le cose.
Oggi votiamo, credo, all'unanimità questa mozione, però noi siamo stati sempre a favore di ogni miglioramento delle condizioni dell'ateneo, basti ricordare l'impegno di Alleanza nazionale e di tutti i partiti della Casa delle libertà per attribuire all'università di Urbino uno stanziamento di 15 miliardi di lire, cioè 2,5 milioni di euro dal 2003 al 2005. Il nostro capogruppo alla Camera on. La Russa e il suo vice Bocchino, hanno subito condiviso l'opportunità di appoggiare l'emendamento, nell'ultima finanziaria, che prevedeva il finanziamento e faccio presente che è l'unica università in Italia ad avere usufruito di questo trattamento. Vale quindi la pena di ricordare che furono solo i parlamentari del centro-destra a votare quell'atto, nessun parlamentare del centro-sinistra lo sostenne e faccio riferimento ai parlamentari non solo eletti nella nostra regione, come viene giustamente chiesto da questa mozione, ma gli stessi parlamentari eletti nella nostra provincia, a dimostrazione del fatto che in molti, specie nella nostra provincia, parlano bene ma razzolano diversamente.
Ribadita questa volontà politica di Alleanza nazionale di lavorare per l'ateneo feltresco, credo sia necessario puntualizzare altri aspetti fondamentali.
E' ormai noto che l'ateneo vive una situazione di difficoltà finanziarie che si sono acuite particolarmente negli ultimi due anni di amministrazione. Ciò che invece non è affatto noto è la causa dell'aumento del buco in così pochi mesi: basta andare a vedere gli articoli sui giornali, addirittura portati anche da un importante professore della facoltà di economia e commercio. Dice: "Sappiamo infatti che mentre nel 2000 si registrava un deficit limitato di 2,9 milioni di euro, nei due anni successivi, con la nuova gestione amministrativa si è passati ad uno squilibrio quattro volte maggiore, cioè 11,8 milioni di euro. Sappiamo anche che in base alle previsioni per il 2003 questo squilibrio sarà superiore di oltre 7 volte, -22,6 milioni di euro, rispetto all'ultima gestione del 2000 del prof. Bo a cui è stata dedicata l'università. A questo punto ritengo doveroso che gli amministratori dell'ateneo ci chiariscano le cause che hanno comportato in pochi mesi uno squilibrio finanziario così evidente, sapendo bene che spesso non sono i soldi che risolvono i problemi, ma la capacità di risolvere i problemi porta i soldi". Queste non sono parole mie, ma di quel professore. "Vorrei pertanto conoscere dall'amministratore dell'università quali sono questi motivi e quale piano ha lui affrontato per risolvere la situazione". Credo infatti che tra i suoi compiti vi sia anche quello di elaborare una strategia di sviluppo per sostenere e affrontare il futuro dell'ente amministrato. In base ad alcuni dati ufficiosi parrebbe che lo squilibrio finanziario sia dovuto all'incremento delle spese per il personale, ma se così dovesse essere vorrei sapere in base a quali esigenze sono state effettuate le recentissime assunzioni e se esiste un monitoraggio costante e puntuale sui costi del personale. Risulta inoltre che l'ateneo sia proprietario di un patrimonio immobiliare assai consistente ma poco sfruttato". Quale importante componente del consiglio di amministrazione dell'università, competente in materia, qualcuno ritiene addirittura che lo sbilancio finanziario sarebbe di molto inferiore alla rivalutazione del patrimonio stesso. Inoltre, senza dilungarmi troppo anche su altre risorse proprie dell'ateneo, vorrei far presente che l'università di Urbino, a causa del suo particolare status giuridico paga l'Iva su ogni acquisto e intervento effettuato, senza che questa le venga mai rimborsata. In base ad un calcolo approssimativo, risulterebbe che l'ateneo, tramite tale imposta, versa allo Stato una somma molto vicina a quella che dallo stesso riceve come contributo ordinario. Mi parrebbe a questo punto necessario che chi di dovere ragionasse su questo aspetto e provvedesse affinché anche Urbino, come le altre libere università italiane, possa accedere al rimborso dell'imposta.
Tra l'altro, l'attuale amministratore dell'università quelli di Ancona lo conoscono, perché è stato anche amministratore del Comune di Ancona. Pertanto voto, ma in piena coscienza pongo questi quesiti, perché voglio sapere chi ha creato questo buco di oltre 40 miliardi di lire.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Consigliavo ai colleghi di dire "invita i parlamentari marchigiani ad impegnarsi in tale direzione", piuttosto che "a muoversi in tale direzione".

PRESIDENTE. Ne terremo conto in sede di coordinamento tecnico.
Pongo in votazione la mozione.

Il Consiglio approva

Affinché sia chiaro, in particolare alla minoranza, che riprenderemo con le code, non dal prossimo Consiglio che è dedicato alla sessione di bilancio, ma nel primo Consiglio utile. Per quello che riguarda le mozioni, riprenderemo pure con le code.
La seduta è tolta.


La seduta termina alle 19,30