Resoconto seduta n. 123 del 03/03/2003
La seduta inizia alle 11,05



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle seduta nn. 121 e 122 del 26 febbraio 2003.

(Sono approvati)



Mozione
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. E' stata presentata la mozione n. 265 dei consiglieri Novelli, Romagnoli, Castelli, Gasperi, Ciccioli e Pistarelli: «Finanziamento del fondo (rectius, piano) nazionale per gli interventi ed i servizi sociali, ex art. 18 legge 328/2000».



Proposta di atto amministrativo (Discussione generale): «Documento di programmazione economica e finanziaria regionale (D.P.E.F.R.) 2003/2005. Legge regionale 11 dicembre 2001, n. 31, articolo 3» Giunta (97)
Proposte di legge (Discussione generale):
«Provvedimento generale di rifinanziamento e modifica di leggi regionali per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2003) Giunta (159)
«Approvazione del bilancio di previsione per l'anno 2003 ed adozione del bilanci pluriennale per il triennio 2003/2005» Giunta (160)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 97 ad iniziativa della Giunta e le proposte di legge nn. 159 e 160, sempre ad iniziativa della Giunta.
La discussione dei tre punti all'ordine del giorno della seduta odierna avverrà congiuntamente, come ormai prassi. Si procederà poi alla votazione di ciascun atto separatamente.

ROBERTO GIANNOTTI. Cosa significa "come prassi"? Si tratta di due strumenti diversi, il Dpefr e il bilancio di previsione.

PRESIDENTE. Che siano strumenti diversi è tanto vero che li votiamo in modo disgiunto. Che si possa fare una discussione unitaria...

ROBERTO GIANNOTTI. Formalmente chiedo che siano discussi in maniera disgiunta.

PRESIDENTE. C'è una mia proposta di discutere congiuntamente le tre proposte all'ordine del giorno della seduta odierna e c'è una richiesta del consigliere Giannotti di discuterle in modo disgiunto.
Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Ritengo che la richiesta fatta dal collega Giannotti sia legittima e giusta, però il problema è che non si sarebbe dovuti arrivare oggi con la contestualità di questi due documenti. Ormai però ci siamo, quindi che senso ha? Per praticità dei lavori credo che il relatore di maggioranza e quello di minoranza debbano parlare di entrambe le cose. Che poi ciascuno di noi voglia intervenire a modo suo penso lo possa fare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Il problema è di avere più tempo per presentare gli emendamenti. Se riusciamo ad allargare i tempi fino alle 19-20, considerando che ci saranno interventi diversificati sui singoli atti, questo ci darà più spazio per approfondire la parte tecnica, che ci è necessaria per modificare, almeno in parte, il documento di bilancio. Altrimenti mi associo alla richiesta di Giannotti di fare una discussione disgiunta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Quanto propone Ciccioli è cosa diversa dall'ordine dei lavori, nel senso che come II Commissione si è fatta quest'anno la scelta di discutere anche in audizione, contestualmente, il Dpefr con il bilancio, perché per le note vicende della quadratura di bilancio complessiva, il Dpefr è arrivato a dicembre, dopo che la Giunta l'aveva approvato a luglio, in seconda Commissione, tant'è che abbiamo sempre detto che sostanzialmente, proprio per le modificazioni che il Dpefr ha subito nell'iter della sua costruzione, assomiglia più a una relazione introduttiva al bilancio 2003. Pertanto mi sembra sia logico affrontarlo contestualmente. Se poi si vuol fare una discussione disgiunta, farò una relazione sul Dpefr che ovviamente comprenderà parte della relazione del bilancio preventivo. Diverso è il discorso che fa Ciccioli, che è quello di avere più tempo per la presentazione degli emendamenti, in quanto l'ordine del giorno prevede la scadenza alle 13,30, ma è altra cosa.
Anche tecnicamente, la II Commissione deve giudicare l'ammissibilità degli emendamenti. Se finiamo questa sera tardi non credo che la II Commissione potrà essere messa in condizione di valutarne l'ammissibilità. Potremmo fissare le 16 o le 17, in modo che sia plausibile che la II Commissione possa lavorare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. La Commissione ha audito le associazioni di categoria e non c'è stata una associazione — se vuole le leggo i verbali delle audizioni — che aderisce al Ces che abbia detto che era giusta quella procedura. Tutte le associazioni hanno contestato l'aggancio del Dpefr al bilancio, quindi al di là delle usualità sono due strumenti diversi, vanno discussi in maniera separata.

PRESIDENTE. Credo che sia ragionevole la proposta che è stata avanzata e che ci permette quindi di accoglierla, proprio in funzione del buon senso che ci guida nei nostri lavori, oltre al regolamento, che ci mette nella condizione di spostare l'orario in tempo utile, per far sì che la Commissione in questo pomeriggio possa prendere visione degli emendamenti, non sospendere i lavori dell'aula, anzi continuare a lavorare per far sì che la discussione generale possa concludersi nella giornata odierna e mettere gli uffici in una condizione non di stress ma di valutare attentamente tutto quello che viene prodotto.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Luchetti.

ROBERTO GIANNOTTI. Allora non ci capiamo: le abbiamo fatto una richiesta, lei deve rispondere su questa richiesta, magari respingendola, ma c'è una richiesta esplicita del gruppo di Forza Italia. Quello che fanno gli altri gruppi non mi interessa. C'è una richiesta di discutere in maniera separata i due atti.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di discutere congiuntamente i tre punti e di procedere alle operazioni di votazione in modo separato, spostando il termine per la presentazione degli emendamenti alle ore 17, di mantenere fermo il termine per la presentazione dei subemendamenti alle 13,30 di domani e di mettere la Commissione, nel pomeriggio, nella condizione di valutarli e i tecnici nella condizione di fare adeguatamente la stessa cosa.

Il Consiglio approva)

Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Signor Presidente, colleghi, il 2003 è il secondo anno di applicazione della legge 31 di riforma della contabilità regionale e proprio per questo siamo ancora in una fase di rodaggio rispetto all'impianto complessivo del nuovo sistema di contabilità. Ecco perché anche quest'anno, dopo che la legge 31 era stata approvata al termine del 2001, ci troviamo a dover discutere congiuntamente del Dpefr con la legge finanziaria e la legge di bilancio così come la legge 31 prevede.
Per la verità — le cose che ci siamo dette poc'anzi sono una questione che va considerata, anche perché alla fine presenteremo, come II Commissione, una raccomandazione al Governo della Regione — dal prossimo anno si dovrebbe procedere in maniera tempisticamente più adeguata alla presentazione del Dpefr, che per la verità assume nella fase attuale, una funzione sia di inquadramento complessivo della strategia del Governo regionale in termini di implementazione della propria mozione programmatica, sia di quasi relazione del bilancio 2003. Il documento è molto ricco e puntuale e tra l'altro è stato presentato dalla Giunta nel luglio di quest'anno, secondo i tempi che la legge prevedeva, ha subito un ritardo nella sua approvazione, proprio perché questo documento nella sua stesura aveva delle implicazioni molto rilevanti che non potevano non tener conto di quanto stava avvenendo a livello nazionale relativamente alla realizzazione della legge finanziaria 2003.
Il Dpefr è stato concepito pertanto in maniera molto puntigliosa e puntuale su tute le questioni del quadro finanziario, soprattutto nella prima parte ove sono state precisate le questioni finanziarie; Addirittura la Giunta, visto e considerato che il documento aveva subito dei ritardi anche nella concertazione che si doveva fare nei suoi contenuti, cominciata a settembre, ha modificato in corso d'opera, nel mese di dicembre il quadro finanziario, anche perché nel frattempo si erano determinate ulteriori motivazioni per l'aggiornamento del quadro finanziario stesso. Quindi l'iter è stato condizionato da queste vicende e ha portato la II Commissione a dover inviare alla consultazione il Dpefr insieme ai documenti di bilancio che nel frattempo si stavano realizzando, quindi la consultazione è stata la più ampia e concatenata.
La struttura di bilancio con la legge 31 è profondamente cambiata, anzi questa struttura di bilancio influenzerà ulteriormente il modo di governare della Giunta e del Consiglio, relativamente al fatto che le strutture per Upb favoriscono anche una interrelazione con la struttura stessa dell'Amministrazione regionale che è stata modificata con la legge 20 e che sta per essere varata. Questa nuova impostazione porta più chiarezza nella lettura del bilancio che è sempre stata una questione molto delicata, nel senso che la complessità del bilancio nella sua organizzazione, nella sua struttura presenta delle notevoli difficoltà di lettura e pertanto una delle principali novità della legge 31 è proprio quella di rendere più intelligibile il bilancio. La II Commissione si è adoperata e si adopererà in questo senso, proprio per fare in modo che il bilancio sia il più leggibile possibile, ben sapendo che la Giunta dopo l'approvazione del Consiglio predisporrà il Poa, il nuovo strumento che indicherà dentro ogni Upb la suddivisione per capitoli. Ma anche da questo punto di vista dovremo fare chiarezza anche nel nostro modo di lavorare. Noi riteniamo che il documento di bilancio dovrà essere accompagnato dal Poa, perlomeno provvisorio, che origina le singole Upb, in modo tale che dopo le variazioni che il Poa subirà rispetto alle variazioni del bilancio stesso nelle varie Upb, la Giunta potrà procedere alla definizione complessiva del Poa stesso.
Pertanto questa novità è sostanziale, perché noi possiamo controllare più adeguatamente l'utilizzo delle risorse, sia in entrata che in uscita.
Questa modificazione consente — la ripartizione nelle varie Upb all'interno delle aree, delle funzioni obiettivo — di raccordare il quadro programmatorio delle scelte con le risorse finanziarie, consentendo di ricondurre all'interno dei dipartimenti la capacità di utilizzo delle risorse, l'allocazione delle stesse in termini flessibili, tale da consentire di adattare la programmazione agli eventuali mutamenti di esigenze che dovessero emergere dalla realtà regionale.
Difatti, una delle funzioni che il Dpefr dovrebbe avere è proprio quella di collegare la strategia finanziaria con la programmazione regionale e da qui deriva la modifica della legge 46, cioè della legge di programmazione che abbiamo. Se dovessimo tener conto della nuova legge di contabilità, dovrà essere comunque modificata. A questo si aggiunge il fatto che siamo in un momento molto importante di revisione dello Statuto regionale che pure ha una sua definizione per quanto riguarda l'Amministrazione e tra il 2003 e il 2004 dovremo riportare il tutto ad unitarietà, in modo tale da avere un quadro più chiaro e adeguato del raccordo, in modo particolare, tra la programmazione e l'utilizzo degli strumenti finanziari.
Premesso che in questi anni ci si è trovati in presenza di un sempre maggiore appesantimento del bilancio regionale sia a causa di un divario tra risorse e impegni crescenti, sia a causa di compiti sempre maggiori, voglio sottolineare un aspetto molto importante: da quando sono stati introdotti i provvedimenti della "Bassanini", la disponibilità delle Regioni è rimasta invariata e pertanto le attività regionali sono state incrementate unicamente dal trasferimento delle funzioni. Questo determina la necessità, da parte della Regione, di riconsiderare la gestione delle risorse proprie in modo che le economie che si possono fare sono indispensabili a rendere più flessibile e manovrabile il bilancio stesso, visto e considerato che le risorse fino ad oggi definite con la "riforma Bassanini" sono vincolate all'obiettivo per cui il trasferimento era stato fatto. E' chiaro che interviene a questo proposito il titolo V della Costituzione che rimescola il tutto.
Questo fatto del titolo V è una questione in capo al dibattito politico di questi tempi, perché superata dal titolo V la stessa filosofia delle "leggi Bassanini" è chiaro che si dovrà rideterminare non solo la possibilità delle Regioni alla propria autodeterminazione, teoricamente riconducendo tutto ad un grande fondo unico a disposizione del Governo regionale, ma dobbiamo ulteriormente sottolineare la necessità fondamentale di collegare la finanza pubblica in termini più complessivi, tra la finanza centrale e la finanza decentrata. Come tutti sanno, tra l'altro gli enti locali da tempo hanno molta più manovrabilità del proprio bilancio, perché è stata assegnata agli enti locali una capacità impositiva molto più forte di quella delle Regioni e pertanto questa situazione non può rimanere tale, dobbiamo fare in modo che la finanza pubblica abbia una sua armonia e abbia la possibilità di corrispondere effettivamente a quello che il titolo V ha determinato, cioè una suddivisione di ruolo, soprattutto in riferimento allo sviluppo della legislazione concorrente.
Questi maggiori compiti inaugurati con le "Bassanini" e completati con il titolo V che rende il Governo regionale molto libero, teoricamente, nello svolgere la propria funzione, hanno messo in capo alle Regioni ulteriori e pesanti incombenze e, purtroppo, proprio per questo non coordinamento della finanza pubblica, tra centrale e periferica, ci si trova di fronte a ostacoli di notevole difficoltà, primo fra tutti quello legato alla fornitura dei servizi sanitari, nel senso che voi sapete che una delle funzioni in capo al Governo regionale è proprio la sanità. Voglio sottolineare che ormai nel nostro bilancio la spesa sanitaria assurge all'82% dell'intero bilancio e voi capite cosa significa ciò in termini di risorse complessive, tenendo conto di cosa c'è dietro la manovrabilità della spesa per i servizi sanitari.
La strategia globale del Dpefr tiene conto di questa complessità generale e indica i punti di approdo. Un primo punto consiste nella prosecuzione delle iniziative di risanamento che il 2002 aveva già iniziato e nel recupero della capacità indicativa e prescrittiva del bilancio previsionale annuale del 2003 e di quello triennale, continuando il processo di alleggerimento strutturale delle poste di spesa permanente, basato su un approccio selettivo e non più confermativo delle risorse che l'anno precedente erano state definite. E' questo il primo punto della strategia finanziaria del Governo regionale, perché tiene conto della possibilità di poter utilizzare al meglio le risorse proprie, quelle derivanti dal fondo originario. Pensiamo, per esempio, ad una politica più adeguata del personale, che va rivista nell'utilizzo delle proprie aziende, dei propri enti e ovviamente, proprio perché ho detto prima che l'82% del bilancio riguarda la sanità, un forte impegno nella ridefinizione delle risorse destinate alla sanità.
Il secondo punto riguarda il completamento del riordino normativo della forma di leggi organiche e dei testi unici di settore, nell'ulteriore attuazione dei processi di decentramento amministrativo. Anche qui, per poter ragionare al meglio sull'utilizzo delle proprie risorse occorre fare più chiarezza nell'utilizzo delle risorse stesse. Ecco perché l'aggregazione di una pletora di leggi che riguardano lo stesso oggetto è necessaria, ormai, per rendere più spedita anche la lettura e la capacità di utilizzo degli strumenti che abbiamo a disposizione.
Terzo punto è il mantenimento del livello esistente della pressione fiscale. Questo è il terzo elemento della strategia di questo bilancio derivante da risorse tributarie autonome, attraverso il potenziamento e non solo il mantenimento della progressività complessiva del sistema tributario incidente sul territorio regionale. Inoltre dobbiamo tener conto che questa tassazione per certi ceti — abbiamo salvaguardato i più bassi — presenta una pressione notevole, pertanto il Dpefr tiene conto del fatto che, seppure per il 2003 non è possibile, per le grandi difficoltà di reperimento delle risorse disponibili, non tener conto di quell'impegno, ci dobbiamo impegnare per un tendenziale abbassamento di tale pressione negli anni successivi, in linea con i prevedibili incrementi che interesseranno le principali basi imponibili regionali; l'eventuale riduzione della pressione fiscale verrà pertanto valutata in tempo utile per gli effetti del bilancio 2004. Sapete che soprattutto per certi cespiti impositivi occorre definire la strategia almeno l'anno precedente.
L'altro punto su cui fa perno questa strategia è quello della necessità di dedicare una particolare attenzione alle ulteriori ristrettezze delle risorse statali trasferite dall'ingegneria finanziaria alla gestione della finanza innovativa. In questo contesto l'emissione del Bond per quanto riguarda i fondi del terremoto, è una delle strade da battere, così come è importante tener conto di una gestione attiva del debito, in quanto già l'esperienza ci dice che, essendo attenti anche alla gestione del debito che nel nostro caso corrisponde ad una forte quantità di risorse vincolate, è chiaro che può in qualche modo sollevarci da alcuni cespiti di interesse passivo. Inoltre il Dpefr, così come nella proposta della finanziaria è presente, fa riferimento ad ulteriori strumenti di carattere finanziario, che sono innovativi, come quello della cartolarizzazione, usato già da altre Regioni e che tiene conto delle necessità estreme, soprattutto per quanto riguarda la sanità.
Da ultimo dobbiamo tener conto che tutta questa strategia deve fare riferimento a una implementazione degli strumenti della programmazione generale e settoriale sempre più integrati con gli aspetti finanziari e organizzativi. La novità della riorganizzazione di bilancio non può non avere effetto anche sulla struttura amministrativa, che deve diventare sempre più efficace e correlata a questa nuova modalità di gestione delle risorse. In altri termini dobbiamo aumentare l'efficacia e l'efficienza.
Mi voglio soffermare, comunque, su alcuni aspetti fondamentali di questa strategia, essenzialmente su due che sono alla base di tutta la filosofia della strategia di bilancio: la manovra tributaria che abbiamo realizzato, ponendo in evidenza soprattutto le difficoltà a gestire una manovra di questa portata; quello che si sta facendo sull'altra partita cui avevo già accennato, cioè la strategia che ci si propone nel rivedere la gestione delle risorse della sanità.
Per quanto riguarda la gestione della manovra tributaria siamo alle prese con una confusione complessiva di competenza tra la gestione centrale del sistema tributario e la gestione periferica e soprattutto per quello che riguarda le Regioni, perché alcuni tributi su cui abbiamo fatto leva per la manovra finanziaria del 18 dicembre 2001, vedi l'Irpef e l'Irap in particolare, vengono a confliggere con le decisioni dello Stato centrale, che mettendo in crisi alcuni elementi fondativi di questi due tributi, pone in essere una situazione di confusione, perché noi oggi facciamo riferimento ad un'Irap non più pari a quella del 2002, ma le modifiche apportate con la legge finanziaria nazionale impongono la presa d'atto di una diminuzione del gettito, per esempio, per le esenzioni che sono state poste a carico di alcune categorie.
Da questo punto di vista ci sono diversi motivi che ci fanno capire la difficoltà di questa situazione. Per esempio, per quanto riguarda la stessa Irap ancora non si sono definiti i criteri dell'interpretazione e dell'applicazione di questa imposta, tanto è vero che c'è una diversa metodologia di calcolo, che le Regioni vorrebbero effettuato in un modo e quello che pensa il Ministero. A distanza di quattro anni ancora questo problema non è stato risolto. Così anche per quanto riguarda la compartecipazione all'accisa sulla benzina e all'addizionale dell'Irpef: saranno soggetti a continue determinazioni dipendenti dalla necessità di un progressivo assestamento del meccanismo, tant'è che anche sul discorso dell'Irpef i calcoli che avevamo fatto per il 2002 abbiamo dovuto rivederli, perché le differenze prospettate sono diverse da quelle che si sono verificate a consuntivo.
E' ancora molto magmatica la situazione dei trasferimenti. Si dice, da parte di qualche ente di statistica, che addirittura la quantificazione dei trasferimenti statali è in discussione, pertanto non sappiamo esattamente quanto ci verrà rispetto all'anno 2002 e un'altra questione di fondo sembra finalmente definita, pur se la delibera del Cipe, che deve prendere atto dell'incontro fatto dalla Conferenza Stato-Regioni non ha ancora definito quell'intesa e pertanto non sappiamo se le intese che a Fiuggi erano state raggiunte saranno recepite o meno dal Cipe stesso. Si parla di un ulteriore taglio di circa 165 milioni di euro, ma non sappiamo esattamente l'ammontare.
Inoltre non sono a priori conoscibili gli effetti per ciascuna Regione del meccanismo perequativo insito nel D. Lgs. 56 del 2000. Questo stato di incertezze ha aggravato notevolmente il quadro complessivo delle entrate e pertanto le entrate complessivamente intese della Regione, comprensive di tutti i trasferimenti e soprattutto delle tasse aggiuntive definite nel 2001, dovrebbe ammontare a 2.972.600.000 euro. Questo è il quadro. Le entrate aggiuntive di Irap e Irpef comunque sono state riviste verso il basso di circa 19 milioni di euro. E infatti l'effetto congiunto degli articoli 2 riduce la base imponibile, quindi il gettito percepito dalla Regione in base alla legge 35/2001. L'incertezza sugli andamenti reali, sulle basi macroeconomiche di riferimento è stimabile nel breve periodo a circa 50 milioni di euro e non è cosa di poco conto. Sulla base complessiva delle entrate complessive che ho testé citato 50 milioni di euro di intedeterminatezza sono non poca cosa. A questo dobbiamo aggiungere la potenzialità che la manovra sulle modifiche dei flussi di spesa, soprattutto alla luce del "decreto Tremonti", il cosiddetto "freno spesa", ha aggiunto. I timori nutriti con riferimento alle entrate fiscali sono alimentati dagli ulteriori timori di limature in corso d'opera che durante il 2003 potrebbero arrivare, provenienti dalle risorse del bilancio centrale, imprevedibili, e pertanto ancora più temibili per le Regioni.
Questo quadro che vi ho proposto la dice lunga su quanto questa manovra di carattere fiscale risulta ancora indeterminata, con cui dobbiamo fare i conti. Ma soprattutto dobbiamo considerare che il nostro impegno deve essere rivolto alla sanità, non solo perché è uno dei settori più importanti del welfare regionale, ma perché l'entità delle risorse comporta di per sé una attenzione del tutto speciale. Questo deriva soprattutto dal fatto che le Regioni da questo punto di vista amministrano in maniera molto autonoma il fondo ad esse trasferite. Non solo, ma il processo di decentramento ha trovato completamento nell'attribuzione di una piena autonomia legislativa, oltre che finanziaria delle Regioni, sia pure all'interno di un quadro di riferimento stabilito a livello centrale. Voi sapete che abbiamo corso il rischio che il ministro Sirchia facesse passare alla Conferenza delle Regioni un nuovo meccanismo di disegno della distribuzione del fondo, che non toccava l'entità complessiva ma che si inseriva nei meccanismi di riparto del fondo stesso e questo riparto non teneva più conto di uno dei criteri fondamentali che ci interessa, riguardante l'anzianizzazione della popolazione, ponendo in crisi proprio le Marche rispetto al fatto che il nuovo meccanismo avrebbe fatto sì che il fondo della nostra regione sarebbe stato tagliato di circa 80 miliardi. L'accordo di Fiuggi ha sventato questa possibilità, però rimane un fatto di fondo che non riguarda solo le Marche, ma tutte le Regioni: nonostante la riconferma del fondo complessivo sulla base dell'accordo dell'8 agosto 2001 noi denunciamo ancora una volta una sottostima complessiva dell'impegno che il nostro Governo pone nei riguardi della sanità, che tiene conto di quanto il fondo sanitario regionale sconta rispetto alle previsioni di crescita del fondo stesso, che per il 2002 è stato del 3,98% e per il 2003 sarà del 3,83%, percentuale che sarà più bassa per quanto riguarda gli anni 2004 e 2005, ma queste percentuali di aumento che derivano dalla legge 405 (impegni dell'8 agosto), purtroppo non tiene conto non del tasso di inflazione programmato generale, ma di quello che è stato negli ultimi 10 anni un trend inflattivo dei costi della sanità che si aggira dal 6 all'8%. L'anno scorso ha superato il 7%. Pensate solo che un punto in percentuale che non tiene conto dell'inflazione reale, per il nostro fondo ammonta a un impegno di 40 miliardi ed è chiaro che l'1%, se lo moltiplichiamo per il differenziale dello scostamento tra il 7 e l'8% dell'anno precedente e l'aumento del 3,83 che subirà il fondo per lo stesso anno, ci porrà in grosse difficoltà per mantenere i livelli di trasferimento della spesa sanitaria.
Da questo punto di vista la Regione ha già messo in essere alcuni provvedimenti che troveranno conferma nelle decisioni che dopo questa seduta di bilancio il Consiglio regionale si troverà a discutere, circa la nuova struttura della sanità, quella che sarà cioè la legge di riordino della strutturazione sanitaria, accompagnato dall'atto amministrativo per il nuovo piano sanitario. Questi due provvedimenti avranno un rilievo fondamentale per la gestione della sanità complessivamente intesa, ma nel frattempo, successivamente agli impegni del 18 dicembre 2001, la regione ha posto in essere alcune strategie che già stanno dando frutti. Sono interventi di breve periodo e interventi strutturali che si accompagneranno ai due provvedimenti di cui ho parlato.
Ecco perché nel breve periodo uno degli impegni assunti è quello di ricondurre a livello unitario regionale il controllo economico e finanziario e il miglioramento della gestione mediante un'azione di banch-marking regionale e nazionale concernente i contratti di tesoreria, di leasing immobiliare e mobiliare, di noli e assicurazioni. Non potendo in passato avere un controllo preciso di questi aspetti, si è determinato nell'ambito della regione uno sfrangiamento di strategia che, posto sotto controllo, potrà consentirci risparmi abbastanza cospicui. La piena messa a regime della centrale degli acquisti per una gamma di categorie merceologiche ci consentirà, su economie di scala, di risparmiare in maniera sensibile. Voi sapete che concentrare gli acquisti attraverso contratti unici potrà consentire sconti molto cospicui.
Il terzo punto riguarda la prosecuzione della regolamentazione dell'azione di intervento della spesa farmaceutica la quale è uno dei talloni d'Achille della spesa sanitaria. Il fatto che l'accordo nazionale abbia dato la possibilità di mettere in parte sotto controllo la spesa farmaceutica non è esaustivo di quanto si potrà fare. Ecco perché a questo abbiamo fatto aggiungere la possibilità di una gestione adeguata della stessa farmaceutica attraverso la riduzione del 50% della distanza tra il valore minimo e massimo della variabilità della spesa farmaceutica pro-capite registrata nelle diverse aziende e l'adozione di sistemi di controllo dei livelli di consumo e di prescrizione in tempo reale, con l'utilizzo di protocolli terapeutici nel programma di de-ospedalizzazione domiciliare, specificati su base aziendale. Non solo, attraverso il commissariamento siamo riusciti a far assumere una responsabilità gestionale diversa dal passato, basata su obiettivi budgettizzati, coerenti con le previsioni delle tabelle che sono state riportate nello stesso Dpefr, cioè attraverso una politica di budget si vuol mettere più sotto controllo la spesa tendenziale delle varie realtà aziendali.
Inoltre si è tentato — ha destato qualche critica che deve essere compresa e anche valutata — di realizzare una ridefinizione delle politiche, delle tariffe e della relativa classificazione dei Drg, assumendo l'appropriatezza come criterio di finanziamento delle aziende, contestualmente all'incentivazione del regime assistenziale in day-hospital. Anche questa è una frontiera nuova che dobbiamo sviluppare al massimo, ma dobbiamo tener conto degli equilibri che questa politica delle nuove tariffe dei Drg può comportare alle aziende ospedaliere in particolare, in riferimento alla mobilità passiva e attiva.
Inoltre, un altro punto già messo in essere è stato quello della promozione di forme di corresponsabilizzazione delle strutture pubbliche e private e dei professionisti accreditati anche mediante il ricorso ad accordi interregionali, al fine dell'adozione di azioni e misure in grado sia di invertire la tendenza della mobilità passiva impropria, sia di incidere sl terreno dell'appropriatezza e dell'efficacia. Anche questa è un'azione molto importante per fare in modo di utilizzare al meglio l'efficacia delle nostre strutture sanitarie.
Inoltre abbiamo impostato una riduzione fino al 10% delle prestazioni specialistiche di diagnostica, duplicate e frammentate a favore di pacchetti integrati. Anche questa manovra si sta implementando gradualmente, incontrando molte difficoltà, perché si passa ad un diverso regime, per esempio dell'utilizzo della specialistica, cosa molto importante per quanto ci riguarda, in quanto nelle Marche registriamo molti punti in più — il 16% rispetto al 9% — della spesa specialistica in campo nazionale.
Inoltre, la rinegoziazione dei leasing, la valorizzazione del patrimonio immobiliare, l'organizzazione di un'area permanente di interventi sulle politiche della sicurezza sui luoghi di lavoro, la messa a regime di un sistema di riscossione dei tickets, di rivalsa nei confronti dei tickets non pagati e dei referti non ritirati.
Queste sono tutte politiche di breve periodo, inoltre abbiamo tutti gli aspetti strutturali, a partire dalla riorganizzazione della rete ospedaliera, alla ridefinizione della convenzione con l'università, al discorso di un nuovo modello organizzativo che dovremo implementare nella nuova realtà delle aziende ospedaliere e territoriali.
Sono tutti provvedimenti adottati in maniera molto precisa attraverso il commissariamento. Sono cose fondamentali rispetto all'utilizzo corretto delle risorse disponibili, anche perché il quadro normativo in cui si colloca il bilancio di previsione continua a risentire, come ho detto prima, degli elementi di incertezza, pertanto dobbiamo al meglio fare riferimento alle risorse date.
Questi elementi incidono in maniera tale da non poter acquisire certezze circa il volume delle risorse sulle quali fare affidamento fare affidamento per esercitare le funzioni nelle materie di competenza esclusiva e quelle delegate. Oltre a questi elementi ricordo il rispetto del patto di stabilità che vincola le Regioni consentendo alle stesse un incremento di spesa del 4,5% delle risorse impegnate nell'anno 2000, l'esigenza di allinearsi ai provvedimenti della legge finanziaria nazionale e soprattutto la prosecuzione del percorso di rigore della gestione finanziaria. Il maggior fabbisogno è attribuibile inoltre al settore Sanità, in ragione della copertura di alcune spese conseguenti alla decisione di garantire comunque alla comunità regionale certi livelli di assistenza (es. riabilitazione e medicina dello sport). L'impatto maggiore è tuttavia riconducibile ai ritardi nell'erogazione dei finanziamenti delle quote del fondo sanitario nazionale, che si traducono in ingenti oneri finanziari a carico della Regione. Spero che l'ultimo accordo fatto sulla sanità che sarà sottoposto al Cipe, ci dia la possibilità di reintegrare tutte le somme che erano state promesse dall'accordo del 2001 ma che ancora non sono arrivate e per far fronte a questa mancata provvista abbiamo dovuto impegnare anticipazioni che costano moltissimo.
Di fronte a questo quadro, la risposta propositiva del governo regionale non può che tradursi nel consolidamento delle prioritarie strategie finanziarie e fiscali già esplicitate nel bilancio di previsione 2002 e nel successivo Dpefr 2003 2005: la politica di rigore sul . fronte della spesa ed un attento presidio delle fonti di entrata.
Fermo restando il vincolo delle uscite inderogabili, il contenimento della spesa si è concretizzato in una riduzione generalmente pari al 15% per la spesa corrente ed al 5% per la spesa di investimento.
La Giunta regionale ha comunque inteso individuare due eccezioni rilevanti motivate dalla decisa volontà di mantenere gli attuali livelli di servizio ai cittadini e di assicurare un adeguato trasferimento di risorse al sistema delle autonomie locali, già pesantemente sacrificato dai tagli decisi con la finanziaria nazionale.
Per i servizi sociali si prevede una riduzione della spesa complessiva pari a circa il 5%, determinata da una diminuzione della spesa corrente inferiore al 15% e, addirittura, da un aumento di quella per investimenti. L'assessore Secchiaroli già da qualche settimana sta sottolineando che siamo alle prese con una sostanziale incertezza rispetto a una previsione di ulteriore taglio sulla spesa sociale che sarà dirompente per il nostro sistema di welfare, perché se è vero che il fondo della 328 sarà tagliato di 22 miliardi, sarà una cosa tragica.
Altrettanto si è deciso per il sostegno al trasporto pubblico locale, che incide per 60 milioni di euro e per il quale non è possibile prevedere contrazioni, considerando che i contratti triennali si prolungano fino al 2004.
Tra le spese di investimento la riduzione risulta minore del 5% per il territorio, l'ambiente e le attività produttive, settori per i quali il Governo regionale intende comunque confermare una responsabile politica di sostegno.
La manovra di riequilibrio finanziario comprende significativi interventi anche sul fronte delle entrate. Ad un'attenta azione di accertamento e riscossione dei tributi propri, si affianca una gestione attiva del debito. Il ricorso agli strumenti di finanza innovativa ha già prodotto positivi effetti, come in occasione dell'emissione del Tellus Bond, che ha consentito di anticipare la disponibilità finanziaria dei contributi statali previsti per il programma di ricostruzione dal terremoto. Anche sul versante delle entrate la Regione ha inteso confermare l'espressione di precise scelte politiche, ad esempio prevedendo la riduzione dell'aliquota dell'Irap a favore delle cooperative sociali di tipo A, cui corrisponde una agevolazione pari a circa 400 mila euro.
Un elemento di valorizzazione del bilancio è costituito dalle agende strategiche regionali di sviluppo locale, già previste dal piano regionale di sviluppo. Tali strumenti, il cui dettaglio sarà fornito con la nuova legge sulla programmazione attualmente in corso di definizione, consentiranno, nelle aree economicamente più critiche, di aumentare la progettualità e la competitività del territorio.
Le risorse di bilancio destinate alle agende sono pari a 6,5 milioni di euro, iscritti tra i fondi globali. Ad esse si aggiungono una parte, anche se minima, delle risorse comunitarie che verranno utilizzate a favore della programmazione negoziata.
Esaminiamo ora brevemente la relazione al bilancio.
Come si può vedere le entrate, comprese le contabilità speciali ammontano a 6.640.208.382,61 euro a fronte di uscite per pari importo ripartite tra spese inderogabili sanità, interventi settoriali, cofinanziamenti Ue, fondi globali e disavanzo sanità. Per quanto riguarda le aree di intervento possiamo vedere che per l'assetto istituzionale e organizzativo sono previste spese per 69.957.881,79 euro di cui 45.983.139,47 di parte corrente e 23.979.742,32 di investimenti; per programmazione e bilancio spese per 438.348.425,53 euro di cui 236.420.764,51 di parte corrente e 201.927.661,02 di investimenti; per il settore sviluppo economico sono previste spese per un totale di 267.058.046,83 di cui 66.937.264,47 correnti; per il settore territorio e ambiente spese per complessive 313.634.592,31 euro di cui 135.303.550,56 di parte corrente; per il settore dei servizi alla persona ed alla comunità spese per complessivi 2.211.165.616,36 di euro di cui 2.101.002.520,91 euro di parte corrente.
Per quanto riguarda la Commissione occorre premettere che la stessa ha tenuto conto delle rigidità presenti rispettando le indicazioni di contenimento della spesa. Sono state introdotte alcune non consistenti modifiche dal punto di vista finanziario, quelle di parte corrente poste all'interno degli equilibri di bilancio e quelIe per investimenti attraverso il ricorso al mutuo. Alcuni esempi fra i più consistenti riguardano: territorio e ambiente con la previsione di un aumento di 500.000,00 euro per le attività di pronto intervento. IN particolare, per quanto riguarda la difesa della costa sono stati denunciati dalle amministrazioni locali interventi necessari e assolutamente urgenti; nel settore del sociale è stato aumentato lo stanziamento per le borse di studio Ersu di 500.000,00 euro, tenendo conto che questa somma è compartecipata e quindi metterà in movimento analoghe risorse a livello statale.
Assieme ad altre variazioni di scarsa entità il resto delle variazioni riportate nella relazione accoglie le richieste della Giunta regionale riconducibili a novità intervenute dopo l'approvazione della proposta da parte della Giunta stessa. Sono pervenuti emendamenti anche di notevole rilevanza da parte della Giunta, dovuti al fatto della comunicazione da parte dei vari Ministeri, sulle varie partite di bilancio.
Si è intervenuti anche nell'articolato cercando di dare risposta ad esigenze che sicuramente potevano essere risolte senza comportare impegni finanziari.
Concludo con una illustrazione molto sintetica di un documento che la Commissione propone al Consiglio, che ha originato la discussione iniziale di questo nostro dibattito sul bilancio e che attiene la necessità per il 2003 di entrare definitivamente a regime nell'applicazione corretta della legge 31. Questo documento non deve essere interpretato — lo sottolineo soprattutto per una reazione che ha manifestato l'assessore al bilancio quando abbiamo letto questo ordine del giorno che aveva costruito la seconda Commissione — come censura, ma deve essere una raccomandazione, perché, per le motivazioni già esposte ho chiarito i motivi per cui siamo arrivati ad oggi a discutere il Dpefr, proprio per le difficoltà di quadro finanziario complessive e per il fatto che il Ces, allorché il 31 luglio il Dpefr era stato licenziato, vista la complessità del documento e l'incertezza dei dati complessivi aveva chiesto tempo per poterlo esaminare. L'assessore ha chiarito abbondantemente questo fatto, però per ribadire che nel 2003 si possa andare verso una diversa impostazione temporale, noi vogliamo fare questa raccomandazione, tenendo conto che il Dpefr che sarà presentato nel luglio del 2003 non sarà certamente della stessa natura del Dpefr che qui approviamo, cioè un Dpefr dettagliato, preciso, che non solo chiarisce tutte le strategie della Giunta, ma il quadro di riferimento che la legge 31 dice debba essere inserito nel Dpefr farà i conti con l'incertezza che avrà luogo a luglio rispetto al fatto che saremo in possesso del Dpefr nazionale ma sicuramente, visto e considerato come sono andate le cose nella finanziaria 2002 — ricorderete il maxiemendamento che ha ribaltato completamente la filosofia della finanziario — non sapremo quali saranno i trasferimenti statali.
Pertanto questo documento vuol essere una raccomandazione, però dobbiamo sapere oggi che a settembre non saremo in possesso di un documento della stessa natura ma di un documento molto più di indirizzo e molto meno dettagliato.
Pertanto la II Commissione consiliare permanente vi propone questo ordine del giorno: "Il Consiglio regionale, visto l'art. 3 della legge 31; considerato che il Dpefr deve essere uno strumento di programmazione propedeutico al bilancio di previsione; considerato che l'anno 2003 è il primo anno di applicazione dell'art. 3 della legge 31/2001; ritenuto che il ritardo con cui il Dpefr 2003 è stato presentato al Consiglio regionale ne pregiudica la funzione di raccordo sulla programmazione di bilancio, impegna la Giunta regionale ad adottare e presentare per i futuri esercizi il Dpefr nei termini previsti dall'art. 3 della legge 31/2001".
Questa relazione che comprende i tre atti che dovremo votare in termini separati, ha voluto chiarire in maniera abbastanza puntuale e precisa la situazione con cui abbiamo a che fare, che è molto delicata, sull'equilibrio complessivo della finanza regionale, soprattutto per quanto riguarda la sanità su cui già ci siamo incamminati a risolvere molti problemi ma che difficilmente nel breve periodo potrà darci quei risultati che ci aspettiamo, perché tutti sappiamo quanto è complicato mettere le mani su un settore come questo, però è bene che il Consiglio sia avvertito di queste difficoltà che purtroppo rendono molto complicato e poco agibile, da parte del Governo regionale, attuare una strategia efficace ed incisiva, proprio per un quadro economico-finanziario molto farraginoso, che non consente la stabilità necessaria.
La cosa che sottolineo è che la II Commissione non ha stravolto l'impianto complessivo, proprio per le difficoltà di cui vi ho parlato. Qualcuno parla di "bilancio blindato": è un bilancio che fa i conti soprattutto con le difficoltà con cui è stato costruito.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Castelli. Durante l'intervento del consigliere Castelli saranno chiuse le iscrizioni. Ciò per permettere di controllare e programmare i nostri tempi.

GUIDO CASTELLI. Cari Presidenti, si corre sempre il rischio, quando c'è l'approvazione del bilancio, di cadere nel gioco delle parti e che quindi ciascuno di noi sia tenuto ad interpretare il documento comunque e sempre in ragione della propria appartenenza politica. Visto che a nostro avviso questo documento di bilancio, il Dpefr sono in realtà afflitti da discrasie, antinomie, stranezze, ricorrerò all'aiuto augusto, al sussidio di un esponente della sinistra che pongo all'attenzione dei miei colleghi, in maniera tale che le mie parole saranno le stesse che questo augusto, esimio, prestigioso collega di sinistra ha detto, focalizzando la mia attenzione su tre argomenti.
Primo concetto: "Se si passa dalla lettura del Dpefr che contiene obiettivi difficilmente non condivisibili, alla manovra di bilancio, ciò che colpisce di più è la crudezza delle cifre rispetto agli obiettivi che vengono delineati". Per "crudezza" sta l'impossibilità di conseguimento.
Secondo concetto. Cito quanto dice questo autorevole esponente della sinistra: "E' indubbio che le quantità delle risorse che vengono trasferite dalla fiscalità generale alla Regione è in diminuzione, però il bilancio sempre più testimonia un irrigidimento progressivo, con il rischio che sia definitivo se non si modifica principalmente la spesa sanitaria, che è l'unica che può liberare risorse per altri interventi".
Terzo concetto, il più significativo: "Mentre si discute con attenzione il bilancio 2003 e il triennale, è necessario riuscire a trovare il colpo d'ala per uscire da una situazione in cui non solo il bilancio è ingessato ma rischia di essere un cappio al collo della Regione per qualsiasi Amministrazione".
Non lo dico io, non lo dice Ceroni, non lo dice Ciccioli, queste sono le parole di Emilio Berionni, già Vicepresidente della Giunta regionale e assessore al bilancio di questa Regione, che evidentemente certe cose le sa, le conosce e le sa leggere. Viva Berionni, che ha dato veramente una dimostrazione di onestà intellettuale, di intelligente capacità di analisi, ma soprattutto, di fronte a una situazione così evidente, non ha potuto che ammettere quelle che sono delle chiare, evidenti, assolute responsabilità di questa Amministrazione regionale a partire dal primo mandato D'Ambrosio, che si sono accumulate nel tempo.
Quando ho pensato di iniziare questo mio discorso facendo riferimento a Berionni, ho voluto fare riferimento soprattutto a un dato che dovrebbe richiedere, da parte di tuta la maggioranza, una maggiore serietà perché la situazione è drammatica, assolutamente fuori controllo, fuori da ogni possibilità di gestione e ancora, purtroppo, vediamo che la Giunta regionale invece di prendere il toro per le corna, verificare con chiarezza quali cose debbono essere fatte, quali iniziative concretamente debbono essere prese preferisce il vittimismo: "la colpa è di Berlusconi", "la colpa è del destino cinico e baro", "la colpa è di tutti" ma ancora non si pensa con serietà di affrontare i nodi della situazione finanziaria e contabile che ha portato a questa situazione, una situazione gravissima, che ancora non vede i consiglieri, gli assessori, i membri di questa Giunta consapevoli del rischio che stiamo correndo tutti insieme e che sempre di più assomigliano agli allegri passeggeri del Titanic che, incuranti dell'iceberg che arriva, continuano sulla tolda a ballare il loro valzer. Così Marco Luchetti, che deve comunque svolgere il suo compito, balla il valzer, la polka e la mazurca e con la sua onestà intellettuale, qua e là fa trasparire dei problemi seri.
I colleghi di Forza Italia se la sono presa, perché anche noi abbiamo detto "non continuiamo in questa finzione giuridica, presumendo e sostenendo che il Dpefr e il bilancio sono cose diverse. Sono la stessa cosa, tanto è vero che il Dpefr, per ammissione stessa dell'assessore al bilancio, altro non è che la rimasticazione, o forse viceversa, della relazione al bilancio. E allora non voglio giocare alla finzione, anzi stiamoci a questo gioco e chiariamo invece che, pur contrariamente a qualsiasi sequenza normativa che vuole prima il Dpefr approvato e dopo il bilancio, ci stiamo e potremo dire sempre che addirittura questo è l'unico ente che fa l'atto di programmazione e l'atto di esecuzione della programmazione, nel breve volgere di qualche ora, di qualche minuto e contestualmente. Questa è la certificazione del fatto che questa Amministrazione non ha nessuna capacità di predisporsi culturalmente alla programmazione.
Il problema non è solo quello del Dpefr, ce n'è uno molto più grave, perché sul Dpefr era il primo, è successo qualche cosa, c'è un ordine del giorno, che ho condiviso, in cui si dice "il Dpefr fatto così non serve a nulla". L'assessore si è arrabbiato, ma Marco Luchetti ha detto la cosa più ovvia: il Dpefr così non serve. Io mi sono permesso solo di chiosare un'ulteriore argomentazione, dicendo "almeno evitiamo che siano contenute nel Dpefr delle notazioni che erano valide a settembre e che non sono più valide a febbraio". Va bene che oggi è il giorno di Carnevale e dal punto di vista della calendarizzazione si attaglia al meglio a questi documenti contabili, però evitare di sostenere che il minor gettito dell'Irap sia dovuto alla legge finanziaria è un falso storico.
Questo bilancio viola in maniera assolutamente radicale la legge 31 sulla contabilità, non solo e non tanto perché manca il Dpefr ma perché manca un allegato che è l'architrave di tutta la costruzione fatta con la legge 31, cioè il Poa, piano operativo di azione che la legge 31 prevede come allegato. L'alleggerimento di leggibilità, la ricapitolazione in Upb degli interventi, il sostanziale cedimento in termini di trasparenza, di localizzazione delle risorse che è contenuto nella legge 31 era stato motivato da una precisa affermazione o preciso chiarimento normativo: "è vero che io divido i capitoli in Upb, ma legato al bilancio fornisco ai consiglieri, alla Regione — perché diversamente bisognerebbe essere il mago Oudini o prestidigitatori che in qualche modo cercano di capire qualcosa — ci metto il Poa", perché nel Poa si leggono le allocazioni, sia pure provvisorie, di quegli allegati che, diversamente, sono solo un fastello di cifre, di somme senza volto, senza nome, sotto le quali si possono celare le nefandezze contabili più evidenti, in cui ciascuno potrebbe esercitarsi in un vuoto gioco di acrobazie contabili che oggi e domani potrebbero portare tutto a essere vero o verosimile.
Questo è un fatto gravissimo. Non aver messo il Poa, non solo affligge di illegittimità questo strumento. Non ne voglio fare una questione formalistica, mi riferisco anche ai consiglieri di minoranza, perché nel momento in cui la legge 31 parla del Poa, parla di uno strumento che era il contrappeso imprescindibile di quella nuova legge di ordinamento contabile che, altrimenti, diventa la foglia di fico dietro la quale è possibile coprire o cercare di coprire ogni nudità. Quindi noi stiamo approvando un bilancio non solo secondo tempi che sono ristretti, non solo secondo un ordinamento di risorse assolutamente incomprensibile, ma stiamo approvando un bilancio che è illegittimo, perché non ci consente di entrare nello specifico di quello che i vari super manager, i nostri dirigenti, i nostri capi dipartimento dovranno fare con queste deleghe. Noi stiamo consegnando un assegno in bianco, caro D'Angelo, perché il rischio è poi soprattutto per quelle tante normative che i gruppi verdi fanno proliferare, per poi trovarsi senza il becco di un quattrino al momento debito. E siccome su questo Principi ha parlato sia della normativa antirumore, sia sull'elettrosmog, sia sui parchi, è interesse di tutti, al di là delle reciproche e non condivise, in questo caso, opinioni, che questo Consiglio non venga espropriato per lo meno della possibilità di capire se quella firma che stiamo mettendo in calce a quell'assegno debba essere, almeno apparentemente, almeno in via provvisoria, dedicata all'una piuttosto che all'altra operazione. Quindi il problema è serio, è grave e purtroppo evidenzia come questa maggioranza abbia ormai per intero applicato il principio secondo cui la legge per gli amici si interpreta e per i nemici si applica. In questo momento noi siamo i nemici e abbiamo dovuto anche sorbettarci la presentazione del bilancio che ci ha fatto ricordare il film di Alberto Sordi che hanno trasmesso nuovamente tre giorni fa, in cui lui che non aveva voglia di lavorare continuava a dire "A me m'ha rovinato la guera", e io continuerò a dirlo, perché D'Ambrosio, Agostini e gli altri continuano a dire che li ha rovinati la "guera" e hanno cominciato a dire, alla presentazione del bilancio, "la colpa è del Governo", per due motivi.
Conferenza stampa del Presidente D'Ambrosio che dice "Le attribuzioni del riparto sanitario — eravamo prima di Fiuggi e Fiuggi è una città cara, soprattutto a noi di Alleanza nazionale, deve essere cara maggiormente al Presidente della Giunta D'Ambrosio — saranno assolutamente nefaste per il nostro bilancio". Ebbene, c'è stata Fiuggi e quel taglio non c'è stato.
Secondo problema. l'assessore Agostini dice "La finanziaria, con l'introduzione di nuova fasce di esenzione Irap ci ha portato nella condizione di un decremento spaventoso del gettito Irap. Il decremento è di un miliardo e certo non per questo tipo di introduzione. Ben più grave l'errore della previsione di gettito dell'Irap che avevamo pronosticato, che avevamo preventivato, che Luigi Viventi aveva giustamente detto, essendo quella previsione di gettito fondata, come un castello di sabbia, come i secchielli di un bambino che noi avevamo capito non potevano rispondere alla verità.
Quindi siamo in questa condizione. Leggiamo il Dpefr. Lo dice Berionni: è il libro delle belle speranze. Lo sentiamo da dieci anni: "dobbiamo fare la riforma del personale, dobbiamo disboscare agenzie, enti e aziende partecipate", il Presidente D'Ambrosio sono ormai otto anni che siede su quello scanno e ancora siamo in attesa, come il personaggio di Kafka, del messaggio dell'imperatore. Imperatore, vogliamo la riforma del personale, vogliamo che finalmente enti, agenzie, aziende partecipate abbiano sulla propria clavicola la scure che preconizzano tutti da tempo, vogliamo queste cose, ma finiamola di dirle, basta, passiamo ai fatti, perché non è più tollerabile che, oltre al famoso "a me m'ha rovinato la guera", si possa continuare a sostenere che ormai siamo prossimi al traguardo ma non si arriva mai.
Quindi un Dpefr banale, libro degli intenti, intenti che ormai sono stati reiscritti, per usare un termine caro alla contabilità di questa Regione, da otto anni, promesse che hanno soprattutto il sapore di un esercizio retorico e teorico, salvo poi inserire una parte finanziaria che è un sunto alla relazione del rendiconto 2001 in cui ci sono altre indicazioni, alcuni elementi statistici, quindi tutto meno quello che dovevamo aspettarci da una seria attività di programmazione. Quindi capiamo il perché della 31. La 31 doveva significare allontanare il fastidio della lettura del bilancio. "Non disturbate il manovratore": questa è la legge 31 così come applicata, così come oggi vissuta da un'aula che si deve interrogare. Ripeto, mettiamoci tutti intorno al tavolo, speriamo che abbia tre piedi, mettiamo le nostre dita unite e cerchiamo di capire qualcosa ricorrendo agli spettri, ricorrendo a qualcosa di sovraterreno per capire cosa c'è dietro. Noi ci abbiamo provato a capire, non è facile fare il rabdomante dei liquidi che si stanno muovendo nella colonnina di mercurio di questa Amministrazione. Certo è un fatto: non si può più, oggi, fare riferimento acritico al famoso 82% di erosione della spesa sanitaria rispetto al bilancio, pensando che questa cifra, che questa percentuale sia una sorta di iattura che qualcuno ha mandato su questa Regione. E' elemento di responsabilità, è elemento gravissimo, ma che si accompagna a una gestione allegra di questa Amministrazione regionale che da troppi anni utilizza dei giochetti contabili per nascondere la realtà dei fatti: una sistematica operazione di sovravalutazione dell'avanzo di amministrazione.
Mi sono portato le cifre. Non è possibile che tra l'avanzo presunto in sede di bilancio di previsione e l'avanzo certificato in sede di rendiconto vi siano scostamenti del 30, del 40, del 50%, a dimostrazione del fatto che l'avanzo altro non è che il serbatoio di speranze per poter assolvere il fastidio della democrazia collegiale, chiamata attraverso i consiglieri a esprimere un voto sul bilancio. Vogliamo parlare dei residui? Parliamo dei residui, ne ho parlato anche in Commissione.
Residui perenti. Qui siamo addirittura all'affermazione orgogliosa dell'utilizzo dei residui per la copertura del disavanzo. A pag. 134 del Dpefr si fa riferimento all'utilizzo della copertura del residui perenti per finanziare il disavanzo di spesa e si dice che le somme che mettiamo a disposizione per pagare i nostri debiti sono passate dal 65, 1 del 1999 al 36,1 del 2001, il che vuol dire che noi prendiamo i soldi dei nostri creditori e li mettiamo da parte, momentaneamente, per pagare i disavanzi e per inserire poste contabili che on sono finanza creativa, sono qualcosa di peggio, sono creazione di disavanzo sommerso per giustificare poste contabili che da anni e anni stanno portando i livelli di spesa di questa Amministrazione dissennata a situazioni assolutamente inaccettabili.
La Corte dei conti parla del 70% come della percentuale ragionevole di copertura dei residui perenti, qui invece si dice "evviva, siamo al 35%, ho tolto i soldi ai miei creditori, li uso diversamente, così posso far quadrare i conti". Poi lacrime, pianti e si va a vedere che nell'esercizio virtuoso di questa manovra contabile ci sono anche i residui attivi. Non solo tiriamo fuori i soldi dal salvadanaio, li togliamo alla nonna che ce li doveva dare a Natale per pagarci altro, ma andiamo a vedere la lista dei residui attivi, pre-consuntivo del 2002 e vediamo cose veramente sorprendenti. C'è da dire che forse uno potrebbe pensare che questi crediti non hanno quel grado di veridicità che dovrebbero avere e siccome il lupo perde il pelo ma non il vizio, abbiamo ancora chiaro quello che successe nella famosa, vergognosa operazione del rendiconto 2000. Ve lo ricorderete, colleghi di maggioranza, il rendiconto del 2000: pochi mesi prima che le ghiandole lacrimali dei coccodrilli anconetani "rossi", dicessero "siamo alla frutta, stiamo finendo", hanno fatto un rendiconto con 70 miliardi di denaro in più per finanziare, guarda caso, qualcosa che cadeva proprio dopo le elezioni regionali. Ebbene, se andate a vedere quel rendiconto ci sono circa 88 milioni che sono delle entrate subito portate in economia, sono entrate e sono subito uscite. Questi miracoli sono stati possibili. Ecco perché dico "andiamo a vedere i residui attivi", perché se dobbiamo lanciare atti d'accusa, riformare il bilancio, vedere cosa è possibile fare, dobbiamo anche andare a vedere che ne facciamo dei nostri crediti. Scusa Umberto, ma nel momento in cui tu non dovessi avere una lira, ci vai o no dai tuoi creditori a dire "ridatemi i soldi"? Il Presidente D'Ambrosio ritiene di non andarci; per una questione di eleganza il Presidente D'Ambrosio non va a richiedere i tre miliardi del 1989 per la formazione professionale, cap. 2011112, il Presidente D'Ambrosio non va a riprendersi i 10 miliardi del 1989 per la formazione professionale, cap. 20111001. D'Angelo, neanche i soldi del monitoraggio ambientale, un miliardo dal 1991: sono 12 anni, i tuoi elettori li chiedono quei soldi che stanno lì senza movimentazione alcuna da 11 anni. Poi, un miliardo e mezzo, recupero somme da enti locali personale comandato dal 1990 al 2000; recupero anticipazioni strutture per assistenza psichiatrica, 8 miliardi dal 1997; percorsi giubilari, 4 miliardi dal 1998; calamità atmosferiche, 18 miliardi dal 1996 al 2001; erosione costiera 8 miliardi dal 1989, sono 14 anni che i nostri soldi sono lì ma che vengono lasciati lì e noncuranti di questa diseconomia, di questa assenza di produttività non vengono utilizzati per le destinazioni che erano state previste. Vogliamo arrivare ai progetti Ptta? Recupero ambientale, 13 miliardi dal 1996. Sto citando tutti capitoli che non hanno avuto movimentazione alcuna dalle date che ho indicato: si parla del 1987, del 1988. Allora c'è da dire: sono crediti veri o sono crediti falsi? Giochiamo con gli assi nella manica? Dobbiamo pensare che se dovessimo trovare qualche verità la Colt dell'avversario ci dice "lascia perdere", oppure sono soldi che dobbiamo utilmente, necessariamente andare a riprendere.? Non si può piangere su nessun versante se non si è in grado di dare efficienza e produttività ai propri meccanismi di spesa. Non si può stare oggi a dire "a me m'ha rovinato la guera" quando, in realtà, le piccole battaglie dei residui attivi vengono completamente dimenticate.
Questi sono fatti, non sono chiacchiere, non si può dire "aiuto, aiuto, la situazione è andata male perché il fato, il destino, mi vogliono male", ci sono delle responsabilità forti, importanti.
Sul personale, Silenzi, una riforma che aspettiamo da anni, che per il momento ha prodotto solo manager, super dirigenti lautamente pagati. Sono in vista — l'ha ricordato Viventi — delle ulteriori manovre, che dovrebbero portare all'assurdo che, anche dopo la "rottamazione" dei dirigenti che erano 105, arriveranno ad essere di nuovo 103. E allora, come si diceva una volta in Spagna, "todos caballeros", perché lo strumento della dirigenza serve per il controllo politico delle situazioni e delle soluzioni, altrimenti non sarebbe possibile accettare, di fronte a quei dati evidenti dei residui perenti e dei residui attivi, una constatazione che fra l'altro neanche c'è, ma che soprattutto non consegue ad una presa di posizione. E' assurdo, io sono scandalizzato dal fatto che non solo non si fa la riforma del personale, ma poi si dice che la spesa per il personale non aumenta. Grazie! Abbiamo trasferito le funzioni, abbiamo trasferito il personale e doveva pure aumentare? Mi sarei aspettato che fosse diminuita. E invece no.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Il personale trasferito rimane a spese nostre.

GUIDO CASTELLI. Per una parte, però le funzioni sono state trasferite. O no?

GIULIO SILENZI. E' la prima volta, storicamente, che non aumenta la spesa.

GUIDO CASTELLI. Certo, abbiamo trasferito ,tutto, il federalismo qualcosa di buono l'avrà pur fatto. Comunque vogliamo la riforma. Il personale trasferito, non lo pagate tutto, lo pagate in parte, a scalare. Poi parliamo anche delle Province e delle autonomie locali sul punto, perché loro dicono cose completamente diverse.
Quando si parla di personale è necessario e ineludibile che quella riforma smettiate di annunciarla ma la facciate, diversamente non si può ragionare più in termini neanche di quel 18%, così come le aziende e le varie agenzie partecipate, così come quello che riguarda il rapporto con le autonomie, perché noi siamo nella condizione di dover sempre subire l'attacco di chi dice che il Governo nazionale sta determinando la fine del federalismo. Bisogna allora fare un discorso molto serio.
E' evidente che c'è una contraddizione tra il procedimento di applicazione del federalismo e le prescrizioni correttive e restrittive della finanziaria, chi lo nega che non ci sia una contraddizione? C'è, è una contraddizione ereditata ma c'è. Ma se si vuol essere seri si deve anche capire che il nostro Governo nazionale in termini di saldi finanziari, in termini di rispetto degli accordi internazionali risponde a Bruxelles non solo di quello che fa lui ma anche di quello che facciamo noi nella Regione Marche. Allora, se si è seri non si continua acriticamente a dare addosso a un Governo che sicuramente deve oggi approvare, attuare una riforma estremamente difficile. Ma non si può pensare che quel patto di stabilità che a partire dai Governi Prodi si è voluto introdurre non esista più, l'avete introdotto voi, quindi siamo seri.

GIULIO SILENZI. Dillo alle Regioni di centro-destra.

GUIDO CASTELLI. No, lo dico a tutti a cominciare da te, caro Giulio. E poi, per te ce n'è un'altra, perché questa volta ho preso anche il tuo intervento, caro Giulio. Gettito Irpef: la mirabolante previsione di due professori universitari che avevano fatto documenti econometrici parlava di un'Irpef regionale aggiuntiva di 81 miliardi. Noi dicavamo "mah... sarà...". Fra l'altro dicevamo una cosa cara al prof. Einaudi, che affermava "aumentare le tasse non vuol dire automaticamente aumentare il gettito, perché l'aumento delle tasse produce un effetto depressivo dell'economia". Ma qui si è preferito Alberto Sordi a Giulio Einaudi. Pensate, lo scostamento dell'entrata Irpef è riferito alla finanziaria. Niente di più sbagliato, perché lo stesso Marcolini ci ha detto che, in realtà, il pil è cresciuto di meno. Non se ne parlava dell'incidenza del pil a dicembre del 2001, ora se ne parla, perché si doveva trovare una giustificazione ex post a quella che è stata un'altra previsione gonfiata per cercare di creare il bilancio regionale di Cinecittà, degli studios di Hollywood, caro Giulio.
Poi arriviamo a Giulio Silenzi e al Presidente D'Ambrosio. Cosa disse Giulio Silenzi? "Italiani, state tranquilli, se non ci saranno scossoni negli anni futuri, nel 2004 la pressione fiscale la faremo diminuire". Poi, credo improvvidamente — perché certe promesse non si devono mettere per iscritto — arrivò sul punto anche il Presidente D'Ambrosio che, urbi et orbi, mandò la lettera d'intenti sulla realizzazione della manovra finanziaria del 2002. Il motu proprio del presidente D'Ambrosio, l'enciclica chiudeva: "Il nostro obiettivo categorico è di giungere alla fine dell'anno 2004 ad una sostanziale riduzione della pressione fiscale regionale, fino a un suo tendenziale azzeramento". L'intento non è stato realizzato: prendiamo il pluriennale e la pressione fiscale non diminuisce. Dovrete fare un'altra lettera e dire "ci siamo sbagliati", quindi gli obiettivi categorici evidentemente non sono così categorici. Del resto, se la legge per gli amici si interpreta e per i nemici si applica, evidentemente le lettere d'intenti le deve conoscere il cittadino marchigiano. Noi lo diremo a tutti, il Presidente D'Ambrosio diceva "nel 2004 le tasse diminuiranno", invece le tasse non diminuiranno ma cresceranno, questa è la realtà di fatto.
E c'è un piccolo particolare giuridico-tecnico-normativo: siamo così convinti, caro Giulio, che possiamo ancora permetterci la "spremitura delle olive" che ha riguardato la popolazione marchigiana fino a questo anno? Facciamo un passo indietro, nel fosco dicembre del 2001: come è noto la Regione Marche si avvalse del D. Lgs. 405, che stabilisce che "limitatamente al 2002 le Regioni possono disporre la maggiorazione dell'aliquota dell'addizionale regionale dell'imposta sul reddito delle persone fisiche e determinare i tributi regionali di cui all'art. ... in termini superiori rispetto a quello standard. La maggiorazione dell'addizionale regionale dell'imposta sul reddito superiore allo 0,5 è determinata con legge". Attenzione, perché io ho chiesto lumi sul punto. Qui si dice che l'art. 3 della finanziaria prevede la sospensione di quegli aumenti solo se deliberati dopo il 29 settembre, che non siano confermativi. Questa è una norma che sospende gli aumenti generalizzati dell'addizionale Irpef comunale e regionale in attesa del riordino del federalismo fiscale. La Regione Marche interpreta, secondo me furbescamente, questa norma, dicendo "noi non abbiamo fatto nessun intervento ulteriore, non è confermativo, l'abbiamo fatto prima, la legge dice a decorrere da...". La possibilità di aumentare l'addizionale a regime esiste. l'art. 50 è stato modificato solo limitatamente a livello di possibilità di innalzamento, perché già fino all'1,4 era possibile. Quello è stato sospeso, quella possibilità è stata momentaneamente congelata, non la possibilità di reiterare ad libitum un'imposizione eccezionale limitatamente all'anno 2002. Qui abbiamo un bilancio che è illegittimo non solo per quegli aspetti formali ma perché, contrariamente a quello che avete detto — "non aumentiamo la pressione fiscale" — avete avuto anche il coraggio di dire "non abbiamo aumentato le tasse". Non si potevano aumentare di più, anzi avete mantenuto un aumento che non è più legittimo. Queste cose si devono sapere, devono essere dette, queste cose sono l'elemento determinante dal punto di vista di una lettura politica, di un articolato estremamente grave, estremamente lacunoso ma soprattutto non credibile, non verosimile, che fa assomigliare la Regione Marche sempre più alla famosa anatra zoppa sull'orlo del vulcano. Quindi interventi annunciati ma non praticati, strategie ipotizzate ma assenza di una benché minima attuazione concreta per aprire un circuito virtuoso di correzione reale e non pinocchiesca del bilancio. Non ci sono strategie per lo sviluppo, tutte le autonomie funzionali, sindacali, locali sono contro questa Amministrazione. Prima ho citato Berionni ma vi potrei citare la Cgil. La Cgil dice "il Dpefr indica un quadro finanziario di riferimento che complessivamente non risponde a realtà ed è contraddetto da previsioni e dati contenuti in altri strumenti di programmazione come la proposta di nuovo pano sanitario. Il bilancio 2003 ci vede pertanto esprimere un giudizio negativo, perché è il frutto di mancate riforme, di mancato rispetto dell'impegno sottoscritto, di ritardi inaccettabili di fronte ad una vera e propria emergenza". Lo dicono i tuoi compagni Silenzi, sei assediato a sinistra, i forconi sono giacobini, non girondini, siete isolati, arrendetevi di fronte all'evidenza dei dati, al fatto che voi che accusate il Governo nazionale di non essere in grado di rispettare gli impegni... (Interruzione). Prova a immaginare un'anatra zoppa sull'orlo di un vulcano e dimmi se, immedesimandoti, ti senti sicuro.
Quando si dice che il Governo nazionale viene accusato di ogni nefandezza, dobbiamo pur capire che in realtà le stesse accusa vengono mosse dalle autonomie locali, anche di sinistra come la Provincia di Pesaro e Urbino, che con l'augusto presidente Palmiro Ucchielli promuove un attacco importante per il mancato finanziamento della legge 70 del 1997 che, guarda caso, è la legge che deve finanziare i trasferimenti di competenza anteriori al 1997, prima ancora che i vagiti del federalismo e della riforma del titolo V fossero in fase embrionale. Il Dpefr pure diceva, in modo solenne e prestigioso "occorre mantenere inalterati i trasferimenti alle autonomie locali, alle comunità montane". Dicono loro di aver fatto anche oggetto di negoziato e contrattazione di questo impegno che avete tradito, perché Ucchielli, Berionni, la Cgil dicono "restituiteci il malloppo che nel Dpefr era previsto". La colpa è di Berlusconi, ovviamente... Sono trasferimenti fatti nel 1997, quando ancora Berlusconi era di là da venire.
Un paio di flash, così passo in rassegna tutto l'emiciclo della sinistra. Trasporto pubblico locale, indicato giustamente dalla dott.ssa Stramignoni come una delle voci, massicce, della spesa corrente. Qui siamo a un livello che ricorda i militari americani dell'epoca di Giulio Silenzi che andavano nel Vietnam con il napalm. Questi sono i tagli previsti per una finalizzazione che è sempre considerata parte integrante di quel programma di sviluppo sostenibile, di de-automobilizzazione e quant'altro: 6% di minori trasferimenti alle Province, cioè 2 milioni in meno di chilometri da gestire, disoccupazione e soprattutto aggravio delle sperequazioni che ci sono, specialmente nel fermano, fra chilometraggi, perché poi il 6% colpisce tutti, ma colpisce più coloro i quali hanno meno chilometri; 4% ribassi gara. Attenzione Giulio, perché poi Pigliapoco si abbassa con te. Il 4% dovrebbe derivare dai ribassi delle gare, ma guarda caso, facendo la gara il 70% delle spese che devi inserire nel bando sono spese incomprimibili, quindi quel 4 si deve modulare in rapporto al 30. Quel taglio è quindi molto maggiore del 4 e soprattutto porterà a un ribasso che non consentirà a molti di competere, perché chi viene a rispondere a una gara sottocosto? I soliti nostri poveri strumenti, qualche volta carrozzoni e qualche volta no: le società partecipate dagli enti locali, che dovranno inevitabilmente affrontare i costi di un contratto di una gara insopportabile per queste scelte di politica di bilancio e che porterà una nuova forma di disavanzo, nuove spese alle province tutte, perché dovremo essere costretti noi a rispondere a gare sotto costo. (Interruzione). Caro Giulio, quello che dici tu è un taglio ulteriore, sono i servizi a chiamata, 5% e lì non dico niente, perché dove hai ragione te la do, non sono così scemo da difendere l'indifendibile. Io ti dico che i servizi a chiamata possono essere uno strumento utile per evitare che da Smerillo a Roccacannuccia vadano i pullman vuoti. Facciamo i servizi a chiamata, ma il resto non paga. Quello che dici tu dei pullman vuoti e desolanti, quindi strumento di spreco, è assorbito come elemento nei servizi a chiamata e sta bene, sono il 5% di risparmi presunti. Ciò che non è possibile è non porsi in termini di programmazione il problema che i ribassi delle gare, che saranno ben oltre il 6%, porteranno le Province a dover ripianare. Dove li prendiamo questi soldi? Ci dobbiamo inventare qualcosa, perché non si può semplicemente dire cifre, cifre, cifre e cifre.
Poi c'è il problema della farsa demagogica di titoli agevolati che in una giornata d'estate avete tagliato, poi c'è stata la protesta popolare e li avete reintrodotti. Qui siamo nell'assurdo che la Regione Marche non paga ai Comuni le somme relative alle emissioni dei titoli agevolati, vecchio problema, però: chi lo deve pagare, i Comuni? Voi avete fatto un passettino avanti, poi c'è stata la protesta popolare, avete fatto un passetto indietro, ma lo vogliamo risolvere o no? Io ho chiesto al dirigente: "cosa si dice in questo bilancio dei titoli agevolati?". La risposta: "no, effettivamente c'è un problema perché a monte abbiamo la necessità di dover coprire una somma che fra l'altro non possiamo neanche scrivere in bilancio". Insomma, c'è stata una nebulosa espressione, ma qual è la volontà? Non leggo nulla a questo riguardo. Gli Upb non mi è stato possibile, consentito analizzarli acriticamente perché non c'è il Poa, c'è solo la suddivisione in Upb. Noi sappiamo gli Upb in quali capitoli si dividono: il problema è che una volta individuato il capitolo non sappiamo quanti soldi ci sono, perché io avrei preferito rimanere nel mistero, senza neanche perdere il tempo di andarmi a vedere gli Upb che a destra non hanno alcuna somma. Cosa vogliamo fare del trasporto pubblico agevolato? Vi siete fatti un'idea o no? O fate il solito sistema della marcia indietro, come quella degli affitti delle case ai terremotati? Fate una marcia avanti, ditecelo, abbiate il coraggio di dire se quello delle agevolazioni dei titoli è uno strumento, socialmente importante, economicamente d'impatto, che volete portare avanti, altrimenti nelle pieghe del bilancio ci sono le diseconomie che vi portano invariabilmente a dire che la colpa "è della guera", ovvero di Berlusconi. Scelte chiare, scelte evidenti su una voce che vi determinerà un'esplosione di conflitti, non tanto per i titoli agevolati ma sul trasporto pubblico locale, perché mi pare che forse il problema della dodicesima mensilità era stato superato. Sappiate che per anni la dodicesima mensilità dei contratti di servizio veniva trasferita dalla Regione alle Province non nell'anno di riferimento ma nell'esercizio successivo, facendo in modo che, con questo trend assolutamente incredibile, ci fossero problemi di pagamento concreti delle Province che potevano disporre solo di 11 mensilità. Sono problemi su cui interverremo con un emendamento.
Ho voluto fare questo riferimento perché il trasporto pubblico locale è proprio uno di quei tre blocchi sulla spesa corrente su cui sarebbe utile e necessario sapere almeno qual è la vostra idea. Io non vi chiedo di conoscere nel dettaglio le operazioni, vi chiedo tuttavia di essere più seri. Una volta D'Alema continuava a dire "la politica deve essere seria, bisogna fare ragionamenti seri, bisogna fare valutazioni serie", ma purtroppo avete preferito rifugiarvi nella amata, nella condivisa, nella, peraltro, melanconicamente ricordata filosofia di Alberto Sordi. Vi invito ancora una volta ad abbandonarla, non dico per abbracciare Giulio Einaudi, ma per evitare almeno che la farsa demagogica di un bilancio che non viene comunicato in maniera trasparente, che non viene munito degli allegati che la legge vorrebbe essere vicini alla legge che voi stessi avete approvato un anno e mezzo fa, ci consentisse, per lo meno, di firmare questi assegni, sapendo preventivamente sia la valuta, sia il destinatario, ma soprattutto sia l'impiego di quelle somme di cui tutti noi cittadini marchigiani da quest'anno, con le tasse aumentate potremo disporre. (Interruzione dell'assessore Silenzi). Non devi replicare a me, devi replicare a Berionni, alla Cgil, a Ucchielli e a D'Alema, quindi cerca di visualizzare questi quattro "mostri sacri" della tua vita, in maniera tale che tu possa convincere loro prima che me.

PRESIDENTE. Da un rapido calcolo dei temi necessari per soddisfare tutte le richieste, tutte le iscrizioni, si evince che è opportuno che non facciamo l'interruzione, per cui alle 13,30 continueremo, sì da concludere la discussione generale in giornata e mettere gli uffici nella condizione di valutare con attenzione gli emendamenti e domani mattina lavorare sui subemendamenti.
Se siete d'accordo, procediamo in seduta continua. E' chiaro che ciò significa assumersi anche la responsabilità di non vanificare quello che decidiamo lasciando l'aula e impedendo alla discussione di procedere, per cui dalle 13,30 devono essere presenti i consiglieri in quest'aula, in particolare per la minoranza sono prevedibili interventi di Grandinetti, Viventi, Ceroni, Trenta, Giannotti e Ciccioli o loro eventuali sostituiti.
Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Noi riteniamo che si debba, così come previsto dall'ordine del giorno, interrompere i lavori del Consiglio, riprendere alle ore 16, poi proseguire domani e successivamente, così come prevede una seria sessione di bilancio. Dopodiché, se nella sua sovranità il Consiglio regionale riterrà di dover concludere prima la discussione lo farà in maniera autonoma, ma oggi non siamo in grado di prevedere tale ipotesi.?

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Mi unisco alle considerazioni di Procaccini. Peraltro so che nella pausa del pranzo erano stati convocati degli incontri per quanto riguarda la maggioranza, quindi penso che questo bisogna chiarirlo. Se c'è necessità di incontri, si fanno durante le pause del Consiglio, non durante il suo svolgimento, quindi noi siamo contrari a questa proposta.

PRESIDENTE. Ricordo che la seduta di oggi prevede la prosecuzione in notturna, quindi si evita, caso mai, la seduta notturna, non altro.
Pongo in votazione la proposta di continuare la seduta senza interruzione alle 13,30.

Il Consiglio approva

Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Signor Presidente della Giunta, signor Presidente del Consiglio, colleghi, mi è dispiaciuto che il relatore di maggioranza ed in parte anche il relatore di minoranza abbiano dovuto parlare in un'aula rumorosa, poco attenta, cosa che mi accingo a fare anch'io chiedendo solo il rispetto del silenzio e non l'attenzione.
La situazione della Regione Marche assomiglia molto ad un malato al capezzale del quale ci troviamo, un ammalato grave, e penso che questo sia condiviso sia dalla maggioranza che dalla minoranza. Una situazione che ci pone degli interrogativi, ci spinge a fare delle proposte semplici, ma efficaci per il miglioramento della situazione delle Marche, le cui prime vittime sono gli azionisti di questa grande azienda che, se fosse privata, avrebbe già chiuso. Gli azionisti sono i marchigiani. Questo è un bilancio ingessato da una situazione di debito sanitario che, ha detto prima il relatore di maggioranza, impegna l'82% delle risorse. Stiamo esaminando le risorse di un Consiglio provinciale o di un grosso Comune che possiamo dedicare ad altre voci, ad altre esigenze di questa regione, con tutti i problemi che derivano da una situazione catastrofica a livello economico, che parla di un bilancio di centinaia di miliardi.
Il relatore di maggioranza ballava sulla sedia mentre gli parlavano dell'assessore Berionni — perché questo bilancio deriva da una situazione di gestione che si protrae non da 3 ma da 8 anni — perché era Berionni che ha gestito in quegli anni il bilancio, che oggi critica ma che allora era presente su questi scanni insieme a molti altri presenti ed altri che oggi non sono più in quest'aula. Io sono d'accordo con l'ordine del giorno presentato dalla Commissione bilancio e sono anche d'accordo sulla necessità di leggibilità dei bilanci, che non deve attenere solamente la cultura del consigliere ma anche la possibilità del marchigiano che deve poter avere semplificati i dati per leggere questo bilancio. Il relatore di maggioranza ha anche parlato di una strategia che però non ho riscontrato nel documento. Si è parlato anche di finanza innovativa, ma questo significa l'accumularsi di un indebitamento pericoloso e il mio consiglio da uomo del settore potrebbe essere quello di rinegoziare i mutui a tassi alti per poi sostituirli in una situazione più favorevole, con nuovi mutui.
Del Governo centrale parleremo alla fine, perché nelle audizioni se ne è parlato.
La situazione economica attuale è la derivazione di quello che si è creato nel corso degli anni e molti colleghi, sia dell'opposizione che della maggioranza — tra questi il relatore di maggioranza, che avrebbe, penso, fatto volentieri il relatore di minoranza per poter criticare — non vede più sintonia tra le forze sociali, tra i marchigiani, tra la grande rappresentatività della categorie e la Giunta delle Marche. Lo dice l'élite, il comitato che riunisce tutte le associazioni di categoria più prestigiose e rappresentative delle Marche, cioè il comitato economico e sociale che in questi anni è stato sempre critico, costruttivo nella sua criticità molto dura, nonostante per certe associazioni fosse contiguo con i partiti che fanno parte di questa maggioranza. Il Ces dà un giudizio negativo e fa delle critiche condivisibili, che si vanno ad aggiungere e sono paragonabili a quelle che l'opposizione ha fatto prima con il consigliere Castelli in quest'aula e che ritengo farà in seguito con altri interventi. Dice che le Marche hanno subito una riduzione di esportazioni e sapete quanto sono importanti le esportazioni, anche perché qui abbiamo organizzato, costruito, partorito, creato addirittura delle aziende per l'internazionalizzazione. Parla di discordanza di conti sulla sanità, un dibattito aperto su cui c'è stato l'intervento intelligente di ieri del consigliere Ceroni, sulla questione che poi lui illustrerà e a cui non mi voglio affatto sovrapporre, uscita sui giornali riguardo alla sanità e alla società che si vuol creare. Il Ces vuol segnalare che le penalizzazioni fiscali sono le più alte in Italia, e possiamo continuare con critiche tutte dure, con proposte e critiche nette.
Però, chi è stato testimone di questa situazione per otto anni, prima di passare ad analizzare pagina per pagina questo documento, che è anche condivisibile nella proposta ma resterà probabilmente un libro dei sogni come negli anni precedenti, vede oggi il percorso, l'emergenza, le strategie, le azioni. Finalmente si sente minimamente parlare di strategie, però chi ha assistito a questo scempio economico delle Marche ha già detto più volte — cito discorsi sul bilancio dal 1996 — che si è sempre trattato di manovre cui non si sono assommate riforme strutturali, il grande problema di tassare la gente senza mettere un freno alla struttura, ai problemi della struttura. Quando non si ha una medicina per i problemi della struttura, queste situazioni debitorie si protraggono nel tempo.
Quando ci fu il problema della sanità, dissi di affrontare subito, in modo duro la situazione sanitaria, gli sprechi, le consulenze. Aggiungerò qualcosa alla fine del mio discorso. Ho sentito che non possiamo assumere, che non possiamo chiamare consulenze. Se si dice che c'è un buon apparato a livello regionale, serviamoci dell'apparato regionale. "Il deficit della sanità è spalmato su tutta la nazione", si diceva. Io risposi che mi interesso della mia casa, del bilancio della mia famiglia e non del mio condominio, della mia città. Dunque il problema della sanità doveva essere affrontato nella sua interezza già da tempo in modo determinato, perché anche i bambini sanno che se non si investe sullo sviluppo, non ci sono risorse da dedicare agli altri settori.
Quando si parla di settore del sociale il fatto diventa scandaloso. Non parlo ancora delle voci, perché ho detto all'assessore che avrei fatto una proposta, che alla fine farò. Parlare del sociale significa anzitutto parlare del nucleo fondamentale che si chiama "famiglia". Qui c'è stata una legge che ha dissacrato tutto e tutti, compresa la Costituzione italiana. Si definisce la famiglia "insieme di persone legate a dei vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozione, tutela di vincoli affettivi, conviventi e aventi dimora abituale nello stesso comune". Non si sa se sono uomini, se sono donne. Questa definizione di famiglia è uno scandalo che perdura nelle Marche e penso che l'opposizione debba far cassare questo articolo scandaloso che non fa certamente mostra di sé, nel contesto nazionale, in modo positivo. Questo dissacra il sentire comune, la nostra coscienza ma anche la Costituzione italiana, che dà un'altra definizione, netta e penso che sia quella che ci debba governare nel nostro agire.
Il "modello marchigiano". Probabilmente stiamo mettendo in pericolo il "sistema Marche", perché dobbiamo governarlo senza essere dirigisti, ma cercando di creare le condizioni per le imprese che vengono penalizzate in modo forte anche questa volta. Tante volte si è detto "che cosa volete fare con le poche risorse disponibili? Quali sono i vostri intendimenti per il futuro?". Probabilmente c'è l'intenzione di navigare ancora a vista, per poi protrarre la situazione economica e quindi cederla, in una ritirata strategica, a chi se la troverà di fronte a dovrà affrontarla, come successo per il Governo nazionale, tanto criticato, ma che si è trovato di fronte a un disastro nazionale e ha dovuto prendere delle decisioni coraggiose che oggi hanno comportato anche una tassazione dura verso i marchigiani che non sono i colpevoli di questa situazione. Ma il marchigiano si è accorto, oggi, di essere stato penalizzato in modo forte quando, nello stipendio, non ha più trovato qualche lira che avevamo stabilito di togliergli nel passato.
La politica di bilancio non promette nulla di buono, perché oggi non siete nelle condizioni di razionalizzare la spesa corrente. Passate sulla riorganizzazione del sistema sanitario e la prima riorganizzazione è già avvenuta, in qualche modo. Quindi segnalo all'assessore alla sanità che in certi ospedali delle Marche non ci sono più le protesi d'anca e quindi i marchigiani devono andare fuori regione perché non ci sono i finanziamenti. Dei medici che hanno inventato medicine di tutto rispetto, moderne, le applicano e non hanno più la possibilità di operare perché i direttori generali tagliano, perché devono rispettare i budget, prendere quel congruo premio che prendono quando presentano un budget che però va contro la qualità della vita dell'utente che è un malato.
Non solo, capita che in certi ospedali ci siano disposizioni da parte dei direttori generali per cui i pace-maker vengono controllati ogni settimana, pur di scavalcare l'anno e arrivare a gennaio dell'anno dopo, in modo che non influiscano sul budget. Queste sono cose non assurde ma pericolose per la salute degli utenti, cioè dei marchigiani.
Quando poi le persone vanno fuori, ci ritroviamo nel bilancio successivo l'onere di una persona che dobbiamo pagare alla Asl di Perugia o fuori regione.
Il tempo stringe e penso di non poter nemmeno esaminare molte pagine di questo documento che richiederebbe una riflessione lunga su molte parti, però voglio passare a delle riflessioni da fare insieme a voi riguardo le audizioni che ci sono state.
Si è detto da parte dell'assessore "Riaffermare che quest'anno il Dpefr sarà più corposo". Sono d'accordo con l'assessore, il documento quest'anno è stato più corposo, però non è stato più chiaro, strategicamente, è stato più corposo nelle pagine di illustrazione e nelle note che sono più analitiche, ma analitiche del nulla, perché il problema è semplice.
Per quanto riguarda il terremoto il presidente della II Commissione Luchetti chiede al dott. Conti, legittimamente: "tutte queste persone che assumiamo, poi le teniamo e abbiamo anche la possibilità di spendere riguardo alle ristrutturazioni?". Conti risponde in modo netto e inequivocabile: "Quelle persone che assumiamo e che paghiamo tolgono fondi alla ricostruzione". Quindi attenzione, perché abbiamo fatto incetta di tecnici, stiamo assorbendo decine e decine di geometri che non so dove saranno collocati una volta che non saranno più necessari. Diventeranno un peso, perché la gestione del personale è un peso forte, il secondo peso dopo quello che viene dal debito della sanità.
Vedo sempre più sintonia fra le associazioni sindacali senza essere più politicizzate, che capiscono che il centro-sinistra si sta staccando dal comune sentire dei marchigiani. Dice la Cisl: "Ci preoccupa il fatto che siamo in una situazione di tale blocco, dove l'esiguità delle risorse non destinate alla sanità rende molto difficile per continuare il senso dello sviluppo e la coesione sociale". Il rappresentante Cisl dice che è messa in pericolo la coesione sociale, che è un problema enorme, importante. "Il respiro di una manovra non può essere di 8-9 mesi, ma deve essere di almeno due anni". Io direi ancora di più, perché-- non è possibile che voi riduciate le tasse nel 2005: il problema finanziario che abbiamo e che dobbiamo affrontare, si protrarrà ormai negli anni, perché non è risolvibile in modo facile, perentorio. Ormai il danno è stato fatto e riparare questo danno sarà un problema di tempi lunghi.
Un'associazione di piccoli imprenditori, che dà sempre un contributo di estrema chiarezza al bilancio della Regione afferma: "La nostra opinione all'interno dell'impianto è negativa per una serie di ragioni. Primo, perché non possiamo affrontare con compiuta capacità di analisi e con compiuta capacità di scelta i veri scenari, sia economici che finanziari. Questa è una regione fatta di imprese, soprattutto piccole e medie, non si fanno scelte dedicate allo sviluppo". E non voglio continuare. A volte si ha l'impressione che vi sia una fotocopia-Fiat nelle Marche, che tutti i viaggi, che tutto il nostro peregrinare per il mondo sia impostato sì positivamente, sul lancio di aziende che pure meritano e pure danno lavoro, ma che venga trascurato l'aiuto di cui hanno bisogno la piccola e media azienda che restano la spina dorsale di questo paese, di questa regione.
Dicono anche: "Ho letto la relazione che accompagna il bilancio e non condivido questo vittimismo della regione nei confronti del Governo, sembra sempre che questa Regione sia vittima delle scelte del Governo nazionale, non ci sono delle cose che dal punto di vista strutturale attengano a scelte prettamente locali e regionali, quindi questo atteggiamento di vittimismo è ora di toglierlo e comunque di metterlo in una chiave più collaborativa, più positiva perché sappiamo tutti come stanno realmente le cose". Questa è la voce di un'associazione che smentisce la critica al Governo e dice "noi dobbiamo occuparci di casa nostra e non guardare i problemi di Roma". I problemi ce l'ha anche la famiglia, quando il capo famiglia non lavora più, ha una riduzione di stipendio, c'è una crisi di settore. Ognuno di noi deve risolvere i problemi di casa sua, pure con il collegamento di altri enti.
Ho sentito dire che c'è la buona volontà di tagliare sulle consulenze, di tagliare sulle spese, di cercare di spendere meno possibile. Allora, come dicevamo da ragazzini, caro relatore di maggioranza, dobbiamo "fare un fioretto". Penso che il primo fioretto lo debbano fare i consiglieri regionali , quindi qualche idea ce l'avrei, in verità. Per parafrasare il libro di Marx, Cronaca di un fallimento annunciato, voglio fare qualche proposta. Tutti dovremmo convenire che la situazione, al punto in cui si trova non è risolvibile nei tempi brevi, però devo sommare sconcerto a sconcerto quando sento che il Consiglio regionale o la Commissione statuto — prima ne ha parlato il consigliere Luchetti — ha l'intendimento di portare i consiglieri da 40 a 50, in una situazione economica fallimentare. Qui mi rivolgo alle singole persone. Il primo fioretto lo dovrà fare la classe politica. Vogliamo sistemare un'altra fetta di classe politica all'interno di quest'aula in una situazione economica catastrofica? Un'azienda in difficoltà non assume dei dirigenti, ma non coopta nemmeno nuove persone nel consiglio di amministrazione che costano preziosi, voluminosi, congrui gettoni di presenza. Ricordatevi, mentre nell'azienda privata gli azionisti sono tali, nell'azienda pubblica gli azionisti sono i marchigiani e non so come prenderanno, i marchigiani, l'aumento di 10 consiglieri che costano milioni di euro. Si può fare in una situazione di riduzione del Parlamento nazionale, Senato, Camera dei deputati, 400-500 persone, ma in queste condizioni economiche vogliamo fare questo affronto al popolo marchigiano?
La proposta finale. Primo, Commissione d'indagine — non di inchiesta — formata da un consigliere per partito, per esaminare la situazione della sanità. Questi consiglieri devono essere esentati dall'obbligo dall'aula e delle Commissioni, si devono mettere a lavorare giorno e notte per fare un'indagine sulla sanità che non è stata fatta in modo compiuto, per venire fuori da questa spirale che immobilizza il Governo delle Marche. Nel 2005 andremo a incidere, con questo aumento di consiglieri, sul bilancio di previsione, quindi sul conto consuntivo. Propongo questo ordine del giorno, a disposizione di tutti i consiglieri e di tutti i gruppi che vogliano sottoscriverlo, e sarò molto curioso di vedere quanti lo sottoscriveranno: "Il Consiglio regionale, considerato il grave stato in cui versano i conti della Regione Marche, avendo come obiettivo il risanamento e il riequilibrio finanziario; considerato che l'aumento da 40 a 50 consiglieri regionali andrà ad incidere già dal preventivo del 2005, rinuncia ad aumentare da 40 a 50 i consiglieri regionali; impegna la Commissione straordinaria per la riforma dello Statuto a prendere atto di ciò nello stilare lo Statuto e la legge regionale che governerà le elezioni del 2005". Poi, venendo all'assessore, che se ne è andato: "Impegna la Giunta regionale ad assegnare somme derivanti dalla mancata spesa nel settore sociale e, in parte congrua, per i portatori di handicap". Questa non è demagogia, sono conti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Penso che il bilancio 2003 e il pluriennale rappresentano, per diverse ragioni, un bilancio importante, perché siamo di fatto al giro di boa di questa legislatura, e questi strumenti finanziari accompagneranno questo Consiglio regionale fino al termine della legislatura.
C'è poi un'altra motivazione che rende particolarmente importante questo bilancio, come è stato ricordato anche dalla relazione svolta dal presidente della II Commissione Luchetti: questo è il primo bilancio che viene preceduto e accompagnato dal documento di programmazione economica e finanziaria che noi abbiamo giustamente e opportunamente previsto — era una facoltà, non un obbligo — nella legge regionale di contabilità approvata un anno fa. Uno strumento che giudico importante, perché offre l'opportunità di un raccordo tra la programmazione in questa regione, con i documenti contabili, quindi con il bilancio e questo Dpefr offre degli spunti di riflessione importanti riguardo, per esempio, alla necessità di un aggiornamento degli strumenti principali della programmazione della Regione che abbiamo in essere ma che vanno anche aggiornati rispetto alle modifiche della situazione politica, economica e sociale. Penso ad esempio al piano regionale di sviluppo o al piano d'inquadramento territoriale, tanto per citarne due dei più significativi, così come offre delle indicazioni precise per quanto riguarda le priorità del 2003 che poi vengono riportate nel bilancio di previsione. Questo strumento mantiene interamente la sua utilità e validità, anche se è stato presentato al Consiglio con un certo ritardo, nonostante la Giunta l'avesse adottato nei termini che la legge di contabilità prescrive, cioè entro il luglio dello scorso anno, ma un ritardo — per questo presenteremo un emendamento all'ordine del giorno illustrato dal presidente Luchetti — che ha delle cause oggettive. Certamente non dovuto a cattiva volontà di questa maggioranza o di questa Giunta ma essenzialmente al fatto che la manovra finanziaria del Governo nazionale è stata definita a più tappe, con diversi emendamenti sostanziali che sono stati portati avanti nel corso dei mesi precedenti e che ha spinto il Ces a chiedere un rinvio del proprio parere nella seduta fissata per la fine del mese di settembre.
Penso che questo bilancio del 2003, insieme al pluriennale 2003-2005 abbia una continuità con l'approvazione dei bilanci precedenti, in modo particolare con quello del 2002 e si pone un duplice obiettivo, certo non semplice da perseguire, tuttavia di fondamentale importanza: da una parte andare in maniera decisa a un risanamento finanziario, che è già iniziato nel corso del 2002 e che ha riguardato la spesa extrasanitaria messa sotto controllo, il non aumento, per la prima volta, delle spese per quanto riguarda il personale. Questo è un fatto sicuramente da sottolineare in maniera positiva, perché non è vero quello che diceva il relatore di minoranza, cioè che il non aumento sarebbe dovuto al fatto che c'è stato il passaggio di parte consistente del personale dall'organico della Regione a quello delle Province, perché questo passaggio ha comunque avuto e continuerà ad avere un costo, perché la Regione, insieme alle funzioni delegate e al personale trasferisce alle Province anche il costo del personale stesso, anzi per alcuni aspetti questo costo è aumentato rispetto a quello di quando il personale era alle dipendenze della Regione.
Alcuni segnali positivi arrivano anche riguardo al contenimento del deficit della sanità per alcuni interventi che già sono stati messi in essere per il controllo della spesa farmaceutica, per la gestione di alcuni servizi. Nel corso del 2002 si è dato vita a un controllo di gestione sulla sanità, efficiente, che per la prima volta nel corso di tutti questi anni ha portato a fare in modo che il consuntivo del 2002 delle aziende sanitarie della nostra regione fosse addirittura leggermente inferiore rispetto ai pre-consuntivi che le Asl avevano presentato nel corso del 2002 stesso. Credo che sia un elemento positivo da sottolineare.
Un contenimento del deficit che dovrà essere maggiormente, più efficacemente concretizzato con l'approvazione, quindi con la messa in opera del nuovo pano sanitario regionale, soprattutto, oltre che della nuova legge di riordino della sanità che è in fase di discussione in V Commissione e che porterà una serie di interventi di razionalizzazione, senza intaccare la qualità dei servizi erogati ai cittadini marchigiani.
L'altro punto fondamentale è garantire, nei limiti del possibile, pure in una situazione di difficoltà di carattere generale che questa mattina è stata da più voci richiamata, quegli interventi e quelle scelte che sostengono lo sviluppo complessivo di questa nostra regione, così come questo Governo di centro-sinistra ha garantito nei quasi otto anni di amministrazione e che ha permesso alle Marche, pure in una situazione difficile e di ristagno persino economico e produttivo, come si sta verificando a livello nazionale, di mantenere alcuni elementi fondamentali che riguardano i livelli occupazionali che non sono diminuiti, la disoccupazione nella nostra regione che, nonostante le difficoltà si mantiene a livelli accettabili e molto al di sotto della percentuale nazionale, come pure la ricchezza prodotta nella nostra regione che, seppure ha avuto una flessione in conseguenza di una situazione nazionale e internazionale di ristagno economico e produttivo, si mantiene a livelli superiori di gran lunga rispetto al dato pressoché irrilevante, di stagnazione, nazionale. Nonostante i programmi e nonostante le previsioni ottimistiche che aveva fatto il Governo Berlusconi per il 2002, rispetto a una presunta crescita che avrebbe dovuto sfiorare il 3%, oggi a consuntivo registriamo una misera crescita dello 0,4%, notevolmente al di sotto delle previsioni che allora erano state fatte.
Credo che il raggiungimento di questi due obiettivi che sono strategici non sia facile per la situazione congiunturale che interessa anche la nostra regione. Vorrei richiamare le difficoltà che alcuni settori produttivi trainanti della nostra economia oggi incontrano in questa nostra regione: penso alle difficoltà che incontra un settore fondamentale come quello delle calzature, con i dati che riguardano in modo particolare il ricorso alla cassa integrazione che è quasi triplicata rispetto all'anno 2000 o alla chiusura di alcune aziende. Ma una difficoltà dovuta anche ad una politica del Governo nazionale di centro-destra. Le forze politiche della Casa delle libertà possono portare tutte le giustificazioni che vogliono, ma in realtà assistiamo allo scaricare sul governo locale di scelte, tagli che il Governo nazionale ha operato, a cominciare dai servizi sociali su cui non voglio entrare perché è già stato oggetto di discussione nelle precedenti sedute. Questo Consiglio regionale ha anche approvato un ordine del giorno che è sulla stessa linea dell'ordine del giorno approvato dagli assessori alle politiche sociali di tutte le Regioni italiane, a partire da quelle del centro-destra. In realtà oggi abbiamo una situazione che vede un taglio drammatico che si ripercuoterà non contro le Regioni e i Comuni che troveranno più difficoltà ad erogare i servizi, ma contro soprattutto i cittadini marchigiani e soprattutto quei cittadini marchigiani che più hanno bisogno di un aiuto, di un sostegno pubblico per i servizi alla persona, per quelli rivolti ai disabili, agli anziani ecc.
Questo è lo stato di fatto che oggi registriamo, e dire, come ho sentito e come ho letto sulla stampa, che comunque il dato complessivo dei fondi per il sociale a livello nazionale non diminuisca non alleggerisce, secondo me aggrava ulteriormente, perché significa che si tagliano fondi ai Comuni e alle Regioni per erogare i servizi, per mantenere i servizi del 2002 e utilizzare queste risorse a livello centrale, cioè significa una espropriazione vera, reale delle competenze delle Regioni e dei Comuni, per cui c'è una politica che, al di là delle promesse sul federalismo e sulla devolution, va in senso contrario, nel senso di accentrare ulteriormente le risorse a livello nazionale, togliendole ai Comuni e alle Regioni.
Così come per tante altre questioni che riguardano almeno alcune attività produttive. Così come per le scelte che sono state compiute nella finanziaria. La relazione al bilancio dice in maniera chiara quali sono le conseguenze, anche immediate, sul bilancio 2003, perché con la finanziaria di fatto, tra minori entrate e maggiore fabbisogno, dobbiamo coprire, come Regione Marche, qualcosa come 100 miliardi, che copriamo attraverso delle operazioni di ricontrattazione del debito con le banche e dall'altra parte dobbiamo coprire attraverso tagli alla spesa, anche se vengono fatti in maniera mirata. Quindi non è che qualcuno vuole scaricare su altri responsabilità, c'è una politica a livello nazionale che oggi, volutamente, con scientificità, vuol mettere in difficoltà le Regioni e i Comuni con tagli dell'entità che prima ricordavo.
In questo quadro si inserisce tutto il ragionamento sul bilancio 2003, che dà alcune risposte, fa alcune scelte di priorità, quindi non è vero che è un bilancio puramente matematico, in cui si applicano tagli matematici del 15%, sulla spesa corrente, del 5% sugli investimenti. Il bilancio fa invece una scelta di priorità, in questa situazione di difficoltà generale, che punta a salvaguardare sostanzialmente gli impegni verso il sociale, che sono un fattore non solo di giustizia e di equità, in particolare verso i soggetti più deboli della società, ma che è anche elemento di sviluppo, perché lo sviluppo che c'è stato in questa nostra regione è stato reso possibile anche dal fatto che questa nostra regione può vantare una serie di servizi sociali diffusi che vengono offerti ai cittadini marchigiani e che hanno aiutato lo sviluppo complessivo dei settori produttivi, in particolare quei settori produttivi che sono rappresentati dalle imprese familiari o piccolo-artigianali che costituiscono l'ossatura centrale. Dall'altra parte, non far venir meno il sostegno allo sviluppo, ai settori produttivi che punti anche a una tutela, a una valorizzazione dell'ambiente intesa non tanto come vincolo, come coercizione, ma soprattutto come ricchezza che può e deve essere messa a disposizione dello sviluppo complessivo.
Quindi sono state compiute due scelte di fondo, che poi si sostanziano con interventi concreti, quale quello del mantenimento, per quanto di nostra competenza, della risposta al sociale, ai servizi alla persona, ai servizi agli anziani, al mantenimento di alcune scelte di fondo, come per esempio quelle sul trasporto pubblico locale. Mantenere inalterato l'intervento in questa direzione, significa sostanzialmente mantenere inalterata una voce che incide nella risposta sociale, per esempio per quanto riguarda i problemi della mobilità, del trasporto ecc., a cominciare dalle categorie che hanno meno opportunità e che sono più bisognose. O mantenere lo stesso livello di contributo per gli asili nido comunali e per gli asili nido pubblici. Anche questa è una risposta che va nella direzione del mantenimento del sistema dei servizi pubblici nella nostra regione. Così come altri interventi, per esempio nel sostegno dell'artigianato, interventi che addirittura sono cresciuti rispetto agli anni passati su una questione importante, dove pure c'è stato un pronunciamento chiaro del Consiglio regionale qualche seduta fa, con l'approvazione di un ordine del giorno per la difesa della costa, con la previsione di investimenti molto superiori all'anno precedente che addirittura, in Commissione, sono stati ulteriormente integrati proprio per venire incontro a una necessità e a un'emergenza di tutta la nostra regione, di tutta la nostra costa, dal pesarese fino all'ascolano.
Abbiamo quindi fatto delle scelte concrete. In questo bilancio ci sono delle novità che vano sottolineate. In modo particolare vorrei ricordare che tra i fondi globali prevediamo circa 16 miliardi di vecchie lire per andare alla realizzazione di agende di sviluppo territoriale, intervenendo soprattutto in alcune parti del territorio regionale che hanno una situazione di maggiore delicatezza e difficoltà, soprattutto riguardo alle aree interne e montane, con interventi che dovranno poi essere oggetto di concertazione con le varie forze sociali e rappresentanze istituzionali degli enti locali, concertando insieme a queste forze le scelte che concretamente bisognerà compiere a livello locale per rendere attuativa questa impostazione e questa scelta che con il bilancio abbiamo fatto e che costituisce una novità in assoluto rispetto ai bilanci precedenti.
Quindi ci presentiamo con un bilancio che si proietta alla parte conclusiva di questa nostra legislatura, che ci accompagnerà, con il bilancio pluriennale, al 2005, consapevoli di aver fatto scelte non facili, con obiettivi che non sono facilmente raggiungibili, ma avendo chiare le scelte di priorità che vogliamo compiere, pure in una situazione così difficile e delicata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. C'è il "buon" assessore Secchiaroli che mi ascolta per quanto riguarda il Governo di questa Regione: lo prego di essere attento per poter trasferire ai suoi colleghi alcune osservazioni che ritengo doverose.
Non voglio soffermarmi sulla questione Dpefr e bilancio perché già l'hanno fatto miei colleghi abbondantemente. Non vi è dubbio, collega Franceschetti — che apprezzo sempre per la pacatezza degli interventi — che il Dpefr è uno strumento importante, però è altrettanto vero che presentarlo contestualmente lo stesso giorno in cui si approva il bilancio ne decreta la totale inutilità, perché tutto quello che doveva programmare è già successo.
Sono preoccupato, nell'esame di questo bilancio, nonostante sia, per alcuni aspetti, difficilmente comprensibile, perché dall'esame contabile di questo atto si evince che la Regione Marche si trova in una situazione di grandissima difficoltà economico-finanziaria. Non avevamo dubbi in proposito, ma anche alcune affermazioni e molti condizionali utilizzati dal relatore di maggioranza Luchetti confermano questa che non è più un'ipotesi ma una certezza.
Ci sono alcuni elementi che vorrei evidenziare. Primo, il dubbio sulla legittimità per quanto riguarda il 2003, della manovra fiscale approvata per il 2001. Vorrei ricordare ai miei colleghi della Casa delle libertà, che già a suo tempo, quando fu discussa la manovra presentai un ricorso — se questo è il termine giusto dal punto di vista giuridico — al Governo e alla presidenza del Consiglio, sollevando due aspetti. Anzitutto quello della incostituzionalità della manovra dell'Irpef, perché con una legge regionale si andava a modificare gli scaglioni di reddito. Inizialmente mi fu data ragione da parte degli esperti del Ministero, successivamente la risposta venne modificata quando si accorsero che anche la Regione Veneto aveva approvato una riforma dell'Irpef, seppur minore, dello stesso tenore, della stessa impostazione della nostra. Oggi, leggendo attentamente quanto previsto dal D. L. 347 del 2001, che consentiva alle Regioni, limitatamente all'anno 2002, di derogare ai limiti, per me rimane questo dubbio, serio, di legittimità sul fatto che tali limiti vengano superati dalla Regione Marche anche per il 2003.O Per il 2002 va bene, ma per il 2003 mantengo questo dubbio che è molto serio, perché andrebbe ad inficiare l'intera manovra nel settore delle entrate.
Questa manovra che ha aumentato le tasse per imprese e cittadini, la più pesante in assoluto tra le Regioni italiane, venne giustificata come necessaria per coprire il deficit sanitario, ammontante allora a 212 miliardi circa, in aggiunta ad altri debiti di bilancio per la parte ordinaria, circa 140 miliardi. In effetti le entrate previste assommano a circa 360 miliardi di vecchie lire.
Ora si impongono, secondo me, alcune riflessioni contabili, prima ancora che politiche. I ritardi anche clamorosi, a questo punto, con i quali questa Giunta regionale e questa maggioranza di centro-sinistra affrontano il problema della riforma sanitaria — non è concepibile che la sanità assorba oltre l'80% delle nostre risorse e a distanza di due anni non abbiamo ancora messo male a questa materia — non sono colpa di Berlusconi, del Governo, di crisi internazionali ma sono solo una responsabilità vostra. Credo che tutte le persone di buon senso, anche nel centro-sinistra non possano che concordare con me che questa è una responsabilità tutta marchigiana, non ce la possiamo prendere con nessuno. Ci sono Regioni amministrate dal centro-sinistra come l'Emilia Romagna e la Toscana dove la spesa sanitaria non assorbe più del 55-60% del reddito regionale, dove una riforma seria è stata attuata. Questa situazione fa sì che verranno prodotti altri debiti per la sanità e sono stati già prodotti nel 2002, vengono certificati in 109 milioni di euro. Ho la sensazione — mi auguro di sbagliare — che le spese dell'ultimo trimestre del 2002 siano state molto poco contabilizzate e per questo, solo per questo ci sia stato il rispetto della previsione dei 109 milioni di euro. E comunque, se anche così non fosse, rimarrebbe un deficit pesante che si andrebbe ad aggiungere all'altro deficit dovuto alla gestione ordinaria che abbiamo visto certificato nel 2001 in 238 miliardi di vecchie lire, di cui nel 2002 non abbiamo ancora notizia, ma che sicuramente esiste, se voi stessi, nella relazione, dite che c'è stata una sovrastima delle entrate, essendo diminuito il pil regionale: quanto meno per i 22 milioni di euro bisogna ridurre le entrate e quindi, ovviamente, se c'è deficit questo significa un aumento del deficit ordinario.
Intanto, per quanto riguarda la sanità, la manovra approvata nel 2001 è sufficiente per contenere la spesa? Perché io ho qualche dubbio, visto che la spesa sanitaria ha continuato a crescere, visto che la spesa per il bilancio ordinario ha continuato a crescere.
Dopo essersi tanto dimenati, sulla stampa, per i tagli del Governo Berlusconi, di fatto il Presidente D'Ambrosio, di ritorno da Fiuggi, ha dichiarato "sono soddisfatto per i contributi che il Governo ha dato alla Regione Marche". Quindi, "soddisfatto per i contributi del Governo Berlusconi". Ci sono rate di mutui già accesi per pagare i debiti della sanità pregressa? Ci sono altri buchi, altri debiti da sanare, altri mutui da accendere? Luchetti mi guarda esterrefatto, però quando faccio delle domande le faccio sempre a seguito di un ragionamento.
Nella relazione si dice che nel 2002 c'è stato un errore di previsione per quanto riguarda le entrate. Vorrei chiedervi: c'è disavanzo per quanto riguarda il 2002 nella parte ordinaria del bilancio? E se c'è, a quanto ammonta? Siamo a marzo, quindi queste notizie, più o meno, ormai le avrete. Nulla è previsto in questo bilancio di previsione 2003 per la sua eventuale copertura. Nel 2001 abbiamo registrato 238 miliardi di deficit per la gestione ordinaria del bilancio; nel 2002 quanto si pensa di aver registrato, come perdita? Se non c'è siamo tutti più contenti, io non ci credo.
Il disavanzo relativo alla gestione ordinaria del 2001 è stato ricoperto e sanato con degli espedienti contabili una-tantum, come ben sapete, che consistono nella rinegoziazione dei mutui — cosa che avete fatto giustamente — con l'utilizzo anche di residui perenti in una dimensione enorme. Se ci saranno altri disavanzi, che sicuramente ci saranno per il 2002, come si potranno coprire visto che abbiamo utilizzato già i residui perenti, la valvola di sfogo della rinegoziazione dei mutui? Questa è un'altra grande preoccupazione che ho dall'opposizione: non vedo le carte come voi, quindi a volte vado anche a sensazioni, però sono sensazioni che negli anni passati sono state regolarmente confermate l'anno dopo, vedi introito sull'Irpef e tante altre cose. Quindi ascoltatemi bene, perché di solito non parlo a vanvera. Tra l'altro, quando venne approvata la manovra 2002-2004 voi diceste che nel 2004 avrebbe terminato di produrre i suoi effetti e saremmo tornati alla normalità. Con questi dati di bilancio che voi avete presentato qui, correttamente, vi sembra ancora credibile questa ipotesi? Io direi assolutamente no, perché se venisse meno quell'entrata eccezionale dei 360 miliardi di vecchie lire, sfido a vedere come potete far quadrare i vostri conti. Non c'è dubbio che oggi si agisce in presenza di un contesto internazionale di grandi difficoltà economiche, ma questo va a legittima giustificazione per l'operato del Governo nazionale, a legittima giustificazione per l'operato del Governo regionale quando parla di riduzione del pil. Questa ve la concedo perché è giusto, corretto concederlo, come l'errore dei 22 milioni di euro di entrate e voi altrettanto giustamente dovreste concederlo al Governo nazionale, ma non lo fate. Però, su tutto il resto del ragionamento che attiene la gestione del bilancio della Regione Marche da parte vostra, il Governo non c'entra nulla, sono problemi che voi avete creato, che avete ingigantito e che vi trovate oggi ad affrontare e risolvere. Purtroppo debbo ancora constatare che on abbiamo parlato di sanità, che è il primo dei problemi, assorbendo l'80% delle risorse. Purtroppo di questo non abbiamo ancora discusso in quest'aula: se ne è discusso in tutte le aule tranne che in quella competente del Consiglio regionale.
Due ultime constatazioni per quanto riguarda la parte dei residui attivi, che vorrei fare in maniera molto breve e precisa.
I residui attivi relativi a contributi e trasferimenti risalgono addirittura all'esercizio finanziario 1987. Dal 1987 al 1996, dal rendiconto del 2001 risultano ancora non riscossi importi pari a circa 118 miliardi di vecchie lire. Sono ancora credibili? Sono ancora esigibili tali somme? O sono altri possibili buchi di bilancio? Perché essendo residui attivi, se non sono più esigibili c'è da mettersi le mani nei capelli. Vi dico queste cose e sarei contento di essere smentito da qualcuno dell'Amministrazione regionale.
Sempre nella rubrica relativa alle entrate da contributi e trasferimenti, risulta che la Regione riscuote appena il 48% delle cifre iscritte a residui, fino al 2000. Risultano non riscossi circa 900 miliardi. Vorrei sapere quali sono le ragioni di una così bassa capacità di riscossione.
Da informazioni avute negli uffici, risulta poi che da rendicontazioni relative ai fondi comunitari pregressi — il Docup precedente — la Regione dovrebbe incassare dalla Ue in gran parte e penso anche dallo Stato centrale, qualcosa come 150 miliardi di lire. Che cosa si fa per ottenere il pagamento di tali importi? Ci sono dei problemi che ostano all'incasso di queste cifre? Sono cifre enormi, qui non se ne è parlato. Ho pensato "se avessimo pensato di un miliardo e mezzo-due va bene, ma ritengo che sia doveroso parlare di cifre di questo livello", porsi delle domande e avere delle risposte.
Una nota sul terremoto. L'altro giorno il Vicepresidente Spacca, che ha anche la delega per il terremoto, in un'intervista diceva che siamo ormai alle battute finali. A me non risulta che così è, perché ci sono addirittura progetti per la ricostruzione della legge 61 che debbono ancora essere approvati, quindi figuriamoci se siamo alla parte finale. Ma parlando di bilancio, dai dati contabili da voi presentati si evince che circa il 50% ed oltre dei finanziamenti statali giace ancora nelle casse regionali, il che significa che per il terremoto siamo indietro o che ci sono altri problemi burocratici che frenano questo flusso di risorse dalla Regione alla ricostruzione. E' un altro problema da porsi, perché essendo centinaia di miliardi, in una situazione di crisi economico-finanziaria come quella che stiamo vivendo, anche l'utilizzo veloce, immediato di fondi che comunque abbiamo in cassa può consentire l'avvio di lavori e quindi anche un sostegno a tutta l'attività economica in genere.
Concludo con una considerazione politica. Se questo è lo stato economico — non sono venuto qui a fare la ramanzina e a dire "centro-destra bravo, centro-sinistra somaro, viva Berlusconi, abbasso D'Ambrosio", sarebbe da sciocchi e riduttivo. Sono venuto qui a fare un'analisi seria degli elementi che voi mi avete messo in condizione di capire — come consigliere regionale, come cittadino marchigiano traggo la convinzione — e mi auguro di essere smentito da qualcuno — che siamo veramente in grande difficoltà finanziaria. Ho paura che fra poco dovremo accendere i mutui anche per pagare gli stipendi se fossero vere tutte le cose che ho detto, e mi auguro di no, ovviamente, ma lancio un allarme serio. Per quel poco che capisco di conduzione d'azienda o altro, credo che qui ci sia veramente da rimboccarsi le maniche e non rinviare più decisioni che sono già state rinviate per troppo tempo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Presidente, signori consiglieri, a quest'ora non c'è più nessuno ed è una precisa testimonianza di come è ridotto questo Consiglio regionale. Però farò per intero il mio intervento, così resta agli atti dei lavori di questo Consiglio.
Come è stato già detto, la legge regionale 31 del 2001 inerente l'ordinamento contabile della Regione Marche e strumenti di programmazione, disciplina l'attività di programmazione finanziaria, la formazione, la struttura e la gestione del bilancio della Regione in attuazione dello Statuto regionale ed in applicazione dei principi contenuti nel D. Lgs. 76 del 2000. L'art. 3 di questa nuova legge introduce il Dpefr. Tale documento già previsto nella programmazione di bilancio dello Stato, per la prima volta è stato introdotto nell'ordinamento di programmazione finanziaria delle Regioni ed è uno strumento di estrema importanza, in quanto delinea i contenuti delle strategie regionali concretamente perseguibili sulla base dei vincoli e delle opportunità derivanti dall'attuazione della politica finanziaria e di bilancio.
Certo, rispetto all'anno scorso, quando avete approvato il bilancio pure in presenza della legge regionale 31 senza il Dpefr, avete fatto un bel passo avanti, però siamo sconcertati dal vostro modo di procedere: pure in presenza di una situazione economico-finanziaria disastrosa — è chiaro che voi disprezzate le leggi — continuate a violare norme e regolamenti fondamentali e ho l'impressione che volete offendere e mortificare il Consiglio. Mi è passata tra le mani una nota dell'Ue che segnala la presenza di un ufficio che si chiama "mediatore europeo: garanzia di trasparenza": qualsiasi cittadino dell'unione o qualsiasi persona fisica o giuridica che risieda o abbia sede sociale in uno Stato membro dell'Unione, può presentare una denuncia al mediatore europeo. La denuncia deve riguardare casi di cattiva amministrazione da parte delle istituzioni o degli organi comunitari. Per cattiva amministrazione si intende un'amministrazione carente o inefficace, ad esempio irregolarità od omissioni amministrative, abusi di potere, negligenze, procedure illegali, parzialità, disfunzioni, incompetenze, discriminazioni, ritardi evitabili, mancanza o rifiuto di informazioni. Penso che questo bilancio regionale potrebbe essere utilizzato per fare una denuncia a questo ufficio europeo.
Questo Consiglio regionale costa 30 miliardi l'anno ai cittadini delle Marche e non possiamo utilizzarlo in questa maniera, tanto più che, come diceva il collega Grandinetti, c'è una proposta per aumentare il numero dei consiglieri da 40 a 50. Ci vorrà un bel coraggio ad assumere una iniziativa di questo tipo.
Sono sorpreso anche dai colleghi consiglieri di maggioranza: non capisco come in questa situazione finanziaria così grave voi non sentiate la necessità di capire, di discutere, di contribuire alla stesura di un documento così importante e assolutamente necessario per formulare una proposta di bilancio seria e condivisa. Senza il Dpefr non si può fare il bilancio, nel Dpefr sono contenuti le indicazioni, i criteri e le priorità stabiliti dal Consiglio per formulare il bilancio.
Una serena discussione sui criteri, sugli obiettivi e sulle priorità fatta in quest'aula avrebbe contribuito alla formulazione di una proposta di bilancio più seria e più rispondente alle necessità della nostra regione. Pertanto il nostro voto sul Dpefr non può che essere negativo, in primo luogo per la ragione che approvare oggi questo documento è del tutto inutile, non serve a nulla, poi ci sono anche altre ragioni che ci impediscono di dare un giudizio positivo.
Curioso è il fatto, per esempio, che il documento, che riprende e rende attuali le principali indicazioni del Psr, del Ptc e del Pps, "rinnova l'impegno della Regione nella progettazione del governo nel territorio e nella attivazione del metodo della concertazione tra soggetti istituzionali funzionali e di cittadinanza, chiamati ad operare sulle linee di azione concordate". Ma assessore Agostini, di quale concertazione parlate? La concertazione è una cosa seria, voi non concertate nulla con nessuno: né con i sindacati, né con le categorie sociali, né con i cittadini, né con questo Consiglio regionale. Ormai quello che fate è concertato solo con le vostre menti. Così è stata la manovra fiscale del 2001, così è stato il Dpefr, così è con il bilancio, così è con il nuovo piano sanitario regionale.
Concertare significa mettere attorno a un volo le parti sociali, assumere impegni precisi, fare verifiche puntuali e raggiungere chiari risultati. Un esempio di concertazione l'abbiamo avuto agli inizi degli anni '90 quando il Governo nazionale, le parti sociali, i sindacati si impegnarono a salvare l'Italia dalla bancarotta, vicino alla quale si trovava in quegli anni e trovarono la soluzione per quella situazione economica grave. Voi non avete concertato nulla e non avete voglia di concertare nulla.
Per chiudere sul Dpefr, quello che ci proponete di approvare non è un documento di programmazione economica e finanziaria ma una modesta relazione di accompagnamento del bilancio. Un Dpefr, quello previsto nell'art. 3 della legge 31/2001, è altra cosa. Giustamente qualcuno che dimostra maggiore senso di responsabilità, che appartiene alla componente maggioritaria di questa maggioranza, i Ds, e che forse non ama farsi prendere in giro, in Commissione aveva proposto di non approvarlo. Sarebbe stato veramente un bel gesto, un segnale preciso a questa Giunta regionale.
Quella che ci proponete di approvare è una timida relazione reticente e condizionata dalla paura che i marchigiani possano scoprire i risultati di quasi 8 anni di governo di centro-sinistra nelle Marche; una relazione zeppa di bugie, piena di omissioni, per addossare ad altri le proprie responsabilità.
Ho qui la copia del mio intervento fatto lo scorso anno, voglio rileggervi alcuni passaggi: "A questa Regione serve una proposta seria di bilancio, costruita insieme qui in Consiglio, in relazione alla grave situazione delle Marche, con priorità, indirizzi e criteri per raggiungere due obiettivi. Primo, il risanamento economico-finanziario dei conti della Regione; secondo, un piano di opere infrastrutturali necessarie alla Regione marche per rimuovere un nuovo sviluppo economico. Non è più possibile andare avanti utilizzando trucchi contabili per mascherare artificiosamente la realtà dei conti e rinviare oltre misura le azioni di risanamento. Non si può continuare ad affrontare i problemi rinviandoli o procrastinandoli, per ritrovarli sempre più gravi. I cittadini delle Marche chiedono una politica seria, onesta e rigorosa nei confronti degli sprechi e delle spese inutili che caratterizzano la vostra azione di governo. Per raggiungere questo sarebbe stata necessaria una chiara assunzione di responsabilità politica rispetto alla situazione nella quale le Marche oggi si trovano. A nulla sono valsi i nostri richiami, rispetto a questo siamo ancora, con questo bilancio, all'anno zero".
Il collega Luchetti diceva "dall'anno prossimo cominceremo a fare sul serio, applicheremo davvero la legge 31/2001". Io sono convinti che noi, forse, nel 2005 faremo veramente sul serio.
Ma veniamo al bilancio. Le proposte di legge 159 e 160 trovano fondamento nell'articolo 5 della legge regionale 31/2001 già richiamata. Ancora una volta il bilancio regionale giunge in Consiglio ad esercizio inoltrato, vanificando, o almeno di sicuro riducendo, la funzione di programmazione economica e finanziaria regionale annuale. E' evidente che non vi piace rispettare le scadenze.
Nel merito siamo di fronte a una proposta di bilanci poco chiara e poco leggibile anche agli addetti ai lavori e ciò è stato posto in evidenza da tutti gli interlocutori in occasione dell'audizione dei soggetti della partecipazione. Questo nonostante che negli anni passati, sia l'assessore Secchiaroli, sia l'assessore Agostini si erano impegnati a lavorare per fare passi avanti in termini di semplicità e trasparenza negli atti di bilancio. Evidentemente ritenete che meno ci si capisce e meglio è.
La proposta di bilancio all'esame ha una specificità: non è condivisa da alcuno. Questo è un dato chiaro che emerge leggendo gli atti. Il Ces, dopo approfondita discussione, ha deciso di esprimere un giudizio non positivo. Il presidente della Provincia di Macerata, riportando quanto espresso in sede di consiglio dell'Upi, ha ritenuto di non poter esprimere un parere positivo. Non mi pare di aver letto da nessuna parte il parere favorevole dell'Anci. Mentre un giudizio assolutamente negativo, chiaro e preciso è stato espresso dalla Cgil, la quale fa rilevare come esistano ritardi, problemi, errori, scarsa consapevolezza su una situazione finanziaria grave e non governata, che ha portato a una proposta di Dpefr inadeguata e di bilancio preventivo sul quale esprime una valutazione negativa.
Ancora più impietoso, più puntuale e pesante, come un macigno, è stato il giudizio che ha espresso la Cna e non si può negare che la Cna di queste cose se ne intende: "Questo bilancio è un esempio di come si fa la concertazione, un esempio da manuale. Se qualcuno vuol imparare a fare la concertazione deve leggere come è stato fatto questo bilancio. Purtroppo siamo al terzo bilancio di questa legislatura e dobbiamo registrare con grande rammarico che il grido di allarme che abbiamo più volte lanciato le preoccupazioni che abbiamo espresso negli anni passati in quest'aula erano vere e fondate. Questo ci dispiace davvero: avremmo preferito oggi dire che ci eravamo sbagliati, che quello che dicevamo negli anni passati era sbagliato, che "la Regione Marche non ha alcun problema finanziario". Avremmo preferito sentire l'assessore Agostini dire, sulla base del fabbisogno concordato nell'accordo di agosto 2001 con il Governo nazionale, "la sanità dovrebbe realizzare nei prossimi tre anni un sostanziale pareggio fra entrate e uscite e dovrebbe registrare un andamento decrescente sul pil, fino ad arrivare al 5,6% nel 2005. Il principale intervento, dal punto di vista della rilevanza politica è quello previsto nel piano straordinario degli investimenti che dovrebbe realizzare nel corso del triennio 2003-2005 un volume di investimenti pari a 1.500 milioni di euro, con un contributo di circa 1.000 milioni da parte della Regione. Questo impegno straordinario che si aggiunge ai circa 500 milioni di euro di investimento ordinario della Regione si aggiunge..." ecc.
Questo lo dice l'assessore della Toscana, che pure è un'amministrazione di sinistra, il quale dichiara che con i maggiori trasferimenti del Governo Berlusconi la sanità raggiunge il pareggio di bilancio e ci sono anche le risorse per fare investimenti.
La proposta di bilancio dunque appare tardiva, inadeguata, inefficace e pericolosa. Innanzitutto va detto che essa mette a nudo alcune bugie dietro le quali vi siete nascosti in questi anni. Dopo il 2002, anche nel 2003 i cittadini marchigiani saranno costretti a pagare altri 350 miliardi di maggiori tasse. La manovra fiscale di cui alla legge regionale 35/2001 è confermata anche per il 2003 e questo un abuso, perché la legge 405/2001 era chiara, diceva "limitatamente all'anno 2002, in deroga all'art. 50 della legge 446 e all'art. 24 della 504 le Regioni possono disporre la maggiorazione dell'aliquota addizionale Irpef e aumentare l'Irap". E' scritto chiaro, "limitatamente all'anno 2002", ma voi questo l'avete ignorato.
Questo bilancio smaschera alcune bugie. La prima: il Presidente D'Ambrosio, in occasione di quella manovra aveva dichiarato che si trattava di misure fiscali occasionali e contingenti e che la pressione fiscale sarebbe gradualmente scesa, per azzerarsi nel 2004. Ho qui Il Messaggero, che diceva: "D'Ambrosio ha preso un impegno con tutti i marchigiani: «Fra tre anni contiamo di restituire ai marchigiani una Regione più snella, una sanità ugualmente efficiente e una pressione fiscale ridotta, tendente possibilmente allo zero»". Invece il bilancio dice che è vero il contrario, nei prossimi anni i marchigiani pagheranno sempre più tasse, subiranno un forte aumento della pressione fiscale.
Guardando il bilancio pluriennale 2003-2005, a pag. 27 si può notare come il gettito dei tributi propri della Regione e dei tributi erariali passerà da 2.398.000.000 di euro a 2.536.000.000 di euro, con un aumento di 137 milioni di euro, pari a circa 267 miliardi di lire. Altro che pressione fiscale che tende a ritornare alla posizione di partenza!
La grave crisi finanziaria che attraversa la Regione Marche non è assolutamente imputabile al Governo Berlusconi — questa è la seconda grande bugia — perché il Governo Berlusconi non ha operato tagli significativi ai trasferimenti regionali, se mai ha dato corso a opportuni interventi di razionalizzazione della spesa per eliminare sprechi e sperperi di denaro pubblico che caratterizzano la gestione delle pubbliche amministrazioni e che indignano profondamente tanti onesti e laboriosi cittadini.
Sapete bene che con la legge 405 del 2001 sono aumentate le risorse a disposizione del fondo sanitario nazionale, che viene ripartito tra le Regioni in base a determinati parametri: 100.000 miliardi in più a disposizione delle Regioni in quattro anni, che hanno portato un bel gruzzolo di miliardi in più nelle casse delle Regioni, sufficienti a far quadrare i conti di molte Regioni accorte e ben governate ma non i conti delle Marche.
Il grido di allarme che avete lanciato con ogni mezzo e in ogni modo si è rivelato falso e tendenzioso, perché nessun taglio è stato operato al fondo sanitario spettante alla Regione Marche. Alle Marche sono stati assegnati, per l'anno 2003, 1.915 miliardi di euro, pari ad oltre il 2,70% dell'intero fondo nazionale che, ricordo, nel 2001 era di appena 1.628.000.000 di euro, quindi 277 milioni di euro in più, oltre 550 miliardi in più. Queste sono le verità che non dite.
Su una cosa però si dice finalmente la verità: la vera grande emergenza di questa Regione, il primo e unico obiettivo che la Regione Marche deve perseguire è quello del risanamento e del riequilibrio di bilancio. Questo è l'unico risultato di otto anni di governo di centro-sinistra nelle Marche. Bisogna procedere a risanare i conti della Regione. Probabilmente i colleghi consiglieri non hanno il senso della misura dell'indebitamento della Regione marche, perché non è scritto da nessuna parte. Bisognava scriverlo nel Dpefr, bisognava fare una tabellina che servisse una volta per tutte per far capire in quale situazione ci troviamo. Nessuno fornisce questi dati, quindi ho provato a ricostruirli io: il capitale residuo da rimborsare al 31 dicembre 2002 dei mutui contratti dalla Regione Marche ammonta a 987 milioni di euro. Poi, all'art. 23 della proposta di legge 160/2003 trovate mutui per 21 milioni di euro per la copertura del disavanzo 1999, 81 milioni di euro per il disavanzo del bilancio 2000, 70 milioni di euro per la copertura del disavanzo del bilancio 2001, 79 milioni di euro per la copertura del disavanzo dell'anno 2002 e 25 milioni di euro a copertura del programma di investimento delle aziende sanitarie locali delle Marche per l'anno 2002. Poi c'è la copertura del disavanzo 2003, esclusa la sanità che arriverà a fine anno e sono altri 119 milioni di euro. Totale, 1.385.000.000 di euro. Moltiplicate per il valore dell'euro, siamo a 2.700 miliardi di deficit certificati, per una popolazione di 1.463.000 abitanti. Insomma, siamo vicini ai 1.000 euro a testa di debito, 2 milioni di lire a testa. Non potete smentirmi, non credo che l'assessore voglia smentirmi, sono pronto a interrompere il mio intervento per far dire questo.
Naturalmente ciò non basta, perché tra le pieghe di bilancio ci sono tanti e tanti altri buchi che probabilmente verranno fuori in futuro.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIUSEPPE RICCI

Una parte di deficit è stata determinata dalla sanità. Per esempio nel Dpefr non è scritto questo, mentre è chiaro che dal 1995 al 2001 è stato speso più di un miliardo di euro rispetto alle risorse disponibili. Ciò ha comportato, solo negli ultimi tre anni, l'assunzione di mutui per 580 milioni di euro che comportano una rata annua di 71 milioni di euro. Qui la prima domanda, assessore, un dubbio che sarebbe bene chiarire: voi avete previsto nel bilancio di assumere nell'anno 2003, mutui per 398 milioni di euro. Tenuto conto che nel bilancio l'Upb 20814 prevede solo 150 milioni di euro e 142 sono impegnati per i mutui già in essere al 31 dicembre 2002, come farete a coprire la rata di questi altri 400 milioni di euro, visto che gli 8 milioni di euro previsti nel capitolo coprono solo 100 milioni di euro di rata? Ammesso che possiate rinviare l'assunzione verso la fine dell'anno, come faremo l'anno prossimo a trovare 50 milioni di euro per far quadrare i conti di bilancio e poter pagare i mutui? Come è possibile che la stessa Upb diventa 120 milioni di euro nel 2004 e 122 nel 2005? Addirittura, pur aumentando i mutui da rimborsare si riduce la rata per i mutui. Ma che razza di bilancio avete fatto? Questo è un bilancio che non ha alcuna credibilità, contiene errori che neanche un bambino dell'asilo avrebbe fatto.
Un bilancio sempre più bloccato alla sanità. Posso anche essere preso in giro, ma è scritto nelle carte che avete prodotto voi. Mi basterebbe sentir dire "ci siamo sbagliati". A me sta bene questo.
Mi è piaciuto un passaggio del procuratore generale della Corte dei conti, Albero Avoli, il quale dice "Le Marche rischiano insomma di addormentarsi nella loro tranquillità e risvegliarsi di colpo in una realtà molto diversa da quella alla quale sono da tempo abituati", cioè quando questi conti saranno chiari forse i marchigiani troveranno un'amara sorpresa.
La proposta di bilancio non scioglie i nodi della spesa sanitaria, a parte le omissioni di tabelle della spesa anno per anno, le omissioni di tabelle della spesa annuale, la quota di fondo in più che ci ha riservato il Governo nazionale, sappiamo che la sanità ha prodotto nel 2002 ben 109 miliardi di euro di deficit, come sappiamo che in realtà ciò è avvenuto, attraverso operazioni contabili per 40 milioni di euro, irripetibili e che quindi viaggiamo su un deficit intorno a 150 milioni di euro. Quale credibilità può avere una proposta di bilancio che a fine ano prevede un deficit di 70 milioni di euro? Perché non dite una riga sulle assunzioni, pur sapendo che con la riduzione dei posti letto avremo migliaia di persone in soprannumero nella sanità?
Insomma, gli errori, i ritardi, la leggerezza con cui sono stati affrontati i problemi della sanità marchigiana sono evidenti, ma ci angoscia ancor di più la proposta di riforma del servizio sanitario regionale che non affronta i veri problemi del servizio, una proposta che non si capisce come può riuscire a produrre i risparmi necessari.
Per esempio, mi piacerebbe conoscere il dott. Zuccatelli, visto che a distanza di un anno non ha partecipato mai ai lavori di nessuna Commissione, né bilancio né sanità, pure invitato. Abbiamo sentito Costa, Principi, Conti, Marcolini più volte, non ho l'onore di conoscere il dott. Zuccatelli.
Ci sono altri mille dubbi che rendono questo bilancio poco credibile. Il collega Viventi ha parlato dei residui perenti. Sarebbe curioso sapere quante entrate straordinarie irripetibili previste nel bilancio 2002 sono state reiscritte nel bilancio 2003.
Accorcio. Ve l'abbiamo detto in passato, ve lo diciamo oggi, ve lo continueremo a dire...

PRESIDENTE. Non è che deve accorciare, collega, deve chiudere. Sono 26 minuti che parla.

REMIGIO CERONI. Parlo 30 minuti, Presidente.

PRESIDENTE. No, lei non parla 30 minuti. Collega Ceroni, lei non parla 30 minuti. Se lei chiede cortesemente, il Presidente può decidere di darle 5 minuti...

REMIGIO CERONI. Io credo di avere gli stessi diritti degli altri consiglieri. Verifichiamo i tempi che sono stati assegnati...

PRESIDENTE. Prego di togliere un attimo il microfono al collega Ceroni. Ascoli, collega Ceroni: il Presidente Minardi le aveva già concesso 5 minuti. Lei ha detto "accorcio", io le ho fatto presente "si accinga a chiudere", quindi lei non può dire "parlo 30 minuti". I 30 minuti li può anche impiegare, ma se la presidenza li concede. Prego, continui.

REMIGIO CERONI. Chiedo di avere lo stesso trattamento dei colleghi che hanno parlato prima di me.
Ve l'avevamo detto e continuiamo a dirvelo: non potete far finta di non sapere qual è la situazione di bilancio, vi smentisce l'accordo con le organizzazioni sindacali del febbraio 2002, dove avete concordato gli impegni rispetto agli obiettivi di riequilibrio strutturale di bilancio delle Marche. Già un anno fa sapevate qual era la situazione: la riorganizzazione della spesa sanitaria marchigiana. C'erano degli obiettivi che significano che voi eravate a conoscenza già da allora dei problemi di bilancio.
Penso che da domani è necessario rifare il bilancio, questa è carta straccia priva di valore e fondamento. Altrimenti, a fine anno saranno dolori. Non vorrei che abbiate risposto le vostre speranze di sopravvivenza sull'articolo 19 della proposta di legge 160 del 2003, quella sulla vendita del patrimonio.
Naturalmente per voi nessun problema, mi rendo conto. So che cosa direte: "è stata tutta colpa dei funzionari che hanno predisposto gli atti". E' come per la sanità, saranno i poveri dirigenti a fare le spese della vostra incapacità di governare. Ma i marchigiani chi li risarcisce?

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Farò soltanto alcune riflessioni e darò lettura di alcuni documenti che credo rendano giustizia rispetto a una strumentalizzazione che alcuni consiglieri regionali hanno fatto anche questa mattina in aula. Innanzitutto penso che quando si parla di famiglia, con un tono giustamente esaltante, si debba leggere il libro bianco, dove non appare la definizione di famiglia...

ROBERTO GIANNOTTI. Qual è?

MARCELLO SECCHIAROLI. Ce n'è solo uno in Italia, in questo momento, purtroppo. Lascia parlare, Giannotti, come hanno potuto parlare tutti.
Il taglio regionale è un taglio complessivo, esclusi gli investimenti, del 10%, perché dobbiamo considerare che si è mantenuta fissa la quota degli asili nido, non quelli aziendali che non servono in questa regione, non sono una priorità, almeno, se non per un imprenditore o due, ma credo che i bisogni siano altri. Abbiamo aumentato notevolmente gli investimenti nel sociale, dando coerenza, con le risorse disponibili, agli atti normativi che la Regione ha fatto. Mi riferisco alle autorizzazioni per le strutture per anziani, alle trasformazioni delle case di riposo in case protette e abbiamo previsto risorse nostre per poter aiutare i Comuni, le Ipab, i privati che saranno autorizzati e accreditati per l'assistenza agli anziani, a poter riconvertire le strutture e renderle a norma rispetto a una qualità a cui è interessata la Regione Marche nel welfare, non tanto a una quantità né tanto meno a delle promesse o virtualità che poi non corrispondono ai reali bisogni.
L'altra questione che volevo porre, è che non è vero, come diceva Ceroni, che non è stato fatto un taglio nella sanità. E' stato fatto un taglio anche nella sanità perché l'accordo dell'8 agosto non è stato rispettato, a fronte di un aumento del 7-8% è stato considerato solo il 3,8%, quindi se non vogliamo chiamarlo taglio... Io lo chiamo minori trasferimenti di risorse che vanno a detrimento di quello che affermiamo anche nel nuovo pano sanitario che è importante e che è uno degli assi portanti del piano: l'integrazione socio-sanitaria e di spostamento delle risorse dagli ospedali al territorio.
Un'altra riflessione è che, nonostante quello che questo Governo fa rispetto ai tagli dei trasferimenti alle Regioni, quindi ai Comuni, quindi alla rete di servizi sociali, la Regione Marche sta rispondendo con il primo piano di zona, con un "progetto Marche" sull'autismo, quindi non facendo delle passerelle o delle promesse vaghe celebrando l'"Anno internazionale del disabile", perché non è così che si celebra l'"Anno internazionale del disabile", tagliando delle risorse finanziarie alla 162 che è l'intervento per l'handicap grave. Si tagliano 3.200 insegnanti di sostegno nell'handicap e questa non mi sembra una celebrazione, mi sembra più una commemorazione di quello che era il welfare rispetto alla disabilità.
L'altra risposta che la Regione sta dando riguarda la nuova legge sull'infanzia che è in Commissione e che nelle prossime settimane approderà in Consiglio. Non mi soffermo sui documenti. Visto che Ceroni faceva riferimento alle dichiarazioni della Regione Toscana rispetto al fondo sanitario, non faccio riferimento alle dichiarazioni di una sola Regione ma di tutte le Regioni italiane, comprese quelle governate dal Polo sul taglio delle risorse ai servizi sociali, che è del 54%, e lo ripeto per l'ennesima volta, sperando anche che la stampa dia più rilievo a una realtà che sembra inverosimile.
La lettera di Ghigo a nome di tutti i presidenti che ho letto l'altra volta ve la tralascio. Vi leggo invece il sunto dell'ultima riunione, quella del 26 febbraio 2003, della conferenza degli assessori regionali alle politiche sociali, per ridare verità rispetto alle accuse di bugie. La consapevolezza sta crescendo, nei territori gli enti locali e il terzo settore stanno organizzando manifestazioni e consegna delle chiavi dei servizi ai prefetti, quindi vuol dire che qualcuno si sta accorgendo di quello che sta succedendo: "La Conferenza degli assessori alle politiche sociali riunita a Roma presso la sede della Regione Veneto per una prima valutazione del libro bianco; sentite le posizioni espresse nella riunione da parte degli assessori presenti, ha deciso all'unanimità di non entrare nel merito della discussione finché non verrà positivamente risolta la questione relativa alla determinazione delle risorse destinate alle Regioni all'interno del riparto del fondo nazionale per le politiche sociali per il 2003 così come proposto dalle Regioni stesse, oltre che la definizione delle risorse necessarie a realizzare il futuro sviluppo delle politiche sociali auspicato dallo stesso libro bianco", che io considero un "libro in bianco", non un "libro bianco", perché non ha la consistenza economica e ha piena incoerenza rispetto a quello che attualmente si sta facendo tagliando i fondi nella finanziaria. (Interruzione del consigliere Giannotti). Non è solo il fondo sociale, ho fatto l'elenco dell'handicap, che è del tutto fu ori dal fondo sociale. Informati, Giannotti, e non fare sempre il demagogo, ormai non ti crede più nessuno. "Nel contempo, gli assessori alle politiche sociali rilevano come ancora una volta il Governo, ignorando la nuova legge costituzionale n. 3 del 2001, abbia presentato un documento su una materia di competenza regionale senza alcun coinvolgimento delle Regioni".
Il 19 febbraio, con il titolo "Caro Giulio", il ministro Maroni scrive a Tremonti e, facendo presenti l'art. 46, il confronto e la vertenza che le Regioni hanno posto rispetto al riparto del fondo per le politiche sociali — la lettera nella sua interezza è a disposizione di tutti i colleghi — dice: "l'integrale finanziamento dei trasferimenti da erogare all'Inps, circa 464 milioni di euro — se posto totalmente a carico delle risorse del fondo nazionale per le politiche sociali, determinerebbe, per l'esercizio in corso una sostanziale riduzione delle somme da ripartire tra gli altri soggetti destinatari delle finalità del fondo secondo quanto disposto dalla stessa legge finanziaria 2003 e vincolato a specifiche destinazioni, sostegno delle politiche in favore delle famiglie di nuova costituzione e asili nido nei luoghi di lavoro. A proposito di asili nido non si può fare un comunicato dove si parla anche degli asili nido, quando la finanziaria parla solo degli asili nido, perché degli altri non se ne parla. Favia diceva, in quel comunicato Ansa...

ROBERTO GIANNOTTI. Era una nota del gruppo.

MARCELLO SECCHIAROLI. Però era a nome di Favia. Diceva che i cittadini marchigiani devono stare tranquilli perché tutti i servizi saranno dati ai cittadini e diceva che nella finanziaria, tra le altre belle cose che ci sono — senza citare l'elenco dei tagli che ho citato prima — si parla anche di asili nido "anche aziendali". E' l'inverso: si parla "solo" di asili aziendali. (Interruzione). Giannotti, o non vi accorgete di quello che scrivete... Leggilo tu, il comunicato, sugli asili.

ROBERTO GIANNOTTI. Si parla di giovani coppie, dell'handicap "e di sili nido anche aziendali".

MARCELLO SECCHIAROLI. Solo gli asili nido aziendali, Giannotti. Di maestri di demagogia mi pare che Favia — mi dispiace che non c'è — rappresenti proprio l'optimum. Quello è mistificare la verità, visto che mi davi del bugiardo, questa mattina.
Continua Maroni a Tremonti: "Tale riduzione colpirebbe in particolar modo le Regioni che hanno programmato gli interventi da destinare nel campo delle politiche sociali prevedendo nei propri bilanci il trasferimento dei fondi statali attestati sugli stanziamenti erogati negli anni pregressi" — circa 771 milioni di euro, a fronte della bozza di decreto che presentava 350 milioni di euro — "pertanto, al fine di non vanificare gli sforzi compiuti per realizzare sul territorio i servizi e gli interventi programmati a sostegno delle politiche sociali, tenuto conto altresì che questo l'anno europeo delle persone disabili" — come se questo fosse la panacea di tutti i mali — "è necessario confermare per l'anno corrente la medesima entità dei trasferimenti determinati per l'anno 2002". Questo lo dice il ministro Maroni, non lo dico io, Giannotti. "Le Regioni hanno già comunicato di non accettare alcuna soluzione che non confermi l'importo erogato nell'anno precedente. Va da sé che senza la preliminare intesa con le Regioni non si potrà procedere al riparto del fondo nazionale per le politiche sociali e tale impedimento, tra l'altro, bloccherà l'erogazione del contributo governativo alle famiglie di nuova costituzione per l'acquisto della prima casa di abitazione. Per quanto sopra considerato ti chiedo di incontrarmi con urgenza il 25-26 prossimi per sottoporti alcune soluzioni tecniche predisposte dai miei uffici. Ciò al fine di poter far fronte alla copertura degli oneri derivanti da specifiche disposizioni normative concernenti i diritti soggettivi, nonché di consentire ai soggetti destinatari delle risorse del fondo delle politiche sociali di rispettare gli impegni assunti, considerato che le Regioni attendono risposte positive alla loro richiesta prima della prossima riunione della conferenza unificata". La conferenza unificata si è riunita con il ministro La Loggia per sollecitare l'incontro che le Regioni hanno chiesto a Berlusconi e siamo ancora in attesa sia della risposta all'incontro che di una soluzione positiva a un saccheggio, a un'interpretazione arbitraria che è stata fatta a dispetto di tutti i pareri delle Regioni, da chiunque esse siano governate, rispetto al trasferimento del fondo.
E' difficile credere ad un taglio di questo genere e questo rende più facili le speculazioni che lei sta facendo, caro Giannotti, rispetto a dare del bugiardo a chi porta avanti questo discorso, ma sicuramente se non si arriverà alla soluzione proposta dalle Regioni, fra tre mesi credo che le bugie che lei sta dicendo cercando di travisare la realtà, non potranno essere più ignorate perché chiuderanno i servizi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Cercherò di essere essenziale, anche perché credo che gli interventi del consigliere Castelli e del consigliere Ceroni abbiano espresso il nostro giudizio su questo strumento.
Intanto il Dpefr è un documento tardivo, venale, si può dire che quello che doveva essere un grande strumento di lettura, di interpretazione, di declinazione delle strategie regionali si è manifestato per una mera dichiarazione di intenti. Un documento palesemente caratterizzato sul piano della regolarità, nel senso che è giunto in Consiglio in tempi non del tutto canonici, un documento inutile, perché di fatto è stato utilizzato ed è venuto in Consiglio come relazione di accompagnamento al bilancio, un documento privo della legittimità sociale di questa regione. Il giudizio espresso dal Ces in maniera non molto marcata, ma netta, che abbiamo letto, testimonia la sua insufficienza.
Noi abbiamo posto, all'inizio della seduta, l'esigenza di discutere questi due strumenti in maniera separata — per questo abbiamo posto quella pregiudiziale — ma il Presidente ha voluto assumere il voto del Consiglio regionale come punto di riferimento, evidentemente questa è una strada che noi consideriamo sbagliata. Non credo che serva molto a giustificare il ritardo gravissimo, prendere a riferimento l'approvazione della finanziaria nazionale. Uno strumento di questo tipo poteva e doveva essere approntato in maniera diversa.
Sul bilancio è stato detto: arriva in ritardo, ad esercizio inoltrato riduce sostanzialmente la sua valenza sul piano della programmazione. Un bilancio che è stato giudicato del tutto negativamente dal "Parlamento delle forze sociali delle Marche", in quanto il verbale conclusivo del Ces è netto e dice che "si esprime un giudizio non positivo sulla proposta di bilancio di previsione 2003 e bilanci pluriennale" e ribadisce "forti preoccupazioni per una difficile situazione finanziaria che potrà essere ulteriormente aggravata dalle scelte del Governo nazionale e dagli ulteriori ritardi nell'attuazione di riforme strutturali già indicate da tempo e che richiedono un urgente avvio di confronto con le forze economiche e sociali per definire un progetto di risanamento globale". Uno strumento che segnala la condizione di oggettivo isolamento in cui si trova oggi questa Giunta regionale di centro-sinistra.
Alcune considerazioni di carattere politico, altri hanno fatto un lavoro di approfondimento del quale debbo dare atto, in maniera particolare debbo dare atto ai consiglieri del gruppo di Forza Italia di avere portato un contributo critico su questo piano. Questo è il bilancio degli errori; questo bilancio rappresenta la somma di tutti gli errori del passato, di tutte le incertezze del passato, di tutte le omissioni del passato. E' la logica conseguenza degli errori commessi dalla Giunta D'Ambrosio in questi sette anni, la cecità amministrativa, la cecità finanziaria di questo Esecutivo, del "D'Ambrosio 1", del "D'Ambrosio 2" e del "D'Ambrosio 3". Segnala l'incapacità di esercitare un serio controllo sulla gestione dei conti, segnala il ricorso quotidiano ai giochetti contabili, a falsare la realtà, tutta una serie di errori. Quindi il primo giudizio che ci sentiamo di dare, è che questo bilancio rappresenta la somma degli errori commessi dal centro-sinistra in questi sette anni di governo. Questo è il bilancio delle tasse. Si può dire tutto e il contrario di tutto, ma non si può non affermare che questo bilancio conferma la linea dell'inasprimento dell'imposizione fiscale nei confronti dei marchigiani. E' il secondo anno che le Marche devono fare i conti con l'aumento dell'addizionale Irpef, con l'aumento dell'Irap, con l'aumento del bollo, in una logica di continuità che peraltro definisco illegittima.
L'avere applicato l'addizionale Irpef, l'addizionale Irap e l'aumento del bollo anche quest'anno senza un provvedimento specifico è palesemente illegittimo. La legge istitutiva prevede un passaggio legislativo che non c'è stato. Questo è il bilancio di conferma delle tasse e il bilancio che segnala la vera vocazione della Regione Marche, che non a caso viene qualificata da quotidiani economici a livello nazionale, come una delle Regioni italiane dove più elevato è il livello di imposizione fiscale nei confronti dei cittadini e delle imprese. Una situazione, peraltro, che le imprese marchigiane hanno pagato di tasca loro proprio in questi giorni. Questo è il bilancio dei tagli. Si è operato in maniera chirurgica tagliando come mai si era fatto fino ad oggi, nell'unico tentativo di raschiare il fondo del barile, cercando di raddrizzare una barca che sta affondando sotto il peso di una mole enorme di debiti, aggravata da mutui, da operazioni finanziarie che, seppure a basso costo, rappresentano un onere che, comunque, dovrà essere pagato. Questo è il bilancio dei "buffi". Credo che sia stato detto in maniera abbastanza netta dal consigliere Ceroni: quello che emerge da questo strumento della Giunta regionale è questa ricerca all'indebitamento. L'ho chiamato "buffo" per farvi capire, ma il carico, l'incidenza dei mutui su questo bilancio è a dir poco eccezionale.
Credo che un bravo amministratore, invece che vantarsi di avere ricontrattato i mutui a livello più basso, in sintonia con gli indici di mercato — cosa che peraltro fa qualsiasi persona di buon senso, qualsiasi cittadino — avrebbe dovuto avviare un'operazione di riduzione dell'ammontare complessivo dei mutui accesi, sapendo benissimo che nei prossimi anni, stante questa crisi economica, stante il rischio della guerra e stante il minor flusso di risorse dello Stato dovuto non a Berlusconi ma a equilibri e criteri di distribuzione diversi, incasseremo meno tasse e meno fondi statali. Un buon amministratore dovrebbe farsi carico di questa situazione, invece di lanciarsi in queste operazioni di ulteriore appesantimento finanziario.
Questo è il bilancio dell'azzardo. Invece di fare come si è fatto finora, impostare il bilancio su previsioni rosee — più trasferimento dallo Stato, più incassi dalle tasse — legati a congiunture economiche positive, che poi non sempre si sono avverati, sarebbe stato opportuno rimanere con i piedi per terra, e invece che continuare a produrre piani e documenti occuparsi più dei problemi reali di questa regione, cioè della vita delle famiglie e dello sviluppo delle imprese. Credo che se non si uscirà da questa gabbia costruita dal centro-sinistra che sta avviluppando tutto e tutti, nei prossimi anni ci troveremo con un bilancio ancora più prigioniero di spese obbligate di parte corrente, senza giocarci per nulla sul terreno degli investimenti che rappresentano la sfida positiva di questa regione. Questo è un bilancio inutile, che ha perso ogni capacità di incidenza, un bilancio che spende l'84% delle proprie risorse per la sanità e non lascia niente agli investimenti. Credo che il dato di fondo, comunque, sia il riconoscimento di un elemento oggettivo: che questo bilancio, il bilancio della Regione, con il passare degli anni perde sempre più la propria capacità di incidenza sullo sviluppo della regione e sulla capacità di tenuta dei servizi. L'assorbimento di questa altissima percentuale di risorse dalla sanità non apre la prospettiva ad interventi di altro genere. Questo è il bilancio degli sprechi.
Se c'è una cosa che va detta con forza, è che questa Regione si è segnalata nel panorama nazionale per essere la regione che più di altre regala l'effimero, spreca e la battaglia ormai storica che abbiamo fatto come gruppi dell'opposizione sul versante degli incarichi e delle consulenze impropri è un dato oggettivo.
Questa credo sia la vera piaga delle Marche, uno dei pilastri della situazione fallimentare del bilancio regionale, una delle vere emergenze sul versante del risanamento. Non ci può essere risanamento se non si metterà mano a questa grande emergenza. E allora, non prendiamoci per i fondelli: non meno di qualche mese fa è stata approvata una delibera che blocca l'attivazione di nuovi incarichi e nuove consulenze e noi abbiamo detto "benissimo, avete preso atto di una richiesta forte che viene non di noi ma dalla società marchigiana che è schifita di questa situazione", ma diteci cosa volete fare di tutte le consulenze che avete sottoscritto fino ad oggi. Facciamo una verifica per capire quelle che sono veramente essenziali e quelle che possono essere messe sullo stesso piano di quelle che oggi non volete più fare.
Sapete dov'è il trucco? Andate a leggere quella delibera. Questo stesso provvedimento è stato assunto l'anno scorso da un'altra Giunta. Il provvedimento dell'anno scorso prevedeva il blocco delle consulenze e il blocco della nomina di dirigenti esterni, questa delibera, guarda caso, prevede solo il blocco delle consulenze, quindi non dà garanzie sul passato ma anticipa che prossimamente questo Esecutivo si diletterà di nuovo nell'acquisizione di professionalità esterne, quindi di altri dirigenti da sommare a quella platea di dirigenti che è stata approvata nei giorni scorsi dal piano di ristrutturazione. Mi si dice che già c'è il dirigente pronto che dovrebbe prendersi carico dei problemi finanziari e via dicendo. Questo a dimostrazione della assoluta mancanza di volontà della Giunta regionale di affrontare in maniera seria i problemi.
Questo è il bilancio delle bugie e dove si costruiscono le bugie? Sulle cose dove è oggettivamente difficile trovare la verità. Potremmo qui stare tutta la sera a sentire Ceroni e Secchiaroli, ma probabilmente ce ne andremmo più confusi di prima.

MARCELLO SECCHIAROLI. Io ho letto la lettera di un ministro.

ROBERTO GIANNOTTI. Non credo che dal confronto Governo-Regioni le Marche siano state così penalizzate. Ha già detto Ceroni che intanto dobbiamo sfatare un luogo comune: i trasferimenti in campo sanitario sono gli stessi, se non aumentati.
Sul welfare io ho altre notizie: c'era una proposta, intanto, di articolare diversamente l'intervento complessivo sul piano del sociale, un intervento che prevedeva sì l'utilizzazione del fondo ma anche interventi specifici, l'intervento per le giovani coppie, l'intervento per i nidi aziendali, tutta una serie di interventi assegnati all'Inps e sapevo anche che c'era una proposta relativa al trasferimento delle risorse alle Regioni. Due cose l'assessore Secchiaroli non ha detto. Primo, che quello era il primo stralcio dell'intervento previsto. Secondo, che era una proposta su cui costruire un minimo di rapporto concertativo. Fatto sta che c'è stata una proposta di modifica, dopo la reazione delle Regioni che evidentemente si sono preoccupate dei fondi messi loro a disposizione. Il problema sta anche lì ma non sta tutto lì. Mi si dice che la Regione, di suo, ha già tagliato il 10% di risorse proprie, delle risorse regionali stanziate per il sociale. Quindi, se l'assessore aveva tanta voglia di mantenere inalterati il livello e la qualità dei servizi, intanto poteva dare un grande segnale.
L'altra cosa che l'assessore non ha detto — per questo gli ho detto "bugiardo" — è che a me risulta che la difficoltà del Governo centrale rispetto anche alla conferma del finanziamento regionale sta nel fatto che alcune Regioni non si sono contraddistinte per l'uso di quelle risorse: alcune Regioni non hanno utilizzato appieno le risorse del sociale, altre le hanno utilizzate in maniera impropria, cioè hanno utilizzato le risorse del sociale per pagare i "buffi" del bilancio ordinario e per pagare i "buffi" della sanità, al punto che l'altro giorno ho detto che è bene che guardiamo anche in casa nostra. Dopodiché possiamo anche qui fare un discorso culturale e politico: io sono molto preoccupato della invasività del potere pubblico rispetto alla gestione del sociale, al ruolo delle Regioni, al ruolo dei Comuni, alle sovrastrutture, ai comitati d'ambito, ai direttori generali del sociale. Un meccanismo infernale che utilizza risorse importanti, che forse, se fossero destinate a quella giovane di cui si è parlato in questi giorni o ad altri casi umani, sarebbe molto meglio.
Credo che alla luce di queste cose, di questi aggettivi che ho voluto usare come simbolo per esplicitare un giudizio, sia arrivato il momento di fare una riflessione. Forse è arrivato il momento — e credo di non essere il solo a pensarlo — di avviare una seria riflessione sul ruolo, sulla struttura e sulle funzioni della Regione, perché se si seguita così il rischio è che la Regione diventi un ente fine a se stesso, che produce solo parole e burocrazia, ma che non riesce a contribuire in maniera decisiva allo sviluppo del territorio, anzi molto spesso, come abbiamo verificato e come continuiamo a verificare per quello che riguarda, ad esempio, la politica industriale, rappresenta un peso e un limite insopportabile.
Mi sia consentita una brevissima regressione. Quando parliamo di trasferimenti e di uso improprio, caro Melappioni per il Presidente, credo che la Regione Marche non sia tanto a posto rispetto all'uso improprio di risorse e di finanziamenti statali, perché denuncio e dico quello che ho detto pubblicamente anche in altre occasioni: che l'utilizzo improprio dei fondi della 135 per sostenere il piano promozionale turistico è un'aberrazione, è un atto illegittimo. La legge quadro 135 prevede una serie di interventi finanziari a sostegno dei sistemi turistici e della qualificazione delle strutture ricettive. La Giunta regionale ha tolto soldi propri, ci mette di suo 700 milioni contro i 7 miliardi dell'anno scorso, ha preso il finanziamento statale e utilizza i soldi dello Stato per pagare il piano di programmazione turistica che è un fatto regionale. Quindi, anche qui non siamo completamente a posto rispetto all'uso dei trasferimenti.
La Giunta regionale ha sbagliato a dire no in maniera pregiudiziale all'opportunità rappresentata dai condoni decisi dal Governo. Era un'opportunità che andava garantita ai cittadini marchigiani, alle imprese marchigiani. Questo giudizio pregiudiziale che sa tanto di sapore politico credo sia stato un grosso errore. Questa Giunta regionale ha dimostrato nei fatti la propria inconcludenza sul piano legislativo e amministrativo. Il giudizi sulla struttura è quello di un pachiderma che invece di ridurre le responsabilità, invece di ridurre il numero dei dirigenti li ha aumentati, indovinando formule particolari come "responsabilità di funzione e di progetto", inventandosi una pletora di dirigenti.
La cultura. Al di là del tentativo patetico di qualche dirigente vicino al Presidente D'Ambrosio siamo allo sbando. Una Regione che non riesce a leggere il fallimento della legge 75 sulla unificazione delle procedure, che non riesce a preparare in tempo il piano triennale degli investimenti, che affronta il 2003 in una gestione di precarietà, con un bando approvato qualche giorno fa in Commissione oltre la scadenza prevista dalla legge, è la dimostrazione palese di una inconcludenza, di un incapacità.
Turismo. Il fallimento della legge 53 sull'organizzazione turistica regionale è un dato chiaramente acquisito da tutti, dagli operatori, dai cittadini e dai politici. C'è una proposta di legge presentata dal gruppo di Forza Italia che prevede lo scioglimento dell'Aptr, la costituzione di una agenzia che rimetta al centro del sistema l'impresa turistica. Anche questa è cosa rimasta nel cassetto.
La sanità. Questa Giunta non è stata ancora in grado di produrre una riforma seria, che affronti i nodi veri della sanità, che non sono la riduzione amministrativa, che non sono la riduzione delle aziende ospedaliere ma l'inversione di un meccanismo infernale che ci porta al mancato controllo della farmaceutica che non volete fare perché siete succubi dei ricatti di Rifondazione comunista. Non si interviene sui problemi della mobilità passiva attraverso il riequilibrio di alte specialità nelle zone di confine, una previsione già contenuta nel vecchio piano, non riducendo gli sprechi, anche in questo campo. Domani approfondiremo un altro fatto gravissimo di cui questa Giunta è corresponsabile: le omissioni sul piano delle infrastrutture. Non c'è una politica regionale per le infrastrutture, la politica regionale la deve fare la Fondazione Merloni attraverso i convegni. Non c'è mai stata, siamo sempre andati a rimorchio delle proposte altrui, solo oggi, dopo 7 anni D'Ambrosio scopre che esiste il problema del raddoppio del sistema ferroviario Pesaro-Roma che ha tempi lunghissimi; che esiste il problema della pedemontana, che è rimasta per anni solamente un pallino dell'assessore Melappioni, oltre che dell'opposizione, che esiste il problema della terza corsia dell'autostrada, che esiste il problema delle intervallive.
Questo atteggiamento di irresponsabilità dimostra solo un fatto: che questa Giunta vive un difetto di nanismo nei confronti del Governo nazionale, questo è il dato politico di fondo. Una contrapposizione sterile, una incapacità di diventare interlocutore autorevole.
Per chiudere dico che questo è il bilancio della disperazione, amici consiglieri, è l'ultimo atto politico di quest'anno, di questa Giunta regionale che ha ormai consegnato — e ne sono lieto — il governo di questa Regione al centro-destra, perché il dato politico è questo, non ve ne rendete conto. Una Giunta regionale isolata dal contesto sociale, fuori dai meccanismi politici, lontana dalla gente. Arrivo anche a fare un'ammissione: non tanto per la nostra capacità o per la nostra bravura ma per la vostra incapacità è stata consegnata al centro-destra.
Ci faremo carico di una situazione difficile, di una Regione oberata dai debiti, ma non siamo preoccupati più di tanto. Sono convinto che se avremo la forza di rovesciarla come un calzino, di metterci le mani, avremo anche la capacità di cambiare, costruendo una Regione al servizio dei marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Innanzitutto farò un discorso abbastanza breve, non adopererò i 20 minuti disponibili, anche perché alla fine credo che dobbiamo elaborare qualche concetto politico, non solo in termini di ragioneria che pure sono importanti ma in termini politici.
Debbo rilevare che il dibattito in quest'aula, a parte gli interventi iniziali dei relatori, è abbastanza stanco e nessuno crede che possa poi servire a modificare qualcosa o per lo meno incidere in qualche modo nella politica regionale. Questo rappresenta uno svuotamento delle istituzioni.
Debbo rilevare che la stessa assenza del Presidente della Giunta, di quasi tutti gli assessori, dello stesso Presidente del Consiglio non è un dato positivo. Questa mattina mi aspettavo, dalle presidenze, almeno una parola sull'ultimo, efferato delitto delle Brigate Rosse. L'assenza di questa cosa dà proprio l'impressione che quando accade qualcosa che è politicamente scomodo, la maggioranza si dimentica qualsiasi paletto che invece afferma in altre circostanze.
A mio parere, l'economia del mondo è in recessione. E' in recessione in Germania, in Francia, in Italia e l'acqua è bassa per tutti: per lo Stato che taglia, per le Regioni, le Province e i Comuni che, di conseguenza in parte e in altra parte non in conseguenza ma per minori entrate, devono prenderne atto. E' un problema comune a tutto l'occidente, dipendente non solo dal fatto dell'11 settembre, ma soprattutto dal fatto che l'economia produttiva si va spostando dai paesi industrializzati a paesi non industrializzati o non ancora sufficientemente industrializzati, con scarse garanzie sociali, dove il costo del lavoro è bassissimo.
Che sia un problema generalizzato lo indica il fatto che anche gli enti e le fondazioni quest'anno hanno tagliato i contributi, sia sul sociale che sulla cultura. Quasi tutte le aziende private, indistintamente, hanno tagliato il loro budget per le società sportive, per i grandi eventi, sia di spettacolo che di cultura. Quindi non sono qui a fare demagogia sul fatto che c'è una cinghia stretta per tutti, dico solo che quando ci sono queste situazioni bisogna affrontare il tema in termini politici. Non è solo un problema di ragioneria contabile, altrimenti basterebbero i funzionari e i funzionari fanno la loro parte, è un problema politico.
Prima Giannotti ha detto una cosa: che la sanità incide sul bilancio per l'84%, sbagliando un po', perché in fondo era solo l'82%, ma andando a vedere meglio i conti, lo stesso dirigente Marcolini dice che la sanità incide per il 91%, perché alla spesa corrente per la sanità si deve aggiungere la spese dei mutui e delle passività, che non sono più partite ascrivibili direttamente alla sanità ma di cui si devono pagare le annualità degli anni precedenti.
Faccio una piccola chiosa per quanto riguarda l'intervento di Secchiaroli, più in generale di tutta la Giunta sul problema sociale. Noi arriviamo a sfondare il bilancio, non ci rimane quasi più niente disponibile. E' vero, lo Stato in questo momento ha tagliato circa il 55%, ma ha trattenuto per sé un'altra quota, circa il 27-28%, che in parte tratterrà e in parte distribuirà in seconda battuta, quindi alla fine arriveremo al 60-70% dell'anno precedente, perché quello che c'è, più il 17-18% che verrà distribuito in una seconda fase alle Regioni, più il 10% che lo Stato tiene per sé per i servizi sociali significa che in fondo c'è sì un taglio, ma non così brutale come si vuole indicare. Mentre la Regione Marche, controllando le ultime quattro annualità dei bilanci consolidati — due anni — una anticipazione di rendiconto e il preventivo, ha fatto un taglio del 79%, contro un taglio dello Stato che, quando sarà finale, sarà attorno al 30% circa. Se andiamo a vedere come stanno le cose, la situazione non è proprio precisa come la dice la Giunta.
Ma quello che mi preoccupa non è solo il problema degli enti pubblici, perché quando un componente di Giunta si preoccupa del proprio bilancio, deve preoccuparsi anche del bilancio generalizzato dei privati, soprattutto delle aziende, perché c'è l'economia pubblica, poi l'economia di tutti. Il Governo, nazionale e locale, deve porsi il problema dei bilanci propri, ma anche che l'economia esterna funzioni, perché è quella che poi dà i soldi ai bilanci pubblici per fare le cose.
Qui iniziamo ad avere dei problemi. Gli investimenti per lo sviluppo vengono tagliati in una maniera fortissima, il 40% alle attività produttive che poi producono benessere, producono occupazione, poi restituiscono i soldi, attraverso le tasse, a tutti i bilanci pubblici. Questo è molto grave, perché se si blocca è ingessato il bilancio pubblico, ma se si ingessano anche tutti i bilanci delle attività produttive è molto più grave del semplice sforamento del bilancio pubblico. Quindi credo che una linea qualificata sarebbe quella di mantenere in qualche modo un sostegno allo sviluppo.
Una cosa grave di questo bilancio riguarda il reperimento delle nuove risorse. Ormai i bilanci pubblici solo con i trasferimenti pubblici non si fanno più. Se uno non riesce a trovare nuove risorse non va da nessuna parte, deve ogni volta stringere di più quello che ha. Se fossi assessore al bilancio lascerei da una parte tutti i conti ai ragionieri e mi preoccuperei solo come poter trovare fondi nuovi fuori dei bilanci tradizionali, anzitutto dall'Europa. Ebbene, la Regione Marche diminuisce i fondi dell'Europa. E' bene fare il confronto, quindi sono andato a farlo: qualche anno fa, con molta enfasi il Presidente D'Ambrosio inaugurò — e io fui fra quelli che andarono a Bruxelles — "Centronia": era l'unione delle Regioni del centro Italia, cioè Toscana, Umbria, Marche Lazio, Abruzzo. La Toscana — è una tabella che hanno fatto gli industriali — ha aumentato i fondi europei e noi li abbiamo diminuiti. E' vero che il problema è di tutti, però c'è chi — Giunta di centro-sinistra della Toscana — riesce a portare più soldi con gli stessi uffici (paghiamo gli stessi affitti, gli stessi funzionari) e c'è chi cala. I fondi europei significano infrastrutture che sono fondamentali, sono investimenti, occupazione e sviluppo per le aziende. Poi, la formazione professionale che sono fondi che rientrano poi nell'azienda, quindi un sostegno, anche se indiretto, all'azienda che produce, quindi ai bilanci. Quindi, ricerca tecnologica che significa competitività. Caliamo anche sui progetti sociali. L'Europa, anche sui progetti sociali ha fondi particolari e anche lì siamo assenti. Quindi, sul bilancio — non siamo competitivi, non siamo all'altezza — noi non ce la facciamo, quando la Toscana, invece, ce la fa. Quindi, c'è qualcosa che non va.
L'altro aspetto riguarda i progetti di finanza. I progetti di finanza sono stati largamente criminalizzati. Quando Baldassarri presentò delle proposte per creare infrastrutture in accordo con i privati si disse "questo sarà l'affare di qualcuno". Potrebbe anche essere vero che qualcuno ci guadagna, ma realizziamo le opere. La Regione, qualche progetto di finanza realizzando le opere lo deve fare, altrimenti le cose non le farà mai. Suggerisco una cosa che farebbe fare gli affari alla Giunta di sinistra, ma spero a tutti i marchigiani, perché se si riesce a coinvolgere in qualche opera pubblica risorse di banche e di privati e risorse della Regione più modeste, significa fare qualcosa.
Prima scherzavo con l'assessore Melappioni dicendo che lui tiene in piedi sulle sue spalle quasi il peso di tutta la Giunta e in parte è vero, perché quando uno incide per più dell'80%, addirittura per il 90% con i mutui, sul bilancio della Giunta, significa 9/10 della Giunta. Però lì bisognava incidere. Cito una fonte quale il sindaco di Ancona Sturani, Ds, il quale ha sostenuto "17 mesi — oggi 18 — per mettere mano alla riorganizzazione sanitaria e per il contenimento della spesa sono esagerati. Un'azienda privata non avrebbe retto 17 mesi di rinvio". Noi abbiamo fatto solo un provvedimento per contenere la spesa sanitaria ed è stata la manovra fiscale del dicembre 2001 quando abbiamo aumentato Irap, Irpef e bollo. E' stata l'unica manovra per contenere la spesa, non c'è stata alcun'altra manovra se non questo commissariamento, che però è una cosa ibrida di cui, a tutt'oggi, non si hanno grandi benefici. Non sono state fatte alcune cose, ma ci tornerà la spesa passiva, perché tante persone che conosco sono andate a curarsi altro ve e tra un po' arriveranno i rendiconti dalle altre Regioni. Conosco la via di Bologna che è abbastanza praticata: gente delle marche che va a Bologna e tra un po' la Regione Emilia Romagna ci farà pagare il conto, quindi rientreremo nel passivo, perché quando si fanno meno prestazioni questo accade.
Mi sento un po' a disagio, perché l'opposizione più pesante non la fa il centro-destra, ma noi siamo addirittura i soggetti moderati rispetto all'opposizione che fanno le categorie, i sindacati, non dico quelli autonomi che sono più vicini al centro-destra ma la Cgil e la Cisl, che sono i sindacati di riferimento della Giunta stessa. Addirittura ci troviamo in una situazione così abnorme, per cui l'opposizione è opposizione di categorie e sindacati che si riferiscono alla maggioranza, che sono più estremisti, più radicali di noi nel condannare.
Quando Berionni, ex assessore al bilancio della Giunta di centro-sinistra della precedente legislatura, critica duramente le impostazioni dei suoi successori, omogenei politicamente, significa che effettivamente le cose sono messe parecchio male.
Non è facile far quadrare i conti, non è facile il bilancio, non è facile governare oggi, periodo di vacche magre. Però, se questo centro-sinistra si accingesse a votare tra qualche mese l'impostazione andrebbe bene, perché cercherebbe di resistere, di non esagerare e tirare avanti, ma qui ci sono due anni prima che finisca la legislatura, quindi tirando avanti non gliela farete, prima o poi la cosa scoppierà, alla fine vi sarà il crollo totale e non vi saranno i soldi per pagare il personale, perché non si può continuamente rinviare, aumentare, aumentare, aumentare. Quindi, se non arrivate a un'impostazione diversa, strategica, culturale, nuovi fondi, fantasia e altre cose non ce la farete, arriverete, probabilmente, per forza di inerzia alle elezioni prossime, ma con una situazione catastrofica della struttura regionale. Questa è una cosa che mi permetto di dire non polemicamente ma prendendo atto delle cose, perché già — cito alcune cifre per dare un'idea — il trasferimento alle Comunità montane, nell'"Anno della montagna", del "Manifesto della montagna", è stato di -750.000 euro. Poi, risanamento ambientale, -47%. E' inutile fare poi convegni sulla difesa costiera, sull'erosione e via di seguito.
L'agricoltura è un altro settore molto a rischio, nel 2006 cessano tutti i contributi comunitari, si taglia dappertutto in agricoltura.
Di questo passo voglio vedere come questa Giunta riuscirà a presentare i bilanci del prossimo anno, soprattutto dell'anno topico che sarà quello delle elezioni, perché voi andate in una situazione di caduta, sempre più, verso le elezioni. A questo punto dovrei augurarmi che si continui così, perché a quel punto credo che nessuno più dirà che questa maggioranza è sostenibile ed esprime un governo efficiente, quindi ci dovrebbe far comodo. Ma poi sarà impossibile per qualunque coalizione si accinga a governare recuperare, risalire la china. Io sono ottimista per natura, però con la presa di coscienza di questa situazione mi accingo a votare duramente contro questi documenti di bilancio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti, sull'ordine dei lavori.

ROBERTO GIANNOTTI. Devo chiedere chiusa al Consiglio perché avevo in mente di farlo ma non l'ho fatto. Credo che sia veramente doveroso che ci sia da parte del Consiglio l'espressione di solidarietà alla famiglia di Emanuele Petri per quello che è successo ieri, così come credo ci debba essere l'affermazione della nostra volontà di combattere il terrorismo. Come riuscire a esplicitare questo pronunciamento non lo so, potrebbe essere la presidenza del Consiglio regionale che si fa carico di un sentimento comune con un messaggio alla famiglia di solidarietà e al ministro degli interni per quello che attiene alla responsabilità. Se si ritiene invece che si debba arrivare ad un ordine del giorno, siamo in grado anche di produrre questo, però se la presidenza si facesse carico di questa cosa credo che avrebbe un valore più forte.

PRESIDENTE. Ascoltando rapidamente i presidenti dei gruppi concorderemo una procedura che possa essere condivisa. E' evidente che come Consiglio ci associamo al lutto che ha colpito la famiglia e condanniamo fermamente questa ripresa del terrorismo e delle brigate rosse, con azioni così violente nei confronti dei servitori dello Stato. In questo senso credo che la sensibilità dell'aula sia unanime e in questo senso credo che possiamo esprimere il cordoglio alla famiglia e la partecipazione più viva del Consiglio.
Propongo intanto un minuto di silenzio come rispetto nei confronti della vittima, poi decideremo come procedere.

(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio)

PRESIDENTE. Vi ringrazio. Riprendiamo il dibattito. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Questa nostra discussione consente di fare una valutazione complessiva relativamente alla strategia di questa maggioranza e alle scelte che si vogliono compiere in questo anno politico.
Nel condividere alcuni ragionamenti circa la necessità di salvaguardare la parte sociale e tentare di difendere le iniziative nei confronti del trasferimento degli enti locali e non far mancare il minimo al tessuto produttivo, sento che ci devono essere quattro chiarimenti e affiderò all’assessore Melappioni le quattro questioni sulle quali mi aspetto un chiarimento della politica della Giunta regionale, rispetto alla quale si può intendere in vario modo il Dpefr, quindi vorrei capire qual è l’interpretazione giusta, perché dobbiamo tutti essere consapevoli che si sta scrivendo una serie di interventi politici di riforma del welfare e del tessuto produttivo di questa nostra regione, ma vorrei capire se è soltanto una infelice dizione, così come è stato scritto, o se invece c’è proprio scritto qualcosa che non condivido e che riguarda la sanità, questo 82% di spesa sanitaria, relativamente agli interventi di breve periodo e agli interventi strutturali che vengono qui descritti. La nostra Regione deve affrontare la riorganizzazione sanitaria in un momento molto delicato e mentre a livello nazionale sono state decise modificazioni sostanziali nella politica sanitaria che hanno svuotato le fondamenta del servizio sanitario nazionale e che hanno marciato a lungo. Penso all’accordo sui livelli essenziali appropriati di assistenza, allo scorporo degli ospedali dei servizi territoriali, al tentativo degli Irccs che tanto ci ha danneggiato anche nel dibattito politico estivo in questa nostra regione, al ragionamento sull’incompatibilità dei medici ecc.
In questo quadro la Regione marche, che deve riorganizzare il suo sistema sanitario, propone degli interventi di breve periodo e strutturali. Ce ne sono due non chiari per come sono scritti, quindi rispetto a questi due vorrei sapere se ho male letto o male interpretato.
Il primo riguarda la frase a pag. 17, punto 13, “messa a regime di un sistema di riscossione dei tickets”, di rivalsa nei confronti dei tickets non pagati o dei referti non ritirati. Se questa politica riguarda i tickets in capo all’attuale compartecipazione, bisogna scrivere qualche aggettivo in più, perché si può interpretare che si vuol riportare in questa che è la sede naturale della discussione politica, la questione di non applicare i tickets. Si tratta di una questione politicamente rilevante, ci abbiamo speso riunioni intere di maggioranza per fare l’accordo di programma e non sembri pleonastico o irrituale cercare di chiarire questo punto.
L’altra questione riguarda il modello organizzativo di gestione del servizio sanitario regionale. Al punto 3 si definisce la proposta dell’Asur: non la si nomina ma la si racconta, la si fotografa. Si dice “che si basi sull’accentramento delle funzioni amministrative, tecniche e di supporto a livello centrale al fine di assicurare un migliore utilizzo delle risorse economiche”, si dice che il dipartimento di salute mentale e di prevenzione è a livello provinciale, si dice che quello trasfusionale è a livello regionale e che a livello zonale e distrettuale qualcosa ci sarà. Credo che non valga la pena di definirla oggi questa proposta, proprio perché il dibattito è appena cominciato, le audizioni sono finite, ma adesso dovranno cominciare le discussioni dei singoli consiglieri regionali e vale la pena di lasciarsi una via d’uscita rispetto alla questione dell’azienda unica perché i modelli organizzativi possono essere anche diversi. E’ chiaro che la Giunta verrà a difendere in quest’aula la sua proposta di sola azienda ospedaliera trasformando le attuali 13 aziende in zone; personalmente penso che sia una scelta sbagliata, perché crea confusione fra chi programma e chi gestisce, quindi renderà inevitabile un minore governo del sistema e questa centralizzazione delle decisioni in un un’unica sede la ritengo personalmente pericolosa.
Al di là di quello che personalmente ritengo, che avrò modo di dire in quest’aula e in qualche altro luogo fuori di quest’aula, penso che valga la pena, dato che non è questione decisiva dal punto di vista dei risparmi — perché la tabella dei risparmi, con l’Asur è scomparsa da questo Dpefr, mentre in una precedente stesura c’era una tabella risparmi che prevedeva anche cifra per questa politica — essere più prudenti, definendo in modo neutro questo punto 3, lasciando una dizione che dica “ridefinizione del modello organizzativo e di gestione del servizio sanitario regionale nei diversi livelli regionale, provinciale, zonale”, rimandando al Consiglio regionale la misura della possibilità di costruzione della politica.
Così pure circa il punto 4 sugli interventi strutturali che parla del piano delle tariffe, non dispero di convincere l’assessore della necessità di revisione delle delibere sulle prestazioni e tariffe, che in questo momento si stanno facendo relativamente alle Asl-azienda ospedaliere e relativamente agli ospedali minori, perché le delibere di settembre e dicembre chiudono gli ospedali minori senza nemmeno far votare questo Consiglio regionale su questa politica, quindi la generica frase “riorganizzazione delle funzioni, delle strutture, dei ruoli dell’offerta ospedaliera definendo con esattezza i ruoli dell’ospedale di rete, precisando il piano delle prestazioni”, nulla toglie e nulla mette. Resta inteso che sul merito avremo modo di discutere, perché è decisivo avere o meno una rete di ospedali minori.
Queste erano le domande relativamente alle questioni affidate alla diretta competenza dell’assessore Melappioni, ma devo girargli anche le altre domande, dato che in questo momento è solo a rappresentare il Governo regionale.
Circa la politica dei trasporti, nelle audizioni, nel parlare di questo taglio della dotazione del fondo trasporti, le organizzazioni sindacali dicono che c’è il rischio di 120 posti di lavoro in meno nel trasporto pubblico locale e che c’è un problema relativamente al taglio dei chilometri. In questo Dpefr si parla di tutto, si dettagliano anche le cose più semplici mentre su questo non si dice niente. Nove mesi fa si era già decisa la linea dei bandi che dovevano trasformare il sistema del trasporto pubblico locale e si era detto che dovessero tenere conto di alcune questioni della legge nazionale, delle norme comunitarie di riferimento ma anche del fatto che nella riorganizzazione del bando non era solo il massimo ribasso che volevamo, perché volevamo da una parte garantire le imprese locali, il trasporto pubblico locale e contemporaneamente cominciare a usare quell’efficienza necessaria, tagliando ciò che non avevamo potuto tagliare dal sistema delle concessioni. Di questo assolutamente nulla si dice in un Dpefr dove si dice moltissimo. Sono preoccupata, perché non è detto che si dovesse confermare una politica cambiando assessore, perché è la piena sovranità dell’assessore a decidere le politiche che si fanno, ma questo era lo stato dell’arte che lasciai io a giugno con accordi con tutte le forze economiche, con accordi con le aziende di trasporto pubblico. Rispetto a questo, oggi, dire solo che si taglia senza dire come si recupera — e non si deve recuperare con la diminuzione dei posti di lavoro — mi sembra non condivisibile, perché rischiamo di essere una succursale di una grande operazione guidata dall’Emilia Romagna o dal Lazio — non faccio questioni ideologiche rispetto alla cordata che vince relativamente al sistema delle municipalizzate — oppure di non difendere le imprese locali, con problemi relativamente al contratto, perché ricordo che noi facemmo una legge che garantiva i diritti acquisiti, a condizione che riusciamo a guidare questo processo, altrimenti i diritti acquisiti per i lavoratori del trasporto pubblico locale, se nessuno guida questo processo, non saranno rispettati.
Vorrei capire, circa tutta la partita di pagg. 126-128 in cui si dice che bisogna privatizzare tutto, che la Regione deve uscire dai servizi, se questo vale anche per l’Aerdorica, se vuol dire che mettiamo da parte la legge vigente e quindi privatizziamo anche l’Aerdorica. Oppure ho capito male perché c’è una ricapitalizzazione in un altro capitolo di bilancio? Questa cosa nel Dpefr non si capisce, quindi lo chiedo, perché è sempre meglio votare avendo chiarito i dubbi.
Personalmente ritengo che nella riforma organizzativa e istituzionale che questa Regione ha fatto ci sono degli errori fondamentali. La legge 20 esautora la Giunta dalla gestione dell’amministrazione regionale e affida il tutto ai dirigenti che hanno la proprietà delle scelte. Lo si evince quando si guarda la gestione di questa Regione. Sostanzialmente affida ai dirigenti — lo ripeterò all’assessore Ascoli — il controllo di loro stessi. Faccio degli esempi. Primo, la denuncia da me fatta sull’irregolarità della gara per Equal: aspetto sempre risposte, le vorrò dall’assessore Ascoli prima o poi, quando avrà voglia di rispondere. La seconda questione riguarda il nucleo di valutazione, che diventa commissione di aggiudicazione e poi ci si accorge che non può esserlo. Questo per garanzia verso chi perde le gare: non avere qualcuno contro cui prendersela è un problema.
Parlo adesso di cose più semplici, come la scuola di giornalismo di Urbino, per esempio. La scuola di giornalismo di Urbino ha sempre avuto i finanziamenti regionali, da quando è nata, con il bando che venne fatto il 28.12.2000. Quest’anno dobbiamo fare una legge regionale, perché il dirigente non volle fare il bando a tempo debito e cioè il 28.12.2000, poi facemmo la graduatoria di quel bando nel luglio 2001. La scuola di giornalismo di Urbino ebbe un totale di 1.100 Milioni. Doveva concorrere all’asse C3 del Fse per l’anno successivo, dal luglio al dicembre si doveva preparare il bando, il dirigente non lo preparò, pur discutendo con me perché non volevo rimanere indietro rispetto alle prescrizioni molto nette che il capo Unità Italia del Fse dichiarava, di preoccupazione sulle risorse regionali. Di fatto cambiò la mia delega, l’assessore Secchiaroli non se ne accorse e non si fece il bando. Io ritengo che la scuola non debba morire, però per colpa di un dirigente — non dico il nome perché altrimenti scatterebbe la seduta segreta — ci troviamo in questa situazione. Così funziona la legge 20? Cosa fanno gli assessori nel frattempo? Secondo me tutta questa enfasi sulla legge 20 porta male.
Da ultimo le questioni comunitarie: il 18% delle risorse comunitarie è il minimo indispensabile per reggere l’impatto di un bilancio della Regione sotto il minimo di sopravvivenza per il tessuto produttivo. Da questo punto di vista non c’è dubbio che dobbiamo andare sopra il 5% di risorse che abbiamo speso ad oggi, dell’Obiettivo 2. Nei 700 milioni di risorse per tutto il sistema produttivo ci sono 210 milioni di risorse comunitarie, qui abbiamo il 5% di spesa sull’Obiettivo 2, il 40% sull’Obiettivo 3, il 26% sullo Sfop, zero su Equal ecc. So che ci sono le agenzie di sviluppo che vanno monitorando i 18 miliardi, credo che altri meccanismi di questo genere si debbano inventare, altrimenti non ce la facciamo a dare quel 18% di risorse al sistema produttivo e rischiamo nei prossimi anni di avere la rivolta fra il sociale e la parte economica di questa regione, perché non possiamo reggere un bilancio con questo divario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Illustri colleghi, come vicepresidente della Commissione bilancio mi trovo in forte difficoltà a esprimere consenso a questo bilancio. Quest’anno, sotto l’aspetto della leggibilità e comprensione il bilancio è sicuramente migliorato. A questo punto il presidente Luchetti, che non è in aula, avrebbe dovuto darci certezza dei dati di partenza. In matematica un vecchio adagio recita “cambiando l’ordine degli addendi la somma non cambia”. Questo per dire che deficitario era il bilancio dello scorso anno, con tutte le difficoltà poi evidenziatesi nel dibattito in aula, tant’è che nella nostra pirotecnica manifestazione di opposizione fummo allontanati, tant’è che il Presidente fu costretto a chiamare le forze dell’ordine per dire che l’opposizione, da voi sempre chiamata “minoranza”, aveva di fatto, in maniera molto puntuale indicato la propria contrarietà.
Oggi si può dire che disastro era e disastro resta. Il profilo tecnico che si indirizza ad una sostanziale e storica svolta dal bilancio sommatoria dei bisogni assessorili — quindi ogni assessore indica le sue voci, ma le somme da utilizzare per la propria “clientela” — non è altro che qualcosa per ottenere più risorse per gli obiettivi primari, per enfatizzare il valore della bontà della linea politica.
Oggi il dipartimento programma richiede risorse per migliorare sul piano dell’efficacia e dell’efficienza un bilancio che vede tutte le forze concorrenti come esigenza di sviluppo della regione, quindi di programmazione, purtroppo critico e che mette in crisi la popolazione della regione Marche. Dal piano politico al rischio clientelare stiamo traghettando verso un idilliaco futuro tecnico teso a migliorare l’efficacia dell’ente sotto l’attenta, vigile guida del programmatore pubblico. E’ quindi evidente come il collante, il filo d’Arianna per la comprensione del bilancio nelle sue complesse articolazioni non possa che essere il Dpefr.
La teoria resta sempre teoria, la pratica ha spesso contraddetto quello che in apparenza si è declamato, ovvero sarebbe opportuno, prima di passare dalla vecchia formalizzazione alla nuova che qualcuno, neutro, verificasse l’esatta composizione del conto o mastro che dir si voglia, perché anche un inesperto come me può portarsi il dubbio che se il dato è sbagliato all’inizio l’errore si può trascinare per sempre. Quindi sarebbe stato corretto procedere, in questa occasione, per costruire la cassa di vetro. Forse ne avremmo visto solo la scaffalatura, un po’ impolverata di tanti medicinali e qui la polemica mi sembra ovvia e scontata, caro assessore Melappioni. Il suo compito è gravoso, non darà risposte, però tutto il lavoro che lei sta impostando con l’80% delle risorse di questo bilancio le va in un certo senso ad onore, perché vedo che le difficoltà non le ha solo con un’opposizione che le contesta questa azienda unica o questo suo fare e strafare. Debbo dire, ad onestà del vero e a riconoscimento del suo attento lavoro che il mio collega Cesaroni sembra ignorare, perché si dà ad un dibattito interno all’interno dell’opposizione, che se lei avesse recepito il nostro messaggio di un tavolo di concertazione, per avere una proposta unica all’interno della sanità regionale, sarebbe veramente scaturita la proposta. Questo vantaggio non glielo posso concedere ulteriormente e dico che siamo ancora in tempo per rivedere alcuni dettami di questa sanità che tanto dà come preoccupazione all’intera maggioranza.
Noi abbiamo fatto un calendario di audizioni e inizio con il 17 febbraio 2003. Abbiamo sentito il presidente dell’Anci, quelli dell’Upi e dell’Uncem, i presidenti delle Comunità montane, i presidenti delle Amministrazioni provinciali di Ancona, Ascoli Piceno, Macerata e Pesaro, i sindaci dei Comuni delle Marche, poi i presidenti dei consorzi, i presidente degli Iacp di Ancona, Ascoli Piceno, Fermo, Macerata e Pesaro, i rettori delle università di Ancona, Camerino, Macerata e Urbino, il presidente dell’Unione camere di commercio, i presidenti delle Camere di commercio delle Marche, il presidente dell’Aptr, i direttori generali delle aziende Asl e delle aziende ospedaliere delle Marche, il presidente dell’autorità portuale di Ancona, le segreterie regionali di Cgil — a lei tanto cara come settore sanità, assessore Melappioni, perché non le è sfuggito che questi sindacalisti della Cgil si sentono un po’ in difficoltà per questo concetto della sanità come fosse quello di Jesi o di quei primari che intendono avere la tessera del partito politico per dire che questa è la sanità migliore — Cisl, Uil, Cisal e Ugl. Potrei continuare all’infinito.
Abbiamo ascoltato gli industriali che hanno dato il loro parere negativo sul bilancio, del commercio, dell’artigianato, dell’agricoltura che ha il problema dei 7 miliardi da redistribuire ad una categoria che sulle provvigioni regionali fonda la propria azione e la propria esistenza. Poi, le cooperative, i trasporti. Ognuno ha dato il parere negativo a questo bilancio.
Allora mi viene spontanea una domanda, perché in seconda Commissione abbiamo affrontato il problema del bilancio. Possiamo discutere del Dpefr e poi parlare del dato tecnico del bilancio, separatamente e in maniera congiunta. Di fatto noi abbiamo esiguità di risorse, ma tutto questo avviene in contraddizione a un forte indebitamento della Regione e, ancora di più, ad una tassazione che grava sui cittadini delle marche e che non trova una risposta per il futuro. Ecco perché ribadisco l’incertezza dei dati a noi presentati così. Certo, rispetto all’anno scorso c’è un qualcosa di cui parliamo, un libro dei sogni, dove sembra che tutto potrebbe andare bene, forse quieterà il malumore regionale. Qui esiste la programmazione dell’emergenza: l‘emergenza dell’emergenza per fare la gestione del sottopotere del nulla. Il Dpefr è una edulcorata, impreziosita foglia di fico per nascondere le magagne di sette anni di insipienza amministrativa e non ne faccio una colpa al Presidente D’Ambrosio, perché capisco che programmare un bilancio regionale può essere anche motivo di prendere dati di errori accumulati che si vogliono mascherare per dire ad una regione che noi amministriamo, “signori miei, non c’è una lira perché dal Governo centrale qualcuno non dà più quelle risorse”. Il bilancio regionale è un capolavoro dell’arte amministrativa al contrario, un capolavoro nel disastro, una tracimazione di parole e cifre, ormai completamente alla deriva dell’illogica comprensione. La sanità ha imposto ed impone una riflessione seria. Si poteva prevedere quello che stiamo vivendo.
La sanità deve tornare con al centro il paziente, con una centralità fatta di eccellenza, non di premio politico. Qui, assessore, so che lei nel suo profondo è una persona che affronta con serietà il suo impegno. Il nodo e lo snodo di questo bilancio riguardano il disastro della sanità e non la sua persona, perché il suo lavoro lo seguo attentamente e capisco le difficoltà di amministrare una sanità con i problemi della nostra regione. Siamo tutti concordi che la ricerca delle colpe non serve ma l’assunzione delle responsabilità sì, perché i tagli che si sono verificati e si verificano dall’alto verso il basso hanno toccato tutti: le infrastrutture, la programmazione interregionale, concordata con quell’ufficio che noi paghiamo a Bruxelles e che dovrebbe essere la fucina dei finanziamenti europei.
Dai primi anni ‘90 era emersa ed è certificata la tendenza dell’aumento della spesa sanitaria e, di pari passo, una contrazione delle risorse che lo Stato avrebbe trasferito alle Regioni. “Mal comune mezzo gaudio”: così non possiamo andare avanti. Ecco ancora una volta la proposta: lavorare insieme per capire bene come fermare il disastro amministrativo che ne deriva. Questa è la proposta innovativa, questo sarebbe il coraggio di una persona che ricopre il ruolo vero, quindi lo snodo di questo bilancio. Assessore, non può aver paura di avere coraggio. Lei deve, insieme all’opposizione, un’opposizione seria ed intellettualmente onesta, coinvolgerci nella trasformazione del progetto sanità della Regione, perché da questo deriva una corretta amministrazione in tutti gli altri capitoli di spesa.
Le Marche hanno cercato di stare nel mezzo, né formiche né cicale, qualcuno alla fine ci salverà. Questa logica del non decidere sino all’ultimo momento rientra nell’umano non agire. Mai guasti oggi sono troppo evidenti per non essere almeno ammessi. La gestione del centro-sinistra ha indebitato la Regione, ha elargito consulenze clientelari sin che ha potuto e in questo avete messo giusto riparto, state mettendo giusto riparo, quindi è l’ammissione che qualcosa a monte, all’origine era sbagliato. Si sono nobilitate le elargizioni definendole “consulenze alla coesione sociale” e qui abbiamo visto il tracollo del sociale. Una lettera letta dal Presidente Giuseppe Ricci ci toccò nel profondo del cuore. In questo bilancio quella lettera è stata dimenticata. Non ha meriti questa Regione, perché questa struttura ha un peso sulla comunità economica e sociale, è un freno alla crescita e allo sviluppo.
Mentre il mondo gira l’ente Regione ha la presunzione di arretrare rispetto ai processi storici, la programmazione è fallita come strumento utile per la politica. Ebbene, gli strumenti altrove si sono dimostrati superati e superflui, qui si continuano a redigere piani e programmi e il bilancio è la fotografia coerente della vostra politica ed è sotto gli occhi di tutti. Dovete avere il coraggio di dire ai marchigiani che non è il Governo Berlusconi che ha voluto l’addizionale Irpef. La vostra fortuna è che per anni i marchigiani, che ci fosse o no la Regione non se ne sono accorti. Oggi però l’addizionale Irpef ha fatto sentire tutta la vostra ingrombrante presenza.
D’Ambrosio, maestro giocoliere, toglie il coniglio dal cilindro e trionfante urla “Berlusconi, tu ci metti le mani nei pantaloni”. Speriamo di dire che non ci tolga i pantaloni, perché c’è veramente molto poco per andare avanti.
Quando sono aumentati i mutui è cresciuto l’indebitamento, ma cosa importa? Le Marche vanno bene ed è merito dell’ente Regione che ha creato il modello di sviluppo più studiato nel mondo. Le Marche vanno male, le colpe sono di Berlusconi. Ritengo che questa berlina prima o poi avrà fine e altri avranno la pesante eredità di una dissennata politica regionale.
Vengo all’audizione dell’ex assessore Berionni che saprò sic et simpliciter, dicendo “stiamo andando oltre i 300 miliardi di interessi da pagare, ma chi sarà quell’irresponsabile che dovrà poi far fronte a questi interessi?”. Non credo che Berionni sia di area di centro-destra. Allora, l’indebitamento, mutui su mutui, la mancanza di scelte strategiche, le consulenze, il personale, le infrastrutture, la programmazione interregionale, il personale che vive male questo nostro pressante modo di amministrare. In un bilancio come questo si vede defraudare, anzi si vede proprio espropriare il concetto amministrativo per far fronte a delle scelte, dico io, superficialmente non valutanti il ruolo del Consiglio, di cui ci si appropria di fatto e d’imperio con una programmazione di Giunta, di ciascun assessore con il suo capitolo di spesa.
Pensavo che con la venuta del teatro delle Muse ci fosse un’ispirazione dell’intero Consiglio. invece no, queste Muse non vi ispirano, anzi ci fanno mettere proprio il dito sulla piaga: la vostra insipiente capacità amministrativa che di fatto va a pregiudicare lo sviluppo della regione in un momento storicamente importante e mi riferisco alla settima legislatura, cioè allo Statuto che viene rivisto e che dovrebbe vedere proprio 40 consiglieri regionale lavorare all’unisono per portare la regione Marche ad essere un modello di sviluppo vero.
La piccola e media impresa, fondamento pregnante della regione Marche, perché c’è una parte del Gotha nazionale della piccola e media impresa: mi riferisco a tanti gruppi familiari. Siamo sbarcati in Russia — mi dispiace che non c’è l’assessore Spacca — avete dato il senso di una regione che si internazionalizza, ma i beneficiari di questa internazionalizzazione sono quelli dell’intera comunità della regione Marche o una élite della piccola e media impresa che oggi è poi la grande imprese della globalizzazione?
La demagogica dialettica sulla pace, sulla cultura di pace. Abbiamo visto bandiere a destra, a sinistra, abbiamo preso atto che, come nel “gay-pride” la bandiera della Regione Marche è stato venduta, svenduta, additata urbi et orbi. La Regione Marche si dota di una legge regionale sulla pace, la n. 9 che poi, nei ritagli di bilancio, viene completamente dimenticata o ridotta ad un ridicolo emolumento per dire che era una fantasia dell’opposizione, ma del consigliere Trenta che portava avanti il discorso dell’università della pace. Anche lì demagogia, superficialità, insipienza e soprattutto mancanza di fondi per far partire, decollare un progetto di valenza internazionale.
Vengo all’università. L’università la Regione Marche la sta portando nei capoluoghi di provincia parlando con i rettori e dicendo che bisogna una grossa azione di convincimento sulla scuola del pensiero regionale che fa capo all’università, quindi alla trasformazione dell’università, che sta vivendo la sua riforma con un travaglio che a volte definisco sciocco, fatto di slogan, che mi preoccupa. E l’università di Ancona si trasforma il politecnico, omettendo tutto il discorso dell’area-medicina universitaria, tutto il campo della ricerca, tutto il naturale collegamento con le imprese. Era questo il senso dell’università della pace, cioè mettere a regime una università all’altezza di capire la trasformazione dell’università, quindi la riforma universitaria, quindi il diretto collegamento con la piccola e media impresa regionali, per fare un’università di eccellenza, cioè seguire quel canone da voi tanto decantato, tanto sbandierato ai quattro venti, che è una università gestita dai Premi Nobel. Era questo il senso nuovo della ricerca, non era solo il discorso limitato all’educazione della pace.
Capisco che devo concludere, perché sarebbe bene limitare gli interventi, se non addirittura ometterli, perché tanto le cose non si cambiano. Ma io parlavo alle nostre coscienze in primis, quindi rivolgo ancora a voi un messaggio: il bilancio degli errori, dei tagli, dei “buffi”, dell’azzardo, il bilancio degli sprechi, della falsa demagogia sui trasferimenti statali, deve trovare un ruolo diverso, un ruolo moderno, un ruolo che sia conforme ai tempi della globalizzazione, per un confronto amministrativo vero che porti la Regione Marche ad essere additata come un esempio di sana amministrazione regionale, in un federalismo che è alle porte e che deve avere in noi attori principali e non mortificazioni e mortificati amministratori.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Presidente, avrei preferito che i banchi della Giunta fossero più affollati, tuttavia ringrazio gli assessore Melappioni e Rocchi.
Ancor prima di entrare nel merito di questa proposta c’è da dire che il bilancio assume in questa fase un carattere di drammaticità e provvisorietà, in primo luogo per la politica del Governo Berlusconi e per i tagli allo Stato sociale, in particolare per le categorie più svantaggiate, un taglio che a cascata porterà i Comuni sull’orlo del baratro, messi nella stretta tra un aumento drastico delle tariffe o una chiusura dei servizi.
Se a questa politica antipopolare del Governo Berlusconi si aggiunge l’inglobamento del bilancio della sanità, in virtù del federalismo, nel bilancio generale, la situazione, se possibile si aggrava ulteriormente. Tutto ciò imporrebbe, ad una Giunta alternativa a quella della destra, una giunta di centro-sinistra, due considerazioni. In primo luogo una battaglia politica contro il Governo che sta portando avanti una politica di rottura, anche nelle forme di un principio di correttezza istituzionale. In secondo luogo, per concretizzare tale battaglia occorrerebbe predisporre un bilancio rigoroso che converta il più possibile le risorse sullo Stato sociale: sanità, assistenza, scuola e trasporto pubblici. Se non si fa questo la battaglia si indebolisce. Bisogna rispondere con decisione, anche nelle Marche, al populismo e alla demagogia della destra, con scelte coraggiose e non scendendo a operazioni di tipo trasversale.
Noi Comunisti italiani critichiamo la gestione politica di questa seconda fase della legislatura da parte della Giunta regionale. Ad esempio, è stato un errore del Dpefr la relazione al bilancio, perché il Dpefr medesimo dovrebbe essere uno strumento di programmazione annuale e non pluriennale, mentre il bilancio regionale, per la sua proiezione è pluriennale. Addirittura, secondo me, è stato un errore prevederne l’istituzione, perché la legge non prevedeva l’obbligo di ciò in quanto le Marche, a differenza delle altre Regioni, hanno tutti i piani di settore, da quello sanitario a quello di sviluppo e altri ancora.
Una gestione politica interna ed esterna criticabile, anzi sbagliata, che anziché rafforzare il centro-sinistra lo indebolisce. Questa politica non è capace di fare la sintesi di una maggioranza che è ampia.
I Comunisti italiani nelle Marche sono nella condizione oggettiva di un appoggio esterno alla Giunta D’Ambrosio, ma non per questo abbiamo mai perso la concezione unitaria. Noi, a differenza di altri non facciamo gli accordi in base ai posti e neanche solo in base ai programmi ma in virtù di una analisi sulla pericolosità della destra e della sua politica. Infatti, ribadiamo che senza l’intesa tra la sinistra e il centro democratico non c’è speranza neanche per la sinistra, non c’è speranza per una nuova politica, anzi c’è solo la prospettiva dell’opposizione e della disperazione, e nel frattempo la destra farà strame delle conquiste delle masse popolari. Noi vogliamo quindi rafforzare l’Ulivo e il centro-sinistra, anche nelle Marche, con una politica di centro-sinistra. Pur in queste condizioni difficilissime occorre fare questo sforzo condiviso ed unitario, uno sforzo anche politico da parte di chi dirige la Giunta, da parte di chi dirige la politica. Soprattutto i partiti maggiori del centro-sinistra dovrebbero capire meglio le proposte che vengono avanzate, per unire di più la maggioranza, non per indebolirla.
Il bilancio è l’atto istituzionale politico più significativo. Non vedo qui esponenti del gruppo dei Ds che, viceversa, dovrebbero ascoltare queste parole, perché essi, al pari degli altri, sono responsabili di questa carenza di direzione politica.
Dicevo che il bilancio è l’atto istituzionale e politico più significativo, che deve qualificare un progetto alternativo al centro-destra e questo deve essere capito da chi lo vota, quindi da noi stessi. Dobbiamo capire che non ci si può defilare da un vincolo di maggioranza, ma al tempo stesso deve capirlo la Giunta che propone, che non può portare all’attenzione della maggioranza ipotesi non condivise, che non fanno parte di alcun programma.
Noi comunisti rigorosamente ci atteniamo a questa disciplina ed è per questo che chiediamo alcune correzioni.
In primo la relazione al bilancio e il Dpefr prefigurano alcune scelte mai discusse e che comunque debbono essere cambiate, cioè alcune scelte che oggi vengono previste dovranno essere decise dal Consiglio regionale. In particolare a pag. 17, punto 13 si parla in maniera impropria di tickets sanitari e sempre alla stessa pagina, al punto 3 si dice che il modello organizzativo della sanità deve essere basato sull’accentramento, cioè sulla Asl unica. Queste sono decisioni che in primo luogo spettano al Consiglio e certamente ci sono proposte fatte dalla Giunta rispetto alle quali sarà il Consiglio, nella sua sovranità, a decidere, ma non possono essere prefigurate in relazioni improprie allegate al bilancio.
Si prevede, sempre nella stessa relazione, alle pagg. 107 e 126, la fuoriuscita, quindi la privatizzazione da assetti societari organizzatori e/o erogatori di servizio. Parlo dell’Aerdorica e di altre società che non solo sono o dovrebbero essere strategiche per una Giunta di centro-sinistra, ma che portano nelle Marche e attraggono risorse finanziarie, turismo ed economia. Inoltre viene previsto anche lo scioglimento di alcune agenzie o di tutte, non si sa. Ma non dei centri servizi che, al contrario abbiamo, in alcuni casi — e abbiamo fatto bene — rivalutato nello scorso Consiglio regionale. Come pure bisogna rivedere alcune proposte originarie ed in alcuni casi uscite in maniera peggiorativa dalla Commissione bilancio, che contraddicono, se non modificate, un serio bilancio di rigore. Infatti le proposte di legge 159 e 160 vanno migliorate. All’art. 6 della proposta di legge 159, ad esempio, vengono previsti, secondo me in maniera impropria, 100.000 euro per la messa in sicurezza del teatro delle Muse, cioè un teatro nuovo, fatto adesso. Noi non siamo contro Ancona, contro le Muse, anzi la politica teatrale va sviluppata e non ce la possiamo cavare con soli 100.000 euro, però va prevista e prefigurata una politica di ristrutturazione all’interno di un programma pluriennale con risorse certe. Così vale per lo Sferisterio di Macerata, per il quale esiste una legge che drena risorse distolte alla cultura più generale. All’art. 8 bis si prevede estemporaneamente un importo di 25.000 euro per una piazzetta, seppur di importanza significativa, delle Marche. All’art. 9 si prevedono 400.000 euro per concretizzare le funzioni di delega per le Camere di commercio. All’art. 15 si prevede 1.500.000 euro per progetti di opere pubbliche. Occorre che il Presidente e l’assessore, nella loro replica, precisino questa impostazione, perché non solo gran parte delle progettazioni sono in atto, ma anche perché dovremmo “inchiodare” alle loro responsabilità, in una articolazione istituzionale di correttezza, non solo gli altri istituti nazionali come l’Anas, ma l’intero sistema delle autonomie locali. In questa fase di federalismo fiscale e senza risorse non può gravare tutto sulla Regione.
Per quanto riguarda la proposta di legge 160 registriamo una contrarietà di metodo e di merito. L’articolo 17 trova la sua declinazione all’elenco n. 1: la forzatura è che si ipotecano i fondi globali con l’attivazione della scuola di giornalismo, prima che un’apposita legge venga approvata dal Consiglio regionale. Si scavalca, con motivazioni improprie, il percorso di una apposita legge. Nel merito siamo contrari, perché se passasse tale previsione, per tutto il resto della legislatura il Consiglio regionale non avrebbe più neanche un euro per fare una qualsiasi legge. Ma ciò sarebbe poca cosa se la cifra pluriennale prevista per tale scuola, ammontante a 875.000 euro, non fosse più del doppio del fondo regionale per l’istruzione pubblica.
Si dice che la motivazione della proposta medesima attiene ad una negligenza della Regione Marche, come abbiamo ascoltato anche in questa sede. Non so se ciò corrisponda al vero, noi non siamo nei meandri della macchina organizzativa né ci interessa, ma se passasse una motivazione di questo tipo, cioè che questo soggetto ha perso le risorse perché la Regione non avrebbe fatto il bando, la cosa sarebbe ancora più grave, perché vorrebbe dire che altri soggetti pari a quello di cui discutiamo, potrebbero essere stati penalizzati da questa negligenza e, se passasse una lettura di questo tipo vorrebbe dire che ad ogni “penalizzazione” dovrebbe corrispondere una nuova legge.
Noi vogliamo lo sviluppo della scuola di giornalismo, i Comunisti italiani vogliono lo sviluppo della scuola di giornalismo, ma non deve essere solo la Regione a farsene carico bensì, insieme ad essa, il Governo nazionale, la Provincia di Pesaro e Urbino, il Comune di Urbino, l’ordine dei giornalisti, perché il rigore non si deve ottenere solo azzerando il già misero contributo al Museo regionale della Resistenza (lo dico ai distratti compagni della sinistra), dando al tempo stesso migliaia di euro per lo Sferisterio, per le Muse, per i carnevali. Tutte iniziative certamente importanti, ma il bilancio, colleghi, amici e compagni, si regge anche su un progetto, deve avere spessore, deve avere un proprio stile.
Invitiamo quindi, con spirito unitario, la Giunta e gli altri partiti della maggioranza a tener conto, nell’interesse delle Marche e della coalizione, le proposte serie che avanzano i Comunisti italiani, mai settoriali, mai localistiche, perché non saranno voti “costretti” o estorti a rafforzare il centro-sinistra o il Presidente D’Ambrosio ma politiche condivise anche con il movimento dei lavoratori, perché nessuna riforma seria si potrà fare contro i sindacati: questo lasciamolo fare a Berlusconi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, colleghi, l'intervento del collega Procaccini, come ampiamente preventivato si è aperto e chiuso con una frecciata nei confronti del Governo centrale, però anche a chi è stato distratto vorrei segnalare che questo intervento è stato uno dei momenti più veri del dibattito di questo Consiglio, perché, fuori da schemi di coalizione e di maggioranza, ha toccato dei temi cari alla sua parte politica, ma credo di non fare scandalo nel sottolineare, cari anche alla mia parte politica. Quando ha parlato di Resistenza, di lavoratori, di lotte campanilistiche per l'allocazione delle risorse ha parlato di concetti che avrebbero dovuto essere alla base di un democratico dibattito nella costruzione delle strategie di bilancio della nostra comunità regionale. Ritengo che i momenti più veri, più autentici, più originali siano proprio quelli di consiglieri che all'interno di una coalizione cercano di interpretare con spirito critico le strategie giuste di maggioranza, quindi non sto a sottolineare questo intervento per creare artatamente, subdolamente o strumentalmente una difficoltà alla maggioranza, non ne sarei neanche capace, né sarebbe questo possibile, però richiamare a una riflessione sicuramente sì e Procaccini faceva un richiamo forte al partito di maggioranza relativa all'interno della coalizione. Rinnovo anch'io questa riflessione perché è giusto che chi ha più peso e responsabilità derivanti dal consenso le utilizzi per una sana politica strategica e di bilancio.
Altrettanto romanticamente facevo una riflessione per dire che, prima di questo che è il momento finale della strategia del bilancio, avremmo potuto fra noi fare un patto di lealtà costruttiva, così articolato. Dico questo per depurare la discussione dagli indubbi condizionamenti e dagli obiettivi ideologici che tutti ci poniamo nell'egoismo delle nostre posizioni, quindi avrei voluto proporre questo patto: noi non difendiamo il Governo e voi non lo attaccate; noi non attacchiamo il governo della Regione pregiudizialmente e voi non lo esaltate.
Forse, con questo spirito avremmo potuto incontrarci meglio e depurarci da quei condizionamenti che, nella razionalità o nell'irrazionalità della politica, spesso ci portano su posizioni distanti, di comodo, egoistiche, utili per la nostra parte ma non so quanto utili alla comunità. Ne sento particolarmente il peso di questi condizionamenti reciproci.
Abbiamo visto che ci sono state contestazioni, come qualche collega del centro-destra sottolineava, da parte dei sindacati, delle autonomie locali, delle categorie ecc. Anche lì ci muoviamo su posizioni di comodo, strumentali di tutte le parti che, ormai, per chi sta in politica da tempo, conosciamo bene. Ravviso in alcune critiche di organismi, categorie, sindacati della sinistra, che rispetto in questa fase, l'interpretazione classica della sinistra molto Ds, una strategia molto Ds, ereditata, piaccia o non piaccia, dalla prima Repubblica, che è quella di fare governo e anche opposizione laddove c'è la critica. Quindi onore a chi, con grande tatticismo politico sa fare il governo e interpretare anche l'opposizione. Se fosse qui presente il segretario della Cgil glielo direi con vera lealtà e stima che lo sa fare molto bene.
Però interpreto quello che sindacati, forze anche della società civile che fanno riferimento alla sinistra, credo in buona fede fanno di critica al Governo regionale e faccio proprie alcune di queste ansie e di queste preoccupazioni, ripeto, in modo non strumentale.
La prima. Qui si dichiara che il disavanzo di 118 milioni di euro viene strategicamente ripianato con il solito mutuo. Faccio un conto e dico che da 1.414 milioni di euro ne abbiamo utilizzati 828 per l'indebitamento, rimangono 300 milioni di euro circa. A un ritmo di disavanzo pari a quello che oggi qui certifichiamo, credo che non occorra una calcolatrice per dire che fra due anni e mezzo, se non si trovano altre soluzioni, esaurite le capacità di indebitamento dovremo dichiarare quasi bancarotta.
In qualche documento sparso, ma non in questi non si parla di dismissione e cartolarizzazione, perché per questo avete avuto la buona fede di non illustrare questo progetto: probabilmente le idee chiare ancora non ci sono. Noi sappiamo che con la dismissione, la cartolarizzazione è possibile fare una manovra sul patrimonio per incamerare risorse fresche, ma la strategia non c'è, questo obiettivo viene accennato solo in pochissime, sparute righe, ma se non c'è questa strategia l'angoscia su cosa avverrà fra due anni e mezzo c'è, anche se la sindrome di chi governa a metà legislatura è quella che vi ha colpito e che praticamente dice "adesso finiamo e ai posteri lasciamo il deserto di una finanza praticamente azzerata".
L'altra cosa è che voi dichiarate che il mutuo da assumere si affronta prevedendo un tasso del 4,8%. tra parentesi parlate di tasso ipotetico. Questo "ipotetico" è un azzardo notevole, perché per mutui di lunga durata come voi vi accingete a contrarre, è probabile che questo tasso si avvicini al 6% e se si avvicina al 6% quei due anni e mezzo di riserva si accorciano molto di più, quindi quella bancarotta che ho detto si potrebbe prospettare fra due anni e mezzo, probabilmente l'avremo fra un anno e otto mesi. Però su questo non si è risposto.
E' vero, se la sanità ingessa oltre l'80% del bilancio è chiaro che sulla sanità si incentrano alcune riflessioni e le prime due riflessioni che mi vengono in mente sono le seguenti. Si parla della realizzazione dell'Asur unica con una procedura giuridica che si chiama fusione per incorporazione. La fusione per incorporazione comporta dei costi che in questo bilancio non risultano. Voi parlate di unificazione dei software, dei sistemi informativi che passano dalla dispersione delle ex Asl a quella unica: avete idea di quanto costi l'unificazione informatica di queste procedure? Se ne avete idea, nel bilancio non c'è menzione dei costi che dobbiamo affrontare per la costruzione della Asl unica nella parte dell'accorpamento per fusione giuridica e per l'unificazione dei software. Sugli investimenti di competenza si citano 28 milioni di euro, in cassa si prevedono 135 milioni di euro, senza un'indicazione su come la Regione conta di poter incamerare quei soldi.
Si parla di violazione del Governo e del Cipe sulle infrastrutture, critica che per la politica accetto e condivido, però se si scrive in una relazione di bilancio, va anche sottolineato come questa violazione incide sul bilancio. Quando parlate dei ritardi nelle erogazioni dello Stato, il deficit è o no strutturale? O il ritardo dipende da un'erogazione dello Stato?
Quando parlate delle esenzioni Irap e dell'allargamento della fascia delle esenzioni Irap che il Governo ha operato, dite che questa incide sul gettito delle entrate proprie della Regione. Ma per quanto? Nei documenti questo non c'è scritto.
Dite che il quarto obiettivo è quello di far rientrare fra le spese di investimento parte della spesa sanitaria finora classificata come corrente, con quali criteri? Dove è scritto? Non c'è alcuna scheda che sottolinei questa operazione. Voglio richiamare l'attenzione sul fatto che piccoli ragionieri, piccoli segretari comunali dei più piccoli Comuni d'Italia fanno bilanci cartacei molto più precisi di questo e non è possibile che un bilancio di queste dimensioni ometta dei pezzi interi che danno poi legittimazione alla manovra.
Sul personale si rimanda alla legge 20, sul nucleo di valutazione e controllo di gestione ci sono ancora riflessioni superficiali. Ma questa vuol essere un'organizzazione di tipo aziendale o no? Per organizzazione di tipo aziendale non vado naturalmente a esaltare l'obiettivo, che teme Procaccini, di una privatizzazione selvaggia, che non fa parte neanche della cultura del mio partito, ma significa introdurre dei meccanismi aziendali di gestione un po' più efficaci, un po' più efficienti, di organizzazione dello stesso personale.
Come è stato sottolineato prima dai colleghi Cecchini e Procaccini e come tutte le teorie economiche anche le più lontane da Procaccini sottolineano, la disorganizzazione comporta sempre un costo, anche se non monetario, una dispersione di risorse e credo quindi che in tre anni questo obiettivo della organizzazione non è stato da voi perseguito. Oggi si accenna a una ristrutturazione del personale, ma non è solo la riorganizzazione dei livelli e delle posizioni che conta, ci sono meccanismi di verifica e di controllo della gestione, anche reciproci, tra reparti e settori. Quando parliamo di appalti e trasparenza sia chiaro che anche questo, se razionalizzato, se si va verso la trasparenza è un costo evitato per la comunità e per tutta la struttura.
Quindi c'è un messaggio che la Regione oggi dà, che io comprendo. Il messaggio è "per colpa di Berlusconi sì o no — voi dite quasi sempre sì — per colpa della congiuntura sì o no questo esercizio 2003 vede la Regione Marche e il suo esercizio di bilancio con un messaggio di fermo, di blocco all'economia, alla cultura, all'ambiente", a quelle politiche dell'ente locale che non noi ma voi avete voluto esaltare in questo anno. Noi condividiamo la politica delle unioni dei Comuni, la razionalizzazione dei servizi della polizia municipale. Per esempio, in tanti convegni è stato sottolineato questo, ma in questo bilancio non vi sono che spiccioli. Ecco perché sarebbe stata più utile e necessaria una concertazione più forte con gli enti locali. Mi pare che oggi gli enti locali stiano subendo passivamente questo momento.
Si dice che a livello nazionale tutte le Regioni, di centro-destra e di centro-sinistra attaccano il Governo; a livello regionale tutti i Comuni di centro-destra e centro-sinistra attaccano il Governo regionale, oltre che quello nazionale. Credo che oggi gli enti locali percepiscano un blocco di programmazione della Regione e che lo avvertano con grande disagio. Se pensiamo agli spiccioli che aspettano gli enti locali con gli impianti sportivi, potete capire l'ansia e la preoccupazione di tanti Comuni che hanno dovuto bloccare questa programmazione, perché dopo i soldi dei mondiali '90, quei famosi 11.700 milioni di lire non abbiamo messo più niente, eppure bastava veramente poco per poter far ripartire con il meccanismo della contribuzione tutto un giro di investimenti sull'impiantistica sportiva, sulla messa e norma e su questo va inserita anche la politica per l'handicap, in riferimento all'utilizzazione, da parte dei disabili, degli impianti sportivi.
Quindi il vostro messaggio è veramente di blocco, disperato, come qualche collega l'ha definito. Non giova qui, ideologicamente, rimandarsi le colpe tra Governo regionale e nazionale, una fase che avrei voluto scongiurare fin da quando, nel 2001, c'è stato il cambio del Governo nazionale; alcune sacche di consenso vicine soprattutto al partito di maggioranza relativa, molti santuari che vengono tutelati, di tipo cooperativo, ambientalista, culturale, alcuni enti locali, santuari politicamente riconoscibili non avranno tagli, anzi avranno qualcosa in più e grosse diseguaglianze. Per esempio, per ciò che riguarda la scuola di giornalismo non di per sé, ma se raffrontata al fondo per l'istruzione, lì ci sono 500 milioni di lire in più rispetto al fondo per l'istruzione e sappiamo che in questo momento istituti scolastici, docenti, insegnanti, famiglie ed alunni aspettano lo sblocco dal sistema Regione-Province di quei pochi spiccioli del fondo per l'istruzione 2002. Si è rimandato, trasferendo le funzioni alle Province, anche il meccanismo per selezionare i progetti e vi assicuro che questo ha creato un enorme disagio, perché si sta ricominciando da capo, perché le Province si rimettono a valutare su criteri che invece erano della Regione, almeno per questo anno e si poteva programmare il 2003 in maniera diversa. Sto quindi parlando di grosse disfunzioni che riguardano l'organizzazione e che hanno un costo per la struttura regionale e per la società civile e anche disfunzioni che riguardano le diseguaglianze nell'allocazione delle risorse e nelle uscite. Voglio ribadire, affinché non si faccia una polemica gratuita, che il mio gruppo è a favore della scuola di giornalismo di Urbino, ma la risorsa che si chiede di impiegare a favore di questa scuola, a confronto con la miseria del fondo per l'istruzione è qualcosa che ci mette a disagio. Si chiedeva anche in Commissione di studiare una soluzione possibile di compartecipazione di più enti, in modo che questi fondi possano essere utilizzati in più per la promozione, la diffusione della cultura, come i colleghi anche della sinistra hanno detto, e anche per la scuola.
Ho il rammarico che si poteva affrontare questa programmazione, questa fase — capisco le contingenze, capisco tutti i provvedimenti che abbiamo portato in aula con il criterio dell'urgenza — con una serenità maggiore e un clima più pacato. Diciamo anche, assessore, che una vecchia formula della scuola di direzione aziendale dice che quando un ente va solo dietro all'urgenza e all'emergenza ha dichiarato il fallimento della propria attività di programmazione, e noi negli ultimi tempi abbiamo corso dietro soltanto alle urgenze e abbiamo portato in Consiglio regionale atti quasi tutti d'urgenza.
In questi due anni che mancano dovremmo darci un criterio e un sistema diversi di organizzazione dei nostri lavori e della vostra politica di programmazione di bilancio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Più che parlare della parte tecnica, che oggi è stata abbastanza sviluppata, vorrei fare una riflessione politica e prendo lo spunto dal capogruppo dei Comunisti italiani Procaccini. Tra l'altro egli, nel suo intervento sempre obiettivo, lucido, a volte anche al di sopra delle righe nella sua obiettività, non ha trascurato un passaggio molto importante per la sua storia, per la vostra tradizione, per la vostra storia. Dice "nessuna riforma si può fare senza i sindacati". Questo è un difficile momento che la sinistra marchigiana sta affrontando non solo in quest'aula, anche nelle piazze. Vedere il sindacato scioperare in piazza non è motivo di orgoglio e di soddisfazione e quello che preoccupa non è tanto voler giustificare o cercare di fare una concertazione seria, ma la decisione con cui questa maggioranza sta portando avanti un progetto, un programma politico che non solo non viene condiviso dalla Cisl ma neanche dalla Cgil e dalla Confindustria. C'è un'ultima preoccupazione, manifestata anche da una forte categoria dei medici, quella dell'Anao che proprio ieri ha denunciato pubblicamente che, qualora non si trovi un accordo sulla sanità è pronta a scendere in piazza.
Questo è motivo di riflessione e non ce ne voglia l'assessore Agostini che si sta sforzando di far quadrare il cerchio, ma difficilmente in una situazione così delicata e difficile, con il palleggio tra le responsabilità di Governo e Regione si possono far quadrare i conti con le proprie risorse e con le proprie possibilità. Quindi le critiche che vengono mosse a questa riforma non sono tanto sugli investimenti bensì sulla programmazione. Noi invitiamo la maggioranza a riflettere sulla questione sociale, una questione molto importante, che investe tutti, riguarda tutti. Non bisogna fare demagogia o strumentalizzazione, bisogna essere obiettivi e realisti e insieme dobbiamo cercare quelle soluzioni che permettano di avere delle prestazioni migliori, dei servizi migliori e nello stesso tempo migliorare la qualità della vita. E' un compito difficile far quadrare il cerchio, ma bisogna fare uno sforzo comune, perché prendiamo atto che nella Regione Marche è fallita la concertazione tra il sindacato, la Confindustria e una parte importantissima dei medici, dei sindacati dei medici. Noi guardiamo con piacere, assessori, presidenti delle Province, manifestare per la pace anche con le bandiere della Cgil, però non vediamo, in un momento così delicato, questi assessori adoperarsi affinché si raggiunga...

GIULIO SILENZI. Non parlare di questioni della pace quando si discute di bilancio...

OTTAVIO BRINI. Parlavo del sindacato impegnato su un tema molto importante qual è quello della pace, però non colgo la stessa attenzione sui problemi del sociale che riguarda migliaia e migliaia di operai e lavoratori. Vedo uno scollamento tra questa maggioranza e la base che molto spesso era guardata con occhio sensibile, pensando a quel milione che è andato al Circo Massimo, una bella festa. Nelle Marche, purtroppo, oggi non ci sono né le condizioni né i presupposti, perché c'è una volontà politica che cerca di non effettuare questa concertazione.
L'altro giorno l'assessore Melappioni diceva, in un Consiglio comunale aperto, "noi abbiamo fatto un patto per la salute". Noi diciamo "un patto per la salute e per l'eliminazione degli sprechi". Bisogna avere anche il coraggio di tagliare dove si deve tagliare, altrimenti queste lacrime di coccodrillo non danno i frutti che tutti sperano.
Il campanello d'allarme è suonato già da un pezzo, siamo agli ultimi giri. Qui bisogna rifondare questo discorso per quanto riguarda il vero nodo da sciogliere, quello della sanità.
Noi siamo disponibili, con serenità e obiettività a dare il nostro contributo, siamo disponibili a collaborare affinché si raggiunga quell'obiettivo di una migliore sanità.
Come diceva il rappresentante dell'Anao, la Asl unica attualmente è un falso problema, bisogna ragionare a 360 gradi e cercare di capire quali sono i margini affinché si possa raggiungere un obiettivo che permetta a tutti di avere una sanità migliore. Noi siamo disponibili ad abbandonare tutti i campanilismi, a non fare una politica di sciacallaggio su un tema così importante, però vogliamo che la maggioranza, in particolar modo la Giunta dia segnali forti sotto questo aspetto. Da tre anni che siamo in questo Consiglio regionale, diverse volte è venuta la classe operaia a manifestare contro questa maggioranza. In più di un'occasione abbiamo visto operai anche dell'Api, oggi i sindacati, altre categorie, commercianti, albergatori manifestare contro la politica della Regione Marche. Tralascio Confindustria, Procaccini, che per te poco ha a che fare con le politiche delle quali parliamo, ma anche loro si sono espressi in tal senso.
Quindi l'appello che facciamo non è lo stesso appello che ha fatto Massi, a noi non piace giocare a ping-pong o a tennis, noi siamo disposti a confrontarci, a vedere dove sono le responsabilità, a vedere fino a che punto possiamo trovare una convergenza comune, non sugli inciuci ma su scelte serie e ponderate. Se così non è, è un fallimento di tutti. Se fallisce la concertazione ha fallito la sinistra nelle Marche, non hanno fallito Berlusconi e le destre. E' molto importante che questo Consiglio regionale recepisca politicamente questo messaggio.
Concludo con questo invito: riprendiamo serenamente la concertazione. Di tempo ce n'è abbastanza per trovare le soluzioni che nel mio intervento ho cercato di suggerire.

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare Andrea Ricci, ma non è in aula, quindi ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. E' una sessione di bilancio particolare. Quando fu proposto di non sospendere e proseguire, mi permisi di votare contro perché mi sembrava che la sessione di bilancio, anche se quest'anno viene scritta la norma finanziaria sotto la dettatura di un'emergenza ormai endemica, per riguardo alla decenza delle forme e agli amministrati dovesse comportare almeno di parlare. Così non è stato fatto, 17 consiglieri hanno votato a favore della altrui prosecuzione dei lavori. Dico "altrui" perché quei 17 consiglieri che hanno votato a favore della prosecuzione hanno sospeso la propria partecipazione ai lavori, lasciando ad altri colleghi questo compito. Mi sono assentato per scrivere frettolosamente qualche emendamento, altri ne hanno fatti i colleghi. Ovviamente non pretendo di analizzare l'intera complessità del Dpefr e del bilancio di previsione 2003 in questi 20 minuti, l'ha fatto molto bene il relatore di minoranza Castelli, da parte del relatore di maggioranza ho sentito un imbarazzo comprensibile.
Questo bilancio lo potremmo definire un bilancio che, al di là della veridicità delle previsioni e delle poste, fintanto che riesce a rappresentare un'apparenza di solvibilità, finché l'ente riesce a indebitarsi e a fare mutui, i soldi ci sono. La ricchezza no, le risorse no, ma il poterli spendere in qualche misura viene creato addebitando il costo delle iniziative... (Interruzione). Il mercato è generoso. Io soldi non ne ho molti, ma se li avessi li presterei alla Regione. Siccome c'è chi lo fa meglio, vediamo come si può profittare di questa dabbenaggine di fiducia degli operatori. Fatto sta che le preoccupazioni ci sono. I colleghi di maggioranza hanno detto che le preoccupazioni non nascono nelle Marche, esiste un problema oggettivo di aumento dell'economia e del pil che non è stato assolutamente in linea con le previsioni che tutti avevano fatto, come l'attuale ministro dell'economia al suo insediamento. Ricordo che in fase pre-elettorale ci fu la restituzione del cosiddetto "bonus fiscale" in relazione alla eccellente dinamica delle entrate e del pil, che poi tanto eccellente non era. C'è stato poi un problema di economia che rallenta, il che costringe a fare i fondi con la necessità di economizzare. Tuttavia, il concreto economizzare in questo bilancio non si vede e non si capisce.
Il collega Ceroni nel suo intervento ha citato e letto ampi stralci del suo intervento dell'anno precedente. Questo è già un dato: l'anno scorso ci si presentò il bilancio dicendo che si faceva una manovra emergenziale solo per quell'anno, affinché risanati i conti si potesse poi ripartire in condizioni di serenità e il collega citava l'affermazione del Presidente della Giunta che preannunciava, dopo l'anno di sofferenza, un sensibile taglio delle tasse. Per ora abbiamo visto la sofferenza — anche con questo mese è arrivata l'applicazione della massima addizionale Irpef — e a questo punto, con il permesso dei colleghi di maggioranza e dell'assessore Silenzi, che spesso dicono "è vero che la finanza nazionale ha ridotto i trasferimenti e con ciò ha compresso le risorse degli enti locali e in primis delle Regioni", affermo che l'ha compresso in tutte le regioni, si capiscono quindi le difficoltà, non si capisce perché questa Regione sia quella che ha applicato la maggiore addizionale Irpef d'Italia, non si capisce perché ha il secondo deficit sanitario pro-capite per abitante. Il taglio c'è dappertutto, non è che il Governo infame ha tagliato i trasferimenti alle Marche, ha tagliato i trasferimenti a tutti, tutti sono in difficoltà, le nostre sono solo maggiori delle altrui, questo è un dato oggettivo.
Ovviamente, quando ci si trova di fronte a una necessità di comprimere e tagliare le spese o di raggranellare in qualche modo le entrate, ci si trova di fronte a scelte sempre dolorose ed è molto difficile. Ci troviamo di fronte a una manovra di bilancio rispetto alla quale la contrarietà è ampia. In questa logica si dovrebbero fare 10.000 emendamenti, invece quest'anno ne abbiamo fatti poche decine, perché è difficile andare a dire "piuttosto che incidere su questo settore è meglio incidere in maniera ancora più onerosa a carico di quest'altro". Alcune cose mi permetto di segnalarle, perché sono anche amene.
L'anno scorso era l'anno internazionale della montagna, in tutto il mondo ci furono iniziative. Questa Regione con quel bilancio decurtò di oltre il 50% le risorse per il settore, contestammo la questione, quest'anno vediamo nella proposta di legge 159 che la previsione per la montagna compare, compare il fondo articolo 12 con il finanziamento di 1.200.000 euro, ce ne rallegriamo, però l'anno internazionale della montagna era il 2002; il 2003 è l'anno europeo delle persone con problemi di disabilità. Quest'anno abbiamo dato i soldi per la montagna che dovevamo dare l'anno scorso, il fondo per i disabili è finanziato dalla tabella A della proposta di legge 159, si è ridotto, è sceso a 9.800.000 euro: non è che uno deve finanziare l'anno internazionale, però che ci sia una poca sensibilità non è condivisibile. La contrazione, sembra meno marcata, del fondo triennale per il sociale, poteva essere l'occasione per recuperare, magari, quei 100-200 mila euro che mancavano e noi ci siamo permessi di indicare anche alcune leggi speciali che potevano essere limate, anche perché relative a episodi di meno stringente attualità e di meno doverosa problematica sociale della situazione dei nostri concittadini con disabilità.
Sempre in relazione a invalidi abbiamo detto che i tagli sono da Campione d'Italia a Capo Passero, colpiscono dappertutto la finanza locale, qui siamo messi peggio di tutte le altre Regioni e un perché ci dovrebbe essere. Per esempio, questa Regione è l'unica che non riesce a dare i benefit sull'abbonamento del trasporto pubblico agli invalidi per servizio, ai pensionati per servizio ecc., il cui costo nelle altre Regioni è veramente dell'ordine di poche decine, o al massimo di un paio di centinaia di migliaia di euro, poche centinaia di milioni di vecchie lire. E' impossibile pensare che non si potessero raggranellare a bilancio, anche perché una delle cose che mi hanno segnalato è che fin quando ci sono stati i contributi per gli abbonamenti del trasporto pubblico in favore degli invalidi per servizio — di guerra non ce ne sono più molti, per fortuna — l'abbonamento è stato fatto con tariffe mensili, costringendo quindi l'invalido, ogni mese, a recarsi a rinnovarlo. Stabilendo che l'abbonamento agevolato per gli invalidi per servizio si può fare con un modesto contributo regionale — noi abbiamo indicato 100.000 euro che dovrebbero essere bastevoli e abbiamo indicato anche le possibili fonti di copertura — su base annuale, da un lato rispetto al mensile c'è il costo standardizzato, ma al tempo stesso, siccome sono tutti invalidi anziani, talvolta fanno l'abbonamento per l'anno e lo utilizzano solo per alcuni mesi, con l'abbonamento mensile la tariffa è meno agevolata ma magari i tre mesi d'inverno o di malattia non viaggiano, si fa annuale perché il risparmio è più marcato per chi l'utilizza e per chi lo utilizza solo sporadicamente c'è la copertura del maggior contributo, perché lo fanno per l'intero anno anziché per alcuni mesi. Mi hanno detto che la scelta di non farli annuali era per evitare che ci fosse l'uso da parte di familiari, congiunti, altri, perché chi sopravvive all'invalido viaggia anche dopo che lui non può più utilizzarlo. Credo che nel terzo millennio un meccanismo per personalizzare l'abbonamento si possa anche riuscire a trovare e per questo credo che un momento di attenzione, non dei pochi presenti che ringrazio ma della Giunta regionale, sia necessario. Il fatto di essere l'unica Regione in Italia che non contribuisce al trasporto pubblico degli in validi per servizio, è una cosa che dovremmo emendare, anche perché c'è una scelta politica a monte che è di questa maggioranza, che è di tutti, di disincentivare il mezzo proprio, rafforzare e rendere più conveniente la scelta di utilizzare il mezzo privato, io avrei detto "facciamo un tentativo per andare non soltanto a intervenire sul trasporto pubblico automobilistico agevolato ma anche per vedere di agevolare altre forme di trasporto".
Sul discorso dell'entrata, il problema grosso che questa Giunta avrebbe dovuto risolvere e mi sembra non ha risolto, è quello di dover fare una artificiosa sottrazione di mele dalle pere, cioè di dover confrontare fattori non confrontabili. C'è un deficit fortemente determinato dalla spesa sanitaria che è consolidato, che si ripresenta tutti gli anni e c'è una entrata straordinaria, eccezionale per l'anno scorso, dell'addizionale Irpef, dell'Irap che da quello che so è ormai al canto del cigno perché non ci sarà più dal prossimo esercizio, il deficit ci sarà ancora, non frenato dal progetto di riforma sanitaria che è come l'araba fenice, perché da un anno e mezzo ci confrontiamo su questa riforma sanitaria che forse, fra qualche mese, ci sarà fatta la discutibile grazia di vedere di che si tratta, ma siccome siamo a marzo e per allora saremo a maggio... Anzi, scommetto che saremo a maggio dopo l'11, perché l'11 si vota e a quel punto il deficit sanitario che si sta creando per il 2003 continuerà ad essere della consistenza di quelli soliti.
Bene ha detto il collega Castelli: la norma che consentiva l'addizionale Irpef, il bollo, l'Irap, essendo norma eccezionale non è suscettibile di interpretazione né estensiva né analogica.
Occorre da un lato ridurre veramente le spese. Se non lo si fa ogni anno staremo qui a stracciarci le vesti — speriamo solo per altri due anni — e voi a dire che in fondo le cose vanno male per colpa del destino, della guerra, di Berlusconi o di chissà cosa.
Esiste un problema di evitare che si debba fronteggiare un deficit fisiologico, endemico, cronico e costante con un'entrata che non solo è vessatoria ma è eccezionale, straordinaria, non ripetibile, non programmabile e non affidabile nel tempo. Una spesa eccezionale si fronteggia con un'entrata eccezionale, una spesa fissa deve avere un'entrata stabile e fissa, altrimenti, inevitabilmente si va a sbattere contro il guard-rail.
Ho visto un indirizzarsi dell'Amministrazione verso il reperimento di risorse finanziarie con quella che nei mercati si chiama "operazione di finanza creativa". Ovviamente in primis penso al Tellus bond, ma al di là di questo, il ricorso al mutuo. Ricordo di aver letto su Marche domani, un'intervista al Presidente della Giunta, in cui si rallegrava con se stesso perché l'operazione Tellus bond, per essere stata fatta con particolari temporali, gli ha consentito di attingere una somma di oltre 10 milioni di euro in più rispetto a quella che era prevedibile. Mi sono chiesto cosa ciò potesse voler dire. Siccome il principale ente che collocava il bond era la banca giapponese Nomura, ho avuto il terrore che ci fossimo indebitati in yen, con tutti i rischi che conosce chi ha comprato la casa con mutuo in marchi per risparmiare, dietro consiglio di qualche sagace impiegato di banca, all'inizio degli anni '90. Invece il riferimento del Presidente della Giunta era leggermente diverso e diceva "per essere stato trattato il mutuo nell'estate e fisicamente perfezionato alla fine dell'anno, l'abbassamento del costo del denaro dell'ultimo semestre 2002 ha consentito che a fronte dei ratei restitutivi delle somme del dipartimento protezione civile per il non lieve importo di 1.145.000.000 di euro, si è riusciti a ottenere 790 milioni di euro piuttosto che 775". Se è così, una pacca sulla spalla per avere preso 10 milioni di euro in più, ma uno schiaffo perché, se come sembra, la Banca europea va a tagliare dell'1% il costo del denaro di qui a un mese o due, allora questo taglio dell'1% a noi Regione Marche costa 1.115.000.000 di euro, il tasso è al 4,51%, fosse stato già incassato il taglio dell'1% delle prossime settimane, cioè se quell'operazione per cui ci siamo rallegrati fosse stata ritardata altri sei mesi, avremmo preso 40-50 milioni di euro in più e, se mi è consentito, siccome, come diceva il collega Viventi non è che l'intervento di ricostruzione del terremoto è finito e i soldi sono stati spesi, anzi molti progetti della legge 61 sono ancora in via di approvazione, aspettare un po' poteva voler dire pagare meno interessi agli investitori. Se c'è la prospettiva di ulteriori indebitamenti — e certamente c'è, come ha detto il consigliere Ceroni — e se il deficit arriverà alla bella cifra di oltre 300 milioni di euro e la somma prevista per il ripiano dei ratei eccede i ratei dei mutui già accesi di soli 8 milioni di euro — con 8 milioni all'anno per pagarne 300 si fa un mutuo di un secolo, un secolo e mezzo — se si va all'ulteriore contrazione di mutui almeno fateli in dollari, posto che hanno il deficit di bilancia dei pagamenti a 500 milioni di dollari, il debito pubblico a 400 milioni di dollari, il tasso di sconto allo 0,50%. Certo, l'incertezza dei tassi esiste, ma quando si arriva a 0 come lo yen o allo 0,50 come il dollaro, non si scende più.
L'anno scorso proposi l'ipotesi di andare a fare i Bor cartolarizzati e collocati fra gli operatori commerciali delle Marche, affinché chi pagava il credito fosse almeno colui che gestiva. Se fosse stata fatta un'operazione di questo tipo, con la cartolarizzazione collegata al metallo prezioso, all'argento, all'oro, non solo avremmo avuto delle economie fortissime, ma avremmo dato un contributo alla stabilizzazione dell'economia di questa regione forte e all'abbattimento di un costo per interessi che, specialmente se si continuerà a ricorrere sempre e soltanto all'indebitamento è chiaro che diventerà progressivamente la principale voce delle uscite dei marchigiani.
Essere ricordati come la legislatura che ha seppellito per le prossime 3-4 mandate consiliari le possibilità di operare politicamente per le scelte delle Marche, non è un brillante risultato per nessuno di noi che abbiamo vissuto questo periodo dalla parte di chi la spesa ha fatto, il risparmio ha annunciato, le entrate ha ricercato sul mutevole mercato borsistico, per cui mi sembra che ci siano elementi per pensarci un po', perché ritrovarsi ogni anno a dire le stesse cose dispiace noi e dovrebbe allarmare voi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, ho seguito alcuni interventi questa mattina della minoranza e mi sembra che a fronte di alcune argomentazioni fondate su dati reali, dall'altra parte c'è una grande preoccupazione di nascondere le ricadute delle scelte del Governo nazionale sui bilanci regionali. C'è la preoccupazione di attribuire soltanto alle scelte fatte da questa maggioranza le difficoltà che oggi riscontriamo nella compilazione, nell'approvazione di questo bilancio, soprattutto per far tornare i conti.
Credo che non possiamo in questa sede non denunciare questo federalismo imperfetto di cui si fa portatore il Governo in questa fase, un federalismo in cui, al trasferimento delle competenze corrisponde sì un trasferimento delle risorse in alcuni casi, ma contemporaneamente anche un giro di vite su alcune iniziative di spesa su cui c'è un disimpegno forte e uno spostamento delle risorse verso alcuni settori, alcune linee che non sono condivisibili, almeno per quanto riguarda il mio gruppo e penso per quanto riguarda tutto il centro-sinistra. Questo bilancio è un bilancio in cui, come negli ultimi anni, si cerca di non incrementare la spesa ma di meglio collocare le risorse, risorse che anno dopo anno risultano sempre più irrigidite, in particolare da una situazione di crescita della spesa sanitaria che ingessa sempre più il bilancio di tutte le amministrazioni regionali e della nostra in particolare.
Quindi noi crediamo che la spesa sanitaria, così come organizzata nella nostra regione non sia sostenibile e il bilancio di quest'anno soffre più di ogni altro bilancio, di questa situazione. Ma ciò non toglie che le scelte che vengono fatte a livello nazionale anche sulle risorse da trasferire per il settore sanitario alle Regioni che hanno piena competenza su questa materia, siano delle scelte pesanti, che hanno dei riflessi diretti sul risultato finale di questo bilancio. Quindi credo che sia inopportuno puntare il dito sull'Amministrazione regionale o soltanto sull'Amministrazione regionale, se l'Amministrazione regionale ha inasprito la pressione fiscale sui nostri concittadini, perché questo è il diretto risultato non soltanto di una spesa sanitaria che cresce, che in qualche modo può essere riconducibile a chi amministra la sanità, ma anche di una politica dei trasferimenti del fondo sanitario regionale agli enti locali, che al di là delle vicende sul singolo anno, nel corso degli anni ha fatto sì, nel corso degli anni, che si appesantisse un debito i cui effetti sono tuttora fortemente presenti su questo bilancio, non foss'altro perché queste spese sono state sostenute nel corso del tempo, accendendo dei mutui che in alcuni casi non è stato possibile neanche rinegoziare. Quindi questo tema della sanità è centrale e condiziona anche troppo fortemente tutta la politica regionale. Noi siamo preoccupati che questi bilanci diventino sempre più bilanci di sanità e sempre più le Regioni diventino soggetti che riversano le risorse nel settore della sanità e sempre meno in tutti gli altri settori.
Le preoccupazioni che abbiamo sentito dai soggetti, dalle parti sociali che hanno espresso la loro opinione nelle sedi di consultazione e di concertazione ci preoccupano, che chiediamo a questa maggioranza di centro-sinistra di ascoltare con maggiore preoccupazione, evitando di liquidare queste opinioni, questi pareri, questi contributi che ci vengono come contributi critici o iper critici: sono contributi e indicazioni che debbono essere colti da questa maggioranza, pena la perdita del contatto, di una relazione stretta con le forze sociali e con gli interessi popolari che noi, comunque, vogliamo difendere.
Non apro qui la discussione sul tipo di sanità che noi vogliamo. Certamente siamo consapevoli che per difendere una sanità pubblica, per difendere delle risorse importanti per mantenere la sanità in un ambito di equa ripartizione delle opportunità e delle possibilità occorre una gestione rigorosa, più rigorosa di quella di cui attualmente disponiamo e questa è una sfida che il Governo regionale, tutta la maggioranza di centro-sinistra devono saper cogliere, evitando di rinviare ed evitando anche la trappola che il Governo ci tende, quella di farci mancare quelle risorse che permetterebbero alle Regioni di affrontare con maggiore serenità questa partita e forse anche con maggiore possibilità di successo in tempi brevi.
Vogliamo dire, come gruppo Verdi, che noi abbiamo condiviso e spinto affinché in questo bilancio i tagli relativi al settore del sociale fossero più contenuti e questo anche a fronte di una difficoltà che scaturisce immediatamente da questa scelta, cioè la necessità di finanziare comunque attività che vengono alimentate da risorse non in conto investimento di cui è più facile approvvigionarsi, ma risorse in conto gestione. Questo, ovviamente credo che sia uno dei punti importanti che rendono questo bilancio compatibile in un quadro generale di riduzioni e di tagli i cui effetti si sono fatti sentire in passato e si faranno ancor più sentire. Credo che questo rigore sia quello a cui ci dobbiamo attenere con grande capacità di equilibrio, nel momento in cui ai nostri concittadini è stato chiesto di sopportare un inasprimento della pressione fiscale diretta e indiretta, perché credo che i nostri concittadini siano disponibili a sopportare questa maggiore pressione fiscale a condizione di veder risolta la partita della sanità, del deficit sanitario e quindi un impegno che on va soltanto nella direzione di avere maggiori entrate ma di una migliore utilizzazione delle risorse messe a bilancio tra le uscite.
I verdi hanno anche chiesto che questo taglio generalizzato che è stato spalmato con diversità tra settori sociali e non sociali, non calasse come una scure in maniera pesante anche su un settore come quello delle aree protette che è fortemente sotto accusa, in particolare dal centro-destra che a livello nazionale ma anche localmente sta cercando di smantellare questo sistema che non ha grandi possibilità di autofinanziamento ma dipende in gran parte da risorse comunitarie, nazionali, regionali, in parte anche da risorse proprie. E' vero che questi organismi di gestione devono dimostrare efficienza, ma non possiamo considerarli alla pari di una spa e pensare che si possano mure in questo modo. Forse il nostro presidente del Consiglio e il nostro ministro dell'ambiente così la pensano, noi siamo di avviso assolutamente contrario, perché con questa logica non faremmo altro che aprire il territorio al saccheggio, alla vendita di quel patrimonio che nel caso specifico costituito dal territorio e dagli ambienti naturali e che quindi acquisisce particolarmente valore.
Abbiamo visto qual è il modello a livello nazionale anche nel finanziamento delle opere pubbliche: questi progetti, abbastanza sorprendenti e discutibili di project-financing, questo baratto tra l'investimento per la realizzazione delle opere e la concessione di aree destinate alla urbanizzazione ad opere dei soggetti che realizzano le infrastrutture e gli investimenti. Questi sono approcci che ci preoccupano molto e che non possono guidare la politica dell'autofinanziamento della pubblica amministrazione, né quando si parla di organismi nazionali, né di Regioni, tanto meno di organismi di gestione delle aree protette. Organismi di gestione, che pure, come tutti gli altri soggetti vanno richiamati a fare il loro dovere, vanno controllati, vanno anche revocati quando esistano le condizioni, ma non si può porre a pretesto la difficoltà economica e finanziaria del nostro territorio per rimettere in discussione queste che sono delle strutture importanti, che reggono delle scelte importanti come quella di creare una rete delle aree protette, che hanno ricadute economiche sicuramente non rilevanti nei bilanci degli organismi che le gestiscono, ma rilevanti nei bilanci di tutte le imprese e le realtà economiche che in quel territorio vivono e che beneficiano anche della creazione di queste aree protette.
Abbiamo segnalato, pur nella fase finale, una maggiore attenzione, che mi sembra sia stata recepita da parte dell'Amministrazione regionale, al tema delle energie rinnovabili e del risparmio delle energie, richiamando la necessità di mantenere presenti nel bilancio della nostra Regione degli stanziamenti per iniziative importanti come il rifinanziamento dei progetti di ristrutturazione della rete di illuminazione pubblica, delle pubbliche amministrazioni, progettazioni che poi permetteranno alle pubbliche amministrazioni, in particolare agli enti locali, di avere risparmi molto consistenti nelle spese di gestione dell'illluminazione pubblica, poiché questo è un settore in cui si riesce a sprecare anche oltre il 50% dell'energia elettrica utilizzata nell'illuminazione pubblica.
Quindi sarebbe stato estremamente grave che fosse venuto a mancare il finanziamento dell'iter degli interventi previsti dalla recente legge regionale sull'inquinamento luminoso che il Consiglio regionale ha approvato.
Abbiamo recentemente ospitato, proprio nelle Marche, un convegno nazionale all'università di ingegneria di Ancona, in cui sono stati presentati dei dati estremamente sorprendenti su quanto le pubbliche amministrazioni sprecano in termini di miliardi, di energia elettrica, per una illuminazione irrazionale, insensata. E' come se noi oggi viaggiassimo non con le automobili costruite negli ultimi 5-10 anni, ma con le automobili di 40 anni fa, perché questi sono i rendimenti, questi sono i parametri con cui oggi l'illuminazione pubblica si deve confrontare, cioè una velocità di innovazione che non ha visto le pubbliche amministrazioni in condizioni di recepire questa velocità d'innovazione e recepire tutto quel risparmio, tutto quel miglior funzionamento che anche nel settore dell'illuminazione pubblica oggi è disponibile. Così come abbiamo sollecitato, per il terzo anno consecutivo la previsione del co-finanziamento degli interventi sull'energia fotovoltaica. Questo evidenzia che su tutta la partita dell'energia l'Amministrazione regionale mostra un disimpegno. Non vorremmo che questo disimpegno significasse che su tutta la tematica dell'energia rinunciamo a una politica di interventi su piccola scala per andare ad affrontare il problema del fabbisogno con grosse realizzazioni su grande scala. Abbiamo visto la realizzazione di una centrale termoelettrica all'interno della raffineria Api che arriva a soddisfare una fetta importante del fabbisogno di energia elettrica nella nostra regione: noi riteniamo che sia importante che la quota restante dei fabbisogni energetici, sia elettrici che di altra natura — calore o energia per i trasporti — vada soddisfatta con una serie di altre iniziative che si caratterizzano per lo più per il basso impatto ambientale, per la possibilità di essere in linea con il "modello marchigiano", cioè interventi su piccola scala che redistribuiscano maggiormente il reddito e si omogeneizzino meglio con il tessuto produttivo della nostra regione. Su tutto questo tema dell'energia, evidentemente la mancata approvazione del piano energetico regionale fa sì che anche sul bilancio si vedano delle storture e non ci sono, da parte dei servizi, quelle attenzioni sufficienti a fare in modo che anche nel bilancio questo tema venga trattato così come, secondo noi, dovrebbe essere trattato.
Detto questo diamo un orientamento sostanzialmente favorevole a questa proposta di bilancio, anche se alcuni aspetti ci lasciano perplessi, anche se abbiamo delle perplessità sul documento di programmazione economica e finanziaria regionale che, se da una parte costituisce un elemento importante perché è una sorta di relazione al bilancio, dà degli indirizzi ecc., dall'altra parte contiene alcune accelerazioni, alcune dichiarazioni su questioni che dovrebbero essere decise in altro momento, quindi il nostro voto su questo atto non significa un'anticipazione di decisioni su questioni strategiche importanti come quelle che riguardano la ristrutturazione del sistema sanitario regionale, le questioni relative ai tickets o altre vicende sulle quali, legittimamente, il Dpefr entra, ma rispetto al quale noi riteniamo che le decisioni vadano prese quando, nell'aula, arriveranno gli atti che poi determineranno queste scelte.
Peraltro anche alcune considerazioni contenute nel Dpefr sono ormai datate, riviste, ci sono questioni anche in contraddizione con quanto è contenuto nel bilancio: penso alla sottoscrizione dell'aumento del capitale dell'Aerdorica, quando qui si parla di altro, si parla di disimpegno da tutta una serie di situazioni. E' evidente che la relazione al Dpefr non è la sede per la sintesi complessiva della linea politica di questa Amministrazione e in questo senso il nostro voto su questo atto andrà letto in questa maniera. Non ci legheremo le mani, con questo atto, su una serie di questioni, né si potrà dire che avendo votato una relazione di questo genere abbiamo ipotecato la nostra libertà di movimento su tutta una serie di questioni, sulle quali voteremo nel momento in cui si entrerà nel merito delle specifiche questioni e questo lo dico per onestà, ma anche per chiarezza nei riguardi del Consiglio e dei nostri partner di maggioranza.

PRESIDENTE. A seguito della richiesta che era stata avanzata in precedenza circa l'espressione del cordoglio da parte del Consiglio per la morte dell'agente di polizia Manuele Petri, ritengo di poter interpretare il pensiero dell'aula dando lettura di due telegrammi che ho concordato anche con il Presidente D'Ambrosio. Il primo, indirizzato alla famiglia Petri, recita: "Il Consiglio regionale delle Marche, riunito in data odierna, esprime alla famiglia commossa partecipazione al dolore per la tragica perdita dell'agente Emanuele Petri, vittima di un efferato atto terroristico delle brigate rosse nell'adempimento delle sue funzioni, a difesa della libertà e della sicurezza dei cittadini". L'altro è inviato al ministro degli interni e al capo della polizie: "Il Consiglio regionale delle Marche, nella seduta odierna ha espresso il più alto cordoglio per l'efferato delitto terroristico di cui è stato vittima l'agente Emanuele Petri, caduto nell'esercizio delle sue funzioni, affermando il pieno sostegno all'azione delle forze dell'ordine coraggiosamente impegnate a difesa delle istituzioni democratiche, della libertà e della sicurezza dei cittadini e ribadendo l'assoluta condanna delle brigate rosse il cui disegno eversivo e di morte deve essere sconfitto con l'impegno e il contributo unanime".
Credo che sia un'esposizione del pensiero dell'aula e tenda anche a fugare dubbi che qualcuno aveva sollevato circa la difficoltà in cui si sarebbe trovata una parte dell'aula stessa. Non c'è) assolutamente difficoltà alcuna e credo che l'aula unanimemente possa rispondere.
Proseguiamo il dibattito. Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Da umile avvocato di provincia, se un cliente mi si fosse presentato con queste carte gli avrei consigliato di portare i libri in tribunale, in quanto questo bilancio è proprio la riprova della bancarotta nella quale versa questa Regione che va male di anno in anno. E' un documento quasi irricevibile, comunque inapprovabile nella forma e nella sostanza e nella forma debbo anzitutto lamentare, come ormai faccio in ogni mio intervento a proposito di strumenti finanziari, il completo disprezzo da parte della Giunta, della tempistica dell'approvazione e di quest'aula. Il Dpefr del 2003 è stato presentato il 2 dicembre del 2002 e andava presentato entro il 31 luglio del 2002 e approvato entro il 30 settembre. Il bilancio preventivo andava presentato entro il 15 ottobre e approvato entro il 15 dicembre del 2002. Questo modo di gestire la cosa pubblica è assolutamente da disapprovare. Così come è da disapprovare che il Dpefr, che è documento di raccordo tra bilancio e altri strumenti di programmazione, in realtà sia stato ingiustificatamente utilizzato soltanto come strumento di lotta politica nei confronti e contro il Governo Berlusconi. Sia chiaro che il Governo Berlusconi ha ottenuto risultati straordinari sul fronte del risanamento della finanza pubblica. E' notizia di questi giorni che i conti rientrano nel patto di stabilità, la pressione fiscale è diminuita.
Molte menzogne sono state addotte da questa Regione per giustificare i propri buchi di bilancio e il proprio fallimento. C'è stata indubbiamente una contingenza internazionale che ha costretto a rivedere molte cose, a tagliare molte voci di bilancio e anche dei trasferimenti, tutte le Regioni si sono lamentate ma nessuna Regione, come la nostra è in una situazione così critica.
Questo governo regionale sta adottando le stesse identiche strategie di sempre, le strategie che hanno portato al dissesto, al disastro, non c'è una capacità di recupero, non c'è la forza e la coesione di fare uno scatto di reni per risanare. Prova ne sia che tutta la regione è contro questo bilancio: le categorie economiche, la società civile, i sindacati, nessuno approva questo bilancio che, con violenza e tracotanza questa classe dirigente sta portando avanti. Non c'è un progetto chiaro e condivisibile di risparmio sulla sanità, che ipoteca per oltre l'80% questo bilancio, questa Regione ancora non ci sa dire che cosa vuol fare per contenere una spesa sanitaria che è assolutamente impazzita.
Sarebbe bello andare a vedere le voci una per una, sia le voci sballate di previsione delle entrate che verranno come sempre rettificate in sede di assestamento; come sarebbe bello andare a vedere le voci di spesa per godersi l'analisi dello sperpero a pioggia, per motivi elettorali, del danaro sul territorio, senza un filo conduttore comune, senza nulla di costruttivo.
Basti un esempio: la previsione di entrata della tassa di immatricolazione delle auto e del bollo annuo, della tassa di proprietà, è identica rispetto al 2002. Credo che non sia sfuggito a nessuno in Italia che ci sia una robusta crisi di vendite delle autovetture: come si possa pensare che nel 2003 si incassi quanto nel 2002 Dio solo lo sa. E questo è soltanto un esempio del falso in bilancio che viene perpetrato, del tentativo di far quadrare assolutamente i conti.
Il bollo, l'addizionale Irpef, l'addizionale Irap sono i più alti d'Italia, quindi se anche altre Regioni si lamentano per dei giusti tagli nei trasferimenti, queste Regioni sono in condizioni migliori delle Marche, dove ringraziamo il Governo Berlusconi che ha ritenuto di bloccare un ulteriore aumento delle tasse, perché non entra in testa a chi gestisce la finanza pubblica, che bisogna agire non sulla leva delle entrate ma sulla leva delle spese. Se non si arriverà a tagliare le spese, a tagliare i costi saremo completamente fuori controllo. Questo bilancio è spaventoso per chi dovrà, in futuro, gestire questa Regione.
Ci è stato detto che è stato rinegoziato il debito, un debito che è stato assunto in passato a tassi fissi altissimi, fra il 10 e il 12%, ora viene rinegoziato a tasso variabile, altra follia. In un momento di tassi fissi bassissimi questo debito andrebbe rinegoziato a tasso fisso, perché tassi più bassi di quelli che stiamo vivendo in questo momento sarà difficile viverli in futuro.
Altro dato che trovo spaventoso è l'art; 23 della legge di bilancio. In questo articolo vengono autorizzati nuovi mutui per 119 milioni di euro e viene autorizzata la copertura dei disavanzi degli anni passati per altri 280 milioni di euro, su cui l'extra disavanzo sanitario incide per 25 milioni di euro. Parliamo in tutto di altri 800 miliardi di mutuo, il che porterà l'indebitamento globale di questa Regione ben oltre la soglia pazzesca di 2.000 miliardi di vecchie lire, una cifra veramente da brivido.
Ma ciò che è ancor più clamoroso, è che la maggioranza, ovviamente con il nostro voto contrario, si accinge a votare il percepimento di questi mutui con un tasso massimo semestrale del 5%, il che vuol dire che è autorizzato un tasso del 10%, quando mutui di questo tipo non possono costare più del 4-5%. Abbiamo una media pro-capite di disavanzo sanitario di 74 euro a testa, quando la media italiana è di 59 euro. La spesa sanitaria è aumentata del 5,7% del 1999 sul 1998 e dell'11% nel 2000 sul 1999, quando il tasso di incremento annuo autorizzato dallo Stato, riconosciuto dallo Stato, quindi l'incremento del fondo sanitario nazionale è di poco superiore all'inflazione programmata, pari al 4% annuo.
Credo che con questi indicatori, qualunque buon amministratore avrebbe ritenuto opportuno dare le dimissioni, ma in questa Regione si continua a perpetrare la distruzione della borsa pubblica senza ascoltare i consigli di chi, probabilmente, di gestione se ne intende tanto quanto voi e quindi potrebbe darvi dei buoni consigli.
Concludo riscontrando, come ha fatto poco fa anche il collega Massi, un'altra voce a mio giudizio spaventosa. Nel Dpefr ci si ripropone di trasformare la spesa corrente sanitaria in spesa di investimento, che è un metodo gestionale inqualificabile, non se ne dà la motivazione, non si capisce perché. Significa nascondere una voce di bilancio e portarla allo stato patrimoniale. Questo, a casa mia si chiama falso in bilancio.
Due parole vorrei spendere anche sui servizi sociali. Debbo veramente elevare una censura all'assessore Secchiaroli. L'assessore Secchiaroli, nella sua qualità di assessore ha condotto una battaglia che è totalmente partitica e politica, addirittura ha scritto una lettera indirizzata, tra gli altri, ai consiglieri regionali dell'Ulivo, ai parlamentari dell'Ulivo, ai partiti dell'Ulivo nella sua veste istituzionale, millantando di tagli del fondo per i servizi sociali nazionale che non esistono, perché la spesa stanziata dallo Stato per i servizi sociali nel 2003 è la stessa del 2002, c'è soltanto una diversa redistribuzione, è ancora in sede di negoziazione, non una lira in meno verrà spesa dal Governo Berlusconi nel campo dei servizi sociali.
Quindi inviterei questa Giunta e questa Amministrazione a smetterla con le menzogne, a smetterla di gettare la propria incapacità gestionale su un Governo che, in una contingenza politico-istituzionale mondiale sta facendo i miracoli e sta riuscendo a risanare la nostra nazione, così come voi, con questo bilancio da bancarotta, non siete in grado di fare per la nostra regione.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Presidente, colleghi, anche quest'anno siamo alla discussione di un atto fondamentale come il Dpefr e soprattutto il bilancio. La cosa che mi sembra veramente strana e assurda è che dal 1995 io ho il piacere di essere consigliere regionale e ogni anno, quando è in discussione il bilancio ho sentito l'opposizione criticare, ma soprattutto mettere in allarme la maggioranza e spronarla a far sì che ci fosse qualche cambiamento strategico sulle indicazioni previste nel bilancio e la maggioranza ci ha sempre detto — l'anno scorso con un subemendamento, in maniera eclatante ha annullato tutti gli emendamenti — che noi accampavamo idee assurde, sostenevamo delle cause completamente sbagliate, il bilancio andava bene, addirittura ricordo che nel 1996 dicevano che finalmente la Regione Marche seguiva una strada nuova per portare in modo costruttivo benessere e per dare una realtà economica nuova alla popolazione.
Dopo il grave deficit nella sanità, nell'agricoltura, nel turismo, noi ci apprestiamo anche quest'anno ad andare a discutere — sembra quasi una passerella — per stimolare un eventuale cambiamento e la maggioranza rimane fissa, rigida, non accetta minimamente alcun tipo di contributo.
Però penso che perseverare sia una cosa veramente diabolica: errare humanum est, ma in questo caso è un perseverare per portare malessere nell'ambito della nostra regione.
Siamo in una fase di pieno federalismo, la Regione Marche, come altre Regioni — ma io ho il piacere di essere marchigiano e di essere nel "tempio" istituzionale marchigiano — sostiene la tesi che questo tipo di federalismo permette agli enti locali di avere piena autonomia. Se vado a vedere gli interventi che vi sono stati le deleghe date alle Province sono senza copertura finanziaria e quando questa è prevista, in alcuni casi c'è un totale vuoto di finanziamenti. Addirittura il tecnico dott. Marco Amicucci, dirigente dell'area finanziaria della Provincia di Pesaro ha annunciato in Commissione che quella Provincia si riserva di agire per vie legali. Mi sembra una cosa veramente eclatante. Le quattro Province, che sono di sinistra, in linea con lo stesso governo di questa Amministrazione sono tutte in battaglia con l'indicazione che sta dando questa Amministrazione, addirittura la Provincia di Pesaro, che per certi aspetti si trova all'avanguardia, denuncia una assurdità nel comportamento da parte della Regione e si riserva di agire per vie legali. Tutte le Province sono ai ferri corti con la Regione. Si è detto nelle audizioni che i documenti di bilancio devono diventare sempre più chiari e leggibili. Noi l'abbiamo detto per oltre otto anni e lo dicevate voi quando nella cosiddetta prima repubblica in questa Amministrazione c'era una Giunta a voi non affine. La cosa assurda e indegna è che si persegua sulla stessa linea, quando 9-10 anni fa voi stessi denunciavate alle Amministrazioni del tempo che la documentazione era illeggibile, indegna. La vostra documentazione non è indegna, fa parte di un libro falso e di bugie, fa parte di un libro che non vuol permettere a coloro che vogliono vederci chiaro, di stabilire concretamente che cosa sta succedendo.
Il sindaco di Macerata Meschini, ex consigliere regionale, uomo del centro-sinistra in Commissione ha detto "era una richiesta che già facevo da consigliere regionale, la ripeto oggi da sindaco. Come Comuni abbiamo l'obbligo di presentare un bilancio in cui ci sia almeno la previsione dell'anno precedente a comparazione dei dati, qui non l'ho trovato, quindi credo che sia almeno opportuno per poter capire la manovra di natura finanziaria". Non lo dice Gilberto Gasperi di Alleanza nazionale, non l'ha detto il relatore di minoranza avv. Guido Castelli, ma addirittura un sindaco ex consigliere regionale che questo libro non è solo un libro di bugie ma è incomprensibile perché non si possa fare chiarezza.
Non si può continuare ad andare di questo passo, ci sono addirittura delle voci che non sono state prese in considerazione. Ad esempio, sul turismo e sulla cultura che sono un fattore di sviluppo fondamentale, in modo particolare nella nostra regione e in modo particolare nelle realtà come la provincia di Macerata, quella di Ascoli e soprattutto di Pesaro, sono previsti finanziamenti al di sotto della dignità. Forse, sul turismo hanno voluto penalizzare l'assessore Rocchi. Ricordo l'imbarazzo che aveva in Commissione quando ha dovuto presentare il programma che era veramente una cosa indegna. La Regione Marche non ha stanziato il becco di un quattrino per il turismo. E poi vengono a dire che il Governo centrale ha tolto i finanziamenti! I finanziamenti per il turismo sono solo ed esclusivamente del Governo centrale. Probabilmente, caro assessore Rocchi, ti vogliono imputare delle realtà di cui tu non sei minimamente responsabile, adducendo che il tuo partito ha preso prima ed è giusto che non prenda più adesso, perché sai che quando è ora di far fare dei sacrifici i Ds sanno come predicarli ma non sanno mai come farli in prima persona. E' come quando si iniziano a fare giornate di digiuno: loro sanno come si fa fare il digiuno, non sanno mai come si opera in casa.
Anche il rappresentante della categoria della Confartigianato dott. Cippitelli dà un giudizio negativo. Non cito, come giustamente era stato richiamato dal relatore di minoranza Guido Castelli, ciò che diceva Guido Berionni, per un motivo. Sono d'accordo con Berionni sulla verità che oggi dice, ma debbo anche riconoscere che parla dopo che non è più con le mani dentro il sacco.
"Non si affrontano con compiuta capacità di analisi e con compiuta capacità di scelta i veri e propri scenari, sia economici che finanziari che il passato ci restituisce e che sono talmente importanti, dal punto di vista delle cifre anche per il futuro, da rappresentare un gravissimo handicap per lo stesso bilancio della Regione e per le scelte di sviluppo che questa Regione deve compiere". Queste sono parole che vengono dette a scanso di ogni equivoco e, guarda caso, dopo un mese, dopo un anno, dopo due anni si manifestano come parole sante, come avvertimenti di ciò che può succedere.
"Ho letto la relazione che accompagna il bilancio e non condivido questo vittimismo della Regione nei confronti del Governo". E' sempre un rappresentante di un'associazione di categoria che sostiene queste cose.
"Sembra sempre che questa Regione sia vittima delle scelte del Governo nazionale, mentre ci sono delle cose che dal punto di vista strutturale attengono a scelte prettamente locali e regionali, quindi questo atteggiamento di vittimismo è ora di toglierlo o comunque di metterlo in una chiave più collaborativa, perché sappiamo tutti come stanno realmente le cose". "Dovremmo costruire insieme delle iniziative, dei progetti per sopperire a una situazione economico-finanziaria che ogni anno peggiora".
Mi chiedo che fine hanno fatto i crediti che nei confronti delle cooperative aveva la Regione Marche, visto e considerato che sono stati approvati i bilanci del 1999, del 2000 e del 2001 dell'Assam, quando l'eredità dell'Esam non ha permesso di far valere le azioni da parte dell'allora liquidatore che aveva richiesto di far ritornare indietro ciò che le cooperative dovevano dare. Guarda caso, nel momento in cui questa Regione ha ritirato quelle denunce, ha immediatamente chiuso gli accordi di programma di questa Giunta, nel 2000, con il partito di centro, proprio perché non volevano rendere pubblico ciò che era successo nell'ambito di una corruzione avvenuta tra alcune realtà e alcuni partiti della prima Repubblica.
"Un'altra cosa chiedo. Mi piacerebbe sapere come funziona l'ufficio della Regione a Bruxelles". Questo lo dice sempre un dirigente, un responsabile delle associazioni di categoria. "Non ho mai visto niente che venga da Bruxelles, che ci possa dare qualche input per poter accedere anche a progetti, a finanziamenti europei. Sento peraltro colleghi toscani, umbri e di altre Regioni che sanno sempre tutto di quello che succede a Bruxelles". A me non interessa quello che avviene nelle altre Regioni, ma quando i toscani e gli umbri sanno ciò che avviene a Bruxelles, voglio conoscere perché noi marchigiani non lo veniamo a sapere, perché quell'ufficio è pagato assieme dalla Regione Marche ed è indegno che loro usufruiscano di un'organizzazione che noi andiamo a pagare. Credo che questa "casa comune" è comune soltanto per esigenze di altre Regioni e non per le Marche, però mi risulta che costa una notevole mole di quattrini. E allora, parliamoci chiaramente: noi dobbiamo continuare a operare cercando di dare suggerimenti, ma soprattutto di collaborare per far sì che quello che è un deficit stratosferico, portato direttamente dalla sanità non sia e non possa ancora essere chiarito. Ancora stiamo facendo una previsione di bilancio senza sapere realmente qual è il programma concreto dell'assessore nel settore della sanità. E' indegno che un funzionario come Zuccatelli, che avete ripreso e riportato e limitato nelle sue azioni, abbia il coraggio di girare ancora nell'ambito della nostra regione senza farci sapere quali sono i risultati o le ricerche di alcune strategie che lui personalmente vuol portare avanti. Ha solamente una regola: lui conosce molto bene da vicino come si devono dare gli ordini ma non conosce assolutamente come si devono mettere in pratica le strategie per risolvere i problemi.
Mi auguro, assessore, che lei qualche suggerimento dell'opposizione lo accolga, proprio perché lei conosce da vicino lo sfacelo che aveva raggiunto questa Regione. Non a caso lei è stato costretto ad assumere l'assessorato al bilancio, portato completamente alla rovina, dopo pochi mesi, da un suo collega che oggi vuol far vedere che la situazione nel suo assessorato è deficitaria causa il Governo Berlusconi. Ognuno conosce le difficoltà che ha in casa, ma non si possono dare agli altri le colpe delle responsabilità quando si dimostra chiaramente la propria incapacità.
Assessore Agostini, lei conosce molto bene queste cose, quindi mi auguro che qualche suggerimento lo recepisca, per far sì che non aumentino ancora le problematiche provocate da scelte sbagliate, facendo sì che il deficit, che può portare in un baratro, si inizi non a discuterlo, ma a programmare qualcosa di risolutivo per alleggerire le problematiche createsi soprattutto per l'incapacità a fare scelte precedentemente alla sua assunzione in carica di queste responsabilità.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Cercherò di limitare il mio intervento, dando alcune risposte di merito alle tante questioni che qui sono state poste dai consiglieri, in particolare di opposizione ma anche di maggioranza. Alcune risposte di merito circa la situazione del bilancio regionale e la sua predisposizione nella previsione del 2003, cercando anche di citare alcuni argomenti di carattere politico, per assumere due principi che condivido come persona impegnata nell'azione di governo regionale.
Il primo è quello a cui si riferiva il consigliere Gasperi nel suo intervento, cioè quando diceva "io non assumo questa sorta di ruolo di vittimismo della Regione Marche nei confronti del Governo". Lo condivido, noi non vogliamo essere vittime o assumere atteggiamenti vittimistici rispetto a quello che il Governo nazionale sta producendo e che noi non condividiamo. Ma nello stesso tempo, proprio perché i numeri esprimono un dato il più possibile di carattere oggettivo, su questi dovremmo riflettere tutti.
Così come assumo l'altra indicazione cui si riferiva il consigliere Massi, quando diceva "estrapoliamo i nostri ragionamenti dalla logica dell'appartenenza e vediamo quali sono gli interessi generali dei marchigiani". Penso che in linea di principio questo ragionamento sia giusto, ma i dati e gli effetti che questi dati nazionali e regionali producono nel bilancio e nella società marchigiana non possono essere sottaciuti.
La mia prima considerazione è sul Dpefr che è arrivato in ritardo ed è la prima volta che il Governo regionale, questo Consiglio si trova a discutere su questo nuovo strumento di programmazione, dopo un percorso tormentato. Ricordo che il Dpefr è stato posto all'ordine del giorno per essere discusso ed approvato dalla Giunta regionale nei primi giorni del mese di settembre, tanto che la Giunta prodotto l'atto per portarlo alla concertazione cara a Ceroni ma molto cara anche a noi. Proprio dalla concertazione con le parti sociali — lo voglio ricordare a chi ci imputava questa mattina di non tenere conto degli argomenti delle parti sociali — dai risultati del confronto con il Ces, dai risultati del confronto con la Conferenza delle autonomie scaturì la necessità di procrastinare l'approvazione del Dpefr , perché la finanziaria, che era in approvazione in Parlamento, aveva già in discussione il secondo maxiemendamento che stravolgeva l'impostazione iniziale del Governo. E ricordo che di maxiemendamenti ne sono arrivati quattro alla fine dell'iter della finanziaria. Non voglio polemizzare, ma è un dato su cui dobbiamo riflettere nel momento in cui ci si accusa e si critica, anche giustamente, che il Dpefr è stato portato all'approvazione in ritardo, tanto da svilire l'azione stessa del Dpefr, ma questo è un dato oggettivo su cui dobbiamo riflettere se vogliamo misurare con più efficacia l'azione di questo strumento nei prossimi anni.
E' vero, potremmo preparare questo documento "indipendentemente da", ma se è vero come è vero — questo non lo dice Luciano Agostini, che non avrebbe né titolo né capacità per dirlo — come dice Brunetta, economista di Forza Italia, che le previsioni che il Governo aveva fatto del 3% sul pil si sono rivelate allo 0,4%, tanto da rendere inefficace la linea di programmazione del Governo e noi non fossimo stati attenti alle variazioni, alla mutabilità dell'azione che nel frattempo anche la contingenza registrava, avremmo prodotto, così come è capitato a Tremonti, strumenti sbagliati.
Non voglio accampare scuse o giustificazioni, dico solo a me stesso in primo luogo e al Consiglio che questi sono strumenti nuovi con cui ci misuriamo per la prima volta, quindi devono essere migliorati anche nella propria azione, ma non possono essere disgiunti dal contesto generale entro cui si collocano. Così come si dice "noi vogliamo capire come il bilancio di previsione 2003 si innesta in un'azione di programmazione e di riorganizzazione complessiva della finanza pubblica regionale". Condivido questo aspetto, ma nello stesso tempo dico che il bilancio di previsione 2002, l'assestamento che abbiamo prodotto su quel bilancio e il bilancio di previsione 2003 hanno il contenuto della programmazione, della visione nella prospettiva che è assolutamente rigorosa proprio perché alcune, non ultime le vicende della sanità del 2002, che entrano tutte insieme nel bilancio regionale, sono elementi con cui dobbiamo fare i conti. Noi abbiamo cercato di tenere presente la prospettiva, così come la programmazione, ed è l'aspetto fondamentale, principale su cui si basa questo bilancio. L'aver presentato il Dpefr dove comunque possono essere letti i contenuti dell'azione programmatica e aver presentato il bilancio pluriennale dà il senso di dove vogliamo arrivare con la nostra azione, che è un'azione rigorosa, ovviamente rigorosa, iniziata non nel 2003 ma nel 2002, quando fummo costretti a costruire la tanto contestata manovra finanziaria.
Non ritorno su quell'aspetto ampiamente dibattuto, ma lì iniziò l'azione e, nella pluriennalità anche dei documenti contabili, possono essere assunte le linee strategiche a cui la Regione vuol richiamarsi.
Non voglio nascondermi dietro facili letture o facili schemi propagandistici, quindi non voglio fare riferimenti di carattere generale all'azione del Governo e della finanziaria, non mi interessa in questa sede. Vorrei cercare di fare un ragionamento il più possibile oggettivo, sui numeri, tentando di costruire un'azione che tenga conto del contingente.
Nella finanziaria nazionale troviamo un primo aspetto: l'allargamento della esenzione Irap. L'Irap è una tassa regionale, come tutti siamo: se il Governo decide — e io condivido — che bisogna allargare la fascia di esenzione, contestualmente bisogna capire come si copre quella partita. Di questo non v'è traccia nella legge finanziaria. Se la previsione del pil, così come detto dai più grossi economisti di tutti i partiti, non tiene in rispetto la previsione, anche qui ci sono delle difficoltà che poi si scaricano su tutto il sistema: sul sistema delle Regioni e delle autonomie locali, quindi si innesta quel circolo perverso di azioni per cui ogni bilancio comunale, provinciale e regionale cerca di avvitarsi su se stesso senza trovare una visione di prospettiva.
In una situazione dove il federalismo ha prodotto i primi passi con la "Bassanini", dove addirittura un ramo del Parlamento ha approvato la proposta di legge del Governo sulla devoluzione di alcune funzioni, in questi anni si è verificato un trasferimento di funzioni alle Regioni e in una Regione come la nostra che ha inteso decentrare in maniera determinata alle Province e ai Comuni ha conseguito un risultato di trasferimento di funzioni a cui erano agganciate le risorse perché quelle funzioni potessero essere meglio esercitate, più vicine al territorio e ai cittadini. Ebbene, su questo l'Eurispes ci ha detto all'inizio dell'approvazione della legge finanziaria che il taglio prodotto dal Governo sarebbe stato del 29,5, cioè quasi un terzo delle risorse occorrenti per l'esercizio di quella funzione. Abbiamo preso atto che sulla sanità non c'è stato il taglio che non era invenzione propagandistica del Presidente, dell'assessore e nostra, complessivamente, ma che prendeva atto dello schema di riparto del Ministero. Quindi, prendiamo atto che a Fiuggi le Regioni hanno prodotto un accordo e il Governo ha rispettato quell'accordo prodotto, ma come si può non dire che il sociale non rispetta nemmeno il 29,5%? Come si può non dire che il fondo sulla montagna, su cui le Comunità montane vivono — e sono enti ad esclusiva finanza derivata — si è prodotto un taglio rispettivamente del 56 e del 37%? Dalle mie parti si dice che la matematica non è un'opinione, i numeri sono tali. Su questo noi dobbiamo costruire, dentro lo schema di rigore che abbiamo iniziato lo scorso anno e che non si vuol sottacere, le nostre possibilità di prospettiva.
Non accetto la critica che il bilancio si legge male e non sarebbe trasparente. Noi abbiamo approvato una legge di contabilità e abbiamo cercato di rispettare la legge, che entrava in vigore quest'anno, alla virgola e abbiamo risposto alle richieste dei consiglieri, tutti, con uno schema, sempre quello: nella costruzione del bilancio per unità previsionali di spesa, deve essere letto fino in fondo questo schema previsto dalla legge che abbiamo votato tutti insieme, che è stata riconosciuta come una buona legge regionale. Tant'è che anche dagli interventi che vi sono stati mi sembra vi sia stato un innalzamento del livello di conoscenza. Vi sono stati comunque alcuni fraintendimenti, ma gli stessi interventi dei consiglieri regionali, rispetto agli altri anni, hanno focalizzato alcune argomentazioni importanti di questo bilancio. Un conto è l'abitudine a leggere un bilancio fatto con uno strumento diverso, altro conto è dire che questo strumento o il bilancio sono stati costruiti in maniera poco trasparente o addirittura non leggibile. Questa è una critica che respingo, perché penso che sia assolutamente falsa.
Vi sono state proteste, come è legittimo e in qualche misura anche giusto laddove sono stimolo, sensibilizzazione, esaltazione del problema che si rappresenta ed è in questo senso che voglio collocare la protesta del sindacati dei pensionati a cui noi non daremo solo risposte di carattere politico generali ed evasive, proprio perché siamo sensibili alle proteste, siamo sensibili alla rappresentanza dei problemi, cercheremo di farcene carico e, nei limiti delle nostre possibilità, cercheremo di modificare le nostre scelte, qualora queste vengano evidenziate con l'insistenza e la determinazione usate dal sindacato oggi e in altre occasioni.
Un altro aspetto che vorrei sottolineare, è che per la prima volta non si registra un aumento della spesa inderogabile e sul personale. Il relatore di minoranza diceva che abbiamo non aumentato tale spesa perché abbiamo mandato via il personale. Vorrei ricordare che "mandar via" circa 600 unità ci è costato circa un miliardo in più, quindi non abbiamo diminuito la spesa perché abbiamo trasferito il personale alle Province, ma addirittura il trasferimento ci è costato in termini anche di consolidamento di spesa, quasi un miliardo in più rispetto a quanto previsto, quindi non è questa la causa che ha prodotto il non aumento della spesa per il personale ma una politica tesa a riorganizzare tutto il sistema e a trovare in un nuovo assetto organizzativo la collocazione delle migliori energie di questa Regione.
Così come respingo una sorta di visione di bilancio senz'anima, perché se è vero come è vero — ed è un dato inoppugnabile — che questo bilancio per circa l'82% della sua entità finanziaria è destinato alla sanità e questo governo regionale ha affrontato ormai da un anno e mezzo la riforma strutturale dell'assetto organizzativo e del servizio sanitario, nel momento in cui si affronta questa grande legge di riforma che copre, sul piano finanziario, circa l'82% delle risorse regionali, come si può dire che questo è un bilancio senz'anima? L'anima ce l'ha ed è proiettata a varare la legge di riforma sulla sanità che ha nei suoi principi cardine l'universalità della solidarietà, di un sistema solidaristico della sanità nel momento in cui questi principi sembrano essere messi in discussione. Questo è uno dei punti più importanti su cui ci stiamo misurando, non senza difficoltà ma anche con una grande determinazione sia sul piano amministrativo che politico.
L'altro aspetto che a me sembra assolutamente importante da cogliere e che nel dibattito non è emerso con la forza che invece meriterebbe, riguarda la predisposizione dell'inizio della programmazione negoziata regionale. Nel momento in cui il Governo ha deciso di non affidare più lo sviluppo locale alla programmazione negoziata, che pure aveva dato risultati importanti con i patti d'area, con i contratti d'area, con i patti territoriali ed altri strumenti che hanno prodotto anche nella nostra regione risultati importanti, noi vogliamo invece iniziare a dare forza alla programmazione negoziata regionale, inserendo per la prima volta un punto che era previsto dal piano di sviluppo, cioè l'agenda di sviluppo territoriale. Abbiamo allocato un discreto numero di milioni di euro per iniziare la programmazione negoziata, per iniziare cioè progetti di sviluppo d'area vasta che possano consentire a questo governo di dare, su uno schema nuovo di area vasta, meno vincolati dal campanile, dal frazionamento territoriale che è uno dei punti di criticità di questa nostra regione, una prospettiva di sviluppo.
Concludo con alcune risposte. Intanto al consigliere Ceroni, quando ci ricordava che noi abbiamo assunto 397 milioni di euro di mutuo e avremmo incrementato solo di 6 miliardi la quota di ammortamento. Vorrei ricordare al consigliere Ceroni che noi siamo stati autorizzati a costruire un indebitamento fino a 397 milioni di euro, cioè abbiamo una capacità mutuabile, quindi c'è l'autorizzazione ad arrivare fino a 397 milioni di euro, ma non siamo mai arrivati a questo livello di mutuo, né prevediamo di arrivarci in questo anno, per cui i 397 milioni di euro che ci venivano imputati questa mattina come un nuovo debito, evidentemente non sono debito, anche perché c'è solo l'autorizzazione a contrarre fino a questa capacità.
L'altra critica che ci veniva fatta è quella di un residuo attivo di circa 500 milioni. Vorrei ricordare al consigliere Ceroni che queste sono quasi esclusivamente iscrizioni e reiscrizioni di fondi statali che non ci sono arrivati; sono stati previsti per competenza ma non arrivati. Di questi, circa 413 sono della sanità. Stendo qui un velo pietoso per evitare di ricordare come questa Regione paga circa 80 miliardi di oneri finanziari per il mancato arrivo nelle casse regionali di questi fondi.
Così come quando il consigliere Viventi ci ricordava dei residui attivi, rispondo che noi abbiamo iniziato la cancellazione sia dei residui attivi che passivi. Per quanto riguarda la copertura dei perenti, a cui si dava una lettura più pessimistica della realtà, vorrei ricordare che passiamo dal 36% di copertura dei residui perenti al 54%.
Queste mi sembrano risposte dovute sul piano tecnico, proprio per cercare di fare più chiarezza e dare la possibilità a questo Consiglio di avere tutti gli elementi possibili. E' evidente che il peso maggiore è dato dalla sanità, che copre l'82% come si diceva prima, ma la cui responsabilità sarebbe alquanto ardito addebitarla a questo governo regionale o anche al penultimo governo regionale. Credo che la spesa del sistema sanitario regionale così come si è delineata e costruita in questi anni, ha dato alle Marche un ottimo sistema sanitario. Proprio per mantenere le caratteristiche di un servizio di buon livello per tutti, sul principio universalistico e solidaristico, credo che ci debba essere un grande impegno che ci deve vedere attivi sul fronte della riorganizzazione del sistema che produrrà, speriamo, così come abbiamo calcolato nella legge di riforma della sanità, effetti benefici anche sui prossimi bilanci.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Inizio questo mio intervento ringraziando i consiglieri Brini e Massi, perché sono rimasti solo loro come interlocutori reali e a loro darò qualche risposta che ovviamente non sarà sui loro interventi, ma complessivamente.
Vorrei iniziare con una riflessione generale. Questa mattina ho seguito con molta attenzione la relazione del relatore di minoranza e se domani la prenderò, se il consigliere Castelli me lo consentirà, cambierò la firma, metterò la mia e la manderò al ministro Tremonti, dicendo solo che noi abbiamo provato ad imitare la fantasia creativa del ministro dell'economia nazionale, però siamo ben miseri studenti ancora.
Se vogliamo dirci le cose serie, al di là delle battute, dobbiamo dire che ci troviamo in una situazione difficile di finanza nazionale e internazionale, in grandissima parte non per colpa nostra, in parte non per colpa del Governo nazionale, in parte per colpa delle scelte del Governo nazionale. Su questo bisogna essere molto chiari: la finanziaria di quest'anno è stata devastante per il sistema delle autonomie, non per la Regione Marche. Qui rispondo al consigliere Gasperi. Noi non abbiamo mai assunto atteggiamenti lagnosi o queruli, che tra l'altro esulano totalmente dalla mia caratteristica, dal mio modo di essere. Non abbiamo fino ad ora mai — a riprova posso portare i verbali delle Conferenze Stato-Regioni e della Conferenza unificata — avanzato proteste a nome della Regione Marche per riflessi negativi nei soli riguardi della Regione Marche, salvo in un caso che ripeto, perché anche lì non era a nome solo nostro ma nostro e della Regione Umbria: quando abbiamo dovuto constatare, con molto disappunto, che questo Governo e questa finanziaria, per la prima volta, quest'anno, hanno interrotto qualunque forma di previsione di risorse per la ricostruzione post-sismica. Questo è un dato e questo ha colpito la regione Marche e la Regione Umbria, come abbiamo sottolineato con molto disappunto, io e la presidente Lorenzetti.
Noi ci siamo soltanto fatti portavoce, spesso, di posizioni che erano comuni a tutte le Regioni, a tutte le autonomie. Sul punto ultimo che ci sta tormentando, non quello del taglio, perché non si può parlare di "taglio", ma di "colpo di scimitarra" del Governo sul fondo unico per i servizi sociali, noi abbiamo dato voce un po' più alta a una posizione che era comune di tutte le regioni. Non ho scritto io una lettera al presidente Berlusconi, al ministro La Loggia, al ministro Tremonti e al ministro Maroni chiedendo un urgente incontro, ma l'ha scritta, a nome di tutte le Regioni, il presidente della Conferenza delle Regioni, che è il presidente della Regione Piemonte Ghigo. Non sono stato io, né l'assessore Secchiaroli ad avere contestato al Governo la condotta, ma l'assessore ai servizi sociali della Regione Veneto De Poli. Che poi i toni delle proteste siano diversi, è dovuto al fatto che, contrariamente a quanto accadeva nella precedente legislatura in cui le Regioni di centro-sinistra non facevano mancare le critiche, anche dure, al Governo di centro-sinistra, in questa legislatura, ahimé, questa dissonanza è molto più bassa da parte delle Regioni che hanno lo stesso colore politico del Governo e questo non va bene, però nella sostanza le posizioni sono state quasi sempre univoche.
Cosa significa questo? Semplicemente che in un momento difficile per fare scelte secondo noi sbagliate, questo Governo ha scelto, con la finanziaria 2003, di scaricare le maggiori difficoltà sugli altri governi del territorio, che si chiamassero Comuni, Province, Comunità montane, soprattutto Regioni. E' stata una scelta devastante, che il presidente del Consiglio dei ministri ha poi cercato di tradurre in "bisogna che questi spendaccioni spendano un po' di meno". Noi abbiamo visto nelle ultime riunioni, che l'incremento del fondo sanitario nazionale per la sanità, che pure c'è stato, che l'anno scorso è stato del 4,3% e che quest'anno è del 3,8%, si trova a fare i conti con un incremento complessivo della spesa della sanità in Italia, che oscilla fra il 7 e l'8%. Non oscilla perché noi siamo particolarmente spendaccioni, ma perché il trend storico di spesa degli ultimi dieci anni almeno, dell'Europa occidentale, oscilla fra il 6 e l'8% all'anno.
Sappiamo tutti che non riusciremo a fare fronte con i soldi del fondo sanitario nazionale alle richieste dei nostri cittadini. L'abbiamo detto, lo ripetiamo, preoccupati, fortemente preoccupati: non ci arrivano risposte. Ripeto qui quello che sto dicendo ormai da parecchio tempo in giro per l'Italia: le Regioni italiane, fra l'aprile e il giugno di quest'anno si troveranno in difficoltà a pagare gli stipendi dei dipendenti della sanità se le cose continueranno così. Questo è il dato. Vogliamo, di fronte a questo dato insistere nel sostenere che noi inutilmente — i seguaci di Savonarola, non devo spiegarlo a voi, venivano chiamati "piagnoni", a Firenze — continuiamo a dire "piove, Governo ladro"? Oppure "a me la guera m'ha rovinato", come ha detto con simpatica ironia questa mattina il consigliere Castelli?. O vogliamo fare come l'anatra zoppa sull'orlo del vulcano?
Debbo dire una cosa molto diversa ed è una cosa che dico con tutta tranquillità. O decidiamo sul serio che questo è un paese dell'occidente, che quindi ha un certo tipo di richieste, di previsioni, di prospettive positive, o diciamo che questo è un paese che in parte è abituato a star bene, vorrebbe in parte continuare a star bene e nella parte che non sta bene stare un po' meglio, e allora ci facciamo carico di questo nel modo più valido ed efficace possibile, costruendo un federalismo serio, parlando di federalismo fiscale in maniera seria... Faccio una parentesi: questa mattina l'intervento del consigliere Viventi, che ormai ha questo leit-motiv — mi dispiace di non potergli rispondere direttamente, ma spero che il suo collega di compagine politica gli riporti, non posso dire con fedeltà, perché è scontato che il consigliere Massi è sincero, è affidabile — ha sollevato un problema ripetuto già diverse volte. Forse è vero, forse una lettura incredibilmente notarile, burocratica e fiscale potrebbe dire che il fatto che noi riteniamo che anche per quest'anno siano utilizzabili gli stessi strumenti normativi per aumentare l'addizionale Irpef non è tutto tutto tutto in accordo con quello che era stato previsto l'anno scorso; ma è tutto tutto tutto in accordo, anzi in costretto accordo con quello che è stato previsto quest'anno. Quest'anno la verità è che il Governo ha scaricato sulle Regioni il peso del deficit, vietando di utilizzare la leva fiscale, per cui le Regioni non sanno come fare. I Comuni possono, sia pure brontolando fortemente, scaricare su quella che loro ritengono la più iniqua delle imposte, che è l'Ici; le Province non possono scaricare nulla, e sono quelli più imbufaliti; le Regioni non possono scaricare nulla, anzi devono fare i conti con una disinvolta manovra sull'Irap, che in teoria sarebbe una loro imposta, sulla quale il Governo ha messo disinvoltamente le mani, senza dirci come fare per poi far quadrare i conti.
Questi sono gli sfondi su cui lavoriamo, su cui abbiamo cercato di fare un bilancio difficile, su cui abbiamo cercato di fare un bilancio nel quale non venisse tutto scaricato sul Governo, che sarebbe una sciocchezza, ma venissero riportate le cose così come sono. L'assessore ha dato prima una notizia che fino a giovedì era vera e che da giovedì non è più vera, nel senso che il Governo ha cambiato posizione: il taglio del 38,5% sulle previsioni del fondo per la montagna, dato con delibera Cipe 2 agosto 2002, tolto con decreto ministeriale dicembre 2002, è stato reintegrato, come ci ha dato notizia giovedì il sottosegretario all'economia Vegas, dicendo che "guardando meglio le cose" non c'erano gli estremi per giungere a questo tipo di diminuzione. Prendiamo atto volentieri: se ci fosse stato questo taglio le nostre Comunità montane non avrebbero saputo come fare per restituire fondi già impegnati e in parte già spesi.
Quindi oggi noi non facciamo incitamenti ad una specie di ribellione, che poi sappiamo essere facilissima, contro le tasse, diciamo una cosa molto più seria e semplice: il Governo non ha ancora deciso se questo 55% di diminuzione delle risorse per intervenire sui servizi sociali sia o meno definito. Credo che l'assessore Secchiaroli vi abbia letto la lettera del ministro del welfare al ministro dell'economia che dice "le Regioni hanno ragione, vediamo come fare". Si tratta, in questo momento, di organizzare una pressione sul Governo perché non lo decida, perché ci lasci al nostro welfare e non ci costringa a tagliare servizi sociali in maniera selvaggia, in maniera brutale, cosa che noi non vogliamo fare e non vorremmo fare, ma alla quale saremmo costretti se questo preannuncio di decisione diventasse sul serio decisione.
Sul resto, colleghi consiglieri di minoranza, mi pare che siamo nell'ambito del gioco delle parti, voi a dire tutto il male possibile, noi a dire che, nell'ambito di una situazione difficilissima, abbiamo cercato di mantenere almeno i presupposti di questo modello, modello nel quale viviamo, "modello marchigiano" che ha alcuni presupposti di welfare: una sanità in un certo modo, una scuola in un certo modo, un'organizzazione sociale in un certo modo, che rendono la vita in questa regione non dico facile, comunque più facile che in altre regioni, a noi anche molto vicine.
Questi sono gli elementi su cui noi abbiamo calcolato e valutato il nostro bilancio. Mi vengono in mente volta per volta delle cose e non vorrei apparire come quello che dice "piove, Governo ladro", ma sulla sanità sono circa 72 miliardi di euro per quest'anno: il Governo aveva fatto una sua previsione che avrebbe penalizzato la Regione Marche fra i 5 e gli 8 milioni di euro, a Fiuggi abbiamo raggiunto un accordo per cui questa penalizzazione è stata totalmente annullata, forse con qualche piccola voce "più". Il Governo ha recepito questo nostro accordo, l'intesa è stata siglata il 6 febbraio 2003, mi è arrivata oggi notizia che lo stesso Governo, rivedendo i conti, pare abbia pensato di dover eliminare 165 milioni di euro, complessivamente e la nostra quota è 5 milioni di euro, quindi torneremmo a fare pari o a un minimo sotto. Non sappiamo il perché, arrivano semplicemente voci. Così non si governa, non si riesce a governare. Poi, noi facciamo il Dpefr: male. Poi, noi dovremmo fare il Dpefr in tempo: vero. Però, se si governa così a livello centrale noi faremo un Dpefr che sarà sempre più un manifesto ma sempre meno potrà incidere sul bilancio, perché il bilancio poi verrà pesantemente condizionato dalla finanziaria governativa, dalle scelte del Governo centrale. Questo è un Governo che parla di devolution e poi accentra spaventosamente, perché il 55% di tagli al fondo unico per le politiche sociali è sul fondo unico trasferito alle Regioni. Una quota parte viene riaccentrata, ma soltanto per gli asili nido aziendali e per le giovani coppie e basta. Sul resto, su cui provvedevamo noi, lì si è abbattuta la scure, in maniera insostenibile fino ad ora. Poi voi voterete contro e noi a favore, ovviamente, ma se vogliamo costruire un modo serio anche di fare politica su questi terreni così difficili, cominciamo a pretendere tutti insieme, da un Governo che si dichiara talmente federalista da approvare una cosa orrenda come la devoluzione, che almeno, se vogliamo fare una politica seria di tagli lo decidiamo insieme, se vogliamo fare una politica seria di risanamento lo decidiamo insieme, se vogliamo fare una finanziaria seria ci incontriamo non una volta sola ma più volte. Se questo non accade avremo grandissime difficoltà.
Qualcuno pensa che diciamo queste cose con un sottile spirito di rivincita: nemmeno per sogno, io lo dico con un grande spirito di preoccupazione. L'ho detto, l'ho ripetuto ai miei interlocutori governativi, ai quali chiedete se la Regione Marche è irragionevolmente piagnona o irragionevolmente faziosa. Non è vero. La posizione della Regione Marche, da me espressa, è sempre di notevole equilibrio: si fa carico dei problemi istituzionali. Però poi, alla fine, quando ci troviamo di fronte a questo tipo di grossi problemi, quando ci troviamo a dover quadrare i conti in maniera così difficile, viene spontaneo dire che non siamo affatto contenti che le cose vadano male. Io non sono così idiota da essere contento, io sono preoccupato che le cose vadano male, mi piacerebbe che questo Governo prendesse atto e imparasse, traesse insegnamento. Inoltre, vorrei che almeno la minoranza non imputasse alla maggioranza che governa questa Regione, manovre di bilancio che sono di gran lunga molto meno disinvolte di quanto questo Governo ha fatto, continua a fare e vuol continuare a fare.
Certo, il Dpefr si è incrociato, alla fine è diventato una del tutto impropria relazione al bilancio, non va bene. Però per quello che è relazione al bilancio mantiene la sua validità; per quello che invece è indicazione di temi, di spunti, di linee va contestualizzato, va letto con attenzione: c'è scritto dei tickets, ma si riferisce a quelli esistenti, non sulla farmaceutica ma sull'ospedaliera, cioè quello che paghiamo tutti noi quando andiamo a fare operazioni. Indica, come linee di riforma della sanità la proposta di legge della Giunta, anche perché è stato varato insieme. Su altri punti può avere questa fase di invecchiamento. Dall'anno prossimo lo faremo in tempo, lo faremo diverso, però attenzione, il Dpefr può indicare una direzione di marcia, ma la velocità e soprattutto il se si procede in avanti o si rimane fermi o si procede indietro, dipende ancora, in gran parte, dalle scelte del Governo centrale. Aggiungo io, "purtroppo". Significa che il federalismo va indietro, che il federalismo fiscale non decolla, che il Governo centralizza. Per chi governa una Regione — oggi noi, domani forse altri, dopodomani forse altri ancora — non va bene. Questo volevo dire.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Vorrei rilevare l'assenza, nelle conclusioni dell'assessore e del Presidente, di tutto il gruppo di Alleanza nazionale e la scarsa presenza degli altri consiglieri di opposizione. Mi sembra una cosa che la dice lunga su tutto il dibattito di oggi. Questo per l'Ansa e per i marchigiani.

GILBERTO GASPERI. Chiedo la parola per fatto personale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Voglio esprimere indignazione per quanto detto, perché non è presente nemmeno il relatore di maggioranza. Il relatore di minoranza c'è, c'è tutta la documentazione. Tra l'altro, prima si è parlato in presenza di un solo assessore, il quale si era anche stancato. E' immorale un intervento di questo genere.

PRESIDENTE. La seduta è tolta. Riprenderà mercoledì alle ore 10.


La seduta termina alle 19,10