Resoconto seduta n. 132 del 28/05/2003
La seduta inizia alle 10,10


Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 131 del 7.5.2003.



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 170 in data 7 maggio 2003, ad iniziativa dei consiglieri D’Angelo, Benatti e Tontini, concernente: «Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 1.12.1997, n. 71 recante “Norme per la disciplina delle attività estrattive», assegnata alla IV Commissione in sede referente;
— n. 171 in data 12 maggio 2003, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Approvazione d»l rendiconto generale dell’Amministrazione per l’anno 2002”, assegnata alla II Commissione in sede referente;
— n. 172 in data 14 maggio 2003, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Testo Unico delle norme in materia industriale, artigiana e dei servizi alla produzione», assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 173 in data 14 maggio 2003, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Interventi regionali nel settore della zootecnica», assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n. 104 in data 14 maggio 2003, ad iniziativa della Giunta regionale: «DPR n. 233/1998 – modifica all’atto amministrativo n. 297/2000 concernente: approvazione del piano regionale di dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado nella Regione Marche», assegnata alla I Commissione in sede referente;
— n. 105 in data 2 maggio 2003, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Programma degli interventi per l’anno 2003 – criteri e modalità per la concessione dei contributi ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge n. 51/1997 – norme per il sostegno dell’informazione e dell’editoria locale – cap. 53103102 – euro 143.696,51 – cap. 53102401 – euro 87.797,67», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 106 in data 14 maggio 2003, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Approvazione del programma obiettivo triennale dei servizi di sviluppo del sistema agroalimentare 2003-2005», assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio.



Petizione
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata la petizione n. 5 in data 19 maggio 2003, ad iniziativa CGIL e CISL concernente. «Più diritti alla salute, meno interessi in sanità», assegnata alla V Commissione in sede referente.


Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 279 del consigliere Viventi: «Nuovo piano vendita alloggi IACP di Ancona»;
— n. 280 dei consiglieri Giannotti, Brini, Trenta, Cesaroni, Ceroni, Grandinetti e Favia: «Referendum articolo 18 Statuto dei lavoratori»;
— n. 281 del consigliere Viventi: «Interventi volti all’eliminazione delle barriere architettoniche».



Leggi regionali promulgate

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta regionale ha promulgato le seguenti leggi regionali:
— n. 7 in data 12 maggio 2003 «Soppressione del Comitato regionale di controllo e delegificazione in materia di organismi regionali. Semplificazione del sistema normativo regionale e modificazioni di leggi regionali»;
— n. 8 in data 12 maggio 2003 «Modifiche alla legge regionale 15.10.2001, n. 20 in materia di organizzazione e personale della Regione e disposizioni in materia di personale addetto all’attività vivaistica forestale e agricola regionale»;
— n. 9 in data 13 maggio 2003 «Disciplina per la realizzazione e gestione dei servizi per l’infanzia, per l’adolescenza e per il sostegno alle funzioni genitoriali e alle famiglie e modifica della legge regionale 12 aprile 1995, n. 46 concernente: “Promozione e coordinamento delle politiche di intervento in favore dei giovani e degli adolescenti».



Deliberazioni amministrative
inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 593 in data 29 aprile 2003, concernente: «Art. 4 della legge regionale n. 3/2003 – reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – Euro 3.212.704,31»,
— n. 594 in data 29 aprile 2003, concernente: «Art. 27 della legge regionale n. 4/2003 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese e modifiche al POA – Euro 16.698.052,31»;
— n. 595 in data 29 aprile 2003, concernente: «Art. 27 commi 1 e 2, della legge regionale n.4/2003 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato, dall’Unione Europea e da soggetti terzi e delle relative spese -–Euro 136.344,62».
— n. 596 in data 29 aprile 2003, concernente: «Art. 27 della legge regionale n. 4/2003 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese – Euro 4.981.000,00»;
— n. 617 in data 7 maggio 2003 «Art. 27 comma 1 della legge regionale n. 4/2003 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti da assegnazione statali per effetto del mancato trasferimento del personale in materia di incentivi alle imprese ed in materia di salute umana e veterinaria – D. L.vo 112/98 – quota anno 2003 – Euro 61.561,66»;
— n. 652 in data 12 maggio 2003, concernente: «Art. 29 comma 2 della legge regionale 31/2001 – variazione compensativa al programma operativo annuale 2003 approvato con DGR n. 359/2003 – Euro 100.000,00»;
— n. 653 in data 12 maggio 2003, concernente: «Art. 27 comma 1 della legge regionale n. 4/2003 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per interventi di edilizia ospedaliera – Euro 1.391.438,49 e modifiche al POA»;
— n. 654 in data 12 maggio 2003, concernente: «Art. 29 della legge regionale n. 31/2001 – variazione compensativa al programma operativo annuale 2003 – Euro 110.050,45»;
— n. 655 in data 12 maggio 2003, concernente: «Art. 27 comma 1 della legge regionale n. 4/2003 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato e della relativa spesa per interventi di messa in sicurezza e di caratterizzazione del sito nazionale Basso Bacino del fiume Chienti – euro 258.228,45»;
— n. 694 in data 20 maggio 2003, concernente: «Art. 29 della legge regionale n. 31/2001 – variazione compensativa al programma operativo annuale 2003 – Euro 16.000,00»;
— n. 695 in data 20 maggio 2003, concernente: «Art. 4 della legge regionale n. 3/2003 – reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – Euro 29.714.509,14”.



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Amati, Donati e Spacca.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Su richiesta del gruppo di Alleanza nazionale, ma concordato anche con i presidenti dei gruppi presenti in Consiglio regionale, c'è stata la richiesta di trattare la proposta di legge n. 138 il giorno 4 giugno e, sempre da parte del gruppo di Forza Italia c'è stata la richiesta di commemorare il dott. Mario Gasparrini, già consigliere regionale.
Pongo in votazione la proposta di rinvio relativa alla proposta di legge n. 138 e di commemorare l'avv. Mario Gasparrini alla fine della trattazione degli atti ispettivi, per far partecipare un maggior numero di consiglieri alla commemorazione.

Il Consiglio approva



Interrogazione (Svolgimento): «Deliberazione del commissario straordinario Asl di Fano» Gasperi (690)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 690 del consigliere Gasperi. Per la Giunta risponde l'assessore Melappioni:

AUGUSTO MELAPPIONI. Con l'interrogazione in oggetto, il Consigliere Gasperi rappresenta che la ASL n.3 di Fano, con deliberazioni n.6 e 7 del 17.01.2003 ha istituito delle aree di coordinamento sanitario denominate Area Chirurgica, Area Medica, Area Servizi Sanitari, Area Territoriale ed Area Farmaceutica, ed ha proceduto, tra l'altro, a nominare i responsabili delle suddette aree.
Ciò premesso, il Consigliere interroga codesta Presidenza per sapere: se le suddette aree possono considerarsi strutture semplici o strutture complesse; se i soggetti nominati siano in possesso dei requisiti richiesti dalla normativa (già approvati con deliberazione aziendale n.43 del 26.07.2002) per ricoprire l'incarico di responsabile di Area.
Con nota n. 4617 del 10.03.2003, questo Assessorato ha formalmente chiesto delucidazioni all'azienda in merito a quanto rappresentato e richiesto dal Consigliere Gasperi, trattandosi peraltro, di provvedimenti rimessi all'autonomia organizzativa dell'azienda sanitaria, sia pure nel quadro delle disposizioni del D. Lgs. 502/92, nonché dei provvedimenti regionali di indirizzo e programmazione.
In proposito l'azienda ha fornito riscontro con nota del 26.05.2003. Dalla relazione trasmessa emerge quanto segue.
Con la deliberazione n.-6 del 17.01.03, l'azienda ha provveduto a ridefinire la propria organizzazione, nell'ottica del modello dipartimentale, senza per questo modificare l'articolazione delle strutture complesse, ed ha individuato i relativi criteri pur nel rispetto della vigente normativa nazionale e regionale. In particolare: 1) Sono stati costituiti i Dipartimenti seguendo sia il modello organizzativo denominato "Struttura Funzionale", il cui principio base è quello di aggregare Unità operative con professionalità simili, sia il principio della "Struttura Divisionale" (che si basa sulla scelta di governo clinico di una patologia, di una zona territoriale, ecc.) che aggrega invece professionalità diverse necessarie al raggiungimento delle finalità di dipartimento. 2) Per una migliore integrazione aziendale l'azienda ha introdotto il concetto di Area di coordinamento, distinto in area tecnico scientifica e area gestionale. 3) Le aree tecnico-scientifiche governano processi trasversali e sono individuate in Area Chirurgica, Area Medica, Area dei servizi sanitari, Area Territoriale e Area Farmaceutica. Tali aree di coordinamento, governano come si è detto, processi trasversali, inerenti la messa a punto di protocolli, standard di riferimento, progetti formativi e specialistici e tutto quanto sia ritenuto necessario in funzione dell'attuazione di nuovi indirizzi regionali, visto che le unità operative omogenee possono trovarsi in Dipartimenti diversi: non si configurano come strutture complesse ma piuttosto come funzioni di Staff all'interno dell'Area di coordinamento sanitario. Per contro, i Dipartimenti e le unità operative sono strutture in line e non è ravvisabile un rapporto di dipendenza verticistica o gerarchica tra strutture in line e in staff. 4) Le Aree gestionali sono invece previste come entità organizzative complesse come i dipartimenti strutturali (secondo la loro definizione classica derivante dalle linee guida regionali ex DGRM 1616/98 e dal D.lvo 502/92 e sim, art.17-bis.) con l'attribuzione sia di responsabilità di tipo gestionale sia di responsabilità professionale in materia clinico organizzativa. Sono aree gestionali l'Area di Emergenza, I'Area di Salute Mentale e Tossicodipendenze, I'Area delle chirurgie specialistiche. 5) L'Area Farmaceutica, al pari dell'Area Chirurgica, dell'Area Medica, dell'Area dei Servizi Sanitari e dell'Area Territoriale, governa processi trasversali inerenti la messa a punto di protocolli, di standard, percorsi e progetti formativi specialistici ecc. e non si configura come struttura complessa.
In sintesi emerge che l'azienda, accanto alla struttura verticistica e gerarchica tipica di derivazione del CCNL e del D.lvo 502/92 e sim, riferita alla classica distinzione della organizzazione per dipartimenti ed unità operative (semplici e complesse), prevede un nuovo modello organizzativo a valenza orizzontale, con l'individuazione di progetti ed aree, che si concretizza in una struttura a matrice che va ad integrare le entità organizzative, così come previste dal contratto collettivo, con collegamenti orizzontali (senza vincolo di subordinazione gerarchica) per il raggiungimento degli obiettivi di volta in volta individuati.
Con deliberazione n. 7 del 17.01.2003, il Commissario Straordinario ha individuato la responsabilità delle aree tecnico-scientifiche anzidette, tutte ricomprese nell'Area di coordinamento sanitario.
Nella citata deliberazione non si prevede il conferimento di incarichi di struttura complessa in quanto il conferimento della responsabilità di un'area tecnico scientifica non costituisce attribuzione di incarico dirigenziale ai sensi dell'art.27 del CCNL 1998 2001; la responsabilità di area tecnico - scientifica è conferibile ad un qualsiasi dirigente in base alla sua professionalità e rientra nelle funzioni proprie del dirigente.
Si ritiene che l'azienda abbia chiarito i punti controversi oggetto dell'interrogazione consiliare, tuttavia non si può tacere in ordine agli elementi di novità introdotti dalla stessa, con riferimento alle 4 tipologie di incarichi dirigenziali previsti dal D.lvo 502/92, e dall'art. 27 del CCNL della dirigenza medica e veterinaria 1998-2001.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Ho ascoltato con vivo interesse quando dall'assessore detto, però non sono soddisfatto. Nella mia interrogazione chiedevo se queste aree sono considerate strutture semplici o complesse e se i soggetti nominati, come nel caso in discussione hanno i requisiti richiesti dalla normativa — si tratta del dott. Grinta — e già approvati con deliberazione n. 43 del 26.7.2002.
Colui che è stato nominato responsabile di area è un farmacista presso la Asl n. 3 di Fano, al servizio farmaceutico territoriale, da solamente circa due anni. Una volta istituite queste aree di coordinamento sanitario e chiarito se trattasi di struttura semplice o complessa, perché in questo caso ci sono cinque anni per la struttura semplice o dieci anni per la struttura complessa, cioè devono ricoprire quella carica. Dal momento che l'interessato da circa due anni occupa, con il titolo di farmacista, questo servizio farmaceutico, noi chiediamo a che titolo è stato affidato l'incarico al dott. Grinta se ancora non ha questi requisiti per legge, perché se è struttura semplice occorrono cinque anni di esperienza, se invece è struttura complessa, come credo che sia — perché nella definizione del programma aziendale si dice "le aree gestionali sono entità organizzative complesse come i dipartimenti strutturali, con l'attribuzione di responsabilità professionali in materia clinico organizzativa e di responsabilità di tipo gestionale in ordine alla razionale e corretta programmazione e gestione" — per quale motivo è stato dato un titolo a espletare questo tipo di gestione, dal momento che il responsabile del servizio farmaceutico all'interno dell'ospedale di Fano e nell'ambito della Asl ha una esperienza pluriennale. Il dubbio è il seguente: se si attribuiscono incarichi e si fanno dirigenti coloro che non hanno titoli, le scelte vengono fatte come viene citato nel bando in funzione della preparazione o in funzione della iscrizione politica?
Tra l'altro, assessore, non posso attribuire a lei più di tante responsabilità, perché lei corre per dare un servizio a questa disastrata realtà sanitaria delle Marche, e questa cosa è completamente al di fuori. Però le chiedo di approfondire, perché ci sono delle denunce in atto, in quanto colui che è stato nominato non ha assolutamente in titoli. Infatti, se è struttura semplice ci vogliono cinque anni di esperienza, se è invece struttura complessa ci vogliono dieci anni.
Su questa questione torneremo con un'altra interrogazione per la chirurgia che addirittura è stata separata per cercare di dare due incarichi, in modo tale che le suddivisioni siano su aree politiche simili, ma diverse.


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIUSEPPE RICCI


Interrogazione (Svolgimento): «Situazione servizio stomatoterapia Asl n. 10» Procaccini e Martoni (777)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 777 dei consiglieri Procaccini e Martoni. Per la Giunta risponde l'assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. Rispetto a questa interrogazione ed anche in base alla relazione del commissario straordinario della Asl n. 10, si forniscono le seguenti precisazioni.
A seguito di una relazione dello stomatoterapista si è appreso che nel primo quadrimestre del 2003 vi è stato nella Asl n. 10 un incremento di 24 nuovi stomizzati. Tale numero è nettamente superiore alla casistica del 2002 in cui si verificarono 25 nuovi casi per tutto l'anno, quindi un dato decisamente superiore alle previsioni. Il budget relativo al servizio di stomatoterapia era a suo tempo calibrato su un fabbisogno previsto, ridotto a quello che successivamente è stato realmente il bisogno.
Tale casistica si discosta fortemente da quella regionale e nazionale e non era quindi prevedibile, tanto che da parte della direzione sanitaria dell'azienda è in atto una verifica sullo stato di salute della popolazione e in modo particolare sull'incidenza delle neoplasie, proprio perché questo eccesso non prevedibile ha allarmato la direzione.
Preso atto di tale nuova realtà sono state prontamente destinate le risorse necessarie a far fronte alle attuali necessità e il budget che il commissario della Asl 10 firmerà con l'assessorato la prossima settimana considera anche le risorse che sono necessarie per questa funzione che riteniamo fondamentale per il sistema sanitario.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto meno, il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Anch'io ho avuto la risposta, molto formale, del direttore generale della Asl n. 10 rispetto alla nostra interrogazione e per la verità le difficoltà vengono motivate dal fatto che da gennaio ad aprile del 2003 vi è stato nella Asl n. 10 un aumento di nuovi 24 stomatizzati aventi bisogno di cure. Rispetto all'anno 2002 vi è stato quindi un incremento enorme, anche perché l'ambulatorio di cui parliamo, di stomatoterapia ubicato a Matelica, ha un'altissima professionalità che attrae pazienti anche da altre Asl e da un'area vasta, un comprensorio molto più ampio.
Tuttavia, rispetto a tale intervento non si può, come di fatto avviene, riportare la situazione al 2002, penalizzando in primo luogo i pazienti vecchi e nuovi che saranno costretti a rivolgersi a strutture più lontane, strutture private a pagamento. Al contrario, va calibrata l'organizzazione alle nuove esigenze che debbono vedere quell'ambulatorio di stomatoterapia ubicato nell'ospedale di Matelica come un servizio da consolidare ed estendere per un'area più vasta, anche oltre questa Asl, con appositi accordi, per non disperdere risorse e professionalità, per integrare funzioni che oggi sono anch'esse disperse in un unico luogo. Anzitutto per un servizio che ha in cura attualmente circa 200 pazienti. Va garantito quindi il personale sufficiente. Infatti esistono a tutt'oggi precarietà ed incertezza. Ci sono tre persone a questo scopo, di cui una comandata per l'emergenza rispetto all'aumento dei pazienti, un'altra sta per andare in pensione. In secondo luogo, sempre a nostro modo di vedere andrebbe calibrato ed aumentato il budget alla nuova realtà, configurando in ciò una nuova funzione delle strutture sanitarie non più solo viste come ricovero ma come vere e proprie funzioni di poliambulatori e di ospedale giornaliero, che limitano i ricoveri, quindi si può risparmiare in una prospettiva a breve, a condizione di investire subito.



Interrogazione (Svolgimento): «Taglio dei posti letto Asl 11 di Fermo» Ceroni (428)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 428 del consigliere Ceroni. Per la Giunta risponde l'assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. Ceroni interroga la Giunta regionale per sapere come mai la Asl n. 11 di Fermo abbia all'attivo un numero di posti inferiore a quello previsto dal piano sanitario, interroga anche per sapere se la mobilità passiva della Asl 11 non sia determinata anche dalla mancanza di posti letto sufficienti alle necessità delle popolazioni del Fermano, se non si ritenga che la riduzione dei posti letto debba essere fatta non sulla base dei ricoveri 2000 bensì sulle reali esigenze di ricovero delle popolazioni del Fermano.
Leggo la risposta:
"In riferimento alla interrogazione di cui in oggetto si fa presente che il Piano Sanitario in vigore assegna la dotazione di posti letto sulla base dei criteri esplicitati nel capitolo 4.3 .ne risulta che la previsione dei posti letto da utilizzare è funzione di una serie di criteri: suddivisione per AFO (fasce funzionali omogenee); descrizione dei livelli dotazionali standard; suddivisione dei posti letto in riservati e indistinti; forte vocazione per strutture di rete e dipartimentali (allegato 2 per una estrema sintesi dei concetti).
Nell'allegato 2, sempre tratto dal Piano in vigore, si vede ,dalla tabella contenuta, il numero complessivo dei posti letto assegnati a ciascuna azienda per fascia ed area, di particolare interesse il fatto che, per le funzioni di base, sono già, da allora, previsti 577 posti letto per acuti.
Le tabelle da 1 a 4 in allegato riassumono la attività complessiva di tutti i presidi del territorio della Azienda di Fermo:
Tabella I: numero dei dimessi per tutte le strutture nel periodo 2000-2002, da cui si nota un progressivo decremento dell'utilizzo del 'Regime di ricovero Ordinario', a favore del 'regime di ricovero in Day Hospital).
Tabella 2: Presenza media giornaliera (e degenti) che mostra una analoga tendenza alla tabella 1 Per estrema sintesi e per quanto riguarda i ricoveri ordinari si è assunto un tasso di occupazione del 75% (mentre per le chirurgie dovrebbe essere lievemente più elevato ); mentre è noto che per i day Hospital il tasso di utilizzo dovrebbe oscillare fra il 100% ed il 150% circa ( a seconda della tipologia di attività medica e chirurgica ), ed anche in questo caso si è ipotizzato un tasso di utilizzo del 100% ), si ha una stima complessiva di 496 letti per il 2000 che è passata circa 477 nel 2002, in armonia con il 'cambio di regime'.
La tabella 3 illustra con tendenza analoga il dato della degenza media che rende evidente come il case mix di attività delle diverse strutture sia approssimativamente abbastanza diverso.
La tabella 4 illustra quanto dichiarato dalla Azienda di Fermo come volume complessivo di posti letto per il periodo 1996-2002 (attività per acuti).
Considerando la attività per acuti si ha un andamento degli indici, ovvero una attività delle strutture in linea da quanto previsto dal piano.
Attualmente è previsto per l'Asl di Fermo un numero di posti letto per acuti pari al 3,3 per mille (circa 500 posti letto) in analogia con quanto previsto per altre Aziende (Fabriano, Senigallia, Urbino Civitanova ecc.)
Questo numero di posti letto comprende anche il fatto che per alcune attività sono in vigore altre normative regionali (Oncologia, emergenza ecc.).
Per quanto riguarda la 'mobilità passiva', questa riguarda essenzialmente i regimi di ricovero per Acuti', la dotazione di posti letto e la tendenza per le attività è sicuramente sufficiente a coprire la fuga verso altre regioni, mentre per la 'mobilità passiva intraregionale' il piano in vigore e quello in discussione prevedono accordi di 'Area Vasta' da Provinciale a Regionale, cosi come risulta dall'allegato 1 e dal Piano sanitario regionale in vigore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni per dichiararsi soddisfatto o meno.

REMIGIO CERONI. La mia interrogazione derivava dal fatto che nell'ospedale di Fermo c'era preoccupazione circa la necessità di ricoverare pazienti del Fermano presso altre Asl per mancanza di posti letto. Nell'anno 2002 sono stati circa 1.500 i ricoveri fatti in altre Asl per mancanza di disponibilità di posti letto nell'ospedale di Fermo.
L'altra preoccupazione derivava dalla proposta di nuovo piano sanitario regionale, che assegnava, almeno dall'illustrazione che era stata fatta in Commissione, un numero di posti letto proporzionale ai ricoveri dell'anno precedente. A mio parere sarebbe stato necessario agganciare i posti letto alle necessità di ricovero della zona.
Ho visto, sempre in Commissione sanità, che la Giunta ha ritoccato la proposta precedente, assegnando un numero di posti letto per la Asl di Fermo pari a 22 in più rispetto alla proposta originaria. Naturalmente è un passo avanti, però ritengo che bisognerebbe fare un altro sforzo, cioè almeno assegnare un'altra decina di posti letto in più, tenuto conto che anche in base all'ultimo censimento la popolazione del Fermano è aumentata, quindi nel tempo non penso che faremo tutti gli anni il nuovo piano sanitario regionale, pertanto è necessario tenere conto anche delle tendenze di aumento della popolazione.
Apprezzo quindi la disponibilità e la sensibilità mostrate dalla Giunta regionale, però ritengo che ancora sia necessario fare un ulteriore sforzo.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Giannotti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIANNOTTI. Chiedo l'iscrizione all'ordine del giorno della seduta odierna, alla conclusione dei lavori della mattinata, di una mozione che abbiamo presentato sulla situazione a Cuba. Credo che l'offesa ai diritti umani in quel paese richiama l'esigenza di un pronunciamento autorevole. Tante altre volte dalle Marche sono venuti una parola chiara e un atto concreto di solidarietà nei confronti di tanti popoli che nel mondo soffrono questa condizione. Credo che sia importante che anche il Consiglio regionale delle Marche oggi si esprima, con tempestività. Voi sapete meglio di me che decine di persone rischiano la morte, non per dei delitti ma per avere espresso il desiderio di essere uomini liberi, credo quindi che sia giusto e doveroso che oggi il Consiglio regionale si esprima. Se a conclusione della mattinata si potesse trattare questo argomento, credo che faremmo un'opera meritevole.

PRESIDENTE. Faccio notare che è già iscritta all'ordine del giorno la mozione di cui parla il collega Giannotti ed è la terza mozione, dopo quelle, altrettanto importanti, giacenti da tempo agli atti di questo Consiglio. La prima è quella sul ruolo del servizio radiotelevisivo, l'altra quella della zona montana di Acquacanina e Bolognola. Non credo che le altre mozioni che sono iscritte, in termini di priorità abbiano una minore importanza rispetto a questo fenomeno. Comunque, collega Giannotti, pongo all'esame dell'aula la sua richiesta di discutere alla fine della mattinata, anticipando le altre, la mozione n. 278, mettendo in second'ordine quella del servizio pubblico radiotelevisivo e quella sulla montagna.
Pongo in votazione la proposta del consigliere Giannotti.

Il Consiglio approva




Interrogazione (Seduta segreta): «Essiccatoio: tra due giorni la decisione, e la Regione?» Cecchini (746)

PRESIDENTE. Debbo chiedere scusa al pubblico e soprattutto ai ragazzi che sono venuti in aula, però questa interrogazione dovrà svolgersi in seduta segreta, quindi prego i non consiglieri di lasciare l'aula.

(La seduta prosegue in forma segreta
dalle 10,45 alle 11,00)



Mozione (Discussione e votazione): «Giunta regionale: scelta politica di ricorso al Tar Lazio sulle infrastrutture viarie riguardanti la Regione Marche — atto programmatorio non riportato in Consiglio», Massi e Pistarelli (270)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 270 dei consiglieri Massi e Pistarelli.
Ha la parola, per illustrare la mozione, il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Chiedo all'aula di prestare la propria attenzione ad una situazione veramente delicata che riguarda la nostra regione, riguarda l'istituzione regionale e l'atteggiamento che ha tenuto da ultimo, addirittura intraprendendo vie giurisdizionali su una questione a voi tutti nota, quella delle infrastrutture viarie del nostro territorio.
Per essere più chiari e sintetici e riassumere la questione, è in atto una procedura molto elaborata, laboriosa, molto chiara, che ha fatto ampiamente discutere, confrontare non solo le forze politiche ma anche l'intera opinione pubblica marchigiana, relativa all'inserimento, nel quadro più complessivo del decreto cosiddetto "Lunardi", di inserimento delle opere viarie di completamento della superstrada Valdichienti 77 e della SS 76 Vallesina, completamento inserito tra le priorità nazionali, cioè tra quelle opere infrastrutturali che sono considerate strategiche ed urgenti. Le strade 76 e 77 sono le due direttrici portanti di un'area interessata da altre opere infrastrutturali di completamento importanti, un'area complessivamente definita "quadrilatero della ricostruzione".
La delibera Cipe 121 del 21 dicembre 2001 inserisce appunto l'asse viario Marche-Umbria nell'intero "quadrilatero del terremoto", all'interno della programmazione e ai sensi dell'art. 1 della legge 443 — legge obiettivo — è uno dei 21 progetti strategici di interesse nazionale. Nel "quadrilatero" si individua tra l'altro — perché c'è un meccanismo cosiddetto di "finanza di progetto" — una priorità delle priorità, un progetto pilota per il Governo, proprio perché si utilizza questo strumento innovativo.
Tutto questo è già scritto, è realtà, è agli atti ed è la prima volta che accade che le Marche vengano inserite addirittura tra i primi tre-cinque progetti nazionali. Il nostro "quadrilatero" è, con il passante di Mestre e con la Salerno-Reggio Calabria, inserito in questo quadro nazionale. E' una soddisfazione che dovrebbe vedere unanimemente esprimersi in questo senso la comunità marchigiana. Cosa accade invece? Che conosciamo dalla stampa prima e dai documenti poi, la Regione Marche contesta la legittimità formale di questi passaggi, dice che non sono in linea con intese Stato-Regioni precedentemente sottoscritte, addirittura individua argomenti tali da proporre ricorsi giurisdizionali, per la precisione un ricorso per conflitto di attribuzioni contro la delibera Cipe, fondato su presunta violazione degli articoli 117 e seguenti della Costituzione e ricorso agganciato al ricorso di illegittimità costituzionale della legge obiettivo 443 avanzato da altre Regioni.
Io ritengo che tutto questo debba essere oggetto di dibattito ampio di quest'aula, perché gli stessi contenuti del ricorso, sono molto gravi, in certi passaggi. Se li leggiamo, certi passaggi sono veramente di accusa pesante nei confronti di un'azione governativa che invece, abbiamo detto in premessa — e io lo sostengo con forza — ha straordinariamente inserito, in maniera impensata fino a poco tempo fa, tra le progettazioni nazionali, tra gli interventi nazionali di priorità la nostra regione, il nostro territorio, sanando un vulnus che dura da decenni, che è quello delle direttrici di penetrazione verso l'Umbria e verso il Lazio che non sono mai state completate neppure una, da Pesaro ad Ascoli, perché nel pesarese la Fano-Grosseto non è completata, nell'anconetano la Vallesina, nel maceratese la strada statale 77, detta anche "superstrada Valdichienti", nell'ascolano la Salaria, tutte strade che sono rimaste all'epoca, a dir bene, ottocentesca, perché in qualche caso i tracciati collimano e coincidono con quelli dell'epoca romana, anche per dimensioni, larghezze, capacità.
Tutto questo a nostro avviso deve essere subito, immediatamente oggetto di una riflessione e di una discussione da parte del Consiglio regionale, perché qui si tratta di un atto sì giudiziale, ma profondamente e intrinsecamente politico. Qui non siamo in tribunale, siamo in una istituzione politica, che è la Regione Marche, la Regione di tutti i cittadini marchigiani. Se la Giunta si è addirittura determinata fino al punto da proporre ricorso avverso una delibera Cipe che inserisce opere da noi definite strategiche, storiche, importantissime per le Marche, all'interno del più complessivo quadro della programmazione Cipe e degli investimenti statali, dico che la Giunta debba dire qual è stato il proprio intendimento con questo atto, confrontarsi con il Consiglio regionale, vedere se il Consiglio regionale dà questo mandato politico alla Giunta per spingersi fino a questo punto addirittura di conflitti giurisdizionali nei confronti del Governo.
Ecco perché abbiamo voluto, io e il collega Massi, ma con la solidarietà del collega Brini e di tutti i gruppi dell'opposizione in questo Consiglio regionale, stimolare, chiedere una discussione pubblica trasparente, aperta e sulla base di questa effettuare le nostre conclusioni, le nostre sintesi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Il collega Pistarelli ha in gran parte toccato il tema e le motivazioni che ci hanno spinto a presentare questa mozione. Credo che sia stato chiaro dal suo intervento che siamo di fronte a un atto che ci ha trovato particolarmente in disaccordo perché si doveva venire in Consiglio, in quanto la decisione di adire la Corte costituzionale prima e il Tar poi sulla legge obiettivo e sulla delibera Cipe, sicuramente vanno ad incidere sulla programmazione regionale, quindi è chiaro che il Consiglio doveva essere investito.
Sottolineo anch'io come ha fatto il collega Pistarelli, la gravità di questo atto preso in solitudine dalla Giunta e senza ascoltare altri.
Non aggiungerò molto a quello che ha detto Pistarelli, ma ci sono degli aspetti abbastanza inquietanti. Il primo riguarda la provincia di Macerata e parlo in particolar modo dell'ente Amministrazione provinciale di Macerata che, insieme alla Fondazione Carima e insieme alla Camera di commercio ha commissionato il progetto di fattibilità o comunque lo studio preliminare di quest'opera.
Vorrei sapere dal Presidente D'Ambrosio ma anche dalla Giunta intera, che naturalmente rappresenta la coalizione di centro-sinistra, che cosa risponde a un ente come la Provincia di Macerata, anch'esso retto e guidato dal centro-sinistra, che si è speso su questo progetto e su questa azione.
Da Macerata non arrivano segnali, perché probabilmente il presidente e gli assessori della Provincia di Macerata sono pressoché tramortiti dall'azione della Giunta regionale. Non è dato sapere cosa ne pensano, dato che la propaganda in campagna elettorale l'hanno fatta i nostri amministratori della Provincia di Macerata su questa vicenda. Non si pronunciano su questi due ricorsi che creano abbastanza inquietudine. Ma l'inquietudine, oltre a sancire un logoramento, una ignoranza di rapporto tra la Regione e la Provincia di Macerata, al di là degli scontri o incontri degli uomini politici che sono dentro queste due coalizioni, lascia perplessi i cittadini maceratesi e marchigiani. Quando si parla di concertazione, programmazione, pianificazione, non vi parlate neanche tra Regione e Provincia? I cittadini cosa dovrebbero dire? Diteci se c'è un black-out nei collegamenti, almeno sapremo chi non vuole dialogare. Lì abbiamo un ente che incentra la propria propaganda politico-elettorale su questo progetto e poi c'è la Regione, parallelamente tutti gli stessi partiti del centro-sinistra, che invece adisce la Corte costituzionale e il Tar per bloccare questi progetti. Qualcosa ai cittadini va chiarito.
Il collega Pistarelli ha illustrato la ratio della legge obiettivo molto bene, quindi non ci ritorno sopra. E' chiaro che la legge obiettivo che riguarda 21 progetti nazionali, tra cui anche il ponte di Messina, il passante di Mestre, riguarda progetti di portata tale che vanno sicuramente a limitare un'autonomia regionale, ma che al cittadino interessano, perché imprimono un'accelerazione a quelle procedure burocratiche che hanno sempre bloccato tutto.

GIULIO SILENZI. Sono passati due anni e Baldassarri non ci ha messo una lira. E' un labirinto senza via d'uscita.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Vado al secondo punto, che il Presidente D'Ambrosio non deve prendere come una polemica personale, ma è un aspetto che va chiarito. Si impugna davanti al Tar la delibera Cipe del 31 ottobre 2002. A quella riunione Cipe partecipano i componenti del Cipe, con la presenza dei presidenti delle Regioni. Abbiamo osservato, nostro malgrado, che a quella delibera Cipe erano presenti un dirigente e un funzionario della Regione Marche, il dott. Levi e il dott. Paggetta che non mi pare possano eccepire insieme agli altri presidenti che hanno partecipato o hanno mandato i loro assessori, su procedure che legittimamente si vogliono contestare. Il dott. Levi e il dott. Paggetta hanno eccepito qualcosa in quella riunione? Perché se voi ricorrete al Tar contro la deliberazione Cipe, io dico che in quella seduta Cipe si poteva eccepire qualcosa sul ruolo della Regione Marche. Probabilmente in buona fede sono stati inviati a partecipare, ma non si dovevano inviare se poi si pensava di fare un ricorso al Tar.
Mi pare che anche il vostro avvocato, l'avv. Grassi di Firenze, nella corrispondenza chiede di conoscere se il Presidente o suo assessore delegato ha partecipato alla delibera Cipe del 31 ottobre, perché lo stesso avv. Grassi dice "se lì la Regione non ha eccepito qualcosa diventa tutto più difficile".
Io ritengo che anche dopo quella seduta, il rilievo che voi fate circa il fatto che il project-financing non si limita soltanto alla superstrada 77 ma comprende anche altri tratti della 76, poteva essere un rilievo fondato, ma secondo me c'era il tempo per poter recuperare nel rapporto tra Stato-Regione, nell'intesa istituzionale che non era stata ancora siglata. Invece voi avete deciso di fare subito ricorso al Tar quando c'erano ancora i margini per ridare alla Regione quello che secondo voi è stato sottratto da un'azione statalista, centralista. Oggi, insieme alla sanità, alla scuola, ai servizi sociali, quello delle infrastrutture è uno degli argomenti principali, quindi la domanda è: che cosa succede se la Regione vince il ricorso alla Corte costituzionale e il ricorso al Tar? Quello che vedo io, è che la Regione, dai primi posti che occupa adesso in quella graduatoria della legge obiettivo passa agli ultimi posti, perché le progettazioni si ritardano, perché in questo modo altre Regioni, come avvoltoi legittimi stanno lì ad aspettare che la Regione Marche retroceda nei finanziamenti, perché i nostri progetti non sono pronti e quelli degli altri sono pronti.
Siamo qui per avere chiarezza in maniera molto serena, però sappiate che questo è uno di quei temi che, come la sanità, crea delle tensioni particolari nei nostri cittadini.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Credo che questa mozione proposta dai colleghi Pistarelli e Massi aiuti a gettare luce su un atteggiamento di questa Giunta che è censurabile da più punti di vista. Il primo è un punto di vista etico, di cordialità, quanto meno, di rapporti con il Consiglio regionale, perché per quanto credo che gli atti rientrino tra i poteri e le competenze della Giunta, sono atti di una rilevanza anche politica, anche avente incidenza sugli interessi regionali talmente grande e talmente importante, che avrebbero necessitato una discussione in Consiglio regionale.
L'altro punto è un punto di sostanza. Credo — e lo dico da tempo — che questa Giunta faccia troppa politica nazionale, questa Giunta si oppone per partito preso, quasi che il Presidente fosse un leader politico nazionale dell'opposizione al Governo Berlusconi e moltissimi atti vengono fatti soltanto per partito preso politico e ideologico e sono il più delle volte atti che vanno contro gli interessi della Regione. Ne ricordo uno per tutti: la perdita della scuola di talassemia a Pesaro, dovuto unicamente ad una opposizione preconcetta politico-ideologica di questa Giunta nei confronti dell'opposizione locale e del Governo centrale.
Credo che con la legge obiettivo e con la delibera Cipe sia stato fatto un lavoro di grande favore nei confronti delle Marche. Credo che le cause intentate siano cause dall'esito dubbio, in quanto i poteri concorrenti dello Stato sono inequivocabili in questa materia, ma l'obiettivo finale è di opporsi ad una normativa sulla quale per principio questa Giunta non è d'accordo, anche se ciò dovesse costare alle Marche il ritardo nella esecuzione di infrastrutture fondamentali o addirittura la perdita di finanziamenti o comunque di strutture finanziarie previste dalla legge che potrebbero far realizzare infrastrutture per le Marche.
Introduco a mo' di esempio in questo discorso anche l'uscita dal porto di Ancona in cui lo scontro con l'opposizione locale, con il Governo nazionale e il mancato coinvolgimento delle opposizioni locali rischiano di mandare all'aria infrastrutture delle quali la nostra città, le varie città delle Marche, la regione nel suo insieme, le categorie imprenditoriali hanno assoluto bisogno.
L'invito che faccio è quello di affrontare una discussione e motivare il perché è stato fatto quello che è stato fatto con queste due delibere di cui si parla, ma soprattutto l'invito che faccio al Presidente D'Ambrosio e alla sua Giunta è di smetterla di non confrontarsi e non ascoltare l'opposizione, smetterla di opporsi per partito preso al Governo nazionale anche quando — e ciò avviene il più delle volte — questo va contro gli interessi della nostra regione.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Silenzi.

GIULIO SILENZI. Non parlo a nome della Giunta regionale ma come eletto nel collegio della provincia di Macerata.
Leggo la mozione e rimango anche un po' meravigliato che non c'è la firma del collega Brini: evidentemente, se ci fosse stata la firma di Brini, gli avrei chiesto che fine ha fatto la sopraelevata che due anni fa è stata presentata all'elettorato civitanovese dal viceministro Baldassarri.

FABIO PISTARELLI. L'anno scorso... Non mi pare che queste opere si facciano in un mese.

GIULIO SILENZI. L'anno scorso. Però, a distanza di un anno ho chiesto a questi imbonitori "uno straccio di progetto, non c'è?". Poi tocca pagarli, Pistarelli, e io chiedo a voi che siete molto informati che fine ha fatto il progetto, chi ha pagato il progetto preliminare, la Fondazione, la Provincia di Macerata? Pagateli, se date gli incarichi... Ma io non ho neanche il progetto di massima di quella sopraelevata faraonica che non si farà mai a Civitanova e che vi è servita per carpire la buona volontà dei cittadini marchigiani da parte dell'imbonitore di turno che promette e non realizza. Ma il progetto di massima, tanto che il sindaco dice "mi debbo informare", o "mi si permetta", visto che siamo in una seduta consiliare subito dopo le elezioni nella nostra regione in cui il centro-sinistra si è affermato brillantemente.... (Interruzione). Se sette Comuni a uno non va bene, la prossima volta vinceremo anche a San Ginesio, ma lì c'è il pupillo di Brini...
Quando Baldassarri è andato a Porto Sant'Elpidio, un giornale autorevole titolava: "Viceministro incontra il candidato sindaco". A Porto Sant'Elpidio Baldassarri diceva "spero di fare tanta strada". Ho l'impressione che la 77 è la tanta strada che Baldassarri richiamava a Porto Sant'Elpidio. Lì proprio non ci ha preso.
Ma tutta la vicenda di questa finanza creativa, di un ginepraio, di un labirinto che non ha vie d'uscita, come finirà? Non basta enunciare, non basta che venga il grande professore che enuncia. Siccome tutti noi vogliamo capire, ci sono finanziamenti, atti, risorse da investire, c'è un percorso lineare da portare avanti. Questo marchingegno che è stato studiato non funziona, non fa un masso in avanti, quindi si dice "toglieremo l'Iva, sostituiremo ai Comuni e daremo i finanziamenti...". Tutte parole, sono passati due anni dal Governo Berlusconi. Questa rischia di essere una commedia che non porta atti concreti, non porta gli appalti e le strade, questo è il punto. Siccome ognuno di noi è capace di intendere e di volere, un progetto così, come la sopraelevata di Civitanova non si fa con quello che si dice, anche perché di queste opere ne sono state promesse molte, anche perché inviteremo gli industriali e gli artigiani della provincia di Macerata a fare un confronto su questo progetto, tra l'ex ministro dell'economia Bersani e Baldassarri, perché di tutta questa vicenda non si ha un filo logico e la Provincia di Macerata ha chiesto di avere impegni precisi e non lezioni accademiche, perché se non ci metti le risorse finanziarie è difficile da attuarsi. E' una strategia per poter dire tra uno o due anni quando non si fa nulla — e non si farà nulla, "la colpa è dei Comuni, delle Province, della Regione". Questo è il disegno politico che va svelato e un viceministro non se lo può permettere, perché quando si parla, devono poi esserci atti conseguenti e il "quadrilatero" famoso, oggi si realizza con finanziamenti che furono messi nell'intesa dall'allora Governo di centro-sinistra, a firma dell'allora presidente D'Alema.
Rispetto agli annunci ci vogliono fatti concreti in tempi certi, altrimenti si ha l'impressione che ci sia una bella regia ma che prende in giro.
Ripeto, c'è una sopraelevata a Civitanova di cui non conosco il progetto di massima, ho visto uno schizzo, una settimana prima del voto, riportato dai giornali anche a colori. Poi non abbiamo saputo più niente. Un ministro che si impegna, paga pegno dopo un anno. Ho l'impressione che se le previsioni sono come quelle di Baldassarri di Porto Sant'Elpidio, di strada ne faremo poca.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Giustamente Silenzi faceva notare che il sottoscritto non ha firmato: penso che sia stata una svista da parte dei colleghi, su un argomento così importante e delicato che ci vede, come Provincia di Macerata e come civitanovesi, non solo parte interessata ma parte protagonista di questa progettazione di cui parlava l'assessore Silenzi.
Effettivamente qualche difficoltà esiste allo stato attuale, perché progettare un'opera così importante e fondamentale a livello viario della nostra provincia crea dei problemi, perché come sappiamo in questo progetto devono entrare anche molti Comuni in compartecipazione, c'è qualche difficoltà.
Posso ricordare a Silenzi con onestà politica e intellettuale quello che ci siamo detti in una trasmissione in campagna elettorale: sognare è bello, almeno concedici questo, perché in passato anche autorevoli ministri delle Marche facevano solo la politica del "bla-bla", parlavano ma non facevano niente. Per lo meno oggi siamo in una fase importante, quella della progettazione, quella dell'intenzione della progettazione, perché ancora il progetto non è stato sottoposto alla comunità maceratese. (Interruzione del consigliere Silenzi).

FABIO PISTARELLI. Silenzi, non immiserire un dibattito che è delicato. Tu ti stai assumendo delle responsabilità di bloccare una cosa che è mai avvenuta, nelle Marche.

PRESIDENTE. Collega Silenzi, poi avremo i tempi per le valutazioni conclusive. Lei ha fatto il suo intervento, la invito ad ascoltare l'intervento del collega Brini.

OTTAVIO BRINI. Per quanto riguarda Forza Italia, il riferimento è il viceministro Baldassarri, non certo l'architetto che lei poc'anzi citava, consigliere Silenzi, con cui non abbiamo né rapporti diretti né personali. Sopra il viceministro Baldassarri c'è il ministro Lunardi. Se il prof. Baldassarri si è avvalso di professionisti, ne risponderà lui di persona, non è che noi abbiamo interferito o abbiamo partecipato a certi tipi di ragionamento.

GILBERTO GASPERI. Fai il nome di quell'architetto, diglielo, all'assessore...

OTTAVIO BRINI. L'ha fatto lui. Io non ripeto.

GILBERTO GASPERI. Quando i nomi li fa la Cecchini è seduta segreta, quando li fanno gli altri non è seduta segreta.

GIULIO SILENZI. E' su tutti i giornali...

PRESIDENTE. Collega Silenzi, lei ha sviluppato il suo intervento nella maniera che ha ritenuto opportuna. Invito l'aula a prestare attenzione all'intervento del consigliere Brini, poi c'è tutto lo spazio e il tempo per altri colleghi che volessero intervenire.

OTTAVIO BRINI. Quello che cercavo di far emergere in questo dibattito, è che siamo veramente in una fase di programmazione, non si deve avere tanto entusiasmo perché stiamo progettando, oppure delegittimare chi sta progettando. Come dicevo prima all'assessore Silenzi, se questo progetto rimarrà solo sulla carta, noi saremo i primi a dire che abbiamo creato un'aspettativa ai maceratesi senza concretizzare quest'opera pubblica, però oggi siamo nella fase della progettazione, dobbiamo prendere atto che per lo meno negli intenti, nella volontà qualche cosa si è mosso, a differenza del passato in cui si parlava soltanto.
Sempre per quanto riguarda il discorso sulle competenze degli incarichi o meno, penso che c'è un presidente della Provincia che dovrà esprimersi, dovrà dare il proprio parere su questa situazione. Chi ha finanziato questo progetto, non so a quale titolo, se ne assumerà la responsabilità. Se c'è un'anomalia sicuramente emergerà; se invece hanno seguito una procedura corretta rispetto a un incarico a un professionista penso che sia una cosa giusta e legittima.
Chiudo questo intervento ribadendo che dobbiamo non basarci sulle promesse, perché oggi può essere motivo di campagna elettorale, domani potrebbe essere anche un boomerang che potrebbe delegittimare e depotenziare la Casa delle libertà. Dobbiamo essere vigili e attenti affinché questo progetto vada avanti con serietà, con serenità, coinvolgendo tutte le istituzioni e gli enti locali.
Caro assessore Silenzi, questo non è il progetto di Baldassarri o della Casa delle libertà, questo è un progetto che riguarda la nostra provincia. A livello di strade e di sanità è un problema di impostazione, non è una strada né di destra né di sinistra, è un problema che interessa tutti e da molti anni. IL problema dello snodo, della superstrada a Civitanova è fondamentale e non riguarda solo la città di Civitanova Marche, riguarda Porto Sant'Elpidio, riguarda Porto Potenza, va al di là del territorio del maceratese, quindi dobbiamo impegnarci tutti affinché quest'opera vada avanti con trasparenza, senza promettere grandi cose, con una verifica seria e corretta. Poi, se c'è qualcuno che ha barato se ne dovrà assumere tutte le responsabilità.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Leggendo questa mozione e sentendo il dibattito, non ho capito se il problema è di merito e quindi occorre capire le motivazioni per cui la Giunta regionale si è opposta alle decisioni del Governo nazionale, impugnando gli atti, o se il problema è di metodo, nel senso che va affiancato a una modalità, a un bon-ton che non si è avuto.
Io ho ereditato questo lavoro e quindi anche tutti gli atti che lo riguardavano. Tra le prime cose con cui ho dovuto rapportarmi come assessore alla viabilità, c'è la famosa intesa del 24 ottobre 2002 tra la Regione Marche e il Ministero delle infrastrutture.
Ci si chiede quali sono le motivazioni per cui abbiamo impugnato la delibera Cipe? Le motivazioni sono semplicissime, chiunque può leggerle, può verificarle all'interno di questo è scritto nella delibera Cipe e all'interno di quanto è scritto nell'intesa quadro firmata con il ministro Lunardi. Nel senso che noi nell'intesa quadro prevediamo la possibilità di percorrere la strada del contraente generale, del soggetto datore unico soltanto per ciò che riguarda la parte finale della 77, la delibera Cipe dice cose completamente diverse, fa un unico calderone del "quadrilatero" e tutto ciò che c'è dentro in qualche modo lo assegna alla possibilità della ricerca di un contraente generale e un soggetto attuatore unico. Questa è la motivazione di merito.
Rispetto al metodo questa decisione doveva essere assunta da quest'aula? Non credo che le cose stiano così, credo che sia una decisione che sta nella piena capacità e possibilità della Giunta regionale di decidere, cosa che la Giunta regionale ha fatto.
Ma vogliamo invece parlare delle questioni reali, di quanto c'è dentro questa modalità di fare? Vogliamo parlare di questo famoso piano di cui va parlando il ministro Baldassarri, che mi sembra essere diventato plenipotenziario di questa regione? Non capisco che competenze abbia rispetto a tutta la partita che riguarda molto più il ministro delle infrastrutture Lunardi. Questo famoso progetto elaborato dalla società "Price Watherouse", la quale prevede un piano di area vasta rispetto al quale non c'è alcuna legislazione nazionale che preveda alcunché rispetto a ciò, è una questione che deborda dalle competenze dello Stato nazionale e va ad influire direttamente con le competenze degli enti locali e delle Regioni e non è percorribile per tanti motivi, ma questo lo ha già detto il ministro Baldassarri, almeno questo glielo riconosco: ha detto a Macerata, in una Conferenza delle autonomie locali, che questo meccanismo è farraginoso, difficile e quindi difficilmente percorribile.
Rifacciamoci allora alle cose che stanno dentro la questione che stiamo discutendo. Noi abbiamo ricercato un incontro con il ministro Lunardi questo incontro lo si è effettuato con il suo capo di gabinetto dott. Dau, esattamente quattro mesi dopo la sottoscrizione dell'intesa, la quale prevedeva un primo step per una verifica delle cose fatte e delle cose da fare.
Qui si parlava di ritardi della Regione Marche, ma quali sono i ritardi della Regione Marche? Io sto ancora aspettando una promessa inevasa da parte dello stesso dott. Dau, il quale si era impegnato a farci avere il cronoprogramma di tutte le progettazioni che riguardavano i progetti inseriti nell'intesa. Questo cronoprogramma io non ce l'ho. Sappiamo bene tutti — è inutile che ce lo nascondiamo, finiamola — che i quattrini a copertura delle opere iscritte nell'intesa non ci sono. Chi può dimostrare oggi che c'è una copertura finanziaria, tutto sottoscritto nell'intesa, lo dimostri qui, se il problema è di merito, ma la verità è che questi quattrini non ci sono.
Il consigliere Favia sollevava la questione dell'uscita a ovest dal porto di Ancona, quasi addebitando una responsabilità... A chi? Consigliere Favia, a chi vuoi addebitare questa responsabilità? La Regione Marche ha atteso che il Comune di Ancona decidesse democraticamente, come era giusto che fosse, seppure competenza regionale, rispetto alle proprie infrastrutture. Il Comune di Ancona ha trasmesso ufficialmente alla Regione Marche la propria decisione attraverso una mozione votata in Consiglio comunale, questa è la decisione che abbiamo trasmesso a Roma. So che nel frattempo vari soggetti si sono mossi, ognuno portando la propria definizione, la propria progettazione, la propria programmazione, ma la competenza è nelle mani della Regione Marche e sarà bene che il Governo nazionale rispetti fino in fondo questa competenza.
Non c'è una chiusura aprioristica nei confronti di tutto ciò che riguarda un modo diverso di operare, questa fantasiosa finanza che viene avanti, della quale non si conoscono bene i confini. Non c'è quindi una chiusura aprioristica, ma questa contrattazione va fatta con la Regione Marche, perché l'abbiamo sottoscritto, qualsiasi cosa di diverso e di nuovo che c'è rispetto a quello che abbiamo fatto e sottoscritto nell'intesa dobbiamo farlo insieme. Questo è quello che chiede la Regione Marche e credo che questo sia anche quello che chiede la Regione Umbria al Governo nazionale. Rispetto a questo abbiamo chiesto un incontro al ministro Lunardi, ci auguriamo che questo incontro avvenga presto e quello sarà il momento per chiarire tutte le questioni che stanno dentro le cose che stiamo discutendo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Mi sembra di parlare quasi da turista, perché sembrava che la questione vertesse sull'aspetto solo maceratese delle opere viarie delle Marche. L'intervento di Amagliani ha invece chiarito che il problema è complesso. Non volendo entrare nel merito specifico delle opere vorrei fare una riflessione di merito generale.
Da un punto di vista accademico, de jure condendo, potrei anche condividere la valutazione che fa la Regione, che una norma come la legge obiettivo introduce un vulnus sul principio del governo del territorio da parte degli enti locali e sul principio, difeso dallo schieramento politico a cui appartengo, della sussidiarietà. Peraltro, se ci spogliamo dei panni dell'estate del diritto ed entriamo nel merito politico della questione, è veramente sorprendente, sotto un duplice profilo, il fatto che questa maggioranza, questa Giunta abbia deciso di insorgere con conflitto di attribuzioni addirittura, oltre che con il ricorso amministrativo, in odio a un provvedimento che comunque potrebbe o dovrebbe mandare risorse economiche nelle Marche, sotto un aspetto politico.
Io so che devo fare nel mio ufficio del lavoro: se un mio collega mi fa un lavoro che spetterebbe a me, posso rammaricarmi dicendo "invadi il mio campo", ma mi rallegro del fatto che vado a casa dall'ufficio mezz'ora prima e qualcuno mi allevia il carico, specialmente se non ho i modo di provvedere con le mie sole energie al lavoro.
L'altra cosa che mi sorprende, Presidente, è che lei ha sottoscritto, unitamente alla sua collega di area politica Lorenzetti, un accordo con il Governo, appunto sul presupposto di questa concorrente iniziativa sulla vicenda della viabilità delle Marche.
Mi sembra che da un punto di vista politico sia incongruente quella scelta presentata con soddisfazione con la resistenza giudiziale opposta; da un punto di vista strettamente politico mi ha colpito. Provo a mettermi nei panni del viceministro Baldassarri: ho la preoccupazione che alla fine dei conti le risorse ingenti promesse nelle piazze e nei giornali, possano, nel quadro non simpatico dell'economia nazionale e internazionale, essere di difficile reperimento. Me lo pongo io questo dubbio, nel più modesto incarico che rivesto, figuriamoci se non se lo ponga il viceministro. In questa logica, il ricorso proposto da questa Giunta, paradossalmente crea una situazione pazzesca, per cui il ruolo di questa maggioranza regionale, se mai, avrebbe dovuto essere quello di spronare, verificare, condannare qualora fosse poi mancata, dopo la prospettazione dell'intervento e delle risorse, la concretizzazione di queste promesse di risorse economiche.
Paradossalmente, se il vostro non avveduto tentativo giudiziario di togliere l'iniziativa ma anche la responsabilità al Governo della nazione su questa materia, avesse successo, coloro che hanno promesso si troverebbero addirittura assolti dall'onere di garantire il mantenimento delle promesse fatte. Circa la responsabilità della mancata realizzazione delle opere necessarie alla viabilità marchigiana, sarebbe sterile dire "i soldi c'erano", "i progetti c'erano", "avete ben fatto", "non avete fatto". La responsabilità sarebbe di chi ha sabotato comunque un percorso che c'era, privilegiando il percorso esistente. Dico questo perché mi hanno colpito le parole dell'assessore Amagliani sulla questione di Ancona, che solo marginalmente è riguardata da questa vicenda della mozione dei colleghi Massi e Pistarelli, perché è pazzesca. Si dice di rispettare la volontà democratica del Consiglio comunale di Ancona, ma la discrezionalità politica e quella tecnica sono comunque subordinate al rispetto della ragionevolezza. Sembra che questo Consiglio ignori — ed è strano — che ad Ancona, per la grande viabilità esiste una scelta fatta contro l'opinione di chi parla, allora consigliere comunale, per un passaggio a sud, una scelta che aveva delle controindicazioni che noi osteggiammo, il popolo votò, il popolo vinse, scelse la sinistra e l'uscita a sud, un progetto di 6,5 chilometri di strada per un costo di centinaia di miliardi di lire di allora. Oggi, quando questa strada è realizzata per 5 chilometri e manca un decimo del percorso, la sinistra, per motivi che non hanno nessuna ragionevole valutazione tecnica e che ricadono solo in una logica di "guerra per bande" interna ai Ds e alla maggioranza che governa la città di Ancona, si dice — sembra veramente il matto che per fuggire dal manicomio scavalca nove muri e giunto al decimo ritorna indietro — quando ormai mancano poche centinaia di metri e poche decine di miliardi di lire, per completare l'opera, "è tutto da rifare, cerchiamo un altro passaggio" che costerebbe centinaia di milioni di euro inesistenti, perché nessuno crede — anche se qualche ministro del mio governo l'ha promesso, ma io non ci credo — che quei soldi esistano. Se lo crede il sindaco di Ancona proclamo qui che lo crede "da fesso", perché non è pensabile che ci siano. La maggioranza del centro-sinistra del Comune di Ancona, democraticamente ma dissennatamente, abbandonando un progetto che io osteggiai, loro sposarono, che è quasi ultimato, percorre una strada diversa ma inesistente.
L'unico assennato consigliere comunale di Ancona fu l'esponente dell'Udc Praticò, che disse "io ero contrario, però a questo punto voto non da esponente del mio partito ma da cittadino che ama la sua città e non si può abbandonare quel che c'è per sposare demagogicamente quel che non ci sarà". A questo punto, che si venga anche a fare la difesa di questa scelta che mutilerà la città di Ancona, dando un alibi alle stesse inadempienze che io temo il mio Governo potrebbe anche comportare, è una cosa talmente penalizzante per la città di Ancona, che mi sorprende che per motivi che probabilmente ricadono ancora in quella ragnatela di solidarietà interne alla sinistra, corrispondenti a contrapposizioni interne alle "bande" della sinistra, hanno penalizzato le possibilità di organizzare un settore cruciale come il trasporto.
Non sono così fazioso e partigiano da non prospettarmi il rischio che le promesse potessero essere sol quello, ma forse il ruolo vostro doveva essere non cercare di scongiurare il rischio che qualcosa si facesse ma schierarsi per l'augurio che alle promesse seguisse concretezza, pronti, nella logica di un gioco delle parti, di una contrapposizione ad un'altra posizione, a criticare la mancata realizzazione delle promesse, non a prevenirla, perché questo non è il "tanto peggio tanto meglio", ma è veramente la scelta ideologica e culturale del peggio comunque, perché nel peggio si possa riuscire a costruire le verbali costruzioni di un'affermazione gratificante nei palazzi della politica ma veramente estranee all'interesse, alle attenzioni della cittadinanza, che costata come molto spesso le opere promesse da molti, se non da tutti, non travalicano mai il cancello delle cose promesse e non realizzate.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Vorrei ripetere una cosa che ho detto anche al viceministro Baldassarri. Io sono sinceramente preoccupato di questo scontro istituzionale tra governo regionale e centrale e sono sicuro che da questo scontro ci rimetteremo tutti, ci rimetteranno soprattutto le infrastrutture della nostra regione. Quindi, cerchiamo ciascuno di fare la nostra parte con il buon senso. A Baldassarri ho detto che il raddoppio della SS 76, che ha terminato il suo iter dal punto di vista progettuale, non dovrebbe in alcun modo subire ritardi per l'inserimento di una forma nuova di progettazione — il project-financing — che ho la sensazione che possa funzionare bene per quanto riguarda le arterie autostradali, possa funzionare molto meno bene per quanto riguarda le arterie statali, perché è chiaro che gli interessi sono differenti: non ci sono i caselli autostradali ecc.
Una preoccupazione che questo voler estendere a tutto questa forma di finanziamento possa ritardare anche opere come quella del raddoppio della 76, che altrimenti potrebbero partire subito, onestamente ce l'ho e l'ho detto chiaramente al viceministro Baldassarri. Allo stesso tempo dico al nostro Presidente D'Ambrosio di adoperarsi per far sì che, al di là dello scontro a livello di magistratura, ci sia la possibilità di un accordo diretto con il ministro. Io auspicherei questo veramente, per il bene di tutti noi, della nostra regione.
Da parte mia, per quel pochissimo che posso contare e per quello che può contare l'Udc, ci adopereremo per sensibilizzare i vertici governativi in questo senso. Vi chiedo di fare altrettanto, il mio è un appello al buon senso, perché credo che altrimenti andremmo incontro a problemi tutti quanti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Soltanto per unirmi alla disapprovazione espressa in questa mozione per l'iniziativa intrapresa, peraltro in maniera autonoma, non condivisa, neanche partecipata, che a mio avviso mostra proprio una mancanza di senso di responsabilità istituzionale forte. Indipendentemente dal gioco delle parti, dal gioco della politica, qui non bisogna giocare sulle infrastrutture, su quello che sarà lo sviluppo di questa regione, soprattutto il benessere dei cittadini. C'è un atteggiamento della maggioranza di centro-sinistra regionale diffuso, purtroppo, un po' dappertutto ed anche a livello nazionale, di disfattismo, di assoluta mancanza di intenti propositivi e collaborativi con la maggioranza di governo, anche quando il ruolo istituzionale imporrebbe invece di fare diversamente.
Un atteggiamento pericoloso, perché qui bisogna invece collaborare, si può e si dovrà censurare, qualora le cose non vadano bene, a consuntivo di questi progetti quando non verranno attuati; non si deve, Silenzi, bloccarli prima, perché voi li state bloccando prima... (Interruzione). Non ho visto solerzia nella realizzazione di opere da parte del Governo di centro-sinistra che per anni ci ha purtroppo accompagnato e bistrattato, soprattutto per quanto riguarda le Marche, non ho visto attenzione alcuna, non ho visto nessuna grande opera iniziata, non ho visto neanche l'attenzione ad un progetto per le Marche, quindi il vostro atteggiamento è quello di prendere in castagna, indipendentemente dal benessere, dall'utile per i cittadini marchigiani di prendere in castagna il Governo, di poter dire "avevamo ragione, questa cosa non è andata a termine, noi ce le metteremo tutta proprio per far sì che non vada a termine". E' quello che abbiamo visto nella discussione strumentale sul fondo sociale nazionale, cioè si è cercato in tutti i modi non di raggiungere un risultato Presidente, ma di sbandierare e utilizzare il risultato negativo che si sperava da parte del Governo venisse, facendo una parata e una strumentalizzazione addirittura in tutti i Consigli comunali, che purtroppo per voi non ha dato i suoi frutti, perché quella era una fase interlocutoria, una fase di confronto, una fase dialettica, una fase di consultazione sulla distribuzione del fondo che non ha avuto l'esito che voi speravate, perché il fondo è stato addirittura rimpinguato, le Regioni non hanno perso nulla oltre al fatto che la distribuzione lì prevista non era comunque di per sé penalizzante nelle somme in assoluto, ma caso mai nella diversa scelta politica della distribuzione, quindi è inutile chiarire quello che è chiaro, cioè state aspettando di cogliere in fallo un Governo che invece, per la prima volta sta cercando di fare qualcosa per le Marche, e la scuola di talassemia insegna. Spero di no, ma pare che sta insegnando anche il vostro atteggiamento sul "quadrilatero". Le Amministrazioni comunali di centro-destra stanno mostrando un atteggiamento diverso, costruttivo: interloquiscono, collaborano con istituzioni sovraordinate che sono di altro colore politico, come la Regione, come la Provincia per i Comuni di Fermo e di Civitanova. Lavorano insieme, evitano che lo scontro politico, il gioco delle parti ricada sulla pelle dei cittadini. Voi no, probabilmente, perché l'essere uomo di partito è; per il comunista di prima, che però mi pare non sia cambiato oggi, la prima cosa, indipendentemente dall'essere anche uomo delle istituzioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio, per le conclusioni.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. A me pare che abbiamo detto una serie di cose che richiedono innanzitutto una precisazione in fatto, poi faremo anche una valutazione politica.
Quello che la collega Romagnoli ha detto non è esatto, primo perché noi abbiamo un rapporto istituzionale, come Regione, con tutte le istituzioni sul territorio, prova ne sia che questa mattina ho firmato un accordo di programma con il sindaco di Ascoli Piceno, in base al quale la Regione dà 5 miliardi per il recupero parziale di palazzo Sgariglia, dove si faranno 12 alloggi popolari. L'ho firmato questa mattina e non ho mai fatto distinzioni. Inoltre vorrei dire sempre al consigliere Romagnoli che è molto attenta, che sulla vicenda del fondo sociale c'è una lunga storia: la pregherei, prima di approfondirla, di informarsi presso il sottosegretario al Ministero del welfare sul ruolo delle Regioni e sul fatto che alla fine, in parte, si è giocato anche — e il bisticcio qui è tutto voluto — a un gioco delle parti, perché stavamo dalla stessa parte e il nostro interlocutore comune, su posizioni di chiusura netta, era all'interno del Governo stesso. Come capita molto spesso. Capita spesso che i ministri delle singole materie — sanità, servizi sociali, agricoltura ecc. — dicano alle Regioni "noi siamo d'accordo con voi ma abbiamo uno stop a un livello che è quello del ministro dell'economia", per dirla proprio tutta chiara. E non è raro il caso in cui i Ministeri, direttamente o indirettamente fanno capire o dicono alle Regioni che uno sforzo forte delle Regioni per scardinare la resistenza del Ministero dell'economia li vedrebbe senz'altro d'accordo.
Questi sono i fatti, poi possiamo ricamarci sopra, siamo contenti.
Volevo smentire un altro elemento, generale. Non è vero che noi non aspettiamo altro che non vengano fatte le opere. Saremmo degli stupidi terribili. Io ho una serie di difetti sterminata, la stupidità masochistica non ce l'ho. Vorrei molto che venissero fatte le infrastrutture; vorrei però che venissero fatte non dico come vogliamo, come pensiamo noi, ma in maniera tale da non scardinare regole e soprattutto da non accentrare in sedi improprie i processi e i profili programmatori e decisionali che stanno a un certo livello istituzionale e non ad un altro.
Fatte queste premesse vorrei chiarire alcuni dati di fatto che vedo non sono molto conosciuti.
La mozione dei consiglieri Massi e Pistarelli pone due questioni: la prima riguarda l'obbligo da parte della Giunta di coinvolgere il Consiglio nella definizione degli indirizzi e negli obiettivi della programmazione regionale, nella fattispecie gli indirizzi e gli interventi nazionali infrastrutturali di trasporto, ricadenti nel territorio regionale; la seconda questione riguarda le motivazioni dei ricorsi alla Corte Costituzionale e al TAR Lazio.
Gli indirizzi, gli obiettivi e gli interventi infrastrutturali, viari e ferroviari, sono interventi da tempo oggetto della programmazione regionale, ampiamente dibattuti nel Consiglio regionale nelle passate legislature (il Piano regionale dei trasporti del 1994, lo studio di fattibilità del 97 del Corridoio Adriatico, il Piano d'inquadramento territoriale del 1998).
In questi anni è rimasto invariato l'interesse strategico degli interventi, definiti in quegli strumenti di programmazione e che in modo compiuto individuano il "sistema nazionale" dei trasporti delle Marche. Questi interventi ripetutamente e coerentemente sono stati ripresi: 1. nei piani triennali ANAS che si sono susseguiti, su segnalazione della Regione, nell'ultimo decennio e nei contratti di Programma delle Ferrovie; 2. a seguito degli eventi sismici del '97, nell'Intesa Istituzionale di programma del '99, riguardo il quadrilatero Marche-Umbria.
Tali interventi, sempre di concerto con la Regione, sono ripresi nel Primo Programma delle Infrastrutture strategiche di cui alla delibera Cipe n.121 del dicembre 2001, ai sensi della Legge Obiettivo del 2001.
I capitoli dell'Intesa concertati con il Governo, come vi è noto, comprendono quanto segue.
Interventi viari: il quadrilatero, comprendente le due trasversali (la SS. 77 ed ex 78, la SS. 76) e la Pedemontana, la Fano- Grosseto, gli allacci plurimodali al porto di Ancona e le infrastrutture di allaccio all'interporto di Iesi, il nodo infrastrutturale di Ancona. Sono previsti impegni per l'A.14 e per l'adeguamento della SS. 4 Salaria.
Interventi ferroviari: il potenziamento e il raddoppio delle tratte Montecarotto-Fossato di Vico e i miglioramenti della linea adriatica (by-pass API e la galleria Cattolica-Castellano, la cui strozzatura impedisce la funzionalità del traffico intermodale del Corridoio Adriatico). E debbo dire che ogni riunione al Ministero delle infrastrutture termina con una richiesta specifica mia al ministro e al responsabile delle ferrovie. Quello è un lavoro da 40 miliardi che si può fare abbastanza velocemente e che è l'unico, ultimo, insuperabile ostacolo a che i Tir possano viaggiare sui binari. Mi si dice sempre sì, ma non si è fatto ancora.

FABIO PISTARELLI. E' dal 1995 che se ne parla.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Sì, ma questo sta all'interno dell'intesa istituzionale di prima e di adesso e il risultato è zero: dal 1995 al 2000 per responsabilità e dal 2001 al 2003 per responsabilità, identiche come risultato finale, diverse come colore politico.
La Regione, in coerenza con queste linee strategiche, consolidate negli anni con il consenso del Consiglio regionale e del Sistema delle Autonomie, nonostante il ricorso alla Corte sulla legge 443 e sul decreto attuativo, a tutela delle prerogative regionali, ha sottoscritto il 24 ottobre 2002 l'Intesa generale quadro, firmata da me con il presidente Berlusconi, con il ministro Lunardi e con il ministro Matteoli. Fra l'altro il viceministro Baldassarri non è interlocutore formale della Regione Marche perché non aveva la veste per firmare. Lo stesso comportamento, identico a quello della Regione Marche — ricorso alla Corte e sottoscrizione dell'intesa di programma — è stato assunto dalle Regioni Emilia Romagna, Toscana ed Umbria, sedi di pericolose Giunte di sovversivi di sinistra, ma anche dalla Lombardia che non mi risulta ancora essere ascrivibile a questo elenco. Tra l'altro la Lombardia è la più dura oppositrice delle tendenze centralistiche del Governo, anche perché ha le forze, le capacità, le competenze per ritenersi prima interpares e non gradisce invasioni. Tutte le Regioni, in sede di Conferenza Stato-Regioni, avevano espresso parere negativo sull'intero quadro normativo della legge obiettivo, perché lesiva delle competenze regionali di cui all'art. 117 della Costituzione. Qualcuno degli intervenuti, prima — Novelli — ha riconosciuto che è pacifica la violazione di queste cose, quindi non si può dire che, siccome il Governo è di un certo colore si impugna e se è di un colore diverso non si impugna. Il discorso è diverso, perché qui stiamo tutelando prerogative di una istituzione, a prescindere da chi poi, si occupi di questa istituzione e dell'istituzione "Governo", perché un rapporto di leale collaborazione, presuppone soprattutto il rispetto delle competenze, che è la prima regola in generale.
La nostra posizione, ribadisco, è stata mossa da due obiettivi: la tutela delle prerogative regionali, ancora più evidenti dopo il nuovo titolo V della Costituzione; la salvaguardia degli interessi regionali, partecipando alla programmazione nazionale delle Infrastrutture strategiche.
Ecco perché non abbiamo ritenuto di riportare al Consiglio il contenuto dell'Intesa e il ricorso alla Corte, in quanto tali atti sono coerenti con gli indirizzi e le decisioni assunte dal Consiglio nel corso degli anni, in questa e nella precedente legislatura.
.L'Intesa perché attuativa degli atti programmatori regionali, l'altro, perché i ricorsi, antecedenti alla sottoscrizione dell'Intesa, sono stati promossi a tutela delle prerogative regionali. Non attivare i ricorsi sarebbe stata una forma di "omissione istituzionale". Del resto, su questo tema si è sviluppata una tale conflittualità e una tale massa di ricorsi alla Corte, con reciproco atteggiamento delle Regioni verso il Governo e del Governo verso le Regioni, tanto che mi sembra che questo sia il lato meno politicamente discutibile di tutta la vicenda.
Tale comportamento non è contraddittorio, perché con l'Intesa si è cercato di recuperare il vulnus prodotto dalla legge obiettivo: sono stati inseriti precisi impegni da parte del Governo per una leale collaborazione e si sono introdotte procedure di concertazione che avrebbero potuto costituire "un patto di affidabilità" tra le parti.
E' stato e continua ad essere costante il nostro impegno affinché le Marche accedano ai finanziamenti programmati dal Governo.
L'azione avviata dalla Regione non compromette, quindi, la realizzazione degli interventi infrastrutturali programmati e non intende compromettere il futuro dello sviluppo infrastrutturale. Voglio infatti ricordare ai numerosi colleghi che hanno conoscenze di diritto, maggiori anche delle mie, che il ricorso è stato presentato ma senza alcuna richiesta di sospensiva, ovviamente.
L'Intesa potrebbe consentire, già nel corso del corrente anno, ai Soggetti attuatori (ANAS, Ferrovie, Regione) di presentare progettazioni di interventi al CIPE che potrà così deliberare sul finanziamento, consentendo in tempi rapidi l'avvio delle procedure per la loro realizzazione.
Infatti, è conclusa la progettazione con finanziamento delle seguenti opere: Il lotto Albacina -erra S. Quirico del raddoppio della SS. 76; raccordo dell'Interporto di Iesi alla SS. 76; tratto Sfercia-Colle Sentino II della SS. 77; Pedemontana delle Marche, tratto Fabriano-Muccia; tratto Mercatello sul Metauro-S. Stefano di Gaifa della E. 78 Fano-Grosseto; adeguamento ferroviario della Galleria di Cattolica; tratto Castelplanio-Serra S. Quirico. Queste sono tutte opere che possono partire domani.
Sono in fase di completamente della progettazione con programmazione finanziaria: raddoppio della SS. 76 (lotti Fossato di Vico-Cancelli, Galleria Sassi Rossi-Serra S. Quirico); tratto Colle Sentino II-Muccia della SS. 77; tratto ferroviario Fabriano-Serra S. Quirico; by-pass ferroviario API, compreso il raccordo con la linea Falconara-Orte.
La complicazione, nelle relazioni tra Regione e Governo, avviene con la delibera CIPE del 31 ottobre 2002, che ha come oggetto il Quadrilatero e che avrebbe dovuto limitarsi a dare esecuzione all'Intesa. La delibera CIPE avrebbe dovuto essere la traduzione concreta in termini di finanziamento, di quello che era stato firmato e stabilito nell'intesa.
La delibera CIPE, è stata assunta a pochi giorni dalla firma dell'Intesa, nonostante una precisa richiesta mia e da parte del presidente dell'Umbria di cancellare dall'ordine del giorno il punto "esame del quadrilatero", perché in contrasto con gli impegni formali e di merito assunti con l'Intesa sottoscritta appena quattro giorni prima.
Infatti, la delibera CIPE contraddice le indicazioni dell'intesa. relative al quadrilatero, e in particolare introduce:
- istituti della programmazione territoriale non previsti dall'intesa ed invasivi della competenza regionale e locale (piano di area vasta). Questo strumento non è previsto da nessuna disposizione legislativa sia nazionale che regionale, né come strumento di programmazione né come strumento di tipo urbanistico, e può risultare pertanto risultare di difficile applicazione. Comunque il piano di area vasta è oltremodo invasivo delle competenze e dell'autonomia della Regione e delle Autonomie locali in materia urbanistica;
- modalità di finanziamento non concordate né valutate dai partners firmatari dell'intesa;
- figure per la realizzazione delle opere (contraente generale ed attuatore unico) che per l 'intesa dovevano essere limitate ad una sola parte dell'intero progetto, cioè il tratto della SS 77 Muccia-Foligno.
Se quello fosse stato il contenuto della delibera CIPE e se quello tornerà ad essere il contenuto dell'azione del Governo, il ricorso decade, ma noi lo ritiriamo subito. Non soltanto se succede questo, come vi dirò.
La posizione della Regione Marche era conosciuta dagli interlocutori governativi firmatari dell'intesa (Presidente del Consiglio, Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ministro dell'Ambiente; faccio notare che il Vice Ministro Baldassarri non ha partecipato alla sottoscrizione dell'intesa e quindi non è interlocutore formale della Regione).
Durante la stesura dell'Intesa abbiamo accettato di inserire l'ipotesi di un ricorso alla figura del contraente generale e ad una sperimentazione di forme di finanza innovativa, chiaramente circoscritta al solo tratto della SS 77 Muccia -Foligno.
Il Ministro Lunardi, con una sua nota del 30 ottobre, facendosi carico delle contrarietà alla delibera da parte delle due Regioni, Marche e Umbria, ci informava di aver dato disposizioni agli uffici del suo Ministero di contattare gli Uffici regionali per dare luogo, di comune intesa, alla revisione della deliberazione CIPE non rispettosa dell'Intesa e per dare concreto avvio alla realizzazione del progetto. Ciò purtroppo non è avvenuto.
La nostra avversione all'ipotesi generalizzata (l'intero quadrilatero) inserita dalla delibera CIPE, oltre alle considerazioni di principio e di metodo è motivata dal rischio, nel concreto, di allontanare i tempi delle realizzazioni e di ricominciare un percorso di progettazione in corso o già realizzato.
Per dirla chiaramente, la 76 è quasi tutta completa come progettazione e finanziamento, la 77 no. Estendere alla 76 l'istituto previsto dell'intesa — e noi l'abbiamo accettato — può significare il rallentamento della 76, perché se viene tutto inserito in un progetto unico, può comportare il rischio del rallentamento della 76 finché non è completa la progettazione della 77. L'altro rischio, ancora più concreto, è di un monte-finanziamento nel quale non si capisce bene quali siano le risorse destinate alla 76 e quali destinate alla 77, senza fare una osmosi fra vasi comunicanti, che sarebbe negativa per l'opera che sta più avanti e che, secondo il principio che noi abbiamo più volte detto con il ministro Lunardi e anche con il viceministro Baldassarri, chi ha i progetti pronti parte e non aspetta che ci siano i progetti per tutto, che è ovvio, è banale.
Questo è il punto vero di contrasto tra noi e quella delibera.
Anche dopo la delibera CIPE del 31 Ottobre, mi sono più volte rivolto al Ministro Lunardi oltre che al Presidente del Consiglio per ottenere il rispetto dell'Intesa.
Faccio grazia delle perplessità di ordine tecnico, non politico, delle nostre strutture tecniche, non interne ma anche esterne, sulla fattibilità del progetto di finanza relativo alla 77 e alla 76, molto discutibile mi dicono e che fra l'altro credo che non sia quello su cui il Governo intenda muoversi ancora, perché francamente presenta dei rischi enormi di fattibilità, di costituzionalità e soprattutto di efficacia.
Sottolineo, a tal proposito, il preciso impegno assunto dalle parti firmatarie ad attuare l'Intesa "con spirito di leale collaborazione", "nel rispetto dell'ordinamento costituzionale e della lealtà a questo dovuta".
Il ricorso per conflitto di attribuzione contro la delibera CIPE è fondato sulla violazione degli artt. 117, 118, 119 della Costituzione (competenze legislativa, regolamentare ed amministrativa, autonomia finanziaria delle Regioni), riproponendo i motivi già sostenuti nel ricorso di legittimità costituzionale avverso la legge n. 443/2001, legge obiettivo).
Il ricorso al TAR Lazio avverso la stessa deliberazione intende far valere il contrasto tra la determinazione del CIPE ed i principi stabiliti dall'Intesa generale quadro. Noi auspichiamo la risoluzione del conflitto, prima di giungere ai pronunciamenti del TAR e della Corte, e trovare la modalità migliore per dare attuazione all'Intesa del 24 ottobre. Noi vogliamo dare attuazione all'intesa, non abbiamo alcun interesse a fare processi o a opporci in tutte le varie sedi istituzionali al Governo, non è nostro interesse.
A questo proposito le Marche e l'Umbria si sono recentemente incontrate per valutare l'opportunità di ricorrere, per le parti non finanziate del quadrilatero — perché quelle finanziate devono seguire il principio che chi ha pronti i progetti deve partire — anche a forme innovative sia nella finanza che nella gestione del processo, purché preventivamente concordate tra le parti. Non vogliamo trovarci di fronte a dichiarazioni di stampa o a decisioni unilaterali che invadono non solo il nostro ambito di competenza ma la struttura dell'accordo fra la Regione e il Governo.
In sostanza le due Regioni si dichiarano disponibili, senza pregiudiziali ma nel rispetto dei principi della leale collaborazione tra Istituzioni, ad attivare in tempi brevissimi un tavolo di lavoro col Ministero delle Infrastrutture ed eventuali altri partner nazionali e locali, per definire in termini operativi tempi e modalità dell'esecuzione delle opere. A tale proposito nei prossimi giorni sono programmati incontri con il Ministro a Roma e in Ancona.
Per sanare questa conflittualità che non mi piace, anche se ritengo di avere ragione, le vie sono semplici. Sono due, ma in sostanza è una sola: il Governo può modificare la delibera Cipe dicendo "tutto questo che c'è scritto non si applica a tutto il quadrilatero ma alla 77", come c'è scritto nell'intesa; oppure "guardate, abbiamo pensato che forse vale la pena di fare una cosa che sia unitaria". Allora sediamoci attorno a un tavolo e cominciamo a vedere come, con chi, con quali risorse, con quali priorità si fanno le opere.
Se questi sono gli intendimenti — e noi questo chiediamo — non c'è dubbio che il ricorso al Tar verrà ritirato.
Faccio poi notare ai colleghi che sanno di diritto, che il ricorso al Tar di per sé non sospende nulla se non si chiede la sospensiva, che noi non abbiamo chiesto assolutamente. Quindi, volendo c'è la strada amplissima per fare un percorso di buon senso che ci porti al risultato che vogliamo, che è il risultato di cominciare a fare le infrastrutture sul serio, concretamente, sui luoghi e non soltanto sulle dichiarazioni. Questo noi vogliamo. Se questo vuole anche il Governo, una strada perché si raggiunga un accordo è un'autostrada; se il Governo invece ritiene di andare avanti sulla sua decisione, che noi non condividiamo, sulla quale non siamo stati sentiti e che pone a rischio le priorità oggettive e programmatorie delle infrastrutture e degli interventi sulle infrastrutture che sono competenza della Regione vostra, nostra, non mia, allora andremo avanti. Ma la strada, ripeto, è un'autostrada.
Questo è il punto reale su cui, credo, dobbiamo riuscire a trovare un accordo per far comprendere all'interlocutore che noi non abbiamo nessuna voglia di fare processi, abbiamo voglia di fare strade.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, mi aspettavo perfettamente l'esposizione che lei ha fatto di ricognizione dei tempi e delle procedure, ma anche la sua valutazione e interpretazione giuridica delle singole procedure, quindi non sono deluso dalla esposizione dei fatti e dall'interpretazione che lei ha fatto peraltro propriamente, perché quanto a diritto non dobbiamo rimproverarle niente. Ma io non so se lei ha colto l'aspetto politico, pur nella polemica, che noi volevamo realizzare.
Intanto una premessa. Se anche la Lombardia è una Regione di centro-destra e il presidente Formigoni è un autorevole esponente di Forza Italia, al sottoscritto, come consigliere regionale della Casa delle libertà questo aspetto non rileva assolutamente, perché, ripeto, nella tradizione del mio partito e nella mia educazione personale, se ci fosse da contestare il presidente del Consiglio fosse del mio partito, non avrei alcuna remora a farlo. La storia della Democrazia cristiana insegna: noi processavamo i presidenti del Consiglio ai nostri congressi. Quindi non c'è nessun problema. Quello che fa il presidente Formigoni io non l'approvo come quello che fa qui il presidente D'Ambrosio. Ma perché? Non è che a me sfugga il fatto che la legge obiettivo vada a togliere quote di autonomia alle Regioni, quindi è legittima sicuramente la sottolineatura delle Regioni su questo scippo di una parte di potestas in capo alle Regioni. Quando lei dice "noi abbiamo cercato di tutelare le prerogative della Regione", la valutazione che proponevo era: primo, se non fosse stato il caso di parlarne insieme, perché comunque, anche l'azione sua come Presidente dell'Esecutivo regionale per far valere questo aspetto a Roma avrebbe avuto più forza se fosse stato coinvolto il Consiglio. Posso dire che, per quanto almeno mi riguarda, in quella sede io non avrei eretto barriere su questa azione, perché dal punto di vista del diritto mi rendo conto che la legge obiettivo opera una sottrazione di potestas su questa vicenda. L'altra cosa è la concertazione con l'ente Provincia. Prima io ho fatto un po' di polemica politica insinuandomi tra la mancanza di un collegamento operativo tra la Regione e la Provincia di Macerata, ma è così, al di là di chi governa a Macerata. Io credo che una concertazione di questa azione con la Provincia avrebbe dato più forza all'azione regionale.
Non dimentichiamo — qui superiamo alcuni aspetti polemici — che Amagliani, sul Cornello, in un intervento recente ha accusato il Governo di trascurare finanziamenti, programmazione, progettazione, ma dai vostri interventi sembra che si accusi il Governo — personalizzato o meno nella figura di Baldassarri — di un eccesso di progettazione e previsione, perché comunque una delibera Cipe formalmente assunta è un impegno sui bilanci statali. Una delibera Cipe non è una mozione, come stiamo facendo noi oggi, passa o non passa; una delibera Cipe qualcosa scrive, quindi non è possibile trattare una delibera Cipe come voi avete trattato finora.
Sugli incarichi professionali prego l'assessore Silenzi di soprassedere, perché non tocchiamo questo aspetto delicato con nomi o meno, in quanto l'attuale Giunta regionale, per la scienza degli incarichi professionali meriterebbe la laurea honoris causa, per la scientificità e la distribuzione politica degli incarichi professionali. Quindi non parlate di questo, perché è un terreno minato per la Giunta regionale parlare agli altri di incarichi professionali. Avete svilito la dotazione organica di questa Regione, con centinaia di incarichi professionali, pagati centinaia di milioni. Lasciamo stare.

GIULIO SILENZI. Ma chi paga, la Provincia?

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Lo deve pagare la Regione? No.

GIULIO SILENZI. Non lo so, ma chi paga?

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Chiedetelo al "compagno" Pigliapoco, vi deve rispondere il "compagno" Pigliapoco.

GIULIO SILENZI. Pigliapoco dice che non paga perché non ha commissionato.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Ultima cosa. Non parliamo di cittadini maceratesi, parliamo di cittadini marchigiani, assessore Silenzi. Noi abbiamo un problema: che quando abbiamo avuto un sottosegretario del Governo dell'Ulivo che si chiama on. Calzolaio, sottosegretario all'ambiente, ci abbiamo messo due anni e otto mesi per avere la VIA su un tratto di tre chilometri della superstrada 77. Lasciamo stare queste valutazioni su chi fa di più e chi fa di meno, lo vedremo dopo, tanto avete sempre lo strumento elettorale. Però, per quanto riguarda le infrastrutture in anni di Governo dell'Ulivo, sappiamo che cosa è successo.
Non sto qui a fare una professione di fede su quello che fa Baldassarri. Per quanto mi riguarda il sottoscritto, il mio partito, il nostro gruppo controlleranno appieno le procedure di qualunque uomo di Governo si occupi della regione Marche. Quindi non abbiamo alcun problema e non abbiamo alcuna professione di fede da fare. Di speranza e di collaborazione sì.
Naturalmente noi voteremo per questa mozione. Quello che voglio sottolineare è che il Presidente dice: "se il Governo limita alla superstrada 77 il project-financing liberando la parte che riguarda la 76 e la pedemontana, noi siamo pronti a sottolineare il ricorso". Colgo allora positivamente che voi non avete richiesto la sospensiva al Tar, quindi mi consenta, Presidente, di affermare l'inutilità di questo ricorso, perché se un ricorso è senza sospensiva, lei sa che nel merito il Tar non entra prima di 5-6 anni.
A nostro avviso c'è ancora la possibilità di un accordo: coinvolgete il Consiglio e le forze politiche su cosa si può fare su questo. L'interesse di tutti è che non si blocchi niente, non nel dialogo o nello scontro tra Regione, Baldassarri e il Governo, ma soprattutto perché — parliamoci da marchigiani — le altre Regioni potrebbero beneficiare di questa vicenda per far passare i loro progetti, probabilmente più pronti dei nostri, avanti in graduatoria.
Chiedo quindi al Presidente di fare ulteriori proposte nei prossimi giorni, che noi, anche come Consiglio, possiamo valutare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Dal dibattito è emerso chiaramente che vi sono nella maggioranza due atteggiamenti, quanto meno. Uno è quello del Presidente, che comunque, alla fine invita ad un dialogo e a un confronto; l'altro rappresentato dall'assessore Silenzi, che invece non perde occasione per lanciare accuse, invettive, facendo trasparire una speranza della sinistra: quella che il le tante realizzazioni che il Governo nazionale sta portando avanti non abbiano compimento. Questo è l'auspicio anti-italiano, anti-istituzionale, contro il senso della comunità nazionale di cui parlava la collega Romagnoli. Non abbiamo mai giocato, noi, dai banchi dell'opposizione, al "tanto peggio tanto meglio", o addirittura al prospettare che siano state tutte fandonie quelle scritte, proposte nelle leggi, nei regolamenti che in tanti anni si sono succeduti, anche in questa Regione, anche nel Governo nazionale e relative alla realizzazione di certe opere o al raggiungimento di certi obiettivi. Mai abbiamo giocato queste carte e voi lo fate continuamente, state ripetendo "sono tutte fandonie, sono tutte promesse, sono tutte invenzioni". Invece di aiutare a realizzare determinati processi e procedure, state montando una polemica sul fatto che ancora queste procedure non siano definite, sul fatto che dietro queste procedure non ci sia nulla, o peggio sul fatto che dietro queste procedure ci sia solo l'interesse dell'annuncio della parte e non l'interesse della comunità regionale.
Questo è un atteggiamento molto grave, nel metodo e nel merito. Nel metodo, come abbiamo detto, privo di senso dell'appartenenza, privo di senso dell'istituzione, privo della capacità di aspirare sempre, tutti quanti al bene comune; nel merito per le cose che brevemente dirò, sulla questione del "quadrilatero" Umbria-Marche, perché non stiamo parlando del cavalcavia di Civitanova Marche, proposta in fase di elezioni amministrative che sta andando avanti ma con i suoi tempi e nelle sue sedi, completamente diverse rispetto alla delibera Cipe da voi impugnata, caro Silenzi. Non stiamo parlando di questo. Parleremo di Civitanova Marche quando sarà necessario, caro Silenzi, nelle sedi opportune... (Interruzione).

PRESIDENTE. Collega Silenzi, la invito a far intervenire tranquillamente il consigliere Pistarelli per dichiarazione di voto.

FABIO PISTARELLI. ...e nelle sedi opportune, perché si tratta di una realizzazione locale che potrebbe essere inserita nel discorso viario della superstrada 77 che tanti problemi sta causando da anni, da decenni a Civitanova Marche. Guardate quello che succede all'uscita della superstrada e all'imbocco dell'autostrada: intasamenti continui. Guardate quello che succede all'uscita delle superstrada e all'imbocco della statale 16. Una città bloccata, ed è la città più dinamica della provincia di Macerata.
Aver posto questo problema è a merito, non a demerito di chi l'ha fatto. Veramente stiamo facendo delle affermazioni assolutamente gravi e prive di senso.
Ma parliamo della legge obiettivo, del "quadrilatero" e della delibera Cipe. E' pretestuoso dire che la delibera Cipe sia in contrasto con l'intesa generale quadro, caro Presidente, perché in data 24 ottobre il Ministero delle infrastrutture ha stipulato con la Regione Marche e l'Umbria l'intesa generale quadro così come previsto dalla legge 166 del 2002, aggiungendo, su richiesta delle Regioni, in tale contesto, ulteriori infrastrutture non facenti parte del progetto "quadrilatero". La delibera specifica che la progettazione preliminare e lo studio d'impatto ambientale sono mirati a ricondurre a sistema gli interventi puntuali indicati nello studio di fattibilità e pre-fattibilità e recepisce tutte le progettazioni effettuate nei tratti che costituiscono il "quadrilatero".
L'intesa quadro nei suoi caratteri essenziali programmatori, è stata recepita dalla delibera Cipe 93, come da nota integrativa del 7 novembre 2002, trasmessa al Cipe dal Ministero delle infrastrutture. Pertanto questa delibera evidenzia in modo chiaro e inequivocabile l'iter amministrativo del progetto effettuato fino ad oggi, il quadro tecnico-progettuale, gli impegni di spesa, le procedure e i tempi necessari per l'attuazione dell'intervento.
E' da escludere che ci siano state forzature, ma la ferma volontà di finanziare il "quadrilatero" nella sua globalità, perché si tratta, come più volte evidenziato nella stessa delibera, di un progetto integrato complesso, di carattere interregionale, che va oltre, pertanto, la questione del titolo V e delle competenze della Regione. La preoccupazione di allontanare i tempi delle realizzazioni è pretestuosa, Presidente. Fino ad oggi, in 40 anni solo modeste realizzazioni, piccoli tratti, inconsistenti raddoppi, poco funzionali. Non c'è un sistema infrastrutturale, altro che piano dei trasporti del 1994, Corridoio adriatico fallito, piano integrato territoriale che dice cose lontane dalla realtà. Addirittura parla dell'asse relativo alla Val Potenza come un asse di collegamento tra il turismo marino e quello montano, quando lì ci sono le industrie più importanti della provincia di Macerata.
Queste preoccupazioni le abbiamo noi che per 40 anni abbiamo visto realizzarsi nulla, caro Silenzi. Oggi, invece, siamo nel percorso nuovo, nel quadro normativo della 443, cioè della legge obiettivo e siamo, grazie al viceministro Baldassarri, grazie alle sensibilità istituzionali di tutti i ministri coinvolti, Lunardi in primo luogo, nella fase concreta di realizzazione.
Termino con una distribuzione — dato che i colleghi, forse non hanno avuto modo di leggerlo — della pagina di oggi de Il Sole 24 Ore, che non è certamente un giornale di partito, anzi. La do a tutti i colleghi: "Project-finacing, nuove priorità"; sottotitolo: "Più avanzato il quadrilatero Umbria-Marche. Per la Salerno-Reggio Calabria, privati solo dopo la fine dell'opera". Si dice che le Marche sono avanti nelle procedure e nelle realizzazioni e pertanto anche nel discorso Cipe complessivo, perciò nei finanziamenti certi, scritti, non votati con mozioni. Sono delibere e siamo più avanti della Salerno-Reggio Calabria, siamo più avanti delle altre strutture. Questo foglio, cari colleghi, ve lo consegno nei vostri banchi, perché sono sicuro che realizzeremo queste opere, sono altrettanto certo che i marchigiani stanno vedendo chi fa discorsi propositivi e chi invece gioca al "tanto peggio tanto meglio", sperando che non si facciano opere, sperando che le Marche rimangano ancora indietro per cercare di portare a casa qualche misero risultato elettorale, per dire "avete visto? Il Governo non ha fatto nulla". Noi non siamo di questa pasta, noi vorremmo che qualsiasi tipo di Governo — e siamo che il nostro Governo lo farà — realizzasse qualcosa per le Marche, per il loro futuro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Oggi abbiamo avuto la dimostrazione del disegno politico della destra. Si contesta nel merito due anni di attività che non hanno prodotto niente di concreto, ma solamente elaborazioni. Chi ha un minimo di esperienza amministrativa può dire che quel progetto, quelle elaborazioni che Baldassarri ha propinato alle Marche, alla provincia di Macerata, non si realizzerà, perché quella finanza virtuale, quel valore aggiunto sulle aree che si trasformeranno, l'impegno dei Comuni ecc. è un libro dei sogni. Se uno interviene nel merito, la destra dice "siete anti italiani, non volete le opere, bloccate l'attività del Governo". Tra un anno, dopo che non si sarà fatto nulla, alle elezioni provinciali direte "spirito anti italiano, avete bloccato il Governo, non volete le opere mentre noi invece le vogliamo, in 40 anni non è stato fatto niente". Lo puoi dire al firmatario Massi, di questo periodo di 40 anni, Pistarelli.
Questo noi contestiamo, nel senso che il progetto di Baldassarri, a mio avviso è irrealizzabile, perché poggia su dei presupposti che non si realizzeranno, tanto è vero che sono passati due anni e non sono stati fatti passi in avanti.
Quando Pistarelli dice "è stata presentata un'idea progettuale" — ma era un progetto — "la pratica sta andando avanti", cosa significa? Dopo un anno, dell'"andando avanti" — parlo del mega cavalcavia di Civitanova, che è un'opera importante, certo, molto importante — non si ha notizia. Bisogna allora essere seri, Pistarelli. Cosa significa "andando avanti"? Significa che è stato incaricato un professionista, si sta facendo un progetto, il costo rientra all'interno di una progettazione più ampia? Bisogna non vendere illusioni ma bisogna confrontarsi nel merito. Anche quella è stata un'altra sparata elettorale di cui il ministro si è fatto portatore. Ministro che è uomo di parte, che sempre più cavalca una parte di Alleanza nazionale, che è presente nel territorio sempre più, con interventi, come l'ultimo che ha fatto nulla sanità che rivela non il suo spessore istituzionale ma la sua faziosità, perché questo è Baldassarri. Non un ministro che ha una levatura, uno spessore istituzionale che lo porta a non prendere posizioni di parte, tutt'altro.
E' stato presentato un progetto al "Lauro Rossi" in pompa magna, con tutte le autorità, poi leggo sul giornale che a chi ha fatto quel progetto illustrato e presentato dal ministro non si sa chi deve pagare la parcella: la Provincia di Macerata ha detto che non la pagherà mai perché non ha dato nessun incarico. Anche su questo serietà vuole che si diano risposte chiare: la Fondazione, il Ministero, non lo so... Ha fatto un lavoro, qualcuno gli avrà detto di farlo.
Se io presento un progetto e il professionista non sa chi deve pagare la parcella, quanto meno devo risolvere questo problema. Non so se è stato risolto o meno, c'è un po' di "silenziatore" su questa vicenda. Lo chiedo ai colleghi che sono vicini a Baldassarri, perché la cosa è incredibile. La risposta di Massi fa sorridere, perché la Regione gli incarichi li dà con delibera e li paga. Il problema è che qui è stato presentato un progetto e non si sa chi paga quel professionista che dovrebbe curare gli interessi di questa finanza creativa e di quant'altro Baldassarri va dicendo. E' di una gravità inaudita.
Se vi si fa la domanda voi dovete rispondere, non potete balbettare, cari colleghi dell'opposizione vicini al ministro Baldassarri, perché che un ministro presenti un progetto e poi il professionista non sa a chi chiedere la parcella e questo è oggetto di polemica sulla stampa e poi non si sa più nulla... Io ho chiesto al presidente Pigliapoco se l'aveva pagato la Provincia e la risposta è stata che, siccome non ha dato nessun incarico, la Provincia non ha pagato e non pagherà. Poi voi è normale che un ministro presenti un progetto sul quale illude tutte le Marche e poi il professionista che l'ha fatto va con questa parcella in mano da Pigliapoco, alla Fondazione, non so da quant'altri. E voi non ci rispondete. Ma scherziamo? Pistarelli a un anno di distanza mi dice "il progetto del cavalcavia sta andando avanti". Avanti dove?
Ricordo al Consiglio e ai colleghi vicini a Baldassarri, che mentre noi attendiamo questa opera che, così com'è stata progettata, a mio avviso non verrà realizzata, intanto il primo tratto della 77 da Civitanova a Morrovalle, ha un asfalto che a mio avviso causa e ha causato incidenti mortali. Sarebbe bene che vi fosse un interessamento dell'Anas — la Regione lo ha fatto e continuerà a farlo — per ripristinare il manto di asfalto, perché questo è un problema reale, di sicurezza. Vi invito quindi, al di là dei grandi progetti, ad attivarvi anche per queste piccole cose, tramite l'Anas e i Ministeri competenti.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione 270 a firma Massi e Pistarelli.

Il Consiglio non approva



Commemorazione dell'avv. Mario Gasparrini, già consigliere regionale

PRESIDENTE. E' opportuno, così come stabilito in apertura di seduta, ricordare il collega Mario Gasparrini, deceduto tragicamente.
Ricordo che è stato collega consigliere regionale nella precedente legislatura. Ha lavorato con noi in quest'aula consiliare, ha fato il suo apporto e il suo contributo anche alla discussione di importanti atti, quindi oltre che al collega al quale siamo vicini nelle nostre convinzioni religiose, per chi ha questa interiorità, siamo vicini tutti, come aula, alla famiglia che ha perduto un familiare così importante.
Darei la parola al collega Favia per un ricordo.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, la ringrazio di avermi dato l'opportunità di ricordare un amico. Un grazie particolare va agli amici dell'Udc in quanto, come voi sapete, Mario aveva aderito, da consigliere regionale, al gruppo del Cdu, quindi, forse, sarebbe stato più consono e politicamente corretto che il ricordo fosse stato fatto da uno degli amici dell'Udc, ma stante la mia particolare amicizia con Mario, mi è stato consentito di parlare.
Mario ha un curriculum politico di tutto rispetto. E' stato eletto consigliere comunale di Ancona nel 1983, ha ricoperto la presidenza del centro storico di Ancona, carica nella quale si è molto attivato per la ricostruzione post-sisma. E' stato poi rieletto nel 1988 ed è diventato assessore al commercio. Voglio ricordare, perché lui la considerava un fiore all'occhiello, la realizzazione della Fiera di San Ciriaco al Viale. Si è poi impegnato con molta passione anche a livello di direzione comunale e provinciale della Dc, finché nel 1995 è stato eletto consigliere regionale, venendo poi deprivato del seggio con una sentenza a sorpresa dell'adunanza plenaria del Consiglio di Stato, cosa che lo addolorò moltissimo.
Aveva poi aderito ultimamente a Forza Italia ed era per così dire "in panchina", ma veniva da noi considerato una risorsa di lusso e sarebbe sicuramente ritornato in campo in una posizione di grande prestigio.
Dal punto di vista umano e politico voglio ricordare l'umiltà con la quale lui, che aveva ricoperto ruoli senz'altro importanti — presidente di Commissione, assessore al Comune, consigliere regionale — aveva saputo accettare l'uscita brusca dall'arena politica e aveva saputo mettersi al servizio delle formazioni politiche alle quali ha appartenuto da ultimo, da semplice militante. Questo è il segno di che tipo di uomo fosse Mario Gasparrini, una persona veramente dedita al servizio, dedita a servire.
E' chiaro che quando ti viene a mancare un amico, quello che fa più male è ricordarlo, ricordare gesti, occasioni, momenti di vita vissuta insieme, discussioni, anche questioni e quello che fa più male è pensare che tutto ciò non sarà più possibile. Allora rimane soltanto la forza del ricordo, l'impegno a continuare per la sua strada, nel suo nome, con il suo stesso impegno. Io sono un po' emozionato, colpito perché lui è stato consigliere regionale di Ancona del centro-destra come lo sono io ora, quindi mi sento un suo allievo e un suo erede oltre a essere stato un suo grande amico e quindi sono estremamente toccato.
Quello che voglio ricordare di lui, come esempio, sono due cose. L'attenzione che lui prestava alla gente, anzitutto. Non sono parole di rito. Lui era la persona che correva immediatamente appena c'era un problema, fosse un problema politico, fosse un problema di un amico, fosse un problema anche di una persona che gli chiedeva aiuto attraverso un amico e che lui, magari, non conosceva. Ricordo che aveva sempre le tasche piene di bigliettini, perché aveva tutti appunti di cose che doveva fare ed era una persona che correva dalla mattina alla sera per stare dietro alla madre, per stare dietro ai figli, per stare dietro all'ufficio, per stare dietro ai problemi di tanta gente e, come ha ricordato benissimo una sua e nostra amica, Maria Teresa Sardella su Il Corriere Adriatico, un sorriso era la sua parcella. Tantissime volte lui che faceva l'avvocato, lavorava gratuitamente in difesa di chi non si poteva permettere un avvocato e molte volte, quando gli dicevano "avvocato, quant'è?", rispondeva "un sorriso è la mia parcella, io sono contento che tu abbia raggiunto il tuo obiettivo, che tu sia felice".
L'ultima cosa che voglio ricordare di lui che era un "matrimonialista", quindi si occupava soprattutto di separazioni e divorzi, era l'angoscia con cui affrontava questo argomento essendo un cattolico credente, quindi faticava a lavorare in questo settore e lavorava tantissimo per evitare — tantissime volte c'è riuscito — le separazioni, perché lui aveva un senso della famiglia enorme. Ricordo l'angoscia che aveva soprattutto per la sorte, nell'ambito di queste problematiche socio-giudiziarie, per i bambini. Cercava comunque sempre di risolvere il problema dei bambini, il più delle volte riuscendo a ricucire le situazioni peggiori.
In chiusura un ricordo va alla sua famiglia, ai suoi figli, a sua mamma che è veramente distrutta ed era legatissima a lui che aveva perso il papà da poco tempo, rimanendone molto colpito, alla moglie, ai suoceri, a tutti noi amici che sentiamo veramente il buco della sua assenza, di questa disgrazia che lo ha colpito e che ci ha colpito.
Concludo qui, spero veramente che questo piccolo grande uomo, un esempio per tutti noi, possa rimanere nei nostri cuori ed essere un punto di riferimento, un faro per la nostra condotta futura.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio, per ricordare, oltre che il collega, anche l'avv. Mario Gasparrini.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Non ho ricordi dell'attività politica dell'avv. Gasparrini ma ho ricordi dell'attività professionale, ci siamo incontrati, non spessissimo, io come giudice tutelare, ma spesso, e debbo dire che con lui ho sempre lavorato bene. Una brava persona, una persona tranquilla, che interpretava bene, secondo me, il ruolo dell'avvocato, che non è nemico del giudice, ma che insieme al giudice cerca la soluzione dei casi concreti. Gasparrini su questo l'ho trovato sempre.
Quindi sono molto addolorato per la tragica fine che ha avuto. Ricordo di avergli detto, quando entrò nel Consiglio regionale, che lo vedevo con molto piacere e anche in quell'esperienza ho potuto, in un certo senso, essere confortato nella mia valutazione, nel mio giudizio su di lui.
Mario Gasparrini era una brava persona, e questo credo che sia il punto più importante, la valutazione più significativa di un uomo: una persona per bene, una brava persona.

PRESIDENTE. Invito l'aula ad un minuto di silenzio e di rispetto.

(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio)


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MINARDI


Proposta di legge (Discussione e votazione): «Intervento regionale in favore dell'Associazione per la formazione al giornalismo» Giunta (139)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 139, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Giuseppe Ricci.

GIUSEPPE RICCI. Presidente, colleghi, voglio illustrare brevemente il significato e l'importanza della proposta di legge 139 che la Giunta regionale ha presentato in data 9 agosto 2002, riguardante l'intervento regionale in favore dell'istituto per la formazione al giornalismo di Urbino.
Questa è una delle nove scuole esistenti in Italia — per la verità sono otto funzionanti e una, quella di Napoli, è stata autorizzata ma non è ancora operativa — ed è comunque un scuola apripista, una scuola di riferimento, una scuola tra le principali d'Italia. E' stata la prima ad essere riconosciuta ed autorizzata dal Ministero dopo quella di Milano. E' una scuola che abilita, dopo l'esame di stato allo svolgimento della professione di giornalista.
E' stata creata, voluta, fortemente sostenuta dal compianto rettore sen. Bo ed è stata sostenuta direttamente dalla Regione fin dalla sua fondazione che è avvenuta nel 1990, attraverso finanziamenti che si sono ripetuti per ognuno dei bienni di corso, attivati attraverso i meccanismi del Fse.
Perché è importante una scuola di questo genere, che credo dovremmo considerare un punto di riferimento forte per quel che riguarda anche la caratterizzazione culturale delle Marche? Perché oggi per accedere alla qualifica di giornalista, in base alla legge 69 del 1963, è sufficiente, paradossalmente — credo che adesso sia superato, perché non è questo il meccanismo di accesso per quel che riguarda il titolo di studio — il diploma di scuola media e 18 mesi di tirocinio presso la redazione di un giornale e poi, ovviamente, l'esame di stato finale. Questo tipo di giornalismo, che non voglio considerare in negativo, può prestarsi a diverse interpretazioni: il tipo di qualità, qualora ci fosse l'accesso effettivamente di un giornalista alla professione, che magari ha semplicemente il diploma di scuola media inferiore e i 18 mesi di praticantato in un giornale; la garanzia di imparzialità che si può avere, che magari viene maturata, organizzata, acquisita in relazione ad una professionalità che non è occasionale e non è legata esclusivamente ad una testata di carta stampa, a una testata di giornale periodico, di giornale on-line. Quale tipo di garanzia si può avere, come certezza di professionalità e di qualità, quando magari questa non può essere messa in discussione in relazione al fatto che c'è una discrezionalità da parte dell'editore nel selezionare coloro che possono accedere alla frequenza dei giornali stessi?
Oggi, con il sistema telematico, che ci mette in contemporanea, come in questo momento, in condizioni di essere visibili, ascoltati, sentiti, diffusi in tutto il territorio regionale, attraverso le comunicazioni delle agenzie, attraverso le reti telematiche, attraverso i siti Internet, occorre a maggior ragione cerare un giornalismo più professionistico. Non dico superare il concetto del giornalista come "ragazzo di bottega", ma ovviamente avere la possibilità di creare un giornalista che abbia una professionalità forte, perché i "pezzi" vanno direttamente nella rete telematica, senza alcun filtro a priori, senza alcun controllo a priori, da parte, magari, del maestro che con la vecchia scuola era quello che formava il giornalista e quindi poteva anche visionarne l'opera.
Oggi c'è comunque il doppio canale. Quindi, non voglio minimizzare la rilevanza e l'importanza del canale legato al praticantato presso una testata giornalistica, però c'è anche quello della formazione post-universitaria, che è appunto quello che si attiva attraverso la scuola al giornalismo di Urbino.
Noi abbiamo una possibilità di creare un numero di giornalisti che oscilla attorno alle 50 professionalità ogni due anni, professionisti che si possono diplomare ogni due anni e il meccanismo della scuola è meritocratico: c'è l'università, c'è la selezione con più prove, con un percorso formativo secondo programmi didattici rigorosi, definiti e verificati, ci sono nella commissione professionalità che derivano dal mondo del giornalismo, esperti, professionisti, c'è la possibilità di una verifica anche attraverso degli stages aziendali che fanno parte proprio del curriculum. Poi, occorre preparare professionisti che siano in grado di scrivere sulla carta stampata, di parlare in radio, di fare servizi televisivi, di scrivere "pezzi" on-line su rete telematica. E' quindi ovvio che occorre una formazione molto vasta, che in questo caso può essere garantita proprio da una scuola di formazione universitaria.
Con il meccanismo che abbiamo descritto è chiaro che non esistono riserve. E' una delle osservazioni che è stata fatta a questa legge: "i marchigiani che accedono sono pochi". E' noto che per quanto riguarda le università per le quali la Regione va abbastanza orgogliosa e fiera, avendone una buona diffusione nel territorio e comunque anche un livello di eccellenza — in questo caso ci stiamo riferendo a Urbino, quindi all'università di Urbino — non possiamo dire che gli studenti vengono tutti dalla regione; possiamo dire che il 50% degli studenti circa che frequentano l'università di Urbino provengono da altre regioni. E' quindi ovvio che in questo caso non possiamo avere una certezza di marchigiani che frequentano questo tipo di scuola, però non possiamo nemmeno avere una esclusione. Probabilmente occorrerà avere una capacità di informazione, creare anche nel mondo dei giovani, nei ragazzi che frequentano a Macerata "scienze della comunicazione", questi meccanismi che possano poi essere anche d'informazione e far sapere che esiste anche questo biennio ulteriore di formazione che può essere acquisito ad Urbino, quindi avere anche una presenza maggiore di giornalisti marchigiani.
Le possibilità occupazionali sono abbastanza elevate. Non vi faccio l'elenco delle testate giornalistiche nelle quali hanno trovato impiego e opportunità di lavoro i giornalisti che si sono diplomati in questi cinque bienni all'istituto di giornalismo di Urbino, però vi posso dire che con le redazioni giornalistiche, o l'editore conferma il contratto al praticante, oppure questo è fuori mercato. Invece con l'istituto della formazione al giornalismo di Urbino, a parte i primi usciti dai due corsi iniziali che hanno impiegato un po' di tempo, ora tutti i giornalisti abilitati lavorano, alcuni con contratti stipulati addirittura prima dell'abilitazione. In termini numerici, su 148 diplomati ben 141 lavorano, quindi il 90% di occupati rispetto ai diplomati. Tra l'altro lavorano per testate di rilevanza nazionale, prima fra tutti Il Sole 24 Ore, ma anche servizi televisivi, la rete pubblica, la Rai, le reti private di Mediaset. A dimostrazione della professionalità e della qualità che viene messa in campo.
La scuola, dal punto di vista qualitativo ha degli standard che vengono considerati per quanto riguarda la didattica, la tecnologia, le tecniche, le verifiche ecc. Sono criteri corrispondenti ai criteri con cui, oggi le nuove scuole possono essere autorizzate. L'ordine nazionale dei giornalisti, nel definire i criteri ha preso proprio riferimento dalla scuola di Urbino, quindi le nuove scuole che possono essere autorizzate o che saranno autorizzate hanno avuto i criteri e gli standard che sono stati presi in considerazione proprio dal livello qualitativo che veniva offerto dalla scuola di Urbino.
C'è una grande considerazione anche a livello nazionale. Vorrei ricordare che poco prima di Natale — 4-5 mesi fa — un gruppo di giornalisti della ex Jugoslavia ha fatto un corso di approfondimento, una capacità di aggiornarsi proprio con le nuove tecnologie direttamente ad Urbino, non perché questo è stato scelto da Urbino, ma perché è stata una scelta del Ministero degli esteri insieme all'ordine nazionale dei giornalisti. Quindi credo che sia una scuola che di per se stessa ha grandi qualità e sulla quale, tra l'altro, è prevista anche la realizzazione di corsi di aggiornamento anche per i giornalisti marchigiani.
Perché non c'è stato il Fse e quindi noi oggi ricorriamo a questo finanziamento della Regione Marche? Perché nei precedenti corsi autorizzati, praticamente c'erano le cosiddette "misure chiuse", quindi questa scuola veniva individuata come destinataria, all'interno dei fondi che servivano per il suo funzionamento ha trovato la possibilità di crearsi, di svilupparsi, di consolidarsi, di sopravvivere per un decennio. Nell'ultimo meccanismo che riguarda il Fse si è attivato il percorso del bando, un bando che non è stato in questo senso emesso, che quindi non ha consentito alla scuola di poter partecipare, ma è ovvio che la Regione Marche è fortemente interessata a che questa scuola, che ho cercato di definire, seppur sinteticamente, nella mia relazione, possa continuare nella sua azione formativa e possa confermare alla regione Marche questo ruolo di preminenza nel settore della formazione di professionisti della comunicazione.
Sono sorti in Commissione anche alcuni elementi di dubbio rispetto ai quali abbiamo cercato di fare degli approfondimenti. La rendicontazione contabile rispetto ai finanziamenti che venivano concessi: una rendicontazione che viene garantita, rispetto alla quale ci sono tute le fatturazioni, le pezze d'appoggio e sulla base delle quali viene poi, comunque, nel tempo, liquidato il finanziamento, fosse esso del Fse com'era in passato e, da adesso in poi, come scritto nell'articolato di legge, corrisposto solo successivamente alla presentazione di una relazione analitica e di rendicontazione delle spese sostenute.
Credo che sia elemento ulteriore di garanzia il fatto che il direttore amministrativo dell'università è il responsabile amministrativo dell'istituto per la formazione al giornalismo, quindi questo ci dà ulteriori garanzie rispetto alla rendicontazione che, comunque, è sempre documentata ed è sempre stata accettata dal comitato di sorveglianza, a garanzia della trasparenza della gestione.
Noi ci poniamo il problema di capire come possono essere coinvolti altri soggetti, partner che possono partecipare al sostegno finanziario. Possiamo pensare a partner pubblici, quindi al Comune, alla Provincia, oltre che direttamente con la partecipazione finanziaria che sostiene l'università, che già fa molto rispetto al proprio bilancio; poi potremmo pensare anche a partner privati, però è ovvio che finché c'è la possibilità di avere il doppio canale di formazione, sarà difficile avere gli editori che partecipano a questo processo e a questo percorso investendo. Un domani, quando non dovesse esserci più la possibilità di arrivare alla professione giornalistica attraverso il praticantato nelle redazioni giornalistiche, ma passando solo ed esclusivamente attraverso questi corsi post-universitari, quindi di grande specializzazione, è ovvio che anche gli editori potranno essere interessati e quindi potranno diventare anche partner autorevoli insieme al sistema pubblico per la gestione e per sostenere le spese che comporta la scuola.
L'altro problema, che abbiamo cercato di risolvere, era quello di un ingresso diretto della Regione, cioè la Regione finanzia, la Regione partecipa, la Regione dà il principale sostegno dal punto di vista economico, come soggetto pubblico: la Regione deve poter, oltre che essere garantita dal punto di vista della trasparenza — e questo ce lo garantisce il fatto che la relazione illustrativa circa l'utilizzazione destinate alla scuola deve essere documentata — anche presente nel consiglio di amministrazione. Ecco perché prevediamo, in un apposito articolo, che il Consiglio regionale nomini due rappresentanti all'interno del consiglio di amministrazione, per cui oltre ad avere rappresentanti del mondo giornalistico, dell'università, ci saranno anche i rappresentanti della Regione e questo darà garanzia al Consiglio regionale e con ancor maggiore convinzione ci porta a dire che potremo sostenere, anche in futuro, questo istituto per la formazione al giornalismo di Urbino, per cui oggi assumiamo un impegno finanziario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Ho accolto con grande piacere l'intervento del collega Ricci, che per una parte condivido, in modo particolare per quanto riguarda il valore di questa scuola, il risvolto tecnico che ha nell'impatto della nostra regione e il peso culturale che ha questa scuola all'interno della facoltà universitaria di Urbino nell'ambito del giornalismo nazionale.
Dobbiamo però fare chiarezza, perché credo sia importante e fondamentale. Prima di tutto, che qualcosa non sia andato per il verso giusto lo si vede da questa proposta di legge. Basta vedere il testo proposto dalla Giunta e il testo modificato dalla Commissione. Il testo proposto dalla Giunta è venuto come proposta di legge 139, esattamente il 5 agosto 2002 e ha avuto un percorso veramente pesante, anche se alla fine, si è riusciti a superare il problema grazie alla credibilità che ha questa scuola di giornalismo all'interno dell'università. E' però immorale che non si prendano provvedimenti sul responsabile di questa posizione. Dal 1995 sono seduto sui banchi di questo Consiglio, non ho mai visto una proposta di legge totalmente stravolta, totalmente modificata nel suo contenuto, nel suo peso e nella sua sostanza come questa, proprio perché in parecchi hanno dovuto salvarsi la faccia
Chiedo che su questa proposta che oggi andiamo a votare, faccia qualche richiesta di interrogazione anche la Commissione d'inchiesta, per un motivo molto semplice: perché nel documento istruttorio del 2002 si dice "questo servizio ha predisposto l'allegata proposta di legge regionale" e in quattro righe non si riporta nemmeno quel solito curriculum che accompagna i documenti istruttori. E' a firma di quel funzionario che è stato spesse volte discusso e fatto oggetto di mie interrogazioni per le problematiche create a questa Regione, il dott. Piero Sunzini. Lo ritengo responsabile di non aver preparato, colpevolmente, il bando del fondo sociale europeo che avrebbe consentito alla scuola di giornalismo di Urbino di accedere ai finanziamenti comunitari, senza dover attingere alla esauste finanze regionali.
In questa maniera, attraverso un bando della stessa università ci sarebbe stata la possibilità di poter attingere a dei fondi, invece proprio perché colpevolmente il funzionario non ha fatto questo bando, ciò non è stato possibile. Ma la cosa che è veramente assurda, direi immorale, è che non è un funzionario organico nell'ambito della struttura di questa Regione, ma è stato chiamato e gli è stato dato un incarico per le sue capacità professionali. Penso allora che quando c'è un risvolto di questo genere, come consiglieri noi dobbiamo immediatamente dare atto che per colpa di una persona non si deve penalizzare l'"istituzione università di Urbino" e la scuola di giornalismo. Dobbiamo però immediatamente prendere dei provvedimenti, perché se fosse stato un dipendente della Regione i provvedimenti ci sarebbero stati. Ricordo che nel 1995 alcuni furono spostati da Ancona a Pesaro nel servizio agricoltura, oppure ad Ascoli Piceno. Dovevano cioè andare a fare il pellegrinaggio mattutino attraverso un viaggio penalizzante e sacrificante.
Invece, chiamiamo persone dall'esterno, dando loro incarichi, dando compensi notevolmente superiori rispetto agli stipendi dei dipendenti. Ebbene, non solo non prendiamo provvedimenti, ma addirittura vi sono ricadute — perché questa è una ricaduta — rispetto a tutte le problematiche che sono state create. Noi consiglieri le conosciamo da vicino, perché dopo le interrogazioni che sono state fatte dal sottoscritto e da altri consiglieri, sono state date risposte in seduta segreta, pertanto molti dipendenti non conoscono il merito delle risposte. Ebbene, malgrado tutto ciò non vengono presi provvedimenti.
Chiedo che vi sia, da parte di tutti i consiglieri, una presa di coscienza, quindi chiedo un voto positivo a questa proposta, sia per l'attaccamento al mio territorio, ma soprattutto perché conosco le problematiche di Urbino e di questa scuola, quindi è giusto superare tutto, però come consigliere, come rappresentante delle istituzioni chiedo che venga presa immediatamente una posizione rigida e netta nei confronti di chi ha queste responsabilità, perché all'art. 1 bis, ove si parla di contributo regionale, c'è un passaggio non bello, anche se ritengo che la I Commissione abbia fatto una cosa positiva. Si dice infatti "L'erogazione del contributo è subordinata alla modifica dello statuto dell'associazione, volta a prevedere la presenza di due rappresentanti della Regione nominati dal Consiglio regionale". Non è moralmente giusto che io ti dia dei contributi, se tu cambi lo statuto, per mettere dentro due rappresentanti della Regione.
Sarebbe stato giusto se noi avessimo chiesto di entrare senza questo "ricatto". Capisco però: che c'è stata una presa di coscienza da parte dei componenti la I Commissione, che hanno deciso di inserire questa dizione per avere delle garanzie, perché- probabilmente altre problematiche ci sono, cosa che non abbiamo ravvisato nelle relazioni.
Ma per quanto riguarda i due rappresentanti della Regione che sono nominati dal Consiglio regionale, la maggioranza dovrebbe fare mea culpa, dicendo "i due rappresentanti li diamo alla minoranza". Non vorrei che la maggioranza nominasse personaggi incapaci, personaggi che hanno già creato dei problemi all'istituzione stessa. Ecco perché mi sono soffermato su questo articolo 1 bis, al punto 3), ove c'è questa dizione.
Personalmente voterò a favore, ma proseguirò nella denuncia di ciò che è stato fatto, perché solo in questo modo daremo risposte serie e concrete come istituzioni e non permetteremo che persone incapaci continuino a fare un danno alla nostra Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. La storia di questo vicenda è lunga, controversa, ricca di colpi di scena, in qualche modo parla della situazione della nostra regione, delle tante nicchie, dei tanti interessi forti che in questa regione continuano ad albergare e ad avere anche il riconoscimento delle istituzioni.
Sostanzialmente a Urbino da anni opera questa che è chiamata "scuola per il giornalismo", una iniziativa che per la città di Urbino ha un grande valore ma che credo rappresenti sul piano educativo, sul piano dell'iniziativa formativa qualcosa di più complesso: grandi interessi giornalistici stanno dietro questa iniziativa, tutti sanno che questa è un'iniziativa fortemente sostenuta da un sindacato dei giornalisti, da larghi settori della Rai nazionale, un'iniziativa che, più che essere orientata a soddisfare le esigenze di formazione dei giovani a questo importantissimo mestiere, è orientata a soddisfare le esigenze di presenza dell'università. Si dice "battere la marchetta", quindi che l'università possa anche in questo caso "battere la marchetta", per usare un termine dispregiativo ma significativo della cosa e soprattutto una risorsa di messa in campo di esperienze professionali, perché se andate a guardare i costi e ricavi di questa iniziativa vi accorgete che il 70% dei costi di questa iniziativa educativa sono rimessi al personale, cioè ai compensi che vengono dati al personale insegnante, compensi per le docenze.
Collochiamo quindi l'iniziativa dentro questa lettura. Dopodiché ce ne sono tre in tutta Italia, una al nord, una a Roma, una al centro: potremmo discutere a lungo sullo sbocco occupazionale di chi fa questa scuola, potremo discutere a lungo sui costi che richiede ai singoli allievi, che non sono di poco conto, potremmo disquisire a lungo sulla provenienza degli alunni e anche qui troveremmo delle sorprese.
Polemicamente dissi, un anno fa, che mi risultava che erano al massimo tre i marchigiani interessati a questa iniziativa, ma evidentemente questo si giustifica altrimenti.
Questa è la cosa in sé. Ci sarebbe anche da aggiungere che la visita ispettiva che abbiamo fatto come Commissione non ci ha consentito di acquisire elementi estremamente positivi rispetto all'ubicazione, alla dotazione, alle condizioni ambientali.
La seconda questione è che questa iniziativa si regge da anni, guarda caso, esclusivamente quasi con risorse pubbliche, perché le risorse regionali, a derivazione comunitaria, coprivano il 90% della spesa della scuola e questa già è una cosa molto discutibile, secondo me. Il meccanismo sapete qual era: c'era un canale, una misura del fondo che consentiva l'utilizzazione di questa risorsa, quindi la scuola, sostanzialmente, è andata avanti pagandosi con il contributo che la Regione in qualche modo aveva garantito attraverso questo finanziamento europeo.
Ad un certo punto è intervenuta la Commissione europea che ha detto "così non va bene, voi non potete dare i soldi in questo modo, bisogna che facciate un bando". Non so per quale motivo non è stato fatto il bando, quindi la scuola si è trovata all'improvviso senza più una risorsa finanziaria da parte della Regione e lì è cominciata questa trattativa.
Non so quale assessore alla pubblica istruzione o quale Presidente ha gestito questa fase, sostanzialmente è arrivata in Commissione la proposta di chiedere alla Regione di finanziare direttamente questo corso, con risorse proprie della Regione stessa. Ipotesi rispetto alla quale in più di una occasione abbiamo espresso qualche perplessità, perché non si può continuare a gestire il rapporto con l'università di Urbino — e qui ci metto le responsabilità di Secchiaroli che c'è adesso, della Cecchini che c'era prima — in questo modo, con accordi parziali episodici. Bisogna avere il coraggio di fare un'intesa quadro con l'università di Urbino, così come con tutte le università, spiegando i rapporti tra la Regione e questa importantissima istituzione. Non si può fare la leggina per la scuola di giornalismo, il finanziamento per il corso, la consulenza per il piano della casa. Non è possibile che non ci sia un'intesa quadro generale che definisca una volta per sempre i rapporti fra la principale istituzione della Regione e una delle principali università delle Marche, quindi anche questa cosa è sbagliato porla in questi termini, andava inserita in questo contesto di rapporto generale.
Io ho amministratori locali tanto bravi, tutti i giornali a parlare dello Stato che deve mettersi del suo, non capisco perché un'iniziativa di questo genere non debba vedere il concorso dell'Amministrazione provinciale di Pesaro, se si riconosce l'importanza della scuola. Il presidente Ucchielli, invece di brontolare con Baldassarri per i soldi per la talassemia, cominci lui a fare qualcosa per le cose che lo interessano direttamente. Se c'è un preventivo di 800 milioni, 8 milioni — risparmiando sugli interessi per l'acquisto del carcere minorile — poteva anche darli. Non capisco perché il rapporto è rimasto università-Regione e non ha coinvolto il sistema delle autonomie locali della provincia di Pesaro: Comune e Provincia. Non capisco perché il contributo della Regione debba essere così elevato, che in toto pareggia il conto della spesa, perché questo è l'altro dato di fatto.
Nel momento in cui la Regione fa una legge, finanzia direttamente, non capisco perché non debba garantirsi una gestione più trasparente di questa cosa.
La scelta delle docenze, la scelta dei corsi, vi sono tutta una serie di problematiche gestionali che, nel momento in cui la Regione partecipa con quasi un miliardo l'anno non capisco perché non debba venire coinvolta in questa veste di controllo, quanto meno, dei soldi che sono poi quasi completamente della Regione medesima, quindi è giusto avere previsto la richiesta di una modifica del soggetto, che non è l'università, perché c'è un soggetto giuridico a parte che in qualche modo prevede la partecipazione regionale.
Queste perplessità le ho espresse in più di un'occasione. Ancora ho qualche dubbio concreto, però non posso non dire quello che ha detto il mio collega Gasperi. Rispetto alla situazione urbinate, alle prospettive dell'università, alle aspettative dell'opinione pubblica non posso non farmi carico anche di questo aspetto.
Avrei questa mattina espresso un voto di astensione, che potrebbe essere il voto che esprimeranno i gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale, mentre il mio voto personale, dissociandomi dal mio gruppo, sarà favorevole a questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Alcune brevissime considerazioni, perché già in sede di discussione del bilancio regionale noi fummo contrari a questa previsione di finanziamento, poiché rappresentava e rappresenta una anomalia. Tutto il finanziamento all'Associazione scuola di giornalismo, per motivi non del tutto chiari dal punto di vista tecnico-istituzionale grava sulla Regione, anziché essere sostenuto attraverso il co-finanziamento con i fondi dell'Unione europea.
Con questa modalità di finanziare chi non ha potuto accedere ai bandi perché la Regione non avrebbe emesso il bando medesimo, si aprirà un varco pericoloso di sanatoria a pie' di lista, perché diversi soggetti, oltre a quello di cui parliamo, potrebbero fare rivalsa sulla Regione Marche. Noi non siamo contro la scuola di giornalismo, anzi siamo a favore più di quello che prevede la legge. Essa non deve essere a numero chiuso ma aperta, non deve essere di élite come oggi ma di massa, ed è per questa concezione che abbiamo indicato, per la straordinarietà del caso, un percorso diverso di co-finanziamento regionale, anche con la partecipazione della Provincia di Pesaro e Urbino e del Comune di Urbino. Questo non è stato possibile o non è stato voluto, ma deve essere chiaro che per il futuro la Regione — non per motivi politici, per motivi oggettivi — non potrà finanziare tutta la quota prima co-finanziata, perché non si possono dare 900.000 euro annui ad una associazione e meno della metà alla scuola pubblica delle Marche.
In parte questa proposta di legge — in primo luogo l'art. 1 bis, con il meccanismo della verifica e del controllo — migliora l'impostazione originaria, tuttavia essa, al comma 1 dell'articolo 2, sul futuro e sulla prospettiva non è chiara. Per questo non possiamo votare a favore ma ci asterremo.
Mi auguro che questo segnale di serietà sia recepito e ci si adoperi anche con gli strumenti che avevamo indicato, strumenti diversi per dare continuità all'Associazione e alla scuola di giornalismo, siano verificati, perché se dovesse in prospettiva ricapitare un'ipotesi come quella di oggi, noi saremo nettamente contrari.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Paradossalmente, come gruppo di An ci troviamo a sottoscrivere quanto già detto dal collega Procaccini, col quale ho condiviso più volte, in I Commissione, queste stesse considerazioni. Per forte senso di responsabilità evitiamo, noi di An, di sottolineare altre carenze che questa legge mostra e che la stessa organizzazione di questa scuola a nostro avviso presenta, quali ad esempio una partecipazione minimale degli studenti e dei ragazzi marchigiani o dei futuri giornalisti marchigiani, perché mi pare che siano addirittura tre gli iscritti marchigiani presso questa scuola. Non vogliamo ridurre a questo problema localistico la vicenda, vogliamo invece fare una fortissima censura politica a questa Amministrazione regionale che si trova costretta con una legge ad hoc a rimediare ad un grave errore del quale speriamo venga fuori il responsabile. Non escludiamo, anche su questa vicenda, una inchiesta precisa. Mi pare che già esista una interrogazione in merito del consigliere Cecchini. Questa vicenda ha fortemente penalizzato il bilancio regionale, se è vero che un bando che poteva attivare il Fse nel 2002 non è stato attivato, come invece era avvenuto regolarmente in passato, cosicché non sappiamo se la scuola di giornalismo aveva i requisiti per attingere o meno a questo fondo, non sappiamo se poteva, il fondo finanziare questa scuola e comunque la sua partecipazione poteva essere esclusa, per altre partecipazioni. Di fatto non è stata posta in condizioni di partecipare, perdendo così un'opportunità forte, l'opportunità di poter finanziare questa attività giornalistica con il fondo europeo e non invece con il rimedio dell'ultima ora, grave davvero da un punto di vista politico, che si è escogitato attraverso questa legge.
Riteniamo che l'astensione del gruppo di An, seppure con l'astensione favorevole dei consiglieri regionali locali — mi pare anche di Forza Italia — è davvero un voler evitare qualcosa di peggio, perché se non fosse proprio per il riconoscimento di questa scuola e del suo valore che può avere e che sicuramente avrà per il territorio, ci saremmo comportati diversamente da come abbiamo visto prima si comporta la maggioranza, con grande disfattismo e poco senso di responsabilità istituzionale, quando parlavamo del "quadrilatero", delle strade Marche-Umbria. Se non fosse per tutto questo il nostro voto sarebbe davvero dovuto essere contrario e di forte critica, anzi avremmo anche potuto abbandonare l'aula e questa legge non avrebbe avuto neanche i numeri per essere approvata, perché se avessimo chiesto — come sistematicamente la minoranza fa presso il Parlamento e il Senato nazionali — la verifica del numero legale, probabilmente non ci sarebbe stato.
Quindi è con grande senso di responsabilità che ci limitiamo ad astenerci, però proseguiremo per le vie e nelle sedi più opportune la ricerca del responsabile, dei responsabili amministrativi e politici di questa grave carenza, di questa grave omissione, perché non è pensabile che in un momento di ristrettezze e di bilancio, con la legge finanziaria che abbiamo subito, con i tagli ai servizi che stiamo vivendo, con gli inasprimenti fiscali che questa Giunta ha determinato, si possa provvedere ad erogare uno o due miliardi ad hoc, coprendo un errore che, se le cose fossero state fatte con regolarità e con correttezza, avrebbero consentito a questa scuola di attingere, così come è giusto e fisiologico, di accedere al Fse. Quindi è una cosa che non solo non si deve più ripetere, ma la colpa politica e amministrativa della quale cercheremo di vedere a chi ascrivere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Voterò la legge soprattutto perché deve essere risarcito l'errore che la Regione ha fatto. Rispetto al problema che la Regione ha creato, questa legge riassegna risorse, con bilancio regionale, a chi legittimamente poteva averle tramite bando pubblico, perché questa è la storia di questa legge. Di fatto potevamo evitare di pagare, se avessimo fatto quel minimo di attività istruttoria che occorreva fare. Solo nel 2000 è stato fatto il bando pubblico, nel 2001 non è stato fatto, si è fatto il bando nel 2002 con ritardo rispetto all'attività formativa. Di questo si discuterà un'altra volta, ma oggi era necessario risolvere un problema che riguardava Urbino. Rispetto a questo problema che si chiama "università di Urbino", voto a favore. Per tutto il resto le responsabilità sono più che evidenti e se non sono del funzionario diventano responsabilità politiche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Ritengo sia importante la legge che stiamo approvando per le motivazioni che il relatore ha illustrato, che attengono alla strada che questa scuola voluta nel 1990 dalla Regione ha fatto in questi 13 anni. Un percorso importante che l'ha vista essere una scuola che negli anni si è continuamente qualificata e che la fa essere oggi, insieme a quella di Milano — possiamo dire addirittura che abbia superato in termini di qualità la stessa scuola di Milano — una delle eccellenze che la nostra regione presenta a livello nazionale.
La legge credo che prenda atto di questo fatto e mi pare corretto, politicamente, che una istituzione come la Regione difenda le sue eccellenze e lo faccia ancora di più quando queste sono state, fin dall'inizio, volute dalla stessa Regione. E' una scuola che ha lavorato e sta lavorando in stretto rapporto con l'università di Urbino e qui credo sia importante sottolineare l'attenzione che questa Regione ha avuto e continua ad avere rispetto all'università di Urbino, che è la principale università della nostra regione e che insieme alle altre svolge una funzione importante, che fa della nostra regione qualche cosa di qualitativamente elevato. E' una scuola che in termini occupazionali, di lavoro e quindi di efficienza di risultati che offre, è di altissimo livello, in quanto i giovani che escono da questa scuola sono occupati per la stragrande maggioranza, quasi nella totalità, nel lavoro di giornalisti. E' l'unica scuola, insieme a quella di Milano, la cui frequentazione dà titolo all'abilitazione, attraverso la quale — altra considerazione che deve essere tenuta in debito conto — proprio grazie ai giornalisti che escono da quella stessa scuola, la nostra regione può essere conosciuta in Italia e nel mondo per l'attività che questi svolgono nel lavoro che vanno a fare.
Credo che questa legge non si limiti semplicemente a porre rimedio ad alcuni problemi che si sono verificati rispetto ai bandi, ma credo che abbia l'intenzione di aprire la strada ad una ulteriore stabilizzazione nelle forme e nei modi che poi potranno essere trovati e che per certi versi la stessa legge indirizza, anche attraverso un diverso, più diretto e fattivo coinvolgimento della Regione all'interno della gestione della stessa scuola, con la nomina dei due rappresentanti che la modifica dello statuto permetterà. Quindi, oltre a far fronte a una situazione finanziaria particolare che si è caratterizzata in questo momento, questa legge testimonia una volontà e apre nuovi scenari per il rafforzamento economico e qualitativo di questa scuola che dovrà avere in futuro un ruolo sempre più di rilievo e importante, non solo per la nostra regione, ma nello svolgere una funzione di carattere nazionale.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Le responsabilità politiche una Giunta e un assessore se le prendono sempre per gli atti che si presentano, ma penso che il discorso del fondo sociale europeo forse è stato la causa di tutte le cose che sono avvenute rispetto a questa legge che va a coprire anche l'"anno buco" rispetto al quale non c'è stato il finanziamento, anche perché il Fse è utilizzabile anno per anno e i corsi non possono condizionarsi sempre alla continuità delle cose. Il Fse viene utilizzato per i master, per gli FTS, per la formazione specializzata, a determinate condizioni e la gestione tecnica del Fse non permetteva questo fatto.
Penso però che il dibattito e il confronto che i colleghi consiglieri hanno esposto rispetto a questa proposta di legge, se non altro un merito l'hanno avuto: quello di poter conoscere una realtà che forse non era a conoscenza, se non a livello nominalistico di tutti i consiglieri e l'importanza di una scuola di giornalismo, oggi più che mai, credo che sia evidente, con tutte le modifiche, i miglioramenti, i controlli che la Commissione ha voluto dare alla legge.
Credo che parole come "anomalia", e "risarcimenti" siano forti rispetto alla legge che andiamo ad approvare. Abbiamo usato il termine "immorale", poi molti votano a favore, altri si astengono, quindi credo che ci sia sostanzialmente un consenso di fondo.
Sono d'accordo anche con quanto diceva Giannotti, che tutta la partita di queste scuole storiche — di questo si tratta — va vista con attenzione. Purtroppo queste scuole storiche e la stessa università di Urbino stanno attraversando un periodo di difficoltà enorme che conosciamo tutti e questo non si risolve soltanto con una programmazione coordinata cui faceva riferimento Giannotti, sapendo anche quali sono le competenze della Regione rispetto all'università che non è sua competenza specifica e diretta ma dipende strettamente dal Ministero dell'università e ricerca.
Quindi credo che il Consiglio oggi abbia dato una dimostrazione di voler salvare anche una storia importante della nostra regione che è rappresentata dalla scuola di giornalismo di Urbino.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.
Art. 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 1 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 1 ter. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Norme per l'incremento e la tutela della fauna ittica e disciplina della pesca nelle acque interne» Giunta (147)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 147, ad iniziativa della Giunta.
Se non vi sono interventi, passiamo all'esame degli articoli.

Art. 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 15. Emendamento n. 1. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Si dice "i soggetti interessati corrispondo alla Provincia competente per territorio una somma". Non è specificato "annuale, quindi va previsto. Sono due-tre emendamenti tutti di precisazione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l'articolo 15 come emendato.

Il Consiglio approva

Art. 16. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 17. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 17 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 18. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 19. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 20. Emendamento n. 2. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Anche in questo tratto si tratta di una precisazione. Gli stranieri devono chiedere l'autorizzazione alla Provincia ove si esercita la pesca. E' una puntualizzazione.

GILBERTO GASPERI. Quindi, è solo per gli stranieri.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l'articolo 20 come emendato.

Il Consiglio approva

Art. 21. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 22. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 23. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 24. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 25. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 26, emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l'articolo 26 come emendato.

Il Consiglio approva all'unanimità

Art. 27. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 28. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 29. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 29 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 30. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 31. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 32. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso. Ha la parola il consigliere Gasperi per dichiarazione di voto.

GILBERTO GASPERI. Su questa proposta di legge c'è stata in Commissione l'unanimità, perché l'abbiamo approfondita e sono state portate diverse modifiche al testo preparato dalla Giunta. Le modifiche portate, suggerite sia da alcuni membri della maggioranza che della minoranza, sono state approvate all'unanimità in Commissione. Per questo motivo, in sintonia con le indicazioni date dalle federazioni dei pescatori, abbiamo ritenuto di votare in modo favorevole, sebbene ci sia un piccolo neo che riguarda i finanziamenti, ma d'altronde non si poteva chiedere di più. Per questo motivo c'è stato un impegno da parte anche del presidente della Commissione a elaborare un testo unico per quanto riguarda i finanziamenti che provengono dalle tasse dei pescatori. Per questo motivo votiamo a favore.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

Il Consiglio approva




Proposta di legge (Discussione e votazione): «Tutela delle risorse genetiche animali e vegetali del territorio marchigiano» Avenali, Tontini, Franceschetti, Amati e Mollaroli (152)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 152, ad iniziativa dei consiglieri Avenali, Tontini, Franceschetti, Amati e Mollaroli.
Non vi sono interventi, quindi passiamo all'esame degli articoli.

Art. 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Penso avrete appreso dai telegiornali che alcuni giorni fa è stata presentata una denuncia al Wto per infrazione, con richiesta di sanzioni pecuniarie avverso la Commissione agricoltura dell'Unione europea e i Ministeri delle politiche forestali dei paesi membri fra cui l'Italia, che hanno deciso di mantenere la moratoria quinquennale avverso l'impiego di organismi geneticamente modificati per l'alimentazione. Questa legge non riguarda esclusivamente l'alimentazione. Le sementi di qualunque tipo, una volta sperimentate organismi geneticamente modificati poi si diffondono arrivando dappertutto, quindi la tutela normativa del patrimonio genetico diviene impossibile se si riapre la sperimentazione dell'impiego di organismi geneticamente modificati comunque.
Nel momento in cui andiamo ad approvare questa legge all'unanimità, credo che sarebbe l'occasione di fare una proposta di risoluzione, esprimendo la solidarietà nei confronti del Ministero per il mantenimento, sia a livello di stato membro che di Unione europea, della scelta dell'Ogm free per la sperimentazione quinquennale, anche al di là della richiesta di sanzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Per quanto riguarda questa proposta di legge, va nella direzione che dice Novelli o comunque opposta, nel senso che l'obiettivo della legge è quello della tutela delle risorse genetiche animali e vegetali, di recuperare un patrimonio che si sta disperdendo. Ovviamente parliamo di un patrimonio che non ha avuto interventi di modifiche genetiche, nel senso che noi vogliamo tutelare quel patrimonio che non ha subito o non deve subire modifiche genetiche, quindi la biodiversità.
I due argomenti sono antitetici in qualche modo, quindi credo che questa cosa va proprio nella direzione della preoccupazione di Novelli.
Relativamente alla mozione, già in questo Consiglio abbiamo avuto modo di esprimerci in altre occasioni. Credo che oggi non riusciamo a metterci a tavolino per scrivere una mozione specifica, ma nulla vieta che nella prossima riunione del Consiglio se ne possa discutere. Diciamo comunque che questa legge va proprio in direzione della tutela di questo patrimonio, quindi invito a votare favorevolmente la legge e in una prossima riunione del Consiglio possiamo tornare anche su questo argomento degli Ogm.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Svolgimento relazione di maggioranza): «Aggiornamento del programma finanziario di ripartizione dei finanziamenti per la ricostruzione post-terremoto — Anno 2003» Giunta (102)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 102, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Con il presente atto fissiamo l'aggiornamento del piano finanziario per il 2003 e credo che sia opportuno, prima di entrare nel merito della parte strettamente finanziaria, fare una valutazione veloce sullo stato di attuazione degli interventi, sui quali in premessa può già essere espresso un giudizio positivo. Superata la fase durante la quale sono stati realizzati dal commissario delegato tutti gli interventi necessari per consentire le normali condizioni di vita ai nuclei familiari maggiormente colpiti e la ripresa delle attività produttive e sociali, la Regione ha già realizzato gli interventi di ricostruzione più rilevanti. A fine anno 2002 è stato raggiunto l'obiettivo primario di far rientrare nelle loro abitazioni o in alloggi di edilizia residenziale pubblica i nuclei familiari alloggiati nei moduli abitativi, anche mobili (erano 1.015) subito dopo il sistema. Anche il numero dei nuclei familiari che usufruiscono dei contributi per l'autonoma sistemazione si è ridotto in maniera significativa: dalle 2.011 famiglie evacuate con ordinanza di sgombero si è passati attualmente a 99 famiglie. Altre 723 famiglie beneficiano del medesimo contributo per l'abbandono temporaneo della propria abitazione, al fine di consentire i lavori di riparazione.
Per quanto riguarda la ricostruzione sono praticamente ultimati i lavori di riparazione degli edifici destinati a prima abitazione con danni lievi, mentre è in fase avanzata la ricostruzione e la riparazione degli edifici destinati a prima abitazione e ad attività produttive con danni gravi, la cosiddetta "ricostruzione pesante".
In particolare, ad oggi è stato approvato il 74% dei progetti presentati e i lavori iniziati corrispondono all'83% dei progetti approvati.
Sono stati riparati gli edifici pubblici strategici e recuperati i beni culturali di maggior pregio. Per gli interventi relativi ad edifici pubblici sono stati aperti 1.119 cantieri, di cui 980 conclusi e per quelli relativi ai beni culturali i lavori sono iniziati su 367 cantieri, di cui 309 conclusi.
Va tutto bene? Ancora crediamo correttamente che debbano essere evidenziate alcune delle difficoltà che esistono. Alcuni problemi sono sorti nelle zone in cui sono previsti programmi di recupero, in quanto a volte si deve intervenire con varianti urbanistiche che richiedono dei tempi e questo in alcuni casi comporta ritardi.
Un'altra causa si è evidenziata, scaturita anche nel dibattito all'interno della Commissione consiliare, evidenziata anche dal relatore di minoranza Brini, relativamente a un ritardo determinato dall'alta concentrazione nelle zone maggiormente colpite, delle progettazioni in mano a pochi professionisti, che non provvedono ad integrare i progetti e questo comporta dei rallentamenti.
Dopo l'evidenziazione di questo fatto e la discussione in Commissione, il Presidente della Giunta regionale è già intervenuto in merito a queste situazioni, invitando i responsabili comunali ad attivare i previsti procedimenti di decadenza dei contributi o di sostituzione dei progettisti nei casi in cui si tratti di nuclei familiari alloggiati in prefabbricati in legno di edilizia residenziale pubblica o in autonoma sistemazione. Tuttavia il Presidente della Giunta ha chiarito che non si debba procedere alla dichiarazione di decadenza nel caso in cui, nel termine assegnato dal Comune, i progetti vengano comunque integrati.
Nella stessa comunicazione il Presidente si è riservato di proporre alla Giunta di esercitare l'azione in giudizio nei confronti dei professionisti inadempienti per il risarcimento dei danni conseguenti.
Gli stessi ordini e collegi professionali che hanno collaborato e continuano a collaborare nell'opera della ricostruzione si sono impegnati ad intervenire in caso di ritardi non giustificati.
Per quanto riguarda invece le risorse finanziarie va detto che la legge finanziaria del 2003 non prevede ulteriori fondi da destinare alla ricostruzione post-terremoto nella nostra regione e nell'Umbria. E' un dato che politicamente dobbiamo rilevare, che non comporta una tragedia, in quanto non ci costringe a fermare i lavori, perché siamo in grado comunque di procedere con le risorse che ci sono, ma credo debba essere elevato per un impegno sul quale successivamente dirò e su cui tutte le forze politiche di questa Regione debbono essere concentrate.
Pertanto il programma finanziario del 2003 viene aggiornato sulla base di maggiori risorse provenienti dalla contrazione del mutuo obbligazionario denominato "Tellus Bond", al tasso d'interesse del 4,71% rispetto alla previsione del 6% contenuta nel programma finanziario di ripartizione per l'anno 2002. Questo fatto ha comportato un recupero di circa 81 milioni di euro. Inoltre, una rimodulazione di fondi dell'Ue in relazione alle spese rendicontabili al 31.12.2002 che comporta un'altra variazione. Infine, la rimodulazione dei fondi destinati ad altri interventi in relazione ad una revisione della stima dei costi relativi.
Queste maggiori risorse vengono, per linee principali che riassumo, ma che sono declinate in modo preciso nell'atto, destinate: 20 milioni di euro circa per riparazione o ricostruzione di sedi municipali e scuole e altri interventi indispensabili per eliminare i gravi pericoli per l'incolumità dei cittadini o che costituiscano grave pregiudizio per l'igiene pubblica; 68 milioni di euro circa per altri interventi, di cui 56 milioni per la realizzazione delle opere infrastrutturali previste nell'intesa istituzionale.
Le altre modificazioni più significative sono rappresentate: da una riduzione di 5 milioni di euro dei contributi per le autonome sistemazioni, in seguito alle maggiori disponibilità provenienti dalla rimodulazione dei fondi del commissario delegato che ci permette di liberare alcune risorse; da un aumento di 3 milioni di euro per gli interventi a favore delle attività agricole ed extragricole; da un aumento di 7 milioni di euro in seguito all'ordinanza del presidente del Consiglio dei ministri (art. 10 comma 2), la quale prevede la proroga dei contributi a favore dei Comuni ai sensi dei commi 2 e 3 dell'art. 10; all'aumento di un milione di euro per contribuire alle spese di deposito dei beni mobili e di locazione nei locali ove vengono trasferiti pubblici servizi, in conseguenza alle riparazioni di numerose scuole e sedi municipali; a un aumento di 6 milioni per far fronte ad eventuali spese disposte con ordinanza sulla protezione civile.
Va detto che il presente atto è stato sottoposto alla Commissione Anci del terremoto nell'incontro del 13 febbraio 2003, la quale ha espresso parere favorevole per quanto riguarda la ripartizione dei finanziamenti destinati agli interventi per la ricostruzione.
Come ho già detto all'inizio, la legge finanziaria del 2003 non prevede ulteriori finanziamenti. Va però detto che in fase di riparto il fondo previsto dal D. Lgs. 7.2.2003, n. 15, convertito in legge, per la prosecuzione degli interventi e dell'opera di ricostruzione nei territori colpiti da calamità naturali, per le quali lo stato di emergenza non è ancora cessato alla data di entrata in vigore della legge medesima, in seguito all'intervento dei parlamentari della Regione Marche e della Regione Umbria, in accordo anche con il commissario delegato, si è previsto l'inserimento delle nostre due Regioni all'interno di questi finanziamenti. Ciò ci fa prevedere, grosso modo, che da questa legge verranno alla nostra Regione circa 30 milioni di euro. Pertanto in sede di Commissione IV, in accordo anche con il relatore di minoranza, abbiamo presentato un emendamento che è stato fatto proprio da tutta la Commissione, che, al fine di accelerare i tempi di spesa dei soldi che avremo a disposizione, senza tornare di nuovo a modificare successivamente il piano finanziario, impegna la Giunta a utilizzare i finanziamenti che verranno, destinandoli per il 30% alle opere pubbliche e per il 70% agli edifici privati.
In conclusione il processo di ricostruzione può continuare anche nel 2003 con le maggiori risorse che ho citato prima, provenienti dalla rimodulazione degli interessi. Va sottolineato che il costo della ricostruzione non è aumentato rispetto alle stime effettuate subito dopo gli eventi sismici. Anche questo credo sia un elemento importante su come si è operato. Si pone quindi la necessità di programmare il completamento della ricostruzione e il conseguente reperimento dei fondi necessari, che sulla base di quelle stime che sono a tutt'oggi valide, ammonta all'incirca a 1.950 milioni di euro ancora mancanti per ultimare il programma dei lavori già stimato e previsto.
Credo che vada pertanto svolta un'azione incisiva di questo Consiglio regionale complessivamente inteso in tutte le sue forze politiche nei confronti del Governo e del Parlamento, affinché, nelle prossime finanziaria dal 2004 in poi, vengano reperiti i fondi necessari.

PRESIDENTE. C'è la richiesta di chiudere qui la seduta odierna. Ricordo che il prossimo Consiglio del 4 giugno prevede all'inizio la trattazione delle interrogazioni fino alla 442. Verranno trattate in ordine strettamente cronologico. Se i gruppi hanno intenzione di sostituire alcune interrogazioni con altre più urgenti, compatibilmente con i tempi previsti dal regolamento, debbono comunicarlo rapidamente. Verranno poi trattati: la proposta di legge n. 132, le proposte di atto amministrativo nn. 102 e 1203, la mozione su Cuba.
La seduta è tolta.


La seduta termina alle 14,30