Resoconto seduta n. 135 del 11/06/2003
La seduta riprende alle 16,35



Calendario dei lavori e ordine dei lavori della seduta

PRESIDENTE. Questa mattina nella Conferenza dei presidenti di gruppo abbiamo deciso la discussione congiunta, nel prossimo Consiglio regionale, di tutti gli atti relativi alla sanità. Il presidente del gruppo di Forza Italia chiede gentilmente di procedere con la discussione disgiunta e non congiunta. Credo che ne abbia diritto, quindi dobbiamo rivedere la programmazione.
Vi propongo la seguente programmazione. Non cambia l'inizio della discussione, che è prevista sempre per le ore 16. Per le ore 16 fissiamo anche la presentazione degli emendamenti sulla proposta di legge, faremo la discussione generale ad oltranza, fino a conclusione, nella giornata del 16. La mattina dopo, alle ore 10 si iniziano le votazioni sulla proposta di legge. Alle ore 16 scade il termine per la presentazione degli emendamenti sull'atto amministrativo, quindi andiamo avanti.
Questo per quanto riguarda l'organizzazione dei lavori del 16, 17, 18, 19 e 20.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno odierno ci siamo fermati sulla proposta di legge n. 38 di riorganizzazione della struttura amministrativa del Consiglio regionale. Mi è stata avanzata la richiesta di posticipare questa proposta di legge regionale a dopo la discussione della mozione n. 278 dei consiglieri Giannotti, Ceroni, Cesaroni, Brini, Trenta, Favia e Grandinetti, «Nuova ondata di repressione avviata a Cuba dal regime di Fidel Castro». Quindi l'ordine del giorno della seduta pomeridiana prevede la proposta di atto amministrativo n. 103, la mozione n. 278, la proposta di legge regionale n. 138.
Pongo in votazione questa proposta di ordine dei lavori.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Legge regionale 21 novembre 1974, n. 42, art. 7. Approvazione bilancio consuntivo al 30 giugno 2002 della Finanziaria regionale Marche spa, in liquidazione» Giunta (103)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 103, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. La proposta di atto amministrativo n. 103 riguarda l'approvazione del bilancio consuntivo al 30.6.2002 della Finanziaria regionale Marche spa in liquidazione, come tutti i colleghi sanno. Il bilancio è stato redatto ai sensi di legge e approvato dall'assemblea dei soci. Come tutti sapete socio unico è la Regione Marche. E' stata presa visione della relazione del commissario liquidatore da parte della Commissione, è stata presa visione della relazione del Collegio sindacale, abbiamo analizzato il bilancio in Commissione, è stata analizzata la nota integrativa come prevede la norma di legge per quanto riguarda i bilanci.
La Commissione a maggioranza, con due astensioni ha espresso parere favorevole. Il bilancio, essendo nella fase finale della liquidazione, è composto da cifre modeste, nel senso che abbiamo un attivo di 1.362.731 euro, un passivo di 1.527.335.000 euro e una perdita d'esercizio di 164.304 euro. Il conto economico è estremamente modesto, pari a 222.809 euro, come costi e abbiamo un ricavo di 58.205 euro che nella sostanza sono interessi attivi, perciò la perdita di esercizio è di 164.604 euro per quanto riguarda l'esercizio al 30.6.2002.
L'attività prevalente dell'esercizio in discussione ha riguardato il trasferimento delle partecipazioni dalla Finanziaria regionale in particolare alla Svim. Sono state trasferite le partecipazioni dell'Interporto Marche, della Meccano, del Consorzio del mobile, della Scam, del Consorzio tessile-abbigliamento, della Tecnomarche Spa e della Società regionale di garanzia srl.
Le residue partecipazioni detenute dalla Finanziaria regionale Marche sono quelle di società fallite o verso la liquidazione: Iselqui, Cepras, Cemim, Cedim, Formark, Cesmac e Cofam. Si è provveduto di recente alla cessione del Consorzio navalmeccanico.
I tempi che ancora occorrono per la chiusura definitiva della liquidazione, saranno di circa un paio d'anni, per il semplice fatto che abbiamo 2-3 questioni ancora in sospeso. Una è il recupero dei rimborsi Irpeg da parte della Finanziaria regionale Marche, per circa 230.000 euro, poi c'è il discorso della procedura di liquidazione della Cofam e abbiamo anche il contenzioso giuridico pendente con due dipendenti. Per chiudere tutte queste partite avremo bisogno di un paio d'anni, ma sono cose estremamente limitate.
Da questo punto di vista, anche per ridurre i costi relativamente alla gestione, si è deciso di andare ad annullare la struttura, è stato disdetto il contratto di locazione della sede e ci si è appoggiati presso un commercialista a un costo abbastanza modesto, sui 250 euro mensili sia per quanto riguarda la sede che i servizi erogati per la procedura di liquidazione.
Per quanto riguarda il commissario liquidatore deve essere definito il suo compenso, che non può essere quello attuale ma deve essere fortemente ridimensionato. C'è un discorso aperto tra il liquidatore e la Giunta, sulla base di circa 1.000 euro al mese.
Sostanzialmente la liquidazione si è completata, sono rimaste poche pendenze per esaurire le quali occorrerà il tempo tecnico. Quindi, ai fini giuridici non sarà l'ultimo bilancio perché ancora la liquidazione non si è esaurita del tutto, però siamo ormai alla fase finale, quindi la Finanziaria regionale Marche ha cessato la sua funzione anche per quanto riguarda la parte liquidatoria.
La Commissione a maggioranza ha espresso parere favorevole, quindi invito i consiglieri ad approvare il bilancio rispetto al quale non abbiamo rilevato questioni sostanziali, anche perché è estremamente modesto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Aderiamo alla valutazione espressa dal consigliere Avenali, tuttavia non possiamo esimerci dal considerare come tutta questa vicenda abbia rappresentato non uno dei paradigmi migliori di celerità e di linearità, nel senso che probabilmente, anche le residue vicende che tutti noi auspichiamo possano definirsi celermente, al di là del costo della prosecuzione di questa liquidazione possono essere dissipate quanto prima. Sono vicende che ormai ci portiamo dietro da tempo immemore. Noi facciamo una valutazione del tempo politico, poi siamo al pliocene, probabilmente, perché vi sono vicende come il Cofam ed altre vicissitudini che ancora non sono state definitivamente esaurite, ma che pure richiedono una celere definizione.
Con questi auspici non abbiamo nulla da eccepire per quanto riguarda il discorso in sé del dato contabile che nella sua crudezza non credo possa suscitare particolari motivi di apprensione, ma diamo un voto di astensione esclusivamente per rimarcare e auspicare che i nodi che ancora non sono stati sciolti possano esserlo quanto prima.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva



Mozione (Discussione e votazione. Votazione proposte di risoluzione): «Nuova ondata di repressione avviata a Cuba dal regime di Fidel Castro», Giannotti, Ceroni, Cesaroni, Brini, Trenta, Favia e Grandinetti (278)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 278 dei consiglieri Giannotti, Ceroni, Cesaroni, Brini, Trenta, Favia e Grandinetti.
Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. La mozione che il gruppo di Forza Italia ha presentato premette che da 43 anni il regime comunista di Fidel Castro nega al popolo cubano qualsiasi forma di libertà di pensiero e di espressione, violando sistematicamente le norme che regolano il rispetto dei diritti umani.
Dopo la visita al Santo Padre il regime castrista aveva avviato una politica di maggiore tolleranza nei confronti degli oppositori, tanto che negli ultimi tre anni non vi erano state esecuzioni capitai. Anche il governo delle Marche intrattiene addirittura una collaborazione e una cooperazione, nonché un gemellaggio con la provincia di Sancti Spiritus, ormai dalla sesta legislatura, siamo stati anche in delegazione e apprezziamo sicuramente il popolo cubano, apprezziamo le persone, apprezziamo tutta la volontà possibile di migliorare, abbiamo apprezzato il sistema dittatoriale che opprime l'isola caraibica. Però abbiamo dovuto constatare, negli ultimi tempi, un inasprimento e un ritorno alla pena capitale che preoccupa. Ci sono state proteste ad esempio da parte dell'addetto stampa del Presidente della Giunta, che ha protestato sui giornali locali riguardo a questo rigurgito di repressione bestiale, che va a violare il primo diritto dell'uomo, quello della vita. Ci sono ancora 50 detenuti nel braccio della morte a Cuba. La risoluzione del Parlamento di Strasburgo ha condannato l'ondata di arresti, l'esecrazione è stata a livello mondiale non solo da parte di uomini che la pensano ideologicamente in modo diverso da Fidel Castro e dal suo regime. Dunque noi scindiamo profondamente il regime cubano dal popolo cubano che riteniamo vada sicuramente aiutato, ma continuare ad aiutare Cuba e non premere perché la democrazia ritorni nell'isola e si ritorni ad un graduale cambiamento di atteggiamento per quanto riguarda gli oppositori che devono avere diritto di cittadinanza nel poter opporsi alla politica del dittatore Fidel Castro, pur essendo stati disponibili fino ad ora a una collaborazione anche con la Regione Marche sia venuto il momento di esplicitare una condanna del Consiglio regionale delle Marche nei confronti di Fidel Castro e del suo regime e non specificamente del popolo cubano, lo sottolineo ancora una volta.
Questo era il senso della mozione che fu presentata alcune settimane fa, che impegna a trasmettere la stessa al Governo italiano e all'ambasciata cubana in Italia, a chiedere al Governo di continuare a esercitare le necessarie pressioni nei confronti delle autorità cubane ai fini del rispetto dei diritti umani di quel paese, a sospendere, fino a quando non saranno ridotte le misure repressive nei confronti degli oppositori politici, i programmi di aiuto deliberati dalla Giunta regionale a favore della provincia cubana di Sancti Spiritus con cui siamo gemellati da qualche anno.
Questa è la sintesi del discorso che sommariamente ho fatto in quest'aula, che impegna la Giunta regionale sugli argomenti che abbiamo sintetizzato in calce a questa mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati.

SILVANA AMATI. Credo che sia giusto che il Consiglio regionale discuta questa mozione proposta e credo che rispetto al fronte dei diritti umani, come noi abbiamo sempre testimoniato in questi anni, in quest'aula e non solo, ci debba essere un sentire comune che realizza anche la comunità politica delle Marche. Nessuno di noi ritiene di poter giustificare lesioni alla libertà personale e soprattutto la pratica della pena di morte che, come è noto al mondo, noi condanniamo ovunque essa si eserciti, dagli Stati Uniti alla Cina, visto che queste sono le nazioni che ne sono emblematiche rappresentanti. Credo che la Dichiarazione dei diritti umani non nasceva dalla volontà positiva degli uomini ma da un momento di grande disagio degli uomini rispetto alle vicende che si erano appena svolte, quelle della guerra, quindi la nascita della Dichiarazione dei diritti umani, la Costituzione dell'Onu nascono dalla piena consapevolezza di quante brutte cose gli uomini insieme possano fare, di come sia indispensabile mettersi a rete e darsi valore perché queste cose non si ripetano.
Noi, con la mozione che sarà presentata dal nostro capogruppo, intendiamo dare continuità al percorso che abbiamo sempre segnato sulla vicenda dei diritti umani e della pace, questioni che però non ci esimono dal fare alcune riflessioni rispetto alle storie dei paesi, rispetto ad embarghi — e quello su Cuba è da troppo tempo pesante, che penalizza, come l'embargo per l'Iraq, la popolazione civile — a situazioni di viste strabiche da parte del nostro occidente. Voglio parlare dei "due occidenti", così come sempre di più fa chi segue le questioni del diritto della pace: l'occidente dell'America, del governo americano, del governo Bush e l'occidente dell'Europa, il nostro occidente. Noi siamo sempre più consapevoli che non si può avere una visione strabica, che non si può contrapporre orrore a orrore, terrore a terrore, mancanza di diritto a mancanza di diritto e quindi, magari, discutere oggi della vicenda cubana perché si ritiene che questa sia di parte e celare o non riflettere sullo scandalo di Guantanamo dove, al di là dei crimini forse commessi, non c'è alcun rispetto dei diritti umani e della vita dell'uomo, di persone che neanche possono essere considerati prigionieri di guerra, perché una guerra non fu dichiarata nei confronti dell'Afghanistan. Allora colleghi, cerchiamo di essere "seri" tra noi, meno formali, meno legati alle appartenenze storiche che pure sono nella nostra radice, che certo fanno parte della nostra cultura e quindi manteniamo un impegno forte: quello di dare coerenza alla nostra azione costante, condannando certamente la pena di morte così come essa è stata applicata, contro ogni rispetto dei diritti umani e delle regole nella Repubblica di Cuba, condannando gli embarghi, perché comunque non è dalla miseria, non è dai tanti morti, non è dalla fame che nasce la valorizzazione del diritto e certo responsabilità su questo il nostro occidente porta. Mantenendo un dato incontrovertibile: che il rapporto di solidarietà che questa Regione ha messo in campo con la regione del Sancti Spiritus di Cuba nasce da altre storie, da rapporti tra enti locali, dal buon diritto delle comunità e questo, come in altri luoghi, nulla ha a che vedere con i disagi e le forme assolutamente esecrabili di un momento particolare della direzione politica del governo cubano che certo, rispetto a questo condanniamo con forza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Intendo illustrare la proposta di risoluzione che il nostro gruppo ha presentato su questa questione. Rifondazione comunista ritiene che i principi della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo devono essere rispettati in ogni paese del pianeta e debbono costituire il fondamento attorno al quale si costruisce un nuovo ordine economico, sociale e politico mondiale. I principi della dichiarazione dei diritti dell'uomo prevedono come essenziale il diritto alla vita, all'integrità della persona. Questo diritto è principalmente negato, oggi, da un ordine economico internazionale ingiusto e immorale, che vede una stragrande maggioranza dell'umanità soffrire nella miseria più nera a fronte, invece, di una ristretta minoranza che gode di privilegi e di opulenze.
Questo è il principale ostacolo, oggi, alla piena realizzazione di quei principi così solennemente iscritti nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Le ragioni principali che stanno alla base del mancato rispetto di questi diritti sono in un ordine economico internazionale fondato sull'ideologia del mercato, sul neoliberismo. Le istituzioni economiche internazionali, spalleggiate e foraggiate dai governi occidentali — quello degli Stati Uniti d'America in testa — impongono ai paesi in via di sviluppo, attraverso i piani di aggiustamento strutturale della banca mondiale, attraverso le condizioni imposte dal fondo monetario internazionale, attraverso le regole del libero commercio ugualmente imposte dall'organizzazione mondiale del commercio, un ordine ingiusto e immorale.
E' qui la principale causa del mancato rispetto dei diritti umani nel mondo. Cuba in questo quarantennio ha ottenuto grandi e straordinari successi sul piano sociale. I dati stanno lì a dimostrarlo. La mortalità infantile, l'analfabetismo, le malattie, la fame a Cuba non ci sono, a differenza di quanto avviene in tutti gli altri paesi dell'America Latina. Cuba ha raggiunto questi successi nonostante un embargo illegale e illegittimo, non essendo stato proclamato da nessuna organizzazione internazionale, imposto dagli Stati Uniti d'America. Nonostante questi successi, tuttavia, noi riteniamo che essi non possano servire a giustificare in ogni caso il ricorso alla repressione del dissenso interno, agli arresti arbitrari, ai processi politici e alla negazione della libertà di stampa e di parola, tanto più possono servire questi successi di Cuba a giustificare il ricorso alla pena di morte. La pena di morte deve essere abolita in ogni parte del mondo, deve essere abolita a Cuba ma deve essere abolita anche negli Stati Uniti e in tutti quegli altri paesi in cui la pena di morte ancora vige.
I diritti di libertà di parola, di espressione, di rispetto anche dei detenuti e dei prigionieri devono valere a Cuba ma devono valere anche negli Stati Uniti d'America. Ricordiamoci che proprio a Cuba esiste una base militare degli Stati Uniti d'America, quella di Guantanamo, che è utilizzata dal governo americano come vero e proprio campo di concentramento per prigionieri politici privati di qualsiasi diritto.
Per questo noi denunciamo con forza l'ipocrisia del centro-destra che, sia in sede nazionale che regionale, presenta una mozione di condanna su Cuba, mentre invece appoggia e spalleggia le scelte del governo americano sulla guerra in Iraq e sulla violazione sistematica dei diritti civili che il governo degli Stati Uniti in ogni parte del mondo sta compiendo. Noi condanniamo come aberranti e assolutamente inaccettabili, le condanne a morte comminate da Cuba ai prigionieri politici, noi condanniamo le misure di repressione del dissenso di opinione che in queste ultime settimane hanno colpito dissidenti politici cubani e vorremmo che le altre forze politiche che condannano ugualmente questi atti repressivi, li condannino non solo a Cuba ma in ogni parte del mondo come fa Rifondazione comunista.
Nonostante questa condanna noi rimaniamo amici di Cuba, perché Cuba rappresenta un esperimento di progresso sociale, economico e civile che guarda e parla all'intera America Latina e che deve essere salvaguardato anche attraverso una maggiore democrazia all'interno di quella Repubblica. La nostra è una posizione coerente, di principio, è in questo senso si differenzia profondamente dal contenuto della mozione che il centro-destra ha presentato in quest'aula.
Noi chiediamo, accanto alla condanna nei confronti degli atti repressivi a Cuba, che sia anche condannato il barbaro embargo economico che Cuba subisce da oltre 40 anni, che sia condannata anche la violazione dei diritti umani e civili che il governo degli Stati Uniti compie a Cuba, sia attraverso il finanziamento di azioni terroristiche, dalla Baia dei Porci in poi, sia attraverso la base militare di Guantanamo. Noi chiediamo al Governo italiano e alla Giunta regionale, di aiutare lo sviluppo della democrazia e della libertà a Cuba, nel mantenimento di un ordine economico e sociale voluto dal popolo cubano attraverso la sua rivoluzione, attraverso l'intensificazione dei rapporti di scambio economico, commerciale, culturale, così come la Regione Marche negli ultimi anni ha portato avanti attraverso il gemellaggio con Sancti Spiritus.
Questa mi pare che debba essere la posizione di una istituzione democratica governata da una maggioranza progressista come quella della Regione Marche. Altro che aderire all'ingiustificato embargo economico americano. Se si vuole aiutare Cuba, compreso il suo progresso democratico e libero, occorre non isolare economicamente e socialmente quella realtà, ma collaborare con essa per il suo sviluppo e per la sua evoluzione. Lo Stato di diritto deve essere il cardine attraverso cui si organizzano tutte le società umane, tuttavia oggi la minaccia principale allo Stato di diritto e alla democrazia non viene dalla piccola isola cubana assediata dal capitalismo statunitense, ma viene proprio dal capitalismo occidentale che lo Stato di diritto e la democrazia conculcano in ogni angolo del pianeta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. La democrazia e la libertà per i Comunisti italiani sono valori universali, così come la giustizia sociale e la sovranità di ogni Stato e di ogni popolo. Siamo altresì contrari alla pena di morte in ogni parte del mondo. I Comunisti italiani riconfermano la loro solidarietà a Cuba in questo periodo drammatico per lo scenario internazionale e per la pace del mondo. Infatti la critica, pur sempre legittima, per quello che è successo, va valutata nel contesto in cui i fatti avvengono. Da 40 anni la Repubblica di Cuba è sotto assedio con un embargo vergognoso ed illegale che avrebbe strangolato qualsiasi altro Stato, qualsiasi altro paese e solo gli ipocriti consapevoli possono pensare che tutto ciò — l'embargo, il blocco economico, i tentativi di assassinare il presidente cubano da parte della Cia — sono strumenti di libertà e di democrazia. Purtroppo non solo la destra — ed è cosa persino ovvia — scaglia contro Cuba la propria analisi e i propri anatemi, ma da alcuni giorni assistiamo, anche qui, ad un inaspettato trasversalismo, anche dai settori della sinistra, che fanno analisi quasi simili a quelle della destra su Cuba.
Da molti anni a Cuba c'era la moratoria della pena di morte, anzi ci sono state significative aperture religiose culminate con la visita del Papa. Adesso c'è questa stretta, questo giro di vite. Certo la responsabilità di queste scelte ricadono su chi le compie, ma sono anche responsabilità del contesto in cui avvengono in questo scenario internazionale. In primo luogo degli Stati Uniti d'America e della loro politica imperialista. Infatti dopo il famoso 11 settembre sono aumentate le provocazioni, le destabilizzazioni contro Cuba.
Va ricordato anche a certa sinistra smemorata — potete anche sorridere — che dal 1959 al 2001 Cuba ha avuto 3.500 morti per terrorismo, 3.000 feriti per attività altrettanto terroristiche, 294 tentativi di dirottamenti marittimi, 54 tentativi di dirottamenti aerei, 600 tentativi di uccidere Fidel Castro.
Un mese fa un aereo cubano con 40 persone a bordo è stato dirottato negli Stati Uniti, nessuno ne ha parlato, ai dirottatori è stata concessa la cittadinanza statunitense e l'aereo non è stato riconsegnato ai cubani. Se tutto ciò si fosse verificato in un altro paese, ad esempio negli Stati Uniti d'America, questo sarebbe stato un atto terroristico, magari dopo un processo sommario i dirottatori — chiamati terroristi in quel caso — avrebbero avuto una condanna esemplare all'ergastolo o magari alla sedia elettrica, ma siccome in questo caso sono cubani, non solo non sono terroristi ma campioni di libertà.
Dopo la teoria e la pratica della "guerra preventiva", in realtà nessuno Stato sovrano che non piaccia al "gendarme del mondo", sarà più al sicuro. In primo luogo Cuba, che con la sua costruzione di una società originale di tipo socialista non omologata, ha cercato ed in molti casi risolto, i molti problemi che in America Latina sono devastanti: il diritto a non morire di fame, il diritto alla scuola per tutti, il diritto alla casa, il diritto ad avere una sanità pubblica uguale per tutti.
Ad esempio, nella democratica Argentina ci sono oggi, nel 2003, 20 milioni di poveri che rischiano di morire di fame. In Honduras, in Guatemala, in Colombia, in Salvador, nel Paraguay, ad Haiti e in altri paesi amici degli americani o dove ci sono governi-fantoccio imposti dagli Stati Uniti d'America imperversano gli "squadroni della morte", c'è il commercio di stato della droga, in molti casi per sopravvivere si è costretti a vendere il proprio sangue e i propri organi del corpo.
Ma tutto ciò, nel giudizio dei fatti viene rimosso come se non esistesse. A Cuba in realtà, in questo concreto contesto del mondo attuale ci sono diritti formali e sostanziali che in altri Stati, in particolare del Sudamerica, non ci sono.
E' altresì farsesca, colleghi della destra e, più in generale, anche "anime belle della sinistra", la categoria dei dittatori. Infatti nella logica imperialistca i dittatori sono tali se non obbediscono alla volontà degli Stati Uniti d'America. Infatti un vero dittatore come quello del Pakistan che ha sistematicamente sterminato gli oppositori interni, oggi viene elevato a campione di libertà perché ha concesso le basi per la guerra all'Iraq.
Quello che è accaduto a Cuba noi lo critichiamo, ma non deve venir meno la solidarietà ad un paese che da oltre 40 anni difende la propria dipendenza e la propria sovranità, perché se viene meno oggi, in questi momenti drammatici, internazionali, la solidarietà internazionale, c'è il rischio che anche Cuba venga strangolata definitivamente dalla politica imperialistica degli Stati Uniti, che venga spazzata via.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Poche parole affinché non siano in qualche modo identificabili come una sorta di livore che c'è nei confronti dell'isola di Cuba, che rappresenta una popolazione che nei secoli si è mostrata invece una popolazione particolarmente aperta, particolarmente felice, malgrado le difficoltà che sono connesse al suo livello di sviluppo.
E' un dato che per molti anni Cuba ha rappresentato nell'immaginario collettivo una sorta di riserva di libertà nei confronti di un sistema liberticida che la circondava. Viceversa in questi anni è stato occultato che a Cuba, accanto a una crescita dei livelli di istruzione — c'è stato un grosso sforzo da parte del regime di Fidel Castro di alzare il livello culturale della popolazione — c'è stato un sistema politico assolutamente liberticida, che addirittura ha indotto — stiamo parlando della pena di morte, di una serie di esecuzioni che ci sono state e altre in corso di procedura — al fatto che i prigionieri politici, prima di essere fucilati venivano privati del sangue e le sacche di sangue messe a disposizione degli ospedali per i pazienti che ne avessero bisogno. Si può dire "vengono fatte donazioni nei confronti di persone che ne hanno bisogno", ma dal punto di vista morale sono atti di una inequità assoluta, credo in che nessuna parte del mondo, alla vigilia dell'esecuzione sia usato questo strumento di cercare di privare di ciò che può avere di prezioso la persona oggetto di esecuzione.
Secondo me non è che quando si fa un dibattito politico si debba vedere tutto il bene da una parte e tutto il male dall'altra. Certo, a nessuno è sfuggito in questi anni che lo Stato cubano è stato isolato economicamente, è stato sottoposto a sanzioni, ma queste venivano dopo una serie di atti politici molto forti in cui, contemporaneamente, il regime comunista di Cuba sovvenzionava tutte le guerriglie dell'America Latina, dando istruzioni ai militanti guerriglieri attraverso la preparazione e l'istruzione militare, attraverso la sovvenzione di tutti i movimenti, non di opposizione politica — può essere anche lecito che lo Stato appoggi movimenti ideologici simili — ma attraverso la sovvenzione alle strutture militari, terroristiche di stati vicini. Quindi, se è vero da una parte l'isolamento economico è altrettanto vero lo sforzo di penetrazione attraverso la guerriglia in paesi che venivano ritenuti nemici. Su questo bisogna far luce, perché credo che tutta la storia del secolo appena trascorso debba essere riscritta, quindi, accanto sicuramente a vessazioni cui è stato sottoposto il regime comunista di Cuba ci sono anche le azioni offensive che vengono talvolta prima, altre dopo, del regime comunista di Cuba. Attualmente, nello spirito della globalizzazione, in cui si tende sicuramente a un rispetto più forte dei diritti civili in qualsiasi angolo del pianeta, questa è una nicchia di fortissima repressione. Non si può non vedere, per affinità ideologica, per esempio, che il regime comunista cinese ancora esegue circa 1.000 condanne a morte l'anno, l'anno scorso 830, secondo cifre fornite da Amnesty International, che non è sicuramente un'associazione di centro-destra o anticomunista, anzi è molto spesso orientata verso la sinistra moderata. Nei giorni scorsi ho appreso, come credo tutti voi, in televisione, che coloro che non osservavano scrupolosamente le regole per quanto riguarda la Sars sono stati processati anche se non colpevoli di reati dolosi bensì colposi: sono procedure estranee a tutti i paesi dell'occidente. La stessa cosa accade tutt'oggi nel paese di Cuba dove coloro che compiono atti che in qualsiasi paese dell'occidente sarebbero minimi illeciti amministrativi, sono condannati con decine e decine di anni di reclusione. Ultimamente un "complotto" — oggi sappiamo cosa significava la parola "complotto" nell'ex Unione Sovietica con molta dovizia di particolari — è punito con decine di anni di carcere nei confronti dei vari componenti dei movimenti di opposizione.
Credo che a questo punto solo la scomparsa dei leader storici avvia movimenti di liberazione vera, quindi, probabilmente, solo la morte di Fidel Castro sarà l'innesco di un movimento di liberalizzazione dell'isola di Cuba, dove, non dimentichiamo, ci sono state anche molte aperture dell'occidente, dove lo stesso Papa è andato di persona a cercare di aprire una strada di dialogo, di conciliazione, ma anche di libertà religiosa che è assente. Tutte cose che tutti conoscono, quindi anche i movimenti politici affini in Italia, ma che non hanno mai denunciato se non nell'ultima vicenda, ma con i doverosi distinguo. E' stato detto in questi ultimi mesi, "la pace senza se e senza ma": anche sull'isola di Cuba bisognerebbe dire "la libertà senza se e senza ma", perché non si possono usare due pesi e due misure.
Credo quindi che si debbano fare pressioni politiche per un'apertura alle libertà politiche nell'isola di Cuba e per evitare che, proprio nelle difficoltà politico-economiche del paese in questa fase, si possa innescare un'ondata repressiva forte per mantenere il controllo.
Per la verità, tutte le volte che i regimi politici sono verso la fine aumentano la stretta repressiva. Questo è successo nella Romania di Ceausescu anni fa, questo è successo recentemente con Milosevic, questo sta succedendo nell'isola di Cuba, quindi questa ondata repressiva dal punto di vista della patologia politica è il sintomo che evidentemente il sistema non tiene più, quindi potrebbe accadere che nei prossimi mesi, nei prossimi anni la struttura politica comunista che per 40 anni ed oltre ha occupato tutti gli spazi della politica, si accinga a soccombere, fatto salvo che il prestigio nel bene e nel male, del leader Fidel Castro, finché rappresenta il collante e il riferimento politico delle strutture, terrà in piedi un simulacro di consenso.
Mi associo alle indicazioni dell'ordine del giorno di chiedere al Governo italiano, insieme ai paesi dell'occidente, di esercitare le pressioni politiche possibili.
Per concludere cito un'esperienza personale, di persone che sono venute in Italia a lavorare, in particolare un gruppo di animazione che si è esibito in molti locali della zona, un gruppo di animazione effettivamente di folclore musicale, che solo per aver forzato alcune minime regole per quanto riguarda la presenza in Italia sono stati condannati in contumacia nel paese. Questo dal racconto di componenti di questo gruppo. E' evidente il terrore di rientrare a casa per essere sottoposti a severe misure repressive, pure in assenza di qualsiasi tipo di scelta politica nei confronti dell'occidente. Tutto questo ci fa pensare che, così come è stato superato il "caso Serbia" ed altri casi, ci avviamo, nei prossimi anni, a superare il "caso Cuba" con tutto ciò che ad esso è connesso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Avrei voluto questa sera, insieme a queste mozioni che fanno riferimento alla condanna della repressione a Cuba che certamente esiste, fossero state abbinate anche mozioni di condanna e sdegno per alcuni läger ancora in atto, e mi riferisco al läger di Guantanamo, dove minorenni e ultranovantenni sono trattati peggio che animali, in dispregio non solo dei diritti umani ma della stessa dignità umana. Quindi questo avrebbe significato una presa di posizione, una criticità di posizione politica.
Ritengo che al di là del fatto che si condivida o meno il regime cubano, indubbiamente a Cuba si vive un’aria di repressione abbastanza pesante, a volte, ve lo dice una persona che ha avuto la fortuna e che spende tutti i soldi che guadagna per viaggiare, per cercare di capire e conoscere. Inviterei qualche collega che con superficialità o per carenza d’informazioni o di conoscenze si limita, giustamente, a criticare un regime oppressivo, a fare come ho fatto io un bel giro per tutto il centro America e vedere le condizioni di vita negli altri paesi del centro America, cercare di fare un paragone tra le condizioni di vita in Guatemala, in Bolivia, in Colombia, in Honduras e via di seguito: vedere quelle condizioni di vita e raffrontarle alle condizioni di vita a Cuba. Prima di andare a Cuba ho fatto tutto il giro dell’America centrale, poi ho voluto vedere questa differenza. La differenza l’ho constatata sul posto, ma sono i dati quelli che contano: il tasso di mortalità infantile è pari a quello europeo, il tasso di scolarizzazione è pari a quello europeo, il diritto alla salute non dico è pari a quello europeo, ma sicuramente migliore di quello americano legato al reddito delle persone.
Ritengo che, al di là della critica per la repressione in atto, non è sufficiente né da parte del Governo italiano, né di questo Consiglio regionale, né di tutte quelle nazioni che si dicono democratiche, condannare. Bisogna rimuovere le cause che hanno portato questo regime — perché di regime si tratta — ad una situazione di esasperazione, ad una situazione di perenne stato di allerta, con la mafia di Miami sostenuta dagli Stati Uniti. Non santifichiamo gli Stati Uniti d’America, perché la più grande calamità per l’America latina è costituita proprio non dai cittadini americani, dalla politica del governo americano e non solo a Cuba, ma in Argentina, in Venezuela, ovunque. E non parliamo di terrorismo. Mi trovavo a L’Avana il famoso 11 settembre: ebbene Fidel Castro disse “noi condanniamo il terrorismo, perché sappiamo cos’è il terrorismo, che subiamo da ben 40 anni” (il terrorismo americano).
Ritengo che al di là della condanna di una repressione che esiste, al di là della condanna della pena di morte che va estesa dappertutto, perché la pena di morte non è esercitata solamente in questo paese, ma anche in paesi che dicono di essere maestri nel rispetto dei diritti umani e poi avviano läger come quello di Guantanamo, è indispensabile, se vogliamo aiutare la popolazione di Cuba, tirare fuori dall’isolamento questa nazione. La condanna e l’isolamento, secondo me non fanno altro che accentuare il dramma di questa popolazione, quindi non è sufficiente condannare ma occorre aiutare questa popolazione ad uscire dall’isolamento, dall’accerchiamento.
Molti colleghi facevano riferimento all’embargo. Noi abbiamo sempre condannato gli embarghi, ovunque sono stati esercitati, perché sempre ricadono sulle spalle dei più deboli. Se vogliamo aiutare questo popolo, se vogliamo aiutare la democrazia in questa isola, è indispensabile far uscire questo popolo dall’isolamento.
Conoscendo bene la realtà cubana e anche quella latino-americana, faccio appello a tutti i colleghi, al di là della condanna, a fare riferimento, nelle mozioni che hanno presentato, a un intervento che porti questo paese, come altri flagellati dalla povertà rispetto a paesi molto ricchi, a uscire da questa situazione.
Mi auguro che questo mio invito venga ascoltato, perché altrimenti qualsiasi risoluzione, qualsiasi mozione che si limiti alla condanna sarebbe quanto meno insufficiente, quanto meno superficiale. Bisogna fare di più.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Mentre prendo la parola non ho ancora deciso se in coscienza posso votare la mozione 278 del gruppo di Forza Italia, rifletterò. Ritengo peraltro che sia doveroso da parte mia, anche per questo, poiché non è mio costume lanciare un segnale e ritirare la mano, chiedere il voto per appello nominale a nome anche dei colleghi Ceroni e Grandinetti che vedo in aula, sia che votassi a favore della mozione di Forza Italia si che votassi contro, anche perché ritengo che la mozione di Forza Italia dovrebbe essere votato in primo luogo dal gruppo consiliare di Forza Italia, se esistesse o comunque se presente in aula.
Detto questo vorrei fare una brevissima riflessione su quello che ha detto il collega D’Angelo. In primis vorrei ringraziarlo per avere menzionato, finalmente, la situazione di Guantanamo. Tutti noi cittadini dell’opulento occidente, siamo pronti a condannare con fermezza i läger del XX secolo non più esistenti e i läger oggi esistenti, dove vengono torturati neanche oppositori politici, ma combattenti di eserciti sconfitti in armi, cioè prigionieri di guerra avversari, sono una circostanza che francamente mi colpisce, che anche nelle nostre non affollate discussioni dobbiamo avere il coraggio di denunciare con chiarezza. Ringrazio il consigliere D’Angelo per questa precisazione, lo invito invece, per il reportage che ci ha fatto sui suoi viaggi — io non ho certamente una conoscenza diretta come lui della realtà centro-americana e sud-americana — a dire anche cose che sappiamo da coloro che ritornano. Per esempio un nostro iscritto, Roberto Spina, che ha vissuto qualche anno a Cuba, ha sposato una ragazza cubana ed è tornato in Italia, mi ha detto di essere tornato affatto perché disturbato dalla situazione politica, lui esponente di destra e anticomunista, ma per la vita nel paese estremamente dura. In particolare mi ha colpito un fatto che mi ha raccontato: a bordo di un taxi ha avuto un incidente stradale, è rimasto leggermente ferito, da noi ti pagano per il “colpo di frusta” qualche migliaia di euro di risarcimento, non gli hanno dato alcun risarcimento e il conducente del taxi che era pubblico, è stato punito con un anno e mezzo di reclusione perché non aveva dato la precedenza. Qualunque pubblico impiegato perde il posto per tre ritardi all’orario di inizio del lavoro nell’arco dell’intera carriera.
Io non mi sento di andare a fare una riflessione su un argomento come questo, dovendo stabilire se, tutto sommato, Cuba è un paese all’avanguardia nei diritti sociali o politici come ha cercato di sostenere Procaccini, o se viceversa è un paese deplorevole. Dico questo perché, tutto sommato, ritengo che non competa a noi stabilire se Cuba è un regime meritevole oppure no. Il faro di tutti noi, non noi che nulla contiamo ma anche dei potenti della terra, debba essere la Dichiarazione di Helsinki per la determinazione dei popoli. del 1975. Tutti noi anticomunisti quando era difficile essere anticomunisti — si faceva anche a botte — salutammo come una grande vittoria il fatto che si fosse affermato, anche con la firma dell’Unione Sovietica, il principio che ogni popolo ha diritto di autodeterminarsi e scegliere i propri governi, perché l’allora Unione Sovietica, che occupava l’Afghanistan, che ha mandato i carri armati in Cecoslovacchia alcuni anni prima ecc., se accettava il diritto che la Romania potesse avere ... socialismo e lo stesso l’Ungheria, riconosceva che compete ai cecoslovacchi stabilire se volevano Dubcek o Husarik, credo che dovremmo dire che se Castro è un dittatore o un dispensatore di libertà e progresso non lo so, non mi interessa non sta a me dirlo, io posso anche non avere simpatia per lui ma non mi importa, lo decideranno i cubani.
Ho fatto oggi una riflessione, sapevo che si sarebbe parlato di questa riflessione e non me la sento di votare il documento dei Comunisti italiani nella prima parte in cui afferma che il paese è all’avanguardia perché, ripeto, non sta a me, però mi sono andato a vedere la situazione di Amensty International per quanto riguarda il rispetto dei diritti dell’uomo in America Latina e ho scoperto due eventi interessanti avvenuti entrambi il 2 giugno. Prima cosa: non è Cuba la nazione dell’America Latina che Amnesty International considera la più preoccupante per la situazione dei diritti civili, politici e di libertà. In questo momento la nazione ritenuta più a rischio è il Perù, che noi sapevamo essere più o meno tranquilla. Il 2 giugno è accaduto che l’esercito peruviano ha sciolto un pacifico corteo di studenti peruviani sparando sugli studenti stessi e uccidendone quattro. La notizia mi ha colpito non per il fatto in sé che è spiacevole, come il fatto che vengono condannati a morte tre dirottatori, ma consentiranno i colleghi che un conto è la condanna, severissima, a tre dirottatori, altro è uccidere a fucilate quattro studenti inermi diciassettenni che fanno uno sciopero studentesco, come tutti noi abbiamo fatto nella nostra militanza politica.
La situazione peruviana mi ha colpito anche se è un paese definito “buono”, era nella “Coalition of the Willing” che promosse o avallò l’intervento militare in Africa qualche mese fa. Ho anche scoperto che la situazione politica del Perù è particolarmente “simpatica”, perché dopo il novembre 2000, quando scappò con la cassa il presidente Fushimori, il potere fu preso da un certo Antonio Toledo che vinse le elezioni con un programma elettorale che assicurava 5 milioni di posti di lavoro, il dimezzamento dei delitti (lì c’è una fortissima presenza di omicidi per rapina in tutte le città) e l’elevazione degli stipendi degli impiegati a 100 dollari al mese. Questo nel novembre del 2000. Le promesse elettorali non sono state mantenute e oggi ci sono questi scioperi, questi cortei, questo baionettamenti di studenti. Mi ha colpito perché ho pensato “perbacco, questo ci copia il programma”, poi ho visto che era il novembre 2000 e tutto sommato le conseguenze del mancato risultato del patto con i peruviani sono state queste.
L’altro evento accaduto il 2 giugno è stato il libero voto del Senato della Repubblica del Messico. I cubani forse non sono liberi di votare, i messicani sì. Ebbene, il Senato del Messico il 2 giugno ha votato a larghissima maggioranza una mozione con cui faceva appello al governo degli Stati Uniti d’America affinché si astenesse da qualunque intervento militare, diretto e indiretto, nei confronti di Cuba. Il Senato del Messico, ha una maggioranza di destra; governa un partito il cui nome è un ossimoro: “Partito repubblicano istituzionale” che credo sia presieduto da un ex funzionario della Coca-Cola, quindi non un antiamericano di quelli trinariciuti e muggenti. Esprime però la preoccupazione che questa recrudescenza di attenzione verso le condanne a morte dei dirottatori, spiacevoli certamente, deplorevoli, sia tesa a creare un retroterra mediatico per un altro intervento di invasione criminale nei confronti di Cuba, paese che può essere simpatico o non simpatico. A me non è simpatico perché non sono vicino ideologicamente a Fidel Castro, non sono neanche comunista né conto di diventarlo, però non capisco perché si debba cadere nella trappola di cominciare questo tran-tran di operazioni mediatiche a carico di una nazione quando si vuol intervenire sugli equilibri politici di quel paese.
Circa la circostanza della condanna a morte per estrazione del sangue, mi ha colpito perché ci fu un precedente nel 1982. Giustiziava i disertori condannati a morte, mediante estrazione del sangue, la repubblica islamica dell’Iran, cosa che noi attivisti del Fronte della gioventù stigmatizzammo allora, perché allora l’Iran era “cattivo” e “buono” era il suo avversario Iraq dove c’era sempre Saddam Hussein che aveva mosso la guerra all’Iran.
Ritengo che sia senz’altro giusto affermare il principio che l’embargo è sempre una forma di violenza economica finalizzata alla violenza politica, quindi non ho alcuna difficoltà a votare per stralci la parte della mozione che fa appello alla cessazione dell’embargo; ritengo di votare contro la mozione che è stata consegnata a firma dei consiglieri Ds, perché credo che al di là della valutazione sulla pena di morte, che ritengo strumentale quando viene posta da chi, come George W. Bush, da governatore del Texas si è vantato di non avere mai graziato un condannato a morte e ha rivendicato in campagna elettorale ciò, che oggi adduca a pretesto, per la critica a un governo non gradito il fatto che condanni qualcuno a morte... In questi giorni a Miami vengono venduti all’asta tre aerei di proprietà della compagnia di bandiera cubana, dirottati dai “patrioti dirottatori” che scappano in Florida. Io pensavo che se uno sceglie la libertà evviva, ma se uno si ruba un aereo che appartiene a uno Stato, l’aereo si ridà, non deve servire per finanziare il prossimo dirottamento.
Comunque, la mozione Ds ritengo che, come qualunque documento da chiunque espresso, per quello che vale — e per fortuna questo non vale molto perché siamo in 20 e nessuno ci dà retta, tanto meno il governo italiano, men che meno quello americano — qualunque espressione di riprovazione nei confronti del pur riprovevole governo cubano, andrà letto e interpretato come un avallare in qualche frainteso modo quello che sta cercando di fare. Non dimentico che il 6 novembre 2000 l’Iraq decise di vendere il petrolio non più per dollari ma per euro e venne invaso, come sapete, alcune settimane or sono; il Venezuela decise di vendere il petrolio contro euro, ha avuto un colpo di Stato, uno sciopero serrato di portata distruttiva e allora si è accordato per cambiare, con Cuba, petrolio contro forniture ospedaliere e sanitarie e adesso il Venezuela sta per essere messo fra gli Stati “cattivi” — la Colombia li accusa di spacciare la cocaina — e Cuba ha le condanne a morte. A questo gioco non ci sto. Tutto ciò che anche in buona fede può servire da avallo a questo gioco mi sembra che sia da respingere, credo che questa lettura debba essere applicata anche alle altre mozioni. Penso di poter votare soltanto la parte conclusiva del documento dei Comunisti italiani, in cui invita alla cessazione dell’embargo, alla moratoria delle esecuzioni capitali, ma al rispetto della sovranità dei popoli, non certamente la premessa ove si afferma il primato morale e civile della dittatura cubana, che onestamente, pur non essendovi stato come D’Angelo, mi sembra sia difficile in questa fase affermare e comunque non competente per questo Consiglio, tanto meno per me.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Vorrei brevemente illustrare la mozione che abbiamo presentato, che penso possa essere oggetto di un lavoro per una possibile risoluzione allargata rispetto alle firme. Parte da due considerazioni di fondo. Anzitutto un giudizio netto chiaro, forte su quanto è avvenuto ultimamente a Cuba, relativamente ad un acuirsi della repressione che si è poi caratterizzata con alcune condanne a morte, con un ulteriore giro di vite relativamente alla libertà di stampa e di diritti politici all’interno della stessa isola di Cuba e che condanna fermamente, prendendo atto di quanto già dichiarato nell’immediata vicinanza, rispetto ai fatti, dal nostro Presidente D’Ambrosio; che contestualmente fa presente e ricorda come la nostra Regione intrattenga rapporti di gemellaggio con una provincia cubana, ispirati alla solidarietà, agli aiuti umanitari e sanitari in particolare, che giudica positivamente e che ritiene debbano essere mantenuti nello spirito di un rapporto di solidarietà con il popolo cubano, distinguendo questa solidarietà da atti che al primo punto vengono condannati fermamente, rappresentati dalla stretta e dal giro di vite portato avanti ultimamente dal regime cubano; che osserva giustamente quanto sia negativo l’embargo unilaterale americano, che giudichiamo illegale in quanto proprio embargo unilaterale e quanto questo, nei quarant’anni ormai di durata di questo embargo, non solo non abbia aiutato allo sviluppo della democrazia all’interno di quel regime, ma al contrario abbia aumentato la necessità e lo spirito di chiusura di quello Stato. Quindi fa una distinzione chiara, non confondendo le questioni ma, a partire dai principi di democrazia nei quali si riconosce questa Regione, condanna fermamente tutto quanto va nella direzione di una repressione che è arrivata fino alla ripresa delle condanne a morte, che noi condanniamo in tutto il mondo e che quindi condanniamo, in questo caso, anche nello Stato di Cuba, quindi una condanna ferma rispetto a quanto è accaduto e nello stesso tempo una conferma di una politica che deve tendere a modificare gli atteggiamenti e le condizioni di vita economica di quello Stato ma allo stesso tempo anche una richiesta di assunzione di responsabilità politica di quel paese e di quello Stato. Io faccio una considerazione mia personale rispetto a quanto lì è accaduto e sta accadendo, proprio per essere chiari e non cadere, molto spesso, in alcune giustificazioni che possono in qualche caso nascondere posizioni moralistiche o di seconda natura. Probabilmente, se qualche anno fa in quel Paese si fosse arrivati a votazioni democratiche, quel regime avrebbe avuto la maggioranza dei consensi. Questo on si è fatto perché in quel paese, va detto, non c’è la condivisione e il riconoscimento nel principio della democrazia, quindi nel consenso espresso attraverso votazioni democratiche, del valore assoluto di questo fatto, anzi lo si pensa come qualche cosa inteso come sovrastruttura, probabilmente, rispetto ad altri principi. Ecco perché in quel regime ci sono condizioni che poi portano a considerazioni di chiusura a riccio e di autodifesa che portano, in un contesto internazionale anche di embargo ecc., a chiusure che arrivano fino al livello di una ripresa e di una recrudescenza, fino ad arrivare alle condanne a morte.
Ma tutto questo non può giustificare responsabilità che sono anche interne a quel paese e che come tali vanno riconosciute sulla base di principi universali di democrazia, che sono quelli di una democrazia basata sul consenso e su libere elezioni popolari.
La nostra mozione condanna nello specifico questa recrudescenza in modo chiaro, fermo, senza infingimenti e rileva quanto sia errato — perché non va nella direzione della soluzione dei problemi che quel paese sta attraversando — l’embargo americano e non accondiscende in nessun modo ad atteggiamenti di falso moralismo che possono essere rappresentati dal disconoscere quanto abbiamo instaurato, in termini di Regione Marche, con una regione di quello Stato in termini di gemellaggio, perché sappiamo benissimo di averlo fatto nella chiarezza delle posizioni, dei principi di fondo e nello spirito di aiutare un paese, in termini di solidarietà, di spirito di crescita economica, sapendo che tutto questo può aiutare a migliorare complessivamente le condizioni di vita, sociali, economiche, ma soprattutto anche dei diritti civili in quel paese.
La nostra mozione fissa questi tre principi che crediamo possano rappresentare anche una piattaforma per un ulteriore approfondimento da cui può scaturire una risoluzione anche più ampia, al di là delle firme che l’hanno presentata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Non possiamo che giudicare con severità il tentativo che si è verificato anche in questa occasione di utilizzare per mediocri calcoli di politica interna la drammatica situazione che si è verificata nelle settimane scorse a Cuba dove abbiamo assistito con sgomento ad una delle più violente ondate repressive degli ultimi anni.
Anziché sviluppare una forte ed efficace iniziativa a sostegno delle libertà civili e politiche a Cuba per la liberazione di tutti gli oppositori vittime della repressione, si è cercato di usare questa situazione per un calcolo politico molto provinciale.
Secondo noi, non è una buona cosa piegare le vicende politiche internazionali alla politica interna, farsi prendere dalla tentazione di una misera strumentalizzazione che, francamente, riduce qualsiasi credibilità di una seria riflessione su questi temi. Noi pensiamo che solo attraverso la democratizzazione della società cubana, l’introduzione del pluralismo politico - nelle forme che i cubani decideranno - la diversificazione economica e il pieno inserimento di Cuba nell’economia di mercato, soltanto procedendo lungo questa strada sarà possibile salvare davvero la parte positiva dell’esperienza storica cubana iniziata con la rivoluzione del 1959. Per questo è veramente assurda e controproducente l’idea di sospendere le iniziative che la Regione Marche ha avviato in questi anni per sviluppare la cooperazione con le comunità locali come quella di Sancti Spiritus. Sarebbe invece importante, come propone la risoluzione avanzata dalla maggioranza, agire affinché venga abrogato l’embargo degli USA. ‘idea che si possano difendere i diritti sociali essenziali separandoli o, meglio, negando altrettanto essenziali diritti di libertà civili e politici è per noi inaccettabile.
Ogni volta di più si dimostra che il benessere e il progresso in materia economica e sociale sono frutto dell’esercizio dei diritti. Allo stesso modo, una democrazia non è veritiera e non è completa se non è capace di avviare e sostenere un processo di miglioramento della qualità della vita di tutte le persone. Cuba, il popolo cubano potranno difendere un servizio sanitario funzionante e una scuola per tutti soltanto se saranno in grado di liberarsi di un sistema fondato su un ferreo controllo sociale e su una totale assenza di democrazia.
Per questa ragione sentiamo la responsabilità di sostenere in ogni modo questa coraggiosa opposizione democratica cubana ed è per questi motivi che, con la nostra risoluzione, insistiamo sull’esigenza di agire affinché cessi il doppio embargo: quello economico degli Usa e quello democratico del regime, entrambi contro il popolo cubano.
L’embargo degli Usa è ormai la sanzione di una «santa alleanza” tra la destra più radicale degli Stati Uniti, che rincorre una parte dei voti dei cubani di Miami, e il regime castrista. Ad una parte della destra statunitense serve a dimostrare la sua avversione a Fidel Castro; a Fidel Castro serve per coprire il fallimento di una gestione economica ultraquarantennale; un fallimento che sarebbe diventato del tutto evidente con il crollo dell’Unione sovietica e che è stato già troppo a lungo coperto e mistificato dall’embargo statunitense. Noi sentiamo la responsabilità di sostenere in ogni modo l’opposizione democratica a Cuba, perché siamo convinti che la vera alternativa sia dentro Cuba, nella società civile - che finalmente esiste, anche se è ostacolata in ogni modo -, nelle espressioni del dissenso politico, culturale e religioso, come quelle che sono state in queste settimane oggetto di questa violenta repressione, nello stesso partito unico, perché, proprio perché unico, non è affatto omogeneo ed ha, al suo interno, una vasta gamma di espressioni della società: se si producesse un processo di apertura democratica a Cuba, dallo stesso partito unico emergerebbero correnti populistiche, nazionalistiche, di destra e sicuramente molte componenti liberali e socialiste democratiche. E’ assolutamente prioritario ed urgente che si rompa “l'embargo democratico” imposto al popolo cubano da un regime ormai anacronistico che è l'ombra di se stesso. E un regime che, per rispondere alle 11 mila firme raccolte con nome, cognome, numero di carta di identità dai sostenitori del progetto Varela, è stato costretto a mobilitare esercito, polizia, apparato del partito e degli organismi di massa, tutte le strutture del controllo sociale e della manipolazione dell'informazione per un assurdo plebiscito, dove ha votato il 98 per cento degli elettori - vincendo ovviamente con il 99 per cento dei voti - e con il quale si è modificata la Costituzione, sancendo il carattere immutabile ed eterno del socialismo cubano.
Noi siamo convinti che la vera alternativa sia dentro Cuba, nel mondo della dissidenza e dell'opposizione democratica. Vi è la consapevolezza della necessità di una transizione pacifica e democratica: non vanno deluse e frustrate queste aspettative. Chi oggi propone di aggiungere embargo ad embargo non aiuta affatto la società cubana, al contrario, spinge verso l'acutizzazione dello scontro, con rischi evidenti per la stessa possibilità di azione e di espressione del dissenso e dell'opposizione democratica. Crediamo, invece, che sia giusto e possibile valutare l'opportunità di accompagnare le relazioni e i progetti di aiuto verso il popolo cubano con un'esplicita e più forte attenzione agli aspetti legati al rispetto dei diritti umani. Pensiamo alla necessità e alla possibilità di legare le relazioni in atto con Cuba all'accettazione e messa in pratica delle fondamentali carte internazionali dei diritti umani, alla garanzia che i progetti di cooperazione non si facciano esclusivamente con le autorità ufficiali ma anche con gli organismi indipendenti - anche con quelli non riconosciuti - come abbiamo fatto noi con il progetto di cooperazione promosso dalla Regione Marche, e che invece la mozione della Casa delle libertà avrebbe volto assurdamente cancellare. Pensiamo alla continua, costante ed insistente richiesta di liberazione sempre dei detenuti politici e alla richiesta della soppressione della pena di morte.
E' necessario mettere in campo ogni forma di pressione nei confronti del regime cubano per ottenere la liberazione di chi oggi è ingiustamente in carcere, per ottenere il riconoscimento dei diritti fondamentali di libertà, a partire dai diritti di organizzazione, di riunione, di libertà di opinione e di espressione. Crediamo che si debba attivare ogni iniziativa di pressione e di sostegno alle forze democratiche cubane per non isolarle e non lasciarle sole nella battaglia per conquistare democrazia e libertà nel loro paese. E fare tutto questo in modo tale che una politica di pressione non si traduca in una penalizzazione delle condizioni di vita della popolazione cubana che peraltro rischia di pagare, già sulla propria pelle, la limitazione della libertà e dei diritti.
Ecco perché, sulla base di quello che abbiamo detto, dobbiamo non solo confermare, ma per quanto riguarda il progetto con Sancti Spiritus dobbiamo incrementare le dotazioni finanziarie e le relazioni, perché queste vanno ad aiutare il popolo cubano che non può essere penalizzato da un ulteriore embargo o da una sospensione di questi aiuti di cooperazione allo sviluppo. Pertanto su questo aspetto e su altri la strumentalità della mozione di Forza Italia è del tutto evidente.

PRESIDENTE. Passiamo alle votazioni. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. L’intervento dell’assessore Silenzi è sconcertante a mio modo di vedere, sia per l’analisi sia per l’opportunismo politico che ha espresso in questa fase. Non solo non spende una parola di solidarietà ad uno Stato sottoposto a un attacco da 40 anni in difesa della propria solidarietà nazionale. Il suo intervento, assessore, non si limita infatti alla critica e alla condanna, pur legittime, che anche noi facciamo, ma addirittura teorizza e sostiene un vero e proprio rovesciamento del legittimo ordinamento socialista della Repubblica di Cuba. E’ una cosa sconcertante che mai avrei pensato di sentire da chi siede nei banchi della sinistra. No non ci accodiamo a queste analisi asettiche, chiuse, circoscritte. Abbiamo criticato e condannato senza mezzi termini, ma al tempo stesso la solidarietà internazionalista si deve dare in questo momenti, non lavandosi le mani, perché sostenere la cosiddetta opposizione cubana è quello che vogliono oggi gli Stati Uniti, i circoli della destra anche del nostro paese. E’ sconcertante, Silenzi, la tua mutazione genetica perché priva di qualsiasi sostegno dei fatti.
Apprezzo, al contrario, l’analisi, che pure non condivido in larga parte, che ha fatto il collega Novelli, che, seppure da una visione anticomunista, ha argomentato con fatti. Se non volete essere ipocriti, amici della destra, ma anche colleghi della sinistra e anche del centro-sinistra, i fatti vanno collocati in un contesto qual esso è: appunto l’embargo, appunto la pressione, appunto un attacco sistematico.
Noi non voteremo la mozione di Forza Italia, ma le altre due mozioni le voteremo per parti separate, perché anche esse in alcune parti significative sono asettiche, circoscritte ai fatti, senza una contestualizzazione. Al tempo stesso noi siamo contrari alle esecuzioni, alla pena di morte anche a Cuba. Non giustifichiamo: critichiamo, condanniamo. Ma anche negli Stati Uniti d’America vengono messi a morte, giorno per giorno, anche minorenni.
Noi quindi non voteremo queste mozioni nella loro interezza per un motivo politico, non per un motivo di tipo morale o moralistico ma un motivo squisitamente politico, perché da comunisti facciamo un’analisi del mondo diversa, alternativa, autonoma, perché, contrariamente all’assessore Silenzi e alla sua schiera, non abbiamo abbandonato gli strumenti della critica, perché vogliamo essere autonomi in una valutazione originale ma al tempo stesso libera, che veda le iniquità del mondo laddove esse si esprimano, che veda in maniera inequivocabile l’attacco e l’aggressione a cui Cuba è sottoposta. Insieme alla critica e alla condanna dobbiamo altresì incentivare i rapporti economici, sia quelli delle Marche sia quelli nazionali. In primo luogo economici, perché sappiamo che l’altissimo grado in alcuni settori che la Repubblica di Cuba ha è in pericolo, perché l’embargo penalizza in maniera forte la sanità, la scuola, la salute, la vita dei cittadini, i rapporti economici in primo luogo, quelli culturali e quelli civili, anche al fine di far cessare l’odioso embargo che è la sola cosa che può favorire un autonomo processo riformatore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Oltre all’ovvio voto contrario del nostro gruppo alla mozione presentata da Forza Italia, faccio una breve dichiarazione di voto sulle altre mozioni.
Quella presentata dai Comunisti italiani vedrà l’astensione di Rifondazione comunista, non per quello che è scritto in quella mozione che noi condividiamo interamente, in ogni sua parte, ma per ciò che manca, perché accanto alle cose lì scritte è comunque necessario esprimere una condanna rispetto alla stretta repressiva e alle condanne a morte che a Cuba in queste settimane sono state avanzate. Poiché questa condanna esplicita non è presente, noi non riteniamo di votare quella mozione, ma d’altra parte, condividendo lo scritto non possiamo votare contro. La nostra posizione, quindi sarà di astensione.
Ugualmente di astensione sarà il nostro voto sulla mozione presentata da alcuni consiglieri della maggioranza, dal gruppo Ds in modo particolare. Questa posizione di astensione maturata nel corso del dibattito, in modo particolare dopo l’intervento dell’assessore Silenzi — fino all’ultimo sono stato indeciso se votare a favore o astenermi su questa mozione — cioè un rappresentante della Giunta che ha chiarito che parlava ponendo il punto di vista della Giunta e di chi poi dovrà gestire l’esito di questa mozione, mi sono convinto ad un voto di astensione e non di pieno sostegno, perché non credo che sia legittimo da parte di nessuno Stato e di nessuna istituzione sostenere che bisogna appoggiare l’opposizione interna, sia pure democratica, a un regime o a un governo comunque legittimo e riconosciuto legittimo dalla comunità internazionale, perché in ogni caso è una forma di ingerenza esterna. Altro discorso è dire che bisogna aiutare un processo di democratizzazione, di espansione delle libertà a Cuba come in ogni altro paese al mondo, ma arrivare a dire che bisogna, anche attraverso rapporti culturali, economici e commerciali, prendere parte direttamente dall’esterno alla lotta politica all’interno di un paese rappresenta una forma di ingerenza che, abbiamo visto in passato, può produrre, anche quando motivata, molto spesso ipocritamente, da nobili cause, interventi bellici e violenti.
Conseguentemente il nostro voto sarà di astensione anche su questa mozione.
Non ho sentito una particolare considerazione della mozione presentata dal nostro gruppo. Domando il perché: forse perché ha imbarazzato qualcuno la nostra posizione? Penso che la mozione presentata da Rifondazione comunista sia la più coerente nella condanna esplicita agli atti di repressione, ma dall’altra parte nella denuncia agli atti di aggressione che Cuba ha subito in questi 40 anni e che continua a subire ancora oggi, nella condanna della pena di morte non solo a Cuba ma in ogni parte del mondo. Mi auguro che, almeno nel voto, questa nostra mozione possa essere tenuta in considerazione, in modo particolare dagli altri colleghi di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Ho fatto richiesta di votazione per appello nominale sulla mozione 278. Credo che sia possibile votare le risoluzioni con la procedura ordinaria, anche perché votandole per parti separate, farle votare per appello nominale potrebbe essere defatigante.
Confermo che non voterò la mozione 278, non perché mi ripugni l’idea di stigmatizzare il governo cubano, ma perché mi sembra strumentale, nel momento in cui il Senato del Messico ritiene necessario opporsi esplicitamente a un progetto di stabilizzare Cuba, dare un segnale in senso contrario.
Voterò contro la risoluzione a firma dei colleghi Ds, sia perché mi pare che il gemellaggio con Sancti Spiritus sia una cosa leggermente al di là delle strette urgenze della Regione Marche, sia perché mi sembra leggermente non voglio dire ipocrita, ma troppo equilibrista per essere spostata.
Per quanto riguarda la risoluzione del Pdci chiederei di votare separatamente fino a “impegna la Giunta regionale” — perché dovrei votare contro l’affermazione del primato sociale, economico, morale di Cuba nell’America latina — e quindi da “impegna la Giunta” al termine.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Voterò a favore della mozione di Rifondazione comunista e di quella del Pdci. Mi asterrò su quella della dei Ds, Margherita e Verdi e ovviamente voterò contro la mozione di Forza Italia.
Ritengo di dover spiegare l’astensione al documento della di Ds, Margherita e Verdi. Credo che non sia sufficiente un ragionamento di pura segnalazione di problematiche relative alla repressione senza togliere il contesto mondiale nel quale l’esperienza di Cuba ha vissuto e sta vivendo in questi anni. Né, d’altronde, la sintesi che l’assessore Silenzi ha fatto relativamente al percorso che la sinistra europea dovrebbe portare avanti, quale quello di sostenere l’opposizione interna, mi pare politicamente auspicabile, proprio perché i percorsi e i processi che sta vivendo il movimento comunista cubano sono ben più complicati e bisogna invece aiutarli con atti di solidarietà e di amicizia.
Per queste ragioni il mio voto sarà differenziato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Ritengo che sia da rigettare al mittente la mozione di Forza Italia per quanto emerso anche dal dibattito come elemento più strumentale politicamente, che di analisi critica della situazione cubana e internazionale. Apprezzo i contenuti della risoluzione dei colleghi Procaccini e Martoni e della risoluzione del collega Andrea Ricci, che rispetto a quella dei Comunisti italiani ritengo abbia una visione più ampia del problema della convivenza e del rispetto e della salvaguardia di una dignità di vita accettabile. Si fa un’analisi attenta del contrasto tra paesi ricchi e poveri e ritengo che proprio questo sia l’origine di molti mali della nostra società contemporanea, compresa la situazione che si sta vivendo a Cuba. Mi asterrò quindi relativamente alla mozione dei Ds perché, anche se apprezzabile sotto l’aspetto di conferma dei programmi di gemellaggio come aiuto ad una popolazione e una collaborazione che possa portare alla fuoriuscita di un isolamento di questa realtà caraibica, ritengo che sia insufficiente, molto superficiale, al di là di questi aspetti che apprezzo.
Quindi mi asterrò sulla mozione di Ds, Margherita e Verdi e voterò a favore della mozione dei colleghi Procaccini e Martoni e di quella di Andrea Ricci.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Prima di passare alla posizione che prenderemo riguardo le tre mozioni presentate, voglio dire che ho grande rispetto, in special modo per i colleghi dell’altro versante che hanno approfondito la conoscenza, conoscono da vicino i problemi del popolo cubano. Qualcuno ha affermato che si è recato in quella nazione, che esiste in effetti una oppressione. Il collega Andrea Ricci si è meravigliato perché nessuno ha analizzo in profondità la sua mozione, invece noi l’abbiamo letta, l’abbiamo analizzata e diciamo anche il motivo per cui non la possiamo votare.
Non è possibile esporre per iscritto e poi oralmente il concetto che quando si parla dell’oppressione che grava da tanti anni sul popolo cubano, di cui noi ci consideriamo amici ed estimatori, condividendo profondamente quello che ha detto il collega Ciccioli prima — un popolo gioioso, anche vicino, per delle peculiarità, a quello italiano — si faccia confusione con la condanna di altri sistemi, che poi sono grosse democrazie con cui noi abbiamo anche debiti di riconoscimento e passare dall’analisi del regime di Fidel Castro — non condanna del popolo cubano — alla condanna del famoso “impero del male” che sarebbero gli Stati Uniti d’America, cioè cose che non riguardano questa mozione. Anzi, vi prego, presentate una mozione sui crimini del regime di George Bush, quindi tratteremo, cercheremo di parlare dei crimini che avvengono negli Stati Uniti d’America, ma questo è altro discorso.
Per questo noi non la votiamo, perché si cerca di portare fuori un argomento, quello della dittatura di Fidel Castro. Perché noi proponiamo — questo lo voglio spiegare agli amici-avversari, che conoscono e hanno avuto rapporti con quel popolo stimabile — di sospendere la collaborazione con la provincia cubana gemellata alla Regione Marche? Perché abbiamo paura che poi questa cooperazione venga gestita dagli uomini che sono al potere in questo momento e quindi sono vicini, inevitabilmente, al regime e che quindi non arrivino al popolo cubano. Io non parlo mai in maniera ipocrita. Spesso, quando ci sono polemiche sui giornali, qualcuno dice “l’uomo di centro-destra ha detto strumentalmente questo”. Io non mi permetto mai di dire all’avversario “hai detto strumentalmente” o “sei ipocrita”. Io rispetto l’opinione degli altri, mi posso contrapporre con le mie opinioni, perché la democrazia è anche un fatto personale, non di partito ma un fatto di comportamenti, di linearità, di atteggiamenti e di prassi durante la propria esistenza.
Ho rispetto anche per ideologie completamente avverse al mio pensiero, quindi non voteremo la mozione dei Ds per la spiegazione fatta in modo lapalissiano dal collega Procaccini quando ha parlato di “anime belle”. Noi apprezziamo una posizione, non apprezziamo il compromesso nella posizione, cioè tenere bilanciamenti che non hanno un’essenza, un’identità. Lì c’è un pensiero netto e contrapposto tra le posizioni di Rifondazione comunista, Comunisti italiani e Verdi che hanno parlato della loro opinione riguardo al regime e hanno contestato la mozione presentata da Forza Italia e io ho cercato di spiegare anche la buona fede di quello che noi andiamo a proporre, senza permetterci di dire che voi siete in malafede, perché non ritengo di poterlo pensare, avete le vostre convinzioni, la vostra coerenza, nel corso della vostra vita, con le vostre idee. Sulle “anime belle” vedo una confusione, un bilanciamento ormai storico, per cui noi rimaniamo della nostra opinione, abbiamo chiesto il voto per appello nominale sulla nostra mozione, riteniamo che la nostra mozione non sia nemmeno modificabile, perché è una posizione moderata, tranquilla, che spiega anche le motivazioni che voi potete meno condividere, cioè la sospensione degli aiuti, che poi non sono mai stati molto marcati, non al popolo cubano ma a chi gestisce questi aiuti e non vorremmo che si stornassero aiuti al popolo cubano gestiti da un regime, dai presidenti delle Province, non siamo più tranquilli che le cose vadano a buon fine sotto quell’aspetto.
Tutto ciò sapendo che negli anni scorsi, quando il regime qualche segnale di cambiamento l’aveva dato, noi siamo stati i primi ad andare insieme a voi a conoscere il popolo cubano e a cercare di intavolare un discorso di cooperazione come abbiamo fatto, come dobbiamo fare con altre nazioni che hanno più bisogno di noi.
Queste sono le motivazioni per cui votiamo contro le vostre mozioni, non per una presa di posizione preconcetta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Non ci troviamo in un Consiglio le cui decisioni sono poi esecutive dal punto di vista dell’ordine mondiale, ci troviamo in un’Assemblea che pontifica o fa accademia sulle posizioni: serve più per definire il nostro atteggiamento come gruppi politici piuttosto che l’impegno che ci diamo a essere in qualche modo attivi nei confronti della situazione generale. Per questo motivo, pur avendo ascoltato, anche con attenzione, i distinguo che ci sono, sono stati operati nelle rispettive posizioni dai gruppi Verdi, Rifondazione comunista, Comunisti italiani, a volte anche sottili e non così forti nella sostanza, riconfermo il voto favorevole alla mozione presentata dai firmatari, tra gli altri, Ceroni e Grandinetti, perché riteniamo che questo Consiglio regionale debba dare un messaggio, al di là della precisione nella fase. Il messaggio che dobbiamo dare è di condanna forte alle ultime vicende che sono accadute, le tre fucilazioni, le condanne agli ergastoli ecc. nonché all’atteggiamento complessivo del regime. E’ questo lo spartiacque. Che dietro ci siano da fare tutta una serie di ulteriori ragionamenti d’accordo, però gli ulteriori ragionamenti devono essere complessivi, non sono solo sul fatto delle sanzioni economiche, delle difficoltà del regime ma anche su questi quasi 50 anni di gestione comunista dell’isola, quindi, siccome non ci troviamo ad esprimere tutta una valutazione politica estera ma ci rivolgiamo ad un fatto specifico, riconfermo come capogruppo di An, anche a nome della maggioranza del gruppo, il voto favorevole alla mozione del gruppo di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Riconfermo intanto quanto già alcuni miei colleghi hanno espresso nel loro intervento. Il nostro voto è ovviamente favorevole alla mozione che abbiamo presentato non solo come gruppo Ds ma anche insieme al gruppo della Margherita e al presidente del gruppo Verdi Moruzzi.
Esprimeremo un voto contrario alla mozione presenta da Forza Italia, perché oltre a non condividere l’impostazione politica di quella mozione, crediamo che essa sia proprio sbagliata in uno dei punti che propone all’attenzione del Consiglio, cioè la sospensione del gemellaggio tra la nostra Regione e una provincia cubana, perché credo che quella proposta va contro gli interessi non del governo cubano ma di quella specifica popolazione. Anzi, noi crediamo che lo sforzo che dobbiamo fare è invece quello di dare sostegno a questi aiuti e in questo senso riteniamo oltremodo sbagliata la scelta che è stata fatta dagli Stati Uniti d’America di fare, ormai da anni e anni, un embargo che va solo contro la popolazione di quella Repubblica e non intacca minimamente quel regime che a Cuba ormai governa da anni.
Ci asterremo anche sulle risoluzioni presentate dai colleghi dei gruppi Comunisti italiani e Rifondazione comunista. In particolare riteniamo che la risoluzione presentata dai Comunisti italiani non esprime in maniera chiara una condanna che invece deve essere netta, sulla repressione e sulle condanne a morte che a Cuba si stanno verificando, anzi noto in quella risoluzione un voler sminuire la critica verso quegli atteggiamenti, mentre il problema vero che abbiamo — credo che questo sia il dato politico che coglieva l’intervento del collega Silenzi — in quel paese è quello di democratizzarlo, quindi aiutare tutte quelle forze che là lottano per questo obiettivo politico.
Infine mi pare che sia la risoluzione dei Comunisti italiani che quella di Rifondazione comunista, evadano una questione che secondo me è invece importante, cioè il ruolo che la Regione Marche può concretamente esercitare rispetto a tutta questa vicenda. Non trovo una parola soprattutto sull’iniziativa intrapresa dalla Regione Marche di gemellaggio e di sostegno con i nostri interventi, alla popolazione della provincia di Sancti Spiritus, che secondo me è l’elemento più rilevante che dobbiamo sottolineare, perché questa è una competenza propria della Regione, in quanto, su questo, la possibilità di influenza e di decisione da parte della Regione stessa è totale.
Sulle altre questioni possiamo esprimere un giudizio politico, un invito ma non più di questo, però sulla questione specifica del gemellaggio e degli aiuti, la nostra competenza è totale e che non si dica una parola su questo credo sia un limite evidente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. In merito a questo problema, ancora una volta non riusciamo ad affrontare la questione in termini scevri da considerazioni di carattere ideologico, ma ci rifacciamo sia alla storia sia alle varie ideologie di riferimento. Sarebbe opportuno che ci si riferisse a dei denominatori comuni come quello della Carta dei diritti umani, perché così potremmo trovare sintesi diverse. Sembra che ancora questo percorso, che spero si possa fare in maniera un po’ più concreta, possa trovare un denominatore comune da parte di tutti, visto e considerato che siamo in un paese democratico e riusciamo, fortunatamente, a dimostrare una nostra posizione in quanto abbiamo noi un denominatore comune che è la nostra Costituzione la quale si rifà ai diritti fondamentali dell’uomo.
Per quanto riguarda le mozioni risentono di questa estrazione e per quanto ci riguarda abbiamo presentato la mozione, pertanto la voteremo, astenendoci su quelle rispettivamente di Comunisti italiani e Rifondazione comunista e voteremo contro la mozione presentata dalla minoranza, cercando di puntualizzare, per quanto possibile, alcune questioni che secondo noi sono fondamentali.
Innanzitutto credo che dobbiamo essere molto precisi sul giudizio di paesi che, nonostante abbiano fatto l’esperienza della non libertà, non riescono ancora a trovare autonomamente la via della democrazia. E’ chiaro che non tutti i paesi di marca dittatoriale hanno la stessa natura, di questo ci dobbiamo rendere conto in quanto, evidentemente, Cuba non è l’Iraq o non assomiglia ad altre dittature sanguinarie. Sta di fatto che comunque è una dittatura e pertanto, in una zona geografica come quella del Mar dei Caraibi sarebbe opportuno che finalmente prevalesse la democrazia. E’ chiaro che le nostre considerazioni comunque rimangono irrisolte rispetto alla non democrazia reale che fa passi avanti. Il fatto stesso che il culto della personalità abbia condotto avanti anche quella che poteva essere un’ispirazione democratica la dice lunga sulla natura stessa del regime cubano. Ecco perché noi diciamo che questi paesi vanno aiutati senz’altro a non sicuramente con le guerre preventive, per uscire dalla loro condizione di sudditanza e debbono in qualche modo fare dei passi decisivi verso una realtà, che è quella della democrazia e della libertà, visto e considerato che oggi siamo in condizioni di poter garantire, anche attraverso azioni politiche, la possibilità di un dialogo diverso dal passato, prova ne sia il gemellaggio con la provincia di Sancti Spiritus e anche tutta quella possibilità di dialogo che è concessa per il fatto che quel paese è aperto al turismo, alle visite internazionali.
Dal punto di vista politico sottolineiamo un aspetto di questi gemellaggi, che si rifà sostanzialmente alla strategia che la nostra Regione deve avere nei riguardi dei paesi in via di sviluppo e che hanno più bisogno. Noi siamo d’accordo nel confermare il programma di gemellaggio, ma ritengo che questo programma abbia anche un termine. Cosa voglio dire? Che nel nostro piccolo impegno che abbiamo nei confronti dei paesi in via di sviluppo, per la solidarietà internazionale, dovremmo dare preminenza, effettivamente, a quei paesi che hanno più bisogno. Ecco perché credo che dobbiamo porre un termine a questi programmi, per dare priorità soprattutto a quei paesi che non hanno i diritti fondamentali, come quello della sopravvivenza, visto e considerato che quello che abbiamo fatto e stiamo facendo in eritrea è sicuramente più efficace di quello che si sta facendo nel gemellaggio di Sancti Spiritus, che credo possa anche bastare per quanto già si è fatto.
Pertanto, nell’esprimere questa posizione siamo solidali con tutti quegli uomini che a Cuba ancora sono sottoposti a repressione, speriamo che il nostro Governo possa essere operante verso queste realtà in maniera costruttiva e si tenti di togliere tutte quelle condizioni che non consentono il dialogo, vedi per esempio l’embargo che di solito, purtroppo, penalizza proprio la gente che sta peggio e nello stesso tempo si sia abbastanza risoluti nel giudizio politico rispetto a queste condizioni.
Ecco perché siamo per votare la mozione da noi presentata, ci asteniamo sui due documenti dei Comunisti italiani e Rifondazione e voteremo contro il documento della minoranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Vorrei ribadire che il punto di differenza rispetto alla posizione di Forza Italia e di An è se dobbiamo sospendere un rapporto di cooperazione allo sviluppo con una provincia che ci ha messo a disposizione un comune per avviare una trasformazione agricola in quella comunità, trasformazione di coltivazioni con una sperimentazione del biodiesel che sta portando avanti l’università di Ancona che è partner in questo rapporto di collaborazione; sperimentazione che va incentivata proprio perché dà una risposta a cittadini che abitano in quel distretto, una risposta non solo alimentare, ma proprio di economia agricola, di aiuto, di trasformazione agricola, di lavoro per ottenere dei risultati sul piano economico e della sopravvivenza.
Rispetto a questo, giudicate voi che in un contesto come questo dobbiamo sospendere questa attività o non sarebbe questa sospensione penalizzante nei confronti dei cittadini? Al di là delle tante parole di analisi, questo mi sembra che possiamo decidere in quest’aula: non è demandato alla politica nazionale o alle letture delle varie posizioni od omissioni che vi sono negli interventi rispetto ad alcuni particolari problemi: questo il Consiglio regionale delle Marche può deciderlo. Ecco perché giudico sbagliata e piegata ad una logica politica più generale la posizione che voi proponete al dibattito e che votate, di sospendere un’iniziativa di cooperazione allo sviluppo che invece, a nostro avviso, va non solo confermata ma stimolata di più, incrementata nel finanziamento, sostenuta. C’è un progetto serio di cooperazione allo sviluppo, che il consigliere Luchetti richiamava, per cui questa scelta parla al popolo cubano, poi sulle valutazioni c’è stato un dibattito in cui ognuno sottolinea alcuni aspetti. Penso che presentare una mozione e non esprimere una condanna contro una pena di morte sia una cosa grave. Noi siamo contro la pena di morte, non si può discutere su questo, siamo contro le repressioni, siamo per la carta dei diritti umani in ogni paese. I diritti di libertà, di partecipazione, di riunione di poter esprimere liberamente il proprio pensiero. Sono convinto che un percorso di democrazia porti pure al sostegno di chi, rispetto a questi obiettivi politici, sta spendendo la propria persona, per cui non è un’ingerenza negli affari interni ma un auspicio politico e un sostegno politico ad un percorso di democrazia, altrimenti non si regge più e si vanificano i risultati positivi che la rivoluzione socialista cubana ha ottenuto ormai quasi 50 anni fa, per cui se non c’è un’evoluzione democratica si vanifica anche quello che di positivo Che Guevara e Fidel Castro hanno fatto in quello Stato. Ecco perché, rispetto ad un’analisi politica bisogna assumere con coraggio alcune posizioni che aiutino l’evoluzione democratica di un paese che è stato decisivo e importante per il riscatto di popolazioni soggiogate dalla tirannia somozista, dalla tirannia foraggiata dagli americani per tanti e tanti anni. Questa è la lettura che ci differenzia politicamente, ma lo facciamo qui e lo facciamo a livello nazionale. Però i punti cardine sono quelli: la condanna della pena di morte, i diritti umani e, per il Consiglio regionale delle Marche ribadire un progetto valido di cooperazione allo sviluppo.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione, per appello nominale, della mozione n. 278, a partire dal n. 27.

GABRIELE MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Mollaroli assente
Moruzzi no
Novelli no
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi assente
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Silenzi no
Spacca no
Tontini no
Trenta assente
Viventi assente
Agostini no
Amagliani assente
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini assente
Castelli assente
Cecchini no
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
D’Ambrosio assente
D’Angelo no
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi sì
Giannotti assente
Grandinetti sì
Luchetti no
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni assente
Minardi no
Modesti no

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione la risoluzione a firma Procaccini e Martoni.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la risoluzione sulla mozione n. 278, firmata da Amati e Franceschetti.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la risoluzione a firma Andrea Ricci.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Rinvio): «Riorganizzazione della struttura amministrativa del Consiglio regionale delle Marche» Minardi, Amagliani, Grandinetti, Giuseppe Ricci e Cesaroni (138)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 138. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Chiedo il rinvio di questa proposta di legge, perché sono stati presentati diversi emendamenti che meritano un approfondimento. Propongo pertanto un rinvio alla prima seduta subito dopo quelle sulla sanità.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 18,50