Resoconto seduta n. 14 del 05/10/2000
RESOCONTO INTEGRALE

SEDUTA DI GIOVEDI' 5 OTTOBRE 2000
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUIGI MINARDI

La seduta inizia alle 10,30

Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti, ai sensi del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 12 e 13 del 20 settembre u.s.


Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n.11 del 18.09.200, ad iniziativa dei consiglieri Favia, Giannotti Brini, Ceroni Cesaroni, Grandinetti e Trenta «Norme per la semplificazione delle certificazioni amministrative per l'ottenimento dei contributi di cui alla legge 61/98 e della D.G.R n.2153/98», assegnata alla IV Commissione in sede referente;
— n.12 del 18.09.200 ad iniziativa della Giunta regionale: «Modificazioni ed integrazioni della legge regionale 3 marzo 1997, n.20 - Norme per l'organizzazione e la gestione dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell'Umbria e delle Marche» assegnata alla V Commissione in sede referente;
— n.13 del 19.09.200 ad iniziativa del consigliere Moruzzi: «Modificazioni ed integrazioni alla L.R 13 marzo 1985, n.7 - Disposizioni per la salvaguardia della flora marchigiana» assegnata alla IV Commissione in sede referente;
— n.14 del 22.09.200 ad iniziativa dei consiglieri Silenzi e Luchetti: «Integrazioni all'articolo 28 della L.R. 16 marzo 2000 n.20 sull'accreditamento istituzionale delle strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private», assegnata alla V Commissione in sede referente;
— n.15 del 22.09.2000 ad iniziativa della Giunta: «Approvazione del rendiconto generale dell'amministrazione per l'anno 1999», assegnata alla II commissione in sede referente;
— n. l6 del 13.09.2000 ad iniziativa del consigliere Giuseppe Ricci: «Interventi per favorire la permanenza o l'inserimento di soggetti non autosufficienti in nuclei familiari», assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 17 del 28.09.2000 ad iniziativa del consigliere D'Angelo: «Disciplina regionale in materia di impianti fissi di radiocomunicazione al fine della tutela ambientale e sanitaria della popolazione», assegnata alla IV Commissione in sede referente.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n.22 del 27.09.2000 ad iniziativa della Giunta: «Piano di sviluppo rurale (PSR) 2000/2006 - Regione Marche redatto ai sensi del Regolamento CE 1257/99», assegnata alla III Commissione in sede referente e alla VI Commissione per il parere obbligatorio;
— n.23 del 27.09.2000 ad iniziativa della Giunta: «Legge n.65/87 art. l lett. C) programmi 1988 e 1989 per la realizzazione di impianti sportivi di cui alle deliberazioni amministrative n. l95/89 e n.43/91, recepite rispettivamente dai decreti ministeriali 15/12/89 e 14/12/92 . Revoca dei benefici finanziari non utilizzati», assegnata alla I Commissione in sede referente.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 31 dei consiglieri Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta: «Riduzione dei costi di gestione delle imprese che operano nel settore della pesca»;
— n. 32 dei consiglieri Avenali e Tontini: «Problemi occupazionali aziende appaltatrici di lavori di telefonia»;
— n. 33 del consigliere Cesaroni: «Riduzione del costo dei carburanti per l'agricoltura»;
— n. 34 dei consiglieri Mollaroli, Moruzzi, D'Angelo: «Finanziamento piste ciclabili»;
— n. 35 del consigliere Viventi: «Restituzione tributi e contributi da parte delle popolazioni colpite dal terremoto»;
— n. 36 dei consiglieri Mollaroli e Amati: «Numerosi casi di pedofilia verificatisi nel nostro Paese»;
— n. 37 dei consiglieri Ceroni Giannotti Brini, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta: «Posticipo apertura scuole anno scolastico 2001/2002»;
— n. 38 del consigliere Novelli: «Recupero patrimonio storico monumentale in località cittadella del comune di Ancona».



Deliberazioni inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. l891 del 12.09.2000: «Art. 29 della l. r. n.22/2000 - Iscrizione nel bilancio di previsione per I'anno 2000 di entrate derivanti da assegnazioni di fondi dallo Stato per i1 controllo per progetti sperimentali - Legge 162/98 anno 1999 e rettifica DGR n l710 del 1° agosto 2000 - Lire 2.075.272.200»;
— n. l892 del 12.09.2000: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2000 - Lire 712.954.930»;
— n. l893 del 12.09.2000: «Liquidazione quote di compartecipazione al gettito dell'IRAP da corrispondere agli Enti Locali. Acconto anno 2000 - saldi anni 1998 e 1999»;
— n. l943 del 19.09.2000 Art.29 della Lr. n.22/2000 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2000 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dall'ISTAT per la lealizzazione del V censimento in agricoltura - Lire 397.130.000»;
— n. l963 del 25.09.2000: «Art. 29 della L.R 22/2000 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2000 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per interventi di sostegno alle persone con handicap grave in attuazione della legge 104/92, modificata con legge 162/98 - Lire 1.455.449.000»;
— n. 1964 del 25.09.2000: «Art. 29 della Lr. 22/2000 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2000 di entrate derivanti da ripartizione delle quote del Fondo Nazionale Lotta alla Droga per la realizzazione di progetti triennali - Legge 45/99 - anno 2000 - Lire 3.844.000.000»;
— n. 1965 del 25.09.2000: «Art. 29 della L.R. 23.03.2000, n.22 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2000 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato quale saldo del contributo per fondo di intervento integrativo per la concessione di prestiti d'onore e l'erogazione di borse di studio quota 2000/resti 1999 - Lire 1.753.224.530»;
— n.1966 del 25.09.2000: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2000 - Lire 21.565.144.086».



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo, per la seduta odierna, i consiglieri Favia, Spacca, Grandinetti e Cesaroni.



Dichiarazioni dei consiglieri

OTTAVIO BRINI. Presidente, le vorrei far presente — non conosco la situazione degli altri consiglieri regionali — che stiamo attraversando un momento molto particolare...

PRESIDENTE. Consigliere Brini, non è iscritto a parlare, deve chiedere l'autorizzazione.

OTTAVIO BRINI. Nono sono iscritto, ma c'è l'obbligo di dotare di computer e...

PRESIDENTE. Non c'entra niente, consigliere...

OTTAVIO BRINI. Ma noi ci troviamo, da maggio ad oggi, nella impossibilità di svolgere le funzioni e il ruolo dei consiglieri regionali. E' una vergogna, Presidente! A meno che dobbiamo andare in Emilia Romagna.

PRESIDENTE. Non dovete andare da nessuna parte, anche perché questa cosa è già discussa, è stata deliberata e lei non aveva diritto alla parola. Siccome molto spesso lei richiama alla regole, un richiamo glielo debbo fare io.



Interrogazione (Svolgimento): «Ipotesi di trasferimento del servizio fitosanitario regionale attualmente ubicato a San Benedetto del Tronto» Romagnoli (38)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 39 del consigliere Romagnoli. Per la Giunta risponde l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Si informa di aver chiesto all'amministratore dell'ASSAM, a cui il servizio fitosanitario regionale fa riferimento, di verificare i termini del contratto di affitto della sede territoriale di Ascoli Piceno ubicata nel comune di San Benedetto e di provvedere, qualora questo fosse in scadenza o i locali e le condizioni di rinnovo non risultassero rispondenti, ad individuare, prontamente, una struttura idonea sempre nel territorio di quel comune.
Nel contempo, si è evidenziata anche la necessità di trasferire la sede dell'ufficio agricolo di zona sempre di San Benedetto.
In relazione a ciò ed in considerazione dell'opportunità di rendere quanto più possibile agevoli e funzionali i riferimenti per gli utenti, oltre che produttiva ed efficiente la gestione delle risorse umane e strutturali, si è data indicazione all'ASSAM ed al servizio decentrato agricoltura di Ascoli Piceno di verificare la fattibilità di una sede unica per le due realtà operative.
A tal fine, sono stati già attivati i contatti con i responsabili del centro agroalimentare di San Benedetto, che risulta disporre di strutture idonee, ubicate, peraltro, in località di agevole accesso per gli utenti.
In data 19.7 il sottoscritto scriveva una nota al dirigente dello Sda di Ascoli Piceno e all'Assam di Ancona, con la quale si chiedeva di verificare la durata del contratto ed evitare una delocalizzazione, da San Benedetto, del servizio fitosanitario.

GILBERTO GASPERI. Come si chiama il responsabile di questo ufficio?

LUCIANO AGOSTINI. Non lo so. Comunque già in data 19 luglio abbiamo assunto l'iniziativa di evitare il trasferimento presso il servizio decentrato di Ascoli Piceno. Questo è stato fatto anche in considerazione del fatto che l'attività del servizio fitosanitario di San Benedetto si svolge prevalentemente lungo la costa, in relazione alla forte attività di florivivaismo che c'è, quindi abbiamo pensato di attivarci perché questo trasferimento non avvenisse. Del resto noi pensiamo che i due uffici, quello decentrato di San Benedetto e quello fitosanitario debbano poter stare in un'unica sede per meglio corrispondere alle richieste degli utenti. Ci siamo attivati nei confronti del centro agroalimentare che pare disponga di alcuni locali, per racchiudere, sempre a San Benedetto, sia il servizio decentrato che il servizio fitosanitario, ma se il problema era quello dello spostamento dell'ufficio, questo non avverrà.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatta o meno, il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Sono soddisfatta della risposta. L'interrogazione, peraltro, era già stata presentata nella precedente legislatura dal consigliere Marucci. L'urgenza di ripresentarla si è determinata in luglio, quando ho appreso che addirittura, presso Ascoli Piceno era già stato stipulato il contratto di locazione proprio per attivare questa nuova sede. Prendo atto con piacere di questo ripensamento, comunque di questa nuova decisione che conferma la necessità dell'ufficio a San Benedetto, proprio in considerazione dell'utenza costiera alla quale fa fronte.



Interrogazione (Svolgimento): «Situazione Ente fiere di Pesaro» Giannotti (39)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 39 del consigliere Giannotti. Per la Giunta risponde l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Con l'interrogazione n. 39/2000 del consigliere Roberto Giannotti al Presidente della Giunta regionale vengono sottolineate valutazioni particolarmente negative sull'esito della 36a edizione del SAMP - Salone del mobile di Pesaro, espresse del consiglio direttivo del gruppo mobili di Assoindustria. In particolare lo stesso chiede di conoscere: se la Regione intende verificare, considerate le responsabilità assunte dalla Regione sottoscrivendo quote di capitale sociale dell'Ente fiere di Pesaro, la veridicità dei rilievi sollevati dall'Assoindustria e se intende contribuire, nel caso i rilievi fossero fondati, al rilancio del SAMP; i motivi per cui la Regione non ha ancora provveduto a nominare i propri rappresentanti in seno al consiglio di amministrazione dell'Ente fiere di Pesaro.
Per quanto riguarda la prima richiesta la Regione ha sentito l'Ente fiere di Pesaro in merito ad una valutazione sui !risultati della manifestazione. I dati salienti del SAMP 2000 evidenziano una sostanziale positività della manifestazione per quanto concerne il volume di affari realizzato e la partecipazione globale di espositori e visitatori.
A fronte di un lieve calo di presenze di visitatori, infatti, hanno fatto riscontro risultati economici importanti e contatti con nuovi mercati di notevole interesse.
A tal fine si possono evidenziare i seguenti dati: 18 delegazioni estere presenti al SAMP 2000 (Ungheria, USA,, Tunisia, Spagna, Russia, Romania Regno Unito, Polonia, Marocco, Irlanda, India, Grecia, Germania, Francia, Emirati Arabi, Egitto, Canada, Argentina); due importanti appuntamenti dedicati all'internazionalizzazione del prodotto, il primo dal titolo "La nuova Russia" e il secondo dal titolo "Pesaro incontra i Paesi Arabi" nei quali sono intervenute rappresentanze istituzionali e produttive delle varie nazioni coinvolte.
La presenza sul mercato di altre manifestazioni di settore, nazionali ed estere, crea una situazione concorrenziale non solo a Pesaro, ma anche ad altre strutture fieristiche analoghe .
E' opportuno, pertanto, progettare percorsi innovativi al fine di rilanciare la manifestazione pesarese.
L'Ente fiere si è dichiarato disponibile ad incontrare e a confrontarsi con il consiglio del mobile di Assindustria e i direttivi di tutte le altre associazioni interessate per discutere su argomenti inerenti la destinazione dei finanziamenti, i metodi per una più accurata e mirata selezione degli operatori al fine di operare un piano generale di rilancio del quartiere fieristico e soprattutto del suo ruolo promozionale al servizio della realtà industriale che non è data solamente dal settore del mobile, ma da tante altre realtà produttive.
Va segnalato, inoltre, che mai come quest'anno la complessiva organizzazione del salone del mobile, dalla promozione pubblicitaria all'assegnazione degli spazi fino agli eventi collaterali e di intrattenimento, è stata non solo condivisa, ma gestita e decisa direttamente dai rappresentanti degli stessi mobilieri del comitato SAMP, nello spirito non di utenza di un servizio ma di assunzione di responsabilità nelle scelte principali.
Relativamente ai motivi per cui la Regione non ha ancora provveduto a nominare i propri rappresentanti in seno al consiglio di amministrazione dell'Ente fiere di Pesaro si precisa quanto segue:
La società Fiere di Pesaro S.p.A. con sede in Pesaro si è costituita in data 23.12.1999, repertorio notaio Licini di Pesaro n. 20.557. Considerato il troppo breve periodo di operatività del vecchio Consiglio regionale, si è ritenuto più opportuno non attivare le procedure per nominare i rappresentanti della Regione in seno al consiglio di amministrazione della società "Fiere di Pesaro" S.p.A. previsti negli accordi para-sociali, demandando al nuovo Consiglio regionale le nomine di che trattasi, sicuramente più consone alla realtà politica e sociale attuale.
Il servizio competente si è già attivato per le relative procedure previste dalla legge regionale ed entro il mese di ottobre saranno nominati i rappresentanti della Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Giannotti.

ANTONIO GIANNOTTI. A differenza della collega Romagnoli presa da un atteggiamento di buonismo, non sono affatto soddisfatto della risposta dell'assessore Secchiaroli. Non sono soddisfatto né della proposta del presidente dell'Ente fiere — perché, evidentemente, la prima parte della risposta riprende e sviluppa concetti dell'ente e questo non mi sembra che sia corretto: mi sarei augurato uno sforzo maggiore da parte dell'assessore, che peraltro ha partecipato la settimana scorsa all'inaugurazione di PromoMarche e ha avuto occasione di intervenire sulla materia — né sulla ricostruzione e sulla sottolineatura delle responsabilità regionali, soprattutto perché si evidenzia una omissione di responsabilità che è cominciata nella scorsa legislatura e che si conclude in questa. Dire che, siccome stava per concludersi la legislatura e la Regione non ha ritenuto di dover nominare i propri rappresentanti nell'Ente fiere dopo aver comperato le azioni, è una scusa plateale, brutta che non dà ragione della verità. Nessuno ha detto, nemmeno l'assessore che nel periodo che va dalla costituzione dell'ente a oggi, questo stesso ente ha costituito i propri organi, per cui la Regione oggi, pur essendo partner di rilievo dell'Ente fiere di Pesaro, non ha avuto nessuna voce in capitolo nella definizione del reticolo di responsabilità di tale ente e non ha partecipato alla nomina del presidente, del vicepresidente, dell'esecutivo, quindi ha scelto di stare fuori da questo organismo. E ciò è il contrario di quello che in questi anni abbiamo ripetutamente scelto di fare. E' quindi una gravissima omissione politico-amministrativa. La Regione Marche non ha partecipato e ancora non partecipa alla guida dell'Ente fiere di Pesaro, uno dei tre poli fieristici della regione che io ho sempre considerato il polo più importante.
Rispetto a questo mi auguro che lei, assessore, non perda altro tempo e venga sottoposto al Consiglio regionale un provvedimento attraverso il quale si possa, da domani, rimediare a questo errore ed evitare che anche l'amministratore unico della società Ente fiere sia scelto in mancanza di una adeguata rappresentanza regionale.
Secondo aspetto, il Samp. Il presidente Drudi può dire quello che vuole, ma dato che abbiamo scelto di partecipare a questa esperienza, sarà opportuno compiere una analisi corretta dei dati. E' indiscutibile il calo di visitatori, è indiscutibile il calo degli espositori. E quando in una fiera c'è un decremento della partecipazione espositiva è un segnale allarmante. E' un dato negativo il calo degli operatori. Questo porta a dire che probabilmente, nell'ultima edizione del Samp il consiglio dell'Ente fiere di Pesaro ha "toppato". Lo hanno detto gli industriali, dobbiamo prenderne atto con preoccupazione perché a quella manifestazione siamo legati, poiché è una delle manifestazioni fieristiche più importanti della regione, che esprime, valorizza, sottolinea la capacità produttiva di uno dei settori-chiave, quello del mobile. Probabilmente qualcuno ha sbagliato a fare promozione e qualcuno ha sbagliato a favorire la partecipazione delle delegazioni straniere, molto poco interessati — mi dicono — al mobile e molto più interessate a momenti di svago e di divertimento nella città di Pesaro. Credo che i soldi degli enti pubblici debbano essere spesi in maniera diversa, quindi questa scelta deve essere oculata, deve essere finalizzata a vendere il mobile marchigiano negli altri Paesi, facendo in modo che siano favorite le presenze istituzionali che possano accompagnare questo disegno.
Da questo punto di vista esprimo la mia insoddisfazione, con l'augurio che da parte della Giunta regionale ci sia un cambiamento radicale di rotta anche su questo piano. Se si è scelto di stare dentro questo organismo, ci si stia a pieno titolo partecipandovi.
Io ho sentito il suo intervento a PromoMarche, caro assessore Secchiaroli e devo dire che lei è stato bravissimo, perché ha detto tutto e niente, perché ha parlato di specificità, e mi corre l'obbligo di dire che dovrebbe avere più considerazione per l'Ente fiere di Pesaro che ha e deve avere un ruolo di primo piano nel sistema fiere della regione. Questo vuol dire anche mettere mano ad una adeguata revisione della 52 che consenta di recuperare a sistema le fiere delle Marche.



Interrogazione (Rinvio): «Piano provinciale gestione rifiuti provincia di Macerata» Pistarelli (74)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 74 del consigliere Pistarelli. Essendo assente l'assessore Ottaviani, l'interrogazione viene rinviata.



Interpellanza (Rinvio): «Calendario scolastico regionale» Ceroni (2)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza n. 2 del consigliere Ceroni, che ha la parola per illustrarla.

REMIGIO CERONI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei far presente che ho presentato, in data successiva, anche una mozione sul calendario scolastico. Sarebbe stato opportuno discutere la mozione in questo momento.

PRESIDENTE. Direi di fare una verifica; nel frattempo possiamo passare al punto successivo dell'ordine del giorno.



Interpellanza (Svolgimento): «Nomina del componente al Co.Re.Co. sig. Cataldo Modesti» Ceroni, Grandinetti, Giannotti, Brini, Cesaroni, Favia e Trenta (3)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza n. 3 dei consiglieri Ceroni, Grandinetti, Giannotti, Brini, Cesaroni, Favia e Trenta.
Ha la parola, per illustrare l'interpellanza, il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Quando noi di Forza Italia abbiamo visto su Il Corriere Adriatico del 18.9.2000 l'articolo che riportava la posizione del sig. Cataldo Modesti contro l'Amministrazione di Porto Recanati siamo rimasti molto sconcertati, sia per i toni che per i contenuti dell'intervista. L'art. 128 del T.U. degli enti locali prevede che con decreto del Presidente della Giunta regionale viene istituito il comitato regionale di controllo per l'esercizio del controllo di legittimità sugli atti dei Comuni e delle Province. Capisco le esigenze dei partiti, sono uno che crede profondamente nei partiti e nella necessità di garantire il buon funzionamento della democrazia e delle istituzioni, quindi capisco la necessità di trovare una sistemazione ai candidati consiglieri regionali che, avendo partecipato alla competizione elettorale non si sono classificati in posizione utile. Va bene la nomina di un consigliere non rieletto a dirigere un servizio; va bene dare una presidenza di un ente, perché l'esperienza maturata in Consiglio regionale può essere messa a disposizione, può risultare utile alla collettività. Però penso che a lei non manchi, Presidente, la sensibilità per capire che la nomina di un ex consigliere regionale a presidente del Coreco non è una scelta che produce consenso all’Amministrazione regionale. Non entro nel merito della persona, anzi in molti mi hanno parlato molto bene del collega ex consigliere, ma mi riferisco all'opportunità dei comportamenti. Ad esempio, il consigliere Modesti si è dimesso da membro della direzione regionale del partito per poter svolgere con serenità questo compito? Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio per la risposta.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Il consigliere Ceroni ha dato un taglio diverso all'interpellanza. Io posso rispondere sia su quello che è stato detto, sia su un altro elemento sostanziale, ricordando allo stesso consigliere Ceroni che il sig. Modesti è stato eletto quale componente del Coreco dal Consiglio regionale...

ROBERTO GIANNOTTI. Dalla maggioranza del Consiglio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Esiste un organo che si chiama Consiglio regionale, che elegge anche a maggioranza. Il presidente del Coreco è stato eletto dai membri del Coreco stesso, quindi noi non abbiamo assolutamente fatto nulla. La democrazia è forma, ma il rispetto della forma è significativo.
Per quanto riguarda l'ulteriore notizia che lei vuol conoscere, se Modesti si è dimesso dalla direzione di un partito francamente non lo so perché non faccio parte di nessun partito, quindi non saprei dirglielo nemmeno come mia conoscenza diretta. Quanto poi al tema specifico su cui lei ha fatto l'interpellanza insieme ad altri consiglieri, credo sappiate tutti benissimo che queste dichiarazioni sono state rese prima che Modesti entrasse a far parte del Coreco. Quanto poi alle doti di equilibrio di Modesti, di queste posso essere un buon testimone, ma non c'entra niente: è semplicemente un dato che significa che il Consiglio ha scelto bene.
Credo di non dover dire altro. Non tocca a me, perché non l'ho nominato io, perché non l'ho eletto io né come componente del Coreco né come presidente del Coreco stesso. L'ho ricevuto insieme a tutto il Coreco qualche tempo fa nella visita di insediamento, abbiamo impostato con tutto il Coreco un lavoro di attenta collaborazione. Questo è tutto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni per dichiararsi soddisfatto o meno.

REMIGIO CERONI. Non mi posso dichiarare soddisfatto della risposta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti, firmatario dell'interpellanza

ROBERTO GIANNOTTI. Non abbiamo motivo di non riconoscere le doti di equilibrio espresse dal consigliere Modesti nei cinque anni di attività amministrativa. Da questo punto di vista c'è un riconoscimento alle qualità e alle capacità personali che in questo Consiglio voglio confermare. A noi premeva porre un problema di costume. Debbo ricordare a tutti — al Presidente, al segretario del Consiglio regionale, ai presidenti di gruppi — che c'è una legge chiara la quale sancisce il principio della incompatibilità fra incarichi a designazione regionale ed incarichi politici. Questa legge va rispettata da tutti, soprattutto va rispettata da quelle persone, quegli esponenti che, in virtù anche della loro appartenenza politica o del loro compito istituzionale, che noi non discutiamo, assumono un ruolo di rilievo. Ha fatto bene a ricordare il collega Ceroni che il presidente del Coreco è presidente di un organismo che svolge funzioni delicate, al di là del fatto che oggi ha pochissime attribuzioni. E' quindi giusto che sia fuori dall'agone politico. Questa questione ci premeva porre con l'interpellanza. Credo che nell'approfondimento della legge che dovremo fare, dovremo essere più precisi, anche individuando i ruoli e le responsabilità che contraddicono con la partecipazione all'attività politica attiva. Basterebbe almeno ipotizzare la procedura dell'autosospensione, in modo che sia la stessa persona che assume queste responsabilità che si autosospenda dagli incarichi politici, per eliminare l'elemento del contrasto.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Per quanto riguarda l'interpellanza n. 2, è stata avanzata richiesta dal consigliere Ceroni di unificare le discussione con la mozione n. 37 presentata il 2 ottobre, annunciata soltanto oggi, che quindi non poteva già essere iscritta all'ordine del giorno. Il consigliere Ceroni chiede di discutere d'urgenza questa mozione, insieme all'interpellanza. In considerazione del fatto che sarebbe opportuno svolgere un'unica discussione, avanzo all'Assemblea la proposta di accettare questa richiesta e di inserire la discussione di interpellanza e mozione al punto 6) dell'ordine del giorno, dopo le mozioni nn. 14 e 30, prima delle nomine.
Pongo in votazione questa proposta.

(Il Consiglio approva)



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Abrogazione dell'art. 10 della L.R. 14/2000 di rifinanziamento e modifica della L.R. n. 33/97 in materia di artigianato» Giunta (2)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 2, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Si tratta di una proposta semplice, che ha prevalentemente carattere tecnico e deve servire ad accelerare i tempi della messa in liquidazione della Finanziaria regionale Marche, cosa già decisa e deliberata a suo tempo da questo Consiglio. Per la messa in liquidazione il Consiglio regionale aveva a suo tempo attribuito un finanziamento alla Svim per l'acquisizione delle quote di partecipazione dei soci privati alla Finanziaria. Questo non rende possibile la celerità dei tempi dell'operazione, per cui con questo atto si spostano le risorse dalla Svim e ritornano in possesso della Giunta regionale, quindi si autorizza la stessa Giunta ad acquistare le quote di partecipazione dei soci privati della Società regionale di garanzia. Faccio rilevare che questo atto, nel rendere più celere l'operazione di messa in liquidazione della Svim, comporta anche un risparmio di costi relativi ai tempi di messa in liquidazione che comportano spese di gestione.
La proposta è stata approvata all'unanimità dalla terza Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Non possiamo far altro che confermare la posizione di astensione, perché si lega ad una posizione espressa sulla vicenda della Finanziaria, che è stata differente rispetto alla maggioranza.

PRESIDENTE. Prima di passare all'esame dell'articolato, pongo in votazione l'emendamento che riguarda il titolo della proposta di legge.

(Il Consiglio approva)

Passiamo ora all'esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «L. n. 23/96. Criteri e modalità per la formazione del piano annuale di edilizia scolastica» Giunta (13)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 13, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Martoni.

GABRIELE MARONI. L'atto amministrativo che siamo chiamati a proporre, valutare ed approvare, s'inserisce nel contesto di una programmazione triennale (1999-2001) e rappresenta il secondo piano annuale (piano annuale 2000) del secondo triennio di programmazione di opere di edilizia scolastica.
La legge n. 23/96 ai commi 1,3,4 dell’art. 4 prevede rispettivamente: "1. L'autorizzazione alla Cassa depositi e prestiti a concedere agli Enti territoriali competenti mutui ventennali per l'edilizia scolastica con onere di ammortamento a totale carico dello Stato; 3. che il Ministero della Pubblica Istruzione, con proprio decreto, ripartisce tra le Regioni i fondi del triennio e fissa gli indirizzi volti ad assicurare il coordinamento degli interventi. 4. Le Regioni, entro 90 giorni dalla pubblicazione del citato decreto ministeriale sono tenute ad approvare il piano generale triennale ed il piano annuale".
La legge n. 488/99 (art. 54, comma l, tabella 3) prevede l'attribuzione di una somma di lire 40 miliardi annui per l'attivazione di mutui diretti alla realizzazione di opere pubbliche di edilizia scolastica.
Dal decreto del Ministero della pubblica istruzione 6 aprile 2000 (G.U. n. 88 del 14.4.00), ad oggetto: "Ripartizione dei finanziamenti a favore delle regioni per l'attivazione del secondo piano annuale del secondo triennio di programmazione di opere di edilizia scolastica", si evince che la somma effettivamente ripartibile ammonta lire 398 miliardi con una assegnazione per le Marche di lire 13.242.256.000.
L'atto in esame costituisce la sintesi programmatoria per l'anno 2000 delle azioni dei tre soggetti istituzionali (Stato, Regione, enti locali) chiamati dalla legge a operare in materia di edilizia scolastica. Dapprima lo Stato stabilisce, con decreto del Ministero della pubblica istruzione (del 6 aprile 2000), la ripartizione del finanziamento per il secondo anno del piano triennale sulla base delle indicazioni del competente coordinamento interregionale per l'edilizia scolastica e stabilisce di consolidare gli indirizzi già assunti con il primo triennio. Ciò avviene anche con l’acquisizione del parere favorevole della Conferenza permanente tra Stato e Regioni (rep. Atti n. 491 del 4.4.00).
La Regione Marche con l'atto in esame: richiama il piano generale triennale 1999-2000 approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 290/2000 e con decreto del dirigente del servizio edilizia pubblica n.38 del 17.03.2000; stabilisce la ripartizione finanziaria tra le quattro Amministrazioni provinciali secondo i medesimi parametri utilizzati dal Ministero della pubblica istruzione per il riparto tra le Regioni; stabilisce i criteri di inclusione degli interventi nei singoli piani provinciali per l'anno 2000 specificando in interventi prioritari ed altri interventi; stabilisce altresì che una quota non inferiore al 60% del finanziamento assegnato a ciascuna provincia, dovrà essere destinato ad interventi riguardanti il patrimonio scolastico comunale; stabilisce le procedure per la formazione del piano annuale 2000.
La Giunta regionale, sentita la sovrintendenza scolastica regionale, approva il piano annuale 2000, sulla base delle proposte pervenute dalle singole Amministrazioni provinciali e lo trasmette al Ministero della pubblica istruzione.
Le Amministrazioni provinciali, sentiti l'ufficio scolastico provinciale e la conferenza provinciale delle autonomie, formula una proposta di piano per l'annualità 2000 e lo trasmette alla Regione; le amministrazioni sono tenute a trasmettere la proposta di piano annuale entro 45 giorni dalla data di pubblicazione sul BUR del presente atto.
L'atto in esame contiene indubbiamente tutti gli elementi di indirizzo, di potenziale efficacia, d'individuazione dei metodi e tempi di attuazione e di chiarezza nella formulazione dei rapporti tra i diversi Soggetti che intervengono a vario titolo nella sua realizzazione. A mio le parere la Giunta regionale dovrebbe prevedere una valutazione di efficacia ed efficienza degli interventi proposti, messi in atto e realizzati. Un efficace sistema di valutazione è indispensabile per permettere ai diversi decisori pubblici di potere programmare i nuovi interventi nei prossimi anni, ma è altresì indispensabile per rendere conto ai cittadini marchigiani su come si è intervenuti in una materia sensibile quale la gestione al meglio del patrimonio della edilizia scolastica e quindi, di conseguenza, del sistema scolastico.
La proposta di atto amministrativo è stata approvata all'unanimità dalla quarta Commissione consiliare.

PRESIDENTE. E' aperta la discussione. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Presidente, colleghi consiglieri, le strutture edilizie costituiscono elemento fondamentale e integrante del sistema scolastico. La legge 23 del 1996 si è fatta interprete della grave situazione di inadeguatezza in cui versano gli edifici scolastici nel nostro Paese dal punto di vista igienico, sanitario e di abbattimento delle barriere architettoniche, situazione dalla quale non è certamente immune la nostra regione. Stante il piano triennale 1999/2001 approvato con decreto del dirigente del servizio edilizia pubblica n. 38 del 17 marzo 2000, per risolvere i problemi di edilizia scolastica nelle Marche sarebbero necessari 120.850 milioni. Lo Stato mette a disposizione, per le Marche, 13.242 milioni, poco più del 10% della necessità. Una somma troppo esigua rispetto alle necessità dell'edilizia scolastica. Sarebbe stato auspicabile almeno il doppio delle risorse, per fare in modo che nel giro di cinque anni si fossero adeguate tutte le scuole della nostra regione.
E' vero che il Governo ha pensato a come risolvere questo problema, spostando il termine per l'adeguamento alle norme di sicurezza al 2005. E' un modo di fare che non ci piace: prima si approvano le norme, si fissano i termini per l'adeguamento a tali norme, poi, non riuscendo a trovare le risorse, si procedere a procrastinare la scadenza. Un po' ci siamo abituati e i colleghi versi anno cos'è accaduto per l'acqua: prima si fissa la quantità massima di sostanze inquinanti che possono essere contenute nell'acqua, poi non si riescono ad attuare le politiche necessarie a contenere le quantità inquinanti e si alzano i parametri, risolvendo in questo modo il problema. E' un modo di fare quantomeno disinvolto.
Rispetto a questo problema non ha fatto meglio la Regione Marche, che stanzia — e per la verità non sempre sul proprio bilancio — la straordinaria cifra di 500 milioni all'anno al capitolo 2251203 del bilancio 2000 che — miracolo, un autentico miracolo! — a fronte di richieste per 120 miliardi rimane in parte no utilizzato. La ripartizione avvenuta con decreto del dirigente 146 del 26 giugno 2000, anziché utilizzare i 500 milioni delle risorse ne utilizza solo 353,7. E' segno che qualcosa non va. Perché l'Amministrazione regionale non ha portato a conoscenza di quelle comunali che comunque una sia pur piccola quantità di risorse erano disponibili per lavori urgenti da destinare all'edilizia scolastica?
Voglio sottolineare che questa legge regionale che mette a disposizione 500 milioni è ben fatta, perché prevede una compartecipazione dell'ente locale all'investimento, cosa che invece non ha previsto la legge nazionale la quale dà tutto a fondo perduto. Se lo stesso criterio della legge regionale si fosse applicato alla 23 del 1996, ci sarebbe stata una maggiore selezione degli interventi sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.
Ma veniamo più strettamente all'ordine del giorno. Qui si tratta di fissare i criteri per consentire alle Province di formulare il piano 2000 degli interventi di edilizia scolastica previsti dall'art. 4 della legge 23/96, criteri ai quali le Province debbono attenersi scrupolosamente per la formulazione della graduatoria. Non ha alcun senso che noi stiamo qui ore a discutere di criteri che puntualmente vengono disattesi. La disattenzione ai criteri è quanto avvenuto nella formulazione del piano approvato con decreto del dirigente n. 38: le province hanno fatto carta da macero dei criteri stabiliti dal Consiglio regionale. Ciò non deve ripetersi per il 2000, perché qui entrano in ballo gli interessi dei Comuni, poiché il piano precedente aveva riservato una consistente quota di risorse alle Province, quindi il danno è stato limitato. I criteri servono a stabilire, anche all'interno dello stesso ente, quali sono gli interventi che debbono essere realizzati per primi. La Provincia di Ascoli Piceno ad esempio, ha le scuole di Fermo, Ascoli e San Benedetto: i criteri consentono di stabilire quale intervento deve essere realizzato prima, quindi non va sistemata prima la scuola della località ove risiede l'assessore. Ci sono criteri chiari, specifici che consentono di fare una graduatoria.
Voglio ben sperare che il buon senso prevalga, che il senso di responsabilità abbia la meglio perché l'esigenza di un provvedimento amministrativo chiaro, trasparente e pulito di ripartizione di risorse importanti per Comuni e amministrazioni, di sinistra o centro-destra che siano, prevalga su atteggiamenti inopportuno che discreditano la pubblica amministrazione e alla fine possono creare problemi a chi li pone in atto, perché la partita, per quanto mi riguarda, non è chiusa qui.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Senza dubbio ci troviamo di fronte a un atto amministrativo che va a definire criteri e modalità per la formulazione di interventi nel settore dell'edilizia scolastica, con richieste che vanno di gran lunga oltre la capacità di finanziamento d parte dello Stato e della stessa Regione. Il collega Ceroni sottolineava la diversità di qualità tra l'intervento regionale — non di quantità: quella, se mai, favorisce lo stanziamento statale — e quello statale. Da questa discussione credo che possa scaturire una riflessione per valutare se gli stessi criteri e modalità — il co-finanziamento, la maggiore corresponsabilizzazione — possano in qualche modo applicati anche nell'utilizzo di queste risorse statali.
Sappiamo che il meccanismo della compartecipazione responsabilizza i soggetti attuatori, invitandoli a realizzare progett i effettivamente necessari a progettare qualcosa che costi quello che vale e non soltanto a utilizzare queste risorse.
A me risulta anche che se andiamo a verificare, una volta erogati i fondi agli enti locali, quali sono i tempi di attuazione, ci sono ancora risorse inutilizzate, quindi non mi scandalizzerei soltanto del fatto che i 350 milioni sono stati assegnati a fronte di 500 disponibili; c'è una verifica necessaria anche nella fase successiva, perché le Amministrazioni spesso sono in ritardo nell'attuazione di questi progetti e talvolta il ritardo può derivare anche dal fatto che un progetto deve essere aggiornato e quindi passa parecchio tempo. Credo quindi che dobbiamo far tesoro di questa discussione per valutare quali sono i provvedimenti da prendere non soltanto all'interno della procedura che si svolge nelle strutture della Regione, ma anche tenendo conto di tutti i passaggi successivi, comprese anche le sanzioni da applicare nei confronti della Province che non pongono in atto i criteri che il Consiglio regionale si è dato.
Credo che in sede di bilancio questo argomento del potenziamento dell'intervento nel settore dell'edilizia scolastica sarà uno degli argomenti sui quali si deve discutere nell'ambito di quelle che sono le priorità d'intervento per la Regione Marche.
Il mio gruppo, assieme ai colleghi consiglieri del gruppo I Democratici e al presidente del gruppo Comunisti italiani, ha preso l'iniziativa di presentare un ordine del giorno e un emendamento su questo provvedimento.
L'ordine del giorno che preannuncio, tocca un aspetto molto delicato: la rimozione dell'amianto negli edifici scolastici. Una legge nazionale, alcuni anni fa ha stabilito, vista la pericolosità di questa sostanza, che si dovesse andare a una dismissione della stessa non soltanto dai luoghi di lavoro ma anche dai luoghi dove si verificavano basse concentrazioni, perché la pericolosità dell’amianto è stata scoperta soltanto di recente, dopo che per anni ne era stato fatto un uso diffuso a seguito delle caratteristiche termiche e meccaniche di questo prodotto, di questo filo silicato di magnesio che, in particolare nel settore edilizio, è stato utilizzato, mescolato a magnesio, a cemento, a silicati vari, per produrre qualcosa che era entrato poi nell'uso comune di tutti i giorni, il cosiddetto cemento-amianto realizzato in mattonelle, in pannelli, un materiale incombustibile che è stato commercializzato sotto vari nomi: Eternit, Isolit, Fibrocemento, Salonit. E' stato diffusamente utilizzato nel territorio.
Dal 1965 la comunità scientifica internazionale aveva confermato definitivamente l'esistenza di effetti cancerogeni di questa sostanza, e difatti in quegli anni un Dpr inserì l'amianto tra le sostanze nocive per il rischio di asbestosi e silicosi. Successivamente, nel 1991 fu approvato il D. Lgs. 227 che indicava che per l'amianto in quanto agente nocivo, esistevano delle soglie minime di presenza di fibre nell'ambiente oltre le quali dovevano essere adottate specifiche misure protettive. Nel 1991 la Cee, con uno specifico provvedimento vietò l'impiego di amianto e la graduale messa al bando di tutti i tipi dello stesso materiale, con delle fasi progressive che si esaurirono il 26 luglio 1999. In Italia, nel 1992 la legge 257 ha disposto la cessazione dell'impiego di amianto in ogni forma e la stessa legge ha dettato delle norme per la dismissione della produzione, del commercio, dell'utilizzo e l’avvio di misure per la decontaminazione e bonifica delle aree inquinate da amianto. Questo era il livello di allarme che progressivamente dagli anni '60 si è sviluppato attorno a questa sostanza accusata di provocare tumori polmonari e mesiotelioma, che si possono manifestare anche a venti anni di distanza dall'esposizione. Quindi la prevenzione rimane l'arma migliore per la difesa del diritto primario alla salute e per la difesa della qualità della vita.
Di questo prodotto a cui ancora sono esposti i cittadini, non esclusi, purtroppo, anche gli studenti delle nostre scuole, va detto che c'è ormai abbondante pubblicazione scientifica che individua le patologie inequivocabilmente riconducibili all'asbesto: ci sono manifestazioni non maligne, ci sono fibrosi polmonari note come asbestosi e purtroppo ci sono anche manifestazioni maligne comprendenti mesioteliomi e il tumore del polmone. Le fibre dell'amianto si stabilizzano all'interno del tessuto polmonare e causano un progressivo aggravamento di questa patologia anche dopo l'interruzione all'esposizione. Quindi abbiamo un elemento di rischio che permane e alcune fibre di amianto non vengono rimosse dal polmone nel corso del tempo, quindi permangono.
La patologia insorge in modo subdolo e progressivo anche in soggetti esposti a concentrazioni estremamente basse. E questo l'elemento preoccupante. I fenomeni si manifestano a distanza di almeno 15 anni, quindi è chiaro che ci troviamo di fronte a qualcosa di estremamente insidioso, perché non esiste l'"effetto allarme" come avviene per l'esposizione ad altri pericoli o ad altre sostanze.
La dose innescante può essere più piccola, in certi casi straordinariamente piccola. La suscettività individuale nella genesi del tumore è importante; ci sono casi segnalati anche di soggetti con esposizioni estremamente basse.
Non siamo qui per fare dell'allarmismo o del terrorismo, però abbiamo la possibilità di votare un provvedimento nel quale ai punti 1 e 2) si dice: "messa a norma e adeguamento delle strutture preesistenti alla vigente normativa in materia di agibilità, igiene, sicurezza ed eliminazione delle barriere architettoniche". Questo passaggio dell'igiene credo che vada meglio specificato: "igiene e salubrità dell’ambiente inteso anche nella rimozione dell'amianto". Per questo abbiamo presentato un emendamento alla proposta di atto amministrativo dove, dopo le parole "eliminazione delle barriere architettoniche", viene specificato "e dei fattori di rischio derivanti dall'amianto". L'emendamento è sottoscritto anche dai colleghi D'Angelo, Procaccini, Ascoli e Benatti. Inoltre abbiamo presentato un ordine del giorno che dà indicazioni ben precise alle Amministrazioni preposte alla predisposizione dei progetti che entrano nel piano annuale e alla Giunta regionale che è tenuta ad approvare questo piano annuale, che tende a invitare tutti i soggetti, nei successivi passaggi di questo provvedimento amministrativo, a fare in modo che gli interventi di rimozione dell'amianto non siano rinviati agli anni successivi ma siano non solo programmati ma realizzati in un arco di tempo molto breve. Peraltro mi risulta che anche nel territorio ci siano iniziative da parte dei genitori dei bambini iscritti alle scuole — perché questi interventi spesso sono stati fatti in modo diffuso in tutto il territorio — tendenti a chiedere alle Amministrazioni comunali di rimuovere queste coperture in amianto. Va detto che la letteratura scientifica e tecnica denuncia che lo stesso materiale esposto ad agenti atmosferici subisce un progressivo degrado per azione delle piogge acide, degli sbalzi termici, dell'erosione eolica, dei microorganismi vegetali e di conseguenza, dopo anni dall'installazione, si possono determinare alterazioni corrosive superficiali con affioramento delle fibre e fenomeni di liberazione. Per curiosità, se i colleghi consiglieri vogliono assistere a questo fenomeno, di fronte agli uffici del Consiglio regionale ci sono delle strutture in cui questa situazione di degrado di liberazione delle fibre di amianto sta avvenendo da tempo, e il mio gruppo ha anche chiesto al Presidente del Consiglio regionale di invitare i nostri vicini, se non altro a rimuovere queste coperture che coprono peraltro strutture inutilizzate. Comunque siamo qui per preoccuparci soprattutto della salute di chi fa uso delle strutture scolastiche e chiedo scusa di questa parentesi che riguarda la situazione anche del Consiglio regionale, ma che testimonia che questi fenomeni sono estremamente diffusi e sono anche vicini alle situazioni che noi tutti giorni viviamo, senza neanche accorgerci di quello che sta succedendo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Faccio alcune considerazioni per sostenere gli interventi che sono già stati fatti dai consiglieri che mi hanno preceduto, da ultimo dal consigliere Moruzzi e dal consigliere Ceroni.
Concordo che è fondamentale, nella qualità dell'intervento scolastico, la qualità degli spazi. Era ed è assolutamente indispensabile che noi si pensi, come Consiglio regionale, a strumenti che insieme alla legge nazionale e agli interventi degli enti locali, si dedichino in maniera molto seria a provvedere in questa misura. E' quindi necessario che, sia dal punto di vista della sicurezza ma soprattutto anche dal punto di vista dell'agio degli studenti, la qualità degli edifici scolastici sia una delle condizioni che consentano di avere una qualità anche nella complessiva attività didattica delle scuole.
Mi preme intervenire in particolare per alcune considerazioni che faceva il consigliere Ceroni sulla legge 23. La legge 23, oltre a mettere a disposizione risorse nei confronti degli enti locali, con mutui a costo zero, fissa finalmente delle competenze distinte tra Comuni e Province, quindi oltre ad avere il merito di avere rimesso in circolazione risorse nei confronti degli enti locali, ha anche il merito di assegnare competenze specifiche, per quanto riguarda la scuola dell'obbligo e della scuola media superiore ai Comuni e alle Province, in materia di edilizia scolastica.
Ritengo peraltro — la legge su questo ha ragione di intervenire in questa maniera — che i criteri sull'utilizzo di queste risorse debbano essere destinati alle Regioni e concordati con gli enti locali. Vista la situazione di grande disparità che esiste in questa materia e su altro sul nostro territorio nazionale — la nostra è una nazione che ha profonde differenze fra nord, sud, centro, est e ovest — è bene che siano gli enti locali a concordare con la Regione questi criteri. Sono indicati dei criteri che fissano anche delle priorità, perché l'atto deve essere chiaro da questo punto di vista, in maniera tale che non ci siano difformità. Occorre però evitare rigidità. Se le autonomie locali e le conferenze provinciali delle autonomie stabiliscono e includono altri criteri oltre questo, credo sia bene avere un atteggiamento di disponibilità.
Quindi bene la legge, bene i criteri, bene il rispetto. Le risorse non sono poche, però se pensiamo che fino a pochi anni fa intervenivano soltanto gli enti locali con i loro bilanci nel merito dell'edilizia scolastica, credo che questa legge abbia sicuramente favorito e alleggerito le risorse locali. Anche sulla questione di co-finanziare gli interventi, il principio è di per sé sicuramente sano e corretto e mi pare che la Regione lo stia consolidando come un principio generale rispetto al quale intervenire. Io direi però che sull'edilizia scolastica si può anche ritenere che fino ad ora gli enti locali sono intervenuti e si sono fatti carico direttamente di queste risorse, quindi costringerli ad un co-finanziamento credo sia una questione che è bene approfondire. Ribadisco che dovremo vigilare affinché le Province si attengano a questi criteri con quelle priorità. Penso che alla fine di questo criterio sarà bene pensare a criteri nuovi, perché in questi anni — questo è il quinto anno di operatività della legge — abbiamo privilegiato l'igiene e la sicurezza, la messa a norma e anche le questioni a cui faceva riferimento il consigliere Moruzzi, ma nel futuro dovremo pensare anche a criteri nuovi, perché le nostre realtà scolastiche hanno bisogno di ammodernamenti profondi. Se davvero vogliamo dar vita a un sistema che anche dal punto di vista dell'edilizia scolastica sia conforme alle tante novità che oggi nel mondo della scuola esistono.
Quindi condivido questo atto e lo voterò, però invito l'assessorato e chi di competenza, a pensare criteri nuovi che siano idonei con le esigenze delle scuole di oggi.

PRESIDENTE. Non vi sono altre richieste di intervento, quindi passiamo alla discussione degli emendamenti. Il primo emendamento è presentato dai consiglieri Moruzzi, D'Angelo, Procaccini, Ascoli e Benatti.
Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. L'emendamento recita: aggiungere dopo le parole "eliminazione delle barriere architettoniche", le parole "e dei fattori di rischio derivanti dall'amianto".

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Il secondo emendamento è presentato dal consigliere Giannotti, il quale ha la parola per illustrarlo.

ROBERTO GIANNOTTI. Credo che lo spirito dell'emendamento sia chiaro. Intende recuperare una leggerezza, crediamo un errore legato alla legislazione regionale, nel senso che fino alla scorsa legislatura la Regione, nel realizzare questo intervento teneva anche conto di tutta una serie di strutture non statali e non comunali che operavano nel campo della scuola, cioè spendeva: c'era un finanziamento di 500 milioni destinato a questa finalità. Inspiegabilmente nella scorsa legislatura non si è più realizzato questo intervento. Non voglio riprendere e sviluppare il discorso della parità scolastica che mi interessa in maniera molto limitata; dico solo che almeno si tenga conto che esiste nel territorio regionale una fetta di istituzioni scolastiche di cui è giusto tener conto nella definizione del piano di edilizia scolastica, anche perché i bisogni dei bambini non possono avere distinzioni particolari. La nostra responsabilità di legislatori regionali è di tener conto di essi ovunque siano, qualunque scuola frequentino.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. L'emendamento non può essere accolto perché illegittimo, in quanto dal combinato disposto degli articoli 3 "Competenze degli enti locali" e 4 "programmazione, procedure di attuazione e finanziamento degli interventi" della legge 11.1.1996, n. 23, risulta evidente che i beneficiari dei contributi possono essere soltanto gli enti territoriali competenti ovvero i Comuni e le Province proprietari degli istituti scolastici di vario ordine e grado.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Martoni sarà simpaticissimo, è anche "pelato" e bello, ma non mi fido, voglio sentire la dott.ssa Santoncini. Lui ha posto un problema di legittimità dell'emendamento: possiamo fare dopo le disquisizioni politiche, ma prima voglio sapere come stanno le cose.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Al di là della legittimità o meno del provvedimento, ritengo che sia assolutamente giustificata la presa di posizione del presidente della quarta Commissione, tuttavia esprimo la contrarietà sul piano del merito dell'emendamento presentato. Giannotti con questo emendamento manifesta il suo spirito di "pasdaran" del finanziamento della scuola privata, perché non solo si richiede a livello nazionale e regionale il finanziamento per il diritto allo studio nella scuola privata, non solo si richiede il finanziamento per la gestione ordinaria della scuola privata, ma addirittura la pubblica amministrazione dovrebbe costruire le scuole private e affidarle ai privati per la gestione ai fini del profitto. Mi pare del tutto fuori di qualsiasi spirito pubblico, di conseguenza noi esprimiamo il nostro voto contrario.

PRESIDENTE. Il consigliere Giannotti ha chiesto un parere. Credo che questa non sia la sede de parere, in quanto la fase istruttoria si è conclusa nella Commissione competente, né è la dott.ssa Santoncini a dover esprimere un parere sull'argomento. Siamo in una sede di discussione e di deliberazione.

ROBERTO GIANNOTTI. E' stato posto il problema della improponibilità. Lei mette in votazione questo emendamento o no?

PRESIDENTE. Il consigliere Martoni ha espresso un punto di vista. Si tratta di valutare se si accetta o non si accetta l'emendamento, dopodiché c'è chi interviene sul metodo e chi sul merito, ma non è questa la sede dell'approfondimento.
Ha la parola il consigliere Giannotti per dichiarazione di voto.

ROBERTO GIANNOTTI. Apprezzo sempre di più il consigliere Andrea Ricci, perché se non altro viene a dire qui che la terza gamba di questa Giunta regionale è contro la parità scolastica. L'ha detto in Consiglio in maniera leale, chiara. Ha detto che Rifondazione comunista — quindi la terza gamba di questa Giunta: D'Ambrosio, i popolari e Rifondazione sono i tre partner di questa Giunta regionale — è contraria a qualsiasi intervento rispetto alla parità scolastica. Questo la dice tutta sulla coerenza, sull'omogeneità politica di questo Esecutivo. Vorrei capire il pensiero della mia amica Benatti, vorrei capire il pensiero del mio amico Luchetti, anche perché su queste cose si fa politica, queste sono scelte di valore colleghi consiglieri. Fino alla vecchia Giunta, la stessa Giunta dispensava 500 milioni l'anno per sostenere l'opera di risanamento delle strutture scolastiche non pubbliche. La vecchia Giunta ha tagliato questo cordone e oggi chiedo che si riesamini questa questione. Non lo faccio attraverso un atto legislativo. Consigliere Ricci, io presenterò domani una proposta di legge che mi auguro abbia un percorso diverso rispetto alla parità, ma qui non è problema di parità, è problema di responsabilità. Vi dovete assumere la responsabilità di non destinare una parte residua delle risorse alla messa a norma delle scuole, a interventi di salvaguardia della incolumità dei bambini. Come dire che i bambini che frequentano la scuola pubblica devono campare e gli altri che hanno la sfortuna, come mia figlia, di frequentare una scuola gestita da una cooperativa cattolica possono anche non avere quelle minime condizioni di sicurezza che invece sono garantite a tutti. Questa è una oscenità sul piano politico di cui questa Giunta si assume la responsabilità. Votate pure contro questo emendamento, ma fatelo almeno a faccia aperta come ha fatto il consigliere Ricci dicendo che questa no è una Giunta che sostiene i valori espressi dal mondo cattolico delle Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. A me pare che Andrea Ricci non è solo in questa scelta ma anche il gruppo Ds...

ROBERTO GIANNOTTI. Conosco anche la sua posizione: particolarmente anticattolica.

ADRIANA MOLLAROLI. Le scelte religiose appartengono alle nostre storie individuali. Io non contesto la sua, lei non conosce la mia, non sono tenuta a dichiararlo.

GILBERTO GASPERI. Adesso la conosciamo: siete tutti a portare l'olio ad Assisi.

ADRIANA MOLLAROLI. Perché, le scuole private sono solo cattoliche? State cercando di affermare questo principio.

GILBERTO GASPERI. Intanto l'olio lo portate ad Assisi: prima portavate la benzina...

ADRIANA MOLLAROLI. Credo di essere qui per fare dichiarazioni politiche, Presidente.
Non è solo Andrea Ricci a sostenere questa scelta. Lei potrà valutare se da un punto di vista della legittimità questo atto ha un suo valore, consigliere Giannotti. Noi siamo qui a sostenere questa che si caratterizza come una scelta politica forte, di un forte sostegno alla scuola pubblica anche attraverso finanziamenti, tra l'altro non particolarmente consistenti. Ma lei fa riferimento alla legge sulla parità scolastica la quale non prevede interventi e sostegni di carattere strutturale alle scuole, ma è una legge che sta per essere applicata, nel senso che entro il 15 luglio le scuole che vorranno far parte del sistema integrato dovranno presentare una richiesta al Ministero e convenzionarsi. Quindi, anche se in questo momento avessimo voluto prevedere forme di intervento di altra natura non lo potremmo fare e lei lo sa bene consigliere Giannotti, perché siamo in attesa di capire quante e quali scuole cosiddette private nella nostra realtà marchigiana intendono far parte del sistema formativo integrato. Le domande scadevano entro il 15 luglio: vedremo. Siamo ancora in fase di transizione in questa regione. Intanto la scelta è quella di forte sostegno alla scuola pubblica. Per quanto riguarda gli interventi nella scuola privata, vedremo quali delle scuole private vogliono far parte del sistema integrato nazionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Capisco che questo emendamento, come tutti gli emendamenti possa essere approvato o non approvato, ma fino a prova contraria nell'enunciazione del presentatore non si parlava assolutamente di problemi a livello religioso o personalistico, perché riguardava solo ed esclusivamente le strutture delle scuole private per equipararle con le scuole pubbliche. Tra l'altro, l'indirizzo religioso è stato dato successivamente, dicendo "questo è un emendamento che deve servire una struttura di scuole private che hanno un'appartenenza prettamente religiosa". Per questo motivo ho detto che è stato spostato un Consiglio regionale perché c'era qualcuno che doveva portare l'olio ad Assisi per cercare di avere delle prebende particolari di ritorno politico. Tanto è vero che nelle stesse scelte di questa Giunta ci sono correlazioni particolari a fini prettamente religiosi e nessuno si è scandalizzato. Ma non vedo perché ci si debba scandalizzare nel momento in cui si va particolarmente a toccare la migliore struttura che dovrebbe essere ai fini dell'utilizzo delle organizzazioni che riguardano le scuole di tipo privato.
Mi sembra che questa sia una presa di posizione assurda, dal momento che la scelta può essere a favore o contro, ma senza far vedere certi rovesci o certe inclinazioni rispetto alle personali convinzioni a fini religiosi.
Proprio per questo chiedo che questo emendamento venga messo ai voti per appello nominale a nome anche dei consiglieri Ciccioli e Giannotti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Sui toni con cui Giannotti ha illustrato il suo emendamento, volevo precisare che le condizioni di sicurezza vanno comunque garantite all'interno delle strutture, quindi non sono questi provvedimenti che impediscono a soggetti, pubblici e privati, di venir meno all'obbligo di far fronte alle norme di sicurezza necessarie sull'impiantistica, su tutto il resto. Accusare questo provvedimento di voler condannare una parte di studenti della nostra regione, nello specifico a quelli che si rivolgono alle scuole private, a condizioni di insicurezza, a me sembra esagerato. Il settore dell'istruzione, della formazione svolto dai privati è un campo d'iniziativa imprenditoriale privata sul quale lo Stato si è dato una regola con le norme sulla parità scolastica, ponendo dei limiti ben precisi per quello che riguarda l'intervento. In questi limiti non sono inclusi gli interventi di natura strutturale, quindi nell'ambito di questa iniziativa che certamente fa fronte anche alle necessità sociali, nessuno lo discute, ma sono tanti i campi di iniziativa imprenditoriale su cui il privato investe, si sostituisce anche a un intervento pubblico, si sovrappone, certe volte entra anche in concorrenza. Da qui pretendere in tutte le situazioni il primato del privato, in una situazione in cui il privato sceglie anche di intervenire in alcune zone e non in altre, è altro discorso. Vedo nelle zone montane quanti sono i soggetti privati che rispetto alla necessità di formazione e di scolarizzazione fanno fronte a queste esigenze. In realtà abbiamo due missioni completamente diverse: il privato che in molti casi sceglie le zone in cui dover fornire i servizi e il pubblico che deve fornire questi servizi comunque su tutto il territorio. Queste differenze non ce le dobbiamo dimenticare. E' questo il motivo per il quale esistono dei trattamenti differenti che scaturiscono da considerazioni completamente diverse da quelle che il collega Giannotti ha fatto. Quindi confermo che il mio gruppo voterà il provvedimento e non voterà l'emendamento del gruppo di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giuseppe Ricci.

GIUSEPPE RICCI. Parto da un presupposto rispetto all'emendamento che viene presentato. Non ho ascoltato l'intervento che ha fatto il collega Giannotti, ma leggendo l'atto amministrativo si evince che si seguono due criteri: uno è quello della ripartizione provinciale del finanziamento, l'altro quello dell'inclusione stabilendo delle priorità. Tra i due criteri fissi, il secondo, nel quale si parla di priorità, prevede la messa a norma e l'adeguamento delle strutture preesistenti alle vigenti normative in materia di agibilità, igiene ecc. Se questo diventa un criterio di riferimento per assegnare i fondi regionali, non riesco a capire una preclusione queste stesse condizioni di agibilità, di rispondenza ai requisiti igienici, di rispondenza alle norme sulla sicurezza nei confronti di chi comunque esercita un tipo di preparazione scolastica che in ogni caso è di natura pubblica, anche se viene gestita in maniera privata.
Non so se l'emendamento presentato da Giannotti risponda pienamente a questo meccanismo, perché lui già quantifica a priori la percentuale, cosa che forse non sarebbe opportuna, nel senso che uno potrebbe lasciare il 60% delle quote riservate agli interventi riguardanti il patrimonio scolastico comunale, pubblico e privato, non distinguendo già una percentuale a priori, ma escludere a priori che questo possa avvenire mi sembra un fatto che il Consiglio regionale potrebbe valutare. Voglio ricordare che fino a qualche tempo fa nel bilancio regionale c'erano addirittura dei fondi stanziati specificamente per le scuole materne non statali. Non dico che dobbiamo ritornare a una sorta di definizione nel plafond delle definizioni delle risorse che vadano a vantaggio dell'una o dell'altra scuola o che ci siano condizioni di attenzione o di privilegio rispetto a chi fa delle scelte, perché anche su questi temi non ho una perfetta convergenza di idee con quanto espresso adesso dal collega Moruzzi. Non è vero che la scuola privata insiste là dove ci sono maggiori opportunità di profitto; la scuola privata, per quel che riguarda soprattutto la materna, le scuole che sono diffuse nel territorio regionale agisce su tutto il territorio, anzi forse là dove il tessuto economico e sociale è più debole c'è una maggiore presenza delle scuole che hanno un orientamento ed un'ispirazione religiosa. Con questo tipo di scuole si svolge anche un servizio che ha una valenza sociale, non è qualcosa rispetto al quale la Regione può chiamarsi fuori, estraneo alla cultura e all'attenzione che la Regione deve prestare. Quindi, senza estremizzare i discorsi, senza voler porre un accento particolare su un significato che potrebbe essere dato strumentalizzando le posizioni dell'uno o dell'altro, credo che la Regione debba porsi il problema dell'adeguatezza delle strutture, degli impianti, delle tecnologie, degli strumenti che diano garanzia a chi viene in quelle strutture ad avere un tipo di formazione culturale e scolastica. E questo riguarda tutti i ragazzi che nelle Marche frequentano le scuole, siano esse scuole gestite dal sistema pubblico, siano esse scuole gestite dal sistema privato, comunque scuole pubbliche.
Quindi, una formulazione così percentualizzata inviterei il collega Giannotti a modificarla, però vorrei anche invitare il Consiglio a riflettere sulla opportunità che venga garantita questa presenza anche per le scuole che non sono gestite da soggetti pubblici.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. In Commissione abbiamo affrontato questo argomento sotto l'aspetto più formale che sostanziale. Avevamo dato il nostro assenso sull'impostazione, sull'intelaiatura della legge e ci eravamo riservati di intervenire in Consiglio regionale alla luce anche dell'emendamento che il presidente del gruppo di Forza Italia Giannotti ha presentato, nel quale ci riconosciamo in pieno e alla luce di quanto ha esposto ed evidenziato nel suo intervento.
Capisco la difficoltà di alcuni amici che ad intermittenza sono cattolici, a seconda delle occasioni e delle circostanze. Riusciamo anche a capire questi amici che si definiscono o autodefiniscono cattolici, che rientrano in una logica di potere, di governo e ogni volta debbono correre dietro imposizioni sia a livello locale, che provinciale, regionale e nazionale della sinistra che attualmente è l'unica forza di questo governo in Italia, l'unica forza che riesce ad imporre scelte condivisibili o non condivisibili, e quindi troviamo difficoltà e nervosismo da parte di questi amici o ex amici che si definiscono cattolici.
Su una cosa noi non ci siamo mai tirati indietro: sulla coerenza. E il nervosismo da parte di questi gruppetti, ormai gruppuscoli minoritari in Italia, di ex democristiani, è evidente: nona vendo argomentazioni hanno come unico bersaglio quello di demonizzare chi è riuscito ad aggregare intorno a sé quell'area veramente cattolica e moderata, non quell'area che in ogni occasione invece si distingue e dimostra sempre più grinta e determinazione contro le scelte cattoliche.
Ringraziamo Giuseppe Ricci che in Consiglio regionale dimostra sempre la sua sensibilità, la sua intelligenza per quei valori che l'hanno sempre contraddistinto e ai quali ancora oggi mantiene fede nei suoi interventi.
Credo che molti amici o ex amici cattolici non hanno la visione dell'apporto, del contributo di quanti operano nel mondo della scuola privata. Ci sono molti esempi. Se consideriamo che un genitore si carica personalmente di una retta di circa 100-120 mila lire al mese per mandare il proprio figlio in una scuola materna, un motivo pure ci sarà. Non penso che siano tutti figli di ricchi, di proprietari terrieri, di chi ha fabbriche. E' un motivo di riflessione, di ragionamento. Non è vero che, come ho sentito prima, noi andiamo in giro alla moda di Formigoni. Le scuole cattoliche, ringraziando Iddio da tanti anni esistono in Italia e Formigoni nemmeno era nato quando hanno iniziato le prime scuole cattoliche. E' strano che un cattolico non si ricordi che c'è una scuola cattolica, è questo che preoccupa di più. I cattolici che hanno creduto in queste scelte, oggi dimenticano queste cose, per logiche di governo.
Pensiamo anche ai benefici che portano queste scuole private anche allo Stato, ai Comuni. Gli edifici non sono comunali, gli insegnanti non li paga lo Stato, le pulizie non le paga lo Stato, per la messa a norma non vogliamo dare una lira. Ve li ponete questi problemi? Perché non diamo il diritto a chi vuol fare una scelta diversa di volerla fare? Perché imponiamo questo? Lasciamo la libertà di scelta. Se uno vuol andare in una scuola privata pagando 120 mila lire, diamogli questa possibilità, questa opportunità, interveniamo anche sotto questo aspetto.
Quindi non ce ne voglia, consigliere Martoni: diamo assenso alla proposta di legge nel suo complesso, ma ci riserviamo l'espressione di voto finale alla luce di quanto esposto dal nostro presidente di gruppo, fermo restando ciascuno nelle proprie scelte, nelle proprie posizioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Credo che sia spostato il tiro nelle valutazioni che si stanno compiendo attorno a questo provvedimento che siamo chiamati a votare. Posso comprendere il perché, anche se non lo giustifico, e posso comprendere anche la ripresa di alcuni toni di carattere ideologico relativamente a questa discussione, che tendono a caricare, in parte, di caratteri ideologici una questione che in questo momento non c'è e credo non debba essere impostata in questi termini. Io faccio parte di un gruppo — i Ds — il cui ministro a livello nazionale ha fatto la proposta sulla parità scolastica che ha un suo iter, una sua discussione che sta andando avanti a livello nazionale e che questa maggioranza si è impegnata, anche a livello nazionale, a portare avanti, dandogli ordine e corpo, nelle forme e nei modi che stanno andando avanti.
In questo momento non stiamo discutendo di parità scolastica ma di messa a norma dei locali scolastici e stiamo discutendo, da istituzione regionale, della messa a norma dei locali sui quali abbiamo una responsabilità diretta come amministratori pubblici in termini di Regioni, Province e Comuni che sono poi i proprietari degli stabili nei quali ci sono le scuole. Quindi il compito al quale siamo chiamati è una responsabilità alla quale non ci possiamo sottrarre. Ecco perché non è corretto dare un taglio del tipo dell'emendamento che il consigliere Giannotti ha presentato, dicendo "se non si fa questo non si fa la parità scolastica". Non è questo il punto. Noi discutiamo, oggi, della messa a norma delle scuole sulle quali abbiamo una responsabilità diretta dalla quale non possiamo sottrarci. L'emendamento in questo momento distoglierebbe risorse dalla messa a norma delle scuole rispetto alle quali abbiamo una responsabilità diretta, il che non significa che quelle scuole non dovranno ottemperare alla messa a norma così come previsto dalla legge, dalla quale in questo momento hanno solo risorse di ordine privato, legate alla funzione della scuola, cioè funzioni a pagamento.
In questo momento discutiamo di questa norma in presenza delle normative nazionali di riferimento che sono quelle che abbiamo; nel momento in cui avremo anche la normativa nazionale al suo compimento definitivo e avremo chiarito il concetto di parità scolastica intesa come tutte quelle scuole pubbliche e private che fanno parte del servizio nazionale scolastico, a prescindere che siano statali o private, saranno considerate tutte di carattere pubblico e quindi salvaguardate. Ma in questo momento non siamo ancora in presenza di ciò, quindi la discussione si concentra su una responsabilità che abbiamo e alla quale non possiamo sottrarci — quindi il nodo non è di carattere ideologico — e non possiamo distrarre risorse dal nostro compito fondamentale, che è quello di mettere a norma le scuole sulle quali abbiamo una responsabilità diretta.
Per questi motivi voteremo il provvedimento e voteremo contro l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Esprimo un "disagio tattico" di fronte a questo dibattito, perché annuncio che voterò a favore dell'ammissibilità dell'emendamento di Giannotti, ma mi asterrò nel merito perché quando si propone un emendamento di questo tipo si riduce l'argomento a una discussione che trovo del tutto angusta e inadeguata, perché induce a posizioni che sono ben note, tipo quella di Andrea Ricci, coerenti, ma induce a una presa di posizione ancora più drastica rispetto a quanto, invece, si potrebbe discutere e approfondire in un momento più calmo e sereno. Induce chi la pensa diversamente a radicalizzare questo dibattito, accorcia i contenuti e la riflessione. Quindi mi trovo a disagio, ed è noto che abbiamo presentato con il collega Viventi una proposta di legge per il diritto allo studio e la parificazione sostanziale, che dovrà trovare un momento di attenzione ben più profondo e scrupoloso in questa Assemblea, quindi abbreviare in questa maniera è una procedura che non mi trova d'accordo. Ho invece trovato una sintesi di particolare equilibrio e sensibilità nell'intervento di Giuseppe Ricci che sottoscrivo pienamente. Ricci ha rivolto un appello anche a Giannotti per una certa limatura della proposta: trovo in Ricci stesso una posizione particolarmente responsabile e anche rispettosa delle diverse opinioni. Una posizione che può esprimere un emendamento e che quindi sottoscrivo in pieno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Sono totalmente d'accordo con le posizioni dei colleghi consiglieri riguardo alla proposta-Giannotti, perché non ritengo che dai banchi di questo Consiglio debba nascere una strumentalizzazione su una legge precisa che riguarda la ristrutturazione, che non entra nel merito della diversificazione tra scuola pubblica e privata. Su questo concetto siamo d'accordo ovviamente, quindi trovo opportuna, pertinente, vera nella sostanza e nel contenuto ma anche nel rispetto della legge, la posizione di Martoni che parla di legittimità. Noi siamo consiglieri regionali, amministriamo il pubblico ed entriamo nel merito della legge, quindi non posso che essere contrario in toto alla proposta del capogruppo Giannotti. Però la vis polemica è dovuta, consigliere Andrea Ricci, consigliere Martoni. La risposta è unica: siamo in evidente, palese contrasto con la legge di cui si discute, quindi non possiamo perdere tempo con qualcosa che non riguarda la legge che il Consiglio è chiamato a far rispettare nell’intervento, nel finanziamento e nella finalità.
Nei miei interventi dirò sempre questo: dalla protesta alla proposta. E ribadisco ancora che non possiamo strumentalizzare il concetto di parità scolastica quando si parla di interventi di questo tipo. Il privato che va a gestire una scuola la deve gestire in toto. La privatizzazione cammina di pari passo con noi negli interventi per i quali si propone, e qui pubblico e privato debbono fare le giuste riflessioni.
Quando Brini parla di intermittenza dobbiamo entrare in merito ad altre cose che ritengo non riguardino assolutamente questa legge regionale alla quale dobbiamo rispetto dal punto di vista tecnico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Condivido le motivazioni del collega e compagno Martoni relatore di questo atto, perché esso è significativo in sé. Il fondo regionale, su una dotazione complessiva di circa 400 miliardi per le Marche, ne stanzia circa 13, un risultato significativo che cerca di recuperare un handicap per le strutture scolastiche pubbliche, ma al tempo stesso dobbiamo esprimere un voto totalmente contrario e negativo nei confronti dell’emendamento di Forza Italia, perché secondo noi è inammissibile per due motivi. In primo luogo è inammissibile dal punto di vista della costituzionalità e quindi giuridico, perché l’articolato della Costituzione non prevede oneri dello Stato per le scuole private, che tuttavia hanno e devono continuare ad avere la loro agibilità sul territorio nazionale. E ripetiamo e sottolineiamo che la Costituzione del nostro Paese non prevede — e secondo noi non dovrà prevedere — finanziamenti per le scuole private. In secondo luogo siamo contrari dal punto di vista politico, della sostanza, perché pure all'interno di questo corposo e sostanzioso finanziamento, le strutture murarie, fisiche delle scuole pubbliche hanno e avrebbero maggiori necessità e dotazioni finanziarie, quindi non possono essere dispersi questi finanziamenti in mille rivoli per quelle scuole private che possono sopravvivere, ma all'interno del propri autonomo finanziamento.
Sono queste le motivazioni di linearità e di costituzionalità e per questo il gruppo Comunisti italiani voterà l'atto e voterà contro l'emendamento di Forza Italia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Chiedo la parola per ribadire il voto contrario di Rifondazione comunista sull'emendamento presentato dal consigliere Giannotti. Dispiace dover assistere sempre e comunque in quest'aula, e non solo in questa, che rispetto a questione di questo tipo il ragionamento vada a sfociare sempre altrove. Si cerca, da parte delle forze di opposizione in quest'aula, di rigirare il coltello nella piaga e mettere in luce le contraddizioni che esistono o che si vogliono far palesare all'interno delle forze di maggioranza. Sappiamo tutti noi molto bene, che c'è una diversità di culture, una diversità di posizioni tra noi e le altre forze che si richiamano all'Ulivo e nessuno lo ha mai nascosto.... Giannotti, mi interrompi sempre.

ROBERTO GIANNOTTI. Perché mi sei simpatico.

MARCO AMAGLIANI. Anche tu... Evidentemente le cose che dici mi colpiscono.
Questa cosa è nota e le maggioranza — ma lo sapete bene anche voi — si costruiscono sulla base di un compromesso che può essere più o meno nobile.
Rispetto a questa questione, sappiamo tutti noi molto bene che c'è un atteggiamento...

ROBERTO GIANNOTTI. Qual è il compromesso?

MARCO AMAGLIANI. Quello che è stato illustrato nelle linee programmatiche presentate alla base di questa coalizione. Lo abbiamo controfirmato come forze politiche e lo ha esplicato in quest'aula il Presidente D'Ambrosio quando ha presentato il documento. Quello è il compromesso, non ce ne può essere un altro.
Su questa questione della scuola pubblica e privata concordo pienamente con le cose che diceva poco fa il collega Procaccini, nel senso che questa questione sarebbe addirittura vissuta, in questa fase, come momento di incostituzionalità. Infatti, c'è la possibilità piena per la scuola privata di esistere, e c'è sempre stata. Dirò di più: la stessa Democrazia cristiana che per oltre 40 anni ha governato questo Paese, rispetto alla quale non posso essere accusato di essere mai stato un sostenitore, su questo terreno non è mai intervenuta direttamente come voi cercate di fare.

ROBERTO GIANNOTTI. Questa è una mistificazione: parliamo dei soldi per la messa a sicurezza delle scuole, dei bambini. La Regione Marche questi soldi li ha dati per quattro legislature, prima che andaste al potere. Oggi, invece, li avete tagliati, anche voi diessini.

MARCO AMAGLIANI. Consigliere Giannotti, ormai da qualche mese la sua forza politica, in modo particolare Berlusconi, e le altre forze politiche del Polo che andranno a fare un accordo di maggioranza con la Lega di Umberto Bossi e tutto quello che significa, dopodiché vedremo quante e quali contraddizioni sarete chiamati a vivere, dicono, come se avessero una palla di vetro, che vincerete le elezioni, per cui governerete questo Paese.

GILBERTO GASPERI. Non che le vinciamo, ma che le perderete voi.

MARCO AMAGLIANI. Grazie del sofismo: perdiamo noi o vincete voi, il risultato è sempre e comunque quello, non mi pare che ci sia differenza.
Io non ne sarei così convinto, perché ho ancora una grande fiducia nell'intelligenza del popolo italiano, ma se così dovesse essere ci penserete voi a modificare le condizioni essenziali che hanno dato la possibilità di quell'accordo alto che è sfociato nella Carta costituzionale del nostro paese: proporrete di modificare quella Carta che oggi, fortunatamente, è ancora quella e non un'altra.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Riportiamo il dibattito, se possibile, nei canali della correttezza, perché si usano strumentalmente delle argomentazioni per sostenere l'una o l'altra tesi, esulando da quella che in realtà è l'attività che stiamo compiendo, cioè il licenziamento di un atto amministrativo dovuto, quello della tranche parziale di quest'anno relativa ai piani di edilizia scolastica.
Un punto fermo: senz'altro la normativa nazionale e la nostra impongono passaggi obbligati, perciò siamo dentro una gabbia legislativa al di fuori della quale non possiamo porci. E' altresì certo che all'interno di questa gabbia la Regione ha possibilità di modulazione dei criteri a seconda delle necessità che individua nel proprio territorio. Individua cioè priorità, scalette di intervento e le necessarie poste finanziarie.
Su questo è legittimissimo aprire un dibattito, una discussione, un confronto come ha fatto il collega Giannotti, perché rispetto alle strutture di edilizia scolastica vi sarà, di qui a poco, la necessità di rivedere il quadro del servizio scolastico regionale, non solo per le nuove competenze in sé ma anche in quelle relative all'allargamento delle istituzioni scolastiche anche ad iniziative private o istituzioni che non sono legate al meccanismo pubblico.
E' allora legittimo aprire questa discussione ed è altresì vero che in questo momento è difficile individuare un percorso per il quale sia automaticamente certo, per noi, il potere di spostare anche una piccola parte del finanziamento verso istituzioni scolastiche private che ancora non hanno avuto il riconoscimento integrativo della risposta pubblica per quanto concerne la domanda scolastica. Questo è vero, assolutamente vero, ma non per questo possiamo aggirare sempre i problemi, non entrare nel merito. Io ritengo che questa discussione debba servire a dire che nei criteri che anche oggi stiamo discutendo dentro una gabbia rigida, dobbiamo comunque prevedere un percorso di adeguamento a quello che sta accadendo a livello nazionale per recepirlo velocemente, per fare in modo che anche nella regione Marche vi sia un patrimonio, quello delle strutture scolastiche private, che possa essere valorizzato ed integrato con quelle pubbliche, non in concorrenza o in alternativa ma in integrazione seria, sensata anche sotto il profilo della nostra capacità, necessità e dovere di intervento nel miglioramento delle strutture. Siamo sicuramente in ritardo nel pubblico, rischiamo di essere in ritardo anche su questa nuova discussione di integrazione di un modello pubblico-privato che guardi al futuro con occhi finalmente plurali, veramente plurali. Oggi, invece, questo dibattito rischia di ricacciare ancora una volta il discorso decenni indietro, quando c'era la caccia reciproca alle streghe. Non è possibile ragionare ancora sotto questi profili, è doveroso, magari con una mozione o un atto di indicazione, di indirizzo per la Giunta, far sì che questo problema venga affrontato anche dalla nostra Regione nei tempi e soprattutto nelle forme e nei contenuti giusti.
Siamo d'accordo con l'emendamento Giannotti con questa precisazione, sapendo che tecnicamente ha limiti, ma siamo d'accordo nella sostanza, per porre un problema e fare in modo che lo stesso non ci veda in ritardo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Vorrei essere molto concreto come mia abitudine. Preso atto delle proposte fatte e dell'atto amministrativo che stiamo discutendo, vorrei capire se è possibile riprendere in qualche misura la proposta fatta dal capogruppo di Forza Italia Giannotti, riportarla come emendamento, accettabile da parte di tutto questo Consiglio regionale, senza creare delle divisioni o degli steccati su chi è più cattolico e chi lo è meno, per arrivare a una soluzione concreta. Ero fuori quando è intervenuto il collega Giuseppe Ricci, ma mi pare di aver capito dall'intervento del collega Massi che lo stesso Ricci abbia proposto un'ipotesi di mediazione.
Ora, se questo è realmente possibile, credo che sarebbe un risultato obiettivamente utile che darebbe soddisfazione anche al gruppo che ha proposto l'emendamento. Quindi non ci fermeremmo più ad una discussione sterile, in cui si scontrano una maggioranza e una minoranza ma potremmo trovare una soluzione comune in cui l'affermazione di un principio venga ripresa. Mi pare di aver capito che ci sono margini di intelligenza di questo tipo in quest'aula.
Quindi il mio intervento è per far sì che raggiungiamo un obiettivo comune e concreto. Vorrei pertanto capire se è possibile che questo emendamento venga accolto nelle forme dovute e che si riterranno opportune.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Ascoltando i vari interventi e soprattutto l'esposizione del collega Giannotti mi sono fatto la convinzione che su questo emendamento si è voluto introdurre una forzatura politica il dibattito sulla parità, caricandolo di significati che sviliscono lo stesso dibattito sulla parità, che avrà il suo momento quando discuteremo della proposte di legge che sono state presentate, in cui si articoleranno le varie posizioni.
Il lavoro che chiedeva anche il collega Viventi è stato già fatto, perché la Commissione ha approvato all'unanimità l'atto. Rispetto al piano per l'edilizia scolastica i finanziamenti per la messa a norma delle scuole pubbliche non sono sufficienti alla messa a norma di quelle scuole per le quali dobbiamo dare risorse finanziarie, per cui era inevitabile che quelle scuole per cui c'è una responsabilità diretta siano esclusivamente destinatarie di quelle risorse. Stabiliremo poi le necessità e i bisogni provincia per provincia, ma già sappiamo che la messa a norma abbisogna di risorse finanziarie molto più corpose di quelle che oggi andiamo a destinare.
Allora non possiamo sottrarci dall'obbligo di creare le condizioni per una messa in sicurezza delle scuole pubbliche laddove queste risorse non vi sono e affrontare anche un tema che andrà affrontato nella sede propria, quando si discuterà delle leggi che sono state presentate.
A mio avviso la presentazione dell'emendamento è una forzatura che mira più a una posizione politica e non invece ad una posizione di buon senso che in effetti la Commissione ha stabilito con un voto unanime. E' quindi una forzatura di sapore elettorale.
Penso che non si possa svilire con slogans o battute il problema della parità scolastica con tutto quello che comporta e con un emendamento rispetto alla messa in sicurezza di scuole pubbliche, per le quali abbiamo il dovere di utilizzare tutte le risorse, che non sono sufficienti per questa messa a norma, non introducendo altre problematiche che potrei capire tecnicamente se le risorse disponibili fossero sufficienti per la messa a norma di tutte le scuole pubbliche in questa fase e rispetto alla destinazione di queste risorse. Altro dibattito è quello per la scuola pubblica, per cui dire che se votiamo contro, non vogliamo far stare tranquilli i genitori e i bambini che frequentano la scuola privata è un'agitazione propagandistica, perché non riusciamo comunque a mettere a norma tutte le scuole comunali e statali. Quindi, molti bambini che frequentano scuola pubbliche, andranno in edifici non a norma, perché non abbiamo le risorse sufficienti. Di questo parliamo, non di altro, Giannotti. Poi, la propaganda la si può fare su tutto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, spero che il dibattito in questo Consiglio assuma toni di carattere diverso da quello che oggi registriamo e che abbiamo registrato anche in altre occasioni, perché se dobbiamo ricondurre ogni provvedimento a questioni ideologiche, a questioni politiche, a questioni che esulano, qualche volta, da posizioni politiche di fondo, credo che il dibattito non aiuterà molto l'elaborazione dei nostri provvedimenti, perché il tono ideologico molte volte non ci porta a nulla.
Ricordo agli amici che sono intervenuti qui agitando le questioni di carattere religioso, che la scuola pubblica nel nostro Paese — lo ricordo soprattutto a coloro che facevano parte della Democrazia cristiana — è un patrimonio di tutti, anzi furono proprio i cattolici a portare avanti la battaglia per la scuola, sia chiaro. E siccome hanno governato per tanti anni, sono qui a dire che purtroppo hanno fatto molto poco in tutti questi anni per dare anche la possibilità di una parità diversa da quella che oggi, con molta difficoltà, stiamo conquistando. Pertanto non ritengo che questo atto possa avere le caratteristiche che gli si vogliono dare, dico comunque che come gruppo ci impegneremo, nell'ambito del bilancio, a trovare finanziamenti che non vadano incontro a delle esigenze che non siano riconducibili unicamente a questa situazione di messa a norma. la legge sulla parità che sta venendo avanti ha altre caratteristiche e anche il nostro impegno deve avere caratteristiche di quella natura. Così come è stato fatto in qualche altra regione, dobbiamo intervenire sotto altri aspetti per garantire la parità.
Sottolineo il fatto che anche coloro che vedono la scuola pubblica come unica sede di educazione dei nostri ragazzi debbono prendere atto che in questo Paese esistono realtà complesse e diverse di cui va tenuto conto e che non possono essere assolutamente ignorate. Ignorare quello che sta facendo da un punto di vista sociale e di funzione pubblica anche la scuola cattolica e non cattolica, sarebbe mettere la testa sotto la sabbia.
Per questi motivi non siamo d'accordo su questo tipo di emendamento e voteremo la proposta di atto amministrativo presentata da Martoni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Non sarei intervenuto in questo dibattito e l'ho anche vissuto con un certo fastidio, perché il dibattito è stato non voglio dire una guerra di posizione, ma una contrapposizione ideologica sulla scuola privata e pubblica. Siccome si è sentito anche contestare in termini di ammissibilità costituzionale la scuola privata in quanto tale, mi sentivo in dovere, un po' obtorto collo, di esprimere voto favorevole all'emendamento proposto dal consigliere Giannotti, più per riaffermare il diritto alla espressione, alla tutela di coloro che scelgono la strada costituzionalmente essa pure garantita senza oneri a carico dello Stato — ma l'onere è solo sulla gestione della scuola —... (Interruzione del consigliere Mollaroli). Sì, ma questa Regione ha finanziato interventi sul patrimonio privato anche in altre circostanze. L'onere dello Stato non ci può essere per il corso, non per la struttura: finanziamo decine di interventi imprenditoriali nell'agricoltura, nell'industria.
Quindi mi sembrava veramente una posizione ideologica di fronte alla quale mi sentivo chiamato a esprimere un voto favorevole all'emendamento Giannotti, pur nella consapevolezza che si andava a fare, forse, ideologia in senso opposto, nel senso che, se è dato comune percepito da tutti che il patrimonio scolastico sic stantibus rebus nelle nostre province è in mano pubblica in misura maggiore al 10%, si rischiava di andare, garantendo la "riserva indiana" del 10% pro scuola non comunale e non statale, a creare un intervento di incentivazione in senso contrario, cioè meno scuole, maggiore quota. E se questa era una scelta sostanziale mi creava dei problemi se era un ballon d'essai come sembrava essere dal dibattito.
Tra l'altro io ero convinto che l'emendamento che mi è stato consegnato un minuto fa manoscritto e senza il quale non avrei preso la parola, non fosse neanche necessario, cioè pensavo fosse implicito che l'intervento fosse possibile anche nella scuola privata o pubblica; no credevo cioè che ci fosse una preclusione nei confronti dell'intervento sul patrimonio scolastico in mano non pubblica. Se c'è — e questo dibattito mi ha posto il problema che esiste, se non la preclusione legale forse una preclusione mentale nei confronti di questa posizione — allora è molto opportuna la chiarificazione proposta e voterò il subemendamento del consigliere Ricci astenendomi sul complesso dell'emendamento, perché credo che questo rappresenti in modo migliore la volontà, che spero sia nel Consiglio, di garantire la sicurezza ai giovani utenti del mondo scolastico tutto. Non voglio né dire né credere che qualcuno preferisca che una scuola abbia condizioni di minore sicurezza, così l'alunno è disincentivato e non ci va. Credo che questo nessuno lo voglia, per nessun istituto, né pubblico né privato. L'intervento va fatto in relazione alle necessità e non sulla base di griglie, quote, gabbie o riserve indiane, perché personalmente ho una grande antipatia per ogni forma di riserva.
Quindi voterò il subemendamento e mi asterrò rispetto alla votazione dell'emendamento principale proposto da Forza Italia.

PRESIDENTE. E' stato presentato un subemendamento sostitutivo dell'emendamento n. 1. Ha la parola il consigliere Giuseppe Ricci per illustrarlo.

GIUSEPPE RICCI. Si tratta di un subemendamento che tende a chiarire il concetto che ho espresso nel mio intervento, cioè che non deve esistere una condizione preclusiva per il patrimonio scolastico che non sia di proprietà pubblica, ritenendo che il patrimonio scolastico è a disposizione di un servizio scolastico che è pubblico. In questo contesto l'emendamento che io presento tende a non escludere questa possibilità di intervento per una voce specifica: quella della messa a norma degli impianti. Non ho presentato un emendamento con il quale si possano prevedere interventi per aumentare la dotazione delle aule, per riconvertire stabili ed utilizzarli a fini scolastici, per eliminare i fenomeni di locazioni onerose: l'ho presentato solo per non escludere la possibilità che la voce relativa all'adeguamento della struttura alla vigente normativa in materia di agibilità, igiene e sicurezza, possa riguardare anche la scuola non pubblica intesa come struttura non pubblica. Credo che questa esplicitazione che si è resa necessaria in relazione alle diverse interpretazioni che sono venute dai colleghi intervenuti sull'emendamento, nulla ha di ideologico, nulla vuole porre in termini di contrapposizione, tutt'al più cerca di trovare le condizioni affinché non ci sia una battaglia di religione su un tema che riguarda la sicurezza scolastica e tutti i bambini della regione Marche, qualunque tipo di scuola essi frequentino.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Chiedo una precisazione. La discussione sull'emendamento Giannotti si è basata anche su un parere espresso dal dirigente del servizio edilizia pubblica. Chiedo se il subemendamento del consigliere Ricci supera questo parere.

PRESIDENTE. Non è questa la sede, perché siamo in sede tecnica e non politica.
Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Vorrei capire se il subemendamento del consigliere Ricci può essere accettato in sostituzione del subemendamento del presidente del gruppo di Forza Italia.

GIUSEPPE GIANNOTTI. Io ho già ritirato, come segno di buona volontà, il subemendamento che avevo presentato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Il gruppo Comunisti voterà contro questo subemendamento, perché addirittura lo ritiene peggiorativo di quello precedente poiché dà una totale discrezionalità agli enti ai quali vengono trasferiti i finanziamenti. Con il pretesto di aiuto al diritto allo studio, in realtà si finanziano e si istituiscono scuole private, quindi su questa questione, per motivazioni di sostanza e di costituzionalità occorre essere molto seri e chiari. Noi esprimiamo quindi un voto nettamente contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Chiedo che questo subemendamento venga votato per appello nominale, a nome anche dei consiglieri Ciccioli e Novelli.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Vorrei rispondere alla domanda fondamentale posta dal consigliere Benatti. La legge prevede finanziamenti solo per la scuola pubblica, quindi non è possibile fare altro. Dovremmo cambiare la legge e non possiamo farlo con questo atto. Approviamo, quindi un emendamento che è illegittimo. Poi, ognuno si regoli come vuole.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Colleghi, è chiaro che c'è una legge che dice che può essere finanziata solamente la scuola pubblica. Che questo dibattito sia influenzato dalla prossima scadenza politica è evidente: è iniziata la campagna elettorale. Però ritengo — e non ho problema a dirlo — che si debba votare contro l'emendamento Giannotti e contro il subemendamento Giuseppe Ricci, perché mi rifaccio alla legge la quale dice che noi possiamo finanziare solamente le scuole pubbliche. Se poi vogliamo aprire un discorso sulla parità lo apriamo in altra sede, e lì avremo molto da dire. Quindi, direi di far prevalere il buon senso, chiedo ai colleghi di ritirare i loro emendamenti e di rimandare il tutto al discorso sulla parità scolastica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Come sapete parlo poche volte, però occorre parlare per parlare di cose reali, non di cose eventuali. Questa è una votazione reale, non una votazione eventuale. Se le realtà cambiano, se le leggi cambiano discuteremo di altro. Siccome le eventualità ancora nella realtà non ci sono — scusate il gioco di parole — sono veramente allibito da questi giochetti e giochini, di nascondini e di embrassement che si giocano in quest'aula mentre occorre fare discorsi seri. Quindi, per piacere, siamo seri, invitiamo tutti, anche chi copre scanni alti, ad essere seri, parliamo di realtà e lasciamo perdere le eventualità. Sono quindi nettamente contrario a questi giochi e a questi subemendamenti ed emendamenti del genere.

PRESIDENTE. Nomino il consigliere Trenta consigliere segretario. Prego di procedere alla votazione del subemendamento per appello nominale, a partire dal n. 23.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri sì
Melappioni no
Minardi no
Mollaroli no
Moruzzi no
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci Andrea no
Ricci Giuseppe sì
Rocchi no
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Silenzi no
Spacca assente
Tontini no
Trenta sì
Viventi sì
Agostini assente
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Novelli sì
Brini sì
Castelli sì
Cecchini no
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
D'Ambrosio no
D'Angelo no
Donati sì
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi sì
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti sì

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal consigliere Giannotti, sempre per appello nominale, a partire dal numero 28.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Novelli astenuto
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci Andrea no
Ricci Giuseppe astenuto
Rocchi no
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Silenzi no
Spacca astenuto
Tontini no
Trenta sì
Viventi sì
Agostini assente
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini sì
Castelli sì
Cecchini no
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
D'Ambrosio no
D'Angelo no
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi sì
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri astenuto
Melappioni no
Minardi no
Mollaroli no
Moruzzi no

(Il Consiglio non approva)

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dai consiglieri Moruzzi, Procaccini, Benatti, Ascoli.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

(Il Consiglio approva)



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il consigliere Giannotti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIANNOTTI. Ho aspettato metà seduta del Consiglio regionale prima di avere il coraggio di pronunciarmi, ma credevo e credo sia doveroso che l'Ufficio di presidenza e il Consiglio regionale dicano qualcosa rispetto a quanto sta avvenendo in Jugoslavia in queste ore. Siamo di fronte ad un vero e proprio golpe, rispetto al quale credo non possa mancare una espressione di sdegno da parte di questo Consiglio. Mi auguravo che la Presidenza si facesse carico di ciò. A questo punto chiedo la sospensione della seduta per cinque minuti, per concordare fra presidenti di gruppo un documento di condanna del governo jugoslavo guidato da Milosevic.

PRESIDENTE. Se i presidenti di gruppo vogliono concordare un documento comune hanno la possibilità di farlo. Procediamo con l'ordine del giorno.



Riesame deliberazione legislativa concernente: «Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 4 giugno 1996, n. 18 — Promozione e coordinamento delle politiche di intervento in favore delle persone handicappate» (Rinvio)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il riesame della deliberazione legislativa concernente l modifiche alla legge regionale n. 18.
Ha la parola il relatore, consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Chiedo il rinvio alla prossima seduta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Vorrei conoscere le motivazioni del rinvio, perché vorrei anche intervenire.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Questo testo di legge è una eredità della sesta legislatura ed era stato interloquito dal commissario di Governo. Alla luce delle considerazioni dello stesso commissario di Governo si è resa necessaria una più ampia rielaborazione di questo tempo, considerando che la legge 18 esiste ad diversi anni. Pensiamo quindi di porre al Consiglio un testo che abbia, appunto, le caratteristiche di una rivisitazione alla luce anche della verifica dell'attuale legge 18.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Sono favorevole al rinvio, però vorrei introdurre un elemento di riflessione che traggo dal piano socio-assistenziale approvato con delibera amministrativa n. 306 dell'1.3.2000, nella quale si pone in evidenza che le Marche hanno una popolazione di 1.400.000 abitanti e presentano un elevato grado di frammentazione dal punto di vista del numero dei comuni e della loro superficie. Solo quattro comuni hanno una popolazione superiore a 50.000 abitanti e ben 185 sono con meno di 5.000 abitanti, di cui addirittura 53 con meno di 1.000.
Nel 1988 — porto la mia esperienza da sindaco — con molta intelligenza il Consiglio regionale delle Marche aveva costituito il fondo unico regionale attraverso la legge 43. Sempre guardando questo piano, vediamo che disponiamo del fondo unico regionale ai Comuni per il cofinanziamento dei servizi sociali di cui alla legge 43, dei fondi provenienti dalle leggi regionali di settore (la 8 del 19094 per i minori, la 30 del 1979 per gli asili nido, la 48 del 1995 per il volontariato, la 50 del 1995 per le cooperative sociali, la 46 del 1995 per le politiche giovanili, la 2 del 1998 per gli immigrati, la 39 del 1997 per gli emigrati, la 29 del 1991 per le associazioni combattentistiche, la 24 del 1985 per le associazioni di tutela della categorie fasce deboli, la 18 del 1996 per i portatori di handicap, la 30 del 1997 per le famiglie, il fondo regionale per il co-finanziamento degli interventi strutturali, la 49 del 1997, il fondo per le attività della Regione in campo sociale, il fondo nazionale per l'handicap di cui alle leggi 104/94, 162/98 e 284/97, il fondo nazionale per la lotta alla tossicodipendenza, la 599 e il Dpr 19/90, il fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, leggi nazionali 285/97 e 451/97 ecc.). Questo crea un mare di confusione e tutte queste leggi sono in larga parte necessarie al funzionamento di Comuni di piccole dimensioni nei quali la supervisione di questi problemi è affidata ad una sola persona, generalmente il sindaco che è l'unico che ha un minimo di indennità, mentre gli assessori sono presi dalla società civile tra artigiani, impiegati, commercianti ecc. Le Amministrazioni comunali sono stanche di vedere una così vasta frammentazione di leggi, di risorse, di normative, di rendiconti. Dobbiamo fare una riflessione prima di andare a rivisitare la legge 18 che reputo interessante e comunque necessaria per venire incontro alle esigenze delle persone con handicap, ma che non può essere rivisitata se non vediamo nel loro insieme tutte queste leggi. Tra l'altro abbiamo appesantito questa condizione creando una infinità di Commissioni — il livello regionale, il livello provinciale, il livello d'ambito — che si sovrappongono ad ogni legge e alla fine abbiamo un solo interlocutore: il sindaco o l’assessore ai servizi sociali, dove c'è. Questo riguarda 185 comuni delle Marche. negli altri il problema è relativo. Tra l'altro, non ci dimentichiamo che i comuni sopra i 50.000 abitanti hanno risorse proprie. Quindi occorre fare un esame della problematica perché siamo ad inizio legislatura, abbiamo il tempo per lavorarci, pertanto vediamo se possiamo veramente semplificare e trasferire agli enti locali autonomia vera.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio.

(Il Consiglio approva)



Mozioni (Discussione):
«Problematiche connesse all'utilizzo e alla diffusione di prodotti geneticamente modificati» Silenzi, Avenali, Amati, Franceschetti, Tontini e Mollaroli (14)
«Organismi geneticamente manipolati in agricoltura» Moruzzi e Benatti (30)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni n. 14 ad iniziativa dei consiglieri Silenzi, Amati, Franceschetti, Tontini e Mollaroli e n. 30 ad iniziativa dei consiglieri Moruzzi e Benatti. Le mozioni sono abbinate.
Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Credo che sarebbe opportuno giungere a un testo unico. Abbiamo assunto questa iniziativa, dopo la presentazione della mozione da parte del gruppo consiliare Ds perché ci sembrava opportuno individuare alcune indicazioni operative nei riguardi della Giunta regionale, indicazioni che nella mozione precedentemente presentata non esistevano, forse per la fase in cui la mozione stessa è stata proposta.
Su questo argomento questo Consiglio regionale si è già pronunciato all'inizio dell'anno con la discussione di una proposta di legge che dà indicazioni di non utilizzo di alimenti contenenti sostanze geneticamente manipolate nelle scuole e nelle mense pubbliche di ogni ordine e grado, estendendo il principio di precauzione che il Ministero della sanità aveva obbligatoriamente applicato a tutti gli alimenti destinati alla prima infanzia con provvedimento dell'allora ministro della sanità Rosy Bindi. Sono stati portati in quest'aula anche ordini del giorno riguardanti la questione degli impianti sperimentali, il controllo. Nel frattempo sono emerse alcune situazioni. La prima è che le industrie che producono sementi geneticamente manipolate hanno abusivamente distribuito sementi agli agricoltori. Un controllo svolto in Italia da parte dei carabinieri del Ministero dell'ambiente ha rivelato che vi sono coltivazioni a pieno campo, non rientranti all'interno dei progetti sperimentali, di sementi geneticamente manipolate. Questo ci spinge a richiedere nella mozione che siano avviati dei controlli a campione nelle piantagioni marchigiane, avvalendosi dei preposti servizi fitosanitari regionali. Questi impianti avvengono ovviamente fuori legge ed espongono a rischio le stesse aziende, che in alcuni casi potrebbero farlo anche all'insaputa, senza esserne perfettamente a conoscenza.
Nella nostra regione credo che gli indirizzi politici siano molto chiari per quello che riguarda il discorso delle piante geneticamente manipolate, piante, animali; ritengo che un vantaggio competitivo possa sicuramente venire dal fatto di garantire l'assenza di manipolazioni genetiche dai prodotti della nostra regione. E' un vantaggio competitivo sui mercati internazionali. Abbiamo visto che gli stessi Stati Uniti alle fiere internazionali dell'alimentazione ormai vendono la soia garantita, non geneticamente manipolata, quindi un sistema economico che nel mondo tende a coprire tutti gli spazi: quelli che si creano per prodotti in cui è garantita l'assenza di manipolazioni genetiche e quelli in cui c'è la pianta geneticamente manipolata. Non ripeto ragionamenti che qui sono già stati fatti, ma credo che la nostra Regione abbia da tempo imboccato una strada con una condivisione molto ampia sugli indirizzi da dare alla nostra agricoltura.
Per questo motivo l'ordine del giorno chiede anche, alla Giunta regionale di emanare entro l'inizio dell'annata agraria un provvedimento che riduca gli aiuti della Pac alle aziende agricole che effettuino a qualsiasi titolo impianto di Ogm, avvalendosi della facoltà attribuita dal regolamento comunitario vigente.
Nel caso cadesse il provvedimento del Governo che oggi interdice la commercializzazione di alcuni prodotti geneticamente manipolati, noi avremmo uno strumento per disincentivare le imprese a fare questo tipo di semine. Questa disincentivazione si giustifica con il fatto che una scelta fatta da un imprenditore di seminare piante geneticamente manipolate, oggi non possibile ma possibile magari in un futuro prossimo, condiziona anche l'imprenditore che nell'area circostante questa scelta non la fa, perché la manipolazione genetica si estende attraverso l'impollinazione degli insetti, quindi abbiamo una vera e propria violazione della libertà di scelta da parte degli imprenditori sul territorio.
In alcuni casi abbiamo uno specifico danno economico per gli agricoltori biologici, perché il regolamento comunitario esclude dalla possibilità di certificare come prodotto proveniente dall'agricoltura biologica un prodotto agricolo in cui viene ritrovata una sostanza geneticamente manipolata. Questo significa un intervento sul 6% dell'agricoltura della nostra regione che adotta le tecniche dell'agricoltura biologica, quindi è un danno che non riguarda poche aziende, ma potrebbe riguardare una situazione estremamente diffusa.
L'altra richiesta che viene fatta è di finanziare nel prossimo bilancio della Regione Marche con un apposito stanziamento — non era stato possibile alla fine della scorsa legislatura — la legge regionale n. 9 del 23 febbraio 2000, "Norme in materia di consumo di prodotti geneticamente manipolati nelle mense scolastiche, negli ospedali e nei luoghi di cura", che vieta il consumo di alimenti Ogm nelle mense pubbliche. Questa legge potrebbe avere una copertura finanziaria per svolgere un'azione nei riguardi dei consumatori. Inoltre l'ordine del giorno vuol sostenere l'azione che il Governo italiano sta facendo a Bruxelles per contrastare le pressioni che vengono dagli Stati Uniti, da quei Paesi che esercitano pressioni politiche e sanzioni economiche nei confronti della libertà di scelta all'interno dell'Ue. Quindi sostiene l'iniziativa italiana a Bruxelles per il miglioramento dei regolamenti comunitari sull'etichettatura degli alimenti e le disposizioni sulla brevettazione della vita; esprime preoccupazione sull'impatto ambientale ed economico conseguente alla standardizzazione e alla perdita di biodiversità che può derivare dalla proliferazione di piante geneticamente manipolate; sostiene quale valore primario la difesa della variabilità genetica da cui scaturisce la qualità e la tipicità di tante produzioni agroalimentari marchigiane, fulcro dell'economia dell'agricoltura del futuro; esprime altresì preoccupazione per la diffusione delle varietà vegetali e animali anche nei Paesi in via di sviluppo dove l'erosione genetica contribuisce all'impoverimento e all'ulteriore dipendenza dalle multinazionali e dai Paesi ricchi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Premetto di essere d'accordo con quanto diceva il collega Moruzzi relativamente all'esigenza di lavorare su un testo unico, anche perché, al di là della elaborazione non mi sembra esserci differenze sostanziali nel merito dell'argomento posto dalla mozione, pertanto se i colleghi sono d'accordo, vista l'ora, potremmo impegnarci a predisporre un testo unitario da portare al prossimo Consiglio. Da questo punto di vista noi siamo disponibili, come gruppo.
Abbiamo presentato questa mozione perché sappiamo essere questo un argomento molto importante, anche di grande attualità, conosciamo il confronto avviato con il WTO, estremamente serrato, oggi bloccato ma che dovrà riprendere. Dobbiamo quindi rafforzare la posizione del nostro Paese e della nostra Regione. Diceva il collega Moruzzi che ne abbiamo parlato anche in altre occasioni, assumendo norme in merito, e comunque l'argomento rimane aperto.
Non vi è dubbio che un'agricoltura quale quella marchigiana — io dico anche italiana ed europea – non può che puntare, fondamentalmente, sulla tipicità, sulla qualità, sulla salubrità dei prodotti. La nostra competitività passa indubbiamente attraverso questi aspetti essenziali, non credo che possiamo pensare ad un'agricoltura estensiva, in cui il discorso Ogm potrebbe avere una sua valenza. Dobbiamo lavorare proprio in questa direzione, cioè la nostra competitività, la remunerazione per le imprese agricole non può che passare attraverso questo tipo di discorso, quindi è ovvio che nella nostra regione dobbiamo batterci perché comunque sia non solo contenuto ma possibilmente escluso l'utilizzo anche di semi e comunque di produzioni geneticamente manipolate, proprio perché ne va di mezzo la capacità competitiva del nostro sistema.
Per queste ragioni ritengo che dobbiamo condurre questo tipo di battaglia che è non solo regionale ma nazionale e comunitaria. E' giusto che i Consigli regionali si pronuncino su questo argomento.
Ciò non significa bloccare la ricerca tout-court, in particolare quando parliamo di ricerca ad uso terapeutico. Credo che non possiamo avere una posizione ideologica su questo argomento estremamente complesso. Pertanto credo che dobbiamo saper distinguere tra l'utilizzo degli organismi geneticamente modificati, delle biotecnologie per quanto riguarda le produzioni agricole, dalla ricerca da un punto di vista terapeutico, della salute ecc.
Credo quindi che da questo punto di vista sia necessaria una discussione. C'è questo dibattito ideologico che tende a bloccare la ricerca anche in questa direzione: su questo sono alquanto perplesso, personalmente. Come pure dobbiamo batterci perché siano maggiori strumenti di oggi, anche con le norme comunitarie che sono state approvate, affinché si mettano i consumatori in grado, mediante l'etichettatura dei prodotti, di distinguere tra prodotti agroalimentari che provengono da produzioni geneticamente modificate rispetto alle altre. Bisogna pertanto aiutare i consumatori a distinguere queste produzioni. Abbiamo bisogno che a livello di trattativa dell'organizzazione mondiale del commercio vi sia la possibilità di distinguere, visto che i mercati sono liberi. E' pertanto ovvio che, se anche da noi queste produzioni non vi fossero, possono arrivare da altri Paesi. Pertanto occorre che vi sia la garanzia per il consumatore di poter essere in grado di verificare quali prodotti alimentari contengono queste modificazioni genetiche credo sia una cosa essenziale, altrimenti facciamo una battaglia che diventa perdente dal punto di vista della capacità competitiva delle nostre produzioni, dei prezzi ecc.
Come pure credo che dobbiamo sapere che c'è anche un fabbisogno di derrate alimentari a causa della fortissima crescita di popolazione nel mondo: si calcola che siamo circa 5 miliardi e sembra che questa crescita vada avanti, soprattutto in alcuni Paesi in via di sviluppo, quindi occorre anche utilizzare produzioni che hanno subito manipolazioni genetiche.
La cosa è quindi complessa, dobbiamo guardare a esigenze molto diverse rispetto ai fabbisogni delle persone nel mondo, nel pianeta.
Ripeto, noi siamo perché nella nostra regione e nel nostro Paese ci sia un controllo ferreo, affinché ci possa essere un controllo altrettanto ferreo delle produzioni alimentari che provengono da organismi geneticamente modificati e non, ma nel contempo non bloccare un processo di ricerche, in particolare per quanto riguarda l'aspetto terapeutico, della medicina.
Se siamo d'accordo, possiamo lavorare su un testo unico, in modo da impegnare la Giunta all'informazione e all'educazione alimentare fra le altre cose, anche perché sappiamo che c'è un grande bisogno di aiutare i cittadini a scegliere non solo tra i prodotti che contengono organismi geneticamente modificati e non, ma anche a distinguere fra prodotti di qualità e non.

PRESIDENTE. In considerazione del fatto che i due relatori si sono dichiarati disponibili a un testo unitario, direi di non avviare la discussione, mettendo in discussione nella prossima seduta la proposta di risoluzione e aprire la discussione su questa.

GILBERTO GASPERI. Chiedo comunque di fare un breve intervento, altrimenti dovrei fare mia la mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Sono d'accordo nel fare un documento unico, ma vorrei dare u chiarimento. Come filosofia sono completamente d'accordo con il documento, ma c'è una carenza sostanziale di conoscenza dell'argomento, perché è indispensabile sapere che in Italia non abbiamo niente per quanto riguarda la ricerca nella produzione di sementi o di ibridi. L'ultimo istituto era l'Istituto di cerealicoltura, chiuso già da tanti anni, ed era una rimembranza del passato regime. C'è una contraddizione, perché non possiamo pensare di vietare quando non abbiamo la possibilità di dare alternative ai semi che andiamo ad acquistare sul mercato. Addirittura siamo i più grossi produttori di cereali e la maggior parte delle farine utilizzate provengono per circa l'80% dall'estero. Come possiamo dare un totale divieto a un certo tipo di indirizzo che viene avanti a livello mondiale, senza saper risolvere le problematiche che abbiamo per il primo alimento del popolo italiano?
Inoltre, c'è il problema delle varietà resistenti alle malattie o a eventi meteorologici. Già oggi questi prodotti subiscono mutazioni che molte volte sono state create addirittura con i raggi gamma o i raggi X, e sono prodotti che utilizziamo perché non hanno dato risultati negativi. E' normale che dobbiamo richiedere che vi siano certezza e garanzia sugli effetti a livello alimentare, ma non possiamo tout-court fare un divieto completo, altrimenti andremmo a creare problemi alla maggior parte della situazione che non potrebbe rivolgersi a delle produzioni di nicchia che hanno costi molto elevati.
Per questo motivo sono pienamente d'accordo con quanto diceva il consigliere Moruzzi, ma sono anche d'accordo rispetto al rinvio chiesto dal presidente della terza Commissione, per cercare di dare il più possibile una svolta che venga poi attuata nella realtà.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il rinvio della discussione, con l'intesa che all'ordine del giorno della prossima seduta sarà posta in discussione una proposta di risoluzione.

(Il Consiglio approva)




Interpellanza (Svolgimento): «Calendario scolastico regionale» Ceroni (2)
Mozione (Discussione e votazione proposta di risoluzione): «Posticipo apertura scuole anno scolastico 2001/2002» Ceroni, Giannotti, Brini, Cesaroni, Grandinetti e Trenta (37)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza n. 2 del consigliere Ceroni e la mozione n. 37 dei consiglieri Ceroni, Giannotti, Brini, Cesaroni, Grandinetti e Trenta.
Ha la parola il presentatore della mozione, consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Signor Presidente, signori consiglieri, in data 12 luglio 2000, facendomi interprete dei malumori raccolti nel mondo della scuola e non solo ho presentato un'interpellanza con la quale chiedevo chiarimenti alla Giunta regionale in merito al parere favorevole espresso dal sovrintendente scolastico regionale sull'inizio delle lezioni, nelle scuole di ogni ordine e grado, a far luogo dall'11 settembre 2000. A seguito di tale interpellanza si è sviluppato un ampio dibattito fra studenti, famiglie, personale docente e non docente, dirigenti scolastici, le autorità locali, forze sociali, politiche ed economiche. L'inizio delle lezioni, fissato dal sovrintendente scolastico regionale di Ancona per l'11 settembre 2000, anche con parere favorevole della Giunta regionale, ha provocato non poche reazioni a causa dell'avvertito, evidente disagio generale provocato in tutto il territorio regionale ad alunni, famiglie, realtà sociali ed economiche, forze politiche, amministrative, sindacali e scolastiche.
In non poche realtà scolastiche si è resa necessaria la convocazione dei rispettivi organismi collegiali per deliberare la proroga di inizio delle lezioni. Numerose istituzioni scolastiche non hanno potuto deliberare in ordine al differimento della data di inizio delle lezioni, in quanto impossibilitate ad affrontare, in temi stretti e, in molti casi, prive dei titolari d'ufficio e dei consigli di circolo e d'istituto, per mancanza di tempi necessari a convocare le riunioni degli organi collegiali. L'ex assessore Troli — vedere Il Resto del Carlino di giovedì 4 agosto 2000 — ha dichiarato "che a decidere è stato il sovrintendente scolastico. All'epoca, nel mese di maggio, eravamo in regime di prorogatio e io e il Presidente non avevamo fortissimi motivi per contestare la scelta del sovrintendente, anche se non ero molto convinto dell'allineamento con l'Emilia Romagna. Una nostra opposizione avrebbe significato fare una battaglia con il sovrintendente e per farla avremmo dovuto consultare i settori dell'opinione pubblica favorevoli ad un posticipo, ma non c'era più tempo".
E' chiaro che la Giunta regionale, nell'esprimere parere favorevole all'inizio delle lezioni per 1'11.09.00, non ha agito con la dovuta cautela e con la dovuta prospettazione politica delle difficoltà in cui si sarebbe trovata la popolazione delle Marche, in quanto non ha posto la debita e puntuale attenzione alle esigenze delle scuole e del territorio regionale ed ha agito superficialmente, affidando tout court la decisione relativa al calendario scolastico, presumibilmente delineata ed assunta prima dei prescritti pareri, alla persona del soprintendente scolastico regionale.
Infatti, non sono stati considerati, in alcun modo, da chi aveva la responsabilità di decretare in materia, la necessità di pervenire a decisioni maggiormente rispettose delle istanze organizzative, culturali sociali, economiche, istituzionali e politiche delle Marche, l'obbligo di non provocare né alimentare contenziosi e disagi alle persone e alle istituzioni interessate, direttamente e indirettamente, all'apertura delle scuole, stante il fenomeno generale di disagio manifestatosi con l'inizio delle lezioni e tuttora presente, in non poche realtà del territorio regionale, in particolare nel fermano.
In particolare, non si è, in alcun modo, tenuto conto: delle esigenze delle istituzioni scolastiche regionali, relative alla conseguita autonomia giuridica, didattica, organizzativa, gestionale, a far tempo dal primo settembre 2000, ai sensi e per gli effetti del Regolamento attuativo dell'art. 21 della L. 59/97; delle esigenze dei capi d'istituto delle scuole di ogni ordine e grado che, acquisendo con il primo settembre 2000, la qualifica funzionale di dirigenti scolastici, avrebbero dovuto essere posti nelle condizioni di disporre di tempi più lunghi, precedenti l'inizio delle lezioni, per mettere in moto la macchina organizzativa funzionalmente ai nuovi impegni, ai nuovi assetti e ai nuovi impatti determinati dalle riforme scolastiche in atto; del problema che inevitabilmente sarebbe scaturito, dopo due anni di sperimentazioni dell'autonomia, dall'autonomia a regime e, quindi, dagli obblighi derivanti dall'osservanza puntuale e rigorosa dell'ora di lezione, salvo i casi espressamente previsti dal legislatore, con le connesse conseguenze sul piano dell'organizzazione dei servizi, tra cui primariamente trasporti e mense. Occorreva, infatti, prefigurare tempi tecnici per la concertazione tra dirigenti scolastici, enti locali, servizi di trasporto pubblico che rendevano inevitabile procrastinare oltre 1'11 di settembre la data di inizio delle lezioni; degli enormi problemi che hanno, con l'inizio dell'anno scolastico, gli enti locali rispetto alle competenze proprie di manutenzione ordinaria e straordinaria, di ristrutturazione dei locali scolastici di organizzazione di nuovi spazi, in conseguenza delle mutate destinazioni dovute ai nuovi modelli didattici e ai prescritti funzionamenti derivanti dai nuovi ordinamenti delle scuole, e rispetto alla difficoltà di disporre di risorse umane di personale e di maestranze tecniche per far fronte con immediatezza e in tempi stretti alle necessità; dei problemi connessi con il passaggio dagli enti locali allo Stato del personale collaboratore scolastico; dei problemi rilevanti connessi con le procedure per la copertura delle cattedre d'insegnamento, nei tempi tecnici dovuti, a motivo dei prefigurabili ritardi di pubblicazione di graduatorie di concorsi, di doppi canali ecc.; dei problemi relativi alle realtà scolastiche, oggetto di dimensionamento, e alla nascita, in tutto il territorio regionale, di un centinaio di istituti scolastici comprensivi, in numero di gran lunga superiore rispetto al passato.
I dirigenti scolastici di tali presìdi, infatti, dovendo attivarsi in procedure e processi totalmente nuovi rispetto all'esperienza pregressa al primo settembre 2000 (gli ex direttori didattici sono diventati presidi e gli ex presidi sono diventati anche direttori didattici "dalla sera alla mattina", tra il 31 agosto e il primo settembre) avrebbero dovuto avere a disposizione maggior tempo per conoscere le nuove realtà e le novità per affrontare tali realtà, per organizzare risorse umane e mezzi, per attivare i dovuti contatti con i responsabili politici, amministrativi, sociali, sanitari e tecnici della nuova realtà istituzionale locale, per organizzare e raccordare i docenti dei tre segmenti di scuola (materna, elementare e media) tra di loro e con il territorio, per creare premesse e condizioni per elaborare, all'interno del piano dell'offerta formativa, i percorsi giusti per l'integrazione dei curricoli nazionale e locale, per organizzare gli uffici di segreteria, per organizzare il servizio dei collaboratori scolastici, per gestire la scuola, in molti casi, senza consigli di circolo e d'istituto e per tutta una serie di cose.
Nondimeno, non è stata considerata, in alcun modo, la particolare vocazione turistica del territorio marchigiano e, perciò, sono state disattese istanze, aspettative, necessità di operatori turistici e di moltissime famiglie il cui reddito trae alimento direttamente e indirettamente dall'attività predetta, come rappresentato da moltissime parti e da un numero consistente di autorevoli sindaci che si sono pronunciati anche sui giornali.
I confronti realizzati e i riscontri avuti sul piano degli avvenimenti recenti connessi con la data d'inizio delle lezioni per l'anno scolastico 2000-2001 orientano verso la necessità di dare inizio alle attività didattiche in tempi posticipati rispetto a quelli decisi per l'anno in corso.
Per evitare che questa negativa esperienza, che comunque si sarebbe potuta evitare se solo il suggerimento dato, anche senza pretese, in data 12 luglio 2000 fosse stato accolto, spostando di almeno una o due settimane l'inizio dell'anno scolastico, si ripeta l'anno prossimo, Forza Italia ha presentato una mozione che può essere tranquillamente modificata, ma che deve significare due cose: assumere una tempestiva iniziativa perché, ferme restando le disposizioni in materia di calendario scolastico, l'inizio delle lezioni, per il prossimo anno scolastico e per i successivi, sia programmato in data successiva al 15 settembre: che la data venga scelta in interrelazione con la costituenda direzione regionale scolastica, valutando opportunamente e attentamente tutte le problematiche connesse non in maniera approssimativa e superficiale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Diversamente da quanto possa pensare il consigliere Giannotti io non sono una che ragiona con schemi ideologici, ma ho profonde convinzioni politiche e le dimostro. Rispetto a questo argomento che voi avete sollevato, ritengo che le vostre motivazioni siano fondate e condivido anche il contenuto, quello di garantire che l'apertura dell'anno scolastico possa avvenire in maniera tale che le scuole possano essere immediatamente efficienti, tenendo conto anche della rilevanza economica che ha il settore turismo nella nostra regione, quindi sono favorevole a un allungamento della data.
Ci sono due problemi che dobbiamo dirci. Primo, l'autonomia scolastica che assegna alle scuole le competenze anche in materia di calendario, quindi la Regione dovrebbe svolgere la funzione di indirizzo, orientamento, concertazione, ma non può ledere un principio che viene assegnato alle scuole dalla legge. Secondo, occorre tener conto delle esigenze delle famiglie, questione molto seria. La scuola è un servizio, molte famiglie, in particolare donne, fortunatamente, nella nostra regione lavorano, quindi bisogna considerare che se si allunga l'orario di apertura della scuola bisogna che gli enti locali pensino anche a qualche servizio alternativo.
Queste sono le mie preoccupazioni. Assumo, sostanzialmente, questo orientamento, con le motivazioni, che credo siano assolutamente banali, che ho espresso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Nel merito della mozione non intervento, perché è già intervenuta la collega Mollaroli. Noi rappresentanti di tutti i gruppi consiliari abbiamo presentato una mozione riguardante le questioni scolastiche, relativa al prolungamento da 50 a 60 minuti dell'ora di lezione, che sta generando in tutta la regione seri problemi. Immagino che su quella mozione non ci saranno interventi, perché è stata sottoscritta da tutti i gruppi. Penso sia opportuno che trasformiamo quella mozione in una risoluzione da approvare congiuntamente alla mozione che stiamo discutendo. Chiedo anche alla collega Romagnoli, firmataria della mozione stessa, se è d'accordo.

FRANCA ROMAGNOLI. Sì, poiché tratta un argomento simile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati.

SILVANA AMATI. Voglio ribadire alcune cose che sono state dichiarate rispetto alla necessità che l'autorità scolastica risponda in modo più attento alle esigenze complessive del territorio. E' assolutamente evidente che l'apertura — fra l'altro formale, non sostanziale — dell'anno scolastico nei tempi in cui è stata definita, è incongrua rispetto alla realtà economica della nostra e di molte altre regioni del nostro Paese. Bisogna assolutamente che si arrivi a un livello di maturità complessiva e non formale, per la quale non basta dichiarare un orario per definire una modalità innovativa, perché spesso il termine "innovazione" si scontra con la realtà dell'applicazione pratica.
Per questo condivido l'ipotesi che si parli anche della questione dei servizi e degli orari, quindi condivido la proposta di alcuni colleghi di votare una risoluzione, anche perché i nostri figli, i nostri ragazzi in questi giorni stanno non andando a scuola — pertanto è stata assolutamente formale l'apertura dell'anno scolastico — poiché le questioni che si sono riversate sulle loro spalle sono maggiori di quelle che si possano sopportare. E' evidente che in una realtà nella quale la mancanza di trasporti, la mancanza di mense, l'incompletezza di presenza dei docenti è ancora così evidente, è incongruo che la dirigenza scolastica scarichi sugli studenti e sul corpo insegnante l'applicazione delle norme di autonomia.
Non credo che sia corretto lasciare ai giovani il carico di queste questioni, perché è bene che essi ne prendano coscienza, ma non è detto che questo sia il modo migliore. Tra l'altro, quando l'inizio dell'anno scolastico è caratterizzato da scioperi a oltranza, forse non è quello che si voleva pensando a un nuovo modello di scuola. Così come non credo che sia utile far partire dalle periferie delle nostre città ragazzi che poi si trovano fuori casa dalla mattina alle 6 fino alle 17 solo per sanare la forma di qualche minuto in più di attività didattica.
Bisognerebbe che i presidi, che hanno ottenuto il risultato della dirigenza in questo momento, si assumessero anche l'onere di decidere. E credo che da questo punto di vista sarebbe più laico che anche da questa Assemblea arrivasse ad essi il senso della volontà di questa assunzione di responsabilità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Colgo l'ultima battuta della collega Amati, che dice "ognuno, al suo posto, dovrebbe fare il suo dovere". Questo è molto vero, però è anche vero che ognuno, al suo posto, cerca di essere coperto e questo è altrettanto vero.
Il senso del documento che dovrebbe esprimere la Regione dovrebbe essere proprio questo: di fronte a dirigenti, persone con competenze dello Stato e della pubblica amministrazione, che si sentono in qualche modo disorientate o scoperte, un'indicazione politica che venga da questa Assemblea dovrebbe poter dire "esiste a livello politico questa indicazione, prendete coraggio e fate il vostro dovere". Credo che questo debba essere il senso che noi possiamo dare, aggiungendo una cosa in più, e questo è un aspetto di contenuto, di sostanza e non di semplice riflessione. I tempi dell'attenzione e della memoria sono stati oggetto di studi e di approfondimenti da parte dei ricercatori. C'è un tempo in cui l'attenzione è sostenuta, un tempo in cui c'è una caduta e vi sono dei tempi massimi di ascolto con la necessità di tempi di recupero. In questa direzione si è visto che tempi più brevi — tipo congressi scientifici, corsi di formazione e aggiornamento — prevedono ore di attenzione inferiori ai 60 minuti, per ottenere l'ottimizzazione dell'apprendimento. In questo senso c'è una motivazione in più ad andare incontro alle richieste che provengono dagli studenti, ma che provengono complessivamente dall'organizzazione della scuola stessa.
Per questi motivi mi associo a quanto è stato detto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Vorrei illustrare la proposta di risoluzione, che vuol far sì che il Consiglio si carichi del problema degli studenti, che ha comportato manifestazioni pubbliche, i cosiddetti "scioperi", comunque astensioni, molto sentite, con 2-3 mila ragazzi in piazza anche nella città di Fermo, non grande, peraltro con una partecipazione attiva, con interventi, con una responsabilità veramente forte da parte di questi giovani che evidentemente sentono questo problema che la collega Amati ha esposto, provocato dal decreto ministeriale 234 del 2000, che con un fare strano parla di autonomia e nel contempo dà — all'art. 3 — un limite alla "riserva-ore" che non consente più il ricorso alle ore di 50 minuti o addirittura impone il recupero di questo tempo, non si sa come e in che modo.
E' anche vero però che secondo le ulteriori note esplicative — e a questo noi ci riferiamo nella risoluzione — anche dalla stessa legge istitutiva dell'autonomia e dal regolamento 275 del 1999 che parlava della determinazione dei curricoli, quindi nell'ambito dei famosi POF che gli istituti stanno facendo, sarebbe consentito ai capi d'istituto assumersi queste responsabilità, perché espressamente si dice che "nell'ambito della determinazione del POF — quindi del curriculum — è possibile derogare anche mediante superamento dei vincoli in materia di unità oraria delle lezioni. Questa può essere una contraddizione espressa dagli stessi testi normativi, può essere invece che i più coraggiosi capi d'istituto assumano questa responsabilità e altri si barrichino dietro l'ultima statuizione del DM 234. Sicuramente è necessario un intervento ulteriore esplicativo, una circolare o addirittura un'interpretazione autentica, una circolare — che dovrebbe esservi fra giorni — per poter definitivamente mettere fine alla questione. E' vero infatti che da decenni le scuole si organizzano con questa ora ridotta, quindi tutto l'indotto e tutti i servizi ausiliari — senza voler farne colpa ad alcuno — si sono a ciò uniformati, quindi i trasporti, le mense, tutto quello che è già stato detto.
Aggiungo, da ultimo, riguardo al problema dei trasporti, che anche la sollecitazione alle stesse società di trasporti è presente in questa risoluzione. Probabilmente dovrà avvenire con un tavolo concertato di discussione del tema: infatti ci sono società di trasporti a capitale prevalentemente pubblico che a mio avviso non possono trincerarsi dietro la scusa di non riuscire a organizzare le corse in favore di questa modifica che potrebbe intervenire. Se la modifica dei 60 minuti ci sarà — perché potremmo anche non riuscire ad evitarla — è giusto che gli enti che finanziano queste società di trasporto possano dire la loro rispetto all'adeguamento delle corse. In questo senso la nostra risoluzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Intanto all'assessore e al Presidente diciamo che la legge va rispettata, quindi il piano di dimensionamento scolastico non lo tocchi la Giunta perché è pertinenza del Consiglio. Modificazioni, anche se marginali come quelle avvenute, non devono più accadere. Il dimensionamento delle istituzioni scolastiche è un'attribuzione del Consiglio: c'è un piano regionale approvato, quindi la Giunta non può apportare modifiche a suo piacimento. Lo ha fatto in questo caso per una questione su cui forse siamo d'accordo, però se passasse questo principio sarebbe pesante. (Interruzione del consigliere Procaccini). Non sono d'accordo. Ho detto che non mi sono scandalizzato più di tanto e oggi lo ripeto.
Ripeto pubblicamente che la Giunta non deve fare modifiche al piano di dimensionamento, perché non è sua competenza. Passi per una questione sulla quale c'era una convergenza generale, ma sul piano del costume politico questo non va bene, ognuno faccia le cose che deve fare.
Prendo atto con estrema soddisfazione di una convergenza, che dimostra che alla fine anche noi siamo persone serie che sanno costruire una posizione che guarda agli interessi di questa regione, perché se il Consiglio regionale si pronuncerà in maniera unanime rispetto a questa esigenza, manderà un segnale alto all'autorità scolastica che credo non possa disattendere questo pronunciamento. Lo facciamo in tempi non sospetti, con estrema tempestività lo facciamo a ottobre per il prossimo settembre, quindi è un fatto sicuramente positivo.
Questo percorso che abbiamo cominciato in maniera molto controversa, molto convulsa, su cui è inutile tornare, anche perché molti attori di oggi non sono gli attori di ieri, richiede comunque una verifica costante. Da questo punto di vista credo che il metodo — devo dargliene atto — instaurato dall'assessore Cecchini, di un rapporto attivo con la Commissione consiliare sia un fatto positivo che potrebbe diventare un metodo di lavoro da consigliare a tutti i componenti dell’Esecutivo, perché in questo modo si renderebbe più costruttivo il nostro lavoro e probabilmente più facile l'assunzione di decisioni da parte dei membri della Giunta.
Sull'orario hanno detto bene le donne del nostro Consiglio: credo che ci debba essere una registrazione rispetto agli orari scolastici e dei servizi, quindi credo che sia stata posta una questione giusta. Ben venga, pertanto, il consenso a questo ordine del giorno che oggi votiamo.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Affronterò distintamente le questioni, anche se sono tutte collegate, ringraziando i consiglieri per poter cominciare a fare un ragionamento sulla politica scolastica. Le attribuzioni di funzioni alle Regioni in materia di politica scolastica sono molto recenti, quindi cerchiamo di costruire ed impostare una linea. Ha ovviamente Ragione Giannotti: dobbiamo farlo coinvolgendo il Consiglio regionale e le Commissioni competenti.
Circa il calendario scolastico, questa materia è stata risolta dalla precedente Giunta, che il 9 maggio ha dato il suo parere favorevole relativamente all'impostazione proposta dal sovrintendente di aprire le scuole in data 11 settembre. Io ho avuto modo di parlare con l'allora assessore Troli e con i componenti di Giunta, i quali mi spiegarono che questo assenso aveva il presupposto di prendere pienamente atto del fatto che la legge sull’autonomia scolastica avrebbe consentito alle singole direzioni didattiche di costruire in modo più congruo rispetto alle esigenze didattiche e di organizzazione delle scuole, la data utile. Questa questione ha visto aperture con date diverse nello stesso comune, quindi c'è stato un minimo di disordine e probabilmente qui è mancato anche un nostro lavoro in direzione dei Comuni affinché lavorassero per unificare almeno le date. Questa manchevolezza ha creato dei problemi alle famiglie, ovviamente. Non ce la siamo sentiti di fare nulla in procinto della fine dell'estate perché ormai le cose erano fatte, le singole scuole avevano programmato l'inizio dell'attività didattica e quindi era difficile riprendere una questione ormai andata in questo modo.
Rispetto alla mozione, nella quale si dice di lavorare per una tempestiva iniziativa per l'anno prossimo, ovviamente c'è l'accordo della Giunta attraverso il subemendamento che rende attuale la mozione la quale fu presentata in tempi nella quale la data indicata aveva un senso. Quindi c'è necessità di coordinare l'orario scolastico, in modo particolare con le Amministrazioni comunali e comunque prevedendo una data posteriore al 15 settembre. Mi sembra che questo possa essere un orientamento sul quale impegnare la Giunta e questo Consiglio.
Relativamente alla questione dei trasporti — documento a firma Romagnoli ed altri — la Giunta si trova d'accordo, nel senso che, per quanto ci è stato possibile, abbiamo lavorato con le Amministrazioni comunali dove si manifestavano problemi circa la definizione degli orari e le diverse modalità di organizzazione degli stessi, poiché la competenza non è più regionale, avendo noi costruito la legge di riordino delle funzioni di trasporto pubblico locale. In ogni caso riteniamo il documento utile e da votare.
Se mi è consentito, vorrei dire a Giannotti che da una parte ha ragione anche sulla questione del dimensionamento scolastico, però vorrei spiegare che cosa è accaduto. Noi abbiamo avuto un minimo di incertezza come Giunta, da questo punto di vista, e alla fine abbiamo deciso di intervenire sul problema Apiro-Cingoli, perché- quello era un caso del tutto specifico. Anzitutto è uno dei pochi casi in cui la conferenza provinciale di Macerata era stata smentita dall'aula con un suo voto. Quindi non abbiamo cambiato una programmazione contro la conferenza provinciale delle autonomie. Inoltre, abbiamo lavorato con l'assenso totale dei sindaci. Avevamo determinato, con il voto di quest'aula, una situazione secondo la quale nel comune di Apiro c'erano dei bambini che andavano a scuola in quel territorio comunale e altri in territorio di Cingoli e viceversa. Abbiamo rimesso a posto le cose e i bambini di Apiro vanno tutti a scuola in territorio di Apiro e quelli di Cingoli nel proprio territorio, con l'ovvio consenso delle Amministrazioni comunali. L'abbiamo fatto con i poteri della Giunta, che ovviamente sono sui generis, in questo caso, proprio perché si stava partendo l'anno scolastico e la Giunta sa di avere compiuto un'azione motivata, necessitata e urgente, ma ovviamente non è la strada che intendiamo perseguire, perché sul dimensionamento scolastico dovremo rimettere le mani, poiché è partita la sperimentazione il primo settembre di quest'anno, ma dovremo rivedere le cose non appena le cose avranno avuto un minimo di rodaggio.
Circa il personale Ata, sapete che vi sono enormi problemi in questo momento anche rispetto al funzionamento delle scuole. Le notizie che abbiamo dai Ministeri del lavoro e della pubblica istruzione sono pessime, nel senso che, a fronte del D. Lgs. 153 che riservava il 30% di quota assunzioni ai Lsu — e nelle Marche questo avrebbe risolto totalmente la vicenda, perché i posti erano superiori al numero di Lsu — c'è un'indicazione delle ultime ore del Ministero della pubblica istruzione e di quello del lavoro che di concerto proporranno in sede di finanziaria la modifica di questa parte del dispositivo di legge che prevedeva la riserva, organizzando le cooperative, d'accordo con le centrali cooperative, per tutto il personale Ata, e non è chiaro se non solo per il personale Ata. Questa è una soluzione pericolosissima che creerà problemi alle scuole nelle prossime ore e che aumenterà la situazione di tensione che c'è, sia dal punto di vista dell'organizzazione che della soluzione di un problema occupazionale che, per quanto ci riguarda, arriva a circa 460 unità, quindi non piccola vicenda dal punto di vista occupazionale.
Ho voluto sottolineare questa questione, perché se ci fosse il parere unanime del Consiglio, potremmo inviare un telegramma di protesta rispetto a questa quasi decisione che rischia di essere sanata nella definizione della finanziaria, attivando i nostri parlamentari affinché possano avere l'attenzione necessario, poiché, altrimenti, sarebbe una gran brutta fine.
L'ultima questione riguarda un ragionamento che chiedo di poter fare in una delle prossime sedute sulla politica dell'autonomia scolastica, per verificare in che modo questo Consiglio che è referente per la programmazione scolastica e l’autonomia scolastica, possa esercitare appieno il suo compito. Siccome la questione comporta una lunga discussione, accenno soltanto il tema e al momento opportuno potremo discuterne.
La Giunta sta definendo una prima iniziativa di sostegno del diritto allo studio degli studenti delle scuole montane. L'altra questione riguarda il sostegno all'handicap. Questo è un primo intervento, non esaustivo di una politica rispetto alla quale vorremmo discutere e confrontarci con il Consiglio, perché riteniamo che questa sia la sede. Questo intervento non riguarda — lo dico al consigliere Procaccini — le scuole private, ma soltanto le scuole pubbliche.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Il problema meriterebbe una discussione più approfondita, tuttavia penso che queste mozioni possano aprire, anche se oggi soltanto dal punto di vista organizzativo, una discussione più politica riferita alla nuova organizzazione scolastica, riferita anche agli atti che il Consiglio regionale ha compiuto in ottemperanza alle leggi nazionali. Atti compiuti anche con difficoltà di rapporti con il sistema degli enti locali e con le istituzioni scolastiche, perché questi rapporti andavano a incidere su una organizzazione ormai consolidata da tantissimi anni, che ha visto superare assetti più che consolidati. Tuttavia il Consiglio regionale aveva compiuto una sintesi, da un lato di razionalizzazione solo organizzatoria senza entrare nel merito dell'autonomia degli istituti comprensivi. All'interno di quella organizzazione già si intravedevano le funzioni della nuova scuola, funzioni innovative e integrative tra formazione, lavoro e istruzione, tant'è che sono stati aumentati gli anni di scuola dell'obbligo. Quella organizzazione non può essere messa in discussione con atti estemporanei su richiesta fatta da qualche Comune o da più Comuni, perché non solo si inficia una riorganizzazione complessiva e si lede il ruolo dell'Assemblea regionale, ma perché apre un varco pericoloso rispetto alla credibilità della Regione Marche come ente di governo complessivo sul territorio e apre un varco anche di tipo corporativo, partendo dalle necessità reali di riorganizzazione scolastica, di mantenimento delle classi sul proprio territorio e, attraverso una contrattazione separata, apre un varco pericoloso.
Noi comunisti siamo contrari a questo tipo di atti se dovessero essere perseguiti nel tempo, perché non solo si lede la programmazione, ma si dà soddisfazione ad esigenze che partendo da legittimità, possono portare a stravolgimenti organizzativi. Anche nel comune di ciascuno di noi esiste un problema analogo a quello citato, cioè sdoppiamenti di classi che costringono alcuni a spostarsi di qualche chilometro. Nel caso specifico non solo non si dà un aiuto e un sostegno al diritto allo studio, ma si istituisce una vera e propria scuola privata, con attivazione di convenzioni con insegnanti altrettanto privati al di fuori di qualsiasi programmazione. Questo è negativo, perché si è aperto un varco e tutti i Comuni possono ormai chiedere un'ipotesi di questo tipo. C'era la necessità di sdoppiare una classe o più classi perché gli alunni dovevano spostarsi a qualche chilometro di distanza rispetto alla scuola precedente: questo è un fatto grave, bisogna evitare lo sdoppiamento delle classi. Noi siamo affinché le classi rimangano là dove erano, anzi siano riqualificate, ma il Consiglio regionale dovrebbe fare un'altra discussione: destinare all'interno di una rivisitazione complessiva del bilancio i fondi adeguati. Credo che il rinvio della legge sull'handicap debba servire proprio a questo: in sede di discussione dell'assestamento di bilancio vedere i servizi sociali più in sofferenza, per i quali far intervenire più risorse pubbliche. Nei confronti della scuola pubblica occorre far intervenire più risorse: è lì che bisogna fare una scelta politica che destini all'autonomia scolastica risorse uniche entro le quali le scuole possano mantenere la propria prospettiva, ma possano anche aprirsi alla società qualificando l'istruzione ed essere essa stessa orientamento alla società e non viceversa.
Sono questi i motivi per i quali occorre discutere in maniera seria con atti compiuti e non con scelte che vengono fatte rispetto a richieste che qua e là avanzano.

PRESIDENTE. E' stato presentato un emendamento alla mozione n. 37, che chiede di sostituire il dispositivo come segue: "Impegna la Giunta regionale a verificare l'opportunità di assumere una tempestiva iniziativa al fine di programmare ad una data successiva al 15 settembre l'inizio degli anni scolastici 2001, 2002 e successivi nelle scuole della regione". L'emendamento è volto a rendere praticabile questa mozione, perché senza questa precisazione la mozione sarebbe stata attinente anche all'anno scolastico in corso, con una evidente incongruenza.
Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la mozione n. 37 così come emendata.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di risoluzione a firma di numerosi consiglieri.

REMIGIO CERONI. Vorrei inserire il problema che l'assessore faceva presente relativo al personale delle cooperative e Ata. Ho predisposto un emendamento che recita: "Impegna la Giunta e il Consiglio regionale ad assumere una tempestiva iniziativa per trovare definitiva sistemazione al personale impegnato in progetti per lavori socialmente utili e dipendenti di cooperative con contratti di appalto per la pulizia e la custodia delle scuole, tenuto conto che nelle Marche la dotazione organica consente l'assunzione definitiva del personale interessato", cioè ci sono più posti rispetto alle persone che attualmente lavorano con contratti di appalto e lavori socialmente utili. Le pulizie delle scuole attualmente avvengono da parte di personale dei Comuni passati allo Stato, da lavoratori impegnati in lavoratori socialmente utili e da contratti di appalto che i Comuni hanno stipulato con le cooperative, formate in parte anche da lavoratori che erano impegnati in lavori socialmente utili. Siccome la rideterminazione organica consente di trovare collocazione a tutti perché sono disponibili quasi 2.000 posti nelle Marche, non si capisce perché dovremmo andare a pescare altre persone e penalizzare chi invece in questi anni ha svolto queste funzioni.

FAUSTO FRANCESCHETTI. E' un problema sicuramente importante, però merita una discussione a parte. Per esempio, di questo problema io ne vengo a conoscenza adesso, quindi discutiamone quando sarà il momento, per permettere a ciascuno di noi di conoscere i contenuti reali di quello che andiamo ad approvare.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Ha senso costruire una posizione che diventi unanime, altrimenti non avrebbe la forza di arrivare dentro le aule del Parlamento nazionale con la dovuta efficacia. Noi abbiamo intenzione di convocare i parlamentari marchigiani per il 16 e chiunque interessato potrà essere presente, quindi vorremmo costruire con loro una soluzione. Io ho detto qual è il mio parere, che cioè temo una situazione di continuo precariato per il personale Ata. Cerchiamo di capire quali margini vi sono nella finanziaria e nella prossima seduta del 18, se costruiremo insieme un ordine del giorno potremo discuterlo in quest'aula.

PRESIDENTE. La proposta è di rinviare l'emendamento e mettere in votazione la risoluzione come presentata.
Se non vi sono obiezioni, pongo in votazione la proposta di risoluzione.

(Il Consiglio approva)




Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare alle nomine. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Siccome si tratta di nomine richieste dalla Giunta, noi non abbiamo nulla in contrario a rinviare questi due punti.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio del punto 7) dell'ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Confermo la data del prossimo Consiglio regionale per il giorno 18 ottobre. Avevo convocato la Conferenza dei presidenti di gruppo solo per comunicare questo, quindi se siete d'accordo la rinviamo ad una prossima data.
La seduta è tolta.


La seduta termina alle 14,30