Resoconto seduta n. 142 del 23/06/2003
La seduta inizia alle 11,00



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 174, ad iniziativa della Giunta: «Intervento per il sostegno dei sistemi di certificazione della qualità e della tracciabilità delle produzioni agricole ed agroalimentari», assegnata alla III Commissione in sede referente e alla II per il parere obbligatorio;
— n. 175 in data 4 giungo 2003, ad iniziativa della Giunta: «Modifiche alla l.r. n. 38/1996 — Riordino in materia di diritto allo studio universitario», assegnata alla I Co;missione in sede referente e alla II per il parere obbligatorio;
— n. 176, in data 4 giugno 2003, ad iniziativa della Giunta: «Norme in materia di ordinamento del bollettino ufficiale della Regione e di diritto all’informazione sugli atti amministrativi», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II per il parere obbligatorio»;
— n. 177, in data 12 giugno 2003, ad iniziativa dei consiglieri Mollaroli, Amati, Cecchini, Benatti e Romagnoli: «Interventi per contrastare l’uso della violenza tra i sessi», assegnata alla V Commissione in sede referente e alla II per il parere obbligatorio.



Proposta di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata la proposta di atto amministrativo n. 108, in data 4 giugno 2003: «L.r. n. 52/1997 — Adesione Regione Marche al Consorzio per l’alta formazione e lo sviluppo della ricerca scientifica in diritto amministrativo», assegnata alla I Commissione in sede referente e alla II per il parere obbligatorio.



Mozione
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata la mozione n. 284 dei consiglieri Castelli, Cecchini, Ciccioli, Gasperi, Massi, Novelli, Pistarelli, Romagnoli, Trenta, Viventi e Ceroni: «Rinnovo concessione Api»



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri D’Ambrosio, Avenali, Luchetti e Agostini.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ho ricevuto diverse richieste da parte dei consiglieri, per concludere l’ordine del giorno in mattinata, con seduta continua. E’ una semplice informazione: prenderemo una decisione alle 13,30.



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Riorganizzazione della struttura amministrativa del Consiglio regionale delle Marche» Minardi, Amagliani, Grandinetti, Giuseppe Ricci e Cesaroni (138)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 138, ad iniziativa dei consiglieri Minardi, Amagliani, Grandinetti, Giuseppe Ricci e Cesaroni.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Signor Presidente, colleghi, la proposta di legge che discutiamo questa mattina va a completare la riforma organizzativa della Regione. Ricorderete che circa due anni fa in Consiglio abbiamo approvato la legge di riordino della Giunta, quindi oggi completiamo con la legge sulla riorganizzazione del Consiglio.
Penso che la riforma organizzativa di questo ente rappresenti un momento importante. Abbiamo ragionato, nelle audizioni e in Commissione se era opportuno o meno attendere il varo del nuovo Statuto che, come sapete è in discussione in Commissione e la bozza è in uno stato abbastanza avanzato. Abbiamo alla fine deciso di approvare comunque questa riforma, in modo da avere anche del tempo di fronte a noi per sperimentare la sua applicazione concreta, perché abbiamo bisogno di una struttura che sia messa nelle condizioni di essere più efficiente, in grado di accrescere le capacità di lavoro, di proposta del Consiglio e di essere messa in condizioni di affrontare adeguatamente i nuovi compiti che alle Regioni sono stati assegnati con la modifica del titolo V della Costituzione.
L’art. 1 sintetizza bene le finalità, gli obiettivi, il tipo di struttura che con questa proposta di legge vogliamo costruire, una struttura che vuol essere flessibile, quindi capace di adeguarsi meglio e più rapidamente ai cambiamenti, alle esigenze nuove. Non a caso prevediamo la costituzione di posizioni non strutturali temporanee, che possono nascere sulla base di obiettivi di progetti specifici, ma anche una flessibilità che è dentro una cornice, una intelaiatura ben definita sulla quale tornerò più avanti. Quindi una struttura che sia in grado, anche con alcune modifiche, di adattarsi al nuovo Statuto e ai cambiamenti che esso porterà.
Da questo punto di vista voglio fare un esempio concreto su cui abbiamo discusso: la questione del ruolo unico del personale. Sappiamo che oggi lo Statuto prevede il ruolo unico, nella bozza del nuovo Statuto sono previsti invece ruoli separati fra il personale della Giunta e del Consiglio. Tra l’altro giudico positiva questa innovazione, se verrà introdotta dallo Statuto, perché a mio giudizio questo è un ulteriore elemento che rafforza da una parte l’autonomia del Consiglio e dall’altra elimina problemi che abbiamo e che abbiamo trovato anche nella preparazione di questa proposta di legge. Se lo Statuto prevederà quindi ruoli separati, la proposta di legge che oggi discutiamo può essere adattata bene a questo cambiamento non indifferente.
L’obiettivo è quello di mettere in piedi un’organizzazione che porti a migliorare l’efficienza e l’efficacia del lavoro, a qualificare la produzione legislativa e anche a introdurre elementi nuovi che fino ad oggi abbiamo poco percorso, come quello del controllo, che io non intendo come contrapposizione con la Giunta ma come capacità di verifica dei risultati sugli atti amministrativi e sulle leggi e quindi su come questi concretamente incidono nella realtà marchigiana.
Penso che per raggiungere questi risultati un punto fondamentale è rappresentato dalla valorizzazione delle personalità interne che pure questo Consiglio ha. Non a caso abbiamo introdotto in Commissione, all’art. 1 un punto f) che vuol rimarcare questo aspetto; una qualificazione e valorizzazione delle professionalità interne che si raggiungono attraverso una formazione continua del personale ma anche attraverso un riconoscimento economico e contrattuale di queste professionalità.
Riguardo ai contenuti più specifici, intanto voglio sottolineare che in Commissione abbiamo operato una semplificazione rispetto alla proposta come ci era pervenuta dall’Ufficio di presidenza, che era formata da una proposta di legge e da un regolamento. Noi abbiamo unificato i due momenti nella proposta di legge, perché anche il regolamento, per il modo come era articolato si prestava ad essere reinserito nella proposta di legge.
I primi tre articoli definiscono le finalità di cui già parlavo, l’autonomia del Consiglio che da questo punto di vista non significa separatezza dalla Giunta. Prevediamo, ad esempio, anche all’interno dell’autonomia del Consiglio la possibilità di gestioni unificate di alcune funzioni comuni o un’ampia mobilità del personale all’interno della Regione, quindi tra Giunta e Consiglio. Il terzo articolo prevede le competenze dell’Ufficio di presidenza.
Gli articoli successivi definiscono la strutturazione della proposta. Voglio richiamare l’organizzazione complessiva: noi prevediamo un unico dipartimento a capo del quale è posto un direttore che viene nominato dal Presidente, sentito l’Ufficio di presidenza. Dentro l’unico dipartimento vi sono i servizi, cioè le strutture di base fondamentali. Prevediamo, con questa legge, anche attraverso alcuni emendamenti che avete già avuto, se questi servizi verranno accorpati per una direzione unitaria di più funzioni, in non più di tre aree organizzative complesse, la possibilità di poter prendere anche all’esterno della struttura i dirigenti di queste tre aree.
Abbiamo inserito in Commissione anche un altro elemento, che a nostro giudizio rafforza la definizione più complessiva della struttura, che in questo modo viene ulteriormente puntualizzata, pure in quella flessibilità che all’inizio richiamavo, perché abbiamo previsto che sotto il servizio possa esserci un’ulteriore struttura a capo della quale viene posto ugualmente un dirigente.
Infine le posizioni non strutturate e temporanee che saranno costituite su obiettivi e progetti specifici che richiamavo anche quando parlavo delle finalità della legge.
Per raccordare e omogeneizzare l’attività delle diverse strutture di cui il Consiglio sarà dotato è prevista la formazione di un comitato di direzione, composto dal direttore del dipartimento insieme ai dirigenti dei servizi.
Altre novità dal punto di vista della struttura, oltre la nuova organizzazione sono le seguenti. La prima riguarda la nascita di uno strumento nuovo rispetto alla situazione attuale, cioè la possibilità di dotare il Consiglio di un programma annuale e triennale che è uno strumento che già molte altre Regioni del nostro paese hanno adottato, sia governate dal centro-sinistra che dal centro-destra. E’ uno strumento che definisce aspetti importanti dell’organizzazione del Consiglio, intanto perché delinea i budget e i poteri che vanno attribuiti ai servizi, gli obiettivi e i criteri per le attività delle strutture ed ancora i criteri e gli indirizzi per la formazione dei servizi e delle altre strutture. Voglio sottolineare da questo punto di vista un fatto importante, un elemento nuovo che abbiamo introdotto in Commissione: questo programma annuale e triennale verrà poi approvato dal Consiglio regionale, quindi sarà il Consiglio che definirà annualmente i criteri sulla organizzazione complessiva del Consiglio stesso.
Altra novità è rappresentata dalla previsione della nascita di un comitato per la legislazione e per il controllo, un organismo che dovrà aiutare il Consiglio e gli stessi consiglieri, oltre che le strutture, le Commissioni, a poter operare meglio, attraverso il sostegno anche di alcuni esperti, in particolare in alcune materie come quelle della legislazione, della tecnica normativa o dello stesso controllo.
La variazione che abbiamo portato in Commissione è rappresentata dal numero di esperti, che inizialmente erano previsti in 5 e che noi abbiamo ridimensionato in numero di 3.
Per quanto riguarda il nucleo di valutazione, in Commissione nell’ultima riunione che abbiamo fatto abbiamo introdotto un emendamento che riporta il nucleo di valutazione ad unum insieme a quello della Giunta, mentre inizialmente avevamo previsto due distinti nuclei di valutazione, integrando gli esperti che erano già stati definiti dalla Giunta e portando quindi il loro numero da 3 a 5. Questo in considerazione del fatto che oggi noi abbiamo ancora il ruolo unico del personale. E’ ovvio che questo elemento che introduciamo con l’emendamento costituisce soltanto un elemento transitorio di passaggio, perché se il nuovo Statuto, come pare dalla bozza, prevederà ruoli distinti, andrà da sé che anche i nuclei di valutazione dovranno essere distinti.
Per quanto riguarda le segreterie dell’Ufficio di presidenza abbiamo riportato il numero degli addetti a due così come è oggi, mentre la proposta iniziale prevedeva tre addetti, come è oggi in Giunta. Ci è sembrato opportuno, anche per un motivo di risparmio ma non solo, lasciare il numero a due.
Abbiamo quindi operato dei cambiamenti anche abbastanza profondi rispetto alla proposta originaria, tenendo conto anche di alcuni suggerimenti che sono venuti dalle audizioni, dagli stessi confronti con le rappresentanze sindacali e la Rsu.
Debbo dire altrettanto chiaramente che non condivido — perché sotto alcuni punti di vista la ritengo non accettabile — la posizione che è stata espressa anche attraverso un volantino pubblico, da parte della Rsu, perché in quel volantino vi sono delle esagerazioni sui costi di questa riforma chen on trovano alcun fondamento: si parla di miliardi in più per pagare il direttore o due-tre dirigenti di queste aree complesse, miliardi in più per questo comitato di tre esperti ma ciò non corrisponde assolutamente a verità. Oltre al fatto che noi abbiamo ascoltato più volte, anche dopo le audizioni la stessa Rsu, proprio per cercare di recepire al massimo alcune indicazioni da essa provenienti.
Concludo dicendo che è importante che oggi approviamo questa proposta di riforma, perché questo ci consente di partire subito con una sperimentazione da qui ai prossimi due anni, fino alla scadenza di questa legislatura. Questo consentirà anche di recepire eventuali cose che non andranno nella legge di riforma stessa, nell’organizzazione stessa, quindi consentirà alla prossima Amministrazione regionale di ripartire tenendo conto dei fatti positivi e dei limiti che questa organizzazione mostrerà nell’applicazione concreta, oltre, ovviamente, al nuovo Statuto che definirà meglio tutta la questione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Voterò contro questa legge e vorrei motivarlo. La filosofia della legge ricalca un ragionamento già fatto con la legge 20, quindi quando il relatore parla di adeguamento del Consiglio alla Giunta regionale dice il vero, nel senso che con questa riorganizzazione della struttura del Consiglio regionale anche il Consiglio fa come la Giunta. Dall’ottobre del 2001 la Giunta ha quella legge e dal marzo o maggio del 2001 abbiamo in piena funzione i cinque super manager della Giunta stessa. Non so se sono persona disattenta o se è cambiato qualcosa nel rapporto dei cittadini con la Regione, ma mi sembra sostanzialmente di no: il rapporto tale era e tale resta. Se ragioniamo delle finalità di cui al comma 3 dell’art. 1 — ma potrei parlare della legge 20 — il miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia, il miglioramento della produzione legislativa, l’efficacia dell’informazione e della comunicazione istituzionale, l’acquisizione delle conoscenze, la verifica dei risultati, i percorsi formativi ecc., tutta la modalità organizzativa su cui avevamo detto necessario avere una legge di riorganizzazione — la 20 — è rimasto tutto lettera morta, anzi nel frattempo abbiamo speso molte risorse in più per cinque super dirigenti che dirigono molto poco e il cui lavoro non si vede perché la sostanza della struttura amministrativa della Regione non è cambiata.
Il Consiglio fa la stessa operazione di segno negativo, che non cambierà la sostanza della nostra organizzazione. Se non bastasse l’esperienza del Consiglio e della Giunta regionali, guardiamo cos’hanno fatto i Comuni, da quello di Ancona a quello di Fano a quello di Pesaro, per parlare di quelli medio-grandi di questa regione, di quelli del centro-sinistra, ma anche dove amministrano gli altri. Affidare tutta la riorganizzazione della struttura ai dirigenti non ha cambiato la qualità del rapporto con i cittadini. Togliere di fatto l’autonomia ai Consigli comunali dandola ai dirigenti è un cocktail che ha fatto impazzire il livello di democrazia nei Comuni non a vantaggio dei cittadini ma nemmeno a vantaggio di quella efficienza della pubblica amministrazione che si voleva ottenere. Prova ne è che molto spesso la struttura amministrativa dei Comuni reagisce e a fronte del super manager la collaborazione dei dirigenti ordinari non c’è.
Credo quindi che un’operazione di questo genere in una struttura piccola, singolare e speciale come quella del Consiglio regionale è un cocktail che può far impazzire la struttura.
Tutta la legge, così come organizzata punta solo sui super manager e dimentica tutto il resto del personale, dal punto di vista retributivo, ma soprattutto diventa una legge autoritaria perché il personale è non variabile e indipendente come si dice, ma assolutamente nulla: posizioni di progetto, posizioni di funzioni, mobilità da un posto all’altro... Si può essere spostati solo perché il colore degli occhi non è blu e quindi non è di gradimento dei tre più uno super manager. Non mi pare che valorizziamo il personale e pensiamo di fare un’operazione di segno assolutamente autoritario.
Che tutto questo porti potere all’autonomia organizzativa del Consiglio, che sia il Consiglio da questo punto di vita forte e autorevole nei confronti della Giunta non lo ritengo. Penso che il Consiglio debba autorevole, debba essere forte nei confronti della Giunta svolgendo quei compiti di indirizzo che molto spesso non svolte né nelle Commissioni né in quest’aula, ma credo che questo attenga alla qualità di noi tutti, nella misura in cui svolgiamo i compiti di consiglieri regionali o di presidenti di Commissione, nel ruolo che ci è proprio di Assemblea legislativa e di controllo.
Non voterò quindi questa legge perché credo che sia un’operazione autoritaria che non porta bene alla capacità propositiva di questo Consiglio rispetto al quale sta nelle nostre mani riuscire ad avere quella autorevolezza che talvolta ci manca, e se ci manca vale la pena lavorare per costruirsela.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Colleghi, in Commissione abbiamo ritenuto di dover esprimere un’esigenza vera di questo Consiglio, tanto più che nella VII legislatura, come più volte ho avuto modo di ribadire, non si doveva perdere l’opportunità di dare senso vero all’istituzione “Consiglio”. Certo, prima di approvare questa legge sarebbe stato opportuno aspettare la stesura definitiva dello Statuto, però questo ci avrebbe fatto perdere tempo prezioso, che regola il nostro agire politico ed istituzionale.
Questo tempo abbiamo inteso utilizzarlo per portare avanti un progetto profondamente innovativo, che nei due anni di legislatura rimasti potrà essere sperimentato, quindi, alla luce dei risultati ottenuti, confermato o meno dal Consiglio regionale che ci succederà.
Questa legge riguarda i nostri collaboratori, interni ed esterni all’aula, che magari esprimono qualche perplessità, ma sicuramente l’”illuminato” Minardi è sensibile a queste problematiche. Ecco perché questa legge di riorganizzazione terrà conto delle loro aspettative. Io non sono per i numeri di mediazione — 2, 5, 4 — sono per distinguere, essenzialmente, il rapporto tra Consiglio e Giunta e per questo sono disposto e disponibile, sempre per il concetto di proposta-protesta, sostituire alla protesta la proposta operativa e fattiva, quindi la condivisione, perché la Giunta non può e non deve inficiare l’agire del Consiglio. Quindi vengo alle gratificazioni dei diversi funzionari dicendo che questo beneficio dovrebbe venire esteso alle componenti operative e di supporto all’attività del Consiglio regionale.
Il nuovo testo, nel quale sono confluite anche le norme regolamentari, è il risultato di un approfondito lavoro e di un’ampia consultazione con le rappresentanze sindacali del personale del Consiglio regionale. Non vorrei però che il discorso del sindacato prendesse il sopravvento, come è successo per la riforma sulla sanità che, dopo tanti travagli è stata varata, sorda al vero concetto di sanità. Quindi il sindacato non sia un partito all’interno del partito Ds, ma resti nella sua autonomia, come resti la politica autonoma da certi riflessi e da certe speculazioni, a volte cattive e dure.
Con questo provvedimento si ridisegna l’organizzazione amministrativa del Consiglio regionale, dando piena attuazione al processo di regionalismo in atto, che vuole il potenziamento del ruolo di indirizzo e controllo delle Assemblee elettive. Il modello è quello di una struttura snella e flessibile, con capacità di riadattamento continuo, al fine di assicurare il miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione amministrativa, della produzione normativa in generale e con riferimento anche alla trasparenza, alla qualità tecnica e alla fattibilità dell’informazione e della comunicazione istituzionale e alla verifica dei risultati conseguiti rispetto a quelli programmati. Questa è l’aspirazione alla quale tende l’azione politica del consigliere, quindi su questo si devono trovare condivisione e accordo.
Le principali novità della legge sono: l’organizzazione della struttura del Consiglio in un unico dipartimento, cui è preposto un direttore generale, articolato in servizi con a capo i dirigenti. Lo strumento della programmazione annuale e triennale di attività e gestione del personale è predisposto dal direttore del dipartimento e approvato dall’Ufficio di presidenza che mi auguro sia successivamente eletto in maniera serena e tranquilla. C’è il rinvio ad uno specifico regolamento di organizzazione della disciplina di dettaglio dei principi della legge, con evidente volontà delegificatorie. L’obiettivo è soprattutto quello di creare le condizioni di una profonda modernizzazione del lavoro amministrativo incentrato sui criteri della distinzione delle responsabilità e dei poteri tra organi consiliari e dirigenti, della flessibilità dell’organizzazione di gestione delle risorse umane e del lavoro per processo, volti a superare l’attività legata al mero adempimento. Quindi si dà spazio alla creatività, e mi auguro che, sempre nell’equazione proposta-protesta, ci siano una collegialità, una concertazione, anche una condivisione preventiva su argomenti importanti che, con il federalismo, daranno responsabilità piena al Consiglio. Quindi questa distinzione di ruolo tra la Giunta e il Consiglio.
Oggi mettiamo nelle mani dell’Ufficio di presidenza uno strumento — mi riferisco al regolamento attuativo di questa legge — che, se usato con intelligenza ed equilibrio, valorizzando appieno e promuovendo le professionalità del personale tutto ora in servizio, potrà sicuramente far sì che i nostri compiti di massima istituzione delle Marche possano essere svolti nel modo migliore e più proficuo, nell’interesse di tutti i marchigiani.
Presidente Minardi, visto che questa legge viene fuori da un lavoro intelligente e considerato che è intelligente la proposta e onesto il lavoro fatto in Commissione, anche se con qualche travaglio, oggi ci accingiamo ad esprimere un voto favorevole sulla legge di riorganizzazione del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Visto che siamo in termini di riordino, in questo caso dell’organizzazione del Consiglio regionale, ricordo che questa legge galleggia da quasi due anni all’attenzione del Consiglio. I problemi sono due. Avendo fatto parte per cinque anni dell’Ufficio di presidenza, credo che il Consiglio necessiti di uno suo spazio, di una sua autonomia per il proprio personale. Tutti i consiglieri che hanno fatto parte della Giunta hanno sempre ritenuto opportuno valorizzare la Giunta stessa con le sue prerogative, nonché rafforzare l’organizzazione del personale della Giunta rispetto a quello del Consiglio, cercando in qualche modo di comprimere l’organizzazione di quest’ultimo. In alcune fasi si era arrivati alla compressione completa. D’altra parte i rappresentanti dell’Ufficio di presidenza e i consiglieri regionali che non hanno incarichi di gestione insistono per dare uno spazio al Consiglio. Credo che l’equilibrio che si è creato nelle istituzioni nazionali con Camera e Senato, con una loro organizzazione e lo Stato, il Governo e tutto ciò che ne consegue con una sua organizzazione, sia un modello dal quale possiamo recuperare alcune ipotesi di lavoro.
Qual è la scelta che ritengo opportuno fare? Che il Consiglio abbia uno suo spazio, perché un Consiglio regionale appiattito con la sua organizzazione sulla Giunta, non ha spazi, occasioni di impostazione. Credo che la scelta di privilegiare un ruolo del personale del Consiglio sia una scelta opportuna.
Detto questo, il rischio che c’è quando si fanno queste leggi, è che si crei talmente tanta discrezionalità per la quale il personale di ruolo, il personale che, attraverso un percorso corretto e non discrezionale è entrato nei ruoli dell’Amministrazione rimane residuale rispetto al cosiddetto “personale fiduciario”, cioè coloro che vengono chiamati su indicazione fiduciaria del Presidente, dei componenti l’Ufficio di presidenza o presidenti di Commissione, per cui sostanzialmente si creano due strutture: una fiduciaria che è quella che conta e una struttura residuale che è quella di coloro che ci sono, che magari hanno l’esperienza e la competenza, ma non avendo un rapporto discrezionale e diretto con la parte politica, non hanno poi peso nelle scelte.
Non dobbiamo cadere in questo errore, l’errore di porci nella condizione, vantaggiosa se vogliamo, utile per colui che ha ruolo politico, di non utilizzare il personale e le strutture del Consiglio che ci sono, alla ricerca di persone che rispondano.
La proposta che ci viene sottoposta contiene degli elementi positivi, di riordino e degli elementi che ci piacciono meno, quelli in cui lo spazio che viene lasciato a coloro che vengono chiamati dall’esterno, dal nucleo di valutazione all’altro personale, è troppo forte rispetto alla componente istituzionale. Dobbiamo dare prestigio e valorizzare le persone che fanno parte della struttura, che rimangono e rappresentano la memoria storica, perché gli esterni, come noto, hanno percorso e destino esattamente sovrapponibile a quello del politico che li sostiene: tanto stanno lì e tanta forza e peso hanno all’interno della struttura fin quando il politico che li sostiene e li ha a disposizione esiste ed è politicamente forte. Appena l’equilibrio si inverte, automaticamente cessa l’apporto, anche in senso positivo, di questo personale.
Noi abbiamo chiesto dei correttivi, personalmente non ho più seguito la legge dopo la prima fase, non avendo più fatto parte della Commissione bilancio. Ci sono però alcuni emendamenti presentati, anche da altri gruppi politici, che condivido. Non ci piace il restringimento che la Giunta vuol fare di questa legge. Comprendo benissimo che chi è in Giunta cerca di comprimere il Consiglio. Probabilmente se fossi il Presidente della Giunta opererei esattamente in questa maniera, però credo che per mantenere l’Assemblea con una sua struttura dignitosa questo non sia molto opportuno. Per questo alcuni degli emendamenti presentati dall’assessore Ascoli non mi convincono.
Per gli emendamenti seguiremo l’andamento della proposta che contiene luci ed ombre e ci esprimeremo in sede di voto in base al “ritocco” che sarà fatto al testo presentato dalla Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Emendamento n. 1. Viene ritirato. Emendamento 1 bis a firma Favia, che ha la parola.

DAVID FAVIA. Il mio emendamento lo possiamo rivedere tutti insieme, opposizione e maggioranza, qualora la filosofia venga condivisa, mira a creare fondi divisi tra il personale interno e il personale aggregato al Consiglio regionale e a far gestire in esclusiva dal Consiglio regionale i fondi relativi al personale di cui alla legge 54, senza una co-gestione tra Giunta e Consiglio, cioè la Giunta si gestiste i suoi, anche finanziariamente e il Consiglio si gestisce i suoi. Se l’emendamento fosse non chiaro o lo si volesse tutti insieme migliorare, sono ovviamente disponibile.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

L’emendamento n. 2 viene ritirato. Emendamento 2 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

L’emendamento n. 3 viene ritirato. Emendamento n. 3 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’art. 2 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 2 bis. Emendamento n. 3 ter. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 2 bis come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Emendamento 3 quater. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 3 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

L’articolo 6 è soppresso. Articolo 7, emendamento n. 4 a firma Franceschetti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 05 che sostituisce il 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 6.

Il Consiglio approva

Articolo 7 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7 ter. Emendamento n. 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 7 ter come emendato. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Per quanto riguarda la figura del direttore generale, se da un punto di vista organizzativo tale figura può assumere le funzioni che questa legge richiede, lo spirito è quello di marcare una autonomia rispetto alle funzioni della Giunta, una autonomia di funzioni e finalizzata anche a sottolineare un’esigenza che da più parti, non solo nella Regione Marche, viene manifestata: che le Assemblee elettive possano disporre, anche dal punto di vista logistico e amministrativo, delle risorse e delle competenze necessarie ad operare. Questo è un principio che credo sia generalmente condiviso. Anche An condivide dunque questa esigenza e questa perplessità.
Le perplessità che sorgono non in ordine alla figura ma a quello che sarà l’impatto della figura sulla nostra realtà concreta, sono le conseguenze sul piano della disponibilità finanziaria e dell’impatto finanziario. Ci sono degli allarmi per quanto riguarda la spesa generale e questi allarmi non sono ininfluenti per quanto riguarda la valutazione politica del direttore generale. Quindi, pur considerando necessaria la figura, il nostro invito è che si valuti con estrema cautela le conseguenze sul piano finanziario, per evitare che una buona finalità, una buona esigenza possa essere svilita o affiancarsi a delle situazioni, pure importanti, come quelle dell’impatto finanziario. Questo volevamo dire, a testimonianza di una valutazione positiva dal punto di vista dell’organizzazione generale, ma con delle preoccupazioni che provengono dal contesto generale che dal punto di vista finanziario non è particolarmente salutare in questa regione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 7 ter.

Il Consiglio approva

Articolo 7 quater. Emendamento n. 7 a firma Franceschetti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 7 quater come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 7 quinquies. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7 sexies. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7 septies. Subemendamento 008 a firma Castelli, che ha la parola.

GUIDO CASTELLI. Questo subemendamento riguarda la composizione del comitato di controllo interno e di valutazione. La proposta della Commissione è di individuare cinque componenti nominati d’intesa fra Giunta regionale e Ufficio di presidenza. La mia proposta va a rimodulare nel numero di 4 i membri del comitato, aggiungendo anche chela designazione venga fatta, oltre che d’intesa, anche pariteticamente tra Giunta e Consiglio. Qual è la ragione dell’emendamento? Proprio assumendo i ragionamenti che faceva il relatore di minoranza nel momento in cui inquadrava questa riforma, avendo all’orizzonte il futuro assetto dello Statuto regionale, se queste sono le premesse è bene che si possa davvero confermare, anche su questa importantissima funzione, un grado rilevante di equiordinazione fra Giunta e Consiglio, proprio in quella fase di controllo che oggi assume una funzione determinante anche in relazione agli assetti generali di Giunta, alle competenze fra potere politico e potere gestionale.
Credo quindi che un equilibrio maggiore in sede di controllo e di valutazione, possa formare un sistema di contrappeso che, proprio in virtù di questa situazione ancora magmatica che abbiamo sullo sfondo con lo Statuto che ancora non c’è, una volontà di anticipare dei tempi per quanto riguarda questa rivendicazione di ruolo del Consiglio, sarebbe massimamente opportuno che questo principio del rapporto leale ma funzionalmente diverso fra Giunta e Consiglio fosse confermato in quello che è l’elemento centrale, cioè il controllo dell’operato dei dirigenti. Sappiamo benissimo che ipotizzare una funzione dirigenziale non è sufficiente ai fini della garanzia del risultato che si vuole da un punto di vista amministrativo conseguire; massimamente importante è il controllo ex-post. Ebbene, sul controllo ex-post io credo che i due organismi che formano il potere politico debbano trovarsi in una posizione equiordinata e da questo punto di vista spero che possano trovare accoglimento i due emendamenti che non stravolgono il senso della legge ma che hanno filosoficamente questa funzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Ho capito il senso e dico anche che nel merito condivido l’emendamento e le motivazioni che qui sono state esposte dal collega Castelli. Però in Commissione abbiamo scritto “5” perché questa cosa si scontra con un dato di fatto, cioè la Giunta, proprio perché la legge 20 prevedeva soltanto 3 esperti nominati solo dalla Giunta, si è mossa, ha fatto il bando per tre posti, ha fatto la selezione. Noi dicevamo 5 perché integravamo quei tre con gli altri due indicati dall’Ufficio di presidenza. Cinque anche per un motivo di risparmio, altrimenti valeva la pena fare due nuclei distinti. C’è quindi una ragione pratica. Siccome siamo nella fase di transizione, questo nucleo durerà al massimo due anni, fino all’approvazione del nuovo Statuto, pensavamo di lasciare 5, anche perché i due indicati dall’Ufficio di presidenza saranno quelli che materialmente, presumo, più degli altri interverranno nel merito delle indicazioni da dare all’Ufficio di presidenza o nella valutazione dei dirigenti del Consiglio. Se possibile lascerei 5, pur condividendo le ragioni che qui sono state esposte dal collega Castelli. Abbiamo pensato a fare una norma transitoria, ma di fatto è transitoria, però se questo aiuta di più a garanzia di quello che tu chiedi, cioè di fissarlo da qui al nuovo Statuto, per me va bene. Potremmo sospendere un minuto, per predisporre un subemendamento.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,55,
riprende alle 12,00

PRESIDENTE. E’ stato presentato un emendamento sostitutivo dell’emendamento 08 della Commissione che fa decadere l’emendamento a firma Castelli, recepito nel subemendamento. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio approva

Decadono gli emendamenti 8 e 9. Pongo in votazione l’articolo 7 septies.

Il Consiglio approva

Articolo 7 opties. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 11. Emendamento 10. E’ ritirato. Emendamento 10 bis. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Nella proposta iniziale le funzioni di assistente erano svolte sia da personale della Regione sia da personale comandato da altre pubbliche amministrazioni. Abbiamo tolto quest’ultima parte, perché abbiamo valutato che in linea teorica, se tutti i consiglieri regionali dovessero attingere a personale comandato da altre pubbliche amministrazioni avremmo un aggravio sul bilancio del Consiglio regionale enorme, perché teoricamente potrebbero essere addirittura 40 gli assistenti che provengono da altre amministrazioni pubbliche quindi credo che questo rischio debba essere assolutamente evitato. Poi, nell’ambito di un ragionamento più complessivo — ci sono anche altri emendamenti che parlano dello status giuridico-economico — di riorganizzazione riguardo agli assistenti, riguardo alle segreterie dei gruppi ecc., possiamo fare una cosa più compiuta e meglio ragionata. Così io credo che sia opportuno eliminare questa possibilità, anche perché teoricamente potrebbe essere qualcosa che mette ko il bilancio del Consiglio se tutti i consiglieri dovessero attingere a questa possibilità.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 10 bis.

Il Consiglio approva

Emendamento 11. E’ uguale al 12. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. L’emendamento ha il senso di riportare gli assistenti, dalle dipendenze del singolo consigliere alle dipendenze funzionali della segreteria della Commissione di cui il consigliere è componente. Credo che sia più corretta questa impostazione che di fatto ricalca la situazione attuale, per evitare di personalizzare un rapporto di lavoro che credo debba rimanere come quello attuale. Mi pare che sia concordato anche dalla minoranza, visto che io e Massi siamo stati firmatari di uno stesso testo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Sono d’accordo su questo emendamento che, come diceva la collega Mollaroli, è identico a quello successivo presentato dai colleghi Massi e Viventi. Credo che sia giusto che l’assistente, che viene dall’organico della Regione, abbia come punto di appartenenza una struttura del Consiglio regionale, in questo caso della Commissione, invece che essere alle dipendenze del consigliere. Che poi lavori insieme al consigliere è altro discorso, ma deve essere posto alle dipendenze di una struttura del Consiglio, quindi la Commissione è quella più indicata, perché nella normativa gli assistenti sono stati previsti come figure che aiutano il lavoro del consigliere nella Commissione di appartenenza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. La soluzione che era stata trovata faticosamente in Commissione teneva conto di un dato oggettivo. L’assistente lavora con il consigliere. Questa è una finzione. Fra l’altro io sono personalmente convinto che dobbiamo mettere le mani anche sull’operatività del personale delle Commissioni consiliari, perché anche qui ci sarebbe molto da dire sul reale utilizzo del personale delle Commissioni che non ha un carico di lavoro e un’incombenza eccessivi, ma addirittura togliere il fatto che l’assistente sia alle dipendenze funzionali di un consigliere a me sembra anacronistico, quindi invito il relatore a votare contro questa proposta di emendamento in maniera che passi il testo approvato dalla Commissione consiliare.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 11 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 12 Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 12 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 12 ter. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Dpr 18 giugno 1998, n. 233. Modifica all’atto amministrativo n. 297 del 9 febbraio 2000: Approvazione del piano regionale di dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado nella regione Marche» Giunta (104)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 104, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Questo atto è stato discusso e approvato all’unanimità dalla I Commissione consiliare. Riguarda alcune modifiche al piano di dimensionamento scolastico che il nostro Consiglio ha approvato. Le modifiche sono tre, frutto di un lavoro diverso rispetto al passato, perché la I Commissione consiliare ha chiesto alla Giunta, per evitare di intervenire in maniera improvvisata e anche frammentaria, di chiedere ai Comuni, alle istituzioni scolastiche una verifica sull’attuale piano di dimensionamento, raccogliendo così una serie di esigenze per arrivare ad un intervento organico in Consiglio. Dopo questo lavoro sono state presentate una serie di richieste di modifica, ma l’assessore, insieme alla direzione scolastica regionale e alla Commissione ha ritenuto opportuno introdurre soltanto le modifiche che avessero il massimo di consenso, quindi l’atto arriva oggi in Consiglio con tre modifiche sostanziali. Una riguarda l’istituto comprensivo di Civitanova, passaggio dalla scuola media “Pirandello” di Montecosaro alla scuola media di Civitanova Alta; un’altra modifica riguarda il comune di Fano dove si riducono gli istituti comprensivi da 7 a 6; un’altra riguarda l’aggregazione della scuola materna ed elementare del comune di Ripe San Ginesio dall’istituto comprensivo di Colmurano all’istituto comprensivo di San Ginesio.
La proposta è stata approvata all’unanimità dalla Commissione, quindi mi auguro che il Consiglio possa approvare a sua volta senza rilievi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Questa modifica è di fatto una presa d’atto di una situazione acquisita, almeno per quello che riguarda alcuni ambiti territoriali. Vorrei però riprodurre una questione che avevo già posto in sede di Commissione. C’è anzitutto l’esigenza di affrontare questo problema in termini generali...

ADRIANA MOLLAROLI. L’assessorato all’istruzione ha ascoltato i territori, i Comuni, questa volta abbiamo fatto ciò che la Commissione ha richiesto anche al tempo in cui il consigliere Giannotti ne faceva parte, quindi questo atto è stato istruito in questo modo: i territori sono stati avvertiti di quali fossero le esigenze di modifica del piano di dimensionamento, sono state raccolte una serie di esigenze.

ROBERTO GIANNOTTI. Se ho capito bene, questo atto è la sintesi di tutte le esigenze che esistono sul territorio regionale? Io non sono convinto, però non posso che rimettermi alle sue rassicurazioni. L’esigenza di andare a verificare le scelte che abbiamo fatto tre anni fa credo sia un’esigenza legittima: capire se abbiamo fatto bene, se abbiamo fatto male, se tutti i passaggi sono stati riconosciuti adeguati e se ci sia bisogno di una revisione complessiva alla luce dell’entrata in vigore della legge ecc. Se voi mi dite che questo lavoro di monitoraggio è stato fatto in maniera seria, anche coinvolgendo le conferenze provinciali di organizzazione questo ha un senso. Comunque, la cosa importante è che non si continui a portare provvedimenti-tampone, cioè proposte di modifica parziali che corrispondono ad un’esigenza particolare, perché in questo senso non ci staremmo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Condivido la relazione del consigliere Mollaroli, tuttavia questo atto risponde ad una parte del problema, perché la ricognizione fatta dall’assessorato andrebbe completata all’interno di una riflessione più complessiva, in modo da evidenziare una effettiva valutazione sull’atto che compì il Consiglio regionale della trascorsa legislatura. Andare avanti caso per caso rischia poi di aprire tensioni fra le istituzioni e gli organismi scolastici. Ad esempio, in questo atto non è ricompreso qualche atto oggetto di contenzioso, con ricorsi al Tar, per cui sarebbe opportuno che su mandato della Giunta la Commissione valutasse se, ancora oggi, rimangono delle questioni aperte, in modo tale da mettere uno stop e andare avanti in prospettiva, in base alla nuova riforma della scuola, con successivi atti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Intervengo per illustrare la posizione del gruppo di An che è favorevole al recepimento di queste indicazioni che vengono dal territorio, quindi queste modifiche migliorano la funzionalità, perché in questi due anni e mezzo di messa a regime del piano di dimensionamento scolastico, dai territori si è segnalata tutta una serie di situazioni che impongono una modifica.
Non possiamo comunque non sottolineare la necessità di una puntuale ed organica investitura del Consiglio regionale sull’intero piano di dimensionamento scolastico, perché sappiamo che entro l’anno 2003 dovremo rivedere il piano di dimensionamento scolastico che nel triennio dovrebbe sempre essere sottoposto a modifiche ed aggiornamenti. Organicamente è il caso di rivedere la questione del dimensionamento, deputata dal Dpr 98 alle Regioni, che ancora di più oggi ha necessità di vedere il Consiglio regionale organicamente investito della questione, a seguito anche delle riforme che ci sono state sotto un profilo di assetto istituzionale, ma anche della materia, perché c’è una nuova organizzazione scolastica nazionale, c’è la riforma che il ministro Moratti ha voluto e su questo dobbiamo ragionare in maniera organica anche per quanto riguarda il nostro territorio e le sue esigenze.
Ribadisco la posizione favorevole del gruppo al recepimento delle indicazioni. E’ importante soprattutto quella di Ripe San Ginesio che ha creato scompensi con San Ginesio che da sempre era stato istituto comprensivo anche del territorio di Ripe, che in questi due anni abbiamo visto essere nelle condizioni di rivedere l’assetto di detto istituto, facendo rientrare il comune di Ripe San Ginesio nell’istituto comprensivo di San Ginesio. Anche gli altri sono da recepire come Consiglio regionale, auspicando un intervento organico entro fine anno. Civitanova Marche è un altro istituto che vede riequilibrati certi accorpamenti che avevano creato delle disfunzioni, Montecosaro rientra nell’ambito dell’istituto comprensivo di Civitanova. Tutte queste questioni che riguardano la provincia di Macerata ci sono state segnalate come necessarie, siamo a favore, con questo impegno che ritengo possa essere accolto da tutti, di essere, nell’ambito dell’annualità in corso, in grado di affrontare la questione organica per il nuovo piano di dimensionamento scolastico per il triennio 2004-2006.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Ricordo che il piano di dimensionamento scolastico risale al 9 febbraio 2000. Era il primo piano di dimensionamento scolastico, quindi aggiustamenti e armonizzazioni necessitavano. Questo è stato fatto anche in un incontro con le quattro Province, l’Anci e la direzione scolastica regionale. Non vuol essere questa la politica del carciofo, però aggiustamenti erano necessari fin da subito. Vorrei ricordare che per l’anno scolastico 2003-2004 le cose da fare saranno tante, compreso il protocollo d’intesa che le Regioni tutte dovranno fare con il Ministero dell’istruzione, per superare questo periodo di transizione che altrimenti sarebbe ingestibile rispetto alle variazioni.
Quindi, su tutta la partita, a nome della Giunta prendo nota delle osservazioni fatte e se c’è da mettere mano, non in modo staccato da tutte le altre problematiche, a un ridimensionamento scolastico, lo faremo all’interno di una programmazione complessiva che permetta veramente di aggiustare le cose perché si possa partire al meglio con il prossimo anno scolastico.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Programma degli interventi per l’anno 2003. Criteri e modalità per la concessione dei contributi ai sensi degli articoli 2 e 3 della l.r. 51/97: Norme per il sostegno dell’informazione e dell’editoria locale» Giunta (105)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 105, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Siamo di fronte ad un atto che il Consiglio conosce bene, perché dal 1997 opera la legge, quindi conosciamo abbastanza bene il percorso.
L’atto riguarda i criteri e le modalità per la concessione dei contributi ai sensi degli articoli 2 e 3 della legge 51 all’emittenza radiotelevisiva locale, ai periodici ed iniziative editoriali e ad iniziative nel settore librario.
Le risorse complessive a disposizione di questo atto sono di 231.494 euro, abbiamo una riduzione rispetto all’anno precedente di circa il 10%. L’anno scorso avevamo a disposizione 258.228 euro. Molti capitoli di bilancio sono stati tagliati di circa il 15%, di fatto questo atto contiene il taglio alla spesa in questi termini.
I contributi sono in parte in spese di investimento e in parte in spesa corrente, in particolare per quanto riguarda il settore dell’emittenza televisiva. Che cosa cambia rispetto all’anno precedente? Nell’atto dell’anno scorso avevamo ritenuto opportuno indicare con precisione quali dovessero essere i temi che l’emittenza radiotelevisiva e il settore editoriale dovevano sostenere per poter avere risorse. Quest’anno abbiamo ritenuto più opportuno, anche sentito il mondo dell’informazione e dell’editoria locale, ripristinare il testo originario della legge che, come sapete, indica come programmi per la comunicazione dell’anno 2003 la promozione dell’immagine della Regione, la diffusione della cultura regionale, la sensibilizzazione dei cittadini su importanti temi di carattere civico, sociale ed economico e anche la realizzazione di strumenti informativi di rilevante interesse per le Marche.
Per quanto riguarda le spese di investimento abbiamo aggiunto un elemento nelle priorità indicate già negli anni precedenti, in particolare per il settore dell’emittenza radiotelevisiva l’attuazione del piano delle frequenze, una questione di interesse nazionale.
Un’altra innovazione introdotta dalla Commissione, ma di rilievo più simbolico che sostanziale riguarda le iniziative nel settore librario, art. 3 della legge. In pratica, l’acquisto di testi, libri e riviste che viene compiuto dalla struttura regionale competente, ex centro regionale per i beni culturali: abbiamo ritenuto di tenere in considerazione, come priorità, promuovere i giovani autori, sia nel settore librario che nel settore eventuale di nuove riviste.
Questo è il senso complessivo dell’atto, anche questo la Commissione lo ha esaminato e licenziato all’unanimità, cosa che spero si possa ripetere anche in quest’aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. E’ una sorta di programma dovuto, che peraltro le emittenti, l’editoria, nonché le riviste che fanno capo al centro beni culturali aspettano. Chiediamo però delle precisazioni che potrebbero essere prese in considerazione per lo meno il prossimo anno. Non compare alcun resoconto delle attività e delle iniziative che poi vengono finanziate, quindi abbiamo una serie di programmi e iniziative annunciati, che a noi non è dato sapere se siano stati svolti anche rispettando la parità di accesso delle varie componenti del Consiglio o anche equilibrando l’accesso a queste trasmissioni della Giunta rispetto al Consiglio, nell’ambito del Consiglio anche delle singole parti che lo compongono. Se chiediamo questo a priori tutti diranno che garantiranno la par condicio, però questo è il quarto-quinto programma di attuazione di questa legge e un resoconto su come poi vengono gestite queste inziative, queste pubblicazioni, ma soprattutto come vengano realizzati i programmi non lo conosciamo. Ogni volta rifinanziamo, perché c’è aspettativa del mondo dell’informazione sia editoriale che delle emittenti, però un po’ alla cieca, non sappiamo cosa di quello che è stato finanziato lo scorso anno è stato poi realizzato e soprattutto in che modo. Quindi vorrei un impegno su una rendicontazione e soprattutto su una spiegazione a consuntivo, dei tempi e delle modalità con cui soprattutto le emittenti hanno realizzato le loro trasmissioni: tempi dedicati alla Giunta, tempi dedicati al Consiglio, tempi dedicati ad una tematica e quindi, nell’ambito del Consiglio, anche la possibilità di partecipare ai singoli gruppi.
La censura che invece muoviamo e che determinerà l’astensione del gruppo su questo è una riduzione di finanziamento che questo programma quest’anno vede, così come lo scorso anno, di circa, in questo caso del 10%. E’ una riduzione immotivata, a meno che ci sia un scelta di voler tagliare in questo settore che invece credo vada sostenuto. Riteniamo che il programma dovesse essere rifinanziato nella stessa entità dello scorso anno. Da qui la nostra astensione, non nel merito ma su questa scelta di taglio economico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Noi abbiamo sempre espresso un giudizio sostanzialmente favorevole a questa legge, quindi agli interventi connessi, anche se abbiamo sempre avuto la preoccupazione di richiamare alcuni aspetti che secondo noi andavano approfonditi.
Sono passati alcuni anni, per cui ritengo sia opportuno compiere una verifica dell’efficacia di questo provvedimento. Bisogna capire se l’intervento che abbiamo realizzato in questi anni a favore del mondo dell’informazione abbia prodotto o meno dei risultati. Capire se l’azione regionale abbia favorito lo sviluppo sul territorio regionale degli strumenti di informazione credo sia una cosa più che doverosa. Anche perché questo ci potrebbe consentire l’adeguamento delle finalità della legge. Anche questo meccanismo che abbiamo previsto — i diversi livelli di intervento, l’aspetto dell’intervento che si riferisce ai libri, quello che si riferisce alle emittenti televisive — credo debba essere verificato per individuare quali modifiche possano essere apportate non solo alle norme, quindi ai criteri annuali che adottiamo, ma anche al discorso relativo al provvedimento.
Inoltre c’è l’esigenza di semplificare. Quest’anno, per iniziativa della presidente, della Commissione si è eliminato un elemento di discordia non positivo, che riguardava la tematicità, quindi credo che un lavoro di questo genere possa dare un contributo a realizzare quella semplificazione che credo sia sottolineata da parte di tutti.
Ho solo due tipi di perplessità. La prima riguarda una questione rispetto alla quale noi da tempo diciamo che va fatta una riflessione seria. Ci sono strumenti di informazione che collaborano, non gratuitamente, con la Regione: non so se quegli strumenti di informazione possano essere considerati alla tregua di chi collaboratore della Regione non è. Se ci sono delle convenzioni in atto che comunque mettono in condizione alcune televisioni, alcune radio di utilizzare finanziamenti regionali, c’è una problematicità che va affrontata: è compatibile con l’erogazione del contributo ordinario? Di norma non è così, se c’è una convenzione in atto quelle tv e quelle radio vengono escluse.
Non è possibile continuare a tagliare in maniera indiscriminata. Ogni anno il fondo di questa legge viene ad essere decurtato del 10, 15, 20% nel quadro delle economie di questa spesa impazzita della Regione. Bisognerà che la Giunta faccia delle scelte prioritarie, tagli dove veramente c’è da tagliare. Non credo che su questo terreno sia giusto tagliare.
Una valutazione complessivamente positiva, un voto di astensione legato sostanzialmente alle minori risorse che diamo alle emittenti che invece, secondo noi, dovrebbero essere sostenute in maniera più adeguata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Questo atto in realtà non appare come un atto così importante, però ci consente di fare una riflessione che è il frutto di una serie di incontri e colloqui che ho avuto personalmente con gli operatori del settore. Le Marche dovrebbero avere un’attenzione particolare perché sono una regione difficile, in quanto hanno un bacino di popolazione piuttosto modesto — un milione e mezzo scarso di abitanti — nonché una situazione di non grandi aziende che sponsorizzano le iniziative di tipo culturale. A parte alcune emerite, la maggiora parte delle aziende fanno scarsa comunicazione, informazione e cultura, per cui, di fatto le risorse disponibili per gli operatori del settore sono poche. Questa è la funzione del pubblico: supportare la situazione là dove c’è scarsità di risorse.
Faccio un esempio di un’emittente che non ha grandi bacini di pubblicità su cui contare, che non ha un grosso pubblico a disposizione: questo ne riduce molto la possibilità di qualificarsi. La stessa cosa accade per la stampa: tutta l’editoria locale non ha grandi risorse disponibili, non ha un grande pubblico. Ci sono nelle Marche alcune università che hanno una grande storia. A parte l’università di Ancona, che nell’area politecnica — come ama dire il rettore — le vecchie università umanistiche di Camerino, Macerata e Urbino, pur avendo una forte popolazione studentesca non hanno esse stesse possibilità di dar vita a iniziative di tipo culturale — mi riferisco soprattutto alla stampa — che possano essere sostenute con i mezzi dovuti, cosa che in Lombardia, in Toscana o in altre Regioni è di gran lunga possibile. A maggior ragione ci deve essere un sostegno significativo da parte del pubblico nel settore della comunicazione audiovisiva ed editoria stampata. Questo comporta un’analisi dettagliata dei risultati, poi una progettualità per il futuro. E’ una cosa un po’ più complicata di un semplice atto amministrativo, ma credo che una Regione che voglia qualificarsi in questo settore e sostenere realmente, debba tener conto di queste cose, perché questi contributi sono insignificanti nei bilanci di chi opera. Bisogna allora allocare un po’ di risorse, fare delle scelte strategiche e successivamente muoversi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva




Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modifiche ed integrazioni alla l.r. 1 dicembre 1999, n. 71: Norme per la disciplina delle attività estrattive» D’Angelo, Benatti e Tontini (170)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 170 ad iniziativa dei consiglieri D’Angelo, Benatti e Tontini.
Ha la parola il relatore di maggioranza consigliere D’Angelo.

PIETRO D'ANGELO. La proposta di legge consiste nella modifica e integrazione alla legge regionale 71 del dicembre 1997 concernente le norme per la disciplina delle attività estrattive. Ricorderete certamente che era sorta l’urgenza di legiferare relativamente alla necessità di modificare alcune parti del sistema sanzionatorio previsto dall’art. 20 della legge regionale 71. Con questa legge si modificano i commi 1, 2 e 3 dell’art. 20 della legge 71 per appunto disciplinare le sanzioni relativamente ad attività estrattive senza autorizzazione o in contrasto con la legge 71, oppure sanzioni relativamente a danno ambientale che comunque deve portare alla ricomposizione ambientale ed eventualmente all’intervento direttamente del Comune per risanare il danno ambientale, con addebito a coloro che l’hanno determinato.
Le sanzioni sono legate alla natura dell’intervento, quindi la proposta prevede una variazione nella misura della sanzione amministrativa modulata tra un limite minimo e un limite massimo era il doppio e il triplo del valore del materiale abusivamente estratto. La sanzione è determinata sulla base di una perizia di stima elaborata dalla competente struttura della Provincia. Inoltre, sentita la competente Commissione consiliare viene affidata alla Giunta regionale la determinazione del valore commerciale del materiale stesso. Al momento della sanzione è indispensabile fare una valutazione del valore economico del materiale escavato abusivamente. Fino ad oggi questo veniva fatto da liste legate alle Camere di commercio. Queste liste si è notato non rispondono ai valori di mercato, ma la cosa principale è che il valore commerciale varia da provincia a provincia, quindi si è dato mandato alla Giunta di fare una valutazione del valore commerciale che sia uguale su tutto il territorio regionale.
Infine voi sapete che uno dei grossi problemi di questa Regione e delle Province è l’attività di vigilanza. L’attività di vigilanza è affidata alla Regione e alle Province, in questa legge si è prevista l’attribuzione alle Province stesse del 20% delle somme introitate per effetto del pagamento delle sanzioni, per l’esercizio delle funzioni di vigilanza in materia di attività estrattiva. Si prevede un ritorno economico alle Province per aiutarle in quell’attività di vigilanza indispensabile per la tutela del territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. In Commissione abbiamo affrontato questo argomento e diamo parere favorevole.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.
Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Articolo unico. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva



Mozione (Votazione): «Stanziamenti per la ricerca e per combattere le neoplasie cerebrali» Cecchini e altri

PRESIDENTE. E’ stata presentata una mozione sottoscritta da tutti i presidenti di gruppo. Non l’ho ancora annunciata, quindi dovrebbe scorrere al prossimo Consiglio. Se siamo però tutti d’accordo, la possiamo anche votare.
Non vi sono obiezioni, quindi pongo in votazione la mozione.

Il Consiglio approva
La seduta è tolta.


La seduta termina alle 12,50