Resoconto seduta n. 145 del 02/07/2003
La seduta inizia alle 10,25


Mozione (Discussione e votazione proposte di risoluzione): «Rinnovo concessione API» Castelli, Cecchini, Ciccioli, Gasperi, Massi, Novelli, Pistarelli, Romagnoli, Trenta, Viventi e Ceroni (284)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 284, ad iniziativa dei consiglieri Castelli, Cecchini, Ciccioli, Gasperi, Massi, Novelli, Pistarelli, Romagnoli, Trenta, Viventi e Ceroni.
Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Questo Consiglio regionale è davvero particolare, perché viene convocato, per la prima volta in questa legislatura — neanche nella precedente si è mai verificato — da un quarto dei consiglieri per discutere un atto di rilevanza eccezionale qual è il rinnovo della concessione Api, punto programmatico della mozione "Marche democratiche", rispetto al quale l'attuale maggioranza che governa la Regione ha ritenuto di dover disdire l'impegno senza venire in Consiglio regionale. Su questo vorrei un minimo di chiarezza. Non è in contestazione chi ha firmato la concessione, se il dirigente poteva farlo o se il presidente della Giunta poteva farlo, il punto è politico-istituzionale. "Marche democratiche" il 14 giugno 2000 ha presentato il suo programma e fra i punti programmatici aveva inserito la dismissione della raffineria Api. Più chiaramente aveva detto: "La dichiarazione di area ad alto rischio ambientale per l'area vasta Falconara-Ancona è propedeutica e vincolante per piani e programmi che ridisegnino l'assetto del territorio interessato, comprendete anche l'area della frana di Posatora, riprogettino il sistema infrastrutturale porto-interporto, ferrovie e strade. La sottoscrizione dell'intesa Regione-Ministero dell'ambiente ha l'obiettivo della soluzione definitiva dei problemi posti dalla raffineria e dalla presenza della Liquigas con la delocalizzazione di quest'ultima, la messa in sicurezza immediata dell'Api, la redazione di un progetto di dismissione della raffineria, coerentemente con l’incompatibilità evidente di questa con il territorio, risolvendo preventivamente il problema dell'occupazione".
Quindi non solo nel programma agli elettori, perché conteneva la stessa dizione, ma anche nel programma depositato in questo Consiglio regionale nel momento in cui si è votata questa maggioranza e questa Giunta nell’accordo di governo era stato inserito questo punto programmatico.
Per ragioni che il Presidente spiegherà fra poco, ma troppo tardi, si è ritenuto di cambiare questa decisione. Ci possono essere altre ragioni di ordine economico, strutturale, relative alla co-pianificazione di quell'area? Non lo sappiamo, certo è che né la Provincia di Ancona né l'Amministrazione comunale di Falconara hanno convenuto di condividere una tale co-pianificazione. In ogni caso era necessario che la Giunta venisse qui e spiegasse il perché della nuova decisione, motivandola con le capacità che sa di avere, per ragionare perché quell'obiettivo politico e programmatico non era più raggiungibile e, di conseguenza, a fronte di una concessione richiesta dell'azienda era necessario cambiare l'orientamento. Dico questo perché non ci si può nascondere dietro il fatto che a un certo punto l'Api Spa presenta la domanda, perché così come un imprenditore delle marche presenta una domanda di incenerimento rifiuti, il funzionario della Regione Marche fa un atto dichiarando la non possibilità di incenerimento di rifiuti nelle Marche, proprio in forza di un piano rifiuti che dichiara la moratoria per i tre anni.
La stessa cosa sarebbe dovuta avvenire per l'Api, la stessa cosa non è avvenuta.
I fatti incontestabili sono quindi i seguenti: primo, si rinnova la concessione come atto grave e irresponsabile, senza l'accordo di Provincia e Comune, senza avere adempiuto agli studi che la stessa Regione Marche aveva cominciato e per i quali denaro pubblico è stato speso, pari a 262.000 euro dati alla società Svim per fare il preliminare dell'area ad alto rischio. Ma questa fretta è assolutamente fuori luogo rispetto a questo Consiglio regionale. Per quale ragione firmare lunedì se oggi, mercoledì, se ne poteva discutere? E per quale ragione non dare ai consiglieri regionali le prescrizioni quando oggi sono pubblicate sulla stampa? C'è tutta una modalità di rapporto fra le istituzioni e fra i soggetti sbagliata, arrogante, che dimostra, in verità, la vostra debolezza, la debolezza di chi rinnova anticipatamente di cinque anni e per vent'anni il massimo possibile, una concessione pur sapendo che il piano regolatore del Comune di Falconara Marittima non contiene la raffineria Api e che quindi allo scadere della concessione, nel 2008, l'area deve essere bonificata. La Provincia di Ancona ha approvato il Prg del Comune di Falconara Marittima e quindi, di conseguenza, si toglie da questo accordo. La concessione Api scade nel 2008 e non c'era alcuna necessità di rinnovarla in tutta fretta. L'impresa Api aveva il diritto di richiedere l prolungamento della concessione ma l'autorità pubblica non è tenuta a rispondere favorevolmente a tale richiesta, anche se tale autorità avrebbe potuto rispondere in via interlocutoria ventilando risposte a breve termine, dopo gli studi epidemiologici, dopo gli studi della Svim, dopo il piano di risanamento dell'area ad alto rischio. Per quale ragione lo si è fatto? Credo che la domanda principale a cui deve rispondere il presidente della Giunta è perché tanta fretta e soprattutto perché è stato fatto il rinnovo in questo modo. L'impresa Api ha presentato i due ultimi bilanci in perdita e la giustificazione data è che dipende spese imposte dalla pubblica amministrazione per il rispetto delle leggi in vigore di salvaguardia dell'ambiente e quindi, diciamo noi, della salute.
Probabilmente, come a tutti noto, ci sono trattative di vendita alla ditta Shell, quindi il rinnovo della concessione altro non fa che aumentare il prezzo d'acquisto.
Quindi c'erano alternative al rinnovo, perché la dismissione dell'Api non provoca alcuna disoccupazione a breve termine, anzi dà luogo a un vertiginoso aumento dell'occupazione all'interno delle vocazioni territoriali individuate anche dal piano regolatore e tale analisi dettagliata viene diffusa anche da quello che dicono i cittadini di Falconara. Non so Presidente, se lei ha avuto modo di leggere il sondaggio fatto dai cittadini di Falconara. Mentre il 33% dei cittadini di Falconara hanno preoccupazioni per la salute, il 66% dei lavoratori dell'Api hanno problemi per la loro salute. Questa contrapposizione lavoratori contro cittadini non regge più, proprio alla luce del fatto che quel sondaggio parla agli uni e agli altri e soprattutto parla alla politica: il 35% voleva il rinnovo della concessione, il 20% voleva la dismissione tout-court, il 33% voleva lo spostamento in un'altra sede e di questi il 64% voleva lo spostamento in un'altra sede nel territorio regionale. E' quindi chiaro che i cittadini di Falconara chiedono alla politica risposte chiare.
La partita non è conclusa, anzi comincia ora, dopo il rinnovo della concessione. I cittadini di Falconara e le forze politiche che si sono battute contro il rinnovo continueranno la loro azione e la loro battaglia, ovviamente con tutti gli strumenti giuridici del caso, cercando di non rendere efficace quel rinnovo che la Giunta regionale delle Marche ha voluto dare con estrema forza. Credo che da questa vicenda la Giunta esca isolata, debole, senza riuscire a parlare alla società marchigiana mettendo insieme quell'idea fondamentale che il governo di una Regione deve avere: coniugare lo sviluppo con l'ambiente, coniugare un nuovo sviluppo per la regione in grado di dare per quell'area strategica un'alternativa che dovrà essere fatta, perché la questione fondamentale non è che cosa si fa in quell'area ma che cosa si poteva fare da qui a vent'anni. La questione più grave — finalmente entreremo nel merito, perché finalmente in questa sede se ne potrà parlare — non è tanto il rinnovo, quanto che il rinnovo prevede una piena attività di una raffinazione di petrolio fino alla fine della concessione e non una dismissione.
Da ultimo voglio dirle, Presidente, che eravamo insieme quando il presidente della Repubblica Ciampi, in visita alla Giunta regionale disse "a che punto siete con la delocalizzazione dell'Api?" e ovviamente l'assessore Ottaviani disse "è molto complicato, ci stiamo lavorando" e il presidente Ciampi affermò "ma insomma, quanto ci vuole? Abbiamo delocalizzato e dismesso Bagnoli, quanto ci mettete, voi a mettere a posto la faccenda di Falconara?".
Chiudo con queste parole autorevoli del presidente della Repubblica, per dire che, se si voleva, si poteva fare. Non avete voluto e pagherete le conseguenze dell'isolamento politico dai cittadini di Falconara e non solo, ma di tutti quanti pensano che coniugare ambiente e sviluppo sia possibile. Sia chiaro che lavoreremo perché questo atto non abbia l'efficacia giuridica che voi pensate di avergli dato con la firma di lunedì

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Stavo pensando, in queste ultime ore, che forse doveva andare così, nel senso che il sottoscritto, che in questi ultimi mesi ha seguito direttamente la questione assieme al Vicepresidente Spacca e a tutta la Giunta regionale, si è trovato a dover lavorare, come assessore all'ambiente, dopo essere stato, nel 1994, l'unico consigliere comunale del Comune di Falconara Marittima, ad avere votato contro l'autorizzazione della costruenda centrale Igc, la famosa centrale di cogenerazione. Ma forse, ironia della sorte, doveva andare proprio così.
Rispetto alle tante inesattezze che ho sentito nell'intervento del consigliere Cecchini, proverò a dare risposte precise, specifiche su tutta la questione, cercando anche di evidenziare non soltanto le inesattezze ma anche vere e proprie pretestuosità e inadempienze che non attengono sicuramente, in questo caso, alla mia persona, che è stata — lo dico con tanto di documenti alla mano — l'unico consigliere regionale, l'unico presidente di gruppo regionale di questa maggioranza, che per ben tre volte ha chiesto alla maggioranza stessa, con lettere specifiche al Presidente D'Ambrosio di discutere di questo problema. Lo ha chiesto in data 28 maggio 2000, e ci fu un primo incontro nel dicembre di quello stesso anno; lo ha chiesto in data 27 maggio 2002, lo ha chiesto in data 30 ottobre 2002, proprio perché arrivassimo preparati a questa scadenza.
Invito i consiglieri di maggioranza, i presidenti di gruppo di maggioranza, di allora e di oggi, a presentare documenti analoghi che dimostrino analoga volontà.
Ora si dice "perché con così tanta fretta oggi andate al rinnovo di questa concessione?".
La raffineria Api di Falconara Marittima chiede in data 31 maggio 2002, dopo la sentenza definitiva del Consiglio di Stato che toglie dalle mani del Ministero dell'industria la potestà di decidere su queste questioni, quindi dà ragione al Comune di Falconara Marittima e alla Regione Marche che si erano opposti a quel tipo di atteggiamento, la richiesta di rinnovo della concessione. La Giunta regionale in data 9 maggio 2001 adotta la prima deliberazione, la 929, nella quale si dà una sua strategia su come corrispondere a questa tematica e subito dopo la richiesta di concessione si danno 225 giorni di tempo per rispondere alla richiesta di rinnovo della concessione. Questi 225 giorni di tempo scadono esattamente l'11 gennaio 2003, dopo tale data sarebbe scattato inevitabilmente il silenzio-assenso rispetto a questa richiesta.

CARLO CICCIOLI. Bastava dire no e far ripresentare la domanda.

MARCO AMAGLIANI. Ciccioli, tu parlerai dopo. Dopo metteremo in fila anche le tue congruenze e le tue incongruenze, anche la tua coerenza e la coerenza del tuo partito, a tutti i livelli. Comunque ho detto più volte che io non interrompo mai nessuno, quindi vorrei parlare e alla fine voi potrete replicare.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SANDRO DONATI

Silenzio-assenso, 11 gennaio 2003. Il sottoscritto viene nominato assessore nella Giunta D'Ambrosio in data 21 novembre 2002. La prima pratica che ho richiesto è stata quella del rinnovo della concessione della raffineria Api, in qualità di assessore all'ambiente. Questa pratica era esaminata, in quella fase, solo ed esclusivamente dal punto di vista burocratico e industriale, non aveva, a fianco, nessun riferimento alle tematiche ambientali. La Giunta regionale su mia proposta ha approvato l'atto 2248 in data 23 dicembre 2002. Con questo atto si portavano a 380 i giorni per la risposta, quindi per l'istruttoria di tale atto amministrativo e la scadenza di questi 380 giorni, quindi i 225 già previsti più la proroga di cinque mesi, era quella del 15 giugno 2003, esattamente due giorni prima che il consigliere Cristina Cecchini producesse questa mozione, per la verità in due momenti: prima con una comunicazione alla stampa, dicendo che già le firme erano state raccolte, ma questo Consiglio non si può riunire per "chiacchierare" e quindi quella richiesta era non valida. Dopodiché lo stessa Cecchini produce un'altra richiesta, sulla base di una mozione, quella che oggi ci vede impegnati in questo Consiglio regionale, nella quale chiede alla Giunta di presentare lo schema delle prescrizioni per il rinnovo della delibera 2248 cui mi riferivo poc'anzi, al fine di discutere in Consiglio regionale prima del rinnovo della concessione.
Badate bene la pretestuosità: esattamente due giorni dopo che era scaduto il termine per dare la risposta finale alla richiesta avanzata dalla raffineria Api. E allora la prima questione me la pongo dal punto di vista politico: perché questa stessa richiesta, visto che c'è grande interesse rispetto a questa partita, non è stata prodotta il 17 gennaio, il 17 febbraio, il 17 marzo, il 17 aprile, il 17 maggio, e comunque in tempo utile per discutere in quest'aula di questa questione? Ma mi pongo anche un altro problema. Quest'aula sa perfettamente che il consigliere Cecchini si è seduta sui banchi della Giunta regionale per due anni a nome e per conto del partito della Rifondazione comunista e il consigliere Cecchini sa bene che in quello stesso periodo il sottoscritto, come presidente del gruppo è intervenuto con questi atti per chiedere che si discutesse in maggioranza di questa questione, perché io sono fortemente interessato a discutere, quindi non sfuggo questo dibattito, anzi sono felice che avvenga, perché è bene che tutti sappiano le questioni, per capire poi qual è stato l'atteggiamento del sottoscritto e della Giunta regionale.
Allora mi domando quante volte, consigliere Cecchini, lei ha chiesto in Giunta regionale di discutere di questo problema, quante volte ha chiesto all'ex assessore Ottaviani di far partire gli studi che il sottoscritto ha fatto partire su proposta presentata in Giunta il 17 dicembre 2002, cioè 20 giorni dopo essere stato nominato assessore della Giunta D’Ambrosio. Dopo venti giorni sono partiti quei famosi studi a cui lei si riferiva, ma anche qui occorre fare chiarezza, perché in questi giorni sulla stampa, e non solo, ho letto troppe inesattezze, in qualche caso troppe sciocchezze. Quegli studi non sono denari buttati via, perché attengono alla predisposizione del piano di risanamento ambientale previsto dalla delibera 305/2000 votata dal precedente Consiglio regionale. A questo attengono quegli studi: a portare ulteriori elementi per la predisposizione di un piano di risanamento ambientale e quindi, sulla base di quel piano, poter tornare al Ministero dell'ambiente a prendere quei quasi 10 miliardi pronti per il piano stesso. A quegli studi, su proposta del sottoscritto è stata aggiunta una parte che prima non c'era: verificare la possibilità di ragionare su scenari futuri, proprio per attenerci a quanto è scritto nel programma regionale. Ciò che è scritto nel programma regionale — e per me queste sono parole stampate davvero col fuoco nella mia mente e nel mio cuore — quella frase, a nome di questa maggioranza e a nome e per conto del partito della Rifondazione comunista l'ho scritta io e so bene che noi avevamo scritto "studi per la redazione di un progetto di dismissione della raffineria coerentemente con l'incompatibilità evidente di questa con il territorio, risolvendo preventivamente il problema dell'occupazione". Nessuno si rimanga questa cosa, la verità è che non ci sono studi in questo senso, non c'è alcun progetto in questo senso. La verità è che nessuno ha messo in discussione la definizione di incompatibilità, ma da qui a fare salti nel buio, da qui a ragionare sull'irrazionalità ben ce ne corre e su questo abbiamo operato, su questo e su nient'altro abbiamo operato.
Ci si riferiva anche agli studi epidemiologici. La Regione Marche ha fatto partire anche questi studi. Abbiamo già firmato un contratto con il dott. Andrea Micheli di Milano, un professionista indicato dai comitati cittadini di Falconara Marittima, per iniziare a produrre questo studio. Ma non ci si riferisca, anche qui, a cose non vere, nel senso che quest'aula e tutti sanno bene che a fronte di uno studio epidemiologico che dimostrasse l'incompatibilità assoluta, quindi il danno reale nei confronti della salute dei cittadini, il sindaco di quella città, come autorità sanitaria locale, in base alla 833 del 1978, può intervenire in qualsiasi momento per deliberare la chiusura di quell'impianto, se fosse nocivo.
Qui non c'è stata nessuna fretta. Noi abbiamo lavorato alacremente per arrivare alla scadenza del 15 giugno e poter rispondere. Si opteva rispondere no, si poteva rispondere sì, si poteva rispondere sì con pesanti prescrizioni. Noi abbiamo scelto quest'ultima strada perché, coerentemente con l'impianto del programma regionale, le cui prime due parti relative a quel titolo sono state esaurientemente soddisfatte — la prima parte parlava della delocalizzazione della Liquigas e l'abbiamo fatto, la seconda parte parlava della messa in sicurezza dell'impianto e lo stiamo facendo anche con questo atto — e rispetto alla terza parte nessuno vieta ad alcuno, tanto meno alla politica regionale, quindi a tutti noi, di procedere in questo senso, ma a tutt'oggi nulla trovo se non pretestuosità. Quindi nessuna fretta. Dovevamo concludere il 15 giugno, abbiamo lavorato per portare dentro, nella firma del protocollo, anche il Comune di Falconara Marittima. Vorrei sperare che il Comune di Falconara Marittima in questi giorni ripensi al suo atteggiamento, perché in questo protocollo d'intesa sono racchiuse le ragioni di fondo del Comune di Falconara Marittima, in quanto all'articolo 2 c'è una frase che recita nel modo di cui darò lettura, perché come ben sapete dalla stampa in questi giorni è emerso che la richiesta del Comune di Falconara Marittima fosse quella di veder riconosciuto il proprio strumento urbanistico. All'art. 2, ultimo comma, si dice: "In tale prospettiva e su tali basi le parti ritengono quindi coerenti e funzionali le scelte programmatiche di riqualificazione territoriale del Comune di Falconara Marittima, gli obiettivi generali previsti dal Prg 1999, approvato dalla Provincia di Ancona, con particolare riferimento all'ivi delineato nuovo assetto urbano delle aree prossime allo stabilimento e le sopra richiamate strategie di sviluppo industriale eco-compatibile dell'azienda, secondo i contenuti del presente protocollo e fatte salve le prerogative e le scelte della stessa all'interno dello stabilimento, nel rispetto della concessione petrolifera e in linea con i contenuti del presente atto". Ma nello stesso articolo 2, per quella realtà, per quell'azienda c'è una frase che recita così: "Si intende, con quanto sopra, che alla scadenza della concessione l'attività sia caratterizzata da produzioni a basso impatto ambientale e a forte innovazione energetica".
Ho letto in questi giorni sulla stampa che il protocollo e il documento con le prescrizioni sarebbero blandi, addirittura non ci sarebbero elementi sanzionatori. Io non so cosa racchiuda in sé il concetto di "blando", perché tutto è relativo nella vita, quindi anche in questo caso, però invierei i colleghi consiglieri a leggere attentamente il protocollo d'intesa e le prescrizioni. Per chi dice che non sono previsti elementi sanzionatori, anche qui invito a leggere l'atto che è stato consegnato, in cui, al punto 1 c'è un richiamo effettivo alla legge 1741 del 1933. Le sanzioni sono quelle previste da quella norma, perché a questa noi ci riferiamo.
Piano regolatore di Falconara Marittima, Provincia, Ptc. Anche qui, nell'atto che è stato licenziato dalla Provincia di Ancona non c'è alcuna scadenza definitiva. C'è una proposta che riguarda quell'area e la destinazione di quell'area rispetto a quando la stessa non sarà più occupata dall'impianto. La Provincia di Ancona ha approvato quel piano regolatore, ma prima di quello ha approvato il Ptc con le prescrizioni presentate dalla Regione Marche e in quelle prescrizioni si faceva un chiaro riferimento proprio a questa cosa: che in quell'area insisteva quel tipo di attività e che comunque l'autorizzazione amministrativa aveva un valore predominante rispetto all'autorizzazione urbanistica.
Ci si è riferiti allo studio Svim. Io ho chiesto alla Svim di produrre un documento perché faccia chiarezza anche su questo. Ebbene, per non continuare a leggere sciocchezze, è bene che la Svim dica cosa c'è scritto nei preliminari di questi famosi studi la cui scadenza è prevista per la fine del mese di agosto, oltre questo non si poteva andare, nel senso che abbiamo davvero fatto la corsa ad ostacoli per ragionare attorno a tutto ciò che ci eravamo imposti di fare. Credo che tutto ciò noi abbiamo fatto.
Invito il Consiglio regionale a prendere atto di ciò che c'è scritto nel sistema prescrittivo e nel protocollo d'intesa. Dico come consigliere regionale, come assessore regionale all'ambiente, come cittadino Falconarese, a voce alta, che è la prima volta che viene rilasciata una concessione a quell'azienda, a quella raffineria che esiste sul territorio falconarese da oltre settant'anni e che ha la prima concessione datata 1949, che ha visto tutte le Amministrazioni che si sono susseguite piegate di fronte ai suoi interessi, che si mettono una serie di paletti precisi e specifici rispetto al prosieguo della sua attività.
Ora spetta a tutti noi andare avanti e verificare ciò che è possibile fare ancora, anche verificare la possibilità di studi che producano una dismissione, ma garantendo ciò che c'è da garantire: i 2.000 posti di lavoro di quell'area, garantendo il 30% di energia elettrica prodotta da quell'impianto in questa regione, oppure rispetto a questo "piano energetico regionale", che noi faremo diventare "piano energetico ambientale regionale", che dice cose chiarissime, che parla di un deficit sostanziale della nostra regione rispetto alla produzione di energia elettrica, qualcuno modifichi queste cifre e ci dica che oggi è possibile agire diversamente; qualcuno intervenga rispetto a quanto incide, nei confronti dei traffici portuali di Ancona, la presenza della raffineria Api, cioè qualcuno risolva tutti i problemi che abbiamo di fronte. Io continuerò a lavorare per questo, gli altri, al di là delle pretestuosità, facciano la stessa cosa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Devo elevare una protesta formale, perché non credo che sia corretto, signor Presidente, convocare il Consiglio regionale per discutere di questa questione due giorni dopo che è stato firmato il rinnovo della concessione. Se è vero che andava fatto entro il 15 giugno voi l'avete firmata il 30 giugno, quindi firmarla il 30 giugno o il 2 luglio non cambiava assolutamente niente, ma io credo che un rispetto del ruolo del Consiglio regionale sia necessario. Questo rispetto non c'è stato, probabilmente avrete avuto paura di questa discussione, avrete avuto paura delle prese di posizione del presidente della Provincia Giancarli, del sindaco di Falconara Carletti, non lo so, ma qui c'è una mancanza di rispetto nei confronti del Consiglio regionale. Per questo motivo al termine del mio intervento abbandonerò l'aula, perché una volta tanto bisogna dare anche un segnale rispetto a questa mancanza di attenzione nei confronti del Consiglio regionale.
Siccome sono abituato a dire sempre con chiarezza quello che penso, entrando nel merito dico che io sono uno dei dieci consiglieri regionali che hanno messo la firma per portare in discussione, in aula, questo argomento. Ho firmato la mozione presentata dal consigliere Cecchini, dicendo chiaramente alla stessa — allegando una lettera da me firmata — che aderivo a questa iniziativa, pur essendo dell'opinione opposta a quella della Cecchini. Lo sono sempre stato, quindi con coerenza ho ribadito questa mia posizione favorevole al rinnovo della concessione dell'Api, a certe condizioni che garantiscano la sicurezza dei cittadini ecc. Questo dal punto di vista del merito lo confermo, l'ho scritto, l'ho detto. Ritenevo però importante che il Consiglio regionale venisse interessato della discussione di un argomento come questo che va a toccare anche un problema come quello del piano energetico della Regione Marche. E' impensabile che un Consiglio regionale non si esprima su questi temi.
Visto il balletto al quale abbiamo assistito negli ultimi tempi, con rinnovo concessione sì-rinnovo concessione no — siamo tutti testimoni di quello che è accaduto nei mesi scorsi — ho detto "portiamo in discussione, una volta per tutte, le questione in Consiglio regionale, in modo che chi è favorevole dice sì, come il sottoscritto, chi è contrario dice no e finiscono tutte queste diatribe sui giornali.
Ricordo anche la posizione del partito dell'assessore all'ambiente, Rifondazione comunista, che era fortemente contrario al rinnovo della concessione e che probabilmente, nel momento in cui è stato investito, penso anche con furbizia dal Presidente D'Ambrosio, di questo assessorato, ha avuto modo di cambiare opinione e verificare che, tutto sommato, si poteva andare verso il rinnovo della concessione senza fare danni, anzi che molto probabilmente parlare di dismettere questa attività e addirittura localizzarla da un'altra parte significava dire delle cose di cui non si comprende appieno il senso, secondo me, perché delocalizzare un'attività come questa costa centinaia di miliardi ed è molto meno dispendioso creare un cordone di sicurezza attorno alla raffineria che andare a pensare a una sua delocalizzazione. Questo l'ho sempre detto al di là della questione dei 2.000 posti di lavoro, dell'economia falconarese che è altrettanto importante. Ma al di là di questo non è fattibile quell'ipotesi in termini realistici. Poi, se abbiamo a disposizione mille miliardi per farlo certo si fa, ma chi ce li dà questi soldi, visto che qui mi pare manchino anche i quattrini per arrivare alla fine del mese? Non mi sembra che, in questo periodo di vacche magre, ci possiamo permettere queste cose.
Nel merito confermo la mia posizione, quella dell'Udc che è stata sempre chiara, su questo argomento. Nella forma manifesto, con l'abbandono dell'aula, questa mancanza di rispetto del Consiglio regionale, perché non sarebbe successo niente se oggi avessimo fatto il nostro dibattito serio: ognuno avrebbe assunto le sue responsabilità e domani avreste firmato il rinnovo. Invece si è voluto impedire a questo Consiglio di esprimersi liberamente. Di cosa parliamo questa mattina? Il rinnovo è stato firmato, i Verdi hanno annunciato di essere usciti dalla maggioranza, per questa mancanza di rispetto, loro dicono, ovviamente, del programma del centro-sinistra che non prevedeva questo — e sono fatti interni al centro-sinistra — ma io aggiungo anche questa mancanza di rispetto dell'istituzione Consiglio regionale e non è la prima volta che succede che fatti importanti vengano decisi in altra sede.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, mi sembra che lo svolgimento della seduta di questa mattina evidenzia come la Giunta abbia scelto di condurre una serie di questioni sulle quali c'è una forte disparità di vedute, non solo all'interno del Consiglio ma anche all'interno della maggioranza, un atteggiamento che si è rafforzato in questi ultimi periodi. La Giunta non sente, non vede, impone la scelta del rinnovo anticipato, perché questo è l'elemento politicamente tra i più rilevanti che in questa seduta deve risaltare, cioè che non avevamo alcun obbligo di rinnovare anticipatamente la concessione, che l'argomento poteva essere affrontato nei tempi ordinari e che quindi tutti coloro che oggi in quest'aula sostengono che non c'è stato tempo per approfondire, per perfezionare gli studi, per valutare se era possibile un percorso diverso da un rinnovo tout-court così come è stato oggi rilasciato, credo che non possano nascondersi di fronte a questa realtà. Si poteva procedere al rinnovo in tempi ordinari, che non vuol dire rinnovare il giorno prima della scadenza della concessione ma non significa neanche rinnovare nel luglio 2003 con una scadenza che va avanti nel suo percorso ordinario fino al 2008. Quindi, ancora una volta la Giunta regionale va avanti a testa bassa, trovando i numeri, trovando chi in questo Consiglio accetta questa logica, noi verdi non siamo d'accordo e ne abbiamo tratto anche le conseguenze, ma non soltanto noi verdi. Non è un caso che il Comune e la Provincia di Ancona, invitati a sottoscrivere questo percorso, coinvolti in un tavolo di concertazione non hanno a tutt'oggi sottoscritto un'intesa sui modi e sui termini con cui questa concessione viene rilasciata.
Sono estremamente preoccupato, anche come componente del centro-sinistra. La Giunta sta imponendo un regime che governa con imposizioni e che finisce con il favorire i monopoli: monopolio nel campo dell'energia, perché questo significa dover dipendere da una realtà così forte come quella dell'Api di Falconara, una dipendenza che viene prorogata oltre il 2020, visto che tra le cosiddette prescrizioni è anche riportato che questo sarà un polo comunque per la produzione di energia, pensando che comunque lì si farà energia, assecondando peraltro un'idea che io ritengo estremamente pericolosa, che l'Api sta perseguendo legittimamente... (Interruzione). Per cortesia, vorrei che i colleghi non interrompessero, al di là del consenso o dissenso che intendono manifestare: lo possono fare nei loro interventi.
L’Api legittimamente ha scelto il percorso di produrre idrogeno utilizzando la propria centrale. Noi sappiamo che la prospettiva futura dell'idrogeno è perseguita nei paesi ad alto consumo energetico, attraverso la produzione non dal petrolio ma dal sole e dall'acqua. Quindi l'Api persegue una prospettiva e io non vorrei che proprio in questa regione noi avallassimo un meccanismo che tende a riportare il controllo dell'energia anche nella prospettiva dello sviluppo dell'idrogeno nel canale delle multinazionali del petrolio, delle energie non rinnovabili anziché delle energie rinnovabili, che per loro caratteristica garantiscono l'autosufficienza dei paesi, perché tutti hanno disponibilità di acqua e tutti hanno disponibilità di sole.
E' ovviamente una strada che una qualsiasi impresa intraprende, ma io credo che è pericoloso che nella nostra regione si dia, anche lontanamente, un avallo a questo percorso, che è quello del controllo monopolistico dell'energia, non soltanto nella nostra regione.
Così come noi pensiamo che anche l'Asur sia un meccanismo di monopolio sulla sanità estremamente pericoloso, quindi chiediamo che il centro-sinistra rifletta attorno a questo rapporto con i monopoli nella produzione dei servizi, di energie e di quant'altro, perché la nostra è una regione che non si basa certamente sui monopoli, ha un altro modello di sviluppo. Non sui soggetti forti che si insediano nel territorio e che pesano politicamente ed economicamente e quando decidono di andarsene lasciano nel vuoto e in difficoltà il territorio che abbandonano. Noi dobbiamo puntare, anche dal punto di vista energetico, a una diversificazione, alla creazione tutt'altro che di monopoli e di grossi centri di produzione, ma a una diffusione nel territorio delle iniziative economiche.
Credo che l'Api, pur con tutto il rispetto che si può avere di un disegno imprenditoriale che può non essere condiviso ma che nessuno vuol demonizzare, ci proponga un modello completamente diverso e noi riserviamo un trattamento di attenzione proprio a chi propone questo modello.
Che necessità c'era di anticipare il rinnovo della concessione? E' stato detto "perché altrimenti l'avrebbe fatto lo Stato al nostro posto. Noi Regione Marche, avremmo invece avuto la possibilità di individuare delle prescrizioni, di costringere l'Api a fare qualcosa che non avrebbe fatto".
Io dico che questa argomentazione non sta in piedi. Devo ancora capire, leggendo l'ultima stesura della autorizzazione al rinnovo della concessione, che cosa abbiamo imposto o spinto a fare l'Api che l'Api non doveva fare, non che no voleva fare. Noi assistiamo a un'azienda che certamente in questi anni ha dato filo da torcere, ha cercato di rinviare, non rispettare una serie di norme, ha anche violato tantissime norme: ci sono dei processi in corso, c'è una contaminazione del sottosuolo della raffineria, tra le più grandi presenti in Italia e sulla quale si è intervenuti non risolvendo ancora definitivamente il problema, soltanto grazie agli enti locali. L'Api avrebbe avuto il dovere, alla fine del periodo di concessione, di restituire il terreno così come l'ha ricevuto, cioè senza contaminazione. Sulle prescrizioni noi non abbiamo neanche il coraggio di dire che al 2008 il processo di bonifica del sottosuolo deve essere completato. Mi chiedo allora qual è la forza di queste prescrizioni. A chi dice che le prescrizioni non hanno tutto questo grande peso, questa efficacia, devo rispondere che chi argomenta in questo modo non ha assolutamente tutti i torti: non è qui possibile analizzare tutte le prescrizioni, ci vorrebbe una seduta intera solo per un intervento che le analizzi. Voglio solo rilevare come, nel percorso in cui queste prescrizioni sono state definite, più il tempo passava, più ci si avvicinava alla data della scadenza e più questa formulazione delle prescrizioni diventava più leggera, più blanda. Abbiamo visto addirittura che nel testo delle prescrizioni c'era l'obbligo di un deposito cauzionale da parte della raffineria nel caso che queste prescrizioni non fossero state attuate, quindi da questo deposito cauzionale si potevano pescare le risorse per procedere autonomamente. Di questo deposito cauzionale non vedo traccia.
Si è magnificato che tra le prescrizioni c'è l'eliminazione di una fila di serbatoi a ridosso del quartiere di Villanova: ma questa è una prescrizione che troviamo tra quelle del comitato tecnico regionale del 1999, dopo l'incidente alla raffineria Api. Addirittura nei verbali si solleva non il dubbio ma la considerazione che proprio in questi serbatoi ci sia una perdita e che vanno immediatamente svuotati e verificati alla presenza di queste perdite. Questo è un argomento importante, perché è inutile fare la bonifica del sottosuolo contaminato dal petrolio se non rimuoviamo la causa. Probabilmente le cause possono stare anche all'interno di questi serbatoi.
Sono, queste relative ai serbatoi, prescrizioni già vigenti e che avrebbero comunque essere applicate addirittura prima del rinnovo della concessione. Per questo dico che ci sono tante questioni sulle quali l'Api si deve mettere in regola per poter domani mattina continuare ad esercitare la propria attività, non che questa regolarizzazione di queste situazioni possa diventare motivo di rinnovo della concessione.
Oltre queste prescrizioni, dice l'assessore Amagliani, non si poteva andare, perché serviva tempo. E allora potevamo aspettare, potevamo utilizzare i tempi ordinari per il rinnovo della concessione.

MARCO AMAGLIANI. ...non si poteva andare, perché la prescrizione, così come la prescrizione alla concessione edilizia, si deve rifare alla norma e a nient'altro. Il protocollo è un'altra cosa. Il tempo me lo sono preso tutto.

MARCO MORUZZI. Comunque il tempo ci avrebbe dato la possibilità di avere in mano, se non altro, approfondimenti e studi come quelli della Svim, che certamente l'assessore ha attivato al contrario di chi l'ha preceduto, di questo gli si deve dare atto, ma a maggior ragione, proprio perché l'assessore Amagliani ha attivato questi studi, non vedo perché non abbiamo preso tutto il tempo necessario per trarre da questi studi il massimo di quello che potevamo avere e ci siamo fermati, al momento attuale, con la presentazione dei primi dati, ad autorizzare, a decidere cosa fare.
Voglio entrare nel merito più approfondito soltanto di una prescrizione, perché è un argomento difficile in un dibattito politico, e anche problematico da affrontare: la questione del rischio idrogeologico lungo la foce del fiume Esino. E' sotto gli occhi di tutti, anche se c'è voluto del tempo per dimostrare anche quello che era estremamente evidente, che la raffineria Api ha realizzato le proprie strutture sull'acqua, sulla foce, sull'estuario del fiume Esino, tanto è vero che il ponte della ferrovia che attraversa da nord a sud il territorio e che attraversa la raffineria Api ha il pilastro centrale non in mezzo al fiume ma sulla sponda destra. Questa zona è stata monitorata dalla Regione con tutta una serie di interventi e nel piano di assetto idrogeologico e nella delibera 300 del 2000 del Consiglio regionale, è stata individuata questa zona come area ad altissimo rischio, rischio 4 e P4, cioè un rischio con possibilità di perdita di vite umane, quindi un rischio idrogeologico estremamente elevato. Tanto per dare un'idea, equivalente a quello del Tronto dove c'è stata l'alluvione con questi effetti disastrosi, oppure, per toccare qualcosa che ci riguarda più da vicino, la situazione di Ancona dove la magistratura ha recentemente sequestrato grotte e zone dedite alla balneazione.

PRESIDENTE. Consigliere, deve concludere.

MARCO MORUZZI. Queste sette campate del ponte che non sono utilizzabili e che sono state interrate, costituiscono un rischio elevatissimo. Le prescrizioni che sono state rilasciate per questo aspetto particolare, dicono all'Api "al 2004 presentate uno studio per la riduzione del rischio idrogeologico". Ma quale studio si deve presentare se gli studi sono già stati fatti, se qui abbiamo una delibera 300/2000 del Consiglio regionale che individua questa come area ad alto rischio e dice che va rimosso il rischio? Una delibera della Giunta regionale, la 2701 del 2000, di attuazione, che ha individuato le aree e ha confermato questa presenza di rischio in accordo anche con il Comune di Falconara Marittima. Un piano di assetto idrogeologico che ha riconfermato questa scelta. Noi diamo altri studi, finanziati dalla raffineria, forse per cercare di addomesticare questa situazione e non affrontarla? Non vorrei essere nei panni di chi si deve assumere questa responsabilità e lo dico con grande serenità, non con polemica su un tema che ci divide, oggi, purtroppo, e che pensavamo che fino ad oggi potesse non dividere il centro-sinistra e che ci ha spinto anche a questa scelta difficile e certamente non piacevole di prendere le distanze in occasione della questione dell'Api ma certamente non solo sulla questione dell'Api.
Devo dire che va riconosciuto all'assessore Amagliani che su questo tema si è impegnato. L'ho verificato soltanto in questa legislatura, perché con lui, peraltro, abbiamo presentato anche delle interrogazioni insieme, una proprio su questo argomento, proprio su queste questioni e sono sinceramente stupefatto di come sia possibile ritirarsi rispetto a un tema su cui si era andati così avanti nell'approfondimento e nello studio. Qui non ci sono scusanti, la questione del rischio idrogeologico alla foce del fiume Esino è una questione approfondita, studiata, non c'è bisogno di dare incarichi, ricerche a nessun altro. Non si può cercare di dare un altro studio alla raffineria, perché con i suoi studi la raffineria ha cercato di mostrare anche che Gesù Cristo è morto dal freddo e che quindi nulla del petrolio che sta sotto la raffineria finisce in mare, quando sappiamo che il sottosuolo è ricco di fiumi sotterranei, che c'è una circolazione così come avviene in superficie.
Credo che questa scelta dello studio all'Api sul rischio idrogeologico è qualcosa su cui abbiamo messo in funzione la nostra capacità di fantasia, di creatività per poter consentire a questo soggetto di poter continuare a governare, a influire sulle scelte del territorio così come fatto in questi decenni, portando questa zona in una situazione di rischio e di pericolosità che è inaccettabile e che soprattutto inaccettabile prorogare per altri quasi vent'anni a queste condizioni. E' un rinnovo di concessione con prescrizioni, a essere veramente buoni, minimaliste.
Quali sono gli interessi di questa Giunta, di questa Regione? Certamente garantire i posti di lavoro. Allora perché sono sempre stati bloccati studi e valutazioni sulla riconversione? Perché non si prende atto di alcuni passaggi, anche delle bozze preliminari, dello studio Svim, che dice che il sistema è estremamente flessibile, che può assorbire nel medio periodo dei processi di riconversione, che non è impensabile, anche se lo studio non è definitivo, parlare di riconversione. Ovviamente non significa buttare all'aria da un giorno all'altro la raffineria, mandare a casa famiglie, ma qui si è cercato di non avere gli elementi che permettono di valutare liberamente e coscienziosamente le possibilità di una riconversione.
La produzione di energia, si è detto. Certamente, noi dipendiamo dalla raffineria Api, nessuno lo vuol negare. Questo è certamente un polo energetico. Ma io credo che proprio per questo motivo, quando c'è una dipendenza da un monopolio, si debbono attivare più rapidamente possibile gli strumenti perché il monopolio non diventi un soggetto in grado di ricattare l'autonomia di governo di un territorio. Noi, oggi non abbiamo creato le condizioni per questo, stiamo andando vanti su questa strada, stiamo trattando questa impresa diversamente da altre imprese.
Nei giorni scorsi un'impresa marchigiana, con un investimento per megawatt installati, cinque volte inferiori a quelli della raffineria Api, produce energia utilizzando la pressione eccedente

PRESIDENTE. Consigliere, o conclude o devo toglierle la parola.

MARCO MORUZZI. Mi dia un minuto, per cortesia.
Dicevo che questa azienda produce energia recuperando la pressione in eccedenza degli acquedotti. Nonostante che noi verdi abbiamo più volte ripetutamente sollevato la questione, anche in maggioranza, nei riguardi di questa forma di produzione di energia innovativa, che non comporta impatto ambientale, che comporta recupero di energia, che comporta investimenti bassi, che ha tutto il vantaggio di essere energia rinnovabile, non c'è un'azione tesa a sviluppare questa tecnologia che ha una ricaduta diretta sull’economia della nostra regione, non solo perché ci dà energia, ma perché ha il valore aggiunto che le tecnologie sono nostre. Noi vediamo un atteggiamento completamente diverso: i monopoli hanno un trattamento, altri soggetti ne hanno un altro. Per questo non condividiamo questa impostazione ed esprimiamo netta contrarietà al rinnovo alla concessione alla raffineria Api da parte della Giunta regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Per la seconda volta questo Consiglio regionale si occupa di questo importante problema. Non è la prima occasione che abbiamo per discutere del rinnovo della concessione Api. Il collega Viventi parlava di rispetto. Verso chi? L'assessore Cecchini è stata due anni in Giunta e d'improvviso raccoglie le firme per parlare del problema dell'Api. Bene avrebbe fatto, durante le Giunte alle quali partecipava, programmatiche o deliberanti, a sollevare questo problema. Dagli atti non risulta nulla, né il suo partito all'epoca ha sollevato questa problematica a livello politico-istituzionale. E' strano che proprio alla vigilia — io ho tolto la firma al documento, dopo una riflessione personale — della firma si presenti un documento per richiedere il dibattito in Consiglio regionale, dopo circa 3-4 anni che se ne discute. Quindi mancanza di rispetto verso chi?
Se veramente si voleva affrontare seriamente questa problematica, di tempo ce n'è stato tanto. Abbiamo letto sui giornali prese di posizione di An di Forza Italia, dell'Udc a livello anconetano, abbiamo fatto incontri all'interno dei nostri partiti, ognuno ha avuto modo di parlare del problema della concessione dell'Api. Per quanto ci riguarda, nella sostanza bene ha fatto il Presidente, nella forma forse un po' di attenzione per non creare questo clima di sospetto da parte di alcuni sarebbe stata necessaria. Si poteva attendere almeno il dibattito odierno, per non creare questo clima di sospetto. Anche per far conoscere — pur se non è competenza del Consiglio regionale — e illustrare quelle tematiche sollevate dal consigliere Moruzzi che personalmente stimo e l'ho sentito sempre parlare con questo linguaggio, con coerenza e serietà, anche se non condivido alcune riflessioni e preoccupazioni dello stesso consigliere Moruzzi.
Tre erano le problematiche in discussione: la dismissione è una pazzia, chi parla di dismissione vive sulla luna; il rinnovo della concessione era ed è un atto dovuto; la sicurezza è un tema molto importante, che bisogna affrontare con serietà, con serenità. Ecco Presidente dove lei è mancato un po' nella forma: ha creato un clima di sospetto di voler fare subito e in fretta, dando motivo a qualche consigliere di dire che c'è stata fretta. Questa fretta le ha creato qualche problema: il gruppo Verdi si dissocia, il consigliere Cecchini era già uscita dalla maggioranza, i Comunisti italiani a forza di essere solidali sono diventati la Croce Rossa, perché a Porto San Giorgio portano i voti e non hanno un assessore, qui in Consiglio regionale portano voti e sono fuori dalla Giunta, votano il piano sanitario e sono fuori dalla Giunta. Sono diventati la Croce Rossa nel vero senso della parola, portano prontamente sangue, pagano e non raccolgono niente.
Questa riflessione Presidente, con la sua maggioranza prima o poi lei dovrà farla. E' l'ennesimo appello che facciamo al presidente del gruppo Ds Franceschetti: o vive anche lui sulla luna e non si rende conto di quello che sta succedendo all'interno della maggioranza, oppure deve fare dieci giorni di sospensione per chiarire quali sono gli attuali equilibri all'interno della maggioranza. Siete usciti con le ossa rotte e da un'attenta analisi, anche all'interno del vostro partito, perché siete stati capaci di far passare gli anconetani con la squadra di calcio promossa in serie A, ma i dirigenti anconetani sono nella fascia di serie B. Siete stati molto bravi in questo capolavoro, tanto è vero che tutti i giorni Sturani fa le conferenze stampa, oggi Giancarli ne farà un'altra. Non potete fare la politica dei due forni, bisogna che siate seri e coerenti. Giancarli è stato eletto dai cittadini della provincia di Ancona, si dimetta se non è d'accordo con quello che ha fatto il Presidente D'Ambrosio, non può accusare sulla stampa il Presidente di essere andato troppo in fretta e di aver deciso senza fare le consultazioni. Il sindaco di Falconara si dimetta se ha coraggio e crede in quello che dice e che fa, altrimenti sono opportunisti politici, che gridano, gridano e rimangono incollati al loro posto. Presidente D'Ambrosio, lei ha scelto e quando uno sceglie e decide è soggetto a critiche, però lei ha scelto. I suoi colleghi-compagni non hanno scelto, si dimettano se non condividono quello che lei fa, oppure collaborino con lei per migliorare quelle tematiche di cui parlava Moruzzi, che stanno a cuore a tutti.
Noi Moruzzi saremo al tuo fianco su queste problematiche, faremo le sentinelle su queste problematiche e, a parte le posizioni politiche, al di fuori delle ideologie e delle strumentalizzazioni noi siamo disposti a fare quelle battaglie che tu, puntualmente, sottolinei e porti avanti. Forza Italia non si sottrae a questo confronto, a questo dibattito, però ribadisce ancora una volta che la dismissione è una pazzia e il rinnovo della concessione è un atto dovuto.
Mi auguro che da questo dibattito venga fuori una maggioranza politica all'altezza della situazione. Noi abbiamo ulteriori appuntamenti da qui a due anni: lo Statuto e altri appuntamenti seri, quindi vivere alla giornata non fa comodo ad alcuno; sopravvivere è peggio che vivere. Bisogna che ricominciamo a parlare di politica con la "P" maiuscola, ad affrontare i problemi al di là delle proprie ideologie e dei propri schieramenti. Oggi abbiamo assistito ad un confronto duro, serrato tra due ex compagni del partito della Rifondazione comunista, che sei mesi fa era impensabile. Che cosa è cambiato, lo schieramento politico o l'impostazione che si era data al problema? Se si crede a questo problema, ci si doveva credere anche prima.
Mi auguro che venga fuori un documento e non si parli solamente. Mi auguro che anche tu, Moruzzi, contribuisca a vincolare, a condizionare questa maggioranza di cui tu non fai più parte, su un documento in cui al primo posto vi sia la sicurezza. Noi lo voteremo, solo sulla sicurezza. Se veramente si vuol raggiungere l’obiettivo della qualità della vita, della salvaguardia del posto di lavoro, della tutela dell'ambiente, noi con coerenza voteremo. Oggi non vediamo i sindacati, Procaccini, questo è un buon segno per te che sei la Croce Rossa di questo Consiglio regionale, altrimenti, pur non condividendo l'impostazione del Presidente saresti stato costretto a votare pur di non mandare le destre a governare la Regione Marche. Ti faccio una domanda: forse noi saremmo stati capaci di fare tanti danni come sta succedendo negli ultimi mesi?

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. La mia posizione sulla vicenda più volte ho ribadito nei vari incontri di maggioranza.
Ritengo che questo dibattito, per un fatto di logicità e rispetto del Consiglio doveva essere fatto prima della firma della convenzione. Oggi non ci rimane che prendere atto di quello che è stato fatto e fare solamente testimonianza. Ritengo invece che il dibattito su argomenti così importanti sia un fattore molto importante, perché può portare a dei suggerimenti, a dei percorsi che possono essere più o meno condivisi da tutti. Questo è il primo appunto che mi sento di fare relativamente al rinnovo di questa concessione. Per quanto riguarda il merito della concessione stessa, noi abbiamo sempre detto che la raffineria Api di Falconara Marittima è incompatibile con il territorio. Non solo l'abbiamo sempre detto, ma l'abbiamo anche proposto nella mozione programmatica di questa coalizione. Vi rileggo il programma della coalizione di centro-sinistra redatto per le elezioni regionali del 2000, condiviso e sottoscritto da tutte le forze politiche componenti la coalizione. Al capitolo IV, "governo dell'ambiente e del territorio", al paragrafo 8.1 si dice: "La sottoscrizione dell'intesa Regione-Ministero dell'ambiente ha l’obiettivo della soluzione definitiva dei problemi posti dalla raffineria e dalla presenza della Liquigas, con la delocalizzazione di quest'ultima, la messa in sicurezza immediata dell'Api, la redazione di un progetto di dismissione della raffineria, coerentemente con l'incompatibilità evidente di questa con il territorio, risolvendo preventivamente il problema dell'occupazione". In altre parole, nel programma di questa coalizione si dice che la raffineria è incompatibile con il territorio, come un altro insediamento, la Sgl Carbon. Quindi, nella mozione programmatica questa coalizione diceva: Sgl Carbon, raffineria Api di Falconara incompatibili con il territorio, è indispensabile andare a porre una serie di studi per verificare la compatibilità con una riconversione. Perché questo? Perché non si dica che i verdi od altri vogliono mettere sul lastrico i lavoratori: nel caso di Falconara più di 2.000 persone, nel caso della Sgl Carbon più di 250 persone.
All'assessore Amagliani non do la responsabilità di questa situazione. Forse tutta la Giunta, collega Amagliani, prima che entrasse lei, ha sottovalutato il problema; forse, all'insediamento della stessa ci doveva essere una maggiore attenzione per avviare quel discorso di studi di possibilità di riconversione perché se oggi fossimo stati di fronte a studi che avessero detto che la riconversione era possibile entro una certa data, nessuno sarebbe potuto venire qui a dire che l'Api andava chiusa. Il problema vero, quindi, secondo me è che la Giunta, al suo insediamento ha sottovalutato questo aspetto, come sta sottovalutando, carissimo collega Amagliani, il problema della Sgl Carbon, che ha una variante parziale al piano regolatore di Ascoli Piceno che scade nel 2008 e né da parte dell'Amministrazione comunale di Ascoli, né da parte della Provincia di Ascoli, né da parte della Regione mi sembra ci sia quella spinta per andare a verificare la possibilità di riconversione. Noi vogliamo che si verifichi, non vogliamo arrivare alla vigilia delle scadenze in modo sprovveduto, volontariamente sprovveduto, verrebbe voglia di pensare, per far sì che si rinnovi tout-court quello che c'è e chi s'è visto s'è visto.
Questa critica alla Giunta la devo rivolgere anche alla collega Cecchini, la quale è stata due anni e mezzo assessore. Collega, io la ringrazio della sua presa di posizione, ammiro la sua posizione, però un minimo di contraddizione c'è, perché in Giunta il problema di questo studio poteva già essere stato posto molto tempo fa.
Quindi, per quanto ci riguarda l'incompatibilità dell'Api con il territorio circostante permane tutt'oggi, come al momento della sottoscrizione della mozione programmatica. Nulla è cambiato rispetto a quella data.
Il discorso del rinnovo anticipato fino al 2020. Questo è un problema. Certamente, non avendo quegli studi di supporto per la riconversione, per una carente azione della Giunta ma forse di alcuni suoi componenti, prodotto risultati, certo l'ex assessore all'ambiente non ha dimostrato in questo molta attenzione.
Questo rinnovo anticipato senza studi che supportino tale scelta e la possibilità di riconversione, secondo noi costituisce un grave atto politico. Inoltre tutto ciò è in contraddizione con la programmazione urbanistica del Comune di Falconara Marittima, che prevede nel proprio Prg non la raffineria ma attività ecocompatibili in quell'area, rinnovo della concessione astratto rispetto al piano energetico regionale. Un aspetto che ci preoccupa è che il dibattito politico sul rinnovo si faccia qualche giorno dopo il rinnovo stesso e non prima.
Per i Verdi l'Api di Falconara continua a essere incompatibile con il territorio, l'ho detto ormai numerose volte, ma senza successo. Voglio però ripetere ancora una volta quello che pensiamo dell'Api, perché resti come testimonianza: noi riteniamo che sia un insulto alla ragione avere un insediamento di questo genere a ridosso di un tessuto urbano come quello di Falconara; riteniamo che sia un insulto alla ragione che un insediamento di questo genere si trovi sotto il cono di decollo e atterraggio di un aeroporto di valore nazionale qual è quello di Falconara; riteniamo che sia un insulto alla ragione che un insediamento di questo tipo venga attraversato lungitudinalmente da una linea ferroviaria ad alta intensità di traffico come la Bologna Bari. Per tutte queste motivazioni, più quelle di cui parlava Moruzzi sul problema dell'assetto idrogeologico dell'Esino, più le problematiche relative alla sicurezza dell'insediamento, noi riteniamo che il rinnovo anticipato, in queste condizioni non andava dato.
Temiamo che le lobbies economiche che sempre fanno sentire i loro peso sul potere politico siano riuscite anche questa volta ad indirizzare le scelte dello stesso potere politico. Riteniamo che le lobbies vadano ascoltate, ma chiediamo la piena autonomia delle decisioni politiche. Non voglio dire che qui non ci sia stata piena autonomia. Nelle ultime elezioni regionali l'Api di Falconara ha finanziato il 40-50% della campagna elettorale dei consiglieri regionali, compresi quelli di maggioranza che nel loro programma chiedevano la dismissione. E' tutto regolare, tutto nella legge, ma permettetemi di dire che è una grande contraddizione, per un consigliere regionale che si presenta alle elezioni e dice "dismissione" nei confronti di un'azienda, contestualmente intascare i buoni benzina per fare la propria campagna elettorale. Questo è nella legalità ma è una contraddizione politica, senza parlare dell'opposizione che, da sempre demagogica su tutto, anche in quel caso ha incassato. Per questo motivo ritengo che tutta questa vicenda dimostra una sconfitta politica di questa maggioranza, come ho avuto modo di dire nei giorni scorsi relativamente alla discussione del piano sanitario. Una sconfitta politica per tutta questa maggioranza, non dovevamo arrivare a questo punto. Capisco che siamo arrivati impreparati, Presidente, mi auguro che non si faccia lo stesso errore almeno sulla Sgl Carbon. Lo dico oggi, quando mancano ancora quattro anni alla scadenza della variante parziale della Sgl Carbon. Mi auguro che non venga fatto lo stesso errore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Presidente, mi permetta di rivolgermi personalmente a lei perché io la ritengo, in quanto presidente della Giunta responsabile della politica della Regione Marche, perché ne è rappresentante legale, ma anche titolare politico.
Ritengo — e uso parole leggere rispetto a quelle forti che forse avrei dovuto usare — che l'atteggiamento suo personale è stato vergognoso. A Napoli si direbbe "una fetenzia", perché se Berlusconi avesse fatto un decreto legge due giorni prima...

PRESIDENTE. Ciccioli, la invito a moderare le parole.

CARLO CICCIOLI. ...che in Parlamento si fosse dibattuto di un problema, sarebbe giustamente insorto tutto l'Ulivo e avrebbe detto "vergognatevi, due giorni prima voi fate qualcosa e ci rendete assolutamente impotenti, non a scegliere che è vostro diritto, ma a partecipare al dibattito delle scelte". Lunedì avete firmato — il Presidente D'Ambrosio il protocollo, il dirigente il rilascio della concessione — un qualcosa che si sarebbe dovuto discutere oggi e che avreste potuto firmare il giorno dopo o la sera stessa. Tra l'altro, a mio parere non facendo un buon servizio neanche alla causa che ritenete di difendere. Istituzionalmente è una cosa incredibile. Io ho avuto questa mattina in aula i due documenti. Una parte di questo l'avevo avuta per vie clandestine qualche giorno fa, però voi lunedì avete consegnato alla stampa — è uscito oggi su tutti i giornali — a pagamento, il contenuto di questo accordo che non avete avuto la sensibilità minima di dare a noi consiglieri che oggi avevamo in aula il dibattito. Noi abbiamo avuto come documentazione, per la seduta di oggi, niente, mentre la stampa, in particolare il settore commerciale dei quotidiani, hanno avuto i documenti. E' una cosa incredibile, nessun rispetto per i consiglieri di minoranza, ma credo nessun rispetto neanche per i consiglieri di maggioranza, nessun rispetto per le istituzioni. Oggi voi non rispettate noi, ma domani può accadere che noi non rispetteremo voi. Dico con franchezza che questa mattina avevo organizzato una cosa che ci avrebbe portato su tutti i giornali nazionali, ma essendo una cosa abbastanza incisiva ho chiesto l'autorizzazione al vertice del partito. Mi hanno detto "un segretario regionale di un partito di governo deve avere attenzione". Avremmo avuto l'onore di finire sulla prima pagina di tutti i giornali televisivi e probabilmente, forse, anche a "Striscia la notizia". Non l'ho fatto, però di questo passo succederà e lo dico prima, perché sono un testardo e alla fine, se continuerà così, quella sarà la conclusione.
Non è una trattativa privata, questo accordo. Ci sono due figure istituzionali fortissime, il Comune di Falconara e la Provincia di Ancona, che al di là di chi c'è — sono un sindaco e un presidente di Provincia diessini — che avrebbero comunque creato una concertazione e una copertura alla Regione Marche. Disinteressarsi assolutamente non solo del Consiglio regionale ma anche di due enti è una cosa incredibile. Io Presidente di Regione mi sarei posto il problema di due enti importanti, coinvolti nella vicenda che per qualche motivo si tirano indietro. Io non credo che Giancarli abbia fatto questa scelta solo perché è irritato per il Salesi. Giancarli non è persona che per un capriccio non viene alla firma.

LUCIANO AGOSTINI. Quindi il Salesi è un capriccio...

CARLO CICCIOLI. Il Salesi è un elemento di una politica, ma su una vicenda come quella del rilascio della concessione uno non fa un capriccio, tra l'altro in un'aula che ha già avuto dei problemi, perché l'abbiamo lasciato sotto la cenere ma qui c'è stato un problema di conflitto di interessi. Qui ci sono consiglieri regionali, cominciando dall'assessore Silenzi che questa mattina non c'è, che qualche mese fa hanno avuto i buoni benzina e che oggi, giustamente, è opportuno che non siano in aula, come delicatezza, non come importo, perché cinque milioni di buoni benzina fanno ridere in una campagna elettorale, ma indubbiamente è un problema e qualcuno ha avuto la sensibilità di non esserci, non perché ci sia qualcosa di penalmente rilevante, ma io appena mi sono arrivati li ho restituiti e vi assicuro che non mi avrebbero dati cinque milioni di buoni benzina, se li avessi richiesti probabilmente avrei avuto 50 milioni di buoni benzina. Quindi il problema c'è, è presente e non c'è niente da ridere, perché è pesante, Presidente.
All'ordine del giorno non c'è la chiusura della raffineria, non c'è da parte nostra alcuna politica anti industriale. Tutti sanno: 400 dipendenti, un migliaio di persone che girano intorno, il problema dell'impianto dismesso. Non sono cose che possono essere liquidate con una battuta, però vorrei ricordare brevissimamente le date. Il 25 agosto 1999 è successo qualcosa, non solo perché sono morti due poveri lavoratori, ma perché una città è entrata sotto choc con l'incendio e con quello che è accaduto. Poi ci sono stati altri incidenti, per fortuna minori e, nel marzo 2000 in quest'aula, tra l'altro spaccando anche il mio partito, d'accordo con altre persone che sedevano in quei banchi, cominciando dall'assessore Mentrasti che poi passò a Rifondazione comunista noi votammo l'area ad alto rischio, una scelta politica forte, difficile, che trasversalmente ebbe i voti, perché con la sola maggioranza non ce l'avrebbe fatta.
Vorrei ricordare a onore e merito dell'Api — ma bisogna anche capire perché — una cosa. A partire dal 2000 io sono andato ad analizzare con precisione i bilanci della società. Nel 2000 ha speso 3-4 miliardi in ambiente e sicurezza; nel 2001 ha speso 12-13 miliardi; nel 2002 ha investito 25-26 miliardi di lire; tra il 2001 e il 2002 l'Api ha investito 40 miliardi in ambiente e sicurezza, più di quello che aveva fatto negli ultimi 40 anni, con la rivalutazione del denaro. Il che significa che, evidentemente, la posizione che avevamo preso era politicamente molto forte.
Tutti sanno, quelli che minimamente si occupano di economia — io non me ne occupo, però ho approfondito, ho parlato, ho letto, sono andato al Ministero dell'ambiente, sono andato a imparare cosa succede nel mondo della raffineria — che la raffinazione non è più un affare, anzi l'Api che ha varie società, chiude l'esercizio, anche in funzione degli investimenti che ha fatto, con quasi 40 miliardi di passivo, poi ha la società di distribuzione e tante altre società che guadagnano, ma dal punto di vista della raffinazione secca non è più un affare, e allora cerchiamo di trasformarci. Perché volevo parlare in aula? L'assessore Amagliani in maniera molto sprovveduta dice "perché non ve ne siete interessati prima?". Ti rispondo subito: perché non credevo che la Giunta avesse la faccia tosta di gestire questo problema senza portarlo in aula. Credo che qualsiasi Giunta di questo mondo, un problema così, per dare orientamenti l'avrebbe portato in aula. Mi dici colpa dell'assessore Cecchini o dell'assessore Ottaviani? Non lo so di chi è colpa. Io non conosco non solo il sistema delle deleghe ma neanche il sistema di gestione dei problemi. Ci sono assessori che pur non avendo una certa delega gestiscono un certo problema. Se è colpa della Cecchini io non mi devo difendere né devo difendere la Cecchini, ma se è colpa tua è colpa tua; se è colpa di Ottaviani che era assessore all'ambiente prima è colpa di Ottaviani, ma politicamente non si poteva non passare in Consiglio regionale.
Ma io rovescio le cose: se il centro-sinistra avesse rilasciato la concessione così all'Api, cosa avrebbe detto la sinistra? Ci avrebbe vomitato sopra l'iradiddio, avrebbe detto che eravamo al servizio dei padroni, di tutto e di più.
Le date: 31.5.2002, richiesta proroga; 11.1.2003, scadenza dei giorni, poi proroga ulteriore al 15.6.2003. Ma allora, entro il 15 giugno non c'è stata mai lontanamente nemmeno l'idea di convocare il Consiglio su un problema così grosso? Noi discutiamo leggi, leggine, atti amministrativi il cui impatto nella società marchigiana è zero e questo problema non si porta in Consiglio? Ci si dice addirittura che dipende dall'ing. Principi, dal funzionario, quando tutti sanno che l'ing. Principi non muove una paglia se non sente che il Presidente o l'assessore lo coprono politicamente. Ci prendiamo in giro tra noi?
Bastava che la Giunta avesse detto “no" e la società avrebbe dovuto ripresentare la domanda, quindi avremmo avuto tutti i tempi per fare qualsiasi cosa. E' chiaro che se non si risponde c’è il silenzio-assenso.
Ho richiesto in Commissione la bozza della convenzione che andavi firmando, Amagliani, circa tre settimane fa. Tu hai detto che non ci avresti dato niente, infatti non ce l'hai data, io ho avuto qualche cosa per via trasversale, poi hai detto "ve la darò prima della firma". Hai detto queste parole precise in Commissione, la richiesta l'avevo fatta io al presidente D'Angelo. Non ho avuto niente e quello che ho avuto l'ho avuto sottobanco, il che non è neanche così corretto e giusto. Però non ho avuto niente neanche dopo la firma, questa mattina mi avete dato questo documento, quando avete dato ai giornali tutto quanto. Io sono stupito: un esponente di Rifondazione comunista, da rappresentante dei lavoratori e dei movimenti, a tutore degli interessi dei padroni, cosa terribile. Credo che umanamente uno si senta veramente male, perché è una cosa tremenda.
Sapete cosa mi ha detto un autorevole ex dirigente della società? Mi ha detto "questa volta li abbiamo presi bene sotto e la firma c'è stata". Sapete perché non c'è nessuno qui? Se non aveste firmato qui ci sarebbero stati anzitutto i rappresentanti della società ad ascoltare, poi i sindacati. Sapete perché non c'è nessuno, sempre per voce del dirigente, molto importante, dell'Api: "perché tanto, ormai abbiamo fatto tutto". Brutta pagina.
Cosa avrei fatto io? Avrei cercato di introdurre la trasformazione in polo energetico attraverso cose chiare. Per esempio oggi esiste un sistema misto di vapore-metano pulitissimo, non inquinante che produce addirittura più energia di quella della centrale di cogenerazione e che se introdotto risolve il problema dell'energia delle Marche e permette alla società di svilupparsi. Avrei chiesto questo nel programma. Polo energetico, benzine più leggere, gasolio biodiesel. Fra l'altro il gasolio ha oggi aumentato la commercializzazione tantissimo, ormai un terzo delle macchine sono a gasolio.
Nella mia stupidità politica mi ero preparato addirittura un elenco dettagliatissimo, fatto preparare da alcuni tecnici del Ministero dell'ambiente sul problema dell'SO2, del Nox, del Bat, una sigla che indica delle direttive europee, fissate anche a livello mondiale.
Presenterò un documento, prima che si arrivi alla chiusura del dibattito, chiederò immediatamente di rivedere alcuni passaggi della convenzione su cose molto tecniche, ma diceva bene Moruzzi: solo per leggerlo credo che ci si metta qualche giorno, se uno vuole capirci qualcosa. Quindi sono veramente sdegnato, al di là della politica, di questi comportamenti. Attenzione agli strappi, perché prima strappa qualcuno, poi strappa qualcun altro: in genere le cose cominciano così.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

ANDREA RICCI. La posizione del partito della Rifondazione comunista in merito all'impianto di raffinazione dell'Api è stata e continua ad essere sempre la stessa. Noi riteniamo che la raffineria nel suo attuale assetto produttivo sia incompatibile con il territorio circostante, in primo luogo dal punto di vista ambientale, perché un'attività di così rilevante impatto produce livelli di inquinamento dell'aria, dell'acqua, del suolo, che al di là del rispetto delle normative, per la localizzazione in un’area fortemente urbanizzata sono nocive alla salute dei cittadini. Ma incompatibilità anche dal punto di vista dello sviluppo economico di questa zona della nostra regione, perché la localizzazione al centro di importanti vie di comunicazione e nei pressi di località turistiche molto importanti della provincia di Ancona causa più danni che benefici alla comunità regionale dal punto di vista economico.
L'obiettivo strategico che bisogna perseguire è quindi quello della dismissione degli impianti di raffinazione e di stoccaggio dei prodotti petroliferi, che in quello stabilimento, a tutt'oggi ancora continuano ad essere parte rilevante dell'attività dell'azienda Api.
Naturalmente abbiamo sempre ritenuto che questo obiettivo strategico debba essere perseguito garantendo pienamente ed integralmente i livelli occupazionali, perché altrimenti saremmo di fronte ad un nuovo, drammatico caso di conflitto tra esigenze di carattere ambientale ed esigenze del lavoro che va assolutamente evitato.
La realtà occupazionale del comune di Falconara e della zona circostante dipende in maniera rilevante dall'azienda Api nella sua attuale configurazione. Qualsiasi progetto strategico di dismissione e riconversione ambientale di quell'azienda non può prescindere dalla salvaguardia dei posti di lavoro.
Questo obiettivo della dismissione può essere realmente perseguito — e lo sappiamo tutti in questo Consiglio regionale e al di fuori di questo Consiglio regionale — soltanto attraverso un impegno di tutti i livelli istituzionali, in primo luogo di quelli comunitari ed europei.
Se pensiamo che la volontà esclusiva delle istituzioni locali — Regione, Provincia e Comune di Falconara — possa essere sufficiente per arrivare alla dismissione di quell'impianto ci prendiamo in giro, perché l'obiettivo della dismissione-riconversione della raffineria di Falconara richiede un intervento di tipo normativo-tecnico e soprattutto finanziario, di dimensioni rilevantissime, paragonabili ad altri processi di dismissione-riconversione di importanti impianti industriali del nostro paese che sono stati realizzati grazie al concorso delle istituzioni comunitarie e nazionali.
Le autorità locali, da sole non hanno né gli strumenti né le risorse per affrontare questo percorso. Da questo punto di vista va rilevato che fino ad oggi la volontà dei Governi nazionali che si sono succeduti in questi anni, di diverso colore politico, non è stata quella di lavorare ed operare per creare le condizioni per la dismissione-riconversione dell'impianto di raffinazione dell'Api, anzi l'operato dei Governi nazionali ha creato le condizioni per un rinnovo ed un rilancio dell'azienda Api e dell'impianto di Falconara. Sappiamo tutti che la causa scatenante che ha portato l'azienda Api a richiedere un rinnovo anticipato della concessione è stata l'attivazione dell'impianto di energia elettrica avvenuta nel 2000 sulla base di un iter autorizzatorio che era iniziato a seguito dell'approvazione delle leggi 9 e 10 nel 1991 e che era sfociato nel 1994, alla attivazione dell'impianto di produzione di energia elettrica. L'attivazione dell'impianto di produzione di energia elettrica, attraverso un contratto esclusivo con l'Enel per la vendita a prezzi superiori a quelli del mercato di energia elettrica scade nel 2020. Nelle condizioni attuali di offerta energetica sia della nostra regione sia del nostro paese, è del tutto evidente che, senza un cambiamento di rotta nella politica industriale energetica a livello nazionale, l'impianto Api esistente a Falconara è destinato a permanere, anche perché, sulla base delle indicazioni e delle prospettive di evoluzione del mercato energetico, è molto probabile che l'interesse principale di un’azienda come l'Api sia quello di orientarsi da un lato sulla produzione di nuovi prodotti energetici, dall'altro sulla produzione e vendita di energia elettrica, più che sulla raffinazione e distribuzione dei prodotti petroliferi.
La produzione-distribuzione dei prodotti petroliferi, oggi serve all'azienda Api per mantenere in piedi questa prospettiva di sviluppo e di diversificazione e per consentire di continuare nel rapporto di produzione e vendita all'Enel di energia elettrica, perché l'impianto autorizzato per la produzione di energia elettrica si basa sulla cogenerazione derivante dall'utilizzo di rifiuti del processo di produzione relativo alla raffinazione dei prodotti petroliferi.
L'errore strategico che è stato compiuto e che ha impedito fino ad oggi di perseguire realmente l'obiettivo della dismissione è stato dunque la concessione dell'autorizzazione per la produzione di energia elettrica. Questo errore strategico stato ulteriormente confermato nel corso del 1999 quando, nel nostro paese, è stato emanato il "decreto Bersani" che ha liberalizzato il regime di produzione, distribuzione e vendita di energia elettrica e attraverso questa liberalizzazione del mercato energetico ha spinto le imprese e le aziende che operano sul mercato petrolifero del nostro paese, come l'Api, ad andare verso il settore della produzione di energia elettrica. Attraverso questa operazione di liberalizzazione, non solo si è danneggiato il tessuto produttivo del nostro paese perché lo Stato si è privato di uno strumento fondamentale — il monopolio pubblico della produzione e vendita di energia elettrica — per la politica industriale, ma si è anche, attraverso questo processo di liberalizzazione, favorito grandi e importanti aziende private del nostro paese.
Queste cose non si possono nascondere nel momento in cui si affronta un problema come quello della raffineria Api che non è un problema soltanto di carattere locale, ma è innanzitutto un problema di carattere nazionale. E allora, le responsabilità politiche di questa situazione non possono essere esclusivamente addebitate all'operato delle istituzioni regionali, sia quelle di oggi, sia quelle di ieri, anche se noi riteniamo che le istituzioni regionali e locali, comprese quelle comunali, in questi anni hanno favorito il potenziamento dell'azienda Api a Falconara, tuttavia siamo anche consapevoli che la dimensione del problema va oltre questo livello.
Ricordo che l'impostazione della politica energetica nel nostro paese in questi termini, che è alla base dell'attuale situazione della raffineria Api, è avvenuta anche quando il centro-sinistra governava e quando una forza politica come i Verdi aveva importanti responsabilità di governo, addirittura con il ministro dell'ambiente, nel nostro paese e in quegli anni non è stata impostata a livello nazionale una coerente battaglia politica che potesse mutare la situazione sul territorio.
In termini pratici sappiamo anche che il problema del rinnovo della concessione è in realtà inesistente, perché il Governo nazionale si prepara — e lo farà in tempi molto rapidi, anche a causa della crisi energetica di questa estate — ad avocare a sé il potere autorizzatorio per quanto riguarda gli impianti energetici.
Noi, nell'ultimo periodo abbiamo visto una nuova attenzione della Regione su questo problema, attraverso l'avvio degli studi epidemiologici ed economici miranti a fornire alle istituzioni gli strumenti per pensare all'obiettivo strategico della dismissione-riconversione e riteniamo che il rinnovo della concessione così com'è stato dato, rappresenta una novità rispetto al passato, perché l'impianto di prescrizioni analitico e dettagliato da un lato e, dall'altro, lo stretto e serrato meccanismo di verifiche temporalmente definite sull'attuazione delle prescrizioni e del protocollo d'intesa, consente forse per la prima volta, ad una Regione che fino ad oggi stata assente o carente di iniziative e di conoscenze, di acquisire gli strumenti necessari per mettere in una condizione più sostenibile dal punto di vista ambientale esterno ed interno quell'azienda. Tuttavia noi continueremo il nostro impegno affinché, anche alla luce della nuova situazione, l'obiettivo strategico della dismissione-riconversione di quell'impianto venga perseguito e ci faremo anche promotori a livello nazionale, di un percorso e di proposte tesi a coinvolgere i livelli istituzionali nazionali e comunitari per consentire di risolvere questo problema.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Ho ascoltato con grande piacere e con interesse tutti gli interventi che ci sono stati e vedo anche il viso di alcuni che fanno quei sorrisini sotto i baffi, si sentono intoccabili e pensano che "tanto ormai è fatta, la cosa andrà avanti". Mi auguro che sia così, però molte volte le cose possono anche cambiare e su queste cose credo che uno che fa politica non debba essere vendicativo ma non debba dimenticare, deve fare come l’elefante e andare a grattare la crosta che si è venuta a creare dopo un anno, due, cinque, finché non cade in prescrizione. Quindi è un messaggio che viene dato ad alcuni, così la smettono di pensare che questa cosa sia ormai superata e sia un atto dovuto.
Di questo problema abbiamo discusso sia nella passata che nella presente legislatura e non voglio tornarci sopra, anche perché ciò che era avvenuto e andato su tutti i giornali, era emerso da alcune mie dichiarazioni, ma non voglio prenderne né meriti né pregi, perché è una cosa che mi sta dando soltanto un certo dolore, anche se ho avuto alcuni tipi di minacce all'interno di casa mia — non so da dove venivano — e siccome vengo da una cultura di partito e familiare per cui le minacce mi danno più forza, la cosa mi ha dato ancora più grinta e mi ha permesso di effettuare sfide vere e concrete per andare fino in fondo.
Questa documentazione distribuita questa mattina vergognosamente, l'avevo richiesta ieri e mi è addirittura arrivato un documento che riguarda "Concessione petrolifera ad Api raffineria spa — prescrizione tecnico-amministrativa — senza l'ultima pagina dove è scritto chi è il funzionario che ha firmato e mi sembra una cosa poco corretta. Sono quei trucchi — perché se c'è stato errore, quando si manda per via e-mail o per fax si vede se i fogli sono arrivati tutti — inutili. C'è un passaggio fondamentale che è una presa in giro per tutti noi consiglieri regionali e mi divertirò a venire direttamente negli uffici e pretendere la documentazione immediatamente in visura, poi le fotocopie me le farò da solo.
La cosa fondamentale è che il tutto ha seguito una logica per cui questa concessione era un atto dovuto, per un motivo: perché era già stato scritto nel momento in cui era già stata data l'autorizzazione nel 2000, ma preparata prima, relativamente alla centrale termoelettrica Igc per due ordini di motivi. Primo, non c'è una società come la Texaco che a livello internazionale partecipa con 2.000 miliardi per l'impianto. Una società del genere, multinazionale non entra con una minoranza: se non ha certezze e garanzie che il tutto vada ad operare in un certo modo. Una grande imprese che entra in società con l'Api la quale è grande, è immensa, ma a livello internazionale è una piccola pulce nel mantello di un cavallo, pertanto niente di particolare. Quella società, nel momento in cui ha fatto questo tipo di investimento sapeva con certezza — chiese direttamente, prima di avere tale certezza, ma il tutto era nato già nel 1994 — che avrebbe avuto la concessione per i vent'anni. Ma la raffineria era nella ragione delle cose, perché c'è un passaggio nella concessione petrolifera ad Api raffineria spa, prescrizione tecnico-amministrativa, al punto 2), in cui c'è scritto: "Nello stabilimento di Falconara, complessivamente gestito da Api raffineria di Ancona spa, dovranno essere utilizzati, per l'impianto di gasificazione e relativa centrale termoelettrica Igc esclusivamente prodotti derivanti dal ciclo di produzione della raffineria stessa". Voi avete dato nel 2000 un'autorizzazione ventennale per operare a questa Igc nella produzione di energia, che ha una funzione su sottoprodotti tossici — rifiuti nel senso più completo del termine — per attivare questo impianto di Igc. E cosa fanno, non vanno poi a rinnovare l'attività della raffineria stessa?
Oggi mi sembra veramente assurdo e ipocrita sentire interventi come quelli che ho sentito prima, così come, per fortuna è avvenuto un divorzio tra Rifondazione e la Cecchini, perché finalmente sanno a chi dare sempre le colpe: le colpe sono sempre della Cecchini. Cara Cristina, mi auguro che tu non diventi un grande politico di grosso peso a livello nazionale, altrimenti fari fallire l'Italia intera, poiché sembra che tutte le responsabilità che ha avuto Rifondazione comunista da quando è al governo già nella precedente Amministrazione siano responsabilità tua. Perché non dicono anche di chi sono le responsabilità di bilanci fallimentari cha ha avuto la Regione quando ha tenuto per cinque anni un assessore al bilancio che faceva capo a Rifondazione comunista?
Mi sembra assurdo che le responsabilità siano sempre date ad personam; le responsabilità debbono essere date prima di tutto a una Giunta, perché è veramente ipocrita sentir dire prima dall'assessore che lui è l'unico consigliere regionale che ha chiesto di discutere di questo problema per ben tre volte. Innanzitutto, un assessore non chiede, un assessore impone di discutere un problema, così come un consigliere chiede gentilmente i documenti e poi impone che i documenti gli vengano dati, perché c'è una prescrizione giuridica. Altrettanto può fare un assessore: chiede, ma poi impone una eventuale discussione.
E' ora di finirla di dire che attraverso l'attivazione di studi epidemiologici si cerca di andare a vedere se questa attività della raffineria debba andare avanti o meno. Questa è una presa in giro alle persone di buon senso. Siccome siamo qui in 40, inoltre ci sono i funzionari e saremo 45-50 tutti di buon senso, mi sembra che non sia giusto e corretto che siamo tutti presi in giro. Attraverso uno studio di questo genere avremo la possibilità di dimostrare — tra quanto, tra 10, 15, 20 anni — che quella parte deve essere chiusa perché sotto l’aspetto della salute è una cosa che non va bene? E chi si prende questa responsabilità? Non credo che ci sia una Commissione che possa dire con certezza "questi studi portano alla certezza concreta che questa struttura debba essere chiusa". Chi va a pagare eventualmente i danni che ne derivano? Per quale motivo nel 2000 è stata fatta una convenzione per l'Igc?
Capisco che non si possono fermare le cose quando già sono in moto. Ritengo che quello che ha detto prima il presidente del nostro gruppo Ciccioli sia una cosa su cui tutti noi dobbiamo riflettere e prendere atto che sono cose concrete. L'unica cosa che dico è basta con le ipocrisie, dobbiamo sapere che il tutto doveva avere un suo itinere, ma è immorale che in questo Consiglio le cose vengano discusse il giorno dopo che sono firmate>. In questo caso non mi sta assolutamente bene, così come non mi sta assolutamente bene che addirittura vengano portati avanti dei discorsi per cui le produzioni di energia elettrica vengano poi rivendute all'Enel con dei prezzi notevolmente superiori, cioè i prezzi già stabiliti ai quali l'Enel deve acquistare sono notevolmente superiori ai costi e ai prezzi per gli acquisti di energia. Cari signori, qui in parecchi debbono rivedere il loro credo, debbono rivedere le politiche energetiche che sono state sbagliate addirittura venti anni fa, non oggi.
Ricordo che per motivi professionali feci lavori a Montalto di Castro e nelle zone limitrofe. Quello doveva essere un centro per la produzione di energia derivante da una centrale atomica. Ricordo che avevo fatto quei lavori, poi improvvisamente fermarono il tutto, l’energia non poté più essere prodotta con quel sistema. Allora, negli anni '83-'84 costava esattamente due miliardi al giorno tener fermi i cantieri per vedere che cosa dovevano fare di quella centrale. Oggi mi sembra immorale che andiamo a produrre energia che ha dei costi notevolmente superiori a quelli che si avrebbero acquistando energia direttamente dal mercato, perché quel sistema porta vantaggio solamente a chi la produce e non ai cittadini.
E allora, ritengo che non solo non ci debba più essere una discussione due giorni dopo che è stata firmata una convenzione, ma ritengo che non ci debba più essere una discussione che comporta divisioni in funzione delle colpe che possono esserci da parte di coloro che possono avere occupato posizioni ieri o ieri l'altro. La responsabilità è di questa Amministrazione che ci ha portato discutere qualcosa che era già ben definito e non ha accettato alcun suggerimento e non ha nemmeno fatto una discussione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Questo problema complesso, tecnico e scientifico, oggi assume un valore politico, anzi quasi esclusivamente politico, dopo la decisione dei Verdi di uscire dalla maggioranza. L'obiettivo della concessione in un sito che dovrebbe essere dismesso, per noi Comunisti italiani vuole in primo luogo mettere in sicurezza, interna ed esterna, tutta la situazione. Non bisogna mai separare lo sviluppo economico e l'occupazione dalla sicurezza nei luoghi di lavoro. La sicurezza, a prescindere dall'ubicazione del luogo, in questo caso della raffineria, perché il problema ha assunto una drammatizzazione a seguito degli incidenti mortali dell'agosto 1999 e anche il programma di "Marche democratiche", giustamente ha recepito quella drammatizzazione ma, ripeto, quei morti purtroppo ci sarebbero stati a prescindere dall'ubicazione della raffineria e anche se essa fosse stata in mezzo al deserto o nell'oceano, senza sicurezza interna ed esterna tutto sarebbe stato come prima. Oggi dobbiamo andare ad una gestione politica più conseguente.
Era giusto fare il Consiglio regionale prima di questa discussione, c'è stata una sottovalutazione complessiva da parte della Giunta e della maggioranza, tuttavia oggi la richiesta di discussione appare strumentale, perché il percorso è iniziato tanto tempo fa e uno degli altri obiettivi che bisogna evitare era ed è quello del silenzio-assenso, vale a dire mettere in piedi un percorso formale che non porti l'azienda ad avere le amni libere, perché insieme alla incompatibilità del territorio può esserci un altro elemento: quello dell’illiberismo infruttuoso che in realtà, a lungo andare può portare all'indifferenza.
Nell'incertezza delle competenze credo che questo percorso sia il più serio, il più congruo: non partiamo dall'oggi, ma oggi vengono compiute delle scelte che sono più puntuali nell'incertezza delle compresenze, perché in assenza di una normativa certa ed in virtù di una devolution che il Governo di centro-destra vorrebbe portare, mettendo le Regioni, all'interno di scelte significative, l'una contro l'altra, in realtà credo che il richiamo ad una competenza statale, in generale, sulla situazione dell'energia dovrebbe essere il più proprio. Dobbiamo quindi andare ad una concessione seria, per obbligare alla bonifica e al risanamento dell'area al termine della durata della concessione stessa, dobbiamo evitare l'esperienza della Fim di Montemarciano, dove alla dismissione non è seguita la bonifica dell'area, tant'è che essa è tuttora altamente inquinata. Bisogna porre — ma bisogna essere più precisi nel corso della concessione — prescrizioni verificabili con un percorso tecnico ma anche istituzionale, di partecipazione dei cittadini, delle forze sociali, delle forze scientifiche ed in primo luogo delle istituzioni democratiche. Occorre recuperare un percorso diverso, con il Comune di Falconara in primo luogo, che è il più esposto e il più sotto pressione da questo punto di vista, ma anche con la Provincia di Ancona, in una intesa fra istituzioni e non in una competizione tra istituzioni antagoniste, proprio perché, se si dissente sul merito, questo dissenso non può essere scaricato in maniera strumentale su un altro merito.
La decisione dei Verdi di uscire dalla maggioranza, a questo punto aggiunge un problema, una questione politica: si esce dalla scienza e dalla tecnica. Non spetta a me dire se i Verdi abbiano sbagliato o no a passare all'opposizione, tuttavia esprimo un rammarico politico sul fatto che una forza coerente dell'Ulivo abbia fatto questa scelta, tanto più in una situazione ormai pre-elettorale che vede il centro-sinistra delle Marche in forte avanzata e non vorremmo che, rispetto all'avanzata nei Comuni, nelle amministrative si potesse dare, con atti impropri, istituzionali e politici, forza ad una destra pericolosa anche nelle Marche, in cerca di rivincita.
Mi auguro che i Verdi possano rivedere tale posizione anche nel merito, perché la politica dovrebbe accorciare li divario tra necessità e possibilità. Se oggi la necessità della chiusura della raffineria Api e della dismissione, che comunque è nella previsione futura non è all'ordine del giorno, non esiste — anche perché non esiste un piano serio né occupazionale né energetico, da questo punto di vista — si deve comunque riconoscere, e noi Comunisti italiani lo facciamo, che esiste una possibilità per rendere più sicura e compatibile, con serie prescrizioni, quell'industria.
Del resto sappiamo che, stante la realtà del paese, non secondo i desideri, una ipotetica ed immediata dismissione della raffineria dalla nostra regione significherebbe subito, portare il problema — e magari il danno — da un'altra parte dell'Italia o dell'Europa. Quindi "occhio non vede e cuore no duole?". No, dobbiamo lavorare anzitutto per la messa in sicurezza interna ed esterna e al termine della concessione, anzi un anno prima, la proprietà deve consegnare al soggetto pubblico e a tutti i cittadini un'area completamente bonificata a disinquinata. Questo, oltre alla sanità, è un passaggio molto difficile per la maggioranza di centro-sinistra. Le forzature programmatiche che pure ci sono state e ci sono, derivate anche dall'evoluzione delle cose, vanno, se possibile, programmate ma soprattutto hanno bisogno di una forte direzione politica.
Chi ha la responsabilità politica, interna istituzionale ed esterna dei partiti politici, non deve porsi l'obiettivo di perdere meno pezzi possibile, ma condurre la coalizione, tutta la coalizione, all'obiettivo finale. Non sono i richiamo alla disciplina a rafforzare Giunta e maggioranza. Insieme all'obiettivo programmatico esiste oggi, sia per il bipolarismo che noi non abbiamo voluto ma che esiste, sia per la pericolosità della destra, anche nelle Marche, l'obiettivo politico della tenuta di un quadro plurale ma unito, che va oltre il fatto specifico. Si impone, dopo la sanità e il rinnovo della concessione all'Api, quella verifica programmatica e politica che i Comunisti italiani avevano chiesto un anno e mezzo fa e che gli altri partiti della coalizione avevano allora negato, una verifica non per rimettere mano agli assetti di Giunta, perché siamo fuori tempo massimo. Se la coalizione avesse dato ascolto alla nostra analisi, forse a quest'ora, anzi ne sono certo, molti problemi che ci sono non ci sarebbero stati. Ma una verifica programmatica e politica per sintonizzarsi meglio sul programma e riprendere un lavoro unitario e di pari dignità tra tutte le forze politiche. Guai guardare, come è stato invece fatto, con l'ottica della sufficienza o dell'autosufficienza numerica. Tanto più che questa condizione — lo dico senza polemica — non la può porre chi a livello nazionale è stato causa della rottura e chi diceva che destra e centro-sinistra pari sono, e a livello regionale è stato oggetto della crisi. I numeri in politica sono decisivi e noi siamo spietati nell'analizzare questi rapporti di forza, ma da soli i numeri non bastano. Come pure non bastano il programma ed il richiamo retorico al programma medesimo come certificato per stare o non stare in una maggioranza e in una Giunta. Se così fosse ci sarebbero crisi continue. Senza una coesione politica e programmatica saremo sempre di fronte a contraddizioni ed anomalie. Nelle Marche, ad esempio, sono più organici all'Ulivo i consiglieri di Rifondazione, oggi, che non i Verdi, anzi Rifondazione governa qui nelle Marche con la parte più moderata dell'Ulivo: Ds, Margherita e Sdi. Con ciò il programma — vedasi Asur — non c'entra nulla.
Nessuno può porre oggi condizioni. Io, anche in rappresentanza dei Comunisti italiani prendo atto positivamente della svolta a livello nazionale compiuta da Rifondazione, che vuol aprire un confronto con l'Ulivo. Noi, per la verità questo confronto non l’abbiamo mai negato. E' una svolta, perché fino a ieri l'Ulivo e il centro-sinistra venivano visti come una gabbia da distruggere, invece oggi vediamo che questa politica di centro-sinistra, proprio sul rinnovo della concessione dell'Api ha una validità progressiva, innovativa e nella coalizione dell'Ulivo e del centro-sinistra bisogna rafforzare la sinistra di questa coalizione, altrimenti, cari amici e compagni, per i programmi e i proclami e i posti che ottiene, questa politica, è costretta di fatto ad accodarsi al centro-sinistra ed all'Ulivo. Dobbiamo quindi lavorare a partire da questo passaggio stretto, qui nelle Marche, della concessione all'Api, una concessione progressiva che va verificata giorno per giorno con gli strumenti tecnici ed istituzionali possibili, per rinconquistare il Governo del paese come mezzo per risolvere i problemi e non come un fatto fine a se stesso. Le svolte si fanno per andare al Governo, non certo per passare all'opposizione. Non per passare all'opposizione, infatti, si possono risolvere meglio i problemi, ma si deve vedere in una funzione di governo quella realizzazione dei programmi.
I Comunisti italiani tentano di avere una politica complessiva, non di vedere il centro-sinistra caso per caso, come in realtà qualcuno fa, ma come una strategia generale che oggi non ha alternative nelle Marche. Per questa politica c'è bisogno di tutti, anche dei Comunisti italiani di cui non ci si può ricordare solo quando gli altri perdono i pezzi.
Abbiamo un'analisi politica su modello economico e sociale della destra, non siamo quindi né la mosca cocchiera, né la Croce Rossa, né i pompieri.
Questa volta la verifica si deve fare sul serio, con una proiezione regionale, dove occorre abbandonare discriminazioni ed arroganze, come è avvenuto anche di recente qua e là nelle Marche, altrimenti — e lo dico, anche qui, in maniera politica pacata — sarete voi partiti più grandi del centro-sinistra a passare all'opposizione dell'Ulivo e del centro-sinistra medesimo e a favorire l'avvento della destra che nelle Marche, seppur divisa, ha una concezione alternativa e devastante della società.
So che nessuno vuole questo, quindi tutti insieme facciamo seguire alle parole i fatti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Questa discussione sull'Api è l'ennesima occasione per riflettere sui rapporti tra la politica e l'economia. E' stato già accennato. Leggo tra l'altro un volantino del Wwf, intitolato "L'insostenibile pesantezza dell'Api", sul quale in qualche modo si richiama la responsabilità della coalizione di centro-sinistra che, fatta eccezione per pochi elementi — e si citano i verdi, ma anche Cristina Cecchini — non è stata coerente con quanto promesso nelle elezioni del 2000. Questo potrebbe essere un fatto interno al centro-sinistra. Se quel volantino dice almeno una parte di verità, è chiaro che una parte consistente di cittadini ambientalisti, sensibili alle tematiche dell'ambiente della nostra regione, vedono la svolta di oggi come un tradimento. E' un dibattito che continua, io ho ascoltato gli interventi di amici dei Verdi, di Procaccini, di Cristina Cecchini, è chiaro che è un dibattito che continuerà e che ha toccato toni che, se sono sfuggiti all'attenzione di qualcuno sono sicuro che saranno punto di riferimento per il dibattito anche futuro, però quello che mi interessa capire nel rapporto tra politica ed economia, è che credo siamo di fronte a due eccessi. Eccesso è stato quello di D'Ambrosio e coalizione nel 2000, a promettere una linea dura sull'Api ed eccesso probabilmente oggi, se non nel merito sicuramente sul metodo, ad andare ad affrettare la concessione rispetto al dibattito che si sapeva si sarebbe dovuto sviluppare in Consiglio perché c'era una richiesta precisa. Quindi c'è qualcosa di anomalo nel rapporto tra i politici che governano la nostra Regione e il mondo dell'economia. Non si capisce se è uno sparare forte all'inizio per poi riservarsi tutti gli spazi di mediazione e quindi di consenso. Su questo so benissimo che il centro-sinistra è maestro: ogni volta che ci si rivolge a due categorie, a due target diversi di personaggi e di elettorato, economia e mondo cattolico, il centro-sinistra spara subito su posizioni ideologiche di grande distanza e dopo una mediazione più o meno frettolosa riesce a venire incontro alle esigenze di questi settori.
Questo fa parte della politica, non ci scandalizziamo, sicuramente sul metodo oggi ci troviamo di fronte a una situazione alquanto paradossale, nella quale il centro-sinistra, secondo le promesse che ha fatto, spero che risponderà nelle proprie sedi politiche con chi crede e quanto vorrà.
Per quanto ci interessa invece come Udc voglio far notare che in questi tre anni abbiamo molto ascoltato il mondo dei cittadini, delle associazioni, dei lavoratori, dei sindacati che ruotano attorno all'universo Api e sicuramente ne abbiamo tratto una conclusione ben precisa, che si basa su tre elementi: il lavoro che dà l'Api a tanti lavoratori, quindi a tante famiglie; la necessità di una sicurezza sul lavoro, quindi una battaglia sulla sicurezza dei lavoratori, che mi sento di ripetere per il mio gruppo consiliare con forza; la tutela dell'ambiente, della salute, quindi la possibilità di bonificare in maniera sempre più consistente ed incisiva l'ambiente interno ed esterno all'Api.
Nel merito, la convenzione che è stata firmata a margine della concessione, non ho capito se come presupposto o come conseguenza, a me come cittadino e come consigliere regionale soddisfa, quindi una convenzione sulla quale concordo, perché comunque fissa degli obblighi di controllo e di vigilanza reciproci. Su questo, Presidente, voglio lanciare un appello. Ci sono tante richieste di partecipazione a Commissioni, a comitati, remunerati o meno non lo so, io chiedo che nel comitato per il monitoraggio continuo delle politiche ambientali, energetiche, di investimento, di sicurezza del lavoro e dell'ambiente dell'Api — questo chiedo con forza, non mi vergogno se scaturirà una lottizzazione di posti — la minoranza di questo Consiglio sia ufficialmente rappresentata. Lo so che sono organismi tecnici, ma credo che la presenza di personaggi politici in questo comitato dobbiamo assolutamente consentirla. Se non è scritto lì lo schema della composizione del comitato che dovrà vigilare, chiedo tutti gli emendamenti possibili perché la minoranza e la maggioranza di questo Consiglio siano rappresentate. Questa è la concessione più importante di questa legislatura, forse lo sarà per decenni, quindi non ci vergogniamo a far partecipare politici a un'attività di vigilanza autorevole — Regione, Provincia e Comuni — ma lo chiedo con forza soprattutto per la Regione. Certo è imbarazzante la posizione del sindaco di Falconara — fa parte della politica — che ha imbastito su questo una campagna elettorale forte e oggi si trova spiazzato e smentito dalla sua coalizione,. E' un fatto molto imbarazzante e non so su questo Carletti come reagirà, ma sappiamo che l'attività di "digestione rospi" in questi giorni è molto attiva, quindi, probabilmente, Carletti digerirà anche questo forte schiaffo della Regione, non vorrei essere nei suoi panni.
Una cosa sulla quale credo di far rabbrividire gli amici Verdi, non so se della sinistra, non ho capito bene se l'intervento di Ricci volesse toccare con forza questo aspetto. Oggi abbiamo parlato di Api anche come polo energetico, siamo di fronte alle difficoltà più strane, ma comprensibili e incomprensibili, sicuramente tutte accettabili, sul tema della strategia energetica della nostra regione. Sappiamo quante difficoltà, sull'eolico. Johannesburg ci invita ad incrementare e implementare la direttiva dell'eolico, ma sappiamo le difficoltà della soprintendenza, della Regione stessa, dei Comuni, quindi sembra una via non praticabile. Ho seguito la battaglia importante degli amici del gruppo Verdi per l’implementazione e l'incrementazione della politica dell'energia solare, che condivido in pieno. Ma quando ci troviamo di fronte a vicende tipo Api e a tante altre vicende, anche economiche, credo che vada riconsiderata la vicenda del nucleare nel nostro paese. Quando c'è stato il referendum nel 1987 o ho votato contro il nucleare, però bisogna anche chiarirsi sul fatto che oggi, purtroppo, ai confini del nostro paese ci sono decine di centrali nucleari, che la nostra dipendenza nei confronti del petrolio è pericolosissima, che altre fonti, seppur legittime, affascinanti, pulite, accettabili non riusciranno a coprire quella dipendenza. Siccome la Regione Marche sta discutendo, ancora, del piano energetico — mi pare che non ci sia ancora la luce su questa vicenda, sullo studio che è stato commissionato all'università di Ancona — credo che sia il momento, purtroppo, di riconsiderare che l'energia nucleare, forse, oggi è un'energia più sicura e più pulita di altre e comunque non espone il nostro paese a pericolose dipendenze. So che così dicendo faccio scandalo, perché dopo 16 anni sono un "pentito" sulla votazione per il nucleare, ma quando parliamo dell'Api, di cogenerazione, di strumenti che sono sicuramente preoccupanti per l'ambiente e il territorio, credo che la politica della centrale nucleare sia oggi una politica da riconsiderare. Voglio sottolineare che la Francia è stata governata dalla sinistra, un governo nel quale sono stati presenti anche ministro del Partito comunista e non ha rinunciato alle centrali nucleari, anzi le ha implementate nel periodo di Mitterrand, acquisendo oggi un'autonomia di tutto rispetto e anche di tutta sicurezza, perché grazie a Dio non abbiamo mai avuto dalla Francia problemi e in questi giorni stiamo acquistando l'energia delle centrali nucleari francesi.
Come vedete sono aspetti che se non consideriamo nella loro complessità non ne veniamo fuori. Oggi ci troviamo di fronte a una contraddizione politica forte, che naturalmente investe il dibattito dentro la maggioranza. Presidente D'Ambrosio, io avrei evitato la firma della concessione prima di questo Consiglio, si poteva comunque fare domani mattina, non sarebbe successo nulla di strano. Nel merito sono d'accordo con la convenzione e con gli obblighi che vengono fissati di controllo, di vigilanza, di investimento dell'azienda per quanto riguarda la sicurezza del lavoro e l'ambiente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Signor Presidente, vorrei partire in questo mio intervento dalla questione di metodo che è stata sollevata nella discussione da una parte della minoranza. Credo che sia obiettivamente difficile poter addebitare al Presidente, alla Giunta o alla maggioranza nel suo complesso la responsabilità del fatto che noi discutiamo oggi la mozione dopo che è stata rinnovata la concessione all'Api. Potremmo anche discutere sul fatto che si poteva arrivare a domani, non credo che questo avrebbe cambiato la sostanza, ma rispetto a questa questione di metodo in vero difetto è quella parte dell’opposizione che ha proposto una mozione tardi, fuori tempo massimo, perché tutti conoscevano i tempi relativi al pronunciamento sul rinnovo della concessione, lo scrivete anche voi nella vostra mozione, dicendo per la verità anche una cosa che non corrisponde al vero, perché la mozione da voi fatta il giorno 17, dice che i termini di 380 giorni "stanno per scadere"', quando invece erano già scaduti di almeno 2 giorni. Quindi è quella parte dell'opposizione che ha sottoscritto e presentato la mozione fuori tempo massimo che dovrebbe, da questo punto di vista, fare mea culpa. Probabilmente An, il gruppo che sostanzialmente, insieme all’Udc, ha sottoscritto quella mozione, ha aspettato il passaggio all’opposizione della collega Cecchini che mi pare — così per le vicende della sanità e così per questa cosa — stia diventando il vero capo di tutta l’opposizione in questo Consiglio, però al di là delle battute credo che il problema, se vogliamo essere sinceri, non è tanto di metodo, di forma, anche se questa è importante, credo che il problema vero sul tema che discutiamo oggi sia un problema di sostanza, di merito e a me pare che sul merito si siano confrontate non da oggi ma ormai da tempo, due linee, una che vedeva una posizione rigida nel non rinnovo della concessione e quindi della proposta di una indeterminata delocalizzazione di quella struttura industriale e dall’altra parte chi sosteneva che il rinnovo era possibile pure accompagnato da forte prescrizioni, anche da un protocollo d’intesa che vincolasse e impegnasse per i prossimi mesi e per i prossimi anni di validità della concessione la stessa impresa dell’Api.
La posizione dei Ds è da sempre orientata a questa seconda ipotesi, pur partendo dal riconoscimento di alcune questioni che anche qui sono state sollevate, che noi riteniamo prioritarie, su cui occorre ragionare, su cui c’è una preoccupazione che riguarda soprattutto i temi relativi alla difesa dell’ambiente, della salute e della sicurezza, sia all’interno che all’esterno dell’azienda, quindi una questione che riguarda tutta quell’area e tutti quei cittadini.
Queste sono le preoccupazioni di tutti noi e le preoccupazioni che il nostro partito ha messo all’apice della propria attenzione.
Va detto, tuttavia, che la strada del non rinnovo e della localizzazione rappresenta un’alternativa quanto meno non realizzabile nel medi periodo, perché lascerebbe completamente senza soluzione alcuni problemi che sono invece problemi di straordinaria importanza. Penso alla questione relativa all’occupazione: quale soluzione verrebbe data dal non rinnovo della concessione a questo problema, alle centinaia di lavoratori dentro l’azienda e alle altre centinaia che sono collegati indirettamente a quell’attività e che sono una ricchezza per l’economia di quella città e di quell’area? Così come non c’è risposta a come verrebbero risolti i problemi fondamentali come quelli della bonifica del sito, del risanamento o dello smantellamento degli impianti. Procaccini ricordava giustamente prima la vicenda dell’ex Fim di Porto Sant’Elpidio che da questo punto è emblematica: un’azienda di concimi chiusa da decine di anni, e ancora oggi non si riesce a trovare una soluzione sia per gli impianti, sia per il risanamento e la bonifica di quel tratto di litorale che è importantissimo per il futuro sviluppo turistico di quella zona.
Noi crediamo, come Democratici di sinistra, che il percorso seguito dalla Giunta sia stato giusto, oltre che realistico. Non vedo contraddizione rispetto al programma del centro-sinistra con il quale ci siamo presentato agli elettori nel 2000 e che abbiamo riconfermato nella prima seduta di questo Consiglio, come non vedo la contrapposizione tra questa scelta con quella del piano regolatore generale di Falconara che disegna una prospettiva di medio e lungo periodo, come alternativa alla localizzazione dell’Api in quel sito .
Quindi la scelta seguita ha mirato da una parte a garantire l’occupazione di centinaia di lavoratori, una prospettiva economica per centinaia di famiglie di quell’area, dall’altra parte obbligando la ditta, attraverso le prescrizioni e il protocollo d'intesa a rispettare alcune questioni fondamentali come quelle della sicurezza, del risanamento e della tutela ambientale, tra l’altro introducendo alcuni elementi di controllo e di garanzia che vorrei risottolineare rispetto a quello che ha già fatto cui l’assessore Amagliani, perché nel protocollo d'intesa viene previsto, ad esempio, il monitoraggio continuo del rispetto delle prescrizioni, viene prevista la costituzione di una commissione tecnica permanente e la possibilità concreta, reale di sanzioni per il non rispetto delle prescrizioni da parte della ditta.
Vorrei concludere questo mio intervento dicendo che questa maggioranza regionale non si è sottratta, anche rispetto a un problema così importante e delicato, alle proprie responsabilità, ha fatto una scelta responsabile. Voglio dire altrettanto chiaramente che anche se altri livelli istituzionali — mi riferisco alla Provincia di Ancona — hanno assunto in quest’ultima fase un atteggiamento che io vorrei definire “pilatesco”, noi riteniamo sbagliato tale atteggiamento, perché- soprattutto avviene dopo un percorso che è stato condiviso da tutti, dall’Amministrazione regionale come dall’Amministrazione provinciale e anche dal Comune di Falconara Marittima.
Mi auguro che questa situazione possa essere recuperata e questa posizione incomprensibile dal punto di vista politico, oltre che di merito, della Provincia di Ancona, possa essere rivista. Del resto, nella nostra risoluzione sottolineiamo anche questo aspetto. Un’ultima cosa che mi sento di dire, è che ancora una volta, come abbiamo visto per la sanità, anche sulla questione dell’Api l’atteggiamento del centro-destra è un atteggiamento pieno di contraddizioni al suo interno, con una posizione di An che va a rimorchio di altre posizioni, di altri consiglieri, che pone un problema di metodo ma non dice niente sulla sostanza e addirittura risolleva questioni a livello scandalistico come quella dei buoni benzina che è un problema abbondantemente chiarito e, oltretutto, chi ne è interessato si è mosso nel pieno rispetto della legge, come tutti conosciamo.
Voglio sottolineare un atteggiamento che mi sembra più responsabile, corretto e coerente, sostenuto dal gruppo di Forza Italia che ha detto una parola chiara, esplicita nel merito della questione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cesaroni.

ENRICO CESARONI. Se fosse stato Presidente Ciccioli, forse oggi non avrei potuto parlare.
A me dispiace che proprio Ciccioli abbia fatto certe affermazioni, accusando alcuni consiglieri di avere ricevuto buoni benzina dall’Api, come Ciccioli li ha ricevuti da altre parti, perché l’Api non è un’azienda diversa dalle altre. Un consigliere regionale è diverso che si chiami Ciccioli o Cesaroni. Io non mi vendo per un buono benzina, le mie idee le porto avanti da sempre, da prima dei buoni benzina, perché sono dieci anni che difendo la concessione prima della turbogas, che Ricci condanna dicendo essersi trattato di un errore della Regione Marche, e oggi la raffineria Api in quanto ne sono sempre stato un sostenitore sia a livello provinciale che regionale, anche in Consiglio provinciale. Spesse volte ho visto l’assessore Amagliani, in Provincia, dall’altra parte fare battaglie, mentre io ero a difesa della situazione-Api. Oggi sono soddisfatto che l’assessore Amagliani abbia cambiato rotta. Io sono d’accordo sul rinnovo della concessione, l’ho sempre sostenuto, anzi critico fortemente l’operato della Giunta regionale quando ha sospeso la concessione che aveva dato il Ministero dell’ambiente. Oggi avete sospeso un’autorizzazione che aveva rilasciato il Ministero, dando incarichi, tra Comune, Provincia e Regione per alcuni miliardi di vecchie lire, per studi, progetti su quella zona, per la salvaguardia e la tutela dell’ambiente. Dopo 4-5 anni sono stati fatti studi e ancora continuiamo a fare delibere per dare incarichi per studi. Questo mi sembra troppo, Amagliani, perché se andiamo a vedere gli studi fatti dal Comune di Falconara Marittima, dalla Provincia di Ancona e dalla Regione Marche, ne abbiamo una stanza piena. Possiamo fare a meno di fare altri studi, perché forse ne abbiamo anche troppi. O forse dipende da chi fa gli studi, per quanto riguarda il risultato. Su questo io ho qualche dubbio.
Critico fortemente l’operato del sindaco di Falconara perché lui si credeva padrone di Falconara, quando questa concessione la rilascia la Regione Marche. Sono tre-quattro anni che sulla stampa faceva il bello e cattivo tempo, come fosse lui il padrone di Falconara. Ha fermato voli, l’aeroporto, ha bloccato tutto. Un sindaco che si può permettere tutto e altrettanto ha fatto il presidente della Provincia Giancarli, che in un primo momento ha difeso il non rinnovo della concessione, poi, dopo un breve periodo di tempo, dopo dibattiti in Consiglio provinciale ha detto che era d’accordo e sosteneva il Presidente D'Ambrosio nel tavolo di concertazione sul rinnovo. Oggi Giancarli non so dove è andato a finire, perché quando c’è da votare e da prendere una decisione lui non c’è mai, perché così fa il doppio gioco: dice una cosa quando sta in mezzo ai cittadini, quando si deve prendere le responsabilità non c’è. Troppo facile, per Giancarli. Io sono un consigliere provinciale, lo incontro in Consiglio provinciale, so chi è Giancarli. Purtroppo questo mi dispiace, perché prima sembrava che fra il Presidente D’Ambrosio e Giancarli ci fosse un accordo fra Provincia e Regione per questa concessione. Io sono il primo a chiedere prescrizioni forti rispetto alla salvaguardia della sicurezza e dell’ambiente, perché è giusto che sia così, anzi sono d’accordo con il collega Massi a chiedere che nella commissione di controllo vi siano i politici, sia di maggioranza che di opposizione, della Regione Marche, perché è utile a tutti. Mi pare però che qui, maggioranza e opposizione siano un po’ trasversali, quindi io dico che debbano esserci maggioranza e opposizione nel senso di due pensieri differenti, altrimenti rischiamo di mettere due persone che, anche se appartengono rispettivamente a maggioranza e opposizione, la pensano allo stesso modo.
Condivido la posizione di Moruzzi, perché è stato coerente, ha portato avanti il proprio principio fino alla fine. Non dico questo perché è uscito dalla maggioranza, ma perché ha portato avanti la sua idea, come ho fatto io che porto avanti la mia idea da dieci anni. Io ero per la concessione da subito, senza spendere miliardi, anche perché alla regione Marche serve la raffineria Api, non viceversa, per lo sviluppo socio-economico che provoca al territorio, per l’occupazione, per tutto, basta che vi siano criteri e controlli ben precisi.
Chiedo che quando si portano avanti iniziative, siano quelle e non che, in base al posto in cui uno siede si cambi opinione. Condivido quello che ha detto Brini, che il Presidente D'Ambrosio è stato molto furbo e intelligente, dando l’incarico all’assessore all’ambiente Amagliani, perché era forse l’unica “mela marcia” che poteva creargli qualche problema per il rinnovo della concessione. Sarà stato un caso, comunque è stata una cosa giusta. Anche Rifondazione comunista dovrà abbozzare questa situazione, perché non era questa la posizione che aveva precedentemente. Rifondazione comunista, dopo che Amagliani fa l’assessore ha cambiato posizione, ma questo è giusto, perché qualsiasi persona intelligente può cambiare opinione. Amagliani, non puoi negare questo, perché ricordo le battaglie che abbiamo fatto, contro, in Provincia.
Un’altra cosa vorrei sottolineare: il discorso sulla sicurezza. Noi di Forza Italia abbiamo sempre detto che vogliamo un maggiore controllo su quella raffineria, un controllo tecnico e politico, perché abbiamo visto che i controlli tecnici spesso fanno riferimento a chi dà gli incarichi, a chi governa, quindi noi vogliamo sia il controllo tecnico che politico, perché voghiamo veramente tutelare gli interessi e la salute dei cittadini di Falconara e della Vallesina.
Sono certo che è un’azienda che può provocare problemi, rischi ambientali se non c’è il controllo, ma se c’è controllo tante cose le possiamo eliminare.
Chiedo fortemente al Presidente di istituire questo comitato di controllo, anche se è già stata rinnovata la concessione, documento che noi abbiamo ricevuto soltanto oggi, purtroppo. Comunque io sono ugualmente soddisfatto, perché il mio obiettivo era questo, cioè che si rilasciasse la concessione all’Api e per questo sono pienamente soddisfatto. Forse è stato un problema, più che per D’Ambrosio, interno a una forza politica di maggioranza, perché una mozione fatta dalla Cecchini che era fino a poco tempo fa in maggioranza, a un assessore all’ambiente come Amagliani ha fatto sì che Amagliani accelerasse i tempi e rilasciasse la concessione. Questa è la pura verità, Amagliani, hai accelerato i tempi, giustamente, perché la competenza è della Giunta, giustamente il Presidente D'Ambrosio ha rilasciato la concessione.
Non vorrei però che tutte le chiacchiere fatte in questo periodo di tempo e che continueranno nei prossimi giorni sulla stampa, fossero solo per una diatriba all’interno dei gruppi consiliari. La concessione era un atto dovuto, a mio giudizio. Io ho votato per il nucleare, quindi sono per la produzione di energia in Italia, non per portare la nostra valuta all’estero, comprando poi energia dalla Francia, senza tener conto che se succedesse qualcosa là, l’Italia sarebbe ugualmente danneggiata. Sono anche per dare altre concessioni, soprattutto per quell’energia eolica. Ultimamente vedo che si è bloccato tutto aspettando questo benedetto piano energetico regionale. Mi auguro che il piano energetico regionale venga adottato velocemente, in modo che veramente possiamo produrre energia, anche pulita, non solo quella dell’Api. Ho letto che nella concessione si dice: “l’Api può bruciare materiale derivante dalla raffineria, perché non vogliamo trasportare via mare oli combustibili”. Preferirei dare autorizzazioni e creare strutture che producano energia pulita, sollecitando l’approvazione del piano regionale energetico, perché tante aziende stanno aspettando la risposta dalla Regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Credo che si debba sottolineare con soddisfazione che mi trovo a parlare di una questione che riguarda il comune in cui sono nato e vissuto per 53 anni. Credo di avere vissuto sulla mia pelle una convivenza difficile tra un’azienda come l’Api e la comunità falconarese, tenendo conto che la comunità falconarese insiste su 25 chilometri quadrati e ha una densità di popolazione assolutamente inusitata per un comune normale.
Ho iniziato l’intervento facendo questa sottolineatura, perché a me sembra che il dibattito che si è sviluppato intorno alla questione Api abbia assunto delle caratteristiche e dei toni che, come in altre occasioni, hanno corso dietro più gli stati d’animi, più le strumentalizzazioni della politica piuttosto che una serie riflessione su come un impianto industriale come quello dell’Api debba poter convivere in un territorio e debba rapportarsi con la comunità che ospita un impianto come quello.
Vorrei sottolineare ai colleghi, che nel 1996, per la prima volta il Comune di Falconara Marittima stipulò una convenzione con la ditta, peraltro non rigettata dall’attuale Amministrazione comunale, in cui si chiamava la responsabilità dell’azienda non solo sulla necessità di una manutenzione e di una sicurezza nei confronti del territorio, ma per la prima volta si portava l’Api a dover investire nelle infrastrutture della città.
Ricordo che quella convenzione l’assessore Amagliani non l’aveva tanto approvata e c’era un dibattito intenso su come intessere nuovi rapporti con l’azienda, ma fu comunque l’inizio di un cammino che fino a quella data non aveva registrato altro che una quiescenza da parte dell’Amministrazione comunale, ma anche da parte della Provincia e della Regione, a quanto l’Api voleva fare nel sito in cui si trova. Pertanto l’espansione di questa azienda è avvenuta con l’approvazione dell’Amministrazione comunale, si sono fatte delle variazioni di piani regolatori per l’espansione dell’Api e venne addirittura alienato il mattatoio a Villanova perché l’Api espandesse la propria attività industriale;
Ma andiamo avanti. Nel 1998, presso l’Api venne firmato un accordo con una delle più grandi e importanti associazioni naturaliste del nostro paese, Legambiente, accordo che sottolineava che questa industria aveva le caratteristiche di sicurezza e di salubrità per quanto emetteva nell’aria, talché venne definita addirittura una delle raffinerie più pulite d’Europa.
Nello stesso periodo, intanto prendeva forma la costruzione dell’impianto di cogenerazione su cui nessuno è intervenuto a dire no, anzi proprio nel 1998 quell’impianto di cogenerazione venne additato come una necessità non solo per l’approvvigionamento energetico della nostra regione, di cui conosciamo le deficienze, ma venne assunto addirittura come un elemento di ulteriore sicurezza dell’ambiente perché le emissioni dei residui della lavorazione creavano più difficoltà di quanto con questo impianto si poteva realizzare.
Nel 19990 l’incidente. Guarda caso, nessuno ha valutato che la portata di quell’incidente dimostrò anche la possibilità di mettere in essere le sicurezze interne per poter far fronte a incidenti come quello, tant’è che l’incidente, purtroppo mortale, fu contenuto nelle sue proporzioni proprio perché scattò, almeno all’interno — non scattò all’esterno — la capacità di far fronte anche a incidenti grandi di quelle proporzioni. Da lì è partito lo scontro sull’onda dell’emozione che ha destato, inevitabilmente, la morte di quei due operai, ma gradatamente, dall’incidente si è passati poi alle polemiche più ampie e l’impresa da quel momento in avanti è diventata matrigna, un’impresa che non poteva più stare sul territorio del comune di Falconara. E’ quindi cresciuto uno scontro più sull’onda dell’emozione che della razionalità. Si è parlato di tutto e di più, tant’è che qualcuno ha addirittura pensato di delocalizzare l’impianto dell’Api. Io dico che coloro che pensano una cosa di questo genere non si rendono conto non solo di cos’è un’azienda di quel genere, ma non si rendono conto che questa strada è impossibile per un impianto di quel genere, addirittura qualcuno pensava di delocalizzare nella stessa regione Marche. Non riusciamo a delocalizzare una discarica, pensate quale Comune sarebbe stato disponibile ad accettare una delocalizzazione di questa natura.
Ma se ne sono dette di tutti i colori, addirittura si è pensato di poter superare l’impianto in poco tempo, senza sapere cosa significa superare un impianto di quel genere. Non solo, ma non si è più neanche tenuto conto di quello che era stato deciso sull’impianto di cogenerazione. Siccome ho fatto il sindacalista e con l’Api ho avuto vicende alterne, ho sempre combattuto certe modalità di gestire quell’azienda, quindi non avete in me uno che difende asetticamente l’azienda perché magari si prendono buoni benzina ecc. Credo di essere al di sopra di ogni sospetto, per dirvi che l’azienda fino a questo momento è stata completamente fuori dal dibattito e dal dialogo del territorio e nel momento in cui si è alimentata la polemica è diventata il bersaglio principale senza ragionamenti, senza rendersi conto di cosa si parlava.
Ecco perché dico che c’è stata strumentalizzazione del consenso, ecco perché non c’è stata quell’alleanza necessaria con le maestranze interne, perché nessuno ha più pensato che ci sono 1.500 lavoratori circa che quotidianamente hanno a che fare con quell’impianto e che andranno avanti ancora per anni, senza sapere che una tutela complessiva del territorio non può prescindere da quel rapporto necessario, di sicurezza, che parte assolutamente dall’interno dell’impianto.
Abbiamo corso dietro la strumentalizzazione, gli stessi partiti si sono spaccati, per cui anche in quest’aula coloro che parlano dovrebbero sapere, come io so, per quanto mi riguarda, le divaricazioni che esistono all’interno del Comune di Falconara circa l’atteggiamento nei confronti dell’Api, ma io credo che siamo incappati, ancora una volta, in una situazione di incapacità a gestire politicamente una cosa di questo genere, così come è successo nella vallata dell’Aso, allorché abbiamo impedito la costruzione di un impianto a metano di cogenerazione e ancora si va avanti con il gasolio, perché la strumentalizzazione politica non ha consentito di raggiungere quel risultato che avrebbe portato più salubrità all’ambiente e avrebbe garantito più energia. Ecco perché io dico che chi parla di queste cose senza rendersi conto dei risvolti che esistono intorno a un impianto del genere fa demagogia e non si rende conto delle questioni.
Non vado poi a parlare del problema dell’occupazione, perché è sotto gli occhi di tutti l’impossibilità di ripristinare a Falconara tanti posti di lavoro quanti ne garantisce quell’impianto. Sarebbe pura follia.
Ma al di là di tutto questo, la cosa che vorrei sottolineare, proprio per il fatto che ho vissuto tanti anni a Falconara, è che fino a che c’era l’emergenza vera e abbiamo respirato quello che abbiamo respirato in quella città, nessuno ha sollevato il problema ambientale, e invece doveva essere sicuramente sollevato. Ma oggi che riusciamo a contenere gli effetti della produzione dell’Api e sappiamo che siamo abbondantemente sotto i livelli che la legge prescrive per le emissioni di un impianto di quel genere — lo sanno tutti — solleviamo il problema di natura ambientale, senza pensare che se avessimo partecipato tutti in maniera corale a quanto è stato fatto dall’assessorato e dalla Giunta regionale, cioè mettere sotto controllo l’impianto, avremmo sicuramente giocato una partita in avanti e non indietro e avremmo sicuramente portato più vantaggio alla comunità locale, visto e considerato che oggi ha ritenuto opportuno defilarsi, per rendersi agli occhi dei cittadini scevra da ogni peccato.
Non si è mai riusciti, nel nostro territorio nazionale, a realizzare una convenzione di questa natura, non si è mai riusciti a mettere effettivamente sotto controllo una situazione di questo tipo. E’ chiaro che con la convenzione e l’accordo parte un percorso a cui dobbiamo essere fedeli, ma mai si è realizzata una cosa di questo genere e invece siamo qui a lacerarci, senza pensare che potevamo tutti quanti raggiungere un risultato migliore, forse.
Ecco perché stigmatizzo le posizioni di quelle amministrazioni che non hanno voluto fino in fondo partecipare a questa convenzione, dico che è bene che si ripensi su questo, è bene riannodare il dialogo, perché è fondamentale se vogliamo effettivamente trarre vantaggio dalla convenzione che abbiamo firmato. Faccio appello anche agli amici verdi di trarre vantaggio da questa iniziativa. L’ho raccomandato al capogruppo Moruzzi, quando gli ho chiesto di giocare in avanti la partita con l’Api e non arroccarsi dietro delle prescrizioni sanzionatorie, visto e considerato che in mano, ancora per poco tempo, purtroppo, abbiamo noi la concessione nei confronti dell’Api, poi quando la concessione tornerà a Roma tutti sappiamo che le cose che abbiamo realizzato oggi con la convenzione e con l’accordo non saremo più in grado di controllarle, magari. Vorrei che anche la minoranza dicesse qualche cosa rispetto alla decisione di riportare a Roma una cosa di questa natura, che ha sempre garantito poco le comunità locali, perché le decisioni locali, purtroppo, non tengono conto, come abbiamo fatto noi, della necessità di avere garanzie sufficienti per poter gestire un rapporto di questa natura.
Ecco perché faccio appello al gruppo Verdi di percorrere con noi il cammino dell’accordo, per fare in modo che tutte le parti dell’accordo stesso siano rispettate e per riuscire a dialogare nuovamente con un’azienda che ha bisogno di essere integrata nel territorio e spero che anche il Comune di Falconara Marittima ripensi alla sua posizione perché possa trarre vantaggio, vista la convenzione del 1996, dalla presenza di uno stabilimento di questa natura, perché è giusto che parte degli utili che l’Api realizza con la sua presenza a Falconara siano riversati a favore della comunità che ospita un impianto di quel genere.
Nel sottolineare la positività della conclusione di questo accordo, do atto all’assessore di essere stato coerente con quanto la maggioranza aveva stabilito e credo che da oggi parta un impegno — speriamo che il Governo centrale non bypassi questa nostra responsabilità — per fare in modo che un impianto del genere rispetti tutte le prescrizioni e consenta una migliore vivibilità della comunità falconarese.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la prosecuzione della seduta, per terminare la trattazione del punto all’ordine del giorno.

Il Consiglio approva

Ha la parola, per fatto personale, il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Non ritengo che ci sia un fatto personale da segnalare, tranne che, se mi chiamate a farlo, vorrei dire a D’Angelo perché siamo qui. Siamo qui, perché dopo avere inviato una lettera a tutti i membri della ex mia maggioranza, con la quale chiedevo prima di essere invitata in maggioranza a discutere, poi di discutere in Consiglio regionale... Anzi, gli avevo detto che era lui, in quanto presidente della commissione ambiente, il soggetto più idoneo a convocare il Consiglio regionale. Dopo avere aspettato dieci giorni non ho avuto alcuna risposta. Per questa ragione è chiaro che l’invito è stato rivolto all’allora minoranza. Siccome i fatti politici hanno un qualche senso, nel frattempo mi sono ritrovata in minoranza, perché cumulando le questioni dell’azienda sanitaria unica più le questioni dell’Api ce n’era quanto basta per lasciare il partito di Rifondazione comunista come ipotesi futura, quando eventualmente la magistratura avesse risolto la mia questione, lasciando la maggioranza che non condivideva più un programma presentato agli elettori. Vorrei dire a Brini che questa maggioranza non ha bisogno del suo soccorso che ogni tanto arriva, siamo in un’aula in cui la maggioranza è così ampiamente tranquilla, tanto che qualcuno ha appena abbandonato la seduta perché non c’è problema a far passare la mozione.
L’unica ragione per la quale avevo chiesto di intervenire era questa. Qui si dice “abbiamo fatto un grande lavoro, le prescrizioni ci garantiscono”. Caro Presidente, io parlo a lei, perché lei rappresenta la Giunta, così come non sono ostile al prendermi i due anni di responsabilità, come tutti quelli che in questi quattro anni hanno governato la Regione, perché dal 1999 noi cominciamo a discutere la dichiarazione di alto rischio ambientale e tutti gli assessori di tutte le Giunte sono ugualmente responsabili per questa parte e per la parte che mi riguarda per quando ero assessore anch’io sono colpevole dei ritardi. Ma colpevole dei ritardi, perché io avevo capito che avevamo scritto che non si metteva il rinnovo della concessione all’Api e di questo rispondo, ma di questo.
Nel merito, le prescrizioni che voi avete fatto, per quello che si riesce oggi a leggere, sono inutili non diverse dalle prescrizioni di legge dovute ed è esclusivamente ciò che la legge vi impone di chiedere all’Api, niente di più, anzi forse qualcosa di meno.
La durata della concessione l’avete fatta massima, fino a vent’anni, mentre la legge dice che si poteva arrivare al rinnovo anticipato “per un periodo fino a vent’anni”, quindi avete dato il massimo delle possibilità. Lo fate anticipato sulla base di un rinnovo fatto all’Igc nel 2000 e sono vent’anni.
Secondo punto, la “direttiva Seveso”. Che cosa pretenderebbe di più la Regione Marche, quando scrive “ai fini della verifica periodica dell’effettiva attuazione di migliori accorgimenti tecnologici facciamo lo step ai sensi dell’art. 8 del D. Lgs. 3345/99”? Nient’altro che il D. Lgs. “legge Seveso 2”, che ovviamente è esattamente quello che tutte le Regioni in tutti i posti del mondo osservano. Che cosa avete preteso in più? Niente. Quella stessa “direttiva Seveso” già coerente il 25 agosto 1999 in cui avvenne l’incidente che costò la vita a quelle due persone.
Sugli aspetti energetici, il fatto che si dica che si smaltiscono gli idrocarburi pesanti prodotti dalla raffineria, eliminando dal mercato della raffineria stessa l’olio combustibile Atz e che si gasifichi una quota di residui pesanti ecc., cosa vuol dire? Questa prescrizione è la stessa del decreto ministeriale? O c’è qualcosa che l’opinione pubblica non sa e di cui siamo all’oscuro? E se la competenza è ministeriale, che valore ha questa prescrizione della Regione marche?
Così pure sulle aree di concessione, quello che scrivete non è vero. Non è vero che non si aumentano le aree. Di fatto sono ulteriori possibilità di aree terrestri e marine utilizzabili, altro che riduzione/! Andiamo dentro la concessione, in più parti, in concessione della concessione stessa, aumentando addirittura una serie di questioni. Sui serbatoi la questione è già stata posta dal comitato tecnico regionale e la linea ferroviaria bypassa con denaro pubblico, inglobata dentro l’Api, di fatto anch’essa è concessione della concessione, per la sicurezza della navigazione marina non ci sono prescrizioni aggiuntive rispetto al codice della navigazione. Rispetto alle emissioni in atmosfera, i protocolli ozono stipulati con l’Api da Regione Marche, Comune di Falconara e Provincia di Ancona ignorano quanto stabilito dalla Regione Marche nel piano di risanamento della qualità dell’aria, approvato dal Consiglio regionale delle Marche, quindi rispetto a quanto abbiamo scritto nella precedente legislatura, “fermata degli impianti per manutenzione nei periodi di maggiore rischio di formazione di ozono”, l’art. 5 del protocollo recita tutte altre questioni. Quindi non ci sono nemmeno numeri e possibilità affinché i livelli di ammoniaca nell’aria siano minori e non siano massimizzati rispetto ai periodi estivi. Non ci sono nemmeno, sulle questioni dell’inquinamento acustico, quelle garanzie che i comitati dei cittadini vi hanno chiesto. E allora quali sono queste prescrizioni di cui vi vantate tanto oggi sulla stampa? Sono solo, come dice Amagliani, prescrizioni di legge. Infatti lui dice “abbiamo chiesto solo ciò che la legge dice”. Esattamente, avete chiesto solo ciò che la legge dice, niente di più ed è per questo...

MARCO LUCHETTI. Vuoi i buoni benzina?

CRISTINA CECCHINI. Non voglio i buoni benzina e penso che in quest’aula siete in pochi a non dover tacere su questa questione. Comunque, non voglio porre il dibattito in questi termini, credo che la questione... (Interruzione). Rocchi, per favore non sei adatto a parlare di questo. Io non ho mai avuto elargizioni di denaro dall’Api e da nessun altro, nemmeno le ho mai chieste, lo dimostrerò molto chiaramente all’opinione pubblica marchigiana, speriamo prima che poi.
Da ultimo, la questione che ci divide è una questione seria, va data a essa la distanza di una rilevanza politica, una distanza relativamente allo sviluppo di questa regione. Ha ragione Brini: questa è proprio la differenza di chi ritiene che uno sviluppo sia compatibile con l’ambiente ma possa contemporaneamente garantire possibilità occupazionali e chi invece accetta le condizioni dell’Api, purché l’Api possa in questo momento fare una grande operazione, un’operazione di vendita alla Shell, un’operazione che le consenta di avere quel monopolio nella nostra regione. E voi avete abbassato il livello di scarto. Mi raccontava prima Modesti la discussione che abbiamo fatto in quest’aula sulla dichiarazione di zona ad alto rischio, in cui c’era — lui relatore — ben altra tensione, ben altra unità, ben altra forza. Oggi la nostra Regione ha subito una sconfitta, ma non irreversibile, perché ci sono modi e possibilità per fermare quello che avete fatto.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Penso sia necessario svolgere alcune considerazioni politiche e dare alcune risposte doverose, visto che ho lavorato così a lungo attorno a questi due documenti, protocollo d’intesa e prescrizioni.
Consigliere Ciccioli, lei prima ha detto che io sarei vissuto come tutore degli interessi del padrone. Guardi consigliere, la mia storia personale e la mia vicenda politica a tutto possono far pensare meno che questo. Le faccio un solo esempio. Lei, prima si riferiva alla questione buoni-benzina e ha detto “me li hanno offerti e io li ho ritornati, ma mi potevano offrire anche molto di più”. Vede consigliere, a me non li hanno nemmeno offerti. Probabilmente perché sanno che ho una Rover 1400 che va a metano, ma a me non li hanno nemmeno offerti. Questo la dice lunga sui rapporti... (Interruzione). Consigliere Ciccioli, io avevo ben più a che fare che non lei con quell’azienda. Quell’azienda con me ha fatto i conti tante e tante volte, su un terreno che è stato sempre quello, caro consigliere Ciccioli. Io chiedo a lei come mai oggi non siete tutti in aula, come mai ieri, a Falconara non avete portato tutti i vostri consiglieri, per esempio il consigliere Novelli e che rapporto c’è fra lei e le dichiarazioni che ha fatto il viceministro dell’economia Baldassarri rispetto a questo stesso tema. Dopodiché so bene che la coerenza, probabilmente, alberga altrove, ma a lei non debbo rispondere io. Io voglio soltanto rispondere nel merito di alcune questioni che qui sono state poste.
Consigliere Cesaroni, con la simpatia che contraddistingue i nostri rapporti, lei ha sentito tanti miei interventi in Provincia, qui, probabilmente al Comune di Falconara Marittima e io ho scritto tante volte su questo tema sui giornali locali, addirittura anche sui giornali nazionali, sui giornali del mio partito, sui giornali locali della città di Falconara, ci sono tutti gli interventi registrati in Consiglio comunale a Falconara, in Consiglio provinciale e anche qua dentro: lei mi tiri fuori un solo intervento in cui ho detto una cosa diversa da quella che ho detto qui questa mattina, mi tiri fuori soltanto l’abbozzo di un percorso differente da quello che io ho svolto nel mio lavoro in quest’aula e non solo in quest’aula. Lei me lo tiri fuori e anche la prossima volta me lo invii personalmente. Se lei me lo invia, io pubblicherò che ho detto una cosa diversa da quelle che dico qui dentro.
Rispetto alle questioni che sono, quelle sì, importanti, credo che noi dobbiamo valutare da dove siamo partiti. Lo dicevo questa mattina e lo ripeto adesso: quando parlo — parlo poco — credo di non aver bisogno del traduttore, credo che mi si comprenda abbastanza bene: noi partiamo da un rilascio di concessione del 1998, del Ministero dell’industria di centro-sinistra, dal direttore generale di quel Ministero. In quel momento ministro dell’ambiente di questo Stato era Edo Ronchi e quella concessione fu rilasciata senza se e senza ma. Perché in quel momento non abbiamo messo in essere tutto questo movimento che vedo oggi, che peraltro è strano?

PIETRO D'ANGELO. Noi Verdi abbiamo fatto una denuncia alla magistratura.

MARCO AMAGLIANI. Dico sul territorio. Perché sul territorio non abbiamo messo in essere tutto ciò che stiamo mettendo in essere oggi? Lo dico perché ho incontrato i comitati cittadini della mia città almeno in tre occasioni su questa questione. Non nell’ultima ma nella penultima occasione mi ero sentito dire dagli stessi che il problema del rinnovo della concessione veniva dato per scontato, non era più questo, se volete era quello della realizzazione del by-pass. Colgo allora l’occasione per rispondere anche al consigliere Cecchini: sulla questione del by-pass, quando si è cominciato a ragionare, prima ancora di andare all’intesa con il Ministero e con il ministro Lunardi era lei assessore ai trasporti. Non ho mai sentito una sua dichiarazione contraria rispetto a questo problema.
Vado avanti con i problemi, cercando di rispondere senza polemica alcuna, perché non intendo polemizzare.
Si riparla ancora di fretta. Ho spiegato prima. Noi volevamo chiudere anche qualche giorno prima questa questione, perché non volevamo che ritornasse il percorso al Tar rispetto all’impugnativa che c’è stata. Abbiamo chiesto e ottenuto dall’azienda il rinvio rispetto a quell’impugnativa perché vogliamo mantenere in piedi la dichiarazione di area ad alto rischio e quella dichiarazione era a rischio, oggi l’abbiamo evitato perché l’azienda, sulla base di questo protocollo ritira il contenzioso. Era a rischio perché il Ctu del Tar diceva molto chiaramente che non esistevano più le condizioni per definire incompatibile l’azienda con il territorio circostante. Noi, per mantenere quella dichiarazione e per usufruire dei quattrini pronti al Ministero dell’ambiente per quel piano di risanamento, abbiamo accelerato la pratica, abbiamo fatto sì che quel percorso non iniziasse. Ci siamo riusciti, ma ciò non significa che noi veniamo meno alle dichiarazioni fatte, tant’è che le dichiarazioni fatte dal Consiglio comunale di Falconara, dal Consiglio provinciale di Ancona e dal Consiglio regionale delle Marche che definiscono incompatibile la compresenza di città e ferrovia, rimangono in piedi.
Per quello che mi riguarda — lo dico davvero, come cittadino falconarese — se anche rientrasse l’azienda in tutti i parametri di legge — e oggi rientra — per me è incompatibile che una raffineria di quelle dimensioni, che un impianto ad altissimo rischio stia nel cuore di una città e quindi proseguiamo questo percorso, verifichiamo senza salti nel buio la possibilità di eliminare questa incompatibilità.
Perché c’era fretta? Voi lo sapete bene quanto me. Lo Stato nazionale ha riportato a sé, con l’art. 77 della finanziaria 2001 l’autorizzazione ambientale integrata, ha riportato a sé, con un decreto ministeriale di qualche giorno fa, tutta la competenza sulla bonifica dei suoli. Sapete altrettanto bene che in questi giorni stanno lavorando per un progetto di legge per riportare a sé la potestà concessoria rispetto ad autorizzazioni di questo tipo. Queste sono le questioni e non altre e questa era la motivazione perché occorreva fare presto. Si dice nelle prescrizioni che sono soltanto le questioni relative a ciò che è legalmente previsto. Tanto non è vero, perché siamo andati oltre. Sarebbe già giusto così, perché lo dicevo questa mattina e lo ripeto una qualsiasi concessione con prescrizioni non può debordare da ciò che la legge prevede, ma noi abbiamo messo all’interno di quelle prescrizioni anche le indicazioni del Ctu e del Tar. La questione dei 7 serbatoi non attiene alle prescrizioni, attiene alle indicazioni del Ctu del Tar così come tante altre e sono però delle prescrizioni. Non è però una cosa di poco conto questa questione degli studi Svim. Credo che tra qualche ora questa vicenda si chiuderà, verrà fatta chiarezza su questa questione. Ho letto la stampa, sono state estrapolate alcune parti da un mosaico, perché in questo senso gli studi sono un mosaico che tutto insieme dovrebbe dare una definizione, ma per il piano di risanamento ambientale, non per altro, perché per questo venivano affidati. HO chiesto di are chiarezza su questa questione, di emettere un comunicato serio, preciso, puntuale, che dimostri davvero qual è il risultato dei preliminari.
So bene che dobbiamo andare verso la produzione di un piano energetico ambientale regionale, lo faremo. C'è stato un riferimento anche relativamente alla questione dell'energia eolica. Ho già letto la prima bozza di piano energetico regionale: si parla del 10% di energia eolica. Non la Regione Marche, non la Giunta regionale, ma la conferenza di servizi di questa Regione sulla base dei progetti presentati non è riuscita nemmeno a produrre lo 0,4% di energia eolica e allora la mia posizione — non ho pregiudizi, tanto meno di carattere scientifico — è che noi dobbiamo costruire il quadro all'interno del quale agire e il quadro è il piano energetico ambientale regionale. All'interno di quello dobbiamo verificare cos'è possibile fare. Questa mi sembra la questione più corretta.
Come mai viene riportato sul protocollo d'intesa il riferimento rispetto all'utilizzo del solo materiale di risulta prodotto dalla raffineria? Se non ricordo male questa questione è stata posta in una riunione di maggioranza proprio dal presidente del gruppo Verdi Moruzzi: "facciamo riferimento specifico, anche se ciò è previsto, per far sì che sia indicato chiaramente che l'utilizzo è solo quello". Io risposi, come assessore competente, riferendomi proprio al concetto di cogenerazione. In quel caso abbiamo voluto ripeterlo, ma era già chiaro.
Nel 1996 io non ho votato contro la convenzione tra il Comune di Falconara Marittima e raffineria Api, perché mi ero già dimesso. Se fossi stato ancora consigliere comunale di quella città avrei votato contro per un solo motivo che ho detto allora e ripeto oggi al sindaco di Falconara, che mi auguro venga a firmare, non chissà perché, ma perché in quel protocollo è riportato integralmente ciò che è scritto nella delibera 125 del 29 marzo 2003 in riferimento al suo Prg. So che in queste ore il presidente Giancarli ha dichiarato anche lui che è disponibile, che non si rimangia ciò che fin qui ha detto e io non avevo dubbi che le cose stessero così, nel senso che il presidente Giancarli prima di altri ha sempre detto e sostenuto che non c'era alternativa al rinnovo della concessione Api di Falconara per il contesto nel quale si inseriva. Ho detto allora al sindaco di Falconara e ripeto oggi: non l'avrei votata perché non è possibile uno scambio tra salute e sicurezza e in quel caso questo mi sembrava lo scambio. Nel lavoro che abbiamo fatto oggi non c'è alcuno scambio, c'è innanzitutto la previsione della salute, la sicurezza e la tutela ambientale. Questo abbiamo cercato di garantire, dopodiché cerchiamo anche di stabilire un rapporto nuovo e diverso con la raffineria, con l'azienda e cerchiamo di far sì che ritorni a quel territorio ciò che in tutti questi anni gli è stato tolto. Questo è il nostro metodo di lavoro, così l'abbiamo portato avanti. Davvero non ho rimpianti, credo di avere fatto tutto quello che era nelle mie possibilità e credo di poter dire a testa alta a quella città, che è la mia città, che io continuerò a seguire questo problema attentamente così come abbiamo scritto nei documenti, che non dovrà temere, come nel passato, che qualcuno piegato e prostrato ai suoi piedi le concede tutto, anche quello che non è possibile concedere.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Ci troviamo per la seconda volta in poco tempo, ad affrontare un problema di notevolissima rilevanza politica nel quale, ovviamente, ci sono momenti, passaggi, posizioni chiaramente strumentali della strumentalità politica, ovvia, fisiologica, però che io cercherò di affrontare non tenendo conto di questo tipo di cascame, di dialettica conflittuale e politica e cercando invece di mettere in fila gli argomenti di una sana e corretta amministrazione, perché mi pare che questo concetto si sia andato obnubilando. Vorrei riprenderlo.
Non partecipo alla gara di chi è più ambientalista degli altri. In periodo assolutamente non sospetto e in altra veste fui annoverato fra i cosiddetti "pretori d'assalto", allora rifiutati l'etichetta, ma sicuramente lezioni di ambientalismo non si possono dare a me, io non ne do ad altri, ma non partecipo alla gara, perché è una gara che non mi interessa. La gara che invece mi interessa è di una corretta amministrazione di questa parte del territorio nazionale. E allora vorrei cominciare dicendo alcune cose.
La prima cosa, ovvia, che potrebbe anche essere l'ultima ma che voglio che sia la prima, è che io non posso che ringraziare l'assessore Amagliani, perché ha interpretato al meglio il ruolo di un amministratore che cerca imparzialmente di affrontare i problemi e di vedere come possono essere risolti nella maniera più intelligente e più utile di tutti, non utile ad una sola parte ma a quello che è il bene comune, ovviamente interpretato secondo la chiave di lettura che abbiamo noi.
Questo è il primo dato che voglio rimanga, perché c'è stata un'accelerazione anche su questo tema specifico, per recuperare lentezze, ritardi precedenti che si sono verificati, perché non dimentichiamo una cosa: pare che ogni volta noi nasciamo la mattina del dibattito. E' la prima volta in Italia che una Regione affronta questo tipo di problema, è la prima volta che una Regione esercita questa competenza e corre il rischio di essere l'ultima volta, perché questo Governo sta riportando queste competenze a sé. Questo tipo di ragionamento che vedo assolutamente assente in quest'aula, è quello che io testardamente, insieme all'assessore Amagliani, ho fatto presente nell'ambito delle riunioni di maggioranza, non poche, in cui abbiamo confrontato posizioni diverse, in cui abbiamo cercato di convincere una forza politica che sappiamo che ci può essere sempre il meglio, ma molto spesso, come la storia ci insegna, il meglio è nemico del bene. Il discorso era semplicemente quello di capire se per una volta, nel negoziare in maniera corretta dal punto di vista amministrativo e politico, una posizione con una realtà che è presente in quel luogo dal 1949 e che è stata sempre vista in maniera acriticamente favorevole e a prescindere a favore, era possibile indurre, convincere e costringere questa realtà a fare i conti con le esigenze di un territorio che continua a ritenere che quella realtà, così com'è è incompatibile, ma che ovviamente non si illude di cambiare la storia riscrivendola giorno dopo giorno. Non è vero che se noi non avessimo dato la concessione l'Api sarebbe scomparsa, non è vero che se il Comune di Falconara interpreta il suo piano regolatore tutt'altro che assolutamente unidirezionale sul punto specifico l'Api vada via. E' vera una cosa molto diversa e noi di questo dobbiamo tenere conto. Fino al 1949 l'Api sta lì, se dal 1949 qualcuno avesse detto "vai via" non credo che il giorno dopo la scadenza della concessione sarebbe andata via, ma sono sicuro di una cosa: che sarebbe andata via lasciando quel sito così com'è. (Interruzione). Cesaroni, consentitemi una battuta: certo, se noi avessimo assunto posizioni immotivatamente contrarie, avremmo aiutato l'Api, perché il bilancio dell'Api si sarebbe arricchito dell'ingente somma che ci avrebbe richiesto per il risarcimento dei danni, perché l'amministrazione in Italia, finché continueremo ad essere uno Stato di diritto, deve seguire anche le regole e le regole — voglio rispondere una volta per tutte anche ad alcune imprecisioni che sento ripetere — sono che la concessione scadeva nel 2008, l'Api avrebbe potuto richiedere il rinnovo mesi prima, però l'Api poteva anche richiedere il rinnovo per legge, con l'anticipo con cui l'ha chiesto. L'ha chiesto adesso, dopo che l'aveva chiesto ed ottenuto dal precedente Governo, non di centro-destra ma di centro-sinistra. Noi abbiamo il dovere di rispondere, perché non siamo in un paese in cui le regole si rispettano o non si rispettano opzionalmente. La non risposta equivale a un certo tipo di risposta: o silenzio-assenso o silenzio-rifiuto. Quindi questa sottolineatura continua, consigliere Moruzzi, è sbagliata: se noi non avessimo risposto è come se avessimo risposto, perché ci è stata fatta un'istanza che entro termini precisi aveva ed ha necessità di avere una risposta, questo è il dato. (Interruzione). Questo sì, ma allora non si può dire che si poteva aspettare. Aspettare significava dire no. Per dire no bisogna avere degli elementi per dire no, perché i provvedimenti hanno la necessità di essere motivati. Bisognava allora dire no al rinnovo di una concessione che va ininterrottamente avanti dal 1949 al 2008 e bisognava spiegare perché si diceva no, bisognava indicare elementi specifici per dire no, non il risultato di possibili studi.
Questo era un altro elemento che ci ha indirizzati sulla strada del rispetto rigoroso della legge e del diritto. Se ci sono dei diritti vanno riconosciuti, possono non piacerci, ma vanno riconosciuti. Se riusciamo, nel riconoscimento dei diritti, a trovare un punto in cui questi diritti vengono esercitati, tenendo conto anche di altri interessi nell'ambito del bene comune meglio. Se questa Regione avesse detto no, avrebbe dovuto spiegare perché. Secondo, non si sarebbe fermato lì un procedimento che, visto il tipo di interessi, di presenza sarebbe andato avanti e avrebbe comportato lo splendido risultato di affidare ad altri soggetti, all'attuale Governo, la cui sensibilità ambientale credo che non sia superiore a quella della Giunta regionale in carica in questa Regione, la decisione. Noi abbiamo ritenuto che questa sarebbe stata una risposta illecita e sbagliata. Illecita dal punto di vista delle regole che devono guidare un'Amministrazione e sbagliata perché siamo noi, come interlocutori dell'Api, che possiamo ancora — e l'abbiamo fatto abbondantemente — condizionare la prosecuzione di una esperienza di un'attività produttiva sicuramente pesante per l'ambiente, ma sulla cui pesantezza si può incidere quando si imbocca un certo tipo di percorso e non quando se ne imbocca un altro che è quello di demandare ad altri la decisione. Questo è il discorso che noi abbiamo fatto e riteniamo di averlo fatto in maniera corretta, coerente, legittima e che tenesse conto degli interessi di quell'ambiente.
Non è nemmeno vero che con tutto l'apparato che accompagna la concessione non si è detto nulla all'Api o si sono solo ricordati quelli che sono i suoi obblighi di legge. Nell'ambito delle prescrizioni ne sono state aggiunte altre, certo al limite della prescrivibilità, perché non si può imporre coattivamente un comportamento che non abbia, accanto, una motivazione e una rigida collocazione nell'ambito di un ordinamento che non prevede atti senza motivo. Sono state indicate prescrizioni che non sono solo quella della legge, che comunque vanno indicate, ma sono anche quelle ricavate, in materia di sicurezza, dalle prescrizioni del comitato tecnico regionale e anche da alcune indicazioni della consulenza tecnica dell'ufficio, del ricorso davanti al Tar, che sicuramente non sono elementi di legge, ma di più. Proprio perché sapevamo che siamo in uno Stato di diritti e quindi non si possono imporre comportamenti, perché è finito il tempo in cui si imponevano i comportamenti forzati, abbiamo, proprio per questo, scelto la strada complessa, faticosa, tenacemente perseguita, di imporre all'azienda tutto quello che era impossibile imporre e di convincerla a condividere, quindi ad accettare altre cose che non potevamo imporre ma che era importante che accettasse, perché queste sono limitazioni della sua futura condotta, basta leggere l'art. 2 del protocollo d'intesa. Il "protocollo d'intesa" ha questo nome perché è un accordo tra le parti, perché per tutto quello che non era possibile imporre abbiamo cercato di convincere — e gli elementi che avevamo erano proprio quelli di una corretta interpretazione del nostro ruolo — la parte ad interpretare il proprio ruolo in maniera diversa. Abbiamo cambiato il copione, questo abbiamo fatto. Abbiamo "'convinto" l'Api ad accettare che dal 2004, cioè prima che scada la concessione, cominci a presentare studi su quello che tutti vogliamo, cioè sul fatto che quel luogo sia un luogo nel quale si continui a produrre energia con il massimo di applicazione di innovazioni tecnologiche, che consentano di produrre energia la meno inquinante possibile e pulita. Questo noi abbiamo scritto nell'art. 2 e l'Api si è impegnata a farlo, ogni cinque anni, con altre prescrizioni, con il richiamo allo strumento regolatore del Comune di Falconara Marittima, la cui posizione non è facilmente comprensibile, perché l'Api ha scritto e ha firmato di riconoscere le indicazioni del Prg del Comune di Falconara Marittima approvato nel 1999 dalla Provincia, indicando ancora, specificamente, alcune destinazioni nuove delle zone intorno alla raffineria. Su questo c'era stata una rottura frontale fra l'Amministrazione comunale e l'azienda e non mi interessa dire perché è successo, perché c'era prima un certo tipo di atteggiamento e poi un altro. Quello che mi interessa dire è che noi siamo riusciti ad ottenere che l'azienda firmasse questo. Questo significa il protocollo d'intesa. Significa aver messo nel protocollo d'intesa una serie di indicazioni, che sono indicazioni a carico dell'azienda per quanto riguarda la tutela dell'acqua, la tutela dell'aria, la tutela del suolo, gli impegni per ripulire quel sito e questo è un impegno talmente gravoso, che quando il presidente dell'Api ha firmato non ha voluto specificamente indicare le cifre e ha assunto una posizione preoccupata su questo. Ma se noi non convinciamo o costringiamo chi ha fatto quel tipo di cose ad intervenire così, sarà molto difficile che altrove, nella finanza pubblica di Comune, di Provincia, di Regione ecc., riusciamo a trovare dei fondi sufficienti. Questo è l'altro punto che noi abbiamo testardamente cercato, conseguito e ottenuto.
Abbiamo poi ottenuto un'altra cosa, e su questo voglio rispondere ai consiglieri Massi e Cesaroni. Articolo 12, gestione del protocollo. A me dispiace molto che anche qui dentro si sia parlato come se il percorso fosse terminato, come se non ci fosse niente da fare, come se non ci fosse da svolgere un'attività di controllo, di coraggio, di attenzione al rispetto di prescrizioni e di controlli e come se, all'interno di questo non ci fossero poi tutte le previsioni sanzionatorie che la legge ci consente. Non posso io stabilire sanzioni se non ho questo potere, ma sicuramente nell'ambito delle prescrizioni di sicurezza una violazione comporterà pesanti ripercussioni fino alla revoca della concessione senza nessun dubbio. La sicurezza è un bene di tutti, quindi non si baratta mai. Che sia stato fatto in passato non mi interessa, questo non si fa, quindi non l'abbiamo fatto, quindi non lo faremo, ma c'è l'altro elemento, quello d£ un cammino lungo in cui tutti avremo compiti da svolgere nel nostro rispettivo ruolo, per controllare che questo sia il cammino nuovo, per controllare se questo progetto, che è il progetto di una convivenza difficile fra una realtà e un'altra che sono incompatibili teoricamente, ma che non possono essere fatte scomparire l'una o l'altra con un tocco di bacchetta magica, possa essere governato in modo tale da rispettare l'uno e l'altro interesse, tenendo conto che c'è una priorità di interessi e su questo nessuno può avere dubbi.
Allora la commissione tecnica permanente dell'art. 12 è proprio questo elemento e la sua composizione è una composizione di rappresentanze delle tre istituzioni, che noi continuiamo a pensare possano diventare tre — non è vietato firmarla successivamente — e costoro, assistiti dall'Arpam e dai vigili del fuoco svolgeranno questa attività con cadenza almeno annuale, che significa anche mensile, se ce la fanno e se ci sono momenti importanti. Su questo, consiglieri Massi e Cesaroni, noi abbiamo intenzione di mantenere il livello tecnico, però abbiamo intenzione di chiedere designazioni di tecnici, a chiunque. Non ci sono tecnici di maggioranza e tecnici di minoranza: speriamo di riuscire a trovare dei tecnici di comune intesa, che siano di affidamento per tutti. Questo è un impegno che posso prendere tranquillamente: questo Consiglio regionale non verrà ignorato nella procedura per individuare i nostri rappresentanti.
E' stato detto del piano energetico. Questa è la bozza, la previsione, il primo elaborato del nuovo piano energetico che ancora in Giunta non abbiamo esaminato, che è stato comunque comunicato dall'assessore, che pensiamo entro il mese di luglio di licenziare come Giunta e ovviamente verrà in Consiglio regionale, perché i piani li approva il Consiglio regionale. Però non possiamo ignorare una realtà: che non si tratta tanto é di monopolio né di regime, consigliere Moruzzi, sono realtà, sono dati. La nostra è una regione che deve il suo invidiabile posto nell'ambito delle regioni europee, ad un certo tipo di sviluppo che è comunque basato su un consumo forte di energia e noi siamo, fra le regioni italiane, quella che è più debitrice di energia. Vogliamo continuare a fare questo? No. Dobbiamo quindi farci carico di produzioni di energia non a qualunque costo e in qualunque modo, perché questo non lo vuole nessuno, dagli atti che noi abbiamo firmato non è ricavabile questo assolutamente. Ma dobbiamo farci carico anche di questo perché sia possibile un cammino che alla fine veda rispettati gli interessi alla tutela della salute, gli interessi alla tutela dell'ambiente, gli interessi ad un certo tipo di sviluppo economico che è questo. Non si possono fare piani che sono esercitazioni accademiche, bisogna avere ben chiaro il tipo di prospettiva, che non è di industrie altamente inquinanti, accettate così come sono purché siano. Non è questo. Mi dispiace che il gruppo Verdi abbia fatto questo tipo di scelta ma continuo a non capire le ragioni di questa scelta e continuo a pensare che abbiamo fatto una scelta come maggioranza che si fa carico di tutti questi problemi e che soprattutto non li ritiene risolti una volta per tutte, li ritiene avviati ad una fase di monitoraggio, intervento, soluzione, un lavoro continuo e costante da parte di tutti, maggioranza, pezzi di maggioranza che pare io abbia perso di vista e varie amenità giornalistiche, opposizione, convinti o meno, visto che l'argomento non divide in maniera nettissima, ma che va affrontato con la necessaria serenità e completezza di esame e capacità di assumere atteggiamenti. Allora, al di là di polemiche strumentali che, ripeto, sono assolutamente accettabili ma che io non voglio raccogliere, credo che questa sia la strada sulla quale tutti quanti potremo ricavarci il ruolo di co-autori del copione. Abbiamo cambiato il copione, il copione vecchio non c'è più, l'Api non è più un soggetto che può fare ciò che vuole, è una cosa molto diversa, è un soggetto al quale abbiamo fatto capire chiaramente che la sua attività va e non può non andare, governata, condotta, indirizzata per ottenere un certo tipo di risultato. Quindi la parte che reciterà l'Api dipenderà anche dal copione che scriveremo noi e la parte che reciteremo noi dipenderà soprattutto dal copione che scriveremo noi, tutti noi. Chi vuol mettere mano a questo copione, si accomodi.
Dovevamo essere in tre a firmare, siamo stati uno, per ora... (Interruzione). A livello istituzionale, Brini: fin lì ci arrivo da solo. In genere, da solo firmo soltanto i decreti o altre cose che posso firmare da solo.
Sono convinto che andando avanti, quando si saranno depositati i polveroni, si comprenderà che c'è spazio per tutti, si comprenderà quindi che le firme ci potranno essere, potranno essere aggiunte, non c'è alcun problema. La cosa importante però, è che noi avevamo la responsabilità di decidere, perché la competenza è nostra. Abbiamo cercato di esercitarla fino alla fine, con l'accordo tenacemente ricercato, abbiamo fatto riunioni con la Giunta del Comune di Falconara Marittima fino a due giorni prima per cercare di capire e siamo riusciti ancora a limare il protocollo d'intesa nel senso richiesto dalla Giunta. Poi, anche qui vi sono state motivazioni non proprio chiarissimamente comprensibili, forse a me che in questa materia può darsi sia particolarmente incapace di comprendere. Comunque noi abbiamo continuato a lavorare insieme, non abbiamo visto posizioni diverse di un'altra istituzione, non le abbiamo viste esternate, ufficialmente non ci sono state. C'è un comportamento concludente, una mancata firma, ma nessuno c ha spiegato perché. Quindi credo che, così come prima era stato detto che non c'erano ragioni per negarlo, il comportamento sarà consequenziale.
Noi abbiamo esercitato la nostra responsabilità, perché dovevamo esercitarla, abbiamo cercato di farlo insieme a tutti quelli che su quel posto, su quel processo, su quel momento e su quella questione hanno comunque posizioni importanti, anche se non condizionanti; su questo sono ottimista che ci sarà una condivisione di posizioni e comunque, ripeto, per riscrivere il copione bisogna essere almeno in due posizioni: chi ha l'obbligo di scrivere il copione, cioè noi, e chi vuole scrivere. Chi vuole scrivere, da noi non avrà mai un no.

PRESIDENTE. La discussione è stata fatta, siamo alla votazione, è ovvio che si possono fare dichiarazioni di voto. Inviterei a fare un'unica dichiarazione per le quattro risoluzioni.
Pongo in votazione la prima risoluzione a firma Moruzzi, D'Angelo e Cecchini. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Cerco di fare lo sforzo di illustrare la risoluzione che abbiamo presentato e fare la dichiarazione anche sugli altri documenti.
La leggo: "Considerato che in data 30.6.03 è stata rinnovata fino al 2020 la concessione d'uso delle aree demaniali costiere, alla raffineria API di Falconara da parte della Giunta regionale delle Marche, nonostante la raffineria sia collocata all'interno del tessuto urbano della città di Falconara;
che tale rinnovo avviene anticipatamente rispetto alla scadenza, non con l'anticipo consentito dalle normali procedure di rinnovo delle concessioni, ma avvalendosi di particolari disposizioni di legge attivate dall'Azienda API;
che non esisteva alcun interesse pubblico al rinnovo anticipato, ne obbligo della Regione a rispondere positivamente alla richiesta, potendosi comunque utilizzare le procedure ordinarie per affrontare la questione del rinnovo con i tempi ordinari;
che solo dall'inizio dell'anno la Giunta regionale attraverso lo SVIM ha avviato gli studi previsti dall'accordo Regione Marche-Ministero dell'ambiente che prevedevano l'approfondimento di scenari economico, ambientali ed occupazionali alternativi alla permanenza della raffineria API di Falconara, con una riconversione parziale o totale dell'area attraverso un processo che consenta di conservare l'occupazione".
Commento. Oggi dire che gli studi Svim servivano soltanto al piano di risanamento ambientale non corrisponde a quello che era parte di questo accordo. Che oggi, a seguito del rinnovo della concessione non si possa che usare gli studi Svim nell'ambito di un progetto di risanamento ambientale è un dato di fatto, però non possiamo nasconderci il fatto che questi studi erano nati per valutare alcuni scenari. Non a caso c'era una decisione politica che parlava di incompatibilità della raffineria con il territorio e parlava di riconversione, la stessa riconversione che riecheggia in quest'aula anche dall'intervento del capogruppo di Rifondazione comunista, dello stesso assessore all'ambiente, quindi mi chiedo quando faremo questi eventuali studi di riconversione.
Probabilmente, se la firma della concessione, come io tempo, ha messo una pietra tombale per vent'anni a questo tipo di utilizzo del territorio, certamente gli studi di riconversione li faremo, forse, in futuro e mi auguro che ci sia lo spazio di farli. Certo è che erano nati con altra filosofia, quindi nella risoluzione noi evidenziamo che questi studi erano nati per vedere se la politica poteva scegliere un altro tipo di indirizzo. Questo non si è voluto fare.
Seguito la lettura della risoluzione: "che il programma elettorale del centro-sinistra, coerentemente con un deliberato del Consiglio regionale prevede la incompatibilità tra la raffineria e territorio; che il PRG di Falconara non prevede il mantenimento dell'area industriale occupata dall'API;
che gli studi SVIM a seguito dei ritardi della Regione non sono stati completati, ma le prime risultanze non escludono la possibilità di una "riprogrammazione complessiva delle funzioni dell'area e delle sue dotazioni" e che gli stessi evidenziano la flessibilità occupazionale nell'area della bassa Vallesina e la possibilità di assorbire le ricadute economiche anche degli scenari di riconversione.
che solo recentemente è stato commissionato uno studio epidemiologico, che avrebbe dovuto orientare le decisioni e nonostante le deteriorate condizioni ambientali dell'area ad alto rischio di Falconara, fino ad oggi nessun approfondimento specifico è stato effettuato.
che il peso della raffineria API di Falconara sul bilancio energetico regionale deriva anche dalla mancata diversificazione delle fonti energetiche certamente riconducibili alla mancata approvazione di un piano energetico regionale orientato alla diffusa utilizzazione di fonti energetiche rinnovabili.
che nonostante questi presupposti si è proceduto al rinnovo anticipato della concessione all'API di Falconara, con prescrizioni del tutto inadeguate ed essenzialmente costituite da prescrizioni ed essenzialmente costituite da prescrizioni ed obblighi di legge a cui l'API è comunque tenuta, molte delle quali sopravvenute a seguito di incidenti e violazioni di legge accertate nel tempo;
che il rinnovo non ha avuto il consenso da parte della Provincia di Ancona e del Comune di Falconara, consenso che pure era stato richiesto dalla Giunta regionale.
Ciò premesso
il Consiglio regionale delle Marche
non condivide la decisione della Giunta regionale di procedere al rinnovo anticipato della concessione alla raffineria API di Falconara, anche in relazione ai modi, ai tempi ed alle prescrizioni che hanno portato ed accompagnato il rinnovo".
Noi insistiamo su questa risoluzione, anche se apprezziamo il dibattito che c'è stato e lo sforzo di entrare nel merito, anche in quest'aula, in una condizione oggettivamente difficile, perché la decisione è stata presa e io apprezzo chi si assume la responsabilità delle proprie decisioni anche quando sono difficili. Ciò non toglie che noi non ne possiamo condividere il merito e riscontriamo che alcune giustificazioni sono un po' tirate per i capelli. E' vero che noi non potevamo non rispondere, ma non avevamo nessun obbligo a imporre qualche prescrizione che non fosse giustificata da una normativa di legge, ma altrettanto non avevamo nessun obbligo a rilasciare il rinnovo della concessione. Non ci dimentichiamo che questo è un terreno di proprietà pubblica e chi ottiene un terreno di proprietà pubblica sa che alla scadenza della concessione non è detto che possa riottenerla ulteriormente. Nel caso specifico ci sono delle garanzie che permettono di prolungarla per un altro periodo di cinque anni, nel caso questa concessione non fosse rinnovata. Quindi all'interno di questo quadro normativo c'è la facoltà e non l'obbligo, del soggetto preposto al rilascio della concessione, di autorizzare o non autorizzare. Ma noi pensiamo che c'erano degli argomenti che pesavano. Poi, le violazioni di legge relative alla contaminazione del sottosuolo avrebbero potuto portare al sequestro dell'impianto, perché sono violazioni gravi e anche noi riteniamo che non si debba correre il rischio che Falconara si ritrovi nelle stesse condizioni dell'impianto di Marina di Montemarciano, cioè che a un certo punto il gestore si ritiri e lasci nei guai il territorio, la pubblica amministrazione, i cittadini e scarichi, come avviene nella gran parte dei casi di contaminazione ambientale, i costi ambientali sul bilancio sociale, sul bilancio pubblico.
Questo era un argomento che poteva essere diversamente utilizzato, sia nella scelta delle prescrizioni, sia nella scelta del dire "noi decidiamo successivamente, perché riteniamo che su questo tema ci debba essere un impegno molto chiaro da parte dell'azienda al risanamento e questo non c'è, non è stato utilizzato. Io non pretendo di sostituirmi ai tecnici, di saperne di più di chi ha approfondito questa materia, ma questo è un argomento forte. La contaminazione è l'altro tema. L'occupazione del fiume Esino e il pericolo per l'incolumità pubblica: quando, se non nel rinnovo della concessione pubblica noi possiamo far valere i nostri diritti e quindi, magari, negare anche, in questa fase, un rinnovo anticipato a fronte del fatto — abbiamo rinnovato l'occupazione anche di quell'area — che non è oggi riproponibile l'occupazione ulteriore e nuovamente di quell'area, alla luce del profilo di rischio che abbiamo in quel territorio?
Signor Presidente, le sue argomentazioni non ci hanno convinto completamente. Noi riteniamo che questo rapporto di subalternità nei riguardi dell'Api, che è stato qui denunciato per quanto riguarda il passato finisca per riproporsi, anche proiettato pericolosamente, per il futuro, certamente non negli stessi termini, in cui alla raffineria veniva lasciato fare tutto quello che voleva, ma certamente un rinnovo con queste modalità, con questi termini riteniamo sia un percorso in cui non è stato fatto tutto quello che era possibile fare, assolutamente. Continuiamo ad essere convinti che altre strade devono essere percorse, continuiamo a essere convinti che non si è avuto il coraggio di andare a scoprire le carte, se la riconversione era possibile o non era possibile, che ci si è accomodati su un percorso e su una decisione certamente più agevole sotto alcuni aspetti ma sicuramente non agevole dal punto di vista politico, visto che noi ne abbiamo tratto le conseguenze.
Credo che questa decisione dei Verdi non possa essere minimizzata da nessun comportamento e da nessun tentativo. Credo che rimarrà questa decisione di rinnovo anticipato da parte della Giunta regionale, i tempi permetteranno di verificare se sarà stata una scelta giusta o sbagliata. Noi ci assumiamo la responsabilità di dire che secondo noi è una scelta sbagliata, non è la scelta migliore per i cittadini marchigiani, per lo sviluppo della regione e soprattutto non è una scelta che era dentro quel programma politico che noi abbiamo condiviso, che parlava molto chiaro, che parlava non della ricerca della compatibilità attraverso il rinnovo della concessione e nei termini in cui è stata fatta, ma parlava di un progetto di riconversione e dismissione di cui qui non vediamo neanche l'ombra.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Ci sono quattro risoluzioni molto diversificate tra di loro, almeno tre. Esprimerò il voto del mio gruppo su queste aree di pensiero.
La prima è la risoluzione firmata dai consiglieri Verdi e dal consigliere Cecchini, che contiene ampiamente cose da me condivise, che però ha un presupposto: quello che parte dal programma elettorale del centro-sinistra che noi non abbiamo condiviso. Qui ci sono alcune cose, come il percorso con cui si è arrivati a questo protocollo d'intesa, a questa concessione, c'è tutto il discorso sullo studio che è stato fatto per il futuro di quell'area che condividiamo ampiamente, alcune cose, per esempio quella sul piano energetico per le energie rinnovabili, che non condividiamo. Cito l'energia eolica, una cosa su cui anche gli ambientalisti sono abbastanza perplessi. Quindi su questa risoluzione ci asterremo.
Poi c'è l'ordine del giorno da noi proposto che censura il percorso della Giunta regionale. Presidente, io ho ascoltato tutto il suo intervento, lei ha dato una spiegazione tecnica sul merito, però non una parola sul perché ha fatto un'azione che noi riteniamo iniqua: quella di fermare atti ufficiali due giorni prima di un dibattito in aula. Lì c'è una ferita istituzionale, la ferita resta e noi la censuriamo.
Su una cosa non ho voluto inferire e non inferisco adesso ma la devo dire: lei lo sa, credo che non può non sapere, che una parte della convenzione è stata scritta dall'azienda stessa e voi avete recepito fogli scritti dell'azienda. Io lo so perché ne ho copia, lei forse non lo sa, però così è. Una convenzione tra due è come la vendita di un appartamento in cui le condizioni di vendita le dà il compratore e l'altro si limita a firmare. Passaggio non delicatissimo. La nostra, ovviamente, la voteremo.
La risoluzione della maggioranza che approva il percorso la respingiamo.
La quarta risoluzione è quella presentata dal gruppo di Forza Italia unitamente al collega Massi dell'Udc, non l'approviamo, voteremo contro, perché le parole hanno peso: "approva il percorso seguito dalla Giunta". Noi non l'approviamo, anzi credo che è una lesione per tutti: per noi di minoranza ma anche per quelli di maggioranza. Quel percorso non può andare, "approvare" è approvare, forse un altro termine sarebbe potuto passare.
Non è un dramma, perché questo è un tema in cui trasversalmente le forze politiche si sono espresse, ci sono consiglieri Ds molto perplessi sul protocollo firmato dalla Giunta, c'è un consigliere di An che ha una posizione diversa, ci sono consiglieri di Forza Italia che hanno una posizione e altri un'altra. In particolare mi permetto di dire che il circolo di Forza Italia di Falconara ha avuto una posizione comune con il circolo di An di Falconara e abbiamo fatto qualche mese fa una conferenza stampa insieme, con il candidato sindaco di tutta la Casa delle libertà Benni. Non mi spaventa che vi siano posizioni diversificate: ci sono in maggioranza, ci sono in opposizione, non è drammatico, ne prendiamo atto e non è sicuramente questo un passaggio grave, però siamo diversi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Non so se il consigliere Ciccioli stava scherzando o diceva sul serio qualche minuto fa, perché la cosa che ha detto è di una gravità assoluta e se fosse vera sarebbe ancora molto più grave quello a cui abbiamo assistito. Varrebbe la pena di sapere se ha scherzato o se ha detto sul serio.

CARLO CICCIOLI. Siccome sono parti tecniche e probabilmente nessuno di noi le conosce, dal punto di vista di tecnica ingegneristica, sono appunti che hanno scritto gli ingegneri tecnici.

CRISTINA CECCHINI. Non è indifferente che le prescrizioni tecniche siano state costruite in casa Api. Vorrei che il Presidente e l'assessore smentissero questo, perché oltre che dividerci per una scelta che ci vede lontani, qui saremmo alla dimostrazione di una subordinazione della Giunta all'Api che è tutt'altra cosa, perché qui abbiamo ragionato, oggi, di una scelta sbagliata, una scelta che ci divide nel rispetto delle posizioni. Se le cose diventano queste, allora non solo c'è un monopolio Api nel settore dell'energia, ma c'è una subordinazione della Giunta.

MARCO AMAGLIANI. Non è assolutamente vero, quello che il consigliere Ciccioli dichiara è falso.

CARLO CICCIOLI. E gli appunti di lavoro?

MARCO AMAGLIANI. Quello che il consigliere Ciccioli dichiara è falso, le prescrizioni sono state costruite da noi e da noi licenziate definitivamente e, ovviamente, c'è stata una trattativa tra noi e l'Api per verificare i vari passaggi, ma le prescrizioni sono nostre, dei nostri uffici. Questo è falso. Lei Ciccioli, mente sapendo di mentire, così come ha costruito una riunione in Commissione da buffoni, e mi assumo la responsabilità, nel senso che sono venuto in Commissione all'ultimo momento e non c'era nemmeno il numero legale per poterla effettuare.

PRESIDENTE. Ringrazio l'assessore per il chiarimento, prego i consiglieri di non interrompere, perché Cecchini ha diritto di concludere.

CRISTINA CECCHINI. Credo che abbiamo fatto bene a venire in quest'aula a discutere, ma il presidente D'Angelo ha anche fatto a chiedere la riunione della IV Commissione, perché la sede naturale era quella consiliare. Sentire che i membri della IV Commissione sono "un gruppo di buffoni"... Io faccio parte della VI che non si riunisce, questo pericolo non ce l'abbiamo, perché tanto Donati non ci riunisce, però nel momento in cui fosse riunita, sentirmi dire di essere un buffone perché partecipo a una riunione mi sembra...

MARCO AMAGLIANI. Consigliere Cecchini, parlo anche per me rispetto al "buffone", perché sono venuto lì, non sapevamo cosa dovevamo fare. Fra i "buffoni" ci metto anche me, cerchiamo di comprenderci, nel senso che è una situazione kafkiana.

CRISTINA CECCHINI. Allora lavoriamo per fare le cose serie, facciamo in modo che le Commissioni funzionino e che il Consiglio regionale abbia un qualche senso istituzionale. E vengo al merito.
Moruzzi ha già detto bene, a nome di tutti e tre i firmatari, qual è il senso della prima risoluzione, nulla aggiungo tranne che era necessario arrivare in quest'aula e prendere le distanze rispetto a una scelta politica.
Non condivido la risoluzione della maggioranza, ma nemmeno quella di Forza Italia che mi sembra sostanzialmente identica.
Dico solo una cosa al presidente del gruppo Ds Franceschetti: dire "pilatesco" o sbagliato nel merito l'atteggiamento di istituzioni che per loro dinamiche e per loro ragionamenti stanno pensandoci o comunque non hanno messo la firma, mi sembra politicamente sbagliato e non in linea con quanto si auspica. In ogni caso rispetto la decisione del Comune di Falconara Marittima, della Provincia se la manterrà, di rapportarsi in modo dialettico con l'istituzione Regione Marche, rispetto alla quale questa scelta la si è costruita ma non la si è condivisa nel momento finale, quindi credo che fra istituzioni ci debba essere quel rispetto dovuto anche quando le cose divergono e le opinioni politiche diventano distanti.
Mi asterrò rispetto alla risoluzione del gruppo di An, ritengo che l'impegno per il metano e il vapore sia un'iniziativa e una prospettiva importante, per questo mi astengo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Per chiarire, come ha richiesto amichevolmente il consigliere Ciccioli, la posizione dell'Udc. Mi riferisco alla risoluzione firmata anche da due colleghi di Forza Italia.
La nostra censura sul merito con cui si è arrivati a questo dibattito l'abbiamo fatta sia io che Viventi. Noi avremmo voluto far firmare la convenzione domani mattina, quindi abbiamo contestato che si sia usato un metodo che non condividiamo. La nostra risoluzione è nel merito e nei contenuti. La posizione dell'Udc è nota da tempo, abbiamo sempre chiesto di coniugare le esigenze dell'occupazione, della sicurezza del lavoro e della sicurezza dell'ambiente e per quanto possibile un forte potere pubblico di controllo, di vigilanza e di monitoraggio.
Nella risoluzione è scritto questo, noi siamo a favore del contenuto del protocollo d'intesa, solo di questo. E' chiaro che la procedura non la concordiamo. Io ho firmato la mozione della collega Cecchini, alla quale insieme al collega Viventi ho esternato le diversità di posizione nel merito, perché sul metodo era corretto quello che chiedeva il consigliere Cecchini, lo ribadisco qui, davanti a tutti. Però, nel merito noi siamo d'accordo con il contenuto del protocollo d'intesa. Faccio rilevare che per noi non c'è problema di parentela quando su un atto concordiamo, quindi se il Presidente si chiama D'Ambrosio o in altro modo, se concordiamo sull'atto per educazione politica l'approviamo. Se siamo con la coscienza a posto l'approviamo, naturalmente con tutte le raccomandazioni per quanto riguarda la fase successiva e il Presidente questo l'ha evidenziato anche con una certa preoccupazione. Le difficoltà che la Regione potrà avere nel controllare, vigilare, monitorare cerchiamo di superarle insieme. Per questo ho chiesto una rappresentanza molto vasta dei controllori, perché credo sia una cosa importante per il prestigio della Regione e per la tutela dei cittadini.
Voterò ovviamente a favore della risoluzione presentata. Per quanto riguarda la risoluzione presentata dalla maggioranza, voterò a favore, pur comprendendo — forse è stato fatto anche per questo — il grande imbarazzo del sindaco di Falconara, ma anche lì non mi interessa il cognome del sindaco, è chiaro che il Comune di Falconara Marittima e la Provincia di Ancona devono essere coinvolti nella fase successiva.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Sono favorevole alla mozione presentata dalla maggioranza, dando una motivazione. Penso che non ci si possa tacciare di incoerenti, perché al Presidente D'Ambrosio avevamo sottoposto alcune considerazioni. Nella sostanza, bene ha fatto, quindi noi — Forza Italia e Udc — il percorso l’avevamo approvato tante ore fa, non con la mozione che abbiamo presentato poco fa. Quindi una sala attenta doveva recepire che noi eravamo d’accordo su questa problematica. L’unica contestazione la facevamo sulla forma. Questo ha creato un clima di sospetto. Mi dispiace per chi non era presente in aula, ma noi non abbiamo contestato la procedura nel senso della sostanza, noi abbiamo contestato la procedura nel metodo, nella forma. Avevamo poi detto, per quanto riguarda le dismissioni, che era una pazzia. Il rinnovo della concessione era un atto dovuto e con gli amici di Forza Italia e dell’Udc abbiamo evidenziato nella nostra mozione il tema della sicurezza, che è quello centrale di questo dibattito. Su un grande tema come questo le strumentalizzazioni e le demagogie a nostro avviso debbono essere accantonate, le battaglie dovevano essere fatte a suo tempo, non battaglie strumentali. Oggi è tardi per fare le battaglie, oggi siamo fuori tempo massimo, oggi dobbiamo prendere atto che qualche cosa di buono è stato fatto, però dobbiamo anche prendere atto che occorre essere le “sentinelle” di questo accordo, dobbiamo essere attenti, vigili, tanto è vero che chiediamo anche una rappresentanza in queste commissioni. Non le “minoranze”, Presidente, non chiediamo che debba essere rappresentato chi vota contro le mozioni, ma come è stato detto prima, chi, pur votando favorevolmente le mozioni, non è d’accordo con certe posizioni della Giunta regionale.
Dichiaro quindi il voto favorevole.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la risoluzione a firma Moruzzi, D'Angelo e Cecchini.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione la proposta di risoluzione a firma Franceschetti, Ricci, Luchetti, Rocchi e Procaccini, per appello nominale, a nome dei consiglieri Ciccioli, Castelli e Pistarelli.

GABRIELE MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli assente
Avenali assente
Benatti sì
Brini sì
Castelli no
Cecchini no
Ceroni sì
Cesaroni sì
Ciccioli no
D'Ambrosio sì
D'Angelo no
Donati sì
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi no
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi sì
Melappioni sì
Minardi sì
Modesti sì
Mollaroli assente
Moruzzi no
Novelli assente
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci sì
Rocchi sì
Romagnoli no
Secchiaroli sì
Silenzi assente
Spacca sì
Tontini assente
Trenta assente
Viventi assente
Agostini sì

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Sono stati chiesti due minuti di sospensione, quindi sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 15,00,
riprende alle 15,05

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale su richiesta dei consiglieri Ciccioli, Gasperi e Romagnoli, la proposta n. 3 presentata dai consiglieri Romagnoli, Gasperi, Ciccioli, Pistarelli e Castelli.

GABRIELE MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli assente
Avenali assente
Benatti no
Brini no
Castelli sì
Cecchini astenuto
Ceroni no
Cesaroni no
Ciccioli sì
D'Ambrosio no
D'Angelo astenuto
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi sì
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi no
Melappioni no
Minardi no
Modesti assente
Mollaroli assente
Moruzzi astenuto
Novelli assente
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Silenzi assente
Spacca no
Tontini assente
Trenta assente
Viventi assente

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Pongo in votazione la risoluzione n. 4 a firma Cesaroni e altri. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Come maggioranza condividiamo pienamente la prima parte, che è la parte di merito, mentre sulla seconda parte, da "auspica" in poi c'è un impegno che qui è stato dichiarato dal Presidente, di tener conto, nel momento in cui si costituirà questo comitato tecnico permanente, delle diverse indicazioni, però ci sembra che formalizzare una cosa di questo genere in una risoluzione sia sbagliato, perché dobbiamo tener conto che il comitato è appunto tecnico e non può essere rappresentativo o espressione dei gruppi consiliari presenti in Consiglio, credo che sia sufficiente la dichiarazione fatta dal Presidente di tenere conto delle diverse indicazioni che possono venire dalle diverse parti.

PRESIDENTE. C'è un subemendamento presentato dal consigliere Massi, che trasforma la risoluzione, togliendo "ampiamente rappresentativo dei gruppi consiliari regionali", fermandosi quindi a "di cui sopra".
Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Secondo me questa è già ampiamente assorbita dalla risoluzione prima approvata dalla maggioranza. Non ho problema ad accettare che sia messa ai voti, ma mi sembra assolutamente allineata a quella della maggioranza. Nel caso che fosse votata chiedo la votazione per appello nominale a nome anche di Castelli e Pistarelli.

PRESIDENTE. Direi di passare alla votazione, anche perché il principio che abbiamo adottato è quello di votare anche quella di Alleanza nazionale che era diametralmente opposta e poteva benissimo non essere votata, proprio per la risoluzione della maggioranza già approvata.
Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio approva

Prego di procedere alla votazione per appello nominale della risoluzione come subemendata.

GABRIELE MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli assente
Avenali assente
Benatti sì
Brini sì
Castelli no
Cecchini no
Ceroni sì
Cesaroni sì
Ciccioli no
D'Ambrosio sì
D'Angelo no
Donati sì
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi no
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi sì
Melappioni sì
Minardi sì
Modesti assente
Mollaroli assente
Moruzzi no
Novelli assente
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci sì
Rocchi sì
Romagnoli no
Secchiaroli sì
Silenzi assente
Spacca sì
Tontini assente
Trenta assente
Viventi assente

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. La seduta è tolta.


La seduta termina alle 15,15