Resoconto seduta n. 146 del 16/07/2003
La seduta inizia alle 10,35
Approvazione verbale
PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni, do per letti ed approvati, ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno, i processi verbali delle seguenti sedute:
— n. 136 del 16 giugno, n. 137 del 17 giugno;
— n. 138 e n. 139 del 18 giugno;
— n. 140 del 19 giugno;
— n. 141 del 20 giugno;
— n. 142 del 23 giugno;
— n. 143 del 25 giugno;
— n. 144 del 30 giugno;
— n. 145 del 2 luglio.
Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)
PRESIDENTE. Sono state presentate le proposte di atto amministrativo
— n. 112, in data 4 luglio 2003, ad iniziativa della giunta regionale, concernente: “Legge regionale 6 agosto 1997, n. 52 modificata con legge regionale 12 maggio 2003, n. 7 – adesione della Regione Marche al consorzio formazione manageriale – Conform”, assegnata alla I commissione in sede referente;
— n. 113, in data 7 luglio 2003, ad iniziativa della giunta regionale, concernente: “Linee di indirizzo per l’attuazione del programma obiettivo triennale dei servizi di sviluppo del sistema agroalimentare 2003/2005 per il primo semestre dell’anno 2003”, assegnata alla III Commissione in sede referente.
Mozione
(Annuncio di presentazione)
PRESIDENTE. E’ stata presentata, in data 8 luglio 2003, la mozione n. 286 dai consiglieri Procaccini e Martoni, su: “Aerdorica”.
Deliberazioni amministrative
inviate dalla Giunta regionale
PRESIDENTE. La giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 892 del 24 giugno 2003, concernente: “Art. 27, comma 1, l.r. 4/2003 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese euro 2.400.000, 00”;
— n. 914 del 30 giugno 2003, concernente: “Art. 9, comma 4, l.r. 31/2001 – variazione al Programma Operativo Annuale P.O.A. 2003 per modifica del codice di assegnazione dei capitoli di bilancio alle strutture competenti per la gestione”.
Promulgazione leggi regionali
PRESIDENTE. Il presidente della Giunta regionale ha promulgato
le seguenti leggi regionali:
— n. 13 concernente: “Riorganizzazione del servizio sanitario regionale”;
— n. 14 concernente: “Riorganizzazione della struttura amministrativa del consiglio regionale”;
— n. 15 concernente: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 1 dicembre 1997, n. 71 “Norme per la disciplina delle attività estrattive”.
Decisione Corte costituzionale
PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha inviato, inoltre, la decisione della Corte Costituzionale in merito alla legge regionale 24 luglio 2002, n. 12, concernente: “Norme sulla detenzione e sul commercio di animali esotici”.
Nomine
PRESIDENTE. Comunico, di aver provveduto in data 14 luglio u.s., alle seguenti nomine:
— n. 85 concernente: “Elezione di due componenti nel consiglio di amministrazione della cooperativa artigiana di garanzia “Fidimpresa”;
— n. 86 concernente: “Elezione di due componenti nel consiglio di amministrazione della cooperativa di garanzia “Picena” di Ascoli Piceno”.
Congedo
PRESIDENTE. Ha chiesto congedo il consigliere Ciccioli
Ordine del giorno della seduta
PRESIDENTE. Come confermato nella Conferenza dei presidenti dei gruppi del 10 luglio u.s., i primi 30 minuti di questa seduta saranno riservati alla trattazione degli atti ispettivi. Si procederà quindi all’esame dei punti di cui ai punti 3) e 4) dell’ordine del giorno e, al termine, si riprenderà la trattazione degli atti ispettivi.
Ha la parola l’assessore Amagliani.
MARCO AMAGLIANI. Vorrei chiedere all’aula, ove nella giornata odierna non riuscissimo a fare nostra la mozione n. 245 relativa al ruolo del servizio radiotelevisivo, che venga posta al primo punto della prossima seduta, anche perché i fatti si sono ulteriormente aggravati.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta.
Il Consiglio approva
Ha la parola il consigliere Cecchini.
CRISTINA CECCHINI. Relativamente alla mozione iscritta al punto 8) dell’ordine del giorno, cioè la 237, anch’essa attende da molto tempo, non riusciamo a trovare una sede per discuterla, abbiamo tentato di far riunire la VI Commissione ma la VI Commissione come lei ben sa, Presidente, non funziona, non ha mai funzionato, la mozione è da molto tempo all’ordine del giorno, è stata chiesta la convocazione della Commissione da febbraio, siamo a luglio e quindi credo che la mozione venga iscritta come secondo punto all’ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.
ROBERTO GIANNOTTI. Sono sbalordito da come l’aula assuma questi toni da guerra fredda, che non hanno un minimo riscontro con la produzione legislativa e amministrativa, nel senso che io chiedo che venga votata questa mattina l’iscrizione d’urgenza all’ordine del giorno della prossima seduta, come primo punto, tutto il “pacchetto fiere”, avendo registrato sui giornali, oggi, che l’assessorato ha addirittura deciso la soppressione dell’Ente regionale fieristico, la costituzione di poli specifici. Credo quindi che sia molto più decoroso e doveroso che il Consiglio regionale affronti tematiche che riguardano la propria competenza, quali quelle della politica fieristica e non si torni a scimmiottare i nostri amici del Parlamento nazionale sulle polemiche sulla Rai. Tra l’altro qualcuno mi deve spiegare il senso della preoccupazione di Amagliani, visto e considerato che l’ultimo servizio televisivo sulla vicenda Api avrebbe dovuto, se mai, scandalizzare le opposizioni. Ricordo che in occasione dell’ultimo Consiglio regionale il Tg3 ha dato notizia appena delle posizioni dei partiti e ha dato ampio risalto alla posizione espressa nella conferenza stampa dal suo gruppo politico. Di questo, se mai, dovrebbe dolersi. Quindi chiedo l’iscrizione d’urgenza, come primo punto della prossima seduta, di tutto il pacchetto dei documenti ispettivi relativi alla politica fieristica, in relazione alle scelte che questa mattina abbiamo letto sui giornali, di una proposta di legge che scioglie l’Ente regionale fieristico.
PRESIDENTE. Ricordo ai consiglieri che abbiamo già votato che il primo punto della prossima seduta riguarderà la mozione n. 245, quindi non possiamo contraddire il voto che abbiamo appena espresso.
Poi c’è stata la richiesta del consigliere Cecchini e quindi quella del consigliere Giannotti. Significa che, qualora la mozione 245, la 237 e la 153 non le trattassimo nella seduta odierna, le porteremmo come primo, secondo e terzo punto della prossima seduta.
Ha la parola il consigliere Brini.
OTTAVIO BRINI. Presidente, qualcuno forse dimentica che c’è già una votazione di due-tre mesi fa relativa alla 239 che doveva essere inserita al primo punto delle mozioni e purtroppo, una volta per la manifestazione della pace, una volta per la guerra, una volta per altre cose ancora questo punto è sempre slittato. Quando si assume una decisione bisogna rispettarla. Si era già votato che la 239 dovesse essere al primo punto e gli altri devono andare di conseguenza. Abbiamo fatto 7-8 mesi fa un convegno per parlare di piccoli Comuni e ci troviamo in questa situazione.
PRESIDENTE. I consiglieri Cecchini e Giannotti insistono sulla loro proposta: in questo caso, si tratta dell’ordine del giorno della seduta odierna, tal quale. Metteremo le mozioni al primo punto e l’ordine rimarrà invariato.
Ha la parola il consigliere Avenali.
FERDINANDO AVENALI. Si sta discutendo di inserire nell’ordine del giorno della seduta del 23 luglio mozioni, interrogazioni. La nostra Commissione ha ieri licenziato un atto ne dovrebbe licenziare domani degli altri, urgenti e importanti, quindi o prevediamo di fare un’altra seduta il 30 luglio, oppure bisogna che facciamo gli atti più importanti. Vanno bene le interrogazioni, le interpellanze, le mozioni, ma credo che atti importanti che riguardano le aziende e i cittadini non possiamo rinviarli a settembre. O si fa un altro Consiglio, oppure bisogna fare le leggi, gli atti amministrativi, le cose più consistenti e importanti.
PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.
MARCO AMAGLIANI. Comprendo perfettamente le cose che stava dicendo adesso Avenali, ma se ho posto questa questione l’ho posta soltanto perché, se non ricordate male — e credo che non ricordiate male — questa questione doveva essere discussa da mesi e più volte avevamo deciso, in Conferenza dei presidenti di gruppo, di portare questa mozione come primo punto tra quelle iscritte e non siamo mai riusciti a discutere di questa cosa, per cui, siccome questo problema, al di là delle cose che dice il consigliere Giannotti, più volte abbiamo già deciso di trattarlo, inseriamolo come primo punto all’ordine del giorno e poi quelle proposte dai consiglieri Cecchini, Giannotti e Brini possono essere le prime mozioni che discuteremo alla ripresa, a settembre. Anche perché questa questione non riguarda soltanto la “zuffa da osteria” o “da pollaio” del Parlamento italiano, ma ormai riguarda tante altre cose, tant’è che si chiude con una dicitura ben precisa che riguarda l’informazione democratica. Credo sia giunta l’ora che ne discutiamo, perché nel frattempo questa questione si è riempita di altri contenuti. Siccome avevamo già deciso nella Conferenza dei presidenti di gruppo e in quest’aula di discuterla già da mesi, solo ed esclusivamente per questo chiedo... Per favore, Giannotti, io non la interrompo mai, lei tutte le volte che io chiedo la parola mi interrompe continuamente. Mi faccia arrivare alla fine, poi prenderà la parola lei, come è giusto che sia.
Chiedo questo nel rispetto delle decisioni fin qui assunte, così come sono completamente d’accordo che si vada avanti nei lavori così come proponeva il consigliere Avenali.
ROBERTO GIANNOTTI. Ti volevo solamente chiedere se parli come rappresentante di Rifondazione comunista o come rappresentate della Giunta.
PRESIDENTE. Abbiamo fatto poco fa la Conferenza dei presidenti di gruppo che prevedeva la prima mezz’ora della prossima seduta dedicata agli atti ispettivi. La mediazione utile, che si può fare è che quella prima mezz’ora la dedichiamo a trattare la mozione proposta dal consigliere Amagliani, dopodiché si fanno le proposte di legge, quindi si scorre con le mozioni. Se non riusciremo a fare le mozioni nell’ultima seduta di luglio, la giornata del 10 settembre la dedicheremo esclusivamente alle mozioni.
Pongo in votazione questa proposta.
Il Consiglio approva
Interrogazioni (Svolgimento)
«Incidente API del 7 febbraio 2002» Moruzzi (427)
«Incidente Api dell’8 marzo 2002» Moruzzi (460)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni n. 427 e n. 460 del consigliere Moruzzi. Risponde l’assessore Amagliani.
Marco AMAGLIANI. “Relativamente alla interrogazione 427, è necessario premettere che in materia di sicurezza, il complesso degli impianti della raffineria API è prioritariamente sottoposto alla normativa di cui al D.Lgs 334/99, “attuazione delle competenze amministrative in materia di controllo dei pericoli derivanti da incidenti rilevanti” e che in tale settore la completa attuazione ed operatività delle deleghe alla Regione è subordinata alla definitiva approvazione di una specifica normativa regionale il cui iter di formazione e consultazione è attualmente in corso.
Nell’ambito delle attività condotte dal Servizio Tutela e Risanamento Ambientale per la predisposizione del Piano di Risanamento dell’Area di Ancona, Falconara e Basso Esino e a supporto dell’attività tecnico-amministrativa di competenza (quale ad esempio la partecipazíone ai lavori e alla istruttorie tecniche del Comitato Regionale Prevenzione Incendi VV.FF.) si è provveduto ad acquisire dagli organi competenti ai controlli (ARPAM e Comando Prov.le VV.FF.) ogni utile notizia sui vari eventi incidentali occorsi all’interno dello stabilimento e sulle loro ricadute in termini ambientali e di sicurezza per le popolazioni residenti o fluttuanti nelle aree circostanti.
Alla luce di quanto sopra e sulla base della documentazione in atti presso lo Staff “Area ad elevato rischio di crisi ambientale” si forniscono pertanto i seguenti elementi di risposta.
Sulle cause e dinamica dell’incidente, viene di seguito riportata integralmente la relazione sintetica prodotta dal Comando Prov.le VV.FF. di Ancona a seguito di sopralluogo effettuato alle ore 14.00 del giorno 7.2.02: “Sentiti i tecnici della Raffineria risulterebbe la seguente serie di eventi: alle ore 4,30 circa è stata rilevata una modesta perdita di gas combustibile sulla linea di gassificazione n° 2. A seguito di questo evento è stata effettuata la procedura di fermata del gassificatore n° 2 e il conseguente coinvolgimento del gas prodotto nella torcia idrocarburica. Dopodiché si è verificato il blocco parziale di una valvola regolatrice del flusso di gas alla turbina che ha costretto gli operatori al convogliamento del restante gas verso il sistema di torcia determinando quindi un consistente efflusso di gas verso il sistema di torcia. Tale fenomeno, avendo effetti acustici rilevanti, ha determinato allarme presso la popolazione e presso i tecnici del Comune di Falconara.
Durante la fermata del gassificatore n° 21 l’acqua di raffreddamento è stata inviata nel serbatoio di stoccaggio acqua denominato TK 8101. Alle ore 7 circa lo stesso serbatoio subiva un’implosione con conseguente deformazione plastica del mantello. Dalla verifica sul posto l’impianto risultava sotto controllo degli operatori che avevano già provveduto a transennare l’area limitrofa al serbatoio danneggiato e a porre in atto le prime misure di sicurezza.
Risulta comunque necessario a cura della società API provvedere ad una verifica dell’impianto e ad una ricerca delle cause che hanno determinato le sopradescritte criticità”.
In relazione alle verifiche di cui sopra, sull’implosione del serbatoio TK 8101 l’Azienda ha individuato le cause dell’accaduto in un insufficiente volume di azoto (sistema polmone) che avrebbe dovuto compensare l’abbassamento della pressione causata dall’entrata dell’acqua di raffreddamento. L’Azienda ha quindi comunicato la decisione di sostituire il serbatoio e di procedere ad un potenziamento del sistema polmone.
In relazione alle conseguenze di carattere ambientale si possono fornire i seguenti elementi di conoscenza dei fenomeni collegati all’incidente.
I Comitati dei Cittadini operanti nel territorio circostante (nota in atti dell’Assessorato Ambiente al n° 254/02) hanno evidenziato quanto segue: “...dalle ore 6,20 circa di giovedì 7 febbraio un fortissimo rumore simile al motore di aereo tipo jet, udibile all’interno delle abitazioni a finestre chiuse, con chiara provenienza dal comprensorio della Raffineria API ha bruscamente interrotto il riposo di centinaia di falconaresi residenti nei quartieri Centro, Falconara Alta, Stadio, Villanova e Fiumesino. Come constatato visivamente il rumore era accompagnato da una altissima fiamma della torcia di raffineria. Testimonianze raccolte riferiscono di un acre e pungente odore, descritto come zolfo e/o idrocarburi presente prima e successivamente al violento evento rumoroso”.
Nell’attuale assenza di una rete fissa di monitoraggio dell’inquinamento acustico non si hanno a disposizione dati rilevati sulla durata e sull’intensità del fenomeno specifico. Al fine esclusivo di fornire utili elementi di eventuale comparazione, risulta, (da informazioni assunte presso il Comune di Falconara), che in conseguenza di un evento eccezionale avente analoghe caratteristiche verificatosi nella notte del 12 novembre 2001 tra le ore 2,25 e le ore 2,35, siano stati verificati dalle strumentazioni dell’Università di Ancona che operava sull’area per conto dell’Amministrazione Comunale. i seguenti dati: livello max: 107 dBa, livello di picco: 11 3 dBa, livello equivalente orario: 90 dBa, media notturna: 80 dBa
Da una relazione del Servizio Aria del Dipartimento Provinciale di Ancona sull’incidente (atti del Servizio Ambiente n° 2163/02) si evince che nel pomeriggio del 7.2.02, in condizioni favorevoli di vento, sono stati rilevati aumenti significativi delle concentrazioni orarie di biossido di zolfo nel quartiere di Villanova di Falconara determinando un giudizio scadente della qualità dell’aria senza pero superare i valori limite per il biossido di zolfo. Il fenomeno è durato circa 4 ore, dalle ore 16,00 alle 19,00 con tre medie orarie superiori al target di 200 microgrammi/mc. Nelle ore dell’incidente i venti prevalenti erano indirizzati verso mare. Sia la media giornaliera che il valore orario massimo sono stati comunque inferiori ai valori limite. Come previsto dal Piano di Emergenza Esterno, l’Azienda ha dichiarato agli organi competenti l’aumento delle concentrazioni di biossido di zolfo e gli interventi di riduzione adottati.
Per quanto attiene all’orario delle operazioni e alla mancata informazione della popolazione si evidenzia che gli inconvenienti segnalati sono stati conseguenza della sequenza imprevedibile degli eventi incidentali verificatisi. Da quanto risulta, non si sono ravvisate situazioni tali da richiedere l’attivazione delle procedure previste dal Piano di Emergenza Esterno per l’informazione alla popolazione.
Le autorità e gli enti preposti alla sicurezza, sono stati direttamente informati dall’Azienda nei tempi immediatamente successivi all’evento. Nei sopralluoghi effettuati è stata sempre verificata la condizione di sicurezza degli impianti coinvolti.
In relazione infine alla normativa vigente in materia di rischio industriale, l’Ispettorato Regionale dei VV.FF., già in occasione del precedente incidente verificatosi nelle giornate del 12/13 novembre 2001, ha provveduto a richiedere all’Azienda una dettagliata relazione finalizzata ad individuare le cause che hanno determinato le criticità più volte verificatesi sull’impianto e sulle misure che si intendono adottare per prevenire ulteriori analoghi incidenti anche con riferimento agli strumenti di controllo utilizzati e al Sistema di gestione della sicurezza in emergenza dell’impianto IGCC.
L’Azienda, anche in occasione dell’ultimo incidente, si è impegnata ad affidare a soggetti specializzati uno studio di dettaglio sul sistema di controllo dell’intero impianto con l’obiettivo di migliorarne l’attuale livello di affidabilità. Non appena i suddetti studi e quelli che la Regione ha specificatamente affidato per la valutazione integrata del rischio sull’intera Area saranno disponibili, le competenti strutture regionali porteranno, per quanto di loro competenza, il loro contributo nella valutazione complessiva delle condizioni di sicurezza, interne ed esterne allo stabilimento e in generale, nell’ambito dell’attuale quadro normativo e delle attività di predisposizione del Piano di Risanamento dell’area ad elevato rischio, alla verifica delle condizioni di compatibilità tra il complesso industriale e il territorio circostante.
In relazione all’interrogazione n. 460 si forniscono i seguenti elementi di risposta desunti dalla documentazione e dalle informazioni assunte dallo staff “Area ad elevato rischio” del servizio tutela e risanamento ambientale.
Le due situazioni evidenziate, effettivamente verificatesi nelle giornate del 7.2.02 e 7.3.02, sono, nel primo caso, conseguenza della sequenza incidentale verificatasi con inizio alle ore 4,30 del 7 febbraio e nel secondo, dalla fermata delle turbine Gas e vapore dell’impianto IGCC a seguito di intervento del sistema di sicurezza Già in occasione dell’incidente verificatosi nelle giornate del 12 e 13 novembre 2001 l’Ispettorato Regionale dei VV.FF., ha provveduto a richiedere all’Azienda una dettagliata relazione finalizzata ad individuare le cause che determinano le criticità più volte verificatesi sull’impianto e sulle misure che si intendono adottare per prevenire ulteriori analoghi incidenti e situazioni anche con riferimento agli strumenti di controllo utilizzati e al sistema di gestione della sicurezza in emergenza dell’impianto IGCC.
L’Azienda, si è impegnata ad affidare a soggetti specializzati uno studio di dettaglio sul sistema di controllo dell’intero impianto con l’obiettivo di migliorarne l’attuale livello di affidabilità. Non appena i suddetti studi e quelli che la Regione ha specificatamente affidato per la valutazione integrata del rischio sull’intera Area saranno disponibili, le competenti strutture regionali porteranno, per quanto di loro competenza, il loro contributo nella valutazione complessiva delle condizioni di sicurezza nell’ambito dell’attuale quadro normativo e delle attività di predisposizione del Piano di Risanamento dell’area ad elevato rischio.
La Regione Marche non ha a disposizione rilievi fonometricí relativi agli episodi evidenziati. In relazione alle particolari problematicità collegate all’inquinamento acustico sull’area in questione, con DGR n° 3157 del 28.12.01 è stato approvato e cofinanziato dalla Giunta Regionale un Protocollo d’Intesa che coinvolge ARPAM, Comuni di Falconara e Chiaravalle, Aerdorica S.p.a e Provincia di Ancona per la realizzazione e gestione di una rete fissa di monitoraggio (prima fase) dell’inquinamento acustico sull’area.
La definitiva sottoscrizione e l’avvio del progetto è attualmente subordinato al ricevimento della deliberazione di approvazione da parte del Comune di Falconara. L’attivazione di tali strumentazioni, prevista comunque per i prossimi mesi, insieme alla definitiva zonizzazione acustica del Comune di Falconara (che risulta in corso di elaborazione), permetterà di monitorare, controllare ed eventualmente sanzionare fenomeni e situazioni che risultassero non conformi alle disposizioni vigenti e avviare gli eventuali interventi di risanamento.
Da una relazione del Servizio Aria del Dipartimento Provinciale di Ancona dell’ARPAM sull’evento del 7.2.2002 si evince che nel pomeriggio, in condizioni favorevoli di vento, sono stati rilevati aumenti significativi delle concentrazioni orarie di biossido di zolfo nel quartiere di Villanova di Falconara determinando un giudizio scadente della qualità dell’aria senza però superare, i valori limite per il biossido di zolfo. Il fenomeno è durato circa 4 ore, dalle ore 16,00 alle 19,00 con tre medie orarie superiori al target di 200 microgrammi/mc. Nelle ore della prima mattinata i venti prevalenti erano indirizzati verso mare. Sia la media giornaliera che il valore orario massimo sono stati comunque inferiori ai valori limite. Come previsto dal Piano di Emergenza Esterno, l’Azienda ha dichiarato agli organi competenti l’aumento delle concentrazioni di biossido di zolfo e gli interventi di riduzione adottati. Nella mattinata del 7.3.02, quando si è verificato il secondo evento, il campo anemologico registrato ha evidenziato condizioni di vento non in direzione delle stazioni di rilevamento istallate sull’area.
La documentazione e le rilevazioni e le valutazioni del Servizio Aria dell’ARPAM sui due fenomeni risultano trasmesse a codesto Comitato rispettivamente con nota 256/SA del 12.2.2002 e n° 590/SA del 15.3.02.
Ad integrazione di quanto riportato nelle suddette note, si fa presente che in data 10.12.2002 è stata completata dal Comitato Tecnico Regionale presso l’Ispettorato regionale dei Vigili del Fuoco, l’istruttoria sul rapporto di sicurezza presentato dalla Raffineria API e sono altresì, in corso di svolgimento le attività di predisposizione del preliminare del Piano di Risanamento dell’Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale di Ancona, Falconara e bassa valle dell’Esino (D.A.C.R. 305/2000).
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.
MARCO MORUZZI. Ringrazio l’assessore della risposta dettagliata e anche puntuale, di cui chiedo copia, visto che alcuni dati citati sono molto tecnici e molto specifici.
Ci troviamo di fronte a ripetuti incidenti che si verificano all’interno della raffineria Api di Falconara. Prendo atto che nella risposta si cita addirittura la “criticità più volte sottolineata dagli stessi vigili del fuoco” e la concorrenza di una serie di incidenti che diventano rilevanti proprio perché si sommano ad altre anomalie. A dimostrazione di una situazione di rischio che certamente va ridotta.
Proprio questa mattina abbiamo avuto ancora una volta notizia di un altro incidente che si è verificato nella giornata di ieri e ancora una volta la dinamica, gli sviluppi dell’emergenza in mare, di fronte alla raffineria Api di Falconara, in particolare alla boa dove vengono effettuate le operazioni di carico e scarico, credo evidenzino alcuni comportamenti gravi e censurabili nei riguardi dell’azienda. Ho il rapporto della capitaneria di porto di Ancona che evidenza che lo sversamento di petrolio in mare non è stato segnalato come prescritto dalla legge alle autorità da parte dell’azienda, ma è avvenuto solo grazie al fatto che alle 11,15 l’aereo della guardia costiera di Pescara avvistava una dispersione in mare di una notevole consistenza — tanto è vero che si parla di due miglia — nonostante che queste operazioni durante le quali si è verificato lo sversamento erano effettuate in presenza di personale della raffineria. Qui è un continuo ripetersi di situazioni in cui ci si domanda qual è l’affidabilità di questo soggetto a cui appena pochi giorni fa noi abbiamo rinnovato la concessione.
Riguardo ai due incidenti avvenuti a ripetizione sull’impianto che serve alla combustione degli idrocarburi non altrimenti utilizzabili della raffineria — quello del febbraio 2002 e quello dell’8 marzo 2002 (devo dire che non ho presentato un’interrogazione per ogni incidente, altrimenti avremmo intasato l’ordine del giorno del Consiglio regionale) — al di là della dinamica sui singoli incidenti credo che ci si debba domandare qual è l’affidabilità di questo soggetto se anche oggi registriamo un altro incidente e registriamo soprattutto un comportamento da parte di questo soggetto che, nonostante la macchina di petrolio — come riporta il verbale della capitaneria — sia arrivata a due miglia, quindi a dimensioni certamente considerevoli, la segnalazione obbligatoria per legge alle autorità preposte è avvenuta da parte delle stesse autorità preposte che in quel momento, con un loro mezzo sorvolavano il mare Adriatico e hanno potuto avvistare questa macchia di petrolio. Dallo stesso rapporto, di cui oggi i giornali non parlano, si trae anche un altro elemento: che queste operazioni di manutenzione venivano effettuate in presenza di personale, quindi non è stata la rottura in un punto, in una zona ove mancava la presenza del personale, ma questa dispersione, questo ennesimo incidente è avvenuto in presenza di personale della raffineria.
Questi sono fatti molto gravi, che uniti a tutto il curriculum di incidenti che registriamo nella raffineria Api di Falconara, ci devono spingere ad assumere un atteggiamento diverso da quello assunto fino ad oggi. Parlo in particolare della procedura del rinnovo, ma parlo, in generale, degli strumenti che noi mettiamo in piedi per avere la garanzia di poter intervenire.
Qui non abbiamo, a mio avviso, una collaborazione sufficiente da parte dell’interlocutore e questa è una lamentazione non soltanto mia ma anche dell’Amministrazione comunale di Falconara che oggi reclama ancora una volta di non essere stata avvertita, così come nello sversamento in mare verificatosi non nella giornata di ieri, ma due mesi fa — perché anche in mare ci sono incidenti a ripetizione — l’Amministrazione comunale di Falconara non è stata avvertita e la situazione di allarme in quella giornata era stata creata proprio da una segnalazione da parte dei cittadini e, successivamente a questa segnalazione che da parte dell’azienda è stata smentita dicendo che non c’era stato alcuno sversamento, a distanza di poche ore dalla segnalazione dei cittadini, la raffineria ha segnalato alla capitaneria che c’era stato uno sversamento. Non abbiamo elementi per dire che sia successo il contrario, ma è quanto meno sospetto che qui si viene a conoscenza di sversamenti in mare soltanto quando c’è una situazione di allarme creata da altri soggetti, quando ci sono segnalazioni alle autorità preposte richiamate da altri soggetti. Credo che questi siano dei fatti rilevanti, di cui si debba assolutamente tener conto e, fermo restando che i Verdi non condividono la scelta del rinnovo della concessione, credo che il tema del rinnovo o non rinnovo della concessione non possa permettere ad altre forze politiche, alla Giunta di estraniarsi da questo problema. Noi abbiamo prorogato la situazione problematica e di alto rischio per il territorio, l’ambiente, i cittadini per altri vent’anni, a maggior ragione oggi c’è la fortissima responsabilità, da parte di chi ha preso questa decisione, di assumere tutti i provvedimenti perché un soggetto si propone come collaborativo a parole, ma nelle singole situazioni ci sono continuamente verbali da parte delle autorità che dimostrano che questa collaborazione non trova un sufficiente riscontro nei momenti critici, ma si cerca sempre di minimizzare la stessa stima. Abbiamo una stima dell’autorità del petrolio riversato in mare. E’ diversa da parte dell’autorità rispetto a quella dell’azienda. La segnalazione non è avvenuta, quando c’è un obbligo rispetto ai versamenti in mare. La lettura delle notizie, passate alla stampa dall’azienda con il confronto non con impressioni ma con i rapporti dell’autorità. Ci sono delle discrepanze particolarmente gravi.
Su tutta questa vicenda della sicurezza occorre una vigilanza che non può certamente essere esaurita con il protocollo d’intesa e credo che per quanto riguarda gli sversamenti di petroli, almeno quelli in mare, che possono essere agevolmente controllati con mezzi aerei e con satelliti, credo che se vogliamo effettivamente fare una prevenzione del rischio, almeno quello in mare, si debba, così come abbiamo proposto un sistema di monitoraggio fisso, permanente dell’aria, proporre un sistema di avvistamento permanente nei riguardi della raffineria.
C’è stata una macchia di petrolio di oltre due miglia e i comunicati stampa non riportano questo dato: si parla di 300 metri di panne. Queste panne quando sono state stese? Si è intervenuti prontamente sullo sversamento in mare? Nel rapporto si parla di sommozzatori che operavano a ridosso del punto dello sversamento, ma lo sversamento sembra sia avvenuto sotto gli occhi dei subacquei addirittura. Per quale motivo, quando avvengono questi fatti se ne viene a conoscenza soltanto se un soggetto diverso dall’azienda è in grado di segnalare una situazione potenziale di rischio? Mi sembrano fatti molto gravi, rispetto ai quali devono esserci non solo delle spiegazioni ma anche dei provvedimenti conseguenti, perché noi non abbiamo un interlocutore che dimostri l’affidabilità necessaria per poter gestire una situazione di pericolosità e di rischio così elevata come quella della presenza della raffineria in questo territorio. Non mi sembra che il rilascio della concessione e il protocollo sottoscritto con la Regione Marche abbiano cambiato la prospettiva e la logica con cui questa azienda si pone nei riguardi dei cittadini e della collettività.
Nonostante avessi richiesto alcune considerazioni da parte dell’assessore, forse anche per la lunghezza della proposta, l’assessore stesso non le ha fatte. Io continuo ad essere dell’idea che l’incompatibilità con il territorio può essere legata ad alcuni fatti oggetti, ma può essere accentuata da alcuni comportamenti. Penso che in questo caso l’incompatibilità con il territorio sia accentuata da alcuni comportamenti dell’azienda.
Interrogazione (Svolgimento): «Situazione azienda Fabercarta» Procaccini e Martoni (809)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 809 dei consiglieri Procaccini e Martoni. Risponde, per la Giunta, l’assessore Ascoli.
UGO ASCOLI. La questione della Fabercarta la stiamo curando con grande attenzione, perché le notizie che ci sono giunte per bocca del direttore della stessa Fabercarta e quelle che abbiamo raccolto in riunioni condotte insieme alla Provincia e al Comune di Castelraimondo e alle organizzazioni sindacali ci hanno indotto a prendere l’iniziativa. Al di là della ricostruzione, che adesso tenterò di fare, il risultato più significativo è che il giorno 21 di questo mese, alle ore 15 il sig. Bellocchi, che rappresenta la proprietà della Fabercarta, finalmente, dopo due incontri in cui non siamo riusciti ad averlo presente, verrà presso la Regione con la sua direzione e lì ci saranno anche la Provincia di Macerata e il Comune di Castelraimondo, le organizzazioni sindacali e le rappresentanze sindacali di azienda.
Spero che nella riunione del 21 si possano avere con chiarezza le informazioni sui piani aziendali per poter successivamente adoperarci, come solitamente facciamo, per ridurre le problematiche e le tensioni sociali e per aiutare il nostro patrimonio aziendale a consolidarsi, i nostri lavoratori a non avere effetti negativi sul piano occupazionale.
Come è noto, la Fabercarta di Fabriano Spa ha presentato il Piano Industriale in data 22 gennaio 2003 presso la sede della Regione Marche alla presenza delle istituzioni e di tutte le organizzazioni sindacali. In quella occasione l’azienda si era impegnata a realizzare nel tempo un programma di investimenti tesi a un riequilibrio produttivo a favore di prodotti, in linea con le richieste di mercato, escludendo categoricamente dichiarazioni di esuberi.
Purtroppo, a distanza di diversi mesi, non ci sono stati investimenti; invece si è fatto ricorso alla cassa integrazione guadagni ordinaria a causa dell’esigenza di ridurre la produzione di carta autocopiante che risulterebbe antieconomica.
In seguito, ho provveduto a verificare la possibilità di utilizzo da parte della Fabercarta dei fondi stanziati per le zone terremotate, al fine di sostenere il processo di rilancio aziendale, con fondi vincolati e destinati alla ristrutturazione del patrimonio immobiliare. Purtroppo, in tal senso, la verifica è stata negativa.
A seguito di notizie di fonte sindacale pervenute al nostro Assessorato, che mettevano in risalto oggettive difficoltà dell’azienda a dare attuazione al piano industriale presentato pubblicamente, il 4 aprile 2003 ho telefonato personalmente al sig. Celso Bellocchi, chiedendo se nell’attuazione del programma di investimenti si fossero riscontrate delle situazioni problematiche e se ritenesse utile un incontro di aggiornamento sullo stato di avanzamento del piano industriale con i sindacati e le istituzioni. Il sig. Bellocchi mi aveva assicurato che tutto stava procedendo secondo quanto programmato, dichiarazione che di fatto contrastava con i segnali che provenivano da altra fonte.
Anche il Consiglio Comunale di Castelraimondo, il 10 aprile scorso, si è fatto portavoce dello stato di incertezza e di preoccupazione in cui si trovano i lavoratori a seguito del ricorso alla cassa integrazione guadagni, ed ha invitato la Regione Marche proseguire ed intensificare l’attività di monitoraggio della situazione della Fabercarta e individuare le misure necessarie per poter affrontare la complessa situazione.
Il 27 maggio ho incontrato il direttore del personale della Fabercarta che, illustrando la situazione reale dell’azienda mi ha preannunciato la messa in mobilità di circa 35 dipendenti sugli 81 che lavorano in quella fabbrica.
A seguito di queste ultime preoccupanti novità, ho convocato l’azienda e le organizzazioni sindacali al fine di adottare una strategia comune per fronteggiare la crisi. La riunione, fissata per il 19 giugno, è stata disdetta per l’indisponibilità dichiarata dalla ditta al confronto.
A fine giugno ho incontrato, insieme all’assessore provinciale al lavoro di Macerata, prima i sindacati e poi i rappresentanti del Comune di Castelraimondo per valutare la situazione. Il 4 luglio si è svolta una manifestazione sindacale davanti all’azienda. A Castelraimondo, il giorno 8 luglio, Regione Marche, Provincia di Macerata e Comune di Castelraimondo hanno organizzato un’iniziativa aperta al pubblico, a cui hanno partecipato anche parlamentari ed alcuni consiglieri regionali. Al termine della stessa, congiuntamente alle organizzazioni sindacali, è stata rinnovata all’azienda una richiesta di confronto. Il sig. Bellocchi ha accolto finalmente questa richiesta ed il prossimo 21 luglio ci sarà l’incontro a cui sono stati invitati anche parlamentari delle Marche e consiglieri regionali, anche dell’opposizione, che si sono interessati, come Francesco Massi e un rappresentante del consigliere Pistarelli. L’invito è naturalmente aperto a tutti, dato che abbiamo sempre operato in unità su questo versante. Mi auguro che dall’incontro del 21 vengano idee e proposte per ridurre i problemi dell’azienda e per aiutare a risolvere i problemi occupazionali di quell’area.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.
CESARE PROCACCINI. Ringrazio l’assessore per l’impegno e per la puntualità. Il nostro gruppo ha presentato questa interrogazione il 4 giugno, quando le avvisaglie della crisi non erano di queste dimensioni. Tuttavia la crisi della Fabercarta di Castelraimondo era annunciata per l’effetto della privatizzazione delle Cartiere Miliani Fabriano. Oggi i fautori più accaniti di quella scelta, di fronte a questa situazione che mette in pericolo molti posti di lavoro, piangono lacrime di coccodrillo, anche quelli citati dall’assessore. Infatti la crisi della Fabercarta di Castelraimondo deriva dall’acquisizione del marchio “Cartiere Miliani Fabriano — Poligrafico dello Stato” da parte dell’impresa Fedrigoni e si sapeva benissimo che la nuova proprietà non era interessata a mantenere unito l’intero comparto nei tre siti di Fabriano, Castelraimondo e Pioraco.
Tutte le assicurazioni date, infatti, sono state disattese e, dalla data di privatizzazione del gruppo Cartiere Miliani Fabriano, è iniziato un lento ma inesorabile declino.
In realtà alla nuova proprietà interessava più il marchio prestigioso e non già la realtà produttiva. Infatti questa è la situazione di oggi.
Lo stabilimento di Castelraimondo veniva a suo volta venduto alla Beta Rotoli, oggi Fabercarta, costituendo il punto di crisi più alto dell’intera operazione, perché questa situazione ha già subito una ristrutturazione che è stata devastante. In poco tempo si è passati da 120 addetti a 80 occupati. Non esiste un piano aziendale credibile, anzi — ce lo ha detto l’assessore poc’anzi — anziché predisporre un piano si è attivata la cassa integrazione guadagni che del resto è già scaduta il 15 giugno. La nuova proprietà parla di un ulteriore esubero di 40 persone, sicché si delinea l’ipotesi di licenziamento di massa. La fabbrica di Castelraimondo, se non si bloccherà tale impostazione prospettiva, passerà da 120 addetti a 40. Questo è un bel risultato per i fautori della privatizzazione: decine di famiglie saranno poste sul lastrico senza una prospettiva, nel mentre si continua ad appaltare a soggetti esterni molte funzioni che prima erano interne.
E’ inammissibile che le due nuove proprietà si disinteressino in maniera così sfacciata dell’occupazione. Sia Fabercarta ma anche Fedrigoni debbono essere posti dinanzi alle proprie responsabilità. Tra l’altro quegli stabilimenti, oggi privatizzati, hanno ricevuto cospicui finanziamenti dallo Stato e dalla Regione, in virtù della ricostruzione post-terremoto.
La proprietà della Fabercarta di Castelraimondo sfugge ormai a qualsiasi confronto e speriamo che accolga l’invito dell’assessore Ascoli per la riunione di lunedì 21. Il ruolo delle istituzioni deve essere quello serio di vigilare, di orientare ed assumere anche delle scelte. Non devono, come in passato, sostituirsi al sindacato con un movimentismo sterile, ma d’intesa con i sindacati le istituzioni devono lavorare per cercare di risolvere questa situazione e questi problemi di crisi. Anche perché vorrei ricordare ai distratti, che siamo all’interno di un declino industriale nel nostro paese, ce lo dicono i dati dell’Istat. Dobbiamo sviluppare, anche con la creazione di fondi per seri ammortizzatori sociali, una politica regionale di sviluppo ed anche industriale, non già basata sulla trasformazione della produzione di società di capitali ma nel mantenimento dell’occupazione. Una politica che non smantelli l’industria e la produzione, quindi.
Abbiamo apprezzato l’impegno dell’assessore Ascoli e a questo punto rivolgiamo la nostra solidarietà ai lavoratori della Fabercarta, diamo pieno sostegno alla loro azione di lotta e ci auguriamo che questa lotta per la salvaguardia dei posti di lavoro venga sviluppata ed assuma un vasto carattere unitario: istituzioni, lavoratori, sindacati, forze politiche e anche tutti i cittadini.
Proposta di deliberazione (Discussione e votazione): «Convalida del consigliere regionale Cataldo Modesti» Ufficio di presidenza (8)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di deliberazione n. 8 ad iniziativa dell’Ufficio di presidenza.
Ha la parola il relatore, Vicepresidente Donati.
SANDRO DONATI. Nel Consiglio regionale delle Marche si è reso vacante il seggio ricoperto dal consigliere Giuseppe Ricci a causa del decesso avvenuto il 30 maggio 2003.
Il Consiglio regionale, nella seduta n. l34 dell’ll giugno 2003, ha provveduto, a norma dell’art. l6, terzo comma, della legge 17 febbraio 1968, n. 108, aggiunto dall’art. 3 della legge 23 febbraio 1995, n. 43, ad assegnare il seggio suddetto al dott. Cataldo Modesti.
L’art.17 della legge 17 febbraio 1968, n.108 riserva al Consiglio regionale la convalida della elezione dei propri componenti secondo le norme del suo regolamento interno.
Ai sensi dell’art. 14 del regolamento interno l’Ufficio di presidenza è l’organo competente a proporre al Consiglio regionale la convalida di quei consiglieri nei confronti dei quali abbia accertato non sussistere cause di ineleggibilità; con l’occasione l’Ufficio di presidenza procede, altresì, alla verifica dell’insussistenza di cause di incandidabilità alla carica di consigliere regionale e di condizioni di incompatibilità con l’esercizio della carica stessa.
Secondo prassi consiliare costante, il dott. Cataldo Modesti è stato invitato a produrre, ai sensi e per gli effetti di cui agli artt. 38 e 47 del T.U. delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, approvato con D.P.R 28 dicembre 2000, n. 445, una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà concernente l’eventuale sussistenza delle condizioni precedentemente indicate.
Dall’esame della suddetta dichiarazione non risultano sussistere in capo al dott. Cataldo Modesti fattispecie di incandidabiiità e di ineleggibilità alla carica di consigliere regionale né condizioni di incompatibilità con l’esercizio della carica stessa.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.
Il Consiglio approva
Proposte di legge (Discussione e votazione):
«Modifiche alla legge regionale 6 ottobre 1987, n. 34 in materia di tutela e valorizzazione dei tartufi» Giunta (162)
«Norme per la salvaguardia della tartuficoltura» Moruzzi (164)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le proposte di legge n. 162 ad iniziativa della Giunta e n. 164, ad iniziativa del consigliere Moruzzi.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Benatti.
Stefania BENATTI. Il testo che discutiamo questa mattina prende le mosse dall’iniziativa legislativa del consigliere Moruzzi e della Giunta regionale che con due proposte di legge hanno aperto il dibattito sulla necessità di introdurre norme a garanzia della qualità e della trasparenza della tartuficoltura contro forme di contraffazione che nuociono al settore e conseguentemente prevedere le relative sanzioni. A partire da queste due proposte, la 162 e 164, la III Commissione ha svolto le audizioni, dalle quali è emersa la necessità di puntualizzare anche altri aspetti della materia. Ne è uscito il testo, all’esame dell’aula, che giudichiamo completo tanto da abrogare la precedente legge 34 del 1987.
L’articolato infatti aggiorna la vecchia legge alla luce degli indirizzi comunitari e delle nuove competenze delle Regioni assegnate dalla legislazione regionale, recepisce adeguamenti normativi che l’assessorato all’agricoltura aveva inserito nella proposta di testo unico sulla forestazione, accoglie emendamenti proposti dalle associazioni di settore e dalle autonomie locali e soprattutto introduce forti elementi di novità per quanto riguarda la tutela e la valorizzazione dei tartufi.
Nell’articolo 1 infatti vengono in estrema sintesi e con indicate le finalità della legge: la Regione - è scritto - promuove lo sviluppo, la tutela e la valorizzazione del tartufo. Questa attenzione rappresenta una doverosa risposta ad un settore in costante crescita sul mercato nazionale e internazionale dove i tartufi marchigiani sono sempre più apprezzati per le caratteristiche organolettiche. La vocazione del nostro territorio per il tartufo offre interessanti prospettive per l’agricoltura e l’intera economia dell’entroterra. Negli ultimi anni la Regione attraverso la politica comunitaria ha sostenuto gli investimenti delle aziende agricole per gli impianti di tartufaie controllate che stanno ora entrando in produzione.
Accanto alla raccolta spontanea, la coltivazione dei tartufi può far fronte dunque ad una domanda crescente da parte dei consumatori e rappresenta una possibilità in più per diversificare la nostra agricoltura. Di qui l’esigenza posta dalla Giunta e dal consigliere Moruzzi e pienamente ripresa e condivisa dalla Commissione di tutelare la tartuficoltura marchigiana adottando norme idonee a garantire in modo chiaro ed inequivocabile l’assoluta autenticità e naturalezza del prodotto marchigiano.
La legge proposta disciplina la raccolta, la coltivazione e la commercializzazione dei tartufi freschi e conservati; sostiene lo sviluppo della tartuficoltura attraverso iniziative di studio e sperimentazione, detta norme per la cerca, la raccolta e la coltivazione e stabilisce divieti e sanzioni amministrative.
L’applicazione della legge è demandata al regolamento di attuazione che la Giunta regionale approverà entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge. Il regolamento entrerà nel dettaglio della normativa per l’esercizio della cerca, raccolta, lavorazione e conservazione dei tartufi, affronterà le questioni relative alle abilitazioni, ai permessi e alle autorizzazioni, disciplinerà le modalità delle analisi e la modulazione delle sanzioni. Infine il regolamento riporterà le caratteristiche botaniche e organolettiche della specie di tartufo che è possibile cercare, raccogliere e coltivare nella regione.
La legge conferma il ruolo del centro sperimentale per la tartuficoltura della Regione Marche con sede a Sant’Angelo in Vado. Al centro vengono demandate funzioni di certificazione delle piantine, micorrizzate con spore di tartufo, prodotte e impiantate nelle Marche e competenze nella sperimentazione di tecniche e pratiche colturali, nonché divulgazione, consulenza e assistenza tecnica. L’articolato prevede poi una serie di norme relative alla cerca e alla raccolta di tartufi, con tempi, divieti e ambiti e la classificazione e i riconoscimenti delle tartufaie. Infine agli articoli 20 e 21 troviamo gli aspetti più innovativi della proposta.
Per tutelare e valorizzare i tartufi, entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge, la Giunta regionale istituirà un marchio di identità dei tartufi prodotti o raccolti nella regione.
Inoltre è previsto un sistema di certificazione e tracciabilità del prodotto raccolto nel territorio regionale.
Sempre sul piano della valorizzazione si prevede la redazione di una cartografia delle zone naturalmente vocate per la produzione del tartufo.
Tra le norme di tutela prevediamo che i prodotti contenenti anche parzialmente il tartufo devono riportare nell’etichetta l’elenco della specie di tuber presenti ed il peso del prodotto fresco utilizzato. I prodotti contenenti aromi di sintesi al tartufo non possono evocare in alcun modo, né con diciture, né con immagini in etichetta, il tartufo e devono invece riportare bene in vista la dicitura “prodotto contenente aromi di sintesi”. Questi prodotti di sintesi non possono essere presenti nelle fiere del tartufo della nostra regione.
A completare la legge, norme per la vigilanza e le sanzioni.
Come i consiglieri avranno colto questa proposta rappresenta una vera scelta di campo della Regione Marche a favore della trasparenza, della qualità delle produzioni, della difesa dell’agricoltura marchigiana e della tutela dei consumatori. E’ evidente che la sua efficacia dipende non solo dalla sua applicazione ma anche dalle possibilità che ad essa si affianchi una altrettanto adeguata legislazione da parte delle altre Regioni e del Parlamento nazionale. Sappiamo che esistono proposte di legge nazionali anche ad iniziativa di parlamentari marchigiani che possono dare risposte ai problemi fiscali e tributari; è altrettanto necessaria una normativa comune tra le Regioni per combattere le frodi.
Ci auguriamo quindi che nei tempi brevi si completi il quadro legislativo per dare sicurezza ad un settore che rappresenta uno dei fiori all’occhiello della Regione Marche.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Gasperi.
GILBERTO GASPERI. Le proposte di legge n. 162 e n. 164, quest’ultima ad iniziativa del collega Moruzzi, è stato seguito un medesimo iter. In Commissione si è fatto un lavoro molto approfondito, durante il quale abbiamo organizzato incontri sia a Sant’Angelo in Vado, nella sede del centro di tartuficoltura, sia in Commissione con associazioni di categoria e di proprietari di tartufaie, in particolare della provincia di Pesaro.
Si tratta di una proposta di legge che abbiamo approfondito, cercando di attingere il più possibile dai suggerimenti che ci sono stati dati e alla fine è stato fatto un assemblaggio con una certa difficoltà, però in piena scienza e coscienza posso dire che è un assemblaggio per la gran parte condiviso dalle associazioni di categoria. Il fine non è quello di ottenere il consenso da parte delle associazioni, ma di fare una legge seria e obiettiva per tutelare coloro che operano in questo settore e soprattutto per tutelare la regione Marche, in modo particolare la provincia di Pesaro che è uno dei centri a livello di commercializzazione di questo prodotto, all’avanguardia in campo nazionale, subito dopo Alba, in Piemonte.
All’articolo 3 si parla di conservazione e diffusione delle produzioni autoctone di tartufo, e non si è trovata condivisione, ma si tratta di una quisquilia, perché non esistono produzioni autoctone nell’ambito del territorio marchigiano rispetto ai territori delle altre regioni italiane.
Ma la cosa fondamentale che tutti abbiamo condiviso, grazie all’approfondimento fatto dal presidente della Commissione, è quanto scritto al comma 1 dell’art. 21: “E’ vietata sotto ogni forma la commercializzazione con la denominazione tartufo di specie di tartufo diverse da quelle elencate all’art. 2 della legge 752/1985”. Sono gli elenchi che riguardano solo ed esclusivamente tartufi che crescono in Italia e in Europa e non tartufi — che non sono tali, ma commistioni particolari — commercializzati a scapito non solo dei produttori ma anche dei cercatori e commercianti di tartufo.
Un’altra questione importante riguarda il comma 2, ove si dice “E’ vietato, nelle fiere del tartufo, inserire nel calendario delle manifestazioni fieristiche della regione Marche, la presenza di condimenti aromatizzati con sostanze chimiche di sintesi che riproducano le caratteristiche aromatiche e olfattive del tartufo”. Questo per fare chiarezza, ma soprattutto per dare ampia garanzia al consumatore che un conto sono gli oli aromatizzati con i tartufi veri, un conto quei prodotti che vengono venduti inscatolati come prodotti di sintesi del tartufo, che non hanno assolutamente niente a che vedere con lo stesso. Il limite l’abbiamo dovuto prevedere entro la nostra regione e propongo all’assessore all’agricoltura di cercare di far prevedere questo vincolo a tutte le leggi delle altre Regioni, in modo tale che ci sia piena chiarezza da parte anche delle altre Regioni, sul fatto che in Italia non possa essere venduto o commercializzato un prodotto come contenente tartufo, quando invece sono oli di sintesi che hanno un profumo simile a quello del tartufo, ma che non hanno niente a che vedere con il prodotto originario.
Da parte del presidente della Commissione c’è stato questo impegno; scriveremo a tutte le Commissioni regionali all’agricoltura per chiedere questa condivisione, però sarebbe meglio che tutto fosse fatto da parte dell’assessore all’agricoltura.
Così come si è fatto chiarezza sulle penalizzazioni — le contravvenzioni — nel caso in cui vi siano delle operazioni non consentite, non solo per quanto riguarda la raccolta ma anche la metodologia della raccolta stessa, soprattutto quando si arrecano danni alle tartufaie che spesso vengono impiantate da privati od enti.
Nel complesso si tratta di una legge che è stata sviluppata in assoluta armonia anche con i tre consiglieri di minoranza che hanno suggerito emendamenti che sono stati recepiti dalla Commissione. Inoltre, assieme alla relatrice di maggioranza abbiamo cercato di approfondire il problema nella maniera più assoluta, portando in Consiglio una legge che ritengo ottima e valida. Per questo i tre consiglieri di minoranza hanno votato in Commissione a favore e per quanto mi compete annuncio il voto favorevole di Alleanza nazionale anche in quest’aula.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.
MARCO MORUZZI. Si tratta di un importante provvedimento di legge, che in Commissione ha richiesto un notevole approfondimento a fronte di due iniziative legislative, quella del sottoscritto e quella della Giunta regionale. La Commissione ha poi ritenuto di approvare un nuovo testo, delle nuove norme complessive sulla tutela e valorizzazione dei tartufi, riproponendo alcuni passaggi che erano già presenti nella legge preesistente e che riguardavano soprattutto il sistema di raccolta. Ma le novità di questo provvedimento di legge riguardano soprattutto i consumatori e si fondano sulle proposte che sono state presentate, che tendono a tutelare la commercializzazione di tartufi contraffatti o di tartufi che non sono rispondenti ai requisiti per i quali i consumatori comprano il tartufo. I consumatori pagano questo prodotto molto e sistematicamente assistiamo a delle frodi in questa materia. Le frodi sono di diverso ordine: derivano dall’uso di aromi artificiali che vengono inseriti all’interno dell’olio, all’interno delle paste, in alcuni casi all’interno dei prodotti trasformati. Questi oli e questi aromi artificiali derivano dal petrolio, non hanno nulla a che fare con il prodotto naturale, con il tartufo, addirittura in alcuni casi possono essere pericolosi per la salute, sia nei riguardi di soggetti allergici ma anche nei riguardi di soggetti che sono intolleranti a questo prodotto che è un aroma artificiale che nell’elenco di quegli scellerati aromi consentiti dalla legge sono nati e commercializzati esclusivamente per ingannare il cittadino. La nostra legislazione in materia di tutela del consumatore è carente, molti degli aromi utilizzati nel settore della produzione alimentare industriale sono aromi, conservanti o prodotti chimici che potrebbero essere sostituiti da prodotti naturali, in realtà per l’industria è più comodo produrli e tra questi prodotti c’è anche quello che simula alcune caratteristiche aromatiche del tartufo.
La presenza di questo aroma artificiale ha fatto sì che sia in circolazione dei prodotti trasformati, quindi nelle paste, nei paté ecc., più tartufo falso che tartufo vero.
L’altro elemento di frode che noi vogliamo superare — e questa è una proposta in particolare contenuta nel mio provvedimento di legge, mentre la questione del superamento degli aromi artificiali era un elemento comune alle due proposte di legge — è l’obbligo di riconoscere la varietà del tartufo e questo risponde a due esigenze. La prima, quella di fronteggiare la presenza sul mercato di tartufi di provenienza orientale — tartufo cinese e tartufo indiano che vengono spacciati per tartufo pregiato — e l’altra è quella anche di fare in modo che il consumatore, dato che le specie di tartufo sono diverse e a ciascuna specie corrisponde un valore di mercato molto diverso — tartufo nero pregiato, tartufo bianco pregiato, ma anche tartufo estivo detto anche “scorzone”, ma anche altre varietà di tartufo che possono in qualche modo simulare altri generi di tartufo pregiato — è importante che ai consumatori non vengano vendute queste varietà di tartufo spacciandole per le altre, perché il valore di mercato in alcuni casi è quattro volte superiore. Anche questa è una forma di frode, poco conosciuta dai consumatori, poco conosciuta anche da noi addetti ai lavori, perché per anni abbiamo conservato delle normative superate e forse in grado anche di favorire raccoglitori e rivenditori poco seri, poco affidabili, che vendono a un milione e mezzo al chilo un prodotto che sul mercato ha un valore commerciale, magari, di 500.000 lire al chilo nella migliore delle ipotesi, se non addirittura inferiore. Quando invece paliamo di tartufi cinesi e tartufi orientali andiamo nel campo della vera e propria frode alimentare e truffa senza possibilità di mitigare queste considerazioni, perché in oriente questi prodotti sono destinati all’alimentazione dei cani. Quindi noi spacciamo un alimento di scarto, un prodotto che in quei paesi non è ritenuto neanche idoneo per l’alimentazione animale, lo portiamo in Italia, lo spacciamo per tartufo pregiato e lo commercializziamo insieme al prodotto italiano o in alcuni casi insieme a un prodotto che è anche diverso dal punto di vista della classificazione scientifica oltre che dal punto di vista delle caratteristiche organolettiche.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, in occasione della presentazione di questa proposta di legge io ho simbolicamente bruciato di fronte ai giornalisti degli esemplari di tartufo cinese e di tartufo indiano che arrivano sui nostri mercati, in confezioni prive di etichetta, perché questi prodotti giungono sotto varie forme nel nostro mercato e occorre una forte vigilanza, perché il tartufo non è soltanto un prodotto pregiato, uno dei prodotti importanti della nostra agricoltura, della nostra zona montana, è una risorsa importantissima per l’economia del nostro territorio, perché incide pesantemente sull’economia di alcuni territori, una risorsa che noi abbiamo individuato così importante da finanziare, nel corso del tempo, la realizzazione di un centro di tartuficoltura a Sant’Angelo in Vado, che è il fiore all’occhiello della tartuficoltura nazionale, un centro che ha consentito in questi anni di avere tartufo non soltanto dalla raccolta spontanea ma anche dalla coltivazione, in particolare tartufo nero. Oggi la gran parte del tartufo che viene dalla nostra regione — possiamo dirlo con grande tranquillità e con un certo orgoglio — viene dalle tartufaie cosiddette artificiali: in realtà sono dei rimboschimenti di zone montane con delle piante in grado di produrre tartufo e che ogni anno forniscono quantità sempre più importanti di prodotto al mercato nazionale ed internazionale oltre che al mercato interno. Quindi una Regione che vuol difendere un prodotto che viene raccolto spontaneamente nel nostro territorio. Noi siamo la più importante regione in Italia per la produzione di tartufi. Il Piemonte ormai ha soltanto l’immagine, il nome, ma ad Alba arrivano tartufi raccolti nel nostro territorio, in particolare tartufi bianchi, perché in quel territorio si sono depauperate le zone di raccolta spontanea a seguito di interventi umani, dell’uso indiscriminato della chimica in agricoltura, della scarsa attenzione alla prevenzione del dissesto idrogelogico, e il tartufo bianco oggi, nella zona di Alba è quanto di più raro si possa trovare. I soggetti che commercializzano tartufo in quei territori vengono a comprarli anche nelle nostre zone. La nostra è una delle poche regioni che ha contemporaneamente tartufo bianco pregiato e tartufo nero pregiato.
E’ allora importante che nella nostra regione ci sia una legislazione adeguata, una legislazione che tuteli anzitutto gli ecosistemi naturali e gli equilibri ecologici delle zone agro-silvo-pastorali vocate alla propagazione naturale delle specie autoctone di tartufo, quindi occorre tutelare i siti in cui il tartufo cresce spontaneamente, promuovere lo studio e la concorrenza — leggo il testo dell’articolo unico proposto, che è diventato poi parte del testo unico — dei fattori che consentono la conservazione della biodiversità dei tartufi autoctoni, perché a Sant’Angelo in Vado è stata avviata una ricerca sull’ecologia del tartufo, sulle condizioni che permettono sia di conservare il tartufo dove questo cresce allo stato spontaneo, sia di ottenere risultati economicamente validi, dove noi andiamo a impiantare delle tartufaie artificiali. Non possiamo farlo dappertutto, dobbiamo farlo nelle zone vocate, dobbiamo farlo tenendo sotto controllo dei fattori che possono influire sulla presenza o assenza di prodotto in queste importanti attività economiche e nelle zone montane questo tartufo è veramente l’oro, perché imprenditori capaci di gestire una tartufaia secondo le tecniche più moderne hanno dei redditi veramente straordinari. Noi abbiamo delle piante che danno oltre un chilo di tartufo l’anno. Questi risultati possono essere ottenuti su un ettaro e possiamo attestarci su medie di mezzo chilo per pianta. Ovviamente questo richiede una conduzione che non significa fare un impianto e poi abbandonare il territorio a se stesso e fare quelle minime manutenzioni, ma occorre monitorare lo stato del terreno, i microorganismi presenti, in caso di irrigazione controllare anche questi fattori. La tartuficoltura è qualcosa di molto più complesso della tartuficoltura che conoscevamo dieci anni fa o quindici anni fa. Nelle zone dell’azienda agricola in cui non si poteva coltivare il grano si metteva qualche pianta di tartufo, nelle zone più impervie delle nostre colline dove non c’era acqua si facevano degli impianti di piante da tartufo e si sperava di ottenere qualcosa. Oggi abbiamo una tartuficoltura moderna, avanzata, ancora praticata, peraltro, da poche aziende ma praticabile da tantissime aziende. Però, per fare questo occorre una grande serietà. E’ inutile investire grandissime risorse come quelle che abbiamo destinato agli impianti per la tartuficoltura nella nostra regione e poi non avere una politica che permetta di fare chiarezza sul prodotto che arriva sul mercato, che permetta dia vere un controllo sulla commercializzazione del prodotto garantendo al consumatore che non ci sono frodi. Testimonio che in periodi al di fuori della produzione di tartufo bianco pregiato, quindi in piena estate, mi è stato offerto i ristoranti di altissimo livello, a Bologna, un piatto con tartufo bianco: sappiamo che questo non poteva assolutamente esistere. Il consumatore, anche nei luoghi dove dovrebbero essere garantite la qualità e la serietà del rapporto con il consumatore è sottoposto a queste quotidiane truffe. Queste truffe rischiano di ricadere sui produttori seri e queste norme vogliono cercare, per quello che ci è possibile, di dare il massimo del contributo sul nostro territorio ma anche al di fuori del nostro territorio, perché il centro di tartuficoltura di Sant’Angelo in Vado dà un contributo che va anche al di fuori del nostro territorio.
Alcuni hanno detto che le norme sono troppo draconiane, che le disposizioni relative ai divieti di prodotti contenenti aromi artificiali sono troppo pesanti, io dico invece che al momento attuale sono quello che è strettamente necessario per combattere quei fenomeni che hanno già danneggiato la tartuficoltura e i produttori, i raccoglitori seri, permettendo di fare un uso del nome “tartufo”, “tartufato”, dell’immagine del tartufo e di etichette ingannevoli su prodotti che non registrano la presenza del tartufo o che non registrano la presenza di tartufo pregiato ma prodotti che certamente pregiati non possono essere e che soprattutto non possono essere venduti a quei prezzi.
Questa guerra all’olio del tartufo mi sembra quindi una guerra legittima, dichiarata da più soggetti. Mi fa piacere che anche l’assessore all’agricoltura Silenzi si sia fatto portavoce di questa battaglia e direi che è obbligatorio per amministratori che vogliano difendere i prodotti del nostro territorio e vogliono che questo rapporto con il consumatore non sia soltanto di propaganda, di parole, di chiacchiere ma sia un rapporto di sostanza.
Quindi voterò favorevolmente questo provvedimento che è importante, condivisibile, che va nella direzione degli interessi dei produttori, dei trasformatori e dei consumatori che vogliono porsi in un modo rigoroso, moderno, scientifico e serio nello sviluppo di questa filiera del tartufo sulla quale tanto si è fatto ma ancora tanto c’è da fare, soprattutto per impossessarsi di tutto il valore aggiunto e tutta la ricaduta positiva in termini ambientali ed economici che la produzione e la commercializzazione di questo prodotto — sempre tartufo vero — può dare al nostro territorio e alla regione Marche in particolare.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.
LUIGI VIVENTI. Intervengo in qualità di vicepresidente della III Commissione, a nome dell’Udc, per annunciare il nostro voto favorevole a questa proposta di legge. Credo in questo settore. Ricordo che in quest’aula fui l’unico consigliere regionale che votò contro la proposta di legge che regolamentava la raccolta dei funghi imponendo alcuni obblighi ai cittadini che volevano svolgere tale attività.
Per quanto riguarda il tartufo mi comporterò in maniera diversa, perché ovviamente il valore commerciale del prodotto di cui discutiamo è sicuramente diverso e siccome la Regione marche ha tra l’altro investito direttamente anche propri denari, è giusto che in un settore dove il denaro circola in maniera abbastanza fluente, ci sia una regolamentazione del tutto, per evitare contraffazioni, furbizie che sono sempre possibili.
Il testo che andiamo ad approvare mi sembra equilibrato, può anche darsi che non sia un testo perfetto, però ritengo che una risposta al problema posto, in qualche misura la dia, quindi, nonostante che noi siamo all’opposizione, ritengo giusto dare un voto favorevole a questa proposta di legge.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.
FERDINANDO AVENALI. Concordo con le cose dette in particolare da Stefania Benatti quale relatore di maggioranza, ma anche gli altri colleghi che sono intervenuti. La Commissione ha cercato di mettere insieme le due proposte di legge, quella della Giunta e quella del collega Moruzzi che ponevano la questione della tutela, della qualità, della garanzia dei consumatori, regolamentando tutta questa parte che la precedente legge non ha regolamentato. Ma tenendo conto di quanto emerso anche dalle audizioni, delle proposte da parte sia delle categorie che degli enti locali che erano stati coinvolti, siamo andati a rivedere l’insieme della norma, facendo una sorta di testo unico per quanto riguarda anche la parte concernente la regolamentazione complessiva relativamente alla raccolta e commercializzazione del tartufo nella nostra regione. Questo è stato un buon lavoro, pertanto il testo che viene sottoposto all’approvazione del Consiglio è un testo che affronta l’insieme della materia, quindi i problemi della qualificazione e dello sviluppo della tartuficoltura nella nostra regione, un comparto piccolo ma molto importante, anche di immagine della stessa regione Marche, dell’agroalimentare regionale. Garantire i consumatori è un aspetto essenziale, importante, per riuscire a distinguere tra il prodotto autoctono e quello importato. E’ una cosa essenziale anche a livello di immagine del settore agroalimentare e della tartuficoltura regionale.
Si è anche posto il problema della valorizzazione del centro di tartuficoltura di Sant’Angelo in Vado, nel senso che il discorso della sperimentazione e della ricerca è fondamentale in questa direzione e anche il discorso dell’identificazione delle specie di tartufo. Si è regolamentata tutta la parte che riguarda la raccolta. Anche qui c’erano state richieste relativamente agli orari, alle attrezzature ecc. E’ pertanto stato fatto un buon lavoro e abbiamo raccolto in un testo unico tutta la normativa che riguarda il discorso della tartuficoltura nella nostra regione. Anche qui, come in altri settori dobbiamo dare tutti gli strumenti che rendano competitivo questo prodotto, che lo facciano emergere per la sua peculiarità, per la sua qualità, per la tipicità.
Sono quindi soddisfatto del lavoro fatto in Commissione, in particolare dalla relatrice ma anche da tutti i commissari e per questo è stato espresso dalla stessa Commissione un voto favorevole. Credo che comunque ci debba sempre essere la nostra disponibilità a verificare se poi ci sarà qualche parte che non funzionerà nell’attuazione della legge, perché noi facciamo delle leggi, cerchiamo di riflettere, di simulare quello che può essere l’impatto con il territorio, ma qualora dovessero emergere punti critici, penso che da parte di questo Consiglio e della Commissione vi sia disponibilità ad affrontare queste cose. Per queste ragioni esprimo il voto favorevole del gruppo Ds e un compiacimento per il lavoro che è stato fatto in Commissione.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.
UMBERTO TRENTA. Non sarei intervenuto, perché credevo di conoscere il tartufo, poi ho capito che il tartufo è qualcosa di diverso, secondo quanto il rappresentante dei Ds ha adesso espresso in maniera chiara annunciando il voto favorevole.
Io poggio sempre il mio intervento sulla proposta, ma adesso mi metto dalla parte della protesta. Una legge non è una simulazione, è qualcosa che indica criteri chiari, proprio per il concetto di legge, “da...” “a...”, quindi i soggetti interessati, l’interlocuzione... (Interruzione). Io che amo la buona cucina marchigiana, ritengo che la cucina marchigiana è eccellente, di qualità perché è semplice e si rifà a dei prodotti di largo consumo, che rappresentano il faticatore che prende questo tartufo con l’unico impegno e l’unico costa della propria fatica, anche perché oggi il tartufo va rispettato in quanto diventa quasi equiparabile alla quotazione dell’oro. Se qualcuno vuole con questa legge diversificare il tartufo, che va dal sud al nord delle Marche per poi salire ancora sopra, evidentemente c’è qualcosa che non ho capito. E questo mi succede spesso quando si parla di legiferazione e di condivisione di alcune leggi che si chiamano “sperimentali” o “simulazioni”. Necessariamente dico che con questa legge non è cambiato niente, quindi si potevano risparmiare tempo e lavoro, perché le cose funzionavano comunque, al di là delle simulazioni.
Per il resto sono curioso di verificare l’impatto che avrà sui produttori e sui consumatori di questo prodotto che, ringraziando Dio, appartiene alla natura la quale ha leggi precise, né quelle di mercato né quelle politiche.
PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Silenzi.
GIULIO SILENZI. Questa legge è stata presentata dalla Giunta regionale, poi anche il consigliere Moruzzi ne ha presentata una analoga perché volevamo cogliere, su un aspetto particolare, alcune linee che dovevano caratterizzare l’impianto legislativo della nostra Regione riguardo ai prodotti tipici marchigiani, riguardo alla necessità che abbiamo di tutelare e valorizzare le produzioni tipiche. Il tartufo è uno dei prodotti tipici più importanti, che connotano la nostra regione per quanto riguarda la tipicità: siamo la regione che maggiormente produce tartufo, tanto che anche dalla vicina Umbria e dal nord Italia vengono acquistati i nostri prodotti, poi rimessi sul mercato come se fossero prodotti non marchigiani. Quindi abbiamo un grande potenziale che in parte è utilizzato ma che non può essere disperso o sottoutilizzato.
Da un lato avevamo la necessità di tutelare il vero prodotto marchigiano, perché questa è la strategia delle nostre politiche: puntare sulla qualità, ma con la tracciabilità valorizzare il prodotto che è veramente marchigiano e qui parliamo di un prodotto che inequivocabilmente nasce nella terra marchigiana. Occorre proteggerlo dalle contraffazioni, da altri prodotti che non hanno le qualità organolettiche del tartufo marchigiano, sia esso nero che bianco, senza fare distinzioni di sorta nella produzione del tartufo, che vede alcune aree interessate — il nero soprattutto nei Sibillini, nel sud delle Marche, il nero pregiato di Roccafluvione ed altri... Trenta non mi ascolta ma non è cosa che gli interessa, salvo poi dire cose che non stanno né in cielo né in terra. Il piano interessa invece la più larga parte della regione Marche, quindi il Pesarese e il Montefeltro.
Da una parte abbiamo un problema di contraffazione, perché ci sono i cosiddetti tartufi cinesi o altri prodotti che vengono importati e che non hanno le qualità organolettiche del tartufo marchigiano. Se questa attività viene diluita da prodotti che non hanno la qualità del nostro tartufo, rischiamo di fare un danno enorme al tartufo marchigiano. Quindi da una parte introduciamo elementi di tracciabilità, di identificazione del tartufo marchigiano, per cui tuteliamo la qualità e l’identità di questo prodotto. Dall’altra facciamo un’operazione di rigore, perché quando parliamo di produzione di qualità dobbiamo legare tale qualità al rigore in modo che la qualità sia tutelata. In questo settore vengono utilizzati aromi sintetici per evocare il sapore, il profumo del tartufo, ma tutte sostanze chimiche, che nulla hanno a che vedere con la natura. Non diciamo che sono contraffazioni, ma si ricorre agli aromi di sintesi, che sono chimici, non naturali, per evocare il sapore, il profumo del tartufo. Noi vogliamo, nelle Marche — questa è una novità anche rispetto alla legge nazionale che prevede una percentuale minima di prodotto naturale in aggiunta agli aromi sintetici — che nelle confezioni che si richiamano al tartufo, sia per quanto riguarda l’immagine sia per quanto riguarda il nome, non ci sia un riferimento esplicito al tartufo ma scritto semplicemente “olio con aggiunta di aromi sintetici”.
Questo fa della legge regionale una scelta di rigore nel territorio regionale, che impone anche ai nostri produttori di adeguarsi a questa disciplina, rispetto ad altri produttori di altre regioni che questa scelta così rigorosa non hanno inteso fare. E’ da una parte una tutela della qualità del prodotto, ma dall’altra una tutela forte che vede una particolare sensibilità nei confronti del consumatore e della sua tutela.
Quindi la legge nasce per cogliere alcuni punti che dicevo, come proposta della Giunta regionale, viene ripresa da un lavoro della Commissione e ringrazio la relatrice e i membri della III Commissione che, utilizzando il tempo necessario, per rivedere l’impianto complessivo della legge hanno introdotti altri elementi che possono dare oggi alle Marche la legge più avanzata di questo settore... Poi, Trenta, te lo rileggerai l’intervento, in modo che le sciocchezze che a mio avviso hai detto te le potevi evitare, anche perché quando si parla uno deve anche ascoltare se dice alcune cose.
Quindi il ringraziamento per una legge avanzata che punta sulla qualità, sulla trasparenza, sulla valorizzazione del “prodotto tartufo” nero del sud delle Marche e bianco del Montefeltro in prevalenza; tutela del consumatore e un’attività di rigore che garantisca il consumatore rispetto a questo prodotto. Questa è una legge importante perché coglie tutti questi aspetti. Ringrazio per il lavoro della Commissione che è stato un lavoro utile, d’intesa con il nostro servizio, con chi ha elaborato e dato il contributo e il supporto tecnico alla Commissione stessa per arrivare a questa legge. Una volta approvata la legge ci sarà un confronto con questo mondo articolato che gravita intorno alla produzione del tartufo, poi un’azione di promozione e valorizzazione di questo prodotto che va nella direzione della valorizzazione dell’entroterra marchigiano, di indirizzare le risorse comunitarie per attività — penso alle tante risorse che abbiamo investito negli ultimi anni per impianti di tartufaie controllate che oggi entrano in produzione — per cui una politica volta alla valorizzazione dei prodotti dell’entroterra e soprattutto a creare le condizioni affinché questa produzione sia fonte di lavoro, di ricchezza e ci permetta di stare in un mercato moderno nella maniera più competitiva e vincente. Siccome le Marche scelgono la qualità, il rigore, la trasparenza, penso che questa legge raccolta tutti questi aspetti e, pur se parla di un settore parziale, dà però le indicazioni su come dobbiamo muoverci su tutte le altre leggi regionali per caratterizzare l’impegno e l’interesse del Consiglio regionale alle attività agricole.
UMBERTO TRENTA. Presidente, chiedo la parola per fatto personale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
UMBERTO TRENTA. Il consigliere Trenta si prende valutazioni di “incapace”, “superficiale”, “non attento”, tutto quello che vuole, assessore Silenzi.
Nel suo intervento colgo però l’essenza, che è il rapporto tra consumatore e produttore. Ecco dov’è l’interesse politico: voler stigmatizzare alcune parole, come “rigore”, “controllate”. Quello che interessa questa legge è il controllo del rapporto tra produttore e consumatore, quindi voglio sapere il tipo di investimento, le aziende che hanno beneficiato di questi investimenti, perché le tartufaie naturali vengono da sé e sono fuori del controllo. I vecchi produttori, quelli che si chiamano “cercatori” non hanno bisogno di essere azienda, quindi tartufo nero a sud, tartufo bianco a nord; quello che interessa è una equazione, cioè il rapporto tra consumatore e produttore. Consumatori siamo centinaia di migliaia, se non milioni, in tutta Italia, i produttori sono pochi e sono i beneficiari veri del controllo di questo mercato. Le “tartufaie controllate” — parole che ha detto lei — la “valorizzazione controllata”, il “rigore”... Poi si usa la parola “trasparenza”. La trasparenza sta in un atto amministrativo che non individua quali sono le categorie “abilitate a...”. Quindi ritorno alle fungaie, cioè diamo i cartellini, quindi il rigido controllo del mercato. Questo significa dirigismo e statalismo, non libera economia.
PRESIDENTE. Quindi, il consigliere Trenta ha inteso precisare un aspetto che riteneva non sufficientemente chiaro del suo intervento.
Ha la parola il consigliere Silenzi.
GIULIO SILENZI. Io ho utilizzato la parola “sciocchezza” e voglio anche legarla. La parola “sciocchezza” era relativa al fatto che nel primo intervento è stato detto che con questa legge si fanno delle differenziazioni nel territorio tra i tartufi neri, bianchi ecc. Io ho cercato di dire che questa era una sciocchezza perché non c’è nessuna differenziazione ma la valorizzazione del tartufo in quanto tale, poi se si produce il nero nel sud valorizzeremo quello e si applicherà la legge, se si produce il bianco nel nord altrettanto. Mi era sembrato si fosse introdotto un elemento distorcente che secondo me non era una valutazione rispondente alla realtà. Per questo ho detto “è una sciocchezza”, in questo senso. Non c’è nulla di personale, consigliere Trenta, ci mancherebbe.
PRESIDENTE. Articolo 1. Lo pongo in votazione.
Ha la parola, per dichiarazione di voto il consigliere Gasperi.
GILBERTO GASPERI. La dichiarazione di voto è un pretesto, in quanto è giusto fare chiarezza, altrimenti sembra che questo Consiglio dica grandi stupidaggini sui tartufi. E’ una cosa non ammissibile per un motivo molto semplice: c’è una Commissione competente che ha richiesto pareri non soltanto agli esperti ma anche ai funzionari. Non esiste la coltivazione del tartufo bianco. In tutto il mondo non esiste nessun impianto da cui si sia ricavato il tartufo bianco. Anche quando sono state fatte inalazioni con spore di tartufo bianco, è venuto fuori il tartufo nero, pertanto una diversificazione non c’è assolutamente.
Finché non si crea, non il microclima ma il microambiente idoneo per il tartufo, non esiste assolutamente la certezza che una volta messe le piantine micorrizzate con il tartufo, lì venga fuori il tartufo, perché i quantitativi sono minimi in alcune parti e nulli da altre parti, però dopo un certo numero di anni si è constatato che si è venuta a creare una realtà che ha dato dei risultati.
Così come non esiste differenziazione fra il nord e il sud delle Marche e quindi non c’è tartufo più buono da una parte e meno buono dall’altra. Anzi, la provincia di Ascoli Piceno produce dei tartufi, solo che vengono commercializzati nell’ambito della provincia di Pesaro, proprio perché Acqualagna non è la più grossa zona produttrice ma il più importante centro di commercializzazione del tartufo subito dopo il Piemonte e riguarda tutti i tartufi della nostra regione. Così come non esiste una differenza fra il tartufo raccolto nella provincia di Pesaro e quello raccolto nella provincia di Ancona o addirittura fra regione Marche, regione Lazio, regione Toscana e regione Abruzzo, perché i tartufi sono identici. Nonostante gli studi che sono stati fatti nel centro nazionale di Sant’Angelo in Vado, non si è assolutamente verificata una diversificazione che possa fare dire “questo è un tartufo autoctono delle Marche, questo è un tartufo autoctono della Toscana, questo è un tartufo autoctono dell’Umbria”. Difatti, in questa legge quello che i consiglieri hanno tenuto presente è di non cercare di restringere entro certi limiti le richieste di serietà, altrimenti i raccoglitori vanno fuori regione, vanno in Toscana, in Umbria o nel Lazio e fanno commercializzare il loro tartufo direttamente dalle altre parti. L’unica cosa vincolante è che le essenze di tartufo non naturali, cioè di sintesi, non possono essere vendute durante le sagre e le fiere di tartufo nella nostra regione.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 1.
Il Consiglio approva
Articolo 2. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 3. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 4. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 5. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 6. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 7. Ha la parola il consigliere Giannotti.
ROBERTO GIANNOTTI. L’esigenza è di fare il punto su questa esperienza didattica. Credo che l’occasione di discussione di questo provvedimento, rispetto al quale diremo qualcosa alla fine in sede di dichiarazione di voto, ci metta nella condizione di chiedere di poter fare una verifica complessiva dell’operatività del centro sperimentale rispetto a tutta una serie di iniziative. Non so in che modo, però potrebbe essere un’audizione da parte della Commissione, una relazione che l’assessore all’agricoltura potrebbe fare. C’è questa esigenza di capire bene i risultati conseguiti, i costi, l’impegno professionale, le risorse economiche che in qualche modo spendiamo.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 7.
Il Consiglio approva
Articolo 8. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 9. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 10. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 11. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 12. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 13. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 14. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 15. Ha la parola il consigliere Gasperi.
GILBERTO GASPERI. Non solo abbiamo fatto le audizioni, ma siamo andati direttamente al centro di tartuficoltura a Sant’Angelo in Vado e non c’era nessuno di Forza Italia...
ROBERTO GIANNOTTI. Mica ci vanno i rappresentanti dei partiti...
GILBERTO GASPERI. Nell’audizione ci hanno dato parere favorevole e hanno richiesto addirittura di apportare cambiamenti. Il tecnico agronomo del centro di tartuficoltura ha richiesto che fosse messa per iscritto una cosa fondamentale: non permettere la vendita, nell’ambito della regione Marche, di prodotti che contengano aromi artificiali. Non solo abbiamo previsto questo, ma è stato unanimemente votato nell’ambito della Commissione, perché ciò salvaguarda sia i raccoglitori sia i consumatori.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 15.
Il Consiglio approva
Articolo 16. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 17. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 18. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 19. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 20. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 21. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 22. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 23. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 24. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 25. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 26. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione il coordinamento tecnico.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione la proposta di legge. Ha la parola il consigliere Giannotti per dichiarazione di voto.
ROBERTO GIANNOTTI. Il mio amico Trenta mi consigliava di dire che voteremo contro questa proposta, ma siamo favorevoli ad un’altra espressione di tartufo, magari cambiando qualche vocale.
Mi dispiace, collega Gasperi, lo dico con molta simpatia nei suoi confronti: capisco i limiti, capisco i problemi, ma sono abituato a provvedimenti come questo che mi sembrano un pochino forzati, quasi un compitino da primo della classe che qualcuno vuol fare a tutti i costi, oppure come la visita specialistica dal luminare che in termini medici si chiama “marchetta”. Qui siamo a questo livello, cioè a tutti i costi vogliamo fare un provvedimento come questo che comunque non è adeguato, che risponde a un tipo di sensibilità che non è quella degli operatori del settore. Questo non è un provvedimento che tiene conto dei desideri, delle esigenze, delle speranze degli operatori di questo settore — non credo nemmeno che abbia il consenso delle associazioni — ma corrisponde ad una sensibilità diversa. Non a caso si è lavorato sul testo della Giunta ma anche sul testo di Moruzzi. Una legge che non affronta e non risolve il problema dei controlli, specie sul versante dell’abusivismo, una legge che non tiene conto di un provvedimento legislativo in corso al Parlamento, che potrebbe cambiare qualche regola importante. Da questo punto di vista penso che avremmo fatto meglio ad aspettare tre mesi e che il dibattito parlamentare su questo provvedimento si concludesse e ci fosse un atto formale da confrontare con le esigenze. Quindi è una legge approssimativa, inadeguata, che serve solo a dire “abbiamo fatto provvedimenti”.
Cara Benatti, hai ragione: io ho il dovere di guardare tutte le convocazioni della Commissione, però posso anche dire al presidente della Commissione che se va a visitare il centro di tartuficoltura di Sant’Angelo in Vado, cortesia vorrebbe dire alla segretaria della Commissione, che è impegnatissima, capisco, ha tante cose da fare: “telefona ai consiglieri di quella provincia, almeno, per avvertirli che c’è questa cosa, in maniera che possano calendarizzare anche questo impegno”. Io mi prendo la mia parte di responsabilità, però se fossi presidente della Commissione, mi permetterei di far chiamare dalla mia assistente i consiglieri regionali della provincia per avvertirli. Questo quando ci sono audizioni e altre cose: non ci si può nascondere dietro il dito e dire “arriva l’avviso a tutti, quindi ciascuno può prenderne visione”. Un atto di cortesia in questo senso. Io sarei andato, perché sono fortemente interessato. E comunque non credo che la mia sia una richiesta illegittima, collega Gasperi. Lei fa parte della III Commissione, ha diritto a fare le audizioni che vuole, si studia quello che vuole. L’esigenza che le pongo è un’esigenza del Consiglio regionale nel suo complesso, che travalica le competenze della Commissione. Credo che tutti i consiglieri abbiano diritto di sapere cosa si produce in termini di proposte, quanto costa e l’utilità di questo strumento che io non ho messo in discussione ma ho posto solamente l’esigenza di avere qualche elemento informativo in più.
Per questo voteremo contro questa proposta.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.
MARCO MORUZZI. Ho cercato di ascoltare con attenzione le obiezioni del collega Giannotti, cercando di capire, dal voto contrario su alcuni articoli, quali fossero i motivi di questa contrarietà, perché sono convinto, Giannotti, che questa è una buona legge, non per sostenere la Giunta piuttosto che la minoranza, di cui, peraltro, faccio parte anch’io da qualche settimana a questa parte, ma ho avuto anche difficoltà a capire, nei tuoi interventi, che cosa manca in questa legge e cosa c’è che non va. Posso cercare di tradurre alcune tue considerazioni.
Noi non potevamo toccare il tema dell’Iva sui tartufi, perché non è competenza della Regione. Non potevamo toccare il tema della commercializzazione o della raccolta e della commercializzazione senza fatturazione, perché non è competenza di questa Regione e se questa competenza c’è a livello statale, ben vengano i provvedimenti statali, ciò non toglie che le Regioni, nella loro autonomia debbano esercitare la propria funzione negli spazi che alle Regioni sono consentiti. Penso che questi spazi li abbiamo occupati. Non ho capito perché c’è stato voto contrario sull’articolo 21, quello dei divieti, rispetto al quale noi sanciamo un principio importante, che peraltro c’è già, sia nella legislazione vigente ma anche nella proposta di riforma parlamentare a cui tu fai riferimento, cioè “è vietata sotto ogni forma la commercializzazione con denominazione di tartufo di specie diverse da quelle elencate nell’art. 2 della legge 752 e successive modificazioni”. Questo vuol dire che noi vietiamo la commercializzazione di tartufi orientali — “tuber indicum”, “tuber himalayensis” — e tutte quelle specie che sono lo strumento per la frode del consumatore. Nello stesso articolo vietiamo anche che nelle fiere del tartufo inserite nel calendario delle manifestazioni fieristiche della regione Marche, siano commercializzati condimenti aromatizzati con sostanze chimiche di sintesi, quindi diciamo anche che il consumatore che va alle fiere del tartufo della nostra regione trova il tartufo e non trova olio al tartufo o prodotti alterati spacciati per tartufo a seguito dell’introduzione di aromi artificiali.
Quindi, collega Giannotti, con tutta la buona volontà e l’ascolto che ciascuno di noi deve riservare alle argomentazioni di chi interviene in questo Consiglio, non riesco a capire il perché della contrarietà a questo atto che peraltro in Consiglio è stato discusso approfonditamente e approvato all’unanimità, quindi con la partecipazione di tutti i gruppi consiliari. Pertanto rimango con questo dubbio, forse ne parleremo personalmente, però ritengo che in quest’aula ciascuno di noi, se ritiene che una legge debba e possa essere migliorata, ha il dovere non dico di emendare perché è un lavoro oneroso, però di lavorare perché il frutto di questo Consiglio sia un frutto proficuo per tutti i cittadini, e non si assumano posizioni come quella che tu hai assunto, che rischia di diventare soltanto una posizione di bandiera, una contrarietà fine a se stessa, peraltro argomentata in modo, a mio avviso, ermetico, incomprensibile. Questo mi dispiace e confermo il mio voto favorevole. Forse poteva essere una legge più snella da affiancare alla normativa sulla raccolta spontanea, ma è stata fatta questa legge. Io avevo presentato una proposta di legge soltanto su alcuni passaggi, ma penso che noi abbiamo ripreso la normativa esistente, aggiunto altre norme, anzi addirittura abbiamo perfezionato alcuni articoli della normativa vigente relativa alla cerca dei tartufi, abbiamo meglio esplicitato il ruolo del centro sperimentale per la tartuficoltura che esiste nella nostra regione e che opera bene, da molti anni, abbiamo lavorato meglio sulla identificazione delle specie di tartufo, quindi abbiamo aggiunto a tutti quegli elementi di cui avevo parlato nel mio intervento in sede di discussione generale, anche altri elementi che tendono a migliorare la legislazione che preesisteva e che non toccava la problematica della sofisticazione del tartufo, della commercializzazione di prodotti che tartufo non possono essere chiamati, ma anche quelle norme che regolamentano la produzione, la trasformazione, la commercializzazione di questo importante prodotto della nostra regione.
Mi dispiace che il Consiglio non voglia cogliere l’occasione per dare un segnale unanime su questo atto. Credo che sia un’occasione perduta per coloro che si chiamano fuori da un voto favorevole di approvazione di questo atto importante, che avrà sicuramente una ricaduta importante sul nostro territorio e anche al di fuori dello stesso. Non credo proprio che coloro che in questo comparto lavorano correttamente, non avranno motivi di soddisfazione dall’approvazione di questa nuova normativa.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.
ROBERTO TONTINI. Il nostro voto sarà favorevole a questa proposta di legge, come già annunciato da chi mi ha preceduto, compreso il presidente della Commissione. Ho preso la parola per due questioni. Primo per sottolineare — questa legge lo testimonia — la sensibilità che questa nostra Regione ha sempre avuto attorno alla problematica dei tartufi, cogliendone con intelligenza le potenzialità. Molto spesso diventa non soltanto un elemento di gusto, di sapore, di cucina ma anche qualche cosa di più alto, quasi un mito che fa essere questo un veicolo di grande promozione di un territorio. Essendo noi tra i principali produttori, se non i principali produttori, di tartufi nel paese, giustamente, di nuovo, la Regione Marche sottolinea l’attenzione che a questo prodotto deve essere data, attraverso iniziative che tendano a valorizzare il tartufo prodotto nella nostra regione e ad evitare che attorno a questo tubero si concentrino possibilità di speculazioni che sappiamo esserci state nel passato e che rischiano di danneggiare.
Noi siamo stati all’avanguardia nel passato e lo siamo anche oggi, con questa legge, anche nella lungimiranza di avere nel tempo istituito un centro di studio sul tartufo, a Sant’Angelo in Vado, nato a suo tempo dalla collaborazione con il centro di silvicoltura di Siena, che poi ha proseguito la sua attività, caratterizzandosi a livello nazionale e internazionale come uno dei principali centri, attraverso la definizione di un progetto in collaborazione con l’università di Urbino, finanziato dall’Obiettivo 5b, proprio sulla riconoscibilità genetica del tartufo bianco, che è uno dei temi più importanti, più di rilievo dei ricercatori. Ricerca che dovrà vedere proprio nei prossimi mesi, come prevedeva il progetto dell’Obiettivo 5b, la pubblicazione e divulgazione degli atti, con la definizione di un sistema unico di certificazione genetica del tartufo bianco.
Quindi il problema che abbiamo è se mai quello di un ulteriore potenziamento di un centro come quello di tartuficoltura che ultimamente è rimasto orfano da collaborazioni che lo qualificano ulteriormente rispetto al ruolo che ha, di produzione di piante da rimboschimento per il tartufo, ma anche per tutta una serie di attività di certificazione delle piante di ricerca che, con le dovute collaborazioni, possono continuare a far svolgere alla nostra regione quel ruolo nazionale ed internazionale di primo livello che ci siamo ritagliati nel tempo e che nel futuro dovremo ulteriormente potenziare.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.
GILBERTO GASPERI. Ritengo che sarebbe una cosa assurda se facessimo polemiche in modo particolare tra partiti di minoranza, considerato che siamo uniti nell’ambito del Governo nazionale ma anche nell’ambito della Regione. Quindi non voglio fare assolutamente polemica, però vorrei chiarire una cosa, in modo particolare per quello che riguarda l’articolo 21 relativo ai divieti. Questa richiesta è stata fatta direttamente dal centro di tartuficoltura di Sant’Angelo in Vado, come avevo premesso nel mio intervento prima e mi sembra veramente che sia stato un errore del mio collega Giannotti il voto contrario a questo articolo, perché proprio quello dipendeva da una richiesta fatta. Io non immaginavo che il membro di Forza Italia della nostra Commissione non avrebbe detto al capogruppo che la Commissione sarebbe andata a fare incontri, perché da quello che so, i membri delle varie Commissioni dicono al loro capogruppo quando questi incontri avvengono, in modo particolare nei territori di appartenenza di ciascuno di noi consiglieri. Sarebbe assurdo che io andassi come rappresentante della Commissione nel territorio di Macerata e non dicessi niente a Pistarelli. Infatti sono stato invitato dal collega Brini a recarmi a Civitanova, sono stato estremamente contento dell’invito e l’ho detto immediatamente al consigliere Pistarelli.
Però su questa legge colgo il suggerimento fatto da Giannotti, considerato qual è la problematica a livello finanziario.
Se la Regione Marche sistemasse il problema finanziario dei tartufi, non farebbe altro che fare un danno enorme alla tartuficoltura marchigiana, perché il tartufo viene commercializzato nelle regioni limitrofe — Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo — dove la possibilità di commercializzazione è quella attuale. Ne abbiamo discusso in modo approfondito in Commissione e abbiamo detto “faremo questa legge”, poi vedremo. Tra l’altro c’è una proposta di legge nazionale che fa capo a un rappresentante del mio partito, che è stata presa in considerazione, addirittura su suggerimento dei commercianti della nostra regione, in sede di Parlamento nazionale. Nel momento in cui verrà varata quella legge, potrà entrare in sintonia con quella che stiamo oggi votando.
Ritengo che questa legge, su alcune cose poteva essere criticata, e infatti abbiamo apportato degli emendamenti che sono stati accettati, quindi nel complesso non dico che si debba dare il voto 10, ma il 7,5 sarebbe più che giusto darlo. Per questo motivo il sottoscritto ha preso impegno di votare favorevolmente questa proposta di legge.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.
STEFANIA BENATTI. Se fossi un giornalista chiamato a resocontare sulle posizioni di ciascuno, scriverei “Giannotti, ritornato da Marte, legge la proposta a rovescio e critica la politica della Regione Marte sui tartufi”, perché questo stato. Rifiuto questo ennesimo tentativo di Forza Italia di buttare fumo su tutto, in modo tale che qui non emerga mai il lavoro della Regione in primo luogo, ma anche del Consiglio regionale.
Rifiuto che si dica che questo è un “compito da primo della classe”, che si è voluto portare avanti nonostante tutto, perché le proposte di legge sono datate febbraio 2003, credo che possiamo essere orgogliosi che una volta tanto il Consiglio regionale ha lavorato in tutta tranquillità, entrando nel merito, prendendo tutto quello che di meglio è stato proposto dalla Giunta regionale e ha anche apportato le opportune modifiche. Abbiamo svolto le audizioni nella più grande ampiezza di rappresentanza, abbiamo ascoltato tutti, probabilmente non abbiamo recepito tutti gli interessi. In primo luogo non abbiamo recepito gli interessi di coloro che volevano che si commercializzasse un tartufo indistinto, di chi ha detto “in fin dei conti il tartufo marchigiano ha la stessa validità del tartufo del Molise, quindi dobbiamo lasciare spazio perché nelle Marche non ci sia una caratterizzazione”. La Regione ha fatto la scelta di tutelare la tartuficoltura delle Marche, è evidente che a Giannotti queste cose non interessano, perché ha fatto la “sparata” e non ascolta neanche le risposte, quindi andiamo avanti come se niente fosse. Io sottolineo invece, che questa è una materia su cui la Regione ha la più ampia ed esclusiva competenza, perché sulle questioni che abbiamo trattato non ci sono competenze dello stato, le competenze dello Stato sono invece attinenti gli aspetti fiscali, che riguardano il reddito e su questo auspichiamo che quanto prima il Parlamento legiferi. E’ evidente che la Regione Marche non può aspettare che il Governo abbia risolto tutti i problemi giudiziari del presidente del Consiglio per far trattare al Parlamento le questioni dei tartufi, perché arriveremmo al nipote di Berlusconi. La materia di cui trattiamo è di competenza della Regione Marche, il Governo e il Parlamento hanno altre competenze riguardanti gli aspetti fiscali, che noi speriamo vengano risolti. Però, caro Giannotti, non possiamo aspettare che il Parlamento risolva tutti i problemi giudiziari del presidente del Consiglio per parlare della legge sui tartufi. Quindi ti invito a chiedere al tuo Governo di affrontare le questioni di competenza nazionale di questo settore, ti invito a raccordarti meglio con i componenti del tuo gruppo che fanno parte delle diverse Commissioni, perché se permetti non sta al presidente della Commissione andare a fare il segretario del capogruppo di Forza Italia ma se mai è il componente della Commissione che deve dire al proprio gruppo quello che succede nelle varie Commissioni. Invito quindi ad una maggiore attenzione alle cose che facciamo e invito anche a uno spirito costruttivo quale quello che riscontriamo — cosa di cui ringrazio — nei gruppi di An e dell’Udc che in questa occasione credo abbiano dimostrato un grande spirito collaborativo ed è anche per merito loro che arriviamo ad una buona legge sui tartufi.
UMBERTO TRENTA. Presidente, chiedo la parola per fatto personale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
UMBERTO TRENTA. Consigliere Benatti, capisco la sua verve. Quando parla di problemi giudiziari, auguro al consigliere Benatti di non trovarsi mai nella condizione di dover rispondere di fronte alla magistratura, e qui vengo al dunque.
STEFANIA BENATTI. Mi devo prenotare per fatto personale, dopo? Stia attento a quello che dice...
UMBERTO TRENTA. Dico una cosa molto chiara. Ringrazio la fermezza del presidente Berlusconi nella sua funzione di presidente del Consiglio, perché avrebbe motivo...
ROBERTO TONTINI. E’ questo il fatto personale?
OTTAVIO BRINI. Se non avete da parlate di Berlusconi, di chi parlate, dopo?
UMBERTO TRENTA. Io parlo di cose serie; Quando il consigliere Benatti dice grazie agli amici dell’Udc e di Alleanza nazionale, io dico che i consiglieri di Alleanza nazionale, molto correttamente, non condividendo lo spirito di questa legge, sono usciti dall’aula, lasciando la posizione al solitario Gasperi che sta lì. Per carità, nessuno dice...
GILBERTO GASPERI. Quale solidarietà?
UMBERTO TRENTA. Dove sta Alleanza nazionale?
GILBERTO GASPERI. Ascolta, io qui posso parlare in qualsiasi momento, quando ho la parola, per due motivi: rappresento un partito e non sono inquisito, quindi posso parlare. Sia ben chiaro che non ho connivenze con alcuno, chiaro? Non sono indagato da nessuno. Sia ben chiaro: vengo da una dignità di partito e di famiglia.
UMBERTO TRENTA. Se prendi il giornale di oggi, voi avete una memoria storica per la quale, per le prossime 28 generazioni avrete difficoltà a giustificare prese di posizione e attentati alla democrazia e alla libertà dei popoli, caro Gasperi. Il resto sono bazzecole.
GILBERTO GASPERI. Pensa alle altre cose.
UMBERTO TRENTA. Io penso a quello che voglio pensare, quando ci voglio pensare. Gasperi, non puoi dare lezioni a nessuno, io sono presente...
PRESIDENTE. Consigliere Trenta, per favore...
UMBERTO TRENTA. ...visto che parli di queste cose, giustifica in aula l’Ufficio di presidenza: quelli sono i fatti chiari.
GILBERTO GASPERI. Sempre giustificato.
UMBERTO TRENTA. Non era a te che dovevo rispondere. Non sei giustificato. Per arrivare sulle posizioni tue...
GILBERTO GASPERI. Io siedo qui da otto anni e non ho mai avuto problemi per vergognarmi di quello che ho fatto nella mia vita, professionale, politica...
UMBERTO TRENTA. Bravissimo. Di questo risponderemo nelle sedi opportune e ti documenteremo, Gasperi.
GILBERTO GASPERI. Non c’è problema.
PRESIDENTE. Consigliere Trenta, deve concludere l’intervento.
UMBERTO TRENTA. Dico alla collega Benatti, prima di parlare di Berlusconi, che non ha attinenza con la legge sui tartufi — altrimenti è sciocco il primo intervento o il secondo — che i pretesti li può lasciare. Era solo questo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.
LUIGI VIVENTI. Non interveniamo mai né il né il mio collega Massi nelle bagarre che si scatenano in Consiglio regionale, cerchiamo di mantenere uno stile che riteniamo più consono all’aula e al nostro mestiere. Vorrei ribadire...
OTTAVIO BRINI. E’ in base anche alle presenze, lo stile...
LUIGI VIVENTI. Sempre. C’è una differenza che può essere sempre raffrontata nelle presenze, in aula, fra lo stile nostro e quello di altri.
Anche in questa circostanza l’Udc vota a favore di questa legge perché ha partecipato sempre alle riunioni della Commissione, a differenza di altri rappresentanti, ha seguito il lavoro della Commissione, ha condiviso alcune proposte, altre ne ha fatte, alcune sono state accettate, altre no, ma a noi sembra che un argomento come questo, che comunque necessitava di una regolamentazione, sia stato trattato con l’equilibrio giusto, perché sicuramente non sarà una legge perfetta, ne arriverà una da Roma che sarà migliorativa, però intanto questa dà una risposta accettabile, quindi non capisco perché si debbano scatenare polemiche da parte di Forza Italia su queste posizioni che non hanno senso, perché ci sono le categorie d’accordo, che condividono l’impostazione di questa legge, quindi l’opposizione, cari colleghi, va fatta sulle cose serie quando c’è la necessità di farla, quando ci sono argomenti per farla e non può essere fatta sempre e comunque per dire “io sto all’opposizione, quindi voto contro”. Per quanto mi riguarda, dico a titolo personale che non mi sono mai comportato così, anche quando facevo parte di un Consiglio comunale e non lo farò mai, perché ragiono con la mia testa, voto secondo quello che mi dice la testa. E mai per posizioni preconcette, perché ci sono tante proposte che vengono dal centro-sinistra che per me sono condivisibili e le voto, su altre che non condivido voto contro, poi ci sono anche posizioni, che non condivido, che vengono dal centro-destra. L’ho detto e lo dirò ancora. Questo è un sistema serio di fare politica. Se poi vogliamo chiudere occhi, orecchie e tutto, è un altro discorso, però noi non ci iscriveremo mai a quel partito.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.
OTTAVIO BRINI. Non è un problema se il gruppo di Forza Italia su questo punto vota contro. La sua moderazione e la sua responsabilità, a differenza di altri che abbandonano l’aula le ha dimostrate in più di un’occasione, vedi il discorso sull’Api e sulla sanità. Quello che meraviglia, è che prima di costruire un progetto politico ci si appoggia a gruppi politici che permettono di eleggere parlamentari, consiglieri regionali ed altro, che, una volta eletti, pretendono di svincolarsi dalla Casa delle libertà, di avere le mani libere e di poter votare come sembra loro più opportuno. Una volta questo in politica non succedeva: si poteva essere contrari, si discuteva, si dibatteva e si motivava. Quindi, quando si parla di stile, caro amico Viventi...
LUIGI VIVENTI. E’ proprio questione di stile.
OTTAVIO BRINI. Il tuo vestito non ci sta bene, assolutamente. Noi ci appelliamo sempre alla Casa delle libertà, abbiamo votato con il tuo collega Massi argomenti molto importanti e, guarda caso, tu non ti ci trovi mai, abbiamo votato problematiche delicatissime, che hanno carattere regionale...
LUIGI VIVENTI. Non so a che cosa ti riferisci...
OTTAVIO BRINI. Non eri in aula, non lo puoi sapere.
Noi riconfermiamo il nostro voto contrario non a livello strumentale, ideologico, ma dandogli una motivazione che il nostro rappresentante ha dato in sede di Commissione.
FERDINANDO AVENALI. Non ha votato contro, si è astenuto.
OTTAVIO BRINI. Prima di uscire ci ha detto di votare contro, quindi, siccome l’abbiamo ascoltato ci atteniamo a quello che ci ha detto, per correttezza a livello di gruppo.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.
Il Consiglio approva
Interrogazioni (Seduta segreta)
«Servizi gestiti in appalto e subappalto presso l’azienda ospedaliera di Torrette» Avenali e Amati (727)
«Condotta idrica di Fabriano, inquinamento idrico zona Santa Maria, privatizzazioni dell’acqua e General des eaux» Cecchini (743)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni n. 727 dei consiglieri Avenali e Amati e n. 743 del consigliere Cecchini, che devono essere svolte in seduta segreta. Invito pertanto tutti i non consiglieri a uscire dall’aula.
La seduta prosegue in forma segreta
dalle 13,05 alle 13,20
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SANDRO DONATI
Interrogazione (Svolgimento): «Situazione a rischio per i dipendenti della società Foondinvest di San Benedetto del Tronto» Procaccini e Martoni (791)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 791 dei consiglieri Procaccini e Martoni. Per la Giunta risponde l’assessore Ascoli.
UGO ASCOLI. La Foodinvest Group Srl di Teramo opera come azienda per la produzione e commercio di prodotti alimentari e dolciari in genere, con unità locale in San Benedetto del Tronto utilizzata per la produzione di alimenti surgelati.
Il Gruppo Foodinvest è specializzato nella produzione conto terzi. La committenza è costituita da multinazionali del settore e dalla grande distribuzione europea. Conserva con la Nestlè, da cui il Gruppo ha origine, un rapporto stretto di collaborazione, producendo e confezionando prodotti alimentari ad essa destinati. Allo stato attuale, l’azienda occupa 130 dipendenti.
Da informazioni assunte presso l’azienda e presso esponenti sindacali del settore e dell’area interessata, non risultano avvenuti incontri ufficiali con le Segreterie provinciali dei sindacati in cui sia stata manifestata la volontà dell’azienda di chiudere lo stabilimento di S. Benedetto del Tronto e riaprire sotto altra denominazione con la conseguente messa in mobilità e successiva riassunzione di tutti i lavoratori.
A parte la dubbia fattibilità tecnica e legale dell’operazione, anche l’azienda sostiene che in tal senso non è stata presa alcuna determinazione. La Foodinvest Group, così come tutte le aziende, cerca di mantenere un costante equilibrio economico tra i costi di produzione e ricavi effettuati, e nella indesiderata ipotesi che si dovesse verificare un consistente calo delle commesse, I’azienda, valuterebbe la praticabilità di ogni strumento finalizzato al mantenimento dell’equilibrio tra costi e ricavi.
Ad ogni modo, ogni iniziativa imprenditoriale o societaria che l’azienda potrebbe intraprendere che avesse rilievo sui livelli occupazionali, sarebbe portata a conoscenza dei lavoratori, delle rappresentanze sindacali e delle autorità, nel rispetto dei principi di buone relazioni sindacali. Pertanto, dalle informazioni assunte, pare che al momento non vi siano segnali di crisi, che lascino presagire dichiarazioni di eventuali esuberi di personale. Anzi, sembra che le commesse oltre a non subire alcun decremento si presentano in leggero aumento: ciò comporta per il personale dipendente, l’effettuazione di lavoro straordinario per compensare l’aumento della domanda.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni.
GABRIELE MARTONI. La ringrazio, assessore, per quanto riguarda le notizie che ci ha dato. C’è però una correzione: che l’azienda espresse alcuni mesi fa, poco prima della presentazione della nostra interrogazione l’opportunità di cambiare il nome “Foodinvest” in “Verde Italia”. A tutt’oggi non è in atto alcuna situazione che possa far pensare che ci sia questo cambiamento, comunque significa che la cosa è ancora più preoccupante, perché, anche se le commesse vi sono state, anche se non si è passati a una situazione di crisi, ci risulta che l’azienda sta interessandosi presso l’Inps per vedere quanto viene determinato da un eventuale passaggio, quale possa essere il risparmio e come si possa fare.
Credo che lei conosca la storia di questa azienda che inizialmente si chiamava Surgela ed aveva oltre 250 dipendenti, poi acquistata dalla Nestlé ebbe una prima riduzione di personale fino a 150 unità e oggi sono 129. E’ un’azienda che porta la storia dell’agroalimentare nel territorio del Piceno, ma tra l’altro l’attendibilità di queste informazioni ci porta ad essere soprattutto vigili, in una situazione in cui, sicuramente, ci saranno delle sorprese.
Sarà nostro compito, come gruppo dei Comunisti italiani, in rapporto con i lavoratori essere vigili e attenti. Credo comunque che lei, assessore, come noi, sia maggiormente interessato ad avere un monitoraggio di questo, la ringraziamo per l’interessamento, siamo soddisfatti per le notizie assunte e insieme lavoreremo per far sì che questa realtà non venga modificata.
Interrogazione (Svolgimento): «Situazione Vinimar di Camerano, conseguenze sul personale dipendente e sulla vitivinicoltura marchigiana» Avenali (785)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 785 del consigliere Avenali. Ha la parola l’assessore Ascoli.
UGO ASCOLI. La Vinimar è una società cooperativa a responsabilità limitata costituita nel 1972 con sede a Camerano e unità locali site ad Ostra e Montemaggiore al Metauro. La finalità principale è quella di associazione dei produttori vitivinicoli nella regione Marche, determinando e applicando ai propri soci regole comuni di produzione.
Favorisce inoltre lo sviluppo qualitativo economico e produttivo delle attività dei soci, promuovendo sia in Italia che all’estero la qualità dei vini degli associati. Infatti la Vinimar opera sul mercato nazionale e internazionale — Europa, Stati Uniti, e Asia — per la valorizzazione delle produzioni vinicole marchigiane tipiche, con presenza sui principali mercati esteri dei prodotti: verdicchio, rosso Conero, lacrima di Morro d’Alba ecc.
In data 14 aprile 2003 la Società Vinimar ha avviato una procedura di mobilità ai sensi degli art. 4 e 24 della legge 223/91 per tutti i dipendenti per la cessazione dell’attività produttiva. Alla data di apertura della procedura i lavoratori impiegati erano complessivamente 16, di cui n. 8 con qualifica di impiegato e n. 8 con profilo professionale di salariato fisso qualificato.
La decisione scaturiva dall’espressa volontà dei soci di cessare l’attività a seguito di risultati economici negativi, dovuti ad una incidenza incrementale dei costi in particolare quelli derivanti dall’utilizzo di manodopera.
Così come previsto dalla procedura, sindacati e azienda si incontravano per esaminare congiuntamente la situazione aziendale e i motivi che hanno portato alla dichiarazione degli esuberi. In data 22 maggio 2003, a conclusione della procedura, le parti firmavano un accordo che prevede la messa in mobilità di n. 12 lavoratori ai quali però l’azienda riconoscerà incentivi economici a scadenze determinate.
Al riguardo, sembra che nell’erogazione delle somme promesse a scopo incentivante vi sia qualche ritardo, che l’azienda si è impegnata a recuperare al più presto.
In corso di procedura n. 4 lavoratori avevano rassegnato le proprie dimissioni.
In data 27 giugno 2003, l’assemblea straordinaria dei soci della Vinimar Scarl, concordando sulla opportunità di non proseguire più l’attività sociale, deliberava con voto unanime di sciogliere anticipatamente la società e di metterla in liquidazione. Allo scopo veniva contestualmente nominato un liquidatore al quale venivano conferiti i più ampi poteri occorrenti per la liquidazione della società.
Da informazioni assunte presso i sindacati firmatari dell’accordo, 9 dei lavoratori collocati in mobilità sono già stati assunti presso aziende di altri settori produttivi ed anche gli altri 3 presto saranno ricollocati.
PRESIDENTE. Ha ora la parola, per una integrazione della risposta, l’assessore Silenzi.
GIULIO SILENZI. Per l’aspetto occupazionale ha risposto il collega Ascoli, adesso io affronto il problema legato all’attività vitivinicola.
Premessa la condivisione dell’importanza del ruolo della cooperazione nella nostra regione, e di quella agricola in particolare alla luce delle modifiche della P.A.C. e, più in generale, in funzione della crescita della capacità e della qualità competitive del nostro sistema agroalimentare, rurale e forestale; ricordato come sia stato appositamente sottoposto alla Commissione il quesito circa la possibilità di estendere alla cooperazione agricola i benefici di cui all’art. 3 della legge regionale 5/2003 (capitalizzazione di progetto), che riguarda la cooperazione regionale nel suo insieme e la cui proposta di “quadro attuativo” è ora all’attenzione della Terza Commissione consiliare; evidenziato come la Regione - pur riconoscendo coerentemente alle politiche ed alle problematiche del lavoro la massima attenzione - non sia chiamata ad intervenire su tutte le questioni occupazionali, anche di dimensioni più che modeste, derivanti da crisi aziendali si risponde alla interrogazione del Consigliere Avenali specificando quanto segue.
La Vinimar scrl è stata messa in “liquidazione volontaria”, per cui è stato individuato quale liquidatore il dott. Fernando Franguelli. Per il personale dipendente gli organi dimissionari della cooperativa hanno già concluso apposito accordo con i sindacati dei lavoratori per lo specifico iter di mobilità.
L’istruttoria ricognitiva effettuata dai servizi dell’assessorato rileva come ad acquisire I’attività e gli impianti di Vinimar scrl sarà Casato SpA, il cui assetto societario è di proprietà di imprese cooperative per il 70%. Questa quota, in base ai patti sociali, non dovrà scendere sotto il 60%, mentre la restante quota appartiene a finanziatori privati. Si evidenzia quindi la sostanziale continuità delle attività in capo alla cooperazione vitivinicola.
L’istruttoria di cui sopra rileva inoltre un assenso delle Banche che rappresentano i maggiori finanziatori di tale operazione. Gli impianti produttivi di Vinimar scrl verranno trasferiti in due distinti siti produttivi, uno a Monteprandone e l’altro a Montemaggiore al Metauro.
Quanto alla titolarità dell’immobile, si precisa che il lodo arbitrale pronunciato nella controversia tra il soppresso Ente di sviluppo agricolo nelle Marche (E.S.A.M.) e Vinimar scrl, sottoscritto ad Ancona 1’11/07/’97, ha disposto ai sensi dell’art. 2932 del Cod. Civ. il trasferimento della proprietà degli immobili costituenti il Centro di imbottigliamento di Camerano in favore di detta cooperativa, con effetto dal 30 giugno 1996.
Quindi il trasferimento della proprietà si è determinato a quella data, anche se l’iter va ultimato come spiegherò di seguito.
In quella occasione gli arbitri hanno sancito la non alienabilità del complesso immobiliare per dieci anni, a partire dal 30 giugno 1996, completa estinzione del debito verso l’Ente di sviluppo. Questa è la condizione che oggi va garantita: l’estinzione del debito verso l’Ente di sviluppo.
la suddetta decisione arbitrale e stata confermata dalla Corte di Appello di Ancona a fronte della impugnazione del lodo proposta da E.S.A.M. in data 26/01/’98. Si ricorda che il lodo ha avuto efficacia vincolante fra le parti dalla data della sua sottoscrizione, ai sensi dell’art. 823, quarto comma.
Non risulta tuttavia che l’atto in argomento sia stato depositato presso il tribunale e che sia stato reso esecutivo con l’apposito atto giurisdizionale (ex art. 825, 2° comma Cpc), mentre l’esecutività del lodo è indispensabile per l’adempimento degli oneri di pubblicità immobiliare (trascrizione della vendita ed iscrizione ipotecaria), posti a carico di Vinimar scrl; premesso che il lodo aveva fissato il prezzo di cessione del Centro in lire 1.563.703.420 (lire 298.907.813 per mutui accesi da ex Esam per la costruzione dell’impianto, e il resto da corrispondere in 20 ratei annuali costanti di lire 93.065.874),1’allora gestione liquidatoria aveva sospeso la ricezione dei versamenti di Vinimar scrl in funzione dell’impugnazione del lodo suddetto in sede giudiziale.
Nel frattempo Vinimar scrl ha pagato l’importo di lire 298.907.813 dovuto per i mutui suddetti e soltanto la prima rata annuale dell’importo complessivo sopra indicato, pari a lire 93.065.874. Le strutture del servizio agricoltura, ora sistema agroalimentare, ambiente rurale e foreste, incaricate della prosecuzione degli atti di ex Esam, hanno ripetutamente impegnato- una volta conosciuta la sentenza della Corte di Appello di Ancona sopra menzionata Vinimar scrl, ed è ora il suo liquidatore, a provvedere agli atti necessari per l’esecutività del lodo ed a liquidare conseguentemente quanto dovuto alla Regione Marche.
L’unico motivo giuridico per cui l’iter si potrebbe arrestare è il non completamento da parte della Vinimar degli atti dovuti, per i quali, lo ripeto, il servizio sii è attivato e continuerà ad attivarsi per poter adempiere agli obblighi derivanti anche dalla sentenza della Corte d’appello.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.
FERDINANDO AVENALI. Prendo atto delle risposte che mi sono state date dall’assessore Ascoli relativamente alla parte che riguarda i lavoratori occupati presso la Vinimar. Si diceva prima che la Vinimar “favorisce la promozione”, ma in realtà “favoriva”, se mai l’abbia mai fatto, perché adesso è chiusa. Per mestiere precedente da me svolto prima di essere consigliere regionale, conosco queste cose, quindi la Vinimar questo apporto alla vitivinicoltura marchigiana non l’ha mai arrecato, tanto è vero che un ulteriore danno ha apportato alla cooperazione con la chiusura dell’attività. Comunque, al di là di questo prendo atto di quanto voi avete affermato e prendo atto degli accordi sindacali che in tal senso ci sono stati, perciò se c’è stata una ricollocazione dei lavoratori credo che questo sia un fatto positivo.
Prendo anche atto della risposta dell’assessore Silenzi relativamente all’altro argomento, quello del patrimonio pubblico, della tutela del patrimonio pubblico. Non dubito del fatto che la Giunta abbia bene approfondito l’argomento in modo da tutelare la proprietà pubblica. Ho delle perplessità, ma ovviamente sono mie perplessità, perché intanto è vero che c’è stata tutta la procedura che adesso l’assessore Silenzi ricordava, ma è vero che l’atto finale arriva quando questa società non c’è più. Peraltro, il fatto che si trasferisca a un altro soggetto che è la “Casato spa” l’acquisto che competeva alla Vinimar mi crea grandissime perplessità dal punto di vista del rispetto della norma, perché intanto questa è una spa, mentre la legge con la quale l’Esam costituì quella centrale di imbottigliamento, diceva chiaramente che una volta costituita, la proprietà doveva essere ceduta a società cooperative le quali dovevano garantire la continuità produttiva del sito stesso, cioè dovevano riuscire a dare risposte agli agricoltori perché quella struttura era costituita a tal fine, cioè quello di rispondere alle esigenze dell’agricoltura marchigiana, in questo caso della vitivinicoltura.
L’esito è stato negativo e nelle remunerazione delle uve e dei vini ma anche dal punto di vista della gestione finanziaria, tanto è vero che si è arrivati alla messa in liquidazione.
Quindi c’è già un tratto molto preciso della società e di come essa è stata gestita, che oggi trasferiamo a un altro soggetto, senza sentire l’obbligo di rifare un bando ma si trasferisce tout-court a un altro soggetto che, peraltro, è una spa. Su questo rimango del tutto perplesso. Non dico contrario perché non sta a me decidere, qui c’è una prassi di ordine tecnico, burocratico, giuridico. Peraltro si parla anche di trasferimento di impianti, dello stabilimento. Il valore è nello stabilimento e quindi la Regione Marche cederebbe a un nuovo soggetto, che è nato adesso, uno stabilimento che ha un determinato valore, a un prezzo molto più basso, perché la legge precedente prevedeva una agevolazione alle cooperative perché dovevano avere la continuità produttiva e qui continuità produttiva non c’è, perché si trasferiscono soltanto le attrezzature.
Ripeto, prendo atto delle risposte che mi sono state date, ma non sono convinto che questa sia la scelta più giusta dal punto di vista della tutela del patrimonio pubblico.
Ordine del giorno della seduta
PRESIDENTE. Faccio presente che i consiglieri titolari delle interrogazioni nn. 770, 442, 443, 671, 450, 648 e 616 hanno comunicato alla presidenza di voler tramutare le interrogazioni da risposta orale a risposta scritta, quindi invito la Giunta a provvedere.
Se i consiglieri sono d’accordo, propongo di concludere la seduta con la trattazione di tutte le interrogazioni.
(Così rimane stabilito)
Interrogazione (Svolgimento): «Fatto gravissimo accaduto a un viaggiatore alla stazione ferroviaria di Fano il giorno 12 aprile 2003» Mollaroli (768)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 768 del consigliere Mollaroli. Per la Giunta risponde l’assessore Amagliani.
MARCO AMAGLIANI. In riferimento all’interrogazione in oggetto si comunica quanto segue.
Con nota del Servizio Mobilità, Trasporti e Infrastrutture, allegata in copia, sono state richieste alle Società: 1. Trenitalia S.p.A. Divisione Trasporto Regionale: gestisce il trasporto regionale; 2. Trenitalia S.p.A. Divisione Passeggeri: gestisce la media e lunga percorrenza; 3. Rete Ferroviaria Italiana (R.F.I.); le cause e i motivi che hanno determinato l’accaduto verificatosi il 12 aprile alla stazione ferroviaria di Fano, a seguito del quale un viaggiatore, urtato da un treno che transitava alla velocità di 160 km/h, ha riportato gravi ferite ed è stato trasportato all’ospedale di Torrette.
Trenitalia S.p.A., Trasporto Regionale, ha comunicato che la competenza specifica nella materia della sicurezza dell’esercizio ferroviario è competenza di Rete ferroviaria italiana, cui è stata inviata per conoscenza tale nota.
Rete ferroviaria italiana S.p.A. ha informato il Servizio mobilità, trasporti e infrastrutture che la sicurezza degli utenti negli impianti ferroviari sulla linea Adriatica, compresa quindi la stazione di Fano è data da: sottopassaggi; marciapiedi con delimitazioni di zona sicurezza evidenziata da una riga gialla oltre la quale il viaggiatore non deve sostare; tale divieto è segnalato da apposita cartellonistica.
Relativamente all’incidente di Fano, avvenuto il 12 aprile, la Direzione Rete ferroviaria italiana ha attivato un’inchiesta interna per appurare la dinamica dei fatti: dai primi accertamenti risulta che il macchinista urtava “con il predellino del locomotore 656 016 un viaggiatore che sostava oltre la linea gialla di sicurezza nonostante i ripetuti fischi effettuati in precedenza”. La Rete ferroviaria italiana dichiara comunque la propria disponibilità per ogni chiarimento e/o informazione necessaria.
Infine Trenitalia divisione passeggeri informa che l’accaduto non è di propria competenza.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.
ADRIANA MOLLAROLI. Ho voluto la risposta in quest’aula e non scritta, perché mi pare che il caso sia gravissimo; un caso in cui un utente del servizio ferroviario si è trovato coinvolto in un incidente ed ha rischiato la vita. Volevo quindi che la questione fosse sollevata in quest’aula e ci fosse una risposta da parte dell’assessore, perché la Regione si preoccupasse dello stato di sicurezza delle nostre stazioni in genere, ma quelle periferiche in particolare, visto che da diverso tempo, a seguito anche degli accordi tra la Regione e il nuovo ente che gestisce le Ferrovie dello Stato, la questione della sicurezza e dello stato di manutenzione delle nostre stazioni è uno degli aspetti fondamentali. E’ chiaro che cautela deve esserci anche da parte dell’utenza, che deve essere più informata da questo punto di vista, ma credo che questo aspetto sia fondamentale.
A me risulta però che in quel momento non funzionasse — da alcune informazioni assunte nella stazione stessa — l’allarme acustico, quindi le innovazioni tecnologiche sono fondamentali, in gran parte hanno sostituito il personale — lei, assessore, saprà che nelle nostre stazioni periferiche non sono più previste figure dirigenziali e nella stazione di Fano non ci sono più, intervengono, soltanto saltuariamente, alcuni dirigenti che provengono addirittura da Bari ove è oggi il centro di direzione — quindi che le tecnologie possano davvero sostituire la presenza umana credo sia una questione sulla quale insistere negli accordi che costruiamo con le Ferrovie dello Stato.
Mi auguro che questo incidente serva ad evitarne altri e vorrei anche sollecitare — la questione non riguarda questo caso specifico — una maggiore attenzione allo stato di manutenzione complessiva delle nostre stazioni, che seppure sono apparentemente secondarie, nel senso che non sono site in capoluoghi di regione o di provincia, servono comunque bacini di utenza molto consistenti e, per quanto riguarda la stazione di Fano, sicuramente superiore alle 120.000 unità.
Mi auguro che nei prossimi accordi che la Regione sottoscriverà con le Ferrovie dello Stato, la questione della sicurezza e della manutenzione sia tenuta in forte considerazione.
Interrogazione (Svolgimento): «Privatizzazione delle attività e dei servizi dell’aeroporto regionale» Cecchini (512)
PRESIDENTE. L’interrogazione n. 491 a firma del consigliere Ceroni decade per assenza dell’interrogazione, così come la 496 a firma del consigliere Romagnoli, come la 810 a firma Romagnoli e Castelli.
L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 512 del consigliere Cecchini. Per la Giunta risponde l’assessore Amagliani.
MARCO AMAGLIANI. Con riferimento all’interrogazione in oggetto, la società Aerdorica ha comunicato che a tutt’oggi non è previsto alcuno scorporo delle attività o dei servizi gestiti dalla società, né tanto meno la loro privatizzazione.
La società Aerdorica ha inoltre precisato che il proprio Consiglio di Amministrazione non ha mai discusso, neppure in via preliminare, tale ipotesi.
Alla luce di queste assicurazioni, fornite dal Presidente della società, è fuori luogo ogni valutazione circa la conformità di ipotesi di riassetto aziendale che preveda la privatizzazione di alcuni servizi aeroportuali rispetto alla Legge Regionale che ha dato vita alla costituzione della società.
Da parte della Giunta Regionale esiste, in ogni caso, un orientamento contrario alla modifica degli attuali assetti societari, tali da configurare la perdita del controllo da parte degli Enti pubblici della società per azioni.
La Regione continuerà ad esercitare il proprio ruolo di vigilanza affinché qualunque iniziativa assunta dalla Aerdorica si sviluppi nell’ambito della normativa vigente e d’intesa con gli Enti fondatori della stessa.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.
CRISTINA CECCHINI. Quando questa interrogazione è stata presentata, un anno fa, era da poco costituita Airnet per l’incoming e per gestire i voli da Mosca e non solo. La mia interrogazione nasce dopo che nel consiglio di amministrazione era stata fatta una discussione. Quindi aveva una funzione preventiva, se si può dire in questo modo. Relativamente alle questioni poste dalla legge 61, dalla 6040 sono contenta di aver sentito dire l’assessore che quelle posizioni sono state confermate dalla Giunta. La funzione di questa interrogazione era ovviamente preventiva, perché voleva dire alla Giunta “attenzione, stanno discutendo”. Pertanto va bene la risposta che mi è stata data.
PRESIDENTE. L’interrogazione n. 579 del consigliere Romagnoli decade, così come la 588 dei consiglieri Castelli e Romagnoli.
La seduta è tolta.
La seduta termina alle 13,55
Approvazione verbale
PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni, do per letti ed approvati, ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno, i processi verbali delle seguenti sedute:
— n. 136 del 16 giugno, n. 137 del 17 giugno;
— n. 138 e n. 139 del 18 giugno;
— n. 140 del 19 giugno;
— n. 141 del 20 giugno;
— n. 142 del 23 giugno;
— n. 143 del 25 giugno;
— n. 144 del 30 giugno;
— n. 145 del 2 luglio.
Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)
PRESIDENTE. Sono state presentate le proposte di atto amministrativo
— n. 112, in data 4 luglio 2003, ad iniziativa della giunta regionale, concernente: “Legge regionale 6 agosto 1997, n. 52 modificata con legge regionale 12 maggio 2003, n. 7 – adesione della Regione Marche al consorzio formazione manageriale – Conform”, assegnata alla I commissione in sede referente;
— n. 113, in data 7 luglio 2003, ad iniziativa della giunta regionale, concernente: “Linee di indirizzo per l’attuazione del programma obiettivo triennale dei servizi di sviluppo del sistema agroalimentare 2003/2005 per il primo semestre dell’anno 2003”, assegnata alla III Commissione in sede referente.
Mozione
(Annuncio di presentazione)
PRESIDENTE. E’ stata presentata, in data 8 luglio 2003, la mozione n. 286 dai consiglieri Procaccini e Martoni, su: “Aerdorica”.
Deliberazioni amministrative
inviate dalla Giunta regionale
PRESIDENTE. La giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 892 del 24 giugno 2003, concernente: “Art. 27, comma 1, l.r. 4/2003 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese euro 2.400.000, 00”;
— n. 914 del 30 giugno 2003, concernente: “Art. 9, comma 4, l.r. 31/2001 – variazione al Programma Operativo Annuale P.O.A. 2003 per modifica del codice di assegnazione dei capitoli di bilancio alle strutture competenti per la gestione”.
Promulgazione leggi regionali
PRESIDENTE. Il presidente della Giunta regionale ha promulgato
le seguenti leggi regionali:
— n. 13 concernente: “Riorganizzazione del servizio sanitario regionale”;
— n. 14 concernente: “Riorganizzazione della struttura amministrativa del consiglio regionale”;
— n. 15 concernente: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 1 dicembre 1997, n. 71 “Norme per la disciplina delle attività estrattive”.
Decisione Corte costituzionale
PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha inviato, inoltre, la decisione della Corte Costituzionale in merito alla legge regionale 24 luglio 2002, n. 12, concernente: “Norme sulla detenzione e sul commercio di animali esotici”.
Nomine
PRESIDENTE. Comunico, di aver provveduto in data 14 luglio u.s., alle seguenti nomine:
— n. 85 concernente: “Elezione di due componenti nel consiglio di amministrazione della cooperativa artigiana di garanzia “Fidimpresa”;
— n. 86 concernente: “Elezione di due componenti nel consiglio di amministrazione della cooperativa di garanzia “Picena” di Ascoli Piceno”.
Congedo
PRESIDENTE. Ha chiesto congedo il consigliere Ciccioli
Ordine del giorno della seduta
PRESIDENTE. Come confermato nella Conferenza dei presidenti dei gruppi del 10 luglio u.s., i primi 30 minuti di questa seduta saranno riservati alla trattazione degli atti ispettivi. Si procederà quindi all’esame dei punti di cui ai punti 3) e 4) dell’ordine del giorno e, al termine, si riprenderà la trattazione degli atti ispettivi.
Ha la parola l’assessore Amagliani.
MARCO AMAGLIANI. Vorrei chiedere all’aula, ove nella giornata odierna non riuscissimo a fare nostra la mozione n. 245 relativa al ruolo del servizio radiotelevisivo, che venga posta al primo punto della prossima seduta, anche perché i fatti si sono ulteriormente aggravati.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta.
Il Consiglio approva
Ha la parola il consigliere Cecchini.
CRISTINA CECCHINI. Relativamente alla mozione iscritta al punto 8) dell’ordine del giorno, cioè la 237, anch’essa attende da molto tempo, non riusciamo a trovare una sede per discuterla, abbiamo tentato di far riunire la VI Commissione ma la VI Commissione come lei ben sa, Presidente, non funziona, non ha mai funzionato, la mozione è da molto tempo all’ordine del giorno, è stata chiesta la convocazione della Commissione da febbraio, siamo a luglio e quindi credo che la mozione venga iscritta come secondo punto all’ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.
ROBERTO GIANNOTTI. Sono sbalordito da come l’aula assuma questi toni da guerra fredda, che non hanno un minimo riscontro con la produzione legislativa e amministrativa, nel senso che io chiedo che venga votata questa mattina l’iscrizione d’urgenza all’ordine del giorno della prossima seduta, come primo punto, tutto il “pacchetto fiere”, avendo registrato sui giornali, oggi, che l’assessorato ha addirittura deciso la soppressione dell’Ente regionale fieristico, la costituzione di poli specifici. Credo quindi che sia molto più decoroso e doveroso che il Consiglio regionale affronti tematiche che riguardano la propria competenza, quali quelle della politica fieristica e non si torni a scimmiottare i nostri amici del Parlamento nazionale sulle polemiche sulla Rai. Tra l’altro qualcuno mi deve spiegare il senso della preoccupazione di Amagliani, visto e considerato che l’ultimo servizio televisivo sulla vicenda Api avrebbe dovuto, se mai, scandalizzare le opposizioni. Ricordo che in occasione dell’ultimo Consiglio regionale il Tg3 ha dato notizia appena delle posizioni dei partiti e ha dato ampio risalto alla posizione espressa nella conferenza stampa dal suo gruppo politico. Di questo, se mai, dovrebbe dolersi. Quindi chiedo l’iscrizione d’urgenza, come primo punto della prossima seduta, di tutto il pacchetto dei documenti ispettivi relativi alla politica fieristica, in relazione alle scelte che questa mattina abbiamo letto sui giornali, di una proposta di legge che scioglie l’Ente regionale fieristico.
PRESIDENTE. Ricordo ai consiglieri che abbiamo già votato che il primo punto della prossima seduta riguarderà la mozione n. 245, quindi non possiamo contraddire il voto che abbiamo appena espresso.
Poi c’è stata la richiesta del consigliere Cecchini e quindi quella del consigliere Giannotti. Significa che, qualora la mozione 245, la 237 e la 153 non le trattassimo nella seduta odierna, le porteremmo come primo, secondo e terzo punto della prossima seduta.
Ha la parola il consigliere Brini.
OTTAVIO BRINI. Presidente, qualcuno forse dimentica che c’è già una votazione di due-tre mesi fa relativa alla 239 che doveva essere inserita al primo punto delle mozioni e purtroppo, una volta per la manifestazione della pace, una volta per la guerra, una volta per altre cose ancora questo punto è sempre slittato. Quando si assume una decisione bisogna rispettarla. Si era già votato che la 239 dovesse essere al primo punto e gli altri devono andare di conseguenza. Abbiamo fatto 7-8 mesi fa un convegno per parlare di piccoli Comuni e ci troviamo in questa situazione.
PRESIDENTE. I consiglieri Cecchini e Giannotti insistono sulla loro proposta: in questo caso, si tratta dell’ordine del giorno della seduta odierna, tal quale. Metteremo le mozioni al primo punto e l’ordine rimarrà invariato.
Ha la parola il consigliere Avenali.
FERDINANDO AVENALI. Si sta discutendo di inserire nell’ordine del giorno della seduta del 23 luglio mozioni, interrogazioni. La nostra Commissione ha ieri licenziato un atto ne dovrebbe licenziare domani degli altri, urgenti e importanti, quindi o prevediamo di fare un’altra seduta il 30 luglio, oppure bisogna che facciamo gli atti più importanti. Vanno bene le interrogazioni, le interpellanze, le mozioni, ma credo che atti importanti che riguardano le aziende e i cittadini non possiamo rinviarli a settembre. O si fa un altro Consiglio, oppure bisogna fare le leggi, gli atti amministrativi, le cose più consistenti e importanti.
PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.
MARCO AMAGLIANI. Comprendo perfettamente le cose che stava dicendo adesso Avenali, ma se ho posto questa questione l’ho posta soltanto perché, se non ricordate male — e credo che non ricordiate male — questa questione doveva essere discussa da mesi e più volte avevamo deciso, in Conferenza dei presidenti di gruppo, di portare questa mozione come primo punto tra quelle iscritte e non siamo mai riusciti a discutere di questa cosa, per cui, siccome questo problema, al di là delle cose che dice il consigliere Giannotti, più volte abbiamo già deciso di trattarlo, inseriamolo come primo punto all’ordine del giorno e poi quelle proposte dai consiglieri Cecchini, Giannotti e Brini possono essere le prime mozioni che discuteremo alla ripresa, a settembre. Anche perché questa questione non riguarda soltanto la “zuffa da osteria” o “da pollaio” del Parlamento italiano, ma ormai riguarda tante altre cose, tant’è che si chiude con una dicitura ben precisa che riguarda l’informazione democratica. Credo sia giunta l’ora che ne discutiamo, perché nel frattempo questa questione si è riempita di altri contenuti. Siccome avevamo già deciso nella Conferenza dei presidenti di gruppo e in quest’aula di discuterla già da mesi, solo ed esclusivamente per questo chiedo... Per favore, Giannotti, io non la interrompo mai, lei tutte le volte che io chiedo la parola mi interrompe continuamente. Mi faccia arrivare alla fine, poi prenderà la parola lei, come è giusto che sia.
Chiedo questo nel rispetto delle decisioni fin qui assunte, così come sono completamente d’accordo che si vada avanti nei lavori così come proponeva il consigliere Avenali.
ROBERTO GIANNOTTI. Ti volevo solamente chiedere se parli come rappresentante di Rifondazione comunista o come rappresentate della Giunta.
PRESIDENTE. Abbiamo fatto poco fa la Conferenza dei presidenti di gruppo che prevedeva la prima mezz’ora della prossima seduta dedicata agli atti ispettivi. La mediazione utile, che si può fare è che quella prima mezz’ora la dedichiamo a trattare la mozione proposta dal consigliere Amagliani, dopodiché si fanno le proposte di legge, quindi si scorre con le mozioni. Se non riusciremo a fare le mozioni nell’ultima seduta di luglio, la giornata del 10 settembre la dedicheremo esclusivamente alle mozioni.
Pongo in votazione questa proposta.
Il Consiglio approva
Interrogazioni (Svolgimento)
«Incidente API del 7 febbraio 2002» Moruzzi (427)
«Incidente Api dell’8 marzo 2002» Moruzzi (460)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni n. 427 e n. 460 del consigliere Moruzzi. Risponde l’assessore Amagliani.
Marco AMAGLIANI. “Relativamente alla interrogazione 427, è necessario premettere che in materia di sicurezza, il complesso degli impianti della raffineria API è prioritariamente sottoposto alla normativa di cui al D.Lgs 334/99, “attuazione delle competenze amministrative in materia di controllo dei pericoli derivanti da incidenti rilevanti” e che in tale settore la completa attuazione ed operatività delle deleghe alla Regione è subordinata alla definitiva approvazione di una specifica normativa regionale il cui iter di formazione e consultazione è attualmente in corso.
Nell’ambito delle attività condotte dal Servizio Tutela e Risanamento Ambientale per la predisposizione del Piano di Risanamento dell’Area di Ancona, Falconara e Basso Esino e a supporto dell’attività tecnico-amministrativa di competenza (quale ad esempio la partecipazíone ai lavori e alla istruttorie tecniche del Comitato Regionale Prevenzione Incendi VV.FF.) si è provveduto ad acquisire dagli organi competenti ai controlli (ARPAM e Comando Prov.le VV.FF.) ogni utile notizia sui vari eventi incidentali occorsi all’interno dello stabilimento e sulle loro ricadute in termini ambientali e di sicurezza per le popolazioni residenti o fluttuanti nelle aree circostanti.
Alla luce di quanto sopra e sulla base della documentazione in atti presso lo Staff “Area ad elevato rischio di crisi ambientale” si forniscono pertanto i seguenti elementi di risposta.
Sulle cause e dinamica dell’incidente, viene di seguito riportata integralmente la relazione sintetica prodotta dal Comando Prov.le VV.FF. di Ancona a seguito di sopralluogo effettuato alle ore 14.00 del giorno 7.2.02: “Sentiti i tecnici della Raffineria risulterebbe la seguente serie di eventi: alle ore 4,30 circa è stata rilevata una modesta perdita di gas combustibile sulla linea di gassificazione n° 2. A seguito di questo evento è stata effettuata la procedura di fermata del gassificatore n° 2 e il conseguente coinvolgimento del gas prodotto nella torcia idrocarburica. Dopodiché si è verificato il blocco parziale di una valvola regolatrice del flusso di gas alla turbina che ha costretto gli operatori al convogliamento del restante gas verso il sistema di torcia determinando quindi un consistente efflusso di gas verso il sistema di torcia. Tale fenomeno, avendo effetti acustici rilevanti, ha determinato allarme presso la popolazione e presso i tecnici del Comune di Falconara.
Durante la fermata del gassificatore n° 21 l’acqua di raffreddamento è stata inviata nel serbatoio di stoccaggio acqua denominato TK 8101. Alle ore 7 circa lo stesso serbatoio subiva un’implosione con conseguente deformazione plastica del mantello. Dalla verifica sul posto l’impianto risultava sotto controllo degli operatori che avevano già provveduto a transennare l’area limitrofa al serbatoio danneggiato e a porre in atto le prime misure di sicurezza.
Risulta comunque necessario a cura della società API provvedere ad una verifica dell’impianto e ad una ricerca delle cause che hanno determinato le sopradescritte criticità”.
In relazione alle verifiche di cui sopra, sull’implosione del serbatoio TK 8101 l’Azienda ha individuato le cause dell’accaduto in un insufficiente volume di azoto (sistema polmone) che avrebbe dovuto compensare l’abbassamento della pressione causata dall’entrata dell’acqua di raffreddamento. L’Azienda ha quindi comunicato la decisione di sostituire il serbatoio e di procedere ad un potenziamento del sistema polmone.
In relazione alle conseguenze di carattere ambientale si possono fornire i seguenti elementi di conoscenza dei fenomeni collegati all’incidente.
I Comitati dei Cittadini operanti nel territorio circostante (nota in atti dell’Assessorato Ambiente al n° 254/02) hanno evidenziato quanto segue: “...dalle ore 6,20 circa di giovedì 7 febbraio un fortissimo rumore simile al motore di aereo tipo jet, udibile all’interno delle abitazioni a finestre chiuse, con chiara provenienza dal comprensorio della Raffineria API ha bruscamente interrotto il riposo di centinaia di falconaresi residenti nei quartieri Centro, Falconara Alta, Stadio, Villanova e Fiumesino. Come constatato visivamente il rumore era accompagnato da una altissima fiamma della torcia di raffineria. Testimonianze raccolte riferiscono di un acre e pungente odore, descritto come zolfo e/o idrocarburi presente prima e successivamente al violento evento rumoroso”.
Nell’attuale assenza di una rete fissa di monitoraggio dell’inquinamento acustico non si hanno a disposizione dati rilevati sulla durata e sull’intensità del fenomeno specifico. Al fine esclusivo di fornire utili elementi di eventuale comparazione, risulta, (da informazioni assunte presso il Comune di Falconara), che in conseguenza di un evento eccezionale avente analoghe caratteristiche verificatosi nella notte del 12 novembre 2001 tra le ore 2,25 e le ore 2,35, siano stati verificati dalle strumentazioni dell’Università di Ancona che operava sull’area per conto dell’Amministrazione Comunale. i seguenti dati: livello max: 107 dBa, livello di picco: 11 3 dBa, livello equivalente orario: 90 dBa, media notturna: 80 dBa
Da una relazione del Servizio Aria del Dipartimento Provinciale di Ancona sull’incidente (atti del Servizio Ambiente n° 2163/02) si evince che nel pomeriggio del 7.2.02, in condizioni favorevoli di vento, sono stati rilevati aumenti significativi delle concentrazioni orarie di biossido di zolfo nel quartiere di Villanova di Falconara determinando un giudizio scadente della qualità dell’aria senza pero superare i valori limite per il biossido di zolfo. Il fenomeno è durato circa 4 ore, dalle ore 16,00 alle 19,00 con tre medie orarie superiori al target di 200 microgrammi/mc. Nelle ore dell’incidente i venti prevalenti erano indirizzati verso mare. Sia la media giornaliera che il valore orario massimo sono stati comunque inferiori ai valori limite. Come previsto dal Piano di Emergenza Esterno, l’Azienda ha dichiarato agli organi competenti l’aumento delle concentrazioni di biossido di zolfo e gli interventi di riduzione adottati.
Per quanto attiene all’orario delle operazioni e alla mancata informazione della popolazione si evidenzia che gli inconvenienti segnalati sono stati conseguenza della sequenza imprevedibile degli eventi incidentali verificatisi. Da quanto risulta, non si sono ravvisate situazioni tali da richiedere l’attivazione delle procedure previste dal Piano di Emergenza Esterno per l’informazione alla popolazione.
Le autorità e gli enti preposti alla sicurezza, sono stati direttamente informati dall’Azienda nei tempi immediatamente successivi all’evento. Nei sopralluoghi effettuati è stata sempre verificata la condizione di sicurezza degli impianti coinvolti.
In relazione infine alla normativa vigente in materia di rischio industriale, l’Ispettorato Regionale dei VV.FF., già in occasione del precedente incidente verificatosi nelle giornate del 12/13 novembre 2001, ha provveduto a richiedere all’Azienda una dettagliata relazione finalizzata ad individuare le cause che hanno determinato le criticità più volte verificatesi sull’impianto e sulle misure che si intendono adottare per prevenire ulteriori analoghi incidenti anche con riferimento agli strumenti di controllo utilizzati e al Sistema di gestione della sicurezza in emergenza dell’impianto IGCC.
L’Azienda, anche in occasione dell’ultimo incidente, si è impegnata ad affidare a soggetti specializzati uno studio di dettaglio sul sistema di controllo dell’intero impianto con l’obiettivo di migliorarne l’attuale livello di affidabilità. Non appena i suddetti studi e quelli che la Regione ha specificatamente affidato per la valutazione integrata del rischio sull’intera Area saranno disponibili, le competenti strutture regionali porteranno, per quanto di loro competenza, il loro contributo nella valutazione complessiva delle condizioni di sicurezza, interne ed esterne allo stabilimento e in generale, nell’ambito dell’attuale quadro normativo e delle attività di predisposizione del Piano di Risanamento dell’area ad elevato rischio, alla verifica delle condizioni di compatibilità tra il complesso industriale e il territorio circostante.
In relazione all’interrogazione n. 460 si forniscono i seguenti elementi di risposta desunti dalla documentazione e dalle informazioni assunte dallo staff “Area ad elevato rischio” del servizio tutela e risanamento ambientale.
Le due situazioni evidenziate, effettivamente verificatesi nelle giornate del 7.2.02 e 7.3.02, sono, nel primo caso, conseguenza della sequenza incidentale verificatasi con inizio alle ore 4,30 del 7 febbraio e nel secondo, dalla fermata delle turbine Gas e vapore dell’impianto IGCC a seguito di intervento del sistema di sicurezza Già in occasione dell’incidente verificatosi nelle giornate del 12 e 13 novembre 2001 l’Ispettorato Regionale dei VV.FF., ha provveduto a richiedere all’Azienda una dettagliata relazione finalizzata ad individuare le cause che determinano le criticità più volte verificatesi sull’impianto e sulle misure che si intendono adottare per prevenire ulteriori analoghi incidenti e situazioni anche con riferimento agli strumenti di controllo utilizzati e al sistema di gestione della sicurezza in emergenza dell’impianto IGCC.
L’Azienda, si è impegnata ad affidare a soggetti specializzati uno studio di dettaglio sul sistema di controllo dell’intero impianto con l’obiettivo di migliorarne l’attuale livello di affidabilità. Non appena i suddetti studi e quelli che la Regione ha specificatamente affidato per la valutazione integrata del rischio sull’intera Area saranno disponibili, le competenti strutture regionali porteranno, per quanto di loro competenza, il loro contributo nella valutazione complessiva delle condizioni di sicurezza nell’ambito dell’attuale quadro normativo e delle attività di predisposizione del Piano di Risanamento dell’area ad elevato rischio.
La Regione Marche non ha a disposizione rilievi fonometricí relativi agli episodi evidenziati. In relazione alle particolari problematicità collegate all’inquinamento acustico sull’area in questione, con DGR n° 3157 del 28.12.01 è stato approvato e cofinanziato dalla Giunta Regionale un Protocollo d’Intesa che coinvolge ARPAM, Comuni di Falconara e Chiaravalle, Aerdorica S.p.a e Provincia di Ancona per la realizzazione e gestione di una rete fissa di monitoraggio (prima fase) dell’inquinamento acustico sull’area.
La definitiva sottoscrizione e l’avvio del progetto è attualmente subordinato al ricevimento della deliberazione di approvazione da parte del Comune di Falconara. L’attivazione di tali strumentazioni, prevista comunque per i prossimi mesi, insieme alla definitiva zonizzazione acustica del Comune di Falconara (che risulta in corso di elaborazione), permetterà di monitorare, controllare ed eventualmente sanzionare fenomeni e situazioni che risultassero non conformi alle disposizioni vigenti e avviare gli eventuali interventi di risanamento.
Da una relazione del Servizio Aria del Dipartimento Provinciale di Ancona dell’ARPAM sull’evento del 7.2.2002 si evince che nel pomeriggio, in condizioni favorevoli di vento, sono stati rilevati aumenti significativi delle concentrazioni orarie di biossido di zolfo nel quartiere di Villanova di Falconara determinando un giudizio scadente della qualità dell’aria senza però superare, i valori limite per il biossido di zolfo. Il fenomeno è durato circa 4 ore, dalle ore 16,00 alle 19,00 con tre medie orarie superiori al target di 200 microgrammi/mc. Nelle ore della prima mattinata i venti prevalenti erano indirizzati verso mare. Sia la media giornaliera che il valore orario massimo sono stati comunque inferiori ai valori limite. Come previsto dal Piano di Emergenza Esterno, l’Azienda ha dichiarato agli organi competenti l’aumento delle concentrazioni di biossido di zolfo e gli interventi di riduzione adottati. Nella mattinata del 7.3.02, quando si è verificato il secondo evento, il campo anemologico registrato ha evidenziato condizioni di vento non in direzione delle stazioni di rilevamento istallate sull’area.
La documentazione e le rilevazioni e le valutazioni del Servizio Aria dell’ARPAM sui due fenomeni risultano trasmesse a codesto Comitato rispettivamente con nota 256/SA del 12.2.2002 e n° 590/SA del 15.3.02.
Ad integrazione di quanto riportato nelle suddette note, si fa presente che in data 10.12.2002 è stata completata dal Comitato Tecnico Regionale presso l’Ispettorato regionale dei Vigili del Fuoco, l’istruttoria sul rapporto di sicurezza presentato dalla Raffineria API e sono altresì, in corso di svolgimento le attività di predisposizione del preliminare del Piano di Risanamento dell’Area ad Elevato Rischio di Crisi Ambientale di Ancona, Falconara e bassa valle dell’Esino (D.A.C.R. 305/2000).
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.
MARCO MORUZZI. Ringrazio l’assessore della risposta dettagliata e anche puntuale, di cui chiedo copia, visto che alcuni dati citati sono molto tecnici e molto specifici.
Ci troviamo di fronte a ripetuti incidenti che si verificano all’interno della raffineria Api di Falconara. Prendo atto che nella risposta si cita addirittura la “criticità più volte sottolineata dagli stessi vigili del fuoco” e la concorrenza di una serie di incidenti che diventano rilevanti proprio perché si sommano ad altre anomalie. A dimostrazione di una situazione di rischio che certamente va ridotta.
Proprio questa mattina abbiamo avuto ancora una volta notizia di un altro incidente che si è verificato nella giornata di ieri e ancora una volta la dinamica, gli sviluppi dell’emergenza in mare, di fronte alla raffineria Api di Falconara, in particolare alla boa dove vengono effettuate le operazioni di carico e scarico, credo evidenzino alcuni comportamenti gravi e censurabili nei riguardi dell’azienda. Ho il rapporto della capitaneria di porto di Ancona che evidenza che lo sversamento di petrolio in mare non è stato segnalato come prescritto dalla legge alle autorità da parte dell’azienda, ma è avvenuto solo grazie al fatto che alle 11,15 l’aereo della guardia costiera di Pescara avvistava una dispersione in mare di una notevole consistenza — tanto è vero che si parla di due miglia — nonostante che queste operazioni durante le quali si è verificato lo sversamento erano effettuate in presenza di personale della raffineria. Qui è un continuo ripetersi di situazioni in cui ci si domanda qual è l’affidabilità di questo soggetto a cui appena pochi giorni fa noi abbiamo rinnovato la concessione.
Riguardo ai due incidenti avvenuti a ripetizione sull’impianto che serve alla combustione degli idrocarburi non altrimenti utilizzabili della raffineria — quello del febbraio 2002 e quello dell’8 marzo 2002 (devo dire che non ho presentato un’interrogazione per ogni incidente, altrimenti avremmo intasato l’ordine del giorno del Consiglio regionale) — al di là della dinamica sui singoli incidenti credo che ci si debba domandare qual è l’affidabilità di questo soggetto se anche oggi registriamo un altro incidente e registriamo soprattutto un comportamento da parte di questo soggetto che, nonostante la macchina di petrolio — come riporta il verbale della capitaneria — sia arrivata a due miglia, quindi a dimensioni certamente considerevoli, la segnalazione obbligatoria per legge alle autorità preposte è avvenuta da parte delle stesse autorità preposte che in quel momento, con un loro mezzo sorvolavano il mare Adriatico e hanno potuto avvistare questa macchia di petrolio. Dallo stesso rapporto, di cui oggi i giornali non parlano, si trae anche un altro elemento: che queste operazioni di manutenzione venivano effettuate in presenza di personale, quindi non è stata la rottura in un punto, in una zona ove mancava la presenza del personale, ma questa dispersione, questo ennesimo incidente è avvenuto in presenza di personale della raffineria.
Questi sono fatti molto gravi, che uniti a tutto il curriculum di incidenti che registriamo nella raffineria Api di Falconara, ci devono spingere ad assumere un atteggiamento diverso da quello assunto fino ad oggi. Parlo in particolare della procedura del rinnovo, ma parlo, in generale, degli strumenti che noi mettiamo in piedi per avere la garanzia di poter intervenire.
Qui non abbiamo, a mio avviso, una collaborazione sufficiente da parte dell’interlocutore e questa è una lamentazione non soltanto mia ma anche dell’Amministrazione comunale di Falconara che oggi reclama ancora una volta di non essere stata avvertita, così come nello sversamento in mare verificatosi non nella giornata di ieri, ma due mesi fa — perché anche in mare ci sono incidenti a ripetizione — l’Amministrazione comunale di Falconara non è stata avvertita e la situazione di allarme in quella giornata era stata creata proprio da una segnalazione da parte dei cittadini e, successivamente a questa segnalazione che da parte dell’azienda è stata smentita dicendo che non c’era stato alcuno sversamento, a distanza di poche ore dalla segnalazione dei cittadini, la raffineria ha segnalato alla capitaneria che c’era stato uno sversamento. Non abbiamo elementi per dire che sia successo il contrario, ma è quanto meno sospetto che qui si viene a conoscenza di sversamenti in mare soltanto quando c’è una situazione di allarme creata da altri soggetti, quando ci sono segnalazioni alle autorità preposte richiamate da altri soggetti. Credo che questi siano dei fatti rilevanti, di cui si debba assolutamente tener conto e, fermo restando che i Verdi non condividono la scelta del rinnovo della concessione, credo che il tema del rinnovo o non rinnovo della concessione non possa permettere ad altre forze politiche, alla Giunta di estraniarsi da questo problema. Noi abbiamo prorogato la situazione problematica e di alto rischio per il territorio, l’ambiente, i cittadini per altri vent’anni, a maggior ragione oggi c’è la fortissima responsabilità, da parte di chi ha preso questa decisione, di assumere tutti i provvedimenti perché un soggetto si propone come collaborativo a parole, ma nelle singole situazioni ci sono continuamente verbali da parte delle autorità che dimostrano che questa collaborazione non trova un sufficiente riscontro nei momenti critici, ma si cerca sempre di minimizzare la stessa stima. Abbiamo una stima dell’autorità del petrolio riversato in mare. E’ diversa da parte dell’autorità rispetto a quella dell’azienda. La segnalazione non è avvenuta, quando c’è un obbligo rispetto ai versamenti in mare. La lettura delle notizie, passate alla stampa dall’azienda con il confronto non con impressioni ma con i rapporti dell’autorità. Ci sono delle discrepanze particolarmente gravi.
Su tutta questa vicenda della sicurezza occorre una vigilanza che non può certamente essere esaurita con il protocollo d’intesa e credo che per quanto riguarda gli sversamenti di petroli, almeno quelli in mare, che possono essere agevolmente controllati con mezzi aerei e con satelliti, credo che se vogliamo effettivamente fare una prevenzione del rischio, almeno quello in mare, si debba, così come abbiamo proposto un sistema di monitoraggio fisso, permanente dell’aria, proporre un sistema di avvistamento permanente nei riguardi della raffineria.
C’è stata una macchia di petrolio di oltre due miglia e i comunicati stampa non riportano questo dato: si parla di 300 metri di panne. Queste panne quando sono state stese? Si è intervenuti prontamente sullo sversamento in mare? Nel rapporto si parla di sommozzatori che operavano a ridosso del punto dello sversamento, ma lo sversamento sembra sia avvenuto sotto gli occhi dei subacquei addirittura. Per quale motivo, quando avvengono questi fatti se ne viene a conoscenza soltanto se un soggetto diverso dall’azienda è in grado di segnalare una situazione potenziale di rischio? Mi sembrano fatti molto gravi, rispetto ai quali devono esserci non solo delle spiegazioni ma anche dei provvedimenti conseguenti, perché noi non abbiamo un interlocutore che dimostri l’affidabilità necessaria per poter gestire una situazione di pericolosità e di rischio così elevata come quella della presenza della raffineria in questo territorio. Non mi sembra che il rilascio della concessione e il protocollo sottoscritto con la Regione Marche abbiano cambiato la prospettiva e la logica con cui questa azienda si pone nei riguardi dei cittadini e della collettività.
Nonostante avessi richiesto alcune considerazioni da parte dell’assessore, forse anche per la lunghezza della proposta, l’assessore stesso non le ha fatte. Io continuo ad essere dell’idea che l’incompatibilità con il territorio può essere legata ad alcuni fatti oggetti, ma può essere accentuata da alcuni comportamenti. Penso che in questo caso l’incompatibilità con il territorio sia accentuata da alcuni comportamenti dell’azienda.
Interrogazione (Svolgimento): «Situazione azienda Fabercarta» Procaccini e Martoni (809)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 809 dei consiglieri Procaccini e Martoni. Risponde, per la Giunta, l’assessore Ascoli.
UGO ASCOLI. La questione della Fabercarta la stiamo curando con grande attenzione, perché le notizie che ci sono giunte per bocca del direttore della stessa Fabercarta e quelle che abbiamo raccolto in riunioni condotte insieme alla Provincia e al Comune di Castelraimondo e alle organizzazioni sindacali ci hanno indotto a prendere l’iniziativa. Al di là della ricostruzione, che adesso tenterò di fare, il risultato più significativo è che il giorno 21 di questo mese, alle ore 15 il sig. Bellocchi, che rappresenta la proprietà della Fabercarta, finalmente, dopo due incontri in cui non siamo riusciti ad averlo presente, verrà presso la Regione con la sua direzione e lì ci saranno anche la Provincia di Macerata e il Comune di Castelraimondo, le organizzazioni sindacali e le rappresentanze sindacali di azienda.
Spero che nella riunione del 21 si possano avere con chiarezza le informazioni sui piani aziendali per poter successivamente adoperarci, come solitamente facciamo, per ridurre le problematiche e le tensioni sociali e per aiutare il nostro patrimonio aziendale a consolidarsi, i nostri lavoratori a non avere effetti negativi sul piano occupazionale.
Come è noto, la Fabercarta di Fabriano Spa ha presentato il Piano Industriale in data 22 gennaio 2003 presso la sede della Regione Marche alla presenza delle istituzioni e di tutte le organizzazioni sindacali. In quella occasione l’azienda si era impegnata a realizzare nel tempo un programma di investimenti tesi a un riequilibrio produttivo a favore di prodotti, in linea con le richieste di mercato, escludendo categoricamente dichiarazioni di esuberi.
Purtroppo, a distanza di diversi mesi, non ci sono stati investimenti; invece si è fatto ricorso alla cassa integrazione guadagni ordinaria a causa dell’esigenza di ridurre la produzione di carta autocopiante che risulterebbe antieconomica.
In seguito, ho provveduto a verificare la possibilità di utilizzo da parte della Fabercarta dei fondi stanziati per le zone terremotate, al fine di sostenere il processo di rilancio aziendale, con fondi vincolati e destinati alla ristrutturazione del patrimonio immobiliare. Purtroppo, in tal senso, la verifica è stata negativa.
A seguito di notizie di fonte sindacale pervenute al nostro Assessorato, che mettevano in risalto oggettive difficoltà dell’azienda a dare attuazione al piano industriale presentato pubblicamente, il 4 aprile 2003 ho telefonato personalmente al sig. Celso Bellocchi, chiedendo se nell’attuazione del programma di investimenti si fossero riscontrate delle situazioni problematiche e se ritenesse utile un incontro di aggiornamento sullo stato di avanzamento del piano industriale con i sindacati e le istituzioni. Il sig. Bellocchi mi aveva assicurato che tutto stava procedendo secondo quanto programmato, dichiarazione che di fatto contrastava con i segnali che provenivano da altra fonte.
Anche il Consiglio Comunale di Castelraimondo, il 10 aprile scorso, si è fatto portavoce dello stato di incertezza e di preoccupazione in cui si trovano i lavoratori a seguito del ricorso alla cassa integrazione guadagni, ed ha invitato la Regione Marche proseguire ed intensificare l’attività di monitoraggio della situazione della Fabercarta e individuare le misure necessarie per poter affrontare la complessa situazione.
Il 27 maggio ho incontrato il direttore del personale della Fabercarta che, illustrando la situazione reale dell’azienda mi ha preannunciato la messa in mobilità di circa 35 dipendenti sugli 81 che lavorano in quella fabbrica.
A seguito di queste ultime preoccupanti novità, ho convocato l’azienda e le organizzazioni sindacali al fine di adottare una strategia comune per fronteggiare la crisi. La riunione, fissata per il 19 giugno, è stata disdetta per l’indisponibilità dichiarata dalla ditta al confronto.
A fine giugno ho incontrato, insieme all’assessore provinciale al lavoro di Macerata, prima i sindacati e poi i rappresentanti del Comune di Castelraimondo per valutare la situazione. Il 4 luglio si è svolta una manifestazione sindacale davanti all’azienda. A Castelraimondo, il giorno 8 luglio, Regione Marche, Provincia di Macerata e Comune di Castelraimondo hanno organizzato un’iniziativa aperta al pubblico, a cui hanno partecipato anche parlamentari ed alcuni consiglieri regionali. Al termine della stessa, congiuntamente alle organizzazioni sindacali, è stata rinnovata all’azienda una richiesta di confronto. Il sig. Bellocchi ha accolto finalmente questa richiesta ed il prossimo 21 luglio ci sarà l’incontro a cui sono stati invitati anche parlamentari delle Marche e consiglieri regionali, anche dell’opposizione, che si sono interessati, come Francesco Massi e un rappresentante del consigliere Pistarelli. L’invito è naturalmente aperto a tutti, dato che abbiamo sempre operato in unità su questo versante. Mi auguro che dall’incontro del 21 vengano idee e proposte per ridurre i problemi dell’azienda e per aiutare a risolvere i problemi occupazionali di quell’area.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.
CESARE PROCACCINI. Ringrazio l’assessore per l’impegno e per la puntualità. Il nostro gruppo ha presentato questa interrogazione il 4 giugno, quando le avvisaglie della crisi non erano di queste dimensioni. Tuttavia la crisi della Fabercarta di Castelraimondo era annunciata per l’effetto della privatizzazione delle Cartiere Miliani Fabriano. Oggi i fautori più accaniti di quella scelta, di fronte a questa situazione che mette in pericolo molti posti di lavoro, piangono lacrime di coccodrillo, anche quelli citati dall’assessore. Infatti la crisi della Fabercarta di Castelraimondo deriva dall’acquisizione del marchio “Cartiere Miliani Fabriano — Poligrafico dello Stato” da parte dell’impresa Fedrigoni e si sapeva benissimo che la nuova proprietà non era interessata a mantenere unito l’intero comparto nei tre siti di Fabriano, Castelraimondo e Pioraco.
Tutte le assicurazioni date, infatti, sono state disattese e, dalla data di privatizzazione del gruppo Cartiere Miliani Fabriano, è iniziato un lento ma inesorabile declino.
In realtà alla nuova proprietà interessava più il marchio prestigioso e non già la realtà produttiva. Infatti questa è la situazione di oggi.
Lo stabilimento di Castelraimondo veniva a suo volta venduto alla Beta Rotoli, oggi Fabercarta, costituendo il punto di crisi più alto dell’intera operazione, perché questa situazione ha già subito una ristrutturazione che è stata devastante. In poco tempo si è passati da 120 addetti a 80 occupati. Non esiste un piano aziendale credibile, anzi — ce lo ha detto l’assessore poc’anzi — anziché predisporre un piano si è attivata la cassa integrazione guadagni che del resto è già scaduta il 15 giugno. La nuova proprietà parla di un ulteriore esubero di 40 persone, sicché si delinea l’ipotesi di licenziamento di massa. La fabbrica di Castelraimondo, se non si bloccherà tale impostazione prospettiva, passerà da 120 addetti a 40. Questo è un bel risultato per i fautori della privatizzazione: decine di famiglie saranno poste sul lastrico senza una prospettiva, nel mentre si continua ad appaltare a soggetti esterni molte funzioni che prima erano interne.
E’ inammissibile che le due nuove proprietà si disinteressino in maniera così sfacciata dell’occupazione. Sia Fabercarta ma anche Fedrigoni debbono essere posti dinanzi alle proprie responsabilità. Tra l’altro quegli stabilimenti, oggi privatizzati, hanno ricevuto cospicui finanziamenti dallo Stato e dalla Regione, in virtù della ricostruzione post-terremoto.
La proprietà della Fabercarta di Castelraimondo sfugge ormai a qualsiasi confronto e speriamo che accolga l’invito dell’assessore Ascoli per la riunione di lunedì 21. Il ruolo delle istituzioni deve essere quello serio di vigilare, di orientare ed assumere anche delle scelte. Non devono, come in passato, sostituirsi al sindacato con un movimentismo sterile, ma d’intesa con i sindacati le istituzioni devono lavorare per cercare di risolvere questa situazione e questi problemi di crisi. Anche perché vorrei ricordare ai distratti, che siamo all’interno di un declino industriale nel nostro paese, ce lo dicono i dati dell’Istat. Dobbiamo sviluppare, anche con la creazione di fondi per seri ammortizzatori sociali, una politica regionale di sviluppo ed anche industriale, non già basata sulla trasformazione della produzione di società di capitali ma nel mantenimento dell’occupazione. Una politica che non smantelli l’industria e la produzione, quindi.
Abbiamo apprezzato l’impegno dell’assessore Ascoli e a questo punto rivolgiamo la nostra solidarietà ai lavoratori della Fabercarta, diamo pieno sostegno alla loro azione di lotta e ci auguriamo che questa lotta per la salvaguardia dei posti di lavoro venga sviluppata ed assuma un vasto carattere unitario: istituzioni, lavoratori, sindacati, forze politiche e anche tutti i cittadini.
Proposta di deliberazione (Discussione e votazione): «Convalida del consigliere regionale Cataldo Modesti» Ufficio di presidenza (8)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di deliberazione n. 8 ad iniziativa dell’Ufficio di presidenza.
Ha la parola il relatore, Vicepresidente Donati.
SANDRO DONATI. Nel Consiglio regionale delle Marche si è reso vacante il seggio ricoperto dal consigliere Giuseppe Ricci a causa del decesso avvenuto il 30 maggio 2003.
Il Consiglio regionale, nella seduta n. l34 dell’ll giugno 2003, ha provveduto, a norma dell’art. l6, terzo comma, della legge 17 febbraio 1968, n. 108, aggiunto dall’art. 3 della legge 23 febbraio 1995, n. 43, ad assegnare il seggio suddetto al dott. Cataldo Modesti.
L’art.17 della legge 17 febbraio 1968, n.108 riserva al Consiglio regionale la convalida della elezione dei propri componenti secondo le norme del suo regolamento interno.
Ai sensi dell’art. 14 del regolamento interno l’Ufficio di presidenza è l’organo competente a proporre al Consiglio regionale la convalida di quei consiglieri nei confronti dei quali abbia accertato non sussistere cause di ineleggibilità; con l’occasione l’Ufficio di presidenza procede, altresì, alla verifica dell’insussistenza di cause di incandidabilità alla carica di consigliere regionale e di condizioni di incompatibilità con l’esercizio della carica stessa.
Secondo prassi consiliare costante, il dott. Cataldo Modesti è stato invitato a produrre, ai sensi e per gli effetti di cui agli artt. 38 e 47 del T.U. delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa, approvato con D.P.R 28 dicembre 2000, n. 445, una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà concernente l’eventuale sussistenza delle condizioni precedentemente indicate.
Dall’esame della suddetta dichiarazione non risultano sussistere in capo al dott. Cataldo Modesti fattispecie di incandidabiiità e di ineleggibilità alla carica di consigliere regionale né condizioni di incompatibilità con l’esercizio della carica stessa.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.
Il Consiglio approva
Proposte di legge (Discussione e votazione):
«Modifiche alla legge regionale 6 ottobre 1987, n. 34 in materia di tutela e valorizzazione dei tartufi» Giunta (162)
«Norme per la salvaguardia della tartuficoltura» Moruzzi (164)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le proposte di legge n. 162 ad iniziativa della Giunta e n. 164, ad iniziativa del consigliere Moruzzi.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Benatti.
Stefania BENATTI. Il testo che discutiamo questa mattina prende le mosse dall’iniziativa legislativa del consigliere Moruzzi e della Giunta regionale che con due proposte di legge hanno aperto il dibattito sulla necessità di introdurre norme a garanzia della qualità e della trasparenza della tartuficoltura contro forme di contraffazione che nuociono al settore e conseguentemente prevedere le relative sanzioni. A partire da queste due proposte, la 162 e 164, la III Commissione ha svolto le audizioni, dalle quali è emersa la necessità di puntualizzare anche altri aspetti della materia. Ne è uscito il testo, all’esame dell’aula, che giudichiamo completo tanto da abrogare la precedente legge 34 del 1987.
L’articolato infatti aggiorna la vecchia legge alla luce degli indirizzi comunitari e delle nuove competenze delle Regioni assegnate dalla legislazione regionale, recepisce adeguamenti normativi che l’assessorato all’agricoltura aveva inserito nella proposta di testo unico sulla forestazione, accoglie emendamenti proposti dalle associazioni di settore e dalle autonomie locali e soprattutto introduce forti elementi di novità per quanto riguarda la tutela e la valorizzazione dei tartufi.
Nell’articolo 1 infatti vengono in estrema sintesi e con indicate le finalità della legge: la Regione - è scritto - promuove lo sviluppo, la tutela e la valorizzazione del tartufo. Questa attenzione rappresenta una doverosa risposta ad un settore in costante crescita sul mercato nazionale e internazionale dove i tartufi marchigiani sono sempre più apprezzati per le caratteristiche organolettiche. La vocazione del nostro territorio per il tartufo offre interessanti prospettive per l’agricoltura e l’intera economia dell’entroterra. Negli ultimi anni la Regione attraverso la politica comunitaria ha sostenuto gli investimenti delle aziende agricole per gli impianti di tartufaie controllate che stanno ora entrando in produzione.
Accanto alla raccolta spontanea, la coltivazione dei tartufi può far fronte dunque ad una domanda crescente da parte dei consumatori e rappresenta una possibilità in più per diversificare la nostra agricoltura. Di qui l’esigenza posta dalla Giunta e dal consigliere Moruzzi e pienamente ripresa e condivisa dalla Commissione di tutelare la tartuficoltura marchigiana adottando norme idonee a garantire in modo chiaro ed inequivocabile l’assoluta autenticità e naturalezza del prodotto marchigiano.
La legge proposta disciplina la raccolta, la coltivazione e la commercializzazione dei tartufi freschi e conservati; sostiene lo sviluppo della tartuficoltura attraverso iniziative di studio e sperimentazione, detta norme per la cerca, la raccolta e la coltivazione e stabilisce divieti e sanzioni amministrative.
L’applicazione della legge è demandata al regolamento di attuazione che la Giunta regionale approverà entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge. Il regolamento entrerà nel dettaglio della normativa per l’esercizio della cerca, raccolta, lavorazione e conservazione dei tartufi, affronterà le questioni relative alle abilitazioni, ai permessi e alle autorizzazioni, disciplinerà le modalità delle analisi e la modulazione delle sanzioni. Infine il regolamento riporterà le caratteristiche botaniche e organolettiche della specie di tartufo che è possibile cercare, raccogliere e coltivare nella regione.
La legge conferma il ruolo del centro sperimentale per la tartuficoltura della Regione Marche con sede a Sant’Angelo in Vado. Al centro vengono demandate funzioni di certificazione delle piantine, micorrizzate con spore di tartufo, prodotte e impiantate nelle Marche e competenze nella sperimentazione di tecniche e pratiche colturali, nonché divulgazione, consulenza e assistenza tecnica. L’articolato prevede poi una serie di norme relative alla cerca e alla raccolta di tartufi, con tempi, divieti e ambiti e la classificazione e i riconoscimenti delle tartufaie. Infine agli articoli 20 e 21 troviamo gli aspetti più innovativi della proposta.
Per tutelare e valorizzare i tartufi, entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge, la Giunta regionale istituirà un marchio di identità dei tartufi prodotti o raccolti nella regione.
Inoltre è previsto un sistema di certificazione e tracciabilità del prodotto raccolto nel territorio regionale.
Sempre sul piano della valorizzazione si prevede la redazione di una cartografia delle zone naturalmente vocate per la produzione del tartufo.
Tra le norme di tutela prevediamo che i prodotti contenenti anche parzialmente il tartufo devono riportare nell’etichetta l’elenco della specie di tuber presenti ed il peso del prodotto fresco utilizzato. I prodotti contenenti aromi di sintesi al tartufo non possono evocare in alcun modo, né con diciture, né con immagini in etichetta, il tartufo e devono invece riportare bene in vista la dicitura “prodotto contenente aromi di sintesi”. Questi prodotti di sintesi non possono essere presenti nelle fiere del tartufo della nostra regione.
A completare la legge, norme per la vigilanza e le sanzioni.
Come i consiglieri avranno colto questa proposta rappresenta una vera scelta di campo della Regione Marche a favore della trasparenza, della qualità delle produzioni, della difesa dell’agricoltura marchigiana e della tutela dei consumatori. E’ evidente che la sua efficacia dipende non solo dalla sua applicazione ma anche dalle possibilità che ad essa si affianchi una altrettanto adeguata legislazione da parte delle altre Regioni e del Parlamento nazionale. Sappiamo che esistono proposte di legge nazionali anche ad iniziativa di parlamentari marchigiani che possono dare risposte ai problemi fiscali e tributari; è altrettanto necessaria una normativa comune tra le Regioni per combattere le frodi.
Ci auguriamo quindi che nei tempi brevi si completi il quadro legislativo per dare sicurezza ad un settore che rappresenta uno dei fiori all’occhiello della Regione Marche.
PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Gasperi.
GILBERTO GASPERI. Le proposte di legge n. 162 e n. 164, quest’ultima ad iniziativa del collega Moruzzi, è stato seguito un medesimo iter. In Commissione si è fatto un lavoro molto approfondito, durante il quale abbiamo organizzato incontri sia a Sant’Angelo in Vado, nella sede del centro di tartuficoltura, sia in Commissione con associazioni di categoria e di proprietari di tartufaie, in particolare della provincia di Pesaro.
Si tratta di una proposta di legge che abbiamo approfondito, cercando di attingere il più possibile dai suggerimenti che ci sono stati dati e alla fine è stato fatto un assemblaggio con una certa difficoltà, però in piena scienza e coscienza posso dire che è un assemblaggio per la gran parte condiviso dalle associazioni di categoria. Il fine non è quello di ottenere il consenso da parte delle associazioni, ma di fare una legge seria e obiettiva per tutelare coloro che operano in questo settore e soprattutto per tutelare la regione Marche, in modo particolare la provincia di Pesaro che è uno dei centri a livello di commercializzazione di questo prodotto, all’avanguardia in campo nazionale, subito dopo Alba, in Piemonte.
All’articolo 3 si parla di conservazione e diffusione delle produzioni autoctone di tartufo, e non si è trovata condivisione, ma si tratta di una quisquilia, perché non esistono produzioni autoctone nell’ambito del territorio marchigiano rispetto ai territori delle altre regioni italiane.
Ma la cosa fondamentale che tutti abbiamo condiviso, grazie all’approfondimento fatto dal presidente della Commissione, è quanto scritto al comma 1 dell’art. 21: “E’ vietata sotto ogni forma la commercializzazione con la denominazione tartufo di specie di tartufo diverse da quelle elencate all’art. 2 della legge 752/1985”. Sono gli elenchi che riguardano solo ed esclusivamente tartufi che crescono in Italia e in Europa e non tartufi — che non sono tali, ma commistioni particolari — commercializzati a scapito non solo dei produttori ma anche dei cercatori e commercianti di tartufo.
Un’altra questione importante riguarda il comma 2, ove si dice “E’ vietato, nelle fiere del tartufo, inserire nel calendario delle manifestazioni fieristiche della regione Marche, la presenza di condimenti aromatizzati con sostanze chimiche di sintesi che riproducano le caratteristiche aromatiche e olfattive del tartufo”. Questo per fare chiarezza, ma soprattutto per dare ampia garanzia al consumatore che un conto sono gli oli aromatizzati con i tartufi veri, un conto quei prodotti che vengono venduti inscatolati come prodotti di sintesi del tartufo, che non hanno assolutamente niente a che vedere con lo stesso. Il limite l’abbiamo dovuto prevedere entro la nostra regione e propongo all’assessore all’agricoltura di cercare di far prevedere questo vincolo a tutte le leggi delle altre Regioni, in modo tale che ci sia piena chiarezza da parte anche delle altre Regioni, sul fatto che in Italia non possa essere venduto o commercializzato un prodotto come contenente tartufo, quando invece sono oli di sintesi che hanno un profumo simile a quello del tartufo, ma che non hanno niente a che vedere con il prodotto originario.
Da parte del presidente della Commissione c’è stato questo impegno; scriveremo a tutte le Commissioni regionali all’agricoltura per chiedere questa condivisione, però sarebbe meglio che tutto fosse fatto da parte dell’assessore all’agricoltura.
Così come si è fatto chiarezza sulle penalizzazioni — le contravvenzioni — nel caso in cui vi siano delle operazioni non consentite, non solo per quanto riguarda la raccolta ma anche la metodologia della raccolta stessa, soprattutto quando si arrecano danni alle tartufaie che spesso vengono impiantate da privati od enti.
Nel complesso si tratta di una legge che è stata sviluppata in assoluta armonia anche con i tre consiglieri di minoranza che hanno suggerito emendamenti che sono stati recepiti dalla Commissione. Inoltre, assieme alla relatrice di maggioranza abbiamo cercato di approfondire il problema nella maniera più assoluta, portando in Consiglio una legge che ritengo ottima e valida. Per questo i tre consiglieri di minoranza hanno votato in Commissione a favore e per quanto mi compete annuncio il voto favorevole di Alleanza nazionale anche in quest’aula.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.
MARCO MORUZZI. Si tratta di un importante provvedimento di legge, che in Commissione ha richiesto un notevole approfondimento a fronte di due iniziative legislative, quella del sottoscritto e quella della Giunta regionale. La Commissione ha poi ritenuto di approvare un nuovo testo, delle nuove norme complessive sulla tutela e valorizzazione dei tartufi, riproponendo alcuni passaggi che erano già presenti nella legge preesistente e che riguardavano soprattutto il sistema di raccolta. Ma le novità di questo provvedimento di legge riguardano soprattutto i consumatori e si fondano sulle proposte che sono state presentate, che tendono a tutelare la commercializzazione di tartufi contraffatti o di tartufi che non sono rispondenti ai requisiti per i quali i consumatori comprano il tartufo. I consumatori pagano questo prodotto molto e sistematicamente assistiamo a delle frodi in questa materia. Le frodi sono di diverso ordine: derivano dall’uso di aromi artificiali che vengono inseriti all’interno dell’olio, all’interno delle paste, in alcuni casi all’interno dei prodotti trasformati. Questi oli e questi aromi artificiali derivano dal petrolio, non hanno nulla a che fare con il prodotto naturale, con il tartufo, addirittura in alcuni casi possono essere pericolosi per la salute, sia nei riguardi di soggetti allergici ma anche nei riguardi di soggetti che sono intolleranti a questo prodotto che è un aroma artificiale che nell’elenco di quegli scellerati aromi consentiti dalla legge sono nati e commercializzati esclusivamente per ingannare il cittadino. La nostra legislazione in materia di tutela del consumatore è carente, molti degli aromi utilizzati nel settore della produzione alimentare industriale sono aromi, conservanti o prodotti chimici che potrebbero essere sostituiti da prodotti naturali, in realtà per l’industria è più comodo produrli e tra questi prodotti c’è anche quello che simula alcune caratteristiche aromatiche del tartufo.
La presenza di questo aroma artificiale ha fatto sì che sia in circolazione dei prodotti trasformati, quindi nelle paste, nei paté ecc., più tartufo falso che tartufo vero.
L’altro elemento di frode che noi vogliamo superare — e questa è una proposta in particolare contenuta nel mio provvedimento di legge, mentre la questione del superamento degli aromi artificiali era un elemento comune alle due proposte di legge — è l’obbligo di riconoscere la varietà del tartufo e questo risponde a due esigenze. La prima, quella di fronteggiare la presenza sul mercato di tartufi di provenienza orientale — tartufo cinese e tartufo indiano che vengono spacciati per tartufo pregiato — e l’altra è quella anche di fare in modo che il consumatore, dato che le specie di tartufo sono diverse e a ciascuna specie corrisponde un valore di mercato molto diverso — tartufo nero pregiato, tartufo bianco pregiato, ma anche tartufo estivo detto anche “scorzone”, ma anche altre varietà di tartufo che possono in qualche modo simulare altri generi di tartufo pregiato — è importante che ai consumatori non vengano vendute queste varietà di tartufo spacciandole per le altre, perché il valore di mercato in alcuni casi è quattro volte superiore. Anche questa è una forma di frode, poco conosciuta dai consumatori, poco conosciuta anche da noi addetti ai lavori, perché per anni abbiamo conservato delle normative superate e forse in grado anche di favorire raccoglitori e rivenditori poco seri, poco affidabili, che vendono a un milione e mezzo al chilo un prodotto che sul mercato ha un valore commerciale, magari, di 500.000 lire al chilo nella migliore delle ipotesi, se non addirittura inferiore. Quando invece paliamo di tartufi cinesi e tartufi orientali andiamo nel campo della vera e propria frode alimentare e truffa senza possibilità di mitigare queste considerazioni, perché in oriente questi prodotti sono destinati all’alimentazione dei cani. Quindi noi spacciamo un alimento di scarto, un prodotto che in quei paesi non è ritenuto neanche idoneo per l’alimentazione animale, lo portiamo in Italia, lo spacciamo per tartufo pregiato e lo commercializziamo insieme al prodotto italiano o in alcuni casi insieme a un prodotto che è anche diverso dal punto di vista della classificazione scientifica oltre che dal punto di vista delle caratteristiche organolettiche.
Signor Presidente, colleghi consiglieri, in occasione della presentazione di questa proposta di legge io ho simbolicamente bruciato di fronte ai giornalisti degli esemplari di tartufo cinese e di tartufo indiano che arrivano sui nostri mercati, in confezioni prive di etichetta, perché questi prodotti giungono sotto varie forme nel nostro mercato e occorre una forte vigilanza, perché il tartufo non è soltanto un prodotto pregiato, uno dei prodotti importanti della nostra agricoltura, della nostra zona montana, è una risorsa importantissima per l’economia del nostro territorio, perché incide pesantemente sull’economia di alcuni territori, una risorsa che noi abbiamo individuato così importante da finanziare, nel corso del tempo, la realizzazione di un centro di tartuficoltura a Sant’Angelo in Vado, che è il fiore all’occhiello della tartuficoltura nazionale, un centro che ha consentito in questi anni di avere tartufo non soltanto dalla raccolta spontanea ma anche dalla coltivazione, in particolare tartufo nero. Oggi la gran parte del tartufo che viene dalla nostra regione — possiamo dirlo con grande tranquillità e con un certo orgoglio — viene dalle tartufaie cosiddette artificiali: in realtà sono dei rimboschimenti di zone montane con delle piante in grado di produrre tartufo e che ogni anno forniscono quantità sempre più importanti di prodotto al mercato nazionale ed internazionale oltre che al mercato interno. Quindi una Regione che vuol difendere un prodotto che viene raccolto spontaneamente nel nostro territorio. Noi siamo la più importante regione in Italia per la produzione di tartufi. Il Piemonte ormai ha soltanto l’immagine, il nome, ma ad Alba arrivano tartufi raccolti nel nostro territorio, in particolare tartufi bianchi, perché in quel territorio si sono depauperate le zone di raccolta spontanea a seguito di interventi umani, dell’uso indiscriminato della chimica in agricoltura, della scarsa attenzione alla prevenzione del dissesto idrogelogico, e il tartufo bianco oggi, nella zona di Alba è quanto di più raro si possa trovare. I soggetti che commercializzano tartufo in quei territori vengono a comprarli anche nelle nostre zone. La nostra è una delle poche regioni che ha contemporaneamente tartufo bianco pregiato e tartufo nero pregiato.
E’ allora importante che nella nostra regione ci sia una legislazione adeguata, una legislazione che tuteli anzitutto gli ecosistemi naturali e gli equilibri ecologici delle zone agro-silvo-pastorali vocate alla propagazione naturale delle specie autoctone di tartufo, quindi occorre tutelare i siti in cui il tartufo cresce spontaneamente, promuovere lo studio e la concorrenza — leggo il testo dell’articolo unico proposto, che è diventato poi parte del testo unico — dei fattori che consentono la conservazione della biodiversità dei tartufi autoctoni, perché a Sant’Angelo in Vado è stata avviata una ricerca sull’ecologia del tartufo, sulle condizioni che permettono sia di conservare il tartufo dove questo cresce allo stato spontaneo, sia di ottenere risultati economicamente validi, dove noi andiamo a impiantare delle tartufaie artificiali. Non possiamo farlo dappertutto, dobbiamo farlo nelle zone vocate, dobbiamo farlo tenendo sotto controllo dei fattori che possono influire sulla presenza o assenza di prodotto in queste importanti attività economiche e nelle zone montane questo tartufo è veramente l’oro, perché imprenditori capaci di gestire una tartufaia secondo le tecniche più moderne hanno dei redditi veramente straordinari. Noi abbiamo delle piante che danno oltre un chilo di tartufo l’anno. Questi risultati possono essere ottenuti su un ettaro e possiamo attestarci su medie di mezzo chilo per pianta. Ovviamente questo richiede una conduzione che non significa fare un impianto e poi abbandonare il territorio a se stesso e fare quelle minime manutenzioni, ma occorre monitorare lo stato del terreno, i microorganismi presenti, in caso di irrigazione controllare anche questi fattori. La tartuficoltura è qualcosa di molto più complesso della tartuficoltura che conoscevamo dieci anni fa o quindici anni fa. Nelle zone dell’azienda agricola in cui non si poteva coltivare il grano si metteva qualche pianta di tartufo, nelle zone più impervie delle nostre colline dove non c’era acqua si facevano degli impianti di piante da tartufo e si sperava di ottenere qualcosa. Oggi abbiamo una tartuficoltura moderna, avanzata, ancora praticata, peraltro, da poche aziende ma praticabile da tantissime aziende. Però, per fare questo occorre una grande serietà. E’ inutile investire grandissime risorse come quelle che abbiamo destinato agli impianti per la tartuficoltura nella nostra regione e poi non avere una politica che permetta di fare chiarezza sul prodotto che arriva sul mercato, che permetta dia vere un controllo sulla commercializzazione del prodotto garantendo al consumatore che non ci sono frodi. Testimonio che in periodi al di fuori della produzione di tartufo bianco pregiato, quindi in piena estate, mi è stato offerto i ristoranti di altissimo livello, a Bologna, un piatto con tartufo bianco: sappiamo che questo non poteva assolutamente esistere. Il consumatore, anche nei luoghi dove dovrebbero essere garantite la qualità e la serietà del rapporto con il consumatore è sottoposto a queste quotidiane truffe. Queste truffe rischiano di ricadere sui produttori seri e queste norme vogliono cercare, per quello che ci è possibile, di dare il massimo del contributo sul nostro territorio ma anche al di fuori del nostro territorio, perché il centro di tartuficoltura di Sant’Angelo in Vado dà un contributo che va anche al di fuori del nostro territorio.
Alcuni hanno detto che le norme sono troppo draconiane, che le disposizioni relative ai divieti di prodotti contenenti aromi artificiali sono troppo pesanti, io dico invece che al momento attuale sono quello che è strettamente necessario per combattere quei fenomeni che hanno già danneggiato la tartuficoltura e i produttori, i raccoglitori seri, permettendo di fare un uso del nome “tartufo”, “tartufato”, dell’immagine del tartufo e di etichette ingannevoli su prodotti che non registrano la presenza del tartufo o che non registrano la presenza di tartufo pregiato ma prodotti che certamente pregiati non possono essere e che soprattutto non possono essere venduti a quei prezzi.
Questa guerra all’olio del tartufo mi sembra quindi una guerra legittima, dichiarata da più soggetti. Mi fa piacere che anche l’assessore all’agricoltura Silenzi si sia fatto portavoce di questa battaglia e direi che è obbligatorio per amministratori che vogliano difendere i prodotti del nostro territorio e vogliono che questo rapporto con il consumatore non sia soltanto di propaganda, di parole, di chiacchiere ma sia un rapporto di sostanza.
Quindi voterò favorevolmente questo provvedimento che è importante, condivisibile, che va nella direzione degli interessi dei produttori, dei trasformatori e dei consumatori che vogliono porsi in un modo rigoroso, moderno, scientifico e serio nello sviluppo di questa filiera del tartufo sulla quale tanto si è fatto ma ancora tanto c’è da fare, soprattutto per impossessarsi di tutto il valore aggiunto e tutta la ricaduta positiva in termini ambientali ed economici che la produzione e la commercializzazione di questo prodotto — sempre tartufo vero — può dare al nostro territorio e alla regione Marche in particolare.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.
LUIGI VIVENTI. Intervengo in qualità di vicepresidente della III Commissione, a nome dell’Udc, per annunciare il nostro voto favorevole a questa proposta di legge. Credo in questo settore. Ricordo che in quest’aula fui l’unico consigliere regionale che votò contro la proposta di legge che regolamentava la raccolta dei funghi imponendo alcuni obblighi ai cittadini che volevano svolgere tale attività.
Per quanto riguarda il tartufo mi comporterò in maniera diversa, perché ovviamente il valore commerciale del prodotto di cui discutiamo è sicuramente diverso e siccome la Regione marche ha tra l’altro investito direttamente anche propri denari, è giusto che in un settore dove il denaro circola in maniera abbastanza fluente, ci sia una regolamentazione del tutto, per evitare contraffazioni, furbizie che sono sempre possibili.
Il testo che andiamo ad approvare mi sembra equilibrato, può anche darsi che non sia un testo perfetto, però ritengo che una risposta al problema posto, in qualche misura la dia, quindi, nonostante che noi siamo all’opposizione, ritengo giusto dare un voto favorevole a questa proposta di legge.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.
FERDINANDO AVENALI. Concordo con le cose dette in particolare da Stefania Benatti quale relatore di maggioranza, ma anche gli altri colleghi che sono intervenuti. La Commissione ha cercato di mettere insieme le due proposte di legge, quella della Giunta e quella del collega Moruzzi che ponevano la questione della tutela, della qualità, della garanzia dei consumatori, regolamentando tutta questa parte che la precedente legge non ha regolamentato. Ma tenendo conto di quanto emerso anche dalle audizioni, delle proposte da parte sia delle categorie che degli enti locali che erano stati coinvolti, siamo andati a rivedere l’insieme della norma, facendo una sorta di testo unico per quanto riguarda anche la parte concernente la regolamentazione complessiva relativamente alla raccolta e commercializzazione del tartufo nella nostra regione. Questo è stato un buon lavoro, pertanto il testo che viene sottoposto all’approvazione del Consiglio è un testo che affronta l’insieme della materia, quindi i problemi della qualificazione e dello sviluppo della tartuficoltura nella nostra regione, un comparto piccolo ma molto importante, anche di immagine della stessa regione Marche, dell’agroalimentare regionale. Garantire i consumatori è un aspetto essenziale, importante, per riuscire a distinguere tra il prodotto autoctono e quello importato. E’ una cosa essenziale anche a livello di immagine del settore agroalimentare e della tartuficoltura regionale.
Si è anche posto il problema della valorizzazione del centro di tartuficoltura di Sant’Angelo in Vado, nel senso che il discorso della sperimentazione e della ricerca è fondamentale in questa direzione e anche il discorso dell’identificazione delle specie di tartufo. Si è regolamentata tutta la parte che riguarda la raccolta. Anche qui c’erano state richieste relativamente agli orari, alle attrezzature ecc. E’ pertanto stato fatto un buon lavoro e abbiamo raccolto in un testo unico tutta la normativa che riguarda il discorso della tartuficoltura nella nostra regione. Anche qui, come in altri settori dobbiamo dare tutti gli strumenti che rendano competitivo questo prodotto, che lo facciano emergere per la sua peculiarità, per la sua qualità, per la tipicità.
Sono quindi soddisfatto del lavoro fatto in Commissione, in particolare dalla relatrice ma anche da tutti i commissari e per questo è stato espresso dalla stessa Commissione un voto favorevole. Credo che comunque ci debba sempre essere la nostra disponibilità a verificare se poi ci sarà qualche parte che non funzionerà nell’attuazione della legge, perché noi facciamo delle leggi, cerchiamo di riflettere, di simulare quello che può essere l’impatto con il territorio, ma qualora dovessero emergere punti critici, penso che da parte di questo Consiglio e della Commissione vi sia disponibilità ad affrontare queste cose. Per queste ragioni esprimo il voto favorevole del gruppo Ds e un compiacimento per il lavoro che è stato fatto in Commissione.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.
UMBERTO TRENTA. Non sarei intervenuto, perché credevo di conoscere il tartufo, poi ho capito che il tartufo è qualcosa di diverso, secondo quanto il rappresentante dei Ds ha adesso espresso in maniera chiara annunciando il voto favorevole.
Io poggio sempre il mio intervento sulla proposta, ma adesso mi metto dalla parte della protesta. Una legge non è una simulazione, è qualcosa che indica criteri chiari, proprio per il concetto di legge, “da...” “a...”, quindi i soggetti interessati, l’interlocuzione... (Interruzione). Io che amo la buona cucina marchigiana, ritengo che la cucina marchigiana è eccellente, di qualità perché è semplice e si rifà a dei prodotti di largo consumo, che rappresentano il faticatore che prende questo tartufo con l’unico impegno e l’unico costa della propria fatica, anche perché oggi il tartufo va rispettato in quanto diventa quasi equiparabile alla quotazione dell’oro. Se qualcuno vuole con questa legge diversificare il tartufo, che va dal sud al nord delle Marche per poi salire ancora sopra, evidentemente c’è qualcosa che non ho capito. E questo mi succede spesso quando si parla di legiferazione e di condivisione di alcune leggi che si chiamano “sperimentali” o “simulazioni”. Necessariamente dico che con questa legge non è cambiato niente, quindi si potevano risparmiare tempo e lavoro, perché le cose funzionavano comunque, al di là delle simulazioni.
Per il resto sono curioso di verificare l’impatto che avrà sui produttori e sui consumatori di questo prodotto che, ringraziando Dio, appartiene alla natura la quale ha leggi precise, né quelle di mercato né quelle politiche.
PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Silenzi.
GIULIO SILENZI. Questa legge è stata presentata dalla Giunta regionale, poi anche il consigliere Moruzzi ne ha presentata una analoga perché volevamo cogliere, su un aspetto particolare, alcune linee che dovevano caratterizzare l’impianto legislativo della nostra Regione riguardo ai prodotti tipici marchigiani, riguardo alla necessità che abbiamo di tutelare e valorizzare le produzioni tipiche. Il tartufo è uno dei prodotti tipici più importanti, che connotano la nostra regione per quanto riguarda la tipicità: siamo la regione che maggiormente produce tartufo, tanto che anche dalla vicina Umbria e dal nord Italia vengono acquistati i nostri prodotti, poi rimessi sul mercato come se fossero prodotti non marchigiani. Quindi abbiamo un grande potenziale che in parte è utilizzato ma che non può essere disperso o sottoutilizzato.
Da un lato avevamo la necessità di tutelare il vero prodotto marchigiano, perché questa è la strategia delle nostre politiche: puntare sulla qualità, ma con la tracciabilità valorizzare il prodotto che è veramente marchigiano e qui parliamo di un prodotto che inequivocabilmente nasce nella terra marchigiana. Occorre proteggerlo dalle contraffazioni, da altri prodotti che non hanno le qualità organolettiche del tartufo marchigiano, sia esso nero che bianco, senza fare distinzioni di sorta nella produzione del tartufo, che vede alcune aree interessate — il nero soprattutto nei Sibillini, nel sud delle Marche, il nero pregiato di Roccafluvione ed altri... Trenta non mi ascolta ma non è cosa che gli interessa, salvo poi dire cose che non stanno né in cielo né in terra. Il piano interessa invece la più larga parte della regione Marche, quindi il Pesarese e il Montefeltro.
Da una parte abbiamo un problema di contraffazione, perché ci sono i cosiddetti tartufi cinesi o altri prodotti che vengono importati e che non hanno le qualità organolettiche del tartufo marchigiano. Se questa attività viene diluita da prodotti che non hanno la qualità del nostro tartufo, rischiamo di fare un danno enorme al tartufo marchigiano. Quindi da una parte introduciamo elementi di tracciabilità, di identificazione del tartufo marchigiano, per cui tuteliamo la qualità e l’identità di questo prodotto. Dall’altra facciamo un’operazione di rigore, perché quando parliamo di produzione di qualità dobbiamo legare tale qualità al rigore in modo che la qualità sia tutelata. In questo settore vengono utilizzati aromi sintetici per evocare il sapore, il profumo del tartufo, ma tutte sostanze chimiche, che nulla hanno a che vedere con la natura. Non diciamo che sono contraffazioni, ma si ricorre agli aromi di sintesi, che sono chimici, non naturali, per evocare il sapore, il profumo del tartufo. Noi vogliamo, nelle Marche — questa è una novità anche rispetto alla legge nazionale che prevede una percentuale minima di prodotto naturale in aggiunta agli aromi sintetici — che nelle confezioni che si richiamano al tartufo, sia per quanto riguarda l’immagine sia per quanto riguarda il nome, non ci sia un riferimento esplicito al tartufo ma scritto semplicemente “olio con aggiunta di aromi sintetici”.
Questo fa della legge regionale una scelta di rigore nel territorio regionale, che impone anche ai nostri produttori di adeguarsi a questa disciplina, rispetto ad altri produttori di altre regioni che questa scelta così rigorosa non hanno inteso fare. E’ da una parte una tutela della qualità del prodotto, ma dall’altra una tutela forte che vede una particolare sensibilità nei confronti del consumatore e della sua tutela.
Quindi la legge nasce per cogliere alcuni punti che dicevo, come proposta della Giunta regionale, viene ripresa da un lavoro della Commissione e ringrazio la relatrice e i membri della III Commissione che, utilizzando il tempo necessario, per rivedere l’impianto complessivo della legge hanno introdotti altri elementi che possono dare oggi alle Marche la legge più avanzata di questo settore... Poi, Trenta, te lo rileggerai l’intervento, in modo che le sciocchezze che a mio avviso hai detto te le potevi evitare, anche perché quando si parla uno deve anche ascoltare se dice alcune cose.
Quindi il ringraziamento per una legge avanzata che punta sulla qualità, sulla trasparenza, sulla valorizzazione del “prodotto tartufo” nero del sud delle Marche e bianco del Montefeltro in prevalenza; tutela del consumatore e un’attività di rigore che garantisca il consumatore rispetto a questo prodotto. Questa è una legge importante perché coglie tutti questi aspetti. Ringrazio per il lavoro della Commissione che è stato un lavoro utile, d’intesa con il nostro servizio, con chi ha elaborato e dato il contributo e il supporto tecnico alla Commissione stessa per arrivare a questa legge. Una volta approvata la legge ci sarà un confronto con questo mondo articolato che gravita intorno alla produzione del tartufo, poi un’azione di promozione e valorizzazione di questo prodotto che va nella direzione della valorizzazione dell’entroterra marchigiano, di indirizzare le risorse comunitarie per attività — penso alle tante risorse che abbiamo investito negli ultimi anni per impianti di tartufaie controllate che oggi entrano in produzione — per cui una politica volta alla valorizzazione dei prodotti dell’entroterra e soprattutto a creare le condizioni affinché questa produzione sia fonte di lavoro, di ricchezza e ci permetta di stare in un mercato moderno nella maniera più competitiva e vincente. Siccome le Marche scelgono la qualità, il rigore, la trasparenza, penso che questa legge raccolta tutti questi aspetti e, pur se parla di un settore parziale, dà però le indicazioni su come dobbiamo muoverci su tutte le altre leggi regionali per caratterizzare l’impegno e l’interesse del Consiglio regionale alle attività agricole.
UMBERTO TRENTA. Presidente, chiedo la parola per fatto personale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
UMBERTO TRENTA. Il consigliere Trenta si prende valutazioni di “incapace”, “superficiale”, “non attento”, tutto quello che vuole, assessore Silenzi.
Nel suo intervento colgo però l’essenza, che è il rapporto tra consumatore e produttore. Ecco dov’è l’interesse politico: voler stigmatizzare alcune parole, come “rigore”, “controllate”. Quello che interessa questa legge è il controllo del rapporto tra produttore e consumatore, quindi voglio sapere il tipo di investimento, le aziende che hanno beneficiato di questi investimenti, perché le tartufaie naturali vengono da sé e sono fuori del controllo. I vecchi produttori, quelli che si chiamano “cercatori” non hanno bisogno di essere azienda, quindi tartufo nero a sud, tartufo bianco a nord; quello che interessa è una equazione, cioè il rapporto tra consumatore e produttore. Consumatori siamo centinaia di migliaia, se non milioni, in tutta Italia, i produttori sono pochi e sono i beneficiari veri del controllo di questo mercato. Le “tartufaie controllate” — parole che ha detto lei — la “valorizzazione controllata”, il “rigore”... Poi si usa la parola “trasparenza”. La trasparenza sta in un atto amministrativo che non individua quali sono le categorie “abilitate a...”. Quindi ritorno alle fungaie, cioè diamo i cartellini, quindi il rigido controllo del mercato. Questo significa dirigismo e statalismo, non libera economia.
PRESIDENTE. Quindi, il consigliere Trenta ha inteso precisare un aspetto che riteneva non sufficientemente chiaro del suo intervento.
Ha la parola il consigliere Silenzi.
GIULIO SILENZI. Io ho utilizzato la parola “sciocchezza” e voglio anche legarla. La parola “sciocchezza” era relativa al fatto che nel primo intervento è stato detto che con questa legge si fanno delle differenziazioni nel territorio tra i tartufi neri, bianchi ecc. Io ho cercato di dire che questa era una sciocchezza perché non c’è nessuna differenziazione ma la valorizzazione del tartufo in quanto tale, poi se si produce il nero nel sud valorizzeremo quello e si applicherà la legge, se si produce il bianco nel nord altrettanto. Mi era sembrato si fosse introdotto un elemento distorcente che secondo me non era una valutazione rispondente alla realtà. Per questo ho detto “è una sciocchezza”, in questo senso. Non c’è nulla di personale, consigliere Trenta, ci mancherebbe.
PRESIDENTE. Articolo 1. Lo pongo in votazione.
Ha la parola, per dichiarazione di voto il consigliere Gasperi.
GILBERTO GASPERI. La dichiarazione di voto è un pretesto, in quanto è giusto fare chiarezza, altrimenti sembra che questo Consiglio dica grandi stupidaggini sui tartufi. E’ una cosa non ammissibile per un motivo molto semplice: c’è una Commissione competente che ha richiesto pareri non soltanto agli esperti ma anche ai funzionari. Non esiste la coltivazione del tartufo bianco. In tutto il mondo non esiste nessun impianto da cui si sia ricavato il tartufo bianco. Anche quando sono state fatte inalazioni con spore di tartufo bianco, è venuto fuori il tartufo nero, pertanto una diversificazione non c’è assolutamente.
Finché non si crea, non il microclima ma il microambiente idoneo per il tartufo, non esiste assolutamente la certezza che una volta messe le piantine micorrizzate con il tartufo, lì venga fuori il tartufo, perché i quantitativi sono minimi in alcune parti e nulli da altre parti, però dopo un certo numero di anni si è constatato che si è venuta a creare una realtà che ha dato dei risultati.
Così come non esiste differenziazione fra il nord e il sud delle Marche e quindi non c’è tartufo più buono da una parte e meno buono dall’altra. Anzi, la provincia di Ascoli Piceno produce dei tartufi, solo che vengono commercializzati nell’ambito della provincia di Pesaro, proprio perché Acqualagna non è la più grossa zona produttrice ma il più importante centro di commercializzazione del tartufo subito dopo il Piemonte e riguarda tutti i tartufi della nostra regione. Così come non esiste una differenza fra il tartufo raccolto nella provincia di Pesaro e quello raccolto nella provincia di Ancona o addirittura fra regione Marche, regione Lazio, regione Toscana e regione Abruzzo, perché i tartufi sono identici. Nonostante gli studi che sono stati fatti nel centro nazionale di Sant’Angelo in Vado, non si è assolutamente verificata una diversificazione che possa fare dire “questo è un tartufo autoctono delle Marche, questo è un tartufo autoctono della Toscana, questo è un tartufo autoctono dell’Umbria”. Difatti, in questa legge quello che i consiglieri hanno tenuto presente è di non cercare di restringere entro certi limiti le richieste di serietà, altrimenti i raccoglitori vanno fuori regione, vanno in Toscana, in Umbria o nel Lazio e fanno commercializzare il loro tartufo direttamente dalle altre parti. L’unica cosa vincolante è che le essenze di tartufo non naturali, cioè di sintesi, non possono essere vendute durante le sagre e le fiere di tartufo nella nostra regione.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 1.
Il Consiglio approva
Articolo 2. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 3. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 4. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 5. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 6. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 7. Ha la parola il consigliere Giannotti.
ROBERTO GIANNOTTI. L’esigenza è di fare il punto su questa esperienza didattica. Credo che l’occasione di discussione di questo provvedimento, rispetto al quale diremo qualcosa alla fine in sede di dichiarazione di voto, ci metta nella condizione di chiedere di poter fare una verifica complessiva dell’operatività del centro sperimentale rispetto a tutta una serie di iniziative. Non so in che modo, però potrebbe essere un’audizione da parte della Commissione, una relazione che l’assessore all’agricoltura potrebbe fare. C’è questa esigenza di capire bene i risultati conseguiti, i costi, l’impegno professionale, le risorse economiche che in qualche modo spendiamo.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 7.
Il Consiglio approva
Articolo 8. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 9. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 10. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 11. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 12. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 13. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 14. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 15. Ha la parola il consigliere Gasperi.
GILBERTO GASPERI. Non solo abbiamo fatto le audizioni, ma siamo andati direttamente al centro di tartuficoltura a Sant’Angelo in Vado e non c’era nessuno di Forza Italia...
ROBERTO GIANNOTTI. Mica ci vanno i rappresentanti dei partiti...
GILBERTO GASPERI. Nell’audizione ci hanno dato parere favorevole e hanno richiesto addirittura di apportare cambiamenti. Il tecnico agronomo del centro di tartuficoltura ha richiesto che fosse messa per iscritto una cosa fondamentale: non permettere la vendita, nell’ambito della regione Marche, di prodotti che contengano aromi artificiali. Non solo abbiamo previsto questo, ma è stato unanimemente votato nell’ambito della Commissione, perché ciò salvaguarda sia i raccoglitori sia i consumatori.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 15.
Il Consiglio approva
Articolo 16. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 17. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 18. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 19. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 20. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 21. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 22. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 23. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 24. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 25. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Articolo 26. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione il coordinamento tecnico.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione la proposta di legge. Ha la parola il consigliere Giannotti per dichiarazione di voto.
ROBERTO GIANNOTTI. Il mio amico Trenta mi consigliava di dire che voteremo contro questa proposta, ma siamo favorevoli ad un’altra espressione di tartufo, magari cambiando qualche vocale.
Mi dispiace, collega Gasperi, lo dico con molta simpatia nei suoi confronti: capisco i limiti, capisco i problemi, ma sono abituato a provvedimenti come questo che mi sembrano un pochino forzati, quasi un compitino da primo della classe che qualcuno vuol fare a tutti i costi, oppure come la visita specialistica dal luminare che in termini medici si chiama “marchetta”. Qui siamo a questo livello, cioè a tutti i costi vogliamo fare un provvedimento come questo che comunque non è adeguato, che risponde a un tipo di sensibilità che non è quella degli operatori del settore. Questo non è un provvedimento che tiene conto dei desideri, delle esigenze, delle speranze degli operatori di questo settore — non credo nemmeno che abbia il consenso delle associazioni — ma corrisponde ad una sensibilità diversa. Non a caso si è lavorato sul testo della Giunta ma anche sul testo di Moruzzi. Una legge che non affronta e non risolve il problema dei controlli, specie sul versante dell’abusivismo, una legge che non tiene conto di un provvedimento legislativo in corso al Parlamento, che potrebbe cambiare qualche regola importante. Da questo punto di vista penso che avremmo fatto meglio ad aspettare tre mesi e che il dibattito parlamentare su questo provvedimento si concludesse e ci fosse un atto formale da confrontare con le esigenze. Quindi è una legge approssimativa, inadeguata, che serve solo a dire “abbiamo fatto provvedimenti”.
Cara Benatti, hai ragione: io ho il dovere di guardare tutte le convocazioni della Commissione, però posso anche dire al presidente della Commissione che se va a visitare il centro di tartuficoltura di Sant’Angelo in Vado, cortesia vorrebbe dire alla segretaria della Commissione, che è impegnatissima, capisco, ha tante cose da fare: “telefona ai consiglieri di quella provincia, almeno, per avvertirli che c’è questa cosa, in maniera che possano calendarizzare anche questo impegno”. Io mi prendo la mia parte di responsabilità, però se fossi presidente della Commissione, mi permetterei di far chiamare dalla mia assistente i consiglieri regionali della provincia per avvertirli. Questo quando ci sono audizioni e altre cose: non ci si può nascondere dietro il dito e dire “arriva l’avviso a tutti, quindi ciascuno può prenderne visione”. Un atto di cortesia in questo senso. Io sarei andato, perché sono fortemente interessato. E comunque non credo che la mia sia una richiesta illegittima, collega Gasperi. Lei fa parte della III Commissione, ha diritto a fare le audizioni che vuole, si studia quello che vuole. L’esigenza che le pongo è un’esigenza del Consiglio regionale nel suo complesso, che travalica le competenze della Commissione. Credo che tutti i consiglieri abbiano diritto di sapere cosa si produce in termini di proposte, quanto costa e l’utilità di questo strumento che io non ho messo in discussione ma ho posto solamente l’esigenza di avere qualche elemento informativo in più.
Per questo voteremo contro questa proposta.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.
MARCO MORUZZI. Ho cercato di ascoltare con attenzione le obiezioni del collega Giannotti, cercando di capire, dal voto contrario su alcuni articoli, quali fossero i motivi di questa contrarietà, perché sono convinto, Giannotti, che questa è una buona legge, non per sostenere la Giunta piuttosto che la minoranza, di cui, peraltro, faccio parte anch’io da qualche settimana a questa parte, ma ho avuto anche difficoltà a capire, nei tuoi interventi, che cosa manca in questa legge e cosa c’è che non va. Posso cercare di tradurre alcune tue considerazioni.
Noi non potevamo toccare il tema dell’Iva sui tartufi, perché non è competenza della Regione. Non potevamo toccare il tema della commercializzazione o della raccolta e della commercializzazione senza fatturazione, perché non è competenza di questa Regione e se questa competenza c’è a livello statale, ben vengano i provvedimenti statali, ciò non toglie che le Regioni, nella loro autonomia debbano esercitare la propria funzione negli spazi che alle Regioni sono consentiti. Penso che questi spazi li abbiamo occupati. Non ho capito perché c’è stato voto contrario sull’articolo 21, quello dei divieti, rispetto al quale noi sanciamo un principio importante, che peraltro c’è già, sia nella legislazione vigente ma anche nella proposta di riforma parlamentare a cui tu fai riferimento, cioè “è vietata sotto ogni forma la commercializzazione con denominazione di tartufo di specie diverse da quelle elencate nell’art. 2 della legge 752 e successive modificazioni”. Questo vuol dire che noi vietiamo la commercializzazione di tartufi orientali — “tuber indicum”, “tuber himalayensis” — e tutte quelle specie che sono lo strumento per la frode del consumatore. Nello stesso articolo vietiamo anche che nelle fiere del tartufo inserite nel calendario delle manifestazioni fieristiche della regione Marche, siano commercializzati condimenti aromatizzati con sostanze chimiche di sintesi, quindi diciamo anche che il consumatore che va alle fiere del tartufo della nostra regione trova il tartufo e non trova olio al tartufo o prodotti alterati spacciati per tartufo a seguito dell’introduzione di aromi artificiali.
Quindi, collega Giannotti, con tutta la buona volontà e l’ascolto che ciascuno di noi deve riservare alle argomentazioni di chi interviene in questo Consiglio, non riesco a capire il perché della contrarietà a questo atto che peraltro in Consiglio è stato discusso approfonditamente e approvato all’unanimità, quindi con la partecipazione di tutti i gruppi consiliari. Pertanto rimango con questo dubbio, forse ne parleremo personalmente, però ritengo che in quest’aula ciascuno di noi, se ritiene che una legge debba e possa essere migliorata, ha il dovere non dico di emendare perché è un lavoro oneroso, però di lavorare perché il frutto di questo Consiglio sia un frutto proficuo per tutti i cittadini, e non si assumano posizioni come quella che tu hai assunto, che rischia di diventare soltanto una posizione di bandiera, una contrarietà fine a se stessa, peraltro argomentata in modo, a mio avviso, ermetico, incomprensibile. Questo mi dispiace e confermo il mio voto favorevole. Forse poteva essere una legge più snella da affiancare alla normativa sulla raccolta spontanea, ma è stata fatta questa legge. Io avevo presentato una proposta di legge soltanto su alcuni passaggi, ma penso che noi abbiamo ripreso la normativa esistente, aggiunto altre norme, anzi addirittura abbiamo perfezionato alcuni articoli della normativa vigente relativa alla cerca dei tartufi, abbiamo meglio esplicitato il ruolo del centro sperimentale per la tartuficoltura che esiste nella nostra regione e che opera bene, da molti anni, abbiamo lavorato meglio sulla identificazione delle specie di tartufo, quindi abbiamo aggiunto a tutti quegli elementi di cui avevo parlato nel mio intervento in sede di discussione generale, anche altri elementi che tendono a migliorare la legislazione che preesisteva e che non toccava la problematica della sofisticazione del tartufo, della commercializzazione di prodotti che tartufo non possono essere chiamati, ma anche quelle norme che regolamentano la produzione, la trasformazione, la commercializzazione di questo importante prodotto della nostra regione.
Mi dispiace che il Consiglio non voglia cogliere l’occasione per dare un segnale unanime su questo atto. Credo che sia un’occasione perduta per coloro che si chiamano fuori da un voto favorevole di approvazione di questo atto importante, che avrà sicuramente una ricaduta importante sul nostro territorio e anche al di fuori dello stesso. Non credo proprio che coloro che in questo comparto lavorano correttamente, non avranno motivi di soddisfazione dall’approvazione di questa nuova normativa.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.
ROBERTO TONTINI. Il nostro voto sarà favorevole a questa proposta di legge, come già annunciato da chi mi ha preceduto, compreso il presidente della Commissione. Ho preso la parola per due questioni. Primo per sottolineare — questa legge lo testimonia — la sensibilità che questa nostra Regione ha sempre avuto attorno alla problematica dei tartufi, cogliendone con intelligenza le potenzialità. Molto spesso diventa non soltanto un elemento di gusto, di sapore, di cucina ma anche qualche cosa di più alto, quasi un mito che fa essere questo un veicolo di grande promozione di un territorio. Essendo noi tra i principali produttori, se non i principali produttori, di tartufi nel paese, giustamente, di nuovo, la Regione Marche sottolinea l’attenzione che a questo prodotto deve essere data, attraverso iniziative che tendano a valorizzare il tartufo prodotto nella nostra regione e ad evitare che attorno a questo tubero si concentrino possibilità di speculazioni che sappiamo esserci state nel passato e che rischiano di danneggiare.
Noi siamo stati all’avanguardia nel passato e lo siamo anche oggi, con questa legge, anche nella lungimiranza di avere nel tempo istituito un centro di studio sul tartufo, a Sant’Angelo in Vado, nato a suo tempo dalla collaborazione con il centro di silvicoltura di Siena, che poi ha proseguito la sua attività, caratterizzandosi a livello nazionale e internazionale come uno dei principali centri, attraverso la definizione di un progetto in collaborazione con l’università di Urbino, finanziato dall’Obiettivo 5b, proprio sulla riconoscibilità genetica del tartufo bianco, che è uno dei temi più importanti, più di rilievo dei ricercatori. Ricerca che dovrà vedere proprio nei prossimi mesi, come prevedeva il progetto dell’Obiettivo 5b, la pubblicazione e divulgazione degli atti, con la definizione di un sistema unico di certificazione genetica del tartufo bianco.
Quindi il problema che abbiamo è se mai quello di un ulteriore potenziamento di un centro come quello di tartuficoltura che ultimamente è rimasto orfano da collaborazioni che lo qualificano ulteriormente rispetto al ruolo che ha, di produzione di piante da rimboschimento per il tartufo, ma anche per tutta una serie di attività di certificazione delle piante di ricerca che, con le dovute collaborazioni, possono continuare a far svolgere alla nostra regione quel ruolo nazionale ed internazionale di primo livello che ci siamo ritagliati nel tempo e che nel futuro dovremo ulteriormente potenziare.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.
GILBERTO GASPERI. Ritengo che sarebbe una cosa assurda se facessimo polemiche in modo particolare tra partiti di minoranza, considerato che siamo uniti nell’ambito del Governo nazionale ma anche nell’ambito della Regione. Quindi non voglio fare assolutamente polemica, però vorrei chiarire una cosa, in modo particolare per quello che riguarda l’articolo 21 relativo ai divieti. Questa richiesta è stata fatta direttamente dal centro di tartuficoltura di Sant’Angelo in Vado, come avevo premesso nel mio intervento prima e mi sembra veramente che sia stato un errore del mio collega Giannotti il voto contrario a questo articolo, perché proprio quello dipendeva da una richiesta fatta. Io non immaginavo che il membro di Forza Italia della nostra Commissione non avrebbe detto al capogruppo che la Commissione sarebbe andata a fare incontri, perché da quello che so, i membri delle varie Commissioni dicono al loro capogruppo quando questi incontri avvengono, in modo particolare nei territori di appartenenza di ciascuno di noi consiglieri. Sarebbe assurdo che io andassi come rappresentante della Commissione nel territorio di Macerata e non dicessi niente a Pistarelli. Infatti sono stato invitato dal collega Brini a recarmi a Civitanova, sono stato estremamente contento dell’invito e l’ho detto immediatamente al consigliere Pistarelli.
Però su questa legge colgo il suggerimento fatto da Giannotti, considerato qual è la problematica a livello finanziario.
Se la Regione Marche sistemasse il problema finanziario dei tartufi, non farebbe altro che fare un danno enorme alla tartuficoltura marchigiana, perché il tartufo viene commercializzato nelle regioni limitrofe — Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo — dove la possibilità di commercializzazione è quella attuale. Ne abbiamo discusso in modo approfondito in Commissione e abbiamo detto “faremo questa legge”, poi vedremo. Tra l’altro c’è una proposta di legge nazionale che fa capo a un rappresentante del mio partito, che è stata presa in considerazione, addirittura su suggerimento dei commercianti della nostra regione, in sede di Parlamento nazionale. Nel momento in cui verrà varata quella legge, potrà entrare in sintonia con quella che stiamo oggi votando.
Ritengo che questa legge, su alcune cose poteva essere criticata, e infatti abbiamo apportato degli emendamenti che sono stati accettati, quindi nel complesso non dico che si debba dare il voto 10, ma il 7,5 sarebbe più che giusto darlo. Per questo motivo il sottoscritto ha preso impegno di votare favorevolmente questa proposta di legge.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.
STEFANIA BENATTI. Se fossi un giornalista chiamato a resocontare sulle posizioni di ciascuno, scriverei “Giannotti, ritornato da Marte, legge la proposta a rovescio e critica la politica della Regione Marte sui tartufi”, perché questo stato. Rifiuto questo ennesimo tentativo di Forza Italia di buttare fumo su tutto, in modo tale che qui non emerga mai il lavoro della Regione in primo luogo, ma anche del Consiglio regionale.
Rifiuto che si dica che questo è un “compito da primo della classe”, che si è voluto portare avanti nonostante tutto, perché le proposte di legge sono datate febbraio 2003, credo che possiamo essere orgogliosi che una volta tanto il Consiglio regionale ha lavorato in tutta tranquillità, entrando nel merito, prendendo tutto quello che di meglio è stato proposto dalla Giunta regionale e ha anche apportato le opportune modifiche. Abbiamo svolto le audizioni nella più grande ampiezza di rappresentanza, abbiamo ascoltato tutti, probabilmente non abbiamo recepito tutti gli interessi. In primo luogo non abbiamo recepito gli interessi di coloro che volevano che si commercializzasse un tartufo indistinto, di chi ha detto “in fin dei conti il tartufo marchigiano ha la stessa validità del tartufo del Molise, quindi dobbiamo lasciare spazio perché nelle Marche non ci sia una caratterizzazione”. La Regione ha fatto la scelta di tutelare la tartuficoltura delle Marche, è evidente che a Giannotti queste cose non interessano, perché ha fatto la “sparata” e non ascolta neanche le risposte, quindi andiamo avanti come se niente fosse. Io sottolineo invece, che questa è una materia su cui la Regione ha la più ampia ed esclusiva competenza, perché sulle questioni che abbiamo trattato non ci sono competenze dello stato, le competenze dello Stato sono invece attinenti gli aspetti fiscali, che riguardano il reddito e su questo auspichiamo che quanto prima il Parlamento legiferi. E’ evidente che la Regione Marche non può aspettare che il Governo abbia risolto tutti i problemi giudiziari del presidente del Consiglio per far trattare al Parlamento le questioni dei tartufi, perché arriveremmo al nipote di Berlusconi. La materia di cui trattiamo è di competenza della Regione Marche, il Governo e il Parlamento hanno altre competenze riguardanti gli aspetti fiscali, che noi speriamo vengano risolti. Però, caro Giannotti, non possiamo aspettare che il Parlamento risolva tutti i problemi giudiziari del presidente del Consiglio per parlare della legge sui tartufi. Quindi ti invito a chiedere al tuo Governo di affrontare le questioni di competenza nazionale di questo settore, ti invito a raccordarti meglio con i componenti del tuo gruppo che fanno parte delle diverse Commissioni, perché se permetti non sta al presidente della Commissione andare a fare il segretario del capogruppo di Forza Italia ma se mai è il componente della Commissione che deve dire al proprio gruppo quello che succede nelle varie Commissioni. Invito quindi ad una maggiore attenzione alle cose che facciamo e invito anche a uno spirito costruttivo quale quello che riscontriamo — cosa di cui ringrazio — nei gruppi di An e dell’Udc che in questa occasione credo abbiano dimostrato un grande spirito collaborativo ed è anche per merito loro che arriviamo ad una buona legge sui tartufi.
UMBERTO TRENTA. Presidente, chiedo la parola per fatto personale.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
UMBERTO TRENTA. Consigliere Benatti, capisco la sua verve. Quando parla di problemi giudiziari, auguro al consigliere Benatti di non trovarsi mai nella condizione di dover rispondere di fronte alla magistratura, e qui vengo al dunque.
STEFANIA BENATTI. Mi devo prenotare per fatto personale, dopo? Stia attento a quello che dice...
UMBERTO TRENTA. Dico una cosa molto chiara. Ringrazio la fermezza del presidente Berlusconi nella sua funzione di presidente del Consiglio, perché avrebbe motivo...
ROBERTO TONTINI. E’ questo il fatto personale?
OTTAVIO BRINI. Se non avete da parlate di Berlusconi, di chi parlate, dopo?
UMBERTO TRENTA. Io parlo di cose serie; Quando il consigliere Benatti dice grazie agli amici dell’Udc e di Alleanza nazionale, io dico che i consiglieri di Alleanza nazionale, molto correttamente, non condividendo lo spirito di questa legge, sono usciti dall’aula, lasciando la posizione al solitario Gasperi che sta lì. Per carità, nessuno dice...
GILBERTO GASPERI. Quale solidarietà?
UMBERTO TRENTA. Dove sta Alleanza nazionale?
GILBERTO GASPERI. Ascolta, io qui posso parlare in qualsiasi momento, quando ho la parola, per due motivi: rappresento un partito e non sono inquisito, quindi posso parlare. Sia ben chiaro che non ho connivenze con alcuno, chiaro? Non sono indagato da nessuno. Sia ben chiaro: vengo da una dignità di partito e di famiglia.
UMBERTO TRENTA. Se prendi il giornale di oggi, voi avete una memoria storica per la quale, per le prossime 28 generazioni avrete difficoltà a giustificare prese di posizione e attentati alla democrazia e alla libertà dei popoli, caro Gasperi. Il resto sono bazzecole.
GILBERTO GASPERI. Pensa alle altre cose.
UMBERTO TRENTA. Io penso a quello che voglio pensare, quando ci voglio pensare. Gasperi, non puoi dare lezioni a nessuno, io sono presente...
PRESIDENTE. Consigliere Trenta, per favore...
UMBERTO TRENTA. ...visto che parli di queste cose, giustifica in aula l’Ufficio di presidenza: quelli sono i fatti chiari.
GILBERTO GASPERI. Sempre giustificato.
UMBERTO TRENTA. Non era a te che dovevo rispondere. Non sei giustificato. Per arrivare sulle posizioni tue...
GILBERTO GASPERI. Io siedo qui da otto anni e non ho mai avuto problemi per vergognarmi di quello che ho fatto nella mia vita, professionale, politica...
UMBERTO TRENTA. Bravissimo. Di questo risponderemo nelle sedi opportune e ti documenteremo, Gasperi.
GILBERTO GASPERI. Non c’è problema.
PRESIDENTE. Consigliere Trenta, deve concludere l’intervento.
UMBERTO TRENTA. Dico alla collega Benatti, prima di parlare di Berlusconi, che non ha attinenza con la legge sui tartufi — altrimenti è sciocco il primo intervento o il secondo — che i pretesti li può lasciare. Era solo questo.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.
LUIGI VIVENTI. Non interveniamo mai né il né il mio collega Massi nelle bagarre che si scatenano in Consiglio regionale, cerchiamo di mantenere uno stile che riteniamo più consono all’aula e al nostro mestiere. Vorrei ribadire...
OTTAVIO BRINI. E’ in base anche alle presenze, lo stile...
LUIGI VIVENTI. Sempre. C’è una differenza che può essere sempre raffrontata nelle presenze, in aula, fra lo stile nostro e quello di altri.
Anche in questa circostanza l’Udc vota a favore di questa legge perché ha partecipato sempre alle riunioni della Commissione, a differenza di altri rappresentanti, ha seguito il lavoro della Commissione, ha condiviso alcune proposte, altre ne ha fatte, alcune sono state accettate, altre no, ma a noi sembra che un argomento come questo, che comunque necessitava di una regolamentazione, sia stato trattato con l’equilibrio giusto, perché sicuramente non sarà una legge perfetta, ne arriverà una da Roma che sarà migliorativa, però intanto questa dà una risposta accettabile, quindi non capisco perché si debbano scatenare polemiche da parte di Forza Italia su queste posizioni che non hanno senso, perché ci sono le categorie d’accordo, che condividono l’impostazione di questa legge, quindi l’opposizione, cari colleghi, va fatta sulle cose serie quando c’è la necessità di farla, quando ci sono argomenti per farla e non può essere fatta sempre e comunque per dire “io sto all’opposizione, quindi voto contro”. Per quanto mi riguarda, dico a titolo personale che non mi sono mai comportato così, anche quando facevo parte di un Consiglio comunale e non lo farò mai, perché ragiono con la mia testa, voto secondo quello che mi dice la testa. E mai per posizioni preconcette, perché ci sono tante proposte che vengono dal centro-sinistra che per me sono condivisibili e le voto, su altre che non condivido voto contro, poi ci sono anche posizioni, che non condivido, che vengono dal centro-destra. L’ho detto e lo dirò ancora. Questo è un sistema serio di fare politica. Se poi vogliamo chiudere occhi, orecchie e tutto, è un altro discorso, però noi non ci iscriveremo mai a quel partito.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.
OTTAVIO BRINI. Non è un problema se il gruppo di Forza Italia su questo punto vota contro. La sua moderazione e la sua responsabilità, a differenza di altri che abbandonano l’aula le ha dimostrate in più di un’occasione, vedi il discorso sull’Api e sulla sanità. Quello che meraviglia, è che prima di costruire un progetto politico ci si appoggia a gruppi politici che permettono di eleggere parlamentari, consiglieri regionali ed altro, che, una volta eletti, pretendono di svincolarsi dalla Casa delle libertà, di avere le mani libere e di poter votare come sembra loro più opportuno. Una volta questo in politica non succedeva: si poteva essere contrari, si discuteva, si dibatteva e si motivava. Quindi, quando si parla di stile, caro amico Viventi...
LUIGI VIVENTI. E’ proprio questione di stile.
OTTAVIO BRINI. Il tuo vestito non ci sta bene, assolutamente. Noi ci appelliamo sempre alla Casa delle libertà, abbiamo votato con il tuo collega Massi argomenti molto importanti e, guarda caso, tu non ti ci trovi mai, abbiamo votato problematiche delicatissime, che hanno carattere regionale...
LUIGI VIVENTI. Non so a che cosa ti riferisci...
OTTAVIO BRINI. Non eri in aula, non lo puoi sapere.
Noi riconfermiamo il nostro voto contrario non a livello strumentale, ideologico, ma dandogli una motivazione che il nostro rappresentante ha dato in sede di Commissione.
FERDINANDO AVENALI. Non ha votato contro, si è astenuto.
OTTAVIO BRINI. Prima di uscire ci ha detto di votare contro, quindi, siccome l’abbiamo ascoltato ci atteniamo a quello che ci ha detto, per correttezza a livello di gruppo.
PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.
Il Consiglio approva
Interrogazioni (Seduta segreta)
«Servizi gestiti in appalto e subappalto presso l’azienda ospedaliera di Torrette» Avenali e Amati (727)
«Condotta idrica di Fabriano, inquinamento idrico zona Santa Maria, privatizzazioni dell’acqua e General des eaux» Cecchini (743)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni n. 727 dei consiglieri Avenali e Amati e n. 743 del consigliere Cecchini, che devono essere svolte in seduta segreta. Invito pertanto tutti i non consiglieri a uscire dall’aula.
La seduta prosegue in forma segreta
dalle 13,05 alle 13,20
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SANDRO DONATI
Interrogazione (Svolgimento): «Situazione a rischio per i dipendenti della società Foondinvest di San Benedetto del Tronto» Procaccini e Martoni (791)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 791 dei consiglieri Procaccini e Martoni. Per la Giunta risponde l’assessore Ascoli.
UGO ASCOLI. La Foodinvest Group Srl di Teramo opera come azienda per la produzione e commercio di prodotti alimentari e dolciari in genere, con unità locale in San Benedetto del Tronto utilizzata per la produzione di alimenti surgelati.
Il Gruppo Foodinvest è specializzato nella produzione conto terzi. La committenza è costituita da multinazionali del settore e dalla grande distribuzione europea. Conserva con la Nestlè, da cui il Gruppo ha origine, un rapporto stretto di collaborazione, producendo e confezionando prodotti alimentari ad essa destinati. Allo stato attuale, l’azienda occupa 130 dipendenti.
Da informazioni assunte presso l’azienda e presso esponenti sindacali del settore e dell’area interessata, non risultano avvenuti incontri ufficiali con le Segreterie provinciali dei sindacati in cui sia stata manifestata la volontà dell’azienda di chiudere lo stabilimento di S. Benedetto del Tronto e riaprire sotto altra denominazione con la conseguente messa in mobilità e successiva riassunzione di tutti i lavoratori.
A parte la dubbia fattibilità tecnica e legale dell’operazione, anche l’azienda sostiene che in tal senso non è stata presa alcuna determinazione. La Foodinvest Group, così come tutte le aziende, cerca di mantenere un costante equilibrio economico tra i costi di produzione e ricavi effettuati, e nella indesiderata ipotesi che si dovesse verificare un consistente calo delle commesse, I’azienda, valuterebbe la praticabilità di ogni strumento finalizzato al mantenimento dell’equilibrio tra costi e ricavi.
Ad ogni modo, ogni iniziativa imprenditoriale o societaria che l’azienda potrebbe intraprendere che avesse rilievo sui livelli occupazionali, sarebbe portata a conoscenza dei lavoratori, delle rappresentanze sindacali e delle autorità, nel rispetto dei principi di buone relazioni sindacali. Pertanto, dalle informazioni assunte, pare che al momento non vi siano segnali di crisi, che lascino presagire dichiarazioni di eventuali esuberi di personale. Anzi, sembra che le commesse oltre a non subire alcun decremento si presentano in leggero aumento: ciò comporta per il personale dipendente, l’effettuazione di lavoro straordinario per compensare l’aumento della domanda.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni.
GABRIELE MARTONI. La ringrazio, assessore, per quanto riguarda le notizie che ci ha dato. C’è però una correzione: che l’azienda espresse alcuni mesi fa, poco prima della presentazione della nostra interrogazione l’opportunità di cambiare il nome “Foodinvest” in “Verde Italia”. A tutt’oggi non è in atto alcuna situazione che possa far pensare che ci sia questo cambiamento, comunque significa che la cosa è ancora più preoccupante, perché, anche se le commesse vi sono state, anche se non si è passati a una situazione di crisi, ci risulta che l’azienda sta interessandosi presso l’Inps per vedere quanto viene determinato da un eventuale passaggio, quale possa essere il risparmio e come si possa fare.
Credo che lei conosca la storia di questa azienda che inizialmente si chiamava Surgela ed aveva oltre 250 dipendenti, poi acquistata dalla Nestlé ebbe una prima riduzione di personale fino a 150 unità e oggi sono 129. E’ un’azienda che porta la storia dell’agroalimentare nel territorio del Piceno, ma tra l’altro l’attendibilità di queste informazioni ci porta ad essere soprattutto vigili, in una situazione in cui, sicuramente, ci saranno delle sorprese.
Sarà nostro compito, come gruppo dei Comunisti italiani, in rapporto con i lavoratori essere vigili e attenti. Credo comunque che lei, assessore, come noi, sia maggiormente interessato ad avere un monitoraggio di questo, la ringraziamo per l’interessamento, siamo soddisfatti per le notizie assunte e insieme lavoreremo per far sì che questa realtà non venga modificata.
Interrogazione (Svolgimento): «Situazione Vinimar di Camerano, conseguenze sul personale dipendente e sulla vitivinicoltura marchigiana» Avenali (785)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 785 del consigliere Avenali. Ha la parola l’assessore Ascoli.
UGO ASCOLI. La Vinimar è una società cooperativa a responsabilità limitata costituita nel 1972 con sede a Camerano e unità locali site ad Ostra e Montemaggiore al Metauro. La finalità principale è quella di associazione dei produttori vitivinicoli nella regione Marche, determinando e applicando ai propri soci regole comuni di produzione.
Favorisce inoltre lo sviluppo qualitativo economico e produttivo delle attività dei soci, promuovendo sia in Italia che all’estero la qualità dei vini degli associati. Infatti la Vinimar opera sul mercato nazionale e internazionale — Europa, Stati Uniti, e Asia — per la valorizzazione delle produzioni vinicole marchigiane tipiche, con presenza sui principali mercati esteri dei prodotti: verdicchio, rosso Conero, lacrima di Morro d’Alba ecc.
In data 14 aprile 2003 la Società Vinimar ha avviato una procedura di mobilità ai sensi degli art. 4 e 24 della legge 223/91 per tutti i dipendenti per la cessazione dell’attività produttiva. Alla data di apertura della procedura i lavoratori impiegati erano complessivamente 16, di cui n. 8 con qualifica di impiegato e n. 8 con profilo professionale di salariato fisso qualificato.
La decisione scaturiva dall’espressa volontà dei soci di cessare l’attività a seguito di risultati economici negativi, dovuti ad una incidenza incrementale dei costi in particolare quelli derivanti dall’utilizzo di manodopera.
Così come previsto dalla procedura, sindacati e azienda si incontravano per esaminare congiuntamente la situazione aziendale e i motivi che hanno portato alla dichiarazione degli esuberi. In data 22 maggio 2003, a conclusione della procedura, le parti firmavano un accordo che prevede la messa in mobilità di n. 12 lavoratori ai quali però l’azienda riconoscerà incentivi economici a scadenze determinate.
Al riguardo, sembra che nell’erogazione delle somme promesse a scopo incentivante vi sia qualche ritardo, che l’azienda si è impegnata a recuperare al più presto.
In corso di procedura n. 4 lavoratori avevano rassegnato le proprie dimissioni.
In data 27 giugno 2003, l’assemblea straordinaria dei soci della Vinimar Scarl, concordando sulla opportunità di non proseguire più l’attività sociale, deliberava con voto unanime di sciogliere anticipatamente la società e di metterla in liquidazione. Allo scopo veniva contestualmente nominato un liquidatore al quale venivano conferiti i più ampi poteri occorrenti per la liquidazione della società.
Da informazioni assunte presso i sindacati firmatari dell’accordo, 9 dei lavoratori collocati in mobilità sono già stati assunti presso aziende di altri settori produttivi ed anche gli altri 3 presto saranno ricollocati.
PRESIDENTE. Ha ora la parola, per una integrazione della risposta, l’assessore Silenzi.
GIULIO SILENZI. Per l’aspetto occupazionale ha risposto il collega Ascoli, adesso io affronto il problema legato all’attività vitivinicola.
Premessa la condivisione dell’importanza del ruolo della cooperazione nella nostra regione, e di quella agricola in particolare alla luce delle modifiche della P.A.C. e, più in generale, in funzione della crescita della capacità e della qualità competitive del nostro sistema agroalimentare, rurale e forestale; ricordato come sia stato appositamente sottoposto alla Commissione il quesito circa la possibilità di estendere alla cooperazione agricola i benefici di cui all’art. 3 della legge regionale 5/2003 (capitalizzazione di progetto), che riguarda la cooperazione regionale nel suo insieme e la cui proposta di “quadro attuativo” è ora all’attenzione della Terza Commissione consiliare; evidenziato come la Regione - pur riconoscendo coerentemente alle politiche ed alle problematiche del lavoro la massima attenzione - non sia chiamata ad intervenire su tutte le questioni occupazionali, anche di dimensioni più che modeste, derivanti da crisi aziendali si risponde alla interrogazione del Consigliere Avenali specificando quanto segue.
La Vinimar scrl è stata messa in “liquidazione volontaria”, per cui è stato individuato quale liquidatore il dott. Fernando Franguelli. Per il personale dipendente gli organi dimissionari della cooperativa hanno già concluso apposito accordo con i sindacati dei lavoratori per lo specifico iter di mobilità.
L’istruttoria ricognitiva effettuata dai servizi dell’assessorato rileva come ad acquisire I’attività e gli impianti di Vinimar scrl sarà Casato SpA, il cui assetto societario è di proprietà di imprese cooperative per il 70%. Questa quota, in base ai patti sociali, non dovrà scendere sotto il 60%, mentre la restante quota appartiene a finanziatori privati. Si evidenzia quindi la sostanziale continuità delle attività in capo alla cooperazione vitivinicola.
L’istruttoria di cui sopra rileva inoltre un assenso delle Banche che rappresentano i maggiori finanziatori di tale operazione. Gli impianti produttivi di Vinimar scrl verranno trasferiti in due distinti siti produttivi, uno a Monteprandone e l’altro a Montemaggiore al Metauro.
Quanto alla titolarità dell’immobile, si precisa che il lodo arbitrale pronunciato nella controversia tra il soppresso Ente di sviluppo agricolo nelle Marche (E.S.A.M.) e Vinimar scrl, sottoscritto ad Ancona 1’11/07/’97, ha disposto ai sensi dell’art. 2932 del Cod. Civ. il trasferimento della proprietà degli immobili costituenti il Centro di imbottigliamento di Camerano in favore di detta cooperativa, con effetto dal 30 giugno 1996.
Quindi il trasferimento della proprietà si è determinato a quella data, anche se l’iter va ultimato come spiegherò di seguito.
In quella occasione gli arbitri hanno sancito la non alienabilità del complesso immobiliare per dieci anni, a partire dal 30 giugno 1996, completa estinzione del debito verso l’Ente di sviluppo. Questa è la condizione che oggi va garantita: l’estinzione del debito verso l’Ente di sviluppo.
la suddetta decisione arbitrale e stata confermata dalla Corte di Appello di Ancona a fronte della impugnazione del lodo proposta da E.S.A.M. in data 26/01/’98. Si ricorda che il lodo ha avuto efficacia vincolante fra le parti dalla data della sua sottoscrizione, ai sensi dell’art. 823, quarto comma.
Non risulta tuttavia che l’atto in argomento sia stato depositato presso il tribunale e che sia stato reso esecutivo con l’apposito atto giurisdizionale (ex art. 825, 2° comma Cpc), mentre l’esecutività del lodo è indispensabile per l’adempimento degli oneri di pubblicità immobiliare (trascrizione della vendita ed iscrizione ipotecaria), posti a carico di Vinimar scrl; premesso che il lodo aveva fissato il prezzo di cessione del Centro in lire 1.563.703.420 (lire 298.907.813 per mutui accesi da ex Esam per la costruzione dell’impianto, e il resto da corrispondere in 20 ratei annuali costanti di lire 93.065.874),1’allora gestione liquidatoria aveva sospeso la ricezione dei versamenti di Vinimar scrl in funzione dell’impugnazione del lodo suddetto in sede giudiziale.
Nel frattempo Vinimar scrl ha pagato l’importo di lire 298.907.813 dovuto per i mutui suddetti e soltanto la prima rata annuale dell’importo complessivo sopra indicato, pari a lire 93.065.874. Le strutture del servizio agricoltura, ora sistema agroalimentare, ambiente rurale e foreste, incaricate della prosecuzione degli atti di ex Esam, hanno ripetutamente impegnato- una volta conosciuta la sentenza della Corte di Appello di Ancona sopra menzionata Vinimar scrl, ed è ora il suo liquidatore, a provvedere agli atti necessari per l’esecutività del lodo ed a liquidare conseguentemente quanto dovuto alla Regione Marche.
L’unico motivo giuridico per cui l’iter si potrebbe arrestare è il non completamento da parte della Vinimar degli atti dovuti, per i quali, lo ripeto, il servizio sii è attivato e continuerà ad attivarsi per poter adempiere agli obblighi derivanti anche dalla sentenza della Corte d’appello.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.
FERDINANDO AVENALI. Prendo atto delle risposte che mi sono state date dall’assessore Ascoli relativamente alla parte che riguarda i lavoratori occupati presso la Vinimar. Si diceva prima che la Vinimar “favorisce la promozione”, ma in realtà “favoriva”, se mai l’abbia mai fatto, perché adesso è chiusa. Per mestiere precedente da me svolto prima di essere consigliere regionale, conosco queste cose, quindi la Vinimar questo apporto alla vitivinicoltura marchigiana non l’ha mai arrecato, tanto è vero che un ulteriore danno ha apportato alla cooperazione con la chiusura dell’attività. Comunque, al di là di questo prendo atto di quanto voi avete affermato e prendo atto degli accordi sindacali che in tal senso ci sono stati, perciò se c’è stata una ricollocazione dei lavoratori credo che questo sia un fatto positivo.
Prendo anche atto della risposta dell’assessore Silenzi relativamente all’altro argomento, quello del patrimonio pubblico, della tutela del patrimonio pubblico. Non dubito del fatto che la Giunta abbia bene approfondito l’argomento in modo da tutelare la proprietà pubblica. Ho delle perplessità, ma ovviamente sono mie perplessità, perché intanto è vero che c’è stata tutta la procedura che adesso l’assessore Silenzi ricordava, ma è vero che l’atto finale arriva quando questa società non c’è più. Peraltro, il fatto che si trasferisca a un altro soggetto che è la “Casato spa” l’acquisto che competeva alla Vinimar mi crea grandissime perplessità dal punto di vista del rispetto della norma, perché intanto questa è una spa, mentre la legge con la quale l’Esam costituì quella centrale di imbottigliamento, diceva chiaramente che una volta costituita, la proprietà doveva essere ceduta a società cooperative le quali dovevano garantire la continuità produttiva del sito stesso, cioè dovevano riuscire a dare risposte agli agricoltori perché quella struttura era costituita a tal fine, cioè quello di rispondere alle esigenze dell’agricoltura marchigiana, in questo caso della vitivinicoltura.
L’esito è stato negativo e nelle remunerazione delle uve e dei vini ma anche dal punto di vista della gestione finanziaria, tanto è vero che si è arrivati alla messa in liquidazione.
Quindi c’è già un tratto molto preciso della società e di come essa è stata gestita, che oggi trasferiamo a un altro soggetto, senza sentire l’obbligo di rifare un bando ma si trasferisce tout-court a un altro soggetto che, peraltro, è una spa. Su questo rimango del tutto perplesso. Non dico contrario perché non sta a me decidere, qui c’è una prassi di ordine tecnico, burocratico, giuridico. Peraltro si parla anche di trasferimento di impianti, dello stabilimento. Il valore è nello stabilimento e quindi la Regione Marche cederebbe a un nuovo soggetto, che è nato adesso, uno stabilimento che ha un determinato valore, a un prezzo molto più basso, perché la legge precedente prevedeva una agevolazione alle cooperative perché dovevano avere la continuità produttiva e qui continuità produttiva non c’è, perché si trasferiscono soltanto le attrezzature.
Ripeto, prendo atto delle risposte che mi sono state date, ma non sono convinto che questa sia la scelta più giusta dal punto di vista della tutela del patrimonio pubblico.
Ordine del giorno della seduta
PRESIDENTE. Faccio presente che i consiglieri titolari delle interrogazioni nn. 770, 442, 443, 671, 450, 648 e 616 hanno comunicato alla presidenza di voler tramutare le interrogazioni da risposta orale a risposta scritta, quindi invito la Giunta a provvedere.
Se i consiglieri sono d’accordo, propongo di concludere la seduta con la trattazione di tutte le interrogazioni.
(Così rimane stabilito)
Interrogazione (Svolgimento): «Fatto gravissimo accaduto a un viaggiatore alla stazione ferroviaria di Fano il giorno 12 aprile 2003» Mollaroli (768)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 768 del consigliere Mollaroli. Per la Giunta risponde l’assessore Amagliani.
MARCO AMAGLIANI. In riferimento all’interrogazione in oggetto si comunica quanto segue.
Con nota del Servizio Mobilità, Trasporti e Infrastrutture, allegata in copia, sono state richieste alle Società: 1. Trenitalia S.p.A. Divisione Trasporto Regionale: gestisce il trasporto regionale; 2. Trenitalia S.p.A. Divisione Passeggeri: gestisce la media e lunga percorrenza; 3. Rete Ferroviaria Italiana (R.F.I.); le cause e i motivi che hanno determinato l’accaduto verificatosi il 12 aprile alla stazione ferroviaria di Fano, a seguito del quale un viaggiatore, urtato da un treno che transitava alla velocità di 160 km/h, ha riportato gravi ferite ed è stato trasportato all’ospedale di Torrette.
Trenitalia S.p.A., Trasporto Regionale, ha comunicato che la competenza specifica nella materia della sicurezza dell’esercizio ferroviario è competenza di Rete ferroviaria italiana, cui è stata inviata per conoscenza tale nota.
Rete ferroviaria italiana S.p.A. ha informato il Servizio mobilità, trasporti e infrastrutture che la sicurezza degli utenti negli impianti ferroviari sulla linea Adriatica, compresa quindi la stazione di Fano è data da: sottopassaggi; marciapiedi con delimitazioni di zona sicurezza evidenziata da una riga gialla oltre la quale il viaggiatore non deve sostare; tale divieto è segnalato da apposita cartellonistica.
Relativamente all’incidente di Fano, avvenuto il 12 aprile, la Direzione Rete ferroviaria italiana ha attivato un’inchiesta interna per appurare la dinamica dei fatti: dai primi accertamenti risulta che il macchinista urtava “con il predellino del locomotore 656 016 un viaggiatore che sostava oltre la linea gialla di sicurezza nonostante i ripetuti fischi effettuati in precedenza”. La Rete ferroviaria italiana dichiara comunque la propria disponibilità per ogni chiarimento e/o informazione necessaria.
Infine Trenitalia divisione passeggeri informa che l’accaduto non è di propria competenza.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.
ADRIANA MOLLAROLI. Ho voluto la risposta in quest’aula e non scritta, perché mi pare che il caso sia gravissimo; un caso in cui un utente del servizio ferroviario si è trovato coinvolto in un incidente ed ha rischiato la vita. Volevo quindi che la questione fosse sollevata in quest’aula e ci fosse una risposta da parte dell’assessore, perché la Regione si preoccupasse dello stato di sicurezza delle nostre stazioni in genere, ma quelle periferiche in particolare, visto che da diverso tempo, a seguito anche degli accordi tra la Regione e il nuovo ente che gestisce le Ferrovie dello Stato, la questione della sicurezza e dello stato di manutenzione delle nostre stazioni è uno degli aspetti fondamentali. E’ chiaro che cautela deve esserci anche da parte dell’utenza, che deve essere più informata da questo punto di vista, ma credo che questo aspetto sia fondamentale.
A me risulta però che in quel momento non funzionasse — da alcune informazioni assunte nella stazione stessa — l’allarme acustico, quindi le innovazioni tecnologiche sono fondamentali, in gran parte hanno sostituito il personale — lei, assessore, saprà che nelle nostre stazioni periferiche non sono più previste figure dirigenziali e nella stazione di Fano non ci sono più, intervengono, soltanto saltuariamente, alcuni dirigenti che provengono addirittura da Bari ove è oggi il centro di direzione — quindi che le tecnologie possano davvero sostituire la presenza umana credo sia una questione sulla quale insistere negli accordi che costruiamo con le Ferrovie dello Stato.
Mi auguro che questo incidente serva ad evitarne altri e vorrei anche sollecitare — la questione non riguarda questo caso specifico — una maggiore attenzione allo stato di manutenzione complessiva delle nostre stazioni, che seppure sono apparentemente secondarie, nel senso che non sono site in capoluoghi di regione o di provincia, servono comunque bacini di utenza molto consistenti e, per quanto riguarda la stazione di Fano, sicuramente superiore alle 120.000 unità.
Mi auguro che nei prossimi accordi che la Regione sottoscriverà con le Ferrovie dello Stato, la questione della sicurezza e della manutenzione sia tenuta in forte considerazione.
Interrogazione (Svolgimento): «Privatizzazione delle attività e dei servizi dell’aeroporto regionale» Cecchini (512)
PRESIDENTE. L’interrogazione n. 491 a firma del consigliere Ceroni decade per assenza dell’interrogazione, così come la 496 a firma del consigliere Romagnoli, come la 810 a firma Romagnoli e Castelli.
L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 512 del consigliere Cecchini. Per la Giunta risponde l’assessore Amagliani.
MARCO AMAGLIANI. Con riferimento all’interrogazione in oggetto, la società Aerdorica ha comunicato che a tutt’oggi non è previsto alcuno scorporo delle attività o dei servizi gestiti dalla società, né tanto meno la loro privatizzazione.
La società Aerdorica ha inoltre precisato che il proprio Consiglio di Amministrazione non ha mai discusso, neppure in via preliminare, tale ipotesi.
Alla luce di queste assicurazioni, fornite dal Presidente della società, è fuori luogo ogni valutazione circa la conformità di ipotesi di riassetto aziendale che preveda la privatizzazione di alcuni servizi aeroportuali rispetto alla Legge Regionale che ha dato vita alla costituzione della società.
Da parte della Giunta Regionale esiste, in ogni caso, un orientamento contrario alla modifica degli attuali assetti societari, tali da configurare la perdita del controllo da parte degli Enti pubblici della società per azioni.
La Regione continuerà ad esercitare il proprio ruolo di vigilanza affinché qualunque iniziativa assunta dalla Aerdorica si sviluppi nell’ambito della normativa vigente e d’intesa con gli Enti fondatori della stessa.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.
CRISTINA CECCHINI. Quando questa interrogazione è stata presentata, un anno fa, era da poco costituita Airnet per l’incoming e per gestire i voli da Mosca e non solo. La mia interrogazione nasce dopo che nel consiglio di amministrazione era stata fatta una discussione. Quindi aveva una funzione preventiva, se si può dire in questo modo. Relativamente alle questioni poste dalla legge 61, dalla 6040 sono contenta di aver sentito dire l’assessore che quelle posizioni sono state confermate dalla Giunta. La funzione di questa interrogazione era ovviamente preventiva, perché voleva dire alla Giunta “attenzione, stanno discutendo”. Pertanto va bene la risposta che mi è stata data.
PRESIDENTE. L’interrogazione n. 579 del consigliere Romagnoli decade, così come la 588 dei consiglieri Castelli e Romagnoli.
La seduta è tolta.
La seduta termina alle 13,55