Resoconto seduta n. 147 del 23/07/2003
La seduta inizia alle 10,50



Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni, do per letto ed approvato, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 146 del 16 luglio 2003.



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
- n. 182, in data 16 luglio, ad iniziativa del consigliere Cecchini, concernente: «Modifiche della l.r. 5 aprile 1980, n. 18 "Norme sui referendum previsti dallo Statuto», assegnata alla I Commissione in sede referente;
— n. 183, in data 10 luglio, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «DiscipIina della procedura di valutazione di impatto ambientale», assegnata alla IV Commissione in sede referente ed alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 184, in data 10 luglio, ad iniziativa del consigliere Viventi, concernente: «Recupero conservativo delle fonti delle sorgenti storiche di acqua», assegnata alla IV Commissione in sede referente ed alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 185, ad iniziativa del consigliere Castelli, concernente: «Modifiche alla l.r. 5 aprile 1980, n. 18 "Norme sui referendum previsti dallo Statuto», assegnata alla I Commissione in sede referente.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n. 114, in data 4 luglio, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «L.r. n. 2t03, art. 4, comma 1, prima attuazione - Criteri e modalità per la concessione per l'anno 2003 di incentivi alla gestione associata intercomunale di funzioni e servizi», assegnata alla I Commissione in sede referente ed alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 115, in data 10 luglio, ad iniziativa della Giunta regionale, concernente: «Aggiornamento per l'anno 2003 del programma triennale aree protette (PTRAP) 2001/2003, approvato dal Consiglio regionale con deliberazione n. 41 del 25 luglio 2001», assegnato alla IV Commissione in sede referente ed alla II Commissione per il parere obbligatorio.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 287, in data 15 luglio, dei consiglieri Mollaroli, Amati, Benatti e Cecchini: «Decisione adottata dal Governo, su proposta della ministra Stefania Prestigiacomo di chiudere la Commissione nazionale parità»;
— n. 288, in data 17 luglio, dei consiglieri D'Angelo, Ricci e Donati: «Riconversione dell'area occupata dalla azienda SGL Carbon di Ascoli Piceno e sulla cessazione della attività industriale della azienda SGL Carbon nel centro di Ascoli Piceno».
— n. 289 dei consiglieri Procaccini, Benatti, Luchetti, Massi, Ricci, Amati, Franceschetti, Mollaroli, Moruzzi e Cecchini: «Adesione alla V Assemblea dell'Onu dei popoli di Perugia del 4-12 ottobre ed alla marcia della pace di Perugia-Assisi del 12 ottobre».



Deliberazioni amministrative inviate
dalla Giunta regionale

PRESIDENTE. La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 951 dell'8 luglio, concernente: «Art. 27 della l.r. 11.3.2003, n. 4 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2003 di entrate derivanti dall'assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese (euro 2.206.366,00)»;
— n. 952 dell'8 luglio, concernente: «Art. 4 della l.r. 11.3.2003, n. 3 - Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2003 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione e modifica al POA 2003 (euro 27.687.791,33)»;
— n.955 dell'8 luglio, concernente: «Art. 27 della l.r. 11.3.2003, n. 4 - Iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2003 di entrate derivanti dall'assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese (euro 2.089.214,00)»;
— n. 1004 del 15 luglio, concernente: «Art. 29, comma 2, della l.r. 11.12.2001, n. 31 - Variazione compensativa al programma operativo annuale 2003 (euro 700.6111,95)»;
— n. 1005 del 15 luglio, concernente: «Attuazione delle disposizioni recate dalla l.r. 16.4.2003, n. 5 concernente "Provvedimenti per favorire lo sviluppo della cooperazione»;
— n.1 006 del 15 luglio, concernente: «Art. 4 della l.r. n. 3/2003 "Reiscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2003 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione (euro 5.095.693,47)».



Incontro con delegazione popolo saharawi

PRESIDENTE. Giovedì 24 c.m., alle ore 12, presso l'aula consiliare si terrà un incontro con una delegazione del popolo saharawi composta da bambini e accompagnatori ospiti, durante il periodo estivo, di alcuni Comuni marchigiani.



Pubblicazione avvisi pubblici

PRESIDENTE. L'Ufficio di presidenza ha proceduto alla prima attuazione della l.r. n. 14/2003 relativa alla organizzazione amministrativa del Consiglio regionale, disponendo la pubblicazione di due avvisi pubblici per il conferimento dell'incarico di direttore generale del Consiglio e per l'integrazione dell'elenco nel cui ambito individuare i componenti del comitato di controllo interno e di valutazione previsto dall'art. 18 della l.r. n. 20/2001 come modificato dall'art; 13 della l.r. 14/2003. Il primo avviso è stato pubblicato nel Bur n. 64 del 17.7.20034 e il secondo sarà pubblicato nel Bur in uscita domani 24 luglio. Le domande scadono, in entrambi i casi, il 31 agosto 2003.
Alla ripresa dei lavori dopo la pausa estiva si procederà ad avviare concretamente il processo di riorganizzazione della struttura consiliare, valutando soluzioni alternative, che prevedono comunque la valorizzazione delle risorse interne e gli apporti esterni ritenuti necessari per la messa a punto degli indirizzi strategici e nei settori legislativo, amministrativo e gestionale dell'informazione e della formazione del personale, nelle forme previste dalla normativa vigente.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati sull'ordine dei lavori.

SILVANA AMATI. Presidente, se possibile e se non c'è discussione — altrimenti decade la mia richiesta — propongo di poter votare l'adesione alla V Assemblea dell'Onu dei popoli di Perugia e alla marcia, in modo che questa cosa possa risultare sui materiali assegnati, anche perché la Giunta regionale parteciperà con un grande convegno sull'Africa, quindi credo che sarebbe utile partire, avendo questa adesione già definita.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Chiedo l'iscrizione della proposta di atto amministrativo 106, «Approvazione del piano obiettivo triennale dei servizi allo sviluppo del sistema agroalimentare 2003-2006», approvato sia dalla III Commissione che dalla II. E' un atto urgente che chiedo venga messo all'ordine del giorno, discusso e votato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Con tutto il rispetto per il lavoro fatto dalla Commissione, a me sembra che questo sia un documento importante che in qualche modo va approfondito. Non lo conosco e comunque c'è l'esigenza di approfondirlo. Non so cosa prevedono i lavori della giornata, comunque se ci date tempo di verificare, può darsi che in calce alla seduta si possa anche vedere, se però i consiglieri pongono l'esigenza di approfondire, lo vedremo la prossima volta. Per il momento lasciamoci con la nostra disponibilità ad approfondire l'atto e verificare se è possibile licenziarlo in giornata.
In questo senso, Presidente, chiedo di lasciare in sospeso la decisione, per valutarla alla fine della mattinata.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Silenzi.

GIULIO SILENZI. E' prassi ormai consolidata di quest'aula che quando una Commissione viene messa in condizioni, per mesi, di discutere un atto, di approfondirlo, di fare un'audizione, di ridiscuterlo, l'atto viene in Consiglio con la piena consapevolezza dei consiglieri anche di minoranza. Ho partecipato attivamente ad alcune riunioni della Commissione, ho visto una partecipazione attenta e puntuale del consigliere Cesaroni, del consigliere Gasperi e del consigliere Viventi. E' un atto che produrrà i suoi effetti nei prossimi mesi. Il rinvio alla seduta di settembre vanifica il lavoro che la Consiglio ha fatto quindi condivido la richiesta del presidente della III Commissione Avenali, perché porta a compimento un lavoro che la Consiglio ha con impegno svolto nel corso di questi mesi.
Inoltre mi permetto di richiedere l'iscrizione del punto relativo al Psr. So che manca il parere della VI Commissione. Se non ci sono le condizioni oggi per riunire la VI Commissione, per discutere l'atto e capendo l'esigenza di approfondire l'atto, chiedo che venga iscritto all'ordine del giorno della seduta del 10 settembre, perché a differenza dell'atto sull'assistenza, questo deve avere il visto dalla Comunità europea, per cui dovremmo attendere ancora mesi per ottenere il nullaosta, quindi urge l'approvazione consiliare. Ecco perché mi permetto di richiedere l'iscrizione dell'atto relativo al Psr alla seduta del 10 settembre.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Come vicepresidente della III Commissione credo sia dovuto dire, da parte mia, che nulla osta perché l'atto amministrativo 106 possa essere discusso. Capisco quanto dice il capogruppo Giannotti, cioè che non è stato visto, non è conosciuto ed è quindi comprensibile la sua posizione a nome di alcuni consiglieri, che chiedono di poterlo verificare. Come vicepresidente di minoranza nella III Commissione devo dire che, per quanto ci riguarda, noi non avremmo problemi rispetto alla discussione e votazione quest'oggi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Condivido le richieste di iscrizione delle proposte, compresa quella dell'assessore Silenzi che rappresenta delle esigenze condivisibili.
In Commissione sono arrivati molti atti in materia di agricoltura, in questo periodo e con un accordo con tutti i componenti abbiamo cercato di svolgere il lavoro istruttorio nella maniera più dettagliata possibile, senza un ostruzionismo da parte di alcuno e non vorrei che dessimo l'alibi per un ostruzionismo su questi atti, perché nessun ostruzionismo c'è stato, anzi sono state fatte delle audizioni. Forse si può dire che questi atti non sono stati istruiti dalla Giunta come dovevasi e l'abbiamo evidenziato anche nelle Commissioni. Ciò ha costretto molto di noi a presentare proposte, emendamenti, a discutere nella Commissione, a ritarare i contenuti di questi provvedimenti. Devo dire anche che non ho trovato chiusura da parte della maggioranza su questi atti, perché nessuna delle proposte discusse era di carattere ostruzionistico, ma entravano nel merito. Quindi c'è stata un'apertura e io credo che non faremmo un buon servizio all'Amministrazione di questa Regione se ritardassimo questo atto, ma sono anche d'accordo sul fatto che in questa seduta avremmo dovuto affrontare lo stesso piano di sviluppo rurale. C'è un "tappo" nella Commissione politiche comunitarie. Sarebbe stato opportuno votare il Psr anche in questa seduta. Non so se è possibile rimuovere questo ostacolo. Certo la discussione del Psr in una seduta come questa sarebbe un consistente aggravio di lavoro, soprattutto per i consiglieri che non hanno visionato in Commissione il provvedimento, però ritengo che il Consiglio debba procedere e condivido le richieste di iscrizione in aula, fermo restando che deve essere data la possibilità ai consiglieri di vedere l'atto, di vederselo distribuito e di presentare eventuali altri emendamenti e osservazioni, però raccomanderei che questo atto, che è già arrivato con un certo ritardo rispetto ai tempi previsti, venisse votato già in questa fase.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cesaroni.

ENRICO CESARONI. Come componente della III Commissione condivido le proposte fatte da Avenali di discutere l'atto 106, perché e sono anche d'accordo a discutere il 10 settembre e non oltre il Psr, altrimenti significa far perdere tempo al settore agricolo, rischiando anche di far perdere i finanziamenti. Non è possibile discuterlo oggi perché manca il parere della VI Commissione, però penso che il 10 settembre, parere o non parere della VI Commissione dobbiamo discuterlo comunque, perché dobbiamo tutelare il settore dell'agricoltura, che necessita di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Vorrei sottoporre a questo Consiglio la questione della VI Commissione. Occorre licenziare il piano di sviluppo rurale e l'atto di assistenza tecnica. Fino a quando la maggioranza non deciderà di partecipare alle riunioni, la VI Commissione non sarà in grado di riunirsi, quindi teniamo la questione nella dovuta attenzione. Se il parere è obbligatorio, è bene che la maggioranza si presenti in Commissione e si ricostituisca la stessa.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta del consigliere Avenali di discutere l'atto amministrativo n. 106 nella seduta odierna, dopo la proposta di atto amministrativo n. 108.

Il Consiglio approva

Il consigliere Amati ha chiesto di votare senza discussione la mozione che è in distribuzione. Siccome ancora non è stata presa in visione dai consiglieri, propongo, terminata la discussione sulla mozione n. 245, di verificare se esiste la possibilità di accedere alla richiesta del consigliere Amati.
L'assessore Silenzi chiede di portare in discussione nella prima seduta del Consiglio regionale, a settembre, l'approvazione del Psr. Credo che debba essere seguito il percorso previsto dal regolamento, nulla ostando a questa richiesta.
Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Condivido la richiesta dell'assessore, però sentito l'intervento della collega Cecchini penso che bisogna dare una risposta a questo problema. Se oggi la Commissione non si riunisce, sappiamo già matematicamente che il 10 settembre sarà impossibile portare in Consiglio questo atto, quindi o si revoca su questo atto l'assegnazione anche alla VI Commissione, oppure si garantiscono le condizioni perché la stessa VI Commissione si riunisca. O rimuoviamo il problema, oppure la risposta a Silenzi è già stata data, cioè sarà difficile il 10 settembre discutere il piano di sviluppo rurale.

PRESIDENTE. E' convocata per domani mattina la VI Commissione, quindi prenderemo atto se vi saranno le condizioni per rieleggere il presidente e renderla operativa o meno.



Mozione (Discussione generale): «Ruolo del servizio radiotelevisivo» Amagliani, Silenzi, Procaccini, Ascoli e Moruzzi (245)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 245 dei consiglieri Amagliani, Silenzi, Procaccini, Ascoli e Moruzzi.
Ha la parola il consigliere Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Presidente, colleghi, probabilmente questa mozione che parte da un dato specifico, sarebbe stata diversa alla luce degli eventi di questi ultimissimi giorni. Questa mozione parte da un evento "pugilistico" che si è sviluppato all'interno del Parlamento italiano tra due rappresentanti di Forza Italia nel Governo nazionale. Oggi questi due rappresentanti non appartengono più allo stesso partito, quindi la situazione è un po' diversa; probabilmente anche l'atteggiamento del servizio radiotelevisivo delle Marche sarebbe diverso a fronte del fatto che i due non appartengono più allo stesso partito, nel senso che da qualche giorno l'on. Bertucci ha aderito al gruppo dell'Udeur nel Parlamento italiano.
E' chiaro che questa vicenda si inserisce in un atteggiamento più complessivo del servizio radiotelevisivo delle Marche ed è di questo che oggi mi interessa parlare, perché io pensavo, in quel momento, che si trattasse di un caso pressoché isolato, frutto di una volontà e non certo di una svista, invece le cose non stanno così, quindi vorrei ripartire dalla situazione reale del sistema radiotelevisivo delle Marche.
Il 29 ottobre 2002 in questa regione è arrivato un nuovo capo redattore, la dott.ssa Sodano. La zuffa alla Camera dei deputati tra Scaltritti e Bertucci data venerdì 8 novembre. C'è una brevissima notizia nel TG delle 14, poi tutto sparisce. Tv nazionale e giornali locali riportano la notizia, ma la Tv delle Marche assolutamente nulla. A metà della settimana successiva i giornali parlano dell'arrivo del commissario straordinario di Forza Italia per le Marche e la Rai si collega a questo fatto: la zuffa Scaltritti-Bertucci è l'elemento più visibile di una difficoltà all'interno di quel partito, tant'è che arriva un commissario straordinario che in questi giorni viene messo in discussione, ma questa è un'altra storia. Comunque, anche lì silenzio assoluto, la Rai non ne parla. Le prime immagini che la Tv marchigiana manda di questa zuffa sono di 12 giorni dopo: il 20 novembre arrivano le prime immagini della zuffa. Vado avanti perché credo che noi dovremmo parlare di fatti. Questo è l'elemento centrale della mozione, che andrebbe anche arricchita nella sua parte espositiva, con tutte le cose che mi accingo a dire.
Lunedì 27 gennaio, davanti la cittadina di Numana, sul mare affondava la nave "Nicole" che trasportava un materiale non pericoloso, il fedspato. Il sottoscritto si stava recando presso la Provincia di Pesaro e Urbino per un incontro con il presidente della stessa, fa inversione di marcia e si reca immediatamente a Numana per verificare se vi erano o meno danni. Là si precipitano la Regione Marche rappresentata dal sottoscritto, dal dirigente della protezione civile e dai massimi dirigenti dell'Arpam che seguono da vicino tutta la vicenda. Questa vicenda viene riportata sul Tg delle 19,30 e in quel Tg si riesce a dare spazio a dichiarazioni fatte da "no global", dal movimento dei verdi, che accusano di fatto la Regione di non fare nulla per bloccare le "carrette del mare". Nemmeno una parola la si fa dire all'assessore, al dirigente della protezione civile, al direttore generale dell'Arpam. Tutti esistono — chi peraltro lì non era — meno che chi, effettivamente, ha seguito le operazioni. In compenso, in quel servizio si parla, per circa due terzi dello stesso, dell'impegno italiano per la spiaggia di Sharm-El-Sheik. Guarda caso è un mese che un tour-operator nazionale organizza viaggi sul Mar Rosso, con partenza dall'aeroporto di Falconara Marittima e il Tg delle Marche a questa questione dedica addirittura cinque servizi. Il sottoscritto chiama la redazione, si lamenta di questo fatto e il giorno dopo arriva subito l'intervista riparatrice, due interviste, l'una dopo l'altra, nel mio ufficio. La Rai mi chiede subito di poter esprimere il problema e io la giudico un'intervista riparatrice, ma mi si assicura che non è così.
Giovedì 20 marzo scoppia la guerra in Iraq. Tutti se ne accorgono — come potrebbe essere diversamente — ma l'unica a non accorgersene è la Rai delle Marche, tant'è che abbiamo documenti che accusano di questa dimenticanza, che provengono dal sindacato lavoratori Cgil delle Marche, dalla Rsu sede Rai delle Marche e dal comitato di redazione delle Marche. Tutta la struttura si lamenta. Addirittura il giorno 21 marzo il Tg3 delle Marche, invece di parlare di ciò che sta accadendo, dei movimenti per la pace che si muovono sul territorio, di tutto ciò che si sta facendo per far sì che quello scempio dell'umanità che è la guerra venga a terminare, il Tg3 delle Marche, in modo sconcertante sceglie di mandare in onda un servizio riguardante un'azienda marchigiana costruttrice di quadri elettrici per una nuova portaerei italiana. Siamo alla beffa!
Il 13 maggio — elenco i fatti, così sappiamo di cosa si sta parlando, quindi questa mozione va arricchita e lo chiedo a chi, con me, ha firmato la mozione stessa: non solo va mantenuta ma va arricchita e rafforzata, perché queste sono le questioni delle quali dobbiamo discutere — in un laboratorio di Tolentino un'operaia viene picchiata dal proprio datore di lavoro. Il giorno dopo va in onda un servizio sul Tg delle 19,30, poi sparisce, non se ne sa più nulla. Il giorno dopo vengono mandati molti servizi del giorno prima, ma dell'intera città che scende in sciopero su questa questione, quindi del fermo totale della città di Tolentino nemmeno una parola, tant'è che la Cgil manda una nota ufficiale al Tg3 delle Marche, lamentando che un fatto così eclatante non venga riportato.
Il 26 maggio, ultimo giorno del voto. Alle 14 il Tg apre con la cronaca nera — dopo parlerò dei dati, dello share, di come ci si è rapportati con l'informazione in questa regione e vedrete che questa regione inspiegabilmente, nel giro di pochi mesi è una regione interessata particolarmente alla cronaca nera: qui c'è un mostro da colpire, qualcosa che non funziona...

CARLO CICCIOLI. Allora è in sintonia con voi...

MARCO AMAGLIANI. Ciccioli, per favore io non interrompo mai nessuno, lei non mi interrompa.

CARLO CICCIOLI. A me piace interrompere...

MARCO AMAGLIANI. Non mi interrompa, glielo chiedo per favore. C'è anche un'eleganza, nel comportamento. Io non l'ho interrotta mai, lei non mi interrompa.
Il Tg apre con la cronaca nera e con una notizia che poi sono venuto a conoscere, quasi costruita a tavolino: l'urbinate di 73 anni che scompare ma che, poveretto, si ritrova con 200 euro in tasca. Probabilmente, vista l'età avanzata, ha pensato bene di divertirsi come voleva. La notizia verrebbe peraltro costruita a tavolino, ma questo non mi interessa, andiamo avanti.
Il 2 luglio c'è una discussione in questo Consiglio su una questione che insieme alla sanità credo essere la più importante di tutta questa legislatura, il rinnovo della concessione alla raffineria Api. Alle ore 14 è come un black-out, non si vede nulla, non si vede nessuno, come se quest'aula avesse discusso di altro. Il sottoscritto, che da cinque mesi segue questa questione — non lo dico per me, non mi interessa. Io ho voluto fare questa battaglia per il rispetto della democrazia in questo paese, per un concetto alto di libertà — non ha nemmeno l'opportunità di dire due parole, per affermare "ho fatto questo per questi motivi": black-out totale, salvo poi, alle 19...

FRANCA ROMAGNOLI. Buon recupero però, alle 19... Una conferenza stampa di Rifondazione...

MARCO AMAGLIANI. Io ho controllato bene, dott.ssa Romagnoli. Se poi questi dati non sono reali...

FRANCA ROMAGNOLI. Sono incompleti.

MARCO AMAGLIANI. Se questi dati non sono reali, qualcuno me li contesti con altrettanta precisione, fino ai secondi di cui dirò.
Alle 19 il mio viso sembra un viso da Cinecittà, viene ripreso almeno 15 volte.
Il 13 luglio, convegno sui parchi a Carpegna. Viene invitato l'assessore regionale ai parchi, che ovviamente è presente e anche lì utilizzo dei capi redattori, modalità di svolgimento delle cose... Perché c'è un modo sottile di fare informazione. Il sottoscritto viene chiamato a fare la sintesi di quel convegno, ma il redattore di turno, di cui non faccio il nome, si guarda bene dal far dire tre parole all'assessore regionale, che in termini di gerarchie in quel momento è il più alto in campo, non perché mi senta qualcuno o qualcosa più degli altri. Accuratamente lo si evita ma si intervista, magari, il presidente del parco del Conero Guzzini.
Cosa dire del caso Schroeder-Stefani? Per il Tg3 delle Marche questo caso non esiste. Ne parla la tv nazionale, ne parlano le tv locali, ma per il Tg3 nazionale non esiste.
Campagna elettorale 2003. Vengono sicuramente rispettati i due obblighi elettorali per i Comuni sopra i 15.000 abitanti, tant'è che vengono messe in onda due interviste ai due sindaci di Porto Sant'Elpidio e Porto San Giorgio. I servizi giornalistici della campagna elettorale sono questi. Sino al 22 maggio, ovvero fino a tre giorni prima delle elezioni ci sono soltanto servizi relativi al Polo e quindi servizi su An, Forza Italia e Udc, per 9 minuti circa. Il 22 maggio c'è un servizio, che poi ho saputo essere richiesto dall'europarlamentare Sbarbati, sui Repubblicani europei, che viene mandato due volte: probabilmente ci si accorge che siamo fuori dalla par condicio e allora lo stesso servizio viene mandato due volte, perché le regole mi picco di conoscerle. La serata dopo servizi su Letta e Bersani, quindi un ulteriore recupero. Nessun servizio su Rifondazione comunista, tant'è che Rifondazione comunista si appella al Corecom delle Marche che dovrebbe controllare. Dico "dovrebbe", perché questo è un ulteriore problema che abbiamo:; il Corecom delle Marche dovrebbe controllare il regolare svolgimento di queste cose. E mi fermo qui.
Risultati elettorali. Voi sapete com'è andata in questa regione: vengono trasmessi soltanto alle 19,35 e alle 23 del giorno stesso. Non viene assolutamente utilizzato lo spazio per l'approfondimento, delle 23,05 e delle 23,30 e la notizia scompare il giorno dopo, letteralmente.

FABIO PISTARELLI. Mi scusi assessore, posso interromperla? Mandiamo un commissario del popolo dentro la Rai, così potete dire qual è l'informazione che deve dare la Rai. La relazione che lei sta facendo è gravissima, è gravissima! Ma dov'è la libertà dell'informazione?

PRESIDENTE. Consigliere Pistarelli...

FABIO PISTARELLI. ...irresponsabile! E' gravissimo!

MARCO AMAGLIANI. Ho preso nel segno...

FABIO PISTARELLI. ...il soviet faceva questo! E' gravissimo!

PRESIDENTE. Consigliere! Si sieda, per favore.

FABIO PISTARELLI. ...è una vergogna!

MARCO AMAGLIANI. Presidente, lo faccia sedere.

FABIO PISTARELLI. ...il commissario del polo, mettete... Vergognatevi, vergognatevi... E' una cosa gravissima, è un attacco alla democrazia.

PRESIDENTE. Consigliere si sieda, non mi costringa a sospendere la seduta.

FABIO PISTARELLI. Vergogna! Vergogna!

PRESIDENTE. Consigliere, per cortesia: si sieda e la smetta. Non mi costringa a sospendere la seduta.

FABIO PISTARELLI. Non è possibile... Stanno suggerendo non solo le notizie, anche gli orari, è vergognoso...

MARCO AMAGLIANI. Grazie, Pistarelli. Questa non è un'aula sorda e muta e nemmeno un bivacco, di cui lui ben dovrebbe avere memoria. In ogni caso riporto correttamente e non la smetto finché non ho finito...

GUIDO CASTELLI. Presidente, lei deve invitare l'assessore a non dire spiritosaggini sul fascismo...

MARCO AMAGLIANI. Ha iniziato il suo collega, Castelli. Ha iniziato il suo collega.
Presidente, posso andare avanti?

PRESIDENTE. Consigliere Castelli, si accomodi.

GUIDO CASTELLI. Però, lei deve invitare il consigliere...

PRESIDENTE. Si accomodi, per cortesia! Assessore, vada avanti altrimenti sono costretto a sospendere questa seduta, perché è partita così male che possiamo solo prenderci cinque minuti per raffreddare il clima.

MARCO AMAGLIANI. Io sono stato interrotto lungamente dal consigliere Pistarelli. Peraltro l'espressione "sorda e muta" è stata usata nel Parlamento italiano anche dal compagno Palmiro Togliatti in risposta alle madri di piazza Navona, per cui non sai nemmeno a cosa mi riferisco, tra l'altro. Mi posso riferire a tante cose, non ti preoccupare. Io ho dimostrato, in quest'aula, un'eleganza tale da non interrompere...

GIULIO SILENZI. Non parlare di Togliatti, altrimenti fai arrabbiare anche me. Io avevo pensato a "Benito", come riferimento...

MARCO AMAGLIANI. Il fatto che abbia scatenato questa bagarre significa che sto colpendo nel segno, e allora va bene.
Ero arrivato al ruolo del Corecom e adesso vorrei parlare dei dati share di questa regione.
Dall'1.3 al 25.5.2003 il Tg delle Marche che è sempre stato sopra rispetto ai dati nazionali, va sotto e alle 19,35 va sotto di oltre due punti e mezzo. Per quello che riguarda il Tg settimanale la cosa non cambia per il periodo 1.3.2003-25.5.2003 e i dati del Tg settimanale dimostrano la stessa identica cosa.
Ma c'è un altro dato che vorrei portare, quello die monitoraggio che è stato fatto sul come si è fatta informazione. Nel mese di dicembre, al governo regionale 21 minuti e 15 secondi; alle opposizioni 24 minuti e 2 secondi; al sindacato, che in quel momento non era particolarmente favorevole al governo regionale, come ben sappiamo, 43 minuti; alla cronaca nera 57 minuti; alla cronaca rosa 31 minuti.
Nel mese di gennaio 41 minuti al governo regionale, 44 minuti alle opposizioni più i critici; 25 minuti al sindacato; 1 ora e 20 minuti alla cronaca nera; 25 minuti alla cronaca rosa. E potrei andare avanti, perché il dato è omogeneo e più o meno sempre quello, salvo poi accorgersi che qualcosa non funziona e che probabilmente è meglio correggere un po' il tiro.
E allora, altro che mancanza di libertà, commissario del popolo, repubblica dei soviet. Ma per favore... Io sono stato provocato. Io sto portando solo ed esclusivamente dei dati. Chiedo all'informazione pubblica di rispondere alle famose 5 W che sono la deontologia del giornalista, a qualsiasi livello: il why (perché), il what (cosa), il where (dove), il who (chi), il when (quando). Questo dovrebbe fare un giornalista, non guardare né a destra, né a sinistra, né al centro ma questo dovrebbe fare e ciò non accade in questa regione, questo non accade...

CARLO CICCIOLI. Ma per anni si vedevano solo D'Ambrosio, Silenzi. Non ne potevamo più...

MARCO AMAGLIANI. Presidente, sono stato interrotto almeno cinque volte... Chiederei di poter arrivare alla fine tranquillamente. Sono stato interrotto cinque volte, questa questione mi sta particolarmente a cuore perché è una questione di democrazia e di libertà. In questo paese il Governo delle destra ha vinto nel 1994 e ha rivinto nel 2001 perché è riuscito ad impossessarsi dell'informazione e le norme che stanno uscendo dal Parlamento italiano, ancor più danno questa possibilità, quindi mi rivolgo...

CARLO CICCIOLI. Ma voi siete padroni dei teatri, della cultura... Siete padroni di tutto.

MARCO AMAGLIANI. Ciccioli, ma falla finita!
Quindi mi rivolgo non alla Casa delle libertà, perché ha dimostrato in questi pochi mesi quanto poco abbia a cuore i destini della democrazia e della libertà in questo paese. Mi rivolgo a questa maggioranza perché approfondisca questa mozione.

OTTAVIO BRINI. In America chiamano Cossutta...

MARCO AMAGLIANI. Ma lascia stare... Mi rivolgo quindi a questa maggioranza perché arricchisca questa mozione, che sia alimentata di ulteriori fatti, quelli che ho cercato di descrivere e perché alla fine, nel suo dispositivo si rivolga non solo al Tg3 nazionale a cui abbiamo scritto, alla dott.ssa Buttiglione, ma al Senato della Repubblica e alla Camera dei deputati, perché l'informazione sia libera e democratica. E' questa la garanzia per un vivere civile, qualsiasi cosa voi ne pensiate. Ma mi rivolgo alla maggioranza in questo senso, non a voi che avete dimostrato di non curarvene affatto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Capisco l'animosità dell'assessore Amagliani nel trattare questo argomento, perché ci ha spiegato che secondo lui non è stato tenuto in considerazione dal Tg3 nella vicenda Api, dove avrebbe avuto la necessità di spiegare il cambiamento di comportamento di Rifondazione comunista dalla netta contrarietà alla firma della concessione. Capisco, Amagliani, che avresti avuto bisogno di necessità e tempo per spiegare questa cosa, lo capisco perfettamente. Però, caro Amagliani, due cose vorrei dire.
Primo, che questa mozione andrebbe ritirata da parte dei proponenti per la totale incompetenza di quest'aula a trattare questa materia. L'unico organismo in Italia deputato a fare questo la Commissione di vigilanza Rai, altri non ce ne sono, quindi, secondo me, andrebbe ritirata questa mozione. Se non verrà ritirata, per quanto ci riguarda voteremo chiaramente contro, per un fatto che adesso vi spiegherò.
Ritengo inattendibili le cose dette. Questa mozione è stata presentata dieci mesi fa, all'indomani del "fattaccio" di Montecitorio, quando tra l'ex coordinatore regionale di Forza Italia Maurizio Bertucci e l'on. Scaltritti si è verificata una zuffa sicuramente poco edificante. Tra l'altro oggi l'on. Bertucci ha aderito all'Udeur, quindi, di fatto, al centro-sinistra, forse.

CARLO CICCIOLI. Questa è l'unica notizia positiva.

LUIGI VIVENTI. Probabilmente, se fosse accaduto oggi non sarebbe stata presentata la mozione. Però parliamo seriamente.
Quando mi capita vedo il Tg3 e vedo in questa conduzione una linearità, un rispetto delle parti, una professionalità e onestamente mi sono domandato se dal 2000 al 2002 la stessa attenzione a dare spazio a tutte e due le parti, maggioranza e opposizione... Ovviamente non entro su cronaca nera, cronaca rosa, su tutto il resto: non sono in grado di farlo, non mi interessa, ma per quanto riguarda la gestione dei lavori del Consiglio regionale, della politica regionale in genere mi sembra che ci sia stato un rispetto delle parti. Potrei dire che nell'ultima campagna elettorale a Chiaravalle è venuta la deputata europea Sbarbati ed è arrivato il Tg3; poi è arrivato l'altro della Margherita ed è venuto il Tg3; sono andati Baldassarri e la Bianconi e il Tg3 non è andato per niente a Chiaravalle, quindi cosa dovevamo fare, dovevamo presentare una mozione perché alle elezioni di Chiaravalle sono andati due esponenti del centro-sinistra e due volte è andato il Tg3 e sono andati due esponenti del centro-destra e non è mai andato il Tg3?

SILVANA AMATI. ...quando è andato il viceministro Baldassarri a Chiaravalle. Sei male informato.

LUIGI VIVENTI. Non possiamo scendere a questi livelli, a fare mozioni perché una volta di più, una volta di meno ecc.
Io ho un resoconto, colleghi consiglieri regionali, che avevo messo da una parte perché avevo pensato "a cosa serve? Non ho competenza, come consigliere regionale, quindi me lo tengo da una parte".
Quando ci sono state le elezioni provinciali lo scorso anno, nel maggio 2002, con la gestione di Tonino Carino, ho annotato come ha fatto Amagliani — ma solo per la parte politica, non per la cronaca rosa o nera, quello non sono stato in grado di farlo — le trasmissioni che sono andate in onda nel Tg regionale che hanno interessato le liste di centro-sinistra e quelle di centro-destra. Ho un documento che posso distribuirvi e posso distribuire alla stampa, che è veritiero, perché ci sono date e oggetto della trasmissione televisiva.
Dal 27 aprile al 27 maggio, all'edizione delle ore 14 ci sono stati 24 interventi a favore del centro-sinistra, 7 interventi a favore del centro-destra. All'edizione delle 19,35 ci sono stati 24 interventi riguardanti il centro-sinistra e i soliti 7 — poveretti! — interventi per quanto riguarda il centro-destra. Questi sono dati ufficiali che distribuirò per vostra conoscenza, perché sapete che non parlo mai a vanvera. Li avevo messi da una parte, perché questo sì, caro Amagliani e cari colleghi del centro-sinistra che avete sottoscritto questa mozione, era un comportamento scandaloso da parte di un tg regionale che funziona con i soldi dei contribuenti, di tutti noi, questo rapporto era sì scandaloso, quello che c'è adesso non lo so. Non so se è vero che il 53% di uno, il 47% dell'altro, onestamente non lo so. A me appare equilibrato, quindi sotto questo profilo, se la dott.ssa Sodano e la redazione del Tg3 hanno apportato questo riequilibrio nell'informazione credo abbiano fatto una cosa giusta, corretta, perché non ci deve essere il privilegio di una parte sull'altra nell'informazione pubblica.
Badate bene, parla una persona che non ha difficoltà ad ammettere che in Italia esiste un problema particolare che non esiste in altri paesi, in cui il capo del Governo è titolare di televisioni private. Però non potete strumentalizzare questa posizione con fatti reali. Amagliani diceva che il centro-destra ha vinto nel 1994 — nel 1994 le elezioni le ha vinte Berlusconi con la sua capacità, bisogna essere onesti: in due-tre mesi si è inventato una campagna elettorale e ha vinto — ma quando nel 2001 il centro-destra ha vinto le elezioni, non dimenticate che voi del centro-sinistra eravate al Governo dal 1995 ininterrottamente, avete avuto in mano la gestione... Direi che la gestione-Zaccaria a livello nazionale non abbia bisogno di commenti: scendeva in piazza a fare campagna elettorale per l'Ulivo, l'ultimo mese ne ha fatte di tutti i colori, tra Biagi e Benigni, le ha utilizzate tutte le persone intelligenti che potevano mettere in difficoltà Berlusconi e il centro-destra. C'è stata una gestione di parte incredibile, inguardabile. Non potete dire che in quegli anni sia stata fatta una gestione equilibrata dell'informazione. C'era un'informazione di parte evidentissima, quando avete gestito il potere. Fermo restando quello che ho detto prima, perché bisogna essere sempre onesti su tutte le cose.
Però, amici miei, perché non avete presentato una mozione allora, quando il rapporto era 24-7, quasi quattro volte tanto? Nessuno si è scandalizzato di questo, nessuno del centro-destra, nemmeno gli amici di Alleanza nazionale che sono stati duramente attaccati, ha presentato mozioni per censurare l'operato, perché non è compito nostro. Quello che si fa oggi in quest'aula somiglia molto a una censura politica sull'informazione e questo non va bene, sia che lo faccia il centro-destra sia che lo faccia il centro-sinistra.
Per questi motivi e per le cose che ho detto precedentemente noi siamo fortemente contrari a questa mozione, anzi ripeto l'invito che ho fatto all'inizio del mio intervento: se ci fosse buon senso, alla luce delle cose che ho detto, questa mozione da parte vostra andrebbe ritirata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Presidente, colleghi, l'intervento dell'assessore Amagliani è un atto gravissimo. Un assessore, un membro di Giunta, un membro di Esecutivo ha l'avallo o comunque l'indicazione politica di una maggioranza che accetta tutto questo. Che cosa?
Nel metodo. Un membro autorevole dell'Esecutivo che accusa una redazione, una direzione delle scelte che compie, sui minuti, sugli orari di trasmissione. E' questo dibattere l'informazione? E' questa la libertà d'informazione? O è una indebita pressione politica, una voglia e volontà di censura, una minaccia? Ci sono organi di controllo, assessore Amagliani, colleghi della maggioranza. C'è l'Osservatorio di Pavia, c'è il Corecom, ci sono protocolli, ci sono sedi di verifica e di elaborazione dati. Si viene qui senza un dato oggettivo ma snocciolando, indicando fatti come in un processo sovietico, ho detto prima, Presidente, e mi scuso dell'interruzione. Ma era una cosa effettivamente molto grave, nei toni e nei contenuti. Questa è la libertà d'informazione che tanto sbandierate? Questo è difendere la libertà, l'autonomia dei giornalisti e le loro scelte?
Nel merito. Guardiamo i dati, ha ragione il collega Viventi. Andiamo a vedere i dati, dall'Osservatorio di Pavia, al Corecom, a tutti i comitati di controllo. Andiamo a vedere se i dati rispondo o no ai protocolli che sono stati stipulati a livello centrale e a livello locale per quanto riguarda lo spazio che deve essere dato alle opposizioni, al Governo regionale, al Governo nazionale, alla maggioranza, che è cosa ulteriormente diversa dai governi e dagli esecutivi, perché ha uno spazio a sé, garantito tutti i giorni. Anzi, se andiamo a vedere quei dati ha ragione, ancora una volta, il collega Viventi, qui le cose devono essere completamente rovesciate, a 360 gradi: chi ha avuto difficoltà di passare le proprie iniziative, di passare attraverso gli organi più autorevoli dell'informazione pubblica, che sono quelli radiotelevisivi, forse è stata proprio questa parte, la parte dell'opposizione, del centro-destra. Allora di che cosa parliamo? Nel merito, di cose assolutamente indecenti, di discussioni assolutamente basate su una volontà, lo ripeto, censoria e di minaccia. Nel metodo, inaccettabile: impostare il dibattito sulla libertà di informazione, su questi toni e contenuti. La libertà e l'autonomia di una redazione, di una direzione, di un giornalista professionista che fa il suo dovere ed espleta i suoi compiti in maniera assolutamente autonoma e scevra da ogni tipo di condizionamento che viene oggi, qui, da voi, dall'Esecutivo, una cosa gravissima. Neppure dalla maggioranza, dall'Esecutivo che mette sotto accusa, sotto processo. Questo è inaccettabile. Ritirate subito questa mozione, questo documento. Noi abbandoneremo l'aula, on lo voteremo, non voteremo né contro né a favore, è una cosa inaccettabile, un attacco vergognoso alla libertà e alla democrazia e viene da coloro che ieri, oggi, forse nei prossimi giorni stanno e staranno in piazza Navona a dire che vogliono il pluralismo, non accettano i diktat o le leggi sbagliate. Così si correggono leggi o diktat? Facendo qui, in quest'aula, dentro l'aula del Consiglio regionale dei diktat e dei processi alla libertà e all'autonomia dei giornalisti? Giornalisti che tra l'altro, per tre quarti — è notorio — non sono vicini alle posizioni del centro-destra per provenienza, per formazione, per cultura...

LUIGI VIVENTI. Per "assunzione"...

FABIO PISTARELLI. ...per tanti percorsi. Perciò pensate un po': una sinistra che attacca il mondo dell'informazione che anzi, se ha avuto delle posizioni nel passato a livello di servizio di informazione, sono state posizioni a volte disorientanti. Pensate i passaggi non solo di Biagi o di Santoro ma anche di Luttazzi, un'intera trasmissione di Benigni. Ci sono state delle situazioni veramente paradossali e oggi questa maggioranza e l'Esecutivo mettono sotto processo e sotto accusa l'autonomia, la libertà di informazione e di fare giornalismo. Questo è assolutamente inaccettabile. Mi vergogno di aver sentito certe cose.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Silenzi.

GIULIO SILENZI. Volutamente sono sceso nei banchi, cari, del Consiglio comunale, perché la mozione che è stata presentata a novembre era riferita a un fatto circoscritto e fu firmata dagli allora presidenti dei gruppi del centro-sinistra, per cui non impegna né può impegnare il livello di governo. Il fatto è che la mozione andava discussa molto prima, non si capisce perché la discutiamo dopo un anno. Il fatto in sé, converrete, era eclatante: tutta la stampa nazionale, all'epoca fece vedere e rivedere e scrisse della liste all'interno del Parlamento. Questi due parlamentari erano marchigiani: come fa il Tg3 delle Marche...

OTTAVIO BRINI. Bertucci è marchigiano?

GIULIO SILENZI. Intendevo eletti nelle Marche, non fatemi perdere tempo ma fatemi andare sulle cose più di sostanza che sono state affrontate oggi.
E' grave che il Tg3 delle Marche abbia ignorato questa cosa. Da qui è nata la mozione, perché in effetti c'è qualcosa rispetto a cui non si può rimanere inattivi.
A quell'epoca c'era un cambio di direzione, per cui questo fatto fu interpretato — ed io lo interpretai — come una volontà di sterzare completamente la conduzione della redazione, perché era inspiegabile quanto successo.
Ecco perché di questo si parla nella mozione. Oggi il dibattito si è allargato e io non mi voglio sottrarre ad altre problematiche facendo un ragionamento più allargato, riprendendo anche alcune questioni che sono state sollevate dai colleghi.
Una premessa è d'obbligo, collega Pistarelli. Ieri il Senato ha approvato questa scandalosa "legge Gasparri". In pratica il Parlamento o la maggioranza sono diventati un sarto su misura per il presidente, leggi su misura fatte per il presidente. E' scandaloso — ecco piazza Navona, il pluralismo — il fatto che il presidente del consiglio di amministrazione si debba dimettere, avete dimissionato un altro consiglio di amministrazione, reso più debole il servizio pubblico. State facendo "operazioni di regime" e nel centro-destra questo rapporto ignora il conflitto di interessi e aumenta i problemi dell'informazione e della democrazia. Quello che stiamo discutendo oggi è piccolissima cosa rispetto a questo fatto straordinario che non avviene in nessun paese del mondo, neanche nei paesi con dittature...

FABIO PISTARELLI. Posso interromperti?

GIULIO SILENZI. Non mi puoi interrompere, Pistarelli, io non ti ho interrotto. Non mi interrompere, perché io non lo l'aplomb di Amagliani. Tu hai parlato e io non ti ho interrotto.

FABIO PISTARELLI. Stai dicendo una cosa molto grave, perché tu stai dicendo che una legge fatta dal Parlamento e della peggiore dittatura.

GIULIO SILENZI. Ma chi sei, tu?

FABIO PISTARELLI. La vostra è dittatura: Commissioni fatte per censurare...

GIULIO SILENZI. Non hai le telecamere...

PRESIDENTE. Consigliere, per favore... Consigliere Pistarelli, non l'autorizzo ad intervenire!

GIULIO SILENZI. Ho detto e ripeto — perché Pistarelli, nella concitazione, non afferra bene quello che dico — che in Italia si sta verificando quello che non si verifica in nessun paese del mondo, neanche laddove ci sono dittature folcloristiche. Il fatto che c'è una concentrazione così accentuata non solo nei mass-media ma anche sulla carta stampata e si proceda con delle leggi che aumentano gli interessi e la capacità informativa è un problema che non riguarda solo noi. Io guardo i centristi, perché ormai Alleanza nazionale non ha più, su questi temi, una credibilità, a mio avviso, d quando sta al Governo e deve reggere le sorti di Berlusconi. Questo è un problema che riguarda il paese, non riguarda solo noi. Oggi noi accentuiamo, perché capiamo che c'è un fuoco di fila sull'informazione, che rende ogni nostra azione difficile da esplicarsi. Il condizionamento democratico è così forte solo in Italia, non c'è in nessun altro paese al mondo e questo è un problema di tutti.
C'è chi si agita e richiama i soviet. Scherzando, io dicevo "richiamiamo Gasparri", perché i soviet sono passati, non ci sono più. Oggi invece c'è Gasparri, c'è conflitto di interessi, ci sono le reti, le riviste, i giornali che appartengono ad un solo proprietario, neanche ad un sistema. Questa è la premessa, perché rispetto a questo clima è chiaro che anche le redazioni regionali del Tg3 che si debbono accreditare con il livello romano.
I non cito né fatti singolo, né statistiche, né numeri. Chiedo invece che il Consiglio regionale o l'Esecutivo possano fare un'opera di monitoraggio, stabilendone i criteri, perché sui numeri che qui sono stati detti la paternità non ce l'ha nessuno in maniera seria, al di là dei singoli consiglieri e nostri colleghi che possono dire "in una settimana, in un mese...". Ma non ha un valore sistemico, di un periodo lungo dove si può capire se la par condicio è violata. Non c'è una legge, solo in campagna elettorale la legge obbliga la par condicio. C'è una legge della democrazia che vorrebbe che ci fosse una presenza paritaria delle forze politiche che si richiamano al centro-destra e al centro-sinistra. Per servizio pubblico intendo questo.
C'è bisogno di un monitoraggio per uscire fuori dai balletti di cifre che dimostrano tutto e il contrario di tutto. Circa i singoli fatti anch'io sono colpito, perché ricordo che a Tolentino c'erano movimenti operai, occupazioni di fabbriche e il Tg3 allora, come evidentemente adesso, ha avuto un black-out.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Ha trasmesso per dieci minuti la piazza contro i carabinieri, lascia perdere...

GIULIO SILENZI. Parlo di una vicenda vissuta personalmente, per cui, Massi...

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Tremila persone contro i carabinieri...

GIULIO SILENZI. Parlo di anni fa, quando c'era la vertenza della Gabrielli, l'occupazione della fabbrica, il fatto che non si facevano uscire i camion. C'è stato un black-out. Questa vicenda richiamata da Amagliani mi riportava ad una continuità di difficoltà ad intervenire sulle questioni sociali ed economiche, soprattutto sociali a Tolentino.
Quindi non parlo di fatti singoli, ma penso che sia utile che venga fatto un monitoraggio e ci sia una garanzia politica da parte di tutti di vedere rappresentate le idee del centro-destra, le proposte, le iniziative del centro-destra e del centro-sinistra in misura paritaria e anche uno stimolo. La mozione va aggiornata, perché parla di un fatto dal quale è trascorso quasi un anno, richiedendo questa tendenza a impegnare un organo tecnico ufficiale per garantire questo monitoraggio.
Così come è giusto rilevare che le Marche molte volte non sono solo Ancona e qualche altra località limitrofa. Avverto, per esempio, che nella provincia di Macerata la presenza di Rai3 è molto sbilanciata rispetto a quella di Ancona. Lo stesso penso si possa dire di Pesaro e un po' meno — perché oggi c'è un collegamento diretto con un corrispondente — per la provincia di Ascoli. Quindi un'attenzione maggiore rispetto a quello che avviene nella società, nella politica, nelle istituzioni, che non sia solamente un dato "anconacentrico" mi sembra utile richiamarla ed è un'indicazione, non certo una intromissione. Facciamo il nostro ruolo di consiglieri che vengono votati dal territorio, nell'indicare che anche lì, on solo sulla politica, c'è una par condicio, perché vi sono eventi importanti quanto gli eventi che vengono costantemente riportati solo perché, magari, stanno a pochi metri dalla redazione.
Mi sembra giusto e utile evidenziare questo aspetto e monitorarlo, perché chi abita in provincia di Macerata non deve avere un handicap comunicativo rispetto a chi abita in altre province.
Così come mi permetto di rilevare — un altro aspetto delicato, politicamente — che non si può affidare esclusivamente il resoconto dei lavori consiliari a un unico giornalista, al di là di simpatie nei confronti del Polo o di Forza Italia. Quando un pezzo viene "chiuso" da un giornalista, non c'è qualcuno che può intervenire, il giornalista se ne assume la responsabilità e molte volte vi sono dei servizi palesemente polemici e impostati in una maniera polemica nei confronti del centro-sinistra o che denotano una simpatia nei confronti del centro-destra e questo non deve avvenire né per quanto riguarda il centro-sinistra né per quanto riguarda il centro-destra. Ma questo è un discorso in generale.
Un discorso specifico sui lavori, una pluralità di interventi redazionali sui lavori del Consiglio la preferirei e sentirei, in questo modo, più garantiti i lavori del Consiglio stesso, quindi è un fatto che non solo eleva la qualità dell'informazione, ma da un punto di vista politico sgombra il campo da valutazioni che anche noi abbiamo fatto, che anche io personalmente ho fatto rispetto a dei resoconti che non riportavano fedelmente gli interventi che in aula venivano fatti.
Auspico che la mozione riprenda questi temi, non sia una censura nei confronti di alcuno, perché parliamo di un comitato di redazione, di giornalisti. Il dibattito era incentrato su un fatto specifico, per cui verrebbe anche stravolta l'impostazione della mozione e del dibattito stesso, però occorre fissare alcuni punti per rendere produttivo questo dibattito e dare delle indicazioni che non entrino nella sfera professionale dei giornalisti, ma delle indicazioni, degli auspici che il Consiglio regionale può fare, per garantire in questa regione un pluralismo, non uno sbilanciamento nei confronti di alcuno ma una par condicio, una presenza nel territorio e una garanzia di presenza per quanto riguarda le forze politiche che collaborano all'interno di un'alleanza, che possa sgombrare il campo da televisioni che siano al servizio di qualcuno.
Siccome il dibattito voglio volgerlo in positivo, penso che questo debba essere fatto, chiamando ognuno alla sua responsabilità. Non è in discussione un problema di libertà né di democrazia violata, vi sono delle regole, degli indirizzi che vanno seguiti, nella tutela del pluralismo e dell'espressione di ognuno di noi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Sicuramente la mozione ci ha portato a fare alcune riflessioni sul rapporto che i politici regionali hanno con la stampa in genere, non solo con la televisione. Ho visto che le corde sensibili di alcuni sono state toccate dal fatto che sono passati da una posizione di forte favoritismo che c'è stata nella VI legislatura. Al di là delle tendenze dei giornalisti, una sensibilità al datore di lavoro del momento forse c'è da parte di chi vorrebbe l'autonomia ma forse l'autonomia, poi, non la sa gestire.
Noi siamo stati in una posizione di grande difficoltà nella VI legislatura e porto anche degli esempi. Ne potrei portare molti ma ne voglio portare un paio che fanno ben comprendere come ci siano discriminazioni di aggregazioni, ma discriminazioni anche all'interno delle stesse aggregazioni, a volte per rapporti di amicizia. A meno che la professionalità del politico e del giornalista non dipendano dal fatto che alcuni di noi, durante il giorno, fanno tante telefonate per avere pubblicato il loro splendido volto con delle foto già preparate. Perché le persone che vedo qui, poi non sono così belle come sui giornali, anzi il contrario.
Vediamo queste indiscrezioni, queste veline, queste cose non firmate, queste dichiarazioni non fatte ma subliminali della carta stampata, dunque non c'è un rapporto professionale tra noi e il giornalista che dovrebbe esaminare i fatti e interrogarci a seconda delle mozioni, delle interpellanze, delle leggi, delle nostre iniziative sul territorio. Esiste quindi una discriminazione di aggregazioni, ma esiste una discriminazione all'interno delle stesse aggregazioni e degli stessi partiti. All'interno dei partiti e dei movimenti ci sono idee diverse. Oggi c'è la moda di spostarsi anche all'interno delle cosiddette correnti o correnti di pensiero dei partiti per prendere posizione anche all'interno dei partiti stessi. Penso che questo si possa notare, nella tv e nella stampa, anche nelle ultime settimane.
Probabilmente l'on. Scaltritti aveva ragione a tirare le orecchie all'attuale deputato dell'Udeur: poteva anche dargliene due o tre, in quel caso. La legge del teatrino non mi piace, la legge della parte non mi piace, dichiaro ancora una volta "viva la nostra libertà di pensiero". Direi quindi che la televisione debba essere sensibile a tutti questi episodi che si verificano. Penso che la censura su certe cose diventi un fatto completamente inutile, anzi improduttivo per chi la vuol esercitare, perché poi si scatena la reattività e la pubblicità. Sono poi fatti che non li prenderei come scandalosi: abbiamo avuto in Parlamento persone che avevano violato la vita di esseri umani, nel senso che avevano adoperato le armi per uccidere delle persone; abbiamo avuto dei parlamentari probabilmente poco degni all'interno del Parlamento, non vedo che problema vi sia se si sono tirati le orecchie vicendevolmente Bertucci e Scaltritti.
Voglio portare due esempi di quello che è successo nella VI legislatura, due esempi rapportati proprio alla questione della presa di posizione a favore dell'aggregazione e all'interno delle aggregazioni stesse e porto dei fatti.
Ricordo bene che sono stato — nella mia prima legislatura — consigliere segretario, e ci fu il momento, nel 1997, in cui assunsi, per volere di questo Consiglio, la carica di Vicepresidente, alternandomi con il collega ed amico Carlo Ciccioli. In quel momento ci fu una conferenza stampa dell'Ufficio di presidenza, in cui Carlo veniva sempre intervistato dalla televisione di Stato del Tg3 e, come Carlo stesso ben ricorda, fu intervistato, ancora una volta, lui. Carlo mi guardò e io rimasi zitto, perché sapete che sono molto schivo, non telefono mai ai giornalisti, alla Rai; sto poco sui giornali, anche se c'è questo vezzo di sentirsi, di passarsi informazioni e poi fare il favore al politico con il volto. Carlo disse alla giornalista: "è lui il Vicepresidente, sarebbe il caso che intervistassi anche lui" e si tolse. La giornalista mi chiamò e io dissi una battutina, peraltro molto educata: "Grazie, Carlo". Lei mi apostrofò con la dichiarazione "rivendico la mia autonomia". Però questo è il modo di operare, anche per amicizia: esiste, esisterà sempre, è esistito in modo forte nella precedente legislatura.
Altro fatto della VI legislatura, la famosa battaglia per il Cornello, iniziata tanti anni fa. Io la portavo avanti qui, come tu, Massi, la portavi avanti da altre parti e adesso la portiamo avanti insieme in quest'aula. Ci fu una conferenza a San Severino Marche, presso la Comunità montana e l'intervistatrice a un certo punto telefona a non so chi alla Rai e dice "Grandinetti lo devo intervistare? Perché è il promotore della cosa, ma questo è uno che spara a zero sulla Giunta". Se è vero che ho "sparato", l'ho sempre fatto con molto tatto e molta educazione. Risulta, tra l'altro, che la giornalista possa avere idee anche vicine, ma non ha importanza che idee abbia un giornalista, l'importante è che uno si senta servo o si senta libero di esercitare la propria professione. Comunque, l'analisi del soggetto deve essere diversa, non è una tessera di partito o un pensiero politico che conta.
Questo per dirvi come hanno funzionato le cose nell'altra legislatura.
Oggi, dai discorsi fatti trapela un certo disagio per un'abitudine e una consuetudine che voleva tante veline, tanti fax, rotoli della Giunta e della maggioranza che venivano riferiti dalla Rai, mentre c'era una discriminazione forte, a nostro avviso, nei confronti del centro-destra. Oggi le cose, probabilmente, si sono più bilanciate e il disagio esce fuori.
Per quanto riguarda la questione territoriale condivido completamente quello che Giulio Silenzi ha detto: l'attenzione al territorio, anche non del capoluogo, che comunque è il centro della politica, cui noi non abbiamo nulla da contestare come centro del dibattito. Però ritengo che le Marche del sud e Pesaro debbano essere più all'attenzione non solo del mondo politico ma anche per quanto riguarda il proprio mondo culturale e le altre attività. Quindi una televisione più federalista, che parli del territorio, non solo del capoluogo e dei fatti che capitano nel capoluogo.
E' capitato un episodio, domenica scorsa, che ritengo inquietante. Qualche parlamentare delle Marche del mio movimento, con dei consiglieri regionali hanno tenuto una conferenza stampa e hanno richiesto l'intervento della stampa. Era presente la rappresentanza della carta stampata ma non la Rai. Il consigliere Ceroni ha telefonato alla Rai, ha parlato lungamente, per più di mezz'ora e, da quello che mi riferisce — ero al suo fianco — il capo redattore ha affermato "abbiamo ricevuto pressioni, poi un vostro collega ci ha detto di non intervenire". Noi facevamo la conferenza non contro dei colleghi, che noi rispettiamo — ci può essere anche un dibattito interno, perché siamo un partito di gente libera, un partito liberale — ma in polemica con un deputato che vestiva la nostra casacca e l'aveva cambiata. L'avremmo invitato, e l'invitiamo ancora, a essere coerente con se stesso. Probabilmente è un "mastelliano" e assomiglia più a Mastella che a Berlusconi, questo è fuor di dubbio, però si tolga la casacca che gli hanno dato i marchigiani che hanno votato Forza Italia e probabilmente non daranno il 27-28%, nelle prossime elezioni, all'Udeur. Questo era l'invito, quindi una cosa legittima, un'operazione di supplenza perché il partito non la stava facendo. Mi conferma adesso il consigliere Ceroni di avere parlato con il capo redattore marchigiano.
Quindi, sempre con stile, con la massima tranquillità, l'invito è quello di non intervenire, di essere equanimi per quanto riguarda gli schieramenti, da parte di tutta la stampa, specialmente di non prendere posizioni antipatiche. E' un appello che non faccio solamente alla Rai, supportato da questo fatto increscioso capitato domenica, ma anche ai giornali. Non si possono prendere posizioni all'interno di certe cose. Io vedo meglio una cronaca, un riferire. Specialmente il telefonare, il sentire il politico che ha certe opinioni e non sempre aspettare l'imbeccata di quello che dà la notizia che non sempre è vera, se portata a riscontro di altri.
Penso che la libertà di stampa interessi tutti noi, on ho voluto nemmeno recitare il teatrino della contrapposizione tra aggregazioni, perché ritengo che il nostro interesse precipuo è che questo sia un paese libero, che questa sia una regione libera e tutti dobbiamo lavorare perché questa libertà trionfi. Se facciamo il gioco delle parti questa libertà probabilmente trionferà sempre meno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Sarò brevissimo, perché voglio rifuggire dalle sceneggiate e dall'arroganza di alcuni consiglieri della destra, ma anche perché il contesto generale in cui avviene questa discussione è caratterizzato da una concentrazione in un'unica proprietà privata nella persona del presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, di quasi tutti i mezzi di informazione televisivi e giornalistici. Il servizio pubblico Rai è in larga parte, oggi, asservito ai partiti di governo ed è in procinto di essere privatizzato. L'ultimo "decreto Gasparri" in ordine di tempo, pone questo contesto già grave dinanzi a una drammaticità: siamo già in veri e propri elementi di regime; siamo dinanzi ad un gigantesco conflitto di interessi su uno dei punti più decisivi della democrazia, appunto quello della rappresentanza del pluralismo e della libertà d'informazione. Questo conformismo, è ovvio, pervade anche le sedi Rai regionali.
Questa considerazione deriva dai fatti , è stato già detto: il pluralismo che esiste nella politica e nella società delle Marche e non solo, non viene rappresentato appieno. Già in passato abbiamo, insieme ad altri ed anche da soli, interessato il Corecom di questa situazione.
Vorrei soffermarmi, se possibile in una riunione più propria del Consiglio regionale, sulle questioni generali che attengono alle forme della democrazia, della sua rappresentanza, al ruolo dell'informazione pubblica in virtù del regionalismo e della riforma costituzionale. Ma al tempo stesso vorrei estendere questa critica anche ai mezzi d'informazione privati, in particolare le tv private delle Marche ma non solo, perché anche queste non sfuggono a una situazione di conformismo, di asservimento, perché in qualche modo la politica viene rappresentata in maniera distorta, viene rappresentata all'interno di una caricatura dei "soliti noti". Pur essendo tv private esse non possono fare quello che vogliono, perché anch'esse fruiscono, in maniera diversa, dei contributi pubblici, statali e regionali. Al contrario, il potenziale giornalistico delle Marche, pubblico e privato, è di grandissima qualità, di elevata qualità ed è sbagliato, molto sbagliato piegarlo alle esigenze di parte.
L'adesione dei Comunisti italiani a questa mozione, infatti, vuol segnalare il rischio di una degenerazione irreversibile dell'informazione pubblica. Ciò, purtroppo, on deriva solo dal soggettivismo negativo di qualche direttore o capo redattore delle sedi Rai regionali, ma da una linea più generale, che assomiglia ormai ad un regime.
Nelle marche il culmine di questa involuzione si è avuto durante l'ultima campagna elettorale, quella di maggio, dove la sovraesposizione dei partiti della Casa delle libertà è stata al di sopra di qualsiasi regola. Noi siamo contrari alla privatizzazione della Rai ed alla trasformazione federalista o separatista della Rai stessa. Le competenze regionali, al contrario, dovrebbero imporre un'analisi più seria, volta ad estendere e non ad indebolire il pluralismo e la libertà di informazione.
Questa critica e il nostro assenso alla mozione che abbiamo sottoscritto deve servire a valorizzare il ruolo pubblico, ad esaltare la qualità dei giornalisti del servizio pubblico, perché esso, quello radiotelevisivo nazionale e regionale non devono essere asserviti ai governi di turno ma devono essere asserviti e serviti per l'informazione della verità e per il ruolo sempre più ampio della democrazia nazionale e regionale. Credo che questo imponga una discussione più generale.
Il Consiglio regionale delle Marche ha e come una competenza per fare ciò ed anzi credo che sarebbe opportuno, in virtù proprio delle nuove competenze regionali, prevedere una riunione monotematica del Consiglio stesso per discutere delle forme come oggi vengono espresse per rappresentare al meglio il pluralismo, la democrazia e la libertà.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SANDRO DONATI

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Cari amici e "compagni" del centro-sinistra marchigiano, avrete da oggi un amico e collega in più per aiutarvi a denunciare il conflitto di interessi, le arroganze nazionali e regionali: l'on. Maurizio Bertucci è al vostro servizio, al vostro fianco e voglio dire, soprattutto agli amici Ds — scusate se non vi chiamo "compagni" — di cercare anche per Bertucci, come avete fatto in maniera veramente prodiga con l'amico Bastianoni, un posto eccellente per le prossime scadenze. Comunque tranquilli, perché Bertucci, con la sua competenza sarà al vostro fianco nelle battaglia ideali che voi giustamente portate avanti. Auguri, in bocca al lupo e compimenti per questa prestigiosa adesione.

LUCIANO AGOSTINI. Il tuo è un intervento da "terza internazionale".

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Faccio i complimenti alla coalizione che ha acquisito una nuova energia e una persona estremamente competente. Lui dice che proviene dalla scuola democratico-cristiana, quindi averla acquisita alle cause del centro-sinistra è un complimento che mi sento di fare. E' una persona molto qualificata che sarà tra le vostre fila a sostenere queste vostre battaglie.
Ho fatto questa battuta e spero di non avere scandalizzato l'amico Agostini, che ho visto sorpreso da questo esordio, innanzitutto per ravvisare che rispetto alle posizioni di Amagliani qui ci sono stati due incredibili rallentamenti, per cui complimenti a Giulio Silenzi e a Cesare Procaccini, perché debbo dire che, da esperti di scuola politica hanno cambiato il tono della mozione e dell'intervento di Amagliani. E' un tono che ha rallentato la polemica, l'ha raffreddata, quindi mi pare che sia prevalsa un po' più di saggezza. Fate un passo in più e ritirate questa mozione. Luciano Agostini ha detto che sto facendo un intervento da "terza internazionale", ma il tono usato da Amagliani ha solo una qualificazione: intimidazione. Se questo Consiglio regionale vuol riprendere una sua credibilità su questa vicenda si faccia quello che ha sollecitato Silenzi, quello che ha detto adesso Procaccini, facciamo una seduta monotematica complessiva sull'informazione, ma questa mozione va ritirata, perché ha solo la caratteristica di una intimidazione.
Ringrazio il Presidente Minardi che adesso è uscito, perché quando si è insediata la dott.ssa Sodano è stata fatta — non ricordo se a richiesta della stessa dott.ssa Sodano o del Presidente Minardi — una riunione con tutti i gruppi consiliari e a turno c'è stato detto che cosa ci sentivamo di chiedere alla Rai regionale. Io ho detto, a nome dell'Udc, "ci sentiamo di chiedere che nei vostri servizi il tempo sia riservato alla pari". Non capisco la polemica di Amagliani, che ha qui dichiarato che secondo i suoi dati, in diversi momenti della nostra storia regionale recente, i minuti sarebbero stati 41-44, 44-42 tra Governo regionale, maggioranza e minoranza. Se è così l'obiettivo è stato raggiunto.
Dico allora a voi e al Presidente D'Ambrosio, in particolar modo: se l'obiettivo è che ci sia più politica, più Regione, più Consiglio regionale nella nostra Rai, questa è una richiesta che mi sento di fare ufficialmente ai vertici della Rai.
Voglio ricordare a questo Consiglio che l'Udc è un partito e un gruppo che a più riprese, nel 2001, quando ancora non era cambiata la situazione politica nazionale e successivamente, ha fatto una richiesta per modificare il meccanismo delle tribune regionali che andavano in onda alle 11,20 del mattino per trattare i temi regionali e in ore, non so quali, della notte. Su questo facciamo una battaglia.
Anch'io ravviso che — sarà responsabilità, eventualmente, della Commissione di vigilanza sulla Rai — sicuramente c'è un tempo insufficiente per illustrare ai cittadini marchigiani quello che avviene qui dentro. E' chiaro che spesso ci sono forzature e accelerazioni.
Sulla vicenda Api sapete come è andata a finire e sapete anche che conclusione c'è stata qui, a livello formale, ma per motivi di tempo, credo, la Rai regionale ha dedicato, su questa vicenda, quasi tutto lo spazio al "governatore" regionale e al titolare dell'Api: il resoconto sul Consiglio è stato abbastanza rapido, seppure ha riportato le posizioni di tutti.
Ma guardiamoci bene in faccia e mettetevi nei panni anche della minoranza: noi che cosa dovremmo dire, se vi lamentate voi? Non credo a macchinazioni di redazione e se guardo i tempi, i tempi sono rispettati, tra maggioranza e minoranza, ma un piccolo gruppo di opposizione, che crescerà ma che oggi, nei numeri, è ancora un piccolo gruppo di opposizione, non dovrebbe lamentarsi molto più di voi?
Si parla della baruffa Scaltritti-Bertucci. Può darsi che la Rai regionale, per il fatto che quella nazionale ha dedicato una copertina a quella baruffa, abbia glissato su questo argomento, ma vi faccio una domanda: e su tutte le baruffe interne ai Ds sulla questione della sanità, tranne un'intervista a Sturani, molto rapida, quante cose sono state dette dalla Rai regionale? Spazio alla Cgil, sicuramente, ma sapete che situazione avete avuto dentro i Ds. Io non faccio lo sciacallo e l'avvoltoio, non è mio costume, non rientra nella mia educazione politica, però vi posso dire che la Rai di questa vicenda del piano sanitario, che ha creato tanti problemi e tanti mal di pancia dentro la direzione regionale Ds, non è che ne abbia parlato, magari, come avveniva in passato nel riferire spettacolarmente quello che avveniva tra le correnti della Democrazia cristiana, per esempio. Quindi, su questo siete stati abbastanza fortunati.
Vi faccio una domanda, sempre sulle macchinazioni: alzi la mano, chi di voi del centro-sinistra — io non ho pedigree, cartellini, statistiche, schedature — pensi che la redazione Rai Marche sia piena di giornalisti del centro-destra, dichiaratelo qui. Perché non ci scrivete, ad esempio, sei nomi di giornalisti che, secondo voi, sono ideologicamente del centro-destra, dato che Amagliani ha questa situazione di schedatura molto precisa? Scrivete sei nomi di redattori della Rai Marche e dateceli riservatamente: penso che non arrivereste nemmeno a 2-3. Quindi, questo clima va ricondotto in una linea di correttezza, perché voglio anche dire ad Amagliani che nelle trasmissioni di Bruno Vespa su Rai 1, a me pare che l'uomo che appare più di tutti sia il plurifirmato, aristocratico e borghese Bertinotti, che sta sempre in quel salotto, anzitutto. Andiamo a vedere tra Bertinotti e Follini chi c'è di più. Lo vogliamo vedere? Il vostro segretario che acquista scarpe da 500 euro a Montegranaro... Il "proletario" Bertinotti...

ANDREA RICCI. Ma come ti permetti a usare questi termini?

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Rispetto a quelli che ha usato Amagliani... Il segretario di un partito che si rifà a un proletariato marxista si va ad approvvigionare dal miglior artigiano di Montegranaro. Perfetto... Voi sostenete l'artigianato.

ANDREA RICCI. Pensa per te e alla tua volgarità intellettuale.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Siccome avete detto che a livello nazionale c'è una manovra quasi fascista per tappare la bocca alla minoranza, allora ditemi se in questo paese non è rispettato Bertinotti.

ANDREA RICCI. No, non è rispettata Rifondazione comunista.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Ci vuole la faccia per dire questo. In questo paese Bertinotti è quello che appare più di tutti.

ANDREA RICCI. E' assolutamente oscurata: ti porto i dati.

PRESIDENTE. Consigliere Massi, deve concludere.

LUCIANO AGOSTINI. (al consigliere Massi). Perché, deve avere le scarpe rotte, Bertinotti?

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. No, no, ci mancherebbe. Questo paese ha consentito un'evoluzione di questo tipo e ne siamo fieri.
Ho concluso, voglio dirvi soltanto una cosa. Mi pare che Procaccini e Silenzi, pur rimanendo nelle stesse posizioni abbiano attenuato i toni del dibattito. Questo consente, al di là delle battute che ho fatto io, di assicurare tutte le condizioni per ritirare questa mozione, prendendo impegno ad affrontare il problema dell'informazione in maniera più compiuta e complessiva a settembre.
Siccome all'equità, agli spazi ci teniamo tutti, vi faccio una domanda: ci sono testate di carta stampata nella nostra regione, che prendono finanziamenti regionali per trattare argomenti istituzionali, statutari ecc. Il dott. Alceo Moretti è uno dei protagonisti dell'informazione di questa regione e la sua testata gode di autorevoli finanziamenti. Vorrei che voi mi aiutaste a far capire al dott. Alceo Moretti — poi, può dedicare le prime nove pagine al nostro vicepresidente, con foto a colori, ripreso in duemila posizioni — che il Consiglio regionale ha una composizione varia, non vi sono solo 3-4 partiti, qui dentro. Dato che voi tenete alla democrazia, aiutateci a far capire che questi soldi devono essere dati, con i soldi di tutti, a chi fa equità nell'informazione. Fatelo per primi voi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Svolgerò l'intervento partendo da una premessa per arrivare a delle conclusioni che vogliono essere anche delle proposte, perché poco varrebbe che ci cimentassimo in un esercizio dialettico senza arrivare a delle determinazioni che in qualche modo impegnino anche il Consiglio regionale.
La premessa è una constatazione. Credo che sia inutile negare che, non la redazione delle Marche ma le testate regionali, abbiano avuto, da questo nuovo Governo, che controlla l'informazione in Italia, un mandato politico: il mandato è quello di creare i presupposti per ribaltare le Regioni a conduzione centro-sinistra. non è una novità, perché anche gli stessi esponenti del centro-destra in questi mesi l'hanno affermato. La familiarità con cui si sentono di dover trattare con la redazione della Rai, ha più volte evidenziato, per loro stessa ammissione, questa situazione. Quindi il Governo di destra, che controlla l'intera informazione in Italia, ha dato questo mandato alle testate regionali. Un'altra considerazione a riprova di questo, caro consigliere Massi, è che il disagio diffuso tra gli operatori della Rai non è un disagio dei giornalisti del centro-sinistra ma un disagio anche dei giornalisti che non la pensano come noi. Ormai è trapelato questo disagio diffuso.
Questo è il contesto in cui ci muoviamo. Devo dire con grande franchezza un'altra banalità: non è una novità che la politica, i partiti, semplici esponenti di partiti influenzino la Rai. Non lo scopriamo ora, è stato così anche in passato. I Governi di turno hanno in qualche modo influenzato la televisione di Stato. Ora però, noi dobbiamo ogni giorno — non basta dirlo una volta — rimarcare che anche l'informazione regionale è in mano al monopolista, quel monopolista che ha interesse ad esaltare quello che fa e a mettere la sordina a chi lo contrasta — ma fin qui c'è poco di nuovo — ma soprattutto il monopolista ha avviato una vera e propria rivoluzione culturale a tutto campo, non per indirizzare il dibattito politico ma per affermare la strategia complessiva della destra. Quindi ogni azione, ogni occasione è mirata ad affermare un modello di società prima ancora che il dibattito politico.
Quindi non intendo, in questa sede, farmi intrappolare nella logica dei minuti in più o in meno alla maggioranza, all'opposizione, al governo, ai singoli consiglieri, né mai personalmente ho utilizzato il metodo di chi urla più forte che, oggi come in passato, ha caratterizzato i comportamenti e anche le scelte della Rai ed è stato utilizzato, oggi come in passato, sia dalla maggioranza che dall'opposizione.
La questione che noi oggi dobbiamo porci, a mio giudizio riguarda la funzione del servizio pubblico nella politica ma, come Consiglio regionale ce la dobbiamo porre anche e soprattutto per gli altri settori. Il servizio pubblico non è infatti la sommatoria di singole parzialità, per cui, distribuiti i minuti siamo accontentati tutti, ma è la sommatoria di singoli comportamenti professionalmente corretti, quindi in gioco non c'è la rappresentanza di una o un'altra forza politica ma, a mio giudizio, c'è l'autonomia dell'informazione e soprattutto l'autonomia delle scelte che non sono politiche, che non hanno, in qualche modo, un difensore potente, sia esso il Governo di turno, ma sia esso anche l'opposizione di turno, perché anche l'opposizione è un interlocutore potente.
Questo ragionamento lo dobbiamo fare per il pluralismo politico, ma lo dobbiamo fare soprattutto per chi opera nella società, per chi opera negli altri settori al di fuori della politica, che in qualche modo hanno bisogno di essere rappresentati al pari di tutti gli altri e quindi dobbiamo porci l'interrogativo non solo di quanti minuti ha l'opposizione e di quanti ne ha la maggioranza, ma soprattutto di chi, al di fuori della politica, vince un minuto sul Tg: chi ha i migliori uffici stampa? Chi investe di più in pubbliche relazioni nei confronti delle redazioni? E chi non dispone di queste risorse?
Il mondo della marginalità sociale... Mi riferisco anche ai colleghi dell'opposizione: che ruolo svolgiamo, che ruolo ci sentiamo di portare avanti come Consiglio regionale per dare voce a chi non ha voce? Alle minoranze sociali, non alle politiche. Noi siamo privilegiati.
Il servizio pubblico ha l'obbligo morale di arrivare soprattutto laddove, per motivi commerciali le tv pubbliche non arriveranno mai. Il servizio pubblico ha l'obbligo di informare non su ciò che qualcuno vuole che si dica che pensi — quello che viene veicolato dagli uffici stampa — ma su ciò che accade e ciò che accade anche laddove questo non arriva attraverso le veline o dei comunicati stampa. E' qui che dobbiamo mettere i piedi nel piatto, qui dobbiamo svolgere un ruolo forte: il ruolo che passa attraverso i monitoraggio che ha proposto Silenzi, ma attraverso tutte quelle che sono le nostre competenze.
Il consigliere Viventi anche oggi preferisce andare a pranzo a casa che stare a lavorare in Consiglio regionale fino ad ora tarda, però voglio dire al consigliere Viventi — mi auguro che lo legga negli atti — che la Regione in realtà ha grandi competenze, perché il titolo V della Costituzione ha assegnato alle Regioni una competenza concorrente con lo Stato, quindi dobbiamo prendere atto che noi abbiamo piena titolarità ad intervenire in questo settore. Oggi è il 23 luglio e corre un anno dal messaggio del presidente della Repubblica alle Camere sul tema dell'informazione. Il presidente della Repubblica ha detto dei concetti fondamentali per la democrazia, cioè che la garanzia del pluralismo e l'imparzialità dell'informazione costituiscono lo strumento essenziale per la realizzazione di una democrazia compiuta. "Si tratta di una necessità — dice il presidente — avvertita dalle forze politiche, dal mondo della cultura, dalla società civile". Allora informazione pubblica non è soltanto dare ad ognuno tanti minuti in base alla propria percentuale elettorale, ma vuol dire, soprattutto, che la pluralità della società italiana deve essere manifestata e garantita. Dice sempre il presidente della Repubblica che "alle Regioni è assegnato un preciso compito nella comunicazione, considerando questa materia ricompresa nella legislazione concorrente, insieme a quella della promozione e dell'organizzazione di attività culturali". Quindi noi dobbiamo sviluppare una legislazione che valorizzi il criterio dell'articolazione territoriale della comunicazione come espressione dell'identità e delle culture locali. Dobbiamo pertanto aprire un confronto con la Rai, così come con le altre testate giornalistiche, per sapere sì come distribuisce i minuti dell'informazione, ma per sapere anche quali sono i piani editoriali che ci aiutino ad attuare il federalismo dell'informazione e per garantire il servizio pubblico. Vogliamo conoscere quali sono le iniziative perché la Rai delle Marche non risponda soltanto alle esigenze dell'ascolto e della raccolta pubblicitaria, ma dia voce a chi non la ha. Anche per aprire un confronto vero di quella riforma delle testate regionali che deve accompagnare anche la riforma federale dello Stato, quindi un confronto che dobbiamo aprire non solo in termini rivendicativi, come fruitori del servizio pubblico, ma proprio in termini istituzionali, perché noi siamo chiamati ad attuare il federalismo ed il servizio pubblico dell'informazione è chiamato, con noi, ad accompagnare questo cambiamento.
Infine, Presidente D'Ambrosio, credo che sia anche giunto il momento di porre questa questione dell'informazione come una questione che riguarda tutta la comunità marchigiana, quindi credo che siano maturi i tempi per una conferenza regionale sull'informazione, che metta i temi del federalismo sul tappeto e faccia fare a tutti i soggetti istituzionali — le autonomie locali, la Regione — una riflessione sulla Regione che vogliamo e su come vogliamo accompagnare il cambiamento del nuovo Stato federale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Quando il gruppo dell'Ulivo più Rifondazione comunista hanno preparato questa mozione sul ruolo del servizio radiotelevisivo, a nostro avviso due erano gli obiettivi che volevano cogliere e mi dispiace che Silenzi, che è uno dei primi firmatari, in questo momento non sia in aula.
Il primo obiettivo era quello di colpire Forza Italia, poiché due parlamentari si sono presi a pugni alla Camera, quindi l'immagine di Forza Italia che è uscita non era certo una buona immagine. L'altro obiettivo era quello di intimorire e processare pubblicamente il nuovo direttore della sede Rai. Questo è un metodo che sempre avete usato, quello di intimorire e minacciare l'avversario quando le vostre idee, le vostre proposte non sono condivise e portate avanti. Per anni siete vissuti solo sulla propaganda e non sull'informazione — in fatto di propaganda siete stati grandi maestri a livello mondiale, nessuno era alla vostra altezza, grazie anche ai finanziamenti che vi arrivavano dai paesi dell'est, soprattutto dalla Russia — tanto è vero che aprivate e chiudevate giornali nel giro di 24-48 ore, a seconda della tirata degli stessi. Quindi la grande forza dei comunisti era quella della propaganda, non interessava loro l'informazione, cosa che Benatti bene ha fatto a ricordare a tutti, mettendo tutti in riga sull'informazione e sul ruolo della propaganda.
Fino a quando la carta stampata e la Rai sono state a disposizione del vostro regime — perché di regime si trattava — le cose andavano bene e non si mandavano cartoline alla Rai. Ricordate quando mandavate cartoline alla Rai con Carmen Lasorella? Oggi non si sa dov'è andata Carmen Lasorella: era una delle attiviste, tanti anni fa, che diceva "una cartolina per l'informazione". Eppure oggi, anche lei dovrà rivedere quanto faceva.
Quindi avete sempre avuto un difficile rapporto. A voi piacciono i Luttazzi, personaggi volgari, non con quell'umorismo che dà piacere vedere, ma quella è volgarità. A voi piacciono i Santoro, che sono faziosi. Questa è la vostra informazione, questa è la Rai che volete. A voi piace la carta stampata che parla male di Berlusconi. Però i tempi sono cambiati, è bene che questo pluralismo ci sia, è bene che finalmente si cominci a ragionare e che ci sai un certo equilibrio. Adesso parliamo a livello regionale, per quanto ci riguarda siamo soddisfatti di come la direzione regionale della Rai sta portando avanti il servizio pubblico e mi dispiace che le eccellenze e le professionalità Rai vengano sminuite e non si esaltino quelle figure che effettivamente portano informazione e stanno tentando, a differenza del passato, di dare una programmazione diversa. Nel seguire la Rai 3 oggi si nota una volontà di cambiamento, di programmazione, di contatto con i cittadini e non condivido quello che dice Silenzi circa la penalizzazione di Macerata, perché stanno facendo il giro di tutte le Marche... (Interruzione). Parliamo di programmazione, Silenzi, non della tua faziosità. Voi avete lo stampino nella testa, perché siete ottusi politicamente: nonostante che la democrazia è cambiata non avete fatto passi in avanti, siete rimasti ai tempi dei rubli dei russi, quando vi mandavano i soldi per Roma, Napoli, New York, le tende del Vietnam...

LUCIANO AGOSTINI. Era meglio cambiare i rubli...

OTTAVIO BRINI. Quando uno prende finanziamenti, anche illeciti, da altre nazioni per denigrare la propria Italia... Oggi non fate altro che parlare di Tricolore, mentre ieri avevate la falce e il martello stampati in testa, con le medaglie d'oro sul petto. Ecco come cambia la democrazia. Ma non avete fatto un passo completo che vi permetta di essere sdoganati sì, ma democratici.

ROBERTO TONTINI. E' meglio che parli della tua, di politica...

OTTAVIO BRINI. Accetto le interruzioni, on sono come Amagliani. potete parlare quanto volete, parlate tranquillamente, basta che Donati mi faccia recuperare i tempi, poi intervenite tutti e non mi importa niente.
Voler tacitare o imbavagliare — siete maestri tra "girotondi", "girotondini" dei Nanni Moretti, ogni tanto ne inventate uno. Chi tirerete fuori la prossima volta per sensibilizzare le piazze...

GIULIO SILENZI. Abbiamo Bertucci, tiriamo fuori Bertucci...

OTTAVIO BRINI. Non cadiamo di stile in questa circostanza. Mentre a Roma lo chiamavate tutti Berducci, oggi vorrei vedere i tuoi compagni e colleghi che se lo trovano sul loro banco come lo chiamano. Non lo chiameranno "Santità".
Tornando al discorso iniziale, caro Silenzi, quando hai preparato quella mozione volevi colpire l'immagine di questi due personaggi politici e oggi, nel tuo intervento nemmeno li hai sfiorati. A novembre il tuo obiettivo era invece quello di colpire questi due personaggi e, con essi, Forza Italia. Capisco il tuo imbarazzo, oggi, a dover condividere il pensiero di chi, per tanti anni, ha fatto una battaglia contro i comunisti nelle Marche, contro chi ha fatto una battaglia ideale contro i comunisti in Italia e oggi siede accanto a dei comunisti, a livello nazionale. So che c'è forte imbarazzo a dover non giudicare — perché nessuno è all'altezza di poter giudicare — ma a fare ragionamenti su questi personaggi. E' molto difficile per te, oggi, dover parlare di Scaltritti e Bertucci per la "scazzottata". Il tuo obiettivo, conoscendoti, lo ripeto, era quello di colpire Forza Italia, non c'è ombra di dubbio su questo; il tuo secondo motivo era quello di intimorire e imbavagliare la direzione della Rai.

GIULIO SILENZI. Era giusto o no che il Tg della Rai non avesse dato notizia del fatto?

OTTAVIO BRINI. Questo lo dovevi dire tu. Io dico a te, oggi che questa mozione non te la votiamo, Forza Italia uscirà dall'aula, perché tu sai quanta ambizione c'è da parte di tanti personaggi politici che, quando non vedono la foto sui giornali, quando non vedono il passaggio in televisione non fanno altro che accendere i telefoni per rimproverare il cronista o chi ha fatto il servizio. Questa è la vergogna di chi fa la propaganda e la promozione per se stesso, on per i problemi che affrontiamo in questo Consiglio regionale. Ce ne sono tanti, qui dentro che vivono solo per questo, che telefonano al cronista dicendo "mi hai dato poco spazio", oppure "ho fatto la velina e non mi hai passato quello che ho detto". Tra le righe anche tu hai detto queste cose, perché paravi di giornalisti che devono essere più presenti, perché ci sono giornalisti faziosi. Togliamoci questo concetto: il giornalista fa il proprio dovere, noi non siamo nelle condizioni né di richiamarli né di rimproverarli, tu fai il politico, il giornalista fa il giornalista. Se tu sei sotto osservazione e se ti criticano devi saper accettare le critiche, questa è la vita politica. Nessuno di noi è nelle condizioni di poter rimproverare alcuno.
I servizi sulla sanità potevate registrarveli. Non avete un registratore, a casa? La parzialità che c'è stata, lo spazio che vi hanno dato, l'informazione... Sull'Api bastava mettere dentro una cassetta... Eravate rimasti in 16, non ha parlato nessuno. Sul discorso della coalizione: ogni giorno perdete un pezzo, siete rimasti in 22. Silenzi, di questo non ti preoccupi? Non ti preoccupi del fatto che la gente non sa che perdete pezzi sui programmi, con i Verdi che vi abbandonano per i problemi dell'Api, per i problemi ambientali? Non vi preoccupate del problema aperto all'interno di Rifondazione comunista e nessuno ne parla? Questa è l'informazione che volete. Allora facciamo tutti una riflessione seria come diceva la Benatti e non facciamo ingerenze. Noi usciremo dall'aula al momento di questa scandalosa e vergognosa mozione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Penso intanto una cosa: che non possiamo svincolare questo dibattito sulla situazione dell'informazione e soprattutto dell'informazione radiotelevisiva pubblica nella nostra regione da quanto sta avvenendo a livello più generale nel nostro paese, con provvedimenti che proprio in questi giorni sono all'attenzione del Parlamento italiano. Mi riferisco in modo particolare alla cosiddetta "legge Gasparri" sul sistema informativo nazionale, in modo particolare sul sistema radiotelevisivo, approvata ieri al Senato e dovrà ritornare alla Camera, a settembre, per l'approvazione definitiva.
Noi discutiamo di minuti, di attenzione verso quella o l'altra forza politica, verso quel polo di centro-destra o di centro-sinistra, ma credo che cose ben più gravi stiano avvenendo a livello nazionale, con provvedimenti come quello varato ieri dal Senato o quello sul conflitto d'interessi, varato sempre nel pomeriggio di ieri alla Camera, che lascia completamente la situazione irrisolta. Questo avviene a un anno esatto di distanza da quando il presidente della Repubblica Ciampi aveva inviato alle Camere il suo messaggio. Il fatto che il presidente della Repubblica avesse scelto il tema del pluralismo, dell'informazione, dell'imparzialità dell'informazione per questo messaggio alle Camere, dava il segno e la misura della centralità che l'argomento assumeva perché una democrazia come la nostra possa dirsi veramente compiuta, in un paese afflitto dal più gigantesco conflitto d'interessi, come avviene oggi in Italia. Nel suo messaggio il presidente Ciampi indicava alcuni obiettivi molto precisi, tenendo conto anche delle sentenze che c'erano state da parte della Corte costituzionale. Indicazioni di cui la "legge Gasparri" non tiene conto in nessuna misura, sia quelle del presidente della Repubblica, sia le sentenze emesse dalla Corte costituzionale. Quindi abbiamo verificato ancora una volta, piaccia o non piaccia ai colleghi del centro-destra, che la Casa delle libertà, divisa su tante questioni importanti che riguardano la vita sociale ed economica del nostro paese, come ha dimostrato anche la farsa della verifica che si è aperta a livello nazionale dentro il centro-destra, si trova invece ancora una volta unita e fortemente compatta nel difendere gli interessi del presidente del Consiglio, approvando al Senato una legge che, per esempio, il nostro capogruppo al Senato ha definito, giustamente, pericolosa e vergognosa, perché da una parte salva una delle reti Mediaset, in modo particolare il Tg4 di Emilio Fede, regala forti dosi di pubblicità a Mediaset tramite Publitalia e sostanzialmente assesta un colpo serio, grosso al servizio pubblico nazionale.
Qui vorrei aprire una parentesi che riguarda, nello specifico, l'informazione nazionale, perché dentro questo colpo assestato al servizio pubblico radiotelevisivo nazionale, chi patirà più le conseguenze di queste difficoltà, sarà proprio l'informazione a livello regionale, che noi invece vogliamo assolutamente sostenere e difendere per il ruolo che deve assumere nello sviluppo più complessivo delle società a livello regionale. E' in questo quadro di riferimento che oggi noi discutiamo una proposta di mozione sul ruolo del sistema radiotelevisivo regionale, una mozione che sconta, ovviamente, i ritardi con cui viene affrontata e discussa in Consiglio regionale. Non dimentichiamo che la mozione è ormai fortemente datata e risale a oltre 8 mesi fa. E' una mozione che prendeva spunto da una vera e propria censura, nei fatti, avvenuta su un episodio che qui è stato ricordato, che riguardava la nostra regione, che riguardava, in modo particolare, l'atteggiamento di due parlamentari eletti in questa nostra regione, allora entrambi appartenenti a Forza Italia. Una questione che è stata ripresa abbondantemente da tutti i mezzi di informazione pubblici e privati, locali e nazionali, meno che dal Tg Marche, che si è accorto di questo fatto soltanto dopo circa una settimana. Ironia della sorte ha voluto che il fatto riguardasse una zuffa fra due parlamentari di Forza Italia, l'on. Scaltritti e l'on. Bertucci, zuffa che vediamo prosegue in qualche modo anche in questi giorni, saggiamente soltanto sul piano politico, anziché su quello fisico, dopo la fuoriuscita dello stesso on. Bertucci da Forza Italia e dall'attuale maggioranza, che in qualche modo ha riaperto, se mai la vicenda fosse stata chiusa, una lotta intestina dentro Forza Italia nelle Marche, di cui sono piene le cronache dei giornali e degli organi di informazione anche in questi giorni.
Credo che il giudizio che dobbiamo esprimere deve andare al di là del fatto specifico da cui la mozione è nata, un giudizio che debba andare anche al di là della questione del rispetto o meno della par condicio tra le forze politiche, tra gli schieramenti politici o della questione puramente legata al bilancino dei minuti e dei secondi da ripartire tra tutti. Credo che il problema che dobbiamo porci è più complesso e credo che vada fatta una riflessione più generale, che deve essere sostanzialmente sostenuta su due questioni: non i minuti delegati a questo o l'altro partito ma i dati relativi agli indici di ascolto dei Tg regionali ci segnalano che c'è una diminuzione preoccupante dei dati d'ascolto e che questo riguarda, in modo particolare anche il Tg della nostra regione.
Credo che innanzitutto è una questione che riguarda un'impostazione più generale. Credo che vi sia una insufficiente analisi fatta dal sistema radiotelevisivo regionale sui fatti regionali, un insufficiente approfondimento delle specificità dei diversi territori della nostra regione, mentre c'è una eccessiva, accentuata attenzione ad altre questioni come la cronaca nera e così via. Credo che questo sia un problema che debba essere affrontato, perché porta a una diversificazione e a uno squilibrio di attenzione verso i problemi reali di questo nostro territorio regionale, verso i problemi dei singoli territori. Molte delle notizie si accentrano sul capoluogo di regione, su Ancona, su questa provincia, meno risalto invece viene dato a quello che succede in altri territori, meno risalto viene dato anche ai problemi e ai settori vitali dell'economia marchigiana. Penso che alcuni settori trainanti della nostra economia — quello calzaturiero, quello del mobile — abbiano poca attenzione e poca rilevanza. Poi ci sono gli aspetti più particolari e più specifici che riguardano il trattamento riservato all'opposizione, alla maggioranza, o, all'interno anche della coalizione, alle diverse forze politiche. Non ho dati sui tempi, ma noto che da qualche tempo a questa parte il Tg regionale è diventato grosso modo una cassa di risonanza del viceministro Baldassarri, fino ad arrivare a fatti eclatanti che non hanno riguardato questa gestione ma la precedente e che denotano elementi negativi. Fatti eclatanti che abbiamo registrato anche durante lo svolgimento di Consigli regionali, come quando una troupe televisiva di tecnici sono stati sollecitati ad intervenire a mezzanotte per riprendere per forza la sceneggiata che allora i gruppi dell'opposizione avevano fatto in Consiglio regionale, quando si sono in questa sede imbavagliati. Quindi il discorso non riguarda questa gestione o gestioni precedenti, riguarda una valutazione complessiva che va fatta e che ci deve vedere su una riflessione a più ampio raggio.
Credo che abbiamo fatto bene a sostenere la richiesta di una discussione su questi temi, credo che al termine di questa discussione dovremmo definire una risoluzione da votare, che tenga conto di quanto sta avvenendo a livello nazionale, che non può essere sottovalutato o cancellato nella discussione che facciamo, dando anche indicazioni concrete di intervento, per esempio riguardo a una attenzione sul monitoraggio che non concerne solo la campagna elettorale o solo le forze politiche, ma l'impostazione più generale dell'informazione nella nostra regione, quindi avere anche degli strumenti concreti in mano per poter giudicare meglio, con un obiettivo di fondo, che è quello di aiutare la crescita del servizio pubblico televisivo regionale, dentro una politica che sia fondata sull'equilibrio e sull'imparzialità dell'informazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Innanzitutto dico che quando uno è abituato a una certa cosa, a un certo comportamento, alla fine gli sfugge come stanno veramente le cose. Credo che il problema dell'informazione, per la sinistra sia proprio questo: che è abituata da tantissimi anni a certi comportamenti e a questo punto le è sfuggito completamente il quadro generale della situazione. Vorrei qui affermare con forza che l'informazione, da anni è completamente occupata e manipolata dalla sinistra.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Ma avete un presidente del Consiglio che governa...

CARLO CICCIOLI. Noi abbiamo un presidente del Consiglio che cede la direzione del Tg più importante — il Tg5 — a Mentana, che prende lo stipendio da Berlusconi, ma culturalmente è schierato con il centro-sinistra.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Un minimo di vergogna per quello che dici.

CARLO CICCIOLI. Io sostengo la tesi che il centro-destra deve cominciare a pensare a un partito unico, però forse sono troppo avanti con il programma. Questa vicenda nasce da distante, dalla prima Repubblica, l'epoca in cui, nel grande accordo tra la Dc e il Partito comunista, la Dc teneva gli enti, le banche e gli affari e la sinistra si prendeva la cultura, il teatro, l'informazione e lo spettacolo. Questo grande schema purtroppo è durato 45 anni e noi ne siamo un po' vittime.
Parliamo ci chiaro: teatro, editoria, università, informazione, stampa in generale sono monopolizzati da giornalisti, editori, professori universitari che si richiamano a un certo pensiero politico. Facciamo l'esempio della Rai di Ancona. Il consigliere Massi si è posto il problema della redazione Rai di Ancona, dicendo come stanno le cose. E' vero che la redazione è un po' flessibile, ondeggia sopra i 20 redattori, ma se le cifre non mi fanno difetto ce ne sono 17 che si richiamano al centro-sinistra, due schierati con il centro-destra e tre indipendenti, più o meno.

ROBERTO TONTINI. Avete fatto le schedature?

CARLO CICCIOLI. Siamo arrivati alla verifica, anche a quella nazionale.
Questo comporta che il prodotto sia di un certo tipo. Se mi metti a fare un certo tipo di attività, tu sai che il prodotto che io ti do sarà di un certo tipo, da questo non si sfugge. Questi sono gli equilibri.
Vi vorrei raccontare un aneddoto simpatico che mi è capitato il 2 gennaio di quest'anno. Sono stato alcuni giorni all'estero, torno il 2 gennaio in "astinenza di informazione". Appena arrivo a casa accendo la televisione per sapere cosa è successo e mi sintonizzo sul Tg regionale. Era il 2 gennaio, le vacanze, Natale, tutti buoni ecc. Va in onda un servizio sugli aumenti dei prezzi, quindi un servizio apparentemente neutro. Tutto il servizio apparentemente neutro è connotato dal fatto che l'aumento dei prezzi non dipende né dal raffredamento dell'economia del mondo, dal fatto che sono diminuiti i consumi, né dal fatto che l'euro ha determinato un aumento dei prezzi, cose comparse su tutta la stampa specializzata. La trama del servizio è: l'aumento dei prezzi è colpa del Governo Berlusconi. Poi, a un certo momento si dice "adesso sentiamo i pensionati". Compare sullo schermo l'ex presidente di un Consiglio di circoscrizione di Ancona, pensionato per carità, che viene presentato come il pensionato-tipo e dice "La colpa dell'aumento dei prezzi è tutta del Governo Berlusconi". Finito il servizio, mia moglie che stava aprendo le valigie mi sente urlare e si chiede "cosa gli ha preso?". Faccio immediatamente il numero della Rai, inizio a insultare, a urlare ecc. Il servizio, che era vergognoso, non è andato più in onda, oggettivamente, e sono soddisfatto, perché era veramente indecente e vergognoso che un tipo di informazione di questo genere fosse data dal servizio pubblico, perché invece di essere un'"informazione" era una "formazione" politica delle coscienze.
Chi sono i padroni della tv? In genere sono gli ascoltatori, o come si dice gli ascolti. Un autore che fa un programma, di centro-destra o di centro-sinistra, quando gli crollano gli ascolti va a casa, sempre. Faccio un esempio di un personaggio dello spettacolo che notoriamente è vicino al centro-destra: appena gli sono calati gli ascolti è stato immediatamente mandato via.
I politici non fanno ascolto, non piacciono. La gente, quando sente parlare troppo di politica cambia canale, si stanca subito. Noi facciamo delle trasmissioni terribili, in cui pensiamo di essere chissà quanto bravi e nessuno le segue, dopo un po' tutti "zampettano" in un altro canale. La gente, in realtà vuole più cronaca, è interessata a sapere le notizie vere. In realtà cosa è successo nell'orientamento strategico della Rai di Ancona? Che è diminuita la politica: nella "gestione Carino" si guardava la televisione e si vedevano la faccia di D'Ambrosio, la faccia di Silenzi, la faccia di Spacca, la faccia dell'Amati...

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Quella di Ciccioli non mancava.

CARLO CICCIOLI. No, non si vedeva. Poi andavo in redazione, facevo una scenata e allora arrivavo io. Questo è quanto è successo in questi anni. Io mi sono conquistato uno spazio perché ho sgomitato, sono andato lì, ho creato talmente tante difficoltà, che Carino dopo un po' non reggeva e mi metteva in qualche servizio. Questa è la verità delle cose. Tutt'oggi, i dati che ha detto Viventi sono veri. In una settimana, 24 passaggi del centro-sinistra, con i vari sindaci — Sturani — presidenti di Provincia — Colonnella, Giancarli, Ucchielli — e 7 passaggi del centro-destra nella settimana presa in considerazione. Il problema è che voi non volete rinunciare all'egemonia. Io sono invece profondamente insoddisfatto. Spesso, quando posso dico a Gasparri di sbrigarsi ad andare avanti. Non è possibile che in questi anni abbiamo avuto prima Zaccaria e ce lo siamo tenuti fino alla scadenza, poi la gestione Baldassarre e Saccà fatta di riciclati di tutte le tinte, poi finalmente un po' di spazio ma ancora non si può fare niente. Non si può ancora cercare di avere l'obiettività. Noi abbiamo bisogno di riequilibrio. Se potessi — ma purtroppo non posso — assumerei con un contratto blindato 100 redattori di area di centro-destra per "inquinare" la Rai di oggi, perché non è possibile reggere ancora un'informazione a senso unico. In realtà, il controllo della cosiddetta gestione è finto, perché fanno quello che gli pare. La Rai a tutt'oggi è informazione pubblica, dovrebbe essere obiettiva, in realtà questo non accade.

GIULIO SILENZI. Ma di che parli, Ciccioli?

CARLO CICCIOLI. Ma la guardate o no, la televisione? E' una situazione assolutamente sbilanciata. Voi avete tutt'oggi un monopolio nella gestione dell'informazione, che è una cosa inaccettabile, su cui quello che posso fare, faccio continuamente. Voi siete così dentro il problema che non ve ne rendete conto, questa è la cosa più grave.

GIULIO SILENZI. Ma dove vivi?

CARLO CICCIOLI. Vivo davanti alla televisione e controllo. Voi eravate abituati a un film e in questo film adesso, ogni tanto, disgraziatamente c'è qualche scenetta diversa.
Una mozione che è un atto di censura è una cosa gravissima. Noi non parteciperemo al voto, non era mai successo. Per fortuna il tempo rende giustizia, perché la "scazzottata" Bertucci-Scaltritti di novembre arriva all'attenzione del Consiglio regionale oggi che Bertucci è diventato un fedele parlamentare del centro-sinistra e dell'Ulivo, aderendo al gruppo Mastella, quindi un po' di giustizia nel mondo c'è. A mio parere, come centro-destra dovremmo impegnarci di più nel fare uno studio compiuto e farvi vedere che le cose che dico io on sono un film ma purtroppo sono la realtà.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Questa mozione sul ruolo del servizio radiotelevisivo parte da un fatto indiscutibile, da una vicenda che viene richiamata per evidenziare la necessità di un impegno da parte del telegiornale regionale, per una maggiore correttezza nello svolgimento delle proprie funzioni, del proprio servizio. E' ben chiaro il tentativo del centro-destra di spostare la discussione, potando in alcuni casi dati, ma in altri casi argomentando anche sulla base dei principi che ben conosciamo e che troviamo poi sanciti nelle decisioni che in questi giorni sono state assunte in Parlamento con la riforma del servizio radiotelevisivo.
Credo che discutere oggi questa mozione offra al Consiglio regionale delle Marche l'opportunità di intervenire sulle vicende degli ultimi giorni relative alla riforma del servizio radiotelevisivo regionale, una riforma che avviene dopo un periodo in cui la tv, non soltanto nel servizio di informazione giornalistica ma anche nel palinsesto, nelle sue trasmissioni — in particolare faccio riferimento a quelle pubblica per la quale i cittadini pagano il canone — offre un servizio sempre più squalificato, sempre meno impegnato culturalmente, scientificamente e credo che la capacità della televisione in Italia, man mano che penetra sempre più nella vita di tutti i giorni, sempre più condiziona la vita di tutti i giorni dal punto di vista delle scelte culturali, dell'informazione, dei consumi, sempre più, anziché svolgere una funzione positiva rischia di esercitare una funzione negativa. Questo è un discorso che faccio non soltanto riguardo all'informazione ma riguardo all qualità del servizio radiotelevisivo che viene proposto in questa fase.
Alcune considerazioni di questo genere sono state fatte dalla collega Benatti, parlando ad esempio dei soggetti deboli, ma io le faccio anche rivolgendomi al tema dei minori, sul quale la televisione, che ha un rapporto molto stretto con i minori, raramente svolge un'azione positiva, anzi è strumento e veicolo per una comunicazione di carattere commerciale, vergognosamente aggressiva nei confronti di quelli che poi, all'interno delle famiglie, influenzano i consumi. Credo quindi che la discussione relativa al ruolo del servizio televisivo, probabilmente non solo sta stretta all'interno della discussione del servizio radiotelevisivo regionale, ma sta stretta anche all'interno dell'informazione del servizio radiotelevisivo nazionale. Probabilmente bisogna discutere approfonditamente sul ruolo della televisione in paesi evoluti come il nostro, anche se oggi noi siamo qui a discutere di una visione più circoscritta e più collegata all'attività di questo Consiglio.
E' vero, l'informazione nella nostra regione tende sempre più alle notizie di cronaca nera, di cronaca rosa, l'informazione politica non è sufficientemente presente e in alcuni casi fatti importanti vicende importanti sono passate in secondo pano, per lasciare spazio a notizie che certamente definire importanti è eufemistico.
Con questo non si vuole assolutamente, da parte mia, mancare di rispetto all'autonomia dei giornalisti, delle redazioni giornalistiche, né fare ragionamenti sul terreno della deontologia professionale dei giornalisti, credo che ci debba essere un profondo rispetto. Ceto è che alcuni dati sono oggettivi: forse questo Consiglio avrebbe bisogno di maggiori dati e questo potrebbe essere fatto anche attraverso il Comitato regionale radiotelevisivo, organismi che devono affiancare l'attività del Consiglio regionale e che non sono certamente gli organismi che devono svolgere la funzione di censore, come pure in quest'aula da qualcuno è stato in qualche modo adombrato.
Penso però che sia giusto e legittimo un richiamo da parte del Consiglio regionale delle Marche al fatto che i servizi di informazione giornalistica regionale, in particolare il telegiornale regionale, dedichino maggiore spazio alla cronaca e all'informazione sulla vita delle Marche e non nascondano notizie di rilievo importante, ripetendo situazioni che in passato si sono verificate.
Credo però che in questa mozione non possa mancare un riferimento, anzi un passaggio, un approfondimento sul tema della riforma del servizio radiotelevisivo nazionale. Io ho presentato un emendamento, assieme ad altri colleghi consiglieri, cogliendo l'invito che il collega Amagliani ha fatto di approfondire. In realtà, lui nel suo intervento parlava di approfondimenti intendendo questo come elencazione di altre situazioni. Io non credo di potermi permettere di fare questo da una posizione che non è più quella della maggioranza, nel momento in cui il mio gruppo ha deciso di non far più parte di questa maggioranza e, pur condividendo la sua impostazione, penso che questa sia una questione che debba essere risolta e chiarita all'interno della maggioranza che mi sembra ha opinioni divergenti su questo aspetto e non vorrei quindi bacchettare nessuno all'interno della maggioranza, né inserirmi all'interno di una dialettica, di una dinamica che evidentemente ha rilevato la presenza di due posizioni, di due sfumature diverse, all'interno del dibattito della maggioranza stessa. Però dico che condivido questa mozione, che ho sottoscritto con convinzione, non credo che sia opportuno che venga ritirata, non credo che sia opportuno che venga stravolta, se mai credo che sia necessario che sia integrata con delle riflessioni che ritengo indispensabili, che ritengo importanti, sul ruolo dell'informazione pubblica radiotelevisiva, alla luce di riforme che, togliendo il limite del 20% sulla concentrazione del sistema integrato di comunicazione, di fatto salvaguarda la raccolta pubblicitaria di Mediaset, salvaguarda, sostanzialmente, un impero dell'informazione che con il tempo si è andato sempre più consolidando.
Il presidente del Consiglio aveva promesso, al momento del suo insediamento, di risolvere il problema del conflitto di interessi, di questa incompatibilità nel campo della televisione entro i primi tre mesi di Governo, questo non è avvenuto, anzi questa riforma contiene, all'art. 2, addirittura una disposizione che salva proprio questa condizione. L'art. 2 è stato definito l'articolo "salvaberlusconi". Non vorrei che questo sembrasse uno sport nazionale, quello di sparare sul presidente del Consiglio, ma devo dire che non parlarne di fronte a provvedimenti del Parlamento di questo genere, significa essere omertosi rispetto a decisioni gravi che il Parlamento assume, confezionando leggi in cui i principi sono completamente abbandonati a se stessi e le leggi vengono uniformate non a dei principi generali, se mai i principi generali vengono piegati alle esigenze di fotografare la situazione attuale, se non addirittura la situazione in evoluzione, perché dentro questa legge c'è anche lo spazio per un'ulteriore evoluzione di questa concentrazione. Quindi stop al divieto di concentrazioni tra reti e quotidiani, ridiscussione delle modalità di elezione del consiglio di amministrazione, con addirittura due nominativi individuati da un Ministero e non dal Parlamento come era sostanzialmente ormai un punto acquisito nel tempo. Era infatti acquisito, ormai, che il consiglio di amministrazione della Rai fosse nominato interamente dall'organismo direttamente eletto dai cittadini scegliendo tra queste due persone il presidente del consiglio di amministrazione. Stabilito il prolungamento della validità delle concessioni televisive, in maniera tale da consentire a una delle tre reti Mediaset di continuare a trasmettere in analogico fino al 2006, quindi si sancisce prima un principio e immediatamente si stabilisce la deroga, decidendo, conseguentemente, il prolungamento della validità delle concessioni che erano state ipotizzate su tempi completamente diversi.
Saltano completamente principi e sanzioni per comportamenti che in passato erano stati stigmatizzati, con differenti sfumature e posizioni politiche da tutte le aree politiche.
Credo quindi che sia opportuno accogliere l'integrazione della mozione che è stata presentata il 12 novembre 2002 con questo emendamento che coglie alcuni elementi del dibattito politico, un dibattito che si è sviluppato anche in quest'aula, ha trovato spazio anche in quest'aula, anche se con forme vivaci, anche se su aspetti particolari che forse non corrispondono alla gravità della situazione determinata da questa riforma, perché le polemiche si sono sviluppate su aspetti di dettaglio. Questa riforma condizionerà pesantemente il futuro della democrazia e della libertà d'informazione nel nostro paese. Ci sono elementi preoccupanti e credo che perdere l'occasione per un pronunciamento del Consiglio regionale in questa vicenda non sia la logica conseguenza di avere riscontrato, nella gestione dell'informazione giornalistica della Rai delle Marche, queste situazioni, ci farebbe mancare sicuramente un'occasione importante.

PRESIDENTE. Sono le 13,35. Prima di chiudere, ha la parola il Presidente D'Ambrosio, sull'ordine dei lavori, quindi sospendiamo la seduta, che riprenderemo alle 16.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Oggi era prevista all'ordine del giorno la mia relazione sulla sicurezza, prevista annualmente, su cui si deve svolgere il dibattito. La relazione è pronta ed è stata consegnata. Se voi siete d'accordo, penserei di farla a settembre, perché ha bisogno di tempi sufficienti.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.

(Rimane così stabilito)

ROBERTO GIANNOTTI. Chiedo la parola sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIANNOTTI. Questa mattina era circolata un'ipotesi. Cos'è cambiato da questa mattina? C'era la decisione di procedere ad oltranza fino alle 15. Propongo che il Presidente metta in votazione la proposta di continuare la seduta ad oltranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Non sono d'accordo e chiedo che si rispetti l'ordine del giorno, perché abbiamo introdotto anche altri punti che meritano una discussione adeguata. Non ritengo serio "bruciare" tutto in un'ora e chiedo che si rispetti l'ordine del giorno stabilito.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di prosecuzione dei lavori.

Il Consiglio non approva

La seduta è sospesa. Riprenderà alle 16.

La seduta è sospesa alle 13,40