Resoconto seduta n. 148 del 23/07/2003
La seduta riprende alle 16,45



Mozione (Seguito discussione generale): «Ruolo del servizio radiotelevisivo» Amagliani, Silenzi, Procaccini, Ascoli e Moruzzi (245)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione della mozione n. 245.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. ...l'avevamo detto quando il fatto si è compiuto, non tanto in riferimento alla vicenda specifica, che evidentemente ci ha coinvolto, ma perché ci sembrava più un tentativo di interferenza nelle vicende interne del nostro partito. Debbo invece ricredermi, perché la presentazione della mozione da parte del consigliere Amagliani è andata in tutt'altra direzione, quindi devo da questo punto di vista chiedere scusa al consigliere Amagliani per aver pensato male, cioè avere pensato un atteggiamento strumentale finalizzato ad agitare le acque in casa altrui, quando invece il consigliere Amagliani ha espresso un giudizio sull'informazione radiotelevisiva nella nostra regione.
Questo non toglie che i problemi posti abbiano tanti punti oscuri. E' stato già detto largamente, è stato più volte ripreso da tanti consiglieri, con accenti e con preoccupazioni le più diverse.
A me sembra però che il nodo vero di questa questione, il nodo vero Rai, nelle Marche, sia di una lettura molto più semplice, cioè fino a ieri c'era una Rai allineata, una Rai posizionata sulla maggioranza, che si limitava a dare spazio alle posizioni espresse dall'Esecutivo regionale e dalla maggioranza di centro-sinistra e l'avvento della nuova direzione ha cambiato le carte in tavola, ha tolto alla sinistra un giocattolo, perché c'è stato oggettivamente un impegno nel rimettere la barra nel versante giusto. Debbo riconoscere alla direzione della Rai di Ancona di essersi mossa in due direzioni: da una parte quella di garantire un effettivo pluralismo, quindi un'informazione che esprimeva correttamente le diverse posizioni in campo, dall'altra dare spazio, dare un ruolo alla professionalità giornalistica. Questa ricerca di settorializzare le competenze, questa ricerca di far seguire dallo stesso team tutta la partita dell'informazione istituzionale e politica è stato comunque un passo in avanti che invece non c'è stato rispetto all'attività del Consiglio regionale. Mi sembra che questa posizione di ripiegamento sulla Giunta sia rimasta, cioè ancora oggi ci tocca assistere ad una proiezione forte delle attività dell'Esecutivo, mentre lo stesso atteggiamento non viene tenuto, per esempio, nei confronti della produzione legislativa delle opposizioni, ovvero non mi sembra che ci sia la preoccupazione, che mi pare sia stata recepita dai Tg nazionali, che si prodigano nel dare, insieme alla notizia dell'azione governativa, il commento e la reazione delle opposizioni. Un tipo di atteggiamento di questo genere non c'è. Il problema Rai non è slegato dai problemi dell'informazione giornalistica, rispetto alla quale ci sono grandi limiti. C'è oggettivamente un ruolo forte di alcuni quotidiani locali posizionati in maniera sfacciata verso la maggioranza di centro-sinistra e c'è un ruolo, una forma di pressione che probabilmente non gioca molto sul versante Rai ma gioca molto sul versante dei giornali. A nessuno può sfuggire il ruolo della pubblicità o il ruolo delle convenzioni in atto, che in qualche modo è un grosso deterrente rispetto ad una informazione corretta da parte di giornali e qualche volta anche di qualche agenzia di stampa. Un ruolo che quindi va misurato e recuperato.
Amagliani ha fatto un intervento duro e questa mattina il consigliere Pistarelli si è scandalizzato, nel senso che ha detto sostanzialmente da che pulpito viene la predica, nel senso che al rappresentante di un partito politico a cui non dispiaccia ricordare i propri riferimenti internazionali, parlare di libertà dell'informazione riesce difficile capire. Certo, questa cosa va collocata sul piano regionale e io non voglio attardarmi rispetto a questo. Ne deduco che questa vicenda ha creato un grande imbarazzo nella maggioranza di centro-sinistra, cioè da una parte posizioni di critica accesa, forte di Rifondazione comunista, dall'altra una posizione molto più equilibrata, molto più attenta delle altre formazioni politiche.
Abbiamo forse omesso di fare un ragionamento sul ruolo che può essere svolto in questo settore dall'unico strumento che esiste, il Corecom, cioè l'organo di controllo, di vigilanza sull'attività televisiva regionale che in qualche modo attiene alla nostra responsabilità: il Consiglio regionale lo elegge, il Consiglio regionale dovrebbe in qualche modo avere un rapporto di comunicazione che purtroppo fino ad oggi non c'è stato. Se vogliamo che il dibattito di oggi non sia fine a se stesso e non serva solamente a liberare la coscienza di qualcuno o a mandare qualche messaggio alla dott.ssa Sodano, cosa che assolutamente on ci interessa, dobbiamo in qualche modo cercare di porre a tema le questioni rispetto alle quali possiamo intervenire.
La prima questione è come possiamo contribuire a salvaguardare l'autonomia e la professionalità dei giornalisti. Credo che questo sia un compito che, come massima istituzione regionale dobbiamo porci, perché l'autonomia, la professionalità dei giornalisti è il migliore deterrente ad una cattiva informazione e se non riusciamo a garantire questo, diamo un contributo concreto affinché l'opera di informazione dei media sia corretta.
Silenzi diceva "immaginiamo un lavoro di monitoraggio attraverso un organo ufficiale di garanzia per tutti". Se il Corecom può essere un servizio utile a tenere sotto controllo la situazione e a contribuire a rendere concreta la possibilità, credo che allora si possa in qualche modo raggiungere un altro obiettivo.
Una critica voglio fare alla Rai, anche io. Credo che su una questione la Rai debba fare un grande esame di coscienza: garantire un'informazione più bilanciata. E non parlo dell'informazione politica, parlo dell'informazione sugli eventi territoriali. Noto uno sbilanciamento "anconacentrico" della Rai, mentre invece non mi sembra che la ricchezza di vita che viene espressa da altri territori provinciali — Ascoli, Macerata e Pesaro — sia tenuta nella debita considerazione. Mi rendo conto che questo vuol dire costi, vuol dire anche un impegno organizzativo e professionale maggiore, però credo che il ruolo del servizio pubblico debba essere quello di dare una fotografia adeguata del contesto regionale.
L'altra questione è che dobbiamo in qualche modo lavorare insieme perché alcuni strumenti che valorizzano il confronto politico — mi riferisco alle tribune — siano meglio misurati, siano meglio adeguati. Le ultime tribune politiche che abbiamo realizzato, secondo me non hanno raggiunto questo obiettivo per il posizionamento della trasmissione, per alcuni meccanismi.
La cosa a cui non stiamo è un processo sommario ai giornalisti che hanno dato ampia dimostrazione di grande professionalità, di grande capacità e di questo dobbiamo dare loro atto.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Pochissime parole di replica, perché già molto è stato detto e credo che il mio intervento iniziale abbia chiarito qual è la mia impostazione, tant'è che ho apprezzato la pacatezza con cui il consigliere Giannotti ha affrontato questa discussione, riconoscendo che non c'era da parte mia alcuna volontà di entrare nelle beghe interne di Forza Italia, nel senso che anche qui ho sentito affacciarsi alcune tematiche che hanno riguardato il passato, il ruolo di Bastianoni, che si è prima presentato contrapposto a Vito D'Ambrosio quale Presidente della Regione Marche, la stessa cosa capita per Bertucci... Mi veniva da pensare che probabilmente, su questi personaggi esiste una sorta di "sindrome di Stoccolma", cioè si innamorano del loro carnefice, per cui passano, subito dopo essere sconfitti, dall'altra parte della barricata.
La risoluzione che la maggioranza presenterà riporta il dibattito stesso nei giusti binari. Non ho apprezzato affatto né le parole né l'atteggiamento del consigliere Pistarelli, ma anche su questo mi sono fatto un'idea: che probabilmente in quest'aula troppe volte, quando le tv sono presenti, ci si abbandona a sceneggiate alle volte davvero incomprensibili, dopodiché ha pronunciato parole pesanti nel suo stesso intervento. Avrebbe letto nella mozione che mi vede primo firmatario una volontà censoria, minacce, un attacco alla democrazia. Ma veramente stiamo scherzando? Tant'è che l'interesse è andato scemando di ora in ora e adesso il consigliere Pistarelli, purtroppo, non è nemmeno in aula: probabilmente avrà altre cose, più importanti e serie da fare.
Ripeto, a me sembra che la risoluzione che la maggioranza si appresta a votare ristabilisce la verità dei fatti, una verità che questa mattina ho rappresentato con tanto di dati, ho rappresentato solo ed esclusivamente situazioni concrete che difficilmente sono confutabili. Gli stessi dati che ho voluto portare all'attenzione di questa Assemblea ritengo essere dati inconfutabili, ma se così non fosse chiamiamo il Corecom a svolgere il proprio ruolo, facciamo sì che il Corecom, se fino ad oggi non l'ha fatto inizi a farlo, svolga fino in fondo il proprio ruolo, controlli che la par condicio diventi una realtà e non una parola vuota, che lo diventi in modo particolare nel momento in cui i partiti si affrontano in campagna elettorale. Così non lo è stato nelle ultime elezioni amministrative e non lo è stato in particolar modo per il nostro partito ma anche per altri partiti minori. Noi, su questo abbiamo esposto una denuncia di fronte al Corecom, di fronte alle sedi competenti che va avanti, vedremo cosa accadrà, ma nella nostra risoluzione finale che porteremo al voto si parla anche di questo: che il Corecom svolga fino in fondo il proprio ruolo. Questo era l'intendimento con cui otto mesi fa ho firmato questa mozione, non è cambiato il mio intendimento, tant'è che non voglio nemmeno entrare nelle polemiche che hanno visto scontrarsi internamente le varie forze politiche, in modo particolare Forza Italia in questi ultimi giorni. Io non sono uno sciacallo politico, sono una persona politica che vive anche di grandi passioni e non sono nemmeno solito partecipare a compleanni vip, come probabilmente tanti altri fanno in quest'aula, non mi interessa né di partecipare né di essere invitato, mi interessa ristabilire la verità dei fatti. Io credo di avere riportato con dati, fatti, orari questa verità, che ovviamente, come tutte le verità è la mia verità, ma io inviterei chi è chiamato a svolgere questo ruolo a verificare se i dati che ho fornito sullo share corrispondono al vero, a verificare se i fatti che ho citato rispondono al vero. Se altri ne hanno di diversi che dimostrano il contrario, li portino. Potevano portarli, potevano fare, è arcinoto dall'ultima seduta del Consiglio regionale che oggi avremmo discusso di questo, chi si voleva opporre a questa nostra impostazione poteva tranquillamente farlo, in un sistema democratico ciò è ancora possibile, quindi invito il Consiglio regionale a votare questa risoluzione, che a questo si attesta e non ad altro.

PRESIDENTE. Consigliere Cecchini, io avevo intuito che lei volesse presentare l'emendamento, invece, se mi dice che era una richiesta di iscrizione, se vuole ha facoltà di parlare.

CRISTINA CECCHINI. Anche se siamo alle battute finali di questa discussione intendo fare un ragionamento e mi atterrò soprattutto agli esiti della discussione, dato che il Consiglio è stato impegnato l'intera mattinata. Siccome non è la prima volta che questo Consiglio regionale discute di informazione, credo valga la pena che la conclusione di questa nostra discussione sia fattiva e non si limiti a segnalare che da tempo, anche da gestioni precedenti all'attuale, le questioni sul funzionamento del servizio radiotelevisivo erano molto spesso discusse da quest'aula, proprio per la poca attenzione che alcuni fatti rilevanti potevano avere nella pubblica opinione.
Ovviamente il livello di ragionamento su questo problema, come abbiamo visto in quest'aula è diverso. Si sono confrontati dati differenti. Varrebbe la pena che nella mozione conclusiva un ragionamento di verifica del lavoro del Corecom da questo punto di vista, fosse rendicontato a quest'aula, in modo che non si debba, ognuno per sé, segnalare quanto è grande il problema. Se devo segnalarlo io, potrei dare voce a quanto poco è rappresentata una realtà, non solo quella pesarese ma anche quella ascolana o maceratese. Se si guarda, da questo punto di vista quanto conta Ancona nei resoconti televisivi, c'è una centralità, però nel dire cose di questo tipo, che sono oggetto, talvolta, di riunioni di Consigli provinciali — c'è stato un Consiglio provinciale di Pesaro, ma analogamente c'è stato un Consiglio provinciale di Ascoli che ha deciso una mozione che segnalava questo problema con identico contenuto — credo valga la pena di monitorare il lavoro di informazione che viene fatto dal servizio radiotelevisivo pubblico e credo che il Corecom possa temporaneamente, ogni tanto, segnalare gli spazi non solo delle forze politiche ma anche degli avvenimenti rilevanti sul territorio. Credo anche che questa nostra discussione è delicata, perché nel momento in cui ne parliamo viene anche messa in discussione l'autonomia e la professionalità dei giornalisti che anch'essa è una garanzia per la libertà di espressione, per la libertà di opinione. Quindi, nel chiedere più rappresentanza ai fatti sociali e politici di questa Regione non deve significare limitare il parere di lavoro e di critica nel quale il giornalista, i giornalisti o le redazioni devono essere autonomi. Non ci può essere alcuna maggioranza di un tipo o di un altro, nazionale o regionale che possa, da questo punto di vista, essere il contraltare di quanto passa la notizia o di quanto non passa. Credo quindi che un ragionamento anche sull'autonomia e sulla professionalità dei giornalisti debba essere sempre sullo sfondo in questa nostra discussione. Altra questione che credo vada messa in dovuto risalto, proprio perché discutiamo questa mozione oggi, dopo che il Senato ha dato il via libera al "decreto Gasparri" sulla riforma del sistema radiotelevisivo, sia quella di mandare un messaggio all'Assemblea legislativa della Camera, che in seconda istanza deve rivedere il "decreto legge Gasparri" e chiedere una correzione, perché le questioni previste dalla legge licenziata dal Senato sono questioni pesantissime, a cui varrebbe la pena rimettere mano. Ne voglio segnalare tre e quindi presento anche un emendamento firmato da una serie di consiglieri che credo sia un punto rilevante per consentire un voto positivo, da parte mia, alla mozione.
Il presidente della Repubblica il 23 luglio 2002 ha mandato un messaggio al Parlamento e oggi, a un anno esatto da quel messaggio in Parlamento è arrivata la risposta del Senato e non soltanto del Governo Berlusconi, però i punti sui quali quella legge è stata definita contraddicono totalmente quel messaggio, quella garanzia di pluralismo e di imparzialità dell'informazione, strumento essenziale per la realizzazione di una democrazia compiuta, che garantisce il rispetto della Costituzione italiana ma anche di quello che le norme dell'Ue avevano indicato.
Il testo della "riforma Gasparri" così come è stato licenziato dal Senato è molto peggiorato rispetto a quello licenziato dalla Camera, quindi vale la pena ragionare di questo, perché ancora la Camera ha in mano la possibilità di rivedere il testo e prima di parlare di referendum, come già si sta cominciando a fare, vale la pena porre questa questione.
Anzitutto, occorre che il servizio pubblico sia centrale nel sistema radiotelevisivo e questo non è più, per come è stata organizzata la legge. Ci sono tre sentenze fondamentali della Corte costituzionale che sono state sistematicamente ignorate e oggi si può dire sono state aggirate. Ci sono sentenze importanti, ne cito almeno 3: la 536 del 1988, che aveva precisato che "il pluralismo non potrebbe in ogni caso considerarsi realizzato dal concorso fra un polo pubblico e un polo privato", il cosiddetto duopolio imperfetto oggi dominante e Governo e Parlamento non hanno voluto o potuto portare, in questi anni, una correzione; non l'ha fatto la "legge Mammì" nel 1990, non l'ha fatto la "legge Maccanico" nel 1997 e da qui una seconda sentenza importante, la 420 del 1994 che aveva richiamato il vincolo imposto dalla Costituzione di assicurare il pluralismo delle voci, espressione della libera manifestazione del pensiero, garantendo il fondamentale diritto del cittadino all'informazione. Quella pronuncia aveva detto che il 25%, pari a tre reti televisive, era il massimo possibile, il limite incostituzionale che non doveva essere superato, come massimo consentito, da ciascun concessionario, con la motivazione che non garantisce la libertà e il pluralismo informativo e culturale. Poi c'è una terza sentenza, la 155 del 2002 che aveva confermato implicitamente l'illegittimità della posizione degli operatori televisivi che possiedono più di due reti su scala nazionale.
Queste tre sentenze sono state aggirate e il presidente della Repubblica aveva detto che il diritto di informazione garantito dall'art. 21 della Costituzione doveva essere qualificato e caratterizzato sia dal pluralismo delle fonti, sia dall'obiettività e imparzialità, quindi queste sentenze sono particolarmente significative ove non concorrano misure sostanzialmente ispirate al principio della parità di accesso delle forze politiche, il pluralismo interno.
A queste sentenze se ne è aggiunta un'altra, la 466 del 20 novembre 2002 che evidenziava un impoverimento del pluralismo e dalle 12 reti nazionali, di cui 9 private, si è passati a 11 reti nazionali, 8 private e ciò non garantisce l'attuazione del principio del pluralismo.
Questa questione doveva essere risolta su indicazione della Corte costituzionale entro il 31 dicembre 2003. La soluzione che viene prospettata dal via libera al "decreto Gasparri", che reintroduce il divieto di cumulo dei programmi televisivi e radiofonici, di fatto è contro queste sentenze. Ci sono allora queste questioni che devono essere messe con forza in luce, proprio perché questa Assemblea legislativa ha senso se parla all'altra Assemblea legislativa, la Camera, che sta completando il suo lavoro sulla "riforma Gasparri" dicendo il proprio forte dissenso, dicendo che ancora si può intervenire su questa questione e lo dobbiamo chiedere sulla base di quella libertà in cui la garanzia di una società pluralista è parte integrante alla capacità dei mass-media di essere liberi, quindi proprio chi è attento a che l'Italia non diventi un regime, è chiaro che questa questione la deve risolvere nel modo migliore.
Io voterò esclusivamente una mozione che possa contenere interamente un ragionamento sulla "legge Gasparri", indicando alla Camera, che ancora può fare molto, perché deve votare in seconda istanza la stesura del "decreto Gasparri", una correzione sui tre punti che il presidente Ciampi aveva indicato nella sua lettera sul pluralismo.

PRESIDENTE. In attesa della risoluzione, passiamo al punto successivo dell'ordine del giorno.



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Norme in materia di ordinamento del Bollettino Ufficiale della Regione e di diritto all'informazione sugli atti amministrativi» Giunta (176)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 176, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Modesti.

CATALDO MODESTI. La proposta di legge al nostro esame non riguarda semplicemente la nuova disciplina della pubblicazione degli atti nel Bollettino ufficiale della Regione, è qualcosa di più e qualcosa di più importante. Si prevede una disciplina organica dell'uso del sistema informatico, che avrà successivamente e gradualmente anche i caratteri di ufficialità, con i vantaggi facilmente immaginabili per tutta la società marchigiana ed inoltre la previsione di inserire in rete la pubblicazione integrale di tutti gli atti comprensivi dei documenti istruttori e di tutti i decreti dirigenziali. Tutto non solo assolve ad un obbligo formale ma costituisce un efficace strumento di informazione, quindi anche di democrazia. Si offre al cittadino in generale, alle realtà istituzionali, alle forze organizzate e all'associazionismo diffuso l'opportunità di una conoscenza approfondita ed in tempo reale di tutta l'attività della Regione.
Anche per gli stessi consiglieri regionali, alla luce della consegna in questi giorni di una password apposita, sarà più agevole assolvere alle funzioni istituzionali di verifica e di controllo sull'attività del Governo regionale.
Quindi è una proposta di legge rilevante e credo che la nostra Regione, in questo modo si colloca tra le più avanzate del paese.
La I Commissione ha espresso parere favorevole all'unanimità. Nello specifico sottolineo soltanto i principali articoli.
L'art. 4 prevede, come fatto nuovo, anche la pubblicazione delle proposte di legge, per cui anche i consiglieri regionali che presenteranno proposte di legge che spesso non arrivano alla votazione del Consiglio, avranno la possibilità di far conoscere alla società marchigiana le loro proposte.
L'art. 5 consente una facile lettura dei testi, perché prevede che quando ci sono testi modificati, aggiornati, richiami ad altre norme le stesse vengano riportate in calce alla legge, per cui il lettore dei testi di legge non farà fatica, come purtroppo spesso accade, a capire l'articolato della legge stessa.
Gli articoli 13 e 14 costituiscono un forte impulso alla intensificazione e alla utilizzazione della rete telematica e informatica. L'art. 16 estende l'obbligo della pubblicazione degli atti non solo agli atti ufficiali della Regione in senso stretto ma anche a tutti gli enti dipendenti della Regione e anche alle aziende sanitarie.

PRESIDENTE. Se non vi sono interventi, passiamo all'esame degli articoli.
Art. 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 16. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 17. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 18. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 1. E' stato presentato un subemendamento. Se passa il subemendamento decade l'emendamento n. 1.
Ha la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Il subemendamento ,tende a far sì che i vantaggi di questa legge siano effettivi e si estendano soprattutto in quello che può prefigurarsi come il periodo transitorio di entrata a regime degli effetti dell'informatizzazione, della pubblicazione degli atti amministrativi e soprattutto dei decreti dei dirigenti, nel sistema informativo regionale interno, per far sì che non ci siano momenti di vuoto e in modo che, fino a quando non sarà effettivo questo inserimento nel sistema informatico, resti in vigore il sistema precedente, quindi della diffusione mediante cartaceo a noi consiglieri e soprattutto che tutti gli atti dei dirigenti siano in tempo reale inseriti nel sistema web. Aggiungo che la nostra preoccupazione è stata anche quella di rendere effettivamente facile la consultazione di tutto il materiale, soprattutto i decreti dei dirigenti, nonché gli atti amministrativi della Giunta regionale. Abbiamo quindi ritenuto di presentare un ordine del giorno che impegna il Consiglio a far sì che ogni pubblicazione di decreto venga affiancata dalla specificazione che indichi se sia un decreto di carattere generale o un decreto attuativo di atti o piani di programmazione e di Consiglio, cosicché si possa meglio riferire il decreto o all'atto di provenienza, qualora sia attuativo, o alla materia generale cui appartiene, nonché poter esercitare in maniera migliore il controllo sugli stessi e la congruità degli stessi rispetto agli atti di programmazione e di Consiglio che ne siano la diretta ispirazione.
Questa seconda cosa abbiamo ritenuto di metterla come impegno del Consiglio regionale contenuto in ordine del giorno, mentre la gestione della fase transitoria, quindi della permanenza del cartaceo in attesa che i decreti vengano inseriti tutti nel sistema informatico, è frutto di questo subemendamento che poi consiste nell'aggiunta di un articolo 19.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio approva

Decade l'emendamento n. 1 ed è ritirato l'emendamento n. 2.
Pongo in votazione l'ordine del giorno.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione generale): «Approvazione del programma obiettivo triennale dei servizi di sviluppo del sistema agroalimentare 2003/2005» Giunta (106)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 106, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, Programma Obiettivo triennale per i servizi al sistema agroalimentare 2003-2005 è stato proposto dalla Giunta Regionale oltre che per assolvere ad un preciso adempimento previsto dalla normativa di riferimento, la L.R. 37/99, per sostenere lo sviluppo dell'agricoltura. Infatti il sistema dei servizi è considerato strumento strategico per tale finalità. Ancor più nel momento in cui con la revisione della PAC le imprese sono velocemente e definitivamente proiettate sul libero mercato. Su questo tema dei servizi di sviluppo agricolo la Regione Marche fin dall'inizio della legislazione su questo argomento ha fatto una scelta fondamentale e qualificante, quella dell'autogoverno del mondo agricolo rispetto a questo settore. L'ultima legge della quale stiamo parlando, la 37 ha fatto un ulteriore passo avanti
La l.r. 37/99 ha rappresentato un'innovazione significativa rispetto al passato perché, ad esempio, introduce, appunto il programma obiettivo attraverso il quale vengono definite le finalità prioritarie per il medio periodo, indicati gli indirizzi ed i criteri di valutazione. In altri termini prevede una programmazione degli interventi.
Rispetto alla prima esperienza applicativa, il nuovo programma obiettivo si pone in una logica di dinamico processo evolutivo.
Il documento proposto nella prima parte dà una sintetica ed efficace informativa di questa prima esperienza, delle aziende assistite, della loro tipologia e delle esigenze che sono state individuate.
L'impianto prevede tre distinte macroaree di azione attraverso le quali programmare e realizzare gli interventi:
1. la Consulenza e assistenza specialistica alle imprese, nell'ambito della quale sono ricomprese: la consulenza specialistica all'impresa: finalizzata alla ricerca di soluzioni a specifici problemi prevalentemente economici organizzativi, gestionali e finanziari; l'assistenza tecnica di prodotto e/o di processo finalizzata alla ricerca di soluzioni a specifici problemi prevalentemente economici organizzativi, gestionali e finanziari.
2. divulgazione, animazione ed informazione. E' questa una macroarea finalizzata a sviluppare azioni di supporto e di orientamento, nel momento di transizione determinato dal passaggio dall'attuale sistema di sostegno al reddito previsto dalla PAC, alla futura riduzione degli aiuti ed alla loro contemporanea finalizzazione all'ottenimento di un'agricoltura di qualità e conservativa dell'ambiente.
3. servizi di assistenza coordinata di filiera. Si tratta di progetti di assistenza tecnica comprendenti interventi articolati ed integrati, finalizzati allo sviluppo complessivo di una filiera, agendo nelle diverse fasi produttive e commerciali. Rappresentano la prospettiva dell'intero sistema dei servizi dal momento che le politiche e le strategie di sviluppo possono determinare concrete evoluzioni se attuate in una logica di integrazione e per un sistema articolato.
In tali ambiti i vari beneficiari previsti dalla L.r.37/'99: Organizzazioni Professionali Agricole, Centrali Cooperative, Associazioni di produttori, consorzi di tutela dei prodotti tipici e le altre forme associative delle filiere agroalimentare, riconosciute secondo la normativa vigente, le Associazioni Allevatori, hanno la possibilità, in relazione alle finalità costitutive ed alla disponibilità del prodotto (Associazioni, Cooperative e Consorzi), di proporre progetti triennali che Sl svilupperanno per programmi operativi annuali.
Tutti questi progetti si innescheranno e si integreranno con un sistema di servizi di supporto come, ad esempio: quelli di Assistenza agrometeorologica ed Assistenza al miglioramento genetico, questi, alla stregua dei progetti di cui si è detto in precedenza, sono sostenuti dalle risorse attivate dal P.O., e sono portati avanti con una regia diretta dell'ASSAM che si avvale, in un caso dei consorzi Fitosanitari, nell'altro, del Laboratorio Analisi dell'ARA. il Laboratorio agrochimico dell'ASSAM; il centro di contabilità regionale; l'osservatorio agroalimentare; la formazione professionale .
Già in tali elementi si sostanziano delle innovazioni particolarmente significative rappresentate, in primo luogo, dal fatto che tutti i potenziali beneficiari sono posti nella condizione di proporre le loro iniziative, che saranno valutate, indipendentemente dai requisiti soggettivi, sulla base di criteri e parametri che, in modo oggettivo, prendono in considerazione la qualità e la fattibilità dei progetti presentati.
L'individuazione di tre macroaree rispetto all'impostazione più "frazionata" del passato consente la definizione di progetti più articolati e compiuti e, quindi, con i presupposti di una maggiore efficacia.
Se a ciò si aggiunge il fatto che, a differenza del passato, il P.O. prevede che: i progetti siano impostati su una logica di obiettivi e finalità, individuati rispetto alle esigenze di sviluppo di una determinata area piuttosto che sull'azione di un tecnico, per cui su un progetto saranno impegnate più professionalità e specializzazioni; che tutti i progetti hanno un respiro triennale, per cui gli interventi si pongono e si attuano in una logica di programmazione e di continuità, appare evidente la possibilità di sviluppare concretamente azioni particolarmente incisive.
L'assoluta novità, poi, dei progetti di filiera, che prendono avvio con la filiera delle carni, prevede la definizione di un unico progetto regionale all'interno del quale opereranno i soggetti interessati in una strategia di collaborazioni e sinergie.
Anche relativamente all'intensità d'aiuto e all'entità del finanziamento il P.O. introduce delle novità prevedendo per tutti i tipi di progetto: un contributo massimo di 50.000 all'anno che potrà rappresentare fino al 70 % della spesa riconosciuta; tipologie di spesa riferite all'attività piuttosto che al solo tecnico.
Un aspetto che pure va posto in evidenza poiché consente di finalizzare meglio e rendere più aderenti ai fabbisogni gli interventi si riferisce al fatto che il P.O. introduce il monitoraggio dei Servizi ed il processo della loro valutazione: il monitoraggio, infatti, permette di reperire informazioni ed effettua analisi che costituiranno gli elementi di base per la valutazione dei risultati; la valutazione ex-ante contribuisce alla quantificazione degli obiettivi individuati dalla programmazione ed alla identificazione degli indicatori che verranno poi rilevati con l'attività di monitoraggio; la valutazione ex-post, permette di evidenziare i fattori di successo ed insuccesso ed i risultati e gli impatti del Programma.
Essa, inoltre, costituisce la base di riferimento per la riprogrammazione degli interventi a fine periodo di attuazione.
Rispetto, poi, ai beneficiari ultimi, le imprese e gli imprenditori, il P.O. si pone in termini di rapporto più diretto ed attivo rispetto al passato. Infatti, nell'ambito dei controlli prevede la realizzazione di interviste attraverso le quali verificare la rispondenza delle attività alle esigenze ed agli obiettivi e stimolare il loro crescente coinvolgimento anche nella programmazione e progettazione delle iniziative.
Da ultimo, si ritiene efficace e funzionale per una maggiore e migliore trasparenza della spesa pubblica il fatto che annualmente la Regione raggiungerà tutte le imprese che aderiscono ai diversi progetti attivati dal P.O. con la comunicazione dei costi sostenuti direttamente come amministrazione e dai soggetti attuatori dei singoli progetti.
Tutto il sistema si muoverà sugli obiettivi cardine definiti dalla strategia di sviluppo regionale che per la stabilità e l'incremento dei redditi agricoli prevede in primo luogo: sostenere gli agricoltori nella fase di passaggio all'agricoltura multifunzionale, sia a livello tecnico, che organizzativo e gestionale; creare le migliori condizioni per l'accesso, da parte degli agricoltori, alle conoscenze e all'acquisizione delle competenze, legate alla tutela dell'ambiente e alla conservazione e manutenzione del territorio; favorire ed accompagnare il ricambio generazionale, con l'intento prioritario della riqualificazione strutturale delle aziende; mantenere gli insediamenti produttivi nelle aree interne svantaggiate; incentivare le attività produttive di qualità, attraverso azioni di sostegno nelle aziende finalizzate all'introduzione e alla diffusione della certificazione di processo e di prodotto, nonché alla successiva valorizzazione dei prodotti con marchi di qualità; ricercare le migliori condizioni dell'impresa per il contenimento dei costi diretti ed indiretti delle aziende. In quest'ultimo caso anche attraverso lo snellimento amministrativo per l'accesso agli aiuti pubblici; spingere gli imprenditori verso una migliore organizzazione dell'offerta e, se del caso, alla definizione di accordi interprofessionali di filiera.
Tenuto conto che l'atto viene adottato oltre la metà dell'anno in Commissione, d'intesa con l'assessorato, si è ritenuto opportuno prevedere indirizzi specifici per evitare soluzioni di continuità e garantire alle imprese la possibilità di fruire degli interventi di consulenza e di assistenza e non compromettere anche l'attività dei soggetti che vi si sono dedicati.
Per questo si prevede la possibilità di riconoscere le spese sostenute fino all'approvazione delle graduatorie dei progetti triennali dai soggetti attuatori che hanno operato in precedenza attinenti con le finalità date dal nuovo P.O.
Devo ringraziare la Commissione per il lavoro che ha svolto in queste settimane, perché il lavoro di approfondimento è stato ampio, noi abbiamo anche su questo atto svolto tutte le audizioni, abbiamo raccolto tutti gli emendamenti che sono stati prodotti e che sono stati rilevanti in numero e anche per qualità. Esce un testo che è quello della Commissione, che riprende i capisaldi che sono usciti dall'assessorato, mutuato dalla consultazione.
Credo che dobbiamo anche ringraziare il servizio, in particolare la dott.ssa Gattafoni e il dott. Luciani, responsabile del procedimento, per il sostegno che hanno dato alla Commissione in queste settimane.
Da ultimo credo che il Consiglio mi permetterà di concludere citando l'assessore Silenzi quando dice, giustamente, che questa è la vera riforma dell'agricoltura, perché noi possiamo guardare ad una agricoltura moderna, ad una agricoltura multifunzionale, che può competere nel mercato globale se questa agricoltura è sostenuta da servizi di sviluppo adeguati.
Con questo credo che noi entriamo in una nuova mentalità, una mentalità che pone tutti a livello di competizione, dà a tutti le stesse possibilità ma sviluppa anche una capacità progettuale che potrà recare solo benefici al mondo agricolo.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Su questa proposta di atto amministrativo ho delle grandi perplessità, perché mi sembra una cosa veramente assurda che a noi è arrivato l'atto in Commissione con notevole ritardo, ma addirittura era un atto che, così come scritto doveva essere operante, eventualmente, già nel mese di febbraio per poter dare delle garanzie, o per lo meno entro il 30 giugno.
Con questo atto è stata eseguita una variazione per un qualcosa che la Giunta aveva già stabilito con delibera di Giunta dell'8 luglio 2003. Praticamente noi stavamo discutendo o avremmo dovuto discutere di un atto, avevamo iniziato a discuterlo e la Giunta aveva già fatto una delibera che andava a sanare qualcosa che non poteva essere riportato direttamente in discussione perché andava a collidere con i principi di una norma della legge 37 che metteva in scadenza entro il 31.12.2002 alcune delibere.
Praticamente per coloro che continuano sulla base del vecchio decreto di Giunta regionale del 2002 c'era la garanzia di riportare a casa un quantum pari a quello dell'anno precedente. Per fare questo c'era necessità di operare in un certo modo, ma addirittura negli incontri fatti erano già state fatte raccomandazioni affinché questo atto che oggi andiamo a votare dovesse entrare qui in Consiglio direttamente agli inizi dell'anno. E' stato portato in Commissione qualche giorno fa, è stato fatto un lavoro e, grazie anche all'impegno della minoranza è stato portato avanti, ma oggi ci troviamo non in una difficoltà ma in una situazione di intolleranza per ciò che viene proposto, perché su questo atto ci sono delle situazioni veramente assurde. Vi faccio un esempio. A pag. 22, relativamente ai requisiti delle aziende, abbiamo delle imprese agricole "che dimostrino al momento dell'inclusione del progetto di assistenza tecnica un livello di redditività in termini reddito lordo o reddito netto effettivo, almeno pari al reddito di riferimento del lavoro extragricolo". Significa un reddito intorno ai 30-35 milioni. Poi, si dice "le imprese agricole il valore della cui produzione rappresenta almeno il 50% delle seguenti produzioni"; Al terzo punto si dice "le restanti imprese agricole con il valore della somma del reddito lordo standard almeno pari a 3.500 euro".
Il reddito standard pari a 3.500 euro viene espresso considerando che mediamente il 50% sono spese, c'è un reddito lordo di circa 1.600 euro, cioè una assurdità da un punto di vista economico, perché in questa maniera, siccome è triennale deve far entrare nell'assolvenza di questi fondi "cani e porci", restando completamente al di fuori dei principi previsti dall'atto amministrativo che abbiamo votato e che deve andare in VI Commissione, ma completamente al di fuori delle norme che tra l'altro vengono qui sempre messe in discussione.
Altrettanto vedasi a pag. 24 dove viene trattato l'argomento ed esattamente servizi integrati di filiera. Cosa intendiamo in agricoltura, per filiera? Indichiamo quel meccanismo, quel processo economico che riguarda un modo di impostare, di risolvere certi problemi sotto l'aspetto economico per innalzare il reddito dell'imprenditore e dell'impresa stessa attraverso una evoluzione, attraverso un cambiamento, attraverso una lavorazione del prodotto. In questo modo si cercherà di non vendere il fieno e di andare a vendere il latte, o, viceversa si cercherà di andare a produrre la carne oppure invece di vendere l'uva vendere il vino e via di seguito.
Si dice "le filiere che potranno essere interessate da tali processi sono le seguenti: carne, latte, vino, frutta, ortaggi, olio, cereali, settore bieticolo-saccarifero" e sono perfettamente d'accordo. Poi è stato aggiunto "compresa la selvaggina ai fini di ripopolamento". Questa non è solamente un'offesa all'intelligenza, ma un qualcosa che va contro i principi all'economia e i principi che noi abbiamo nell'ambito del concetto di filiera e del concetto economico nel settore agricolo.
Ad esempio, se il collega Massi produce carne da selvaggina, Gasperi compra le lepri, la Cecchini compra le lepri, Giannotti compra le lepri e le lasciano nel loro terreno. Le lepri non mangiano nel campo di Gasperi, della Cecchini o nel campo di Giannotti, ma andranno a mangiare anche in campi di altre proprietà, quindi già il concetto di filiera cambia. Ma addirittura va ad ammazzare la lepre un certo sig. Rossi o un consigliere verde, invece che nel territorio di Pesaro o di Ancona, magari nel territorio di Ascoli. Che concetto di filiera è questo? Per me questo emendamento non soltanto dobbiamo respingerlo, ma si deve vergognare chi l'ha proposto, perché significa che qualcuno, probabilmente, ha un concetto di filiera in funzione della produzione che svolge all'interno della sua azienda, quindi fa filiera con la Regione Marche o con l'assessorato all'agricoltura per dire "in questa maniera ho un incremento nella vendita dei miei prodotti". Anche qui ho presentato un emendamento.
A pag. 33 si parla di spese ammissibili. Qui si riconoscono i motivi della mancata presentazione prima, le difficoltà emerse perché non c'è stata una giusta collaborazione e un giusto rapporto interdisciplinare con le associazioni. Si dice: "in sede di rendicontazione delle attività del primo anno possono essere ammessi a finanziamento i costi a far data dall'1.1.2003 fino alla definizione della graduatoria dei progetti presentati". Nella giurisprudenza cosa significa "definizione della graduatoria dei progetti presentati"? I progetti presentati vengono approvati o non approvati e sono idonei o non sono idonei, pertanto il progetto non viene definito, viene approvato o non approvato.
L'altro concetto recita: le linee di indirizzo per il 2003 sono definite al successivo capitolo 6. Mi chiedo: come si può andare a definire una cosa di questo genere? Ho presentato un emendamento in cui propongo di togliere "fino alla definizione della graduatoria dei progetti presentati", mettendo "fino al 31.12.2003" per un motivo molto semplice. Perché in questa maniera diamo una esatta interpretazione di quella che può essere la procedura. Questo è un piano triennale, noi dobbiamo sanare il 2003, ma il 2004 e il 2005 saranno situazioni completamente diverse, perché qui è stato poi presentato e aggiunto un ulteriore capitolo ove si dice "Le linee di indirizzo per il 2003 sono definite nel successivo capitolo 6". Si tratta delle pagg. 29 bis e ter. Viene anzitutto in evidenza che i bandi per il 2004 io li devo fare e altrettanto devo fare i bandi per il 2005. Qui si era orientati a dividere fino a una certa data un modulo e da quella data in poi un altro modulo. Noi l'approviamo oggi, poi questa cosa entrerà praticamente in agosto, dopodiché dovrà essere preparato il bando, quindi avremo bisogno di almeno 20-30 giorni di tempo per presentare le domande, poi una volta presentate le domande avremo bisogno di 15-20 giorni per dare tempo agli uffici di analizzarle. Nella realtà stiamo facendo un qualcosa che durerà sì e no 35-40 giorni. Secondo me bisognerebbe fare un bando unico per sanare tutto il 2003, nonostante non sia d'accordo per certi versi, ma siccome è avvenuto qualcosa di particolare è normale che non dobbiamo andare a provocare danni o problematiche, perché la norma la dà già la 33 in cui si dice "con i vecchi bandi tutto è chiuso al 31 dicembre 2002".
Le linee di indirizzo sono già elencate nella pagina 39 bis, perché quando parla del secondo modulo, si dice "dall'approvazione della graduatoria fino al 31 dicembre". E' quindi implicito che prima dobbiamo dire che quelle entrano fino al 31 dicembre.
Gli altri due paragrafi recitano: "In ogni caso si reputa opportuno caratterizzare l'attività, soprattutto con iniziative quali incontri, visite aziendali, sensibilizzazione delle imprese agricole", poi "Ciò permetterà una più puntuale conoscenza delle loro particolari esigenze e sarà anche occasione per attuare un'ampia diffusione, ad esempio, dei nuovi indirizzi della politica agricola comunitaria e delle opportunità economiche di sviluppo che possano derivare dalla valenza multifunzionale delle imprese agricole oltre che dalle politiche di qualità". Queste sono le linee che vengono date e che vanno perfettamente bene. Quando si dice che "gli obiettivi operativi del secondo modulo dovranno invece privilegiare in modo particolare l'individuazione e la selezione delle aziende da coinvolgere con i diversi progetti triennali", questi moduli dovrebbero essere quelli del 2004, altrimenti vado a creare una difformità, poiché nel 2004 dovrò fare dei bandi che corrono in un modo e nello stesso tempo dovrò andare ad analizzare dei bandi del 2003 che sono totalmente diversi rispetto a quelli del 2004 e il bando per il 2004 non lo posso fare nel 2004 ma dovrò andarlo a fare a ottobre-novembre del 2003, in modo tale che dall'inizio del 2004 so già qual è la linea che debbo indicare agli operatori, alle associazioni di categoria, altrimenti non posso andare a dire che molti progetti non sono idonei o imputare colpe alle associazioni di categoria che non hanno presentato con una certa credibilità i progetti, perché siamo noi che dobbiamo dare le linee guida e poi dobbiamo essere inesorabili affinché, alla scadenza di queste linee guida si dica "o mangi questa minestra o salti la finestra".
Detto questo, noi dovremmo andare a vedere questa realtà, perché a pag. 39 ter, nella parte finale c'è scritto "pur nel rispetto dei principi generali il programma annuale 2003, in considerazione del fatto che lo stesso anno si caratterizza come anno di impostazione del nuovo sistema dei servizi di sviluppo e dei relativi progetti triennali non si applicano gli indicatori previsti dal programma obiettivo che debbono essere in ogni caso quantificati per i progetti triennali e per i programmi annuali 2004 e 2005". Implicitamente si dice che dovranno essere rivisti i bandi per il 2004 e 2005.
Chiedo alla collega Benatti e al presidente della III Commissione un incontro di dieci minuti in Commissione, per sospendendo la seduta, per mettere a punto questa questione, poiché non si tratta solo di presentare un emendamento. Su questo non c'è una contrarietà da parte delle associazioni di categoria interessate a questo argomento, altrimenti andiamo a fare qualcosa che da un punto di vista giuridico e tecnico è abnorme, mostruoso, perché andiamo a creare un precedente che non può assolutamente stare in piedi e andiamo a penalizzare realmente coloro che hanno operato e opereranno in modo ragionevole, ma preciso ed esatto, sia privati che associazioni di categoria.
Per questo motivo chiedo che ci sia una sospensione di dieci minuti e chiedo di trattare questo argomento, altrimenti sarò costretto a trattare questo argomento in misura diversa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. A questo punto specifico la Commissione ha riservato due sedute, non di un'ora ma di 5-6 ore, quindi abbiamo discusso questo punto specifico dalle 10 alle 12 ore, a parte gli incontri informali.
Capisco che il consigliere Gasperi abbia necessità di ribadire un punto, ma ha la possibilità di fare emendamenti. I suoi emendamenti sono chiari, ma non sono accoglibili, quindi credo che la richiesta di sospensione non possa essere accettata.
E' una materia così specifica che penso tutti i colleghi, sia di maggioranza che di minoranza si affidino agli approfondimenti che ci sono stati in Commissione. Su questo specifico punto eravamo arrivati a una determinazione. Riaprire in questo momento il dibattito in quest'aula vorrebbe dire andare a tarda notte per ritrovarsi sempre al punto di partenza.
Specifico al collega Gasperi e agli altri colleghi che i tempi sono quelli che ha detto il collega Gasperi stesso: partiranno i bandi e ci sarà una graduatoria. La graduatoria però, sarà quella del progetto triennale, non avremo bandi annuali. Annualmente ci saranno solo degli indirizzi. Quindi noi abbiamo fatto la scelta più corretta, perché abbiamo detto "da quando entrerà in vigore questa normativa con l'approvazione dei bandi partirà il programma triennale". Per evitare di non distribuire risorse per il 2003, o nel 2003 non davamo finanziamenti, quindi ci sarebbe stato un danno alle aziende agricole e alle organizzazioni professionali, oppure si doveva dire — cosa che abbiamo fatto — "fino all'approvazione del bando consideriamo l'azione che le organizzazioni fanno a supporto e propedeutica a questo progetto triennale". Di qui la necessità di dividere i due momenti e non è una divisione che possa essere fatta ad anni o a mesi, anche qui l'abbiamo discusso: si doveva partire dal primo luglio, dal primo gennaio 2004? Questa discussione è stata fatta. Fare una sospensione adesso non vuol dire che si cambia il calendario, perché comunque le posizioni rimangono definitive. Quindi non è per scorrettezza nei confronti del collega, ma ormai le posizioni sono definite. E' giusto che il collega presenti gli emendamenti, ne ha la facoltà e la giustificazione: analizzeremo gli emendamenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Io non voglio fare la riunione per cambiamenti sostanziali, ma per vedere il 2003 trattato uniformemente in un certo modo e poi il 2004, altrimenti avremo due corridoi e bandi diversi uno dall'altro.

STEFANIA BENATTI. Andrà avanti per tutti e tre gli anni.

GILBERTO GASPERI. Ma nel 2004 ci sarà un bando e nel 2005 un altro bando, come è scritto qui. A pag. 39 si dice "i programmi annuali 2004 e 2005".

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Questa è una delle materie più difficili che si possano affrontare, tra l'altro resa complessa dal fatto che sono finanziamenti diretti alle organizzazioni che rappresentano i produttori, quindi i sindacati, le centrali cooperative. Una delle leggi più resistenti nel tempo è stata proprio la legge sui servizi di sviluppo agricolo, perché c'erano delle modalità di finanziamento di alcune attività importanti per l'agricoltura, ma anche per le organizzazioni dei produttori che strutturavano i loro programmi di investimento delle risorse proprie in relazione anche al contributo, all'aiuto che poteva venire dalla Regione e soprattutto ai vincoli che da questo aiuto venivano. Nella scorsa legislatura abbiamo modificato, dopo grandi difficoltà, le norme che regolamentavano questi aiuti e abbiamo introdotto il principio importante del co-finanziamento da parte dei soggetti beneficiari di questi aiuti in misura maggiore per alcune attività e in misura minore per altre attività. Questo è ormai un dato assodato, un passo avanti molto importante, c'era il rischio che se non avessimo fatto questo passo queste forme di aiuto non avremmo più potuto erogarle, saremmo incorsi in alcune sanzioni da parte dell'Ue.
Questo processo richiede che l'innovazione non si fermi ma vada in avanti, non soltanto in termini di aumento della partecipazione delle organizzazioni e degli agricoltori, ma anche in termini di qualità del servizio che viene svolto. Il processo di riforma e di miglioramento, pur essendo stata modificata la legge, passava attraverso i piani triennali dei servizi di sviluppo del sistema agroalimentare. Do atto della difficoltà nella definizione di questi programmi triennali. Certamente, come evidenziato in alcune sfumature di interventi che mi hanno preceduto, questo programma obiettivo triennale 2003-2005 sconta il fatto di non essere stato approvato alla fine dell'anno 2002, in condizioni tali da poter emanare un bando per il 2003 prima dell'avvio del 2003 e questo è uno dei motivi per i quali c'è stata grande discussione, grande animazione attorno a questo provvedimento.
In Commissione ho riscontrato che attorno a questo provvedimento non c'è stata una sufficiente concertazione, una sufficiente discussione, una sufficiente capacità di individuare, con i beneficiari o con i soggetti interessati comunque a dare un'opinione su questa vicenda, gli strumenti per facilitare l'applicazione di questi provvedimenti, con in più la complicazione di riproporre il cambiamento delle regole con il treno in corsa. Ho presentato in Commissione, su questo atto, una serie di emendamenti cercando di raccogliere, di fare la sintesi delle tante osservazioni che abbiamo raccolto durante le audizioni e cercando, in qualche modo con questo lavoro, anche di comporre una divisione, una diversità di vedute che c'era da parte dei soggetti che avevamo ascoltato. Questa diversità di vedute è rimasta fino a poco fa su un passaggio importante, cioè le modalità con cui possono essere finanziati, attraverso il bando, i servizi sviluppati nel corso del 2003 e nella seduta ultima delle Commissioni si è giunti a una soluzione che prevede che nel corso del 2003 ci saranno due metodi: uno per la prima parte dell'anno un altro per la seconda parte dell'anno. Questo spartiacque non è individuato da una data ma da una condizione: la definizione di una graduatoria dei progetti presentati, quindi la redazione di un bando, la presentazione delle domande su un bando, la redazione della graduatoria, quindi una data che alcuni dicono che sarà nel 2003 ma io penso ci sia il rischio che questa finisca addirittura oltre il 2004.
Non ho partecipato all'ultima seduta della Commissione e ritengo che su questa soluzione le riflessioni fino all'ultimo momento siano utili, soprattutto se le riflessioni che sono giunte a questo Consiglio regionale tendono a metterci in allarme sul pericolo che questa parte importante rischi di non poter trovare attuazione o di incepparsi strada facendo. Quindi le preoccupazioni che Gasperi ha formulato nel suo intervento, pur nella complessità di questa partita non credo si possano rigettare in quattro e quattr'otto. Credevo che su questo passaggio ci fossero degli emendamenti, non ho visto gli emendamenti presentati, ho cercato rapidamente di fare in modo che ci fossero comunque due emendamenti che danno una risposta a questa soluzione, sostanzialmente proponendo quello che mi sembrava fosse nelle intenzioni dell'Amministrazione regionale, anche se devo dire che su alcuni passaggi non ho capito bene quali fossero le intenzioni, visto che questa mediazione che poi è uscita in Commissione alla fine dà un risultato che non soddisfa nessuno, né coloro che avevano una posizione né coloro che ne avevano un'altra, quindi ha forse ragione Stefania Benatti: quando la divisione arriva fino al punto estremo bisogna dire basta e bisogna imporre una strada. Dall'altra parte mantengo una preoccupazione, perché se fossi certo che questa strada dà delle soluzioni, dà qualcosa di attuabile sarei d'accordo, ma in realtà ho dei forti dubbi, quindi ho presentato due emendamenti che certamente non sono l'ideale di uno scenario di questo genere, l'ideale sarebbe che l'atto fosse stato approvato in altri tempi o che il programma triennale fosse articolato sulle annualità 2004-2006 invece che 2003-2005 e comunque, su questo ho presentato emendamenti che penso colgano alcune necessità che oggi vengono manifestate unanimemente da tutti i soggetti che fino a pochi giorni fa erano comunque in dissapore. Con questo non voglio incoraggiare il metodo di arrivare fino all'ultimo momento senza una sintesi. Io sono perché le sintesi si trovino nei tempi rapidi, nelle sedi opportune, possibilmente nella fase di Commissione, se non prima ancora di trasmettere l'atto al Consiglio regionale. Detto questo e presentati questi due emendamenti, ricordo che in precedenza ne avevo presentati altri tre che partono da una preoccupazione analoga: il funzionamento di questa legge che ci sta a cuore e di questo programma obiettivo triennale.
Nel programma obiettivo si consente — in particolare faccio riferimento agli emendamenti che ho presentato a pag. 20 — a tutti (organizzazioni professionali agricole, centrali cooperative, associazioni di produttori, consorzi di tutela, enti di consulenza e assistenza) di fare tutto: tutti entrano in concorrenza su tutto. Noi, in passato abbiamo ereditato una situazione in cui alcuni soggetti si sono specializzati a fare un'assistenza tecnica per la filiera di trasformazione dei prodotti, hanno investito in persone, in tecnici, spesso in strumentazioni, in contratti di collaborazione, in consulenze collaboratorie, in alcuni casi in acquisto anche di mezzi che richiedevano investimenti importanti. Oggi sovvertiamo questa regola, tutti fanno tutto. Quindi una cooperativa potrà fare dall'azione di divulgazione all'animazione nel territorio, alla consulenza specialistica, alla consulenza di filiera. Credo che questo sia un grave errore, perché noi dobbiamo sviluppare la concorrenza, con dei bandi, tra soggetti che hanno già le condizioni per poter partecipare alla fornitura di servizi qualificati nel mondo agricolo. E fino ad oggi questo processo è avvenuto. Il programma obiettivo triennale pone uno stop a questo indirizzo, mette tutti contro tutti, tutti nella condizione di dover fare tutto. Penso che questa non sia una scelta politica ma sia un errore, l'incapacità di valutare fino a fondo l'effetto di questo bando. Ho portato questi argomenti anche in Commissione, non l'ho convinta, forse non sono stato abbastanza chiaro nello spiegare questi passaggi, ma non voglio neanche allungare i tempi di discussione del Consiglio per riproporre qualcosa che in Commissione non ha trovato conforto da parte di altri colleghi, pure in una situazione in cui tutti gli emendamenti erano molto nel merito. Però ho il dovere morale di ripresentare queste proposte perché non sarei serio con me stesso, non sarei serio con le mie convinzioni, non sarei neanche coerente con il mio comportamento e con il tentativo, che ho sempre fatto, di non fare alcun ostruzionismo a nessun provvedimento, ma cercare di lavorare per capire quali sono i limiti del provvedimenti, non per mettere in difficoltà qualcuno, fosse un'organizzazione piuttosto che un'altra, una forza politica piuttosto che un'altra, ma perché ritengo che lasciare questa situazione mettendo il mondo della cooperazione in concorrenza con altri soggetti per servizi sui quali non si è mai strutturato e ci vuole del tempo per strutturarsi, penso sia un grave errore.
Rischiamo tra l'altro un monopolio: un soggetto — organizzazione sindacale o associazione di qualsiasi genere — che in quel territorio fornisce tutti i tipi di servizi. Credo che questo sia un limite, una situazione di cambiamento rispetto a quella attuale, che non porta dei vantaggi agli agricoltori e non capisco quali possano essere i vantaggi per la Regione.
Per questo motivo ho presentato l'emendamento a pag. 20 relativamente ai soggetti attuatori, articolato su due punti e una diversa articolazione del piano finanziario dove sono previsti finanziamenti per servizi di consulenza per la gestione tecnica, finanziaria e creditizia finalizzati alla competitività dell'impresa e servizi di consulenza tecnica alle imprese di supporto alle fasi di produzione, trasformazione e commercializzazione, perché questi due grandi percorsi dell'assistenza tecnica si sono sviluppati sempre fra loro in maniera autonoma e oggi noi li facciamo confondere trasformandoli in un unico binario e di questo esperimento ho seri dubbi che ci possano essere dei buoni risultati.

PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi, passiamo alla votazione degli emendamenti.

GILBERTO GASPERI. Presidente, chiedo a nome...

GIULIO SILENZI. Scusa, ma c'è la conclusione del dibattito...

GILBERTO GASPERI. No, siamo alle votazioni. L'assessore è qui, poteva prendere la parola. Chiedo l'applicazione del regolamento. Quando si è in fase di votazione... Il Presidente ha chiesto se c'erano altri interventi, siccome nessuno ha chiesto la parola, lo stesso Presidente ha detto "passiamo alla votazione degli emendamenti". Chiedo l'applicazione del regolamento.

PRESIDENTE. L'assessore può parlare.

GIULIO SILENZI. A conclusione del dibattito voglio ringraziare per il lavoro fatto la III Commissione e, nello specifico, la relatrice Benatti, estendendo il ringraziamento a tutti i componenti la Commissione, dal presidente al vicepresidente, agli altri membri che hanno portato avanti un lavoro di approfondimento — voglio ringraziare anche il servizio, la dott.ssa Gattafoni — di un atto importantissimo per elevare la qualità dell'agricoltura nella nostra regione, per dare un'assistenza reale, di qualità, fissando obiettivi importanti, richiedendo progetti, andando a focalizzare i criteri e i parametri sulla qualità, sull'originalità, sulla fattibilità dei progetti stessi. E' una rivoluzione che facciamo. Non si danno più soldi sulla base di parametri definiti ma puntiamo su progetti di qualità. E' chiaro che stiamo parlando di 22 miliardi in tre anni, di contributi che vengono dati a molte associazioni, pari a 8 miliardi all'anno, per cui sono cifre rilevanti che vanno ad investire il mondo dell'agricoltura e impongono alle associazioni beneficiarie di questi finanziamenti determinate operazioni. Alcune associazioni prendono finanziamenti per circa un miliardo di vecchie lire, per cui andiamo a intervenire direttamente sull'assistenza tecnica e vogliamo garantirci un livello di qualità, sulla base di progetti che si richiedono, quindi la necessità di modificare un modus vivendi che c'è stato fino ad oggi, che impone una revisione, un cambiamento.
Vorrei anche ricordare che questo atto di cambiamento già era definito nella delibera del 2002. Quando la Giunta, nel luglio 2002 prese la delibera che riconosceva i vecchi criteri, che in pratica sono codificati sulla base percentuale e non sulla base di progetti di qualità, si diceva "per l'anno 2002, in considerazione del fatto che si chiude la prima esperienza della legge 37/99 e che nella nuova programmazione dei servizi di sviluppo agricolo si delinea un periodo 2003-2005 in termini profondamente innovativi, si reputa necessario concludere gli interventi programmati portando esclusivamente a compimento le iniziative impostate e avviate nel 2001". Ergo nel 2002 non introduciamo elementi innovativi, progetti di qualità, ma stabiliamo le vecchie condizioni che sono date dalla consistenza delle varie associazioni. Parlo della delibera del 16 luglio 2002. Quindi, questo criterio di arrivare a fine anno fu già adottato l'anno scorso dicendo "iniziamo con il 2003". La delibera è stata presentata ormai da diversi mesi, la Commissione l'ha approfondita, diciamo che una volta fatti i bandi entrano automaticamente i nuovi criteri e ripartiamo questi 3.700.000 euro alle varie associazioni — Coldiretti, Cia, Copagri, Confcooperative, Lega, Unici, Agc, Cantine sociali ecc. — sulla base dei progetti che devono presentare, quindi recuperiamo un o scarto e, se volete, un'elaborazione che c'è stata, rispetto a questa delibera.
Perché la presentiamo a maggio di quest'anno? Perché al "tavolo verde" c'è stato un confronto serrato su queste problematiche, non c'è stata una riunione di mezz'ora, quindi le associazioni hanno partecipato ad un confronto che, stabilendo dei criteri che incidono fortemente sui finanziamenti delle associazioni stesse, determinandone anche la vita attiva di collegamento con le imprese, producono degli interessi che a volte non sono conciliabili, per cui il momento della politica è quello della sintesi e non della pressione associativa che ha un tornaconto legittimo, ma in termini di finanziamenti. Parliamo di centinaia di milioni e non di poche lire.
La scelta della Commissione è stata la più giusta, nel senso che esce il bando e si inizia l'attività e io dico che dovevamo accelerare. pensavo che la concertazione avesse dato dei risultati, ma poi ci sono state continue pressioni per rinviare. Adesso Gasperi chiederà la verifica del numero legale e mancherà il numero legale, per cui andremo a settembre se non ci sarà un altro Consiglio, ma questo significa ritardare un'impostazione che permette alle imprese agricole di avere un'assistenza di qualità finalizzata agli obiettivi che abbiamo. Quando abbiamo detto che con la riforma della Pac la nostra agricoltura deve essere più moderna e deve cambiare, altrimenti non ha un futuro, ritardare questo significa assumersi la responsabilità di ritardare di qualche mese, non crolla il mondo. Ma con la concertazione, dopo la decisione della Commissione a cui ha partecipato anche una parte dell'opposizione, condividendo l'impostazione data, abbiamo svolto un lavoro coerente, dignitoso, in cui la politica ha trovato la soluzione più lineare, più giusta. Poi, non l'approveremo oggi, l'approveremo il 10 settembre: non crolla il mondo, ma occorre richiamare la dignità di questa istituzione rispetto ad altri ragionamenti. C'è stata una coerenza relativa alla necessità di fare presto e di elevare il livello dell'assistenza alle imprese, di legare questa assistenza tecnica alle imprese rispetto agli obiettivi nuovi, ambiziosi che abbiamo, perché se lasciamo l'impresa agricola da sola, il contadino da solo rispetto a quest'opera di trasformazione molte volte radicale che dobbiamo fare e non gli diamo un'assistenza di qualità, non raggiungiamo l'obiettivo, per cui quando dico che questa è una legge fondamentale rispetto anche alle altre leggi, intendo dire che questa legge ci permette un cambiamento in agricoltura, ma impone a tutti un cambiamento nel modo di rapportarsi all'impresa agricola per elevarne il livello della qualità rispetto agli obiettivi che ci siamo dati. Ecco perché questa legge è importante. Ci potrà essere la mancanza del numero legale, ritarderemo di un mese e mezzo, non succederà nulla, però questa richiesta, dopo il lavoro fatto, di confronto e di quant'altro sta a indicare che, in definitiva, l'ammodernamento dell'agricoltura marchigiana è un aspetto importante ma secondario rispetto al fatto che dopo un'amplissima discussione di giorni, di ore, che ha coinvolto tutti i soggetti, si arriva ad approfittare della pausa estiva per poter non entrare nel merito e argomentare le proprie posizioni con voto favorevole o contrario ma è un éscamotage per far scivolare tutto di qualche mese.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli emendamenti.

GILBERTO GASPERI. Anzitutto, la prossima volta porterò i tempi della discussione. C'è una delibera fatta dalla Giunta e che ha dovuto ritirare perché c'era un errore. A nome mio e dei colleghi Romagnoli e Massi chiedo la votazione per appello nominale, o la verifica del numero legale, dato che, sostanzialmente, si tratterebbe della stessa cosa, ove non vi fossero almeno 21 consiglieri.

PRESIDENTE. Ha la parola, per fatto personale, l'assessore Silenzi.

GIULIO SILENZI. La Giunta non ritira l'atto perché si è sbagliata, ma perché abbiamo approvato, in Commissione un emendamento che includeva i criteri di quell'atto.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla verifica del numero legale.

GABRIELE MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini assente
Amagliani presente
Amati presente
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini assente
Castelli assente
Cecchini presente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
D'Ambrosio assente
D'Angelo assente
Donati presente
Favia assente
Franceschetti presente
Gasperi presente
Giannotti presente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Martoni presente
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni assente
Minardi assente
Modesti presente
Mollaroli presente
Moruzzi presente
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci assente
Rocchi assente
Romagnoli assente
Secchiaroli assente
Silenzi presente
Spacca assente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi assente

PRESIDENTE. Sono presenti n. 18 consiglieri, quindi la seduta è tolta.

CESARE PROCACCINI. Applichiamo il regolamento: tra un'ora ricominciamo.

PRESIDENTE. Se c'è questa proposta la pongo in votazione.

CESARE PROCACCINI. Ma quale proposta? E' il regolamento, Presidente.

PRESIDENTE. La seduta è tolta.

La seduta termina alle 18,35