Resoconto seduta n. 15 del 18/10/2000
RESOCONTO INTEGRALE

SEDUTA DI MERCOLEDI' 18 OTTOBRE 2000
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUIGI MINARDI
INDI DEL VICEPRESIDENTE GIUSEPPE RICCI

La seduta inizia alle 10,55

Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 14 del 5.10.2000.



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. l8 del 27.09.00 ad iniziativa dei consiglieri Viventi e Massi: «Interventi a favore della famiglia», assegnata alla V Commissione in sede referente ed alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. l9 del 4.10.2000 ad iniziativa dei consiglieri Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta: «Disciplina in materia di impianti fissi di radiocomunicazione al fine della tutela ambientale e sanitaria della popolazione sul territorio della regione Marche», assegnata alla IV Commissione in sede referente.;
— n. 20 del 10.10.2000 ad iniziativa dei consiglieri Giannotti, Brini, Cesaroni, Ceroni, Favia, Grandinetti, Trenta, Massi e Viventi: «Interventi regionali a sostegno del funzionamento delle scuole materne autonome», assegnata alla I Commissione in sede referente ed alla II Commissione per il parere obbligatorio.




Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 39 dei consiglieri Brini, Ceroni, Favia, Grandinetti e Trenta: «Funzionalità della A14: Ancona Sud-San Benedetto del Tronto»;
— n. 40 dei consiglieri Grandinetti, Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia e Trenta: «Situazione concernente il patto territoriale della provincia di Macerata»;
— n. 41 del consigliere Amati: «Pace in Medio Oriente»;
— n. 42 del consigliere Romagnoli: «Misure da adottare in attesa dell'approvazione di legge regionale di disciplina in materia di impianti fissi di radiocomunicazione al fine della tutela ambientale e sanitaria della popolazione»;
— n. 43 del consigliere Viventi: «Locazione delle unità immobiliari danneggiate e riparate a causa degli eventi sismici del 26 settembre 1997»;
— n. 44 del Presidente del Consiglio, del Presidente della Giunta e dei presidenti dei gruppi consiliari: «Il Consiglio regionale delle Marche contro il terrorismo»;
— n. 45 dei presidenti dei gruppi consiliari: «Disegno di legge quadro sul contenimento dell'inquinamento da elettrosmog».




Deliberazioni inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 2040 del 2.10.2000: «Variazione al bilancio di cassa per l'anno 2000 - lire 284.489.635»;
— n. 2041 del 2.10.2000: «Art. 55, comma 3, L.R. 30.04.1980 n. 25 - prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l'integrazione dello stanziamento del capitolo 1850102 compreso nell'elenco n. 4 Elenco delle spese dichiarate obbligatorie del bilancio 2000. L. 30.000.000»;
— n. 2042 del 2.10.2000: «Art. 29 della L.R. 23 marzo 2000 n. 22, iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2000 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dello Stato per interventi di formazione continua - art. 9, comma 3, L. 263/93, L. 4.294.631.637»;
— n. 2044 del 2.10.2000: «Art. 29 della L.R. 23 marzo 2000, n. 22, iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2000 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato e dalla U.E. per un intervento strutturale nel settore pesca - anni 2000/2006. L. 29.652.038.780».



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i Consiglieri Agostini e Ceroni.



Comunicazioni del Presidente del Consiglio e del Presidente della Giunta

PRESIDENTE. Prima di passare all'ordine del giorno, vorrei comunicare al Consiglio un breve messaggio da inviare a tutti i cittadini che in questi giorni soffrono per il disastro causato dai fenomeni alluvionali che hanno determinato 19 vittime accertate, 11 disperi, decine di migliaia di sfollati, isolato una parte del Paese. Un messaggio di attenzione vogliamo mandare anche a quelle istituzioni regionali che in questi giorni sono alle prese con problemi organizzativi di pronto intervento e di sostegno rispetto al gravissimo disagio che è stato creato in gran parte del Paese.
Come Consiglio vorrei altresì esprimere questo sentimento con un minuto di silenzio che propongo di fare dopo che il Presidente della Giunta Vito D'Ambrosio avrà informato su alcuni provvedimenti già presi dalla Giunta.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Ieri la Giunta ha condiviso un messaggio di solidarietà e di cordoglio che ho inviato ai due presidenti delle Giunte del Piemonte e della Valle d'Aosta e ha deliberato di stanziare la somma di 500 milioni di solidarietà per le due Regioni, da destinare ad iniziative che loro stessi ci indicheranno. Vorrei approfittare di questa occasione per ricordare che sia la Regione Piemonte sia la Regione Valle d'Aosta, in occasione del terremoto del settembre 1997 e dell'opera di ricostruzione successiva, hanno dimostrato una grande sensibilità e sono intervenuti in nostro favore. In particolare la Regione Piemonte ha finanziato il consolidamento e restauro della biblioteca comunale di Fabriano che è stata inaugurata qualche giorno fa con una targa che ricorda l'intervento della Regione Piemonte e la Regione Valle d'Aosta ha fatto altri interventi sul territorio. Questo segno concreto di solidarietà dimostra che i territori di questo Paese sono anche sensibili nei fatti ad un'idea di federalismo solidale che o è solidale oppure non è.
Credo che questo sia il segno più forte, più importante e quindi rimango in piedi per il minuto di silenzio che lei, Presidente, ha proposto.

PRESIDENTE. Invito il Consiglio ad osservare un minuto di silenzio.

(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio)



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine del giorno della seduta, il consigliere Grandinetti. Ne ha facoltà.

FABRIZIO GRANDINETTI. Prendo la parola per chiedere che sia inserita all'ordine del giorno una mozione che ha per oggetto "Situazione concernente il patto territoriale della provincia di Macerata". Ritengo che questa mozione si possa approvare velocemente anche senza discussione, perché ne farò prendere visione ai colleghi adesso, ma è scevra da elementi di polemica ed è basata esclusivamente sulla costruttività. I signori consiglieri vaglieranno come, secondo me, vi sia la possibilità di votarla anche senza discussione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati.

SILVANA AMATI. Come abbiamo già accennato nella riunione che ha preceduto questo momento consiliare, ho presentato la mozione che lei ha letto poco fa tra le comunicazioni, Presidente, relativa alla pace in Medio Oriente. Chiedo l'iscrizione d'urgenza di questa mozione per la quale ho preparato una proposta di risoluzione che è aggiornata agli eventi di ieri rispetto ai dati che riguardano quella terribile situazione, quindi chiedo l'iscrizione con l'impegno di discuterla a fine giornata, in modo che si possa poi guardare la proposta di risoluzione e magari trovare il massimo dell'assenso possibile su questo tipo di proposta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giuseppe Ricci.

GIUSEPPE RICCI. Chiedo, se possibile, di iscrivere d'urgenza e di votare, credo anche senza discussione, una mozione che è stata presentata da tutti i presidenti di gruppo sul disegno in discussione al Senato e che domani dovrebbe approdare all'aula del Senato stesso circa le misure di contenimento da inquinamento elettromagnetico. Siccome c'è una posizione che è già stata espressa dalle quattro Province delle Marche, di riconoscere all'interno di questo contesto una autonomia ai Comuni e alle Province sull'individuazione dei siti e siccome c'è l'indirizzo di sollecitare il Governo ad abbattere il limite di ammissibilità da 6 V/m a 3 V/m, è un'ipotesi sulla quale tutto il Consiglio regionale si sente impegnato, poiché tutti i presidenti di gruppo l'hanno votata e quindi, se può essere iscritta e votata d'urgenza senza discussione credo che daremmo un contributo utile, come Regione, alla discussione che domani si aprirà al Senato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Mi associo alla richiesta del collega Grandinetti che è anche mia, nel senso che c'è anche un altro documento a mia firma sul patto territoriale, quindi con un'unica occasione potremmo licenziare due documenti assolutamente analoghi sul patto territoriale di Macerata. Anch'io ritengo che sia condivisibile da tutta l'aula senza alcun tipo di discussione, perché è una mozione di sostegno affinché questo strumento di concertazione vada il più celermente possibile all'approvazione del Cipe.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Facendo seguito a quanto già stabilito nella precedente riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo e presidenti di Commissione, credo che il Consiglio oggi debba iniziare i suoi lavori con una breve discussione e l'approvazione di una mozione relativa al grave fatto di terrorismo che abbiamo avuto nella nostra regione ai cantieri navali di Ancona qualche giorno fa con la diffusione di un documento che è stato contemporaneamente inviato in diversi luoghi di lavoro nel Paese. Credo che una posizione del Consiglio regionale unanime a questo atto di grave provocazione, sia la giusta risposta ad un fenomeno che speravamo, pensavamo fosse terminato e che abbiamo visto non essere così da un paio d'anni e che richiede il massimo di attenzione, senza drammatizzazioni ma senza nessuna sottovalutazione.
Avevo predisposto una bozza di mozione che nell'ambito della riunione di prima è stata condivisa con qualche modifica, quindi chiederei che si discutesse come primo punto all'ordine del giorno, anche per dare un segno della scala di priorità degli argomenti nell'ambito di questo Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GIUSEPPE GASPERI. Avevo fatto una richiesta all'inizio della legislatura. Ci sono delle situazioni abbastanza anomale che creano difficoltà a noi consiglieri, in modo particolare a quelli di minoranza, per lo svolgimento del lavoro e del mandato che ci hanno affidato nostri elettori. Debbo lamentarmi del fatto che, anzitutto, non abbiamo ancora i computer ed è una cosa vecchia. Tra l'altro debbo far presente che nella precedente legislatura chi era in maggioranza aveva i portatili che si è portati poi in minoranza e li ha dati in uso a un funzionario della Regione.
L'altra questione riguarda la documentazione che si va a chiedere nei vari uffici. Voglio far presente che a una mia telefonata è stato risposto che i documenti devono fare tutta una procedura particolare, e io ritengo che la richiesta fatta per fax con la firma del consigliere sia più che sufficiente. Addirittura, ci sono procedure riservate e segrete. Le voglio far presente, Presidente, che per Statuto non c'è niente di segreto e di riservato nei confronti dei consiglieri, quindi chiedo a lei di tutelare la dignità e il lavoro che dobbiamo svolgere come consiglieri. Tra l'altro — io non ci credo, però lo faccio presente — un funzionario si è nascosto dietro una pseudo-circolare che sarebbe partita dal Presidente della Giunta dicendo che qualsiasi cosa deve essere data previa assoluta garanzia di richiesta per iscritto fatta dai consiglieri. Non ci credo, ma visto e considerato che il lavoro molte volte trova degli intoppi e delle difficoltà, lo faccio presente in aula.

PRESIDENTE. Voglio richiamare i consiglieri all'ordine del giorno. Stavamo discutendo se modificare l'ordine del giorno. E' la seconda volta che in Consiglio si prende la parola per motivi che non sono all'ordine del giorno. Evitatemi di farmi assumere un atteggiamento che poi può essere considerato eccessivamente rigoroso. Tra le altre cose vi invito a farmi queste osservazioni, puntualmente, anche per iscritto e mi adopererò.
Siccome è la seconda volta che viene portata in Consiglio la questione dei computer, credo tutti sappiano che già sono stati consegnati 36 computer e sono stati acquistati dei portatili che sono in distribuzione da questa mattina, per cui le questioni le stiamo trattando. Vi invito a guardare con attenzione quello che si fa, anche nel rispetto di quello che insieme decidiamo. Quindi, stiamo svolgendo quanto nelle nostre possibilità per migliorare il lavoro dei consiglieri.
Per quello che riguarda l'ordine del giorno, credo di poter interpretare la Conferenza dei presidenti di gruppo nel mettere in votazione l'inserimento delle mozioni, a partire da quella del terrorismo che viene indicata dalla stessa Conferenza dei presidenti di gruppo come assolutamente prioritaria rispetto allo svolgimento dell'ordine del giorno, da inserire subito dopo le comunicazioni, poi quella della pace nel Medio Oriente, quella sull'inquinamento da elettrosmog e quella sul patto territoriale di Macerata, da inserire nell'ordine del giorno dell'odierna seduta, in coda.
Pongo in votazione la richiesta di inserimento all'ordine del giorno della mozione sul terrorismo.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'iscrizione della mozione sulla pace in Medio Oriente.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'iscrizione della mozione sull'inquinamento da elettrosmog.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'iscrizione della mozione sul patto territoriale di Macerata.

(Il Consiglio approva)



Mozione (Discussione e votazione): «Il Consiglio regionale delle Marche contro il terrorismo» Presidente del Consiglio, Presidente della Giunta e presidenti dei gruppi consiliari (44)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 44 ad iniziativa del Presidente del Consiglio, del Presidente della Giunta e dei presidenti dei gruppi consiliari.
Ha la parola, per l'illustrazione della mozione, il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Tenendo fede all'impegno preso prima di non occupare tutta la mattinata soltanto per la discussione di questa mozione, non credo che ci sia bisogno di sottolineare il momento che è segnalato da questo documento che è stato distribuito. La gravità del documento sta anche nella sua accuratezza formale, nella sua completezza di informazione, nel fatto che, comunque, deriva da soggetti che conoscono bene la realtà di questo Paese. Non si può essere tranquilli per il fatto che non si riferisca a fenomeni strettamente marchigiani, perché è all'interno di una strategia complessiva che tende ad essere presente in ambiti dove il tessuto della solidarietà sociale si sta lacerando, si sta sfilacciando.
Questi sono i punti sui quali bisogna riflettere, le risposte a questo tipo di fenomeni — è ormai un copione tragico che abbiamo vissuto, e chi vi sta parlando in prima persona — sono momenti e percorsi che abbiamo già conosciuto. Non si può sottovalutare, non si deve drammatizzare, bisogna semplicemente essere presenti, responsabili, farsi carico di mantenere i momenti necessari di confronto, di dialettica, di contrapposizione e anche di interesse in una società così complessa su un tessuto democratico e di solidarietà. Questi sono gli elementi di fondo che ho cercato di sottolineare in questo testo che è poi stato arricchito dalla discussione con i presidenti dei gruppi consiliari.
Non posso che usare la parola "farneticante" per questo linguaggio, c'è la necessità di isolare e respingere il tentativo di riportare nel Paese un clima di divisione e di frattura, specialmente fra le forze che rappresentano il mondo del lavoro, l'esigenza che le istituzioni vigilino con la massima attenzione e in stretto raccordo fra di loro.
L'Italia ha già vissuto questo momento e lo ha respinto con fermezza e la concordia e la mobilitazione unitaria sono necessarie. In questo momento le dobbiamo tutti non solo predicare ma praticare.
Le istituzioni e le componenti sociali e politiche devono operare in rapporto di dialogo e di confronto civile per maturare la coscienza democratica e per riportare, nel segno della solidarietà, a coesione il Paese, che non significa una indistinta unitarietà ma significa una cosa molto diversa, molto più complessa e molto più significativa. La solidarietà supera anche la contrapposizione in un clima di democrazia condivisa e diffusa C'è l'auspicio che tutte le forze dell'ordine svolgano un'azione coordinata e sinergica, perché dobbiamo dire che la speranza che il fenomeno fosse scomparso ha portato ad una situazione nella quale non era questa la priorità fondamentale delle forze destinate a mantenere l'ordine democratico in questo nostro Paese. Auspichiamo che rapidissimamente tutte insieme recuperino quell'efficienza che ha consentito una quindicina di anni fa di sconfiggere definitivamente quella fase acuta e tragica del terrorismo, in stretto raccordo con il sistema degli enti locali, perché è importante che questo sia un momento di solidarietà ma anche un momento di collaborazione e di coordinamento, ovviamente nel rispetto delle singole competenze. L'impegno della Giunta e del Consiglio regionale a sensibilizzare i giovani è dato da una sconsolata osservazione che il Paese tende a dimenticare. Speriamo, pensiamo, crediamo — con questo impegniamo Giunta e Consiglio — che si mantenga viva la memoria, senza la necessità che accadano altri fatti tragici. Sensibilizzare i giovani significa far rivivere il lungo percorso difficilissimo degli "anni di piombo" e far capire attraverso quali strumenti di concordia e di impegno democratico tutto il Paese è riuscito ad uscirne.
Questi sono i sentimenti che, insieme alla solidarietà con le forze sindacali, attaccate pesantemente, addirittura nominalmente in questo volantino, credo che il Consiglio regionale, approvando oggi questa mozione, darà come segnale forte della presenza di tutti quanti noi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Come ci siamo impegnati nella riunione dei presidenti di gruppo, farò un breve intervento perché credo che il problema del terrorismo debba trovarci tutti uniti e ritengo che non ci possa essere alcuna differenziazione fra le forze politiche che siedono nell'istituzione pubblica.
Credo che gli anni di piombo non torneranno. Detto questo, il fatto che gli eredi delle Brigate Rosse, per lo meno del gruppo storico, rialzino la testa, è un fatto sul quale bisogna soffermarsi e bisogna prendere immediatamente contromisure, perché è breve la strada in cui, se si ricrea un clima tante cose possono accadere. Credo che gli italiani siano più maturi rispetto all'orientamento e all'opinione comune di "ormai, per fortuna, 20-30 anni fa...", quando le Brigate Rosse venivano chiamate "presunte Brigate Rosse", "sedicenti Brigate Rosse", addirittura si voleva far apparire che erano terroristi di destra travestiti. Oggi il fenomeno è chiaro, un fenomeno che attacca indiscriminatamente da sinistra a destra, anzi negli ultimi tempi in particolare incalza alcuni ambienti del mondo sindacale e la diversità e la lontananza di opinioni politiche non ci devono assolutamente — noi che rappresentiamo altre aree politiche — far fare differenziazioni. Quando si lanciano messaggi minacciosi, che purtroppo in qualche caso sono stati seguiti da azioni di morte, non possiamo che essere d'accordo. Vogliamo però sottolineare un aspetto: che quando ci si stringe compatti, uniti contro questo fenomeno che può risorgere, non bisogna avere riserve mentali, bisogna interpretarlo, analizzarlo compiutamente, senza vedere che in alcune aree non ci debbano essere nemici. credo che il fenomeno delle Brigate Rosse negli anni '70-'80 ha avuto uno spazio perché aveva un retroterra di tipo culturale, un retroterra di tipo politico, altrimenti sarebbe stato un fenomeno assolutamente isolato, molto diverso dal fenomeno del terrorismo di altro colore che in genere era di gruppi di disperati senza un retroterra né culturale né di solidarietà, tanto è vero che in maniera molto più facile è stato eradicato.
Pertanto la solidarietà di oggi deve presupporre alcune iniziative che ci devono vedere uniti, presenti e secondo me anche attenti alle modalità con cui si interviene a livello della campagna di sensibilizzazione, perché ci sono alcune aree di disagio giovanile ma anche nel mondo del lavoro, che possono accogliere questo appello di disperazione, perché al di là delle presunte analisi socio-culturali, si tratta, in genere, dal punto di vista politico, di impostazioni inconsistenti e a volte addirittura deliranti, però su questo non bisogna avere dubbi: quando ci sono alcune forze che tuttora fanno le differenziazioni sul terrorismo, sulla natura del terrorismo credo che lì si possa cadere nell'errore. Vorrei che questo non accadesse. Per quanto riguarda l'episodio di Ancona, è un episodio minore, ma che, nella costellazione di tanti invii di documenti in tante aree diverse, con un gruppo ideologico che elabora una strategia che può tradursi in fatti terroristici e l'assassinio di persone, credo che indubbiamente dobbiamo avere gli occhi bene aperti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Vorrei fare alcune riflessioni, perché su queste cose non abbiamo avuto il tempo di confrontarci, quindi non si può improvvisare in due minuti un discorso così delicato che riveste importanza a carattere nazionale e internazionale.
Non sono soddisfatto di questo documento, e già anticipo il mio voto contrario. Capisco lo sforzo del Presidente, di cui bisogna dargli atto, e dei presidenti di gruppo che l'hanno sottoscritto, ma il testo mi sembra molto annacquato, un testo che fa poca chiarezza, non si riesce a capire quale terrorismo si condanna, quale sia la matrice che dobbiamo condannare e chi dobbiamo condannare.
Per questo motivo, se nel dibattito non verrà fuori veramente una condanna al tipo di terrorismo a cui ci riferiamo, il mio voto sarà contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. L'episodio che si è verificato nei giorni scorsi nei cantieri navali di Ancona, il messaggio terroristico firmato dai Nuclei Territoriali Antimperialisti, recapitato ad uno dei componenti delle RSU, si inquadra in una fase di inquietante ripresa dell'attività terroristica nel nostro Paese, che ha avuto nell'assassinio-D'Antona l'episodio più tragico, ed è giusto rilevare, come ha già fatto il Presidente della Giunta, che l'episodio non è solo anconetano ma si inquadra in una strategia più ampia che coinvolge l'intero Paese e che si riconduce alla strategia che ha portato all'assassinio-D'Antona. Anche in quest'ultimo episodio, l'obiettivo del nuovo terrorismo è il sindacato confederale e la sua politica di concertazione. Dobbiamo allora riflettere su questo elemento e dobbiamo farlo tutti, anche quelli che ritengono sbagliata quella politica e la criticano da posizioni che potremmo chiamare di antagonismo sociale.
Il terrorismo infatti, è un pericolo anche, e forse principalmente, della legittima dialettica tra le diverse letture del conflitto sociale e del ruolo del sindacato nella società contemporanea. Il terrorismo ci rende tutti meno liberi, ingabbia e distorce la dialettica sociale e politica, inquina il tessuto civile, strumentalizza i bisogni e le lotte dei lavoratori. Per questo, in fondo, si fa il gioco dei terroristi quando si forzano le analisi per stabilire equazioni tra movimenti sociali e terrorismo o quando si inizia la caccia alle streghe per scoprire ad ogni costo talpe e complici all'interno del sindacato. Il sindacato è nel mirino del terrorismo perché rappresenta un baluardo culturale e una risorsa morale e politica in grado di mobilitare ampi strati di lavoro dipendente su obiettivi democratici e di giustizia sociale. Per questo va difeso il suo ruolo, anche a prescindere dalla condivisione delle sue scelte programmatiche. Infatti, di fronte al terrorismo che ritorna è più che mai necessario un impegno unitario a difesa dei fondamenti della convivenza democratica. Ecco perché è importante una mozione che insieme abbiamo condiviso, ecco perché è importante l'invito alle istituzioni e alla società regionale a tenere alta la mobilitazione contro il terrorismo, per affermare la coscienza dei valori di libertà e di democrazia, ecco perché è importante che questo Consiglio impegni la Giunta e si impegni a predisporre una campagna di sensibilizzazione verso le giovani generazioni sui valori della democrazia, sui valori costituenti, sui valori che sono radicati in una società che vuol essere libera, pluralista e democratica. Da questo inquietante episodio dobbiamo riprendere con più intenzione, rispetto agli ultimi anni, queste problematiche che sono poi decisive per lo sviluppo della nostra società.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. IL nostro gruppo condivide e voterà questa proposta unitaria di mozione che non enfatizza né sottovaluta il fenomeno che si è espresso nelle Marche con il documento fatto recapitare ai cantieri navali. Esprimiamo una giusta preoccupazione, perché il terrorismo è il nemico principale dei lavoratori e delle forze democratiche. Dopo gli anni '70 e '80 sembrava che esso fosse stato estinto, ma così non è stato. Si sono verificati drammatici rigurgiti, l'uccisione del dott. D'Antona, gli attacchi alle sedi della Cisl di Milano e di altre sedi, presidi democratici e sindacali qua e là per il Paese. Del resto, il documento fatto recapitare è anche espressione di una conoscenza e tempestività. Infatti, esso è pervenuto nel cantiere navale di Ancona in occasione dello sciopero che il sindacato aveva proclamato appena tre giorni prima. Noi siamo qui in piena continuità, con l'impegno decisivo che i Comunisti italiani hanno profuso negli anni bui del terrorismo e delle stragi che spesso sono state stragi di Stato. I Comunisti italiani già pagarono allora sulla propria pelle, con l'uccisione da parte delle Brigate Rosse dell'operaio sindacalista Guido Rossa. Siamo qui nelle mutate e per noi più difficili condizioni, per altresì mutati rapporti di forza, a manifestare lo stesso impegno la stessa solidarietà al sindacato ed ai lavoratori, con la consapevolezza che il terrorismo colpisce nelle fasi cruciali del Paese: quando si intravedono o si possono intravedere elementi di modificazione e di cambiamento, essi sono lì a colpire. E' per questo che nella nostra analisi noi individuiamo il terrorismo come il nemico irriducibile dei lavoratori.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Un pensiero breve perché le parole non offuschino il valore del gesto che il Consiglio regionale sta compiendo in questo momento.
Il gruppo de I Democratici aderisce in maniera convinta alla mozione che i Presidenti di Consiglio, Giunta e dei gruppi consiliari hanno presentato. Riteniamo che in questa situazione compito della politica sia quello di esprimere una parola chiara, unitaria e inequivocabile e soprattutto di condanna per quanti vorrebbero riportare il Paese ad un periodo buio della nostra storia. Iniziative come questa non hanno una valenza politica né ideologica, qualsiasi richiamo è strumentale e non deve trovare sponde di alcun genere. netta deve apparire, infatti, la distinzione tra tutto il Paese nelle sue varie articolazioni istituzionali, politiche e sociali, che vive nutrendosi del confronto civile e della democrazia, e i pochi che non accettano le regole della convivenza e non perseguono altro obiettivo che la destabilizzazione.
Il pensiero in questo momento va ai martiri del terrorismo, ai cattolici e ai laici, ai politici, ai sindacalisti, agli uomini di Stato che hanno dato la vita in nome dei valori della nostra Costituzione. La loro vita, le loro opere, i loro ideali sono per molti di noi un riferimento costante e quotidiano nel nostro fare politica. Crediamo che a partire da queste testimonianze alte, di servizio al Paese, potremo avviare quella campagna di sensibilizzazione verso le nuove generazioni che quest'oggi ci impegniamo a intraprendere come Consiglio regionale e come Giunta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Il gruppo dei popolari della Margherita aderisce alla mozione contro il grave atto compiutosi al cantiere navale di Ancona così come in altri ambienti di lavoro. Condivido le valutazioni che i colleghi degli altri gruppi hanno fatto nel merito; mi chiedo solo se questo nostro atto possa bastare rispetto ad un fatto che trova origine e senso, purtroppo, in culture che ancora allignano all'interno del nostro Paese. Occorre fare di più secondo me, e questo impegno che il Consiglio oggi si assume e che si affida alla Giunta, deve andare al di là della mera assunzione di responsabilità, della formale assunzione di responsabilità rispetto a questo fenomeno, perché si passi ad una azione più concreta, che è quella di una sensibilizzazione delle giovani generazioni intorno a fatti del nostro Paese che purtroppo non riescono a radicarsi nella memoria dei giovani e della gente in generale.
Bisogna partire proprio dai giovani nelle scuole, dove è opportuno sviluppare un'azione di nuova cultura democratica, di rilancio dell'impegno democratico della società, perché i giovani possano non solo avere memoria ma trovare un terreno di impegno rispetto ad una disattenzione crescente, non solo loro ma soprattutto loro, in quanto disegnano il nostro futuro, pertanto credo che azioni di questa natura, azioni pedagogico-educative devono essere fatte.
Si tratta, sostanzialmente, anche di rilanciare un patto tra i giovani e le istituzioni, tra i giovani e la società. A questo si deve aggiungere un altro forte impegno: quello di sradicare alla base quegli elementi di carattere "culturale", se così posso definirli, che vengono alimentati dalle fratture di questa nostra società, da nuove emarginazioni, da quella cittadinanza mancata per molti, che consente poi un reclutamento disgraziato nelle file del terrorismo. Ecco perché va assolutamente fatto ogni sforzo per recuperare, attraverso l'offerta di nuovo lavoro, attraverso l'offerta di nuovo sviluppo, tutti quegli ambiti che oggi, purtroppo, soffrono l'emarginazione.
Mi associo con chi ha sottolineato anche la situazione che si è creata nei confronti del sindacato. Credo che l'impegno che dobbiamo mettere come istituzioni a far crescere tutta la società civile organizzata non può essere eluso. In questo bisogna essere coerenti nel diffondere la cultura della concertazione, che significa una cultura di solidarietà nella gestione del potere pubblico, che in questi anni ha dato buoni frutti e ha consentito al Paese di poter recuperare un ruolo che, all'inizio di questo decennio, sembrava non percorribile.
Credo che bisogna dare atto al sindacato di quello che ha fatto delle assunzioni di responsabilità che è riuscito a dimostrare, ma credo che questa sua funzione non possa rimanere isolata e debba essere assolutamente capita e rilanciata con atteggiamenti concreti da parte delle istituzioni e delle forze politiche. In altre parole, occorre darci da fare per costruire quella nuova cultura di solidarietà che è l'unica che ci consente di governare una società complessa come la nostra che ha bisogno di un rilancio forte dei valori di democrazia, che non può non radicarsi nei valori di solidarietà.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Vorrei intanto precisare ai colleghi, che in questo Consiglio va salvaguardata la libertà individuale, quindi non posso comprimere questo fatto fondativo e fondamentale dell'impegno di ciascuno. Se un consigliere interviene in dissonanza con il proprio gruppo lo fa, se ne assume la responsabilità, ma mi sembra che il consigliere Brini l'abbia fatto con molta pacatezza dicendo i motivi per i quali non condivide un ordine del giorno su cui si è comunque trovato un consenso unitario che noi confermiamo.
Abbiamo partecipato alla stesura di questo documento e non c'è motivo perché questo impegno venga meno.
Credo che quello che è accaduto è un fatto grave, è stato detto da diversi colleghi. E' grave per il contenuto del documento che questa mattina ci è stato presentato, è un fatto grave per la diffusione che risulta abbia coinvolto tanta parte del Paese. E' quindi un problema che non va sottovalutato. Certo, non è giusto accentuare il dato pessimistico, ma credo che debba essere un fatto che deve comunque provocare in noi una riflessione attenta.
Vede consigliere Procaccini, dobbiamo stare attenti, perché il rischio che spesso corriamo è quello di dare al terrorismo, a volte una colorazione, in altri casi legarlo ad obiettivi che secondo me, posti come lei li ha posti questa mattina sono riduttivi. Il terrorismo è contro l'uomo, contro l'umanità, contro i diritti dell'uomo, non credo che si possa fare differenza fra terrorismo nemico dei lavoratori, delle forze democratiche e terrorismo nemico di qualcos'altro. E' una minaccia che deve preoccuparci sempre e comunque, anche perché è veramente un fatto che mette in discussione la libertà di ciascuno di noi.
Rispetto alla proposta formulata sono convinto che sia fondamentale, per questo abbiamo anche superato alcune difficoltà sul testo del documento. Da questo punto di vista invito il consigliere Brini a riflettere sulla sua scelta, perché quando c'è di mezzo la salvezza del Paese, quando c'è di mezzo un fatto importante come questo, si può anche sacrificare qualcosa. E noi, su questo abbiamo sacrificato un giudizio, per esempio ci siamo fatti carico di riprendere una preoccupazione che avevamo espresso in ordine alla titolarità ufficiale di questo documento che certamente appartiene al filone culturale del comunismo mondiale. E' stata sollevata qualche perplessità da parte di altri, abbiamo recepito questa esigenza di non correre il rischio di legittimare o comunque di fare un discorso di parte. Siccome ci interessa che la risposta sia forte e unitaria, rispetto a questo crediamo sia giusto anche rinunciare ad un giudizio che possiamo avere su questa materia. Quindi, non aprire un varco che avrebbe prodotto differenziazioni che non sono utili all'obiettivo che ci poniamo.
E' giusto il richiamo che viene fatto nel documento, è giusto che ci sia vigilanza, che si vigili sul possibile ritorno, o se volete sulla possibilità di qualche colpo di coda del terrorismo italiano rispetto a queste vicende, quindi è importante il riferimento che viene fatto al raccordo fra le forze dell'ordine e fra le forze dell'ordine e le istituzioni perché ci sia un blocco, ci sia una trincea oltre la quale questi sciagurati non possano andare. Siamo d'accordo che debba esserci una risposta, innanzitutto sul piano culturale, perché solo educando — mi sembra molto pertinente la risposta conclusiva del Consiglio rispetto a questo — solo ponendo in atto un processo educativo nei confronti dei giovani alla non violenza, alla tolleranza possiamo superare queste situazioni, perché è su questo non rispetto che si creano le condizioni per la nascita e lo sviluppo del fatto terroristico. Quindi è un problema di carattere culturale rispetto al quale noi dobbiamo operare con nettezza e con coerenza ed è un problema politico, quindi occorre che l'azione politica si esprima in tutta la sua nettezza ed in maniera unitaria.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Quando, questa mattina, ci è stato consegnato, come presidenti dei gruppi consiliari, il documento che è stato a sua volta consegnato ad un rappresentante delle RSU dei cantieri navali di Ancona, ho avuto la possibilità di leggerlo molto velocemente. Tra l'altro, io appartengo a quella generazione che ha vissuto direttamente la fase politica italiana definita "anni di piombo", e come voi tutti sapete l'ho vissuta all'interno della più grande organizzazione della sinistra, che era il Partito comunista italiano. Ho avuto in quegli anni la possibilità, la volontà di cercare di capire, di analizzare quello che stava accadendo, quindi in diverse situazioni mi sono trovato di fronte a documenti di questa natura e di questa portata. Ripeto, l'ho letto velocemente, ma credo che ci sia da essere giustamente preoccupati, perché ritrovo toni ed elementi che avevo già visto nel passato in documenti di questo tipo. Credo che questo documento sia intriso di elementi di disperazione sul piano politico, ma anche di grande consapevolezza e di grande conoscenza politica, per cui credo che questo debba assolutamente preoccuparci. Non siamo di fronte alla disperazione tout-court, ma secondo me siamo di fronte ad un ragionamento freddo che si insinua a seguito della situazione politica nazionale ed internazionale.
Credo di non scoprire e di non anticipare nulla nel momento in cui condanno senza appello azioni di questo tipo e ciò che c'è dentro azioni di questo tipo. Credo peraltro, che sia chiaro a tutti noi — l'ha già detto nel suo intervento il consigliere Procaccini — che per quello che ci riguarda come coloro i quali ancora si definiscono Comunisti, visto che questo documento è firmato Nucleo Territoriale Antimperialista, Partito Comunista Combattente, azioni di questo tipo nulla hanno a che fare con la cultura dei comunisti. Voglio dirlo senza mezzi termini, anzi, per chi come me crede che questa idea sia la rappresentazione di un di più di libertà, una situazione di questo tipo deve essere condannata se non altro per questo. Ma penso che la storia di quegli anni dimostri senza appello quanto i comunisti in questo Paese abbiano dato per sconfiggere e per rimandare indietro quella cultura e quella situazione politica tragica che si stava creando nel Paese.
Detto tutto ciò, quindi condannando senza appello quanto accaduto, voglio con estrema chiarezza anche dire — perché anche questo è emerso da questo seppur breve dibattito consiliare — che l'essere antagonisti in questo Paese non significa fare il paio con chi in qualche modo professa questo tipo di cultura politica. Voglio dirlo senza mezzi termini: io che mi richiamo ad un'idea antagonista che punta al superamento dello stato di cose esistenti, non mi sento di poter essere mescolato all'interno di situazioni altre che condanno senza appello. E nel momento in cui confermo al sindacato confederale la mia stima complessiva, nel senso che riconosco il lavoro e l'opera dello stesso sindacato confederale anche quando condanno le sue azioni, dico che la pratica della concertazione è una pratica che va perseguita ma nella misura in cui continua a difendere gli interessi di coloro i quali debbono essere rappresentati. Quando noi riteniamo che si vada oltre questo, credo che sia altrettanto giusto ed equo prendere posizione, condannare e criticare, ma sempre nell'ambito di un sistema democratico. Ripeto, tenere questo tipo di atteggiamento non significa fare il paio con altre cose quali quelle che stiamo discutendo, ma significa esercitare il proprio diritto democratico di ragionare, di discutere di criticare e di condannare ove ve ne sia bisogno, ma anche di riconoscere quelli che sono i risultati che si ottengono.
Questa è la nostra posizione. Non c'è tra noi contrapposizione, anzi c'è grande stima, c'è riconoscimento di quello che si fa e in questo momento ci sentiamo particolarmente vicini nei confronti di quei sindacalisti che sono stati attaccati anche personalmente e che sono costretti a girare con la scorta, a tutela della propria vita. Da parte nostra c'è la massima solidarietà.
E' con questo spirito che noi approviamo questa mozione che è stata adottata all'unanimità dai presidenti di gruppo e sono convinto che ognuno di noi avrebbe potuto inserire elementi che tirassero da una parte o dall'altra questo tipo di documento. Non l'abbiamo fatto, credo che abbiamo scelto la strada più giusta, ne viene fuori un documento che mi auguro veda il voto convinto di tutto il Consiglio regionale e debbo dire che una parte che mi convince particolarmente è quella ove si riconosce la necessità di una coesione maggiore di questo Paese, di un incontro tra le regioni ricche e tra le regioni povere, sì che il Paese superi, in questo modo e abbracci, un concetto più ampio di solidarietà che probabilmente — perché non sono estremamente convinto di questo — serve a togliere terreno fertile a coloro i quali puntano a rappresentare alcune classi, ma io credo che non sia assolutamente questo i modo per rappresentare alcune classi, invece credo che nei confronti dei bisogni e delle esigenze di quelle classi che in questo modo sbagliato si vogliono rappresentare, sia necessario davvero mettere in campo un di più di solidarietà.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Il gruppo consiliare Ccd voterà a favore di questa mozione che condivide e di fronte alla quale sono superflue parole che esprimano i nostri sentimenti di perplessità, rammarico, sdegno e condanna. Esprimiamo quindi, a coloro che si intendeva colpire con questo documento, la nostra solidarietà. Una sola riflessione molto breve: leggendo il documento al quale non voglio fare ulteriore pubblicità, si inneggia al fatto che nel 1978 "è stato eliminato il nemico del popolo Aldo Moro". Invito tutti a riflettere su questo linguaggio che da una parte può sembrare patetico, da un'altra parte fa riflettere su quanto sia intriso di odio, perché in qualche modo — e questa è la cosa più importante — si riprende il cammino ideologico della proposta di eliminazione fisica dell'avversario politico.
Ci si chiede qual è il compito delle istituzioni e di chi è impegnato in politica. La mia riflessione è basata solo su questo: tutti oggi nelle istituzioni, nell'attività politica in genere dovrebbero capire come certi toni che vengono usati nei confronti degli avversari politici per giudicare alcune situazioni etniche o meno, sono toni che possono far proliferare una cultura di odio, una cultura di attacco personale alle persone, di attacco alle istituzioni, di eliminazione di chi non la pensa allo stesso modo. Sento particolarmente questo obbligo morale di cittadino impegnato in politica per ricondurre a una cultura unitaria di condivisione i valori democratici, la nostra attività, il nostro impegno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Mi associo pienamente alle dichiarazioni dell'amico e collega Francesco Massi, quindi non le ripeterò per brevità. Ho anche detto nella riunione dei presidenti di gruppo nella quale avevo proposto di inserire la firma di questo documento, che se ciò avesse comportato la rottura del fronte unitario, avrei ritirato questa proposta; la mantengo in aula a nome del gruppo Cdu, proprio perché si possa addivenire ad una votazione unanime e inviterei l'amico consigliere Brini a valutare questo aspetto, per arrivare a una votazione unanime che dà più forza a un documento contro il terrorismo che, in questo caso, è dichiara matrice comunista, ma noi dobbiamo comunque esprimere la condanna del terrorismo in quanto tale.
Riconfermo quanto detto in Commissione, sono disponibile a ritirare il mio possibile emendamento sull'apposizione della firma, a condizione che ci sia una votazione unanime.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione.

(Il Consiglio approva)



Interrogazione (Svolgimento): «Completamento dell'ospedale di Macerata» Grandinetti (43)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 43 del consigliere Grandinetti. Per la Giunta risponde l'assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. Il percorso previsto riguarda due fasi dell'applicazione dell'art. 20: una per il primo triennio di 6,5 miliardi e l'altra di 27 miliardi. Quella del primo triennio è stata completata, la seconda fase è in procinto di attuazione. A questo proposito evito al collega Grandinetti il richiamo delle normative che conosciamo entrambi; vorrei soltanto citare una delibera che parla del finanziamento di due miliardi per la realizzazione del progetto antincendio dell'ospedale di Macerata che è stato approvato e già ammesso a finanziamento. L'argomento di attenzione attuale è quello di prosecuzione della seconda fase del programma. Vorrei ricordare a questo proposito che il 28 giugno è stato siglato l'accordo di programma tra Regione, Ministero della sanità e Ministero del bilancio per quanto riguarda il periodo dal 2000 al 2002. Entro il 2000 è previsto il completamento della seconda fase per 7.500 milioni complessivi e la realizzazione dell'autorimessa per complessivi 6.140 milioni, quindi 13.640 milioni; è poi previsto il finanziamento, entro il 2002, del completamento e ristrutturazione della vecchia parte dell'ospedale, per complessivi 11.360 milioni.
Attualmente sono in attuazione i lavori relativi all'autorimessa, è in corso l'istruttoria presso l'ufficio regionale — siamo alla firma — finalizzata ad autorizzare l'anticipazione dell'esecuzione, che era del resto prevista per il 2002, dei lavori particolarmente urgenti, in particolare i problemi dell'obitorio e della dialisi, per un importo complessivo di 1.600 milioni — la questione è stata sulla cronaca dei giornali anche in questi giorni — e quindi ritengo che sostanzialmente non ci siano, nel caso specifico dell'ospedale di macerata, situazioni che penalizzino il potenziamento dei servizi di questa struttura, perché l'opera complessiva viene esaurita in un arco di tempo compatibile e comunque dentro la programmazione regionale.
Un sopralluogo fatto dalla Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema sanitario ha determinato i complimenti rispetto al percorso fatto fino ad oggi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti per dichiararsi soddisfatto o meno.

FABRIZIO GRANDINETTI. L'assessore ha detto che la cronaca ha parlato dell'ospedale di Macerata e della dialisi in questi giorni, io sarei stato felice che si fosse parlato del suo completamento, perché è un'"incompiuta" che dura da trent'anni. Se ne è parlato perché un topolino è passato nel reparto di dialisi. Non è certamente colpa del direttore sanitario, del direttore generale o del primario medico del reparto, ma sicuramente, se i lavori fossero stati portati a termine in tempi più brevi, il topolino non sarebbe passato. E' questo che è andato alla ribalta sui giornali: il topolino che è passato. I giornalisti si dovrebbero invece occupare delle "incompiute", che sono tante in Italia e non solo nelle Marche.
In estrema sintesi, l'ospedale deve giungere al termine da ben 30 anni e ci sono 27 miliardi che andrebbero a coprire la realizzazione del nuovo ospedale per la ristrutturazione della parte vecchia. La somma di 21 miliardi dovrebbe essere elargita dalla Regione, il primo miliardo è stato erogato nel 1998 e si prevedono 5 miliardi dal 1999 al 2002. Tenuto conto dei tempi tecnici e delle maggiorazioni di spesa, presumibilmente il costi lieviteranno. Questa situazione paralizza lo sviluppo e il potenziamento sanitario, e a questo proposito mi riterrò soddisfatto quando prenderà corpo la fine dell'ospedale di Macerata e i lavori riprenderanno di buzzo buono.
Questa interrogazione mi offre l'occasione per fare due domande che ritengo importanti. Innanzitutto, qual è la politica del nuovo assessore alla sanità per quanto riguarda la Usl? Volete accorpare le Usl, volete lasciare quelle che ci sono oggi, oppure volete fare una cosa completamente diversa da queste due ipotesi che sono quelle classiche? Perché poi c'è stata una politica dettata nella scorsa legislatura e una non rispettata, perché si è detto nei programmi pre-elettorali del 1995 "facciamo quattro Asl provinciali", ma la cosa è stata disattesa, magari sotto pressione popolare. Il politico dovrebbe cercare di ben operare e non sempre accettare le pressioni. Al di là di questo vorrei sapere qual è la vera politica sanitaria.
Abbiamo tanti ospedali e dovremmo cercare di utilizzarli nel modo più razionale possibile, con un po' di coraggio nelle scelte e non su pressioni politiche che mi sembra ci siano tuttora, da diverse parti. C'è una pressione politica per danneggiare l'ospedale preesistente che potrebbe essere razionalizzato e reso efficiente con poco. Questa è la grande domanda che vorrei fare all'assessore alla sanità, e spero che sulla stampa o di sua iniziativa nei prossimi giorni ci dica cosa vuol fare della sanità marchigiana, sempre rispettando il fatto che esiste una sanità marchigiana e una sanità anconitana fornita di tanto danaro, mentre nella razionalizzazione dobbiamo tener conto della gente che viene a curarsi con le autoambulanze in modo veramente molto penoso in Ancona, perché solo in Ancona certi malati gravissimi possono essere curati. Occorrerebbe creare almeno quattro poli che non dico siano all'altezza di Ancona, ma siano almeno poli efficienti, altrimenti ne va di mezzo la salute.
Ho letto sul giornale la questione delle Potes, che costano un miliardo. Dove non si può risparmiare è proprio sulla salute. Si può risparmiare con il collega Pistarelli nel non portare a 430 milioni l'anno gli stipendi dei direttori generali. Si parla demagogicamente degli stipendi dei consiglieri regionali e si permette che si aumenti lo stipendio dei direttori generali a 430 milioni l'anno lordi, a discrezionalità dei vari governi regionali.
Circa la questione delle Potes, vogliamo abbandonare il territorio montano, colpito veramente dal terremoto? Nei prossimi mesi parleremo di commissione d'inchiesta, perché stanno ritornando su palazzi che non sono minimamente toccati e la gente ancora vive nei containers e nelle case di legno nei paesi più colpiti. Verificheremo bene, al momento opportuno, questa questione del terremoto. Ci sono frazioni molto distanti dai comuni, dunque le Potes devono essere potenziate, non razionalizzate, perché ne va della vita delle persone. Bisogna arrivare ad assistere le persone in pochi minuti, quindi quando ci sono frazioni lontane e abbastanza numerose, il risparmio conta poco rispetto alla vita umana, quindi razionalizziamo dove possiamo razionalizzare e cerchiamo di tagliare dappertutto la spesa inutile, ma non si può giocare sulla salute della gente che rimane il fattore più importante dove è possibile anche un deficit, ma un deficit intelligente, un deficit in cui la spesa sia unitaria per gli apparecchi che costano tanto, per le attrezzature; una spesa che deve essere fatta a livello centrale da un consorzio, non che ogni primario, ogni medico possa contare su forniture che costano centinaia di miliardi. E lì possono nascere sospetti fastidiosi per i cittadini. Cercate di uniformare la spesa, fate consorzi di spesa e tutte le Asl acquistino in qualità.
Questa interrogazione mi ha offerto l'occasione di fare considerazioni che non riguardano strettamente l'ospedale di Macerata, ma sul problema della sanità invito l'assessore a riferire al più presto a questa Assemblea perché ritengo che sia un fatto molto delicato e molto importante



Interrogazione (Svolgimento): «Piano provinciale gestione rifiuti provincia di Macerata» Pistarelli (74)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 74 del consigliere Pistarelli.
Per la Giunta risponde l'assessore Ottaviani.

ROBERTO OTTAVIANI. ll consigliere Pistarelli chiede se sia legittima la procedura adottata dalla Provincia di Macerata.
Premesso che la Provincia di Macerata è competente nelle funzioni concernenti la programmazione e l'organizzazione dello smaltimento dei rifiuti sul proprio territorio sia in base all'art. 20 del D.Lgs. 22/97 che in base all'art. 4 della L.R. 28/99, si ribadisce che si ritiene non solo legittimo ma anche necessario, preso atto della situazione impiantistica e delle necessità di smaltimento, che la Provincia di Macerata proceda nell'organizzazione dei conferimenti sul proprio territorio.
Il consigliere Pistarelli chiede se la Regione abbia effettuato verifiche sulla idoneità dei siti prescelti per ulteriori abbancamenti, così come indicati dalla delibera del consiglio provinciale e dall'accordo di programma che fissano tempi di abbancamento fino al 2004.
La risposta può essere articolata in due punti: programmatico e progettuale.
Per quanto riguarda l'aspetto programmatico, il piano regionale di smaltimento dei rifiuti di cui alla L.R. 28 ottobre 1999, n. 28 individua e stabilisce i seguenti criteri per la gestione dei rifiuti comprendendo anche lo smaltimento finale: 1) tendere all'autosufficenza nello smaltimento dei rifiuti all'interno dell'ATO; 2) utilizzo di impianti che hanno capacità residue sia in lotti in esercizio che in quelli nuovi tecnicamente possibili; 3) l'utilizzo degli impianti che hanno capacità residue sia in lotti in esercizio che in quelli nuovi tecnicamente possibili è da privilegiare in fase transitoria; 4) fermo restando quanto detto ai punti precedenti, chiusura definitiva degli impianti minori; 5) Individuazione di un nuovo sito per la realizzazione di un nuovo impianto.
La scelta della Provincia di Macerata di individuare siti esistenti per lo smaltimento finale, anche con recupero volumetrico, quando tecnicamente possibile, tendendo all'autosufficenza nello smaltimento dei rifiuti all'interno dell'ATO, è pertanto in linea con i
criteri stabiliti dal piano regionale
Per quanto riguarda l'aspetto progettuale, la Regione Marche intende effettuare le verifiche sulla idoneità dei siti secondo gli strumenti legislativi oggi in vigore rappresentati dalla procedura di valutazione di impatto ambientale di cui al DPR 12.04.1996 e dall'art. 27 del D.Lgs. 22/97 (Decreto Ronchi).
Le procedure si applicheranno a seguito di presentazione ufficiale al servizio tutela e risanamento ambientale del progetto definitivo (L. 285/98 - Merloni e Regolamento di attuazione) da parte delle autorità proponenti.
Il consigliere Pistarelli chiede quale è lo stato delle trattative, che comunque vi sono state, fra Regione e Provincia di Ascoli Piceno ai fini di un eventuale abbancamento di rifiuti non smaltiti nell'impianto del Consmari presso le discariche di porto S. Elpidio, Fermo e Torre San Patrizio, per quale periodo e per quale quantitativo di rifiuti delle trattative sono state svolte.
A seguito della presa d'atto della Regione Marche della situazione inerente lo smaltimento rifiuti nella provincia di Macerata e la necessità di provvedere allo smaltimento dei rifiuti prodotti nel maceratese in impianti fuori ambito, questo Assessorato ha fin da subito avviato un dialogo (termine preferito rispetto a "trattative") con la provincia di Ascoli Piceno, nel tentativo di raggiungere una concertazione condivisa sui conferimenti provenienti dalla provincia di Macerata.
Si è altresì verificata la possibilità di realizzare un accordo interprovinciale. Seppur valutato, da parte delle Province, che l'utilizzo dell'art. 5 della L.R. 28/99 (accordi interprovinciali) non appare idoneo in questo caso, si è comunque registrato un sostanziale assenso da parte della Provincia di Ascoli Piceno unitamente a quella di Macerata sulla possibilità di utilizzare impianti in provincia di Ascoli Piceno per lo smaltimento straordinario e temporaneo dei rifiuti prodotti nel maceratese. In tal senso si è provveduto, recentemente, all'emanazione di opportuno atto che consente lo smaltimento dei rifiuti provenienti dal maceratese in due impianti segnalati dalla stessa Provincia di Ascoli Piceno e precisamente l'impianto di discarica di Fermo e di P.S. Elpidio per un quantitativo di rifiuti rispettivamente di 140 e 120 tonnellate/giorno.
Aggiungo che l'ordinanza firmata dal Presidente della Giunta ha valore sei mesi, rinnovabile una sola volta per ulteriori sei mesi.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Mi dichiaro insoddisfatto della risposta. L'assessore, dietro i dati tecnici ha in realtà omesso un punto fondamentale: quello che ha ispirato questa interrogazione. Siamo ancora, a dieci anni dalla legge regionale sui rifiuti 31/90, nella piena emergenza e questa è una questione inaccettabile sotto un punto di vista di buon andamento dell'amministrazione della cosa pubblica. Nessuno si può chiamare fuori, neppure questo nuovo Governo regionale, perché è frutto e figlio del precedente Governo che aveva cinque anni di tempo per porre a soluzione programmatica scadenze precise di intervento su questo argomento. Non lo ha fatto, siamo ad una situazione paradossale nella provincia di Macerata, perché abbiamo l'unico impianto che doveva essere tecnologicamente avanzato e in grado, in tutta la regione, di dare risposte in tema di rifiuti e che partì venti anni fa — quello del Consmari — che non risolve neanche la metà dei problemi, anzi ne ha creati di ulteriori: 50 miliardi di costi per trattare 110 tonnellate/giorno, quando il progetto era per 240 tonnellate/giorno. Abbiamo una situazione per la quale non ci sono più discariche atte ad abbancare e siamo costretti a portare i nostri rifiuti, soprattutto gli assimilati, gli Rsa, con un'incidenza fortissima verso le imprese artigiane, piccole e medie, fuori provincia, nella discariche di Fermo e Porto Sant'Elpidio. E' una situazione vergognosa. A questa si sta sommando un'altra vergogna, perché all'emergenza non si può rispondere con l'emergenza ancora una volta, con i decreti, a parte quelli di Fermo e Porto Sant'Elpidio che sono dovuti. Non si può rispondere con atti come quelli della Provincia di Macerata, concertati anche con la Regione, purtroppo, che hanno inventato un piano, una programmazione provvisoria. Non c'è scritto neppure nell'articolo 4 della nostra legge, assessore; c'è scritto che abbiamo delegato le Province a fare piani di gestione, cioè a lungo respiro, devono programmare.
Ecco perché la nostra contrarietà alla scelta di individuare i siti di Tolentino, località Santa Lucia — perché la località si chiama Collina ma è a due passi dalle terme di Santa Lucia — di Potenza Picena, località Castelletta, Val d'Asola e di Morrovalle. Queste scelte non sono da noi condivise, perché prima di tutto incidono su una questione che è già precaria, è già deteriorata, perché soprattutto siti di Potenza Picena e di Tolentino sono piccole discariche comunale che dovevano già essere chiuse da tempo. Oggi si vogliono ampliare — 90.000 metri cubi per quanto riguarda la discarica di Potenza Picena, altrettanti o quasi per quanto riguarda Tolentino — con la scusa della bonifica. Ditemi voi se si può bonificare un sito mettendoci ulteriore immondizia. E' una questione di costi? Caro Silenzi, non ti agitare, perché su questo ti sfido sotto un profilo contenutistico, non di slogan. Lo stiamo dicendo, come Commissione, da cinque anni. Da cinque anni dicevamo che il problema dei rifiuti non poteva più essere affrontato con la logica dell'emergenza: ancora oggi è invece così.
Questi due siti sono stati individuati al di fuori e al di là di ogni procedura. Ecco perché sono insoddisfatto della risposta dell'assessore, perché rispetto alla prima domanda, cioè la legittimità della procedura adottata dalla Provincia di Macerata, ha citato l'art. 20 del "decreto Ronchi" e l'articolo 4 della legge regionale che non permettono alle Province di fare piani provvisori da qui a sei mesi, non c'è scritto, assessore, devono fare un piano di gestione dei rifiuti della provincia, organicamente, seguendo tutti gli atti procedurali, compresa l'individuazione della bontà dei siti, della possibilità tecnica che in quei siti ci possa essere una nuova autorizzazione per abbancare ulteriormente, per ampliare o per fare nuove vasche. Questa cosa non è stata, in provincia di Macerata. Ci vogliono altri sei mesi per fare uno studio definitivo? Prendiamoci altri sei mesi ma usciamo fuori, finalmente, dalla logica dell'emergenza, facciamo un programma serio e concertato con tutte le Amministrazioni. Pensate un po', per la scelta di Potenza Picena non è stata sentita nemmeno l'Amministrazione confinante di Civitanova. C'è stata una concertazione tra la Provincia, il Comune e la Regione che ha fatto da sponda; il Consmari per la gestione successiva. Non è possibile. La Conferenza delle autonomie deve servire a questo, le conferenze dei servizi devono servire per superare problemi anche di dialogo tra uffici, ma tutti devono essere coinvolti.
Oggi non è così in provincia di Macerata. Spero che vi sia il tempo, in questa nuova legislatura, per affrontare il problema della gestione dei rifiuti, in una visione diversa, moderna, seria, efficace ed efficiente, cosa che non è stata da parte di questo governo della sinistra uscito dalla precedente legislatura: speriamo che lo sia in questa. Sicuramente le premesse non ci sono.



Interrogazioni (Svolgimento):
«Istituzione del corso di indirizzo alberghiero e della ristorazione presso l'Istituto professionale di Stato per il commercio e turismo E. Tarantelli di Sant'Elpidio a Mare» Franceschetti (62)
«Apertura indirizzo alberghiero e della ristorazione presso l'Istituto professionale di Stato per il commercio e turismo E. Tarantelli di Sant'Elpidio a Mare» Romagnoli (106)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le interrogazioni n. 62 ad iniziativa del consigliere Franceschetti e n. 106 ad iniziativa del consigliere Romagnoli, abbinate ai sensi dell'art. 109 del regolamento interno.
Ha la parola, per la risposta, l'assessore Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Con le due interrogazioni i consiglieri interroganti intendono conoscere se è intenzione dell'Amministrazione regionale dare il parere positivo relativamente all'istituzione di un nuovo corso ad indirizzo alberghiero e della ristorazione presso l'Istituto secondaria superiore tecnica, professionale e scientifica di Porto Sant'Elpidio. L'ufficio istruzione pubblica ha da tempo cominciato a valutare, intanto, i riferimenti normativi, che voglio richiamare. Innanzitutto il D. Lgs. 16.4.1994, n. 297, testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione relativa alle scuole di ogni genere e grado; il D. Lgs. 31 marzo 1998, n. 112, conferimento di funzioni e compiti amministrativi dallo Stato alle Regioni e agli enti locali in attuazione del Capo I della legge 59 del 1997, il Dpr 18.6.1998, n. 233, regolamento recante norme per il dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche per la determinazione degli organici funzionali dei singoli istituti, a norma dell'art. 21 della legge 59/97.
Il provveditorato agli studi di Ascoli Piceno ha inviato una nota in data 31 marzo 2000, con la quale ci chiede il parere per l'istituzione di questo corso. Abbiamo verificato che relativamente a questa situazione c'è un parere positivo degli organi collegiali dell'istituto, il collegio dei docenti e il consiglio d'istituto; c'è un parere del Consiglio comunale in data 28.3.2000 con il quale il Consiglio stesso esprime parere favorevole all'istituzione del corso a indirizzo alberghiero e della ristorazione; ci sono delle deliberazioni dei Comuni in cui hanno sede le scuole che formano l'Istituto secondaria superiore e tecnica di Porto Sant'Elpidio, con cui le stesse Amministrazioni comunali sostengono l'iniziativa (Comune di Monte Giorgio liceo scientifico; Comune di Montegranaro istituto tecnico commerciale, Comune di Sant'Elpidio a Mare istituto professionale statale commerciale e per il turismo). A sostegno di questa iniziativa si sono aggiunte che le deliberazioni dei Comuni di Falerone e di Monte Urano.
L'Istituto di istruzione secondaria superiore e tecnica ha risposto alla richiesta della Regione di conoscere le planimetrie della sede, inviando quelle del secondo piano della sede di Porto Sant'Elpidio ove potrebbero essere accolte le classi del nuovo corso, idonee allo scopo. Inoltre è stata da noi richiesta la disponibilità e la verifica delle attrezzature per la ristorazione e abbiamo avuto una dichiarazione di disponibilità della signora Peretti Gelmira, in qualità di presidente del consiglio di amministrazione della ditta "Holliday s.r.l." proprietaria e gestrice del centro turistico omonimo di Porto Sant'Elpidio a fare utilizzare le strutture del centro.
Quindi, dal punto di vista istruttorio noi saremmo pronti, anche se mancano due altri elementi che stiamo cercando di acquisire prima di portare le nostre conclusioni alla deliberazione di Giunta. Manca cioè una ulteriore dichiarazione del provveditore agli studi di Ascoli Piceno che abbiamo chiesto in data di ieri, circa il fatto che tale istituzione non comporterà aumento dell'organico provinciale, come previsto dal decreto 24.7.1998, n. 331, articolo 4, comma 3; inoltre manca il parere della Provincia di Ascoli Piceno. Però sappiamo che la notte scorsa si è tenuto il Consiglio provinciale il quale si è pronunciato circa la volontà che nasca un istituto alberghiero nella zona del fermano a Porto Sant'Elpidio. non ha risolto la questione relativamente al fatto se si tratti di una sede staccata dell'Istituto professionale i Stato per i servizi alberghieri e della ristorazione di San Benedetto o se invece si tratti di un nuovo corso dell'Istituto Tarantelli.
Noi ci prendiamo un'altra settimana per rispondere positivamente circa l'istituzione di un nuovo corso di studi dell'Istituto Tarantelli e riteniamo che si debba sgomberare il campo circa un unico problema rimasto, relativamente alla capacità anche dell'Istituto di San Benedetto di continuare ad assolvere in modo positivo al sua funzione. Stiamo verificando il bacino d'utenza, le notizie che abbiamo le vogliamo confrontare con i dati e una volta fatto questo riteniamo di poter portare la deliberazione che accoglie positivamente questa richiesta in Giunta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti per dichiararsi soddisfatto o meno.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Mi pare che la questione, per quanto ancora aperta e soggetta a qualche altra verifica, nella sostanza, almeno dalle varie risposte e dai pronunciamenti che fino ad oggi ci sono stati, è avviata verso una soluzione positiva. Credo che vadano sottolineate alcune questioni che possono rispondere ad alcuni interrogativi che l'assessore stesso poneva nella sua risposta.
Intanto vorrei ricordare che il punto di partenza è una scelta che tre istituti di scuola media superiore hanno fatto, dando avvio a una sperimentazione positiva e nuova per la nostra regione, di costituzione di un unico polo scolastico di istruzione superiore che raggruppa tre istituti: il Liceo scientifico di Montegiorgio, l'Istituto tecnico commerciale di Porto Sant'Elpidio che ha una sezione staccata a Montegranaro e l'Istituto professionale Tarantelli. Sottolineo questo aspetto, perché nel panorama regionale questa è la seconda esperienza, dopo un'altra procedura di questo tipo avviata in provincia di Pesaro. Questo rimane uno dei pochi esempi su cui c'è stato uno sviluppo, dopo l'attivazione del piano di dimensionamento scolastico nella nostra regione.
Parto da questo per affermare due altre questioni. Intanto la questione del numero degli alunni che è non secondaria, perché questo polo scolastico nel suo insieme raggruppa oggi oltre 900 alunni. Una preoccupazione che potrebbe sorgere in qualcuno è che il numero degli alunni sia già molto elevato. A questo problema la risposta che viene data e che può essere data anche con un sondaggio che i Comuni hanno fatto in quel territorio qualche tempo fa, è la creazione di un nuovo corso alberghiero. Quello che si chiede non è una sezione staccata dell'Istituto alberghiero di San Benedetto — questa era un'ipotesi di qualche tempo fa che per diverse ragioni è tramontana — ma l'istituzione di un nuovo corso alberghiero che troverebbe in quel territorio l'adesione di molti studenti che però non andrebbero tutti ad aumentare il numero complessivo degli studenti del polo scolastico, perché probabilmente molti di quelli che opterebbero per l'Istituto alberghiero, in assenza di questo si indirizzerebbero verso altri corsi, verso altri istituti scolastici medi superiori. C'è quindi questo sondaggio già effettuato dai Comuni che ci dà una determinata risposta e probabilmente l'istituzione di questo corso nel territorio della zona calzaturiera non danneggerebbe quello di San Benedetto, perché in base a quello che si conosce e alle iscrizioni, in quell'istituto la stragrande maggioranza di iscrizioni sono da parte di studenti della confinante provincia di Teramo, si dice il 70%.
L'altra motivazione che rende necessaria l'istituzione di questo nuovo corso, che tra l'altro si configura come un prolungamento dei compiti già previsti nello statuto dell'Istituto professionale Tarantelli di Sant'Elpidio a Mare, è che questo va incontro anche a delle esigenze che riguardano soprattutto la risposta sul piano alberghiero, di un territorio che intanto sta sviluppando una propria politica turistica anche complementare allo sviluppo del settore dell'industria calzaturiera, la difficoltà delle imprese turistiche, soprattutto alberghiere, a reperire in loco personale di un certo tipo che è essenziale per mandare avanti l'attività alberghiera e l'attività turistica, come dimostra uno studio che è stato fatto di recente da parte del Ministero del lavoro a livello nazionale e anche nelle singole realtà regionali, tra cui le Marche.
Quindi accolgo il pronunciamento che è stato fatto dall'assessore come un segno positivo, in attesa che anche gli altri adempimenti vengano completamente espletati. Aggiungo soltanto che da parte della Provincia di Ascoli Piceno c'è un pronunciamento positivo favorevole che si aggiunge ai pronunciamenti positivi che hanno già espresso i Consigli comunali e i consigli d'istituto di quel territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli, per dichiararsi soddisfatta o meno.

FRANCA ROMAGNOLI. Ho perorato fin dall'inizio la causa dell'Alberghiero anche mediante partecipazione ad incontri con i sindaci, l'ufficio, l'assessorato e con questa ultima interrogazione, per esprimere un'esigenza veramente territoriale: se vogliamo rilanciare il turismo così come questa Giunta regionale dice, nella zona del fermano, è essenziale creare delle figure specifiche ed è essenziale far sì che l'Alberghiero sia presente in zona. Troppo lontano quello di Tolentino, troppo lontano quello di San Benedetto del Tronto.
Mi ritengo parzialmente soddisfatta della risposta dell'assessore Cecchini, che valuto come espressione di buona volontà nei confronti di questa causa, ma non nasconde delle difficoltà derivanti, probabilmente, non da questa Amministrazione regionale ma, come bene è stato detto dall'assessore Cecchini, da carenze che ancora si protraggono da parte sia del provveditore, che da troppi mesi non risponde a quella che fu la richiesta dello stesso preside dirigente prof. La Carruba del polo scolastico fin dal marzo 2000, e da parte anche della Provincia di Ascoli Piceno, perché non posso essere soddisfatta dell'ordine del giorno di ieri. Intanto avrei preferito una deliberazione in merito, perché anche l'assunzione di certi oneri doveva intervenire e non è intervenuta. L'ordine del giorno, peraltro, non si pronuncia sullo snodo principale che è quello se questa sede deve essere istituto alberghiero del Tarantelli, quindi del polo di Sant'Elpidio a Mare-Porto Sant'Elpidio-Montegiorgio e Fermo o se deve essere sede distaccata di San Benedetto del Tronto. La cosa non è di secondaria importanza, perché ritengo che lo scopo principe della costituzione di questo polo scolastico che è stato pioniere, leader nelle Marche, è quello di servire un territorio, quindi di servire delle esigenze territoriali, in questo caso anche turistiche, anche economiche nell'ambito dell'autonomia, nell'ambito quindi di quel monitoraggio che le scuole oggi devono e possono fare proprio per i manager che sono le nuove figure dirigenziali, proprio per questa osmosi che si crea con il territorio, con le industrie del territorio, con le convenzioni, quindi con tutte quelle attività di reperimento di fondi e di finanziamenti che non vengono più dall'Amministrazione centrale ma devono sul territorio essere recepite. Il territorio sicuramente risponderà a queste richieste se l'Alberghiero di Sant'Elpidio a Mare sarà sede, peraltro non distaccata ma con indirizzo già previsto addirittura dallo statuto dell'Istituto alberghiero, dove si prevede la possibilità, insieme agli altri servizi — questo è un istituto professionale di Stato che prevede vari servizi, unito con la ricerca scientifica del Liceo scientifico di Montegiorgio, con l'Istituto tecnico commerciale di Porto Sant'Elpidio — della estensione, quindi dell'ampliamento dell'istituto stesso attraverso la previsione, già avvenuta, dell'Alberghiero.
Ritengo quindi che la buona volontà politica ci sia, ne prendo atto e sono favorevole; c'è la collaborazione mia personale sul tema, ripeto per un discorso di servizio di quel territorio che ne ha bisogno. Ritengo però che ognuno debba fare la sua parte e che quindi certe risposte precise, nette e non laconiche come si è verificato finora, debbano venire dalla Provincia e dal provveditore, in supporto a quello che pare sia l'orientamento di questa Giunta e di alcuni consiglieri.
Il fatto che fosse previsto questo indirizzo e non fosse un indirizzo nuovo, potrebbe non rendere necessario l'emendamento del piano di dimensionamento scolastico, proprio perché non andiamo a raggiungere qualcosa di nuovo che stravolga la politica del piano stesso.


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIUSEPPE RICCI

Interrogazione (Svolgimento): «Applicazione del nuovo CCNL per i dirigenti medici di I e II livello da parte dell'azienda ospedaliera Umberto I — Torrette» Favia, Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Grandinetti e Trenta (96)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 96 dei consiglieri Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Grandinetti e Trenta.
Per la Giunta risponde l'assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. Le domande sono due e riguardano la stessa questione. Partono dall'applicazione del contratto nazionale dell'area medica e veterinaria sul quale ho necessità di fare due precisazioni che non ritengo capziose ma indispensabili.
La prima è che il contratto è stato stipulato in data 8 giugno 2000 e prevede l'attuazione degli istituti di contenuto economico e normativo entro 30 giorni. l'altro aspetto è che l'indennità di esclusività del rapporto di lavoro non determina forme di automatismo, ma, a esclusione dei titolari di struttura complessa, è collegato all'esperienza professionale maturata dal dirigente.
Relativamente alla prima domanda, l'azienda Umberto I nel mese di luglio ha provveduto a una prima applicazione della parte economica dei nuovi contratti ed ha rimandato la messa a regime del nuovo trattamento economico per il mese di ottobre.
Gli interroganti chiedono un approfondimento delle motivazioni che determinano questa scelta dell'azienda.
L'azienda provvederà in questo mese all'impegno che si era assunta il 10 agosto 2000, affinché a tutto il personale interessato ci sia la liquidazione di quanto di competenza e inoltre, con le competenze economiche del mese suddetto, il personale dirigente medico percepirà l'intero trattamento economico contrattuale, con conguaglio delle competenze arretrate, cioè quelle del periodo 1998-2000.
Il problema del ritardo dell'applicazione della normativa contrattuale, intanto vorrei ricordare ai colleghi che è determinato da difficoltà di tipo generale, non della nostra Regione e in effetti nella nostra Regione, come in alcune altre, si riesce a raggiungere l'obiettivo entro il mese di agosto rispetto alla maggioranza delle Regioni che non riescono, entro questo periodo, ad applicare quanto previsto dal contratto.
In effetti, le difficoltà nascono da più questioni. La prima è che una direttiva interpretativa dell'Aran è arrivata a noi il 26 luglio e alle aziende l'8 agosto. L'azienda Umberto I, inoltre, ha un consistente organico costituito da circa 500 unità interessate alla questione.
Ci sono difficoltà perché non c'è questo automatismo, in quanto c'è una obbligatorietà del censimento e della ricognizione dei servizi prestati da ciascun dirigente amministrativo, sanitario e tecnico per la corretta determinazione dell'esperienza professionale, che è l'elemento essenziale per individuare l'esatta retribuzione economica. Questo ha inoltre determinato, successivamente, un adeguamento del sistema informatico della elaborazione delle retribuzioni al personale dipendenti, collegato ai tempi della elaborazione, per cui l'immissione dei dati per avere in busta paga quanto previsto per la fine del mese, deve iniziare entro i primi giorni del mese stesso.
Quindi si tratta di un ritardo per chi è esterno alla questione, ma sostanzialmente un periodo fisiologico per chi invece deve entrare nel merito delle stesse questioni. Vorrei inoltre ricordare che questo adeguamento economico ha determinato una difficoltà dell'azienda, come di tutte le aziende a livello nazionale e non solo regionale, perché per la sola azienda ospedaliera Umberto I-Torrette, l'ammontare complessivo di questo adeguamento economico è stato di 7 miliardi.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Avrei bisogno di un chiarimento, se possibile. L'assessore parla di non automatismo dell'intera moenia: è un automatismo nel quantum. E' giusto?

AUGUSTO MELAPPIONI. Proprio con quei dettagli di approfondimento che le avevo specificato prima, riguardanti la ricognizione dei servizi prestati al dirigente, per ogni figura è necessario un approfondimento specifico, fatto in questo caso su 500 persone.

DAVID FAVIA. Anzitutto ringrazio l'assessore per la risposta urgente alla nostra interrogazione. Prendiamo atto di quanto ci viene detto, di quanto ci viene assicurato. Speriamo che effettivamente, entro il mese di ottobre trovi soddisfazione questa legittima richiesta della classe medica. Prendo atto, soprattutto sul discorso dell'intra moenia, che non c'è un automatismo del quantum, ma essendo un automatismo dell'an, forse sarebbe stato opportuno prevedere un regime di acconti, in quanto questa interrogazione nasce proprio da una situazione di grave disagio della classe medica che abbiamo percepito. Credo che in un settore così importante come quello della sanità, forse le aziende e l'assessorato sopra le aziende, avrebbero dovuto farsi carico con più attenzione di questa attuazione del contratto. Comunque, meglio tardi che mai: speriamo che cose di questo genere in futuro, in questo sofferto ambiente della sanità non abbiano a ripetersi.



Riesame deliberazione legislativa concernente: «Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 4 giugno 1996, n. 18 — Promozione e coordinamento delle politiche di intervento in favore delle persone handicappate»

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il riesame della deliberazione legislativa concernente «Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 4 giugno 1996, n. 18».
Ha la parola il relatore, consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. L'atto che discutiamo questa mattina prevede modifiche ed integrazioni alla legge regionale 18 del 4 giugno 1996. E' un atto elaborato dal Consiglio regionale nella sesta legislatura, approvato in data 29 febbraio, delibera legislativa 293, che è stato interloquito dal commissario di Governo e perciò torna all'esame del Consiglio in una veste nuova, nel senso che è stato rielaborato e riesaminato dalla quinta Commissione ed anche arricchito da una serie di emendamenti che dovremo poi discutere. Il testo proposto non modifica le finalità della legge 18 ma le aggiorna e le potenzia alla luce di nuovi interventi promossi in questi anni sia dal Governo nazionale che dalla Regione stessa. Le finalità dell'atto che discutiamo non modificano lo spirito e i principi della legge 18 ed esattamente il principio di non discriminazione, il riconoscimento di una società costituita da un insieme di diversi, la riduzione degli svantaggi che derivano dalle situazioni di disabilità, la risoluzione dei problemi di bisogno delle famiglie con persone in gravissimo stato di disabilità, il riconoscimento del principio delle pari opportunità e della integrazione concreta nella scuola, nel lavoro e nel contesto sociale.
In questi anni sono intervenute numerose innovazioni del Governo nazionale ed interventi a sostegno dei singoli e delle famiglie con disabili, e precisamente: un'attenzione crescente alle famiglie con disabili nelle leggi finanziarie che si sono succedute in questi anni, dal 1998 al 1999, a quella del 2000, con numerosi sgravi fiscali e contributi alle famiglie; la legge nazionale 53 dell'8 marzo 2000 sui congedi parentali, che trova oggi nella legge finanziaria 2000 contributi a favore delle famiglie con disabili; un'altra normativa di grande interesse rappresentata dalla legge nazionale 68 del 1999 sul collocamento lavorativo mirato per disabili, che riesamina tutta la partita del collocamento obbligatorio e modifica radicalmente l'inserimento lavorativo dei disabili. Inoltre, la legge 162 che modifica la legge quadro nazionale 104 sull'handicap, con interventi a vantaggio dell'handicap gravissimo.
Ricordo che per la prima volta un Governo nazionale si è dato un programma d'azione — 2000-2003, quindi con validità triennale — a vantaggio di persone con handicap.
Dal canto suo anche la Regione Marche ha approvato nel febbraio 2000 un atto di estrema importanza, cioè il piano regionale per un sistema integrato di interventi e servizi sociali. Questo atto ha lo scopo di: dotare tutti i territori di una rete di servizi essenziali; creare le condizioni per l'integrazione dei servizi, guardando non solo al rapporto tra sociale e sanitario ma al più ampio sistema del welfare locale; promuovere il quadro istituzionale operativo più congruo ad attuare indirizzi di programmazione regionale e nazionale; l'utilizzo ottimale delle risorse finanziarie e professionali; favorire, in particolare, l'esercizio associato delle funzioni sociali da parte dei Comuni. Il piano integrato dei servizi sanitari 2000-2002 prevede inoltre l'istituzione dell'ambito territoriale quale luogo della programmazione, che secondo l'atto che è stato approvato dovrebbero essere gli attuali distretti sanitari o multidistretti.
In questo contesto culturale e normativo si colloca il testo all'esame del Consiglio. In effetti, le modifiche che presentiamo oggi al Consiglio sono da collocare proprio in questo contesto, e le modifiche essenziali sono riassumibili come fra breve indicherò. Cito, per favorire i consiglieri che non avessero letto con attenzione l'atto, gli articoli di legge che vengono prevalentemente modificati. L'art. 2 che istituisce dei coordinamenti tecnici di ambito per la gestione delle politiche territoriali rivolta alle persone in situazioni di handicap. Ricordo questo, perché già la nostra legge regionale 18/96, una legge che ha una forte validità, introduceva una innovazione straordinaria quale quella del coinvolgimento e della partecipazione di enti pubblici e del privato sociale — Comuni, Asl, associazioni — nella individuazione di due momenti: un coordinamento provinciale e un coordinamento regionale. Oggi, con il riconoscimento dell'ambito territoriale quale luogo di programmazione dei servizi, si è ritenuto corretto che anche una legge territoriale quale quella sull'handicap, prevedesse questo momento per favorire e gestire questo tipo d'interventi. Ovviamente il coordinamento che si propone nella legge non è un coordinamento politico ma un coordinamento tecnico, perché si ritiene — e anche gli emendamenti che si esamineranno vanno in questo senso — che sia l'ambito territoriale quello a cui compete la programmazione degli interventi complessivi.
Conseguentemente all'introduzione di questo coordinamento tecnico si modificano e si precisano le funzioni dei coordinamenti provinciali e regionali, ed esattamente all'art. 1/quater, all'art. 1/quinquies e all'art. 3.
Un'ulteriore modifica riguarda l'articolo 5 ed esattamente l'istituzione del centro regionale di ricerca e di documentazione. Nel testo che il Consiglio regionale aveva esaminato nel febbraio 2000 si istituiva un osservatorio sull'handicap in ogni provincia. Noi riteniamo oggi più corretto che si istituisca un centro regionale con anche articolazioni territoriali, ma non centri di documentazione in ciascuna provincia.
Una novità significativa che è anche di merito e di contenuto riguarda l'art. 12 ed esattamente questo: "La Regione concorre ad istituire e a far funzionare strutture residenziali di piccole dimensioni per handicappati gravi senza sostegno familiare, sia a carattere permanente, che temporaneo, che per la gestione delle emergenze".
Una novità riguarda anche l'art. 18. Questo è un punto di discussione, perché è l'unico punto che è stato oggetto di interesse anche da parte della stampa in seguito ad un emendamento proposto dal consigliere Favia. Con le modifiche che noi intendiamo apportare alla legge 18 non si interviene più con l'acquisto di autovetture attrezzate con automatismi per le persone in grave stato di handicap ma si interviene sostenendo e finanziando l'acquisto di automatismi, salvaguardando però, ovviamente, i gravissimi che sono tutelati e assicurati dall'art; 10, comma 1 e 3 sia per quanto riguarda l'acquisto, sia per quanto riguarda il trasporto individuale a carico degli enti locali.
Ricordo brevemente, in conclusione, quali sono stati in questi anni le tipologie e gli interventi attuati da parte della legge 18 che vengono tutti salvaguardati. Sono, in particolare, l'assistenza domiciliare rivolta ai gravissimi svolta in forma diretta o attraverso i familiari, l'assistenza educativa e scolastica, l'inserimento presso centri educativi diurni per soggetti con gravi patologie, l'inserimento lavorativo, attraverso l'acquisto di attrezzature di lavoro e lo sgravio di oneri assistenziali e previdenziali nonché borse-lavoro finalizzate al pre-inserimento lavorativo e all'inserimento terapeutico socio-assistenziale, l'abbattimento delle barriere di comunicazione per non vedenti e non udenti e per coloro che presentano problemi di comunicabilità, trasporto e acquisto di autovetture per i gravissimi, acquisto di mezzi adatti per il trasporto di portatori di handicap motorio gravissimo. Ricordo inoltre che in questi anni la legge regionale 18 è stata consistentemente finanziata, a partire dal primo anno di applicazione, con 11 miliardi circa, oggi conta sullo stanziamento di circa 21 miliardi. Questo per dimostrare quanta attenzione e sensibilità in questi anni la Regione Marche abbia avuto nei confronti dei meno fortunati tra i nostri cittadini.
Con questa illustrazione spero di aver dato elementi di discussione sufficienti, poi passeremo all'esame dei singoli articoli e degli emendamenti. Prima di concludere, chiedo la votazione anche del coordinamento tecnico, in maniera tale che si possano riesaminare eventuali errori tecnici o materiali che possano esserci nei testi sottoposti alla discussione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Di fronte a questo atto il nostro gruppo si è interrogato su quale posizione assumere, perché è un atto che è stato licenziato in una maniera, poi abbiamo trovato tutta una serie di emendamenti importanti, di fondo, strutturali che hanno modificato le questioni in gran parte, soprattutto per quanto concerne l'intelaiatura istituzionale, perché si saltano dei passaggi e questo viene nel senso che auspicavamo, perché quello che ci fa impressione è che su tanti temi noi siamo molto bravi a individuare percorsi, regole, organismi, soggetti, poi in realtà vediamo che nel meccanismo pratico, attuativo si bloccano questi percorsi, diventano gabbie, diventano legacci che non permettono in maniera snella, efficace di arrivare al punto, ma hanno come conseguenza ritardi, difficoltà di calare nel tessuto o nel soggetto che ha necessità di intervento puntuale, strumenti che pur vi sono di intervento, di intervento finanziario, di realizzazione progettuale.
Ci siamo interrogati su questa questione e per certi aspetti abbiamo condiviso l'intervento. Questa discussione poteva essere anticipata anche nella sede di Commissione, così come l'intervento in sé. Tutta la fretta che è stata messa in campo per licenziare l'atto, forse poteva essere spesa per meditare un po' di più su qualche passaggio e dare la possibilità, sia all'assessore che ai consiglieri, di giungere a questo punto di definizione a cui siamo giunti. Dico "siamo", perché per certi aspetti siamo d'accordo sullo snellire e sul far rientrare nel funzionamento complessivo della macchina territoriale sanitaria anche questo aspetto socio-assistenziale.
Certo è che da qui a dire che è una legge che vede per la terza volta una modifica, una legge che ci soddisfa, una legge che ha visto già attuazioni positive questo no, perché le attuazioni sono venute, se sono venute, in ritardo per tanti aspetti. E' un giudizio politico, ma che guarda le realtà. E' una legge che ha avuto necessità comunque di vedere correttivi in corso d'opera, quindi una legge che su tanti spetti è stata in grado di vedere intervenire più di una volta questo Consiglio anche per l'intervento del commissario di Governo, perché vi sono state censure dovute anche a un impianto che istituzionalmente ha visto la contrarietà, comunque l'orientamento negativo da parte del commissario.
Per tutti questi motivi non siamo nelle condizioni di esprimere una assoluta e fideistica fiducia in questo ulteriore passaggio, però siamo sicuri che è necessario non solo per i rilievi del commissario di governo che sarebbe un profilo formale, ma anche per un profilo sostanziale: quante situazioni di disagio ancora vi sono, purtroppo, rispetto alle quali è più il Ministero del tesoro, sono le commissioni provinciali che intervento a togliere o aggiungere qualche lira di assegno di accompagnamento o a togliere qualche lira rispetto al nostro potere-dovere istituzionale di far sì che famiglie, soggetti possano essere aiutati? Questa è la realtà che abbiamo di fronte: realtà di bisogni che sono soddisfatti in parte e molto spesso devono attraversare le strettoie di una mannaia burocratica nazionale, una visione tutta ministeriale e tutta interna ad uffici e a pratiche che si affastellano e si susseguono una dietro l'altra, per poi trovarsi soggetti anche giovanissimi, affetti da sindrome di down che non hanno diritto ad accompagnamento, ad un assegno pieno di accompagnamento per avere l'assistenza continua, cosa che i genitori possono in parte garantire.
Spero — quante volte parliamo di Comuni, di Province, di ruolo della Regione che programma e poi viene a verificare se tutto quello che programma viene utilizzato, recepito e concretizzato? — che questo ulteriore passaggio che facciamo sulla nostra legge possa essere in grado di correggere quello che c'è da correggere, ma far partire, finalmente, non stancamente, con la delega data così, tanto per essere presenti numericamente, ma una delega fissa. Ecco perché, anche in certi passaggi, si è con gli emendamenti proceduto a specificare il soggetto vero che deve essere presente, perché la delega del sindaco una volta la si dà a uno, una volta ad un altro, il sindaco non è presente per motivi istituzionali, in quella commissione non c'è mai lo stesso soggetto che parla la stessa lingua. Questa è una verità sacrosanta, su questo siamo d'accordo: speriamo che questi organismi non siano i passaggi stanchi di una ulteriore garanzia burocratica formale, ma siano sostanzialmente in grado di intervenire. Con questo auspicio positivo, costruttivo faremo in modo che in sede di discussione dell'articolato e complessiva del pacchetto di riforma della nostra legge 18, si sia in grado di esprimere un voto e un orientamento favorevole.

PRESIDENTE. Iniziamo la votazione degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Emendamento n. 1. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Sull'articolo 2 si è lavorato ulteriormente e rispetto al testo che è stato approvato in prima battuta dalla Commissione ci sono alcune proposte di emendamento. La ratio è molto semplice: cercare di organizzare a livello locale il massimo di integrazione tra coloro che operano nelle politiche dell'handicap, quindi i Comuni, le Asl, le scuole, i centri per l'impiego e le varie associazioni senza fine di lucro, senza istituire un organismo istituzionale pesante che possa creare ostacoli piuttosto che rendere più efficace questa integrazione. Nello stesso tempo, la preoccupazione di non appesantire i livelli di coordinamento a livello regionale.
Detto ciò, l'emendamento consiste nel sostituire l'art. 1 bis e l'art. 1 ter della vecchia proposta con altrettante due stesure, le quali sostanzialmente cambiano: da un coordinamento d'ambito composto dall'autorità politica a un coordinamento tecnico, quindi un gruppo che dovrà lavorare cercando di mettersi anche al servizio tecnico del coordinatore della rete dei servizi nell'ambito territoriale. E' quindi chiara la logica: un gruppo di lavoro che servirà a potenziare l'organizzazione della rete dei servizi nell'ambito territoriale secondo quanto stabilito dal piano regionale. Secondariamente, i compiti di questo coordinamento tecnico dovranno essere quelli di promuovere la piena integrazione fra i servizi, valutare la rispondenza dei servizi, promuovere le azioni per favorire la massima integrazione scolastica, lavorativa e sociale e facilitare la sperimentazione di nuove tecnologie, soprattutto trasmettere una relazione sia al coordinatore della rete dei servizi nell'ambito territoriale — ecco la funzione ancillare nei confronti del piano sociale — sia anche nei confronti del coordinamento provinciale che rimane il secondo livello di coordinamento delle politiche.
Di conseguenza, questo gruppo di lavoro così come si desume dalla ristesura, quindi dall'emendamento che presentiamo, favorirà una parte di quel lavoro fondamentale che deve essere fatto sul territorio, per avviare finalmente l'attuazione del piano sociale negli ambiti territoriali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Esprimo il mio voto contrario. E' una dissociazione personalissima, ma che mi viene spontaneamente, perché mi sembra di assistere alla stessa cronaca politica che ha accompagnato l'approvazione della 46, un provvedimento relativo alla politica dei giovani. Capisco, da una parte, il tentativo giusto di coinvolgere la realtà sociale e istituzionale locale rispetto a questi problemi; non capisco, invece, questo sovraccarico di tecnicismo che si introduce. Ma insomma, mi volete spiegare a cosa servono i comitati di coordinamento tecnico, se non a riciclare o comunque "mettere in pista" professionalità... (Interruzione del consigliere Mollaroli). La mia impressione è che al centro non ci sia l'handicappato con i suoi problemi e le sue angosce, ma ci sia solamene l'esigenza di mettere in piedi, ancora una volta, infrastrutture. Posso capire il comitato d'ambito, ma non capisco assolutamente questa mediazione che si realizza attraverso il comitato tecnico. Lo stesso errore che è stato fatto per la 46 e che oggi, in qualche modo, ci porta a dire che comunque questa sovrastruttura debba essere modificata. Questo è un giudizio estremamente personale che non impegna neanche il mio gruppo, perché non ne ho parlato, però mi sento di esprimere in Consiglio regionale, su questo, un richiamo forte perché si sia più semplici e più vicini ai bisogni veri della gente.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Decade l'emendamento n. 2 a firma Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Presidente, il comma 2 dell'art. 1 bis è lo stesso, identico.

PRESIDENTE. E' stato approvato un emendamento sostitutivo, quindi lei avrebbe dovuto presentare un subemendamento all'emendamento sostitutivo, altrimenti lei ha un emendamento agganciato all'articolo che non c'è più.
Emendamento n. 3. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Questo emendamento è importante e mi dà l'occasione di rimandare al mittente le accuse che il consigliere Giannotti ha appena fatto, perché sono accuse infamanti che dimostrano come non si sia letta la legge e come si voglia fare propaganda su qualsiasi argomento. Nessuno di noi pensa di sostituire al portatore di handicap il tecnico per fare un business sull'handicap, anzi la nostra intenzione è di favorire al massimo il lavoro degli operatori sociali sul territorio, perché fino a questo momento sull'handicap si lavora per settori, senza integrazione e soprattutto con speculazioni private. Noi vogliamo invece che ci sia un discorso serio, di operatori che lavorano insieme, che parlano la stessa lingua e che sono costretti a lavorare insieme. Ecco l'importanza di istituire un coordinamento d'ambito tecnico, perché a questo punto chi opera per la formazione, chi opera nella scuola e chi opera nel sociale sarà costretto a confrontarsi, a elaborare proposte e metodologie, a lavorare insieme. Non si tratta di riciclare nessun tecnico, si tratta semplicemente di favorire il lavoro dei tecnici e degli operatori, quindi questa polemica è del tutto fuori luogo e pretestuosa e la rinvio con la stessa energia a chi l'ha pronunciata. Dopodiché, l'emendamento che qui è stato presentato, non è altro che un adeguamento del discorso, per cui nel coordinamento provinciale fissato dall'art. 2, invece di avere il presidente e il coordinatore di ciascun ambito, dal momento che è cambiata la composizione del coordinamento, si avrà il rappresentante di ciascun coordinamento d'ambito e sarà una persona responsabile di un gruppo di lavoro, che quindi parteciperà legittimamente al coordinamento a livello provinciale degli interventi sull'handicap.

PRESIDENTE. Chiedo scusa al collega Ascoli perché sull'emendamento precedente non gli ho dato la parola dopo che aveva parlato il consigliere Giannotti. E' stato un mio errore perché aveva illustrato l'emendamento, quindi aveva diritto di intervenire nuovamente per dichiarazione di voto.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Ascoli è una bravissima persona ed è anche un bravissimo tecnico, avendo partecipato, come professionista, al lavoro di elaborazione politico-amministrativa di questa Giunta regionale nella scorsa legislatura, perché, se non vado errato, è uno di quelli che ha lavorato attorno a queste cose, quindi bisogna riconoscergli il merito di avere prodotto, anche dal punto di vista professionale, un contributo alla elaborazione della legge. Questo però non lo abilita ad esprimersi come si esprime. Io non voglio criminalizzare nessuno, sto solamente dicendo che se fate leggere ai genitori di bambini portatori di handicap questo articolo della legge, non solo vi prendono a bastonate con una scopa di legno ma fanno di peggio. E' mai possibile che si possa immaginare che vengono costituiti gli ambiti territoriali e i coordinamenti d'ambito per la tutela delle persone in situazione di handicap, come se gli enti locali, le aziende sanitarie, la Regione, l'assessorato siano niente? Noi prevediamo uno strumento superiore di coordinamento che poi sappiamo cosa vuol dire, ma non ci fermiamo lì: introduciamo legacci, legami, il coordinamento... Questa filosofia non accetto. Con tutto il rispetto per chi ci lavora su queste cose, così come con tutto il rispetto per chi soffre di questa malattia, quello che mi spaventa è che ce la mettiamo tutta per complicare le cose. Siccome dobbiamo fare tutti uno sforzo perché il rapporto fra i cittadini e le istituzioni sia il più facile possibile, secondo me questa cosa non facilita questo rapporto e non avvicina la soluzione dei problemi. Sono quindi contro questo emendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento n. 3.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 4. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Si tratta di una semplificazione, perché elimina due paragrafi che erano precedentemente stati approvati dalla quinta Commissione, quindi elimina sia il discorso che il coordinamento d'ambito, essendo ormai diventato un gruppo di lavoro non ha più l'autorevolezza di prima, ed elimina anche il discorso di una conferenza annuale di tutti i componenti gli ambiti territoriali, proprio per semplificare le cose. Come giustamente Giannotti diceva, il problema dell'handicap è molto serio e gli enti locali che se ne occupano, le scuole che se ne occupano hanno questa grande difficoltà di riuscire a mettere insieme tutti gli strumenti che una comunità locale ha a disposizione. Se Giannotti mi ascolta — e se vogliamo incontrare le famiglie di portatori di handicap sono a disposizione in qualsiasi momento — la cosa più grave che lamentano le famiglie è di essere abbandonate e di non vedere lavorare tutti gli strumenti che la comunità ha a disposizione per favorire la migliore integrazione scolastica, sociale e lavorativa. Quindi, lo scopo di questa nostra fatica è quello di facilitare, senza scavalcarli, gli enti locali, ma facilitando l'integrazione fra Comuni, Province, scuole, aziende Usl e centri per l'impiego. Ed è un'opera assolutamente difficile in tutta Italia far passare le stesse culture e gli stessi interventi agli operatori. Vi assicuro che è un'opera titanica. Non basta scriverlo in una legge, ma sicuramente questo è un incipit ed uno spunto importante: non peggiora, ma può migliorare la situazione. Ecco perché questo emendamento va nell'ottica della semplificazione che già dicevo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 5. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. La ratio di questo emendamento è molto semplice. Proprio perché non vogliamo che ci siano dei gruppi fantasma e vogliamo che il lavoro sul territorio si faccia davvero, il coordinamento provinciale, che già esisteva nella legge 18, come il coordinamento regionale, avrà il compito di raccogliere la documentazione di quello che si è fatto nei territori e di valutarla. Quindi abbiamo pensato di prevedere in questa lettera ex d), che "Il coordinamento predispone le sintesi e valuta il lavoro fatto nel territorio", proprio per facilitare questa attività nuova, questa nuova cultura del sociale di cui parlavo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 2 emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 3. Emendamento n. 6. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Cerca semplicemente di creare una linea di rapporto, anche istituzionale, fra l'ambito e il coordinamento superiore. Qui siamo nell'ambito del coordinamento regionale, il quale avrà fra i suoi componenti anche un rappresentante di questo gruppo di lavoro, scelto per ciascuna provincia.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 7. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Il presidente d'ambito non esiste più, perché abbiamo cambiato il la natura del gruppo di lavoro a livello di ambito, quindi proponiamo di sopprimere questa lettera.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 3 emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 4. Emendamento n. 8. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Quando si tratterà di fare la conferenza annuale, che era già prevista, si dovrà fare in collaborazione con i coordinamenti provinciali, a questo punto tralasciando il livello tecnico, perché è un discorso di carattere politico sul territorio.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 4 emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 10. Emendamento a firma Procaccini e Martoni. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Questo emendamento fa riferimento al concetto di handicap gravissimo e alle condizioni in cui esso si manifesta. Una delibera della Giunta regionale che era stata predisposta il 9 marzo 1998 proprio su queste questioni, venne impugnata e chi la impugnò vinse, quindi sarebbe opportuno, proprio per chiarire il concetto dell'attuazione della legge 162, richiamare l'articolato, perché nell'articolo di cui stiamo parlando non se ne fa menzione, quindi sarebbe opportuno richiamare in maniera testuale questa formulazione per non creare ulteriori equivoci. Tant'è che nella fase esecutiva della erogazione dei fondi ci furono grossi problemi da questo punto di vista, in quanto una di quelle due deliberazioni venne impugnata e l'altra modificata. Secondo noi è molto importante che si approvi questo emendamento che fa estrema chiarezza.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Ritengo che sia superfluo inserire un sto di una legge nazionale all'interno del testo di una legge regionale, perché la legge 162 esiste e non capisco perché noi dobbiamo riproporre lo stesso testo all'interno di questo provvedimento, almeno per la prima parte. La seconda parte è invece la prassi che si sta utilizzando attualmente. Porto a conoscenza dei colleghi che non lo sapessero, che siamo l'unica Regione che ha istituito le unità multidisciplinari in base alla 104 ed è l'unità multidisciplinare che segue il caso a livello personale, determinando la specificità e il percorso da seguire per il soggetto che ne ha bisogno.
Per quanto riguarda le delibere impugnate dal Consiglio di Stato, la prima è stata annullata perché, come Regione avevamo anticipato la 162 che non esisteva ancora, perché fin da allora ritenevamo importante affrontare il problema dell'handicap grave, ma non avendo risorse che sono previste in parte anche dalla 162, avevamo posto dei limiti, quindi a mo' di sperimentazione avevamo attuato l'assistenza al gravissimo.
La seconda delibera che riguarda questo tipo di sostegno, fa riferimento alla 162 e alla nostra legge 18, cumulando le risorse. Quindi abbiamo aggiustato il tiro rispetto anche al finanziamento nazionale. Tra l'altro questo concetto di "grave" e "gravissimo" è un concetto che con i medici legali stiamo affrontando perché ci sia uniformità di giudizio sul concetto di gravità. Dando più soldi per il grave, come si sta facendo in tutte le situazioni, c'è chi è spinto a considerare tutti gravi, anche quelli che non lo sono.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Ci sono handicap considerati gravissimi e non lo sono. Proprio per certificare il significato dell'art. 10, comma 1, in particolare lettera a), questo richiamo è più pertinente e attuale che mai, soprattutto per quello che diceva lei stesso. Capisco la difficoltà ad inserire un testo che forse appesantirebbe la legge, ma quanto meno un richiamo, dicendo semplicemente "in attuazione della legge 162 del 21 maggio 1998" è opportuno, perché all'articolo 10 di ciò non si fa menzione.
Noi manteniamo quindi l'emendamento, disposti a ridurlo per non appesantire, ma il significato politico e di sostanza lo manteniamo intatto.
Comunque, trasformiamo l'emendamento, dicendo "In attuazione della legge 162 del 21.5.1998".

PRESIDENTE. Si tratta di un subemendamento. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 10 emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Viene chiesta la verifica del voto, quindi pongo nuovamente in votazione l'articolo 15.

(Il Consiglio approva)

Articolo 16. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 18. Emendamento a firma Favia e Ceroni.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Credo sia nota a tutti la questione. L'emendamento intende reintrodurre una previsione della legge relativa al contributo per l'acquisto di autovetture munite di automatismi di guida. E' un intervento che in passato esisteva, non si capisce perché sia stato escluso da questo provvedimento. Per noi, è una cosa importante ed è anche pregiudizievole rispetto all'approvazione dell'atto.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. L'aver tolto questa previsione di acquisto dell'auto per i soggetti in situazione di handicap non vuol essere assolutamente una penalizzazione né una incomprensione delle esigenze che un soggetto portatore di handicap ha anche per quanto riguarda l'utilizzo dell'autovettura, però proprio nel confronto che abbiamo avuto poco fa sull'handicap grave, abbiamo capito che essendo il budget complessivo limitato rispetto alla legge che finanzia più interventi, il discorso dell'acquisto dell'auto andava a detrimento del fondo complessivo e veniva a penalizzare altri servizi altrettanto importanti, soprattutto per l'handicap grave e gravissimo, per il quale abbiamo mantenuto l'acquisto di autovetture attrezzate. Questi mezzi costano anche fino a 70-80 milioni. Questo, tenuto anche conto della legislazione uscita a livello nazionale e che ha già posto molte importanti innovazioni rispetto alle agevolazioni per chi acquista un'auto con automatismi di guida. C'è la possibilità di detrarre dall'Irpef il 19% della spesa sostenuta per l'acquisto, l'Iva è agevolata al 4%, c'è l'esenzione dal bollo auto e l'esenzione dall'imposta di trascrizione al Pra. Questo tipo d'intervento è già abbastanza — non dico totalmente — tutelata e noi riteniamo che queste risorse, all'interno di tutti gli interventi che la legge prevede, possano essere utilizzate per scelte di maggiore emergenza, come quelle dell'handicap grave.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. La precisazione dell'assessore convince sotto il profilo dell'intervento che già in parte c'è e convince per il realismo di fondo a cui è ispirata, però è legittimo far sì che questa che era una previsione già contenuta, possa essere comunque rimessa nell'impianto, quindi mi dichiaro a favore dell'emendamento. L'aula soppeserà il realismo dell'assessore, ma noi, anche con le giuste iniezioni di realismo non ci dobbiamo esimere dal guardare anche a qualche cosa di più e di meglio rispetto a quello che c'è. Il fatto di essere comunque in grado di alleviare un po' le spese fisse è importante, ma il problema è di avere "la carrozza" oltre che la biada per i cavalli.

ROBERTO GIANNOTTI. Chiedo la votazione per appello nominale, a nome anche dei consiglieri Gasperi e Pistarelli.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento n. 10 per appello nominale, a partire dal n. 22.

MARCO AMAGLIANI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Martoni no
Massi sì
Melappioni no
Minardi assente
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci Andrea no
Ricci Giuseppe no
Rocchi no
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Silenzi assente
Spacca assente
Tontini no
Trenta sì
Viventi assente
Agostini assente
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini assente
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni sì
Ciccioli sì
D'Ambrosio no
D'Angelo no
Donati assente
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi sì
Giannotti sì
Grandinetti sì
Luchetti no

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione l'articolo 18.

(Il Consiglio approva)

Articolo 19. Emendamento a firma Ascoli ed altri. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Nella precedente proposta si parlava di enti locali capofila. Nella nuova abbiamo pensato di lasciare ai territori di organizzare questi progetti e, a seconda degli specifici progetti di ambito potranno scegliere autonomamente un ente locale che funga da capofila. Ecco perché alla dicitura "ente locale capofila" proponiamo di sostituire "I Comuni singoli o associati, le Comunità montane e le Province".

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 19 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 20. Emendamento a firma Ascoli, che ha la parola.

UGO ASCOLI. Si sostituisce "ente locale capofila" con "Comuni singoli o associati, Province e Comunità montane".

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 20 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 21. Emendamento a firma Procaccini e Martoni.
Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Questo emendamento ci dà l'occasione per sottolineare un aspetto che non è stato ancora ripreso dal dibattito, cioè l'impegno consistente di questa Giunta, di questa maggioranza e anche di quella precedente in termini finanziari e di risorse concrete nel settore dei disabili ed in particolare dell'handicap, un fatto politico che va significato anche in quest'aula, perché la dotazione di 21.800 milioni costituisce un impegno serio, che in precedenza non era stato fatto. Tuttavia, all'interno di questo fatto positivo noi riteniamo che proprio in virtù della gravità e della selezione che va fatta all'interno della gravità, occorrerebbe determinare maggiori risorse per quanto riguarda la lettera a) dell'articolo 21, inserendo un punto bis in cui si preveda una percentualizzazione della cifra, tenendo conto che su 21.800 milioni, circa 2.000 milioni vengono destinati ai progetti di case-accoglienza e 1.500 milioni alla lettera a) dell'art. 21 di cui stiamo parlando.
Da questa illustrazione si evince che la percentuale dell'articolo 10 nella sua complessità è di circa il 7%, per la precisione il 6,88%, quindi siamo nelle condizioni di determinare all'interno di queste risorse una quota di almeno il 6% per quanto riguarda l'handicap grave, all'interno di una possibilità di autogestione o all'interno delle famiglie o anche per chi è solo. Noi riteniamo che questo possa essere un segnale positivo che non solo non stravolge l'impianto della legge ma lo migliora, perché se facciamo una ricognizione, al di là degli aspetti demagogici che sono stati espressi anche con emendamenti estemporanei che sono più uno specchietto per le allodole che altro — ed è stata chiesta anche la votazione per appello nominale — vediamo che anche per l'indotto si ha una quota del 4% di impegno di spesa. Noi vediamo il rischio di andare ad incrementare il finanziamento dell'indotto pur significativo, che agisce sull'handicap, non individuando risorse serie per la persona. Questo emendamento va nel segno che la legge in qualche modo indica, un sostegno serio alle persone, al malato.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Introdurre questo minimo di percentuale rispetto ad un intervento, non creerebbe alcun problema, però già spendiamo più del 6% rispetto all'intervento sul gravissimo, quindi sembra quasi che le scelte del gravissimo non siano state fatte o non si continuino a fare. Sono quindi per non porre vincoli percentuali sugli interventi in questo momento, anche per un altro motivo: questa legge fa riferimento a dei criteri annuali di priorità da segnalare che non lascerei al vincolo di legge rispetto alle percentuali, ma li lascerei come priorità che si individuano in base al budget complessivo che abbiamo di volta in volta e rispetto agli interventi che si ritengono come priorità. Anche perché sarebbe l'unica percentuale che riguarda gli interventi specifici sui soggetti. Ripeto, noi stiamo spendendo molto di più del 6% rispetto all'handicap grave, perché l'handicap grave non si esplicita soltanto ed esclusivamente nell'assistenza domiciliare e nell'autonomia del soggetto, ma abbiamo centri socio-educativi che affrontano il problema dell'handicap grave e gravissimo sui quali interveniamo e questo tipo di intervento va ad assommarsi alla percentuale che attualmente voi riferite soltanto ed esclusivamente all'assistenza domiciliare.
Quindi è già abbondantemente superata questa percentuale del fondo per i gravi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini, per dichiarazione di voto.

CESARE PROCACCINI. Contrariamente all'emendamento precedente per il quale è stato chiesto il voto nominale, questo non ha nessuna caratteristica di opportunismo o di soddisfare esigenze particolarissime. Viceversa, il nostro gruppo in maniera responsabile ha votato no a quell'emendamento, insieme alla maggioranza, proprio perché c'è la necessità — e noi siamo stati gli unici a dirlo, in quest'aula — di utilizzare le significative risorse in una fase di ulteriore selezione, perché la legge è sperimentale. Vorrei ricordare all'aula che il Governo ha interloquito la legge non sulla sostanza ma su due aspetti formali. Primo, perché si diceva che il Consiglio non deve intervenire sul riparto che deve essere fatto dalla Giunta. Secondo, perché nella programmazione degli interventi dovrebbe essere anche il sistema degli enti locali ad essere sentito. Quindi, questo emendamento va nel senso di migliorare la legge, perché l'articolo 10 ha una dotazione, per l'intera somma, del 6,88% che è significativa. Tuttavia, all'interno di questa percentualizzazione che nei fatti già avviene, occorrerebbe, proprio perché siamo in una fase di sostegno a fronte di risorse significative ma ancora insufficienti, destinare le maggiori risorse possibili agli handicap gravissimi. E' questo il senso dell'emendamento. Non è un emendamento di tipo spettacolare che soddisfa questo o quel caso ma interviene in uno spirito costruttivo per migliorare la legge. Credo che questo sia il minimo che si possa fare. E' chiaro che, se all'interno di una verifica si dovesse evincere che ci sono maggiori possibilità di intervenire sulla lettera a) saremmo i primi a dare il nostro contributo, perché vorrei ricordare che per le case-accoglienza oggi vengono destinati in maniera significativa oltre due miliardi ed è un fatto positivo che interviene e si aggiunge alla lettera a). Quindi, il nostro emendamento non solo non stravolge ma dà una ulteriore concretezza proprio in una fase di transizione, in cui non è stato accreditato il sistema del cosiddetto "privato sociale" che dovrà essere fatto di tutte quelle associazioni che oggi in maniera meritoria intervengono in questi settori così delicati. Tuttavia, non dobbiamo rischiare di finanziare l'indotto ma la persona, non la malattia ma il malato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. E' sempre pericoloso mettere in un testo di legge una cifra che può creare problemi diversi da quelli per i quali è stata messa. Proporrei di scrivere: "...a decorrere dall'anno 2001 una quota non inferiore a quanto si sta spendendo nel 2000..." ecc. Questo salva la sostanza del discorso, forse destina più risorse ancora di quante non ne vorremmo destinare ed evita di fissare una percentuale che potrebbe poi creare qualche problema, perché scrivere il 6% potrebbe avere effetti perversi. Invece, siccome sappiamo che stiamo spendendo più del 6%, diciamo "non inferiore a quanto si sta già spendendo nel 2000". Mi sembra migliorativo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. La proposta di legge che stiamo discutendo non modifica la legge in vigore su un punto: quello relativo al fatto che i criteri per il riparto annuale dei fondi continuano ad essere approvati dal Consiglio regionale. Di conseguenza, a me pare che la sede più propria per discutere l'ammontare del finanziamento nei singoli interventi sia quella dell'atto relativo ai criteri per il riparto dei fondi. Tuttavia penso che il problema sollevato sia serio e condivisibile. Ritengo però più appropriato fare un ordine del giorno finale, dove si impegna la Giunta regionale a destinare una cifra non inferiore al 6% oppure diversa da quella proposta dall'emendamento per questo tipo di interventi. Piuttosto che inserirlo nella legge, mi sembra più logico e ugualmente vincolante ai fini pratici, oltre ad essere più flessibile, lo strumento dell'ordine del giorno finale alla legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Credo che la proposta del consigliere Andrea Ricci possa essere accolta, perché va nel senso della sostanza che noi ponevamo, tuttavia vorrei dire che il nostro emendamento significava proprio la necessità di andare oltre quella percentuale, quindi dire che non bisogna spendere una cifra inferiore a quella attuale è poco, nel senso che abbiamo il 45% per la gestione, il 7% per tutto l'articolo 10 e abbiamo percentuali ancora troppo basse per quanto riguarda la lettera a) dell'articolo 21. Se c'è una volontà di accogliere il senso politico e di sostanza da parte della Giunta, questa nostra proposta potrebbe essere trasformata in ordine del giorno o risoluzione che impegna il Consiglio e la Giunta. Per noi va bene.

PRESIDENTE. Il collega Procaccini ritira, quindi, il suo emendamento e lo trasforma in ordine del giorno. Pongo in votazione l'articolo 21.

(Il Consiglio approva)

Articolo 22. Emendamento n. 14 a firma Ascoli ed altri. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Proprio perché si è procrastinato il tempo di approvazione di questa proposta, si sposta la data del 31 dicembre 2000 al 31 gennaio 2001, per dare tempo ai soggetti preposti di fare il loro dovere.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 15. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. E' un adeguamento ulteriore. Si toglie "ente locale capofila" e si spiega, con la logica precedente, la sostituzione con "Comuni singoli o associati, Comunità montane e Province".

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 16. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. E' una logica conclusione: visto quello che abbiamo detto non si può che ripetere di nuovo "Comuni singoli o associati, Province e Comunità montane". L'abbiamo già detto in prima battuta, quindi diventa superfluo questo comma.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 22 emendato.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

(Il Consiglio approva)

Dobbiamo decidere come procedere. Sono le 14,15, quindi o procediamo con atti per i quali si presume non esserci discussione, oppure facciamo una interruzione e si riprende nel pomeriggio.
Ci sono due atti sui quali non credo vi sia discussione, perché sono stati approvati all'unanimità in prima Commissione, quindi si esaurisce l'ordine del giorno normale che avevamo. Sono poi stati aggiunti degli atti questa mattina, come iscrizione d'urgenza e sono delle iscrizioni. Sulle mozioni credo che si possa procedere proseguendo la seduta della mattinata. Se dovesse esserci invece discussione, credo che non valga la pena di riconvocare il Consiglio per il pomeriggio, per discutere una mozione.

ROBERTO GIANNOTTI. Propongo di concludere l'ordine del giorno, quindi di destinare un'ora al dibattito sulla mozione sul Medio Oriente che è altrettanto importante, continuando a oltranza, fino alle 16. Tornare alle 16 per una mozione mi sembra eccessivo.

PRESIDENTE. Propongo di votare questo atto e gli altri due senza discussione, poi facciamo cinque minuti di sospensione per prendere una decisione in maniera più opportuna.
Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. I due atti che non hanno rilevanza dal punto di vista del dibattito non c'è nessun problema a votarli subito, però ci sono poi altri atti su cui non andiamo a una brevissima discussione, poiché noi, su quelli, vogliamo discutere. Quindi, d'accordo a procedere ad oltranza, però questo Consiglio deve prendere atto che non si tratta di mezz'ora, ma di almeno metà pomeriggio. Se siete tutti disponibili ad arrivare a metà pomeriggio, va bene.

PRESIDENTE. Mi permetto di proporre la sospensione della seduta per concordare con i presidenti di gruppo i lavori, non appena avremo terminato questi atti.
C'è ora un ordine del giorno a firma Procaccini, che recita: "Il Consiglio regionale, tenuto conto della necessità di concentrare le risorse economiche in dotazione alla legge regionale 18/96 sull'handicap, impegna la Giunta regionale a destinare una quota non inferiore al 6% alle finalità dell'art. 21, lettera a)".
Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'atto nel suo complesso. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. Sarò brevissimo nel rappresentare tre punti. Innanzitutto la soddisfazione per il lavoro che è stato fatto e per il miglioramento che abbiamo introdotto in questa legislazione per l'handicap. Poi, due osservazioni. Questo è il primo atto importante di questa legislatura sulle politiche sociali, quindi deve spronarci a pigiare l'acceleratore per quanto riguarda l'attuazione del piano sociale. Ci sono alcuni atti che debbono essere fatti in tempi rapidissimi come l'attuazione degli ambiti territoriali, la nomina dei coordinatori della rete di servizi, i gruppi di lavoro tecnici e amministrativi presso l'assessorato. Se questo non si fa, si rischia di rendere vano un grande lavoro effettuato alla fine della precedente legislatura, quindi c'è bisogno di una vigorosissima iniziativa politica da parte della Giunta, che coinvolga in maniera esplicita Province e Comuni per modulare questi assetti territoriali, altrimenti non solo lo vedrà la luce il piano sociale, ma rischiano di fallire anche i distretti sanitari, buona parte del piano sanitario regionale, i centri locali per l'impiego e quindi buona parte delle politiche attive del lavoro.
Mi auguro che questa legislazione sull'handicap che va a essere perfezionata non sia solamente che il primo atto di un'azione che, senza proseguire su legislazioni di categoria, vada a una rapida attuazione del piano sociale. C'è bisogno di una cultura del sociale difficile da realizzare, ma una cultura del sociale si realizza se tutti i soggetti sono coinvolti tempestivamente, pubblici e privati, se c'è un progetto forte di cambiamento manifestato a tutta la comunità regionale e se si fa avanti il reale interesse collettivo e non interessi particolari. Con questo spirito spero di vedere, prossimamente, atti concreti, rapidi e tempestivi nell'attuazione del piano sociale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. All'auspicio che in sede di discussione generale ho voluto esternare per quanto concerne la modificazione della legge 189, si è aggiunto l'auspicio del relatore Ascoli per quanto riguarda, in generale, il problema del piano sociale. Siamo in questa fase, nella fase delle speranze di attuare desiderata condivisi da tutti, che vedono però tutti impegnati nello sforzo di correggere il tiro, modificare, emendare affinché si giunga all'obiettivo. Già questa è una cosa che preoccupa, un dato che rileva per lo meno la difficoltà o il ritardo di una legislazione — quella nostra regionale e il suo quadro attuativo — che hanno delle difficoltà a vedere coniugata l'efficienza degli strumenti con la formale istituzione di ambiti, organismi e meccanismi procedurali.
Nei desiderata siamo tutti d'accordo, forse siamo meno d'accordo sul come muovere questi tasselli che si sono bloccati o che comunque rischiano di essere fermi e lasciati come monadi isolate, perciò rischiano di non comporre il quadro d'insieme.
Perché dico questo? Perché quello che ci ha fatto sempre spavento è la iper regolamentazione di certi ambiti di attività istituzionale, amministrativo-politica, che invece di dare certezze di fasi, di compiti, di meccanismi, in realtà li rallenta, perché pachidermicamente avviluppati in un sistema che invece di snellire frena. Ecco perché è importante confrontarsi sulla programmazione e sugli obiettivi, ma è altrettanto importante far sì che questi stessi possano essere rapidamente in grado di calarsi nelle realtà.
Ecco allora il giudizio di astensione. Da una parte abbiamo visto che, soprattutto con gli emendamenti, si è voluto far sì che si andasse incontro a questa esigenza, perché è una esigenza sentita ma anche intuita, in più di un caso; dall'altra, però, rimangono tutte le difficoltà ad intervenire su un impianto che comunque è quello, non possiamo fare i miracoli, rifare completamente tutto.
Abbiamo fatto una buona opera, perché ho condiviso, pur non essendo stato coinvolto come meccanismo di Commissione, il fatto che la maggioranza si sia assunta le sue responsabilità e abbia dialogato con l'assessore per dire "portiamo in aula qualche cosa che è di più rispetto a quello che era stato il processo, il prodotto di una rapidità di scelte che voleva essere l'indicazione venuta dall'assessore. Andiamo rapidamente a rispondere al commissario di Governo, andiamo rapidamente a ridotarci di uno strumento, che se non avessimo sarebbe peggio". La maggioranza al suo interno ha avuto questo senso di responsabilità che noi condividiamo. Non condividiamo fino in fondo questo assunto, perché riteniamo che la sede propria debba comunque essere quella di un lavoro di concerto, plurale, complessivo e forse, se l'avessimo fatto in Commissione sarebbe venuto fuori il ragionamento che ho fatto quest'oggi e che ha portato il mio gruppo a condividere, ma in parte, astenendosi dal voto sulla proposta di modifica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Annuncio il voto favorevole del gruppo Ds a queste modifiche della legge 18, sottolineando tre aspetti importanti.
Mi sembra che questo sia il primo atto significativo che vota il nuovo Consiglio, lo ha fatto in un clima di grande serenità e di discussione anche con le minoranze e l'ha fatto anche attraverso la tecnica del lavoro in Commissione, ma di ulteriori passaggi anche in maggioranza, che dimostrano quanta volontà di discussione di merito ci sia nella maggioranza che sostiene questa Giunta, se davvero passiamo dalla fase dei principi e della elaborazione alla gestione di interventi di merito. Credo che questi siano dati da sottolineare con positività.
Cosa dimostrano le modifiche di questa legge 18? Dimostrano come l'attività legislativa, se fatta con intelligenza è capace di adeguarsi, di innovarsi facendo tesoro dell'esperienza e del raccogliere i bisogni concreti che emergono dalle nostre popolazioni.
Credo, inoltre, che questa legge consolidi un processo di grande importanza: la capacità di rapportarsi tra le istituzioni e i problemi del territorio e consolidare una cultura dell'integrazione tra istituzioni, privato sociale e cittadinanza, che troverà, spero, nell'attuazione del piano sociale un suo più forte consolidamento. Raccolgo inoltre lo stimolo che positivamente ha voluto dare l'intervento del consigliere Ascoli, cioè che il piano sociale approvato dalla precedente legislatura trovi attuazione in tempi brevi. Credo che su questo la Giunta e l'assessore Secchiaroli in prima persona stiano lavorando alla costruzione di tutti i passaggi che vedono la necessità di attuare in tempi brevi questo atto. Da parte nostra c'è non soltanto una funzione di stimolo, ma siamo pronti a lavorare insieme per gestire quello che io ritengo sia un atto tra i più significativi che la precedente legislatura ha approvato e che questa deve consolidare, gestire ed attuare.

PRESIDENTE. Era iscritto il consigliere Giannotti ma non è presente, quindi ha la parola l'assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Innanzitutto voglio ringraziare tutti i colleghi. Credo che nella storia di questa legge è la prima volta che c'è stato un dibattito così approfondito, perché spesso si danno per scontate tante cose, oppure è bene non discutere su certi argomenti, fare bella figura e votare a favore comunque e in qualsiasi caso. Debbo dare atto a tutti i colleghi, anche a quelli che non voteranno a favore di questa legge del lavoro fatto, riconoscendo anch'io che questa è l'occasione per far sì che quest'aula affronti queste problematiche in termini molto più approfonditi.
Penso che la superficialità del consigliere Giannotti — mi dispiace che non sia presente — su un tema come quello dell'handicap che è di una complessità estrema, riducendo tutto addirittura a business o cose del genere, credo che non possa assolutamente essere condivisa. Mi associo al collega Ascoli per l'indignazione rispetto a una cultura che non esiste. Mi dispiace che Giannotti non sia presente, ma potrà leggere le mie parole nel resoconto della seduta.
Credo che banalizzare un tema così difficile e complesso come quello dell'handicap sia il modo migliore per fare danno non tanto agli operatori o a chi lavora nel settore ma proprio ai soggetti in situazione di handicap, che hanno una vita così complessa e difficile da portare avanti.
Un'alta cosa che mi preme dire in base ad alcune osservazioni che sono venute fuori, è che la rivisitazione che abbiamo fatto dopo tre anni dall'applicazione della 18, credo che on sia un elemento di carattere negativo, ma anzi positivo, perché proprio questo intreccio dei coordinamenti provinciali e regionali, il confronto fra territori ha permesso di monitorare una legge, come dovrebbe essere fatto per tutte le altre leggi regionali che abbiamo. Si è cominciato a confrontarsi su quello che non ha funzionato su quello che ha funzionato poco o che era da cambiare. Credo che questo sia un aspetto positivo nel modo di legiferare, a meno che non vogliamo fare come per la riforma dell'assistenza che è finalmente passata oggi al Senato, dopo cento anni.
Questo Consiglio, dopo tre anni è andato a rivisitare una legge, adeguandola non solo alla nuova normativa ma correggendo quello che in questi tre anni non ha funzionato. Credo che questo sia un aspetto positivo, non negativo di rivisitazione di una legge, al di là dell'appartenenza o del giudizio che si dà su una proposta di legge. Credo che i meccanismi procedurali che sono stati applicati con l'attuale legge 18 hanno permesso tutto questo e hanno permesso che la cultura sull'handicap nel nostro territorio crescesse più di quello che era. Il confronto fra gli operatori e la sensibilità negli amministratori degli enti locali sono cresciuti e se c'è una legge di cui si parla molto nella nostra regione è proprio la legge regionale sull'handicap.
Credo che questo adeguamento complessivo della legge 18 al piano sociale approvato al termine della precedente legislatura sia una cosa importante e sono convinto che questa nuova formulazione della legge dell'handicap e l'attività sull'handicap nell'ambito territoriale così come l'abbiamo formulata sarà di stimolo a una non facile partenza degli ambiti territoriali. Noi stiamo facendo di tutto, il 31 ottobre avremo la risposta dei territori rispetto agli ambiti territoriali, sta andando avanti un momento formativo sulla filosofia del piano, quindi di secondo livello, molto terra-terra, integrando non solo gli operatori pubblici e privati ma integrando anche gli amministratori che credono abbiano bisogno più degli operatori di corsi di formazione e aggiornamento rispetto a una sensibilità che non brilla da parte degli enti locali rispetto all'ambito territoriale, a tutto quello che c'è da fare. Lo stimolo del consigliere Ascoli credo che vada raccolto in questo senso, con iniziative che riescano ad essere più incisive rispetto agli amministratori degli enti locali che, tra l'altro, sono protagonisti della gestione sia del piano sociale ma anche di questa nuova legge.
La partecipazione che c'è stata nell'andare a rivisitare questa legge credo che sia stata importante, è uno dei primi Consigli di questa nuova legislatura e credo che possa essere segno di speranza rispetto a tutto quello che ci aspetterà, vista la riforma nazionale passata che ci darà sicuramente altri oneri da portare avanti e da intrecciare con la legislazione regionale, perché vi sia un segnale, da parte di questo Consiglio, di un'altra stagione rispetto al sociale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il riesame della deliberazione legislativa.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo (Votazione): «L.R. 6 agosto 1997, n. 52 — Adesione della Regione Marche alla Associazione Collegium Scriptorium Fontis Avellanae» Giunta (14)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 14. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)



Proposta di atto amministrativo (Votazione): «L.R. 6 agosto 1997, n. 52 — Adesione della Regione Marche alla Associazione coordinamento nazionale tra gli organi di consulenza e di controllo con sede a Roma» Giunta (17)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 17, ad iniziativa della Giunta. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,35,
riprende alle 14,50

PRESIDENTE. La Conferenza dei presidenti di gruppo ha stabilito quanto segue.
Vi sono mozioni iscritte in aula questa mattina e due mozioni abbinate che erano già all'ordine del giorno perché iscritte ufficialmente, la 14 e la 30 riguardanti gli organismi geneticamente manipolati. Abbiamo deciso di chiudere il Consiglio mettendo in votazione soltanto la mozione n. 45 firmata da tutti i presidenti di gruppo, riguardante la legge quadro contro l'inquinamento elettromagnetico. Gli atti che erano già stati iscritti, e precisamente la mozione sulla pace in Medio Oriente a firma Amati ed altri, le due mozioni sul patto territoriale di Macerata a firma Grandinetti e Pistarelli, le mozioni 14 e 30 sui cibi geneticamente modificati, vanno ai primi punti del prossimo Consiglio regionale convocato per il 9 novembre insieme ad un'altra mozione che era stata questa mattina concordata alla Conferenza dei presidenti di gruppo.



Mozione (Votazione): «Disegno di legge quadro sul contenimento dell'inquinamento da elettrosmog» Presidenti dei gruppi consiliari (45)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 45. La pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 14,55