Resoconto seduta n. 151 del 24/09/2003
La seduta inizia alle 10,30


Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni, do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 dei regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 150 del 10 settembre 2003.

(E’ approvato)


Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata la proposta di atto amministrativo n. 120, in data 12 settembre 2003, ad iniziativa della Giunta: «D. Leg. n. 209/99 - D. Leg. 22/97 - L.R. 28/99 - integrazione del programma per la gestione degli apparecchi contenenti PCB ai sensi dell'art. 4 del D. Leg. 209/99 approvato con delibera del Consiglio 87/2003», assegnata alla IV Commissione in sede referente;



Proposta di deliberazione
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata la proposta di deliberazione n. 9 in data 19 settembre 2003, ad iniziativa dell'ufficio di presidenza: «Commissione consiliare d'inchiesta concernente gli atti e le procedure seguite nell'affidamento del servizio di predisposizione di quaranta giornate di corsi seminariali per donne imprenditrici ai sensi della L. 215/92. Ulteriore proroga del termine per l'ultimazione dei lavori» iscritta all'ordine del giorno);



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 299 dei consiglieri Procaccini e Martoni: «Mancati finanziamenti dello Stato per la ricostruzione post terremoto»;
— n. 300 dei consiglieri Franceschetti, Mollaroli, Modesti, Amati, Tontini e Avenali: «Condono edilizio»;
— n. 301 dei consiglieri Giannotti, Brini, Trenta, Grandinetti, Favia, Cesaroni e Ceroni: «Programma operativo triennale 2003/2005».



Deliberazioni inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 1219 in data 16 settembre 2003: «Art. 22 della legge regionale n. 31/2001 variazione al bilancio di cassa per l'anno 2003 - Euro 21.679.701,99»;
— n. 1222 in data 16 settembre 2003: «Art. 27 della legge regionale n. 4/2003: iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2003 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato e dalla Unione Europea per programma miglioramento qualità olio di oliva 2003/2004 - Euro 200.000,00";
— n. 1223 in data 16 settembre 2003: «Art. 28 comma 1 della legge regionale n. 4/2003 - variazione compensativa al programma operativo annuale 2003 - Euro 1.559.397,29».



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Amagliani e Spacca.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull’ordine dei lavori, il consigliere Mollaroli. Ne ha facoltà.

ADRIANA MOLLAROLI. Chiedo di iscrivere, anche se non è stato ancora materialmente consegnato — è in fase di perfezionamento — la proposta di atto amministrativo n. 118, «Linee guida per la programmazione della rete scolastica e del sistema scolastico marchigiano per l’anno 2004-2005». Lo ha licenziato ieri la Commissione I, che unanimemente ha anche ritenuto di chiedere l’iscrizione d’urgenza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Chiedo l’iscrizione all’ordine del giorno della seduta di oggi, con abbinamento alla mozione a firma Procaccini, della proposta di legge n. 20 che riguarda la richiesta di interventi regionali a sostegno del funzionamento delle scuole materne parificate. Credo che un dibattito sulla scuola, così come in maniera corretta ha chiesto il gruppo dei Comunisti italiani meriti la dovuta attenzione da parte del Consiglio regionale, però non possiamo giocare a rimpiattino, cioè parliamo in Regione dei problemi dello Stato e non parliamo in Regione dei problemi della Regione.
Chiedo formalmente che venga votata questa nostra richiesta e che oggi si apra un grande confronto sulle problematiche della scuola a partire dalle competenze regionali. Se la Regione ha una competenza specifica credo sia più opportuno che si cominci a discutere di una proposta di legge fatta dal nostro gruppo, che vuole recuperare uno spazio, quindi dare il giusto riconoscimento a questa grandissima fetta di scuole parificate che operano sul territorio regionale e che svolgono un’opera di supplenza del ruolo della scuola pubblica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Chiedo l’iscrizione all’ordine del giorno della proposta di atto amministrativo n. 107, “Piano di sviluppo rurale”, che è stato approvato sia dalla III che dalla VI Commissione, di cui si stanno facendo le fotocopie per poterlo distribuire. E’ un atto importante, chiederei di farlo tra i primi punti all’ordine del giorno del pomeriggio, perché alcuni consiglieri della provincia di Pesaro sono impegnati all’inaugurazione della Fiera Samp.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Il problema della scuola meriterebbe una discussione consiliare monotematica e noi siamo disponibili a fare una discussione di questo tipo, ma io intervengo per chiedere l’iscrizione alla seduta odierna della mozione sul terremoto che è di grandissima attualità. Chiedo altresì di inserire tra i primi punti della prossima seduta del Consiglio una interrogazione sul fallimento della Coopop, perché anche quel problema investe molte famiglie.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Chiedo l’iscrizione all’ordine del giorno della mozione 300, relativa all’ipotesi di inserire un condono edilizio nella finanziaria nazionale da parte del Governo. Credo che questo sia un altro tema, oltre che importante, anche strettamente legato a tempi della finanziaria. La disponibilità è di discuterne, eventualmente, anche nella prossima seduta fissata per il primo ottobre.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Per quanto riguarda la richiesta di Avenali ho avuto sollecitazioni da varie associazioni di categoria di discutere e approvare il Psr, però siccome mi si dice che forse la seduta del pomeriggio non si terrà, potremmo discutere l’atto alla fine della mattinata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Chiedo l’iscrizione d’urgenza della proposta di legge n. 41, interventi in favore delle famiglie degli alunni frequentati le scuole statali e non statali, dato che ci sono proposte di anticipare dei punti che penso siano omogenei. Penso che nella giornata di oggi si possano discutere tutte le questioni inerenti questa importante materia.

PRESIDENTE. Gran parte delle richieste fatte oggi sono state avanzate nella Conferenza dei presidenti di gruppo, per cui direi di attenerci agli orientamenti della Conferenza stessa.
La proposta del consigliere Mollaroli di iscrivere un atto che in questo momento non è a nostra disposizione, può essere votata nel momento in cui l’atto sarà a disposizione.
Il consigliere Giannotti propone di abbinare alla discussione sulla mozione relativa al tema scolastico, alle proposte di legge n. 20 e 41. Già nella Conferenza dei presidenti di gruppo abbiamo constatato l’inapplicabilità del trascinamento di una mozione insieme ad alcune proposte di legge, perché sono atti non congrui. Quindi i temi contenuti nella proposta di legge n. 20 e nella proposta di legge n. 41 possono far parte della discussione generale nell’ambito della discussione della mozione trattata e possono essere inseriti in una eventuale risoluzione alternativa e quindi anche votata, ma certamente non la proposta di legge.
Ricordo altresì che le proposte di legge depositate l’anno scorso sono in II Commissione per il parere sull’articolo finanziario.
Per quanto riguarda la proposta del consigliere Avenali di discutere il piano di sviluppo rurale nel pomeriggio, la Conferenza dei presidenti di gruppo aveva già preso in esame questa ipotesi: direi di porla all’ordine del giorno come primo punto della seduta pomeridiana. Se siete d’accordo votiamo immediatamente. Non è possibile anticiparla come ultimo punto della mattinata, perché probabilmente richiede una discussione che vanificherebbe tutta la questione delle interrogazioni e delle mozioni.
Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Va bene, a condizione che all’ultimo minuto non si decida che il Consiglio termina alle 14. E’ successo altre volte.

PRESIDENTE. Al primo punto della seduta pomeridiana inseriremo la discussione sul Psr, come proposto dal consigliere Avenali.
Pongo in votazione questa proposta.

Il Consiglio approva

Per quanto riguarda l’inserimento della mozione sul terremoto e di una interrogazione, da parte del consigliere Procaccini, informo che, per quanto riguarda la mozione sul terremoto, nella Conferenza dei presidenti di gruppo è stato espresso l’orientamento di inserirla al punto 6). Pongo in votazione la proposta.

Il Consiglio approva

Stessa cosa per la mozione per la quale è stata richiesta l’iscrizione da parte del consigliere Franceschetti. Pongo in votazione la proposta di inserirla al punto 7) dell’ordine del giorno.

Il Consiglio approva

Per quanto riguarda la proposta del consigliere Ciccioli abbiamo già votato l’inserimento del Psr al primo punto della seduta pomeridiana.

ROBERTO GIANNOTTI. Presidente, lei deve mettere in votazione la mia proposta.

PRESIDENTE. Non può essere iscritta.

ROBERTO GIANNOTTI. Chi ve l’ha detto? La modifica della legge è stata formalizzata, perché lei ha avuto il nuovo articolo finanziario aggiornato. Non è compito nostro l’organizzazione dei lavori della Commissione bilancio, quindi lei, alle 13,30 deve chiedere al presidente della Commissione bilancio di convocare la stessa per l’approvazione della norma. Però lei non può continuare a “prenderci per i fondelli” rispetto a una richiesta legittima sul piano politico, di discutere di una materia, quella della scuola, oggetto di due proposte di legge d’iniziativa da parte del gruppo di Forza Italia da un anno e mezzo. Le chiedo formalmente di mettere in votazione questa cosa, dopodiché la maggioranza del Consiglio si assume la responsabilità politica di respingere questa richiesta. Lei non può continuare, qui, ad applicare marchingegni formali che non stanno in piedi. C’è una lettera formale, c’è una richiesta fatta in Consiglio secondo il regolamento, lei la ponga in votazione.

PRESIDENTE. Consigliere, lei ha già espresso il suo punto di vista e io rispetto la decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo in cui è stato espresso chiaramente, all’unanimità, che un atto di indirizzo non può trascinare l’abbinamento di un atto normativo. Inoltre, l’atto normativo manca in questo momento del parere della II Commissione. Quando ci sarà il parere della II Commissione sarà trattato secondo la normativa che regola l’art. 67.



Interrogazione (Svolgimento): «vendita delle azioni della Società interporto s.p.a. controllata dalla SVIM Società della Regione Marche» Ciccioli (835)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 835 del consigliere Ciccioli. Per la Giunta risponde il Presidente D’Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta 1n merito all'interrogazione di cui all'oggetto, si precisa che il Presidente del consiglio di amministrazione dott. Roberto Pesaresi e il presidente del collegio sindacale dott. Roberto Mengarelli, della Società lnterporto Marche SpA, interpellati per chiarimenti, fanno presente che dai verbali delle assemblee del 28/2/03, del 30/6/2003 e al bilanciò del 31/12/2002, si evince l'assoluta linearità e correttezza del comportamento seguito.
Il consiglio di amministrazione si è limitato a proporre all'assemblea ipotesi di delibera di aumento di capitale da offrire agli attuali azionisti in proporzione alle azioni da essi possedute e in caso di mancato esercizio del diritto di opzione, da collocare presso i soci ed eventualmente presso terzi.
La decisione è stata rinviata per essere poi affrontata al momento del rinnovo delle cariche.
Si fa presente, come del resto desumibile dal bilancio, che in realtà l’unico contributo pubblico incassato è stato quello concesso dalla Regione marche, pari a 6,17 miliardi di lire, mentre i contributi statali stanziati, pari a 39,8 miliardi di lire non sono ancora stati erogati.
E' necessario inoltre ricordare che ai sensi dell'art. 2441 del Codice civile, l’applicazione del sovrapprezzo è obbligatoria solo nel caso che non si riservi ai soci il diritto di opzione e quindi l’operazione, non essendo mai stata approvato dall’assemblea l’aumento di capitale, non presenta nessuna illegittimità.
In realtà, la proposta del consiglio di amministrazione aveva un duplice obiettivo: dare copertura alle spese di esercizio che la società ha sostenuto e sta sostenendo, dopo l’esclusione che la Regione marche, quale socio di maggioranza, possa contribuire ai costi di esercizio della società. L’aumento di capitale si proponeva come risposta alla fisiologica assenza di ricavi aziendali in questa fase; offrire un’ultima opportunità d’ingresso nella società a quei soggetti che negli anni iniziali, per vari motivi avevano ritenuto di non aderire formalmente all’iniziativa, ma il cui apporto è sempre stato ritenuto importante, trattandosi di soggetti istituzionali e importanti associazioni di categoria.
Non vi era motivo alcuno di sottoporre a stima, sostenendo ulteriori non irrilevanti costi, il patrimonio aziendale, il cui valore contabile al 31.12.2002 risultava inferiore al capitale sociale di oltre il 10%, valore che arriverà al 20% entro il 2005.
A garanzia della trasparenza si sottolinea che la proposta era stata illustrata alla Svim prima che le azioni di Interporto Marche spa venissero trasferite dalla Finanziaria regionale marche spa in liquidazione alla Svim.
Per rispondere all’ultimo quesito relativo alla “selezione e valutazione dei privati”, si precisa che le norme applicate sono quelle previste dal codice civile e dallo statuto sociale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Il presidente ha fatto una specie di rendiconto dello stato dell’arte, in particolare precisando che il finanziamento di 39,8 miliardi di lire concesso dallo Stato a tutt’oggi non è stato ancora incassato, il che ci rende più tranquilli sul fatto che per ora il valore della società è più o meno il valore nominale. Però questi fondi sono stati non solo definiti, ma dovrebbero essere in corso di erogazione. Non so cosa manca, se la società deve seguire particolari procedure. Ci sono mille problemi, però lo Stato, magari con ritardi, quando ha definito paga. Non sarà adesso, magari nell’anno 2004, ma la società riceverà 39,8 miliardi. Questa società è nata con una radice di tipo pubblico che è una scatola che si deve costruire; una volta costruita avrà un valore ben diverso, perché svolgerà una funzione. Quindi, se la cessione delle quote è tra i soci fondatori nulla quaestio, ma se, come si dice, avverrà fra soggetti terzi — e noi siamo favorevoli che operatori siano coinvolti, anche perché questa società ha senso se gli operatori entrano — il prezzo deve essere equo, cioè bisogna considerare che viene trasferita una cosa in divenire, quindi non è che nel passaggio ci deve essere un incremento fortissimo di valore, bisogna che ci attenga a quello che potenzialmente la società può essere.
La proposta del presidente Pesaresi, al 30 luglio era di cedere le quote al prezzo attuale, tenendo presente che è in corso di erogazione un contributo di 39 miliardi, il che non è lo stesso, Presidente, tanto è vero che un rappresentante del collegio sindacale, il dott. Baldini un consigliere di amministrazione, il dott. Centioni, hanno detto “noi stiamo vendendo una cosa che nel giro di qualche mese avrà un incremento di circa 40 miliardi”, anzi loro hanno detto che c’è un finanziamento in corso e uno ipotetico. Anche se l’ipotetico non ci sarà, rimane quello di 39 miliardi. Evidentemente la Regione deve fare anche i propri interessi. E’ chiaro che deve promuovere, però non può svendere, perché queste sono quelle situazioni che accadono spesso nello Stato: si vendono cose di basso valore e poi, immediatamente, valgono molto di più e rappresentano affari incredibili. Queste cose le conosciamo in tutti gli Stati che hanno dei momenti particolari, vedi il passaggio dall’Unione Sovietica alla Russia, in cui sono state venduti a prezzi irrisori società di grandissimo valore, determinando una fascia, come in nessun paese dell’occidente, di miliardari, ma anche in paesi occidentali avanzati succedono cose strane con questi passaggi. In Italia molte società del gruppo Iri sono state vendute a prezzi bassissimi e oggi valgono tantissimo, con una fluttuazione degli affari incredibile.
Con questa interrogazione mi pongo il problema di vigilare. Innanzitutto non sono state più vendute a luglio le quote, perché Pesaresi ha ritirato la proposta. Ad ottobre, novembre, quando sarà, si tenga conto del fatto che si sta per ricevere questo contributo.




Interrogazione (Svolgimento): «Situazione a rischio del torrente Lama nei Comuni di Castel di Lama e Castorano» Procaccini e Martoni (846)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 846 dei consiglieri Procaccini e Martoni.
Per la Giunta risponde l’assessore Silenzi.

GIULIO SILENZI. Gli interroganti chiedono se si intenda assumere iniziative tese all’approfondimento e alla conoscenza della reale situazione venutasi a creare nell’alveo del torrente Lama nei comuni di Castel di Lama e di Castorano. Inoltre chiedevano un interessamento e un intervento da parte della Regione nei confronti di questa problematica.
Rispetto al quesito se sono state intraprese iniziative per approfondire e conoscere la reale situazione, comunico agli interroganti che l’autorità del Tronto competente sul bacino idrografico in cui ricadono i due comuni si è attivata subito dopo avere acquisito la segnalazione del privato interessato (30 giugno 2003); a tal fine, eseguito un sopralluogo, I'Autorità ha interessato la Provincia di Ascoli (17 luglio 2003), competente agli eventuali provvedimenti; il 28 luglio 2003 I'Unità Staff Progettazione della Provincia ha redatto una dettagliata relazione tecnica, diretta al privato che ha presentato l'esposto, che così conclude: i timori del ricorrente sono in parte fondati; va verificato di quanto è stata ristretta la sezione del Torrente con il conseguente eventuale ripristino dei luoghi; si ritiene necessario che il privato che ha causato il restringimento provveda a rimuovere la terra eccedente in modo da restituire idoneità alla sezione; si può accogliere la richiesta del privato in merito alla pulizia dell'alveo, che quindi verrà realizzata; in occasione del lavoro di pulizia si valuterà la necessità della gabbionata richiesta dal privato che ha lamentato la situazione.
l 30 luglio 2003 il Settore Genio Civile e Protezione Civile della Provincia, sulla base di un sopralluogo anche con i progettisti della rotatoria della SP Mezzina, ha risposto che effettivamente “vi è stato un riempimento di materiale lungo la sponda destra del torrente Lama, come lamentato dal privato che ha sollevato la questione; non era in quel momento possibile accertare la consistenza dell’occupazione di area demaniale perché è necessario un rilievo topografico di precisione; il Settore Viabilità della Provincia si è impegnato alla manutenzione del corso d'acqua nel tratto interessato dall'attraversamento, come previsto dall'autorizzazione idraulica dell'ex Genio Civile regionale; l'impresa appaltatrice dei lavori per la Mezzina rimuoverà il materiale da essa depositato a ridosso del corso d'acqua nell'ambito del cantiere (300-400 mc); sarebbero stati richiesti i rilievi topografici necessari per accertare l'entità dell'abuso che avrebbe determinato la lamentela.
L’Autorità del Tronto ha richiesto a che punto sia l'esecuzione dei rilievi; questi sono risultati conclusi ed è imminente un sopralluogo congiunto tra gli interessati per definire i confini di
proprietà.
Inoltre gli interroganti chiedono di non sottovalutare il caso in considerazione di una zona in cui negli anni si sono prodotti guasti notevoli e non ancora sanati.
A questa preoccupazione rispondiamo che non solo non si intende sottovalutare il caso, ma come Regione si prende l'impegno di continuare a tenere sotto controllo la questione mediante l'Autorità di Bacino Interregionale del Tronto, che peraltro nel PAI ha già perimetrato la zona come area a rischio medio di esondazione. L'Autorità del Tronto provvederà ad acquisire le necessarie informazioni dalla Provincia, competente per gli aspetti regolamentari e titolare del progetto e della direzione lavori relativi alla Strada Provinciale Mezzina, per conoscere le azioni che nel frattempo saranno state intraprese dall'Amministrazione Provinciale ai sensi delle leggi vigenti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SANDRO DONATI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. L’interessamento e il continuo monitoraggio di questa situazione sicuramente sono cosa che ci rincuora, nel senso che è stato fatto qualcosa. La cosa che mi preoccupa, comunque, è che vi sia stata una certa lentezza, anche perché, nell’avvicinarsi dell’autunno e già negli acquazzoni di due settimane fa il torrente aveva avuto una piccola esondazione e se fossero continuate le piogge si sarebbe arrivati al costruendo muro per quanto riguarda la costruzione della rotonda, mettendo in pericolo il lavoro fatto. Tra l’altro, oltre che il monitoraggio, è importante che dal ponte fino ad una distanza, verso monte, di un chilometro, esiste un letto pieno di alberi e di arbusti, che ha avuto un aumento in altezza di circa tre metri.
Credo che questa situazione debba essere immediatamente sistemata, anche perché i rischi sono notevoli, tenendo presente che l’anno scorso, a causa dei lavori fatti dopo il ponte per quanto riguarda il metano, un acquazzone estivo sommerse i mezzi che vi stavano lavorando.
Tra l’altro, secondo me c’è una situazione a rischio e se dovesse perdurare questo stato la frazione San Silvestro, dove insistono una piscina privata nuova ed alcune costruzioni, potrebbe subire una esondazione.



Interrogazione (Seduta segreta): «Riordino della sanità marchigiana» Favia, Giannotti, Brini, Cesaroni, Grandinetti, Ceroni e Trenta (676)

PRESIDENTE. Considerato che l’assessore non è in grado di rispondere all’interrogazione n. 694 del consigliere Viventi, passiamo all’interrogazione n. 676, che si dovrà svolgere in seduta segreta.

La seduta prosegue in forma segreta
dalle 11,00 alle 11,15



Interrogazione (Svolgimento): «Ripartizione delle risorse finanziarie fondi nidi art. 70, legge 448/2001» Ceroni (696)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 696 del consigliere Ceroni. Per la Giunta risponde l’assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Con l'interrogazione n. 696/2003 del consigliere regionale Ceroni è stata avanzata la richiesta circa i tempi per la pubblicazione del bando per gli asili nido ai sensi dell'art. 70 della L. 448/200 1.
In riferimento alla interrogazione sopra indicata si fa presente che la somma di euro 1.242.323,57, assegnata alla Regione Marche con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche. sociali, per l’istituzione del fondo per gli asili nido, è stata inserita all'art. 19 (Disposizioni finanziarie) al comma c) della L.R. n. 9/2003 "Disciplina per la realizzazione e gestione dei servizi per l'infanzia, per l'adolescenza e per il sostegno alle funzioni genitoriali e alle famiglie e modifica della legge regionale 12 aprile 1995 n. 46 concernente: promozione e coordinamento delle politiche di intervento in favore dei giovani e degli adolescenti”.
E’ l’ultima legge con la quale abbiamo modificato tutta la partita degli asili nido aggiungendo altre cose, per cui fa parte del fondo all’interno di questa legge, e rientra a pieno titolo nella rete dei servizi agli asili nido che abbiamo nella nostra regione. Di questa legge sono i predisposizione i criteri per la distribuzione ai Comuni, che arriveranno al parere della Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Sono soddisfatto della risposta.



Interrogazione (Svolgimento): «Riduzioni di classi e/o plessi scolastici in area montana» D’Angelo (774)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 774 del consigliere D’Angelo. per la Giunta risponde l’assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Il consigliere D’Angelo pone un problema che è stato molto dibattuto e che riguarda bisogni reali di alcune zone del nostro territorio che, con la razionalizzazione delle scuole sono rimaste penalizzate rispetto all’istruzione.
E’ inutile che io faccia l’elenco delle leggi che regolano questa partita, perché non è di competenza regionale la possibilità degli organici ecc., però detto questo, come assessorato abbiamo avuto moltissime segnalazioni, sia di istituzioni scolastiche che di enti locali e ho avuto diversi incontri con il direttore generale scolastico rispetto a questa partita, insieme ai rappresentanti dell’Upi e dell’Anci per poter concertare la riduzione del personale e soprattutto per poter salvare, anche al limite della legge, con assunzioni di responsabilità a livello personale da parte del direttore generale scolastico, che ha un suo budget non solo economico ma anche di numero di insegnanti, quindi c’è stata una concertazione. Se vuole i dati precisi, ho un elenco che le posso consegnare. Da un primo taglio generale di 295 posti siamo arrivati, con questa concertazione e con assunzione di responsabilità da parte della direzione scolastica regionale, a 197, con un aumento, rispetto all’anno passato, di 98 posti in organico. Quindi abbiamo svolto un ruolo. Sento di dire, in questa fase, che anche il ruolo della direzione scolastica regionale è stato svolto al meglio, perché le direzioni scolastiche ricevono direttive e vincoli da parte del Ministero, comunque tutta questa partita delle scuole nelle zone montane rimane aperta e credo che, più che le leggi, serva una mobilitazione di tutte le forze politiche, la Regione per prima, che ci permetta di resistere e tener duro, vista la conformità particolare della nostra regione che vede piccoli comuni e zone ove, togliere la scuola significa togliere molto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Ringrazio l’assessore per queste rassicurazioni, più che fatte al sottoscritto, fatte alla collettività, soprattutto a quella collettività che abita nell’entroterra marchigiano, nella montagna, che si è trovata ad affrontare una problematica drammatica oltre a quelle degli spostamenti, della viabilità, della fuga di persone. Tra l’altro recentemente si sono trovati anche di fronte al problema del taglio di classi. Quindi, il fatto che c’è stato un intervento che ha ridotto al minimo questa “razionalizzazione” delle scuole nelle zone montane della nostra regione è un fatto positivo, perché, ripeto, va prestata molta attenzione alle Comunità montane, che già pagano, per la loro ubicazione, un prezzo altissimo in termini di servizi.
Pertanto prendo atto di questa risposta e ringrazio l’assessore anche per il fatto di darmi tutto il materiale relativamente agli interventi fatti in proposito.



Interrogazione (Svolgimento): «Servizio trasporto pubblico locale — Attuazione seconda fase di servizi minimi collegamenti urbani provincia di Macerata» Pistarelli (719)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 719 del consigliere Pistarelli. Risponde il Presidente D’Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. In merito all'interrogazione presentata dal consigliere Pistarelli circa l'attuazione della seconda fase dei servizi di collegamenti urbani della provincia di Macerata, che nel programma triennale dei servizi 2000/2002 corrisponde alla terza fase, relativa alla quota di riequilibrio dei servizi offerti nei bacini, fino a circa 470-000 km, si precisa quanto segue.
Il predetto programma ha previsto tre fasi di attuazione della rete e ha stabilito che la terza fase è prevista dal 2003 per procedere a un ulteriore quota di riequilibrio dei servizi offerti nei bacini, fino a circa 470.000, sulla base dei piani di Bacino varati dalle Province.
I piani dì bacino, previsti dall'art. 14 della L.R. 45/98, devono essere predisposti dalle Province con l’obiettivo di assicurare la mobilità nell'ambito dei rispettivi territori, tuttavia a causa dei ritardi nel trasferimento delle funzioni, solo di recente le Province hanno concluso la redazione dei Piani
In particolare la Provincia di Macerata ha concluso la consultazione successiva alla elaborazione dei Piano in data 1/8/2003 e il Consiglio Provinciale provvederà ad approvare ì] piano nella prima quindicina dì ottobre.
Il riequilibrio chilometrico, che per la Provincia dì Macerata comporterà una maggiore percorrenza per circa 450-000 km, è stato inserito all'interno dei Piano di Bacino e troverà attuazione nell’anno 2004.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Prendo atto delle comunicazioni del presidente. Vi è stato un ritardo sulla tempistica. Questa cosa doveva essere discussa prima. Nella mia interrogazione, infatti, ponevo l’accento su questo e sul rischio che non ci fosse il mantenimento di determinati impegni, perché questi chilometri sono la restituzione di qualcosa che la provincia di Macerata non aveva avuto nel 2002. Per il 2003 c’era l’impegno a tener presente ciò. Il Presidente ci dice adesso che è slittato tutto il percorso che ha portato e dovrà portare alla definizione del sistema di trasporto pubblico per la regione Marche, ne prendiamo atto, saremo vigili a verificare che questa cosa, dovuta per la provincia di Macerata, che era stata sospesa, sia riconosciuta, anche perché il trasporto pubblico nella provincia di Macerata, senza questo chilometraggio che deve essere riconosciuto in maniera esplicita, potrebbe soffrire di conseguenze per quanto riguarda non solo le linee scolastiche, ma anche le linee più delicate, perché di confine, che riguardano territori disagiati e che senza questo tipo di riconoscimento non potrebbero essere assolutamente finanziate come servizio pubblico, come servizio a favore, soprattutto, delle fasce che utilizzano questo servizio, che molto spesso sono le fasce più deboli della popolazione. Quindi, saremo vigili a verificare se questo, dall’ottobre diventerà carta sottoscritta e poi, dal gennaio 2004 diventerà operativa.



Interrogazione (Svolgimento): «Comune di Senigallia — Problematiche relative alla adozione dello studio di inquadramento operativo (SIO)» Viventi (694)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 694 del consigliere Viventi. Per la Giunta risponde l’assessore Silenzi..

GIULIO SILENZI. Dal mese di marzo avevo trasmesso alla presidenza della Giunta la risposta all’interrogazione, che è molto sintetica.
Rispetto all’adozione dello studio di inquadramento operativo (SIO) del Comune di Senigallia la Regione non ha alcuna competenza in materia urbanistica, poiché è uno studio di indirizzo e proposta per la pianificazione dell’area costiera del comune di Senigallia, atto che ricade pienamente nei compiti propri dell’autorità comunale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Ringrazio l’assessore per la risposta che formalmente mi sembra corretta, perché se la Regione non ha possibilità di intervento l’amministratore non può fare nulla. Il mio era anche un tentativo per portare all’attenzione del Consiglio regionale un problema di rilevanza per quanto riguarda la città di Senigallia, perché con l’approvazione del SIO da parte del Comune si prevede di destinare a verde pubblico attrezzato tutte le aree demaniali comprese tra la ferrovia e la battigia, nel tratto sud tra Senigallia e Marzocca. In quel tratto vi sono tanti campeggi che in qualche misura hanno fatto anche la fortuna di quella città e ci sono tanti operatori turistici che si vedranno fortemente danneggiati nelle loro attività dalla decisione dell’Amministrazione comunale di Senigallia.
Al di là della competenza formale, probabilmente anche l’autorità di una Amministrazione regionale di eguale colore politico dell’Amministrazione comunale di Senigallia potrebbe servire per cercare di risolvere in maniera migliore di quella attuale il problema, altrimenti ci saranno ricorsi amministrativi al Tar, citazioni per danni e sicuramente di tutto si potrà dire che si beneficerà, tranne che di un migliore svolgimento di questa gestione urbanistica.



Interrogazione (Svolgimento): «Stabilimento Sgl Carbon di Ascoli Piceno» Procaccini e Martoni (804)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 804 dei consiglieri Procaccini e Martoni. Per la Giunta risponde l’assessore Ascoli.

UGO ASCOLI. L’interrogazione riguarda la storia di questo stabilimento che ci dà tanti problemi, come marchigiani per quanto riguarda l’inquinamento e le questioni connesse.
Come noto la Regione Marche tempo fa aveva dato incarico all’Armal di fare uno studio sulle possibilità di riconversione e di riorganizzazione, dopodiché c’era un protocollo d’intesa fra Regione, Comune e Provincia per poter portare avanti questi elementi e quindi indicare una pista di sviluppo che fosse tale da non mettere a repentaglio la salute delle persone, facendosi carico dei posti di lavoro.
Questo protocollo d’intesa è stato poi modificato in sede di Giunta e si è rimandato al sindaco di Ascoli Piceno e al presidente della Provincia Colonnella perché c’era una nuova variazione su questo testo, cioè l’idea che le spese necessarie per portare avanti questi studi fossero messe a carico non solo della Regione ma anche degli enti locali, per impegnare sia il Comune che la Provincia in un’azione congiunta che portasse, di conseguenza, ad assumersi anche maggiori responsabilità e per evitare che tutta la questione fosse addossata a responsabilità della Regione.
Il sindaco di Ascoli Piceno ci ha risposto pochi giorni fa dicendosi disponibile e stiamo proprio per arrivare ad un incontro fra il Presidente D’Ambrosio, il presidente Colonnella e il sindaco Celani per firmare questo protocollo che ci dovrebbe consentire, finalmente, di completare le analisi e la riflessione e di poter dire una parola sicura su tutti i problemi derivati da questo insediamento ormai storico nel centro della città di Ascoli Piceno. Quindi ci stiamo accingendo a chiudere un cerchio e a riportare la situazione, spero entro breve tempo, con maggiori elementi di conoscenza di carattere scientifico sulle problematiche derivate da questo insediamento.
Ho qui la lettera del Comune di Ascoli Piceno sulla Sgl Carbon, il protocollo d’intesa, quindi stiamo operando su questo terreno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. Credo che si arrivi a una definizione, anche perché sicuramente arriviamo con un anno e mezzo di ritardo dallo studio commissionato da parte dell’allora assessore Cecchini all’Armal, su cui si era giunti ad una conclusione e valutazione che mi risulta condivisa da parte di tutti e tre gli enti.
Tra l’altro questo studio doveva avere un seguito per vedere effettivamente se un’azione non di delocalizzazione ma di riconversione dell’azienda poteva essere attuata, tenendo presente anche una situazione a livello nazionale, ad esempio a Genova dove, un’azienda all’interno di quella città è stata riconvertita mediante un finanziamento di diversi miliardi della Ue. Nel Docup che abbiamo inviato alla Ue, avevamo indicato il problema della Sgl Carbon.
Credo che se le volontà espresse, soprattutto ricollegandoci allo studio fatto dall’Armal, saranno messe in atto e gestite secondo il modo in cui erano state gestite inizialmente, si potrà arrivare finalmente, senza perderci in chiacchiere, a una definizione del problema di quella realtà presente nella città di Ascoli, che ognuno, oggi, cerca di cavalcare, ma nessuno è in grado di stabilire effettivamente, concretamente, una risoluzione del caso.
Il gruppo dei Comunisti italiani tornerà sicuramente su questa vicenda. Le chiediamo, comunque, alla firma del protocollo, di venire avvisati. Torneremo su questa situazione, perché non credo che sia questione che interessi i soli ascolani, ma tutti all’interno della regione Marche.



Interrogazione (Svolgimento): «Commissariamento Fondazione Rossini» Cecchini (832)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 832 del consigliere Cecchini. Per la Giunta risponde il Presidente D’Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Da notizie acquisite direttamente dalla Fondazione si precisa quanto segue.
Con il decreto n. 1988/2003/19.21 Gab dell'8.7.2003 il Prefetto di Pesaro e Urbino ha disposto lo scioglimento degli organi di amministrazione della Fondazione "Gioacchino Rossini", atto pervenuto alla Fondazione il 9.7.2003.
La Fondazione Rossini trae origine dalla Convenzione per la regificazione dei Liceo musicale pareggiato "Gioacchino Rossini" sottoscritta a Pesaro il 15.11.1940 e approvata con R.D. 12.12.1940, n. 1996 con la quale da un lato si disponeva il passaggio alle dirette dipendenze dello Stato dei Conservatorio "G. Rossini" e, dall'altro, il Liceo musicale eretto in Ente morale con il R.D. 21.6.1869, n. 5164 per dare esecuzione alle volontà testamentarie dell'illustre musicista Gioacchino Rossini, assumeva la denominazione di Fondazione Gioacchino Rossini", amministrato sotto la vigilanza dei Comune di Pesaro e la tutela dei Prefetto" (art. 1 R.D. 12.12.1940 n. 1996).
Il provvedimento adottato dal Prefetto nella veste di autorità di vigilanza sulle fondazioni prevista dal Codice Civile, trova il proprio presupposto nel prolungato mancato adempimento da parte degli organi dell'ente dell'obbligo previsto dal comma 4 dell'art. 1 del R.D. 1996/1940, di dotarsi di un nuovo statuto che fissasse le modalità di amministrazione della Fondazione, obbligo che avrebbe dovuto essere adempiuto entro sei mesi dall'entrata in vigore della legge succitata e, quindi, entro il 12.6.1941 e che è rimasto, invece, finora inattuato.
L'ente ha continuato ad operare durante questo lunghissimo lasso di tempo avvalendosi dello statuto, approvato con R.D. 14.10.1906, n. 725, dei Liceo musicale pareggiato “Gioacchino Rossini" di Pesaro eretto in Ente Morale con il R.D. 21.6.1869, n. 5164, risalente quindi a quasi un secolo fa e, quindi, non più adeguato alla realtà ed alle esigenze attuali.
Il Prefetto ha invitato formalmente e ripetutamente, con le lettere prot n. 504/2002/19.13/Gab del 9.4.200 prot. n. 50/2002/19.13/Gab del 4.5.2002, s.n. del 9/10/2002 prot. n. 448/2003/19.21Gab del 4/2/2003 l'organo di amministrazione della Fondazione a dare adempimento all'obbligo sancito dal R.D. 1996/1940 senza ottenere la formale adozione dello statuto.
Individuando in tale comportamento il concretizzarsi dell'ipotesi di non conformità dell’azione degli amministratori della Fondazione alla legge prevista dal decimo comma dell'art. 25 dei Codice Civile, ed avendo acquisito i conformi e convergenti pareri espressi al riguardo dall'Avvocatura Distrettuale dello Stato con nota del 31/3/2003, nonché dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, che dovrebbero provvedere ali, approvazione dello Statuto, rispettivamente con note n. AF/SEG/255103 del 21.5.2003 e n. 10609 del 12.6.2003, il Prefetto adottava l'impugnato provvedimento dì scioglimento degli organi di amministrazione della fondazione con la contestuale nomina di un Commissario straordinario con l'incarico di procedere alla predisposizione e all’adozione dello statuto e alla gestione ordinaria dell'ente fino alla ricostituzione degli organi ordinari.
La misura dello scioglimento dell'amministrazione è prevista dall'art. 25 c.c. "qualora gli amministratori non agiscano in conformità... della legge"; è proprio questa la violazione, rectius il comportamento omissivo, addebitato agli organi di amministrazione della Fondazione che non hanno adempiuto, ancorché diffidati, all'obbligo previsto dal 40 comma dell'art. 1 dei R.D. 12.12.1940, n. 1996, che disponeva la necessità dell'adozione dello Statuto entro sei mesi dall'entrata in vigore della norma e, quindi, entro il 12.6.1941.
In ordine ai rilievi contenuti nell'interrogazione si fa rilevare anzitutto che la Fondazione Rossini in data 19.06 2002 ha trasmesso al Sindaco dei Comune dì Pesaro, al Prefetto e al Presidente dell'Amministrazione Prov.le di Pesaro e Urbino una bozza di Statuto, come si evince dalle lettere di trasmissione (tale materiale non è stato inviato al Ministero) e solo in data 8.7.2003, dopo aver ricevuto la notifica dei provvedimento prefettizio di avvio dei procedimento di scioglimento, approvava lo Statuto e lo trasmetteva al Comune, alla Provincia, al Prefetto e al Ministero della P.I.
Va evidenziato, inoltre che l'attività di controllo sull'amministrazione delle fondazioni è attribuito dall'art. 25 C.C. all'autorità governativa.
L'atto di scioglimento degli organi amministrativi della Fondazione non ha comportato rallentamenti o ritardi nell'attività culturale e scientifica dell'Ente che è proseguita e prosegue, come di consueto, sotto la direzione dei Prof. Bruno Cagli e dei Prof. Philip Gossett.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Non sono soddisfatta di quello che ho sentito, non perché non ci sia stata una ricostruzione adeguata dei fatti. Il Presidente ha doverosamente ricominciato dalla convenzione del 1940, verificato che nel 1941 occorreva fare lo statuto, che nessuno ha fatto lo statuto dei vari consigli di amministrazione che si sono succeduti alla Fondazione Rossini, ma il punto non era questo, nel senso che anche la stampa locale, con meno dovizia di particolari giuridici, in questi mesi è riuscita a ricostruire lo stato dei fatti.
Il punto era un altro: capire se in piena discussione sul federalismo non fosse, anche questo, un tema. Il ruolo delle fondazioni nazionali di vigilanza, secondo il codice civile ha dato luogo a questa procedura. La Fondazione Rossini è a rilevanza nazionale, anche se non ho ben apprezzato la propaganda che la Regione Marche sta facendo sui vini bianchi usando l’immagine di Rossini: secondo me non è adeguato al ruolo che dobbiamo far svolgere alla città e alla regione dal punto di vista culturale.
Detto questo che non c’entra con l’interrogazione, il punto è un altro, cioè se volevamo fare un’iniziativa, come Regione Marche, per rivendicare il ruolo della Regione nel controllo delle fondazioni. Su questo punto sono insoddisfatta, perché non ho visto un’attenzione per aprire un tavolo con il Ministero della pubblica istruzione, né tanto meno per porre questa questione. Se poi era legittimo o no che in questi 62 anni non si era intervenuti e oggi, improvvisamente, si è intervenuti per togliere il consiglio di amministrazione, sta in altre aule e su questo si vedrà. Ma l’interrogazione rivolta al Presidente della Regione, nonché assessore alla cultura, era solo per dire che questa è una questione nella quale rivendichiamo un ruolo. Comunque, ringrazio per la ricostruzione, ma i giornali e gli stessi membri del consiglio di amministrazione, nelle dichiarazioni che hanno fatto, dal punto di vista giuridico l’hanno raccontata la storia. Sull’aspetto tutto politico dell’intervento del Governo nazionale — sostengono l’iniziativa del prefetto perché la chiede il Ministero dell’istruzione — mi sarei aspettato da parte del governo della Regione Marche, una maggiore presa di distanza, proprio perché qui ci chiamano in causa ma circa il controllo del Governo nazionale su un ente di questo tipo ritengo che come Regione Marche ma come Comune di Pesaro, essere più alteri nella difesa delle proprie prerogative, che devono essere ancora acquisite da punto di vista giuridico. Se poi i giochi del sindaco di Pesaro sono tali da voler togliere un presidente scomodo, questa è bassa politica, qui siamo in una sede nella quale avremmo voluto ragionare, dato che parliamo sempre di federalismo, sul ruolo della Regione rispetto alle fondazioni. Rispetto a questo ,tema sono insoddisfatta perché il Presidente non si è pronunciato.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente per una breve precisazione.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Posso assicurare il consigliere Cecchini che, avendo preso visione di questo problema nella sua replica, adesso lo seguiremo con attenzione per vedere quali sono gli spazi perché la Regione pretenda che i suoi campi di competenza non vengano invasi. Lo faremo senz’altro e la informeremo.



Interrogazione (Svolgimento): «Divieto di utilizzo delle autoambulanze per il trasporto di malati tumorali ed altri» Giannotti, Ceroni, Brini, Cesaroni, Trenta e Grandinetti (677)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 677 dei consiglieri Giannotti, Ceroni, Brini, Cesaroni, Trenta e Grandinetti.
Per la Giunta risponde l’assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. Sono state prese di recente a livello regionale alcune iniziative per la regolamentazione dei trasporti programmati che meritano alcuni chiarimenti.
Il servizio sanitario regionale garantisce, come noto, tutto il sistema dei trasporti in urgenza attraverso una capillare rete di postazioni territoriali coordinate dalle quattro centrali operative 118. Accanto a questo, il servizio sanitario regionale si fa carico di un volume notevole di trasporti programmati, per recarsi presso le strutture sanitarie e per il ritorno a domicilio. Tali trasporti .sono effettuati con modalità che meritano una specifica regolamentazione, visto la disomogeneità dei criteri di autorizzazione utilizzati nelle diverse aziende ed il ricorso non giustificato al trasporto in ambulanza, quando questo può essere garantito con mezzi di minor costo e di maggiore comodità, come pulmini e taxi sanitari.
A questo scopo il dipartimento servizi alla persona ed alla comunità ha in primo luogo regolamentato il ricorso al trasporto in ambulanza, che è un trasporto che deve avere sempre motivazioni cliniche nelle condizioni del paziente e nella sua conseguente non trasportabilità con altri mezzi. Accanto al trasporto in ambulanza, il servizio sanitario regionale continuerà a garantire (come sempre ha garantito, magari non con i mezzi più idonei) il trasporto programmato a tutti coloro che debbono effettuare trattamenti dialitici, trattamenti radioterapici o chemioterapici e che non hanno bisogno dell'ambulanza. Per questi pazienti è da molti anni previsto un rimborso chilometrico nel caso di utilizzo di un mezzo proprio. Nel caso che i pazienti non abbiano la possibilità di utilizzare un mezzo proprio, le ASL metteranno a disposizione altri mezzi come i pullmini per disabili, pullmini normali o taxi sanitari. Nel caso che questi mezzi non fossero disponibili, si cercherà di utilizzare provvisoriamente ambulanze con tariffe concordate.
La copertura di questi trasporti verrà garantita dalle ASL che in futuro concorderanno, sulla base di specifici accordi stabiliti a livello regionale l'eventuale contributo dei servizi sociali, qualora il fondo derivante dai rimborsi chilometrici non risultasse in grado di coprire il totale della spesa.
Questa organizzazione dei trasporti, già avviata in diverse aziende, si avvarrà della integrazione tra i Distretti (responsabili della autorizzazione), i servizi sociali, le strutture ospedaliere interessate, il volontariato ed i fornitori del servizio di trasporto.
Ci si aspetta da questa azione il miglioramento del servizio ed una razionalizzazione dei costi. Tale iniziativa è del tutto coerente con gli atti nazionali e regionali che regolamentano la problematica, che, al pari delle altre problematiche sociali e sanitarie che il sistema sta affrontando, richiede contemporaneamente di lavorare sulla qualità del servizio e sulla sua razionalità economica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Esprimo la mia insoddisfazione per la risposta dell’Esecutivo regionale. Credo che rispetto alla spiegazione che abbiamo sentito rispetto ad uno dei drammi principali delle Marche, cioè l’uso delle autoambulanze per i malati colpiti da tumore, la coscienza ci debba provocare un soprassalto nei confronti della drammaticità di queste situazioni. Non è concepibile che si possa tentare di risparmiare su queste cose. Perché il problema sta prevalentemente qui. Certo, c’è la volontà di riorganizzare un sistema di aiuti, c’è la volontà di adottare modalità di semplificazione, ma in sostanza quello che sta dietro questo provvedimento è l’esigenza di risparmio. Rispetto ad una spesa sanitaria dilatata, rispetto al fallimento del sistema sanitario, di decine e centinaia di miliardi, oggi andiamo a introdurre limitazioni — perché di questo si tratta — all’uso dell’autoambulanza per persone in queste condizioni.
Ho letto la circolare: sostanzialmente dice che l’autoambulanza può essere assunta solo da chi è costretto a stare sdraiato. Ma per un malato di cancro che va a fare cure radioterapiche in un ospedale ci poniamo il problema se può stare sdraiato o in piedi? E se può stare in piedi può usare la macchina perché gli si dà il rimborso? Siamo realistici.
La preoccupazione forte che viene dall’opinione pubblica mi invita di nuovo a chiederle di revocare quel provvedimento e di ritornare allo status quo, cioè come nel passato in cui si individua una casistica di malati che hanno e possono avere questa possibilità di utilizzo del mezzo di trasporto pubblico senza dover ricorrere a mezzi di trasporto privato.



Interrogazione (Svolgimento): «Lista d’attesa neurochirurgia» Viventi (822)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 822 del consigliere Viventi. Per la Giunta risponde l’assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. Con riferimento alla interrogazione in oggetto si chiarisce quanto segue:
1) il termine di patologie endocraniche e spinali include una gamma di malattie variabili per tipologia e gravità. Per quanto concerne la patologia neoplastica e vascolare si precisa che, per i tumori primitivi e secondari maligni del cervello così come per la patologia vascolare emorragica, le liste d'attesa sono nulle, essendo tale categoria di malati ricoverati con assoluta priorità. Per quanto riguarda la patologia neoplastica benigna, come tale non urgente, le attese sono due mesi circa e inversamente proporzionali all'estensione della malattia, alla presenza ed entità della compressione sulle strutture nervose ed alla loro evolutività. La lista d'attesa per pazienti con patologia spinale degenerativa è oggettivamente più lunga (da uno a cinque mesi), ma anch'essa variabile in base all'entità della sintomatologia dolorosa e alla presenza di eventuali complicanze;
2) il 50% dell'attività di neurochirurgia è dedicata all'emergenza e a fornire risposta immediata alle richieste assistenziali provenienti da altri ospedali della Regione e questo incide sulla lista di attesa degli interventi programmati;
3) sono già attivate convenzioni per attività di neurochirurgia presso alcuni nosocomi della regione (Pesaro, Fabriano, Ascoli, San Benedetto, Salesi) ed è in via di definizione un’ulteriore convenzione con l'ospedale di Macerata. L’attività chirurgica per patologia spinale presso i suddetti ospedali ha consentito lo snellimento della lista d'attesa per tale patologia presso l'azienda ospedaliera Umberto I' ed ha creato spazi per la patologia endocranica;

4) le azioni che si intendono adottare per migliorare ulteriormente la risposta alla "domanda" neurochirurgica sono le seguenti: implementazione e razionalizzazione dell'attività in convenzione secondo un modello a rete che favorisca nelle altre sedi, oltre al potenziamento della chirurgia del rachide, anche l'attività di "neurotraumatologia" in emergenza; l'ampliamento degli spazi operatori (esiste già un progetto approvato dalla Regione che è in corso di realizzazione); la razionalizzazione degli spazi operatori aggregati per tipologia, inclusa la patologia spinale; l'organizzazione dell'attività assistenziale attraverso settori dedicati.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Ringrazio l’assessore della risposta e vorrei fare una considerazione. Nel omento in cui ho presentato questa interrogazione, l’ho fatto perché sollecitato da alcuni cittadini che riscontravano difficoltà ad essere curati nelle strutture pubbliche in tempi accettabili e siccome parliamo di problemi veramente gravi, quindi non di malattie secondarie, quando parliamo di tempi di attesa si va da 2 mesi fino a 5 mesi per queste patologie e quindi tempi di attesa molto lunghi. Anche l’ernia di cinque mesi non è cosa semplice. Lei sa meglio di me, perché medico, che un’ernia discale o cervicale, se è di quelle brutte, per cinque mesi non ti consente di fare nulla. Dopo l’operazione oggi si torna a posto in tempi brevi, ma cinque mesi sono tanti.
Comunque, oggi l’assessore Melappioni ci ha detto che questi tempi verranno ridotti, perché con il sistema e gli accorgimenti messi in piedi, non si aspetteranno più cinque ma tre mesi. Tutto ciò che va nel senso di un miglioramento è sempre positivo, on voglio fare mai demagogia su queste questioni che sono molto serie. Ho portato il problema all’attenzione del Consiglio regionale nel momento in cui stavamo discutendo o avevamo appena finito di discutere del nuovo piano sanitario regionale, quindi mi sembrava di grande attualità, ma se vogliamo avere attenzione nei confronti dei cittadini, rispetto a queste gravi patologie dobbiamo essere abbastanza immediati e incisivi, altrimenti rischiamo, oltre a non dare un servizio diretto al cittadino, anche di avere un danno economico, perché i cittadini vanno fuori Regione e la Regione stessa deve poi compensare i costi. Quindi, quando diciamo che vogliamo un sistema sanitario efficiente, lo diciamo soprattutto nei confronti di gravi patologie come queste.
La mia interrogazione non vuol essere assolutamente una speculazione politica su questo tema, ma un invito alla Giunta regionale, agli amministratori, agli operatori, perché in questo caso, al di là di quello che ha detto l’assessore Melappioni penso che ci sia anche un problema di organizzazione interna, che non compete al politico e all’assessore regionale ma ai dirigenti dei servizi, ai dirigenti degli ospedali ecc., perché molto spesso pensiamo che si debba risolvere tutto con atti amministrativi, leggi e provvedimenti, quando invece credo che molte altre volte, con un po’ di buon senso e un’attenta gestione anche da parte degli operatori, dei risultati concreti possano essere colti senza alcun bisogno di spendere soldi o approvare tante leggi.



Interrogazione (Svolgimento): «Utilizzo dell’eliambulanza» Ciccioli (831)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 831 del consigliere Ciccioli. Per la Giunta risponde l’assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. Con riferimento all'interrogazione in oggetto si chiarisce in linea generale quanto segue:
a) un servizio di elisoccorso non effettua naturalmente soltanto servizi primari (trasporto dell'équipe sanitaria direttamente sul luogo dell'evento) ma anche servizi secondari (trasferimenti da ospedale ad ospedale in particolare da DEA di I al DEA Regionale di II livello). Variabile è l'incidenza percentuale delle due tipologie di trasporto in relazione all'orografia ed all'estensione della zona servita, all'organizzazione del sistema ospedaliero (modello hub/spoke), all'operatività del sistema 118 e, naturalmente, alla "politica" di trasporto adottata dalle varie Regioni. In alcune basi di elisoccorso l'incidenza dei servizi primari può raggiungere il 90% in quelle basi che effettuano soccorso in montagna (Belluno, Sondrio...), mentre il altre basi sono i servizi secondari a raggiungere il 90% dei servizi come ad esempio nella regione Sicilia;
b) nella nostra regione i servizi sono passati da un 25% di primari su un totale di 332 servizi nel 1996 (anno di attivazione del 118) ad un 75% di primari su un totale di 597 servizi nel 2002. Tale significativa variazione (percentuale assoluta) è stata legata principalmente alla partenza su base regionale del 118, alla elaborazione di protocolli comuni di attivazione del servizio tra le centrali della regione e ad una puntuale verifica delle indicazioni al trasporto secondario;
c) per ciò che riguarda in particolare i trasporti "in uscita" dal DEA di Il ai DEA di I livello e fuori regione si possono avanzare le seguenti considerazioni:
d) il DEA Aziendale di II livello deve fornire in ogni caso adeguati livelli di assistenza in regime di emergenza-urgenza alla popolazione della regione Marche. Tale esigenza' comporta un elevato numero di ricoveri presso le strutture per acuti dell'azienda che, per tali motivi, lavorano pressoché costantemente al massimo delle capacità assistenziali previste. E' fondamentale, per tali motivi, nei momenti di saturazione dei posti letto, facilitare al massimo i processi di dimissione;
e) nei momenti di saturazione dei posti letto, il trasferimento ad altre sedi, via terra e per lunghe distanze, da parte del Rianimatore o dell'Anestesista di guardia, comporterebbe una riduzione delle capacità assistenziali del DEA in caso di ulteriore ricovero e, quindi, di massimo bisogno della presenza di personale specialista;
f) il servizio regionale di elisoccorso assolve ad una funzione di sistema, nell'ambito dell'emergenza sanitaria, comprensivo dei servizi primari e secondari tra i DEA, del trasporto di équipes sanitarie, di organi e presidi terapeutici... così come previsto nell'atto di intesa Stato e Regioni in applicazione del DPR 27 marzo 1992, comma 5, del titolo «Sistema territoriale" e della L.R. 36/98, comma 8, art.9;
g) per tali motivi è stato ampiamente accettato, in seno al dipartimento di emergenza, l'utilizzo dell'elicottero di soccorso per la dimissione del 12° paziente degente presso il servizio di rianimazione in turno di accettazione (su una dotazione peraltro di n.10 posti letto) nella contemporanea saturazione della disponibilità di posti letto della rianimazione non di guardia. Tale metodologia di impiego dell’elicottero di soccorso è ampiamente utilizzata anche in altre regioni ed è stata oggetto della codifica di apposito protocollo DEA.
Quanto all'accaduto:
— il giorno 3 luglio u.s. il responsabile della rianimazione, nella piena occupazione di posti letto del proprio reparto in turno di accettazione di guardia, richiedeva il trasporto a Brescia di un paziente ivi residente, dichiarato intrasportabile via terra. Il servizio veniva accettato e svolto nelle prime ore del pomeriggio;
— durante l'effettuazione del servizio la C.O. 118 riceveva n.3 richieste di .intervento dalle centrali 118 di Macerata (2) e Pesaro (1) per n.2 incidenti della strada e per n. 1 caso di annegamento. Nessuno dei pazienti incidentati presentava gravi condizioni cliniche e l'annegato veniva recuperato dai Vigili del Fuoco già cadavere;
— l'invio dell'elicottero di soccorso è avvenuto nel rispetto di regole condivise ed accettate dalle componenti del sistema;
— all'interno del DEA si era verificata una situazione di emergenza per la indisponibilità dì posti letto nelle due Rianimazioni;
— veniva dichiarata comunque la intrasportabilità via terra dell'unico paziente dimissibile.
In definitiva, si chiarisce che:
l. esiste un regolamento del servizio regionale di elisoccorso condiviso dai Responsabili delle 4 centrali operative 118 della Regione e approvato dal Comitato Regionale dell'Emergenza;
2. tale regolamento è stato applicato correttamente nella contingenza;
3. circa il numero di elicotteri di soccorso ritenuti necessari per le esigenze della nostra Regione occorre considerare che:
a. n. 900 missioni/anno sono considerate il limite per il pieno utilizzo di un elicottero di soccorso (attualmente vengono svolte dal nostro servizio ca. 600 missioni annue);
b. nel corso dell'anno 2002 si sono verificate n.29 contemporaneità di chiamate (ca. 5% del totale delle missioni effettuate);
4. si confermano le indicazioni del piano che prevede che venga predisposto nel 2004 un progetto per il potenziamento delle attività regionali di elisoccorso, anche in accordo con le regioni di confine: aumento delle piattaforme di atterraggio a partire dalle comunità montane, eventuale acquisizione di nuovi mezzi di soccorso.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. L’occasione dell’utilizzo dell’elisoccorso per un trasferimento è stata l’opportunità di affrontare il problema.
E’ ben vero che c’è un servizio di eliambulanza presso l’ospedale regionale di Ancona, che ovviamente è a disposizione di tutte le Marche, che dal punto di vista degli interventi ne esegue un numero inferiore alle sue potenzialità — mi sembra di avere capito che fa 600 missioni contro le 900 compatibili — ma è altrettanto vero che, come in tutte le statistiche sanitarie, non è che l’intervento necessita secondo una programmazione. Purtroppo è accaduto più volte che l’elicottero è chiamato in luoghi diversi e in presenza di gravità contemporanee. Quindi il discorso dell’avviamento della seconda postazione dell’elisoccorso è una cosa importante, perché una seconda postazione potrebbe coprire, dal punto di vista territoriale, in maniera più agevole tutte le Marche e consentire una riserva dal punto di vista dell’intervento. Così come nella guardia medica esiste in seconda battuta un medico di supporto al primo in guardia permanente, così sull’elisoccorso sarebbe estremamente importante ed utile — 9 sono i casi segnalati, mi dicono di più quelli che in qualche modo si è riusciti a tamponare attraverso l’intervento via terra — un soccorso il più celere possibile. Questo è il dato di principio.
Sullo specifico, in quel caso come accade sempre — mi è stato riferito dal personale — il problema c’è stato. E’ ben vero che c’era la saturazione sia nella rianimazione clinica che in quella ospedaliera, quindi un posto di sicurezza, liberare una persona che era degente già da molto tempo è stata una cosa estremamente utile, però è altrettanto vero che non c’erano le condizioni per trasferire in elicottero, perché il paziente era assolutamente stabilizzato e fuori pericolo.

AUGUSTO MELAPPIONI. Non entrare nelle questioni tecniche...

CARLO CICCIOLI. Non entro nelle questioni tecniche, però come tutti sanno noi medici, in genere, facciamo a seconda delle circostanze e in questo caso, oggettivamente ci sono state delle pressioni fortissime della famiglia per il trasporto più che legittimo presso l’ospedale di residenza che è Brescia, ma che non erano altrettanto giustificate dalla condizione clinica, quindi c’è stata una forzatura giustificata dal problema della saturazione dei posti, quindi questo è più che accettabile, però in quelle ore è sostanzialmente rimasta scoperta la postazione dell’elisoccorso e questo dal punto di vista della valutazione dovrebbe incidere, perché per alcune ore si è rimasti senza la possibilità di utilizzare l’elicottero. Ci si dice che per fortuna in quell’occasione gli incidenti stradali non erano così gravi da obbligare l’uso dell’elisoccorso e la persona che si era immersa era già deceduta quando è tornata in superficie — così ho sentito — però che si sguarnisca una postazione di elisoccorso per una funzione di trasferimento non deve più accadere, perché se non ce n’è necessità è opportuno che le vie ordinarie di trasporto attraverso il mezzo di soccorso terrestre vengano preferite. Dal punto di vista del tempo il percorso è più lungo, ma dal punto di vista anche dei costi il movimento dell’eliambulanza è molto più costoso rispetto a quello terrestre.
Sottolineo la necessità del secondo mezzo di soccorso tramite elicottero.



Ordine dei lavori

PRESIDENTE. Direi di fare il punto dei nostri lavori sulla base anche dell’orientamento che era stato espresso dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, nella quale concordammo di continuare con gli atti ispettivi fino alle 12,30, di passare poi alla proposta di deliberazione n. 9 e di fare alcune mozioni prima di chiudere i lavori della seduta antimeridiana. Quindi, se voi siete d’accordo propongo di fare l’ultima interrogazione.



Interrogazione (Svolgimento): «Affondamento cargo Nicole al largo della riviera del Conero — Iniziative assunte dalla Giunta regionale» Giannotti, Cesaroni, Brini, Ceroni, Favia e Trenta (683)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 683 dei consiglieri Giannotti, Cesaroni, Brini, Ceroni, Favia e Trenta.
Ha la parola, per la risposta, l’assessore Ascoli.

UGO ASCOLI. La Giunta Regionale si è attivata per la difesa ambientale del mare Adriatico dalle navi pericolose e dallo sversamento di inquinanti già prima del naufragio della Nicole e a seguito del naufragio della Prestige nel mare prospiciente la Galizia.
L'assessore alla tutela e risanamento ambientale infatti, già durante le vacanze di Natale 2002, si è attivato presso i Ministeri e le autorità competenti per ostacolare l'ormeggio e la navigazione sotto costa della "Moskovsky Festival".
Il 26 gennaio 2003 naufraga la Nìcole al largo di Numana
Dopo i primi interventi coordinati dall'assessore alla tutela e risanamento ambientale e dall'assessore alla protezione civile della Regione, l'assessore alla tutela e risanamento ambientale comunica alla Giunta regionale la necessità di formare un gruppo interdipartimentale coordinato dalla presidenza per la difesa del mare dalle carrette e monoscafi, mentre l'A.R.P.A.M. è stata incaricata, sin dal primo giorno, ad effettuare controlli relativi a qualsiasi tipo di sversamento in corso e stimare la possibilità di contaminazioni potenziali .
La Giunta regionale attualmente sta definendo le seguenti attività: predisposizione di un progetto per la difesa ambientale e la gestione integrata dell'Adriatico centrale e della fascia costiera delle Marche e delle Contee di Zara e Sebenico; stipula di protocolli d'intesa, tra la Regione Marche e le Contee di Zara e Sebenico (Croazia) in materia di difesa ambientale e sviluppo sostenibile; sviluppo di iniziative e relazioni per la difesa del mare dalle navi pericolose e dagli sversamenti promuovendo la partecipazione di altre Regioni Italiane Adriatiche, nonché di altri paesi interessati (Montenegro, Bosnia, Albania e costa jonica greca). In questo ambito si sta elaborando, insieme ai suddetti partners un progetto denominato DAMIA, che sarà finanziato con le risorse dell'iniziativa comunitaria “INTERREG 3 A".
La Giunta regionale si riserva di proporre: la definizione, in collaborazione con le Contee di Zara e Sebenico, dello stretto corridoio di mare tra le due sponde, interessato da intenso traffico marittimo, come area marina di grande pregio naturale nonché di grande valore economico, esposta a grave rischio di crisi ambientale. La delimitazione provvisoria del corridoio ristretto potrebbe essere configurata da un poligono definito dai seguenti vertici: Pesaro, Isola di Premuda, Zara, Sebenico, Isolotto del Pomo, San Benedetto, Ancona; proposta di normative rivolte alla riduzione dei rischi per la prevenzione dei danni connessi sia al transito, in tale corridoio, dì navi pericolose che allo sversamento di inquinanti nel mare mediante eventuali collaborazione con organismi nazionali ed internazionali dell'area Adriatico-Jonica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Credo che quanto detto in questa interrogazione consenta di affrontare una questione che non è di poco conto, anche se debbo rilevare che discutiamo di una vicenda che ha colpito l’opinione pubblica marchigiana, che ha un grande rilievo sul piano dell’ambiente, con 8 mesi di ritardo rispetto alla data in cui è stata posta. L’interrogazione risale a gennaio del 2003 e noi ne parliamo a settembre. Qualcuno potrebbe obiettare che, visti i tempi di questa Giunta regionale questa volta siamo stati fortunati.
Questa presidenza ha tentato in più di una occasione di ingabbiare i lavori del Consiglio regionale ricorrendo allo strumento regolamentare. Era stato proposto un regolamento... Presidente, credo che più che le alchimie serva il rispetto della politica e delle forze politiche. Credo che da questo punto di vista le marche abbiano ancora molta strada da fare. Così come mi pare di dover cogliere l’occasione per rilevare che, per esempio, la regola che non possono essere poste in discussione più di due interrogazioni per ogni consigliere non vada applicata ai gruppi, perché se è così è un danno essere un gruppo numeroso. Quando l’interrogazione, come nel caso del gruppo di Forza Italia che si esprime unitariamente, è sottoscritta da 7 consiglieri la regola non può valere. Quanto meno si deve tener conto anche della dimensione del gruppo.
Abbiamo avuto il merito di richiamare una tematica importante, rispetto alla quale non ho visto e non vedo iniziative concrete da parte Giunta regionale, a dimostrazione della incapacità di questo Esecutivo di affrontare le emergenze regionali e la tutela dell’ambiente marino. Credo che sia uno degli obiettivi principali a cui deve rifarsi questa Regione, considerando il rilievo che il mare ha rispetto allo sviluppo della regione e di uno dei settori fondamentali quali il turismo, perché il mare rappresenta la risorsa principale della proposta turistica in questa regione.
Credo quindi che sia più che doveroso, da parte della Giunta regionale assumere tutte le iniziative che consentano di tutelare questo bene, questa risorsa.
Non mi sembra che ci siano passi precisi — al di là di una manifestazione di intenzioni che rappresenta un segno di buona disponibilità — nel senso da noi indicato. Siamo ancora nella episodicità, tutto avviene sulla scia dell’evento, non rientra in un discorso complessivo. Il gruppo di Forza Italia aveva chiesto un punto di osservazione nazionale sul traffico marino in Adriatico, un registro che consenta dia acquisire informazioni di prima mano su chi viaggia in questo mare e a quali rischi andiamo incontro, perché evidentemente avere notizie che viaggia la “carretta” albanese che trasporta gasolio ma che è registrata vent’anni prima, mette le autorità nella condizione di avere un pizzico di preoccupazione in più, così come manca un piano di emergenza. Non è chiaro cosa sarebbe successo se al posto del feldspato, che è un frammento di vetro, la Nicole avesse avuto 3.100 tonnellate di gasolio. Manca un piano di emergenza, manca la capacità di reagire immediatamente ad un disastro ambientale e cercare di alleviare i danni.
Credo che il saldo negativo sta in queste due proposte che noi abbiamo formulato, di un monitoraggio costante del traffico marittimo per l’Adriatico e la predisposizione di un piano di emergenza che intervenga per sanare eventuali situazioni. Queste risposte non ci sono state date, ci auguriamo che questa nostra interrogazione serva a sollecitare l’assunzione di una migliore iniziativa da parte della Giunta regionale.




Proposta di deliberazione: (Discusssione e votazione): «Commissione consiliare di inchiesta concernente gli atti e le procedure seguite nell’affidamento del servizio di predisposizione di 40 giornate di corsi seminariali per donne imprenditrici ai sensi della legge 215/92. Ulteriore proroga del termine per l’ultimazione dei lavori» ufficio di presidenza (9)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di deliberazione n. 9 ad iniziativa dell’ufficio di presidenza.
Ha la parola il relatore, Vicepresidente Donati.

SANDRO DONATI. Era stata istituita una Commissione consiliare d’inchiesta avente ad oggetto gli atti e le procedure seguiti nell’affidamento del servizio di predisposizione di 40 giornate di corsi seminariali per donne imprenditrici ai sensi della legge 215 del 1992. La ricostituzione della Commissione è avvenuta il 20 maggio 2003, il termine assegnato per l’ultimazione dei lavori è scaduto, per cui l’ufficio di presidenza, nella seduta del 18 settembre 2003 ha chiesto un’ulteriore proroga per l’ultimazione dei lavori di detta Commissione fino al 20 dicembre 2003.

PRESIDENTE. Non vi sono richieste di intervento, quindi pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 9.

Il Consiglio approva



Ordine dei lavori

PRESIDENTE. Per quanto riguarda le mozioni n. 239, 86 e 266, mancando l’assessore ed essendoci l’accordo di trattarle al primo punto all’ordine del giorno della prossima seduta dell’1 ottobre, così rimane stabilito.

OTTAVIO BRINI. Presidente, chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

OTTAVIO BRINI. La mozione 239 è datata 5 febbraio 2001 e se ben ricordate, il Consiglio regionale più volte si è impegnato a discutere di questa mozione mettendola al primo punto dell’ordine del giorno. Penso che siamo arrivati al limite. Proporrei di eliminarla definitivamente. Rispondeteci per iscritto “la eliminiamo definitivamente”, perché dopo tre anni non ha senso che parliamo di questo problema, anche perché alcuni hanno già fatto degli interventi, come Ussita. Consigliere Massi, consigliere Pistarelli, parlate anche voi. Che senso ha, dopo tre anni, discutere ancora di questa mozione? Diventiamo ridicoli. Propongo che questa mozione venga tolta dall’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Mi associo alla protesta del collega Brini, come credo anche Massi. Da troppo tempo dobbiamo discutere di questa questione. Il collega Brini ha fatto una provocazione: noi vorremmo che quest’aula, finalmente, si esprimesse su una cosa sacrosanta. Sono quattro Consigli di seguito che diciamo “al primo punto della prossima seduta tratteremo questa mozione”, perché siamo tutti d’accordo sulla proposta di risoluzione. Cerchiamo veramente di discuterla.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Brini ha ragione sul fatto che queste mozioni sono all’ordine del giorno da tanto tempo. Mi sono fatto promotore della richiesta di rinvio di una settimana per il semplice motivo che non c’è oggi l’assessore e ritengo, invece, che possa darci un contributo importante. Spostare di una settimana non cambia la questione, però anch’io mi faccio interprete di questa necessità che il primo ottobre ci sia effettivamente la discussione su queste mozioni, anche perché ci sono diverse risoluzioni e credo che si possa arrivare a una risoluzione unitaria.

PRESIDENTE. Mi pare accolta la richiesta di trattare nel più breve tempo possibile le mozioni, con l’impegno dell’aula a non chiedere l’inserimento urgente di mozioni prima di queste.



Mozioni (Discussione generale e votazione):
«Controriforma scolastica» Procaccini e Martoni (297)
«Tagli agli organici delle scuole di ogni ordine e grado previsti dal ministro Moratti» Mollaroli, Silenzi, Franceschetti, Secchiaroli, Amati, Tontini e Avenali (276)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni n. 297 dei consiglieri Procaccini e Martoni e n. 276 dei consiglieri Mollaroli, Silenzi, Franceschetti, Secchiaroli, Amati, Tontini e Avenali.
Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Avremo modo di discutere in maniera più compiuta di quello che sta avvenendo nella scuola, anzi chiedo formalmente alla presidenza del Consiglio di prevedere una riunione monotematica per affrontare i temi della scuola, della sua riforma, anzi della controriforma. Infatti la scuola italiana è già oggi investita dagli effetti devastanti delle politiche governative del centro-destra. Da questo anno ci sarà la riduzione della scuola dell’obbligo, poiché il Governo Berlusconi ha cancellato la legge dell’obbligo scolastico fino a 15 anni per portarla a 13 anni e mezzo. Lo slogan è “meno scuola per tutti”. Voi, colleghi della destra, chiedete, dal vostro punto di vista, di accelerare la discussione sulla parità scolastica, ma l’Italia già oggi è il fanalino di coda dei paesi europei per la scuola dell’obbligo pubblica. In Spagna, infatti, la scuola è obbligatoria fino a 17 anni, in Inghilterra fino a 16 anni.
In Italia, con questo Governo la quantità e la qualità della scuola pubblica e il diritto allo studio sono colpiti in maniera forte: aumenti senza controllo del costo dei libri e del materiale didattico, più alunni e meno insegnanti (meno 12.000 già da quest’anno) e quindi classi più numerose. Inoltre, 700 milioni di euro in meno per la scuola pubblica, stravolgimento della scuola a tempo pieno. Ieri il dirigente scolastico regionale (persona peraltro molto preparata), in una audizione presso la I Commissione, ha detto che anche nelle Marche per mantenere la scuola a tempo pieno in regime di “riforma Moratti” ci vorrà molta fantasia.
In realtà il nostro modo di vedere — ma è così nei fatti — è che chi vorrà il tempo pieno se lo dovrà pagare. C’è un ritorno all’800: una volta la selezione sociale per la scuola tra ricchi e poveri avveniva all’università, oggi già avviene alla scuola materna e alla scuola elementare. Tornano dopo tanti anni le pluriclassi ed anche nelle Marche c’è un aumento di questo fenomeno.
Il Governo, oltre ad aver bloccato i fondi per la ricostruzione dal terremoto, ha cancellato tutti i soldi da destinare all’edilizia scolastica degli enti locali. Inoltre, a fronte di un aumento di alunni portatori di handicaps c’è la riduzione del sostegno, con meno insegnanti.
Per brevità non entro nel discorso della “normalizzazione culturale”, con vere e proprie censure sui libri di testo e le intimidazioni contro gli insegnanti democratici, ma non possiamo tacere di fronte alla totale precarizzazione dell’organico scolastico, resa ancora più inaccettabile dall’istituzione di canali privilegiati di reclutamento volti a premiare gli insegnanti delle scuole private.
Nel contempo si dirottano, per il triennio che ci sta dinanzi, 90 milioni di euro alla scuola privata, in aperta violazione dell’art. 33 della Costituzione, che preclude i finanziamenti statali alle scuole private. Nello stesso periodo ci sarà una riduzione di 35.000 insegnanti e di 30.000 figure di personale non docente. Inoltre verrà istituito il cosiddetto “bonus” alle famiglie, all’insegna della più totale e odioso iniquità sociale. Si finanziano 300.000 famiglie, anche con redditi elevatissimi e si escludono le famiglie di 8 milioni di alunni, alcune delle quali con redditi molto bassi. E’ un vero e proprio incitamento ad abbandonare la scuola statale, è il disegno eversivo della destra per dequalificare la scuola pubblica, per trasformarla in senso privatistico e aziendale: chi vuole una scuola di sanità se la paga, ogni scuola assume i suoi insegnanti.
Si sovverte, di fatto, il concetto istituzionale che individua nell’istruzione garantita a tutti il caposaldo della democrazia.
Sono stati inferti colpi devastanti ai diritti in generale, compresa la scuola. I diritti vengono declassati ad opportunità. Nonostante ciò, noi Comunisti italiani crediamo che la partita non sia ancora chiusa del tutto, c’è la possibilità di invertire la tendenza. Questo è anche lo scopo della nostra mozione: coinvolgere tutte le forze politiche, sociali, istituzionali per contrastare la controriforma scolastica. Occorre una maggiore consapevolezza e al tempo stesso bisogna riprendere l’analisi sulla pericolosità eversiva della destra, del suo Governo. Essa non è una semplice competitrice elettorale nella cosiddetta logica dell’alternanza, né è uguale al centro-sinistra. Bisogna sviluppare una vasta mobilitazione, perché in questo anno scolastico 2003-2004 si deciderà gran parte del futuro della scuola pubblica. Per questo deve esserci un importantissimo e vastissimo movimento di lotta, un anno di lotta a cominciare dalle importantissime manifestazioni già programmate, come quella contro la precarizzazione. Bisogna impedire che ci siano venti sistemi scolastici diversi, uno per ogni regione. Occorre ripristinare appieno il dettato costituzionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Questa mozione è stata presentata in un tempo nel quale ancora dovevano essere, da parte del Governo, predisposti con precisione gli organici riferiti al personale da impegnare nell’istituzione scolastica nella nostra regione.
Noi l’abbiamo costruita, tenendo conto, però, di alcuni elementi che la legge finanziaria prevedeva ed esattamente una politica scolastica di questo Governo fortemente determinata a ridurre le risorse umane, le risorse finanziarie destinate alla scuola pubblica. Noi volevamo, con questa mozione, esprimere un giudizio fortemente negativo sulla “riforma Moratti”, che all’epoca in cui avevamo presentato la mozione non era stata ancora approvata, oggi lo è. La mozione ha una sua validità perché noi confermiamo tale giudizio e soprattutto, pur non conoscendo con precisione i numeri che avrebbero interessato la nostra regione, erano però certi, allora, alcuni orientamenti del Governo, gli orientamenti che venivano espressi nella legge finanziaria. Infatti la legge finanziaria taglia pesantemente risorse di bilancio per la scuola pubblica italiana, non esistono più le risorse destinate all’edilizia scolastica, vengono previsti tagli per 34.000 posti nel personale docente, 27.000 nel personale non docente, vengono tagliate risorse per l’aggiornamento, vengono tagliate risorse per il sostegno alle tecnologie didattiche.
Che cosa confermiamo noi, oggi e che cosa riteniamo ancora valido di questa nostra mozione che all’epoca voleva impegnare la Giunta a fare in modo che la “legge Moratti” non venisse approvata? Ovviamente la legge è stata approvata, ma contiene degli elementi di giudizio profondamente negativi, a nostro parere.
La legge 53 ha cancellato l’obbligo scolastico nel nostro ordinamento, viene cancellata la legge 9 con la quale veniva istituito l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 15 anni cercando di uniformare il nostro sistema scolastico a quello degli altri paesi europei, che tendono a valorizzare la formazione di base e la formazione unitaria tentando di allungare i tempi per quanto riguarda la specializzazione degli studi e la formazione professionale.
Oggi, con la “legge Moratti” abbiamo una cancellazione dell’obbligo scolastico a 15 anni, un anticipo da parte dei ragazzi della scelta per quanto riguarda la loro formazione e istruzione superiore e universitaria. Noi siamo perfettamente contrari rispetto a questo, manteniamo un giudizio fortemente negativo su questo aspetto che mette i ragazzi del nostro paese, a 13 anni, nella condizione di dover scegliere per la loro vita; scelta che, come sappiamo, a quella età e per un contesto non soltanto di formazione personale ma anche per come è modificato il mondo del lavoro, è assolutamente inappropriata. Così come manteniamo un giudizio fortemente negativo sull’anticipo scolastico per quanto riguarda gli altri ordini di scuola, in particolare l’istruzione elementare e quella materna.
Tra l’altro, oggi parliamo con cognizione di causa, perché abbiamo dati che dimostrano il fallimento di queste proposte di sperimentazione dell’anticipo: proprio ieri abbiamo audito nella I Commissione consiliare il direttore scolastico regionale che ci ha fornito dei dati che dimostrano come nella nostra regione i cittadini e le cittadine marchigiani non abbiano apprezzato questo aspetto. Sono pochissime, si tratta di 25 classi che hanno inteso utilizzare l’anticipo scolastico che la “riforma Moratti” prevedeva.
Ci troviamo — sono informazioni che probabilmente sfuggono alla nostra informazione complessiva — in fase di attuazione di questa legge, con un solo decreto applicato e con una situazione di confusione, in questo anno scolastico, proprio in riferimento alla cancellazione della legge sull’innalzamento dell’obbligo scolastico a cui facevo riferimento. Per recuperare a questo, addirittura le Regioni hanno dovuto firmare dei protocolli d’intesa con il Ministero per impedire che i ragazzi che si sono iscritti al primo anno delle scuole superiori non avessero la possibilità di frequentare, perché l’obbligo scolastico era cancellato. Questa è la situazione della scuola italiana.
A questa, di fronte ai tagli alla scuola pubblica, ai tagli alle risorse, a non più risorse per l’edilizia scolastica si è aggiunta la questione — alla quale ha fatto riferimento la mozione dei Comunisti italiani, che io condivido fortemente nella sostanza — di un provvedimento, che non è ancora diventato decreto, perché all’interno del Governo esistono molte contraddizioni su questo, per il quale si prevedono 90 miliardi in tre anni per le scuole private.
Dobbiamo sapere che nel nostro paese, dal 1972 al 1991 le scuole private sono fortemente diminuite, quasi dimezzate. La maggioranza dei cittadini italiani sceglie la scuola pubblica. Ma che cos’ha di fortemente negativo quell’ipotesi di decreto? Oltre alle considerazioni che faceva il consigliere Procaccini e che io condivido fortemente, ha due elementi molto negativi. Uno è che fa ritrarre lo Stato dall’istruzione: lo Stato non investe più, destina le sue risorse alle famiglie, con una politica familistica fortemente discutibile, quindi di fatto lo Stato toglie risorse alla scuola pubblica per destinarle alle famiglie. Ma come lo fa? Con un’operazione che non ha nessun risultato concreto, perché nei fatti si tratterebbe di 250-300 euro per famiglia, cancellando ogni forma di solidarismo, che è una componente fondamentale di questo nostro Stato, mettendo i cittadini, di fronte al fisco, tutti nelle stesse condizioni, eliminando la differenza tra chi meno ha e più ha. Questo è il risultato della politica scolastica di questo Governo, questo è il segno di questa ipotesi di decreto, perché ancora non ne abbiamo atti concreti.
Venerdì saranno in piazza le famiglie italiane che già hanno subito danni da questa scuola, le famiglie italiane che vedono cancellato il “tempo scuola”, che vedono cancellato il tempo pieno, una necessità che le famiglie stesse hanno fortemente sollecitato e che, con la politica scolastica del Governo del ministro Moratti, rischierà di gravare quasi esclusivamente sugli enti locali ai quali, tra l’altro, nel prossimo bilancio, così come anticipato dalla stampa, verranno tagliate ulteriori risorse. Quindi il tempo pieno, se lo vorranno se lo dovranno sostenere gli enti locali, perché lo Stato taglia le risorse del suo personale ma non lo impedisce. Cosa significherà? Che ai cittadini italiani, alle famiglie italiane dovranno dare risposte gli enti locali o un presunto privato non meglio identificato.
Credo che questa politica sia disastrosa, preoccupante, perché riduce le risorse dello Stato, quindi la possibilità per cittadini e cittadine italiane di avere una formazione adeguata rispetto ai bisogni propri di cittadini con un diritto all’informazione sempre più necessario in una società dell’informazione e della conoscenza qual è la nostra e soprattutto li rende più deboli dal punto di vista del mercato del lavoro e ricrea anche una scuola di classe alla quale potranno attingere all’istruzione superiore, secondaria ed universitaria, soltanto quelli che avranno situazioni di grande agio economico, ma anche famiglie che sono culturalmente elevate. Questa è la preoccupazione forte che noi esprimiamo e seppure la mozione era datata perché presentata in un altro momento politico e storico, cioè priva dell’approvazione della riforma, noi ribadiamo il nostro giudizio fortemente negativo, anzi dopo l’approvazione siamo ancora più preoccupati di questo. Occorrerà che la nostra Regione si dia una politica stabile e solida per cercare di contenere i danni che il Governo fa nei confronti dei cittadini e delle cittadine marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Capisco come sia profonda, per gli esponenti della sinistra, questa tematica e come le vicende attuali della scuola italiana sollecitino in particolar modo le posizioni che qui sono state espresse. Si sa che la distanza tra le due coalizioni e tra le due impostazioni che da tempo sono profondamente diverse su questo argomento, oggi sottolinea ancora di più una divisione.
Volevo intanto, sentiti gli interventi dei colleghi Procaccini e Mollaroli, portare ulteriori elementi di riflessione, che mi auguro non siano polemici, come non è nella mia volontà, però voglio sottolinearli per dire anzitutto a Procaccini che la managerialità, la privatizzazione della scuola italiana, l’esaltazione della dirigenza tecnicistica dei nostri presidi e dei nostri dirigenti è una riforma portata avanti dal centro-sinistra. E’ durante il centro-sinistra che si è parlato sempre di più di dirigenza, di stravolgimento delle vecchie figure dei presidi e dei direttori nel passaggio al concetto molto dirigistico, tecnologico e tecnicistico delle figure apicali delle nostre scuole. Caro Cesare, ti rispetto perché la tua posizione è immutabile nel tempo e questo può essere interpretato bene o male, ma dal tuo punto di vista è molto corretto, però ti ricordo che certe impostazioni sono state date durante il centro-sinistra. Non voglio criticarle, alcune erano giuste e alcune no, però sicuramente, durante il centro-sinistra si è data questa svolta in senso tecnicistico.
Ricordo la questione delle classi. Si realizzò anche nel nostro territorio l’aberrante classe da 33-34 alunni e questo è avvenuto con il ministro Berlinguer senza alcun problema. Per me sono cose aberranti, sia che le faccia il centro-destra, sia che le faccia il centro-sinistra, contestate oggi durante il centro-destra, contestate allora durante il Governo di centro-sinistra. Quello che vi chiedo di non sottolineare è che, se una cosa la fa il centro-sinistra è per forza giusta, se la fa il centro-destra è per forza sbagliata. Voglio ricordare a tutti gli amici del centro-sinistra la “legge Rivola” dell’Emilia Romagna, una legge che ha istituito i bonus per le famiglie dei ragazzi che frequentano le scuole private e che è stata salutata, durante il Governo di centro-sinistra come una legge estremamente progressista, di apertura al mondo cattolico, un mondo cattolico che viene sempre, ad arte e in maniera veramente strategica — mi complimento, per questo, con tutto il centro-sinistra — blandito ogni volta che ci sono Governi di centro-sinistra. Come sa blandire il mondo cattolico la sinistra non c’è nessuno, quindi vi ringrazio, perché io vengo dalla Democrazia cristiana, ma il famoso collateralismo fra il mondo cattolico e la Democrazia cristiana non era niente rispetto a quello che oggi Ucchielli, Giancarli, D’Ambrosio, Spacca fanno con il mondo cattolico: manca che vadano a dare le ostie sull’altare insieme al prete, per il resto, cari amici Ricci, Procaccini e altri, per il resto, oggi, più “pretizzato” del centro-sinistra italiano non c’è altro. Prendete questo come una battuta, però non c’era nessun democristiano che sfiorava certi collateralismi se non nel 1948, ma da allora in poi solo la sinistra è riuscita ad essere così affidabile e attenta sugli organi di stampa, con le Acli, con l’Azione Cattolica, con il mondo cattolico. Ve ne rendo merito, da cattolico sono contentissimo, però parliamoci chiaro: la legge dell’Emilia Romagna, prima ancora di quella della Lombardia, ha voluto dare contributi ai genitori dei figli che frequentano le scuole private e cattoliche.
Cosa ha fatto, oggi, il Governo di centro-destra? A mio avviso ha realizzato un principio costituzionale preciso. Probabilmente sono stati sbagliati, tecnicamente e strategicamente, i tempi, lo confesso tranquillamente. Il mio partito era favorevole a quel provvedimento, però chiariamoci su una cosa: forse fa discutere che nel pieno della riflessione sulla ristrutturazione, riorganizzazione, finanziamento giusto, dovuto, sentito da tutti, della scuola pubblica si è inserito un provvedimento che in qualche modo viene visto come un sostegno alla scuola privata e in particolar modo, voi sottolineate, alle scuole del mondo cattolico.
Chiariamoci su una cosa: il principio costituzionale che quel provvedimento ha voluto sottolineare è giusto, perché in Italia c’è la libertà di educazione, quindi devono essere alla pari le situazioni di partenza ma anche quelle di arrivo. Le scuole private non sono solo cattoliche, sono di tutte le tendenze, soprattutto nelle materne e nelle elementari. In alcune regioni ci può essere prevalenza del mondo cattolico, ma le scuole sono di tutte le tendenze. Quindi, o diciamo che, per legge, i figli devono andare tutti nella scuola pubblica, oppure ogni genitore ha diritto di scegliere dove far istruire il proprio figlio.
Se voi dite che il contributo deve essere commisurato al reddito, vi posso dire che l’Udc è d’accordo, quindi è chiaro che la famiglia benestante che vuol mandare il figlio alla scuola privata di alta specializzazione, deve pagarselo, ma se una famiglia ha difficoltà economiche, alla pari di quelle che frequentano le scuole pubbliche, se alla scuola pubblica non paga è giusto che abbia un sostegno anche se frequenta la scuola privata, se vogliamo rispettare il principio costituzionale. Se poi ci mettiamo dietrologia politica, sostegno a un certo mondo cristianamente ispirato, è chiaro che sorgono tanti problemi, ma sa la collega Mollaroli che il gruppo Udc insieme al collega Viventi, fin dal 10 luglio 2000 ha presentato la proposta sulla vera parità, sul diritto allo studio: prego tutti di riflettere su questo perché, ripeto, in Emilia Romagna i vostri colleghi l’hanno fatta questa legge. (Interruzione). L’avete modificata, altrimenti non si sarebbe spiegato il fatto che tutti il 99% di vescovi, i parroci dell’Emilia Romagna fanno votare a sinistra e Margherita. Io sono contento che siano cadute le pregiudiziali: se i preti vanno nelle sezioni Ds come nel ‘48 andavano nelle sezioni Dc a scegliere i sindaci e i parlamentari che si dovevano candidare io sono contento.
Concludo affermando che nella nostra regione — lo dico alla collega Mollaroli, ai presidenti D’Ambrosio e Minardi — è ora, foss’anche con un progetto parallelo, integrativo della maggioranza, che di parità di diritto allo studio si parli. E’ ora che in questa legislatura affrontiamo questo tema, come volete voi, però affrontiamolo.
Voglio precisare che l’allarme che lancia Procaccini in termini eversivi, di colpo di Stato ecc. — capisco la posizione, ma non la voglio condannare — mi sembra ancora una volta eccessivo. Tutti hanno difficoltà con il Ministero che tiene i cordoni della borsa, però è anche vero — questo dovete ammetterlo — che c’è stata una programmazione che deve essere sancita durante la programmazione della finanziaria, per fondi cospicui alla scuola pubblica, perché...

ADRIANA MOLLAROLI. Dove? Tu sei una persona seria...

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Tu sai che tutti i partiti del centro-destra, oggi hanno posto il problema della scuola pubblica. Non accetto l’impostazione di chi dice che il Governo privilegia la scuola privata, perché questo non è. Se dite che quel provvedimento andava tatticamente approvato insieme, contestualmente alle risposte da dare sulla scuola pubblica, su questo sono d’accordo: probabilmente io non l’avrei fatto prima di agosto-settembre, però se si vuol dipingere una maggioranza che punta solo sulla scuola privata per svilire, dequalificare, destrutturare la scuola pubblica, questo va assolutamente respinto, tutti i partiti si sono pronunciati su questo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Farò soltanto due brevi riflessioni, perché l’intervento portante per il nostro gruppo lo farà Giannotti.
Rimango scandalizzato dai toni degli interventi di Procaccini, il quale parla di eversione da parte del Governo di centro-destra, della maggioranza di centro-destra nel realizzare questa riforma, poi conclude la sua mozione invitando il presidente del Consiglio regionale a fare quanto possibile per disattendere una legge dello Stato. Mi sembra una contraddizione in termini, mi sembra che la proposta eversiva sia quella che fa Procaccini, sia quella che fanno i Comunisti italiani nell’invitare a non rispettare una legge dello Stato, perché il presupposto sarebbe una incostituzionalità, sia sull’art. 33 sia sulle competenze della Regione. Credo che fare politica con queste estremizzazioni sia veramente eccessivo.
Il finanziamento previsto dalla legge sulla riforma scolastica — anche qui c’è una strumentalizzazione demagogica — non è alla scuola privata ma alle famiglie che intendano mandare i propri figli in una scuola privata. Credo che questo sia il massimo della liberalizzazione, della libertà e non c’è nessun attacco alla scuola pubblica, in quanto la famiglia, che secondo noi è il centro decisionale della società, il centro decisionale della preparazione cultura dei ragazzi, dei figli, della classe dirigente de futuro, è assolutamente libera di decidere quello che vuole: la preparazione culturale sarà nella scuola pubblica, se la famiglia non ritiene che la scuola pubblica soddisfi le proprie esigenze di preparazione culturale — anche perché siamo sempre più abituati ad una scuola pubblica in cui l’ideologizzazione di sinistra la fa da padrona — manda i propri figli in una scuola privata dove ritiene che la preparazione culturale possa essere conforme alle esigenze, alla storia culturale della famiglia stessa. Non ci trovo niente di scandaloso.
Condivido pienamente l’intervento di Massi anche nella parte in cui non ha ritenuto giusto — e spero che su questo possa farsi un emendamento — finanziare tutte le famiglie, perché in effetti trovo che le famiglie con redditi alti possano soddisfare l’esigenza di preparazione culturale dei propri figli completamente a proprie spese, però diciamo che una normativa che prevede questa facilitazione erga omnes è un invito al rispetto della pluralità culturale anche nei confronti delle famiglie abbienti, perché tante volte queste famiglie, pur avendo capacità economiche possono essere indotte a privilegiare la scuola pubblica per non spendere soldi e magari, avendo un contributo pubblico come famiglia, potrebbero essere indotte ad essere più attente alla preparazione culturale dei propri figli. Però su questo sono disponibile ad accettare un dibattito, ad accettare un’eventuale riforma, eventuali emendamenti, ma sull’impianto globale culturale assolutamente no, perché mi sembra di grande civiltà e di grande spessore liberale dare la possibilità a tutte le sensibilità culturali di esprimersi attraverso la scuola, una scuola che deve essere pubblica statale e anche pubblica non statale. Non ci vedo veramente niente di drammatico.
Confermo una grande sensibilità da parte del Governo di centro-destra nei confronti della scuola, e il nostro Governo è proteso a finanziare quanto pi possibile la scuola pubblica, statale e non statale. Di certo la coperta è abbastanza corta: signori della sinistra ricordatevi che se oggi la coperta è corta e mancano i soldi, questo lo dobbiamo alle eredità lasciateci dai Governi di sinistra.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. A me sinceramente dispiace dover affrontare, ormai sistematicamente, argomenti importanti quale questo della riforma scolastica, puntualmente sotto la pressione di vostre sollecitazioni, provocazioni o comunque spinte provocatorie, demagogiche, strumentalizzazioni, allarmismi creati ad arte, che poi puntualmente, in casi passati siamo riusciti a smontare, ma che comunque creano non solo allarme ma anche una sorta di menzogna sui temi, quindi di disinformazione. L’abbiamo visto quando avete gridato sui tagli, mai avvenuti, del fondo sociale, lo stiamo vedendo per il terremoto, fra l’altro sempre speculando su disgrazie della gente. Stiamo ora agitando questo fantasma della scuola pubblica, della scuola che addirittura affamerebbe i figli delle famiglie più deboli o più povere, una scuola che prevederà soltanto tagli, che prevederà carenza di posti, di cattedre e così via.
E’ un approccio in malafede che non condividiamo ma che ci spinge a dover parlare dell’argomento. Peraltro una mozione datata marzo, subito dopo l’approvazione della riforma scolastica, quindi anche di “riforma Moratti” dovremmo parlare.
Si potrebbe a lungo disquisire sulle differenze culturali che hanno animato questa “riforma Moratti” rispetto a quello che c’era dietro e che sottendeva alla “riforma Berlinguer”, così come noi facemmo nel 2000 e nel 2001 quando dicevamo a chiare note che non condividevamo tutta l’impalcatura culturale di quella riforma. Voi non dite questo, e sarebbe onesto dirlo, perché le nostre differenze esistono ed è legittimo che un Governo non azzeri per il gusto di azzerare, ma su temi importanti come la scuola e tanti altri, esiga una riforma che risponda alla propria formazione, al proprio credo politico-culturale ed al proprio bagaglio ideale. E’ giusto e rispettoso per quei cittadini che hanno compiuto una scelta e che vogliono questa scelta riflessa nelle scelte legislative del Governo e del Parlamento. Ma voi non lo dite, come noi, con grande senso di correttezza politica dicevamo. Voi agitate degli spettri, che poi sviano il discorso e fanno sì che le caratteristiche più importanti di questa riforma vengano svilite e vengano meno. Avreste potuto sicuramente puntare il dito su determinate cose che sottendono questa riforma e che sono diverse dalla vostra idea. Per esempio la riaffermazione della centralità della famiglia, che anche qui vediamo come artefice delle scelte per i propri figli, ma è dettato costituzionale il fatto che l’educazione appartenga, in primis, al ragazzo e alla famiglia e che poi la scelta pedagogica, educativa, il percorso lo compiano gli insegnanti. Quindi è lapalissiano affermare una cosa del genere. Il fatto che nel preambolo e nei primi articoli della “riforma Moratti” si faccia riferimento ad una formazione non solo culturale, non solo nozionistica, ma spirituale del giovane... A noi piace parlare di formazione spirituale, magari a voi un po’ meno, ma questa è stata un’altra frase coraggiosa che abbiamo voluto inserire. Il fatto di dare spazio alle lingue straniere, a determinate tecnologie. Il fatto di prevedere coraggiosamente due — ma io dico tre — canali formativi riguardo la scuola secondaria, anche questa attaccata nella vostra mozione: il canale formativo dei licei, il canale formativo dell’istruzione e della formazione, il terzo, che non avete menzionato, a nostro avviso altrettanto importante, che prevede invece l’alternanza scuola-lavoro, grande innovazione, grande cosa, grande opportunità offerta ai ragazzi.
La menzogna dove sta? La menzogna sta nel dire che questi due canali siano rigidi, sta nel dire che non ci sia interconnessione, che non ci sia possibilità, per il ragazzo dai 13 ai 18 anni, di cambiare la propria scelta di scuola secondaria. E’ una menzogna smentita dal testo normativo, dall’art. 2 che non solo dice che è possibile, non solo dice che è flessibile, dice anche che fino all’ultimo momento, fino all’ultimo anno — addirittura con l’anno integrativo, con il quinto anno si può accedere a qualsiasi scuola universitaria — verrà favorito, verrà agevolato il ragazzo che cambi idea in un senso o nell’altro. D’altronde l’ipocrisia di pensare, come si vede anche nella mozione Procaccini, che questo ingessi il sistema, o addirittura che questo precostituisca un ostacolo al figlio di famiglia più debole economicamente per accedere all’università è la classica foglia di fico che deve cadere, anzitutto perché è un falso problema, perché se questo problema esiste, esiste anche oggi in termini di predisposizione del ragazzo che proviene da una certa famiglia a continuare gli studi fino all’università e, purtroppo, di minore predisposizione del ragazzo di famiglia diversa, non per ostacoli che né la scuola di sinistra né la scuola di destra hanno finora frapposto, mentre voi ritenete che il problema sorga da oggi e addirittura verrà ampliato da questa riforma, se è vero — e Il Sole 24 Ore lo pubblica nel marzo di questo anno — che una statistica dice esattamente che figli di genitori senza licenza arrivano all’1% all’università, figli di genitori con licenza elementare arrivano al 5%, figli di genitori con licenza media al 15%, figli di diplomati al 33%, figli di laureati al 59%. Questa è una statistica al 2000, quindi non c’era la Moratti, non c’era Berlusconi. Il problema, se c’era c’era lo stesso perché è purtroppo sociale, sociologico e c’è questa difficoltà, per alcuni, di proseguire indipendentemente dalle facilitazioni, dalle agevolazioni che il sistema scuola finora ha posto in essere, che continuerà a porre in essere. Ridurre il problema ai due canali della formazione dei licei secondari e della formazione professionale, far vedere che il problema nascerà e sorgerà oggi è quanto meno ipocrita pensarlo e d è offensivo, culturalmente e intellettualmente, per noi e per chi lo dice.
E’ stato taciuto che questa riforma vuol parlare, oltre che di saper fare, anche di sapere. Noi non abbiamo remore nell’ammettere che purtroppo la scuola italiana dà una preparazione minima, scarsa e la preparazione dei ragazzi italiani è fanalino di coda della preparazione dei ragazzi europei. Se vogliamo credere che con questa preparazione si acceda facilmente alle università, si vada facilmente in Europa crediamolo pure; se però abbiamo una minima conoscenza della scuola, magari anche indotta dalla situazione dei nostri figli, vediamo che una preparazione così generica, omologata, che non ha distinto formazione professionale, che non ha distinto istituti professionali, che ha dequalificato i licei sino ad oggi, ha fatto sì che comunque la barriera universitaria prima o poi venisse. Perché non possiamo dimenticare che il 50% delle università, oggi, prevede l’ingresso chiuso, prevede dei test che i ragazzi, anche i più bravi, usciti dalla maturità, hanno problemi a superare, test che prevedono competenze, specificità, abilità che la scuola prima non ha dato, a tal punto che i ragazzi dicono “era meglio non studiare per l’esame di maturità e prepararsi in queste materie particolari”, perché questo si chiede nello sbarramento dell’università.
Allora, dappertutto si può andare all’università, la formazione deve essere omogenea, sommaria come finora è stata, però, poi, i ragazzi vengono bloccati nel momento in cui decidono di entrare nei numeri chiusi.
Allora, anche qui è una sorta di foglia di fico che ci dobbiamo togliere. Parlare di sapere in assoluto, parlare di sapere che privilegi coloro che intendono con certezza, fin dai corsi di scuola secondaria, fare una università anziché un’altra consentendo il passaggio fino alla fine a tutti, non credo sia assolutamente discriminatorio ma prende atto di una situazione.
Concludo accennando soltanto al discorso del finanziamento alle scuole non statali. A me pare che la sinistra abbia un’idiosincrasia — in particolare il centro-sinistra di questa Assemblea regionale — per tutto ciò che amplia l’offerta culturale, formativa e che rende artefice la famiglie delle scelte. Lo abbiamo visto con i libri di testo, lo abbiamo visto ora con la reazione isterica riguardo questi soldi dati alle famiglie. Nessuno vuol togliere qualcosa a quello che già c’è, nessuno vuol smantellare un sistema: dovreste cominciare a pensare in termini di ampliamento dell’offerta, di maggiori opportunità culturali e di istruzione e formative, che questo Governo vuol dare. Il dare qualcosa in più — forse questo è un retaggio ideologico comunista — non significa togliere niente a qualcuno, non dobbiamo livellare al basso, dobbiamo pensare ad aumentare l’offerta e la capacità di scelta, in questo caso delle famiglie, se non vogliamo che davvero le scuole non statali diventino soltanto possibilità o miraggio per chi ha i soldi e finora ha potuto pagare la retta e per chi, magari, pur figlio i operaio o di famiglia economicamente svantaggiata può avere una sua formazione cattolica, forte da salvaguardare e non ritrovarsi in una scuola statale che fino ad oggi, per lo meno, ha privilegiato altre forme di apprendimento e di formazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Il dibattito è molto interessante e stimolante, perché emergono culture, abitudini e anche frequenze diversi. Ognuno di noi ha una propria esperienza, perché molti di noi provengono dai vecchi asili gestiti dalle scuole, dai preti — oggi abbiamo le scuole materne — quindi l’educazione di ognuno di noi dipende anche dall’impronta giovanile. Poi, con la crescita si cambia a seconda anche dell’ideologia, della formazione politica e si segue un canale, sconfessando quanto di buono c’è stato.
Oggi dobbiamo discutere tranquillamente e serenamente. Mentre si parla di liberalizzare la droga, il commercio, non riusciamo a capire la resistenza, l’accanimento nei confronti della scuola privata che ha svolto e svolgerà sicuramente un ruolo molto importante non solo sotto l’aspetto dell’istruzione — anche lì ci sono insegnanti preparati, qualificati — ma soprattutto in questa fase e nella fase passata la scuola media e le scuole superiori private si sono sostituite allo Stato. Qualcuno forse dimentica che se in alcuni paesi, in alcune città non ci fossero stati gli asili gestiti come si diceva prima, molti ragazzini avrebbero dovuto fare chilometri e chilometri. Ma non è tanto questo importante bensì quanto di buono veniva portato avanti nell’educazione dei giovani.
Facciamo tutti finta di dimenticarci quanto costa allo Stato la realizzazione di nuove scuole. Faccio un semplice esempio: Civitanova, per quanto riguarda il pubblico e il privato, in questi ultimi sei anni ha investito nel pubblico circa 20 miliardi per la realizzazione di nuove scuole, dalla materna, alle elementari, alle medie. Nel 2003 sono state inaugurate due nuove scuole medie, per un costo di circa 10 miliardi. Voi parlate e parlate, ma chiedo cosa si fa per questi ragazzi che vanno nelle scuole pubbliche. Non è solo lo Stato che deve intervenire, anche l’ente locale ha un suo ruolo. Vorrei ricordare all’assessore Silenzi che per la messa a norma degli edifici scolastici pubblici, il Comune di Civitanova negli ultimi sei anni ha investito circa sei miliardi, cosa che altri non fanno. Quindi quando si parla di sicurezza, di ambiente è inutile fare battaglie criticando il Governo, ogni Comune deve fare la sua parte, non a parole, con i fatti. Invito il consigliere Mollaroli a venire a Civitanova per vedere come l’assessore ai lavori pubblici e alla pubblica istruzione in questi ultimi sei anni ha realizzato questi nuovi edifici, quanta attenzione c’è per la scuola pubblica e per i bambini, non a parola, perché queste sono cose che si fanno, non si dicono. Però nello stesso tempo dobbiamo denunciare che nessuno dà una mano alla scuola privata, perché debbono avere gli edifici loro, li debbono mettere a norma con la 626. E’ a costo zero per lo Stato, è ora che ve la smettiate di dire che si elimina e si taglia la scuola pubblica. La scuola privata non vi costa niente.
Se volete veramente rispettare, come dite a parole, spesso — ma nei fatti non lo fate — la possibilità di poter scegliere, non solo con i supermercati, dal negozietto all’iper che volete liberalizzare, con le scelte fatte a livello governativo, ma liberalizzare anche le coscienze e le scelte degli individui, possiamo capire che bisogna mettere un tetto per i redditi alti, siamo d’accordo su questo. Quando uno è benestante, ha un reddito alto è giusto che quando si sceglie la scuola se la paghi, ma quando un ragazzo che non ha risorse economiche vuol frequentare una scuola privata, bisogna dargli l’opportunità, perché questa è democrazia, non la vostra che obbliga la gente ad andare nella scuola pubblica.
Questo è quindi un dibattito molto interessante, però bisogna svilupparlo nella sua interezza e non bisogna sempre guardare a senso unico contro chi sta facendo qualche cosa di buono e chi tenta di fare ancora meglio per il futuro. E’ una grossa risorsa per l’Italia, come è stata una risorsa quella degli oratori, quella del volontariato che si sostituiscono allo Stato, alle istituzioni. Chi di noi, almeno una volta non è andato in un oratorio? Questo è importantissimo. Bisogna che noi cominciamo a riflettere su queste cose, perché lo statalismo costa molto di più e non dà la possibilità e l’opportunità, soprattutto, di scegliere. E’ una violenza che state facendo al popolo, soprattutto ai giovani italiani.
Mollaroli prima ha detto che le famiglie — non so quante — venerdì faranno una manifestazione. Ma non dimenticate quanto hanno fatto gli italiani con Berlinguer: l’hanno mandato a casa.

ADRIANA MOLLAROLI. E lo rimpiangono.

OTTAVIO BRINI. Ma chi lo rimpiange? Tu e qualche “compagno”, ma chi altri? Non c’è più stato uno che ha parlato di Berlinguer, tanto è vero che l’hanno mandato al Csm dove mi auguro faccia meno danni. Però non esiste più a livello politico, per i danni che ha fatto. Mi auguro che la Moratti con pazienza, con calma, con serenità riesca a recuperare tutti i guasti che il tuo Governo, il tuo ministro ha fatto in passato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. In maniera provocatoria sarei tentato di leggere le relazioni di introduzione alle due proposte di legge che ha fatto il gruppo di Forza Italia, perché la perfidia di questa presidenza, di questa Giunta regionale, di questa maggioranza ha raggiunto il massimo. C’è la proposta di legge 41 presentata il 5 febbraio 2001, c’è la proposta di legge 24 presentata giù di lì, a dimostrazione della volontà di Forza Italia di sviluppare un dibattito su questioni importanti come queste, con la risposta che tutti conosciamo, cioè proposte di legge insabbiate in Commissione, come tante altre, che segnalano il carattere cupo dei lavori del Consiglio regionale, questa pregiudiziale politica che blocca qualsiasi iniziativa dell’opposizione. Non lo farò, perché credo che le questioni poste siano talmente importanti che meritano alcune brevissime considerazioni che si aggiungono a quelle fatte con molta intelligenza dai consiglieri Favia e Brini.
La riforma c’è, è una riforma vera ed è una riforma seria che da una parte recupera i danni del passato, non ultimo quelli del ministro Berlinguer, ma dei ministri del centro-sinistra che hanno accompagnato questo importantissimo settore della vita del nostro paese, e dall’altra avvia un percorso che noi riteniamo adeguato alle esigenze della scuola italiana.
Non è di poco conto il fatto che il consiglio superiore della pubblica istruzione aveva bocciato il processo avviato dal ministro Berlinguer. Altrettanto atteggiamento no è stato espresso nei confronti della riforma partita nei mesi scorsi, frutto dell’azione di questo Governo, che mantiene, conferma uno degli impegni assunti dal Governo Berlusconi in campagna elettorale.
La riforma è partita, la riforma contiene alcuni spunti, alcuni passaggi importanti che qualificano il sistema scolastico italiano; contiene anche alcune zone d’ombra che in qualche modo bisognerà affrontare sulla base anche dell’esperienza acquisita.
Ci sembra che rispetto a questo la risposta dell’opposizione, quella piazzaiola e quella estremista e meno estremista ma non meno pesante, rappresentata dai Ds in questo Consiglio regionale, sia un’opposizione di facciata, pregiudiziale dal punto di vista ideologico. Si dice no perché è comunque un’azione fatta dal Governo di centro-destra, al di là e al di sopra del valore, del contenuto della proposta riformatrice. Una polemica strumentale che ha raggiunto toni eccezionali, basta citare quello che è avvenuto in questi giorni e che ha del ridicolo: da una parte si contesta al Governo una riduzione degli interventi nel campo dell’edilizia scolastica, quindi una riduzione della capacità della 33 e dall’altra i giornali di tre giorni fa riportano un oggettivo riconoscimento da parte del presidente della Provincia di Pesaro, noto diessino, Palmiro Ucchielli, che riconosce, di fatto, che non ci sono riduzioni...

ADRIANA MOLLAROLI. Ha scritto al ministro.

ROBERTO GIANNOTTI. Ha scritto al ministro come fa sempre, perché Ucchielli, con lo staff che ha, riesce a scrivere cinque lettere al giorno a ministri e sottosegretari, ma scrive un insieme di “insulsaggini”, ma su questo piano, almeno, ha riconosciuto che la 33 c’è, che i soldi ci sono e ha messo un po’ di suo, qualche migliaia di euro della Provincia per accompagnare le risorse del Governo. Questo per dirvi la strumentali, così come il tentativo di cavalcare la polemica fra i precari e i sessini, rispetto a responsabilità che ci sono, che nessuno si è inventato, che non si è certamente inventato il Governo di centro-destra che certamente le ha subite. Certo è una situazione da affrontare, che deve tener conto di situazioni di pesantezza del personale precario che esistono, che sono reali, rispetto alle quali occorre dare delle risposte, così come l’ultimo Consiglio dei ministri ha dato.
Altra partita è quella della parità. Caro Procaccini, questo provvedimento pone fine ad una discriminazione quarantennale dei genitori che hanno scelto liberamente di utilizzare un percorso formativo diverso da quello pubblico, un percorso formativo parificato, che fa riferimento, nel nostro paese, alla tradizione di operosità del mondo cattolico. E qui la polemica che facevate voi di sinistra in passato sulle scuole non dei preti, ma classiste che lucravano, ormai è caduta perché non esistono e oggi le uniche scuole che ci sono in Italia in alternativa a quella pubblica sono le scuole frutto dell’azione del mondo cattolico, questo è il dato. Certamente si può dire di tutto, si potrà dire che sono scuole confessionali, che hanno un taglio particolare, ma non che fanno lucro.
Oggi, questa legge pone fine ad una discriminazione, riconosce finalmente il diritto delle famiglie a fare la scelta dell’opzione educativa più consona al proprio orientamento. Lo Stato non dà soldi alla scuola privata come state continuando a dire, dà soldi alle famiglie, cara Mollaroli, che fanno questa azione e alla stessa stregua di tante altre iniziative che realizza il sistema delle autonomie locali egemonizzato dalla sinistra, per esempio, dove risorse pubbliche vengono spese per far ballare o far fare qualcos’altro agli anziani nei 10.000 centri sociali che esistono in tutto il paese. Lì non c’è problema dell’uso delle risorse pubbliche, qui, guarda caso, si danno soldi a famiglie — non certamente a Giannotti, anche se ha una figlia che frequenta la scuola parificata — per cercare di diminuire la portata delle spese relative all’iscrizione, alla frequenza, all’acquisto dei libri e ci si scandalizza, ci si straccia le vesti.
Noi diciamo invece che è la fine di una discriminazione e l’inizio di un diritto riconosciuto.
Viene riconosciuto il ruolo della famiglia, quindi è una legge che sposta completamente il tiro, tutta la polemica della sinistra è retrodatata rispetto a questa questione, perché non si finanziano le scuole, si sostiene la famiglia. Così come ci sono modalità che vanno migliorate. Nel corso dell’opera il ministro ha già anticipato alcuni correttivi rispetto all’utenza, rispetto a chi potrà usufruire di questo servizio che evidentemente non potrà essere la generalità dei cittadini italiani, ma dovrà tener conto anche della condizione reddituale, senza nulla togliere alla scuola pubblica.
Smettiamo di cavalcare questa tigre, per cui dieci lire date al sistema parificato sono tolte alla scuola pubblica, quando è largamente dimostrato che la minor presenza di bambini nella scuola pubblica realizza un risparmio pesantissimo, elevatissimo. Un bambino che va alla scuola privata, se andasse alla scuola pubblica costerebbe tantissimo, perché costa tanto allo Stato, la scuola pubblica. Certamente è un investimento, un investimento comunque, però è dimostrato che tanti bambini in meno alla scuola pubblica realizzano un risparmio per le casse dello Stato e comunque, quello che viene dato alle famiglie per l’utilizzo delle scuole private è molto meno di quanto lo Stato spenderebbe per quei bambini se andassero alla scuola pubblica. Quindi, dal punto di vista economico è anche un calcolo che si chiude all’attivo per lo Stato, dovete avere anche il coraggio di ammettere ciò.
Detto questo e fatta la difesa, voi avete la faccia tosta — lei Procaccini, lei Mollaroli, dopo di me il consigliere Cecchini — di venire qui a criticare ili provvedimento del Governo di fronte all’inerzia, all’incapacità della Regione di produrre un progetto per la scuola marchigiana? Ma qual è l’atto che questa Giunta regionale ha assunto rispetto alla scuola? Qual è la risposta data rispetto alle tante questioni? Noi ne abbiamo poste due, quella della parità e quella della scuola materna parificata, che corrisponde a un’esigenza forte dei marchigiani.
Abbiamo dimostrato, per esempio, che un terzo dei bambini marchigiani sono ospitati negli asili privati, gestiti da religiosi. Un terzo della domanda che la scuola pubblica, comunale e statale, non è in grado di soddisfare. Rispetto a questo, rispetto alla richiesta che ha fatto la Cei al Presidente della Giunta regionale, di una legge che riconoscesse questo servizio come fondamentale, qual è stata la risposta della Giunta regionale rispetto all’esigenza del buono che voleva mutuare nelle marche un’iniziativa legislativa già assunta da altre Regioni come Lombardia, Veneto, Puglia, Lazio, Emilia Romagna? Qual è stata la risposta Giunta regionale, che non è in grado nemmeno di svolgere i compiti che le sono affidati per legge? Per legge, in ordine al dimensionamento scolastico c’è una competenza precisa e c’è un piano. E ci ritroviamo a dover approvare in Consiglio le linee di indirizzo... (Interruzione). Lascia stare. C’era e c’è il dovere, da parte della Giunta regionale, di fare un piano relativo allo sviluppo dell’offerta scolastica marchigiana. Rispetto a questo voi avete il coraggio di venire qui e stracciarvi le vesti per questa scelta, comunque dello Stato, rispetto ad una Regione che le scelte non le fa? Non le fa per le contraddizioni che ha al proprio interno, perché ci sono certamente persone come lei, collega Cecchini, come Procaccini, come la Mollaroli che appartiene alla sinistra estrema del suo partito, che sono contrarie ad ogni discorso su questo piano, persone come credo Silenzi, la Benatti, Luchetti, Secchiaroli che certamente hanno altra cultura. Mi dite come fa la margherita a essere pregiudizialmente contraria al discorso della parità? Non lo è in effetti. Perché non siete in grado di gestire queste contraddizioni, la risposta è il muro, la chiusura, la non volontà di discutere. Cercate allora di farvi un esame di coscienza, di approfondire le ragioni delle vostre difficoltà e smettete di fare solamente polemica strumentale sull’azione di governo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la prosecuzione dei lavori.

Il Consiglio approva

Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Ho la fortuna di parlare dopo il consigliere Giannotti, quindi questo mi consente di stare dietro il suo ragionamento. Voglio non parlare d’altro, citando il fatto che, ovviamente, la mozione di Procaccini ha dei meriti, perché ci consente di fare un ragionamento sulla scuola e quindi dare il mio consenso alla mozione, ma voglio stare sui ragionamenti di Giannotti, proprio perché il tipo di obiezione che lui faceva alla fine del suo intervento merita una risposta. Questa Regione deve declinare una politica sulla scuola. Non basta solo dire di no alla scuola paritaria o dire qualcosa nel merito di questo, noi abbiamo la necessità come Consiglio regionale e quindi cominciare a fare questo discorso. Il primo ottobre, quando ci sarà la discussione sulle linee di programmazione territoriale della scuola potrà essere la sede nella quale la Giunta regionale dovrà declinare una politica. Credo che questo sia importante, perché stavo controllando ciò che abbiamo scritto nel Dpefr e quello che è stato scritto nel Dpef nazionale o nella relazione programmatoria del Dpef nazionale. Nel documento nazionale si fa un ragionamento rispetto al quale non si capisce chiaramente — anche per quanto riguarda gli stanziamenti — la volontà di lavorare sulle risorse umane, perché il ragionamento è molto legato al mercato del lavoro e quindi nulla si dice rispetto agli investimenti. Nel Dpef nazionale si dice che crescono i bisogni di socializzazione e di istruzione e si dice chiaramente che nella recente riforma della scuola proposta dal Governo, c’è la possibilità di garantire i livelli di istruzione più elevati e di incrementare la partecipazione a iniziative di life, long, learning e poi si dice, fra l’altro, che la riforma della scuola, nelle sue linee di fondo prevede l’aumento degli anni di formazione universitaria con l’introduzione del biennio di specializzazione, riducendo parallelamente l’età minima richiesta per poter frequentare la scuola materna, quindi nel soddisfare la maggiore richiesta di servizi educativi per l’infanzia si intende facilitare l’accesso alle donne ecc. Si riscontra prevalentemente, si dice, una politica verso la prima infanzia.
Diciamo che qui, in modo molto sommario — perché è niente più che un paragrafo — il Governo nazionale declina la sua politica, di conseguenza credo che l’appuntamento del primo ottobre possa essere quello nel quale definire, meglio di quanto stiamo facendo, un ragionamento sulla politica scolastica in questa regione, su diversi punti. Primo, la programmazione delle risorse: per esempio è stato detto che ci sono difficoltà, in questo avvio di anno scolastico, su una serie di questioni. Non parlo solo dei licei musicali che non sono stati attivati nella nostra regione, ma parlo anche del tempo pieno, del numero degli alunni per classe, di una serie di problematiche che Di Gregorio, responsabile regionale per il Ministero della pubblica istruzione, ha sollevato ieri in Commissione. Occorre capire se dobbiamo fare qualcosa, come Regione, o se non dobbiamo fare niente; capire in che modo vogliamo garantire le scuole nell’entroterra, in che modo vogliamo garantire il tempo pieno. Ci vogliamo mettere i soldi? Ricordo che ci mettemmo i soldi qualche anno fa e successe un putiferio. Però qualche cosa relativamente al tempo pieno o alle aree interne l’avevamo pure costruito.
Credo che dobbiamo parlare di questo, perché ciò che mi preoccupa di più — per questo c’è la mia contrarietà al finanziamento alle scuole sanitarie — non è la visione di “un diritto della famiglia”, come pensano i consiglieri di Forza Italia, perché quello è un modo di argomentare nel merito del quale voglio entrare. Mi disturba invece il ragionamento complessivo. Io tentai di ragionare su un possibile testo sul diritto allo studio per questa nostra regione, poi ho pensato che era troppo complicato ed era forse il caso di lasciar perdere, ma non c’è dubbio che la questione che mi disturbava nelle leggi del Veneto e della Lombardia non era il finanziamento alla famiglia ma il finanziamento alle famiglie ricche.
Questa politica di finanziamento alle scuole paritarie o la sostanza della politica che pone il ministro Moratti, è dannosa non solo perché si crea un principio costituzionale, peraltro aperto da Berlinguer dal 1995 con la modifica delle leggi e il finanziamento alle scuole paritarie, ma sostanzialmente la “riforma Moratti” toglie risorse alla scuola pubblica. E’ questo grave, non perché si pone sul tappeto un ragionamento di principio ideologico che non condivido. La questione che più mi disturba — e su questo penso che con i colleghi del centro-sinistra non c’è ancora accordo — è che questa politica, dal 1995, anche dall’altro Governo è stata portata avanti con molta forza e la sostanza non può essere solo quella di una quantificazione, perché è chiaro che nella quantificazione delle risorse c’è la differenza: sono 30 milioni di euro quest’anno, erano 373 miliardi ai tempi di Berlinguer, erano 120 miliardi prima del Governo di centro-sinistra. Allora diciamo che questa politica nella quale si è costruito un finanziamento alla scuola privata arriva da lontano, arriva e viene costruito nelle sue premesse, nella sua sostanza, con il Governo Berlinguer, nella finanziaria del 1998. I dati Censis dicono che nel 1990 i finanziamenti alla scuola paritaria erano dell’8,3, nel 1991 dell’8,5, nel 1992 del 7,6, nel 1993 del 7,4 e così via. Quindi la sostanza di questo porta oggi ad acquisire totalmente questa politica di finanziare. Mentre prima si diceva “neanche una lira alla scuola paritaria”, adesso pare che si dica “‘neanche una lira alla scuola pubblica” per il tipo di politica che la Moratti sta portando avanti, ma il risultato qual è? E’ un risultato profondamente classista. Il risultato del combinato disposto del mancato finanziamento alla scuola pubblica e della politica portata avanti dalla “riforma Moratti”, è che la selezione scolastica diventa una selezione di classe, cioè, di fatto, diventa una sostanza di incapacità per alcune parti del paese a portare i propri figli all’università, quindi la selezione scolastica diventa netta, molto forte e sostanzialmente si vuol portare avanti la costruzione di una scuola per cui all’università andranno solo i figli delle classi più agiate del nostro paese e gli altri si fermeranno all’obbligo formativo, all’apprendistato, a quei corsi di studio in base ai quali si faranno solo lavori manuali. Questo mi pare il dato e rispetto a questo dato spero che la Giunta regionale, l’assessore Secchiaroli il primo ottobre venga qui con una politica scolastica declinata, perché vale la pena di mettere in fila un ragionamento complessivo sul quale ci si possa dividere sulla sostanza, ma almeno un ragionamento complessivo sulla politica di questa Regione, sull’offerta formativa, sull’educazione degli adulti, sulla capacità di diffondere comunque un ragionamento sulla selezione scolastica. Su questo aspetto il prossimo appuntamento del primo ottobre, nel momento in cui ragioneremo di programmazione scolastica, per capire che cosa la Giunta regionale voglia fare.
Per il momento ringrazio Procaccini dell’opportunità che dà al Consiglio regionale e voterò a favore della sua mozione.

PRESIDENTE. Dobbiamo passare alla votazione. Dato che vi sono già sei iscrizioni a parlare, ritengo che sia opportuno sospendere la seduta.

ADRIANA MOLLAROLI. Presidente, la mia mozione e quella del gruppo Ds sono storicamente datate, perché esprimono un giudizio sulla “riforma Moratti” che credo sia confermato e contenuto anche nella mozione di Procaccini ed auspicano un intervento della Regione sul taglio agli organici. Essendo questa materia ormai conclusa, intendo ritirare la mozione, votare la mozione di Procaccini.

PRESIDENTE. Siccome vi sono già sette iscritti per dichiarazione di voto, propongo di chiudere la seduta, di tenere la Conferenza dei presidenti di gruppo, riprendendo alle 16 con il piano di sviluppo, per poi passare alle dichiarazioni di voto.
Se non vi sono dichiarazioni di voto, passiamo alla votazione della mozione 297.

Il Consiglio approva)

La seduta è tolta. Do appuntamento per la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo nella solita sala. La seduta riprenderà alle 16 precise.


La seduta è sospesa alle 13,50