Resoconto seduta n. 153 del 01/10/2003
La seduta inizia alle 10,40



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti e approvati, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute n. 151 e 152 del 24.9.2003.

(Sono approvati)


Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 302 del consigliere D'Angelo: «Contrastare il condono edilizio promosso dal Governo italiano»;
— n. 303 dei consiglieri Amati, Franceschetti, Tontini, Modesti, Mollaroli e Avenali: «Individuazione di azioni per ridurre l'inflazione e contenere i prezzi




Deliberazioni inviate dalla Giunta regionale

PRESIDENTE. La Giunta regionale ha trasmesso le seguenti deliberazioni:
— n. 1247, in data 22.9.2003: «Art. 27 della l.r. n. 4/2003 — iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2003 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per la realizzazione di strutture per l'attività libero-professionale intramuraria — euro 3.920.833,46 — modifica dgr. 1016/2003»;
— n. 1248 in data 22 settembre 2003;: «Art. 27 della l.r. n. 4/2003 — iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2003 di entrate derivanti dall'assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese — euro 905.056,19»;
— n. 1249 in data 22 settembre 2003: «Art. 27 della l.r. n. 4/2003 — iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2003 di entrate derivanti da assegnazioni statali in favore delle Comunità montane — D. Lgs. n. 504/92 — euro 486.716,4566»;
— n. 1250 in data 22 settembre 2003: «Art. 27 della l.r. n. 4/2003 — iscrizione nel bilancio di previsione per l'anno 2003 di entrate derivanti dall'assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese — euro 1.169.370,39»;
— n. 1251 in data 22 settembre 2003: «Art. 27 della l.r. n. 4/2003 — variazione compensativa al programma operativo annuale 2003 — fondi per la gestione degli interventi nel settore ittico — euro 35.000».



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Silenzi, Agostini e Melappioni




Ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il consigliere Massi. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Chiedo se è stata verificata la possibilità che la Giunta, questa mattina, sia in grado di rispondere all'interrogazione urgente che ho presentato, riguardante la vicenda "Quadrilatero spa" e soprattutto le dichiarazioni rilasciate dall'assessore Amagliani. Siccome non mi pare che questa interrogazione presupponga un grande lavoro di funzionari degli uffici e dei servizi ma soltanto la spiegazione delle intenzioni del Presidente della Giunta, circa affermazioni abbastanza gravi di un assessore, che hanno coinvolto il comportamento di tutta la Giunta, credo che questa mattina si possa rispondere.

PRESIDENTE. E' stata sollecitata una verifica rispetto alla possibilità della Giunta di rispondere in questa seduta all'interrogazione, la Giunta si è dichiarata in grado di rispondere non in questa seduta ma sicuramente nella prossima.
Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Chiedo che il Presidente della Giunta regionale o l'assessore da lui delegato, comunichino al Consiglio ufficialmente, non per via indiretta, le motivazioni per le quali è stato dato parere negativo alla nomina della persona designata dal ministro Lunardi all'Autorità portuale di Ancona. Poiché si tratta di un fatto di grande rilevanza, riteniamo che il Presidente della Giunta debba darne comunicazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Per motivi personali chiedo di poter anticipare la trattazione della mozione sul terremoto subito dopo quella sull'impianto di risalita, fare cioè il terremoto prima del condono edilizio, perché i consiglieri che interverranno sulla materia ,poi dovranno assentarsi.

PRESIDENTE. Sulla richiesta del consigliere Ciccioli il Presidente della Giunta dirà il proprio pensiero. La proposta del consigliere Giannotti, che chiede di trattare la mozione n. 2999 al punto 2) dell'ordine del giorno, poiché i consiglieri del suo gruppo hanno necessità di assentarsi.
Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Sono favorevole ad anticipare la discussione della mozione sul terremoto, purché sia chiaro che la mozione da noi presentata sul condono la facciamo comunque, in mattinata o nel pomeriggio.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di anticipare la mozione n. 299.

Il Consiglio approva

CARLO CICCIOLI. Presidente, chiedo una risposta alla mia proposta.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Farò una comunicazione alla prossima seduta.



Mozioni (Discussione generale):
«Impianto di risalita — documento unitario dei Comuni di Acquacanina, Bolognola, Castelsantangelo sul Nera, Sarnano e Ussita» Massi, Pistarelli e Brini (239)
«Problematiche inerenti la gestione degli impianti sciistici» Pistarelli (86)
«Impianti di risalita San Giacomo-Forca Canapine — documento unitario Arquata del Tronto, Ascoli Piceno, Cotuge» Trenta (266)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 239 dei consiglieri Massi, Pistarelli e Brini, n. 86 del consigliere Pistarelli e n. 266 del consigliere Trenta.
Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. L'iniziativa della Casa delle libertà riguarda una annosa questione che già in sede di Commissione consiliare competente per materia e in sede di aula, fu affrontata in più di una occasione, sia da me che dai colleghi Massi e Brini, che con me hanno firmato questa mozione. Riguarda gli impianti, che sono di fondamentale importanza per il nostro entroterra e per il movimento turistico che è vitale per l'economia di quei territori: impianti sciistici, impianti di risalita che già nella scorsa legislatura cercammo di inserire nella programmazione regionale. Ricordo che l'allora presidente della IV Commissione collega Cecchini con me e con gli altri colleghi si interrogò sul fatto degli impianti a fune, pertanto del sostegno della Regione anche per questo tipo di specifico settore, quando la legge prevedeva una automatica applicazione dei favori, anche di natura finanziaria, dei sostegni di natura economica agli impianti relativi a piccole strutture a fune, come ascensori e montacarichi nei grandi alberghi, nei condomini ecc. Non ci riuscimmo ad inserire organicamente questo tipo di intervento e passò del tempo, arrivando ai giorni nostri, cioè a quando gli impianti relativi a questo settore, impianti sciistici, sono divenuti obsoleti, necessitando di un immediato intervento perché non più a norma. La loro vita tecnica è di 30 anni, quindi diventano superati, pertanto non possono essere omologati.
Questi impianti sono tutti di proprietà pubblica, cioè dei Comuni che negli anni '60 e '70 ebbero la lungimiranza di investire in questo settore per spingere sul turismo sportivo, invernale e sul richiamo, in genere, di utenze, persone che, provenendo dalle varie parti della regione e anche da fuori regione, potevano finalmente conoscere ed apprezzare, attraverso l'occasione dello sport, di un fine settimana in quelle zone, i nostri monti Sibillini, i nostri entroterra, tanto difesi a parole da tutti in quest'aula, poi nei fatti poco sostenuti. Quindi, impianti obsoleti, completamente pubblici: siamo arrivati ad oggi e ci vogliono contemporaneamente investimenti importanti perché, in contemporanea, tutti quei Comuni interessati, soprattutto quelli che abbiamo citato, che sono proprietari degli impianti stessi, dovevano mettere in opera l'attività di modifica, aggiornamento, rinnovo contemporaneo di tutti gli impianti.
Non era possibile, non è possibile, ancora oggi, allo stato, che i Comuni, con le loro finanze, con le loro risorse potessero fare questo tipo di opera. Abbiamo chiesto più volte — infatti la mozione è datata, nel senso che sono passati ormai parecchi mesi dal momento in cui l'abbiamo proposta — che il Consiglio regionale si fosse impegnato nella stipula di un patto istituzionale che divenisse anche patto concreto, di risoluzione concreta delle problematiche economico-finanziarie sottese a questo tipo di intervento e di settore. Patto possibile perché avevamo allegato — di concerto con i Comuni interessati — i prospetti economico-finanziari dell'intervento e delle modalità con le quali si potesse dare risposta a questo tipo di esigenza. I documenti sono stati anche il frutto non solo di consultazioni, ma di un Consiglio comunale congiunto delle realtà che ho citato (Sarnano, Ussita, Castelsantangelo e Bolognola), tenuto in via straordinaria nella sede del Consiglio provinciale di Macerata. In quell'occasione, presenti anche i colleghi Massi e Brini, decidemmo di dare ancora più forza e vigore alle loro richieste, perché questo documento praticamente riprende l'ordine del giorno che congiuntamente i Consigli comunali votarono in quella seduta, quindi non stiamo parlando di una cosa slegata, comunque di una petizione di principio, stiamo parlando di atti che sono stati prima di tutto fatti propri dai Comuni interessati e poi, attraverso noi, spero siano fatti propri dall'intero Consiglio regionale che deve prendere atto di questo passaggio, cioè o vogliamo fare concretamente sostegno all'entroterra e questo è un argomento fondamentale per l'economia della provincia di Macerata, per l'entroterra della provincia di Macerata e non solo, visto il movimento che si crea con il turismo invernale ma anche in generale, con la possibilità di vistare quei luoghi delle Marche, della provincia di Macerata e di una parte della provincia di Ascoli, oppure stiamo parlando sempre in maniera generica, fumosa e non costruttiva e concreta, della difesa della montagna e dell'entroterra. Lo possiamo fare, spieghiamo anche come: attraverso il recepimento delle indicazioni che venivano da quei territori. Spero che questo Consiglio regionale, impegnando la Giunta a determinati passi, possa dare un segnale concreto e non parole fumose.
Sull'Obiettivo 2 già qualcosa è stato fatto: si è riusciti, in sede di costruzione del documento di programmazione, ad inserire gli impianti e qualcosa è partito. Mancano ancora delle tranches importanti, perché deve essere completato tutto il discorso del rinnovo degli impianti che sarebbero non a norma, perché hanno superato la loro vita tecnica di 30 anni come ho ricordato prima. Facciamo allora in modo che questo processo sia completato, si diano risposte serie alle domande che vengono dal pubblico, vengono dalle comunità locali e non da una struttura che è imprenditoriale e che ha una vita a sé e potrebbe avere una programmazione sua propria. Vengono dagli enti locali, senza queste risorse gli enti locali non potrebbero neppure pensare ad un futuro che suggerisco debba essere effettivamente pensato in maniera manageriale, più efficace, più efficiente. E' chiaro che la gestione degli impianti di risalita e dell'intera movimentazione turistica dovrà vedere delle partnership, delle collaborazioni più strette con altri soggetti che professionalmente possano occuparsi del problema, superando la questione del solo Comune che va a gestire tutto, compresi gli impianti sportivi, però oggi la realtà è questa. I Comuni da soli non riescono a fare questo tipo di interventi. Ecco perché è importante completare il percorso, andare oltre il documento di programmazione Obiettivo 2 e riuscire a fare in modo di chiudere la decisiva partita del rinnovo degli impianti sportivi di queste zone, per dare a quelle zone le giuste risposte che dicevo prima dover essere concrete, serie, in linea con lo sviluppo, con il futuro, con l'attenzione che deve essere data all'entroterra.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Due brevi riflessioni in aggiunta all'intervento del collega Pistarelli che è stato molto completo. D'altronde rispecchia la posizione che abbiamo assunto insieme con il collega Brini.
Ricorderà il Presidente D'Ambrosio che questo documento lo presentammo all'indomani di quella "giornata di Acquacanina", 29 ottobre 2002. In quella occasione la Giunta regionale incontrò gli amministratori della montagna e soprattutto dei piccoli comuni della nostra montagna e del nostro entroterra, assumendo degli impegni ben precisi. Quella giornata, peraltro, fece registrare una nota stonata con l'intervento di un amministratore del Comune di Acquacanina, che di fronte al prefetto, in una situazione istituzionale, trasformò le richieste legittime delle comunità dell'entroterra in un comizio contro il Governo centrale. Il collega Pistarelli ricorderà quello spiacevole episodio. Questo amministratore praticamente attaccava il Governo centrale dicendo che trascurava le realtà dell'entroterra. Oggi leggiamo una risoluzione del presidente del gruppo Ds che nei contenuti si può tranquillamente apprezzare e che personalmente apprezzo, nella quale si fa la cronistoria di finanziamenti che, a carico del bilancio regionale, oggi sono disponibili per i primi interventi sugli impianti a fune del nostro entroterra. Questo anche per sdrammatizzare momenti di una polemica continua che non riteniamo costruttiva e anche per sottolineare che lo Stato fa su questo la sua parte, ora tocca al bilancio regionale. E' dal bilancio regionale che quelle comunità si attendono, oggi, un sostegno, un intervento integrativo.
La validità di quella mozione rimane, perché nella programmazione anche della finanziaria regionale 2004 questi interventi siano inseriti. Poi potremo cogliere questa occasione per allargare il discorso ad altri argomenti che riguardano la montagna. Tra poco approveremo il primo finanziamento della legge 2/2003 sulle unioni di Comuni, si sa che si è deciso di assegnare questi fondi praticamente per gli sportelli consorziati dei Comuni, abbiamo detto anche in Commissione che questo è un primo intervento, però deciso in maniera abbastanza provvisoria e superficiale per attivare intanto i primi fondi. Quindi richiamo l'attenzione dell'Esecutivo e del Presidente sugli impegni presi, affinché già nella finanziaria 2004, per gli impianti a fune della nostra regione ci siano i primi, concreti sostegni del bilancio regionale, perché quelli del Governo centrale sono arrivati.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Avremmo apprezzato, con i colleghi Pistarelli, Massi e lo stesso consigliere Procaccini, che è stato partecipe di un interessante dibattito, confronto, molto serio, tenuto a Esanatoglia, organizzato dalla Comunità montana, se fossero state delle risposte precise, serie al territorio maceratese. Tempo ne è passato, quindi viene svilito il dibattito, il confronto e sicuramente questi Comuni interessati al progetto hanno perso un po' di smalto, un po' di entusiasmo, non per colpa nostra ma per i tempi con cui questo argomento è stato messo all'ordine del giorno. Quindi non sappiamo a distanza di un anno quali tipi di interventi la Giunta regionale ha inteso portare avanti, intenderà portare avanti.
Questo dibattito è sempre utile, anche se tardivo e non rispondente all'ordine del giorno e alle tematiche con cui era stato messo in evidenza. Si era parlato dell'"anno della montagna". Qui pare di essere a un'autoscuola: nella teoria siete molto bravi, parlate, nella pratica attaccate sempre e solo il Governo.
Presidente D'Ambrosio, bisogna che anche voi vi assumiate le responsabilità su eventuali ritardi, su eventuali mancanze, perché basta dire semplicemente la verità: non ci interessa questo argomento, lo accantoniamo, ci occupiamo, magari, della mancanza di trasferimenti da parte dello Stato che poi arrivano, del "quadrilatero", di altre tematiche che ci distolgono da argomenti importanti che riguardano lo sviluppo e la crescita delle Marche.
Quindi ci auguriamo, dopo che ripetutamente abbiamo chiesto l'inserimento di questo punto all'ordine del giorno, che finalmente la Regione Marche, con il bilancio riesca a fare il proprio dovere per quanto hanno richiesto i Comuni dell'entroterra, anche per un riequilibrio con la fascia costiera. Oggi sappiamo tutti che la costa è ricca, sia sotto l'aspetto turistico, che economico e commerciale e stiamo assistendo passivamente tutti a uno spopolamento della montagna, con gravi difficoltà e disagi.
Mi dispiace che oggi sia assente il consigliere D'Angelo che da circa un anno ha presentato una proposta relativa alla legge 13, ma c'è anche una proposta della Giunta regionale che, secondo il nostro punto di vista, riguarda la conservazione del territorio, perché il coltivatore diretto è la sentinella del proprio patrimonio e della propria area. Ci sono quindi alcune cose che debbono essere affrontate. Se ci si dice chiaramente che la legge 13 è da accantonare faremo le nostre battaglie in tutte le sedi, però sappiamo come la pensa la maggioranza di questo Consiglio regionale.
Per quanto riguarda il turismo, il miglioramento, le sciovie ecc., se non ci sono i fondi si dica, almeno sappiamo come la pensate. Voler rinviare a tutti i costi, senza dare delle risposte precise non è opportuno. Apprezziamo lo sforzo di Rocchi che sta cercando di dare un'immagine anche alla Regione Marche, ma secondo noi non è sufficiente.
Se prendiamo il Comune di Sarnano, vediamo che con pochi fondi è riuscito a crearsi un cartello turistico che ha permesso anche a molta gente della costa di andare nell'entroterra, perché non servono solo risorse per fare turismo, a volte basta avere intelligenza e fantasia.
Noi chiediamo delle risposte, siamo disposti a collaborare — e Procaccini ha visto che in quel dibattito non ci sono state né polemica, né demagogia, come non ci sono questa mattina — però vogliamo sapere come la pensa, Presidente, la sua Giunta su questa problematica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Credo, colleghi, che su un argomento come questo debba esserci una volontà comune di dare risposta ad un problema che è vero è stato sollevato da tempo, però è un problema che deve vederci tutti impegnati. Noi, come gruppo abbiamo presentato una risoluzione rispetto a tutte le mozioni che sono state presentate anticipatamente, che credo dimostri questa volontà di dare delle risposte concrete, come credo che poi farà per proprio conto la Giunta con gli interventi degli assessori che debbono riguardare da una parte — quella più importante e consistente — l'adeguamento degli impianti di risalita, il loro ammodernamento, per alcuni aspetti anche rinnovo totale, ma sapendo che vi sono anche altre questioni che pure, nei limiti delle disponibilità finanziarie vanno affrontate, che riguardano anche un adeguamento delle attrezzature e anche la realizzazione di impianti di innevamento artificiale, come riconosciamo nella nostra risoluzione.
Vorrei dare atto ai cinque Comuni del maceratese, di un impegno importante che hanno profuso su questa questione, non solo per aver sollevato il problema, cosa già lodevole ed importante in sé, ma anche perché c'è stato, da parte di quei Comuni, uno sforzo a formulare un piano di interventi e di investimenti complessivo, che supera una visione ristretta e municipalista che a volte, anzi spesso, su una materia come questa c'è stata, individuando, sostanzialmente, anche in prospettiva, la strada della costituzione di un comprensorio unico di quei cinque Comuni sulle questioni relative agli impianti sciistici, che sarebbe un passo in avanti sicuramente importante e che farebbe assumere a quel territorio un ruolo ancora più pregnante da questo punto di vista, mettendo in rete una serie di servizi comuni da dare soprattutto ai fruitori di quegli impianti.
Ho visto che alcune mozioni fanno riferimento solo a quell'area specifica del maceratese, che sicuramente è la più importante dell'intera regione da questo punto di vista, però questo è un problema che riguarda complessivamente la montagna marchigiana, dal pesarese fino all'ascolano, quindi la mozione che alla fine verrà votata credo che debba tener conto di questo e dare un respiro a livello regionale.
Concordo con chi ha detto che affrontare un problema come questo significa non solo affrontare e risolvere un problema che concerne gli impianti, che sono sostanzialmente, se non totalmente, di proprietà pubblica e il problema di un'attività economica fine a se stessa. Credo che affrontare questo problema significa anche dare una risposta concreta che aiuti lo sviluppo più complessivo del territorio montano e quindi consenta, in questo senso, di aiutare un rilancio da un punto di vista economico, delle aree interne della nostra regione.
Quindi vorrei concludere questo mio intervento dicendo che dobbiamo fare uno sforzo per utilizzare tutte le risorse disponibili, anche se sono complessivamente poche e forse insufficienti, da quelle europee a quelle nazionali e ci deve essere un impegno, anche con le risorse che noi, come Regione, possiamo mettere a disposizione, sia per la messa a norma degli impianti di risalita, sia anche per altri tipi di investimenti come quelli per l'innevamento artificiale, che ovviamente devono essere fatti nel pieno rispetto del territorio e della salvaguardia della natura.
Credo, rispetto a tutte le mozioni, alla risoluzione che abbiamo presentato noi, proprio perché c'è questa volontà comune, che sia possibile formulare una risoluzione unitaria da sottoporre all'attenzione e al voto di questo Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Credo che questa mozione vada presa per quello che è, nel senso che chiede una scelta politica a favore del turismo invernale, una scelta che non abbiamo mai fatto in questa Regione, tanto è vero che i finanziamenti del Docup sono irrisori su questa parte e mai la Regione ha potuto completare o iniziare una politica in questo senso.
Dico questo perché non credo sia facile fare questa scelta, bisogna solo convincersi che è una priorità politica sulla quale voler investire.
Lo dico perché abbiamo più volte sentito l'assessore Rocchi parlare dei finanziamenti complessivi al turismo nelle Marche e ogni volta che si è parlato di bilancio, si è parlato di quanti sono questi finanziamenti. I finanziamenti sono quasi pari a niente nel settore del turismo invernale.
I sindaci dei Comuni di Acquacanina, Sarnano, Ussita, Castelsantangelo e Bolognola sono quelli che avevano le sciovie in scadenza, le funivie da ammodernare perché si avvicinavano i trent'anni d'uso, quindi non erano più a norma. Altri hanno fatto scelte anche private, come la funivia del Catria, che è stata realizzata con finanziamenti misti pubblico-privato, ma è un esempio unico che abbiamo nella regione. In verità questa è una strada che i sindaci non erano in grado di percorrere nel resto delle Marche.
Quando ci furono i finanziamenti della 140 non vennero erogati, almeno nel 2001-2002, perché si attendeva la risposta della Ue relativamente al fatto se fossero o meno aiuti di Stato, quindi se potevano essere erogati in quota 50%-45% o al 100% come chiedevano questi sindaci i quali, anzi, dicevano "se non siete in grado di dare l'altro 50% sul bilancio della Regione ci prendete in giro".
Questa mozione nasce con queste tematiche, perché nell'ottobre 2002 i finanziamenti non sono ancora stati erogati e questi Comuni sono nei guai, perché non hanno più la strumentazione a norma. Questo è il punto. Rispetto a questo punto, noi dobbiamo fare un forte investimento e forse ne vale la pena, perché stiamo scommettendo sul turismo che è la nostra migliore risorsa. Non voglio allargarmi a parlare adesso dei settori calzature, tessile, moda o mobile, che comunque hanno difficoltà. Questa è un'industria che le difficoltà non le ha avute, che sostanzialmente ha tenuto, nonostante la dotazione infrastrutturale, che nelle Marche è quella che è, perché tutti conosciamo come sono gli alberghi, tutti conosciamo le dotazioni all'entroterra, tutti conosciamo tutto. Franceschetti è sempre un uomo sereno e quindi, nell'argomentare, usa parole dolci e rassicuranti, però non è necessario dirlo oggi, ma se per caso lo diciamo oggi — io sono d'accordo con chi ha fatto la mozione, quindi sono d'accordo a firmarla — fra qualche tempo, quando esamineremo il bilancio 2004 dovremo dire cosa non si farà, perché non sono piccoli investimenti. L'assessore Amagliani avrà la lista dei finanziamenti della 140, sa quanto manca, nel senso che mancano diversi milioni di euro per dare inizio ai lavori e la temporalità delle scadenze è tale che la Regione si deve impegnare per un certo numero di anni in modo sostanziale.
Sono quindi per dire di sì, perché significa dire di sì al turismo montano, significa cominciare una politica che altre Regioni hanno fatto — pensiamo all'Abruzzo che sul turismo montano ha investito parecchio e la stessa cosa hanno fatto Toscana, Lazio, Emilia Romagna — quindi vale la pena completare questa immagine del nostro turismo, però costa, non possiamo dire che è una mozione di puri sentimenti, qui ci sono milioni di euro da mettere a disposizione e bisogna anche dire che cosa non si fa. Non oggi, perché sarebbe troppo azzardato pretendere che l'assessore Amagliani dicesse che cosa non si fa, ma fare questo significa non fare altro di qualcosa che in questi anni abbiamo voluto fare, perché si tratta di impegnare il bilancio della Regione per i prossimi 20-30 anni se andiamo a mutuo, e fare quello che bisogna fare, perché questi impianti dureranno trent'anni, sapendo che la 140 ne finanziava alcuni ma non bastava e quindi, qualora non decidessimo il finanziamento al 100% per i primi investimenti, bisognerebbe completare la parte mancante. Se c'è l'elenco, si può circostanziare un ragionamento complessivo.
Questo volevo dire, altrimenti rischiamo di fare un'altra petizione. Ricordo che la riunione con questi sindaci fu per me un'esperienza molto dura, perché erano molto arrabbiati con la Regione, quindi non credo che possiamo approvare e poi non dare seguito. Se approviamo è chiaro che dobbiamo dire "stiamo scegliendo il turismo montano", quindi cominciamo a farlo, perché non l'abbiamo fatto. Si apre pertanto una pagina nuova di investimenti nel bilancio della Regione dei prossimi 20-30 anni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Sarò telegrafico. Vista l'assenza del consigliere Trenta, vorrei riprendere i contenuti della sua mozione che, relativamente a questa materia inerisce l'impianto di risalita San Giacomo-Forca Canapine e fa riferimento a un documento unitario che è stato promosso e stilato dai Comuni di Arquata del Tronto e Ascoli Piceno. Faccio quindi mie le proposizioni che il consigliere Trenta ha esplicitato nella sua mozione e faccio mie le considerazioni che erano prima del consigliere Castelli. Quello che mi interessa valutare è che, preso atto di quella che è una proposta di risoluzione del collega Franceschetti, vorrei riallacciarmi a quei contenuti per fare in modo che nella proposta legislativa di modifica che il consigliere auspica e che costituisce l'oggetto della sua risoluzione, unitamente alle indicazioni per la definizione di impianto di interesse puramente locale e marginale, possa essere data la giusta considerazione anche a quelle particolarità che prevedono impianti che si trovano in comuni contigui al territorio di regioni vicine, perché purtroppo, sia nel caso di Arquata del Tronto, sia nel caso di monte Piselli, il problema di questi due impianti è la difficoltà di armonizzare la normativa, quindi il sistema di finanziamenti tra le due regioni, perché monte Piselli è un impianto fruito da ascolani che però si trova nella regione Abruzzo, Arquata del Tronto è un impianto fruito per lo più da laziali e da umbri, che tuttavia si trova nell'ambito della regione Marche.
Vorrei limitarmi a questa considerazione tesa a proporre, se non un emendamento una integrazione della risoluzione nel senso che prima dicevo, ovvero che si auspichi la definizione di questa adozione anche in considerazione non solo dell'interesse puramente locale o marginale, ma anche con esplicito riferimento a quelle realtà che si trovano sui confini regionali, non solo quelli meridionali, che, obiettivamente, scontano una difficoltà di organizzazione dovuta ai diversi governi regionali che si occupano di quegli impianti.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Rocchi.

LIDIO ROCCHI. Non ci sono dubbi che c'è stata poca attenzione per quanto riguarda questo importante segmento turistico che dipende anche dagli impianti di risalita e dal territorio dell'entroterra. In questi ultimi tempi abbiamo cercato di rilanciare con forza il turismo nella media colina, ma soprattutto nella montagna e ci siamo, forse, dimenticati che gli impianti di risalita sono un momento veramente importante nei mesi invernali per il turismo di quelle zone.
Dobbiamo recuperare il tempo che abbiamo perduto. Questa è una cosa che non possiamo non dimenticare. Ormai sappiamo tutti che questo comparto del turismo è stato riconosciuto produttivo; sappiamo anche tutti che dal 1980 la spina dorsale di questa regione è costituita dalle piccole e medie imprese. Nel momento in cui ci accorgiamo che non abbiamo più la possibilità di poter avere la sicurezza di una economia che possa tranquillizzare i marchigiani, questo comparto può significare un momento di forte rilancio dell'economia e può abbinarsi alle piccole e medie imprese, in modo da riequilibrare l'economia di questa regione. Ecco il motivo per cui non possiamo assolutamente dimenticarci che occorre più attenzione alla montagna, quindi ai comuni della montagna e agli abitanti di questi comuni.
Noi ci siamo subito attivati, con i pochi fondi che abbiamo, con l'Obiettivo 2 in cui erano disponibili 650.000 euro, per poter mettere questi Comuni nelle condizioni di iniziare una nuova stagione turistica, per cui abbiamo dato i 215.310 euro al Comune di Ussita e abbiamo dato ulteriori 434.689 euro al Comune di Sarnano, sì da poter iniziare un discorso con queste Amministrazioni. Certamente sono fondi irrisori, perché non sono questi i fondi che possano comportare una sicurezza e un rinnovamento degli impianti, però credo che ormai, dagli interventi che ho sentito, c'è la possibilità di poter avere più attenzione, c'è anche la possibilità di poter avere più finanziamenti. Però dobbiamo anche rivedere come vengono spesi questi fondi, e parlo anche delle Comunità montane. Se le Comunità montane, la Regione, i privati — perché occorre anche la presenza dei privati, riuscissero, insieme ad avere un progetto di riqualificazione e di rinnovamento di questi impianti, credo che alla fine potremmo anche avere dei risultati positivi. Certo occorrerà molto tempo, perché credo, da quello che ho potuto capire quando ho fatto i sopralluoghi in questi Comuni, la spesa totale per il rinnovamento di questi impianti si aggira all'incirca sui 45-50 miliardi, fondi su cui la Regione Marche sicuramente non è in grado di poter dare sicurezza a questi Comuni, però iniziamo un discorso nuovo, iniziamo quel discorso che stiamo cercando di portare avanti, di completare quest'opera di promozione inserendo e mettendo in primis anche i territori della montagna. Credo che questo sia il momento favorevole e importante. Abbiamo dei risultati importantissimi per la stagione estiva già trascorsa, quindi questo sta a dimostrare che, oltre alla costa, dove abbiamo avuto, nonostante quello che si dice, un aumento considerevole negli arrivi e nelle presenze, nell'entroterra c'è stato il doppio di presenze rispetto alla costa. Significa che il turista è andato nell'entroterra, è stato per più giorni nel territorio della montagna.
Se noi, tutti insieme, pubblico e privato, riusciamo a organizzarci sul territorio, potremo veramente esprimere il massimo in questo importante comparto economico che può far crescere questa regione.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. La gran parte delle domande che venivano poste nelle mozioni presente anche dagli interventi che qui sono stati svolti, si accentravano particolarmente su cosa sta facendo la Regione Marche, per essa la Giunta regionale, rispetto a questo problema che riguarda la manutenzione e l'ammodernamento degli impianti a fune. La Regione Marche ha adottato in data 30 giugno 2003, l'atto deliberativo 929 con il quale, innanzitutto, si attua la decisione della Commissione europea relativamente alla questione degli impianti a fune e sportivi per l'utenza puramente locale e nell'ambito di questa dicitura l'unico impianto che viene riconosciuto come destinato a soddisfare delle esigenze generali di trasporto locale è l’ascensore del Passetto di Ancona. In questa stessa deliberazione innanzitutto si prende atto di quanti di questi impianti sono riconosciuti tali attraverso specifiche deliberazioni della Giunta regionale risalenti al 1999. Sulla base di questo riconoscimento abbiamo un’indicazione certa che ci porta a dire che il fabbisogno, relativamente ed esclusivamente agli impianti a fune, è un fabbisogno di 12.600.000 euro. Rispetto a questi 12.600.000 euro, soltanto il 70% è finanziabile da parte dell’intervento statale che c’è stato, un intervento statale di 6.745.000 euro. Rispetto a questi 6.745.000 euro se ne aggiungono altri 200.000 da parte del bilancio regionale, quindi arriviamo ad una somma che, rispetto ad una spesa finanziabile al 70% è di 7 milioni di euro, a fronte degli 8.800.000 previsti.
Si è già operato, nel senso che con la deliberazione 929 la Giunta regionale decideva di assegnare un primo contributo del 40% a quei soggetti che avessero iniziato i lavori entro il 31 dicembre 2002, ovviamente dimostrandolo e un contributo del 70%, quindi totale, rispetto a tutti quei soggetti che avessero concluso i lavori entro il 31 dicembre 2002. In questo senso si sta già operando.
Nella delibera di cui chiunque di voi può prendere visione, c’è l’elenco complessivo di tutti i soggetti che hanno fatto richiesta entro il 1999, un elenco che potrebbe essere modificato rispetto all’ultimo bando che abbiamo pubblicato per 4,5 milioni di euro, non ancora utilizzati, per arrivare alla cifra definitiva che rima dicevo, quindi questo bando, che va in scadenza il 14 ottobre 2003, potrebbe prevedere una situazione diversa da quella che ho sin qui descritto, quindi vedremo a quel punto l’operazione da fare.
Rispetto alle cose che dicevo poc’anzi, abbiamo già cinque interventi finanziati per il 40%, quindi interventi su situazioni in cui si sia dimostrato che i lavori sono iniziati entro il 31 dicembre 2002 e tra questi interventi abbiamo i Comuni di Frontone, di Bolognola, di Sarnano, di Ussita e la Nordica 2 Impianti di Arquata del Tronto. Abbiamo un altro elenco di interventi già finanziati totalmente e il riferimento specifico è alla Conerobus di Ancona, alle sciovie di Monte Nerone, alle sciovie e impianti turistici eremo Montecopiolo e sciovia impianto turistico Salvucci e pro-loco Villagrande di piazza San Michele Arcangelo di Montecopiolo. Su questi siamo intervenuti per il 70%.
La somma di questi interventi ci fa utilizzare qualcosa come 1.600.000 euro circa. Rimangono fuori, rispetto alla cifra complessiva di cui disponiamo, 4,5 milioni di euro. Questi 4,5 milioni di euro noi stiamo mettendo a bando, il bando è già uscito. Quindi verranno assegnati entro il 31 dicembre 2003, se ricadranno nelle situazioni di cui prima dicevo e quindi il 14 ottobre 2003 sapremo quali saranno gli interventi da finanziare e quali saranno gli ulteriori interventi sui quali potremo intervenire.
Io ho ragionato soltanto per la parte che mi riguarda, quindi che attiene alle mozioni specifiche che sono state presentate, quindi gli impianti a fune. E’ chiaro che un riferimento complessivo alla situazione turistica di quei luoghi richiede ovviamente un intervento di altra natura. A me sembra che corretto fosse ragionare attorno alle questioni poste e attorno alle questioni poste io dico che la situazione non è drammatica, perché, ripeto, siamo in condizioni di finanziare 7 milioni di euro sugli 8,8 ammissibili che riguardano il 70% della somma complessiva di 12.700.000 euro. Noi stiamo quindi utilizzando per intero tutta la somma che ci è stata trasferita dallo Stato e in aggiunta a questa abbiamo impiegato 200.000 euro del bilancio regionale, che si aggiungono ai fondi previsti.
Mi sembra di capire dal dibattito che ci sia una volontà di andare a risolvere il problema, quindi, su questo, non aprire una disputa di maggioranza o di opposizione. Alla luce dei dati che ho fornito mi sembra che ci siano tutte le condizioni per addivenire ad una soluzione unitaria, quindi ad una mozione unitaria sulla quale ho dato alcune indicazioni. Credo che ci sia la necessità assoluta che su questo problema, per le connessioni che in qualche modo evidenzia, diversi servizi occorre che cooperino in una sinergia positiva. Credo che i servizi trasporti, ambiente, turismo e agricoltura possano in qualche modo creare una sinergia che punti anche ad utilizzare fondi Docup e tutti quanti insieme contribuire a risolvere definitivamente il problema.
Prima la collega Cecchini parlava della risultanza di un incontro difficile con i sindaci interessati. Io ho svolto ugualmente un incontro che per la verità non è stato difficile, rispetto al quale ho proposto questi dati, c’è stata una accettazione degli stessi, ci siamo dati dei criteri ulteriori, sulla base dei quali faremo una graduatoria relativamente ai 4,5 milioni di euro ancora da assegnare e i due criteri principali sono relativi alle scadenze tecniche, quindi alla vetustà degli impianti (credo che sia opportuno e ovvio che noi si intervenga innanzitutto su quegli impianti che hanno maggiori problemi di vetustà) e alla presenza dell’impianto in un cosiddetto comprensorio sciistico. Questi sono i due criteri di fondo.
A me pare quindi che esistano le condizioni per una risoluzione unitaria, dopo aver creato le condizioni per un confronto ottimale con i sindaci interessati.

PRESIDENTE. Se ho ben compreso abbiamo un tentativo in corso di comporre una risoluzione, quindi sospendiamo la trattazione di questo punto, passiamo alla mozione n. 299, in attesa di avere una risoluzione unitaria.



Mozione (Discussione generale): «Mancati finanziamenti dello Stato per la ricostruzione post terremoto» Procaccini e Martoni (299)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 299 dei consiglieri Procaccini e Martoni. Ha la parola il consigliere Procaccini. per l’illustrazione della stessa.

CESARE PROCACCINI. Una illustrazione molto breve, perché il dibattito di questi ultimi giorni ha già evidenziato la grandezza del problema. Infatti la legge 61 del 1998 che prevede la classificazione delle strutture interessate al miglioramento sismico attraverso i finanziamenti statali e comunque pubblici, impone una continuità istituzionale ed anche una continuità di finanziamenti, a prescindere dal Governo in carica. La stessa legge ricorda infatti che il danno subito dal terremoto dà diritto ad avere i soldi per la ricostruzione.
Al contrario, già lo scorso anno, al di là dei proclami, il Governo nazionale ha di fatto posto uno stop a tale continuità. Infatti Marche e Umbria sono rimaste senza soldi rispetto a quella legge finanziaria, quindi la nostra mozione ha lo scopo di sollecitare in maniera ulteriore, impegnare il Governo, proprio nel mentre si sta discutendo la legge finanziaria, perché le notizie sono molto brutte: non c’è un euro.
Capisco l’imbarazzo dei parlamentari della Casa delle libertà delle Marche che hanno disertato, tranne uno, la riunione istituzionale del 15 settembre promossa dal Presidente D'Ambrosio e dalla Giunta regionale, proprio per trovare una unità nella richiesta da fare al Governo per prevedere i fondi per completare la ricostruzione, quella ricostruzione che nelle Marche — ma anche in Umbria, sebbene nella nostra regione in maniera superiore — è un esempio di qualità e di quantità. Infatti la quasi totalità delle prime abitazioni è stata completata, si tratta ora — per questo si chiedono ulteriori finanziamenti — di incentivare le altre opere pubbliche e private per un ammontare di 1.735 milioni di euro, perché ciò costituirebbe un ulteriore grande volano di sviluppo.
Qualche secondo fa abbiamo parlato delle zone turistiche riferite agli impianti sciistici, quindi non possiamo dimenticarci di uno sviluppo più corposo, più concreto.
Invito in maniera trasversale a discutere di questo, anziché pensare alle fughe in avanti, ipotetiche — purtroppo non tanto, perché sono costituite società private che gestiscono miliardi pubblici — per costruire mega infrastrutture. Si deve lavorare, altresì, per trovare i soldi per completare la ricostruzione.
La nostra mozione ha proprio una declinazione tecnica, perché fa riferimento agli edifici che tuttora sono da completare e a fianco di essi — è stato già dettagliato nelle diverse riunioni — i milioni necessari.
Credo che questa mozione possa, anzi debba essere approvata proprio per sollecitare le forze politiche, i parlamentari delle Marche ed il Governo nazionale, affinché trovino i soldi necessari, cioè 1.735 milioni di euro per dare la continuità allo sviluppo delle aree colpite.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Signor Presidente, colleghi, mi sono avvicinato al consigliere Procaccini per ascoltare meglio l’illustrazione della mozione, perché il mormorio mi impediva di ascoltare da questo posto.
Ritengo che l’esposizione della mozione è stata fatta con la solita correttezza propria del collega Procaccini, ma voglio dire qualcosa a proposito delle tante dichiarazioni che vengono fatte sui giornali riguardo ai fondi per il terremoto, anche perché siamo stati molto attenti nel convegno che c’è stato qualche giorno fa a Camerino, in cui erano presenti molti uomini delle istituzioni a tutti i livelli, per una risultanza di quello che è stato fatto fino ad ora, di quello che c’è ancora da fare, del tanto che è stato fatto e di quello che purtroppo non è stato fatto.
Un passaggio mi è piaciuto nell’illustrazione di questa mozione. Ammetto che il terremoto che abbiamo gestito tutti senza polemica — il Presidente D’Ambrosio l’ha detto con estrema chiarezza nel convegno di Camerino — è stato gestito senza polemiche, con molta responsabilità. Ricordo al consigliere Procaccini che nella nottata in cui c’è stata la prima scossa siamo partiti insieme per quelle zone, trovandoci già dalla seconda scossa insieme all’assessore Di Odoardo, al centro di Serravalle, cercando anche di lavorare ai contatti che non c’erano più e cominciamo a fare il giro delle città terremotate parlando con i sindaci. Allora non c’era questa organizzazione di contatti, i sindaci erano presi in contropiede e la legge sulla protezione civile non era ancora stata recepita dai Comuni. Comunque appartiene a un passato recente che ricordo riguardo all’impegno di tutti in favore di quelle popolazioni, dei morti e dei tanti danni subiti da quelle zone.
La ricostruzione è stato un fatto portato avanti in un modo abbastanza buono, forse è mancato lo sviluppo, che poteva essere ampliato in quel contesto. Una delle più grosse aziende del territorio, oggi Fabercarta, ieri Cartiere Miliani, è in crisi continua, non si riesce a risolvere i problemi. Dunque era quella una grande occasione non solo per ricostruire delle abitazioni, ma anche per tentare lo sviluppo di un territorio povero di uomini, ma che non deve essere dimenticato. Ecco l’occasione persa. Forse è stata ricostruita, come disse l’allora presidente dell’Associazione industriali Cangiotti, una statua, ma come statua non è vivente. Questa è la differenza tra ricostruzione e sviluppo.
Al convegno di Camerino il dott. Bertolaso, con un’esposizione molto chiara ha fatto presente che tutto sarà possibile per quanto riguarda i fondi, con le risorse disponibili cercheremo di fare quello che è possibile per continuare la ricostruzione. E’ dunque una questione di risorse e di disponibilità di risorse.
I nostri interventi ci sono stati, c’è gente che lavora con discrezione, senza cercare né foto né titoli sui giornali, ma qualche ora fa si sono recati dai massimi esponenti del Governo per portare la cartellina che diligentemente mi ha preparato il dott. Conti. Io sono stato da esponenti di assoluto rilievo del movimento a rappresentare i problemi che abbiamo e quello che serve perché la ricostruzione si è completata e una copia di queste proposte per cercare di terminare i lavori nelle zone terremotate è arrivata al presidente del Consiglio che già da 48 ore ce l’ha nelle sue mani.
Questo veicolare il nostro pensiero nei confronti del Governo, dei nostri parlamentari è fatto, è fatto da tutti e penso che tutti dobbiamo continuare a farlo.
E’ meno giusto che, dandoci atto di non aver fatto polemiche, si cerchi di polemizzare riguardo alle risorse più o meno disponibili. Penso che dobbiamo cercare di occuparcene tutti, tentando veramente di tener fuori una situazione così angosciosa, così grave, dalla questione delle polemiche trite e ritrite dei giornali e che non so più quanto interessino la gente. Comunque non è questo un momento per fare polemiche su una cosa su cui non ci siamo mai prestati a fare polemiche.
Compatibilmente con le risorse noi riteniamo che qualcosa si farà e faccio anche notare al collega Procaccini, che ha toccato società private e del privato-pubblico che dovrebbero essere lasciate da parte, che queste società che si sono formate hanno per scopo i collegamenti viari non solo di grande respiro, ma specialmente quelli intervallivi da cui siamo interessati per collegare città di grande pregio, città che vanno valorizzate con le superstrade, con le autostrade, dunque se questo è il fine, come è il fine, di queste organizzazioni, ritengo che vadano incoraggiate, perché è importante non solo che la grande viabilità di quell’entroterra si colleghi alla capitale, ma che anche le valli si colleghino, perché lo scorrimento veloce di cui sono dotate le grandi città sia anche al servizio, con queste bretelle, anche di altre città che sono molto isolate. Chi vive in quei territori ha una sensibilità più sviluppata perché ne conosce i problemi e sa quale benessere porterebbe una viabilità più compiuta, annunciata da tanti anni e mai realizzata. Ritengo che questi tentativi di alcuni ministri vadano incoraggiati da tutti gli enti locali che dovrebbero partecipare a queste grosse realizzazioni.
Detto questo penso che dobbiamo continuare a lavorare, pensando che il problema dell’entroterra, del suo isolamento e del caotico super popolamento della costa è una questione che danneggia tutti, quindi è necessario riequilibrare. L’occasione è stata minimamente sfruttata nel territorio, bisogna trovare ogni modo per incoraggiare le popolazioni non a desertificare certe zone delle Marche ma a popolarle e per questo dobbiamo mantenere i servizi. Quindi non un accentramento ma un decentramento organizzato, efficiente e basato su una spesa giusta per quanto riguarda i servizi primari (sanità e scuola), altrimenti è chiaro che c’è uno spopolamento. Quando si sta per costituire una famiglia non è pensabile che cerchi una zona in cui non ci sono servizi. Anche l’azienda, quando vuole insediarsi, pensa sempre ai servizi.
Ricordo una mozione approvata dal Consiglio regionale nel 1995, presentata dal sottoscritto e dal consigliere Pupo, che fu approvata all’unanimità: diamo più corpo a quella mozione, troviamo tutte le sfaccettature possibili per dare forza a questo entroterra un po’ dimenticato, non impoverendolo di servizi, cercando anzi di dargli una viabilità più efficiente, in modo che la gente non si raggruppi in una regione già piccola, tutta da una parte, creando uno squilibrio non positivo per la nostra regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. La questione della ricostruzione è questione da affrontare con grande serietà, senso di responsabilità e obiettività. Dico questo in premessa, perché le tentazioni, come diceva prima il collega Brini sulla questione degli impianti di risalita, ma riprendendo un discorso di carattere generale, sono quelle di buttarla in polemica per cercare di nascondere le questioni sostanziali. Questo l’abbiamo rilevato e lo rileviamo come atteggiamento che troppo spesso caratterizza l’azione dell’attuale maggioranza, della vostra maggioranza, dell’attuale Esecutivo, del vostro Esecutivo. Troppo spesso si inizia un ragionamento dicendo “ci sono gli affossatori e i prevaricatori a Roma”, non si inizia dicendo qual è la nostra esigenza, quali sono le nostre proposte, quali sono i nostri intendimenti, cioè le fasi che devono essere percorse per raggiungere l’obiettivo.
Questa è un’impostazione che noi non accettiamo. Se si parte da un ragionamento pacato e si chiedono le solidarietà su questo ragionamento, cioè sul fatto di entrare nella sostanza dei problemi, allora la disponibilità nostra è massima; se si parte invece da un discorso preconcetto è chiaro che il dialogo non può esserci.
Premesso tutto ciò entriamo nel merito. La questione della ricostruzione l’abbiamo sempre affrontata, almeno fino ad oggi, tutti quanti, guardando alla sostanza e dovete dare atto che l’opposizione, in questa Regione, in Commissione, in aula ha dato una prova di grande senso di responsabilità, perché non solo procedure di urgenza abbiamo sempre seguito (dall’oggi al domani arrivava un atto, lo si licenziava in Commissione, lo si iscriveva immediatamente in aula), ma anche nell’aula stessa abbiamo mai dato o prestato il fianco a facili, nel passato, polemiche nostre verso i Governi che allora erano dell’Ulivo o tra noi, con la possibilità di toccare tasti relativi alle competenze regionali che potevano essere, in qualche caso, state spese meno bene del previsto o comunque con difficoltà. Non l’abbiamo mai fatto. Noi vorremmo che questo atteggiamento fosse patrimonio comune anche in questo passaggio, cioè quello della lettura dei dati che fino ad oggi sono stati il risultato di tutti i processi, sia amministrativi che economico-finanziari, in grado di attuare le procedure del 121 e della 61. Leggere bene i dati, verificare effettivamente le situazioni che sono critiche, cioè quelle che il Presidente D'Ambrosio, finalmente un po’ più pacato nei toni, a Camerino ha definito questioni che potrebbero bloccare un processo, perciò stabilire delle priorità e su queste battersi fino in fondo. Noi saremo dalla parte di questo ragionamento, non dalla parte di coloro che dicono “ci sono delle forze o comunque c’è un centro, un Governo centrale che vuole affossare tutto”, perché questo non è un atteggiamento costruttivo e che ci porterà a dei risultati.
Perché parlo di riflessioni serie? Perché nel suo complesso la ricostruzione effettivamente ha avuto molti aspetti positivi, ma anche qualche aspetto che naturalmente potrebbe vederci nella posizione di ripensare a quello che è stato fatto. E’ così nella vita: l’esperienza ci porta a dire che effettivamente determinate cose potrebbero essere state impostate in un’altra maniera.
Facciamo due esempi. Il fatto che si sono visti grossi sforzi sulle opere pubbliche, sul patrimonio pubblico, grossi sforzi anche per quanto riguarda i beni culturali e magari queste destinazioni non hanno avuto la stessa sensibilità e rispondenza nella parte privata del patrimonio. Qualche cosa a livello di equilibrio, lì c’è da rivedere.
Le attività produttive. Abbiamo visto che si sono inserite nelle priorità tutta una serie di casistiche che sono state fatte comunque rientrare nel concetto di attività produttiva e che invece, magari, dovevano vedere una maggiore tipizzazione dell’intervento, soprattutto riguardo l’agricoltura. Sono ragionamenti che abbiamo il dovere di affrontare, anche perché è possibile, per il futuro, far sì che con determinate, limitate modifiche quelle risorse che sicuramente non saranno le risorse iniziali, gli sforzi iniziali del 1997, 1998, 1999, possano essere però in grado, anche se più basse, di arrivare al punto di cogliere gli obiettivi. Questo delle forze responsabili di governo, ma anche di opposizione debbono fare.
Il documento di Procaccini richiama tutti ad una riflessione e su questo possiamo convenire. Non convergiamo sui toni del richiamo, perché sono sempre quelli che noi abbiamo definito “al lupo, al lupo!”, poi alla fine il lupo arriva davvero e noi non siamo pronti, non ci crediamo più nessuno. Facciamo allora in modo che determinati richiami possano essere spesi in questa maniera. Su questo noi ci stiamo, l’abbiamo sempre dimostrato, continueremo a dimostrarlo su altro no, non possiamo scivolare nei toni della propaganda, perché nessuno pensa, a Roma, nel Governo, a bloccare la fase di completamento della ricostruzione, sarebbe pazzesco, in contraddizione con tutto quello che si dice di rilancio, di aiuto, finalmente, alle nostre Marche, mentre da quest’altra parte si blocca tutto. E’ vero però, realisticamente, che essendo la coperta sempre più corta per tanti motivi, anche per il fatto che abbiamo superato, fortunatamente bene, la fase dell’immediata emergenza, dobbiamo tarare i nostri interventi in maniera seria, sistematica, organica, che sia in grado di cogliere quelle priorità vere che ci sono e sicuramente sono quelle dell’edilizia privata, della fase conclusiva del rientro di tutte le famiglie, dei piani e programmi di recupero che debbono essere completati, cioè quelle percentuali che abbiamo visto anche nei richiami riassuntivi degli uffici, fornitici a Camerino ma anche nei giorni precedenti la giornata di riflessione sul terremoto, a sei anni dall’evento. Su quei dati lavoriamo e lavoriamo per cogliere gli obiettivi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SANDRO DONATI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Modesti.

CATALDO MODESTI. In questi giorni, sia per iniziative promosse dalla Giunta regionale, sia per iniziative promosse da altri soggetti istituzionali e dalle forze politiche, molti di noi hanno avuto l’opportunità di avere incontri, quindi fare delle verifiche rispetto all’andamento della ricostruzione dopo sei anni dall’evento del settembre 1997. Non c’è dubbio, come ricordava poc’anzi Pistarelli, che non tutto è filato liscio come l’olio, sarebbe assurdo solo immaginarlo, e tuttavia emerge un quadro di generale apprezzamento per il lavoro fatto fino ad oggi. Generale apprezzamento che viene da svariati soggetti, da svariate fonti: non solo i livelli istituzionali ma anche operatori privati, rappresentanti delle forze sociali, rappresentanti degli ordini professionali. E’ ormai patrimonio comune che ascoltiamo da qualche anno in queste riflessioni che vengono periodicamente fatte.
Va altresì dato atto che per quello che riguarda l’impegno della Regione, nel caso specifico del Consiglio regionale, su questa problematica c’è sempre stato un vasto accordo, praticamente l’unanimità, un atteggiamento che non è quello tipico che si verifica fra la maggioranza e la minoranza, quindi un forte senso di solidarietà, di condivisione che ha anche agevolato e facilitato l’iter dei provvedimenti, quindi ha anche favorito un clima nel territorio, per facilitare una ricostruzione seria e la più rapida possibile.
Qui non c’è nessuno, neanche la mozione presentata dal consigliere Procaccini, che fa un minimo cenno polemico, né diretto né indiretto, quindi l’atteggiamento che c’è stato nel passato a mio avviso deve continuare anche per il futuro, fino al termine della ricostruzione.
I dati sono chiari, sono stati forniti in maniera ufficiale: o si contesta l’attendibilità di questi dati che vengono forniti, e allora uno può anche confrontarsi nel merito, altrimenti diventa difficile contestarli e quindi contestare la preoccupazione di chi — il Presidente D'Ambrosio che ha promosso l’iniziativa del 15 settembre, chiamando a raccolta, oltre agli altri soggetti locali, anche i rappresentanti in Parlamento della nostra Regione — ha detto alcune cose la settimana scorsa, all’appuntamento di Camerino, cioè le preoccupazioni che se non ci sono nuovi finanziamenti il processo avviato rischia di arenarsi, con le conseguenze negative facilmente immaginabili da tutti noi.
Quindi con senso di responsabilità, con la necessaria moderazione ma con una forte consapevolezza si è suonato un campanello d’allarme per richiamare l’attenzione del Governo su questa importante necessità del territorio marchigiano. E’ un dato di fatto che la finanziaria dell’anno scorso non ha messo risorse e ancora in questi minuti in cui stiamo parlando, nonostante i contatti telefonici che tutti noi abbiamo avuto e che stiamo cercando di avere per capire cosa materialmente è scritto nella finanziaria che formalmente il Governo ha approvato ieri, non sappiamo quante sono le risorse per completare la ricostruzione del terremoto in Umbria e nelle Marche. Ancora non abbiamo notizie certe ma solo notizie informali, quindi mi guardo bene dal commentare le notizie informali. Aspettiamo con certezza le tabelle allegate alla finanziaria, poi faremo una valutazione più serena, più obiettiva rispetto al comportamento del Governo.
Da parte nostra, del Presidente D'Ambrosio non può che esserci — ma è un atto doveroso — un richiamo, una sollecitazione forte nei confronti del Governo nazionale, e ora del Parlamento, perché la finanziaria nei prossimi giorni passerà in Parlamento, affinché si dia legittima soddisfazione alle aspettative non delle Regioni intese in senso istituzionale. Non è una questione che riguarda i rapporti tra il Governo nazionale e quello regionale come se parlassimo di qualche altro provvedimento, di qualche altro programma, di qualche altro obiettivo che noi ci poniamo, ma qui si tratta, essenzialmente, di dare continuità ad un’opera avviata. Quando il Parlamento ha approvato la legge 61 nel 1998, ha parlato chiaro, ha detto alle migliaia di cittadini marchigiani colpiti dal sisma, che lo Stato prendeva determinati impegni. Così si è andati avanti, con i tempi necessari, con la programmazione, con le priorità che sono state decise, ma alcune migliaia di cittadini stanno legittimamente aspettando il compimento della ricostruzione, quindi lo Stato ha un dovere nei confronti dei cittadini colpiti dal sisma, non di un banale rispetto di cortesia istituzionale fra il Governo nazionale e quello regionale, noi dobbiamo dare risposta alle migliaia di cittadini che stanno aspettando che i loro progetti possano essere finanziati. Sappiamo altresì — è stato detto con chiarezza anche questo, dal Presidente D'Ambrosio in quell’appuntamento ampiamente partecipato, denso, di Camerino della scorsa settimana — che non si ha la pretesa — sarebbe persino poco serio chiederlo — che i 1.700 milioni di euro vengano stanziati tutti e subito, perché, ammesso che così fosse, e le condizioni generali del paese non lo consentono, sappiamo che non saremmo neanche in grado di spendere immediatamente tutte queste risorse, quindi ci deve essere un rapporto di confronto senza pregiudizi per capire quali sono le esigenze — e noi le conosciamo, sappiamo anche qual è la capacità reale di spesa che possiamo avere quest’anno, l’anno prossimo fra due anni — pertanto lo Stato centrale, scaglionando i finanziamenti per i prossimi due-tre anni, deve consentirci il completamento dell'opera di ricostruzione.
Non vedo alcuna drammatizzazione, non vedo forzature nella mozione che è stata presentata né polemiche, c'è un richiamo e basta. Forse può essere precisata la parte finale, quando si chiede lo stanziamento di tutte le risorse indispensabili: quella parte si può anche modificare, nel senso di chiedere, sia pure scaglionato, il finanziamento di quell'importo per i prossimi anni, ma è un fatto più formale che sostanziale. La mozione si pone l'obiettivo di un forte richiamo al Governo affinché vengano mantenuti gli impegni. Ripeto, il quadro delle risorse già assegnate, come sono state spese, i fabbisogni futuri, è tutto documentato con una chiarezza, con meccanismi di conoscenza da parte di tutti, con meccanismi di trasparenza che credo non abbiano precedenti. Chiunque voglia essere documentato sulle risorse, su come sono state utilizzate, in quali settori, dove, persino i singoli nomi, i singoli beneficiari per gli edifici privati, basta collegarsi al nostro sito specifico per avere tutti questi dati in tempo reale, implementati giorno per giorno. Quindi c'è la massima trasparenza, la massima conoscenza di tutto il quadro della situazione, non dobbiamo alimentare discussioni sulle cifre che sono state fornite perché sono sufficientemente chiare. Quindi concludo dicendo che il contenuto della mozione è ampiamente condivisibile: se poi si vuol favorire un'approvazione come avvenuto nel passato, più larga possibile del Consiglio, si può adeguare l'ultimo capoverso che, anziché, come è scritto letteralmente, chiedere il finanziamento tutto in blocco, in questa finanziaria, che peraltro non c'è stato, chiedendo finanziamenti scaglionati in un tempo ragionevole, in base alle esigenze da concordare fra la Regione e lo Stato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Le preoccupazioni del collega Grandinetti e del collega Pistarelli mi trovano d'accordo su questa preoccupante situazione. Vedi caro Procaccini, è molto facile prendersela sempre con il Governo centrale, ormai è diventata una palestra per voi, uno slogan: quando ci sono problemi, per voi è sempre colpa del Governo centrale. Tento brevemente di fare alcune precisazioni e alcuni chiarimenti, anche perché questa maggioranza non sempre dice la verità e abbiamo anche le prove, caro Procaccini e caro Modesti. Faccio un esempio. Si è verificata una polemica, trasmessa dal Tg2, pubblicata sui giornali nazionali, in cui si parlava di una delibera fatta dalla Giunta regionale per far pagare fitti ai terremotati. Chi non ricorda le prese di posizione di Silenzi, quando sostenevamo che dicevamo le solite bugie, la solita propaganda, la solita speculazione politica, anche con i terremotati. Guarda caso abbiamo una lettera del Ministero dell'interno che ha risposto ad un'interpellanza della senatrice Bianconi. Approfitto per leggere sei righe, per farvi capire dove sta la verità e dove stanno i bugiardi. Non ripeto le parole che diceva ieri Rizzo in televisione nei confronti del Governo, cioè "vergognatevi", ma di fronte a chi vuol far pagare i fitti ai terremotati penso che "vergognarsi" sia la cosa più semplice e modesta che si possa dire a un'istituzione: "Ciò premesso la prefettura di Macerata ha comunicato che la Giunta regionale, con delibera 272 del 4.3.2003 ha già provveduto a modificare il punto 3 bis della deliberazione di Giunta regionale n. 227 dell'8.2.2000, sostituendolo con il seguente: Gli assegnatari di alloggi provvisori di edilizia residenziale pubblica, ivi compresi i prefabbricati in legno, che abitavano in edifici danneggiati dagli eventi sismici i cui termini di ultimazione dei lavori siano stati prorogati dal Comune ai sensi dei commi 1 e 2 dell'art. 8 della legge 98 e successive modificazioni ed integrazioni, conservano il diritto ad occupare gli stessi alloggi senza oneri a loro carico". Vergogna, voi vi dovete vergognare per quegli atti che avete fatto. La vergogna sta nel fatto che cercavate di dire che speculavamo su queste cose, invece non abbiamo permesso di fare un atto ignobile e incivile nei confronti dei terremotati e la verità viene sempre fuori, nonostante che mistifichiate e peschiate nel torbido, cercando di incolpare chi, con onestà e serietà, sta facendo il proprio lavoro.
Mi dispiace che oggi non c'è il collega Silenzi, ma il Presidente D'Ambrosio, molto sensibile, gli riferirà. Posso assicurare che il Presidente D'Ambrosio è sensibile e attento a questa problematica e non si è mai tirato indietro, però alcune cose bisogna che anche a lui le chiediamo. Quando il sindaco di Serravalle Rocchetti dice — sta per festeggiare il settimo anno dal terremoto, il terremoto non è di ieri — "abbiamo fatto meglio del Friuli", prima di fare dei paragoni il sindaco di Serravalle pensi a se stesso, perché c'è sempre uno che fa meglio dell'altro, magari chi verrà dopo di lui dirà che ha fatto meglio di Rocchetti, quindi queste "sparate" se le può anche risparmiare. Ma il sindaco Rocchetti deve dare anche delle risposte alle frazioni che sono ancora allo stato iniziale, tra poco nevicherà in quelle zone e io ho invitato la Commissione a fare un sopralluogo, a verificare lo stato di quelle zone, in cui si vive con il freddo, la neve, il gelo.
Il Presidente D'Ambrosio è stato bravo in alcune circostanze, però vorrei ancora delle risposte che certo non mi potrà dare oggi, mi auguro che me le dia in futuro, perché è molto semplice criticare i tecnici senza assumersi mai la responsabilità: una volta è colpa del Governo che fa mancare il finanziamento; non partono le opere o le ristrutturazioni per colpa dei tecnici che si sono accaparrati troppi progetti, e allora ho scritto una lettera al Presidente D'Ambrosio perché mi dica chi sono questi progettisti, quanti progetti hanno fatto, quanti ritardi ci sono e se siete nelle condizioni di revocare anche il finanziamento, denunciando chi ha provocato queste anomalie. Il Presidente è stato molto serio e coretto, perché nel mese di maggio ha mandato una lettera ai sindaci con correttezza e serietà, quindi quando le cose sono fatte bene bisogna darne atto. Però aspettiamo ancora una risposta se sono stati revocati degli incarichi, chi sono questi tecnici, se è vero che hanno fatto questo accaparramento, oppure se la Giunta regionale ha adottato delle procedure che hanno imbavagliato, ingarbugliato gli stessi interventi. Quando si parla di interventi unitari, chi ha fatto l’amministratore sa quante difficoltà ci sono negli interventi unitari. Non è semplice far mettere d’accordo tutti, ci può essere anche un proprietario che non è interessato, ma ce ne accorgiamo dopo sette anni? Questa è una richiesta che avevamo fatto anche in Commissione, poi vorrei dare anche alcune cifre per far capire che non è tutto rose e fiori ci sono dei ritardi da parte della Giunta regionale, ci sono delle inadempienze sul controllo, sulla funzione, sul rispetto delle regole, quindi smettetela di criticare e attaccare sempre il Governo. Avete sempre quella macchia nera per cui volevate far pagare i fitti anche ai terremotati, questa nessuno ve la potrà mai togliere. Non so se è vero — perché è passato diverso tempo, i dati sono stati poi aggiornati — però si diceva che complessivamente, nel comune di Serravalle, su 852 immobili ristrutturati definitivamente sono 221, in corso di ristrutturazione 341, di prossimo inizio 56 e i progetti in fase di istruttoria 234, quasi il 30% ancora in fase istruttoria. Il sindaco di Serravalle che dice che è più bravo rispetto al Friuli, deve leggere attentamente e fare qualche giro anche nelle frazioni. Io invito di nuovo la IV Commissione ad andare a Serravalle prima dell’inverno, a vedere come vivono queste persone, in che situazione stanno.
L’altro giorno ho visto a Rai3 una parata del centro-sinistra a Serravalle: strade e deserto. Non so quanti milioni sono costate. Lì si parla di investimenti... Mi auguro che un domani grosse industrie vadano ad investire a Serravalle, ma prima di investire questi soldi — se sono della Ue — valeva la pena fare quelle piazzole, quelle strade in aperta campagna? Vedevo che il collega Silenzi era pronto a tagliare il nastro, ma il nastro di che cosa? Di una scuola? Di una palestra? Di nuove abitazioni? La campagna elettorale, amici Ds, fatela con altre cose, non speculate sul terremoto o sui fondi del terremoto.
Sicuramente voterò contro la mozione di Procaccini, perché è demagogica, strumentale, che non porta e non vuol portare alla verità dei fatti, non mette in luce le inadempienze della Regione, non mette in luce alcune difficoltà che si sono incontrate. Ringrazio anche il dott. Conti, che con molta sensibilità è stato sempre a disposizione per informazioni, per collaborazione, non si è mai tirato indietro, anche in Commissione. Lo ringrazio per questa collaborazione che mi auguro perduri anche per il futuro.
Se facciamo delle critiche, a volte accalorate, è solo per cercare di sensibilizzarvi un po’ di più, non di speculare su queste problematiche. Fate qualche inaugurazione di meno e aprite qualche alloggio in più.
Mi auguro che la Casa delle libertà non cada nel tranello delle sinistre, che oggi parlano solo di mancanza di fondi, perché quei fondi li potranno utilizzare fra tre anni. Utilizzino quelli che hanno di fondi. Dobbiamo sapere quanti fondi sono ancora fermi. E’ un falso problema quello di Procaccini. Oggi quanti miliardi sono fermi a Serravalle? Quelli che verranno potranno essere utilizzati fra tre anni, quindi smontiamo i falsi problemi, cominciamo veramente a mettere a nudo le pecche di questa Giunta regionale alla quale non interessa niente del popolo di Serravalle e di altri comuni, le interessa solo fare le parate e tagliare i nastri, come fatto l’altro giorno. Non hanno invitato nessuno: c’era il presidente della Provincia, c’era il presidente del consiglio provinciale perché candidato alla presidenza della Provincia, ma non c’era nessuno della Casa delle libertà. Il terremoto è solo del centro-sinistra? I soldi, però, li deve tirar fuori il Governo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Al di là delle argomentazioni più tecniche che seguiranno nel mio intervento, vorrei fare una premessa di carattere politico che mi sembra a questo punto doverosa.
Penso che una speculazione di natura politica su questo argomento sia evidente. Non me ne voglia il collega Procaccini, ma il modo con cui si presenta questa mozione, prima ancora che la finanziaria sia presentata, si dice: “problematiche inerenti i mancati finanziamenti dello Stato per la ricostruzione post terremoto”, quindi si dà per certo che finanziamenti aggiuntivi della finanziaria precedente e della finanziaria futura non ci siano.
Sulla finanziaria precedente ci sono stati finanziamenti aggiuntivi, non sono mancati, ma soprattutto dobbiamo essere seri nel rilevare che, anche con i Governi di centro-sinistra per un anno non sono stati aggiunti finanziamenti, quando era più che evidente che essi non servivano in quanto i finanziamenti concessi nell’anno precedente non erano stati ancora utilizzati.
Voi potete guardare e andare a controllare se quanto dichiaro corrisponde a verità. Lo scorso anno non ci sono state grosse somma ma c’è stato un prosieguo nell’erogazione dei finanziamenti. E’ evidente che quest’anno, in presenza di calamità nazionali che sono impressionanti e sotto gli occhi di tutti — ogni settimana ce ne tocca una, l’ultima quella di Carrara, ma vulcani, alluvioni, terremoti sono un prosieguo — è chiaro che dovremmo fare grossi sforzi, tutti insieme, per avere risorse aggiuntive per le Marche nel 2003, perché la situazione è obiettivamente critica. Anche nelle parole del responsabile della protezione civile dott. Bertolaso ho scorto questa preoccupazione: da una parte si dice “state tranquilli, non vi lasceremo senza risorse”, dall’altra una preoccupazione nel dire “abbiamo al Basilicata, abbiamo la Sicilia, la Puglia, la Campania, il Piemonte e i fondi non sono infiniti”. La situazione delle case statali è quella che è, quindi è chiaro che dobbiamo essere realisti.
La cosa importante per quest’anno è che ci siano alcuni finanziamenti tali da poter non consentire il blocco della macchina organizzativa messa in piedi per il terremoto, perché il tasso di utilizzo dei finanziamenti avuti fino a quest’anno è pari all’81%, che è un buon tasso di utilizzo e questo fa capire che ci sono ancora dei margini, ma è evidente che questi margini, probabilmente, non saranno sufficienti a coprire l’intero 2004. Quindi, se per il 2004 non venisse previsto alcuno stanziamento perché altre calamità, altre regioni possono avere il sopravvento, è chiaro che ci sarà un lasso di tempo in cui potrebbe crearsi un black-out finanziario, quindi problemi nella macchina organizzativa messa in piedi (personale assunto nei Comuni ecc.). Responsabilmente, come Udc abbiamo fatto la nostra parte, credo che tutti i gruppi stiano facendo la loro parte per sollecitare e far presente al Governo questa necessità. Non è però possibile presentare le cose nel senso che “se il Governo non fa la sua parte è tutta colpa sua, se dovesse mettere i soldi il merito è della Regione che li aveva richiesti”. Dobbiamo uscire da queste logiche che sono furbizie politiche più che evidenti, nessuno è nato ieri, queste le capisce anche un bambino di pochi anni. Il tentativo politico è questo ma non serve per arrivare alla conclusione. Noi dobbiamo essere uniti sui fatti, riconoscere questa difficoltà, riconoscere che ad oggi i governi nazionali di centro-sinistra e di centro-destra hanno portato nelle Marche qualcosa come 5.400 miliardi di vecchie lire che non sono poca cosa.
Le richieste aggiuntive non so se sono in eccesso, certo è che non possiamo pretendere — l’ho detto anche l’anno scorso, forse sono più realista del re — che se ci danno lo stato di emergenza... A me sembra un controsenso, perché se diciamo che siamo a buon punto sulla ricostruzione, che abbiamo quasi finito, poi dall’altra parte diciamo che c’è ancora lo stato di emergenza al settimo anno, c’è qualcosa che contrasta fra queste due dichiarazioni. Quindi lo stato di emergenza non ce lo riconoscono e fanno bene a non riconoscerlo perché non c’è più, non ci deve essere più, altrimenti sarebbe un disastro; siccome però dei passi in avanti ci sono e la ricostruzione è ben lungi dall’essere terminata, è chiaro che serviranno altre risorse. Non so se dell’ordine di 1.700 milioni di euro, che mi sembrano tanti. Lì bisognerà anche andare a fare una cernita. Io non sono in grado di poter fare questo, ho però visto che sono stati richiesti finanziamenti, indicandoli anche come siti idonei per le attività produttive o per aiutare le attività produttive; ho visto vecchi fienili “spallati” e qualcosa di poco più che bungalows. Dobbiamo essere seri: non si può pretendere il finanziamento su tutto, di fronte anche a uno stato di calamità di questo tipo. Credo che dovremmo concentrarci sulle emergenze vere, sulle necessità vere: completamento della ricostruzione delle prime case, problema delle seconde case che verrebbero a trovarsi in difficoltà senza ulteriori finanziamenti, ma rispetto ad altri una verifica e una cernita credo che vada fatta. Ammetto che, fossi stato amministratore di un ente — Comune, Regione, Provincia — anch’io avrei cercato di chiedere e ottenere il più possibile, perché ci mancano sempre i soldi, quindi se c’è qualche quattrino in più in qualche modo lo si utilizza; Non faccio un dramma rispetto a queste cose, perché mi sembra umano che ogni amministrazione, di centro-destra o di centro-sinistra possa chiedere queste cose, ma credo che un’analisi più rifinita anche sui bisogni vada fatta, perché ritengo che, sullo slancio iniziale siano stati richiesti più finanziamenti anche per tante cose in più. Non dimentichiamo che lo Stato italiano è l’unico, in Europa, nel quale il Governo centrale si impegna, in caso di calamità, a ridarti l’abitazione in toto. Voi sapete che negli altri Stati va fatta un’assicurazione privata, per cui lo Stato ti dà il 50% e tu metti l’altro 50%. Lavoriamo quindi con criterio rispetto a questi obiettivi.
Sono d’accordo che bisogna premere sul Governo per ottenere dei fondi, ma facciamolo in maniera realistica, non aspettandoci cose che non ci possono essere concesse.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini per la replica.

CESARE PROCACCINI. Sarò brevissimo, soltanto per fare una precisazione. Abbiamo presentato un emendamento all’ultimo capoverso della mozione, proprio per dare una concreta disponibilità al dibattito che c’è stato finora. La nostra mozione non vuol essere polemica né tanto meno avere preconcetti, ma proprio in continuità con lo spirito unitario che su questo terremoto questo Consiglio ha sempre avuto, sia in questa ma anche nella trascorsa legislatura, vogliamo giungere, se possibile, ad una mozione unitaria proprio perché lo scopo è quello di intervenire, sia per completare la ricostruzione sia per incentivare lo sviluppo di quelle zone ed è per questo che questi 1.752 milioni vanno scaglionati nelle leggi finanziarie, comunque negli atti a venire dei governi, prescindendo da quello in carica, perché se il mancato finanziamento ci fosse stato anche con un Governo di centro-sinistra credo che questo Consiglio regionale, giustamente, avrebbe fatto sentire la propria voce.
Nella mozione c’è un errore: nell’ultimo capoverso non c’è scritto 1.752 milioni ma una cifra illeggibile.
Con queste considerazioni mi auguro che questa mozione, che oserei dire tecnica, asettica, si possa tranquillamente votare.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D’Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Una brevissima considerazione al termine del dibattito. Sottolineo che noi non abbiamo mai strumentalizzato la questione del terremoto e della ricostruzione, quindi credo che questo sia un segno importante in questo Consiglio regionale. Mi pare che anche il dibattito di oggi, con qualche ulteriore “ricamino”, abbia tenuto fede al tema. Anch’io sono su questa linea. Noi abbiamo calcolato alla virgola quello che serve per finire la ricostruzione. Nessuno pensa di avere questi soldi subito, anche perché non li potremmo spendere. Abbiamo previsto una gradualità nel tempo, l’abbiamo indicata anche, più o meno è quella che ci consentirebbe di terminare bene e in tempi ragionevoli.
E’ chiaro che la pressione di tutti nei confronti del Governo, che in questo momento sta scrivendo le tabelle allegate alla finanziaria — perché la finanziaria finora è stata approvata nelle grandi linee, ma materialmente si sta scrivendo adesso — dovrebbe servire a questo.
Chiedo solo, a tutti, di farsi carico di questo tema: noi abbiamo bisogno di una quantità minima di risorse che ci consenta di garantire il finanziamento a quelle domande che erano state dichiarate ammissibili, inoltre abbiamo bisogno di non smontare la macchina della ricostruzione che è fondamentale.
Questi sono i punti e i livelli minimi sui quali ci attesteremo. Spero che il Governo si faccia carico di questo, nessuno gli chiede di darci tutto, perché non siamo assolutamente dei massimalisti in questo senso, per il resto mi auguro che questo clima ci consenta, insieme, di arrivare ad una buona fine e ad una buona ricostruzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Vorremmo subemendare la proposta di risoluzione, perché rispetto alla mozione di Procaccini tutti hanno sottolineato il fatto che non si può chiedere al Governo i 1.752 milioni di euro necessari per il completamento. L’emendamento recita: sostituire il capoverso “impegna la Giunta” con “affinché chieda al Governo nazionale di stanziare in questa legge finanziaria e nelle prossime le somme stimate in 1.752 milioni di euro necessari a completare la ricostruzione post terremoto”. Noi vorremmo invece scrivere “preso atto della necessità di portare a completamento l’opera di ricostruzione; tenuto conto che è in discussione la legge finanziaria; considerato che a tutt’oggi la situazione della ricostruzione è la seguente”, e facciamo l’elenco. Poi: “impegna la Giunta regionale affinché: 1) individui le necessità, se necessario modificando le ordinanze di competenza regionale; 2) chieda al Governo nazionale di stanziare nella legge finanziaria imminente i fondi necessari per l’attuazione di dette priorità”. Cioè, facciamo la battaglia sul 2004. Poi: “dando continuità alla ricostruzione e allo sviluppo delle aree colpite dal terremoto. Quanti sono i fondi necessari? 500 milioni? 400 milioni? Facciamo la battaglia su questo, perché diciamo che quelle sono le priorità per non bloccare la macchina. Su questa proposta mi pare che si possa convergere tutti, perché il testo così com’è, soprattutto nelle premesse, dove c’è scritto che praticamente già si sa che non ci sono i fondi, non è cosa vera, perché abbiamo detto adesso che si sta lavorando sulle tabelle, quindi quel testo non è possibile votarlo, da parte nostra.

PRESIDENTE. C’è stata la presentazione di un emendamento che è già stato illustrato dal consigliere Procaccini, quindi lo pongo in votazione.

FABIO PISTARELLI. Chiedo cinque minuti di tempo per sentire l’orientamento dei gruppi. Se riuscissimo a fare una cosa unitaria sarebbe meglio.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Se i colleghi sono d’accordo proporrei di proseguire con i due atti amministrativi che abbiamo all’ordine del giorno e poi, a fine mattinata, verificare dove siamo arrivati. Quindi non fare la sospensione e continuare con gli atti, nel frattempo un rappresentante per ciascun gruppo si riuniscono per verificare se c’è la possibilità di fare una risoluzione unitaria.

PRESIDENTE. Pongo in votazione questa proposta.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione generale): «Art. 138 del D. Lgs. 112/98 — Linee guida per la programmazione della rete scolastica del sistema scolastico marchigiano per l’anno scolastico 2004-2005» Giunta (118)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 118, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. La presente proposta di atto amministrativo nasce dalla necessità da parte della Regione e degli enti locali di esercitare con pienezza le competenze previste dagli articoli 138 e 139 del D. Lgs. 112 in materia di istruzione. L’atto definisce anche strumenti e procedure con un ordine concordato tra i soggetti istituzionali coinvolti. Due sono i contenuti fondamentali dell’atto: la riorganizzazione della rete scolastica intesa sia come dimensionalmente delle istituzioni scolastiche, sia come offerta formativa e la definizione degli ambiti funzionali. Il piano regionale di dimensionalmente delle istituzioni scolastiche regionali — è l’atto 297/99 della nostra regione — dopo la sua approvazione ha subito alcuni atti di modifica ma mantiene sostanzialmente intatti i criteri e le procedure con cui è stato attivato. E’ però necessario che la Regione detti criteri e procedure per consentire agli enti locali, la istituzione, l’aggregazione, la fusione, la soppressione di scuole, i Comuni per quanto riguarda la scuola di base, le Province in relazione all’istruzione superiore.
Il presente atto ha una validità annuale e rappresenta una prima sperimentazione soprattutto per quanto riguarda l’offerta formativa dell’istituzione scolastica di secondo grado.
Occorre informare il Consiglio che da quando è stato approvato il piano di dimensionalmente scolastico al quale ho fatto riferimento precedentemente e da quando sono diventate competenza esclusiva delle Regioni — dal primo settembre 2002, anno nel quale il D. Lgs. 112 è diventato pienamente operativo — nella nostra regione non sono stati istituiti nuovi indirizzi di studio, fatto salvo per l’istituto di istruzione superiore “Einaudi” di Porto Sant’Elpidio, che ha attivato il liceo scientifico a Porto Sant’Elpidio, l’istituto tecnico commerciale a Montegiorgio, l’alberghiero a Sant’Elpidio a Mare.
Da parte delle scuole e anche da parte delle Province stesse in questi anni è stata sollecitata alla Regione la predisposizione di questo atto per poter adeguare i percorsi di studio, quindi l’offerta formativa dell’istruzione superiore rispetto alle esigenze dei territori. La Regione però, proprio in assenza di questo atto e anche per decisioni politiche concordate non ha autorizzato l’attivazione di nessun nuovo indirizzo. Con questo atto apriamo una procedura che potrà consentire questo.
La seconda decisione importante prevista nell’atto è rappresentata dalla definizione degli ambiti funzionali. L’ambito funzionale assume un ruolo importante nella programmazione della rete scolastica e va inteso non soltanto come un bacino d’utenza dentro il quale quantificare il numero degli studenti o degli edifici scolastici ma è l’individuazione di un territorio frutto della sovrapposizione di diverse mappe, per arrivare ad unità base essenziale per la programmazione territoriale. Un riferimento importante, quindi, per: creare nuovi indirizzi di studio e svilupparli; definire relazioni da stabilire tra le varie offerte formative, in particolare lavorare all’integrazione tra istruzione e formazione professionale, ma anche dialogare con i centri educazione per gli adulti, gli Eda, la rete informale dell’istruzione e stimolare la costruzione di reti di scuole, prevedendo anche servizi di supporto tra le scuole stesse, tenendo conto che da parte del Governo, ad esempio, è stata soppressa l’istituzione dei Csi.
Le finalità principali di questo atto, in particolare dell’ambito funzionale, sono: rafforzare il legame tra le istituzioni scolastiche ed il territorio, riconducendo l’offerta scolastica all’interno di un’efficace programmazione territoriale, con rapporti continuativi tra il sistema scolastico, formativo, universitario, sociale, economico ed istituzionale, con l’obiettivo dell’utilizzo ottimale dell’integrazione delle diverse risorse formative al servizio dei cittadini; creare condizioni ottimali perché le istituzioni scolastiche autonome eroghino un servizio di qualità, ampliando l’offerta formativa rivolta al territorio nel suo complesso, evitando sovrapposizione delle stesse ed evitando anche una concezione dell’autonomia scolastica autarchica o in facile competizione di una scuola con l’altra; garantire diverse opportunità formative, in modo da favorire il diritto all’istruzione e alla formazione nel rispetto delle vocazioni culturali, produttive, formative ed occupazionali dei territori stessi ed in sintonia con i programmi di sviluppo locali e regionali, con un particolare riferimento alla necessità di riequilibrare l’offerta formativa a vantaggio delle aree interne che, come sappiamo, non soltanto sui servizi scolastici ma anche sui servizi scolastici, spesso sono in condizioni diverse rispetto ad aree più forti del territorio; incentivare poi il consolidamento della collaborazione tra il sistema dell’istruzione e il sistema della formazione professionale, con particolare riferimento ai temi del reciproco riconoscimento dei crediti formativi e della costruzione di percorsi formativi integrati corrispondenti alle specificità ed alle vocazioni socio-economiche dei territori.
Tutti gli interventi hanno comunque la finalità di valorizzare l’autonomia scolastica e qualificare il sistema dell’istruzione.
Con l’atto che andiamo a predisporre la Regione Marche sceglie di individuare gli ambiti funzionali dell’offerta formativa coincidenti con i bacini territoriali dei centri per l’impiego. La proposta è frutto di una consultazione avvenuta al l’interno del comitato dell’offerta formativa, istituito con delibera della Giunta regionale 722 del 4 aprile 2001 e più volte riunita anche in forma ristretta per predisporre e dare un parere sullo stesso atto.
Dal comitato è emersa l’indicazione di valutare la possibilità che gli ambiti funzionali corrispondessero ai bacini di utenza dei centri per l’impiego, in linea anche con le normative europee e nazionali che programmano l’integrazione dell’offerta formativa tra istruzione, formazione e lavoro, nella direzione di costruire un sistema formativo, integrando percorsi di istruzione, formazione e lavoro e anche con l’idea di educazione permanente.
Sono stati indicati inoltre, dal comitato, i principali elementi di valutazione caratterizzanti gli ambiti funzionali, che sono i sistemi economici locali, l’articolazione delle scuole nel territorio intesa come tipologie di scuole e indirizzi di studio, la rete dei trasporti, la rete dei servizi. Occorre dire che nella nostra regione l’ambito funzionale dei centri per l’impiego è operativo anche per quanto riguarda l’educazione degli adulti, così come predisposto nella delibera della Giunta regionale 1023 del 22 luglio 2003.
Credo che occorra mettere in evidenza alcuni limiti di questo atto. So per certo che dall’opposizione si obietterà che esso è prematuro, che si attiva in un contesto ancora incerto, perché, come sappiamo, l’iter della riforma scolastica è in corso. La legge 53/2003, nota come “riforma Moratti”, come sappiamo ha messo in piedi un percorso operativo abbastanza complesso. Si tratta infatti di una legge-delega che, per diventare operativa dovrà emanare, entro 24 mesi, decreti attuativi. Per ora sappiamo che l’unica ipotesi di decreto attuativo operante riguarda la scuola primaria, quindi per la scuola secondaria, che più direttamente interessa anche il nostro atto, non sono ancora state anticipate ipotesi di decreto.
Credo però che questo argomento è privo di fondamento, perché con questo atto, di fatto, organizziamo il territorio e ci predisponiamo, al di là dei giudizi di merito che possiamo esprimere sulla “riforma Moratti” stessa, a gestirla. Individuare gli ambiti funzionali vuol dire quindi definire la grandezza dentro la quale programmare l’offerta formativa, i servizi alle scuole, correggendo nel tempo, credo, squilibri territoriali e diversità di opportunità.
Nuovi indirizzi per le scuole superiori non vuol dire soltanto aggiungere nuovi indirizzi e quindi fare un’operazione di addizione, ma può anche significare sottrarre, riconsiderare, riorganizzare nel territorio l’offerta formativa dell’istruzione superiore, in particolare nel suo complesso.
Mi auguro quindi che questo atto si possa approvare con la sufficiente consapevolezza che le linee-guida che approviamo oggi siano operative per l’anno 2004-2005 ma possano restare tali fino all’approvazione definitiva della “riforma Moratti” per quanto riguarda l’istruzione superiore e il percorso che attiviamo oggi prevede questi passaggi: entro 15 giorni dalla data di approvazione del presente atto i Comuni che hanno intenzione di modificare il proprio piano di dimensionalmente dovranno dare indicazioni e predisporre atti relativi a questo alle Province, le Province entro il 30 novembre dovranno predisporre i piani provinciali i quali, poi, torneranno in Consiglio regionale per mettere in piedi, di fatto, un primo piano della rete scolastica che sarà frutto della sommatoria di questi atti, ovviamente una sommatoria non reinterpretata dalla Regione.
Voglio però terminare con questa considerazione: noi oggi, con questo atto diamo un contributo alla costruzione di una nuova politica della Regione in materia scolastica. Sappiamo che le Regioni sono state tradizionalmente impegnate ed hanno anche una cultura sicuramente significativa per quanto riguarda la formazione professionale. Oggi, con la riforma del titolo V della Costituzione e con una serie di nuove normative ci dobbiamo predisporre a trattare anche l’istruzione e formazione professionale, quindi dovremo predisporci a preparare una vera e propria politica organica in materia di istruzione scolastica. Mi auguro che dopo questo atto — e qui faccio anche un appello accorato alla Giunta regionale — nella nostra regione si possa addivenire ad una legge organica che metta insieme tutte le competenze della Regione, sia in materia di dimensionalmente, sia in materia di offerta formativa ma anche di diritto allo studio, in maniera tale che i nostri giovani, cittadini e cittadine della nostra regione possano avere chiarezza su qual è la politica regionale in materia scolastica.
Tra l’altro, nel Dpefr si dà un’indicazione precisa in questo senso: si intende anche nella nostra Regione costruire una legge organica che possa superare il percorso a mosaico che fino ad ora abbiamo attivato cercando di addivenire finalmente ad una proposta organica che questo Consiglio potrà esaminare, mi auguro, prima della fine di questa legislatura.
Con queste considerazioni mi auguro che l’atto possa essere approvato, ma che davvero ci mettiamo a lavorare per costruire un percorso più certo, più organico per dare indirizzi più precisi alla comunità scolastica della nostra regione, sia alle istituzioni che alle famiglie, agli studenti che le scuole utilizzano.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. La relazione della collega Mollaroli sicuramente ha il pregio del realismo, per cui anche nella parte in cui, oltre a una dovuta enfasi di maggioranza su questo provvedimento, ha sottolineato aspetti che riguardano la transitorietà di questo sistema, l’ho apprezzata. Effettivamente dobbiamo avere la coscienza — questo non va detto per sminuire il testo di questo atto, va detto soltanto per capire fra noi qual è la situazione — che è vero, siamo in corso di riforma del testo costituzionale inerente la scuola ma anche la cosiddetta “riforma Moratti”, che per ora è partita solo per la scuola dell’obbligo. Ma soprattutto siamo di fronte a un punto nodale, cioè la scelta di individuare, nell’ambito di competenza dei bacini dei centri per l’impiego l’ambito ottimale per la organizzazione, istruzione e formazione, quindi anche l’organizzazione e il dimensionalmente dell’offerta formativa.
Cosa dire di questa scelta? E’ una scelta che ha fatto discutere nel mondo della scuola, all’interno degli stessi partiti. So per certo che anche all’interno dei Ds, in diverse zone c’è stata una discussione approfondita su questo argomento, quindi la coscienza del limite che abbiamo oggi è che partiamo da un punto abbastanza fermo, che è questa individuazione. Io ritengo che sia una individuazione per il momento razionale. In mancanza di altri elementi la vedo come razionale, altri la possono vedere sotto l’aspetto politico, quindi c’è chi pensa che questa individuazione sia stata dettata anche da motivazioni politiche e qui si aggiungono elementi di dietrologia varia su cui non voglio assolutamente andare.
Si sa che l’applicazione della “legge Biagi” potrebbe stravolgere anche l’assetto generale dei centri per l’impiego, ma io credo che questo lo sappia l’assessore, lo sappia la Mollaroli, lo sappiano tutti i colleghi, quindi questo può avvenire. Però partiamo da un punto razionale. Una sola cosa chiedo: sappiamo che è un punto di partenza, non è un punto di arrivo. Quindi lo consideriamo un punto di partenza con umiltà, ma anche sapendo che è una base razionale di programmazione. Cosa dobbiamo fare ora? Naturalmente incentivare la Provincia a un contatto ampio con i Comuni, a una programmazione, a una concertazione molto ampia. Spero che questo avvenga nei tempi stretti che ci imponiamo.
Ho visto un emendamento della stessa collega Mollaroli che tende a dare qualche giorno in più. Ci siamo posti in Commissione il problema di accelerare i tempi, anche perché l’amministrazione della scuola dovrebbe poi dare le risposte sulla base della programmazione che facciamo noi, quindi sarei dell’idea di non dare molto più tempo, anche perché le Province sono pronte a questa programmazione, risulta da tutte le parti, i Comuni maggiori sono anch’essi preparati, occorrerà un po’ di tempo per la programmazione, la concertazione con i Comuni minori.
Detto questo non ho altro da aggiungere. Abbiamo la coscienza di questa transitorietà e del fatto che partiamo da un punto fermo che è l’individuazione dell’ambito ottimale nei bacini del centro per l’impiego. Per il momento va bene, abbiamo fatto in Commissione una modifica che spero l’assessore condivida e che rimanda alle competenze della Provincia l’individuazione di sub-ambiti o macro-ambiti, a seconda della funzionalità, quindi diciamo che accorpamenti degli ambiti dei centri per l’impiego attuale, oppure l’individuazione di sub-zone rispetto all’ambito attuale possono essere funzionali. Per ora lo rimandiamo al buon senso, alla razionalità, alla sensibilità delle Province, riservandoci, come Regione, di esaminare questi atti.
Questo mi pare giusto, ha conferito una certa elasticità, per cui consente alle Province di muoversi in maniera un po’ più dinamica ed elastica e naturalmente prepariamoci noi per quando questi piani verranno.
Esprimo quindi parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Io non esprimerò invece un parere favorevole, non perché non mi abbia convinto la relazione della presidente della Commissione, alla quale devo riconoscere la capacità di presentare un atto nel miglior modo possibile, ma vorrei fare un ragionamento con i due assessori — parlo anche dell’assessore al lavoro, perché questa riforma degli ambiti ottimali sta in piedi nella misura in cui i due assessori cominciano a lavorare insieme, altrimenti abbiamo fatto male a fare questa scelta — perché personalmente ritengo che l’ambito ottimale nel quale fare il dimensionamento scolastico sia quello dei centri per l’impiego, come è stato fatto. Ritengo che scuola e lavoro debbano essere fortemente integrate, non solo perché lo dice l’Ue ma perché così deve essere e conoscendo un pochino il mercato del lavoro delle Marche credo che ci siano punti così chiari sui quali intervenire che si fa presto a metterli in fila. Il problema più grande che abbiamo sono i laureati che sono ancora pochissimi, meno della percentuale nazionale e quelli che abbiamo trovano poi lavoro fuori regione. Abbiamo invece una scuola secondaria superiore ottima, nel senso che chi è diplomato trova poi lavoro, ma anche buona nella qualità dell’istruzione che dà. Abbiamo una scuola elementare anche per le riforme recenti, in grado di misurarsi con i curricola con i quali i bambini si devono formare; abbiamo avuto, fino a poco tempo fa, anche dei notevoli risultati per quanto riguarda il sostegno. Noi abbiamo 3.317 bambini in condizione di dover essere sostenuti e abbiamo meno insegnanti rispetto all’anno passato, ma un sostanziale livello di intervento. Abbiamo però un dato per le pluriclassi nelle scuole elementari della regione: nell’anno scolastico 2003-2004 aumentano rispetto all’anno precedente.
Nel momento in cui si prefigura una riforma e si istituisce un ambito, il gruppo di studio avrebbe dovuto finire il suo lavoro di simulazione e non arrivare questo atto in itinere, cioè prima facciamo la strumentazione e poi vediamo come va a finire, perché come va a finire lo si capisce bene. Va a finire come quando si fa una riforma — nelle Marche l’abbiamo fatta — e poi non la si guarda più. Faccio l’esempio dei centri per l’impiego. Noi siamo stati, a un ceto punto, l’unica Regione in Italia che aveva sostenuto la struttura pubblica dei centri per l’impiego. Non l’aveva fatto la Toscana, non l’aveva fatto l’Emilia Romagna. Le agenzie interinali nelle Marche, i soldi del Fse non li prendevano. Non è secondario. l’avevamo fatto trattando con l’Ue, dicendo che questa era una scelta politica sulla quale ci saremmo battuti e che le agenzie interinali, qui non dovevano avere soldi pubblici. Da quel momento lì a oggi, avevamo detto, ogni anno 3 miliardi per fare in modo che i centri per l’impiego diventassero strutture serie, non come quelle del Ministero del lavoro. Ciò significava diverse cose. Primo, che le 600 persone che passavano dalla Regione alle Province venivano messe a lavorare nei centri per l’impiego anche nei punti locali periferici; che l’informatizzazione veniva fatta anche nei punti locali; che i punti locali periferici dovevano avere l’apertura tutti i giorni della settimana e qualche volta anche al pomeriggio. Questo era quello che avevamo detto e di tutto quello che abbiamo detto non è successo niente. Cosa è successo invece? Nella provincia di Pesaro si spendono circa due miliardi per comprare un’abitazione di stile barocco per il centro per l’impiego di Fano. Niente investimenti a Cagli, Fossombrone, nessuno è andato a lavorare, se non qualche ora, per scusa, a Cagli e Fossombrone, però due miliardi del Fse messi lì.

GIAN MARIO SPACCA, Vicepresidente della Giunta. Da un privato?

CRISTINA CECCHINI. Da un privato, certo. Potrei anche dire il nome, ma Minardi secreterebbe subito la seduta e allora non lo dico, ma tutti lo sanno.

FABIO PISTARELLI. Minardi, ma può essere anche che lui...

CRISTINA CECCHINI. Un tale Minardi, imprenditore, proprietario dell’immobile. E’ irrilevante, non voglio parlare di questo, voglio parlare di come si spendono i soldi dei centri per l’impiego e quindi provo a ragionare sul master plan dei servizi per l’impiego, nel senso che abbiamo documenti pubblici. L’Armal ci ha fatto il master plan dei servizi per l’impiego. Relativamente a quanta gente va, porre al centro del sistema la persona priva di occupazione, semplificare e razionalizzare, promuovere e sviluppare. Sostanzialmente non si è fatto niente, quindi i 3 miliardi dell’anno attuale, poi c’è la distinta nel piano delle politiche attive del lavoro del 2003: si vede che si acquistano ancora soltanto strutture informatiche, dei 1.910 milioni si fanno, appunto, strutture informatiche, quest’anno e l’anno precedente è stato uguale, ma la vera scommessa che abbiamo perso, è che quando abbiamo passato il personale dalla Regione alle Province il posizionamento dei nostri “regionali” nei centri per l’impiego locali, di fatto non è avvenuto.
La scommessa politica che avevamo pensato di combattere in questa regione era: non alle agenzie interinali, sì ai centri per l’impiego diffusi nel territorio. Oggi abbiamo tre strutture del tutto forti a Pesaro, Fano e Urbino, la stessa cosa si può dire — vi posso argomentare su quello che succede — per San Benedetto, Ascoli e Fermo. Nessun punto locale aperto. VI posso dire che cosa è stato fatto per gli investimenti ad Ascoli Piceno: la stessa operazione di Fano, senza il privato che se ne è avvantaggiato. Quindi tutta la nostra politica, nella quale abbiamo cercato di riconvertire fortemente le scuole regionali della formazione professionale — unica risorsa nelle Marche, sulla quale abbiamo richiesto la deroga, che scattava il primo gennaio 2003 — ma di fatto che cosa è successo? Sostanzialmente una razionalizzazione e siamo lontanissimi da quando c’era l’assessore Berionni per cui tutto il piano Fse doveva andare a sostenere le scuole regionali perché i soldi andavano a trainare le strutture che c’erano, ma ancora non lavoriamo per il territorio. Questa è la situazione dei centri per l’impiego. L’assessore Ascoli, che conosce meglio di me, perché l’ha realizzato assieme all’Armal, il master plan sa che non dico bugie.
Non voglio entrare ulteriormente nel merito ma vorrei tornare sulla questione delle scuole. Perché dico che non mi convince tutta l’operazione? Non mi convince perché così purtroppo è, perché il gruppo di lavoro non ha concluso, perché i dati dell’ufficio scolastico regionale vengono forniti solo se uno li richiede, nel senso che non c’è alla base un ragionamento sui corsi che ci sono e i corsi che dovrebbero esserci, i corsi che ci sono nell’ambito territoriale ics e i corsi che ci dovrebbero essere in quell’ambito, quali sono le richieste e per chi le fa. Tutto questo non c’è. Poi può essere giusto o non giusto il ragionamento che ne deriva, ma non c’è dubbio che tutto questo non c’è. E se non c’è noi costruiamo una strutturazione chiamata ambito territoriale ottimale, nel quale, sostanzialmente, si darà alle Province la possibilità di istituire nuovi corsi e capisco che, vicine le elezioni, questo può essere comodo; si darà ai Comuni grandi la forza di fare quello che fanno di solito, cioè ottenere; i Comuni dell’entroterra, che continuano ad avere le pluriclassi che aumentano continueranno ad accontentarsi e sostanzialmente la politica di sviluppo dell’offerta non c’è. Non è che non si vede, perché allora ci dovrebbe essere un’operazione di marketing pi efficace, nonostante i consulenti che avete rinnovato, ma non è questione di marketing, il problema è che non c’è perché non c’è un brogliaccio in cui si dica “abbiamo fatto questi similitudini, tentiamo di fare in questo modo”. E’ un ragionamento che si può condividere oppure no, ma è un ragionamento sull’offerta formativa e sulle difficoltà che ci sono, articolate, ambito per ambito. Un conto è essere nel nord delle Marche e un conto nell’ambito del maceratese. O no? Altrimenti perché facciamo quelle politiche attive del lavoro differenziate nel territorio? E i dati sull’occupazione e le criticità sull’occupazione diventano nuovi corsi. Siccome questo documento non c’è, non credo che qualcuno sia stato reticente a darmelo, perché l’ho cercato e alla fine mi sono accontentata dei dati che mi ha fornito l’ufficio scolastico regionale — perché a domanda rispondono sui dati dello stato dei fatti — non c’è un ragionamento di programmazione. Rispetto a questo, nel condividere l’operazione sui centri per l’impiego so che, dietro, la sostanza di questo ragionamento di programmazione non c’è, dai dati ufficiali non si evince, quindi voterò contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Anche noi, come ha già fatto il consigliere Cecchini, esprimiamo molte perplessità sulla opportunità e sulla tempistica di questo atto, per varie ragioni che potrebbero essere desunte dalla stessa relazione che la maggioranza propone come presentazione dell’atto stesso dove, a ben leggere, tra le righe, si evidenzia la provvisorietà, la transitorietà di questo intervento e quindi, diciamo noi, probabilmente la necessità, l’opportunità, quanto meno, di aspettare.
E’ vero che c’è il D. Lgs. 112, in particolare gli articoli 138 e 139 che incalzano, però è vero che incalzano da tempo, da mesi per lo meno e potevamo sicuramente aspettare anche qualche altro mese senza che nulla accadesse di grave o senza che si compromettesse, a causa della mancanza di queste linee guida la vita scolastica regionale. E’ vero invece, e si legge nella stessa relazione che è stata proposta, che i decreti attuativi della stessa riforma scolastica nazionale, la cosiddetta “riforma Moratti”, non sono ancora attuati, non sono ancora, in buona parte, neanche emanati, quelli che sono stati emanati non sono ancora in vigore, cosicché anche questo consigliava di aspettare, perché sappiamo che sia in tema di formazione professionale, sia in tema di scuole, di istruzione professionale delle novità ci saranno, andranno a modificare sicuramente i percorsi formativi e si renderà comunque necessario tornare poi sull’argomento. Si dice, sempre nella relazione, che questo è un atto transitorio, che comunque dovrà arrivare fino a quando l’attuazione della riforma non sarà piena, efficace.
Perché tanta fretta? Si dice che ci sono delle esigenze da parte degli enti territoriali, manifestate, che richiedono una risposta. A noi non risulta quali: si dovrebbero allegare nell’atto anche queste richieste, queste istanze territoriali, ammesso poi che debbano essere prese in considerazione, perché potrebbero essere, come avvenuto anche in passato e come in I Commissione abbiamo più volte discusso, manomissioni del piano di dimensionamento, stralci che vanno a sfogliare con la logica del carciofo questo piano e che magari violano la programmazione insita nel piano stesso. Quindi è da vedere se tutto ciò che comunque viene richiesto sia degno di accoglimento, al di fuori di una revisione, di una programmazione definitiva. Proprio questa logica del carciofo non vorrei che venisse invece, con questo atto, consacrata, perché finora, per buona parte si è voluto evitare di mettere con forza le mani sul dimensionamento e soprattutto sulla predisposizione della rete scolastica ora però, per un tempo determinato, questo sarà possibile in virtù di questo atto.
L’attesa dei decreti attuativi, la completa attuazione del 138 e 139 del 112, il cambiamento dell’istruzione professionale, un gruppo di lavoro che con la 454 del marzo 2003 è stato istituito e che dovrebbe studiare in maniera completa ed organica l’intera materia che giustamente, dice la Cecchini, o lo chiudiamo o aspettiamo il suo lavoro per poter dire cosa fare. Cosa lavora a fare un gruppo di lavoro per una cosa che già oggi, in pratica, variamo, senza sapere, peraltro, qual è lo stato dei lavori e a che punto questi lavori sono arrivati?
Una serie di cose che ci insospettiscono, una serie di circostanze che ci fanno fare una considerazione conclusiva — avevo promesso di essere breve, altrimenti il mio intervento sarebbe slittato al pomeriggio, invece ho la concomitanza di un’altra Commissione — e cioè: nel diritto si dice che esistono le cause e i motivi degli atti e dei contratti; la causa è quella legalmente rilevante, i motivi sono quelli che non assurgono a motivazione legalmente valida, ma sono quelli che di solito stanno dietro e che sono la vera determinazione alla volontà dell’atto. Qui credo che ci siano più motivi che cause, nel senso giuridico della parola. I motivi possono sicuramente essere quelli della riutilizzazione dei centri per l’impiego, perché questa suddivisione in ambiti, che vengono individuati nei centri per l’impiego ci fa considerare, veramente con pezze d’appoggio in mano, che effettivamente si voglia recuperare una funzione che questi ambiti e questi centri non hanno mai avuto, o soprattutto che non hanno avuto perché probabilmente non sono stati posti adeguatamente in grado e nelle condizioni di lavorare.
Un’altra motivazione — a pensar male si fa peccato, ma noi ci vogliamo pensare — questi piani di riordino, che potranno comunque, sul territorio, provvisoriamente, transitoriamente, fare di tutto sulla rete scolastica e sul piano di dimensionamento, saranno nelle mani, da oggi in poi, alle Province, legittimate politicamente fino ad aprile del 2004 ma Province in scadenza, assessori provinciali alla cultura, alla pubblica istruzione, in scadenza. Mi chiedo allora: visto che la necessità e l’urgenza non c’è e che comunque questa maggioranza non ce l’ha approvata, visto che si parla di istanze del territorio in senso lato e che non ci si dice quali; visto che l’attuazione del 112 era in ritardo e in ritardo rimane; visto che i decreti attuativi della “riforma Moratti”, che potrebbero sconvolgere l’atto di oggi, non sono ancora in vigore, mi chiedo se sia opportuno, con delle Province che fra sei mesi addirittura affronteranno il voto e che potrebbero anche cambiare, che siano queste Province a mettere le mani sul piano provinciale, se sia opportuno che siano queste Province a segnalare alla Regione le loro istanze o se invece buon senso politico e cautela avessero consigliato di aspettare, senza nocumento, senza danno per la rete scolastica, per la scuola, per le istituzioni scolastiche, per l’autonomia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Brevissime considerazioni, perché condivido l’atto proposto, condivido anche la relazione fatta dalla presidente Mollaroli ed anche perché riteniamo che tutta la problematica della scuola, a seguito della controriforma del Governo Berlusconi, meriterebbe una discussione monotematica del Consiglio regionale, in primo luogo per capire le competenze nuove delle Regioni, ma anche per valutare le risorse necessarie per capire lo scenario che è dinanzi ad una nuova scuola; una nuova scuola che è però vecchia, perché abbiamo già avuto modo di dire che si ritorna al 1800. Infatti oggi, con queste politiche governative la selezione non avverrà più all’università, tra ricchi e poveri, ma già nelle prime classi, all’inizio del ciclo formativo.
Ma io voglio intervenire solo su un aspetto per segnalare una incongruenza, una difficoltà che deriva dalla legge 53/2003 dove, nella declinazione della programmazione, all’art. 2 dell’atto, di fatto viene invertita la priorità. Infatti viene prima, con questa declinazione, l’organizzazione dell’istituzione scolastica rispetto all’istituzione-Comune intesa come ente locale. Infatti il primo comma dell’art. 2 dice che “la nuova organizzazione e programmazione della rete scolastica dovrà avvenire previa intesa con le istituzioni scolastiche”. Io credo che questa sia una forzatura istituzionale, proprio perché, senza questa intesa si contraddice la necessità che viene scritta prima, quella di soddisfare le esigenze della popolazione e soprattutto le esigenze degli alunni. Di fatto, già oggi, con questa forzatura e formulazione, senza l’intesa, gli enti locali, quindi le istituzioni democratiche non possono programmare, perché di fatto esiste già oggi un veto da parte delle organizzazioni scolastiche. E’ pertanto contraddittorio, proprio perché le esigenze del popolo, della popolazione, quindi degli alunni, vengono piegate alle esigenze organizzative della scuola, che spesso non sono le esigenze della popolazione, dei Comuni, di quelli più disagiati e, in definitiva, di una istruzione moderna.
Voglio segnalare questo proprio perché, nella futura agibilità istituzionale dettata dalla riforma costituzionale, nelle apposite conferenze Stato-Regione si possa segnalare questa necessità di modificare una impostazione che altrimenti blocca, già oggi, una programmazione seria.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. La fretta è di solito cattiva consigliera. Avremmo preferito che il dibattito su questa materia avesse avuto un percorso diverso da quello che invece ha avuto, cioè ci avesse consentito di approfondire nella maniera dovuta questa proposta. Invece, come sempre siamo abituati, siamo costretti a fare le corse, con la necessità di discutere, molte volte senza avere le informazioni necessarie, atti che hanno un significato.
Colgo intanto un aspetto importante che non viene dall’intervento del consigliere Massi o del consigliere Cecchini che, seppure da posizioni politiche diverse, hanno espresso un parere critico, ma dalle dichiarazioni del presidente della Commissione che, sostanzialmente, ha rilevato la inadeguatezza della politica regionale rispetto alla scuola. Questo deve farci riflettere, nel senso che, se un esponente qualificato della maggioranza riconosce fondate le critiche da noi espresse in più di una occasione rispetto alla carenza di un progetto organico della Giunta regionale sulla scuola marchigiana, vuol dire che il problema esiste, non è una forzatura polemica dell’opposizione ma è un dato reale. E questo è un dato reale: che manchi un disegno organico della Giunta regionale, di questa maggioranza, su come deve crescere la scuola marchigiana è un dato oggettivo. Il fatto stesso che continuiamo ad affrontare, ad approfondire problemi relativi a questo settore in maniera episodica, per cui una cosa è il diritto allo studio, una cosa la vita dell’Ersu, una cosa la legge sulla legalità e sulla sicurezza, continuiamo ad operare, intanto, con un insieme di disposizioni legislative che non hanno una matrice comune, fuori da un disegno organico e continuiamo ad operare anche nel campo del dimensionamento, con proposte particolari, parziali. In quante occasioni abbiamo licenziato dei piccoli atti che modificavano di una virgola l’assetto del dimensionamento regionale rispetto ad un’esigenza che viene posta, che oggi viene richiamata?
A me sembra che questo giudizio della Mollaroli calzi pienamente e corrisponda al giudizio che il gruppo di Forza Italia ha espresso in più di una occasione rispetto a questo limite dell’azione regionale. Un limite che deve essere accompagnato anche da una incapacità di cogliere le proposte altrui. Vedi Procaccini, abbiamo discusso sui giornali, in questi giorni, rispetto tu dici ai guasti, noi diciamo alle cose buone fatte dalla Moratti rispetto alla scuola italiana, un discorso rispetto al quale possiamo continuare a discutere, a confrontarci. Io ti ho detto pacatamente che sono rimasto molto soddisfatto del suo intervento, perché dimostra che le critiche alla “riforma Moratti” sono ideologiche, che capisco da parte tua, ma che non corrispondono ai bisogni delle famiglie italiane. La scelta di andare verso la parità è rispettosa della Costituzione. Ho già detto in un’altra occasione che il provvedimento del Governo coglie l’esigenza delle famiglie italiane, quindi mettiamo da parte la polemica sul fatto che si finanziano scuole private, perché si finanziano le famiglie italiane che vogliono veder esercitare un loro diritto, quello di scegliere l’opzione educativa più adeguata al loro modo di concepire la vita e la società.
C’è però un limite di fondo: ci sono proposte precise dell’opposizione, in modo particolare del nostro gruppo, che riguardano la situazione della scuola materna in questa regione, e io torno a dire che un terzo della domanda di utenza è soddisfatto dalle scuole confessionali, perché tutti lo sapete: se non ci fossero le “suorine” in tanti comuni di questa regione un terzo dei bambini non avrebbe una risposta, un terzo delle famiglie non avrebbe una risposta. Un servizio oggettivo che viene offerto, che non costa nulla al pubblico, quindi alla Regione, agli enti locali.
C’è una proposta di legge del gruppo di Forza Italia congelata da due anni e mezzo che dice “riconosciamo questo dato di fatto e mettiamo a disposizione di questo servizio alcune risorse finanziarie che servano quanto meno a pagare i costi fissi”. C’è una proposta di legge del gruppo di Forza Italia che chiede che le Marche si allineino alle altre Regioni sul piano del riconoscimento della parità. Non debbo dire che l’assegno di studio è diventato patrimonio di più della metà delle Regioni italiane. Le Marche vogliono continuare ad essere, insieme alle Regioni della “cintura rossa”, quelle che ideologicamente continuano a respingere questo. Anche qui però non tutte le Regioni, perché sapete meglio di me che già l’Emilia Romagna ha fatto questa scelta, vi ha scavalcato, facendo la scelta del riconoscimento di questa opzione... (una interruzione di corrente elettrica provoca la sospensione della registrazione per circa un minuto)
...rispetto al quale noi continuiamo a chiedere un pizzico di rispetto.
Per quello che riguarda l’atto continuo a dire che è un atto improvvisato, che ha ormai la caratteristica di tutte le iniziative di questa Giunta regionale e che ci mette oggettivamente in difficoltà, anche perché si interviene su materie che hanno un senso, poi ci si trova sempre di fronte a una inadeguatezza dei riferimenti sul piano dell’informazione e della documentazione.
Il nostro rappresentante in seno alla Commissione ha espresso una valutazione tecnica sull’atto positiva, io non ho motivo di fare marcia indietro rispetto a questo. Continuo ad avere serie perplessità in ordine ai tempi, alle modalità di adozione di questo provvedimento. Avrei voluto che fosse approfondito in maniera diversa il ruolo del sistema delle autonomie rispetto a questo piano e ho una richiesta specifica da fare ai miei colleghi e peraltro questo rischia di essere un dibattito molto pesarese. Consigliere Mollaroli, lei sa che il sottoscritto ha contestato in maniera durissima la scelta del dimensionamento per quanto attiene i centri per l’impiego. Ripeto questa mattina — sono in torto nel senso che non ho tecnicamente preparato un emendamento, per: è una proposta che rimetto alla valutazione dei miei colleghi della provincia di Pesaro — che è impensabile usare lo stesso criterio, cioè prendere a riferimento per gli ambiti funzionali l’ambito territoriale dei centri per l’impiego, perché per la nostra provincia realizza una mortificazione inaccettabile. Mettere di nuovo la zona del Marecchia con Pesaro non aveva senso per i centri per l’impiego, non ha senso per la scuola. Mettere Casteldelci e Novafeltria con Pesaro e il comprensorio pesarese è una cosa impropria, inopportuna, ingiusta. La Valle del Marecchia ha una sua specificità, specialmente in questo settore è improponibibile.

ADRIANA MOLLAROLI. CI sono i sub-ambiti.

ROBERTO GIANNOTTI. Ma se fate l’ambito... Vi invito a considerare la possibilità, in questo caso, di stralciare la zona di Novafeltria e prevedere un ambito funzionale solo per la valle del Marecchia. Questo prendetelo come raccomandazione, poi il modo per formularla tecnicamente, se condivisa, credo che lo si possa trovare.
Per questi motivi il gruppo di Forza Italia si asterrà nella votazione di questo atto.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa. Riprenderà alle 15.

La seduta è sospesa alle 13,35