Resoconto seduta n. 154 del 01/10/2003
La seduta riprende alle 15,25



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull’ordine dei lavori, il consigliere Modesti. Ne ha facoltà.

CATALDO MODESTI. Ritengo che si possano votare le due mozioni che abbiamo discusso questa mattina perché sono stati raggiunti accordi e quindi si tratta di due testi unitari. Nel frattempo, finché non tornano in aula i colleghi impegnati anche in Commissione, possiamo avviare la discussione sull’altro atto amministrativo, in modo che quando torneranno i colleghi si possa procedere al voto, altrimenti rischiamo anche oggi di discutere solo di interrogazioni e mozioni, senza fare alcun atto amministrativo.

PRESIDENTE. Se l’aula è d’accordo, procediamo in questo modo.

(Così rimane stabilito)



Mozioni (Votazione):
«Impianto di risalita — documento unitario dei Comuni di Acquacanina, Bolognola, Castelsantangelo sul Nera, Sarnano e Ussita» Massi, Pistarelli e Brini (239)
«Problematiche inerenti la gestione degli impianti sciistici» Pistarelli (86)
«Impianti di risalita San Giacomo-Forca Canapine — documento unitario Arquata del Tronto, Ascoli Piceno, Cotuge» Trenta (266)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno prevede la votazione delle mozione nn. 239, 86 e 266.
E’ stata presentata una risoluzione alla mozione 239 e alla mozione 86. Per la mozione 266 non è stata presentata alcuna proposta di risoluzione.
Quindi, pongo in votazione la mozione n. 266, quindi procederemo alla votazione della mozione unitaria.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di risoluzione relativa alle mozioni nn. 239 e 86.

Il Consiglio approva



Mozione (Votazione): «Mancati finanziamenti dello Stato per la ricostruzione post terremoto» Procaccini e Martoni (299)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca mozione n. 299 dei consiglieri Procaccini e Martoni.
E’ stata presentata una proposta di risoluzione, che pongo in votazione.

Il Consiglio approva)





Proposta di atto amministrativo (Seguito discussione generale): «Art. 138 del D. Lgs. 112/98 — Linee guida per la programmazione della rete scolastica del sistema scolastico marchigiano per l’anno scolastico 2004-2005» Giunta (118)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 118. La discussione generale è già avvenuta questa mattina. Ha la parola l’assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Inannzitutto volevo ribadire, al di là dei tentativi di Giannotti di dividere la maggioranza, che la relazione della Mollaroli ha non contestato le politiche della Regione sull’istruzione, ma da questo dibattito sta venendo fuori una sorta di schizofrenia sul discorso della scuola, perché c’è chi dice di andare avanti, c’è chi dice di aspettare, c’è chi dice che comunque c’è un filo rosso che conduce tutti questi interventi. Stiamo vivendo una grande confusione all’interno della scuola. Questa riforma è priva dei decreti attuativi che le diano completezza e possibilità di attuazione. I decreti attuativi non verranno fuori prima di due anni e in questi due anni non possiamo sicuramente stare fermi, come non possiamo fare una programmazione che affronti organicamente, a livello di Regione, tutta la problematica. Questo non è un rinviare responsabilità ad altri ma è la realtà dei fatti. Adriana Mollaroli parlava del Dpefr, che sarà oggetto di discussione nel Consiglio del 15 ottobre, dove, tra le azioni programmatiche di questa Giunta, di questa maggioranza c’è proprio la stesura di una legge organica sulla scuola, che non potrà risolvere le problematiche che rimangono aperte in fatto di risorse e in fatto di competenze. Come non sono convinto che il D. Lgs. 112, artt. 138 e 139 siano passaggi che prevedano un’attesa. L’attesa è già stata troppo lunga, le interpretazioni sono ancora oggetto di non si capisce bene quali Commissioni ministeriali. Per farvi un esempio emblematico, gli artt. 138 e 139, sull’insediamento scolastico dei disabili non hanno ancora risolto il problema delle competenze fra Province e Comuni, a seconda che siano scuole superiori o di primo grado.
Viviamo quindi in questa situazione e bisogna avere tutti il coraggio e prenderci la responsabilità di dire che la confusione esiste. Nessuno ha accennato a un atto fondamentale che abbiamo siglato fra Regioni e Ministero dell’istruzione proprio per andare incontro, con senso di responsabilità di tutte le Regioni, alla mancanza dei decreti attuativi e all’abolizione della legge che prevedeva l’età dell’obbligo scolastico, che è diminuito di un anno, con un vuoto normativo che vedeva giovani quattordicenni privi di un qualsiasi tipo di riferimento e di orientamento rispetto al proprio futuro.
Con senso di responsabilità, le Regioni, con il Ministero hanno approvato un protocollo d’intesa quadro, in base al quale le Regioni si impegnano, insieme alle direzioni scolastiche regionali, in un ulteriore protocollo d’intesa, a colmare questo vuoto che per il Ministero è un salvacondotto rispetto alle carenze e al vuoto che questa riforma crea con la mancanza dei decreti attuativi. Nello stesso tempo credo che questo protocollo d’intesa che abbiamo firmato con la nostra direzione scolastica regionale, concertandolo con le parti sociali e con tutti, è proprio l’occasione per andare a questa sperimentazione di integrazione fra istruzione e formazione professionale ma sul campo, non sulle teorie.
E’ chiaro che questa sperimentazione che ci apprestiamo a fare nelle quattro province della nostra regione è un banco di prova rispetto anche alla necessità di colmare questa integrazione che nella “riforma Moratti” si biforca in due canali che non sempre si incontrano, al di là del dibattito che faremo anche in questo Consiglio. Approfitto per dire che sono io, come assessore, che chiedo un dibattito e un confronto su tutta la problematica della scuola, perché in un momento di confusione quale quella in cui ci troviamo per mancanza di normative e di linee chiare, credo che sia facile per tutti sparare da una parte e dall’altra, rispetto ad un sistema che ha invece bisogno di un grosso assestamento per poter andare avanti.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MINARDI

Questo atto si inquadra fra quelli che abbiamo fatto, che stiamo facendo e che dovremo fare, come supporto ad uno stato di non organicità che esiste a livello di base. Non voglio scaricare responsabilità, però è questo il punto di partenza da cui dobbiamo partire, altrimenti rischiamo tutti di essere autoreferenziali e rinchiusi nelle proprie idee che diventano poi ideologiche e tutto quello che sappiamo. Ogni appartenenza politica ha il suo giudizio su questa riforma, penso che questo nessuno lo possa negare, però da questo a scaricare sulle Regioni le responsabilità di una non organicità della cosa credo che ce ne corra.
Lo stesso intervento del collega Massi ha introdotto un elemento nuovo che nel dibattito è venuto fuori, la “legge Biagi” che rischia di sconvolgere tutta la problematica dei centri per l’impiego che in questa delibera poniamo come punti di riferimento per definire gli ambiti funzionali.
Credo che la “legge Biagi” possa stravolgere, però questa maggioranza crede ancora che i centri per l’impiego pubblici — nella nostra regione i centri per l’impiego non funzionano tutti alla stessa maniera — debbano ulteriormente qualificarsi e credo che questo sia lo sforzo che anche il collega Ascoli sta facendo, al di là di quello che diceva la collega Cecchini, perché i centri per l’impiego, al di là della loro attuale ristrutturazione rappresentano gli strumenti di riferimento più importanti anche per questo collegamento fra scuola e lavoro.
Su tutta questa partita il protocollo d’intesa ha vari punti di vista. Penso che per la nostra Regione e per le altre che l’hanno firmato rappresenti una risorsa importante, un banco di prova concreto per iniziare una sperimentazione che sia veramente tale e che ci permetta di aggiustare il tiro e di rapportare anche la nostra legge regionale che abbiamo programmato e che intendiamo fare, cercando di rendere questa legge regionale non tanto, solo ed esclusivamente una questione di principio, ma una legge regionale che corrisponda alle reali esigenze del sistema scolastico della nostra regione.
Per questo abbiamo già fatto incontri come maggioranza, siamo perché questa legge venga il più possibile partecipata, partendo dal basso, non calata dall’alto come strumento politico e basta, ma dia veramente risposte e vada ad affrontare i nodi che sono ancora oscuri e da risolvere con i decreti attuativi.
E’ vero che i decreti attuativi della Moratti possono sconvolgere tutto, però è altrettanto vero che l’attesa di due anni per una scuola che credo non abbia bisogno di ulteriori atti che ne ritardino una piena attuazione e chiarezza d’intenti, non può vedere le Regioni inerti e ferme ad aspettare decreti. Lo stesso fatto del protocollo d’intesa dimostra che alcune cose vanno fatte insieme, al di là delle ancora non volontà di riconoscere il titolo V, di riconoscere il D. Lgs. 112, gli articoli 138 e 139, perché a parole il decentramento viene sempre portato come un elemento fondamentale, nei fatti, invece, l’accentramento diventa sempre più una filosofia.
Si può essere d’accordo o non d’accordo, però a questo proposito richiederei un po’ più di coerenza e questo non avviene solo nella scuola ma in tutti i settori.
Penso che l’occasione di un dibattito monotematico — sono io il primo a chiedere al Presidente del Consiglio che venga programmato — sulla scuola, ci permetterà di vedere che questa Regione non fa atti sporadici o fini a se stessi ma con una organicità, muovendosi però all’interno di una non chiarezza di tutto il sistema scolastico, perché all’interno di una organicità che questa Regione si vuol dare siamo costretti a tamponare questa frammentazione e queste incertezze che in questo momento la scuola vive a tutti i livelli: a livello di insegnanti, di famiglie, di studenti. Tutta la parte economica, i tagli, le classi di 30 alunni non hanno migliorato la qualità della scuola, né la migliorano i miliardi che si spendono soltanto per informatizzare o per i computer. La scuola è qualcos’altro rispetto alla vita e alla formazione dei cittadini di domani.
Quindi ritengo che la nostra Regione si sta adeguando alle altre Regioni d’Italia, sta seguendo attentamente quello che sta succedendo e sta facendo atti propri che permettono di rendere il più indolore possibile questo passaggio e questa transizione. Quindi questo è un atto che va a riempire delle esigenze di bisogno, se non altro se consideriamo che il piano di dimensionamento precedente era del settembre 2002 e sicuramente tutta questa partita e tutte queste nuove prospettive per la scuola all’interno della riforma non erano state considerate. Non escludo che in tutto questo percorso avremo bisogno di altri atti singoli e parziali che permettano di aggiustare il tiro, perché in un momento di transizione è la concretezza dei bisogni che ci spinge a fare atti conseguenti.
Ho fatto un emendamento per aggiustare alcune cose rispetto ai rapporti con la direzione scolastica regionale, poi ci saranno subemendamenti da parte della presidente della Commissione, che aggiustano tutto. Non lo illustro neanche, perché è all’interno dei subemendamenti che la presidente Mollaroli ha presentato.

PRESIDENTE. Si conclude la discussione sulla proposta di atto amministrativo n. 118. Dobbiamo passare alla votazione degli emendamenti, prima della votazione conclusiva.
C’è soltanto un problema che individuo in questa fase iniziale dei lavori della seduta pomeridiana. Nella Conferenza dei presidenti avevamo indicato l’avvio della seduta pomeridiana alle ore 15-15,30 per trattare gli atti ispettivi, senonché in aula avete cambiato orientamento. Perché erano state fissate le ore 15 per gli atti ispettivi? Perché non c’è bisogno del numero legale. Non possiamo fare atti amministrativi alle 15 sapendo che poi non c’è il numero legale o è stravolto con il voto il lavoro delle Commissioni e dell’aula. Invito i consiglieri ad attenersi strettamente alla programmazione stabilita nella Conferenza dei presidenti di gruppo, perché adesso è ovvio che non si può procedere ulteriormente a votare l’atto.

ROBERTO GIANNOTTI. Questa mattina si era detto di chiudere alle 13,30. Rispetto a questo, siccome c’era l’impegno a fare le mozioni sulle tasse e sul condono, avevamo detto che avremmo fatto gli atti amministrativi...

PRESIDENTE. L’impegno non era questo, perché il consigliere Franceschetti nel suo intervento aveva detto “anticipiamo, a condizione che facciamo anche il condono, il terremoto e tutto il resto”, quindi non erano soltanto due mozioni, ma 3-4.
Se siete d’accordo, propongo di cominciare la discussione della proposta di atto amministrativo n. 114.

(Così rimane stabilito)






Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «L.R. n. 2/2003, art. 4, comma 1 — prima attuazione — criteri e modalità per la concessione per l’anno 2003 di incentivi alla gestione associata intercomunale di funzioni e servizi» Giunta (114)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 114. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. La discussione che abbiamo già svolto su questo tema in occasione della legge n. 2 del 2003 è stata molto intensa. Oggi discutiamo di una parte parziale del programma di riordino territoriale che dà incentivi all’unione e alla fusione di Comuni. Questa legge regionale ha anticipato il disegno di legge nazionale sullo stessi tema tuttora in discussione in Parlamento. Quindi l’atto amministrativo che oggi discutiamo e approviamo doveva essere, in realtà, la declinazione completa della legge 2, riferita in particolare alla particolarità di dare contributi alle unioni dei Comuni che già esistono e a quelle in via di costituzione, dentro un quadro di riordino complessivo che individua la soglia dei 3.000 abitanti come livello di ammissione dei Comuni ai benefici della citata legge regionale.
All’art. 3, comma 1, lettera c) viene previsto il programma di riordino. Considerato che tale programma di riordino dovrà essere approvato dal Consiglio regionale dopo una accurata ricognizione, in questa fase e con questo atto, oltre alle unioni dei Comuni già formalizzate, avranno contributi per servizi associati i Comuni anche fuori da queste unioni, fino a 3.000 abitanti.
In pratica la prima attuazione della legge 3, se non compie, per motivi di tempi e organizzativi, un riordino effettivo e completo verso le unioni dei comuni, tuttavia fa una prima selezione, concentrando le risorse economiche di 1.016.000 euro sui piccoli Comuni fino a 3.000 abitanti, quelli che soffrono di più un federalismo con maggiori competenze, con maggiori funzioni ma con minori soldi, perché le competenze sono le stesse dei grandi Comuni.
Non voglio aprire una polemica, ma mi pare ovvio che è in atto una politica governativa che in qualche modo taglia finanziamenti agli enti locali. La legge 2/2003 ed in particolare questo atto cercano, in definitiva, di dare una risposta positiva, anche se non sufficiente ed organica, alla politica di incentivi per sviluppare sempre di più l’unione tra Comuni piccoli e la gestione dei servizi pubblici in maniera associata.
Infatti la finalità primaria è quella di favorire la gestione associata, in questo caso dell’aspetto informatico, inteso sia come infrastrutture ma anche come gestione corrente degli sportelli unici. L’importo per gli investimenti infrastruttura di cui all’art. 1, lettera a) è di euro 516.456,90, l’importo per le spese correnti di cui alla lettera b) è di euro 500.000.
Sono beneficiari di tali contributi le unioni dei Comuni, le Comunità montane ed i Comuni fino a 3.000 abitanti aderenti al progetto sportello unico. I criteri prevedono l’erogazione dell’80% della somma, dividendo in parti uguali tra gli aventi diritto e il restante 20% in proporzione inversa al numero degli abitanti stessi.
In conclusione, questa prima applicazione dà una risposta parziale ma significativa. Penso che il riordino più complessivo dovrà avere tempi un po’ più lunghi e comunque dovrà essere, secondo me, l’occasione per una discussione seria, per una riclassificazione complessiva, a cominciare dai piccoli Comuni ed anche dalle Comunità montane che oggi non rispondono più ai requisiti normativi generali ma soprattutto sono anche elementi, se non riordinati, di dispersione delle risorse pubbliche, nonché a verificare la possibilità di uniformare alle unioni dei Comuni anche gli ambiti sociali che oggi sono a cavallo di esse.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Il collega Procaccini ha concluso la sua illustrazione lanciando il grande tema delle Comunità montane e delle funzioni, quindi va dato atto allo stesso di avere già anticipato un dibattito che sarà attuale in questo Consiglio quanto prima, per iniziativa di molti.
E’ una prima risposta, una prima applicazione. I punti di forza di questo atto sono che indirizziamo sicuramente poche risorse, ma meglio di niente, ai piccoli Comuni associati e consorziati per quanto riguarda il servizio informatico. E’ chiaro che è una risposta parziale, con il limite che dobbiamo arrivare quanto prima al piano di riordino e credo che, sia in Commissione che in quest’aula questo lavoro, che considero uno dei più importanti di questa legislatura, deve arrivare quanto prima.
I Comuni attendono questa piccola boccata di ossigeno, il parametro adottato è stato quello di considerare un servizio che c’è, che è partito, su cui i Comuni si sono associati prontamente. Non ce n’erano altri. Prendiamo atto che per ora non ce n’erano altri e quindi dall’approvazione della legge dell’inizio di quest’anno, la stessa non ha incentivato a livello di fantasia, la costruzione strategica di ulteriori progetti, quindi utilizziamo quello che abbiamo e per quello che abbiamo, oggi questa risposta è parziale e limitata, però è una prima risposta.
Noi abbiamo una unione di Comuni già funzionante, operativa anche in maniera importante, quella della Val d’Aso, alla quale non diamo, a parte l’aspetto finanziario, una risposta con questo atto. L’Unione Val d’Aso e i rispettivi sindaci hanno avuto una discussione con noi, in I Commissione: bisogna dare una risposta quanto prima, perché lì c’è assolutamente una situazione anomala di smembramento di ambiti, per cui funzioni appartengono ad ambiti di vallate diverse, diverse da crinali che creano ancora molte divisioni. Siccome abbiamo sempre detto, qui dentro, che ci prefiggiamo l’obiettivo, importante, di andare a suggerire un nuovo riordino per l’efficacia, l’efficienza e la qualità di questi servizi. Occorre prendere impegno affinché questi Comuni, dopo le rispettive deliberazioni dei Consigli comunali, abbiano accolta la loro proposta di unità, che deve essere recepita dalle nostre norme.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Questo è un primo passo di applicazione della legge sui piccoli Comuni che anche la Regione Marche ha voluto unanimemente — insieme ai colleghi Procaccini e Massi siamo stati a vari convegni su questo tema — così come unanimemente si sta lavorando anche a livello di Parlamento per fare sì che vi sia una legge quadro sui piccoli Comuni, per il sostegno delle piccole comunità. Le Marche giustamente debbono essere capofila di questo movimento come lo sono state fino adesso, devono proseguire ad esserlo in concreto, perché il nostro territorio è caratterizzato da questa presenza diffusa di piccole comunità locali.
Oggi, con l’atto amministrativo in discussione si avvia una prima fase attuativa della nostra legge, con i limiti già indicati da Massi. E’ stata necessitata questa scelta di limitare a determinate, poche caratteristiche questo piano attuativo per l’anno in corso. Manca infatti un piano triennale, proprio per questo, anche se la legge indicava questo percorso di programmare, anche nel tempo, le risorse per far attrezzare le comunità, sia nella fase dell’unione sia nella fase della programmazione degli interventi che in concreto servono ai territori. E’ però un passo che noi condividiamo, perché, almeno per quanto concerne l’annualità 2003 noi diamo un primo avvio, una prima attuazione, nel senso dell’e-government, in linea anche con le scelte di politica nazionale, cioè l’informatizzazione dei servizi che è indispensabile per far sì che le unioni dei Comuni siano effettive. Unioni funzionali, perché tutti i nostri Comuni, tutte le nostre comunità tengono molto alla loro caratterizzazione, alla loro specificità. Sulla funzione da esercitare penso che tutti siano ormai d’accordo sul fatto che, uniti, si possano sciogliere determinati nodi o superare determinati limiti, che sono quelli della mancanza di risorse, della mancanza di piante organiche per assolvere a tutte le funzioni. Qualche funzione — quella dell’informatizzazione è una delle prime cose che può essere messa in atto — può essere organizzata in rete. Su questo, pertanto, gli investimenti e le spese correnti possono essere in grado di iniziare ad avere delle proposte e un sostegno regionale concreto. Non è grande cifra quella iscritta nelle upb, però siamo certi che da qui al prossimo bilancio avremo modo di inserire il piano triennale e le partite sufficienti per dare ulteriore impulso, quello vero, quello strutturale, a questo tipo di processo che tiene conto delle unioni dei Comuni e delle Comunità montane che sono una specificità sovracomunale già organizzata, una specificità che ha visto già esperienze partecipate da parte di più Comuni. Quindi siamo favorevoli alla proposta di atto amministrativo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Ribadisco quello che è stato detto dai consiglieri di opposizione, dal relatore di minoranza che partecipa ai lavori della Commissione ma anche dai singoli consiglieri dei gruppi che fanno parte della I Commissione consiliare. Questa è una delibera di criteri che interviene dopo una legge approvata con grandissimo ritardo, questo è bene che ce lo ricordiamo, perché testimonia la scarsa capacità produttiva di questo Esecutivo regionale che perde molto tempo nelle dispute ideologiche nei confronti dei lidi romani, ma che poco tempo impiega nel predisporre gli atti che gli competono. Se ricordate, la legge che sostiene la nascita delle associazioni dei Comuni è stata approvata a un anno e mezzo di distanza dai tempi canonici previsti e dopo una specifica iniziativa e ripetute sollecitazioni rivolte, anche attraverso atti ispettivi, dalle opposizioni, in modo particolare dal gruppo di Forza Italia. Le risorse messe a disposizione di questo intervento sono esigue, probabilmente si fanno carico della situazione di sofferenza delle casse regionali, quindi non ci scandalizziamo più di tanto: pochi soldi a disposizione, pochi soldi anche per gli investimenti nel favorire le aggregazioni che, specie nella nostra regione, con una frammentazione di realtà amministrative che hanno un rilievo del tutto particolare. Si tratta di vedere se la volontà politica dell’Esecutivo di questa maggioranza diventerà più corposa nel momento in cui andremo a predisporre il bilancio di previsione nel prossimo anno.
Insisto nel dire che questo provvedimento contiene una ambiguità di fondo, non ha sciolto il nodo del rapporto con le Comunità montane. L’ha sciolto la legge in maniera sbagliata e noi, oggi, lo riproduciamo commettendo di nuovo l’errore, cioè introduciamo di nuovo, in un provvedimento che era rivolto a tutt’altra platea, al sistema delle autonomie locali non aggregato nelle Comunità montane, anche le Comunità montane. Continuo a dire che è un errore di fronte a fonti di finanziamento, a interventi specifici che la Regione realizza su materia, quindi questo diventa una inutile riproposizione e accentua anche situazioni che definire ambigue forse non è eccessivo.
Devo anche richiamare il fatto che, rispetto a questo provvedimento, c’è una proposta di legge di modifica. Vorrei ricordare al Consiglio che nell’approvazione della legge probabilmente, non per volontà di qualcuno in particolare, se volete per trascuratezza, è passato un principio che esclude alcune realtà comunali perché privilegia il dato dell’appartenenza tout-court dei Comuni alla realtà comunitaria. Rispetto a questo c’è una proposta di legge predisposta dal nostro gruppo che in qualche modo riprende uno stato d’animo largamente diffuso anche fra amministratori di altre formazioni politiche. Insisto perché questa proposta di legge possa essere sottoposta all’esame della Commissione consiliare e quanto meno discussa.
E’ comunque l’avvio di un processo che riconosce la necessità di sostenere le piccole realtà comunali, è un passo importante sulla strada del riconoscimento oggettivo del ruolo estremamente difficile che essi sviluppano, quindi da questo punto di vista il nostro è un consenso critico, proprio perché si riconosce l’importanza di questo inizio di percorso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. E’ stata una scelta comune, condivisa da tutti quella di sostenere le unioni intercomunali. Lascia perplessità l’aspetto di finanziare solo lo sportello unico del territorio perché è l’unico progetto concreto, fattibile e finanziabile alla fine di quest’anno. Occorre, da parte delle Regioni, individuare una strategia di promozione per le unioni dei Comuni, perché se tutti crediamo che i piccoli Comuni rischiano di essere residuali rispetto a qualsiasi investimento e rispetto a qualsiasi capacità di manovra amministrativa per via dei piccolissimi bilanci e delle pochissime risorse, è evidente che non basta cercare di fare dei corridoi che siano privilegiati come questo del finanziamento — anche se un finanziamento di soli due miliardi di vecchie lire — ma bisogna promuovere una politica di questo settore, quindi non solo limitata allo sportello unico sul territorio ma che individui una serie di occasioni importanti per poter promuovere investimenti e gestioni.
Il terremoto per la regione Marche nel 1997 è stato una manna dal cielo per i piccoli Comuni. Se ci fosse un altro terremoto — per carità di Dio, non accada! — probabilmente i piccoli Comuni avrebbero un’altra ondata di risorse così come c’è stata nel passato, che ha permesso quote di sviluppo significative. Devo dire con una certa soddisfazione, che interventi significativi per i beni culturali, per la riorganizzazione edilizia, per il recupero di piccoli centri storici sono stati possibili solo grazie alle risorse messe a disposizione dalla legge speciale per il terremoto, che si è occupata non solo della ricostruzione ma della riattivazione delle aree colpite e per la maggior parte dei casi si trattava di piccoli comuni, centri appenninici e collinari, molto piccoli e in via di largo degrado, sia per l’urbanistica e l’edilizia, sia perché la popolazione non trovava più condizioni favorevoli per la residenza.
Quindi va bene questo atto amministrativo, ho detto che ormai, a fine 2003 le risorse allocabili sono quelle per lo sportello unico, però una politica di promozione dei piccoli Comuni, di sostegno per evitare la fine dei piccoli Comuni — c’è anche un comitato nazionale, “Salvare i piccoli Comuni”, che è bipartisan: ne fanno parte Comuni di centro-destra, di centro-sinistra, liste civiche — è necessaria. In questa direzione dei piccoli Comuni che è anche qualità della vita, bisogna mantenere, nell’epoca dell’informatica e della telematica, delle risorse aggiuntive, perché il piccolo permette scarso sviluppo e scarso investimento.
Con queste precisazioni il nostro atteggiamento è ovviamente favorevole.

ADRIANA MOLLAROLI. Una brevissima considerazione a nome dei gruppo Ds che vota favorevolmente questo atto esaminato nella I Commissione, ove abbiamo avuto occasione di approfondirlo.
Il voto è favorevole, ma con un appello alla Giunta regionale affinché si attivi in tempi brevi per predisporre il piano triennale di riordino così come la legge regionale 2, che favorisce l’associazionismo dei Comuni, richiedeva.
Abbiamo compreso le ragioni per cui in via transitoria la Giunta regionale ha deciso di destinare i fondi di quest’anno all’ammodernamento della rete informatica dei Comuni, il sistema unico territoriale che ritengo sia utile, perché poi vengono messe a disposizione risorse sia per investimenti sia in spesa corrente, quindi per formazione del personale ed altro. Però non vorremmo che si prendesse troppo tempo per attivare, per predisporre un atto che non è semplicissimo: il piano triennale di riordino che la legge richiedeva. Credo che quella sarà la fase, sarà l’atto nel quale potremo confrontare tutte le problematiche che riguardano sia l’associazionismo dei Comuni, sia le questioni che più strettamente riguardano i problemi dei piccoli Comuni. Quindi un sollecito alla Giunta regionale che abbiamo fatto in Commissione anche nell’esprimere un parere, ma che ribadiamo oggi, in quest’aula, come gruppo consiliare, affinché si dia l’input agli uffici competenti a predisporre questo atto che i piccoli Comuni aspettano e che credo ci consenta di recuperare alcuni limiti che probabilmente nella legge ci sono stati, visto che nella nostra realtà esistono le Comunità montane che sono una forma di associazione dei Comuni e che occorre trovare un giusto equilibrio tra le unioni dei Comuni montani e gli altri piccoli Comuni della nostra regione non compresi nelle Comunità montane. Credo che il piano serva per costruire davvero una politica di sostegno all’associazionismo dei Comuni e invitiamo la Giunta regionale a non ritardare troppo questo atto. Quindi il nostro parere favorevole sulla proposta di atto amministrativo n. 114, ma con questo forte appello alla Giunta regionale perché avvii presto i lavori e porti in aula il piano triennale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Votazione.): «Art. 138 del D. Lgs. 112/98 — Linee guida per la programmazione della rete scolastica del sistema scolastico marchigiano per l’anno scolastico 2004-2005» Giunta (118)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 118. Siamo alla votazione dell’atto.
Pongo in votazione il subemendamento 01 presentato dal consigliere Giannotti, che ha la parola.

ROBERTO GIANNOTTI. Ritengo che il mantenimento dei Comuni della vallata del Marecchia con il pesarese sia una cosa mortificante per quella realtà amministrativa. La proposta è quindi che si tenga conto di questa specificità e si riconosca come ambito autonomo quello della valle del Marecchia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Ritengo che l’emendamento sia da non approvare, perché in Commissione abbiamo trovato una soluzione, nel senso che riteniamo che la Regione possa riservarsi di approvare anche una diversa articolazione proposta dalle Amministrazioni provinciali. Io ritengo che l’ambito territoriale dei centri per l’impiego sia quello ottimale, ma nella modifica che abbiamo apportato in Commissione abbiamo ritenuto di indicare alle Province la possibilità di proporre anche un’articolazione differenziata e noi, come Consiglio regionale ci riserviamo di approvarla purché sia motivata da specifiche situazioni territoriali seriamente argomentate.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 1 a firma Mollaroli. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Subemendamento 02 a firma Mollaroli. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 2 a firma Secchiaroli. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Il mio subemendamento già votato, assorbe l’emendamento. Infatti è articolato in due parti: una modifica la data di presentazione dei piani provinciali, quindi l’emendamento Secchiaroli decade; nella seconda parte propongo di aggiungere, dopo le parole “piani provinciali”, le parole “sentito il gruppo tecnico di lavoro...” e poi propongo di sostituire la parola “sulla” con “tenendo conto delle risorse”. Inoltre sopprime il penultimo capoverso, il cui contenuto è assorbito da “sentito il gruppo tecnico”.

PRESIDENTE. Abbiamo votato il subemendamento presentato dal consigliere Mollaroli, che per la prima parte sostituisce l’emendamento Secchiaroli. Per quel che riguarda la seconda parte è ovvio che il subemendamento è modificativo, quindi dobbiamo votare per parti separate l’emendamento Secchiaroli, così come subemendato.
L’aula è quindi chiamata a votare la seconda parte dell’emendamento Secchiaroli, che recita “Il Consiglio regionale approva il piano regionale della rete scolastica...”, che è stato subemendato dal subemendamento Mollaroli.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Ho fatto presente poco fa al presidente della Commissione che al rigo sesto dell’art. 1 ci sono tre parole, “salvo diversa proposta”, che sembrano fuori dal contesto e ingenerano molta confusione, perché “in re ipsa”. E’ chiaro che abbiamo detto che le province, d’intesa con i Comuni fanno la proposta di piano che può essere con sub zone o con macrozone e viene tutto in Regione, quindi questo “salvo diversa proposta” non si capisce a cosa si riferisce. A mio avviso ci è sfuggito letterariamente e crea confusione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Non c’è confusione. Questa seconda parte dell’emendamento modificativo che abbiamo introdotto in Commissione si riferisce specificamente alle autonomie scolastiche, alle istituzioni scolastiche e nasceva dall’esigenza di alcuni territori che hanno istituzioni scolastiche autonome articolate con sezioni staccate, collocate in aree territoriali riferentesi a due bacini coincidenti con i centri per l’impiego. Noi diciamo che resta un’istituzione scolastica autonoma anche se i bacini territoriali sono diversi, salvo che il Comune, se si tratta di un’istituzione riferita alla scuola di primo grado o la Provincia, se si riferisce ad una scuola di secondo grado, prevedano una proposta diversa. Noi l’abbiamo messa come norma cautelativa. Noi vogliamo salvaguardare le istituzioni scolastiche, ma senza impedire che un Comune o una Provincia concordino un percorso.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Sull’atto il voto sarà favorevole. Credo che su questo argomento tutti noi siamo chiamati a un dibattito, a una discussione, a fornire le nostre riflessioni su tutto quanto riguarda il funzionamento della scuola in una fase come questa in cui le famiglie stanno iniziando a sentire il fiato della “riforma Moratti”, anche se ancora la percezione dei nefasti effetti di queste proposte, di queste iniziative legislative del Governo non sono ben chiare, non sono ancora percepite fino in fondo, proprio perché i decreti attuativi entreranno in vigore soltanto tra due anni. Certo è che, sentire come è avvenuto in quest’aula, la critica del centro-destra sulle critiche relative al dimensionamento delle istituzioni scolastiche e sentire che questi provvedimenti metterebbero in difficoltà il funzionamento della scuola mi sembra veramente troppo. Abbiamo già assistito con le ultime finanziarie a tagli su servizi importanti, a tagli finanziari che colpiscono servizi importanti e colpiscono l qualità del servizio scolastico nel nostro paese e credo che giustamente l’assessore Secchiaroli si è espresso sull’opportunità di ripensare alle norme regionali per il diritto allo studio, perché quando c’è un attacco come quello che viene portato in questo momento alla scuola pubblica nel nostro paese credo che le Regioni non possano chiamarsi fuori. Così anche il relatore Mollaroli, giustamente, ha ritenuto che ci sia uno spazio per un intervento regionale per compensare alcuni nefasti effetti della “riforma Moratti”.
Come consigliere ma anche come cittadino contesto questo assegno per la scuola privata, un assegno che viene attribuito alle famiglie indipendentemente dal reddito; come cittadino e come consigliere contesto questa riduzione delle risorse scolastiche che vanno a colpire soprattutto quelle attività che dovevano manifestare l’autonomia scolastica, dimostrare che la scuola poteva agire in una autonomia di iniziative integrative, di iniziative tradizionali, di iniziative innovative. I tagli vanno a colpire anche questo spazio che pure era stato uno degli elementi nuovi delle recenti riforme in materia scolastica.
Come cittadino e come consigliere credo che siamo tutti chiamati in causa contro la riduzione del numero degli insegnanti nelle strutture scolastiche, sia per gli insegnanti che oggi offrono un supporto ai soggetti più deboli inseriti nelle strutture scolastiche, vuoi per problemi di handicap, vuoi per problemi di integrazione — abbiamo tanti giovani che arrivano nelle scuole provenendo da paesi esteri e avendo già iniziato un ciclo scolastico, quindi trovando delle difficoltà di inserimento: per questi non ci sarà attenzione — vuoi perché saranno cancellate le équipes didattiche che si sono consolidate in questi anni di lavoro, scombinando questo lavoro anche all’interno di programmi scolastici pluriennali che non potranno più essere completati così come sono stati previsti fin dall’inizio, per mancanza di insegnanti, per mancanza di risorse. Avremo la cancellazione di progetti didattici legati al tempo pieno, in particolare nelle scuole dell’obbligo. I genitori, se vorranno il tempo pieno dovranno pagarselo o dovranno affidare i loro figli, nella fase in cui attualmente viene svolta un’attività didattica, a baby-sitter o a sistemazioni che certamente non potranno svolgere la funzione che oggi viene egregiamente svolta in quelle scuole in cui i programmi didattici prevedono appunto il tempo pieno. Avremo delle ripercussioni anche sul servizio mensa, sulle modalità con cui viene svolto, perché non si tratta soltanto di riempire la pancia dei bambini, degli studenti, ma anche un momento per proseguire un programma didattico. Credo che nel votare questo atto sia doverosa da parte mia una riflessione non soltanto sull’atto ma anche sulla “riforma Moratti” e sulle azioni che una Amministrazione che vuol definirsi di centro-sinistra deve fare nei riguardi della scuola, non limitandosi soltanto a prendere provvedimenti come questi, che sono degli adempimenti obbligatori, ma anche pensando ad altre azioni che in qualche modo contrastino con quella che è stata giustamente chiamata “controriforma”, quella che è da tempo contestata nelle piazze da tanti genitori, da tanti addetti, ai lavori, da tanti cittadini che non vedono nell’applicazione di questi provvedimenti un passo in avanti, se mai vedono un drammatico ritorno verso il vecchio, verso il passato, verso una privatizzazione che non porta a una modernizzazione, a un miglioramento complessivo del sistema scolastico ed educativo del nostro paese ma risponde soltanto ad esigenze speculative ed affaristiche che nella nostra regione debbono essere combattute anche con l’azione legislativa di questo Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Per coerenza il consigliere Moruzzi, dopo l’intervento che ha fatto dovrebbe non votare questo atto che, a caduta, è una conseguenza della “riforma Moratti”.
Ripeto quello che ho detto questa mattina: rimango sbalordito dalla capacità dell’assessore Secchiaroli di incassare: da giovane giocava a pallacanestro ma non sapevo che avesse fatto il pugile. Tutti hanno sentito, come me, il giudizio critico del consigliere Mollaroli, presidente della I Commissione, rispetto alle scelte della Giunta regionale.
Manca a questa Giunta regionale il coraggio su tante questioni, anche su questa. Manca il coraggio di avviare, in questo Consiglio, un confronto serio sulla condizione della scuola marchigiana, sui problemi che la scuola marchigiana vive, sulle prospettive, sulle azioni di cui deve farsi carico, per le proprie competenze, la Regione. Se vi guardate indietro noi abbiamo discusso di scuola due settimane fa, sulla base di una mozione velleitaria dei Comunisti italiani, una mozione becero-comunista che aveva di tutto e di più, ma che aveva, come unico obiettivo, quello di contestare le scelte del Governo fascista, di destra, berlusconiano, come volete. Una proposta, peraltro, è stata votata da questo Consiglio regionale, anche da alcune componenti che su questo piano dovrebbero quanto meno avere il pudore di segnalare la propria diversità. Mi riferisco al gruppo della Margherita che credo non abbia niente da spartire, sui contenuti, con i comunisti. Manca una volontà da parte della maggioranza, il coraggio di avviare un grande dibattito.
Ci troviamo a discutere, in questo Consiglio, di polemiche ideologiche nei confronti del Governo — poi arriviamo a questo intervento pazzesco di Moruzzi che dice tante cose, poi alla fine vota un atto che è la logica conseguenza di questa riforma — o di provvedimenti residuali e obbligatori, quali quelli del dimensionamento, o se volete della ricomposizione, della sistemazione, dell’assetto organizzativo della scuola marchigiana, rispetto al quale abbiamo già espresso una critica: atti improvvisati, fatti male, che non tengono conto di tutta una serie di cose.
Moruzzi, non voglio ripetere quello che ho detto questa mattina. Ritengo questa polemica nei confronti della “riforma Moratti” una polemica retrodatata, ideologica, che credo non colga la realtà. Vorrei che non ci si fermasse agli slogan ma si entrasse nello specifico della riforma e si discutesse sui contenuti dell’azione del Governo. Forse sarebbe più facile capire se ci sono veramente punti di contrasto oppure no.
Sulla parità scolastica lei, di nuovo ha ripetuto una grossolana bugia: quella che il contributo relativo alla parità va a premiare le scuole private, mentre sa meglio di me che questo non è vero, perché il contributo relativo alla gestione viene assegnato alle famiglie, quindi è un rimborso che viene riconosciuto ai genitori per le spese che sostengono, rispetto ad un diritto delle famiglie. La scelta che è stata fatta, aiuta le famiglie del nostro paese.
Sul problema degli organici è una preoccupazione giusta (organici ridotti, insegnanti di sostegno, tutte problematiche che dovrebbe essere oggetto di un confronto e di una discussione), ma c’è un limite di fondo nel suo ragionamento: che queste scelte sono la logica conseguenza di un processo iniziato con il ministro Berlinguer. Non potete continuare a dire le bugie, che la Moratti si è inventata il decreto che mette a regime i numeri rispetto alla formazione delle classi. Il famoso decreto su cui si discute è voluto e realizzato dal Governo Amato, dal ministro Berlinguer.

CATALDO MODESTI. I miti li abbiamo abbattuti tanti anni fa...

ROBERTO GIANNOTTI. Ho l’impressione che siete rimasti comunisti, siete veramente, da questo punto di vista, integralisti.
Non abbiamo chiesto nulla di particolare, ho detto ai colleghi della mia provincia “questa articolazione degli ambiti funzionali, per quello che riguarda la provincia di Pesaro è un errore”. Mettere la valle del Marecchia, a 50 chilometri dalla città di Pesaro, con il comprensorio di Pesaro per quanto attiene l’organizzazione scolastica, è una stupidaggine. Mi avete risposto con il discorso dei sub-ambiti che non esistono. La Mollaroli è stata più onesta e ha detto “se la Provincia di Pesaro ce lo chiederà, lo valuteremo”. Però non ho capito perché debbo abdicare al mio ruolo e debbo riconoscerlo alla Provincia. Se ritenete che questa distinzione sia giusta, potevate votare il subemendamento che ho presentato, che voleva riconoscere alla valle del Marecchia la sua specificità e la possibilità di un’autoorganizzazione che invece voi le avete negato. Per questo vi ritengo comunisti, perché nemmeno nelle cose più visibili, più plateali siete capaci di fare un atto di coraggio. Vi assumerete la responsabilità di dire ai cittadini della valle del Marecchia che ancora una volta, come avete chiuso il reparto di maternità per quanto riguarda la sanità, anche per l’istruzione non avete concesso quello che invece era doveroso riconoscere.
Comunque un atto c’è, è doveroso, non sono assolutamente d’accordo a votarlo e confermo la nostra astensione critica a questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Vorrei associarmi alle considerazioni già fatte dalla collega Romagnoli che ha seguito in Commissione questo atto. Parlare di controriforma significa, caro collega Moruzzi, presupporre una riforma della scuola prima di quella della Moratti: quale? Ci è sfuggito che c’è stata una riforma dopo quella gentiliana del 1930. La “riforma Berlinguer” non mi pare sia stata una riforma, se “riforma” significa riguardare sistematicamente un sistema come sta facendo, per la prima volta, questo Governo che si è assunto le sue responsabilità, ha fatto una proposta, l’ha portata alla discussione la più ampia e la sta attuando. Questa è una considerazione che dobbiamo fare, perché non è possibile sentire le solite giaculatorie: “siamo di fronte al disastro dei Governi centrali che stanno distruggendo tutte le nostre capacità, anche locali o territoriali, di organizzazione, perché c’è un disegno” di non so quale nefando segno o nefanda strategia. Non è così, dobbiamo parlare della nostra realtà, fa bene Giannotti a ricordarlo, ha fatto bene Secchiaroli — perché voglio essere serio ed obiettivo — a dire pubblicamente in quest’aula, poco fa, che è disposto, finalmente, a fare un confronto serio, a tutto campo sulla questione scolastica regionale, ammettendo, perciò, che fino ad oggi questo non è stato, tant’è che questo atto lo consideriamo tutti parziale, intempestivo, insufficiente, che dovrà essere rivisto alla luce dei decreti. E’ scritto sul testo che siamo in attesa dei decreti, per poi “fare in modo che...”. Voi dite direttamente questo.
Anche sul dimensionamento stiamo attenti a non fare valutazioni non in linea con quello che verrà per quanto concerne i decreti attuativi. Siamo però consapevoli del fatto che un passaggio debba essere svolto a livello di dimensionamento sovraterritoriale e siamo consapevoli del fatto che, comunque, un processo è già avviato da tempo. Vogliamo però che la razionalizzazione non sia la maschera dietro la quale si nascondano operazioni diverse, irrazionali, di penalizzazione, di taglio. Purtroppo è stato nel passato e non c’era il Governo di centro-destra, perché quante scuole sono state accorpate, chiuse e quante direzioni sono state soppresse propri perché tutti dicevano “dobbiamo razionalizzare”? Razionalizzare nel territorio marchigiano significa che i più piccoli diventano sempre più piccoli, anzi quelle realtà chiudono e i più grandi aumentano la loro ampiezza. Allora attenzione a dimensionare veramente sulle Marche e sulla nostra realtà un servizio primario, perché senza la scuola è inutile sostenere i piccoli Comuni: se ne vanno le scuole elementari, se ne vanno le scuole medie, non ci sono più strutture sanitarie perché c’è il grande ospedale, quindi come fa un cittadino a rimanere nell’alta valle del Marecchia, del Chienti o dei Potenza? Attenzione a parlare di questo solo con tecnicismi o con discorsi che riguardano più i ragionieri, mentre noi invece facciamo qui politica amministrativa, secondo principi, volontà e valori che vengono dal territorio, sono espressi da tutti i gruppi, devono avere un confronto serio e approfondito. Mi fa piacere che lo stesso assessore ha detto di essere pronto a confrontarsi in aula a tutto tondo sulla politica scolastica. Siamo pronti anche noi e oggi ci asteniamo. E’ questa un’astensione critica e attenta, per verificare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Annuncio il voto favorevole del gruppo Ds nei confronti di questo atto che, come ho già detto, è un atto parziale ma che non è da sottovalutare perché contiene principi importanti, criteri per ordinare il dimensionamento scolastico e anche definire gli ambiti funzionali che sono i bacini territoriali dentro i quali, in futuro, programmare le reti scolastiche e le sedi scolastiche, con l’obiettivo di rendere più adeguata l’offerta formativa del nostro territorio, distribuirla in maniera più equa in particolare nei territori interni, come c’è scritto nell’atto. Quindi, pur nella sua parzialità questo è un atto importante.
Consigliere Giannotti, voglio dare l’interpretazione autentica del mio intervento. E’ vero, io ho sollecitato la Giunta regionale e torno a farlo anche in sede di dichiarazione di voto, perché finalmente si definisca, anche nella nostra regione, un progetto organico. Sono contenta che l’assessore Secchiaroli ha raccolto la mia preoccupazione, abbiamo così ottenuto tutti quanti che si possa avere un Consiglio regionale dedicato a questo argomento e da lì trarre le fila per definire quali strumenti più adeguati darci, se una legge, se un piano. Credo che oggi possiamo uscire tutti soddisfatti.
Consigliere Giannotti, però un errore lei l’ha fatto nel suo intervento: questo atto non deriva dalla “riforma Moratti” ma da quel fortunato “decreto Bassanini”, seppur complesso, che demandava e delegava competenze nuove agli enti locali, anche in materia scolastica. La “riforma Moratti” è ancora virtuale, nel senso che abbiamo 24 mesi di tempo per predisporre i decreti attuativi e per ora siamo di fronte a sole ipotesi di decreto, sia quello riferito alla riforma della scuola primaria, sia quello riferito alle famose risorse del bonus. Quindi noi, grazie alla politica del centro-sinistra, con questo atto proseguiamo sulla strada dell’attuazione delle competenze in materia scolastica, che non sono soltanto le riforme ordinamentali ma tante cose, mentre la “riforma Moratti” è ancora virtuale, l’attendiamo. Intanto noi l’atto lo predisponiamo, sperando che, invece della “riforma Moratti” possiamo avere altre riforme e speriamo di tornare a governare questo paese e a dare una politica più seria all’istruzione secondaria e anche universitaria, dell’Italia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Come avevo già preannunciato in Commissione esprimo il voto favorevole, con il realismo di chi pensa che questo è un punto di partenza, non un punto di arrivo, nelle condizioni di transizione che ci sono in questo momento e in attesa di quello che potrà avvenire. Io sono abbastanza ottimista, quindi voglio solo cogliere con realismo il sentimento di chi non fa salti di gioia per questo atto e non lo vede neanche sotto un aspetto pessimistico. Siamo in una fase di evoluzione che però fornisce questo strumento minimo, razionale, di programmazione agli enti locali, alle autonomie scolastiche e alle Province. Richiamo l’attenzione di tutti sul fatto che nella nostra Commissione e in Consiglio potremo poi valutare quello che il 30 novembre verrà dalle Province.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva)



Mozione (Discussione generale): «Condono edilizio» Franceschetti, Mollaroli, Modesti, Amati, Tontini e Avenali (300)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 300 dei consiglieri Franceschetti ed altri.
Ha la parola il consigliere Franceschetti per l’illustrazione.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Noi abbiamo proposto, come gruppo Ds, questa mozione, perché siamo fortemente contrari a questa ipotesi, che ormai è divenuta più di una ipotesi, perché è stata inserita dal Governo Berlusconi nel decreto che accompagna la legge finanziaria, riguardo l’ennesimo condono edilizio nel nostro paese.

FRANCA ROMAGNOLI. Ennesimo dopo i vostri?

FAUSTO FRANCESCHETTI. No, dopo i vostri, perché noi non abbiamo mai fatto condoni.
Questo oltre la proroga dell’altro condono, quello fiscale che, secondo la proposta che il Governo Berlusconi ha fatto, dovrebbe essere prorogato all’aprile del prossimo anno.
La nostra contrarietà non è solo di natura etico-morale, anche se questa è una ragione non secondaria e marginale, perché sappiamo che in condoni in generale, tanto più il condono di natura edilizia è un provvedimento profondamente ingiusto verso i cittadini onesti e rispettosi della legge e perché dall’altra parte premia quasi sempre le speculazioni, la gente più furba, quella che lavora e si muove senza grandi scrupoli. Tra l’altro questo è un condono edilizio, per entrare nel merito, che non è vero, come il centro-destra cerca di far credere, che riguarderà solo i piccoli abusi, questo sarà un condono edilizio che riguarderà anche e soprattutto i grandi abusi, perché l’entità della cifra che si vuol raggiungere come cassa da parte del Governo è molto ingente, è superiore ai 3 milioni di euro, quindi intorno ai 6.000 miliardi di lire, perché l’entità degli interventi, che possono essere condonati, riguarda anche le nuove costruzioni per un massimo di 750 metri cubi, come qui è stato ricordato e praticamente in tutte le situazioni, tranne poche eccezioni (i parchi nazionali e regionali, il demanio marittimo e qualche altra eccezione). Parliamo quindi di un maxicondono che riguarda soprattutto gli abusi maggiori e non solo il piccolo abusivismo. E’ un provvedimento che tra l’altro alimenta ulteriormente la speculazione. Già il fatto stesso dell’annuncio fatto ormai da tempo dal presidente Berlusconi in televisione, alimenta nuovi cantieri, nuove speculazioni, nuovi abusi edilizi, creando tra l’altro, in questo senso, anche il lavoro nero. Altro che emersione del lavoro nero nel nostro paese! Quindi un provvedimento che avrà un impatto devastante nei confronti dell’ambiente e del governo complessivo del territorio. Un provvedimento profondamente sbagliato anche dal punto di vista finanziario. Questo è l’altro elemento che dobbiamo sottolineare, perché alla collettività italiana questo provvedimento costerà più di quanto in realtà farà incassare, perché da una parte lo Stato, attraverso questo provvedimento “farà cassa”, quindi riceverà più soldi per far fronte a una manovra finanziaria che in altri tempi sarebbe stata chiamata con il suo vero nome, cioè “una stangata”, perché ci si appresta a fare una manovra finanziaria di oltre 30.000 miliardi di vecchie lire colpendo le famiglie, le autonomie locali, lo sviluppo di questo nostro paese, ma è vero anche, dall’altra parte, che il condono crea problemi enormi di tipo finanziario agli enti locali, ai Comuni in primo luogo, perché poi dovranno sopportare, a fronte di una minima restituzione dei proventi del condono, tutta la partita dell’urbanizzazione delle aree, della necessità di rendere vivibili queste aree stesse con importi gravosi.
E’ stato fatto uno studio da parte dell’Anci, che dice in maniera chiara che a fronte di un introito di 6-7 mila miliardi, ai Comuni l’intervento per l’urbanizzazione e tutto il resto costerà circa 8 milioni di euro, quindi molto di più di quanto in realtà lo Stato poi incassa. Quindi riteniamo di essere in presenza di un provvedimento profondamente ingiusto e sbagliato. Del resto in questo senso ci facciamo anche interpreti di tutta una serie di soggetti che hanno profondamente contrastato questa ipotesi, che si sono fortemente dichiarati contrari alla presentazione di un nuovo condono edilizio, che non sono, oltretutto, solo i Comuni, per quanto siano particolarmente importanti, ma vorrei ricordare che la stessa Confindustria si è espressa contro la reintroduzione del condono edilizio, oltre che i sindacati, gli ambientalisti e persino la Conferenza episcopale italiana che ha espresso un giudizio durissimo nei confronti di questa ipotesi portata avanti dal Governo Berlusconi.
Quindi noi abbiamo presentato questa mozione per denunciare questo ennesimo tentativo di attacco all’ambiente, al territorio. La nostra mozione da una parte invita il Parlamento a respingere questo provvedimento, perché sappiamo che anche all’interno delle forze di governo del centro-destra ci sono forti perplessità, dall’altra parte a mettere in piedi, come Regione, tutte le iniziative che tendano in qualche modo a rendere inefficace questo disegno sciagurato da parte del Governo, innanzitutto pensando, come stanno pensando altre Regioni del nostro paese, di fare ricorso alla Corte costituzionale perché, tra le altre cose, questo provvedimento lede, oltretutto, la competenza delle Regioni. Con la modifica del titolo V tutta la competenza in materia di edilizia è passata alle Regioni e quindi il provvedimento del condono non tiene conto di questa modifica ed esautora le Regioni da competenze che al riforma stessa ha loro assegnato.
Per questi motivi abbiamo presentato la mozione e per questi motivi chiediamo che il Consiglio regionale si esprima favorevolmente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. La mozione presentata dai consiglieri Ds pone una questione interessante, perché chi parla crede che nessuno ancora ha capito bene che cosa è successo in Italia dopo il referendum sul titolo V. Sabato eravamo a un convegno di partito con il ministro all’ambiente, si parlava di finanziaria che era in fase di licenziamento di lì a qualche ora e quando ho posto il problema che, a mio sommesso avviso, il governo del territorio è delegato in maniera non revocabile in via ordinaria agli enti locali, mi ha sorpreso constatare che il problema non era stato approfondito come in tante materie — la pesca, il lavoro, il controllo sul credito la cui competenza è delle Regioni che non sono pronte, lo Stato è abituato a fare le cose in un certo modo e si va avanti per inerzia.
Il problema è garbato, anche perché non si può dire che la finanziaria statale debba conseguire a un patchwork di valutazioni sul territorio, però è anche ridicolo dire che lo Stato fa il condono, incamera somme a fronte delle opere abusive e poi gli enti locali mantengono il potere di demolire. E’ un po’ quello che si è visto in materia di condono tributario allorquando lo Stato ha approvato il condono e poi è emerso che i tributi locali e le sanzioni imposte dagli enti locali non erano condonabili. Dire ai cittadini “pagate il condono e poi i Comuni vi buttano giù lo stesso”, onestamente mi sembra una situazione difficilmente governabile.
Della proposta dei Ds a me sembra assolutamente condivisibile l’invito a proporre il ricorso alla Corte costituzionale affinché venga risolto il conflitto di attribuzione. Ho sentito questa mattina al telegiornale che la Giunta regionale della Campania già ha adottato un provvedimento di questo tipo, anche se forse dovrebbe essere il Consiglio, più che la Giunta, a decidere di avviare questo tipo di verifica. Ho invece qualche perplessità sull’esigenza di sensibilizzare l’opinione pubblica, la società civile ecc., perché credo che proprio quando cerchiamo un rapporto corretto tra gli enti, farlo con bandiere in piazza e rullo di tamburi potrebbe essere sbagliato.
Ricordo a me stesso e ai pochi colleghi presenti, che questa finanziaria, tra molte cose non condivisibili, prevede anche l’aumento della dotazione finanziaria per il fondo triennale per i beni sociali. Ricorderanno i colleghi che di fronte all’ipotesi di un abbattimento della terza annualità del fondo triennale si fecero tutta una serie di guerre preventive, articoli sui giornali.

MARCELLO SECCHIAROLI. Scusa, ci dici qual è il fondo?

SERGIO NOVELLI. L’articolato non è uscito. Il ministro Tremonti ha annunciato che la dotazione triennale era superiore a quella del triennio precedente. La cifra credo che uscirà nei prossimi giorni, ma rammento sempre a me stesso che il gruppo di An presentò una proposta per chiedere addirittura che per la spesa sociale si facesse quello che l’Ue ha proposto per l’innovazione tecnologica, cioè dare un potere di spesa, in deroga al patto di stabilità, direttamente con l’agenzia comunitaria, cosa che si sarebbe potuto proporre da questa Regione, non lo si è fatto, lo Stato ha attenzione su questo.
Sul discorso del territorio mi pare che sia giusto andare a vedere se dopo questo condono i Comuni e le Regioni hanno ancora il potere di demolire ciò che va demolito. Credo che sia responsabile da parte degli enti locali, a cominciare da questo ente legiferante, imparare a fare distinzioni. Esiste il problema di alcuni abusi minori, di immobili fatti 30 anni fa, 20 anni fa, che per difficoltà di ricostituire il quadro del territorio, il complesso delle autorizzazioni diventano incommerciabili e su questo un intervento che cancelli la lavagna può anche essere opportuno?
Anch’io ho notato che in questi mesi c’è stata una corsa a realizzare opere fatte 5-10 anni fa o che verranno presentate come fatte una decina di anni fa. C’è anche un’attività di virtualizzazione, cioè bisogna mettere nel computer il nuovo manufatto, realizzando, con una foto d’epoca, la situazione.
Mi sembra quindi che se lo scopo di questa mozione è di rivendicare alla Regione di tutelare il territorio, così come da Costituzione vigente — io fui uno dei pochi a votare contro il referendum — che è la Costituzione della Repubblica, se lo scopo è sollecitare la Regione a fare questa verifica con un ulteriore ricorso alla Corte costituzionale, quale componente di un gruppo consiliare, di un partito che in seno al Governo ha fortemente criticato l’ipotesi di un condono edilizio pesante, giungendo a prospettare le dimissioni di un ministro — ciascuno di noi risponde in primo luogo alla propria coscienza, in secondo luogo ai propri elettori e poi anche ai partiti di appartenenza — mi sembra che si vuole chiarire questo e difendere il territorio dagli abusi gravi, che non sono la veranda della vecchietta, è giusto.
L’appello alla ennesima mobilitazione popolare, come ci si mobilità per il fondo sociale, come ci si mobilitò per altre occasioni, mi pare far parte dell’armamentario del partito di opposizione, meno di un’assemblea legiferante che ha il dovere di fare chiarezza sulle leggi. Ognuno di noi, come militante di partito si fa la sua propaganda, ma questa è cosa diversa.
Esprimo apprezzamento per la mozione dei Ds anche se avrei evitato l’accenno al ricorso alla Corte costituzionale in prima persona. Con questo assenso, personalmente non voterò contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Questa iniziativa di portare in discussione all’interno del Consiglio regionale i provvedimenti che il Governo sta portando avanti in relazione al condono edilizio mi pare opportuna e urgente. Questo Governo ci regala sempre più sanatorie, condoni, interventi a posteriori. Toccando la materia del condono edilizio non si può non ricordare l’intervento alla Fiera del Levante di Bari, dove il condono edilizio è stato presentato come strumento per portare nelle casse dello Stato delle altre risorse finanziarie che all’inizio di quest’anno venivano indicate come non necessarie da parte del Governo, quindi avremmo avuto una finanziaria in cui non sarebbe stato necessario drenare altre risorse; servono le risorse — per questa politica di opere pubbliche assolutamente non condivisibile? — ed ecco che viene sfornato un altro provvedimento di condono. Si riaprono i termini del condono del 1994, si potranno sanare gli abusi commessi fino al 31 marzo 2003, ma basta guardarsi nel territorio e ci si accorge, come al solito, che furbi stanno completando o realizzando delle opere che poi saranno retrodatate al 31 marzo 2003 o ad altre date che eventualmente fossero individuate, si premia coloro che hanno ampliato immobili in aree demaniali, anche in zone di rilevante pregio ambientale e questa del demanio veramente è un’altra delle perle del provvedimento, perché chi ha privatizzato la proprietà pubblica, chi ha abusato della proprietà pubblica ha la possibilità, con il versamento di una somma, di sanare il suo comportamento, chi ha rispettato le regole ancora una volta viene beffato, tutti gli abusi commessi prima e dopo il 1994 con l’aumento della cubatura dell’edificio fino a 750 metri cubi, che corrispondono a circa 200 metri quadrati, potranno essere sanati, a meno che non si trovino all’interno di zone protette o sottoposte a particolari vincoli. Per fortuna, perché anche qui parlare di zone protette e poi pensare ad interventi successivi di sanatoria degli abusi, veramente è una negazione in termini del concetto di aree protette. Per fortuna sono rimaste fuori queste aree, anche se c’è stato dibattito e questo viene presentato come uno dei lati positivi di questo provvedimento. Non abbiamo dato il colpo mortale al territorio fino all’ultima possibilità.
Al di là della questione relativa alla competenza dello Stato a fronte delle riforme che attribuiscono alcuni potrei a livello di enti locali — qui si continua a parlare di federalismo, poi si strappano le competenze che non fanno parte della riforma federale, ma che sono molto distanti dalla riforma federale — giustamente gli enti locali rifiutano in gran parte questo provvedimento che se da una parte asseconda quella spinta clientelare e di rapporto di mutuo scambio tra amministrazione pubblica e cittadini su un terreno così delicato come quello dell’abuso edilizio, queste politiche del condono edilizio hanno sottoposto l’amministrazione pubblica in una prima fase certamente a maggiori entrate ma in una seconda fase alla gestione di interventi realizzati in territori dove non esistevano opere di urbanizzazione adeguate e qui sono costi, colleghi consiglieri, sono costi per le strade, per le opere di depurazione, per l’illuminazione pubblica. Tutte strutture che hanno un costo estremamente elevato e che certamente non vengono neanche compensate dalle somme che vengono versate da coloro che hanno commesso questi abusi edilizi. Abbiamo interventi su aree dissestate di cui dobbiamo prendere atto, che sottopongono, oltre al dato ambientale realizzato nel momento in cui l’intervento viene fatto, il danno che si verifica nel periodo successivo, perché mantenere queste costruzioni in queste aree dissestate significa mantenere un costo per la pubblica amministrazione, certamente una speculazione per chi l’ha realizzata, un vantaggio per chi si è fatto beffa delle leggi. Anche in zone ad elevato pregio ambientale questo condono rischia di manifestare i suoi nefasti effetti. Qui non parliamo di piccoli abusi, qui parliamo di interventi che arrivano fino a 750 metri cubi. Forse, quando si pensava di questa cubatura pensavamo alle case costruite nella Valle dei Templi in Sicilia? Pensavamo alle case che sono state costruite lungo la costa in zone in cui, poi, la pubblica amministrazione è costretta a fare opere di difesa per combattere l’erosione? E’ uno strumento quello del condono, sul quale speravo che non dovessimo tornare a discutere, non dovessimo scatenare questa battaglia ideologica pro o contro il condono, perché questo strumento, in particolare per quanto riguarda la materia edilizia, è uno strumento di cui l’Italia conosce tutti i nefasti effetti.
Condono partorisce futuro condono. Condono partorisce e crea le premesse per nuovo abuso.
Si era detto, durante l’ultimo provvedimento relativo al condono edilizio, che sarebbe stato l’ultimo, sarebbe stato un intervento tombale non solo di ciò che veniva sanato ma anche degli interventi di condono. Questo non è vero. E’ ora di dire basta a questo strumento, di abolirlo dalla possibilità di intervento.
Sono d’accordo anche sull’apertura di un dibattito in questa regione, sull’approvazione, da parte di quest’aula, di una legge regionale che metta dei paletti rispetto all’applicabilità di questo provvedimento nella nostra regione. Dico anche al Presidente della Giunta che dobbiamo anche rivedere la legge urbanistica regionale, la 19, perché ha dato origine a dei piani regolatori quanto meno discutibili, da alcuni definiti “piani regolatori canaglia”. Forse il Comune di Sirolo è stato un po’ più al centro delle polemiche simbolo, ma questi piani regolatori non sono presenti solo a Sirolo. Permettetemi di spezzare una lancia a favore del Comune di Sirolo: quelle problematiche non sono presenti nel solo comune di Sirolo. Noi rischiamo di dare — e abbiamo dato — la palla in mano ad alcuni amministratori per creare un condono che, tutto sommato, passa attraverso piani regolatori che oggi prevedono soluzioni che non possono essere assolutamente condivise, che prima di questa legge sarebbero state cancellate da parte delle Amministrazioni provinciali che avevano dei controlli. Anzi, vediamo un fiorire, all’interno dei piani regolatori di questa fase post legge regionale, di provvedimenti che in passato erano stati messi da parte, proprio perché questi progetti erano ritenuti insostenibili. Oggi li ritroviamo “condonati” nei piani regolatori di nuova generazione.
So che lei, signor Presidente, anche pubblicamente ha preso un pochino le distanze da questa legge, io ho apprezzato questa dichiarazione. Approviamo in quest’aula un provvedimento relativo al condono edilizio del Governo Berlusconi, ma cancelliamo, in materia di edilizia, anche questa macchia che nella regione abbiamo, che è la legge urbanistica regionale i cui effetti non vediamo solo a Sirolo. In questi giorni sto presentando un’interrogazione per il comune di Montecassiano, ho presentato delle osservazioni sul piano regolatore del comune di Castelfidardo, ho presentato delle osservazioni sul piano regolatore del comune di Morro d’Alba, su tutta una serie di “provvedimenti canaglia” che coinvolgono delle amministrazioni... (Interruzione). Uso questo termine, perché localizzare sui crinali della nostra regione, come avviene a Montecassiano, una zona per l’industria insalubre di prima classe tossica e nociva, in un territorio completamente incontaminato, quando ci sono aree industriali ed artigianali a disposizione, penso che possano essere definiti “provvedimenti canaglia”. Mi assumo la responsabilità di queste affermazioni, perché è un comportamento che una pubblica amministrazione non dovrebbe tenere, quindi certamente questo aggettivo lo affianco anche al provvedimento del condono edilizio che si vuole estendere come se fosse una ridiscussione di tutti i piani regolatori di questo paese in un colpo solo, pertanto il condono è certamente il fratello maggiore di questi piani regolatori di cui purtroppo il territorio della nostra regione inizia a subire gli effetti e subirà gli effetti nei prossimi mesi, nei prossimi anni, se non metteremo mano anche alle norme urbanistiche regionali.
Quindi condivido questa proposta e questo provvedimento e mi fa anche piacere che ci siano delle voci critiche da parte del collega Novelli a cui do atto di una analisi lucida e di una presa di posizione che, appartenendo lui alla maggioranza che governa questo paese, credo sia rispettabile e apprezzabile anche per il coraggio con cui viene assunta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Presidente, colleghi, penso, specialmente dopo avere ascoltato con interesse l’intervento del capogruppo dei Ds, che questa mozione sia stata partorita con tanta velocità, quando i termini effettivi e i limiti concreti di questa proposta non si conoscevano.
Facciamo un’analisi concreta: se ci sono abusi significa che una parte di questi abusi serve solo a coloro che vogliono fare speculazione, ma ci sarà una piccola parte che ha necessità di far fronte a certe esigenze perché ci sono vincoli che non permettono di adempiere alle esigenze che sottostanno alla famiglia stessa.
Non c’è abuso semplice, minimo o massimo e in termini di legge un abuso è qualcosa che deve essere sempre condannato. Però c’è una cosa ben precisa. Se vengono fatti gli abusi, le amministrazioni locali che tipo di controllo fanno? Noi dobbiamo pretendere che sia immediato l’abbattimento di questo tipo di interventi, cosa che non avviene assolutamente. Ricordo nell’ambito della mia professione — conosco molto bene la provincia di Pesaro a una parte della provincia di Rimini — che nella zona del lungomare di Cattolica la maggior parte degli alberghi avevano concessioni per 3-4 piani e nella maggior parte sono diventati 8-10 piani. Nella provincia di Pesaro, in modo particolare parlo della città di Pesaro e di Gabicce, abusi consistenti non ci sono stati. Una sola costruzione nella provincia di Pesaro era stata fatta totalmente nuova. Parlo di una o due unità immobiliare. La maggior parte degli abusi avviene nei condomini, dove ci sono gli interventi dei cosiddetti “palazzinari” per il principio edonistico dell’imprenditore: il massimo utile con la minima spesa. Se lo fanno significa che c’è connivenza da parte non solo dei dirigenti ma del potere locale a livello amministrativo, cioè dei Comuni, che permettono queste cose, altrimenti certe tangenti non verrebbero fuori. Penso che nessuno di noi è sciocco, al di fuori della conoscenza, in modo diretto o indiretto di questa realtà.
Mi sembra veramente ridicolo che si debba dire che questa cosa non porta nessun tipi vantaggi in termini economici e poi, contemporaneamente, si dica che il Governo attua questa procedura per poter avere dei finanziamenti da questo tipo di condono edilizio.
C’è già stata una dichiarazione da parte del ministro dell’ambiente che ha detto “mi dimetterò nel caso in cui i condoni fossero stati fatti in zone di prestigio”, perché in quel caso è giusto intervenire. Poi c’è un’indicazione in cui si parla di 750 metri cubi, che non è una unità immobiliare, perché in genere le unità immobiliari sono attorno ai 250 metri quadri, quindi non si conosce a cosa si riferisce. Suggerirei quindi di soprassedere, andando a vedere come verrà fuori questo tipo di condono, poi sarà giusto che da parte della maggioranza, che è minoranza al Governo, ci sia una procedura di questo genere, dove noi minoranza, almeno in coscienza, potremmo anche dire “non siamo d’accordo con ciò che ha fatto la nostra maggioranza al Governo”, ma almeno dateci questa possibilità. Questo documento è stato fatto in fretta, dettato da un modo di agire politicamente, senza sapere quali obiettivi si vogliono raggiungere, perché bisogna andare contro ogni cosa venga fatta dal Governo. Chiediamoci allora quale tipo di innovazioni e di realtà ha portato la famosa “legge Bassanini”. Hanno previsto tutto e non hanno messo i fondi per attuare ciò che era stato previsto. Questa è una cosa reale. Qui siamo in una struttura — questo “tempio della democrazia”, questa sala consiliare (questa cosa l’ho detta nel momento in cui è stata inaugurata) — che ha due bagni, senza finestre, di cui uno, quello maschile, non ci permette neanche di stare in piedi, perché io che sono un po’ grosso tocco con il sedere nel muro, quindi tutti corriamo in quello delle donne che ha una maggiore dimensione. Cari signori, se andiamo a vedere è un abuso edilizio, perché in termini urbanistici quelli non sono servizi per una realtà come questa in cui ci sono 40 consiglieri, il personale. Il bagno per uomini è la metà, per non dire un terzo, di quello delle donne. Questo è il primo abuso edilizio: ci sarà una responsabilità. Tra l’altro è stato pagato per fare questo tipo di intervento. E allora non possiamo andare a vedere la pagliuzza del nostro vicino, quando noi abbiamo una trave all’interno di questo “tempio della democrazia”.
Cerchiamo di andare in concreto a fare un discorso costruttivo, perché quando si parla di abuso è un qualcosa contro legge, ma è normale che bisogna prendere dei provvedimenti. Addirittura, a Pesaro la Provincia sta dando delle indicazioni sull’approvazione del piano regolatore. Queste indicazioni possono essere prese o meno in considerazione dal Comune. Nel caso in cui fossero prese in considerazione, siccome sono suggerimenti, non avrebbero bisogno, se approvate, di tornare nell’Amministrazione provinciale. Sapete cosa significa questo, in termini concreti? Che alcune aree vengono indicate dove sono effettuate speculazioni, nel senso costruttivo del termine e significa che coloro che le fanno, o rispondono in un certo modo per le prossime elezioni amministrative, altrimenti non sono prese in considerazione tutte quelle parti di aree, decade il tutto e vengono segate le gambe perché molto probabilmente non si è stato di sostegno alle Amministrazioni nelle elezioni amministrative. Questo succede, quindi cerchiamo di farci un esame di coscienza e vediamo di discutere le cose in concreto, senza avere astio nei confronti di quello che vuol fare il Governo. Andiamo a discutere in concreto se ciò che propone il Governo sul piano tecnico sta in piedi. Se così non fosse mi starebbe bene e in quel caso parteciperei alla discussione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Una prima considerazione è che questa maggioranza, ben capitanata dal suo Presidente, anziché amministrare i tanti drammatici problemi della nostra regione fa solo politica partitica e ideologica. Ho la sensazione, da quando siedo in questo Consiglio, soprattutto dal 2001, che uno dei primi problemi del Presidente D'Ambrosio e della maggioranza di centro-sinistra è quello di fare opposizione al Governo Berlusconi. Auguro a tutti di andare in Parlamento e di farla nelle dovute sedi.
Operazione di opposizione tout-court, anche a livello di nascituri. Siete per l’aborto terapeutico penso, perché state parlando, discutendo e facendo una mozione di una idea, di un pour-parler, di un qualcosa che non esiste ancora nel mondo reale. Credo proprio che siamo ai livelli aberranti ai quali questa Amministrazione ci ha bene abituato, vedi delibere in materia di parco del Conero e tutto il resto. Contenti voi, valuteranno i cittadini.
Al di là di questo, entrando nel merito noto due cose e devo dare una valutazione diametralmente opposta a quella che dava prima Moruzzi. Qui stiamo parlando di un condono per 750 metri cubi massimo, circa 200 metri quadri, che non mi sembrano un numero assolutamente preoccupante... (Interruzione). Non è la prima volta, Presidente, che vediamo dei condoni edilizi benedetti anche dalla sua area in passato, quando “inciuciava” con la Democrazia cristiana.

ROBERTO TONTINI. Mai!

DAVID FAVIA. Che la “buonanima” del Pci non abbia mai concordato e convenuto, in epoca di compromesso storico più o meno ufficiale... Ma Tontini, dove vivi? Avete co-governato questa nazione per decine d’anni, adesso fate le “Vergini Marie”.

ROBERTO TONTINI. Fammi un esempio solo.

DAVID FAVIA. Tutti i condoni, tutti! Avete co-governato questa nazione per anni, adesso fate le vergini.
Non mi pare che sia una misura estrema ed esagerata. Per di più, come ricordava prima Moruzzi, sono escluse — credo che questo sia doveroso — le zone vincolate, a meno che gli enti preposti al controllo non autorizzino il condono ritenendolo non lesivo del vincolo.
Altro fatto che trovo assolutamente censurabile è la filosofia che da un po’ di tempo anima questa maggioranza, soprattutto l’estrema sinistra, che sembra portare per mano questa maggioranza, una filosofia eversiva, come piace dire al mio collega Procaccini, cioè chiedere costantemente di vanificare con atti della Regione la normativa nazionale. Credo che questo sia veramente eversivo. Qui si dice “verificare la praticabilità di una proposta di legge da approvare in Consiglio regionale che annulli nella regione Marche gli effetti amministrativi di un eventuale condono edilizio”. A parte che non ne vedo la possibilità, però lavorare costantemente, legislativamente e con altri atti contro il Governo nazionale mi sembra suicida e portatore di una volontà di opposizione che compete più ai vostri colleghi di Roma.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Credo che abbia fatto bene Franceschetti, insieme agli altri consiglieri del gruppo Ds, a presentare la mozione e il dispositivo nei punti in cui si impegna la Giunta a predisporre ricorso alla Corte costituzionale e a verificare la praticabilità di una proposta di legge. La Campania non solo è ricorsa alla consulta, ma ha reso, con regolamento di Giunta, non applicabile il provvedimento che dovesse uscire dal Parlamento, facendo un atto molto forte contro il condono.
La discussione di oggi non è preventiva, perché il 57° comma dell’art. 32 del “decretone” legge non è in via preventiva: siamo in grado di avere oggi le regole del condono. Si riaprono i termini del condono dal 19943? Passa il silenzio-rifiuto? Si potranno sanare gli abusi commessi fino al 31 marzo 2003? Potrà avvalersene chi ha edificato, ampliato, ristrutturato immobili senza permessi? Chi ha ampliato immobili in aree demaniali non protette da vincoli? Non potrà avvalersene chi ha edificato in zone protette o sottoposte a vincoli? Si potranno sanare tutti gli abusi prima del 1994 con aumenti delle cubature fino a 250 metri quadri. Quando e come si pagherà, anche questo è indicato: in tre rate ecc. Le fattispecie sono tutte definite, non siamo a un dibattito politico.

ROBERTO GIANNOTTI. Deve essere ancora approvato dal Parlamento.

CRISTINA CECCHINI. Ma è naturale. Siccome noi siamo un’Assemblea legislativa che con il Parlamento discute, possiamo cominciare a commentare che, più che il ministro Matteoli ha vinto il ministro Tremonti che voleva un gettito. La questione del condono, così come costruita, è una questione di gettito e di conseguenza hanno fatto le norme, non si è detto “saniamo le cose piccoline che si fanno negli orti delle case”. Qui si è fatta una costruzione che vuol portare una quantità di gettito enorme. Il ministro Tremonti voleva 3,3 miliardi destinati a ridurre il disavanzo. Il ragionamento che c’è dietro questa operazione di condono edilizio ha questi contenuti.
E’ chiaro che siamo nella fase di definizione della legge, non c’è dubbio che questo condono resta molto simile a quelli di Craxi-Nicolazzi nel 1985, di Berlusconi-Radice del 1994, quindi sono proposte pericolose se il Parlamento le dovesse approvare. Noi siamo un’Assemblea legislativa che non solo si augura che così non sia fatto, ma che, nel frattempo, vuole impugnare, così come ha fatto la Regione Campania, tramite la “legge La Loggia”, il provvedimento, ricorrendo alla Corte costituzionale. Credo che questa azione sia meritoria e che sia meritevole, per questa nostra Assemblea legislativa, interloquire, perché poi è anche un modo di interloquire con il Governo e il Parlamento nazionale dire “i condoni non li dovreste fare per legge e comunque nelle Marche i condoni non si fanno”. Credo che questa discussione sia utile, opportuna e faccia onore a questa nostra giornata di lavoro.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D’Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Colleghi, a me dispiace che alla fine di una giornata con il peso dei dibattiti ecc., si affronti un tema come questo, partendo da schieramenti, senza esaminare le cose come stanno. La verità è che qualunque condono fiscale, edilizio, tutti i condoni sono atti profondamente immorali, profondamente inutili, profondamente illegittimi. Hanno un senso e un significato, in alcune determinate circostanze eccezionali, ma anche lì bisogna vedere che tipo di condono.
Nel corso della mia lunga precedente esperienza professionale mi sono imbattuto in due-tre ipotesi di condono che mi hanno fatto toccare con mano quanto sia profondamente diseducativo il condono edilizio, perché la verità è che scattano meccanismi di falsificazione di date, di falsificazione di certificati, tutta una serie di meccanismi per frodare la legge, che francamente non hanno bisogno di essere ulteriormente incoraggiati, specialmente in zone della nostra penisola dove questo tipo di prassi è molto diffusa.
Non voglio nemmeno, se non rapidissimamente, ricordare il dato che non è vero che sia poi un guadagno per tutti, perché alla fine si corre il rischio, in questo caso, che il gettito vada a favore dell’erario, cioè del bilancio statale e invece le spese vadano a carico dei bilanci comunali. Questa è una cosa abbastanza bizzarra, per non usare altri termini.
Ma non voglio utilizzare questo tipo di valutazione se non come una nota a pie’ di pagina.
Il gettito fiscale l’anno scorso — è un’esperienza che abbiamo toccato con mano — è crollato perché si era diffusa la voce di quello che poi si sarebbe fatto, cioè il condono fiscale. Noi, parlando di condono edilizio da alcuni mesi, e arrivando il Governo a scrivere un sto... E’ vero, non è ancora legge, ma finché non viene convertita quella è legge. Non voglio spiegare cose che per chi studia o per chi applica la legge sono banali, ma dobbiamo aspettare che si dia l’autorizzazione a costruire, a sanare, a mettere in moto meccanismi? Fino al 15 marzo 2003, significa che da adesso in poi tutti faranno corse spaventose per ottenere un qualche cosa che dimostri che entro il 15 marzo è stato finito tutto, magari iniziato il 14 e finito il 15.
Noi continuiamo a dividere il nostro paese in due grandi categorie: non fra uomini e caporali, come diceva Totò, ma fra chi rispetta la legge — cioè i fessi — e i furbi. Questo è il messaggio devastante che arriva da questa ipotesi. Poi, che la vergogna sia tale che si cerchi di mettere dei paletti, che sono dei paletti di legno molto leggero, il messaggio comunque è questo: chi fino ad ora, per costruire, ha atteso di avere la concessione edilizia è uno stupido, chi invece ha costruito o ha pensato di costruire senza avere licenze o ha aspettato che questa cosa diventasse vera per poi costruire, dobbiamo dire che è un benemerito del patrio Governo? Dobbiamo dire che è un amico del ministro Tremonti? Io rifiuto, perché anche nella più dura fase di conflittualità politica bisogna mantenere un minimo di eticità. Non può essere la legge fatta per punire chi froda la legge. Questo è un principio fondamentale, altrimenti “va a donne di facili costumi” tutta una serie di patti, soprattutto il patto della democrazia, del primato della legge, tutto quello che scriviamo e che nel concreto viene cancellato.
Io ho rilasciato dichiarazioni, poco fa, in cui ho detto che avendo già a suo tempo dichiarato su Il Corriere della Sera... Avete letto le mie dichiarazioni in cui non ho risparmiato aggettivi negativi. Io sono convinto che è il peggio del peggio e cercherò di fare in modo che non sia applicabile nel territorio nazionale e che comunque non sia applicabile nel territorio della regione Marche. Farò tutto quello che posso e vi dico subito che ho già dato incarico allo studio legale che ci assiste in tutta — purtroppo — la lunga fase di contestazione e di contesa davanti alla Corte costituzionale, di cominciare lo studio per il ricorso alla stessa Corte costituzionale. Quello lo decide la Giunta da sola: se il Consiglio è d’accordo nella sua maggioranza o nella sua totalità è molto meglio, comunque questo la Giunta lo farà. Se sarà possibile fare una legge non che ne impedisca l’applicazione — questo non si può fare — ma che, salvo l’aspetto penale, che non spetta a noi toccare, modificare, renda su tutto il resto inapplicabile il condono, questo è possibile farlo e noi cominceremo a studiarlo da subito. Io credo che un Consiglio regionale debba farsi carico anche di questo, non per un preconcetto atteggiamento antigovernativo. Io non la vedo così. Purtroppo mi trovo di fronte, molto spesso, a decisioni governative che sono istituzionalmente inaccettabili, non politicamente inaccettabili. Se sono politicamente inaccettabili ne discutiamo altrove, ma istituzionalmente inaccettabili: uno scavalcamento totale delle competenze, un costante ignorare le nuove norme della Costituzione. Quella è la Costituzione, votata con quattro voti, con cinque voti... E’ la Costituzione.
Questi sono i punti su cui questo Governo ha continuato testardamente, tenacemente, in alcuni suoi esponenti, a ignorare questo discorso e noi su questo saremo fermamente determinati non solo a dire no ma ad impugnare dovunque, comunque, nel passato, nel futuro, in questo senso. Quando è prevista e pretesa un’intesa e non si fa l’intesa, se poi si fa la nomina di un commissario impugneremo anche questo.
Noi crediamo e continuiamo a credere — io in particolare — alla necessità che il primato della legge sia assicurato nei fatti, concretamente. Allora vi dico che, non perché io sia politicamente contrario a questo Governo, credo di essere istituzionalmente molto attento a non confondere i piani, ma che un condono fatto soltanto, non sulla base di una inaccettabile ma comprensibile esigenza di sanare le piccole irregolarità, dovute a volte a formalismi, ma fatto, incardinato e costruito soltanto sulla base del gettito che doveva dare — perché questa è la verità — questo tipo di scelta è profondamente amorale, anzi profondamente immorale, perché poi devasta il territorio. Dire tutto quello che c’è da dire sul condono richiederebbe un Consiglio regionale apposito e non mi pare di essere solo a pensarla così. Le dichiarazioni degli urbanisti, degli architetti, degli ingegneri, di tutti quelli che si occupano di questa materia in Italia, sono allarmatissime e dobbiamo fermarlo adesso. Proveremo a fermarlo adesso in tutti i modi politici, istituzionali e giurisdizionali. Questo noi faremo, non perché siamo contrari a priori a questo Governo, ma perché questo Governo ha scelto questo strumento e questo strumento, per noi, è devastante del territorio, della morale e della prassi, quindi noi, su questo piano saremo ferreamente contrari.
Spero che il Consiglio regionale, stimolato su proposte che noi pensiamo di mettere in piedi rapidamente, voglia dare anche una risposta legislativa. Per quanto riguarda la risposta giurisdizionale la stiamo già studiando. Non c’è bisogno che venga convertito il decreto legge, finché non viene convertito è legge e comunque è una cosa che va impugnata subito. Davanti alla Corte costituzionale si portano anche i decreti leggi, comunque quelli sono profili tecnici: la scelta politico-strategica di questa Giunta, di questa maggioranza è quella di dire no a questo strumento perché profondamente sbagliato e perché, per dirla fino in fondo, per “fare cassa” si fa un’opera di contrasto all’evasione fiscale, non si danno i condoni edilizi, questa è la verità. Un’operazione di contrasto seria all’evasione fiscale: allora pagheremmo meno tasse tutti, pagheremmo tutti e non avremmo il territorio devastato. Questa è la scelta che bisognava fare. Bisognava proseguire, questo è il punto.

ROBERTO GIANNOTTI. Per chi lo dice questo? Poteva evitare di aumentare l’Irpef.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Questa è una cosa completamente diversa, Giannotti. Noi non abbiamo scelto strumenti che devastassero né il territorio, né la morale, né la prassi, né l’applicazione della legge.

ROBERTO GIANNOTTI. Avete devastato le tasche dei marchigiani.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Non toccare le tasche dei contribuenti significa anche far pagare tutto a chi deve pagare e di questo siamo profondamente convinti.
Quindi il condono troverà, da parte di questa maggioranza e di questa Giunta regionale la più ferma e sicura, costante, convinta, tenace opposizione.


PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione.

GILBERTO GASPERI. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. C’è la Commissione convocata, è un colpo basso. Comunque, prego di procedere alla verifica del numero legale, a partire dal n. 24.

GILBERTO GASPERI. Però Presidente, siccome parliamo di una cosa abusiva, non cominciamo con l’abuso, procediamo subito al sorteggio.

PRESIDENTE. Lo facciamo, lo facciamo...

GABRIELE MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Melappioni assente
Minardi presente
Modesti presente
Mollaroli presente
Moruzzi presente
Novelli presente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci assente
Rocchi assente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Silenzi assente
Spacca presente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi assente
Agostini assente
Amagliani presente
Amati presente
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini assente
Castelli assente
Cecchini presente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
D’Ambrosio presente
D’Angelo assente
Donati presente
Favia assente
Franceschetti presente
Gasperi presente
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Martoni presente
Massi assente

PRESIDENTE. Pongo in votazione la mozione.

GILBERTO GASPERI. Chiedo la parola per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GILBERTO GASPERI. Siccome l’argomento oggi era proprio sull’abuso edilizio, fiscale ecc., sono contento che siamo 21, così il numero in più non è dovuto alla presenza di un consigliere di Alleanza nazionale. Ti ringrazio, Spacca, per essere venuto, così sei il 21°. Però, la procedura seguita è il trionfo dell’abuso, perché quando si fa una richiesta di verifica del numero legale, capisco due minuti per prendere il sacchetto con i numeri, ma che debbano passare venti minuti è una cosa non regolare. Questo è un abuso. Cerchiamo di essere onesti con noi stessi e di non essere abusivi nelle procedure, almeno all’interno di quest’aula.
Vi dico subito — poi uscirò — che farò una richiesta per vedere se nelle strutture all’interno di questo Consiglio c’è qualcosa di abusivo.

PRESIDENTE. E’ stato chiesto dal consigliere Novelli di votare la mozione per parti separate.
Pongo in votazione tutta la prima parte, poi porrò in votazione la seconda parte, a partire dal punto che recita “a proporre ricorso alla Corte costituzionale contro l’ipotizzato intervento legislativo”.
Pongo in votazione la prima parte.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la seconda parte.

Il Consiglio approva

Il consigliere Giannotti, primo dei presentatori della mozione 293 chiede di rinviarla al prossimo Consiglio. Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.

(Rimane così stabilito)

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 18,05