Resoconto seduta n. 155 del 15/10/2003
La seduta inizia alle 10,45



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti e approvati, ai sensi dell'art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 153 e 154 dell'1.10.2003.



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presente le seguenti proposte di legge:
— n. 201, in data 7.10.2003, ad iniziativa dei consiglieri e Martoni: «Modifiche ed integrazioni della l.r. 22.6.1998, n. 18: Disciplina delle risorse idriche», assegnata alla IV Commissione in sede referente;
— n. 202, in data 8.10.2003, ad iniziativa del consigliere D'Angelo: «Disposizioni urgenti in materia di sanatoria degli abusi edilizi»,n assegnata alla IV Commissione in sede referente.



Proposta di atto amministrativo

PRESIDENTE. E' stata presentata la proposta di atto amministrativo n.. 121, in data 13.10.2003, ad iniziativa della Giunta: «l.r. 24.12.2003, n. 45, art. 13».



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 304 dei consiglieri Favia, Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Grandinetti, Trenta, Ciccioli, Gasperi, Pistarelli, Romagnoli, Massi e viventi: «Situazione ente parco del Conero»;
— n. 305 dei consiglieri Procaccini e Martoni: «Proposta governativa in materia pensionistica»;
— n. 306 del consigliere Ricci: «Centri di permanenza temporanei per immigrati nelle Marche»;
— n. 307 del consigliere Novelli: «Dimissioni del pro-sindaco di Mestre Gianfranco Bettin e sulla commemorazione degli italiani assassinati nelle foibe giuliane ed istriane»;
— n. 308 del consigliere Massi: «Revoca deliberazione Giunta regionale 30.9.2003, n. 1311: Interventi per il contenimento della spesa farmaceutica convenzionata»;
— n. 309 dei consiglieri Procaccini e Martoni: «Situazione Fabercarta»;
— n. 310 del consigliere Massi: «Agricoltura politica di indirizzo su organismi geneticamente modificati»;
— n. 311 del consigliere Pistarelli: «Situazione Cartiere Castelraimondo»;
— n. 312 dei consiglieri Procaccini e Martoni su «Pensioni lavoratori a rischio amianto».



Nomine

PRESIDENTE. Comunico di aver provveduto, con decreto n. 132 del 13.10.2003, alla nomina di tre esperti nella Consulta regionale per la cooperazione e con decreto n. 133 del 14.10.2003 alla nomina di un componente nel consiglio di amministrazione della Società Fiere di Pesaro.


Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo il consigliere Procaccini.


Pubblicazioni del Consiglio regionale

PRESIDENTE. Consiglieri, avete trovato sui vostri banchi una copia del libro " le tre follie " di Don Italo Mancini, ristampato da noi in occasione del decennale della morte.
Nella mia premessa al volume trovate ampiamente spiegate le ragioni di questa pubblicazione nei Quaderni del Consiglio regionale.
In particolare vorrei sottolineare che l'operazione rientra in un progetto volto a "far conoscere, o far conoscere meglio, alcuni pensatori del nostro tempo che nelle Marche sono nati e/o vi hanno operato". Faremo questo organizzando incontri di riflessione e dedicando pubblicazioni a filosofi che sulla vita della regione hanno influito oltre che a livello scientifico, pure a livello etico e civile.
Vorrei cogliere l'occasione per una più ampia riflessione sul valore di operazioni come questa, volte a far emergere sia quel ricco patrimonio di pensiero e di opere prodotte da personalità che sono nate o che hanno operato in questi territori, sia quei significativi fatti, vicende che hanno caratterizzato ì processi di trasformazione nei secoli delle Marche.
Sono tante e in tutti i campi, le figure e le vicende che in questa regione si sono ambientate, che hanno avuto un significato importante anche nel contesto nazionale ed europeo, che sono il substrato forte della "cultura delle Marche", che spesso 'però sono poco note all'insieme dei marchigiani e che, soprattutto, non entrano adeguatamente nella riflessione sulle nostre radici, sui caratteri delle Marche, sul nesso fra questi e la costruzione del futuro.
Sono scienziati, artisti, letterati, pensatori, personalità religiose, personalità politiche, educatori, maestri del Diritto, ingegneri o urbanisti, capitani d'industria o organizzatori sociali.
E quasi sempre c'è una caratteristica: il collegamento fra il pensare e il fare; fra la speculazione intellettuale, l’ideazione artistica, la ricerca teorica, e l'agire concreto, l'impegno civile e sociale.
Così come ci sono vicende, fatti, avvenimenti storici che a volte sì sono collocati in un ristretto ambito marchigiano, ma che hanno sedimentato valori e significati molto più ampi.
Far emergere questo patrimonio, farlo conoscere, creare o amplificare le occasioni di riscoperta, farne oggetto di riflessione e approfondimento, diventa un modo per rintracciare le radici della identità ( il mosaico di identità ) di questa regione, i valori del nostro modo di essere, soprattutto di quel essere una Regione aperta, a dispetto delle apparenze e degli stereotipi consolidati.
E' un compito importante per la massima Assemblea rappresentativa marchigiana e, tutto sommato, un compito non difficile e nemmeno eccessivamente oneroso.
Questo può essere in parte il caso del progetto sui "pensatori", per H quale si promuoveranno giornate di studio e pubblicazione di atti o ristampa eventuale di opere significative come è stato per Italo Mancini.
Ricordo che l’utilizzo, del nostro Centro stampa (da attrezzare ulteriormente) e della collana dei " Quaderni del Consiglio regionale”, ci consente di svolgere quest'opera di diffusione delle conoscenze a costi molto contenuti.
Sì tratta di scoprire e valorizzare le tante iniziative di grande livello - che si fanno nelle Marche. In modo autonomo, Università, Enti locali, Istituzioni culturali, Fondazioni, Associazioni e Circoli culturali, Comitati, organizzazioni sindacali, Associazioni professionali e perfino imprese, producono iniziative di valore.
Seguendo un corretto principio di sussidiarietà, non dobbiamo mai sovrapporci a questa ricca iniziativa, ma sostenerla, incoraggiarla, valorizzarla ed integrarla, con un occhio attento alla qualità delle proposte, disponibili a favorirne la massima diffusione e stimolare il più possibile la collaborazione tra Consiglio regionale e sistema delle autonomie locali marchigiane.
Per agire correttamente, occorre un attento e costante monitoraggio su tutto ciò che viene messo in cantiere e viene prodotto nelle Marche sui temi sopraesposti, un monitoraggio, di base indispensabile per una visione organica e per una valutazione della qualità dei progetti.
Per fare questo monitoraggio e queste valutazioni comparate dobbiamo attrezzarci, dotarci del supporto di competenze e professionalità adeguate.
Nelle tante particolarità di cui si compone la nostra Regione, è espressa un'anima comune, è contenuto un filo conduttore che le lega e che rappresenta l'essenza del carattere della Regione. La sua ricerca e lo sforzo di farlo emergere, è un passaggio indispensabile per la definizione di un aggiornato progetto per le Marche del 2000.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il consigliere Pistarelli. Ne ha facoltà.

FABIO PISTARELLI. Avendo fatto un sondaggio fra i vari gruppi, siamo d'accordo a fare una richiesta unitaria di iscrizione di tutte le mozioni relative alla situazione delle Cartiere di Castelraimondo, anche alla luce di un incontro che una delegazione delle rappresentanze dei lavoratori dell'azienda ha avuto poco fa con l'ufficio di presidenza, con i capigruppo. Se le iscriviamo all'ordine del giorno, le due mozioni, potremmo poi avere la possibilità di un documento il più possibile ampio, partecipato e condiviso, che sia un atto concreto, immediato del Consiglio regionale su una situazione di grave emergenza e di grave urgenza. Se andiamo a 15 giorni chissà quello che potrà accadere. Oggi c'è già un'interrogazione del collega Grandinetti, quindi se iscriviamo anche questi due documenti e insieme possiamo fare una proposta di soluzione che oggi deve uscire da questo Consiglio regionale, facciamo, secondo me, una cosa doverosa da parte dell'intero Consiglio.
La mia mozione è già agli atti, ce n'è anche un'altra, le possiamo iscrivere d'urgenza entrambe, vedendo poi come muoverci rispettando il regolamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Come lei ha detto Presidente, io ho presentato il 7 ottobre una mozione non di urgenza quale quella che richiamava il collega Pistarelli, relativa alle dimissioni del pro-sindaco di Mestre Bettin. Sono dimissioni antipatiche, on so se ci sono state intemperanze verbali o fisiche, mi ha colpito che un rappresentante eletto rassegnasse le dimissioni giustificandole con atti di intemperanza interni alla maggioranza. Per chi non lo sapesse, il pro-sindaco Bettin è dei Verdi e la discussione è stata in relazione a una questione che comunque era in Parlamento.
Il senso del mio intervento è duplice: da un lato, ai sensi dell'art. 119 di porre all'ordine del giorno la mia mozione il prossimo Consiglio, quando saranno decorse, come prevede il regolamento, due settimane. Al tempo stesso il ritiro delle dimissioni del prof. Bettin dovrebbe avvenire, ai sensi del testo unico 267, entro il quindicesimo giorno. Ho visto su Internet, venerdì scorso, che Bettin stava orientandosi a ritirarle (in Italia è frequente che le dimissioni vengano annunciate e poi ritirate). La preghiera che avrei fatto, oltre che a lei, al Presidente della Giunta se fosse stato presente, era di mandare una comunicazione al prof. Bettin, segnalando che il Consiglio regionale delle marche parlerà di questa vicenda e qualunque sarà l'esito del dibattito ritiene che i rappresentanti eletti dal voto popolare non debbano mai dimettersi per liti, intemperanze verbali o, peggio ancora, Dio non voglia, fisiche.
Con questa preghiera le chiedo ancora di porre all'ordine del giorno la mozione 619.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Soltanto per dire che anche noi siamo d'accordo a fare, entro la giornata di oggi, sulla questione della Fabercarta, una risoluzione possibilmente, come auspicabile, unitaria, in modo che, una volta risposto all'interrogazione i gruppi consiliari possano stilare questa risoluzione unitaria e nella giornata di oggi approvarla, sì da dare anche un segnale positivo ai lavoratori che qui oggi sono venuti e che abbiamo poco fa ricevuto.

PRESIDENTE. Dobbiamo decidere di iscrivere nella seduta odierna la mozione 309 dei consiglieri Procaccini e Martoni e la 311 del consigliere Pistarelli, adottando, nello svolgimento, gli accorgimenti che abbiamo deciso anche nella Conferenza dei presidenti di gruppo, nel senso che in mattinata facciamo semplicemente l'illustrazione delle mozioni, dopodiché le parti che hanno prodotto le mozioni consegneranno una risoluzione. Limitiamo la discussione, altrimenti non riusciamo a svolgere l'intero ordine del giorno della seduta odierna, che si presenta abbastanza nutrito.
Il consigliere Novelli chiede di mettere in votazione l'iscrizione all'ordine del giorno del prossimo Consiglio regionale la mozione n. 307.
Pongo in votazione la proposta.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l'iscrizione all'ordine del giorno delle mozioni n. 309 e n. 311.

Il Consiglio approva



Interpellanza (Svolgimento): «Assegnazione fondi potenziamento strutture radioterapia e oncologia delle Marche» Pistarelli (78)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interpellanza n. 78 del consigliere Pistarelli, che ha la parola per illustrarla.

FABIO PISTARELLI. Non è superata la questione che ho proposto a nome del gruppo di Alleanza nazionale il 17 ottobre dell'anno scorso, perché stiamo parlando di fondi nazionali che sono relativi al potenziamento delle strutture oncologiche delle Regioni, compresa la nostra.
L'anno scorso c'è stata una decisione della Regione Marche di indirizzare questi fondi sull'ospedale Torrette-Umberto I. Vorrei sapere se per quest'anno e per gli anni a venire — il fondo nazionale ha la possibilità di essere reiterato — gli orientamenti da parte della Giunta saranno diversi, cioè di indirizzare, di dedicare, destinare questi fondi anche alle altre strutture di terapia oncologica e di radioterapia che questa Regione ha deciso di implementare per tutti e quattro i capoluoghi di provincia.
Questo è il senso dell'interpellanza, perché su questa decisione ha invece pesato il fatto di privilegiare quello che era già esistente all'Umberto I-Torrete, quando forse le priorità erano degli altri centri che, pur essendo avanti, soprattutto per quanto riguarda Macerata, o avendo comunque fatto tutte le procedure per quanto riguarda Ascoli e Pesaro, come centri avevano necessità di vedere fondi di natura nazionale e straordinaria, perciò risorse dedicate e finalizzate allo scopo di legge, cioè rinnovo e integrazione delle attrezzature di radioterapia. Questo è il senso dell'interpellanza che è in linea con quanto è oggetto da sempre di impegno da parte di questo gruppo, dei gruppi della casa delle libertà, ma anche delle altre sensibilità sul territorio, un impegno che ha portato la legge regionale ad istituire tutte e quattro le radioterapie, quando la prima "proposta Mascioni" ne prevedeva solamente tre, poi, di seguito, anche a riconoscere...

GIULIO SILENZI. Dì la verità, Pistarelli. La proposta della Giunta riguardava tutte e quattro.

FABIO PISTARELLI. Caro Silenzi, i documenti dicono questo. Se la Giunta pensava un'altra cosa... Abbiamo i documenti, oltre che la memoria storica, perché c'eravamo sia io che tu nella scorsa legislatura. La proposta precedente alla legge che uscì dal Consiglio regionale era quella di tre e l'abbiamo nei documenti, poi divenne di quattro con soddisfazione di tutti, quindi prendo atto del fatto che c'è stato uno sforzo prima di tutti della maggioranza, perché essa aveva i numeri, nel passato, per impostare il ragionamento su quattro, perché la sola opposizione non ce l'avrebbe fatta. Prendo quindi atto di questo, ora c'è questa situazione consolidata su Macerata, anche se sul piano sanitario potevamo scrivere un po' meglio che la valorizzazione dell'esperienza del polo oncologico, però consolidata su Macerata, un po' indietro su Ascoli e Pesaro, per motivi e problemi anche di impostazione iniziale, forse, del lavoro di implementazione dei centri di radioterapia. Abbiamo però una situazione nella quale, nella prospettiva immediata e anche in tempi medi, ci sono i quattro centri e tutti e quattro debbono avere l'attenzione, anche con risorse dedicate, come la legge nazionale 448 del 1998 che permette di dare a questi centri il rinnovo o l'integrazione — in questo caso l'integrazione — delle attrezzature radioterapiche indispensabili.
Vi è un'urgenza senz'altro di attrezzature ma anche di personale; soprattutto su Macerata c'è la necessità di completare la pianta organica per ampliare i cicli radioterapici oggi limitati temporalmente, proprio per l'insufficienza di personale. Spero che questo ulteriore passaggio possa essere fatto oggi è l'occasione per averlo ricordato.
Attendiamo pertanto la risposta dell'assessore Melappioni per conoscere l'impostazione del governo regionale su questo tema specifico.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. Con la legge 2.9.1997, n. 61, la nostra Regione si è dotata di uno strumento per affrontare complessivamente, direi esaustivamente, i problemi inerenti la lotta alle neoplasie, in particolare l'art. 8 costituisce a tutt'oggi il punto di riferimento sostanziale per l'attività di radioterapia e i successivi atti programmatori non ne hanno alterato l'impianto di sistema.
Si ritiene utile richiamarne alcuni passaggi che si ritengono significativi in relazione all'oggetto dei l'interpellanza:
comma 1: Le Aziende ospedaliere Umberto V'- Torrette di Ancona e San Salvatore di Pesaro nonché i presidi ospedalieri Mazzoni di Ascoli Piceno e provinciale di Macerata sono dotati, ognuno, di un'unità operativa di radioterapia.
comma 2: Le Aziende e i presidi di cui al comma 1 dispongono di almeno due unità di terapia radiante ad alta energia.....
comma 4: L'unità operativa di radioterapia dell'Azienda ospedaliera Umberto I-Torrette di Ancona dispone delle strutture per le tecniche di terapia radiante endocavitaria e interstiziale e perla radioterapia stereotassica.....
comma 5: Presso l'unità operativa di medicina nucleare del presidio ospedaliero di Macerata è istituito il centro regionale di terapia radiometabolica.
In linea con quanto sopra ricordato, la Giunta regionale ha provveduto:
a) a finanziare, nell'ambito dei V' triennio dei programma investimenti ex art. 20 L.67/88, la realizzazione della Radioterapia presso l'Azienda ospedaliera San Salvatore di Pesaro;
b) a finanziare, nell'ambito della seconda fase dei citato Programma di investimenti, la realizzazione della radioterapia presso l'Ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno;
c) a realizzare, mediante leasing operativo a carico della Regione, la radioterapia presso l'Ospedale di Macerata;
d) ad avviare la realizzazione, finanziata per la parte strutturale e tecnologica dalla Fondazione CARIMA, dei Centro regionale di Terapia Radiometabolica presso l'unità operativa di medicina nucleare del presidio ospedaliero di Macerata.( il personale è invece stato autorizzato dalla Regione).
Nel momento in cui il Ministero della Salute ha reso disponibili per le Marche 638 milioni di vecchie lire per il potenziamento dei le strutture radioterapiche - nell'ambito dello stanziamento complessivo di 30 miliardi disposto allo scopo dall'art. 28, comma 12, della legge 23 dicembre 1999, n.488 - la Giunta regionale ha ritenuto opportuno assegnare tale somma all'A.O. Umberto I- Torrette di Ancona per l'acquisto di un TC simulatore per la predisposizione di piani di trattamento personalizzati.
Le motivazioni di tale scelta, contenute nella DGR. n. 1635101 e non condivise dall'interpellante, vengono tuttavia confermate in questa sede in quanto risponde alla verità dei fatti che l'Azienda di Ancona non aveva beneficiato, nel corso degli ultimi anni, di adeguate risorse da finalizzare alla radioterapia, come peraltro testimoniato anche dal riepilogo delle iniziative assunte a livello regionale soprarichiamato. Infatti i contratti di leasing operativo, attivati dall'Azienda per dotarsi degli ' acceleratori lineari e della radioterapia stereotassica, pur essendo stati autorizzati dalla Giunta regionale, finanziariamente sono a totale carico dell'Azienda (diversamente da quanto avvenuto, ad esempio, per Macerata) e quindi non costituiscono un'assegnazione di risorse. D'altra parte si è reso necessario autorizzare l'assunzione di tale onere da parte dell'Azienda dal momento che le due cobaltoterapie esistenti, le cui testate erano esaurite, hanno dovuto essere sostituite con altrettanti acceleratori lineari, ormai tecnologicamente irrinunciabili.
Per quanto riguarda la dotazione tecnologica prevista dalla legge - 2 unità di terapia radiante ad alta energia - la situazione attuale delle tre unità operative già attivate è la seguente:
MACERATA :radioterapia attivata dal 2001 - 2 acceleratori lineari e simulatore per piani di trattamento; è presente anche la Radioterapia metabolica e dal maggio 2003 è attivata, com'è noto, anche la PET;
ASCOLI PICENO : radioterapia attivata dal 2001 - 1 acceleratore lineare, dotato di simulatore; l'acquisizione dei secondo acceleratore lineare è stato autorizzato nell'ambito dei budget 2003;
ANCONA: 3 acceleratori lineari e simulatore, radioterapia stereotassica; in via di acquisizione TC simulatore;
PESARO: radioterapia non ancora attivata, sono in corso i lavori. Previsto un acceleratore, dotato di simulatore, già finanziato; un secondo acceleratore sarà acquisito con donazione della Cassa di Risparmio ed altre attrezzature di supporto sono state concordate in sede di budget 2003.
Come sì può rilevare la dotazione dei tre centri attivati è di buon livello e, sostanzialmente, omogenea, se si tiene conto della diversità di ruolo comunque riservata dalla programmazione all'Ospedale regionale e, peraltro, implicitamente riconosciuta anche dalla L.R. n.61/97. Ulteriori iniziative di implementazione e di rinnovo tecnologico non potranno che essere assunte su una linea di sviluppo progressivo, ovviamente condizionato dalla disponibilità di risorse. A tale proposito si precisa che non risulta avviata alcuna reiterazione della Legge n. 488/99.
Per quanto riguarda la dotazione di personale è innegabile che il settore risenta della complessiva situazione di "sofferenza"; il completamento delle dotazioni dovrà essere via via perseguito in tutti i centri previsti. Ad oggi si può dire che le necessità individuate potranno essere discusse in sede di predisposizione dei budget 2004 nell'ambito dei quale, nonostante le ben note difficoltà, non esiste alcuna riserva pregiudiziale in merito. Ciò è confermato dal fatto che in sede di budget 2003 è stata autorizzata, ad esempio, l'assunzione di 24 unità per il Polo oncologico di Macerata e di 7 per Ascoli Piceno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. La risposta dell'assessore Melappioni è in parte soddisfacente, perché effettivamente è di aggiornamento del quadro complessivo, un quadro complessivo che ho già ricordato, in sede di premessa, essere stato impostato, grazie al lavoro forte, pervicace, non solo personale ma anche dei gruppi che ci hanno lavorato, impostato sin dall'inizio dal Consiglio regionale. Dico in parte soddisfacente, perché le questioni relative all'avere indirizzato quasi 700 milioni di vecchie lire ad un unico centro erano tutte spiegate per il fatto che detto centro non aveva avuto adeguamenti recenti. In realtà ho ricordato che ci sono già stati forti investimenti nel centro di Torrette-Umberto I e che dovevano essere ora, non dico privilegiati ma tenuti in considerazione gli altri centri, soprattutto quelli un po' più avanti, come quello di Macerata. Ecco perché è in parte soddisfacente la risposta ma in parte no, perché ci deve essere sempre nelle nostre scelte, nelle vostre scelte di governo, questa visione di insieme che tante volte sfugge, una visione d'insieme che dobbiamo tutti avere, che riguarda l'intero territorio, perché abbiamo visto, dall'esperienza del centro di Torrette, meritevole, dotato di professionalità alte e di ottimi livelli di attrezzatura, che quel centro aveva prodotto, purtroppo, liste di attesa molto lunghe, una insoddisfazione da parte di coloro che poi avevano la necessità di rivolgersi a quel tipo di struttura, delle risposte insufficienti per l'intero territorio regionale.
Abbiamo invece visto, proprio dai primi passi che ha fatto il centro oncologico di Macerata, la radioterapia stesa di Macerata, che vi sono tutti i numeri per fare di questa scelta policentrica sulla radioterapia una scelta vincente. La soddisfazione è di dire che Macerata è partita bene, che Ascoli e Pesaro spero che recuperino il tempo perduto per questioni che non riguardano comunque la programmazione regionale. L'attenzione deve rimanere alta, perché i problemi della diagnosi e cura — perché anche la Pet sta avendo risultati ottimi, è una diagnostica che permette di isolare in maniera molto più precisa le parti colpite da malattie tumorali, di fare diagnosi molto più precoci rispetto al passato — è importantissima. Stiamo ragionando su livelli veramente alti, anche guardando il quadro nazionale. Questo tipo di malattie ha purtroppo un'incidenza molto alta, quindi facciamo in modo che l'attenzione rimanga alta, da parte nostra, per accompagnare quel processo di avvicinamento al territorio, ai cittadini, di strumenti, di dotazioni, di diagnostiche, di cure che ormai sono diventate indispensabili per affrontare questo tipo di problematiche.
Ecco il senso dell'interpellanza, ringrazio l'assessore per i dati aggiornati che ci ha fornito, lo invito ancora una volta a non abbassare il livello di attenzione su questo tipo di questioni, perché è vero che abbiamo fatto lo sforzo della dotazione organica per il 2003, però dobbiamo reiterare anche per il 2004 la possibilità del centro di Macerata di avere quei finanziamenti e quei fondi strutturalmente necessari per far vivere e continuare nell'opera di completamento sia dell'attrezzatura che delle professionalità che devono esserci dietro quel tipo di investimento che la Regione ha fatto.



Interpellanze (Svolgimento):
«Dichiarazioni dell'assessore Amagliani su Quadrilatero spa» Massi (91)
«Adesione della Regione Marche alla Quadrilatero spa» Viventi (92)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le interpellanze n. 91 del consigliere Massi e n. 92 del consigliere Viventi.
Ha la parola il consigliere Massi per illustrare la propria interpellanza.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, Giunta, colleghi, affrontiamo con queste interpellanze un tema all'ordine del giorno nella società civile, nella comunità delle Marche, un tema spinoso che desta un particolare allarme in una regione in cui si vive tutti il complesso del rimanere indietro rispetto alle altre Regioni italiane sulle infrastrutture, sui servizi per la nostra comunità. Oggi parliamo di infrastrutture viarie. Abbiamo presentato questa interpellanza, perché nel dibattito che c'è, pur legittimo, di confronto fra Regioni, Stato, enti locali, sul problema delle infrastrutture viarie, sul famoso "quadrilatero di collegamento e penetrazione Marche-Umbria" si è registrata nei giorni 22-23 settembre, una clamorosa posizione e dichiarazione dell'assessore Amagliani, che ha testualmente detto che d'ora in poi la Regione Marche avrebbe partecipato al tavolo di concertazione Stato-Regioni-enti locali sulle progettazioni, sulle scelte strategiche delle infrastrutture viarie solo a puro titolo di cortesia. L'assessore Amagliani avrà modo di spiegare il perché di questa dichiarazione. A noi non interessa tanto l'opinione personale dell'assessore Amagliani, che può avere giustamente la sua simpatia e la sua opinione politica, ma ha detto "la Regione Marche, la Giunta della Regione Marche parteciperà, d'ora in poi, solo a puro titolo di cortesia". E' chiaro che il cittadino si chiede — ma vorrei dirlo al Presidente D'Ambrosio, a tutti gli assessori — cosa deve aspettarsi dalla Regione Marche, per i tempi che devono essere affrontati da qui al 19 dicembre, quando ci sarà la riunione del Cipe. Cosa farà la Regione Marche per questa comunità, per il fatto che le opere sono attese da tutti (al mondo imprenditoriale, dai cittadini, dalla società civile, e anche da anni)?
Viene in mente che queste posizioni abbiano l'obiettivo di una strumentalizzazione politica.
Noi siamo abituati alla politica, siamo abituati a tutte le polemiche, ad ascoltarle, spesso a farle, perciò c'è il limite dell'interesse della collettività.
E allora, pur con tutte le riserve, assessore Amagliani, noi non abbiamo condiviso questa posizione e spero che lei, oggi, dia i chiarimenti, anche se voglio sottolineare che noi abbiamo fatto l'interpellanza al Presidente D'Ambrosio per sapere se la Giunta condivide le posizioni dell'assessore Amagliani. E' un po' singolare che ci risponda solo l'assessore Amagliani, comunque il Presidente non c'è, è chiaro che l'assessore Amagliani punterà a legittimare se stesso.
Siccome siamo in legittimo clima di polemica politica, mi auguro costruttiva, voglio ricordare che nel 1996 tra la Giunta della Regione Marche e quella dell'Umbria si conveniva che la superstrada 77, che è uno dei lati del quadrilatero, sarebbe terminata a Muccia: clamoroso rispetto alle aspettative dei cittadini. Nel 1998 la Giunta D'Ambrosio tentò di declassare la stessa strada a strada regionale, cosicché i finanziamenti statali sarebbero stati esclusi per sempre. Per avere la VIA per i miseri 3,5 chilometri il cui bando è stato pubblicato in questi giorni, con il sottosegretario all'ambiente Calzolaio ci sono voluti quasi tre anni. In questi dieci anni abbiamo avuto interpellanze parlamentari di Calzolaio e Cavallaro che si chiedevano perché mancassero i 30 miliardi, quando sapevano benissimo, avendo condiviso l'esperienza del Governo dell'Ulivo, che i 30 miliardi mancavano perché l'aggiornamento del progetto era passato, come costo, da 116 a 146 miliardi di lire, ma Cavallaro e Calzolaio lo chiedevano al Governo di centro-destra. Se queste cose le facciamo per farci vedere sulla stampa è un fatto, ma è chiaro che sono manovre che si scoprono appena la neve si scioglie al sole. Comunque questi 30 miliardi sono stati reperiti con la legge 61 e noi avevamo chiesto al Presidente D'Ambrosio di assegnarli rapidamente, ma anche qui sono passati circa 10 mesi da quando avete avuto a disposizione dalla legge 61 il 35% dei 100 miliardi messi a disposizione nel 2002, solo che messi a disposizione ad aprile, sono stati utilizzati ed autorizzati soltanto a gennaio 2003.
Di fronte a queste cose la gente che cosa si deve chiedere? Cosa pensa di fare la Regione Marche per dare un impulso per accelerare, non per fare le polemiche di bottega, per frenare, per mettere ostacoli di ogni tipo.
C'è stato un ricorso alla Corte costituzionale, una questione di legittimità costituzionale sulla legge obiettivo. Si è pronunciata la Corte costituzionale? Come? Non ha accolto il ricorso della Regione Marche.

GIULIO SILENZI. Massi, ci devi rispondere sulla parcella.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Adesso parliamo della parcella. La Corte costituzionale dichiara che pur nella ripartizione delle competenze — esclusiva e concorrente — una legge obiettivo viene emanata per riservare allo Stato la strategia complessiva sul territorio nazionale delle opere pubbliche, quelle opere che hanno una valenza interregionale, non solo regionale e che abbisognano di un coordinamento tra le Regioni che solo a livello di Stato può essere fatto, concertato con le Regioni, ma non può essere lasciato solo alla competenza delle Regioni. Questo dice la Corte costituzionale, una cosa molto semplice. E' chiaro che poi ribadisce la partecipazione alla concertazione della Regione. Si sarebbe dovuto dire alla Corte costituzionale 'tranquilli, perché la Regione Marche partecipa a puro titolo di cortesia".
In una battuta Silenzi parla di parcelle. Qualcuno mi ha fatto notare politicamente, in questi giorni, che dalla mia interpellanza potrei rischiare querele, perché a un certo punto ho scritto che probabilmente la Giunta regionale assume questa posizione che non è comprensibile ai cittadini, o comunque inaccettabile, perché in qualche modo non si mette mano ai progetti e non si gestiscono appalti. A parte che scrivo questo nelle mie prerogative di proponente un atto ispettivo, quindi faccio una domanda all'interno delle mie prerogative, per cui non ci sono rischi di querele, ma non devo rischiare querele perché vi dico che questa non è un'insinuazione, è una constatazione, ma è, se mai, un'insinuazione all'insinuazione, perché voi avete sempre fatto rilevare questa vicenda delle progettazioni: chi fa il progetto, a chi è stato affidato... E' questo che fate sempre rilevare. Qui ho risposto che questa attenzione quasi maniacale su chi fa il progetto e chi deve fare il progetto, viene fuori perché come risponde il centro-sinistra in tema di progetti? Ce lo dobbiamo dire extra ordinem: in questi tre anni di gestione, cari amici e compagni del centro-sinistra, la manovra strategica sugli incarichi ha riguardato...

GIULIO SILENZI. Non menare il can per l'aia, parlaci della parcella.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. La linea che ha seguito il centro-sinistra al governo della nostra regione nel conferimento degli incarichi — e mi prendo la responsabilità di quello che dico — riguarda soltanto soggetti che sono iscritti o vicini alle aree che governano questa Regione. La domanda è: voi avete seguito criteri di professionalità al di fuori delle tessere o delle alleanze? No. Questo lo rimproverate al centro-destra? Se il centro-destra lo facesse non farebbe che rispondere alla linea che avete seguito voi, che non è una linea che io apprezzo, né quando la segue il centro-destra né quando la segue il centro-sinistra.

GIULIO SILENZI. Tu mi devi dire chi l'ha pagata, la parcella: il Comune, la Provincia... Rispondi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Assessore Amagliani, aspettiamo la sua risposta per trarre valutazioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi per illustrare la propria interpellanza.

LUIGI VIVENTI. La mia interpellanza si differenzia da quella dell'amico Massi in questo senso: nei giorni scorsi, nelle settimane scorse io sono intervenuto sulla stampa, mi sono confrontato con il Presidente D'Ambrosio, con il Vicepresidente Spacca, con l'assessore Amagliani, con la Giunta regionale. Sicuramente non è questione di persona ma di Giunta regionale e di maggioranza di centro-sinistra. Ho invitato il centro-sinistra nella sua interessa a trovare una posizione di sintesi e di accordo con il Governo, perché noi in questa Regione siamo così indietro, dal punto di vista infrastrutturale, che non ci possiamo permettere divisioni, contrasti fra il Governo regionale di un colore e il Governo nazionale di un altro colore. Questo è stato il mio invito forte che ripeto anche in quest'aula. E avevo detto "rinunciate a questo ricorso alla Corte costituzionale, rinunciate al ricorso al Tar, perché i ricorsi, da che mondo è mondo servono solo a far perdere tempo, a non accelerare le opere viarie di cui questa nostra regione ha bisogno".
Il problema è di buon senso. Massi citava la sentenza della Corte costituzionale. Secondo me la Corte costituzionale non andava nemmeno scomodata perché non avrebbe potuto rispondere diversamente. Ha detto "i fondi li mette il Governo, c'è una competenza per la grande viabilità che è quella del Governo nazionale", ma il Governo è obbligato ad un'intesa con le Regioni interessate ed è giusto che sia così, al di là dei colori politici.
La mia domanda è molto semplice: vorrei conoscere dall'Amministrazione regionale, dall'assessore delegato quali sono i motivi, al di là di tutto questo ragionamento, che ancora oggi impediscono alla Giunta regionale di entrare nella società Quadrilatero spa che dovrà gestire la fase concreta del progetto e del project-financing. Una domanda molto precisa e molto netta, perché alcune cose ce le siamo già dette sulla stampa, non è mia abitudine ripeterle, quindi attendo una risposta in questo senso.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la risposta di sua competenza, l'assessore Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Ringrazio i consiglieri Massi e Viventi perché mi danno l'opportunità di chiarire questa questione, non sulle pagine dei giornali ma ufficialmente in quest'aula che è deputata a chiarire le questioni che dovessero insorgere e che insorgono.
Vorrei anzitutto dire al consigliere Massi, che quando si riferisce a frasi che vengono riportate dalla stampa, bisognerebbe che lo stesso verificasse se sono le frasi che io ho detto, le cose che io ho scritto, se sono virgolettate, se sono smentite, in merito ad una unica questione che ha citato più volte nel suo intervento, che atterrebbe alla nostra partecipazione alle riunioni del Quadrilatero spa per pura cortesia. Vorrei fare conoscere al consigliere Massi la verità dei fatti e dirgli che soltanto in quell'occasione, nell'incontro del 16 settembre la Regione Marche ha partecipato per pura cortesia, tant'è che nella nota ufficiale che le farò pervenire, si parla di quell'incontro e non di altri, ma io le dico anche il perché- consigliere Massi, anche se lei dovrebbe saperlo. Questa regione, a livello ufficiale rappresentata dal suo presidente Vito D'Ambrosio, dal Vicepresidente Spacca e dal sottoscritto, ha incontrato la società Quadrilatero in data 30 luglio. A quell'incontro — l'Umbria assieme a noi, rappresentata dal suo presidente e la controparte rappresentata da Lunardi, da Baldassarri, dallo stesso presidente della Quadrilatero — proponemmo le nostre questioni, proponemmo la necessità di emendare un'intesa e uno statuto che non ci avevano visto partecipi e a quello stesso tavolo definimmo anche i tempi rispetto ai quali dovevano giungere delle risposte certe alle nostre richieste. Quelle risposte, alla data in cui ho mandato questa missiva non erano assolutamente arrivate e per tutta risposta, invece, la società Quadrilatero continuava ad invitare i Comuni, le Province e a parlare con loro di progettazione e di quant'altro, prima ancora che si definissero le questioni che insieme avevamo deciso di definire. Questo per chiarire le questioni di cortesia. Quindi, se c'è una scortesia la noto da parte di chi l'ha messa in essere e nei confronti di chi l'ha subita, cioè la Regione Marche.
Il consigliere Massi e il consigliere Viventi chiedono entrambi di conoscere la posizione della Giunta sul quadrilatero e sull'adesione alla Quadrilatero spa. Ad onor del vero il consigliere Massi richiede la posizione della Giunta regionale sulle opinioni espresse dal sottoscritto, ma tale atteggiamento che io ritengo furbesco, non andrebbe neppure raccolto, perché è del tutto evidente che il sottoscritto, in quanto assessore deputato a questa questione, esprime ovviamente la strategia decisa dalla Giunta regionale e non da convinzioni di carattere personale. IL consigliere Massi, nelle premesse della sua interpellanza fa affermazioni oserei dire false, ma anche per certi versi, tendenziose e a tratti piene di livore e anche offensiva; Vede, consigliere Massi, sono io che ho chiesto al nostro ufficio legale se esistevano gli estremi per la denuncia in un suo passaggio, perché lei — bisogna stare attenti a non offendere la dignità delle persone e se lei mi consente, io alla mia ci tengo e moltissimo — di cui, al punto e) "o infine la preoccupazione dell'assessore o di qualche suo dirigente di non poter progettare e gestire appalti per centinaia, se non migliaia di miliardi di vecchie lire?". Io le chiedo, consigliere Massi, cosa voleva dire. Avrei degli interessi particolari nel progettare, nel gestire gli appalti? Lo dica. E veniamo a quelli che io ritengo falsi, che lei cita nella sua interpellanza
Primo falso. La SS.77 non è mai finita a Muccia, ma semmai se ne prevedeva il potenziamento fino a Muccia a 4 corsie e da lì fino a Foligno a 2 corsie. Con l'intesa dei terremoto si finanziava parte dei tratto fino a Mucca e si decideva di proseguire il progetto Anas fino all'Umbria; 1l Quadrilatero" dei terremoto è stato "inventato" in quell'occasione!
Secondo falso. La Giunta D'Ambrosio non ha mai declassato la SS.77, anzi tale asse per Volontà regionale è rimasto all'Anas nel l'attribuzione delle strade statali, insieme alle SS.4 Salaria, SS.76 Vallesina, SGC Fano-Grosseto e SS. 16; certo non tutte le trasversali hanno lo stesso rango e la SS.76, collegando i capoluoghi di regione, il porto e l'interporto delle Marche, è prioritaria, e questo è scritto in tutti i piani.
Terzo falso. L’on. Calzolaio non ha certo interferito per il parere sul VIA della SS.77, che è stato assurdamente lungo. Massi evidentemente ritiene lecita l'interferenza dei politici sulla gestione, ma la separazione dei ruoli è fissata dalla legge.
Quanto falso. La Giunta Regionale non solo non si rammarica, è vero il contrario: ha finanziato con i fondi regionali derivanti dalla legge 61 (15 Meuro), l'ultimo tratto della SS.77 Sfercia-Muccia., riconoscendone la necessità e l'urgenza.
Quinti falso. La preoccupazione dell'Assessore o dei Dirigente non è quella di "non poter progettare e gestire appalti" delle strade (cosa che peraltro sarebbe compito d'istituto dei Servizio) ma proprio l’opposto, che cioè tali attività siano "affidate", a spese di stato, regione, enti locali, a concessionari senza alcuna garanzia e senza alcuna forma di controllo. Se invece l'affermazione di Massi sottintende volontà di appropriazione, allora la risposta può essere solo una querela per diffamazione!
Il municipalismo esasperato che trasuda dall'interpellanza è miope e non si accorge che, conteggiando i fondi ex-Anas, i fondi del terremoto e quelli previsti dall'intesa per le opere strategiche, al territorio della provincia di Macerata sarebbero attribuiti il 73% degli investimenti sulla viabilità provinciale e il 39% di quelli sulle strade statali- altro che territorio troppo a lungo dimenticato!
Va premesso che l'attuazione dei quadrilatero è una Priorità Per la Regione, come è scritto nell'intesa Generale Quadro, stipulata da D'Ambrosio e Lunardi un anno fa Nell'intesa però era scritto che sulla SS.77 Vai di Chienti si poteva attuare un intervento sperimentale (dei tipo Partenariato Pubblico-Privato), mentre sulla Pedemontana e sulla SS.76 si procedeva con appalti Anas a valere sui finanziamenti della Legge Obiettivo.
La delibera Cipe 93102 ha poi aggiunto le trasversali di Macerata, definendo però un quadro finanziario incompleto e basato su tracciati stradali ancora non verificati.
Oggi viene proposto un intervento complessivo di PPP, esteso a tutta l'area dei quadrilatero, ma privo di un Piano finanziario unitario, che prefigura l'adesione dì Comuni, Province e Regioni ad un protocollo d'intesa con la Società Quadrilatero spa, formata da Anas e Sviluppo Italia, aperta alla partecipazione di regioni ed enti locali, ma in Posizione minoritaria.
Il Protocollo proposto dalla Società, attribuisce a tali partecipanti solo compiti marginali d'istruttoria nella formazione dei PAV, piano delle aree da valorizzare per attività produttive e servizi che la Società predisporrebbe in un intorno vallivo dei quadrilatero e poi gestirebbe attraverso concessioni pluriennali (35 anni) delle aree leader.
Ai soggetti istituzionali spetterebbe l'approvazione (entro dicembre!!) dei PAV, fatto dalla Quadrilatero spa, e dì tutte quelle varianti che si rendessero necessarie per garantire un flusso finanziario (derivante da oneri e fiscalità sugli insediamenti in tali aree, la famosa "cattura di valore") sufficiente a coprire ì costi, purtroppo ancora non definiti, delle opere stradali dei quadrilatero, a meno dei finanziamento statale, che sarebbe contenuto nel DPEF per gli anni 2004-2006 per 2300 mid. (peraltro la cifra non è ben definibile essendo aggregata a tutti gli altri interventi di preminente interesse nazionale).
Il protocollo ha dunque molti elementi indeterminati e richiede molti impegni da assumere a fronte di poche risposte precise da dare: ad esempio chi deciderà le priorità nella realizzazione delle opere? Che succederà se le previsioni dei PAV non fossero sufficienti o non fossero attuabili ? I Comuni che non potessero pagare l'ICI resteranno morosi verso il garante (infrastrutture spa o altri) oppure i foro impegni saranno cancellati?
Ce n'è d'avanzo perché la Regione e gli Enti locali chiedessero, come hanno fatto, garanzie per le quote finanziarie e modifiche al Protocollo d'intesa per poter esercitare controlli e partecipare alla formazione dei Piano territoriale, che costituisce un compito proprio e non surrogabile degli Enti territoriali.
Altrimenti si scivola verso una deriva che potrebbe assomigliare alla vicenda dei Concessionario per i Piani di Ricostruzione di Ancona e Macerata, finita se non erro nelle aule di giustizia e, cosa ancora più grave, nelle famigerate “incompiute" di Longaroni!
Alle proposte di modifica dei Protocollo la Società ha risposto in modo sostanzialmente negativo, in particolare per gli artt. 5 e 6, che riguardano i compiti dei firmatari ed il PAV.
A giorni si tornerà a discutere tra Regioni e Società e, se si troverà una Possibilità di accordo, come ci auguriamo, se sarà presentato un piano finanziario unitario, se il PAV sarà rinviato alla fase successiva per poterlo valutare in tutte le sue previsioni, porteremo il risultato ai Comuni per chiudere la trattativa; perché una cosa è certa, occorre un consenso quasi unanime per poter attuare un’operazione così complessa e macroscopica, le cui conseguenze, in caso di fallimento, sarebbero molto gravi per una buona fetta del territorio marchigiano.
Non si vuole affatto sminuire l'importanza delle opere stradali in discussione, anzi sottolinearne il ruolo strategico, ma non si devono neppure sottovalutare i rischi di affidare un territorio così vasto ad una gestione esterna agli Enti locali (soggetto unico e relativi concessionari delle aree leader), senza partecipare prima, durante, e dopo alle scelte, condividendole fino in fondo!
Di questi dettagli ci stiamo preoccupando a garanzia di tutta la collettività marchigiana, con buona pace di coloro che ci attribuiscono posizioni di chiusura ideologica e preconcetta.
Voglio chiudere con una battuta, così come ho chiuso il dibattito con il dott. Pieralisi pochi giorni fa negli studi di Centro Marche. Da parte nostra c’è tutta la volontà di arrivare fino in fondo. Per realizzare tutto ciò ci sono due condizioni. La prima è che lo Stato nazionale garantisca i fondi che ha promesso, la seconda che vengano rispettate tutte le prerogative degli enti locali e territoriali che sono interessati alla vicenda. Mi è stato assicurato che così sarà, mettiamo nero su bianco e allora si chiuderà questa vicenda.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Silenzi.

GIULIO SILENZI. I passaggi dell’interpellanza del consigliere Massi denotano l’impostazione strumentale che si vuol dare a questa vicenda. Qui non ci sono i paladini della 77 e chi vuol declassare o non fare questa opera. Sgombriamo il campo da questa caricatura del dibattito che c’è stato fino ad oggi. Tutti siamo consapevoli dell’importanza di ultimare questa arteria stradale. Lo sappiamo e l’abbiamo sottoscritto quando, dopo il terremoto, l’intesa di programma sottoscritta dal presidente del Consiglio d’Alema e dal presidente della Giunta regionale D’Ambrosio sancivano questo punto della ultimazione della 77 dalle marche a Foligno, per cui strada a quattro corsie fino a Foligno, il completamento della superstrada 77, intesa di programma D’Ambrosio-D’Alema. I documenti parlano. Ho firmato, non c’era un riferimento sulle corsie. I documenti parlano, sgombriamo dal campo rispetto al fatto che tutti vogliamo lavorare per ultimare questa 77. Le posizioni politiche della Giunta e del centro-sinistra, ripetute volte sono state queste.
Negli strumenti di programmazione regionale abbiamo inserito il completamento e l’ultimazione della 77, per cui non c’è un problema di chi la vuole questa strada e di chi non la vuole. Si cavalca questa polemica in maniera strumentale. Noi diciamo di sgombrare il campo, tanto è vero che adesso dovrebbero essere appaltati dei lavori che risalgono ai finanziamenti che nei piani triennali la Regione allocò, diversi anni fa e ci sono stati problemi progettuali che hanno ritardato l’inizio dei lavori ma che sono ancora fondi che la Regione mise a disposizione nel riparto per mandare avanti questa superstrada e speriamo che adesso vengano appaltati con l’integrazione della legge 61, cioè integrando la parte restante dei finanziamenti con la 61, per cui la 77 deve essere completata e questo è un impegno che la Giunta e il centro-sinistra hanno preso e stanno portando avanti.
Il problema della sentenza, del ricorso: voglio ricordare a Massi, visto che è un estimatore di Formigoni, che anche la Lombardia l’ha fatto. Quindi, quando voi usate questo linguaggio per il ricorso alla Corte nei nostri confronti, debbo ricordare che anche altre Regioni non di centro-sinistra hanno fatto lo stesso identico ricorso. Volendo stare sul piano della polemica diciamo che l’abbiamo copiato da Formigoni. Quello che ci dici, Massi, bisogna adesso mandarlo al tuo amico Formigoni.
Qual è il problema vero? Che c’è stato un tentativo del Governo che avrebbe dovuto vedere anche da parte vostra una sollevazione politica: quello di esautorare, bypassare la Regione Marche; esautorare e bypassare gli enti locali. Questo è il problema democratico.
La Corte ha sancito ‘l’obbligo di intesa con le Regioni, è stato un fatto straordinario, importante, altrimenti il Governo voleva andare avanti come un treno, bypassando le Regioni, certo creandosi delle strutture sue, di controllo, bypassando chi ha la responsabilità nel territorio e la Corte costituzionale — a mio avviso c’è stata una grande vittoria democratica — dice che il Governo non può fare quello che vuole nelle Marche ma deve stabilire un’intesa; dichiara anticostituzionali le norme che consentivano, con regolamenti o decreti del presidente del Consiglio dei ministri, di scavalcare le Regioni. E voi che siete consiglieri regionali fate una polemica incredibile. Per fortuna Formigoni prende la stessa posizione e vi smentisce, dicendoci quanto è strumentale la vostra polemica.
Per quanto riguarda gli appalti e quant’altro è chiaro che bypassando un controllo democratico, un protagonismo democratico degli enti che sono titolari sul territorio c’è una volontà di bypassare e pertanto sono altri i soggetti che dovrebbero appaltare migliaia di miliardi. Noi sugli appalti possiamo dire con orgoglio di aver gestito in maniera collaborativa con gli enti locali tutta la partita del terremoto e della ricostruzione, dove non vi sono state ombre nelle Marche e questo lo diciamo con orgoglio e merito del sistema delle autonomie locali marchigiano. Quindi sugli appalti massima trasparenza, così come ci deve essere trasparenza su quella famosa parcella dello studio che il ministro Baldassarri ci ha proposto al teatro Lauro Rossi di Macerata. Io chiedo da tempo a voi consiglieri di centro-destra — tu, Massi, avevi preso l’impegno, poi hai fatto un triplo salto mortale carpiato per dire degli incarichi, dei partiti, delle lottizzazioni e quant’altro — “chi ha pagato quella parcella, stante le informazioni che c’erano sulla stampa?”. La Provincia non l’ha pagato, mi sono informato e lo riferisco ufficialmente. Chi ha pagato quella parcella di uno studio che un ministro ci è venuto a proporre? E’ una cosa grave...

FABIO PISTARELLI. Se non volete che il Governo di centro-destra faccia qualche cosa per le Marche, ditelo.

GIULIO SILENZI. Pistarelli, questo è un vittimismo per non rispondere alle domande. Tu fai l’avvocato e sai che si dice “a domanda risponde”. Io torno a chiedervi: la parcella del progetto presentato dal ministro Baldassarri, stante le informazioni giornalistiche che sono apparse in provincia di Macerata due giorni e poi sono scomparse, chi l’ha pagata? Massi, informati, sei informato su tutto... Poi dici delle cose molto inesatte, come già ti ha risposto il collega Amagliani, come il fatto che avevamo declassato la 77 (incredibile!). Informati e non fare come adesso fa Pistarelli, che parli di altro. Devi dire se lo sai o non lo sai, perché a domanda è giusto anche rispondere. Io mi sono informato: la Provincia non l’ha pagata, ma sarebbe interessante sapere, visto che quel progettista è poi diventato anche direttore della Quadrilatero — sulle competenze io non ho mai eccepito nulla, quindi non allargare la polemica a tuo comodo — chi l’ha pagata. E’ un lavoro fatto, per cui bisognerebbe chiarire questo aspetto che mi sembra importante.
Da ultimo, noi vogliamo fare la superstrada, ma siccome abbiamo la capacità di intendere e di volere — un quoziente medio — e abbiamo tutti un po’ di esperienza amministrativa sulle spalle — chi ha fatto il sindaco, chi ha fatto il consigliere comunale, chi ha fatto l’assessore — vogliamo un percorso che sia chiaro, comprensibile. Quando il Governo dice “noi mettiamo l’80% delle risorse e il 20% lo troviamo sulla “cattura” del valore aggiunto delle aree, per cui si edificherà, si farà”, all’ultima riunione c’erano amministratori del centro-destra che dicevano “voi parlate di dettagli, non volete fare”, Pistarelli diceva prima “non volete che il Governo faccia”. Il piano di area vasta chi lo decide? I Consigli comunali decidono le varianti dei propri strumenti urbanistici per determinare le aree sulle quali ci sarebbe questa “cattura” di valore o no? Lì esce fuori che è il Cipe che approva, almeno nell’ultima riunione che c’è stata, dove si è verificato un po’ di sconcerto. Noi vogliamo approfondire le questioni per renderle trasparenti. Mentre molte volte voi fate la demagogia, c’è il livello di governo, il livello di approfondimento. I Comuni debbono indicare le aree, ma quando io Consiglio comunale indico un’area, una mappatura di un’area vicina, lontana dalla superstrada in maniera macro, faccio una scelta urbanistica e poi è il Cipe che approva, bypassando tutte le procedure normali dell’approvazione degli strumenti urbanistici vigenti, la variante.
Si è chiesto ai Comuni, da qui alla fine dell’anno, di approvare, indicare nei propri piani regolatori le aree dove andrebbero a sorgere le industrie, il commercio, i centri direzionali per questa grande “cattura” di valore. E’ chiaro che i sindaci si sono ribellati, perché non è possibile in due settimane indicare delle aree e poi il Cipe approverà bypassando tutti gli strumenti, perché significa non stravolgere ma fare delle scelte che rispetto allo sviluppo delle città, di tutte le città di questa provincia sarebbe un’operazione mostruosa. E lì ci siamo lasciati dicendo “approfondiamo, perché in effetti la situazione è difficile”, rispetto anche a chi aveva detto “voi vi fermate di fronte ai dettagli”. No, bisogna capire questo piano di area vasta, che è una cosa nuova, come funziona, perché se funzionasse in quel modo si avrebbe un esproprio totale delle competenze urbanistiche di un Comune. E’ un dettaglio? E’ una quisquilia? Si dice “la Regione non vuol far realizzare l’opera al Governo, bisogna accelerare, vi mettete dietro ai dettagli”. Allora vi chiedo: qual è il ruolo dei Comuni? Che cosa debbono deliberare, un indirizzo? Ma l’indirizzo deve poi avere una mappatura.

FABIO PISTARELLI. Io non ho capito cosa propone il governo regionale.

GIULIO SILENZI. Il governo regionale propone un percorso di trasparenza, perché quando si parla di 20%...

MARCO AMAGLIANI. Il governo regionale ha fatto un’intesa quadro con il tuo ministro, chiede di rispettarlo, Pistarelli.

GIULIO SILENZI. Noi chiediamo il rispetto dell’accordo che abbiamo sottoscritto con il ministro Lunardi, chiediamo quel rispetto e non delle procedure che poi, quando vai ad approfondirle, sono del tutto nuove, non chiare o chiare nel senso che si esproprierebbe agli enti locali la possibilità di decidere sul proprio territorio. Capite che questo è inammissibile. Allora questa “cattura di valore”, ad oggi è una nebulosa. Se si dice questo Pistarelli si agita. Occorrono riunioni serie, come l’ultima che è stata fatta, con il direttore, Pieralisi, Pupo, gli amministratori locali e regionali per entrare nel merito. Quella situazione non si è però conclusa, perché quando entri nel merito vedi che questo aspetto dell’area vasta, della “cattura di valore”, di queste centinaia di migliaia di metri cubi che dovrebbero sorgere in tutta la nostra provincia e soprattutto nella zona montana, ma non solo non è altro che una colata di cemento che non si riesce a capire come lo strumento urbanistico si determina. Sono dettagli? Non vogliamo l’opera? O a queste domande non bisogna dare una risposta? Siccome amministriamo i nostri territori, poniamo queste domande ed è giusto a queste dare una risposta: se si vuole espropriare non siamo d’accordo.
Poi rimane la quisquilia dell’80% di 3.000 miliardi che il Governo dovrebbe mettere. Quando li mette già sono passati degli anni. Sono state messe poche risorse, forse per pagare i progetti; siccome queste promesse sono state fatte in tutta Italia in abbondanza, nelle finanziarie i soldi ci debbono essere. Se poi facciamo la fine dei soldi messi con il terremoto, allora chi bara si vede e la matematica non è un’opinione, anche se qualcuno cerca di farla diventare tale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Caro Presidente, lei capirà, con la sua sensibilità di Presidente di Assemblea ormai da tre anni, come siamo di fronte a un dibattito davvero singolare, perché è la prima volta che un assessore di maggioranza fa un’interrogazione a un consigliere di minoranza. Sono onorato di poter chiarire qualcosa. Veramente oggi abbiamo avuto una situazione paradossale, originale di cui sono contento, perché rispondere all’Esecutivo regionale è un onore che capita raramente.
Intanto voglio rispondere a Silenzi sui soldi. E’ vero o no che sono state fatte per mesi polemiche sui soldi? “E’ una burla, è un bluff, i soldi non ci sono”. Ebbene, il Dpef — spero che il centro-sinistra nazionale non faccia emendamenti per togliere i soldi — prima e poi la finanziaria oggi, recano 1.185 milioni di euro. Ci sono 350 milioni di euro per il 2004, 450 per il 2005, 325 per il 2006. Sbaglio o per il 2004 sono 700 miliardi di lire? Siccome è stato detto che non c’erano i soldi, intanto diciamo che i soldi — finché si crede alla finanziaria, e voi ci credete per molte cose, perché ci fate le manifestazioni — ci sono, quindi la burla non c’era.
Parcella. Chi ha pagato la parcella all’arch. Fabrizio Romozzi? Faccio nomi e cognomi senza alcun problema. Voglio precisare che l’arch. Fabrizio Romozzi, oggi attribuito al centro-destra, è un uomo che negli anni ‘80 ha avuto fior di incarichi dalle Giunte governate dai sindaci del Pci ed era portatissimo dai sindaci del Pci per piani regolatori, opere pubbliche ecc., in provincia di Macerata, quindi chi ha legittimato l’arch. Fabrizio Romozzi in provincia di Macerata sono anche gli amministratori dell’ex Pci. (Interruzione). Siccome mi hai chiesto di rispondere, rispondo con nomi, cognomi e chiarezza, non come ha detto Amagliani, o come avete detto insieme su certe cose. La parcella a Romozzi, per 150 milioni di lire, è stata pagata dalla Camera di commercio di Macerata e dalla Fondazione Carima per fare una progettazione rapida sulle intervallive, di massima, in base alla quale al 30 ottobre 2002 il Cipe ha fatto la delibera. Perché non c’è la Provincia, il vostro compagno Pigliapoco, che peraltro — io l’ho contrastato su tante cose — merita stima, perché su questa vicenda fin dall’inizio ha partecipato responsabilmente subendo processi all’interno dei Ds che voi conoscete benissimo? Pigliapoco, all’interno dei Ds della Provincia di Macerata ha avuto processi inquisitori su questa vicenda perché era tacciato di aiutare il centro-destra. Non ha partecipato, è vero, al finanziamento della parcella dell’arch. Romozzi, perché se avesse sopportato anche questo, sarebbe probabilmente stato espulso dal partito.
Amagliani, non si può rispondere a domande considerando le insinuazioni e minacciando querele. Se volete fare querele fatele, non ho alcun problema. Io ho fatto il sindaco, il segretario comunale, non ho mai avuto problemi, quindi potete benissimo farle. Vi voglio solo precisare che dal vostro comportamento traspare che siete stati toccati dal fatto di non poter avere controllo politico delle progettazioni, è inutile che tu insinui alle insinuazioni, rispondi ancora con le insinuazioni. Io ho detto che a voi sembra essere sfuggito il controllo politico della progettazione. L’avete dichiarato...
Se per voi è un’insinuazione chiedere se vi sembra una cosa offensiva che la Regione non provveda direttamente alle progettazioni, quelle progettazioni a cui siete spesso tanto attenti, perché voi avete dato un blocco di incarichi esterni, di consulenze su cui noi non abbiamo obiettato, abbiamo detto che avete svilito la struttura dirigenziale regionale, che secondo noi è in grado — non guardiamo il colore dei dirigenti, dei funzionari — di adempiere a progettazioni che voi avete dato all’esterno. La polemica si inseriva su questo. Perché su questo avreste dovuto dare altri incarichi esterni? (Interruzione). Siccome Amagliani ha sottoposto all’ufficio legislativo le mie dichiarazioni per sapere se ci sono margini di querela, io ho risposto.

GIULIO SILENZI. Non è stato dato un incarico, i lavori pubblici li progettiamo tutti internamente, da soli.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Io non ho parlato solo di lavori pubblici, ho detto del blocco complessivo degli incarichi. Silenzi, è inutile che citi Formigoni, perché se lo può permettere. Siccome in Lombardia ci sono le autostrade anche per andare al gabinetto o alla messa e andare a giocare a tennis, se lo può forse permettere, invece qui non siamo a quei livelli e non ce lo possiamo permettere. Poi ho detto mille volte che è inutile che citi “quelli del centro-destra”, “quelli del centro-sinistra”. Parliamo di questo che è il quadro nostro.
Voi vi state dividendo i compiti e questa è una particolare maestria, di solito, del centro-sinistra, di chi si organizza nel fare l’opposizione a oltranza — Amagliani — di chi fa il mediatore tra i mediatori — Silenzi — poi Gian Mario Spacca si riserverà la parte della mediazione finale con Pieralisi, Quadrilatero ecc. A noi fa piacere se riuscite a darvi questa elasticità interna. Tu, Amagliani, sei confinato al ruolo dell’oppositore a tutto e a tutti: se vuoi recitare questo ruolo fino in fondo fallo, l’importante è che non condizioni l’Esecutivo su posizioni...

MARCO AMAGLIANI. Queste sono parole in libertà, Massi: mi faccia un esempio di questo mio atteggiamento. Questa è una sciocchezza.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Spero sempre nelle libertà, Amagliani... Nel 1948 noi abbiamo conquistato la libertà, quindi non me la toglie nessuno.

MARCO AMAGLIANI. La mia parte te l’ha fatta conquistare...

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Dividetevi pure i compiti fra chi “mena”, chi accosta, chi media, fatelo pure, questo rientra nella vostra legittimità. Siccome avete parlato dei piani di area vasta, di concertazione con gli enti locali, noi non stiamo qui a fare i censori ma gli osservatori sì. La data del 19 dicembre della delibera Cipe, avete intenzione di rispettarla, di aiutare gli enti...

GIULIO SILENZI. A noi lo chiedi?

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Silenzi, tu hai posto, in piccola parte anche legittimamente, alcuni problemi tecnico-amministrativi, però, siccome c’è modo e modo di affrontarli — qui assumiamo la parte costruttiva, perché su ogni cosa che diciamo voi vedete soltanto la parte polemica e distruttiva: vi invito a essere un po’ più sereni su questo — assumete l’impegno oggi, a 65 giorni da quella data, di favorire la massima concertazione, di intensificare gli incontri, i chiarimenti per poter, a un tavolo — unito, perché questo vi chiedono i cittadini marchigiani, non polemiche, non ostacoli — contribuire a questo discorso. Se oggi noi abbiamo fatto polemiche che bloccano ce ne dobbiamo scusare con tutti.. Però vi prego una cosa: non cadete nella tentazione di attribuire sempre le solite patenti di moralità o non moralità. Per esempio, domenica è successa una cosa molto spiacevole ad Assisi. Io credo di essere l’unico esponente di centro-destra ad avere firmato per l’adesione. Ebbene, alcuni esponenti del centro-destra si sono permessi di giudicare un atto privato, come quello dell’on. Bondi, come un atto di contraddizione da censurare. Lì avete assunto l’atteggiamento di chi vuol giudicare se uno può essere credente può non esserlo, se crede alla pace o non può credere alla pace: date patenti di moralità o meno. Questo atteggiamento è ora che finisca.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Sarò più breve del mio collega, anche perché la mia interpellanza era più limitata. Lo scopo di questa interpellanza era esclusivamente quello di conoscere ufficialmente quali erano i motivi che ancora oggi si contrapponevano, da parte della Regione marche e di altri, alla Quadrilatero spa, perché dobbiamo partire da un punto fermo: questa è la situazione, ci sia piaciuta o non ci sia piaciuta. Prima ancora della sentenza della Corte mi si dice che anche la Giunta regionale precedente — sempre a guida D’Ambrosio — avesse concordato a Roma anche un veto sulla possibilità da parte del Governo di procedere unilateralmente. Che poi questo veto nella stesura finale sia scomparso e nessuno abbia obiettato nulla... Comunque, ormai siamo a questo punto, io sono sempre molto realista, quindi arrivati a questo punto cerchiamo di non fare la figura dei polli di Renzo, perché la mia preoccupazione, come consigliere regionale, non dell’Udc, non della Casa delle libertà, ma come cittadino marchigiano e consigliere regionale delle Marche, è che qui dentro noi litighiamo, non troviamo intese, la Regione Marche litiga con il Governo e praticamente questi fondi della legge obiettivo, che sicuramente non sono tanti, vista la crisi economica generale, andranno a finire verso altre Regioni e verso altri lidi. Questa è la mia preoccupazione.
E’ vero che per organizzare un progetto di area vasta ci vuole del tempo, è altresì vero che — ne parliamo da giugno, ancora ne stiamo parlando — se continueremo a parlare il 19 dicembre non lo rispetteremo sicuramente, come tempo e perderemo, ancora una volta, il treno dei finanziamenti per il 2004.

GIULIO SILENZI. I consigli comunali debbono deliberare...

LUIGI VIVENTI. Sono d’accordo che i Consigli comunali non possono essere espropriati dalla competenza di approvare essi stessi le varianti ai piani regolatori generali ai propri Comuni, ci mancherebbe, sono perfettamente d’accordo. Sto dicendo soltanto — e lo sto dicendo da diverso tempo. Non sono mai riuscito neanche ad avere una visione manichea della vita per cui tutto il bene sta da una parte e tutto il male sta dall’altra — che ci saranno anche degli errori da parte del Governo di centro-destra, ci sono degli errori nei comportamenti, correggiamoli, però lavoriamo d’intesa, non facciamoci prendere dall’agone politico perché questo è di centro-sinistra e quello di centro-destra, altrimenti facciamo il male a noi stessi, ai cittadini marchigiani.
Il mio è un appello di buon senso, l’ho detto alla stampa e lo ripeto in quest’aula ufficialmente. I tempi sono strettissimi, mi rendo conto di tutte le difficoltà, solo che stiamo dicendo dal mese di giugno queste cose, siamo al mese di ottobre e non abbiamo ancora fatto un passo avanti, quindi la preoccupazione seria è che, al di là delle responsabilità mie, tue o loro, noi perderemo anche i finanziamenti del 2004 e rimarremo con la 76 così com’è, con la pedemontana così com’è, con la 77 così com’è e continueremo poi a litigare dicendo che è colpa del Governo o della Regione Marche.
Ho detto una volta al mio amico sindaco di Fabriano, che voleva portare la gente in piazza a protestare, “sarei più contento se riuscissimo, una volta, a portare la gente in piazza per inaugurare queste strade, non per protestare”. Vorrei fare questo, poi il governo della Regione Marche si prenderà la sua parte di consensi, il Governo nazionale la sua parte ecc. Questo è il mio auspicio.



Interrogazione (Svolgimento):
«Crisi dello stabilimento della Fabercarta (ex Cartiere Miliani) di Castelraimondo» Grandinetti (895)
Mozioni (Votazione proposta di risoluzione)
«Situazione Fabercarta» Procaccini e Martoni (309)
«Situazione Cartiere Castelraimondo» Pistarelli (311)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, propongo di anticipare l’interrogazione n. 895 del consigliere Grandinetti.
Ha la parola, per la risposta, l’assessore Ascoli.

UGO ASCOLI. Questa situazione ci ha visti impegnati e ci vede ancora impegnati, perché la soluzione non è all’orizzonte. La Fabercarta è un’azienda di proprietà del sig. Bellocchi i cui sito produttivo è collocato a Castelraimondo e occupa una ottantina di persone in questo momento. La situazione è di difficoltà, perché il proprietario ritiene di dover, come ha già fatto in passato, chiedere ancora cassa integrazione per 38 persone, in quanto lamenta andamenti negativi nella produzione dell’azienda negli ultimi anni, quindi ritiene di dover usufruire di questo ammortizzatore sociale “per rilanciare l’azienda”.
Abbiamo fatto diversi incontri e abbiamo partecipato, come Regione — io stesso — a diversi incontri anche a Castelraimondo, incontrando i cittadini, i lavoratori, alla presenza anche del sindaco di Castelraimondo, dell’assessore provinciale di Macerata Monachesi, di deputati e senatori interessati e anche di consiglieri dell’opposizione. Abbiamo poi fatto incontri anche più ravvicinati, più ristretti, gli ultimi dei quali in Regione pochi giorni fa e la posizione dell’imprenditore Bellocchi è stata la seguente: pur non presentando ancora quanto gli è stato più volte chiesto dai lavoratori, dai sindacati e da me stesso, cioè un piano industriale degno di questo nome, continua invece a chiedere cassa integrazione. Esiste evidentemente una notevole sfiducia da parte dei lavoratori per il protrarsi di questa azione di incertezza e di cassa integrazione, un’azione di sfiducia nei confronti della reale volontà dell’impresa, quindi un rifiuto di dare fiducia al buio all’imprenditore. E’ chiaro che questo non facilita una soluzione se non intervengono fatti nuovi. Per adesso i fatti nuovi che sappiamo e che ci preoccupano molto, è che sono partite 38 lettere ad altrettanti lavoratori della Fabercarta, con le quali l’imprenditore Bellocchi chiede l’attivazione della cassa integrazione a zero ore, quindi da parte dell’azienda si continua nella richiesta di cassa integrazione in vista di un presunto rilancio dell’azienda, senza che questo rilancio sia al momento corroborato da alcuna proposta seria, attendibile e degna di questo nome.
Abbiamo anche, come Regione, anche per una giusta pressione da parte dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali, contattato il sig. Fedrigoni che è attualmente ancora il proprietario dell’immobile, così come è il proprietario dell’impianto principale dell’azienda, quindi l’azienda Fabercarta è ancora in affitto rispetto al sig. Fedrigoni. C’è un accordo, un patto, un preliminare per il quale Bellocchi si impegna ad acquistare rispetto a Fedrigoni, non ha ancora onorato questo impegno, Fedrigoni ci dice che stanno attendendo che l’acquirente si presenti con documenti e garanzie ritenute opportune dal venditore, l’incontro ulteriore ancora non c’è stato, non sappiamo quando avverrà, anche se sia da parte di Bellocchi che dei consulenti aziendali che da parte di Fedrigoni, ci si dice che il perfezionamento del contratto dovrebbe essere questione di giorni.
Di fronte a questa situazione di crisi ormai non più latente ma patente, cioè manifesta, di 38 persone di cui viene chiesta la cassa integrazione a zero ore, di un’agitazione che ormai sta entrando nel decimo giorno o qualcosa del genere, una tensione formidabile di una sfiducia che c’è nei confronti della stessa impresa, noi crediamo che una soluzione possa venire, cercando di chiarire ulteriormente e con Bellocchi e con Fedrigoni quale possa essere il futuro di questa azienda, il futuro di questi posti di lavoro, perché non dimentichiamoci che come Regione siamo impegnati, come in tutti i casi di crisi aziendale, a fare di tutto perché le aziende possano riprendere vigore, ma siamo anche impegnati a non perdere neanche un posto di lavoro. Quindi spero che l’azione che andremo a fare nei prossimi giorni, un’azione per la quale si è impegnato anche il Presidente, possa sortire un contributo che speriamo non sia di quelli che diamo quando una crisi aziendale si apre in maniera definitiva. Voi sapete che la Regione è istituzionalmente tenuta a intervenire nelle crisi aziendali quando l’accordo fra le parti non si raggiunge e quando c’è un discorso di mobilità, ovvero di licenziamento. Questo ancora non c’è, speriamo che non ci sia, però noi non ci limitiamo ad aspettare che questo accada per intervenire, perché interveniamo costantemente, siamo vicini e solidarizziamo con i lavoratori in difficoltà e con le loro famiglie, siamo vicini, lo siamo sempre stati e lo saremo anche nei prossimi giorni, ci impegneremo per riallacciare ancora i rapporti con il sig. Bellocchi e sviluppare i rapporti con il sig. Fedrigoni, perché sono i due imprenditori coinvolti, saremo in contatto quotidiano con i lavoratori e con le organizzazioni sindacali. Penso e spero che il buon senso prevalga e che le carte finalmente siano tutte note e si possa arrivare a una decisione che salvaguardi tutti i posti di lavoro, nessuno escluso.
So che è in preparazione una mozione, spero che sia un documento unitario e che possa avvicinare la soluzione del problema.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Mi collego all’ultima affermazione dell’assessore Ascoli per dire che noi, intanto, ci siamo permessi di lavorare su questa mozione, è uscito un documento rappresentativo di tutto il Consiglio regionale, proporrò, al termine di questa replica, di approvarla all’unanimità e senza discussione, in modo che possiamo andare via con un documento che intanto sottopongo all’attenzione dell’assessore.
Per quanto riguarda la mia interrogazione voglio portare all’attenzione della Giunta regionale, dei colleghi e delle maestranze e dei sindacati della Fabercarta alcune brevi considerazioni, pure se adesso pare che abbiamo trovato una mozione unitaria che poi va seguita, concretizzata, non deve essere un pezzo di carta ma un elemento attivo da finalizzare con una soluzione per questo annoso problema.
Anzitutto un problema di metodo che voglio evidenziare, dato che non ho peli sulla lingua. Quando ci sono assemblee e persone che si impegnano da anni su questi argomenti è bene che siano avvertite, perché riusciamo a seguire meglio, attraverso la partecipazione a queste assemblee l’umore, la situazione, i problemi che si creano, il divenire della situazione che si va a protrarre. La stessa raccomandazione devo fare alle istituzioni, perché ho appreso dal giornale che c’era oggi una riunione dei presidenti di gruppo su questo argomento, pur facendo parte della Conferenza dei presidenti di gruppo come membro dell’ufficio di presidenza. Questo è un problema di metodo, perché dobbiamo essere messi in condizioni di seguire bene il problema, come abbiamo fatto fino ad ora e da qualche anno.
Devo fare delle considerazioni generali su quello che è successo finora e su quelli che sono i noccioli del problema. Per adesso non ci sono state soluzioni e questo è un punto negativo che si va a intersecare con una situazione molto più generale in cui è stato gestito il terremoto. Siamo in un momento in cui i lavoratori vanno a fare un sacrificio — lo sciopero — per far valere i propri sacrosanti diritti in una zona in cui l’imprenditoria è povera e forse la Fabercarta — ex Cartiere Miliani — è emblematica della povertà di quella zona, ma è l’azienda più importante, un’azienda che è stata colpita dal 1997 dal terremoto.
La gestione del terremoto sotto l’aspetto della ricostruzione è stata a mio avviso più che accettabile, di cui ci ha dato atto anche il Presidente D’Ambrosio ultimamente a Camerino, in cui l’opposizione, ha vissuto quel momento in prima persona, in quelle zone fin dalle primissime scosse, una gestione in cui non ci sono state speculazioni. Faccio però notare che forse l’errore di gestione fondamentale è stato, per esempio, quello di non pensare alla questione. Occorre pensare che non debba essere solo una mera ricostruzione di immobili, ma anche un fattore, un’occasione di sviluppo per zone molto svantaggiate per ubicazione, per densità del territorio, per viabilità, per servizi che si vanno a impoverire, sempre più accentrati.
Per 50-60 anni questa nazione è stata gestita in modo dissennato, per cui oggi chi affronta la situazione deve dire “dobbiamo fare i sacrifici nei diversi comparti”, altrimenti questa grande famiglia, che è la nostra nazione, non si tiene in piedi. Un’altra questione è quella che ha toccato il direttore de Il Corriere Adriatico qualche settimana fa, la questione dei controlli. Se cerchiamo di dare impulso, invece di finanziare tutto, qualsiasi cosa, anche i pied-a-terre, oppure le case disabitate da anni, oppure i cui soffitti sono crollati da anni, qualsiasi cosa per fare una clientela che è inaccettabile nella società moderna, avremmo forse più fondi per ottemperare ai nostri doveri di cercare di agitare un po’ e di creare sviluppo, dunque risorse nel nostro territorio che è un territorio difficile.
Mi sono informato sull’assemblea che c’è stata. Penso che la riunione che c’è stata oggi con i presidenti di gruppo ha fatto vedere che probabilmente c’è un imprenditore che non riesce più a sostenersi, forse la trattativa del governo regionale delle Marche deve essere improntata con l’imprenditore che ha più potenzialità, più forza, e siccome è entrato in ballo tempo fa, oggi si deve prendere l’onere ,con tutte le facilitazioni possibili, di tenere in piedi l’occupazione, di tenere in piedi quella ditta.
Cito alcuni punti importanti: “finanziare le opere di servizio come il depuratore”. Qui può fare uno sforzo la Regione. “Migliorare la viabilità”, e anche qui può fare uno sforzo la Regione. “Finanziare corsi di formazione per il personale”: sempre il nostro ente può intervenire, così come “finanziare contratti di solidarietà”.
“Incentivare un accordo commerciale con la Fedrigoni”. Questo è il nocciolo della questione. Voi lavoratori ci avete sensibilizzato, e noi oggi andiamo ad approvare una mozione sulla quale ho voluto anche la vostra partecipazione, perché siete le persone che conoscono meglio il problema: sindacati, commissione interna, lavoratori.
Attendo il consigliere Modesti, che deve far firmare questa mozione a un altro rappresentante dei gruppi, perché si è trovato un accordo unitario che confermo. L’appello che faccio è di grande impegno da parte dell’assessore preposto a questa materia, anche a coinvolgere le forze di opposizione in questo problema così importante per il nostro territorio, che poi si va a intersecare con un discorso molto più importante che è la questione delle aree interne, cioè il riequilibrio delle Marche, in cui in questo momento c’è uno sviluppo sulla costa che è diventato negativo e caotico, mentre all’interno si rischia la desertificazione, con l’impoverimento dei servizi e il fatto che le rare aziende non siano ben supportate ed affidate, in certi casi, ad imprenditori di vaglia, di esperienza e di solidità, con l’appoggio e le facilitazioni dovuti, che l’ente Regione, lo Stato e i diversi Comuni del comprensorio devono dare. Il contesto è la battaglia sulle aree territoriali svantaggiate, quel famoso riequilibrio che sarà citato anche nel nuovo Statuto della Regione Marche ove si parla di riequilibrio e di attenzione per le aree interne. In questo contesto diamoci da fare. Noi dell’opposizione siamo pronti assolutamente a sostenere il governo delle Marche, se gli sforzi saranno finalizzati alla risoluzione di questa cosa.
Infine voglio leggere una mozione che mi pare ha trovato l’accoglimento del Consiglio regionale, che proporrò di mettere subito in votazione, in modo che vi sia un documento approvato già questa mattina. E’ firmato da Grandinetti, Pistarelli, Luchetti, Martoni, Modesti e Cecchini, ma vorrei citare anche tutti coloro che l’hanno elaborato. Ricordo anche Procaccini, che si è sempre occupato di questi problemi, oggi assente perché ha chiesto congedo. Parlo anche degli altri più alti uomini del territorio, qui presenti, da Francesco Massi a tutti gli uomini del territorio dell’entroterra.
La mozione recita: “Il Consiglio regionale delle Marche, considerato che si è in presenza di un’ulteriore richiesta di cassa integrazione per 13 settimane per 38 lavoratori dello stabilimento di Castelraimondo della Fabercarta. Non c’è un progetto di rilancio dell’azienda in base ad un serio piano industriale, nonostante vi siano stati molteplici incontri tra le rappresentanze sindacali, la Regione e la proprietà aziendale, diretti a risolvere la crisi, questi non hanno sortito, sinora, nessun effetto. Furono assunti impegni dalle parti al momento della privatizzazione. Il Consiglio regionale delle Marche esprime piena solidarietà ai lavoratori che si sono mobilitati a difesa del posto di lavoro, l’impegno dei sindacati aziendali per la soluzione seria e definitiva per il mantenimento del sito produttivo e dei livelli occupazionali; impegna la Giunta regionale a convocare in tempi rapidi, sia la proprietà della Fabercarta che il gruppo Fedrigoni, per dare una soluzione alla crisi dello stabilimento di Castelraimondo e, di conseguenza, riferire alle rappresentanze aziendali ed ai dipendenti quanto emergerà dalla suddetta iniziativa; impegna altresì la Giunta regionale affinché qualsiasi intervento di carattere pubblico sia condizionato alla predisposizione di un serio piano industriale che consenta il rilancio dell’impresa e la tutela di tanti posti di lavoro”.
Chiedo al Presidente del Consiglio di mettere in votazione la mozione sulla quale mi sembra che vi sia la disponibilità di tutti i colleghi.

PRESIDENTE. Il Vicepresidente Grandinetti ha replicato alla risposta all’interrogazione da lui presentata. Dovevamo successivamente discutere le mozioni 309 dei consiglieri Martoni e Procaccini e 311 del consigliere Pistarelli sulla situazione della Fabercarta e delle Cartiere di Castelraimondo. I proponenti le due mozioni, insieme ad altri hanno trovato la possibilità di fare una risoluzione che sostituisce le due mozioni. Come da accordo trovato all’inizio di questa seduta, pongo in votazione la proposta di risoluzione unitaria, in modo da licenziare questo documento e procedere poi, riprendendo le interpellanze e le interrogazioni, in attesa del completamento dei lavori della Commissione. Dico questo anche per far presente come non vi sia stato un mancato interesse dei consiglieri per questo argomento, ma un impegno già assunto per i lavori di Commissione.
Ha la parola l’assessore Silenzi.

GIULIO SILENZI. Il collega Ascoli che ha seguito molto bene tutta questa vicenda ha detto nel suo intervento che seguiamo tutto il problema, c’è un impegno non solo corale di tutta la Giunta ma del Presidente D'Ambrosio. Qualora debba intervenire, c’è un’assunzione di responsabilità e d’impegno per poter sbloccare tutte le situazioni che si determinassero. Integrerei quindi con questo aspetto di responsabilità del massimo responsabile della nostra Regione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di risoluzione sottoscritta da Grandinetti, Pistarelli, Luchetti, Martoni, Modesti e Cecchini.

Il Consiglio approva



Interrogazione (Svolgimento): «Situazione a rischio del distretto agro-alimentare di San Benedetto del Tronto» Procaccini e Martoni (873)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 873 dei consiglieri Procaccini e Martoni.
Per la Giunta risponde l’assessore Ascoli.

UGO ASCOLI. Nel precedente Consiglio avevamo pensato di rispondere successivamente perché volevamo dare più spazio a questa situazione, quindi la risposta iniziale sarà mia, poi procederà il Vicepresidente assessore Spacca per l’altra parte.
La questione del distretto agroindustriale di San Benedetto del Tronto ci sta impegnando molto, proprio perché c’è una grave possibilità di riduzione dell’occupazione e di difficoltà. Io stesso ho partecipato ad un Consiglio provinciale aperto della Provincia di Ascoli Piceno proprio su questi temi alcuni giorni fa e in quella sede avevo espresso tutto l’interesse della Regione e lanciato, insieme all’assessore Agostini, che pure era presente, alcune idee per cercare di avviare a soluzione una crisi che rischia di essere abbastanza lacerante.
Per quanto riguarda l’interrogazione in oggetto dobbiamo fare i conti con diverse aziende, alcune delle quali sono oggi maggiormente in difficoltà rispetto ad altre. Io farò riferimento alla Foodinvest Group di Teramo, alla Copop di Porto d’Ascoli, alla società Seafood che sta a Grottammare e alla ditta Freddoconad, di Monsampolo del Tronto.
La Foodinvest Group Srl di Teramo opera come azienda per la produzione e commercio di prodotti alimentari e dolciari in genere, con unità locale in San Benedetto del Tronto utilizzata per la produzione di alimenti surgelati. Il Gruppo Foodinvest è specializzato nella produzione conto terzi. La committenza è costituita da multinazionali del settore e dalla grande distribuzione europea. Origina dalla Nestlè che l'ha dismessa, ma conserva con la stessa un rapporto stretto di collaborazione producendo e confezionando prodotti alimentari ad essa destinati.
Allo stato attuale, l'azienda occupa 130 dipendenti.
Da informazioni assunte presso l'azienda e presso esponenti sindacali del settore e dell'area interessata non risultano avvenuti incontri ufficiali con le Segreterie provinciali dei sindacati, per illustrare la volontà dell'azienda di chiudere lo stabilimento di S. Benedetto del Tronto e riaprire sotto altra denominazione e il passaggio verrebbe realizzato attraverso lo strumento della messa in mobilità di tutti i lavoratori e la riassunzione presso la nuova azienda.
L'impresa ha sostenuto che al riguardo non vi è alcuna determinazione aziendale in tal senso e persegue lo scopo sociale nel pieno rispetto delle leggi che ovviamente comprendono anche quelle riguardanti i diritti dei lavoratori comprese le loro rappresentanze sindacali.
La Foodinvest Group, così come tutte le aziende, tenta di mantenere un costante equilibrio economico tra i costi di produzione e ricavi effettuati, e nella indesiderata ipotesi che si dovesse verificare un consistente calo delle commesse - l'azienda, valuterebbe la praticabilità di ogni strumento finalizzato al mantenimento dell’equilibrio tra costi e ricavi.
Ad ogni modo, ogni iniziativa imprenditoriale o societaria che l'azienda potrebbe intraprendere che avesse rilievo sui livelli occupazionali, sarebbe portata a conoscenza dei lavoratori, delle rappresentanze sindacali e delle autorità, nel rispetto dei principi di buone relazioni sindacali.
Pertanto, dalle informazioni assunte , pare che al momento non vi siano segnali di' crisi, che lascino presagire dichiarazioni di eventuali esuberi di personale. Anzi, sembra che le commesse
oltre a non subire alcun decremento si presentano in leggero aumento, il che comporta al personale dipendente l'effettuazione di lavoro straordinario per compensare l'aumento della domanda.
La CoPoP con sede legale e stabilimento in Porto d'Ascoli (AP) svolgeva in via esclusiva attività di produzione, lavorazione, conservazione, surgelazione di prodotti ortofrutticoli vegetali.
In data 7 luglio 2003 le risultanze di revisione dell'associazione di rappresentanza presenta uno stato di insolvenza della Società cooperativa.
Il Ministro delle Attività Produttive con Decreto del 5 agosto 2003 pone la cooperativa in liquidazione coatta amministrativa ai sensi dell'art. 2540 del c.c. e nomina i Commissari liquidatori.
In data 12/9/2003 i Commissari aprono la procedura di mobilità per 198 lavoratori complessivamente di cui 28 a tempo indeterminato e 170 a tempo determinato per cessazione di attività produttiva ai sensi della legge 223/91.
In data 19 settembre viene siglato un accordo sindacale per la collocazione in mobilità dei 28 lavoratori a tempo indeterminato.
Quanto alle aziende agricole della zona, si assiste ad un processo di riassestamento delle Organizzazioni di Prodotto che, in relazione alla normativa vigente (D.Lgs. 228/01), stanno potenziando il proprio ruolo di raccolta e trasformazione delle produzioni locali di ortofrutta.
Dalle ultime informazioni che abbiamo assunto sembra che esista la volontà precisa di un imprenditore privato di assumere i lavoratori in uscita, anzi di rilevare l’azienda. Esistono una serie di problemi di carattere legale e amministrativo da affrontare e questo era stato l’oggetto del Consiglio aperto di Ascoli Piceno, quindi c’è una possibilità, forse, di vedere la luce in queste crisi aziendali, anche se rimangono una serie di questioni di carattere amministrativo e giuridico-legale da affrontare.
La Società P.A. Seafood Srl ha sede legale a Grottammare e deposito a Ripatransone (AP) si dedica all'attività della lavorazione e conservazione e commercializzazione di prodotti ittici freschi e congelati.
In data 23 giugno 2003 la ditta per il tramite di Assindustria Ascoli Piceno apre una procedura di mobilità ai sensi della legge n.223/91 per riduzione di personale che interessa n. 19 lavoratori dipendenti.
Le motivazioni. concernono la situazione finanziaria che nell'ultimo triennio si è andata progressivamente deteriorandosi a seguito di insufficienti risultati economici e una marcata esposizione debitoria nei confronti di istituti di credito, dovuti alle pesanti perdite registrate nell'area della produzione e in quella commerciale.
Pertanto gli esuberi, considerati strutturali sono conseguenti alla cessazione dell'attività produttiva per affidarla a terzi, e la dismissione della gestione dei magazzini.,
Vengono mantenute le attività commerciali di prodotto congelato e di fresco in ambito locale con l'organico necessario al funzionamento dell'attività.
Il 7 agosto 2003 l'azienda sigla con i rappresentanti sindacali di categoria un accordo che prevede il licenziamento 18 lavoratori, con l'impegno da parte dell'azienda a favorire il reimpiego dei lavoratori licenziati presso i fornitori che subentreranno nelle fasi lavorative di trasformazione del prodotto congelato.
L'accordo prevede inoltre un incentivo all'esodo pari ad una somma lorda rapportata alla teorica permanenza individuale nelle liste di mobilità. Quindi anche in questo caso abbiamo una crisi aziendale in atto, ma c’è un accordo che dovrebbe salvaguardare la posizione dei 18 lavoratori in esubero
La ditta Freddoconad srl aveva sede a Monsampolo del Tronto (AP) e per attività la lavorazione, conservazione e distribuzione, per conto terzi, di prodotti alimentari freschi, quali salumi, latticini e prodotti ortofrutticoli.
In data 14/3/2003 la ditta Freddoconad Srl ha avviato la procedura di mobilità per tutti i dipendenti per cessazione di attività produttiva ai sensi dell'art. 24 della legge n. 223/91,
La decisione viene motivata dalla revoca dei contratti di commercializzazione e di servizio da parte della ditta committente.
L'azienda alla data di apertura della procedura aveva in carico n. 49 dipendenti dì cui 3 con contratto di formazione e lavoro, in date diverse rappresentanti dell'azienda e delle Organizzazioni sindacali si sono incontrati ma senza raggiungere un accordo.
In data 5 agosto 2003 viene siglato un accordo in Regione con i sindacati della categoria e le RSA che prevede l'erogazione a tutti i lavoratori licenziati di tutte le competenze ordinarie e straordinarie derivanti dalla cessazione del rapporto di lavoro, nonché l'impegno da parte dell'azienda finalizzato a garantire la ricollocazione dei lavoratori presso le aziende del sistema Conad.
Quindi, a conclusione di questo mio intervento possiamo dire che le difficoltà occupazionali sono ingenti, in alcuni casi si è stati in grado di fare degli accordi, in altri la situazione è ancora fluida, certamente appaiono in gioco alcune centinaia di posti di lavoro.
Lascio ora la parola al Vicepresidente della Giunta Gian Mario Spacca.

GIAN MARIO SPACCA, Vicepresidente della Giunta. La parte successiva dell’interrogazione si riferisce alla politica industriale di distretto, in modo particolare alle funzioni dei comitati di indirizzo e coordinamento che la Giunta regionale ha attivato con deliberazione del 1990, n. 3260. Con questa delibera veniva assegnato un ammontare di risorse finanziarie parti a 700 milioni di lire, di cui 200 destinati al funzionamento di questi comitati di indirizzo e di coordinamento e gli altri funzionali alla progettazione, all’informazione, animazione dell’area distrettuale, in modo tale che attraverso una formula che partisse dal basso e che attivasse le energie propositive del territorio nascessero delle progettualità funzionali al miglioramento dell’ambiente in cui operano le imprese che in precedenza sono state citate.
In sostanza si prevedeva l’elaborazione di un Programma di Sviluppo del distretto e l’invito a tutti i soggetti che partecipano al comitato di indirizzo e coordinamento, a presentare progetti per l’attuazione del medesimo programma.
Entrambe le azioni sono state realizzate ed attualmente sono in fase di attuazione i progetti a suo tempo selezionati sulla base di una graduatoria che ha privilegiato la qualità degli stessi.
E’ chiaro che nel momento in cui il territorio si è attivato, molteplici sono state le iniziative proposte, ma di queste è stata definita una graduatoria che ha privilegiato quelle qualitativamente migliori ai fini del raggiungimento dell’obiettivo che lo stesso Coico si proponeva.
Non credo che ad oggi si possa ancora fare una valutazione complessiva di questa strategia d’intervento, vorrei dire che il tavolo di concertazione della politica industriale ha fatto alcune prime considerazioni e ha anche definito alcune linee correttrici rispetto alla delibera 3260, che portano, vista anche la congiuntura finanziaria che stiamo attraversando, a una drastica riduzione sull’attuale bilancio, delle risorse destinate alle spese di funzionamento dello stesso comitato, per avvantaggiare invece le spese di investimento, quindi favorire la realizzazione dei progetti di sviluppo che sono stati individuati dal comitato.
Vorrei fosse chiaro che il comitato di indirizzo e coordinamento non interviene su elementi di crisi ma è uno strumento che vuol animare il territorio, vuol favorire la nascita di una cultura favorevole allo sviluppo dell’attività imprenditoriale. Per questo si favoriscono il finanziamento e gli investimenti dei progetti che vengono maturati dalle considerazioni dei comitati.
In questa prospettiva si ritiene che si possa evitare il pericolo di una frammentazione delle risorse messe a disposizione e si cerca anche di favorire un’economia di distretto che consenta la nascita di una rete di relazionalità che possa creare un ambiente favorevole allo sviluppo dell’impresa.
La nostra Regione considera che questa esperienza del comitato di indirizzo e coordinamento, o Coico, possa proseguire secondo queste modalità che vanno a favorire da una parte la crescita della cultura d’impresa sul territorio, dall’altra progetti nati all’interno dello stesso territorio, con finalità di miglioramento delle condizioni competitive dello stesso, ma non vadano a sostegno diretto dell’attività di singole imprese se non del territorio in cui stiamo operando.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. Ringrazio l’assessore Ascoli, anche se avevamo già detto nell’interrogazione presentata il 28 maggio sulla Foodinvest, ovvero ex Nestlè ed ex Surgela, di tenere la situazione in monitoraggio. Credo che si debba tenere ancora più in monitoraggio la situazione della Copop. Non so se è informato che ieri c’è stato un incontro con la Promarche, sono cambiate comunque le situazioni per quanto riguarda la modalità di un subentro per l’affitto e l’acquisto. Un affitto che vada verso l’acquisizione dell’azienda. Domani ci sarà un altro incontro con il gruppo Berni.
Queste sono le situazioni attualmente più vive. Molte volte l’attenzione dei consiglieri è anche in base alla platea che c’è: siccome adesso la platea è scarna, legata solo a due persone presenti, si ritiene l’argomento non interessante. L’assessore Silenzi ha prima detto che sarà lo stesso presidente a tenere sotto monitoraggio la situazione della Fabercarta: vorrei che quelle parole, giustissime, usate per quel territorio e per quell’azienda, fossero comunque riferite anche a questo caso, per tenere sotto monitoraggio la situazione con grande attenzione e con grande interesse, perché credo che le regole valgano per tutti, anche per il distretto agroindustriale di San Benedetto del Tronto e soprattutto per la Copop, soprattutto a fronte delle novità che credo la Giunta non sapeva.
L’analisi che il Vicepresidente Spacca fa per quanto riguarda l’organizzazione che questa Giunta regionale e questo Consiglio si sono dati nel 1999, individuando i vari distretti, anche se a quell’epoca non ci fu una chiarezza, almeno nella partenza delle varie delibere, mi mette nella condizione di fare un piccolo excursus e una valutazione, perché è un elemento di riflessione che serve al Consiglio, alla Giunta ma a chi, soprattutto, ci mette nella condizione di avere un monitoraggio serio di tutto il territorio marchigiano. Questo è rivolto soprattutto all’assessore alle attività produttive.
Infatti è convinzione dei Comunisti italiani di trovarsi comunque di fronte a una crisi del settore dell’industria alimentare e a una crisi del distretto agroindustriale. Gli effetti, perversi, si manifestano con le singole crisi aziendali. I dati che ci ha fornito l’assessore Ascoli rispetto all’elenco che avevamo fatto noi nell’interrogazione, manifestano questa situazione.
E’ fuori dubbio che il problema immediato, oggi, è costituito dalla crisi della Copop, perché il sostentamento di 300 persone e relative famiglie è messo a rischio e diviene problematica la situazione anche degli stessi agricoltori-soci, di cui nessuno parla. Anche l’assessore all’agricoltura avrebbe forse dovuto rispondere a questa interrogazione, anche se ci sono soci che fanno parte della regione Abruzzo. Sono quindi coinvolti anche gli agricoltori nella liquidazione della società cooperativa. Comunque questi dati sono importanti, ma la soluzione dei problemi dell’occupazione non può essere disgiunta da quell’analisi e da quella verifica del settore del distretto nel suo insieme, perché il rischio, anche più grave, che si potrebbe innescare, è quello di tappare le singole falle di una diga che sta per cedere nelle sue strutture, con conseguenze catastrofiche per tutti.
A nostro modo di vedere è necessario affrontare il problema su due versanti.
Il primo e più urgente è quello di dare una risposta di tipo occupazionale ai lavoratori, sia dipendenti, sia stagionali — siamo quasi a livello di “caporalato” ovvero di telefonata e di agricoltori — e quindi di seguire quello che sta succedendo negli ultimi due-tre giorni alla Copop con i commissari. E’ necessario fare una seria valutazione delle possibili soluzioni, ponendosi però una domanda iniziale: è credibile che le persone e società che hanno guidato, diretto, deciso e portato l’azienda allo stato di dissoluzione attuale possano essere le stesse che vengono proposte o si propongono per risolvere il problema? Mi riferisco alla Promarche. A nostro modo di vedere non è possibile, anzi questo è un anacronistico controsenso, perché o sono degli incapaci, come dimostrato dai fatti, e allora vanno evitati con cura, o sono dei furbi che non hanno esitato ad andare incontro alla crisi aziendale, pur di predeterminare una situazione a loro più favorevole e quindi vanno doppiamente evitati, perché potrebbero riprovarci a loro esclusivo interesse.
Il secondo problema è quello della necessità di fare una seria verifica sulla reale situazione del distretto agroindustriale, sull’impegno e responsabilità dei diversi attori che hanno operato ed operano dentro ed attorno a questa realtà, sulla necessità di rilanciare su nuove basi e con nuove idee e progetti il settore agroalimentare.
Noi Comunisti italiani pensiamo che sia d’importanza fondamentale sviluppare approfonditamente il secondo punto, perché solo dalla conoscenza, dalla verifica delle responsabilità e da una seria riprogrammazione è possibile salvare e rivitalizzare il distretto agroindustriale.
Attualmente esistono solo due documenti, entrambi parziali, che delineano la fisionomia del distretto industriale. Il primo è il programma di sviluppo del distretto di San Benedetto del Tronto, realizzato nel maggio 2002 dal Coico, che si compone di tre parti sostanziali. Con la prima si tenta di definire l’estensione e la caratterizzazione del distretto industriale fatto a macchia di leopardo (26 comuni, 365 imprese, 2.148 addetti), ma il documento stesso resta vago su una formulazione precisa del distretto. Nella seconda parte si evidenzia la programmazione regionale, provinciale, locale e settoriale di interesse per l’area distrettuale, che con l’evidenza degli strumenti finanziari e agevolativi a disposizione, costituisce la parte preponderante del documento. Una parte del documento è dedicata alle politiche per l’area distrettuale con indirizzi strategici di carattere molto generale.
Il secondo documento, la filiera del freddo, i risultati di un’indagine empirica nell’area di San Benedetto del Tronto del 2003, realizzato dall’università di Ancona, dipartimento di economia, e dall’Unione regionale delle Camere di commercio delle Marche, pur con uno spessore di idee e di proposte interessanti si caratterizza per una visione parziale del fenomeno e per la sua caratteristica di indagine empirica, più o meno come ben evidenziato dagli stessi propositori e perciò stesso parziale nel definire e delimitare il distretto.
A nostro avviso è indispensabile uno strumento che definisca con una certa precisione il distretto, che ne analizzi consistenza e specificità, che sviluppi una programmazione credibile, che colga le modificazioni e sia in grado di proporre nuove programmazioni.
Impegno e responsabilità dei diversi attori del distretto. A parere nostro la nascita e la conduzione del distretto agroindustriale e del settore agroalimentare sono stati improvvisati, caotici o poco per niente rispondenti alle reali necessità del distretto.
Dall’esame dei vari atti è possibile seguire il seguente percorso: la Regione Marche individua i distretti, stabilisce le linee generai programmatiche entro cui gli stessi dovranno operare, approva il programma di sviluppo di ciascun distretto, individua e distribuisce competenze e finanziamenti tra Provincia e distretto. La Provincia costituisce il Coico, approva e concede il finanziamento dei progetti indicati dal Coico, il Coico propone ed attua la programmazione del distretto. In particolare attua progetti finalizzati allo sviluppo di distretto, e qui viene il bello. Visti i risultati poco esaltanti di due anni di conduzione distrettuale, la domanda fondamentale è come mai nessuno si è accorto che diverse aziende del distretto iniziavano a dare evidenti segni di crisi. I 12 progetti finanziati con soldi pubblici, quali risultati hanno prodotto sulla situazione reale del distretto? Ne cito uno a caso, un progetto: il wurstel di pesce. Mi fermo qui.
Quale reale controllo è stato esercitato dalla Provincia e dalla Regione sulla situazione del distretto?
La nostra precisa sensazione è che chi ha gestito il distretto lo ha fatto con altri intenti, diversi da quelli per cui il di stretto è stato costituito. Ma su questo altri organi istituzionali hanno il compito di dire la loro, e mi riferisco all’assessore. Il nostro interesse è comunque quello di farlo funzionare. Questa non è una critica ma un’analisi per darle un’ulteriore spinta.
Per questo noi chiediamo una complessiva revisione del distretto nei suoi organi, nei suoi programmi, nella sua operatività a favore del sistema agroalimentare e agroindustriale di San Benedetto del Tronto, di rilanciare su nuove basi e con nuove idee e progetti il settore agroalimentare, partendo dalla ricerca per arrivare alla commercializzazione dei prodotti. Comincia a sentirsi la parola “marchio d’area”. Come si fa a dare un marchio d’area se non c’è un’analisi concreta del problema? Se c’è la convinzione bisogna che il distretto diventi veramente un tavolo concertativo, dal quale emergano indirizzi. I finanziamenti non devono essere più a pioggia ma finalizzati alla crescita e allo sviluppo.
Abbiamo voluto evitare di entrare nel merito della gestione dei singoli progetti — abbiamo solo citato il wurstel di pesce, che credo diventerà famoso — approvati e realizzati, per restare su un piano di discussione politica e propositiva, che è quello che ci interessa.
Noi abbiamo elaborato idee, abbiamo programmi che possono essere utili per il riavvio corretto di un sistema distrettuale e siamo disponibili per questo. Altresì siamo convinti di una cosa: che chi fino ad oggi ha condotto il distretto debba farsi da parte, veramente, per manifesta incapacità.
Ripeto, come ha detto Silenzi prima per la Fabercarta, cioè che la Giunta regionale e il Presidente D'Ambrosio in primis di quella situazione e di quell’area, ci deve essere il reale interessamento della Giunta e del Presidente D'Ambrosio per la situazione agroindustriale di San Benedetto del Tronto che, a livello solo ittico, rappresenta il 10% del mercato nazionale. Ma tenete presente anche un’altra cosa, assessore Ascoli: che i processi ultimi che si sono sviluppati all’interno della Copop tramite i commissari vengono realmente seguiti. Mi preoccupo di questo e mi preoccupo di circa 3.000 posti di lavoro.



Proposte di legge (Discussione generale):
«Approvazione del rendiconto generale dell'Amministrazione per l'anno 2002» Giunta (171)
«Assestamento del bilancio 2003» Giunta (198)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le proposte di legge n. 171 e n. 198, ad iniziativa della Giunta, che possono essere trattate congiuntamente.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. I due atti relativi al rendiconto e all'assestamento sono importanti nella vita amministrativa della Regione Marche, fanno il punto della situazione economico-finanziaria. Sia il rendiconto del 2003, sia l'assestamento di quest'anno sono due atti che finalmente giungono in Consiglio in tempi adeguati rispetto agli strumenti di bilancio che rappresentano. In effetti abbiamo sempre discusso, soprattutto l'assestamento, quasi alla fine dell'anno ed è evidente che una manovra di assestamento, se non adeguatamente predisposta in tempi utili non risulta efficace ai fini della finalizzazione dell'atto stesso, pertanto in questa occasione, su cui la Commissione si è spesa parecchio nel sollecitare la Giunta, che ha finalmente adottato, secondo i tempi stabiliti dalla legge 31, i due atti, è stata posta in grado di discutere i contenuti dei due atti e mettere in condizione la Giunta regionale di predisporre in tempi utili anche il bilancio preventivo per il 2004.
Per quanto riguarda questi due provvedimenti, la Commissione ha rilevato che, così come la legge 31 prevede — la discussione congiunta dei due atti, — questa previsione di legge dei due atti congiunti può determinare anche una situazione di ambiguità rispetto alla finalizzazione dei due strumenti, in quanto anche quest'anno ci siamo trovati nella condizione di dover discutere in sede di Commissione degli emendamenti al rendiconto per effetto di un ritardato accertamento, cosa che poteva essere fatta direttamente in sede di assestamento qualora il rendiconto fosse presentato in tempo antecedente.
Ecco perché è probabile una rivisitazione della legge 31 in tal senso, che potrebbe consentire di darci la possibilità di discutere dei due atti in maniera più tranquilla rispetto alla finalizzazione che si propongono i due atti.
Questa è una questione piuttosto delicata, perché l'impianto di bilancio che prevede la 31 è nuovo e va assolutamente messo in armonia con la nuova strutturazione della legge finanziaria che è il nuovo strumento che ci siamo dati come Regione Marche e che sconvolge in qualche modo il concetto di programmazione della legge 46 e pertanto dovremmo rivedere il sistema di programmazione e di stesura del bilancio anche in virtù di queste novità.
E' una cosa abbastanza urgente, anche perché, secondo me, il rischio di debordare dalla programmazione prevista dalla 46 è un fatto oggettivamente da considerare, in virtù del fatto che il piano regionale di sviluppo, se non riesce completamente ad attagliarsi con le nuove realtà di contabilità, diventa uno strumento inefficace.
Detto questo in premessa, dopo avere affermato che finalmente la Giunta quest'anno ha rispettato i tempi della legge 31, mi accingo ad illustrare brevemente quali sono i contenuti del rendiconto 2002 per i risultati della gestione dell'anno in questione. Le tabelle sono sotto gli occhi di tutti, rispetto alla previsione c'è stato uno scostamento in più, sia in entrata che in uscita, tant'è che il versante delle entrate accertate per l'anno 2002 si chiude con un totale complessivo di 7.300.000.000 di euro circa, di cui 2.300.000.000 sono relativi al titolo I, cioè tributi propri della Regione, gettito tributi erariali e quote di esso.
Si possono porre in evidenza altri aspetti che poi assumono rilievo e si riflettono sull'assestamento del 2003, in quanto l'assestamento consente, dopo il rendiconto, di aggiustare tutte le poste, soprattutto dei trasferimenti statali, in quanto sfalsano, inevitabilmente, i canoni di un bilancio che prevede entrate e uscite di competenza dal primo gennaio al 31 dicembre.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SANDRO DONATI

E' evidente che questa situazione della finanza regionale, che peraltro è derivata da quella dello Stato, viene ad intrecciarsi con un sistema di trasferimento che non consente una contabilità chiara, che riesca a cogliere sia le entrate che le uscite nel periodo di competenza, così ogni anno in assestamento dobbiamo aggiustare le poste del bilancio in virtù del fatto che i trasferimenti statali vengono dati in ritardo o vengono in qualche modo promessi e poi, magari, anche non mantenuti.
La questione di cui sto parlando, pertanto, rende molto difficile una possibilità di aggiustare le partite delle varie upb, però è chiaro che, rimanendo così la situazione, l'atto di assestamento rimette in ordine, in qualche modo, il bilancio preventivo, ottenendo conto anche delle partite che non sono state — non potevano essere — previste nel bilancio preventivo in virtù del fatto che i trasferimenti erano stati promessi e poi non mantenuti, o viceversa, perché ci sono anche delle entrate provenienti dallo Stato che non erano messe in conto in sede di bilancio preventivo.
Per quanto concerne il primo elemento — mi riferisco alle minori spese derivanti dalle risorse a destinazione specifica — si è registrata una maggiore entrata derivante dal gettito Irap e Irpef che avevamo imposto con l'atto del 18 dicembre 2001. Questo è stato un fatto positivo, nel senso che non ci aspettavamo un'entrata maggiore di quanto previsto. Questo riguarda soprattutto il finanziamento alla sanità. Tale incremento ha messo a disposizione della sanità regionale risorse aggiuntive per circa 92 milioni di euro, di cui sono risultati da riscrivere circa 35 milioni di euro. Di questi 92 sono risultati, in termini di reiscrizione, 35 milioni di euro.
In generale sono state individuate somme relative a minori spese provenienti da assegnazioni dallo Stato e dall'Ue, destinate a scopi specifici, da trasferire nella competenza 2003, pari a 658.936.213 euro. Le risorse acquisite nell'esercizio 2002 da impiegare sono 56.874.000 e le minori spese finanziate con risorse proprie da trasferire nella competenza 2003, euro 134.771.
L'altro elemento interessante quale dato della gestione, concerne la formazione dei residui che nel rendiconto trovano la loro definitiva quantificazione, riportata poi nell'art. 1 dell'assestamento. A tale riguardo la previsione iniziale viene rideterminata con un incremento piuttosto significativo sia sul versante dei residui attivi che su quello dei residui passivi.
Nel dettaglio si osserva che i residui attivi, alla chiusura dell'esercizio 2002, rispetto alla previsione registra un aumento di circa 2.400.000.000 euro, mentre quelli passivi aumentano di circa 1.700.000.000. Poi dobbiamo anche parlare della provenienza dei residui rispetto ai vari anni. I residui attivi relativi agli anni precedenti sono circa 1.011.000.000 euro e lasciati per la competenza del 2002 sono 2.046.000.000. I residui passivi relativi agli anni precedenti sono 969.579 e lasciati alla competenza del 2002 sono 2.566.000.000 euro.
Infine per quanto riguarda i residui perenti si tratta di una questione piuttosto delicata, in quanto con la finanziaria dell'anno scorso noi abbiamo dichiarato perenti tutti i residui antecedenti al 1995 e questo è stato un provvedimento abbastanza delicato, in quanto via via che si va avanti con il tempo ci si rende conto che in parte alcuni di questi residui perenti non dovevano essere in perenzione, ma questo è dovuto soprattutto alla situazione di programmazione, di progettazione degli enti locali, che purtroppo non riescono a chiudere le contabilità dei vari progetti in tempi utili per poter chiudere le partite finanziarie, pertanto ogni anno dobbiamo, attraverso la spesa corrente, porre riparo a questi finanziamenti che devono essere effettuati. Speriamo che il nuovo sistema di perenzione dei tre e due anni, per investimenti e spesa corrente, sia una sollecitazione a non incorrere in questi ritardi che determinano poi le questioni che ho descritto. Per quanto riguarda i residui perenti al 31.12.2002, il carico complessivo è di euro 197.062.000. Appartengono a risorse proprie per quanto riguarda la parte corrente, per quasi 22 milioni, spese per investimenti, sempre con risorse proprie, per 27 milioni, poi per la parte corrente a destinazione specifica sono circa 60 milioni di euro e per quanto riguarda gli investimenti sono 87 milioni. Sono cifre non di poco conto, rilevanti, che determinano anche una situazione abbastanza strana dal punto di vista della spesa pubblica, perché con questi residui perenti si vengono a saldare delle partite che dovrebbero trovare riferimento in decisioni e in progettazioni particolari.
Pertanto, alla chiusura dell'esercizio 2002 abbiamo un saldo finanziario positivo di 693.051.000 euro. Sostanzialmente molta parte di queste risorse attiene alle reiscrizioni e se si pone mano e si pone attenzione alla tabella relativa all'avanzo effettivamente disponibile, ci si trova di fronte a un disavanzo di 97 milioni di euro, perché l'avanzo finanziario, in buona sostanza, che trova finalizzazione nell'assestamento, viene ad essere esaurito attraverso tutti gli impegni che l'assestamento prevede.
Per quanto riguarda l'assestamento 2003 noi diciamo che il tempo in cui è stato determinato è un tempo congruo per consentire alla Giunta regionale di programmare un bilancio preventivo sulla base di una spesa più contenuta rispetto a quanto non fosse stato previsto nel bilancio pervenivo. Voglio dire che quest’anno il governo regionale ha fatto in modo di prendere atto delle partite di spesa, in modo particolare al giugno di quest'anno e ha consentito di fare un assestamento bloccando di circa il 5% la spesa disponibile del governo regionale. Questo consente una manovra finanziaria che dovrebbe portare nel 2004 ad abbassare la pressione fiscale, perché se i risultati verranno raggiunti, questo ci consentirà di mettere mano all'Irap e all'Irpef, abbassando, ripeto, la pressione determinata dall'atto del 18 dicembre 2001.
L'assestamento del 2003, come previsto dall'art. 28 della legge regionale di contabilità, contiene le variazioni relative al bilancio di previsione, l'aggiornamento di una serie di elementi connessi alle risultanze del rendiconto. IL rendiconto, per effetto dei trasferimenti diventa un riferimento di scarsa credibilità, in quanto è come fermare i lavori in corso, per effetto di una contabilità, di una finanza farraginosa, che non consente di poter fare il punto della competenza in maniera adeguata. Il rendiconto esprime il dato tecnico obbligatorio della definitiva quantificazione dei residui mediante il rendiconto dell'anno precedente. Cosa fa l'assestamento? Tenendo conto di tutti i residui e del bilancio di previsione, in virtù delle reiscrizioni pone in linea le finanze relative alla competenza, pure se, alla fine dell'anno, ci si ritroverà in maniera sfalsata rispetto alla competenza stessa.
Le somme da reiscrivere alla competenza del 2003 relative alle spese a destinazione vincolata, ammontano a circa 658.000.000 di euro e si ricorda che con la legge finanziaria 2003 sono reiscritte somme a destinazione specifica per un importo di 352.O450.000 euro, quindi le reiscrizioni successive all'approvazione del bilancio di previsione si aggirano intorno a 300 milioni di euro. Dei 658 milioni di reiscrizioni, parte sono proprio a destinazione vincolata e attengono ai trasferimenti di cui ho parlato prima.
Dei 658.000.000 di euro, 352.000.000 sono a destinazione vincolata per i trasferimenti, invece 300.000.000 di euro sono la disponibilità che la Regione ha in campo, parte fatta con assestamento e parte con atti deliberativi in corso d'anno.
Rispetto alle previsioni iniziali, lo stato di previsione delle entrate viene aumentato di circa 380 milioni di euro. E' questo il dato più evidente, cioè rispetto a una previsione siamo a riscrivere 380 milioni di euro in aumento, proprio per fatti che sono intervenuti nel frattempo. Tale incremento, tra l'altro, è determinato da entrate derivanti dal "Bramante bond", dalle assegnazioni statali e dalle entrate tributarie. Lo stato di previsione della spesa aumenta complessivamente di circa un miliardo di euro. La somma comprende le reiscrizioni, le spese correlate alle maggiori entrate a destinazione specifica, particolarmente l'aumento della spesa ha portato a un assestamento di circa 500.000 euro.
Dal rendiconto risultano ancora da contrarre mutui per disavanzi, cioè non abbiamo ancora contratto tutti i mutui che sono stati autorizzati e questo determina una capacità di liquidità maggiore, ma ovviamente sono mutui che andranno a scadenza e che piano piano dovremmo contrarre. Questo porterà ad innalzare il livello di indebitamento del bilancio regionale.
Certo, andando avanti così le entrate — possiamo contrarre mutui per ancora 119 milioni di euro — il limite dei mutui che possiamo contrarre sarà sempre abbassato, perché se non arriveranno contributi aggiuntivi — e mi pare che la finanziaria di quest'anno sta promettendo cose abbastanza incredibili rispetto ad ulteriori modificazioni dell'entrata —... (Interruzione). Caro Favia, dal 1996 i trasferimenti alle Regioni sono fermi.
Credo che la situazione dell'indebitamento rischierà, nel 2004, se le previsioni sono di un ulteriore taglio di spesa... Non posso immaginare il livello dei tagli previsti, perché anche nella Conferenza Stato-Regioni tutti hanno protestato per quanto previsto dalla manovra finanziaria, perché significa veramente "chiudere bottega", se dovesse andare avanti così. Ma anche pensando ad un ridimensionamento parziale rispetto a quello previsto, anche del 10% rispetto a quello previsto, per noi diventa una strozzatura inevitabile che porterà ad ulteriori indebitamenti.
Viene inoltre modificata l'autorizzazione per il 2003, appunto i 119 milioni di euro di ulteriore indebitamento. Per il 2003 è inoltre stata rinnovata l'autorizzazione di 25 milioni di euro per la sanità, con l'art. 23 della legge di bilancio.
In totale sono stati accesi mutui per circa 10 milioni di euro.
L'atto di assestamento, così come la legge 31 prevede è un atto contabile, un atto che attiene al riordino delle entrate e delle uscite. Questa mattina la Commissione si è espressa molto chiaramente, presente l'assessore Agostini, per dire che l'atto di assestamento non può prevedere, oltre che il riordini delle entrate e delle uscite, altre normative che purtroppo anche quest'anno abbiamo messo nella legge di assestamento. Da questo punto di vista dovremmo usare di più lo strumento della finanziaria per sistemare tutte le cose che la legislazione regionale ha bisogno di avere, però è indubbio che a metà anno tutta una serie di normative messe in questa legge, rendono la legge stessa importante più per le modificazioni normative che per le modificazioni contabili. Ecco perché credo che dal prossimo anno la legge di assestamento non potrà prevedere più normative di questo genere, perché si porta non solo confusione rispetto ad un atto che dovrebbe consentire unicamente di fare il punto contabile, ma soprattutto mette scarsa chiarezza nel riordino stesso.
La Giunta regionale introduce nella proposta di assestamento una serie di autorizzazioni, in parte connesse a nuove esigenze finanziarie, in parte finalizzate ad adattare gli stanziamenti alle esigenze emerse nel corso della gestione nei diversi settori (agricoltura, ambiente, trasporti, artigianato e cultura). Ci sono misure di contenimento della spesa e recupero di risorse, è stata inserita una norma tesa a bloccare, fino alla definizione delle piante organiche, le assunzioni di personale e il conferimento di incarichi di collaborazione delle agenzie regionali, quali misure cautelative di contenimento o quantomeno controllo della spesa, anche collegata al dibattito in corso sulla riforma degli enti stessi.
Sul versante del recupero delle risorse è prevista l'applicazione delle norme che regolano la perenzione anche dei fondi di provenienza statale, con una operazione di cancellazione di una certa quantità di residui perenti e la riallocazione delle risorse nell'ambito delle stesse finalità e settori. Ci si riferisce ai trasferimenti relativi a interventi molto lontani nel tempo, alcuni dei quali attinenti funzioni nel frattempo passate alla diretta competenza della Regione.
Infine la possibilità di rinegoziare i mutui stipulati in relazione alle eventuali più favorevoli condizioni di mercato. Questa è una norma prevista nella legge di assestamento, che replica quella che già nella stessa legge del rendiconto era stata indicata all'art. 13. In Commissione abbiamo soppresso l'art. 13 del rendiconto per prendere per buona quella dell'assestamento.
Un ultimo aspetto di rilievo riguarda la definizione dei criteri per l'avvio delle agende territoriali, entro 30 giorni dall'approvazione dell'assestamento, allo scopo di utilizzare le ingenti risorse stanziate nel 2003 a tale scopo. Erano fondi globali che non sono stati utilizzati. Attraverso un emendamento specifico in sede di assestamento, vengono spostati 6.500.000 euro, proprio in relazione a questa finalità.
La Commissione ha introdotto per lo più specifiche richieste della Giunta regionale relative a occorrenze intervenute dopo la presentazione della proposta al Consiglio — abbiamo ricevuto anche emendamenti all'ultimo momento che abbiamo preso in considerazione nella Commissione di questa mattina — intese a sostenere alcune iniziative ritenute d'interesse regionale o tese a dare soluzione ad alcuni problemi emersi nel corso dell'esame dell'atto.
Sono state inoltre introdotte una serie di variazioni compensative tra le unità previsionali di spesa, in generale per le nuove spese. Le coperture sono state individuate tramite lo spostamento di risorse da upb, ad eccezione di un piccolo incremento all'autorizzazione a contrarre il mutuo 2003 per una spesa d'investimento di 25 milioni di euro, ma alcuni emendamenti faranno superare anche questo limite.
Sostanzialmente questi sono i contenuti della legge di assestamento. E' chiaro che ci sono emendamenti di varia natura che dovranno integrare il testo presentato in Commissione, questa mattina la Commissione ha dato il parere di compatibilità finanziaria a molti emendamenti. Anche qui si tratta di affinare anche le modalità con cui segue la gestione del bilancio nella nostra Regione per renderlo sempre più efficace ed efficiente. Per effetto dei trasferimenti di cui ho parlato prima, di cui non si riesce ad avere conto in tempo debito, è necessario, anche all'ultimo momento, provvedere in qualche modo per aggiustare il tiro di molte upb, però di fatto sarebbe auspicabile che, proprio grazie all'assestamento di metà anno, si potesse fare un punto fermo della contabilità delle entrate e delle uscite, per fare in modo che si raggiunga una maggiore chiarezza, per rendere il bilancio più leggibile.
Concludo facendo appello alla Giunta regionale sulla necessità di liberare l'assestamento di ogni orpello normativo e di modifica normativa, pur se qualche volta l'urgenza necessita di avere risposta, però sarebbe bene, magari, fare un atto legislativo ad hoc, piuttosto che infarcire l'assestamento di questioni che non lo riguardano.
Spero che dal prossimo anno si possa operare in questo modo, per consentire anche alla Commissione di lavorare più adeguatamente sui contenuti di bilancio, piuttosto che occuparsi via via di normative farraginose che esulano dalla finalizzazione del dibattito stesso.
L'assestamento che oggi approviamo unitamente al rendiconto, così come la legge 31 prevede, è un momento importante per la Giunta regionale perché le consente di approvare un bilancio preventivo a tempo debito. Ovviamente, se la finanziaria non sbloccherà alcune questioni in tempo utile, potremmo trovarci veramente in difficoltà proprio nella formulazione, nella compilazione del documento di bilancio pervenivo, però, fatto salvo questo aspetto, che non è assolutamente secondario, la Giunta quest'anno, fatto l'assestamento, potrà essere in grado di sviluppare una previsione di bilancio adeguata nei tempi, per consentire, nel 2004, di sviluppare la sua azione politico-amministrativa con uno strumento valido fin dai primi mesi dell'anno futuro.

PRESIDENTE. Propongo di proseguire con la relazione di minoranza.

(Così rimane stabilito)

Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Quando impieghiamo il tempo per discutere dell'assestamento lo impieghiamo bene, anche se mi sembra che l'aula sia piuttosto disattenta. L'imbarazzo che il relatore di maggioranza Luchetti ha mostrato fra le righe, è legittimo, lui è una persona intelligente, brava, preparata e non poteva che sostenere la sua parte, non noncurante, ma necessariamente ispirato alla necessità di difendere, spesso, l'indifendibile. Ricordava, Il tuo atteggiamento, collega Luchetti, mi ricordava quello di Lancillotto che doveva sostenere e difendere la purezza di Ginevra, nonostante fosse lui stesso a conoscere quanto quella purezza in realtà fosse intaccata. Lo dico perché, durante la sessione di bilancio che ci ha portato a questa discussione, io e Luchetti, spesso e volentieri abbiamo ingaggiato una simpatica tenzone: io sostenevo che in realtà, nell'intera sessione di bilancio proprio il rendiconto è l'aspetto più importante, più veridico e più sintomatico, lui invece sosteneva che l'approvazione del rendiconto è un sostanziale orpello, privo di significato politico. Oggi devo dargli ragione, non perché il rendiconto sia un orpello politico, ma perché tale diventa dopo l'ultima boutade del servizio finanziario di questa Regione, che il 15 ottobre ci porta una modifica del rendiconto dicendo che non se ne è accorto prima. Presidente D'Ambrosio, il rendiconto, come recita questa buffa relazione di accompagnamento, è l'esatta, completa e puntuale fotografia della situazione finanziaria della Regione. Non è una fotografia, è un film, nel senso che si sviluppa per diagrammi, dei quali l'ultimo è stato addirittura fissato il 15 ottobre. Ci rendiamo conto o no che qui è stata addirittura modificata la fotografia dei conti, il 15 ottobre? Una cosa vergognosa, che veramente non merita commenti, tanta è la gravità del fatto che ci porta a una scelta molto chiara per stabilire chi ha ragione e dove sta la verità: o non funzionano gli uffici che non si accorgono, se non prima del 15 ottobre, di quanti soldi sono entrati e quanti soldi sono usciti al 31.12.2002, oppure c'è qualcosa di più, qualcosa che va nel senso di ritenere le prime ipotesi di rendiconto, qualcosa di ipotizzato, di immaginifico, di virtuale, perché questo scritto e lo dimostrerò — come si dice "avvocatescamente" — per tabulas. Però prima voglio dire una cosa, perché voglio parlare di politica, non solo di conti, altrimenti si annoia l'uditorio e Silenzi non ha nulla da dire.

GIULIO SILENZI. Fateci sentire qualcosa di politica...

GUIDO CASTELLI. Ti dico qualcosa "di destra".
Ci hai dato, Silenzi, 2.000 pagine che riguardano il rendiconto, ma la cosa incredibilmente singolare è che queste 2.000 pagine sono tutte esclusivamente riguardanti il 20% del bilancio, cioè tutto meno che la sanità, nonostante che per la prima volta sia inserita nel rendiconto la partita sanitaria. Non si dice nulla della sanità, si dice tutto — sempre in maniera abbastanza fumosa e narcotizzata — del 20% del rendiconto generale di questa Regione, non si dice nulla della sanità. Se tanto mi dà tanto, se 2.000 pagine documentano il 20%, siamo in attesa di altre 8.000 pagine che devono finalmente documentare cosa sta succedendo sulla sanità, perché hai un bel dire, caro Silenzi, dei famosi 109 milioni. Cosa dici sulla sanità? Magari saranno veramente 109 milioni di disavanzo? Ma leggo una curiosa espressione, sulla sanità: "ad oggi — dice l'ignoto oscuro redattore del conto consuntivo — il disavanzo del settore sanitario dell'anno 2001 — immagino che sia il 2002 — è determinato in 109 milioni come impostato nel bilancio di previsione". Ma cosa vuol dire che un disavanzo è "determinato"? Sono previsioni, sono stime o è ciò che invece risulta matematicamente dal dare e dall'avere? E' "determinato". "Ma de che?", direbbero in Ciociaria. Che vuol dire "determinato"? In base a cosa? Dove sta scritto?
Ieri Marco Moruzzi ha posto un aspetto abbastanza interessante. Ha detto "scusate, ma sul contratto dei medici sembra vi sia un fabbisogno aggiuntivo di 20 miliardi: come pensate di fare?". E' una delle tante domande che ci si potrebbero porre, ma che noi oggi poniamo, forti di una certezza: che quello che la Giunta regionale chiede oggi al Consiglio regionale, sulla base soprattutto della partita sanitaria, è un atto di fede. Vi sta bene, caro Marco, perché così è. E allora, ti chiedo se non ricordi l'atteggiamento che avevano nel Medioevo i filosofi neo-aristotelici, che non avendo la possibilità di giustificare logicamente l'esistenza di Dio, dicevano la frase "credo quia absurdum": siccome è una roba assurda, debbo farne oggetto di un atteggiamento fideistico. E allora, caro Marco, apprezzo il tuo sforzo aristotelico, ma dico che questo tipo di fiducia non la potete chiedere né alla minoranza, né a coloro i quali, consiglieri regionali di maggioranza, vogliono mantenere un minimo di decenza e soprattutto un minimo di onestà intellettuale rispetto a un provvedimento criptato, illeggibile, che per effetto della legge 31 si traduce in una serie di aggregazioni inintelligibili, rispetto alle quali bisognerebbe avere la stessa capacità di un rabdomante che con la famosa bacchetta a "V" riesce a trovare le sorgenti.
Queste sono le realtà. Potrei esaurire la discussione qui, ma voglio solo chiosare alcuni aspetti che documentano che a quell'articolo di fede che la Giunta regionale impone di osservare a te, Marco Luchetti, si aggiungono però delle cose che rendono questa fede veramente probante e produttiva di un sacrificio particolare, cioè bisogna veramente credere in un Dio patrigno, perché se andiamo a vedere cosa è veramente inaccettabile, è l'atteggiamento trionfalistico con il quale è stato presentato qualche mese fa il rendiconto: "i conti stanno migliorando". Troppo... Troppo dire che il disavanzo migliorava, che c'erano performances che durante i primi mesi della primavera 2003 avevano segnato virtuosità degne di essere diffuse al popolo marchigiano con più di una conferenza stampa. Andiamo a vederle.
Presunto miglioramento del disavanzo. C'è una tabella molto carina, che parla del grado di utilizzazione delle risorse di questa Regione. Io so cosa mi dirà il "governatore" D'Ambrosio oggi. Dirà che Berlusconi, Fini e Bossi tolgono i soldi. Ma andiamo a vedere come vengono utilizzati i soldi che ci sono, quelli certi.
Caro Giulio Silenzi, lo sai che approvando questo rendiconto tu hai certificato che per quanto riguarda le risorse disponibili a destinazione specifica solo il 55% è impegnato, il 126% pagato, il 45% non è stato speso? Questa Giunta, questa Amministrazione regionale, per quanto riguarda le risorse disponibili priva i destinatari marchigiani — imprese, famiglie, bambini, immigrati con o senza diritto di voto — del 45% delle risorse che chiedono e che vengono stanziate.

MARCO LUCHETTI. Parli delle spese proprie o di quelle vincolate?

GUIDO CASTELLI. Ora andiamo alle proprie. Luchetti dice che le proprie sono un po' meglio, ma ci arrivo. Certo, quando si parla di risorse, che sono ad esempio quelle della sanità, è un po' più facilino spenderle. Mancano i soldi, quindi non mi venite a dire che siete bravi a spendere i soldi della sanità quando ci sono mani tese da tutte le Asl che ricercano questo denaro.
Ma c'è di più. Se andiamo a vedere cosa motiva e giustifica queste performances che sono migliori — poi facciamo le aggregazioni, perché si parla del 93% impegnato: certo, ci sono il personale, le spese di funzionamento dell'organo... Bravi, siamo riusciti a pagare la busta paga: questo non può essere, credibilmente, un atteggiamento virtuoso. Prendiamo allora atto del fatto che vi fregiate del merito che riuscite a compilare i bollettini per il pagamento degli stipendi regionali a tutti i consiglieri regionali. (Interruzione dell'assessore Agostini). Caro Luciano, vi vorrei parlare dei programmi comunitari. Ho davanti Cristina Cecchini, uno dei pochi consiglieri regionali interessati a questa discussione. Noi parliamo del Dpefr di questa Regione d'Europa, guardiamo ormai a Belfast piuttosto che a Timisoara come le grandi città verso cui planiamo, "Regione d'Europa". Bene, spese di investimento programmi comunitari: pagamenti 2,5%. Ma "de che?", continuo a dire? Perché credo che l'invocazione ciociara sia proprio quella che da un punto di vista glottologico soddisfi meglio. (Interruzione del consigliere Silenzi). Poi arriviamo anche alle tue risorse, ai tuoi crediti.
Qual è la prima analisi? Dal rendiconto si evince che questa Amministrazione in termini burocratici non funziona, lo possiamo documentare. E' un'Amministrazione non efficace, non efficiente e porta economie che non sono assolutamente idonee a parlare di un ente che funziona, nonostante un'organizzazione amministrativa costosissima, per la quale abbiamo nominato e pagato molto profumatamente parecchi super dirigenti che dovrebbero ora dimostrarci — ma non vengono spesso neanche in Commissione — quanta capacità hanno di rettificare queste performances che sono veramente da terzo mondo, con tutto il rispetto per il terzo mondo.
La struttura non funziona, i soldi non si spendono e questo è tanto più grave in quanto mancano. Ammesso e non concesso che la colpa di tutto, dal terremoto alla caduta delle torri gemelle, sia di Berlusconi, rimane il fatto che quando i soldi mancano, a maggior ragione devi spendere bene quello che hai. Allora non è una giustificazione, è solo una foglia di fico che vuol coprire una realtà: che questa struttura non funziona. E vorremmo veramente mettere mano a questa che è una tragedia dell'ente Regione. Del resto lo stesso rapporto di gestione non dà alcuna indicazione seria e concreta per migliorare queste cose, perché il rapporto di gestione è una serie di tabelle di cui non si dà nessun giudizio, nessuna valutazione di merito e si arriva a questo. Allora stancamente i consiglieri regionali alzano la mano, poi invocano i diritti, le prerogative, ma credo che i diritti e le prerogative non derivino solo dalle elezioni ma dalla forza, dall'energia e anche dall'onestà intellettuale con cui si devono chiedere delle informazioni alla propria Giunta regionale su questi che sono dati che, per quanto riguarda il presunto miglioramento del disavanzo sfiorano il mendace. L'ha detto imbarazzato anche "don Marco Luchetti", che ora è scappato e mi dispiace. "Don Marco Luchetti" ha parlato della cancellazione dei residui perenti. Sapete di che cifre parliamo? Di 46 miliardi di lire di presunti debiti ritenuti non più dovuti. C’è un’espressione laconica, fredda, in cui si dice "non più dovuti". "Tu consigliere regionale sappi che non sono più dovuti". Poi, anche lo stesso "don Marco Luchetti", il prevosto della Commissione bilancio, ci dice "forse c'è qualcosa che non va. Voglio sapere cosa sono: risorse regionali, vincolate, a quali anni si riferiscono, cosa finanziavano, perché non sono stati compiuti gli atti necessari?

LUCIANO AGOSTINI. I fondi vincolati non sono considerati perenti..

GUIDO CASTELLI. Non c'è scritto. Io vorrei sapere di cosa si tratta Allora, 46 miliardi via. Il prevosto Luchetti ci dice "non vorremmo che quello che è stato cancellato nel sottoscala riaffiorasse da qualche altra parte". Io spero che non si celino dietro questi 46 miliardi crediti che non erano da cancellare e che nei prossimi anni dovranno essere rifinanziati. Peggio quello che accade sui crediti portati in attivo. Qui ci sono crediti che concorrono a formare il pareggio di bilancio, o meglio il disavanzo virtuoso, "migliorato", come è stato definito, che sono una cosa assurda. Fino al 1998 noi abbiamo 260 milioni di euro di crediti. Parliamo di crediti fino al 1998. Per il 1999, 2000 e 2001 abbiamo 750 milioni di euro, poi ci sono quelli del 2002 che sono più credibili, perché sono crediti più recenti. Ci sono crediti — qualcuno delle famose scogliere di Giulio Silenzi che chiede più soldi — che dal 1988 devono essere spesi. Qualcuno dei super dirigenti, ci pensa a riscuotere i crediti? Se è vero che non ci sono soldi, vorrei sapere dalla Giunta che tipo di atteggiamento, se non da manicomio, è quello di chi ha i debiti, non ha i soldi per mangiare e non va a chiedere ai propri creditori soldi. Vogliamo che prendiate i soldi, perché si parla di 500 miliardi. Invece di indebitarci, come diceva "don Marco Luchetti", andiamo a riprenderci i crediti. Questo è il "ragionamento della serva", con tutto il rispetto della serva, di una persona incapace di volere e di intendere. A meno che... Che questi crediti siano un pochino "allegri", che siano i crediti come quelli politici, o comunque crediti poco sussistenti.
Quello che è chiaro è che l'eliminazione dei perenti consente sicuramente di abbassare il disavanzo. Se non ci fosse stata quella cancellazione dei perenti, probabilmente il tasso di copertura dei residui sarebbe stato inferiore al 52% che è vantato dalla Regione, sarebbe stato il 45-46, ben sotto a quello che la Corte dei conti ritiene il minimo indispensabile, sul 60-70%.
La lettura politica è questa: questo rendiconto è quasi un'offesa ai consiglieri regionali che non sono stati messi in condizioni di leggerlo e di conoscerlo, è comunque un rendiconto che ci dice che la struttura non funziona, è comunque un rendiconto che non consente di fare il punto sulla partita finanziaria, e questa è la cosa più grave di tutti, è un rendiconto che fra l'altro, oggi come oggi, non ci porta a esercitare neanche il nostro mandato per quanto riguarda il discorso dell'assestamento e del Dpefr, perché partiamo da una base che lo stesso dott. Marcolini ha dovuto, in maniera un pochino imbarazzata, sostenere che andava corretta. Ma vi rendete conto cosa vuol dire correggere dei dati finiti al 31.12.2002 il 15 ottobre 2003? Veramente trasecolo, c'è solo da trasecolare, c'è qualcosa che non va. O allora vi inventavate le cose prima, e lo vedremo sull'assestamento... Perché qui ci sono delle cose paurose.
Questo è quanto si può dire sul rendiconto: un documento probabilmente mendace, sicuramente criptato, ma certo, fra le poche verità che emana, ve n'è una: che questa struttura non funziona e che prima di lamentarsi del poco che riceviamo dallo Stato nazionale, sarà bene prenderci le nostre responsabilità e andare verso ciò che è comunque necessario: il recupero dei propri crediti, l'ottimizzazione delle risorse, perché se ce ne sono poche, a maggior ragione vanno spese bene e presto.
Questo volevo dire sul rendiconto, parlo brevemente sull'assestamento.
L'assestamento è una cosa grossa per due motivi. Primo, sono gli scostamenti che hanno suscitato l'allarme di Giulio Silenzi. A marzo 2003 noi abbiamo approvato il bilancio di previsione sulla base di un pre-consuntivo, che però a marzo, ad occhio e croce doveva dare un quadro abbastanza preciso, sintetico e chiaro della situazione. Successivamente abbiamo approvato l’assestamento sulla base di una situazione assestata, che pure nei primi tre articoli dà delle indicazioni abbastanza precise. Guardate gli scostamenti: residui attivi, 1.075 milioni di euro nel bilancio di previsione, 4.088 nell'assestato; residui passivi, 1.476 milioni di euro nel bilancio di previsione, 3.536 milioni di euro nell'assestato. Noi non sappiamo neanche quanti soldi abbiamo in cassa. Succede a molti che, come me, non sono particolarmente venali, non sapere quanti soldi si hanno nel conto corrente. Ebbene, 323 miliardi giacenza di cassa ipotizzata alla base del bilancio di previsione, 141 nel bilancio assestato.
Il saldo finanziario è poi, veramente, il circo Barnum: 313 milioni di euro che sono passati, dopo questa rivisitazione fatta da marzo a quando è stato approvato il rendiconto, dopo quattro mesi, a 693. Il dubbio è allora che qualcuno dia i numeri quando si fanno i bilanci di previsione, che ci sia la finanza creativa, l’immaginazione al potere, un rigurgito di sessantottismo e che quindi la fantasia al potere sia comunque un ingrediente necessario per andare avanti e descrivere una situazione che è molto diversa da quella che si vorrebbe illustrare, ovvero che le colpe sono tutte di altri e che invece, qui, le cose vanno tutto sommato bene.
La relazione non c'è, ci sono due pagine sull'assestamento e il commento di quello che succede, nessun tipo di collegamento fra rendiconto e assestamento. Noi li votiamo insieme, rinunciamo ai nostri minuti di chiacchiere proprio perché avrebbero un nesso, una connessione, un rapporto funzionale, di programmazione... Niente di tutto questo: nella relazione non c'è scritto niente, è di due facciate e nonostante questo non c'è neanche quel tanto di aggiornamento del Poa che pure la legge indica come necessario e prescritto in occasione dell'assestamento, il famoso Poa, uno dei tanti acronimi che dominano in questa Regione. Ormai ne abbiamo piene le tasche di acronimi, perché abbiamo capito che sono solo acronimi, che servono a narcotizzare la conoscenza, a rendere più soporifera possibile ala discussione degli atti fondamentali, ma soprattutto a non metterci in condizione di fare il nostro lavoro, e io vorrei sapere dal Presidente Minardi, che non c'è, se tutte queste cose sono indifferenti al Presidente del Consigli Minardi, il quale deve tutelarci, deve difendere il nostro diritto di sapere e di conoscere. Quei 109 milioni di euro determinati e non certificati sono una cosa che veramente, oggi, ci porta a dire vogliamo la certificazione puntuale, precisa delle situazioni di cassa, perché abbiamo motivi validi per ritenere che ci siano delle valutazioni creative, fantasiose e gonfiate di alcune poste fondamentali, per capire dove stiamo andando, per capire se quegli scostamenti di cui si diceva prima, sono emendabili o meno, per capire se le tasse esiste la possibilità di ridurle o meno e quant'altro.
Se questo è vero chiedo la difesa dei diritti e delle prerogative del consigliere regionale di minoranza, come di maggioranza, rispetto a dati che sono inconfutabili. Non sto dando giudizi, sto leggendo il poco che la bacchetta del rabdomante ho potuto cercare di capire da un assestamento.
Mi rivolgo al Presidente D'Ambrosio come magistrato...

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Io sono in aspettativa...

GUIDO CASTELLI. Per un attimo le chiedo una reviviscenza della sua antica passione, che comunque informa la sua formazione per dire: è illegale, contra legem, meriterebbe e meriterà una bocciatura il fatto di inserire nella legge di assestamento norme di carattere sostanziale, modificative di leggi. Nell'assestamento ci sono delle norme che non ci possono stare. Io cosa devo fare? Chiedo dei giudici per fermare una cosa che non è possibile. La legge di assestamento consente di inserire esclusivamente le variazioni di bilancio, indicazioni sui residui presunti, sul saldo finanziario, sull'ammontare presunto della giacenza di cassa. Viene infarcita di norme che in parte non sarebbero neanche collocabili nella finanziaria, come la cosa dei direttori di zona, perché neanche nella finanziaria possono essere inserite norme di carattere organizzativo e ordinamentale. Figuriamoci se possono essere inserite nella legge di assestamento. Io mi trovo in una condizione kafkiana: è scritto in una legge che non si può fare, questo Consiglio regionale, guidato anche dal previsto "don Marco Luchetti", continua a dire che si possono fare. Lui dice "è l'ultima volta", lancia il suo "penultimatum" — qualche volta abbiamo riso su questo discorso del "penultimatum" — ma non si può fare. La norma che cambia i requisiti per l'accesso alla carica dei direttori di zona non si può fare, non si può! Devo inventarmi qualcosa, ma qualcuno l'inventerà. C'è una norma assurda, viene dalla legge di assestamento, cambiata addirittura la legge generale di organizzazione contabile. E' incredibile, è come se la pecora Dolly, dopo essere stata clonata, cambiasse il cervello dello scienziato che l'ha prodotta. E' una cosa che non sta né in cielo né in terra, si cambia la legge di contabilità con una norma, un codicillo inserito nella legge di assestamento, si stabilisce che la prescrizione della possibilità di recupero del bollo auto possa essere estesa di un anno. C'è una sentenza della Corte costituzionale di dieci giorni fa che dice che non si può fare.
Abbiamo fatto emendamenti soppressivi di ogni norma di natura organizzativa, ordinamentale e sostanziale. Ma mi chiedo, e chiedo soprattutto ai colleghi presidenti di Commissione: non vi sentite defraudati del fatto che si modificano leggi sostanziali in barba, fregandosene, infischiandosene dei diritti dei consiglieri, dei passaggi in Commissione? Qui cambiamo il piano cave, cambiamo la legge 132 sulla sanità, cambiamo le norme contabili. Tutto questo, in questa imbarazzata a silenziata seduta, in cui tutti si sentono incolpa — non noi, ovviamente — perché sanno di farla grossa, ma tutto sommato "tiriamo a campare". Questo discorso del tiriamo a campare non è possibile, è necessario un sussulto di dignità, non di ragioni di centro-destra o di centro-sinistra, perché io credo che questo lassismo sia veramente alla base di tante sofferenze finanziarie, e non solo di questa Regione. la realtà è che proprio sforando, consentendo, aprendo varchi, fessurazioni di ogni genere in quelle che sono leggi spesso fatte due anni fa. Noi stiamo cambiando la legge di contabilità con la legge di assestamento. Penso che neanche Mengele, il dottore nazista che faceva gli esperimenti più brutali poteva pensare una cosa del genere: un Frankenstein pieno di pezze, che oggi dovrà portarci a una situazione che è il commissariamento del cervello. Oggi la Giunta ci chiede di commissariare i nostri cervelli. Io non mi faccio commissariare il cervello, la maggioranza ha solo da scegliere.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa, riprenderà alle 16.

La seduta è sospesa alle 14,00