Resoconto seduta n. 156 del 15/10/2003
La seduta riprende alle 16,15



Proposte di legge (Seguito della discussione generale):
«Approvazione del rendiconto generale dell’Amministrazione per l’anno 2002» Giunta (171)
«Assestamento del bilancio 2003» Giunta (198)

PRESIDENTE. Riprendiamo l’esame delle proposte di legge n. 171 e n. 198 ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Farò un intervento in cui parlerò di tutti e tre gli atti, perché ritengo di non scinderli, anche perché la considerazione politica che li lega è unica, quindi se riprendessi la parola per ciascuno dei tre atti ripeterei concetti analoghi e perderemmo tempo. Quindi per far risparmiare tempo all’Amministrazione e per essere anche più esaustivo nelle mie considerazioni, sia politiche che tecnico-contabili farò un solo intervento.
L’Amministrazione regionale aveva annunciato al momento dell’approvazione della famigerata manovra finanziaria del dicembre 2001, con la quale sono stati aumentati Irpef, Irap, bollo auto ecc. e con la quale abbiamo raggiunto il primato di regioni in cui si pagano le tasse più alte d’Italia, che tale prelievo eccezionale sarebbe cessato con l’anno 2004, dopo un triennio. Ho riportato, in un appunto, le parole, che sono state ribadite, con toni più morbidi, nel Dpefr dello scorso anno, nel quale il Presidente D’Ambrosio diceva “l’eventuale riduzione della pressione fiscale verrà valutata in tempo utile per gli effetti sul bilancio dell’anno 2004”. E’ stato poi confermato ancora nella proposta dell’attuale Dpefr, nella quale leggo che “il progressivo miglioramento dei nostri conti ci induce a ritenere possibile che una riduzione della pressione fiscale di competenza regionale sia alle porte, forse”. In sede di presentazione del rendiconto 2002 il Presidente della Giunta invece affermava: “Quanto alle tasse la situazione complessiva ci porta ad escludere aumenti”. Sono tutte dichiarazioni virgolettate. Siamo quindi passati dalle riduzioni ai non aumenti.
Non condivido nemmeno questo residuo ottimismo, e lo voglio dire con i numeri e non con considerazioni politiche “centro-sinistra, centro-destra” ecc.
Il rendiconto del 2002 si chiude con un disavanzo dichiarato di circa 100 milioni di euro, che è quello della sanità. Quindi il totale è questo. Voci non ufficiali — ma ricordo anche l’intervento ufficiale del segretario regionale della Cgil Barchiesi, che è anche presidente del Comitato economico e sociale, diceva che probabilmente questo risultato di contenimento della spesa sanitaria era stato ottenuto attraverso un artificio contabile, che probabilmente fanno anche altre Amministrazioni, non so se anche quella dello Stato centrale, scaricando sul 2003 alcune spese dell’ultimo trimestre 2002. Lui quantificava — dalla sua posizione riusciva anche a farlo — in circa 40 milioni di euro questa cifra.
A questo vorrei aggiungere un altro elemento di considerazione. Ho visto che nel bilancio 2002 sono stati cancellati circa 23 milioni di debiti contratti dall’ente negli esercizi passati, i cosiddetti residui perenti. Vorrei conoscere in base a quali presupposti sono stati cancellati, non ho avuto modo di capirlo attraverso la visione degli atti contabili.
Ci sono poi registrate anche una serie di entrate che si riferiscono a crediti da 15 anni in qua, che non so se possiamo dire di dubbia esigibilità. Ho visto anche delle cifre notevoli: 25 milioni di euro dal 1988 al 1991 e oltre 230 milioni di euro tra il 1992 e il 1998, per un totale di 260 milioni di euro. Se appena 50 milioni di questi euro dovessero mancare, sarebbero problemi seri.
Ho visto pure che sono stati erosi tutti gli spazi possibili per l’elasticità del bilancio, in quanto ultimamente ho visto che si finanziano a mutuo anche le compartecipazioni per i programmi unitari e questo è un altro elemento di grande preoccupazione, secondo me.
Inoltre, la considerazione ultima che faccio su questa serie di conti è la seguente: se noi abbiamo previsto di introitare — e poi dirò qualcosa in proposito — qualcosa come 354 miliardi di vecchie lire dalla manovra finanziaria — aumento Irpef, Irap ecc. — e questo aumento di tassazione è stato giustificato allora per coprire il debito della sanità, questo ulteriore incremento di entrate è stato contabilizzato nelle casse regionali del 2002, quindi il rendiconto 2002 riporta, di queste cifre.
La mia domanda contiene anche una preoccupazione: se è vero che, nonostante questa maggiore entrata già contabilizzata per un esercizio, abbiamo ancora un deficit di circa 100 miliardi... (Interruzione del consigliere Luchetti). Non avremo la possibilità di toglierle, perché abbiamo ancora un deficit, oggi. Nonostante le maggiori entrate noi abbiamo un debito, che sarà pure inferiore a quello precedente, ma abbiamo ancora un debito, quindi non possiamo togliere queste tasse, altrimenti questo debito andrebbe enormemente ad incrementarsi di nuovo, senza queste entrate. Questa è matematica, non c’è dubbio. Ecco perché vi dicevo che per me le ipotesi previste non sono credibili.
Ho letto il Dpefr e qui c’è un po’ di tutto: ci sono ragionamenti politici, ci sono previsioni generali, è un documento che contiene tante buone intenzioni — forse anche i Dpef delle Regioni di centro-destra saranno fatti così — ma non contiene indicazioni precise e secondo me non assolve nemmeno ai contenuti dell’art. 3 della legge regionale sull’ordinamento contabile, perché non realizza il previsto raccordo tra la programmazione di bilancio e gli strumenti di programmazione generale e di settore.
Comunque una serie di esternazioni politiche. Colleghi consiglieri, ho scritto un paio di frasi, perché ci sono delle affermazioni ad effetto, per cui si potrebbe pensare che coloro che le hanno scritte sono persone di cultura elevata e io che vengo dalla campagna non ho capito bene a che cosa si vogliano riferire.
Per esempio: “Muoversi verso la valorizzazione delle differenze di genere nel sistema istituzionale”. Che significa? “Con il duplice scopo di creare le condizioni per il mainstreaming e diffondere una cultura attenta all’ottica di genere”. (Interruzione del consigliere Benatti). La mia voleva essere una provocazione che vedo ha colto nel segno. Ho voluto mettere in evidenza il mio linguaggio molto semplice, in cui dico che 200 miliardi più 350 fa 550 e tutti capiscono che possono essere debiti che abbiamo di fronte, da sanare. Per quest’altro linguaggio ho qualche difficoltà, però, probabilmente, dopo qualche altro studio serale riuscirò a interpretarlo meglio. Credo però che al suo interno sono contenute delle contraddizioni che destano più di una preoccupazione. Infatti, circa la valutazione della manovra fiscale viene riportata una stima di gettito su valori più elevati di quanto originariamente previsto. Come è possibile, se dal rendiconto 2002 si rileva che il tale esercizio, il gettito reale è stato inferiore alle previsioni di ben 14,6 milioni di euro? Ripeto, la manovra stimata era di 354 miliardi di vecchie lire, la minore entrata di 28. Vorrei fare intanto una domanda: c’è una differenza di 326 miliardi; il debito dichiarato a suo tempo per la manovra era di 210, quindi 116 miliardi che non capisco che fine hanno fatto, come sono stati utilizzati.
Inizialmente, nel Dpefr era previsto anche un allagamento della gamma dei prelievi regionali di tassazione, si parlava di un incremento della tassazione sul gas metano e l’istituzione di un’imposta regionale sulla benzina. Mi sembra che queste due ipotesi siano state stralciate dalla stesura del testo finale, quindi è evidente che sia stato fatto un pensierino sulla possibilità di incrementare anche queste tasse, poi si sia ritornati indietro. Speriamo che questa ultima decisione non venga ripensata, altrimenti avremo nuova tassazione.
L’assestamento di bilancio, secondo la legge 31 del 2001 dovrebbe, in teoria, servire poi per apportare delle variazioni al bilancio di previsione, anche e soprattutto in considerazione dei risultati del rendiconto del 2002. Nella proposta che oggi è all’ordine del giorno ho visto articoli che si occupano dei temi più svariati e che comunque non hanno niente a che fare con il bilancio. Ne ho scritti alcuni, perché altrimenti me li sarei dimenticati: ad esempio “vigilanza sulle scuole nautiche”, “proroga dei contratti di servizio per il trasporto pubblico automobilistico”, “costituzione delle agente regionali strategiche per lo sviluppo territoriale locale”, “raccolta dei tartufi”. Ho visto poi che addirittura si prevede una modifica alla legge stessa di contabilità, da cui l’assestamento attuale deriva. E’ possibile che con l’assestamento prevediamo una modifica della legge di contabilità da cui l’assestamento deriva? Senza considerare che per la quantità e la qualità delle somme modificate e gli spostamenti effettuati con questo atto, un dato mi pare emerga su tutti, e voglio citare solo questo, anch’esso di facile comprensione: una variazione di più di 756 milioni di euro sui residui di imposte e tasse. Direi che questo, più che un assestamento, è un bilancio di previsione che però è datato 15 ottobre dell’anno in corso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Credo che una lettura di questo atto consenta di confermare un giudizio di assoluta insufficienza, che è stato già espresso in sede di discussione del bilancio. Di fatto, oggi noi realizziamo l’ultimo atto, che riguarda l’assestamento, intervenendo su una materia su cui abbiamo largamente dibattuto, ci siamo violentemente scontrati, richiamando due posizioni molto distanti tra loro.
Non voglio entrare nel merito specifico di questo atto rispetto al quale c’è poco da dire, salvo quello che è stato già detto. Questo è un assestamento delle elemosine, per come sono state compiute alcune scelte, quelle relative, per esempio, alla Resistenza, a iniziative particolari. Mi sia consentito di non fare riferimenti, sarebbe non gradevole, però mi sembra che la dica tutta sul fatto di prevedere qualche elemosina per soddisfare qualche clientela politica, perché di fatto si tratta di questo. Quando nell’assestamento di bilancio si prevedono 100 milioni per un impianto di pesca sportiva da realizzare da parte della Provincia di Pesaro, la si dice tutta sulla serietà di questo strumento, quindi non voglio entrare nel merito dell’articolato, magari chiedere qualche chiarimento sulle proposte emendative, su una delle quali abbiamo qualche riflessione da fare a voce alta, se ci arriveremo dopo.
Voglio solo ribadire il giudizio che abbiamo espresso sul bilancio e che riteniamo debba essere confermato dal gruppo di Forza Italia in questa occasione. Un bilancio è una scelta di ordine finanziario che, voglio ricordare, è stata pesantemente criticata dalle forze sociali di questa Regione. Non è previsto un analogo passaggio per quanto riguarda l’assestamento, ma io credo che se il Parlamento delle forze sociali di questa regione fosse stato chiamato a pronunciarsi in ordine all’assestamento, avrebbe espresso un giudizio non positivo, così come è stato espresso sul bilancio.
Noi abbiamo già detto che il bilancio che è stato approvato stato il “bilancio degli orrori”, un bilancio che riassume tutti gli errori commessi dalla Giunta regionale nel passato, da tutte le Giunte regionali (D’Ambrosio/1, D’Ambrosio/2 e D’Ambrosio/3). Questo nesso di continuità del Presidente cammina alla pari con il giudizio negativo, con gli orrori commessi, che cumulati nel tempo hanno ingessato questo strumento contabile e non rendono possibile grossi discostamenti in questa fase di assestamento.
Un bilancio che, come abbiamo detto, dimostra l’incapacità della Giunta regionale di esercitare un controllo sulla gestione dei conti. Non servono più i giochetti contabili, gli artifici per configurare una situazione che non è più quella. Questo è stato il bilancio delle tasse e non vediamo, dall’assestamento, ma non vediamo dal documento di programmazione, una inversione di tendenza rispetto alla linea di inasprimento fiscale che questa Giunta regionale ha realizzato e dalla quale dimostra di non volersi discostare. Non ci sembra che ci sia un segnale di cambiamento rispetto a questa impostazione. Era stata promessa ai marchigiani la restituzione delle tasse pagate nel momento in cui la fase del risanamento prendeva corpo, è stato detto ufficialmente da diversi esponenti di questa Giunta regionale che il risanamento era iniziato, i marchigiani come noi aspettano una riduzione e la restituzione delle quote Irpef indebitamente incassate. Così come le aziende marchigiane chiedono a gran voce che ci sia un alleggerimento della pressione dell’Irap, un tributo peraltro superato dalle scelte nazionali che invece in questa regione continua a ostacolare, a essere ostacolo concreto ad una nuova fase dello sviluppo, a essere un riferimento importante.
Questo è il bilancio dei tagli, un bilancio che ha tagliato in maniera generalizzata, soprattutto dove non c’era da tagliare, raschiando il fondo del barile proprio per evidenziare l’incapacità di compiere scelte precise sul versante del miglioramento del controllo della spesa, sul versante della eliminazione di tutta una serie di sacche di spreco che continuano ad esistere. Tanto per non fare riferimenti credo che prendere la lettera aperta inviata dal sindacato, quindi non da forza Italia, non dalla Casa delle libertà, che contiene una serie di accuse pesantissime all’esecutivo, non solo sulla crisi delle relazioni sindacali ma sul fallimento della politica — la procedura dissennata delle esternalizzazioni, la proliferazione delle consulenze e degli incarichi, il fallimento dell’attività di formazione del personale — sia un segno tangibile di questo scadimento. Questo è il bilancio dell’indebitamento progressivo della Regione che ci lascerete in condizioni disastrose, questo è stato il bilancio dell’azzardo. Solo una mente contorta può avere ipotizzato uno scenario economico quale quello che è stato ipotizzato. Questo è un bilancio inutile, che destina l’80% delle risorse alla sanità, un bilancio che poco lascia sul resto delle materie di competenza regionale.
Questo giudizio che abbiamo espresso in occasione dell’approvazione di questo strumento non credo che sia modificabile dalla manovra correttiva che oggi viene in qualche modo proposta, che rimane un fatto tecnico, clientelare, che si limita esclusivamente a dispensare una serie di elemosine agli amici di questo Esecutivo, a quei soggetti che in qualche modo devono essere accontentati. Quindi un giudizio negativo su questo strumento che assolutamente non tiene conto delle esigenze vere dei marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Questi due atti sono veramente un esempio del gioco delle tre carte, del trucco che è stato portato all’interno di questo Consiglio. Io sono perfettamente d’accordo con quello che ha detto questa mattina il relatore di minoranza collega Castelli e con l’intervento del collega Giannotti, però parliamoci chiaro: dal 1995, come tanti altri qui, dal 1995 sono consigliere regionale. Ebbene, da una ricerca fatta, negli assestamenti di bilancio e nei rendiconti non ci sono mai state presentazioni di emendamenti da parte della maggioranza. Su 25 emendamenti oggi presentati, 15 sono della maggioranza. Mettetevi d’accordo: perché dicutete su queste cose, se tutto va bene e tutto è regolare? C’è qualcosa che dimostra realmente il gioco delle tre carte, perché nella realtà questo assestamento va a toccare sì e no 400.000 euro, però sono venute allo scoperto diverse decine di miliardi che si sono ritrovati improvvisamente, perché erano state mal calcolate le entrate. Cari signori, questo non è altro che l’inizio di un programma elettorale: attraverso questo assestamento inizia un programma elettorale che questa maggioranza sta facendo nella nostra regione.
Come possiamo pensare di prendere in considerazione in modo serio una discussione su questo assestamento e su questo rendiconto? Ancora una volta si dimostra che questa Amministrazione in termini burocratici assolutamente non funziona.
Andiamo a vedere. Addirittura, con questo assestamento di bilancio l’art. 11 bis non fa altro che abrogare una legge che è stata ampiamente discussa in III Commissione e votata qui in Consiglio in tutta fretta — la legge sui tartufi — il regolamento della quale doveva essere emanato entro quattro mesi. Qui c’è già scritto che “fino alla data di emanazione del regolamento di cui all’art. 6 continuano ad essere applicate le disposizioni della legge regionale del 1987, cioè la vecchia legge che era stata abrogata... (Interruzione). Non in vacatio: questa cosa l’avete indicata esattamente un mese fa. Il regolamento doveva essere approvato entro la fine di novembre, entro il 30 novembre. Già sapevate un mese fa che entro il 30 novembre non lo facevate, quindi facciamo venire qui in Consiglio coloro che hanno avuto gli incarichi e ci dicano perché non hanno lavorato per fare questo regolamento. Non si può pretendere dalla III Commissione un lavoro accelerato: alla fine di luglio in Consiglio è stato fatto un lavoro, perché giustamente si diceva che la legge sul tartufo doveva essere approvata, poi si rivà in vacatio perché c’è qualche dirigente o qualcuno che ha avuto l’incarico che non ha fatto il regolamento. Questa è una sconfitta non della Regione ma di coloro che prendono incarichi e dividono le loro entrate, probabilmente, con qualche partito politico. Questa è la realtà.
Addirittura, se non era per la capacità... (Interruzione dell’assessore Silenzi). Te li darò, quelli dell’agricoltura. Tu, poi, li conosci. Già un mese fa sapevi che non facevi il regolamento sul tartufo. Dal 15 settembre sapevi già che non la facevi entro novembre?
Grazie alla capacità di un consigliere della maggioranza, si è riusciti a far mettere 100.000 euro per i cacciatori, appena 200 milioni di lire. C’è una norma che dice che i soldi delle tasse dei cacciatori devono ritornare ai cacciatori stessi. Invece di 2.600 milioni hanno messo 200 milioni, per cercare di farli stare zitti. Mi sembra una cosa veramente assurda, con una divisione della torta fatta in modo meschino. Non a caso ho iniziato dicendo che su 25 emendamenti 15 sono della maggioranza e non c’è mai stata, nella storia degli assestamenti di bilancio, una presentazione così numerosa di emendamenti da parte della maggioranza. E’ implicito che gli emendamenti la minoranza li deve presentare, proprio perché durante la discussione si dà maggior risalto a una difesa e a un’attività politica da parte di coloro che sono all’opposizione.
Andiamo invece a vedere una cosa veramente assurda, veramente strana: riguarda le politiche attive del lavoro. Addirittura vengono dipinte come se fossero una cascata di acqua santa, invece si dimostra un’atroce menzogna. Difatti la legge regionale 38 del 1998, all’art. 3, comma 3, richiama che “in coerenza con gli obiettivi e le linee di intervento del piano triennale la Giunta approva il piano annuale delle politiche attive del lavoro”.
L’ultimo piano triennale delle politiche attive del lavoro riguarda il periodo 2000-2002, deliberazione 92 dell’8 febbraio 2000, quindi il piano annuale lavoro 2003 non è coerente con nessun piano triennale, perché non è stato redatto il piano triennale 2003-2006. E allora ci vogliamo prendere in giro? Rispettate l’intelligenza, anche se scarsa o molto poca, della minoranza, ma quel poco che ci riconoscete almeno rispettatelo,. “...anche se la norma ha differito l’approvazione del piano triennale al 31.12.2003”, come indicato nella deliberazione che ho richiamato prima.
Sempre a pag. 6 della suddetta deliberazione, al punto b) la motivazione: “la validità del piano triennale 2000-2002”, perciò non è possibile proporre l’approvazione del piano triennale che si riferisce ad un periodo già trascorso. Questa è una cosa veramente assurda, bisogna che lo diciate, a colui che ha avuto l’incarico, di avere sbagliato data.
Inoltre il comma 4 del medesimo articolo della legge 38/98 stabilisce che il piano annuale deve contenere prima le tipologie (e nel piano sono state indicate), priorità (non è stata definita alcuna priorità ma sono stati distribuiti a tappeto gli interventi), livelli degli interventi (significa che nel piano è necessario indicare gli interventi della Regione e quelli delle Amministrazioni provinciali, ma quelli delle Amministrazioni provinciali non sono stati indicati), riparto delle risorse finanziarie (indicato), disciplinando eventualmente gli utenti al costo dei servizi (e non sono stati indicati).
Il piano annuale del lavoro 2003 prevede l’utilizzo di risorse provenienti da tre tipologie: quelle statali, che sono esattamente 7.089.603,18 euro, quelle regionali che sono 2.866.421,92 euro e quelle del Fondo sociale europeo che sono 51.875.000 euro. Per un totale di 61.631.025,10.
Considerato che l’obiettivo del piano annuale è quello di realizzare lo sviluppo delle politiche attive del lavoro, cioè sostenere l’occupazione (infatti sappiamo che le risorse comunitarie sono erogate per questo scopo), nel piano 2003 si evince che gli interventi proposti sono stati previsti solamente per soddisfare accordi clientelari. Infatti, con le risorse regionali si propone di finanziare: l’imprenditoria femminile (già assegnati dal Ministero del lavoro), sostegno agli immigrati, progetto inserimento lavorativo assistito, badanti, formazione tirocinio per giovani argentini e finanziamento Armal. Fra gli interventi che ho indicato sopra non esiste alcun collegamento fra loro, sembra solamente una forma di assistenza sociale in generale.
Relativamente all’utilizzo delle risorse comunitarie si ha l’impressione che il piano vuol disperdere le risorse del fondo sociale europeo, perché bisogna spendere, senza considerare che fra le risorse del Fse ci sono anche quelle regionali. Comunque si può dire che nel piano del lavoro 2003 non esistono novità di forte rilievo, se non quella di voler soddisfare richieste del momento, esempio valorizzazione dell’artigianato artistico (intervento di poco rilievo, proponibile alle Province), adozione di sostegno sistema moda (intervento di poco rilievo, proponibile alle Province), ambiente (intervento di poco rilievo proponibile alle Province), trasporti (intervento di poco rilievo proponibile alle Province), edilizia (intervento di poco rilievo proponibile alle Province), certificatore servizi tecnici agrorurali (intervento di poco rilievo proponibile alle Province). Bisogna ricordare che la formazione, come le politiche attive del lavoro, è stata trasferita con la legge regionale 38 del 1998 alle Amministrazioni provinciali, quindi la formazione deve essere effettuata dalle Amministrazioni provinciali e non dalla Regione in interventi sporadici e clientelari, pertanto il piano annuale della Regione Marche dovrebbe comprendere sia gli interventi strategici proposti dalla Regione Marche che gli interventi di formazione proposti dalle Amministrazioni provinciali.
E allora mi chiedo: nessuno si è fatto delle domande su queste questioni? L’ultima importante nota negativa è quella relativa al fatto che il piano propone solamente gli interventi a titolarità regionale, mentre dovrebbe far conoscere quali sono gli interventi proposti dalle Amministrazioni provinciali che utilizzano le risorse del fondo sociale europeo che la Regione assegna loro, per un duplice motivo: la legge regionale 38/98 riferisce che il piano deve indicare i livelli degli interventi Regione-Province; inoltre, al fine di evitare la duplicazione degli interventi Regione-Province.
Per questo io personalmente e il nostro gruppo voteremo contro. E’ ora di finirla di prenderci in giro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Vorrei fare alcune considerazioni partendo da un elemento. Anch’io ritengo, come ha detto anche il collega Viventi, che forse era meglio unificare la discussione su tutti e tre gli atti, ricomprendendo anche il Dpefr, perché indubbiamente sono atti di natura diversa, ma hanno forti elementi di congiunzione, molti anche aspetti comuni, quindi unificare le tre questioni ci avrebbe permesso di fare un ragionamento ancora più a tutto tondo. Però, così è stato deciso, quindi ci atteniamo alla decisione che i capigruppo questa mattina hanno preso.
Intanto vorrei sottolineare un aspetto che ritengo importante non solo dal punto di vista del rispetto delle regole e del metodo. Credo, dall’esperienza che abbiamo avuto in questi anni, che questo sia il primo anno in cui viene presentato — approvato dalla Giunta prima della pausa estiva — discusso e approvato dal Consiglio nel mese di ottobre l’assestamento di bilancio. E’ un fatto positivo, non solo per una questione di metodo e di rispetto anche della normativa regionale, ma anche e soprattutto perché penso che attraverso questo dato positivo, questo discutere per tempo e nei tempi giusti l’assestamento e il rendiconto, ci permetterà anche di affrontare nei tempi giusti il bilancio di previsione 2004. Per non arrivare a discutere questo bilancio prossimo ad anno già abbondantemente iniziato ma discuterlo, possibilmente, entro la fine di quest’anno, al massimo i primi giorni dell’anno 2004. Vorrei anche dire che va dato atto all’assessore Agostini di aver recepito da questo punto di vista anche una discussione, un’indicazione che era emersa l’anno scorso in Commissione bilancio per accorciare anche i tempi di presentazione delle leggi che oggi noi discutiamo.
Riguardo al rendiconto e all’assestamento vorrei sottolineare alcuni aspetti, partendo da un dato che a me pare inequivocabile, che le cifre all’interno del rendiconto dimostrano. Con il consuntivo 2002 si è avviata una politica di risanamento finanziario di questa Regione, che era uno degli obiettivi che noi avevamo indicato anche nel momento in cui avevamo dato vita a quella manovra finanziaria che abbiamo approvato alla fine dell’anno 2001. Credo che i dati intanto ci dicano questa cosa che ritengo importante, perché, per esempio, è stato ricordato anche nella relazione del collega Luchetti questa mattina, il disavanzo 2002 si chiude con 97 milioni di euro circa, quindi abbondantemente sotto il consuntivo del 2001 che era di 122,5 milioni di euro, con una diminuzione in termini percentuali del disavanzo di circa il 21%, considerando, per di più, il fatto che il consuntivo 2002 ricomprende tutte le voci del bilancio, quindi anche il disavanzo della sanità, mentre negli anni precedenti questo non era ricompreso.
Mi pare che questo sia un dato assolutamente positivo che va sottolineato, frutto anche di uno sforzo, di alcune iniziative che sono state messe in campo in questo periodo di tempo, attraverso, per esempio, la gestione attiva del debito, che ci ha permesso un risparmio consistente sugli interessi dei mutui, per una cifra di circa 3,7 milioni di euro. La chiusura della sanità del 2002 ha registrato, anche questo per la prima volta nella storia di questa Regione, un disavanzo che è esattamente quello che era stato previsto con il bilancio di previsione dell’anno scorso, cioè 109 milioni di euro.
Mi pare che vi sono, dentro il rendiconto, alcuni elementi che costituiscono aspetti positivi che non dipendono dall’angolazione dalla quale si guarda questi numeri, cioè se si è all’opposizione o se si è in maggioranza, sono dati oggettivi intorno ai quali è giusto ragionare... (Interruzione). Questo è il risultato del consuntivo di tutta la spesa sanitaria del 2002. E’ determinato sulla base di un riscontro reale fatto a fronte dei pre-consuntivi. Non sulla fiducia. Non credo che c’è qualcuno che certifica che il deficit della sanità è 109 milioni di euro, inventandosi il dato. Il fatto che non ci sia la relazione dettagliata su questo non significa che il dato non è veritiero. (Interruzione del consigliere Castelli). Tu, in questo modo adombri il fatto che quello è un dato falso, ma non è così, perché lì parliamo non di una cosa astratta, parliamo del consuntivo 2002.
Comunque io dico che ci sono alcuni risultati positivi ed importanti, nonostante una politica a livello nazionale che tutti conosciamo. Non è un dato che uno esprime perché per forza di cose deve fare l’opposizione al Governo di centro-destra nazionale o al Governo Berlusconi. Le Regioni governate dal centro-destra forse protestano un po’ meno, in maniera meno vivace di quelle del centro-sinistra, ma è un dato assodato anche sulla questione relativa alla finanziaria 2004 che è stata presentata dal Governo e che è oggi in discussione in Parlamento, che c’è una forte critica da parte dei presidenti delle Giunte regionali di centro-destra e di centro-sinistra e una protesta forte degli stessi sindaci, siano essi di centro-destra che di centro-sinistra, perché si stanno attuando tagli alla finanza pubblica, soprattutto alle Regioni e agli enti locali, che rischiano di mettere in ginocchio i servizi per i cittadini. Questo è il dato di fatto vero, inequivocabile che avviene per la sanità, come avviene per altri settori della vita economica e sociale del nostro paese. Ma io aggiungo ancora una cosa, perché questa mattina Castelli diceva “voi non riuscite neanche a spendere la metà dei soldi che sono destinati dallo Stato in maniera vincolata alla Regione”. Anche qui bisogna fare un ragionamento. Nel rendiconto noi notiamo che c’è, è vero, una differenza forte tra i residui attivi e i residui passivi, di circa 500 milioni di euro, però Castelli sa — perché questo è stato oggetto anche di una riflessione, di un ragionamento che abbiamo fatto in Commissione con il direttore del bilancio e della programmazione — che questa cosa ha una spiegazione concreta: che quasi il 100% di questo dislivello che c’è tra residui attivi e passivi avviene per i ritardati trasferimenti da parte dello Stato alle Regioni, che a volte avvengono, pur avendo assegnato quelle risorse, a distanza di un anno e più. Questo riguarda in modo particolare la sanità, perché di quel 99% la grossa massa di risorse è rappresentata dalla sanità. Questo costringe le Regioni a degli scoperti, a ritardare pagamenti, con un costo per la collettività, che gravano sopra la testa dei bilanci regionali, a causa di questi ritardi di cui il Governo nazionale è il principale responsabile. Questo è il dato vero.
L’ultima riflessione che volevo fare riguarda più l’assestamento che è un provvedimento anche molto tecnico, per molti aspetti. Nella stragrande maggioranza degli interventi in esso previsto parliamo di alcune correzioni che oggi vengono apportate a due-tre mesi dalla fine dell’esercizio finanziario. E’ chiaro che l’assestamento riconferma alcune scelte di fondo che abbiamo fatto nel bilancio preventivo, di privilegiare alcuni settori, in modo particolare, quali quelli del sociale, non intaccare risorse in alcuni settori come quello del trasporto pubblico locale, o di sostegno alla politica di sviluppo economico e produttivo della nostra regione.
Nell’assestamento di bilancio ci sono anche alcune indicazioni interessanti che sicuramente andranno ulteriormente sviluppate, precisate e definite. Mi riferisco in modo particolare a due questioni, che cito solo per titoli, che però mi paiono importanti e che hanno un collegamento stretto e diretto con quelle che noi prevediamo nel Dpefr: da una parte, all’art. 10 questa scadenza di 30 giorni dall’approvazione dell’assestamento per sottoporre i criteri, da parte della Giunta, per dare corso alle agenzie regionali di sviluppo territoriale che io vedo come uno strumento importante, di concertazione tra la politica regionale e i diversi soggetti che a livello locale possono costituire un punto di riferimento a livello istituzionale (Province e Comuni) ma anche a livello economico (categorie sociali, sindacati, categorie economiche) per utilizzare alcune risorse che già nel bilancio 2003 avevamo messo e che dobbiamo continuare a mettere anche nel bilancio di previsione 2004, per intervenire in maniera mirata, se vogliamo anche sperimentale, in alcune aree della nostra regione che poi, in base a questi criteri andranno individuate e che cercano di aggredire alcuni problemi che noi abbiamo, per esempio nelle aree interne o nelle aree costiere dove persiste oggi una situazione di grave difficoltà economica di alcuni settori produttivi. L’altra questione riguarda l’art. 9 come noi oggi ridisegniamo, alla luce anche di una situazione economica profondamente modificata per effetto di una crisi nazionale e internazionale, come rendiamo più attuali, più cogenti alcuni strumenti della politica soprattutto industriale di questa nostra regione, cioè come interveniamo per ridefinire un ruolo delle agenzie, dei centri servizi, non tanto con l’obiettivo del risparmio — anzi, da questo punto di vista credo che vadano quanto meno mantenute le risorse che fino ad oggi abbiamo speso in questa direzione — ma soprattutto per rendere questi strumenti più adeguati alle esigenze nuove che emergono dalla società marchigiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Avrei anche evitato il mio intervento, perché lavorando in sinergia con il consigliere Castelli ci siamo dati un accordo per snellire i lavori d’aula, però, dopo alcune precisazioni, ma soprattutto avendo ascoltato con attenzione Franceschetti in un passaggio, devo intervenire. Al collega Franceschetti, che sa quanto lo stimi e apprezzi la sua cordialità e la sua moderazione, debbo dire che non va bene quando si vuol giustificare un atto concreto della Giunta con le ristrettezze che vengono dal Governo, perché questo apre la stura a che le Amministrazioni locali, i Comuni, guidati molte volte da liste civiche, dicano e rimbalzino alle Province e quindi alla Regione.
Questo assestamento di bilancio significa correggere degli errori del bilancio preventivo. Non è un’operazione contabile. Abbiamo ascoltato le categorie, abbiamo ascoltato tutti e tutti hanno espresso negatività. Comunque, alla fine qualcosa è stato partorito. Cos’è assente in questo bilancio? La programmazione e lo sviluppo di una regione al plurale. Sostanzialmente, che cosa voi garantite a tutte le categorie delle Marche? Non faccio riferimento a un bilancio laico, oserei dire ateo, che vede la famiglia penalizzata. Questo Governo ha avuto per lo meno la sensibilità di prevedere, per i figli, un contributo, ma questa Regione che vede il suo bilancio assorbito totalmente da una sanità che ha perso il bilancio al centro del sistema, come si può presentare, ancora una volta, nella fase di assestamento, senza aver corretto questi errori? Mi fermo qui, non voglio essere polemico, però mi sembrava doveroso far notare che non si può rimbalzare la responsabilità di una programmazione mancata al Governo. Pensiamo al governo delle Marche in un futuro federalista.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Vorrei riprendere un discorso impostato questa mattina dal collega Castelli. Nel merito per Forza Italia sono già intervenuti sia Giannotti che Trenta. La richiesta che facciamo riguarda il direttore generale dell’Asur. E’ molto strano che dopo un ampio dibattito — siamo stati più di un giorno a dibattere se 13 aziende, una, quattro, otto — oltre ad emendamenti presentati dallo stesso assessore, la proposta preveda la riapertura dei termini per il direttore generale. A questo punto qualche dubbio e qualche perplessità c’è. Se si è sbagliato prima, nel predisporre il bando, chiediamo chi ha sbagliato, se la Giunta o chi ha predisposto gli atti; se oggi si riaprono i termini chiediamo se è una volontà della Giunta per favorire qualcuno che non poteva presentare la domande per il modo come era stato fatto il bando. E’ palese che sarebbe un favoritismo nei confronti di qualcuno, o più di uno, che erano esclusi e che verrebbero poi inseriti. E’ un punto irrinunciabile per la Giunta? Chiediamo al Presidente D’Ambrosio alcuni chiarimenti, essendo anche un magistrato, per cercare di capire come mai questo bando è rivisto e corretto per favorire qualche pensionato, perché la norma riguarda solo i pensionati. Se uno è pensionato, dopo tanti anni di sano lavoro può anche andarsi a godere le giornate di sole, in montagna, al mare, quindi non vediamo la necessità di ritardare questa legge che già è in ritardo, per aprire il bando sotto questo aspetto.
Quindi, Presidente, le chiediamo di farsi garante. Noi saremo attenti e vigili sotto questo aspetto, denunceremo se effettivamente questa nostra preoccupazione, sarà seguita dai fatti. La nostra è una semplice preoccupazione, perché una volta che il bando è stato fatto, si sono presentate le domande, cerchiamo di capire chi ha voluto questa riapertura, se la Giunta o qualche dirigente o qualche funzionario. Non riusciamo perché, quando si è in dirittura d’arrivo, si riaprano i termini. E’ per favorire qualcuno che è rimasto fuori perché pensionato? E’ una domanda che facciamo con la massima buona fede, però saremo molto attenti e gradiremmo che lei fosse più attento di noi.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Come d’accordo, interrompiamo la discussione di questi due atti, per passare alle comunicazioni del Presidente della Giunta.
Ha la parola, sull’ordine dei lavori, il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Avevamo detto che avremmo interrotto questa discussione per passare alle comuniczioni del Presidente della Giunta.
Adesso si farà la comunicazione del Presidente e si riprenderà l’esame degli atti che stavamo discutendo? Perché rischiamo concretamente di non approvare né rendiconto né assestamento. Sarei dell’avviso di andare avanti con i due atti e, a conclusione, fare la comunicazione, oppure ne facciamo un punto specifico al prossimo Consiglio, però ritengo sbagliato sotto tutti i punti di vista che adesso interrompiamo, non so per quanto tempo l’esame di questi due atti che sono importanti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Voglio ricordare che nella precedente seduta ci fu un impegno preciso del Presidente. Addirittura nella Conferenza dei presidenti di gruppo decidemmo che questo fosse il primo punto all’ordine del giorno dopo le interpellanze e le interrogazioni. Devo dare atto al Presidente Minardi di avere mantenuto questo impegno, perché l’ordine del giorno reca al terzo punto esattamente le comunicazioni che riguardano i porto, che accorpata è l’industria più importante della regione: circa 3.000 addetti e tutto il resto. Poi è stato chiesto di fare la relazione sui due atti: nulla quaestio, però si doveva parlare del porto subito dopo. Prima si è detto “alla fine della seduta antimeridiana”, verso l’una, poi è stato detto “meglio il primo pomeriggio”, poi si è chiesto alle 17, per consentire gli interventi. Ma a tutto c’è un limite, nel senso che questo dibattito non può essere rinviato, è una questione centrale, se vogliamo più importante dello stesso assestamento di bilancio. Siamo convocati in seduta notturna, non è scritto da nessuna parte che a una certa ora se ne debbano andare tutti a casa, continuiamo la seduta. Garantisco che io sarò presente in aula per l’assestamento di bilancio.
Quindi, così come abbiamo preso accordo tre volte — di rinviare, di portare al terzo punto all’ordine del giorno come è scritto, di rinviare a metà giornata e poi al primo pomeriggio — chiedo di procedere. Il Presidente è disponibile e pronto. Ovviamente gli interventi saranno di cinque minuti, non di più, come previsto dal regolamento.

PRESIDENTE. Procediamo con la comunicazione del Presidente della Giunta.



Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in ordine alla nomina del presidente dell’autorità portuale

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Non comprendo la drammatizzazione su una comunicazione che sarà estremamente sintetica, perché si limiterà ad indicare fatti.
Faccio un’unica premessa: l’art. 8 della legge 28.1.1994, n. 84 dice “Il presidente dell’autorità portuale è nominato previa intesa con la Regione interessata, con decreto del ministro e nell’ambito di una terna di esperti di massima e comprovata qualificazione professionale nei settori dell’economia, dei trasporti e portuale, designati rispettivamente: dalla Provincia, dai Comuni e dalle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura la cui competenza territoriale coincide in tutto o in parte con la circoscrizione di cui all’art. 6, comma 7. La terna è comunicata al ministro tre mesi prima della scadenza del mandato. Il ministro, con atto motivato, può chiedere di comunicare entro 30 giorni dalla richiesta, una seconda terna di candidati nella quale effettuare la nomina. Qualora non pervenga nei termini alcuna designazione il ministro nomina il presidente, previa intesa con la Regione interessata, comunque tra personalità che risultino esperte e di massima e comprovata qualificazione professionale nei settori dell’economia, dei trasporti e portuale”.
Sulla base di questo in data 14 maggio 2003 il ministro ha inviato la richiesta delle designazioni di competenza al presidente della Provincia di Ancona, al sindaco di Ancona, al sindaco di Falconara, al presidente della camera di commercio di Ancona e per conoscenza a me e al dipartimento della navigazione, del trasporto marittimo e aereo. Quindi, per conoscenza alla nostra Regione che è totalmente estranea alla fase di designazione delle competenze.
Con successivi atti del 30.5.2003 la Provincia di Ancona ha fatto pervenire la designazione della dott.ssa ing. Gloria Lucarini, attuale segretario generale dell’autorità portuale, con annesso tutto il curriculum. Questa designazione è stata inviata al ministro e anche al presidente della Giunta regionale.
Il sindaco di Ancona ha mandato al ministro, al presidente della Giunta, al presidente della Provincia di Ancona, alla camera di commercio, al sindaco del Comune di Falconara Marittima, d’intesa con il Comune di Falconara Marittima, il nominativo del dott. Roberto Pesaresi.
Il Comune di Falconara Marittima, in data 30.5.2003 scrive: “Questa Amministrazione comunale, d’intesa con il Comune di Ancona ha deciso, nella riunione di Giunta... il sottoelencato nominativo”, e indica il dott. Roberto Pesaresi.
In data 30.5.2003 la camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Anona manda al ministro delle infrastrutture e per conoscenza al presidente della Giunta, la seguente lettera: “Mi pregio comunicare che la giunta camerale ha deliberato all’unanimità di designare il rag. Giorgio Cataldi quale componente della terna prevista” e trasmette il curriculum del candidato.
Il ministro delle infrastrutture e trasporti in data 18.9.2003 mi manda la seguente lettera: “Caro presidente, il 2 settembre scorso è scaduto il mandato del presidente dell’autorità portuale di Ancona dott. Alessandro Pavlidi. l’art. 8 della legge prevede che la nomina dell’autorità avvenga con decreto del ministro previa intesa con la Regione nell’ambito di una terna di esperti. Al fine di pervenire tempestivamente alla nomina del nuovo presidente sono stati richiesti agli enti locali i nominativi degli esperti, tra i quali individuare il candidato. I suddetti enti si sono così espressi...”, e viene riportato: Provincia di Ancona Lucarini, Comune di Ancona Pesaresi, Comune di Falconara Pesaresi, camera di commercio Cataldi. “Preso atto della volontà degli enti locali ed esaminati attentamente i curricola dei candidati segnalo il mio orientamento sul rag. Giorgi Cataldi. Resto pertanto in attesa di conoscere le valutazioni della Regione per l’acquisizione della prescritta intesa e la prosecuzione del procedimento di nomina”.
In data 30.9.2003 la Giunta regionale, preso atto di tutto quello che è successo “delibera di esprimere parere non favorevole ai fini dell’intesa prevista, alla nomina del rag. Giorgio Cataldi quale presidente dell’autorità portuale di Ancona e di dare mandato al presidente di proporre al ministro la ricerca di altre candidature sulle quali sia possibile l’intesa”. Nel documento istruttorio si fa la storia e si dice che sostanzialmente non si è d’accordo perché è mancato qualunque tipo di contatti precedenti con la Regione Marche. Leggo: “Previsto che l’intesa è prevista a garanzia dell’esercizio effettivo delle competenze nella materia specifica da parte della Regione si deve constatare che il ministro ha comunicato la sua scelta senza avere esperito le opportune procedure per addivenire ad una effettiva co-determinazione. Dal puntuale esame dei curricola dei candidati, pur avendo tutti acquisita esperienza nel settore partecipando a vario titolo al comitato portuale di Ancona, non emergono, in particolare a favore del candidato indicato dal Ministero, i requisiti di massima e comprovata qualificazione professionale nel settore dell’economia, dei trasporti e portuale e d’altra parte la designazione del rag. Cataldi non ha raccolto ulteriori consensi oltre a quello camerale. La condivisione da parte delle istituzioni locali, infatti, dovrebbe assicurare un equilibrato rapporto istituzionale nel territorio che costituisce presupposto indispensabile allo stesso sviluppo del porto di Ancona”.
Il giorno stesso o il giorno successivo ho mandato un telegramma al ministro: “At seguito mia nota in data 30.9.2003 trasmessa via fax al suo ufficio chiedo urgente incontro per intesa su nomina autorità portuale. Dichiaro mia disponibilità a domani 2 ottobre e attendo conferma”.
Il 2 ottobre ho incontrato il ministro, con il quale abbiamo esaminato la situazione, l’urgenza dei termini, quindi una sua possibilità di ricorrere eventualmente anche a soluzioni altre e successivamente, nel corso di contatti vari è stata indicata dal ministro la candidatura di un commissario, per un periodo di tempo sufficiente breve, e poi mi è stato comunicato che il ministro, di fronte a una mia indicazione di candidatura del prof. Pietro Alessandrini, ordinario di economia politica all’università di Ancona, già presidente dell’azienda Multiservizi del Comune di Ancona e componente del comitato tecnico-scientifico della programmazione della Regione Marche e con un curriculum che è stato puntualmente allegato, intendeva nominare il dott. Paolo Annibaldi.
Vorrei dire solo una cosa: nel caso che parlassimo di persone è chiaro che andrebbe fatta la seduta segreta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Su casi personali delle persone non parliamo, perché qui non ce ne sono, non credo, non ci sono fatti personali di persone. Che si parli dei nominati è normale, ma senza entrare assolutamente in valutazioni che ad oggi non ho. Poi, avendo informazioni se ne possono avere, ma non ad oggi. Mi interessa l’aspetto politico dell’intervento del Presidente D'Ambrosio e soprattutto dei comportamenti della Giunta regionale. A volte i dibattiti coinvolgono i cosiddetti massimi sistemi, si analizza e si guada la forma, se nella forma la procedura c’è, è perfetta, a volte si fanno dei sofismi. A me quello che interessa è la sostanza. La sostanza di quello che è accaduto e che sta accadendo è che sostanzialmente il territorio si allontana sempre di più dalla gestione del porto. Mi permetto di ricostruire brevemente i fatti, parlando anche del termine “concertazione”. Cosa si intende per “concertazione”? Quando delle persone “concertano” è chiaro che discutono intorno a una proposta, a una soluzione e poi la concertazione può esserci, nel senso che in assoluto si può addivenire a una soluzione unitaria, oppure può non esserci in quanto, avendo concertato non si giunge a una soluzione unica ma il titolare della decisione, per esempio la Giunta regionale, in termini di politica economica concerta nel tavolo del comitato economico e sociale e poi fa le sue scelte.
Ma non è di questo che vorrei parlare, vorrei parlare della sostanza. Siccome l’intervento deve essere breve, per quanto riguarda il futuro del porto di Ancona e la sua gestione, non dimentichiamoci che impegna quasi 3.000 persone, fra quelle che lavorano a pieno titolo nelle attività portuali, quelle che lavorano nelle industrie collegate al porto, autotrasportatori, personale dei vari servizi di accoglienza, ristorazione ed altro. Tutto insieme rappresenta un distretto economico e forse l’unica vera grande industria della città di Ancona, nonché snodo a carattere non solo regionale ma nazionale, essendo il maggior porto dell’Adriatico, e anche internazionale, essendo capofila di collegamenti con altri paesi del Mediterraneo e non solo.
Per la gestione del porto credo di avere identificato tre scuole di pensiero, o meglio tre gruppi. Uno è quello dei “continuisti”, cioè coloro che dicono “tutto è andato bene, così deve andare avanti, c’è un giro di interessi economici consolidati, di aziende amiche, di prassi consolidate, quindi quelli che hanno gestito e governato il porto finora devono rimanere”, al di là dei nomi e delle persone. Ovviamente i nomi si leggono subito nella terna, per esempio il segretario dell’autorità portuale è la continuità con il presidente della stessa autorità portuale. Poi ci sono quelli che si fanno gli affari loro. Gli affari, quando sono legittimi, per carità di Dio... Quelli che fanno gli affari loro cercano di tenere in pugno il massimo della gestione e sono, in genere, operatori di maggiore o minor livello dentro il porto, spesso in baruffa tra loro, che cercano di misurare il rapporto con quelli che decidono e di qui partire alle nomine. Poi c’è un terzo gruppo, chiamiamolo “discontinuisti”, che ritengono che nel porto di Ancona c’è bisogno di una maggiore competizione, quindi anche di alternanza: non è detto che quelli che svolgono determinate funzioni le debbano svolgere per sempre, non è detto che determinate aziende insediate ci debbono stare per sempre, non è detto che le prassi consolidate siano eterne.
Questi sono i tre gruppi che si sono confrontati. Qualcuno mi diceva “Cataldi uomo di destra”, ma Cataldi è l’espressione di una mediazione tra le varie categorie economiche (Confcommercio, Confindustria, Confartigianato, settore agricolo ecc.). La designazione è emersa dopo una lunga mediazione fra di loro ed è personaggio più vicino al centro del centro-sinistra che al centro-destra. Però era un punto di discontinuità. Il Presidente D'Ambrosio ha ritenuto di stoppare questo cambiamento. Per me vale la cosa che ho dichiarato il giorno stesso: il tempo di “ras D’Ambrosio” ha avuto ragione. Quello che debbo rilevare oggi è che la scelta del a cui si è addivenuti dopo dieci ipotesi, è una scelta per certi versi omogenea addirittura con il centro-destra, perché Paolo Annibaldi è persona sicuramente nell’area di governo, in continuità con il ministro Lunardi, sicuramente è persona che capisce di gestione industriale, che sicuramente non ha nessun curriculum per quanto attiene all’attività di porti, cioè lì è sottozero, perché non se ne è mai occupato, è persona che abita a Torino, che ha una residenza a Roma (a Torino ha la sua casa, la sua moglie, la sua famiglia, dove ha vissuto quasi tutta la sua vita industriale, a Roma ha una residenza perché ha alcuni incarichi importanti in seno al consiglio di amministrazione di Confindustria, ha una casa estiva a Massignano di Ancona, che in genere non frequenta), è sicuramente una persona che ha giri più alti e molto esterni al nostro territorio. Una scelta, da parte del ministro, omogenea con l’impostazione politica e omogenea in un certo giro di amicizie. Su questo sono d’accordo che in una fase può essere anche l’uomo giusto — visto che si è occupato sempre di relazioni sindacali, di relazioni esterne, di rapporti con le persone — per fare una psicoterapia alla città, per cercare di abbassare il tasso di conflittualità su Ancona, sulla Regione, sul Comune e via di seguito, però sicuramente è una forte sconfitta prima di tutto per gli enti locali. Gli enti locali sono fortemente sconfitti, perché Regione, Provincia e Comune sono all’angolo, la partita ancora è aperta, sicuramente non siamo al punto definitivo di caduta ma se vogliamo scegliere una persona estranea a qualsiasi tipo di rapporto diretto con questo territorio, questo lo è, se non per nascita, essendo nato a Jesi ed avendo fatto il liceo ad Ancona.
Però credo che tutta la politica di gestione di questo passaggio da parte della Regione sia stata gravemente sbagliata. Siamo in una fase intermedia, in cui ancora c’è da ripartire da capo, il ministro chiederà la terna, i candidati, i tre enti delegati a dare i candidati sono i Comuni di Ancona e Falconara, la Provincia e la camera di commercio, quindi c’è una specie di secondo tempo in cui è possibile recuperare, però credo che questo primo tempo sia stato fatto fallire dalla Regione con un grave errore, innanzitutto di contenuto, perché una terna di nomi è una terna di tre persone e quando si passano al ministro tre nomi e si dice che tu puoi sceglierne solo due è anche un’offesa istituzionale. Allora si poteva scrivere, da parte del Presidente D'Ambrosio: “Signor ministro, io mando tre nomi, però uno non lo puoi scegliere”.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Non li ho mandati io.

CARLO CICCIOLI. Li ha mandati la Regione, i nomi.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Assolutamente no, Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Voi avete preso i tre nomi dagli enti e la Regione ha spedito la lettera.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Assolutamente no. Sono gli enti titolari del potere di designazione che hanno inviato direttamente al ministro, come è giusto, come nel loro potere.

CARLO CICCIOLI. Ricapitolando c’è una terna, ma si possono scegliere solo due nomi. Uno non si può scegliere. Se ci pensa un attimo è un comportamento per lo meno scorretto. Io non vado oltre.
Concludendo, in questo passaggio il territorio è stato sconfittogli enti locali sono stati battuti, la scelta è stata fatta fuori dal territorio regionale, è un commissario che serve a far decantare la situazione, è un commissario che rientra nella fiducia piena del ministro e comunque dell’area del Governo, mi sta bene, abbiamo un secondo tempo, però non è pensabile che chi ha dei poteri di concertazione possa anche, alla fine, decidere. Concertazione non significa decisione, altrimenti sarebbe stata una nomina della Regione Marche. Non è una nomina della Regione Marche, il sistema della portualità non è regionale, non è neanche del Comune di Ancona o della Provincia di Ancona, il porto svolge un ruolo di rilievo di tipo interregionale, di tipo nazionale, di tipo internazionale. Su questo credo che nessuno può attualmente dire alcunché. Certamente, se questa interposizione, questa ostilità preconcetta è la scelta della Regione, così come le vicende del porto di Ancona, la vicenda delle strade di comunicazione, le infrastrutture in generale e tutte le altre vicende si congeleranno.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

DAVID FAVIA. Francamente l’atteggiamento che ha assunto la Giunta, il Presidente D'Ambrosio in questa vicenda non mi ha stupito, in quanto fa parte di un disegno che ormai abbiamo capito e che conosciamo da tempo, un disegno che da una parte vede Ancona e la sua provincia come vittima designata, soprattutto Ancona, e dall’altra una lotta intestina, politica, interna al centro-sinistra.
Ricordo la vicenda della sanità, da cui Ancona è uscita a pezzi, con l’accorpamento a Torrette del Lancisi e del Salesi, con lo svuotamento dei contenitori più importanti. E’ di queste ore, di questi giorni la notizia che l’assessore Melappioni ha dato di una mancanza di volontà da parte della Regione di trasformare l’Irccs, come previsto dal provvedimento del Governo, in fondazione, quindi anche questo è un disegno di abbattimento della qualità regionale, della città di Ancona, in quanto molto probabilmente l’ospedale...(Interruzione). Ti spiego perché, assessore Melappioni: perché l’Inrca, da ospedale di ricerca, con i fondi nazionali della ricerca, finirà per essere un ospedale di rete.
Di questa strategia fa parte la vicenda del parco del Conero in cui è stata commessa una violenza ai danni degli enti locali e del territorio, di questa strategia fa parte l’atteggiamento sulla viabilità, soprattutto attraverso l’assessore Amagliani che, con le sue prese di posizione, sta allontanando una soluzione equilibrata da parte del Governo, e parlo di tutta la viabilità, in particolare della viabilità portuale di Ancona, ove il Governo sta analizzando due uscite, quella a nord e quella a ovest e si tenta di imporre una decisione che spetta esclusivamente al Governo, con atteggiamenti giacobini, populisti e piazzaioli. (Interruzione). Forse lei non ha letto i giornali, Presidente, ma l’assessore Amagliani ha detto che chiamerà le folle in piazza. Lui è pronto alla mobilitazione. (Interruzione). Siamo noi che sopportiamo a stento le tue violenze, Amagliani, i tuoi atteggiamenti violenti. Ma essendo tu un uomo di estrema sinistra è chiaro che sei violento: come direbbe Berlusconi, fa parte del Dna.
Di questa razza è il vincolo che lei, Presidente, con una lettera di due righe, datata 11 settembre, ha chiesto al soprintendente Scoppola, che, guarda caso, quel vincolo ha emesso il 12 settembre — miracolo della burocrazia italiana — che sta mettendo in ginocchio l’economia di questa provincia. Questo è lo schema nel quale ci stiamo muovendo.
Vengo al porto, non per niente lasciato per ultimo.
E’ stato bocciato un uomo, come diceva giustamente prima Ciccioli, che non è targato politicamente, perché nessuno può dire che Cataldi sia un uomo di centro-destra, un uomo sul quale si era speso il Vicepresidente di questa Giunta Spacca, il quale non ha condiviso la vostra decisione e molto probabilmente gran parte della condanna della candidatura di Cataldi, da parte della Regione, risiede proprio nell’appoggio che gli è stato dato esplicitamente dal centro del centro-sinistra e qui è la spaccatura nel centro-sinistra e la volontà dell’estrema sinistra della vostra coalizione di non dare potere e spazio al centro del centro-sinistra.
Una negazione di concerto che...

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Non è un concerto, è un’intesa.

DAVID FAVIA. Poi vengo anche alla sentenza della Corte costituzionale, perché lei è un fine giurista e non può dire quello che ha dichiarato ieri e oggi all’Ansa, ma mi faccia finire.
Con la bocciatura di Cataldi è stata bocciata la società produttiva di questa provincia, in quanto tutti ben sapete che l’accordo su Cataldi era l’accordo di tutte le categoria tranne una parte marginale di Assindustria. Quindi il porto che rappresenta l’economia e che dovrebbe essere gestito managerialmente, non politicamente, da un’espressione delle categorie, il Presidente della Regione ci dice che non va bene. Arriviamo a sentirci dire che, probabilmente, una persona degnissima come la Lucarini, che ha fatto però il segretario dell’autorità portuale, poteva essere meglio dell’espressione del tessuto socio-economico di questa provincia.
Non mi esprimerò, se non in maniera lusinghiera, sulla nomina del commissario Annibaldi, personaggio di assoluto spessore — il ministro ha dato l’ennesimo schiaffo a questa Giunta facendo una nomina indiscutibile — non capisco, Presidente, come lei possa avere detto qui, e sui giornali, che il pur degnissimo prof. Alessandrini abbia un curriculum superiore a quello di Paolo Annibaldi. Paolo Annibaldi è uno che ha vissuto, a livelli nazionali e internazionali, non mi sembra che a questi livelli abbia vissuto il prof; Alessandrini.
E vengo all’intesa. Da un punto di vista giuridico mi tocca quello che lei ha detto. Lei ha detto che se la Regione non è d’accordo il presidente dell’autorità portuale non si fa mai.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. La legge lo dice...

DAVID FAVIA. No, questo l’ha detto lei, non l’ha detto la legge, perché in materia di Csm, ove si parlava d’intesa, la Corte costituzionale ha detto “l’intesa non può intendersi come una facoltà di colui che l’intesa deve dare, di bloccare per sempre la nomina”. In materia d’intesa non esiste una pariteticità tra l’organo che deve dare l’intesa e l’organo che deve fare la nomina, tanto è vero che presso il Ministero esistono dei pareri che dicono che l’intesa, da parte dell’ente, in questo caso mi consenta di dire sovraordinato, da un punto di vista della gerarchia della nomina, non può rimanere bloccato dall’ente che deve dare l’intesa, cioè questo ente deve ricercare, dice la Corte costituzionale, massimamente l’intesa — e verrà ricercata con la richiesta della seconda terna, che non necessariamente dovrà essere una nuova terna — dopodiché, a mio giudizio e a giudizio della Corte costituzionale, se per la seconda volta questa intesa non dovesse esserci il ministro sarà libero di decidere, perché non può questa Regione, che agisce unicamente in termini ideologico-politici, per principio, contro la società civile di questa provincia, di questa regione, contro il Governo bloccare l’economia di questa regione.
I vi ho fatto un lungo spaccato di danni che state causando alla comunità marchigiana in materia economica, credo che non sia ulteriormente tollerabile un atteggiamento che porta danno alla comunità marchigiana solo per fare politica contro il Governo nazionale. Badate a governare questa regione al meglio che sapete fare, che è sempre molto poco, e lasciate fare l’opposizione, al Governo nazionale, ai vostri “padri” romani, ai vostri parlamentari, perché veramente, come diceva Amagliani, non se ne può proprio più di questo tipo di atteggiamento solo politico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Penso che non possa sfuggire a tutti i colleghi che sono qui presenti, che quasi tutti conosco, di centro-destra e di centro-sinistra, di lunga militanza politica, che questa vicenda, fino agli occhi dell’ultimo cittadino marchigiano produce una risposta intima ma convinta: la Giunta regionale tutta intera, si è mossa soltanto su una pregiudiziale politica. Penso che dal cittadino più colto a quello più analfabeta, di estrema sinistra o di estrema sinistra sia chiaro tutto questo. Si può condividere quello che voi avete fatto, si può non condividere, ma non può sfuggire a nessuno questo dato: si tratta soltanto di una valutazione di pregiudiziale politica, legittima, il Presidente ci ha letto l’elenco delle norme cui si è ispirato, che gli davano facoltà di fare anche una scelta politica, ma è stata soltanto una scelta politica. Quali sono le anomalie? Che Cataldi è della Confartigianato che, pur essendo un’associazione che non ha mai espresso valutazioni di appartenenza al centro-sinistra, ma neanche al centro-destra, in tutte le sue manifestazioni credo sia stata corretta, al punto tale che anche nei momenti di maggiore pressione nei confronti della Giunta regionale, vedasi la manovra sul bilancio, sulla riforma sanitaria, sul piano di riordino, quando il centro-destra attaccava in un certo modo che voi conoscente, ma anche quando attaccava la Cgil in un certo modo, ha formulato quasi l’assenso sulle manovre della stessa Giunta regionale. Quindi non c’è stata una polemica da parte della Confartigianato. Non si capisce, anche dal punto di vista della convenienza puramente politica la vostra strategia. Ho detto tante volte che il centro-sinistra è stato abile a blandire il mondo confindustriale e industriale marchigiano, a blandire conventi e sacrestie, in maniera molto più potente e pesante di quanto non abbia fatto la Democrazia cristiana, che è stata sicuramente più laica di certi atteggiamenti del centro-sinistra marchigiano, ma anche, forse, emiliano e toscano. Non si capisce allora quale strategia voi abbiate seguito. Agli occhi dei marchigiani — uso questo termine, non vi arrabbiate, ma è inutile dirsi ipocritamente che non è vero — è stata una scelta faziosa, settaria. Questo anche per quelli che la pensano come voi.
Quindi cosa dire? Io ritengo la Giunta regionale — anche se in quella seduta ci sono state delle assenze imbarazzanti, per chi è stato assente, per chi è stato presente, per chi ha semplicemente osservato queste vicende, caro “compagno” Luchetti — responsabile tutta di questa vicenda. E’ una valutazione politica: la Giunta è responsabile complessivamente, non si tiri indietro nessuno. Capisco l’imbarazzo degli amici della Margherita, ma questo è un autogol grosso, di notevole portata che non vi ha dato prestigio e che probabilmente sarebbe stato meglio evitare, però se ci credete vi dico solo, proseguendo la valutazione di questa mattina — se lo fa il centro-destra penso di essere critico anche nei confronti del centro-destra, se lo fa il centro-sinistra, io sono nato nelle Marche, quindi dopo 23 anni di opposizione e 3 di governo nella mia vita politica sono abituato ad esprimere questi giudizi — di cercare di non dare sempre delle patenti: “quello è pacifista, quello è guerrafondaio”, “quello è vicino a quel mondo lì e quello è contrario”, “quello è più cattolico, quello meno cattolico” e su queste valutazioni formulare poi delle scelte che sono laceranti rispetto a comportamenti di questa persona, ma anche della categoria, se avete voluto su questo inglobare una valutazione di categoria, che è stata sempre corretta nei confronti della vostra Amministrazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Sono molto grata di questa possibilità di discussione sulle comunicazioni del Presidente, primo perché almeno possiamo guardarci tutti negli occhi, caro consigliere Massi e vedrà che io non sono affatto imbarazzata. Credo che sia questa l’occasione per dire con chiarezza quello che ognuno pensa, come al solito. Mi auguro che mi sia data questa possibilità e che i colleghi mi ascoltino fino alla fine, perché come legittimamente, fino ad ora, è stato gridato allo scandalo e sono stati dati giudizi politici pesanti riguardo all’azione del centro-sinistra che governa questa Regione, con altrettanta legittimità, che mi auguro mi venga riconosciuta, voglio dire che a mio giudizio questo è un caso da manuale di come, ancora una volta, in questo campo, come più volte è successo in questi mesi, la destra, che sta “sgovernando” questo paese, utilizza ogni occasione per andare all’arrembaggio dei governi di centro-sinistra.

CARLO CICCIOLI. Tu mi devi spiegare una cosa: perché quando governa il centro-sinistra le nomine devono...

STEFANIA BENATTI. Lo sapevo... Ho fatto la premessa... (Interruzione). Non mi intimorisci, stai tranquillo. Non sono né imbarazzata né intimorita, stai tranquillo. Stai tranquillo che io ti dico tutte le cose che ho da dire, a costo di stare qui fino a questa notte. Tu ti sei scandalizzato, tutti i tuoi compagni l’hanno fatto, per carità... (Interruzione). Ogni volta che apri bocca, caro collega Ciccioli, tu legittimi quello che sto dicendo. Se hai la bontà di stare zitto per tutto l’intervento, alla fine lo capisci, perché anche adesso tu hai detto “le nomina le fa il Governo, quindi noi le facciamo come ci pare”. Così come hai detto alla fine del tuo intervento che da ora in poi, probabilmente non arriveranno i finanziamenti... (Interruzione del consigliere Ciccioli).

CARLO CICCIOLI. Posso dire una cosa contro il centro-destra? Il centro-destra non è all’altezza di fare le nomine quando le potrebbe fare.

STEFANIA BENATTI. Io ti ho dato anche pubblicamente atto, caro collega Ciccioli, che sei intelligente, il tuo lavoro lo sai fare, quindi porti a casa, oggi, il favore della Confartigianato, tutta una serie di cose politiche, ma non porti a casa la “ciccia”, ancora non hai portato a casa l’autorità portuale.
L’opposizione che governa questa Regione sta continuando a ragionare con l’ottica dell’opposizione, cioè di chi non ha la preoccupazione di potare a casa i risultati ma di chi ha solo la preoccupazione di portare a casa il risultato per il proprio partito, per la propria parte. Allora voi calpestate ogni volta le istituzioni, utilizzate le persone, la società civile, fate vedere che siete i paladini di questo e di quello solo per non incassare il risultato, ma per incassare un consenso politico.
Io dico — gli interventi che ha fatto in aula il consigliere Ciccioli lo dimostrano — che l’opposizione di questa Regione, in questa occasione come in passato, dimostra ancora una volta che sta facendo il giro, andando in ogni dove, si atteggia con grande arroganza come rappresentante del padrone. Voi fate i rappresentanti di Berlusconi nelle Marche, l’obiettivo è quello di far passare nel tessuto sociale delle Marche, l’idea che o si passa da voi o non ci sono i risultati e tu l’hai detto alla fine del tuo intervento, tu hai lanciato una grave minaccia dicendo che non arriveranno i finanziamenti in questa regione, lo dici pubblicamente. Voi non vi nascondete, lo dite pubblicamente, che o si passa tramite voi... (Interruzione). La ricostruzione di questa vicenda non è stata detta, perché il Presidente ha fatto una ricostruzione stante i fatti e istituzionale, io adesso la faccio politica... (Interruzione)

PRESIDENTE. E’ possibile permettere al consigliere Benatti di concludere il suo intervento?

STEFANIA BENATTI. La ricostruzione politica che faccio io la faccio da segretario di un partito: i rappresentanti dell’opposizione di destra di questa Regione sono andati, anche in questa occasione, in ogni dove, specialmente dalle categorie, dicendo “la nomina la facciamo noi, questa volta”. E allora, caro collega, quando lei ha iniziato dicendo che è importante la parola concertazione, voi cosa intendete per concertazione? Concertazione non è che voi fate come vi pare e chi vuole passa da voi... (Interruzione del consigliere Ciccioli). Cambia argomento, perché è meglio. Diciamo chi ha etichettato Cataldi. L’ha etichettato la Benatti, l’ha etichettato D’Ambrosio? Cataldi l’ha prima etichettato Forza Italia, poi Forza Italia si è calmata e l’ha etichettato il consigliere Ciccioli il quale, ogni volta che qualcuno ha parlato di Cataldi, il giorno dopo ha detto “Cataldi ci va bene, Cataldi non ci va bene”. Chi fa politica queste cose le sa leggere. Io non so l’opinione pubblica che giudizio darà, ma chi fa politica sa leggere il giornale e sa leggere il messaggio che passa, quindi quando Ciccioli dice “bene la designazione di Cataldi, l’importante sarà lo staff”, è evidente che non ha solo etichettato Cataldi ma l’ha anche imbrigliato, gli ha detto “stai attento, perché o passi da noi per il direttore, oppure non sei gradito al ministro”. Questi sono i dati, e allora chi voleva aiutare Cataldi, sicuramente non avrebbe avuto questo atteggiamento.
Se concertazione ci deve essere è evidente che non si può tenere la Regione fino al 18 settembre e nei mesi successi vi si dice “la Regione questa volta non c’entra, non vogliamo che voi ci entriate”. Se si legge la legge e si sa l’italiano, si sa che se concertazione ci vuole, se intesa ci deve essere questa deve essere costruita, perché è evidente che un catenaccio istituzionale che prevede la designazione da parte di quattro organismi, la nomina del ministro e l’intesa con la Regione, se risultato ci deve essere per la comunità marchigiana questo deve essere fatto con un lavoro di diplomazia e di rapporti istituzionalmente corretti. Tutto questo non c’è stato, si è voluti arrivare a colpire ancora una volta la maggioranza di centro-sinistra, c’era una bramosia per mettere le mani sul porto, questo è assolutamente evidente, perché viene considerato strategico, tutte queste cose sono assolutamente legittime ma non ci venite a parlare di buon governo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Questa mattina, quando abbiamo parlato del quadrilatero dicevo “non è bene che la Regione si contrapponga sempre al Governo”, o viceversa. Voglio però ribadire alcune cose che ho scritto, garbatamente — non uso i toni della collega Benatti — e che noto. Ogni decisione che viene presa dal Governo di centro-destra viene avversata dalla Regione Marche di centro-sinistra. Possiamo accennarne alcune: la scuola di talassemia di Pesaro, il quadrilatero, l’autorità portuale.
Questo federalismo in fieri a me sta preoccupando tanto e se vi dovessi dire la verità, personalmente sarei tentato, oggi, di ritornare a un centralismo, almeno si sapeva dove stavano le persone, quello che dovevano fare. Credo che la confusione, oggi, veramente è grande per responsabilità del centro-sinistra prima, ora del centro-destra che è diviso al proprio interno e non riesce a portare avanti una riforma completa che a questo punto è indispensabile, altrimenti abbiamo sempre materie dove intervengono in maniera concorrente Regione e Governo e inevitabilmente si creano dei contrasti. Quindi la prima causa viene dal livello istituzionale, la seconda viene da posizioni politiche, perché ognuno, al di là di quello che si vuol far credere, sta qui a difendere le posizioni di parte.
Capisco la preoccupazione del centro-sinistra di perdere un controllo politico sull’autorità portuale di Ancona, non siamo nati ieri nessuno, quindi non siamo dei verginelli, parliamoci con molta sincerità, questo è evidente. C’è una grande preoccupazione da parte del centro-sinistra di perdere questo controllo. Ciccioli diceva prima che girano 3.000 persone attorno al porto, ma se il centro-destra fosse stato forte come lo è il centro-sinistra nel Comune di Ancona, nella Provincia di Ancona, sicuramente avrebbe avuto la stessa preoccupazione di perdere questo controllo. Se neghiamo queste verità che sono evidentissime anche a chi non vede, allora facciamo un torto alle nostre intelligenze, quindi è chiaro che c’è in atto uno scontro di potere sulla nomina del presidente, poi del segretario per la gestione dell’autorità portuale, che non dovrebbe essere così, teoricamente, ma di fatto è chiaro che ogni forza politica cerca di avere la sua entratura, il suo spicchio di potere. Non c’è allora da scandalizzarsi troppo se ci sono questi scontri. Io mi preoccupo invece che questo governo regionale non riesca mai a trovare un’intesa con il Governo nazionale. (Interruzione). Lei mi dice che ha firmato col ministro Pisano l’accordo con la criminalità, che facciamo la lotta alla criminalità ecc., Presidente D’Ambrosio, ma se non firmiamo nemmeno le intese fra Stato e Regioni per al lotta alla criminalità mi dica lei che cosa firmiamo. Non mi citi questo. Io vedo, su grandi temi — ne ho citati alcuni, ne potrei citare anche altri — questa situazione. Mi sbaglio, signor Presidente? Posso anche sbagliare. Io non pretendo di rappresentare la verità assoluta, posso anche sbagliare qualche cosa, però i fatti che cito sono sotto gli occhi di tutti e mi danno ragione. Questo è un fatto.
Se le categorie, nella loro libertà di scelta, faranno un’indicazione — sarà Cataldi di nuovo, sarà un’altra persona? Onestamente non lo so — bisognerà pure che noi, a questa autorità portuale diamo un governo, perché i problemi ci sono, obiettivamente. Quindi un’intesa andrà comunque approvata. E’ vero che si parla d’intesa nella legge, non c’è dubbio. Io non ho letto la sentenza che citava il collega Favia, quindi mi fido di quello che ha detto, ma se è vero che in seconda istanza, comunque, il Governo è abilitato a decidere, il Governo faccia la sua parte, se è vero questo il Governo decida.
Nel frattempo la scelta del commissario credo sia stata abbastanza oculata; E’ stato preso un marchigiano, certe esperienze a livello industriale le ha, ma come dicevo questa mattina, se continueremo a litigare faremo la figura dei polli di Renzo e vi sono poteri più forti di noi, sopra le nostre teste che decideranno sempre al nostro posto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati.

SILVANA AMATI. Il punto di vista del gruppo Ds è quello di un pieno sostegno all’operato della Giunta regionale rispetto a questa vicenda. Per le motivazioni di questa adesione potrei sottoscrivere buona parte dell’intervento fatto dalla collega Benatti: stanno prima di tutto nel rispetto delle regole, quindi della forma che è sostanza quando si tratta tra istituzioni. E’ evidente che questa forzatura realizzata dall’operazione che prevedeva un nome non concordato, la mancanza dell’intesa è un punto chiave per noi — in questo caso credo che il “noi” ci appartenga complessivamente, sia come colleghi del centro-destra che del centro-sinistra — e questa mancanza di rispetto delle regole non è comunque accettabile, quindi principalmente per questo, anche se non solo per questo, i Democratici di sinistra riconoscono piena adesione all’operazione avanzata dalla delibera della Giunta regionale che ha fermato questo atteggiamento inaccettabile dal punto di vista formale, quindi sostanziale, su una cosa così delicata, da parte del ministro.
Sono state citate molte cose dai colleghi, in particolare da alcuni colleghi del centro-destra. Noi siamo convinti che operazioni di condivisione non ci sono in quest’ultimo periodo, perché le questioni che attengono ai finanziamenti, e non solo, relativi alla viabilità e al terremoto dimostrano, nei fatti, come non ci siano questa adesione e questa condivisione e come forse le parole, anche un po’ ricattatorie, di chi dice “non faremo arrivare i fondi” hanno, in realtà, qualche riscontro nel quotidiano.
Noi siamo anche fortemente convinti che la vicenda del porto sia essenziale alla strategia economica non solo della città di Ancona, ho sempre ritenuto riduttivo parlare del porto, così come della grande viabilità di questo territorio, considerandolo limitatamente allo sviluppo di questa parte del territorio. Sono fortemente convinta — lo condividono anche i miei colleghi del gruppo Ds — che lo sviluppo del porto, così come l’accesso al porto siano questioni fondanti dello sviluppo economico complessivo del nostro territorio. Mi chiederei quindi perché non si esprime nessuna valutazione da parte dei colleghi su come il porto sia stato fino ad oggi gestito. In tutta questa partita ho letto sulla stampa grandi dichiarazioni di merito, positive, perché, per esempio, il nome di Cataldi rappresentava una discontinuità; credo che sarebbe utile ragionare se la discontinuità è un valore oppure no, perché per parlare di discontinuità positiva bisogna riferirsi a una gestione non propria, a una gestione che non ha realizzato un grande sviluppo e a cose che credo non stiano nella realtà della gestione del porto di questi anni. Fino ad oggi abbiamo riscontrato uno sviluppo positivo, se mai, non ulteriormente valorizzato da quei problemi legati alla grande viabilità che sono uno dei problemi non di Ancona ma della nostra provincia e della nostra regione.
D’altronde non ci stupisce questo modo di operare non d’intesa, perché non è esclusivo della vicenda marchigiana. Per quello che sappiamo, in Toscana per quanto attiene a Livorno ma anche in Friuli — la negazione di Illy sulla questione di una proposta anche lì avanzata è storia di questi giorni — segnano una volontà di questo Governo di operare non d’intesa ma considerando di mettere uomini propri nei luoghi che si ritiene dovuti.
Non so se Cataldi era, oggi, uomo proprio del centro-destra, anche se, come diceva Benatti, le continue dichiarazioni di adesione avanzate da esponenti di centro-destra non solo sui giornali marchigiani ma anche sui giornali di settore diffusi negli ambienti della cantieristica, segnano una volontà di etichettatura ed è chiaro che le etichettature, se si danno vuol dire che si accettano.
Non è interesse nostro, in questa fase, discutere sul valore della società produttiva della provincia che certo noi riconosciamo. Mi sembra riduttivo valorizzare la società produttiva della provincia, quando qui il discorso è più vasto e va oltre i confini della provincia di Ancona.
Credo per questo che sia stato giusto, sostanzialmente, per questioni formali che, ripeto, sono sostanza, negare l’adesione alla proposta Cataldi, peraltro altri sostengono che rispetto alla formalizzazione della legge le caratteristiche specifiche del sig. Cataldi non sono forse del tutto corrispondenti a quella grande volontà di impegno innovativo, sempre che di innovazione ci sia bisogno in un settore così delicato. Certo è che noi, di una cosa abbiamo bisogno: da un lato abbiamo bisogno di augurare buon lavoro — lo faccio volentieri — al dott. Paolo Annibaldi, oggi commissario e per quello che noi pensiamo e sappiamo commissario vuol dire svolgere questa funzione per il periodo di tre mesi. Ci auguriamo che ci sia una volontà sinergica, perché non è bene mettere un’etichetta al porto, è bene che il porto funzioni, non è interesse di nessuno che non funzioni, neanche del centro destra che sta correndo ovunque — penso alla riunione di ieri sul parco del Conero a Roma — per mettere etichette. Aveva ragione la Benatti quando diceva che si cercano i favori delle confederazioni, dei gruppi, dei territori, più che realizzare progetti concreti di sviluppo.
Mi auguro che questa volta riusciamo, come Provincia, Comune e Regione, a produrre un risultato concreto e una terna vera che rappresenti una sinergia concreta, in modo che questo problema istituzionale possa far sì che alla fine il nostro presidente D’Ambrosio abbia gli elementi per arrivare d’intesa a una proposta positiva per lo sviluppo del territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Questa vicenda è venuta in Consiglio regionale perché la minoranza ha voluto darle una caratteristica politica, altrimenti non l’avrebbe chiesto. Da questo punto di vista... (Interruzione). Avete fatto il vostro gioco, però il Presidente si sia presentato con una comunicazione per dire come si sono svolti i fatti, che poi avete colorato di tutta una questione più generale, però il problema grave di questa vicenda, che secondo me testimonia un difetto di fondo e generale rispetto al dibattito che si è sviluppato in quest’aula, è che nessuno ha considerato che le designazioni non sono fatte dalla Regione ma sono fatte dal Comune di Ancona, dalla Provincia di Ancona e dalla camera di commercio. Questo fatto, secondo me va analizzato approfonditamente, perché la cosa politica più rilevante di questa vicenda è che quando si tratta di fare gli interessi della comunità anconetana, segnatamente della città capoluogo, non si riesce a trovare una mediazione costruttiva. Pertanto ognuno tira l’acqua al suo mulino e ognuno cerca di porre etichette di questo o di quell’altro genere, tentando di portare a casa il più possibile per la propria parte. Ecco perché ritengo che questa sostanzialmente è una sconfitta di tutti che dovrebbe essere riportata nel giusto alveo dell’interesse della comunità marchigiana e faccio appello al Presidente perché una vicenda come questa non si svolga come nella prima fase ma assuma una dimensione diversa, perché non è possibile che il Comune di Ancona, la Provincia e la camera di commercio non si mettano d’accordo su un’ipotesi di nome unico, tenendo conto che se questo non avverrà il ministro avrà un’autostrada aperta nel fare le sue designazioni, quanto meno non commissariare. Tanto è vero che l’indicazione di Cataldi, che era stata da più parti fatta al di là degli ambienti di centro-destra che hanno voluto comunque strumentalizzare questa vicenda — Favia e Ciccioli questo lo sanno perfettamente, checché vengano a dire in questi banchi: loro hanno fatto patti su questa questione, riportati dentro la camera di commercio, e lo sappiamo tutti — faccio appello perché si vada a una candidatura unica. Così si fanno gli interessi della nostra comunità, perché invece di parlare quando i buoi sono usciti dalla stalla, si deve parlare prima, altrimenti è molto difficile fare le mediazioni, dopo. Anche perché la Regione voi dite doveva accettare l’indicazione del ministro, ma il giorno dopo sareste venuti qui a dire che la Regione aveva fatto un’indicazione contro il Comune di Ancona, avreste sicuramente difeso questa posizione. E allora, prima di cadere in queste trappole dobbiamo anticipare, anche perché questa vicenda la dice lunga e non avete posto il dito sulla questione a monte, della terna perché faceva il vostro gioco e volevate che si facesse questo gioco, altrimenti anche voi avreste dovuto suggerire un patto tra Comune di Ancona, Provincia e camera di commercio. Voi ci inzuppate il pane in queste vicende, come avete fatto per l’Inrca, perché non trovate altro modo che voler conquistare fette di potere, cosa che accusate al centro-sinistra di fare, ma usate lo stesso meccanismo, prova ne sia il dell’Inrca e quello che è avvenuto con la nomina dei vicecommissari, dopodiché è la Regione che paga l’Inrca, perché il Ministero non dà i soldi all’Inrca. Così come dovevamo accettare proposte scellerate? Perché le proposte che provengono da Roma non sono indirizzate verso il buon governo, un governo concertato, no, le proposte arrivano da Roma unicamente per rompere il fronte del centro-sinistra e questo è ormai evidente. Ecco perché il dialogo è difficile, ecco perché si parlava di project-financing per la 77 e poi siamo tornati indietro, ecco perché si parlava di Irccs a Pesaro: tutte proposte cialtrone che non trovano spazio. E voi pretendete che noi accettiamo questo tipo di logica?
Dato che il ministro riproporrà la terna, credo che questa volta non dobbiamo farci sfuggire l’occasione per mettere intorno a un tavolo Comune di Ancona, Provincia e Camera di commercio, altrimenti il rischio è che di questo passo si vada al e io credo che rispetto a questo, benché venga accettato, voluto o desiderato dalla destra, sarà ora di fare una proposta nell’interesse del porto e di tutta la Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D’Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Non ho molte cose da aggiungere.
Così come, prima dell’indicazione da parte del Ministero, non c’era stato il minimo contatto con la Regione, devo dare pubblicamente atto al ministro che dopo, in seguito al mio telegramma e alla richiesta d’incontro abbiamo avuto incontri e abbiamo impostato una base di leale collaborazione, che è quello che prevede la legge per l’intesa. Questo è un dato importante, segnatamente positivo per il futuro.
La delibera ha un atto istruttorio, una motivazione, quindi é lì. Poi, uno può anche dire che noi abbiamo detto no perché aveva un neo a destra invece che a sinistra, si può dire tutto.
Dispiace che un consigliere attento come Viventi si sia lasciato andare, seppure con garbo, a dire inesattezze colossali, che però non fanno parte di questo dibattito. Non è vero che questa Regione assume posizioni aprioristiche negative; questa Regione, e il suo Presidente in particolare, assume posizioni istituzionali sempre improntate al principio della leale collaborazione, basta chiedere ad alcuni componenti di questo Governo, che sicuramente non sono amici ma danno atto di questo.
Il discorso della contrapposizione politica è un’altra cosa che si fa in altre sedi, che si fa in altri momenti, che viene fatta, che verrà fatta. A livello istituzionale non ci sono preconcetti, non ci sono posizioni precostituite, non ci sono mai state né ci saranno. C’è la ricerca costante e tenace della leale collaborazione, che quando non c’è, da parte del Governo, provoca, naturalmente, da parte della Regione, delle reazioni che qualunque Regioni avrebbe in un caso del genere.

PRESIDENTE. Possiamo considerare conclusa la discussione.



Proposte di legge (Seguito della discussione e votazione deglia rticoli):
«Approvazione del rendiconto generale dell’Amministrazione per l’anno 2002» Giunta (171)
«Assestamento del bilancio 2003» Giunta (198)

PRESIDENTE. Riprendiamo l’esame delle proposte di legge n. 171 e n. 198 ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola l’assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Vorrei dare alcune risposte di carattere tecnico. Vorrei cogliere alcuni suggerimenti che arrivano dal dibattito e dal confronto, proprio perché ritengo che questo debba essere utile ai fini del miglioramento degli atti. Non posso riscontrare questa utilità partendo dalla relazione di minoranza. Il relatore di minoranza, partendo da alcuni termini che non fanno onore alla sua cultura politica e nemmeno alla sua storia politica, usa questi termini — ”mendace” e “poco trasparente” — prendendo a pretesto presupposti che sono sbagliati. Ritengo quindi che ci sia un’offesa all’intelligenza dei consiglieri regionali, che non fa onore alla sua cultura politica e alla sua storia politica. Quindi nel rendiconto risponderò nel merito per onorare la verità, la chiarezza e smentire i termini di “mendace” e “poco trasparente”.
Per quanto riguarda gli altri interventi, come quello del consigliere Viventi, ritengo che sia utile il confronto e cogliere alcuni suggerimenti.
Per me sarebbe troppo semplice, consigliere Castelli, dire che le intelligenze all’ammasso le porta chi ci controlla il settore dell’informazione per la quasi totalità. Sarebbe troppo semplice dire questo. Proprio perché ritengo che viviamo non in un regime, anche se qualcuno ci dice che piano piano ci stiamo incamminando verso questa direzione, ma viviamo da uomini liberi, abbiamo la possibilità di ragionare in libertà, i presupposti su cui si fondano quei termini devono essere certi, altrimenti sono accuse che rivelano o una scarsità di preparazione che, conoscendo Castelli troppo bene non voglio credere, o mettersi dentro una polemica di carattere politico, tale da confondere le proprie posizioni per giustificare una opposizione che altro non può fare che usare termini di quel genere.
Penso che la variazione di 716.000 euro sul rendiconto del bilancio della Regione Marche che noi abbiamo apportato oggi e che è una correzione dell’utilizzo di alcuni fondi comunitari che erroneamente erano stati inseriti nei fondi globali e rispetto a questo imputare di falsità l’atto stesso, quando per la prima volta il Consiglio regionale ha discusso entro i termini del 30 aprile l’approvazione del rendiconto d parte della Giunta regionale, credo sia assolutamente fuori luogo, spropositato. Quando si dice “c’è un papier di 10 pagine” è evidente, perché se si cambiasse un solo euro tutte le tabelle dovrebbero essere poi aggiornate, quindi tute le tabelle collegate andavano variate, ma il grande errore di cui parlava il relatore di minoranza sono 716.000 euro che dai fondi comunitari, erroneamente erano stati inseriti nei fondi globali.
Questo, probabilmente, parte anche da un punto su cui ormai da tempo il sottoscritto chiede al Consiglio di cambiare le regole dell’approvazione, perché se noi non avessimo avuto il 30 aprile, o meglio non avessimo avuto l’aspetto regolamentare che il rendiconto va approvato insieme all’assestamento, avendo comunque questi due atti momenti diversi nell’approvazione, probabilmente anche i 716.000 euro sarebbero stati corretti in altro modo, con variazione di bilancio e non sul rendiconto.
Poi si dice che la sanità non c’entra nel rendiconto. Evidentemente hai letto solo la delibera di accompagnamento. Io dico che è assolutamente non vero e che le voci della sanità sono per aggregati fondamentali. Consigliere Castelli, ti invito ad andare a vedere i bilanci aziendali, azienda per azienda, in maniera dettagliata e verificare se questi riportano sui grandi aggregati che noi abbiamo inserito nell’assestamento. Dire che la grande partita della sanità non c’entra e c’è solo il numeretto magico di 109 milioni di euro è una cosa non vera. Così come sui fondi europei, non so se il consigliere Castelli ha una conoscenza anche dello stato di attuazione dei fondi comunitari in altre Regioni. Intanto il 2,5% che non metto in discussione, riguarda solo ed esclusivamente il Docup Obiettivo 2, non altri canali finanziari, né il Feoga né il Fse e il 2,5% è stato fino ad oggi conseguito e anche, così come ci dicono sia il Ministero che l’Europa, un grande risultato, tale da essere tra le prime Regioni d’Italia, perché il Docup è stato, in Italia, applicato per tutte le Regioni con un anno di ritardo, quindi anche Regioni potenzialmente molto più forti — Emilia Romagna e Lombardia — sono allo 0,8, allo 0,5 e il primo rendiconto è al 31 dicembre 2003, tale da farci ritenere, così come per altre partite finanziarie, in grado di poter accedere alle premialità.
Tra l’altro, in uno degli emendamenti da me presentati, su cui chiederò scusa al Consiglio per averne presentati troppi nella parte finale, pensando di rimediare per i prossimi anni, nell’emendamento all’art. 7 c’è una variazione proprio per recuperare risorse regionali da mettere a disposizione di alcune premialità che conseguiremo perché abbiamo raggiunto, su altri canali finanziari, l’obiettivo. Credo che questo sia un altro risultato che andrebbe valorizzato. Penso che l’opposizione non possa valorizzare gli obiettivi della maggioranza, ma lo dicono il Ministero, il Governo e la Commissione europea che siamo tra le Regioni con uno stato di avanzamento di spesa tra le maggiori nel nostro paese.
Per quello che riguarda i fondi a destinazione specifica a cui ti riferivi — 43% — proprio per evitare la stucchevole polemica sul ritardo dell’erogazione da parte del Governo centrale, non entro in merito, ma lascio alla tua intelligenza la possibilità di questa risposta, perché i fondi a destinazione specifica non possono essere non reiscritti e tra l’altro devono essere spesi, ma per essere spesi devono essere incassati e, come tu sai, i fondi a destinazione specifica possono essere impegnati anche a dicembre, con delibera. Quindi, da questo punto di vista non voglio mettermi dentro la solita polemica, ma per poter polemizzare e dire che non abbiamo speso, bisogna andare a verificare quando questi fondi sono stati inseriti nel nostro bilancio e in che tempi sono stati trasferiti dal Governo centrale.
Così pure sui perenti. Non so dove hai potuto assumere i dati dei 41 milioni di euro, a me ne risultano 17. Ti ricordo che la legge 31 prevede che dopo sei anni ci sia la cancellazione e noi non siamo arrivati a sei anni ma ci teniamo al di sopra dei dieci anni, per cui ci siamo tenuti un margine molto ampi rispetto alla stessa legge, per garantire proprio quello che tu dicevi, cioè la possibilità che enti pubblici e soggetti privati potessero rivendicare crediti che sono andati comunque in perenzione.
Per quanto riguarda i 260 miliardi di credito, intanto non esistono crediti ma residui attivi e passivi. Anche questi sono crediti che noi avanziamo dallo Stato, in particolare sulla sanità. Quando diciamo che dalla sanità abbiamo oneri finanziari per mancanza di trasferimenti che non attengono solo ai trasferimenti degli ultimi tre anni ma abbiamo ancora percentuali degli anni 2000 e 2001, questi sono i residui attivi che avanziamo, li avanziamo da parte dello Stato.
Penso che questa finanziaria, conti alla mano, se non verrà cambiata costerà alle Marche qualcosa come 244 milioni di euro e 150 sul personale, per cui allora sì dovremo fare virtuosismi per pagare anche il personale dipendente che probabilmente avrà alcune difficoltà. Dopodiché ci sono alcune cose, ma a Giannotti e Gasperi dico che sia il Comitato economico e sociale, sia la Conferenza delle autonomie locali hanno dato parere favorevole al bilancio di previsione e lo hanno ribadito nel Dpefr.
Circa alcuni interventi pertinenti fatti dal consigliere Viventi sulla differenza esistente nella sanità, dico che l’unica differenza di 6,5 milioni di euro è imputabile all’Inrca di Ancona, quindi il differenziale che lei giustamente ha colto è imputabile a questo aspetto, ma il deficit della sanità è di 108,5 milioni di euro.
Per quello che riguarda la certificazione, sia il sottoscritto, che, prima di me, il Presidente D'Ambrosio, abbiamo detto che non abbiamo nessuna difficoltà ad assumere una relazione con il meglio che ci può essere per una certificazione del bilancio, consapevoli che sia Standard & Poor’s che l’altra agenzia di rating, ci danno l’A3 e Standard & Poor’s ci dà la A-, “stabile”. Quindi, se uno volesse innestare un po’ di polemiche potrebbe dire che mentre nel giochino de Il Corriere Adriatico le agenzie di rating per il Governo hanno un segno che decresce, noi ce l’abbiamo comunque stabile e in ogni, caso, purché non si scateni la polemica delle consulenze dall’altra parte, siamo assolutamente disponibili non solo ad avere l’agenzia di rating, ma anche chi è in grado di certificare sul piano tecnico e contabile il bilancio.
Quindi assumiamo questo suggerimento e a partire dal bilancio di previsione interloquiremo su come farlo.
Del resto abbiamo anche qui un rapporto costante con la Corte dei conti, per cui tutti gli atti approvati dalla Giunta e prima che vengano approvati dal Consiglio hanno una relazione molto dinamica e stretta con la Corte dei conti, proprio per invertire atteggiamenti del passato e stringere con l’organo di controllo un rapporto molto fattivo.
Concludo ribadendo la positività del nostro rendiconto che chiude la gestione 2002 con 97.259.000 euro di avanzo rispetto ai 122 milioni dell’anno precedente, tale da considerare una diminuzione del 20,71% e questi sono dati inconfutabili.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli della proposta di legge n. 171.
Articolo 1. Emendamento n. 1 a firma Agostini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 1 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 13. Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione. Se approvato assorbe l’articolo 13.

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge n. 171.

Il Consiglio approva

Passiamo ora all’esame degli articoli della proposta di legge n. 198.

Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Emendamento n. 2 a firma Agostini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 4. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Mi pare di capire che questa modifica riguardi il potenziamento di una upb diretta a garantire le risorse per l’accordo di programma quadro in materia di viabilità. Vorrei sapere se vi è una finalizzazione precisa. Questo impinguamento è diretto al sostengo di precisi assi viari oppure no?

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. E’ su tutta la progettazione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 4 come emendato.

Il Consiglio approva

Art. 5. Emendamento n. 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’art. 5 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7. Subemendamento 06. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 6. Lo pongo in votazione, come subemendato.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

L’emendamento n. 8 è ritirato. Emendamento n. 9.
Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Le cose che dirò le ho accennate anche prima. Con questo emendamento si apre il varco a norme, a regole di questa legge di assestamento che non sono quelle che la legge 31 prescrive e descrive come pertinenti alla legge di assestamento. Infatti, anche questa proposta inerisce una modifica, ritengo della pdl 198 del 4 settembre, che comunque attiene non solo e non tanto una variazione di bilancio, un incremento o una diminuzione della spesa, ma una serie di prescrizioni, norme e discipline che non hanno possibilità di essere ospitate all’interno della legge di assestamento, una legge di assestamento che ha un contenuto preciso, dei limiti precisi, non è una legge come le altre e invece viene surrettiziamente considerata come una sorta di seconda finanziaria all’interno della quale collocare delle modifiche, delle riforme a leggi preesistenti. Credo che da questo punto di vista non si possa accettare l’impostazione data da questa maggioranza, che sarà tanto più forte e tanto più evidente a partire dall’art. 8. Ci tenevo a precisare questo aspetto, perché il voto contrario che noi daremo a questo emendamento è da riferirsi unicamente al fatto che esso rappresenta un contenuto di assoluta illegittimità rispetto alla legge di assestamento così come disciplinata da questo Consiglio non più tardi di due anni fa, come legge che può solo recare variazioni di bilancio, elementi contabili che invece non rintracciamo, almeno in termini esclusivi, in questa serie di emendamenti.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Consigliere Castelli, non entro nella legittimità o illegittimità, volevo chiarire che questo articolo era presente anche nel precedente assestamento, però aveva esaurito la sua efficacia, secondo il nostro ufficio legislativo. Questo è un fondo destinato al commercio che tutte le Regioni hanno utilizzato uniformemente, coordinandosi. L’abbiamo preso proprio dall’assestamento della Regione Liguria che è la Regione capofila. E’ solo una nota interpretativa che permette di utilizzare da parte delle Regioni il fondo del commercio e non fa riferimento a leggi regionali.

Pongo in votazione l’emendamento n. 9.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 10. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. E’ una proposta diretta a consentire al Consorzio di bonifica del Tronto un intervento straordinario per far fronte a una situazione abnorme che peraltro è già stata posta all’attenzione dell’assessore Agostini il quale ha anche prodotto alcuni emendamenti che ineriscono la stessa vicenda.
La vicenda è quella di un consorzio commissariato da circa un anno, commissariato per la legge di riferimento che individua un commissario ad acta che dovrebbe ricostituire la pienezza degli organi poiché il bilancio dell’anno scorso, non chiuso, portò al commissariamento con il dott. Landi. La situazione in cui si trova il consorzio è assolutamente comatosa, soprattutto per la situazione in cui versano i dipendenti: la stagione irrigua è stata “salvata”, visto che l’Enel aveva già minacciato la chiusura delle linee elettriche che consentono l’irrigazione della vallata del Tronto, grazie a un’operazione — su cui ho fatto anche un’interrogazione — di storno di fondi per investimento che sono stati poi utilizzati per la spesa corrente.
E’ una situazione assolutamente non più sostenibile, gli stipendi sono stati pagati per effetto di questo utilizzo particolare, speciale di fondi per investimento, ma sono stati pagati con due mesi di ritardo e la situazione è tale per cui l’assestamento del vecchio bilancio non è stato approvato e non è stato neanche approvato il bilancio di previsione, nonostante che siano già scaduti i termini. Apprezzo l’intervento che l’assessore Agostini ha condensato in una serie di tre emendamenti che esamineremo dopo, ritengo però che questo intervento, che si concreta negli emendamenti di Agostini, non sarebbe di fatto utile ed efficace in assenza di uno stanziamento che è quello che, per ragioni del tutto eccezionali, propongo all’approvazione di questo Consiglio, ripeto stanziamenti che soprattutto riguardano i dipendenti che sono in una situazione di agitazione totale per la tardività con cui vengono corrisposti gli stipendi e anche per la serie di insicurezze che ormai gravano sulla situazione di questi lavoratori che devono anche lavorare su mezzi che non sono da tempo sottoposti a manutenzione, revisione, con un deterioramento importante, evidenziato anche dai sindacati, proprio delle condizioni di sicurezza del luogo di lavoro.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 11. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Presso la Asl di San Benedetto del Tronto è prossimo l’avvio di un centro per la cura dei malati di Alzheimer. Credo che sia ormai in prossimità della definizione il protocollo d’intesa che lega la Asl 12 al Comune di San Benedetto per questo genere di intervento. Ho fatto questo emendamento perché ho voluto dar retta a quello che l’ex assessore ai servizi sociali Franceschini di San Benedetto invocava come necessità di un maggiore intervento della Asl che credo debba coprire, ad oggi, il 30% delle spese, mentre invece Franceschini invocava un maggiore e più sostanzioso contributo da parte della Regione e della Asl. Come vedete ogni tanto voglio seguire anche i consigli dei consiglieri Ds di San Benedetto, quindi mi sono fatto portavoce di un’istanza dell’ex assessore ai servizi sociali Ds di San Benedetto per proporre alla Regione la soddisfazione di quella che era una sua richiesta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 16. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 17. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 18. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’art. 7 come emendato. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Solo per lasciare taccia, coloro che non so fra quanti ani, leggeranno il resoconto di ciò che stiamo votando attraverso emendamenti dell’assessore, perché anche questo ha colpito la nostra attenzione. Non è stata la Giunta che ha riflettuto e in fase di assestamento si è accorta che nell’esercizio corrente mancavano dei anali di finanziamento per determinate attività, è stato l’assessore Agostini che ha corso e all’ultimo momento ha inserito: 25.000 euro alla fondazione “Nuovo cinema” di Pesaro; 200.000 euro al teatro delle Muse di Ancona; premi vari in giro, tanto per essere abbastanza magnanimi con il territorio.
Al di là delle cose di merito, nel metodo ritengo che se si debba correggere qualora nei nostri bilanci lo si debba fare per tempo, motivatamente, discutendo in maniera trasparente in Commissione e non attraverso emendamenti dell’assessore all’ultimo momento sottoposti alla Commissione. Queste cose si chiamano in un’alta maniera, in italiano. Non le diciamo, però abbiamo capito tutti.

PRESIDENTE. Prima di porre in votazione l’articolo 7, pongo in votazione l’emendamento 18 bis.

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo sull’articolo 7.

PIETRO D'ANGELO. Ho valutato con attenzione questo articolo, ci sono aspetti importanti cui va dato atto in assestamento di bilancio, ma emergono degli aspetti quanto mai inquietanti relativamente a una distribuzione di denaro pubblico che viene a seconda delle “sponsorizzazioni” a livello territoriale. Non voglio fare l’elenco, ma basta vedere alcuni emendamenti che sono passati, basta vedere alcuni punti dei contenuti dell’articolo 7 per far emergere chiaramente che sono finanziamenti che vanno fuori da una programmazione generale. Se si ritenevano importanti finanziamenti al Nuovo cinema di Pesaro, all’iniziativa del pesarese, alla pesca sportiva del pesarese e quant’altro... Come consigliere regionale, della regione, di tutto il territorio sono mortificato, quindi permettetemi di manifestare tutto il mio malessere con il voto contrario. Non posso assolutamente avallare un modo di fare di questo genere. Se questi erano interventi importanti andavano inseriti nella programmazione generale, che significa fare gli interessi di tutto il territorio e non di chi ha lo sponsor locale più forte.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 7.

Il Consiglio approva

Articolo 8. Emendamento n. 19, soppressivo. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Volevo dire perché ritengo che un articolo del genere non possa trovare ospitalità nella legge di bilancio. L’art. 28 della legge 31 dice che entro il 30 giugno di ogni anno è approvato con legge, sulla base delle risultanze del conto consuntivo, l’assestamento del bilancio, mediante il quale si provvede, oltre alle eventuali altre variazioni, all’aggiornamento dei seguenti elementi: residui presunti al termine dell’esercizio precedente, saldo finanziario positivo o negativo presunto, ammontare presunto della giacenza di cassa all’inizio dell’esercizio cui il bilancio si riferisce e l’abbiamo fatto. All’assestamento è allegata poi la relazione esplicativa contenente anche notizie sullo stato di attuazione del Poa e non c’è, restano fermi i vincoli. Questa è una classica legge che ha un contenuto preciso, una legge specifica che contiene variazioni d bilancio e lettere a), b) e c) che l’art. 28 della legge che ci siamo dati il 20 dicembre del 2001 prescrive. Non può avere alter cose.
Dove è scritto? Anzitutto testualmente, ma se andiamo a vedere gli articoli precedenti, dove la legge 31 vuole che si possa fare altro, quindi modificare le leggi sostanziali, lo dice, in particolare in riferimento alla legge finanziaria, art. 5 che in effetti stabilisce cosa. Sa a) ad e) tutto ciò che effettivamente può fare la legge finanziaria, e siamo nell’ambito degli argomenti di carattere contabile, poi c’è il comma 3 che è stato tra l’altro frutto di una lunga diatriba, perché da quando la legge finanziaria ha fatto ingresso nella nostra regione c’è sempre stata questa polemica, una polemica che si è composta con l’art. 5, comma 3 della legge 31 che dice “La legge finanziaria può disporre semplificazioni procedurali, integrazioni e adattamenti alla normativa regionale in coerenza con gli obiettivi della programmazione, nel quadro della compatibilità finanziaria”, cioè dove la legge di contabilità voleva prevedere e consentire l’aggiornamento delle semplificazioni procedurali delle norme sostanziali lo ha detto al comma 3, quindi la legge finanziaria può prevedere norme come quella contenuta nell’art. 8 che riguarda la vigilanza sulle scuole nautiche. Non ce l’ho con le scuole nautiche, ma con il principio che non è sol un principio, perché noi, oggi, stiamo introducendo una seconda finanziaria.
Capisco tutto, posso immaginare le ragioni, che in parte ritengo anche dovute a emergenze e necessità, però dobbiamo essere consapevoli che noi, oggi, violiamo la legge; la violiamo in maniera ancora più evidente in riferimento a quei commi che, tra l’altro, sono di natura organizzativa e ordinamentale. Neanche la legge finanziaria può farlo, attenzione, figuriamoci se lo può fare la legge di bilancio. Non so se è previsto, ma anche gli uffici che devono assistere la nostra difficile opera di legislatori devono poterci dire se Castelli vaneggia o se dà un’interpretazione che in realtà è una lettura della legge, perché dobbiamo essere consapevoli che oggi noi apriamo un varco proprio per il carattere massivo, anche da un punto di vista quantitativo, di questi interventi — alcuni sono abnormi in sé, non potrebbero stare neanche nella finanziaria — e vorrei che vi fosse un’espressione di reiezione rispetto a un andazzo che ritengo illegittimo, contra legem e da sanzionare, perché tutti dobbiamo essere consapevoli che votando questi articoli si va contro la legge. Che poi il legislatore possa andare contro la legge è argomento che dovrebbe essere devoluto alla cognizione di qualche giudice che probabilmente non c’è, però oggi sappiamo che facciamo una cosa grave, che solo con grave imbarazzo può fare chi oggi vota articoli di questo genere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

ANDREA RICCI. Le argomentazioni del consigliere Castelli hanno un fondamento. D’altra parte più volte, in questo Consiglio regionale, anche precedentemente, in occasione sia delle discussioni sulle leggi finanziarie, sia sull’assestamento di bilancio, lo stesso problema è emerso. Il relatore di maggioranza lo faceva rilevare con forza, oggi, nel corso del suo intervento in aula, così come nei lavori di Commissione è stato evidenziato. Credo che sia un errore quello di trasformare la legge di assestamento in una seconda legge finanziaria e un errore che diventa ancor più grave quando si inseriscono all’interno della legge di assestamento variazioni di normative e leggi vigenti che non sono direttamente finalizzate alla riduzione o alla variazione delle voce di spesa e di entrata del bilancio. Capisco necessità di emergenze e di straordinarietà che comportano una forzatura interpretativa della legge 31, quando però esistono necessità relative a variazioni da inserire nei capitoli di spesa o di entrata, sia direttamente sia indirettamente. Non capisco, né comprendo invece, quando vengono inseriti articoli che nulla hanno a che fare con il bilancio. E’ un errore questo, perché rende il procedimento legislativo caotico, perché è evidente che norme puramente regolamentari inserite nelle leggi di bilancio non sono sottoposte all’esame delle Commissioni competenti, quindi non vengono analizzate e approfondite da parte del Consiglio in maniera organica e sistematica. Quindi, rispetto a questo articolo 8 chiedo in aula qual è la necessità di straordinarietà, urgenza legata alla dimensione finanziaria che ha spinto la Giunta regionale a proporre questo articolo.
Rispetto all’art. 9 capisco che lì c’è una forzatura nell’interpretazione della legge, però il blocco degli organici delle agenzie di spesa, ad esempio, rientrerebbe nell’ambito di una interpretazione di questo tipo, e così via altri articoli. L’articolo 8 no, è una norma puramente regolamentare. Se non vi sono queste necessità così impellenti chiederei, per la chiarezza del procedimento legislativo, che la Giunta regionale faccia una proposta di legge di un articolo che non credo questo Consiglio impiegherebbe tempi biblici ad approvare, anzi penso che nel giro di pochissimi giorni potremmo essere qui ad approvare una proposta di legge di questo tipo. Dico questo sull’art. 8 perché poi vi sono altri articoli e soprattutto altri emendamenti. Ad esempio c’è un corposo emendamento dell’assessore ai servizi sociali che introduce modifiche alla legge 18 sul quale annuncio che mi esprimerò in maniera contraria, anzi invito alla riflessione per il ritiro di questo emendamento, perché non è materia di legge di assestamento di bilancio. La Giunta regionale presenta apposite proposte di legge, ha sempre trovato la piena collaborazione del Consiglio quando ha riconosciuto gli elementi di urgenza e di necessità che portano a queste modifiche.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Per quanto riguarda l’art. 8 noi siamo assolutamente convinti dei principi a cui faceva riferimento il consigliere Castelli prima e il consigliere Ricci poi, quindi per quanto riguarda la Giunta l’art. 8 può essere tranquillamente stralciato dalla legge.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 19.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Emendamento n. 20. Ha la parola l’assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. La stessa cosa per il 9 anche in considerazione delle osservazioni fatte dalle organizzazioni sindacali per un preventivo incontro su tali argomenti.

PRESIDENTE. Dal consigliere Castelli è stato presentato un subemendamento che viene ritirato. Pongo in votazione l’emendamento n. 20.

Il Consiglio approva

Emendamento 21. E’ identico. Emendamento n. 22. E’ stato presentato un subemendamento sostitutivo, che recita: “Dopo l’art. 9 aggiungere il seguente articolo 9 bis: I consorzi di bonifica adottano, entro 60 giorni...”. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 23. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 24. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Credo che su questa vicenda del consorzio di bonifica non ci si possa limitare a tracciare un percorso ma si debba far capire a questo Consiglio qual è la strada che si intende percorrere per una vicenda che ha creato un indebitamento di 5 miliardi e che alcuni dicono competa agli enti locali, Provincia e Regione. In passato era stato indicato il percorso di un commissario. Riportando la guida di questa struttura in mano alla Regione con questo articolo a questo commissario si sostituisce un commissario straordinario. Non so se alla luce di inadempienze del commissario che abbiamo nominato, comunque da un commissario passiamo a un altro commissario. Credo che sia importante chiarire questa vicenda, anche perché mi risulta che siano partiti anche dei contenziosi nei riguardi della Provincia per danni provocati da mancate manutenzioni svolte al territorio, questioni che sicuramente l’assessore Agostini conosce anche meglio di me. Quindi non vorrei che ci trovassimo nella situazione per cui la pubblica amministrazione paga i contenziosi con i capitoli del contenzioso e continua a non far fronte alla situazione che continua a produrre debito.
E’ vero che poco fa abbiamo votato un articolo in cui si diceva che va presentato un piano di risanamento vanno individuati beni alienabili, quindi qualche cosa si inizia a vedere, ma rispetto alla complessità della vicenda e ai problemi che sono stati creati anche da alcune decisioni assunte da questa Regione mi sembra che la vicenda non sia ancora chiara, fermo restando che sappiamo tutti che la complessità della materia non ci permetterà una soluzione a breve, però vorrei avere le garanzie che non si vada a un’amplificazione di questo debito e soprattutto si sappia con chiarezza su chi ricade e come, in qualche modo, si cercherà di far fronte.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. La Giunta regionale ha assunto l’orientamento di fare una proposta di legge complessiva non solo sul riordino dei consorzi di bonifica ma sulla situazione irrigua e sulle acque, per cui, per fare questo occorre qualche tempo in più rispetto al previsto. La norma che abbiamo votato prima di carattere generale già va nella direzione di un’assunzione di responsabilità sui piani di risanamento, mentre quella sul Tronto riguarda il fatto che i commissari nominati fino adesso non hanno avuto poteri di carattere straordinario. Con questo emendamento cerchiamo di dare più poteri al commissario, sia per i piani di risanamento di cui sopra, sia perché in quella specifica realtà si possono introdurre i primi elementi per arrivare a una sorta di collaborazione, quanto meno, dei tre consorzi che operano nella stessa provincia e forse, in definitiva, anche alla fusione dei tre per tracciare la strada del risanamento.
Per quello che riguarda il contenzioso sulle Province, la legge 13 del 1997 attribuisce alle Regioni le funzioni sulla bonifica. Dal gennaio 2003 sono state espletate tutte le procedure di trasferimento delle funzioni e del personale, per cui è la Provincia che deve assolvere alla funzione. Qui è nata una parte del contenzioso, fermo restando che noi stiamo elaborando, da qui alla fine dell’anno, una proposta di legge che rivista tutto il problema dell’irriguo e delle acque.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 25. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Emendamento n. 26. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Le agende regionali strategiche sono state lanciate come idea nel bilancio di previsione. Il Dpefr, che forse andrà corretto in questo senso, recita “La Giunta, entro settembre presenterà al Consiglio una legge per stabilire i criteri e comunque per organizzare queste agende”. Vediamo che questo articolo prevede una sorta di delega del Consiglio alla Giunta regionale per formulare quei criteri che in realtà la Giunta doveva proporre a noi perché li approvassimo. A mio modo di vedere questa competenza è di Giunta proprio per il carattere strategico di queste benedette agende. Non credo che esistano motivi apprezzabili perché il Consiglio ometta un intervento. E’ vero che in Commissione la mediazione ha previsto l’indicazione del parere conforme, ma fermo restando che secondo me si doveva fare per legge, è chiaro che il concetto di conformità è un surrogato dell’aggettivo “vincolante”. Vorrei sapere se “conforme” è “vincolante”, perché se è così sono d’accordo. Vorrei però conoscere l’interpretazione autentica della “conformità”.
Se così è, lo ritiro.

PRESIDENTE. Emendamento n. 27. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 10 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 10 bis. Emendamento n. 28. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Anche su questo vale quanto detto Ricci, cioè motivi di non conferenza a una dimensione finanziaria stretta. Quindi chiedo che venga accolto l’emendamento così come abbiamo fatto per quanto riguarda la vigilanza delle scuole nautiche.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Articolo 10 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 10 ter. Emendamento n. 29. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Di che parliamo? Il “di che parliamo” è retorico, perché vorrei parlare in riferimento ai documenti che mi sono portato.
Innanzitutto, più che mai in riferimento a questo articolo vale il discorso che ho fatto in premessa. Neanche la legge finanziaria ordinaria, quella del bilancio di previsione, avrebbe potuto avere una norma di questo genere, essendo norma attinente all’aspetto organizzativo, tanto è vero che riguarda una legge che parla di riordino, quindi il carattere organizzativo è in re ipsa, connesso alla materia di cui parliamo. Quindi, a mio modo di vedere assorbente su tutto è questa valutazione, dal punto di vista formale.
Parliamo del fatto che l’art. 10 della legge regionale 20.6.2003, quella sulla riorganizzazione è estremamente esplicito, nel far sì che il direttore di zona “è nominato dalla Giunta regionale sulla base di contratto a tempo determinato stipulato dal direttore generale dell’Asur ai sensi dell’art. 15 septies, commi 1 e 4 del decreto 502”. Cosa dice il decreto 502 al comma 1? Che vi è una inibitoria a che i contratti a tempo determinato possano essere conferiti a soggetti che godano del trattamento di quiescenza. E’ una norma che ci siamo dati. Fatto sta che i direttori generali possono conferire incarichi per l’espletamento di funzioni di particolare rilevanza a soggetti che abbiano certe qualità professionali, ma il decreto 502 stabilisce questo principio forte, preciso, netto: non devono godere del trattamento di quiescenza. Oggi ci si chiede la riforma parziale di un articolo che ha un sapore squisitamente organizzativo nell’ambito della legge di assestamento di bilancio, ma soprattutto si va ad interferire sull’organizzazione del servizio sanitario regionale, sulla base di un argomento che non ha sicuramente una diretta attinenza finanziaria. Cioè dimensione finanziaria non vi è, ma quel che è più grave è che noi interveniamo su una materia che è stata oggetto di una delibera con la quale la Giunta regionale ha istituito l’elenco dei soggetti aspiranti, che hanno depositato la loro domanda, dell’incarico di direttore generale dell’Asur, dei direttori di zona, del direttore del presidio monospecialistico, cioè voi il 30.6.2003 fate questa delibera, stabilite i requisiti fra cui questo: si fa riferimento esplicito all’art. 10 e quindi ai requisiti che coram populo, pubblicamente esprimete come connessi al 502, art. 15 septies, lo dite pubblicamente. Quindi si determinano una serie di aspettative qualificate per tutti coloro che hanno depositato la loro domanda e in corso d’opera, con una leggina nell’ambito della legge di assestamento, chiedete ora di modificare i requisiti richiesti. Se tanti pensionati che volevano aspirare a essere direttori di zona non lo hanno fatto perché questo hanno letto, siamo di fronte a una evidente lesione di diritti soggettivi. Riaprire non è neutro neanche dal punto di vista dei tempi.
Sappiamo bene che tutto il meccanismo di slittamento della riforma parte dalla nomina del direttore generale. Siccome la nomina del direttore generale era prevista entro novembre, sappiate a cosa andiamo incontro, fatte salve le considerazioni di tipo giuridico e di legittimità.
Questo vuol dire che oltre ai due anni e 6 mesi già preventivati, di avvio di tutto questo sistema, andiamo a riaprire un bando, diamo altri 6 mesi? Cosa succede? Sappiamo di cosa si parla? Vorrei sapere le motivazioni. Certo è che bisogna che ci diciate le ragioni per le quali vi discostate dal 502. Secondo me questa è una norma illegittima, che produce nella sostanza ritardi importanti, significativi e soprattutto sfugge alla comprensione di chi parla le ragioni per cui vi state buttando in questo cul de sac, perché proporre questa cosa ora apre il fianco a dei ritardi, a delle sconnessioni, a delle ulteriori evasioni di responsabilità che fanno il paio con il testo unico delle leggi sanitarie di cui circola la bozza, tanto per dirne una. Cosa vogliamo fare? Concludo il mio intervento, richiamando comunque questo Consiglio a una coerenza comportamentale, perché siamo di fronte a una norma analoga a quella che, sulla vigilanza delle scuole nautiche, ha giustamente portato questo Consiglio alla cassazione della stessa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Questo è un articolo, il 10 ter, che mi fa dar ragione a Stefania Benatti. In effetti il centro-sinistra sa fare le cose, perché riesce a fare delle cose terribili e riesce anche a normarle, a farle passare. Il centro-destra le sue cose legittime non riesce assolutamente neanche a condurle in porto. Questo articolo politicamente ha questa valenza: si fanno le leggi, ci si mette due anni per farle, dopo che sono state fatte con la concertazione ci si accorge che qualcosa nel normativo non è proprio come si vorrebbe. Nella finanziaria nazionale si mette dentro di tutto, ma qui non siamo neanche alla finanziaria, siamo all’assestamento della finanziaria, quindi una “sottolegge”, nella “sottolegge” mettiamo dentro tutto, addirittura una norma che modifica la legge sanitaria istituita dopo lunghissimo dibattito, per arrivare al dettaglio del meccanismo delle nomine. L’assessore Melappioni ha addirittura presentato tre subemendamenti all’emendamento che già era stato inserito come articolo 10 ter nell’assestamento di bilancio che è assestamento di una finanziaria. Se non siamo al colmo dei colmi... Se l’avesse fatto il centro-destra ci sarebbero stati “girotondi”, Nanni Moretti, non so che altro.
Non è possibile che per recuperare alcune singole persone — perché si tratta di recuperare delle singole persone che sono in pensione, che sono al di fuori delle norme, che neanche nelle norme delle norme che erano state previste possono rientrare — si rifaccia il bando pubblico, non si tenga in alcuna considerazione le leggi sanitarie che voi stessi avete fatto, che noi abbiamo votato in questo Consiglio regionale dopo sedute tumultuose, venga messo un articolo 10 ter, poi, poiché la normativa non lo consente vengano inserite altre cinque righe al comma 1, poi a modifica delle righe precedenti altre righe.

AUGUSTO MELAPPIONI. L’ha letto? Spero che tu l’abbia letto.

CARLO CICCIOLI. Sono cose che servono tutte a entrare in una fattispecie particolare. Dal punto di vista tecnico cercate di costruire un percorso per poter fare delle cose che non erano state previste, questa è la sintesi.
Noi diciamo che non è possibile modificare una legge che non è stata neanche applicata, che sarà applicata, per cui sono stati fatti dei bandi pubblici perché occorre arrivare a delle nomine. Su questo siamo ferocemente contrari. Addirittura arriviamo ad essere sostenitori di quello che voi avete scritto qualche mese fa. Per questo diciamo che un minimo di decenza vi dovrebbe portare a ritirare questi subemendamenti e queste norme.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Chiediamo cinque minuti di sospensione.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.


La seduta, sospesa alle 20,20,
riprende alle 20,20

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Abbiamo fatto una legge che avete chiamato “Riorganizzazione del servizio sanitario”, a due mesi dalla legge dobbiamo mettere mano ampiamente al testo, oggi con questo assestamento, ma ieri con delibere di Giunta. Ve ne sono state un paio esplicative di un testo che ai più, anche in una prima lettura, è sembrato assolutamente confuso, tecnicamente sbagliato, giuridicamente contestabile, in generale, politicamente non accettabile e non accettato da noi, come abbiamo espresso in aula in giugno. Oggi si ritorna su questa questione addirittura in sede di assestamento — come hanno detto bene il consigliere Ciccioli e il relatore di minoranza Castelli — per un errore, per correggere qualcosa che era stato detto in maniera chiara ed esplicita, perché quando si è citato il comma 1 e non solo il comma 4 dell’art. 15 del D. Lgs. si era citata una precisa disposizione normativa.
L’assessore aggiunge altre questioni, anche quelle dei direttori di presidio e delle nomine dei direttori di presidio, quindi a questo punto siamo di fronte non solo ad una norma sostanziale che in assestamento non può essere introdotta, ma anche alla non rispondenza a quei criteri che ci siamo detti tutti essere il filo del ragionamento che dovrebbe guidare nella stesura di un assestamento. Terza cosa sostanziale: si interviene su una legge di cui noi chiediamo fortemente l’abrogazione. Lo faremo con un referendum, con la richiesta che verrà da tanti Consigli comunali, lo continueremo a fare convintamente anche sulla base di questi argomenti che oggi sono venuti fuori in maniera clamorosa, eclatante. Si vuol reintrodurre un criterio che era stato prima tolto, quello di dare la possibilità a coloro che sono in quiescenza di rientrare. Lo si vuol fare in corso d’opera, non è accettabile tutto questo, noi chiediamo la soppressione di questo intervento sulla legge 13.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla verifica del numero legale, partendo dal n. 12.

ADRIANA MOLLAROLI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Ciccioli assente
D’Ambrosio presente
D’Angelo assente
Donati presente
Favia assente
Franceschetti presente
Giannotti presente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Martoni assente
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni presente
Minardi presente
Mollaroli presente
Moruzzi assente
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini assente
Ricci presente
Rocchi presente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Spacca presente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi assente
Agostini presente
Amagliani presente
Amati presente
Ascoli presente
Avenali assente
Benatti presente
Brini assente
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente

PRESIDENTE. Sono presenti n. 20 consiglieri, quindi la seduta non può proseguire.


La seduta termina alle 20,30