Resoconto seduta n. 158 del 22/10/2003
La seduta riprende alle 16,15




Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, ai sensi dell’art. 35 del regolamento interno, il consigliere Trenta. Ne ha facoltà.

UMBERTO TRENTA. Chiedo l’iscrizione all’ordine del giorno della mozione n. 97 che da due anni viene rinviata, in considerazione del fatto che il Governo discuterà questo argomento il 28 o 29 di questo mese.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Non so se formalmente è possibile chiedere l’iscrizione di un qualche punto all’ordine del giorno non nella seduta antimeridiana, ma al di là di questo aspetto formale sono contro la proposta di iscrizione di questa mozione e non capisco perché il collega Trenta, visto che sono due anni che la mozione è stata presentata, si accorga solo oggi della necessità di iscriverla, tanto più che abbiamo già avviato una discussione, oggi, che ci deve portare, a conclusione della giornata, ad approvare il Dpefr e degli altri atti che da tempo sono all’ordine del giorno di questo Consiglio. Sicuramente gli argomenti all’ordine del giorno oggi sono prioritari rispetto a una mozione che è stata depositata da due anni e solo oggi il collega Trenta si accorge di doverla iscrivere. Tanto più che un ramo del Parlamento — la Camera — fra 8 giorni sarà chiamato a decidere e su questa materia il Consiglio regionale a suo tempo si è espresso in maniera inequivoca. Noi siamo quindi contrari all’iscrizione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Anch’io ritengo irrituale l’iscrizione di questa mozione, tanto più che, come ricordava il collega Trenta, ci sarà il voto alla Camera tra pochi giorni, quindi credo sia implicito come la cosa appaia fuori luogo. La Camera ha già fatto su questo punto la discussione, tutte le considerazioni che oggi si volessero, in maniera anacronistica, riproporre saranno oggetto dell’aula tra qualche giorno. Sarà l’aula, per il punto in cui è arrivato questo iter parlamentare, sovrana a decidere se la provincia di Ascoli Piceno debba rimanere integra o se una parte della provincia possa avere l’autonomia. Ritengo quindi non solo fuori luogo, ma peraltro offensivo proprio per le istituzioni più alte delle nostre, per lo meno in una sede addirittura di voto, non di esposizione di parere, di mozione come si intende fare oggi, sostituirci a qualcuno che da tempo ha in mano la vicenda e la questione.
Peraltro il compito istituzionale di questa Regione è stato già svolto quando, dieci anni fa il Consiglio regionale ha già dato il parere ed è stato un parere favorevole all’istituzione della quinta provincia.

PRESIDENTE. Vorrei dire qualcosa rispetto alla irritualità. Normalmente facciamo la discussione sull’ordine del giorno subito dopo le comunicazioni. Questa è la norma in quest’aula. Il consigliere Trenta ha inteso fare le sue osservazioni in questo momento, credo che sia stato corretto permettere al consigliere Trenta di dire il suo punto di vista, far esprimere i consiglieri su tale punto di vista, direi però di riprendere l’abitudine, eventualmente, in chiusura della nostra giornata di lavori pomeridiani, di discutere se votare a favore o contro rispetto alla proposta del consigliere Trenta.
Quindi, riprendiamo la discussione della proposta di atto amministrativo n. 117.





Proposta di atto amministrativo (Discussione generale): «Documento di programmazione economica e finanziaria regionale (Dpefr) 2004-2996» Giunta (117)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 117, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il consigliere D’Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Questo Dpefr nelle linee generali ritengo possa essere considerato sufficiente, ma da un punto di vista di novità, come tra l’altro emerso anche in alcuni interventi fatti questa mattina, non abbia approfittato dell’occasione. Ritengo che si poteva fare qualche passo avanti, soprattutto rispetto a innovazioni di natura programmatica legate anche alle nuove esigenze del territorio. Questi aspetti non emergono, emergono vecchi aspetti e a volte anche esposti in modo di difficile comprensione e contraddittorio.
Per quanto riguarda la viabilità si parla di necessità della terza corsia fino a Pedaso e contestualmente si parla di un arretramento dell’autostrada e di circonvallazioni. Queste cose sono incompatibili: o c’è l’arretramento e il declassamento della A14 o c’è la circonvallazione, non si possono dare studi per entrambe le cose. Tra l’altro si vedono alcuni aspetti contraddittori, non si fa cenno alla viabilità, non si fa assolutamente cenno alla necessità di riequilibrio dei vettori di trasporto. Noi abbiamo un porto che è patrimonio di tutta questa regione, non solo della città di Ancona.
E’ indispensabile che un documento di programmazione si metta in evidenza la contraddizione che stiamo vivendo: da un lato le autostrade che diventano camionabili, non più vivibili, anche molto pericolose; dall’altro il tentativo, giusto, di affrontare la problematica con altre strade. Certo, questo giusto se non si va oltre, cioè non si va a dire che occorre un riequilibrio dei vettori di trasporto.
Il trasporto merci su rotaia, il trasporto merci per cabotaggio è tendente allo zero. Voglio far riflettere sul fatto che i problemi, se non vengono affrontati alla radice non verranno mai risolti. Oggi discutiamo della terza corsia fino a Pedaso, domani, se non verrà posto l’indice sul vero problema dovremo discutere della quarta corsia. Quindi, in un documento di programmazione un riferimento alla necessità di non rinviare più il discorso del riequilibrio dei trasporti era indispensabile. Non c’è. Ripeto, c’è poi la contraddizione dell’ultimo tratto che non si è capito bene se sarà una terza corsia, se sarà un arretramento, se sarà una circonvallazione. Se qualcuno lo sa me lo dica, sono contento di prendere atto della cosa.
Quando si parla dei trasporti pubblici si parla dei trasporti su ferro e su gomma, ma non si parla — ne parlammo in passato, in questa regione — del raccordo tra trasporto su ferro e trasporto su gomma. Ci deve essere un rapporto. Faccio un esempio per Agostini che viene dal sud delle Marche come me, così capisce bene di cosa sto parlando: se c’è un tratto ferroviario come quello di San Benedetto-Ascoli Piceno, con stazioni localizzate lungo la valle, un po’ decentrate, è chiaro che se non si integra il trasporto su gomma con quello su ferro e non si dà la possibilità ai cittadini, una volta scesi dalla stazione ferroviaria, di prendere un mezzo che porti a destinazione, è chiaro che il traffico passeggeri della linea non sarà mai tale da giustificarne l’esistenza. Io sono per la rotaia, ma molte sono le osservazioni che vengono dal territorio di coloro che sono contro il trasporto pubblico su ferro che dicono “perché la collettività deve spendere tanto quando queste corse sono quasi sempre vuote?”. A questa componente vorrei rispondere che forse non c’è la giusta integrazione.
Ricordo che questo problema fu affrontato in passato. Siccome non ho letto tutto il Dpefr, mi auguro che sia una mia lacuna e che mi sia sfuggito, ma ritengo che l’esempio che ho fatto per questa tratta debba essere fatto per le altre. E’ indispensabile una integrazione gomma-ferro per diminuire i disagi della gente e per risparmiare anche denaro pubblico.
Per quanto riguarda l’aspetto ambientale nulla si dice sull’importanza di mantenere il paesaggio agricolo marchigiano per quello che è, anzi siamo sotto la mannaia di una rivisitazione — è una mia valutazione soggettiva — che cade sopra la testa di tutti i cittadini di questa regione, che tengono al loro paesaggio agricolo. Se dovesse passare una rivisitazione della legge 13 sull’edificazione nelle zone agricole, così come dai contenuti delle attuali proposte di legge, lo scempio del territorio agricolo sarebbe devastante, più devastante del famigerato condono edilizio del Governo Berlusconi, avverso dalla maggioranza che governa questa Regione.
Gli ultimi dati indicano la regione Marche come meta preferita dagli stranieri per le sue peculiarità paesaggistiche e la sua ricchezza ambientale.
Nulla viene detto relativamente all’indispensabile programmazione dell’utilizzo della zona costiera e quindi del demanio marittimo. Assistiamo in questi giorni — anzi da un po’ di temo, per la verità — ad una lotta durissima a livello locale sul tentativo di far passare dei piani spiaggia che diminuiscono le permeabilità visiva del mare, con il loro aumento di volumetria, che diminuiscono l’accesso agli arenili che sono un bene della collettività, non solo dei concessionari di spiaggia; u intervento feroce per l’accaparramento di quelle poche spiagge libere che sono rimaste; la voracità di fare insediamenti turistici a quattro metri dalla battigia, in modo che la prima mareggiata la collettività si faccia carico di ricomporre questi disastri. Questa Regione è inadempiente dal 1994 rispetto a un regolamento sull’utilizzo delle zone demaniali: mi auguro che questo regolamento che cerca di omogeneizzare gli interventi su tutta la costa regionale avvenga al più presto, altrimenti piano spiaggia per piano spiaggia ci sarà un saccheggio.
Vorrei ricordare a questo Consiglio che recentemente, grazie all’intervento della soprintendenza ai beni ambientali sono state fermate cinque megapiscine nell’arenile di piscine, ma grazie alla soprintendenza. Ritengo che in un documento di programmazione questo aspetto ambientale di omogeneizzazione di tutti gli interventi sul territorio sia indispensabile.
Concludo dicendo che questo Dpefr mi sembra, da questo punto di vista, un po’ generico. Sarebbe stato opportuno approfondire questi aspetti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Ho ascoltato attentamente l’intervento del consigliere D’Angelo e faccio una riflessione. C’è molta assonanza tra i verdi e questo bilancio, per un fatto semplice: il verde indica il colore delle casse della Regione, però c’è anche un’altra nota di colore, che è il rosso, ed è normale per una Regione a guida centro-sinistra.
Il consuntivo 2002, l’assestamento 2003 e il Dpefr sono passaggi fondamentali della vita amministrativa della Regione, dai quali si evince il fallimento del governo che si perpetua ormai da otto anni. Ho riassunto il mio intervento.
L’assestamento del bilancio dimostra ancor più l’immobilismo di questa Regione che è incapace di gestire sanità e servizi sociali, che assorbono la stragrande parte delle risorse, ma che non riesce neanche a spendere i pochi finanziamenti destinati alle attività produttive e ad altri settori sensibili come la cultura. Quando sulla cultura si fanno tagli pesanti, significa che i passi successivi sono quelli della fine amministrativa di un governo di centro-sinistra che si è sempre appropriato indebitamento della cultura. Le famiglie e le imprese stanno pagando profumatamente le loro addizionali regionali, tant’è che il salasso per i contribuenti è risultato maggiore di quello preventivato e per quanto si agiti il presidente della nostra Commissione Luchetti, io non prevedo niente di buono e qui provo un senso di vicinanza al mio assessore Agostini, perché sta facendo effettivamente miracoli per far quadrare conti che alla fine, in ogni dipartimento o comparto, creano malcontento.
Qui non si dice la verità, si dicono sempre mezze verità e tanti errori che vengono poi frettolosamente fatti seguire da repentine marce indietro denotano un Esecutivo allo sbando, e qui veramente sarebbe opportuna la presenza di un assessore dei verdi. E’ un augurio per D’Angelo che ha idee molto chiare e ha fatto un intervento molto intelligente, perché ha parlato di programmazione, cosa che nel documento che voi oggi approvate, su cui preannuncio il nostro voto negativo, non c’è. Qui non c’è programmazione. Bravo, D’Angelo. Mi auguro che questo sia un segno di rispetto nei confronti della tua incisività politica e che ti sia dato il giusto riconoscimento con un assessorato, perché tu oggi hai parlato di programmazione, cosa che è assente da questo documento.
L’unica strada rimasta a questo governo regionale è quella di rimbalzare le responsabilità al Governo nazionale: “ci tagliano i finanziamenti, non ci danno finanziamenti, ci riducono le risorse, se poi qualcosa esce fuori siamo stati bravi noi nel concertare con il Governo e li abbiamo indotti a...”. Le tre carte non possono essere il gioco delle persone che guidano una Regione importante e strategica come le Marche che punta a un discorso di internazionalizzazione. Quindi questi documenti restano e rischiano di restare solo sulla carta e l’assessore Agostini bene fa a puntualizzare nei suoi interventi, anche duri, anche spocchiosi, certe cose, cercando in maniera intelligente di richiamare la guida amministrativa all’apertura, all’intelligenza, quindi a una collaborazione diversa. Oggi una dimostrazione l’ho data al presidente Luchetti, quando in Commissione si è visto negare, giustamente da un’opposizione che ha fatto il consigliere Castelli, ma da Rifondazione comunista, un provvedimento che io ho ritenuto giusto votare. Questo per il rapporto protesta-proposta, perché una guida amministrativa di una Regione, senza risorse non va lontano.
Ancora non si vedono i risultati promessi, anzi si sta perdendo tempo prezioso, ovunque la si giri risparmi non se ne vedono se non quelli che pagano i pazienti in termini di disagi e di disservizi. Sto parlando del dramma della sanità.
Guardate il controsenso: si fa un’azienda unica a livello regionale per la sanità. E’ un esempio unico nel panorama fantasioso dell’amministrazione di sinistra a livello di governo regionale, poi la Regione ritiene di non pronunciarsi sullo smembramento di una territorialità, creando una nuova provincia che, guarda caso, qui forse passerà, passerà forse pure al Governo, ma sicuramente non c’è fondamento amministrativo di questa spesa. E questo è preoccupante.
Mi auguro che i cittadini, le amministrazioni, nel referendum che andremo a fare e al quale tanti Consigli delle Marche hanno aderito, ci diano questo supporto, perché è giusto che i cittadini si preoccupino.
Tre cose sono prioritarie: l’immediata riduzione dell’addizionale Irpef per ridare ai marchigiani quello che è dei marchigiani; una consistente riduzione dell’Irap, perché la congiuntura economica sta producendo grosse difficoltà per settori importanti dell’economia regionale; finalizzare risorse allo sviluppo economico, un sostegno generalizzato e consistente per creare nuova ricchezza e occupazione. Risorse che devono essere trovate perché ci sono nelle tante sacche di spese improduttive, della cattiva organizzazione, della eccessiva burocrazia, ma soprattutto in tutta una serie di enti dipendenti e di organismi il cui costo non è giustificabile a fronte degli scarsissimi risultati che ne conseguono.
Per fare questo ci vuole coraggio politico e lavoro comune. In primo luogo con l’opposizione, che è un’opposizione costruttiva, a volte velleitaria, a volte irrispettosa, come mi è stato poc’anzi ricordato dalla collega Romagnoli che, giustamente, pro domo mea, non fa una considerazione amministrativa e questo offende l’istituzione, non chi si preoccupa di una integrità territoriale che ha un costo che peserà sui cittadini, un provvedimento richiamato nel 1990 con la chiara ammissione di una delibera — ma è usuale per l’Amministrazione di centro-sinistra — pur non avendo i requisiti minimi di legge, il che significa l’ammissione di un provvedimento fuori della norma. Era questo, Presidente Minardi, essere fuori della norma. La ringrazio perché lei ha invece sostenuto che la mia osservazione era legittima.
All’opposizione non può essere sistematicamente chiusa la porta in faccia, non può essere snobbata e non coinvolta anche quando può dare un contributo fondamentale. Per esempio, riguardo la dotazione infrastrutturale delle Marche. Bravo D’Angelo, ancora una volta bravo, hai messo il dito sulla piaga. E’ una somma di errori e una sommatoria di errori dà un risultato di colore verde e rosso e il rosso ci sta dando uno stop, stiamo andando verso il baratro amministrativo delle Marche, un tema centrale per lo sviluppo che invece questa Giunta non affronta nei termini esatti, con il coinvolgimento e la valorizzazione delle tante forze disponibili. Questo è mancato nella risposta della sanità. Se avessimo fatto un tavolo di concertazione parlando insieme, trovando una soluzione comune, ci sarebbe stato, per voi, non solo l’onere ma anche l’onore di essere stati intelligenti in una proposta generale che avrebbe coinvolto tutti, maggioranza e opposizione.
In conclusione, consuntivo e assestamento sono la fotografia di errori fatti e di maldestri, insufficienti tentativi per ripararvi e il Dpefr è una antologia dei desideri, un libro dei sogni, qualcosa che sta scritto ma che non coinvolge nel fatto amministrativo. (Interruzione). Ho detto “Dpefr”. Sai che chi balbetta e trattiene... Per voi che siete per la solidarietà e la cultura dell’amore, evidenziare la balbuzie di un consigliere è irrispettoso, irriguardoso, Franceschetti, comunque ti perdono anche questo. La pace è un dono che tutti devono avere nell’animo, ma non si può trasmettere se non si ha. O ce l’hai o non ce l’hai. (Interruzione). Lo so, Franceschetti è un uomo dallo sguardo buono.
Quindi, cose più o meno belle ma che rimangono sulla carta come un componimento apprezzabile per gli addetti ai lavori ma che mai troverà riscontro obiettivo nei fatti, perché mancano i presupposti politici che sarebbero necessari.
Vi ringrazio e vi chiamo a un attimo di riflessione, perché è il momento della riflessione. La regione è la regione di tutti, è come i colori della pace, multicolore: una regione al plurale. Grazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Una parte delle questioni che discutiamo con il Dpefr già le abbiamo discusse quando abbiamo parlato dell’assestamento e del consuntivo, quindi c’è un rischio di ripetere qualcosa rispetto a quello che abbiamo sostenuto in quell’occasione.
Contrariamente a quello che pensa il collega Castelli, relatore di minoranza, ritengo che questo Dpefr sia uno strumento utile per indicare le linee generali della programmazione regionale che poi debbono essere tradotte concretamente con i bilanci, quindi con il prossimo bilancio preventivo del 2004. Da questo punto di vista credo anche che questo Dpefr dà alcuni spunti di riflessione, di indicazioni importanti che poi velocemente dirò.
Noi facciamo questo Dpefr, intanto rispettando i tempi che sono dettati dalla legge regionale e questo è un fatto importante perché, tra l’altro, secondo me, pone le premesse per arrivare a un bilancio di previsione 2004 in tempi normali, entro la fine di quest’anno, al massimo all’inizio del prossimo, però affrontiamo al discussione anche con un limite di fondo: non abbiamo ancora chiaro il quadro che emergerà dalla discussione e approvazione della finanziaria nazionale e questo è un limite reale, perché alcune nostre previsioni, che pure sono importanti, dovranno fare i conti con la programmazione della finanziaria che il Governo e il Parlamento decideranno. Mi auguro — non voglio fare polemica a tutti i costi — che quella finanziaria venga profondamente modificata, nell’interesse non solo delle Regioni, dei Comuni, degli enti locali, ma anzitutto nell’interesse dei cittadini italiani, perché se quella finanziaria venisse confermata com’è, rappresenta un dramma per la popolazione italiana e quindi anche per la popolazione della nostra regione, perché i tagli che lì si prevedono sulla sanità, sul sociale, sui settori produttivi, sulle scarsezza di risorse per far fronte alla ricostruzione del terremoto, oltre che a questioni scandalose come quella del condono edilizio e della riapertura dei termini del condono fiscale, credo che sarebbe una iattura per la popolazione e per i cittadini italiani. Per questo penso che debba continuare un impegno forte da parte dei Consigli, delle Giunte regionali, degli enti locali per modificare profondamente quella legge finanziaria che oggi è in discussione in Parlamento.
Non bastano per questo le aperture che il vicepresidente del Consiglio Fini ha fatto all’assemblea nazionale dell’Anci, perché quelle aperture formali, se non hanno un seguito al punto di vista concreto, pratico, di cambiamento di fondo di quelle scelte, rimangono promesse buttate al vento che poi non hanno alcuni riscontro.
Credo che il Dpefr che oggi approviamo dia delle indicazioni importanti, per perseguire soprattutto due grossi impegni strategici, due grandi obiettivi strategici che sono intrecciati tra di loro: da una parte continuare con la politica che abbiamo intrapreso in questi anni, di sostegno allo sviluppo economico e sociale di questa nostra Regione e dall’altra parte continuare con una politica di risanamento, che in parte ha anche cominciato a dare i suoi frutti, come abbiamo ricordato anche nella discussione sul consuntivo 2002 e sull’assestamento 2003. C’è quindi un obiettivo di fondo, che è quello di utilizzare al meglio le risorse — poche — di cui la Regione può disporre, verso delle priorità che debbono tendere a sostenere e innovare il modello di sviluppo, che è fondato sulle piccole imprese, su settori all’avanguardia in fatto di “made in Italy”, di moda, di qualità, continuando a salvaguardare un modello di sviluppo sociale che nella nostra regione è uno dei più avanzati, perché al di là dei limiti che pure esistono, credo che le risposte che noi diamo in termini di sanità e di servizi sociali, difficilmente trovano riscontro anche in altre realtà regionali della nostra nazione.
Quindi il punto vero politico di questo Dpefr credo sia quello del sostegno ad un modello marchigiano che fino ad oggi ha retto, rispetto a una situazione di forti difficoltà congiunturali che vengono dalla situazione economica nazionale e anche internazionale.
Del resto i dati li conosciamo tutti, sono lì a dirlo, noi abbiamo alcuni dati che riguardano l’occupazione, il prodotto interno lordo, le capacità produttive delle nostre imprese che sono sicuramente molto superiori a quelli della media nazionale. Oggi questo modello incontra delle difficoltà serie su cui è giusto che noi ci interroghiamo per trovare non dico alcuni rimedi ma alcune strade che possano aiutare questa nostra regione e soprattutto alcuni settori produttivi, in particolar modo del “made in Italy”, ad uscire da questa situazione di forte difficoltà.
Non vedo lo stesso sforzo che viene fatto anche a livello nazionale. Torno sulla questione della finanziaria nazionale, dalla quale emerge, ad esempio, che non c’è, in previsione della legge finanziaria nazionale, alcuna lira, per esempio, per quanto riguarda il fondo unico delle attività produttive. Al di là delle promesse che si fanno, vorrei capire come il Governo nazionale intende concretamente sostenere le attività produttive del nostro paese e della nostra regione in modo particolare, quando, a fronte di circa 26 milioni di euro che il fondo unico delle attività produttive aveva stanziato nella finanziaria 2003, in quella del 2004 non appaiono risorse come nell’anno precedente. Questo un esempio concreto di come la risposta a livello nazionale, intorno a determinati problemi, che sono vitali per una realtà regionale come la nostra, fondata sulla piccola impresa, viene data.
Noi indichiamo alcune strade da perseguire attraverso il Dpefr, anche con alcuni strumenti nuovi, come quello delle agenzie regionali per lo sviluppo territoriale locale che può essere uno strumento che ci aiuta nella concertazione della politica, per quanto riguarda lo sviluppo economico, tra la Regione e tutti quei soggetti che a livello locale sono interessati a questa politica dello sviluppo, quindi i lavoratori, i sindacati, le rappresentanze economiche, sociali ed istituzionali di questi territori, stanziando per questi nuovi strumenti che pensiamo di mettere in essere e che non vogliono essere nuove strutture appesantite, ma strumenti agili di concertazione, delle risorse economiche importanti che già in parte sono previste nel bilancio 2003. In assestamento abbiamo anche votato un articolo specifico che stanzia 6,5 milioni di euro: credo che nel bilancio che ci apprestiamo a predisporre per il 2004 dobbiamo inserire alte risorse che ci consentano di sperimentare l’applicazione di questi nuovi strumenti in alcune realtà particolari della nostra regione, che riguardano soprattutto aree più svantaggiate dell’entroterra o distretti industriali come quello della moda che oggi vivono una situazione di precarietà e di forte difficoltà produttiva.
Mi pare che ci siano indicazioni importanti, che riguardano anche la ridefinizione del ruolo delle agenzie, degli enti, dei centri servizi che puntino non tanto a una questione di risparmio economico, perché secondo me non di questo si deve trattare, ma più che altro puntino a ridefinire un ruolo di tutti questi strumenti della politica industriale regionale che aiutino ad affrontare una situazione che è modificata rispetto a qualche tempo fa.
L’altra questione riguarda una politica di risanamento economico e anche di risanamento del nostro bilancio regionale che, ripeto, intanto è stata avviata e ha ottenuto alcuni risultati, perché il risultato del bilancio consuntivo del 2002 ci dice che noi chiudiamo il consuntivo 2002, piaccia o non piaccia all’opposizione e a Castelli, con una diminuzione del disavanzo rispetto all’anno precedente, di qualcosa come il 20%. Chiudiamo il bilancio della sanità del 2002 rispettando pienamente le previsioni del deficit e così via dicendo, perché questo avviene anche attraverso alcune scelte che abbiamo fatto. Per quanto riguarda la sanità il Dpefr credo dettagli anche nei particolari quali sono le azioni che vogliamo mettere in campo attraverso la riforma che abbiamo votato in questo Consiglio regionale prima dell’estate, per creare un sistema che dia delle risposte più qualificate e razionalizzi anche la spesa. Non sono azioni che hanno riguardato e che riguarderanno, come abbiamo detto in più occasioni, l’alienazione dei beni della sanità marchigiana, quindi credo che su questa strada noi dobbiamo continuare per raggiungere anche alcuni obiettivi che altrettanto chiaramente il Dpefr individua. Uno tra questi, uno dei più significativi e importanti è quello di arrivare, a partire dal 2004, a una riduzione della pressione fiscale che abbiamo introdotto con la manovra del dicembre 2001. E’ chiaro che per raggiungere questi obiettivi molto dipende dalla capacità di questa Regione di attuare le riforma che noi abbiamo indicato, ma molto dipende anche dal fatto che il Governo nazionale non introduca, come invece purtroppo ha fatto con la finanziaria, degli elementi che pongano gravi difficoltà al bilancio delle Regioni e dei Comuni con i tagli insopportabili che prima richiamavo.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Ovviamente, a nome della Giunta replicherà l’assessore Agostini. Volevo soltanto puntualizzare un paio di questioni. Mi dispiace che entrambe siano venute dalla collega Cecchini che non è in aula: le leggerà nel resoconto della seduta.
Parto dalla seconda. Questa mattina l’aula ha bocciato un emendamento del consigliere Cecchini, che puntava — questo ho capito dal suo intervento — a prorogare la moratoria degli inceneritori al 31.12.2005. Per la verità l’emendamento non diceva questo era un emendamento molto confuso, che riprendeva una parte del comma 5.3.3.3 del piano regionale dei rifiuti e poi rimandava a un’altra questione specifica di rifiuti particolari.
Voglio cogliere l’occasione per chiarire quanto meno il mio pensiero: ritengo che rispetto a questa questione non si possa andare a “colpi di maglio”, né che la sede possa essere quella dell’assestamento di bilancio. Siccome su questa questione è bene essere molto chiari e molto seri, la proposta che faccio a quest’aula è che entro il 31 dicembre 2003, quindi entro i termini dell’attuale moratoria mi impegno a portare in quest’aula una relazione relativamente all’appropriatezza dell’attuale piano regionale dei rifiuti, a ciò che fino a questo momento è stato fatto e a ciò che bisognerebbe fare. Anticipo soltanto che il sottoscritto intende muoversi all’interno del “decreto Ronchi”. Tutti voi sapete bene cosa prevede. Credo che in questo modo si possano dare quelle risposte che quest’aula e non soltanto quest’aula, attende. Io non sono affatto affezionato alla teoria dell’incenerimento, ma dico che su questa questione è bene non fare alcuna fuga in avanti, quindi non cogliere l’occasione dell’emendamento all’assestamento di bilancio, ma credo sia molto più opportuno discutere approfonditamente della questione e delle questioni che insistono su questo tema, quindi trovare le soluzioni più opportune. E’ quindi del tutto evidente che chiunque voglia strumentalmente dire che quest’aula ha bocciato un emendamento che prorogava la possibilità di una moratoria sugli inceneritori e quindi che anche l’assessore competente, in questo caso il sottoscritto, sarebbe “a favore di...”, si sbaglia e si sbaglia alla grande, perché questo non è il mio pensiero. Colgo l’occasione per dirlo in maniera molto chiara e molto franca, in modo che nessuno abbia da ridire su questa questione.
Stessa cosa per quanto riguarda l’intesa quadro. Non so cos’è accaduto nella Giunta regionale quando non ne facevo parte. E’ del tutto evidente che le discussioni avvenute fino al 24 ottobre 2002 attorno alle questioni dell’intesa quadro con il Governo nazionale sulle infrastrutture delle Marche, in modo specifico sulla questione “quadrilatero” non le conosco, non so se qualcuno della Giunta o la Giunta si era impegnata a far sì che il Presidente fosse il responsabile di questa intesa, quindi fosse il responsabile della gestione della stessa. Sta di fatto che le questioni che poniamo al Governo nazionale in questa fase non sono tanto diverse, nel senso che quando diciamo, in modo particolare rispetto al protocollo d’intesa tra Anas e società Sviluppo Italia, relativamente alla questione del piano di area vasta, che ripeto per l’ennesima volta non essere uno strumento previsto dalla legislazione italiana, riteniamo che ogni e qualsiasi tipo di programmazione su area vasta, in termini urbanistici stia nelle mani degli enti territoriali e nel caso specifico della Regione Marche. Ebbene, è del tutto evidente che poniamo esattamente la stessa questione. Noi diciamo che la tutela e il diritto a decidere sul territorio sono nelle mani degli enti e della regione innanzitutto e riproponiamo questa questione fino al punto che chiediamo la modifica del protocollo d’intesa attualmente esistente. Così come è del tutto evidente che a questo punto chiediamo la modifica dell’intesa quadro che, così com’è, non ha più ragione di esistere.
Ho visto uscire con prepotenza dal dibattito, ma anche da alcune affermazioni fatte giorni fa dal capogruppo dei verdi Moruzzi, questa questione dell’alternativa al trasporto su gomma, quindi maggiore affidamento al trasporto su rotaia. Non ci prendiamo in giro. Io non credo che una Regione, da sola, stante le sue potenzialità, le sue capacità ma anche le sue competenze, possa in qualche modo avere l’ardire di risolvere una questione di questa natura sulla quale i Governi nazionali, il Parlamento nazionale dibattono da decenni., oserei dire da quando conosciamo questo tipo di trasporto. O c’è una politica industriale, in questo paese, che si indirizza in tal senso e sposta risorse dal trasporto su gomma al trasporto su rotaia, sapendo che rispetto a ciò abbiamo una competenza relativamente al trasporto su gomma, il trasporto locale può darci delle politiche che puntino sempre più all’utilizzo del mezzo pubblico su quello privato; ma questa è una sola parte della questione sulla quale stiamo agendo, ve lo assicuro. Altra cosa è spostare una politica complessiva dal trasporto pubblico su gomma a quello su rotaia. Sono questioni delicatissime, importanti, sulle quali credo che sia bene spostare il dibattito nelle sedi più opportune e ritengo che la sede più opportuna sia quella che in questi giorni vede il Parlamento italiano approvare una legge finanziaria per il nostro paese. Quello a me pare essere il momento migliore per decidere attorno alle politiche industriali e attorno a quello che deve essere il trasporto generalmente inteso in questa nazione. Solo da lì potremo avere le risorse necessarie per affrontare questo tipo di dibattito.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Mi pare che sia il relatore di maggioranza che gli interventi dei consiglieri di maggioranza, in particolare Franceschetti ed altri, hanno puntualizzato, finalizzato e centrato gli aspetti programmatici che abbiamo voluto cogliere con la redazione del Dpefr 2004, anche evidenziando i punti di criticità che, nostro malgrado, nel corso dell’iter di approvazione della legge finanziaria nazionale, dobbiamo registrare, eventualmente correggendo gli stessi documenti di programmazione e finanziari.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SANDRO DONATI

Vorrei intanto ringraziare il servizio programmazione e il direttore del dipartimento che hanno raccolto la preoccupazione che questo Consiglio regionale aveva espresso per il ritardo con cui era stato presentato ed approvato il Dpefr dello scorso anno e che hanno contribuito a rispettare il tempi per la presentazione da parte dell’assessorato e l’approvazione, da parte della Giunta, del Dpefr. Questo è un primo dato importante.
Dopodiché penso che abbiamo costruito questo documento intanto partendo da due elementi. Il primo, che il Dpef nazionale è stato presentato con un mese di ritardo, quindi le coordinate che abbiamo potuto raccogliere dal documento di programmazione generale sono state poche e del tutto insufficienti a metterci in relazione con lo strumento nazionale. L’altro dovuto al fatto che, così come ha detto il ministro Tremonti, che il Dpef nazionale, per il 2004 era ancora uno strumento di semina: evidentemente, per gli enti “sottoordinati” è difficile, quando non si parla di raccolto, poter impostare i propri strumenti di programmazione. Quindi noi siamo partiti dall’assunto che le risorse trasferite alle Regioni fossero invariate rispetto a quelle del 2003. Questo è stato un primo punto su cui noi abbiamo incardinato la nostra azione e relativamente a questo abbiamo costruito quelle che secondo noi sono le adozioni prioritarie da portare avanti. Non per fare la polemica politica fra le parti, ma, se i numeri sono oggettivi, ognuno può fare le considerazioni come le vuole fare e ad oggi, il calcolo fatto dai nostri uffici relativamente a una diminuzione di trasferimenti nell’attuale legge finanziaria ammonta a circa 244 milioni di euro, quindi tutti i consiglieri sanno quale sarebbe l’impatto negativo, io dico drammatico, di una diminuzione di risorse di questa portata. Quindi, se ci sarà il riscontro di questo taglio alla fine dell’approvazione della legge finanziaria nazionale, noi dovremo tornare a riorganizzare, se ce la faremo — perché sarà difficile, sulla base di un taglio di 500 miliardi di vecchie lire — la programmazione annuale.
Non voglio entrare nella polemica, ma sono dati di carattere oggettivo che abbiamo assunto ed è un problema di forte criticità. Spero anche che il Consiglio regionale e tutti i consiglieri si possano adoperare fino in fondo perché i contenuti della legge finanziaria presentata dal Governo al Parlamento possano essere modificati. Dopodiché vorrei fare alcune rapidissime considerazioni di merito, per alcune delle questioni che qui sono state poste.
Il relatore di minoranza cercava di sminuire la portata di uno dei punti di più forte innovazione, cioè l’introduzione nel Dpefr della programmazione negoziata. Noi l’abbiamo fatto perché crediamo che lo strumento della programmazione negoziata, dello sviluppo dal basso sia uno dei presupposti e dei punti cardine su cui sviluppare l’azione regionale. Tra l’altro, conseguentemente ad un’azione nazionale che si è interrotta. Il precedente Governo aveva scommesso molto su una programmazione dal basso e sulla programmazione negoziata, l’attuale Governo ha drammaticamente interrotto questo. Noi pensiamo che questa sia una prospettiva su cui scommettere per li protagonismo dei territori, quindi abbiamo rilanciato ciò in maniera decisa e pensiamo che le Arstel costituiscano una delle novità maggiori della nostra programmazione e del Dpefr.
Dopodiché il consigliere Trenta ci richiamava a un’azione più rigorosa. Penso che questo sia giusto, noi dobbiamo essere consapevoli della fase economica e finanziaria che sta attraversando questa regione, quindi in primo luogo alla maggioranza dico che non dobbiamo abbassare la guardia rispetto al rigore che abbiamo messo nella costruzione degli strumenti finanziari degli ultimi due anni e che ci ha portato a conseguire risultati importanti. Abbiamo qualche ora fa approvato il rendiconto 2002 dal quale si evince una riduzione del disavanzo del 20,7%, quindi quei risultati si sono potuti conseguire per una politica coerente, di programmazione e di rigore e penso che questo sia un altro dei punti carine su cui il nostro Dpefr costruisce le proprie azioni. Quindi un richiamo a questo Consiglio regionale per continuare in una politica di rigore e in particolare alla maggioranza.
Dopodiché ci sono alcune azioni. Il consigliere Trenta diceva che una politica di rigore nella regione non si fa se non si mette mano alla stragrande maggioranza di enti, di partecipazioni, di agenzie. Io credo che questo sia vero, credo che sia importante che alle affermazioni che erano già presenti nel precedente Dpefr e che sono state puntualmente e ulteriormente esplicitate in questo documento, nel corso di questo e del prossimo anno possa fare riscontro una riorganizzazione tale da poter avere effetti di rigore anche sulla partita degli enti laterali all’ente Regione.
Da ultimo alcune risposte al consigliere D’Angelo sulla questione dei trasporti. Intanto non credo che il Dpefr dica cose poco chiare, perché il Dpefr intanto non costituisce un ulteriore strumento di programmazione che modifica quelli già approvati. Il Pit di questa regione è chiaro per quanto riguarda la linea di trasporto nord-sud che prevede la terza corsia, e ha ragione D’Angelo, c’è già qualcuno che pensa non alla quarta ma alla quinta corsia, addirittura. Quindi è vero il richiamo che ci faceva D’Angelo, però nel nostro documento di programmazione noi abbiamo già scelto che la terza corsia arrivi fino all’ingresso del sud della regione e poi ci sia un arretramento. E’ evidente che la Regione pensa di costruire questo arretramento intersecandolo con gli strumenti di pianificazione e programmazione territoriale degli altri enti, quindi il richiamo che io ritengo giusto, dobbiamo esplicitarlo in maniera più determinata alla stessa Provincia di Ascoli, perché scelga nel proprio Ptc qual è la propria programmazione circa l’arretramento. In una interlocuzione che dovremmo fare, potremmo scegliere la soluzione migliore, ma il nostro Pit già parla di arretramento dell’autostrada. Non penso, tra l’altro, che questo, di per sé, sia il solo problema. Evidentemente anche tu ne hai tracciati di altri. In questi anni penso che la Regione abbia dato un forte impulso, poi parlando di infrastrutture sappiamo che i tempi sono sempre medio-lunghi nella realizzazione delle opere, ma il riequilibrio dei vettori di trasporto a cui tu richiamavi penso è un patrimonio genetico di questo governo regionale, tant’è che nel piano dei trasporti nazionale facemmo allora inserire la sopraelevazione della galleria di Cattolica, proprio per cercare di costruire quello che in altre regioni hanno iniziato a fare, dall’interporto di Verona fino al Brennero, cioè il trasporto su ferro dei Tir che noi possiamo fare solo se ci sarà l’adeguamento di quella importante infrastruttura. Sappiamo quanto sia importante oggi, per dare funzionalità ai grandi vettori di trasporto, la rete della logistica, per cui stiamo lavorando sul piano della logistica, sappiamo con quanta caparbietà stiamo cercando di salvare l’infrastruttura del raddoppio della Orte-Falconara e penso che noi potremmo conseguire ulteriori risultati proprio perché, nella trattativa che si sta svolgendo tra l’assessorato ai trasporti e il Ministero del tesoro per l’adeguamento della nuova intesa, possa essere inserita anche l’elettrificazione e l’ammodernamento della rete ferroviaria Ascoli-Porto d’Ascoli, per cui da questo punto di vista, dando un accento e una priorità importante alla rete della logistica penso che stiamo costruendo le azioni nel riequilibrio e nella direzione che tu accennavi.
Ebbene, nel Dpefr, se andiamo a leggerlo nelle sue varie articolazioni, tutto questo è contenuto, proprio per dare il senso concreto, vero di quello che vogliamo fare sulla rete dei trasporti, quindi penso che il consigliere D’Angelo, partendo da un apprezzamento, possa cogliere anche questi aspetti, nella replica, tale da far diventare l’apprezzamento pieno e definitivo, proprio perché noi siamo partiti da una considerazione di invariabilità di risorse rispetto al 2003, su questo abbiamo costruito la nostra azione programmatica, il punto di criticità vero e fondamentale potrebbe essere quello della drammatica diminuzione di risorse che proviene dalla finanziaria del 2004.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli emendamenti.
Emendamento n. 1 a firma Pistarelli, che ha la parola.

FABIO PISTARELLI. L’emendamento è letterale, ma anche sostanziale, perché a pag. 18 del documento si fa un’affermazione che letteralmente è di questo tenore: “l’intenso dibattito che si è sviluppato attorno alla proposta di legge regionale per il riassetto del sistema sanitario marchigiano deve essere positivamente interpretato”. Questo “positivamente” noi non lo condividiamo per le regioni che abbiamo detto e spiegato in discussione generale, ma anche e soprattutto per le ragioni che abbiamo spiegato quando la materia è stata affrontata. La materia sanitaria, con i due passaggi di riordino e riorganizzazione del sistema sanitario regionale e il piano sanitario regionale, ha avuto un’accelerazione in senso negativo, perché non ha tenuto per nulla in considerazione le forti argomentazioni venute dal territorio marchigiano (tante amministrazioni hanno parlato in maniera critica di questo disegno), dalle parti sociali (categorie, sindacati), dalle parti politiche. Quindi chiediamo letteralmente di modificare questo assunto e fermarci, come documento di programmazione, se lo stesso vuol essere onesto, non per le ragioni dette in discussione generale — parole, parole, parole... — si deve riconoscere che non vi è stata nessuna indicazione delle direttrici di fondo affinché questa regione abbia un cambiamento di rotta per quanto riguarda la sua politica e programmazione complessiva. Chiediamo che la frase rimanga fino alle parole “sistema sanitario marchigiano”, perché mettendo i due punti qui si prosegue dicendo “ha fatto registrare una convergenza..;” ecc. Togliamo la considerazione di metodo e di merito positiva che in questo documento traspare e che invece non è condivisa assolutamente da alcuni dei soggetti che sopra ho ricordato: parti sociali, categorie, amministrazioni locali, forze politiche e non è pertanto neppure condivisa da noi, come abbiamo ampiamente espresso.



Commemorazione

PRESIDENTE. Devo dare una cattiva notizia all’aula. E’ scomparso il già consigliere e assessore regionale Bruno di Odoardo. Penso che sia opportuno osservare un minuto di silenzio per ricordare il suo lavoro presso il Consiglio regionale, impegnandoci a celebrare meglio la sua figura nel prossimo Consiglio regionale, all’inizio dei lavori.

(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio)



(Riprende la votazione della proposta di atto amministrativo n. 117)

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 1.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 2. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. L’emendamento n. 2 sostanzialmente ha lo scopo di mettere un pachino di ordine, anche dal punto di vista cronologico, a questo documento. Al di là di quella che può essere l’attività di critica e difesa che spetta a ciascuno di noi, anche per effetto della propria collocazione politica, questa pagina 21 non funziona, perché soprattutto il primo e secondo capoverso fanno riferimento alla delibera di indirizzi della Giunta regionale, come “da adottarsi” — invece è stata adottata — ma quel che è più contraddittorio rispetto alla realtà fattuale è il terzo capoverso che ribadisce come l’Asur nasca dalla fusione per incorporazione della Asl 7 di Ancona e delle altre 12 Asl ed è articolata in 13 zone territoriali. Una dizione superata dalla delibera del 5 agosto, di Giunta, che individua una situazione del tutto diversa rispetto a quello che la pag. 21 dice. Noi rischieremmo di approvare un Dpefr che costituisce un atto sostanzialmente ininfluente sulle attività concrete di questa Giunta e di questo Consiglio regionale e che andrebbe a evidenziare una situazione già superata. E’ un anacronismo sicuramente prodotto dal fatto che a luglio, quando è stato approvato il Dpefr dalla Giunta non c’era ancora quella delibera del 5 agosto, però bisogna anche avere un minimo di garbo, utile e propedeutico ad aggiornare ai tempi che sono cambiati, nel frattempo, il Dpefr stesso, altrimenti mi sembra che questo Dpefr nasca veramente vecchio e desueto. Noi abbiamo proposto un emendamento che fra le altre cose fa riferimento anche al testo unico, perché questo Dpefr prescrive alla Giunta di approvare il testo unico entro settembre 2003. Settembre è passato, non sto qui a dire che siamo in ritardo, ma chiedo: non è il caso di riassestare questo documento che doveva essere approvato a settembre?
Abbiamo proposto una dizione che sostituisce le parti superate e desuete del Dpefr a pag. 21, ovvero chiediamo che l’ultimo capoverso sia sostituito dal seguente: “a tale riguardo va tuttavia osservato come il dispositivo della delibera 1174, con la quale la Giunta regionale in data 5 agosto 2003 ha dettato gli indirizzi generali per la riorganizzazione del servizio sanitario regionale, contenga elementi palesemente contrastanti con le previsioni di cui all’art. 2”. E’ il discorso che facevamo prima. In sostanza, dalla fusione per incorporazione immediata siamo passati a una fusione per incorporazione differita. Visto che questi elementi, pur condivisibili, richiedono, a pena di inefficacia, la trasposizione in un’apposita proposta di legge modificativa della legge 13, chiediamo che questa modifica venga fatta propria dalla Giunta e successivamente dal Consiglio regionale in occasione dell’approvazione del testo unico delle norme regionali, che pure deve essere adottato.
Quindi chiediamo, con questo intervento, di rimettere ordine in senso cronologico, ma anche logico-sistematico, alla materia che risulta, in questa pagina, estremamente caotica e organizzata in maniera non corretta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 2.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 5. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Nella parte in cui il Dpefr fa riferimento al testo unico noi abbiamo voluto proporre questo emendamento, atto a evitare che il testo unico, che dovrebbe avere una natura sostanzialmente compilativa e di riorganizzazione sistematica della congerie di norme in materia sanitaria, non vada a menomare alcune tutele e garanzie fondamentali che sono poste da alcune leggi speciali. In particolare l’emendamento che penso non crei particolari scompensi, recita: “Il predetto testo unico dovrà mantenere inalterate le tutele previste dalle leggi speciali approvate per la disciplina del trattamento di singole patologie ad alto impatto sociale, ad esempio le leggi regionali 33/89 e 11/93, per i pazienti nefropatici”.
Questo emendamento serve a chiarire che la redazione del testo unico non può essere il cavallo di Troia che consenta l’elisione di norme che sono poste a presidio di singole patologie, di singole categorie di pazienti, ma deve essere un testo di natura organizzativa, di armonizzazione che non può consentire l’azzeramento di tutele che negli anni si sono create e formate a protezione di alcune categorie di malati.
Credo che non scombini l’assetto di questa Giunta e penso che possa essere utile approvarlo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Né l’assessorato né il Consiglio hanno intenzione di abbassare i livelli di tutela, soprattutto delle categorie più deboli. Il testo, così come formulato secondo me è accoglibile.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 7. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Questo emendamento ha lo scopo di inserire a pag. 73, nella parte in cui il Dpefr fa riferimento alle previsioni di gettito tributario per il prossimo triennio, una espressione che ha sostanzialmente la funzione di prevedere la possibilità che la legge 35 sull’inasprimento fiscale possa arrestare i propri effetti all’anno 2002, come io ritengo. Spiegavo prima che ad una lettura attenta della legge in forza della quale è stata adottata la stretta fiscale del 2001, con ogni probabilità, si può pensare che quella legge abbia esaurito i propri effetti nel 2002. Non lo sostengo in modo apodittico, lo esprimo in senso dialogico e possibilista, con un emendamento che ha questo senso: “La previsione delle entrate tributarie contenuta nel presente paragrafo è condizionata dal permanere, nel triennio di riferimento, dell’efficacia dei livelli impositivi introdotti con la legge 35. Occorre a questo riguardo appurare con precisione se le maggiorazioni dell’aliquota Irpef e degli ulteriori tributi regionali, disposte ai sensi della 405/2001 possano ritenersi ancora efficaci o se, come sembrerebbe da una lettura testuale della legge citata, abbiano già esaurito i propri effetti. Appare appena il caso di sottolineare come, ove risultasse avvalorata tale ultima ipotesi, la Regione sarebbe chiamata ad una immediata e drastica rimodulazione della propria programmazione economico-finanziaria. Quindi una previsione che prende in considerazione ciò che sembrerebbe evidente da una lettura oggettiva della legge 405/2001.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 7.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 8. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Nel Dpefr è scritto che la Regione intende dotarsi del piano energetico regionale. All’espressione un pochino vaga “intende dotarsi”, propongo di aggiungere un termine: “entro 90 giorni dall’approvazione del presente atto”. Non sto qui a dire quanto sia necessario rompere gli indugi sull’approvazione del piano energetico regionale. E’ una materia delicata per la quale vi sono stati incarichi sotto ogni profilo, anche all’università. Abbiamo bisogno del piano energetico. Ci sono una serie di possibilità energetiche che ad oggi, nelle Marche non possono essere attivate proprio perché manca questo strumento che il Dpefr dice essere pronto, a maggior ragione quindi, come Consiglio regionale possiamo chiedere che entro tre mesi possa essere presentato all’approvazione di questo Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento O8 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 9. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Nel Dpefr si dà un’indicazione programmatica molto importante: l’individuazione e predisposizione del nuovo piano di settore per quanto riguarda le attività culturali. Con questo emendamento intendo porre un limite cronologico: “da approvare entro dicembre 2003”. Mi pare che sia un impulso alla Giunta affinché affronti questo problema, sappiamo che il piano di settore della 75 è scaduto già da due anni, quindi mi pare che fissare un tempo cronologico sia estremamente opportuno. Invito la maggioranza a votare questo emendamento.

PRESIDENTE. Da parte del consigliere Trenta viene chiesta la verifica del numero legale, quindi prego di procedere in tal senso, iniziando dal n. 14.

ADRIANA MOLLAROLI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
D’Angelo presente
Donati presente
Favia presente
Franceschetti presente
Gasperi assente
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Marconi assente
Massi Gentiloni Silveri presente
Melappioni presente
Minardi presente
Modesti presente
Mollaroli presente
Moruzzi assente
novelli assente
Pistarelli presente
Procaccini presente
Ricci presente
Rocchi presente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Silenzi assente
Spacca assente
Tontini presente
Trenta presente
Viventi assente
Agostini presente
Amagliani presente
Amati presente
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini assente
Castelli assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
D’Ambrosio assente

PRESIDENTE. Sono presenti n. 23 consiglieri, quindi proseguiamo la seduta.
Pongo in votazione l’emendamento n. 9.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Questo atto è molto impegnativo. In generale, secondo me il Dpefr è un’arma a doppio taglio: da un lato è positivo se la Regione che lo adotta è sprovvista dei piani di settore (piano di sviluppo, piano sanitario, piano delle infrastrutture, patto per lo sviluppo e così via), perché in quel caso il Dpefr costituisce l’atto principale della programmazione, prima dell’applicazione e dell’approvazione del bilancio pluriennale, ma può essere anche un atto negativo, improprio per quelle Regioni, come le Marche, che hanno i piani di settore già in funzione, che devono, al contrario, essere approvati in pieno.
Nel nostro caso il Dpefr che è stato comunque migliorato dalla discussione, rischia di sovrapporre un atto ad altri atti, rischia di costituire una sovrastruttura normativa ed istituzionale che potrebbe indebolire l’attuazione dei piani di settore. Del resto il D. Lgs. n. 76 del 28.3.2000 non obbligava le Regioni a vararlo ma era una possibilità. Inoltre si rischia anche di indebolire una battaglia autonomistica che è cosa diversa sia dal federalismo, sia dalla devoluzione e si rischia anche di agire nella logica governativa su due punti cardine: in primo luogo le politiche attive del lavoro, dove il rischio è quello di una declinazione tal quale della politica normativa del Governo, si veda la legge 30 mentre, al contrario, servirebbe un’anima politica alternativa, più incisiva. Un altro punto nodale è quello dell’istruzione pubblica. Questo Consiglio regionale il 24 settembre ha approvato una mozione, la n. 297 di contrari età alla cosiddetta “riforma Moratti” che tra le altre cose negative abbassa l’età scolare, taglia 65.000 posti di lavoro tra insegnanti e personale ausiliario, regala in tre anni 90 milioni di euro alle scuole private, azzera i contributi agli enti locali per l’edilizia scolastica. In definitiva la controriforma del Governo Berlusconi in materia di istruzione si pone contro la Costituzione, in particolare contro l’art. 33.
Premesso ciò bisogna andare con i piedi di piombo quando si tratta di agire e di districarsi dentro la logica governativa. Non si tratta certo di violare la legge ma di operare una forzatura positiva per imporre un modello alternativo a quello della privatizzazione, del sapere e dei diritti del lavoro, non bisogna quindi dare corso alla logica della cosiddetta parità.
Intervengo in maniera breve, e concludo, sulla modifica proposta del Dpefr, perché questa modifica a mio modo di vedere migliora il testo e dà una possibilità in più. Richiama nella sostanza il rispetto della mozione approvata dal Consiglio regionale. E’ vero che altre Regioni — Toscana ed Emilia Romagna — hanno fatto leggi sulla parità, in particolare l’Emilia Romagna che ha cercato di integrare istruzione e formazione e anche se ha cercato di limitare i danni, tuttavia a me pare che quella legge, in quel punto, apre dei varchi nel segno della controriforma. E’ anche per questo che i Comunisti italiani non hanno votato quell’articolo.
Devo dare atto all’assessore Secchiaroli della disponibilità al dialogo con la Commissione, quindi con il Consiglio, perché tutti gli atti, in questa fase di pericolosa transizione sono stati costruiti con un ampio coinvolgimento. Meglio, in definitiva, un piano organico di indirizzi che una legge, anche se non demonizzo un testo che definisca meglio una concezione moderna di diritto allo studio, di scuola pubblica statale. Anche qui la legge è un’erma a doppio taglio: se si propone in applicazione della legge nazionale tal quale si rischia di agire in pieno nella logica della controriforma del Governo Berlusconi, se non si fa nulla si rischia una sorta di silenzio-assenso che noi non vogliamo, perché su questo punto occorre contrastare in ogni modo la privatizzazione della scuola.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Come ho avuto modo di affermare nel dibattito generale, in questo Dpefr, per quanto mi riguarda sotto l’aspetto ambientale vi erano dei punti confusi e dei punti non affrontati. Prendo atto delle dichiarazioni del collega Agostini, che dava garanzie per quanto riguarda l’impegno della Giunta ad affrontare con determinazione il problema del riequilibrio dei vettori di trasporto, quindi, di conseguenza, di tutta la politica viaria della nostra regione.
Presidente, gradirei che almeno gli assessori che hanno fatto la replica in relazione al dibattito generale, ascoltassero le dichiarazioni di voto.
Prendo atto delle assicurazioni dell’assessore Amagliani per quanto riguarda il discorso della termodistruzione dei rifiuti. Per la verità nessun cenno è stato fatto relativamente alle altre due problematiche che ho sollevato, cioè la salvaguardia del paesaggio agricolo regionale e la difesa del demanio marittimo.
Voglio fare un atto di coraggio, voglio dare fiducia a questa Giunta con un voto di astensione in base alle aperture che mi sono state date, con la speranza che vengano affrontati, nella direzione della tutela paesaggistica, anche gli altri due aspetti che non sono stati affrontati. Come si dice, “se sono rose fioriranno”, quindi annuncio la mia astensione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Mi pare che l’andamento della discussione sugli emendamenti non abbia prodotto risultati tali da far cambiare al sottoscritto e al gruppo di An l’opinione sul Dpefr che, ripeto, manifesta sostanzialmente un carattere di superfluità rispetto a quella che dovrebbe essere, secondo la legge 31, la funzione e l’obiettivo proprio di questo documento. Lo diciamo perché, al di là delle considerazioni già espresse, sulle quali non intendo tornare, in occasione della discussione generale, dobbiamo tuttavia ribadire che questa maggioranza non ha inteso dar corso neanche a quegli emendamenti che al di là del contenuto presumibilmente polemico, avevano invece lo scopo di rendere meno evasivo un documento che sembra informarsi al principio del non dire, del non prevedere. Del resto questa è la conseguenza di una serie di dati contabili di carattere economico-finanziario che non consentono una grande programmazione. Il teorema di questa maggioranza è che le parti evasive del Dpefr sono tali per effetto della “malvagia politica finanziaria del Governo”. Noi contestiamo questo dato che, pur consapevoli delle difficoltà del discorso stesso dei ritardi del Dpef nazionale, della rarefazione delle risorse, va invece letto come fatto più generale, dovuto alle incertezze che sono proprie della riforma del titolo V. Quando sento gli esponenti della maggioranza scagliarsi contro il Governo nazionale, al di là delle affermazioni che hanno una loro attendibilità, se fatte con onestà intellettuale, mi scontro tuttavia con il sospetto che vi sia anche una certa dose di malafede, perché non si può ignorare che tanta parte delle incertezze che piovono sulle Regioni tutte, sono l’effetto diretto di una riforma abborracciata — quella del titolo V — che, mancando di strumenti attuativi concreti, rigorosi, che dessero, soprattutto sotto il profilo del federalismo fiscale, certezza alle Regioni hanno determinato queste conseguenze che sicuramente esistono, ma che non esonerano questa Amministrazione regionale dal compito e dal dovere di gestire al meglio le risorse che già esistono. Quando, in occasione del rendiconto, abbiamo passato in rassegna i tragici dati sull’efficienza dell’organizzazione amministrativo-buricratica di questa Regione, quando abbiamo ricordato che, dati alla mano, il 45% delle risorse disponibili non vengono utilizzate, credo che questo aspetto rappresenti un motivo di riflessione profonda, inquietante, che non può essere coperto, marginalizzato, minimizzato alla luce dei problemi che questa Regione ha con il Governo nazionale. Esiste un problema forte di riorganizzazione, o comunque di garanzia che questo Consiglio regionale deve chiedere a coloro i quali sono oggi protagonisti del procedimento amministrativo in questa regione — mi riferisco soprattutto ai dirigenti, ai ruoli apicali che sono stati anche beneficiati da consistenti provvidenze economiche e finanziarie in loro favore — quelle performances che dovrebbero essere direttamente proporzionali allo stipendio e comunque alla considerazione che il loro ruolo, dopo la riforma organizzativa, ha dato loro in nome di obiettivi, di efficacia, di efficienza, tutti aspetti che tuttavia rischiano di rimanere lettera morta. A tre anni da quella riforma ancora questo ente rimane drammaticamente incapace di utilizzare quelle risorse, sia pure esigue, che il quadro finanziario assegna non tanto alla Regione ma alle imprese, alle famiglie, agli artigiani, a tutti i beneficiari di leggi di spesa che per il 45% dei loro diritti si vedono disconoscere quello che è anche un diritto, un diritto fondamentale: il diritto alla efficienza della propria amministrazione pubblica. Questo Dpefr, al di là degli auspici su una futura, ventura, auspicata, ritrovata efficacia del procedimento amministrativo della nostra Regione, non dà certezze. Ci aspettavamo, invece, che vi fossero delle indicazioni più precise. Non vi sono indicazioni più precise neanche per quanto riguarda la politica fiscale e ce ne dispiace. Ci duole che questa maggioranza non abbia voluto accogliere neanche quell’emendamento che aveva l’esclusivo obiettivo di porre un problema che non è stato riconosciuto come tale da questa maggioranza, ma che sarà posto come tale dalla comunità marchigiana, a far data dal 2004, quando la puntuale attuazione della legge 405 del 2001 sarà reclamata, magari, in sede contenziosa di fronte ai giudici tributari.
Non è stata data neanche quel tanto di armonia al Dpefr che noi richiedevamo in riferimento all’affastellarsi di norme, di interventi di Giunta e dirigenziali per quanto riguarda la materia sanitaria.
Questo documento non è stato neanche rivisitato alla luce delle circostanze che ci sono sviluppate e susseguite dal luglio, quando è stato approvato, ad oggi. Vediamo infatti in questo documento il ribollire di incongruenze, di antionomie, di contraddizioni. Citavo quella dell’Arstel. L’assessore Agostini sa che io non ho nulla contro la programmazione negoziata. Il mio riferimento all’Arstel era fatto per evidenziare una contraddizione: di un Dpefr che parla ancora di una legge che la Giunta regionale avrebbe dovuto in proposito presentare al Consiglio regionale entro settembre, una contraddizione rispetto a questo dato e all’altro che invece risulta dall’approvazione dell’assestamento, quando invece i criteri formativi di questo intervento di programmazione negoziata dovranno essere posti motu proprio dalla Giunta regionale.
Sull’Arstel nessuno voleva confutare la bontà di una programmazione negoziata da parte della Regione Marche, che fra l’altro è stata attribuita alla Regione non per una volontà di questo Governo, ma già gli ultimi patti territoriali del Governo dell’Ulivo avevano dato una precisa svolta e una precisa indicazione attributiva alle Regioni di tutti quelli che sarebbero stati, dopo l’anno 2001, i nuovi interventi di programmazione negoziata.
Noi non voteremo questo documento che, torno a dire, in parte è un libro dei sogni, in parte un documento che elude la sua propria funzione. E’ un voto che probabilmente serve a poco, non tanto perché numericamente non riuscirà a contrastare la preponderanza numerica di questa maggioranza, è un voto che conterà poco anche per la maggioranza, perché è un documento che dice poco, che serve poco e che, ripeto, non dà indicazioni prospettiche come invece un provvedimento di questo genere avrebbe dovuto fare nell’interesse di tutti noi e soprattutto della comunità marchigiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Abbiamo presentato un ordine del giorno collegato alla discussione del Dpefr, sulla questione della spesa farmaceutica, richiamata in maniera ampia da parte del documento, per spiegare i passaggi che dovrebbero andare, secondo le intenzioni della maggioranza, verso la realizzazione di un piano di risparmio importante, considerevole, tanto da vedere le agenzie di stampa, ieri, battere la notizia che per il prossimo anno, con molta probabilità, verranno ridotte le tasse ai cittadini marchigiani. Noi crediamo molto poco a questa promessa e a questo impegno, perché se ricordiamo bene erano una promessa e un impegno di fine 2001, di quando faceste quella manovra finanziaria che ha portato l’addizionale Irpef a essere la più alta d’Italia. Stesso discorso per l’Irap e per il bollo auto. Lì si disse “è una tantum, solo per il 2002, perché abbiamo vincoli che oggi ci sono piovuti addosso dopo l’accordo Stato-Regioni dell’agosto 2001”. Così non è stato, perché i livelli di addizionale sono rimasti inalterati sia per il 2002 che per il 2003 e probabilmente anche per il 2004. Una spiegazione è già stata data dal relatore di minoranza collega Castelli, quando ha detto “come mai si cita ancora la cifra importante di risparmio della spesa sanitaria per effetto della riorganizzazione del sistema sanitario regionale, quando la riorganizzazione del sistema sanitario regionale andrà a regime almeno fra due anni?”. L’avete scritto voi nella legge. Per due anni, comunque, rimangono tutte le strutture inalterate o quasi. Delle due l’una: o nn è vero che rimangono le strutture inalterate oppure non è vero il risparmio.
La prima spiegazione è questa: non ci sarà risparmio per quanto riguarda gli effetti della riorganizzazione del sistema sanitario.
Anche per il 2004 rimarranno tutti gli effetti della tassazione iniqua che avete applicato ai marchigiani, sia alle famiglie che alle imprese e la spiegazione è proprio quella della spesa farmaceutica. Abbiamo già visto quello che è accaduto, con la delibera di Giunta regionale arrivata tra capo e collo senza nessuna interlocuzione, nessun confronto ai farmacisti e ai medici di famiglia, non a tutti fra l’altro, perché qualcuno non sapeva assolutamente nulla. L’ordinanza che la Giunta regionale ha fatto in data 30.9.2003 ha già prodotto degli effetti di disagio e di sconcerto incredibili da parte proprio degli stessi operatori, non vi dico da parte dei cittadini.
A seguito delle proteste, che sono state unanimi, è stata emanata una direttiva del responsabile del dipartimento dott. Giuseppe Zuccatelli, in data 8 ottobre 2003, con la quale si modifica in parte il contenuto della delibera di Giunta regionale, si dice che effettivamente non ci si era spiegati bene e che le terapie devono essere garantite, quindi non un pezzo a ricetta ma la possibilità di completare il ciclo terapico, almeno per la settimana, che era stata indicata come periodo minimo che deve intercorrere tra una ricetta ed un’altra. Malgrado questo i disagi continuano, gli sconcerti ci sono tutti, le proteste ci sono state, l’unico risultato che si è raggiunto è l’allungamento delle file dei pazienti verso gli studi dei medici di medicina generale, i medici di famiglia, perché vi si devono recare diverse volte. Tutto questo è il risparmio? Periodo sperimentale, si dice, da qui a dicembre. Se è sperimentale sappiamo che i dati non sono assolutamente consolidati e verificati, dovremo farlo a fine anno. Voi date per presupposto il risparmio della spesa farmaceutica, e date quelle cifre come assolutamente rispettate dal Governo regionale. Questo lo contestiamo, non è questa la strada.
Noi chiediamo, con questo ordine del giorno, di annullare la delibera 1311 del 30.9.2003 della Giunta regionale, perché non è questo che serve per quanto riguarda i contenimenti anche della spesa farmaceutica, non è questo che serve nella programmazione della spesa sanitaria, non è questo che darà segnali di risanamento di un bilancio fallimentare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Associandomi a quanto diceva il collega Procaccini, faccio questa dichiarazione a nome anche della maggioranza.
Credo, assessore, che dovremo riflettere adeguatamente sulla formulazione del Dpefr per il 2004, perché se un documento articolato, che mette nero su bianco tutto quello che si sta facendo, che cerca di spiegare quali sono le strade che si stanno percorrendo per raggiungere gli obiettivi dati, se le analisi che si fanno rispetto alle entrate ed uscite sono unicamente questioni di poco conto, perché i colleghi della minoranza non se ne interessano, se è così è bene non dire niente, almeno continueranno a fare le analisi che hanno fatto in queste ore valutando il Dpefr, in quanto mi sembra che veramente diventa una questione abbastanza irrilevante per affrontare serenamente e in maniera documentata un dibattito sulla situazione sia economico-finanziaria sia programmatoria.
Infatti qui si è parlato di tutto un po’, prendendo lo spunto qui e là dal documento di programmazione, così come, per l’assestamento, il documento, più che assumere una valenza politica di indirizzo programmatico e discutere su di esso, è stato solamente oggetto, di fiore in fiore, di critiche abbastanza disparate. Tanto è vero che si torna a discutere sull’efficacia della spesa, questione che ha sollevato il collega Castelli in occasione della discussione del rendiconto, quando sappiamo benissimo che l’efficienza della spesa non è valutabile unicamente sui risultati di bilancio ma deve considerare altre questioni. Se qualcuno pensa che dei capitoli di spesa non sono stati impiegati unicamente per inefficienza della struttura, bisogna andare a verificare, invece, perché quelle spese vengono fatte in ritardo e molte volte questo è frutto di un sistema di trasferimenti inadeguato o quanto meno anche di una progettazione che non riesce a tenere dietro la possibilità di spesa efficiente da parte di altri enti.
Così anche il discorso sulla tassazione e la chiarezza di bilancio. Il documento parla molto chiaro: il discorso della tassazione così come proposta il 18 dicembre 2001, seguirà il suo iter tenendo conto che sarà abbassata nel momento in cui ci saranno quelle economie che ci consentiranno un riequilibrio. Questo sarà possibile nel 2004 sulla base delle differenze dell’andamento della spesa, soprattutto a livello di sanità, però a questo proposito vorrei sottolineare ai colleghi della minoranza, che quando parliamo di queste cose — dobbiamo parlarne anche in occasione dei livelli di tassazione imposti — la Regione Marche, nel panorama della situazione italiana, al di là delle Regioni che sono riuscite a raggiungere una specie di bilancio in pareggio — sono state le più laboriose e le più prudenti, in quanto hanno pensato di iniziare i processi di riorganizzazione almeno dieci anni fa — a differenza delle altre Regioni non ha nascosto i propri deficit e i propri debiti, tant’è che le altre Regioni non hanno provveduto neanche al riordino del loro sistema. Credo quindi che la Regione Marche ha toccato sì livelli molto forti di tassazione, ma almeno ha messo in chiaro la sua situazione organizzativa.
Credo che quello che si potrà fare e si sta facendo in termini di riorganizzazione — non a caso abbiamo commissariato il sistema per un anno e mezzo — potrà consentire di abbassare i livelli di spesa, salvaguardando la qualità dei servizi. Credo che siamo sulla buona strada e speriamo che con la riorganizzazione si possano ottenere risultati così come il Dpefr ha stabilito.
Nell’ambito di questa operazione il discorso si fa complesso, vedi la farmaceutica. Non voglio scendere sulla polemica con il collega Pistarelli, sa benissimo, egli, che qui è stata fatta una scelta coraggiosa, che è quella della non reintroduzione dei ticket, pertanto si sta tentando di fare in modo di non realizzare le farmacie domiciliari quando non ci sono i ticket. Invece sappiamo che, purtroppo, in questa situazione in ogni casa esiste una farmacia. Quindi quella delibera, con i chiarimenti proposti dalla direttiva tende proprio a salvaguardare le fasce più deboli e a limitare l’incremento dell’accaparramento dei farmaci. Questo un delitto, al di là delle incongruenze della delibera, su cui posso intervenire? Non mi sembra che si possa attaccare la Giunta da questo punto di vista. Sta di fatto però che anche grazie a determinate operazioni, come l’accordo fatto con i medici di famiglia, si stanno limitando le spese nella farmaceutica, talché si sta verificando effettivamente una diminuzione significativa, in percentuale, della spesa stessa.
Da questo punto di vista noi pensiamo che quello che il Dpefr ha delineato sia un percorso serio, accettabile e penso anche che con l’approvazione di questo documento si chiude la valutazione di tre atti importanti come il rendiconto, l’assestamento e il Dpefr e saremo in grado di appropinguarci al bilancio preventivo in maniera più razionale e più chiara rispetto agli anni precedenti.
A me dispiace che il collega Castelli, che fa parte della Commissione, non abbia valutato positivamente il fatto che l’impegno della stessa Commissione ha determinato il rispetto dei tempi — si fa una critica generalizzata ma non si sottolineano gli effetti positivi, realizzati almeno dalla Commissione — comunque possiamo dire di aver concluso, con questo documento, un buon lavoro, con la speranza che gli obiettivi che il Dpefr propone saranno raggiunti sicuramente, per metterci in grado, nel 2004 di abbassare la pressione fiscale, che è l’obiettivo che questo governo regionale si deve proporre rispetto a quanto si sta realizzando nell’intera struttura sanitaria.
Credo anche che sia necessario e urgente, da parte della Giunta, ripensare alla modalità di programmazione, in modo tale da incastonare il Dpefr in un ambito programmatorio più proprio che ci consenta in qualche modo di dargli rilevanza nel modo più adeguato. Faccio appello all’assessore, da questo punto di vista: gli darei una caratteristica molto più snella, considerati i risvolti che questo documento viene ad avere nell’aula consiliare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Per quanto riguarda il gruppo Udc valgono le dichiarazioni da me fatte questa mattina.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’ordine del giorno presentato dal consigliere Pistarelli come primo firmatario.

FABIO PISTARELLI. Chiedo la votazione per appello nominale, a nome anche dei colleghi Castelli e Romagnoli.

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione per appello nominale, a partire dal n. 10.

ADRIANA MOLLAROLI., Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
D’Ambrosio assente
D’Angelo astenuto
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni assente
Massi Gentiloni Silveri sì
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Moruzzi no
Moruzzi assente
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Silenzi no
Spacca assente
Tontini no
Trenta assente
Viventi sì
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini assente
Castelli sì
Cecchini assente

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 117.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Testo unico delle norme in materia industriale, artigiana e dei servizi alla produzione» Giunta (172)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 172, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Cercherò di essere veloce nell’illustrazione, facilitato anche dal fatto che questo provvedimento in Commissione è stato votato all’unanimità, dopo un lungo lavoro e una collaborazione costruttiva sia con il relatore di minoranza che con tutta la Commissione. Nell’ambito della materia della semplificazione e dell’inizio di approvazione dei testi unici si parte proprio dalla materia che riguarda le imprese che, più di altri, nel tempo e negli anni hanno chiesto certezze e semplificazioni.
Questo provvedimento segue la legge regionale 10/99, la cosiddetta “legge Bassanini” che decentra e chiede la semplificazione alle Regioni, nell’ambito del riordino in materia di sviluppo economico, attività produttive ecc. e invita, all’art. 76, le Regioni a predisporre, soprattutto in materia di sviluppo economico, ambiente, infrastrutture, servizi e ordinamento amministrativo, testi unici.
Lo spirito di questa legge imposta la logica di riordino sulla pianificazione, quindi fa discendere, soprattutto nel settore dello sviluppo delle attività produttive, la pianificazione, il riordino e il processo di semplificazione da un principio di pianificazione che noi abbiamo già attuato con l’approvazione del piano per lo sviluppo delle attività produttive approvato nella scorsa primavera da questo Consiglio regionale.
Il piano triennale, che è la cornice alla quale si riferisce il testo unico pianifica il triennio 2003-2005 e a partire da una valutazione sullo scenario macroeconomico e sullo scenario regionale, analizzando i punti di forza e debolezza, riconferma l’impianto del tessuto produttivo della nostra Regione, pur registrando alcuni limiti, alcune difficoltà, alcuni punti di debolezza incentrati soprattutto sulla calzatura, sull’export e sul mobile, ma riconferma la validità di un tessuto d’impresa che ancor oggi registra delle condizioni superiori alla media nazionale, soprattutto in fatto di occupazione e di pil.
All’interno di questo piano vengono definite le politiche, che prima di ogni altra cosa si incentrano sull’innovazione e sulla ricerca, sulla formazione, sulla internazionalizzazione, sull’approccio internazionale allo sviluppo e sull’accesso al credito, individuando in queste le funzioni e le politiche che il piano individua come politiche da attuare nel prossimo triennio, caratterizzando e ricercando il raggiungimento di obiettivi prioritari che debbono essere: la crescita della competitività del sistema, lo sviluppo compatibile, la buona occupazione, l’aumento del pil delle Marche.
Il testo unico, nel riordinare la materia ne rivista alcuni aspetti cercando di riaggiornarla rispetto ai cambiamenti economici che si sono avuti, nella direzione di una profonda semplificazione, seguendo i principi ispiratori di questo piano e dandogli una logica istituzionale, amministrativa e procedurale nella definizione dei vari interventi.
Il lavoro della Commissione, dopo una lunga serie di audizioni è stato proficuo e questo è testimoniato dal testo, così come emendato anche dalla Commissione, un testo composto di quattro titoli. Il primo riguarda le disposizioni generali, all’interno del quale abbiamo modificato come Commissione, dopo le audizioni, l’art. 6, allargando le tutela all’interno dei beneficiari, escludendo quelli che non rispettano i contratti e i contenziosi contributivi accertati in via definitiva.
La parte più relativa riguarda il titolo II e sono i settori di intervento sullo sviluppo produttivo, le politiche di investimento, la sostenibilità ambientale, la sicurezza del lavoro, lo sviluppo delle forme associative ecc.
Un punto qualificante relativamente al titolo I: dopo un lungo dibattito in Commissione abbiamo allargato anche le finalità di questo testo unico, inserendo all’art. 1, oltre alle finalità individuate nei punti a, b, c, d, un punto di rilievo che va sottolineato, cioè la frase che recita “perseguendo, in particolare, la crescita delle responsabilità sociali delle imprese per lo sviluppo compatibile”, quindi rafforzando le finalità e le attività, in termini di obiettivi.
Abbiamo poi, al titolo V proceduto ad una ulteriore semplificazione, sollecitati dallo stesso mondo delle imprese in un mondo importante, quello dei Confidi e delle cooperative di garanzia che tanto rilievo hanno nell’ambito dei finanziamenti che vanno alle imprese. Abbiamo modificato questo aspetto cercando di inserire ulteriori elementi di semplificazione, al fine di rendere ancora più efficaci la spesa e i contributi regionali a favore del mondo delle cooperative, quindi favorendo, da questo punto di vista, l’aggregazione delle stesse.
Così come al titolo III che tratta della disciplina dell’artigianato, abbiamo inserito e aggiustato la parte relativa all’istituzione dell’osservatorio regionale dell’artigianato, fatto importante per procedere ad un’analisi costante dei dati su cui addivenire ad una corretta semplificazione. Abbiamo poi rafforzato il sistema delle Cpa e della Cra, chiarendo una diatriba alla quale da tempo assistiamo, relativamente alle funzioni delle segreterie delle Cpa che oggi, con questa normativa, hanno una disciplina rafforzata, prevista come gestione diretta o in convenzione con le camere di commercio, ma con una loro caratterizzazione più forte in direzione del rafforzamento del ruolo e delle funzioni dell’artigianato.
Viene definita, nel testo unico, la composizione del fondo unico dell’industria che ricomprende i trasferimenti del fondo unico per circa 25 milioni di euro, i fondi regionali dovuti alle leggi 13 e 14 per circa 12 milioni di euro, i fondi comunitari dell’obiettivo 2, asse 1 del Fesr e dell’Interreg, di circa 22 milioni di euro, per un totale di circa 60 milioni di euro che nel tempo hanno attivato — questo dà il rilievo dell’importanza di questo atto — una mole di investimenti del sistema delle imprese di circa 300 milioni di euro, gran arte dei quali sono stati utilizzati per oltre un terzo per innovazione tecnologica e certificazione di qualità, altri con interventi a fondo perduto per l’abbattimento di interessi, garanzie fidejussorie ecc., attivando — cosa di rilievo e che va sottolineata — una media dai 10.000 agli 11.000 interventi nel sistema delle imprese della nostra regione. Quindi, da questi provvedimenti vengono toccate all’incirca 11.000 imprese nella nostra regione.
Questo dà la mole e la dimensione di quanto abbracci questa normativa. Credo che vada lanciato un allarme che deve coinvolgere tutto il Consiglio regionale: la preoccupazione di quanto non previsto, allo stato attuale, nell’ambito della finanziaria regionale. Non mi riferisco al tutto, ma, in particolare, alla indeterminatezza che abbiamo tutt’oggi relativamente ai trasferimenti sul fondo unico, che rischierebbero di far mancare una fetta consistente, dai 25 ai 26 milioni di euro, parte fondamentale del fondo per attivare questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Esprimo la mia personale soddisfazione per l’approvazione di questo atto. Il presidente Avenali e gli altri amici della Commissione ricorderanno che nel 2001, nelle prime riunioni chiesi che si procedesse in questa direzione, alla stesura di un testo unico, per una semplificazione, anche perché gli artigiani e gli imprenditori devono avere una boccata d’appoggio per interpretare tutte queste leggi e norme. Quindi, se riusciremo a fare questo lavoro di semplificazione sarà un fatto positivo. Faccio una piccola autocritica a me stesso: potevamo fare meglio, magari con maggiore sforzo, però io stesso che sono abituato, per lavoro, a semplificare sempre tutto, mi sono reso conto, con il collega Tontini, che in effetti una semplificazione maggiore non era facile, perché le norme sono tante, gli intrecci delle materie sono notevoli, quindi si rischiava di lasciar fuori degli argomenti interessanti. Prendiamo quindi atto che questo è un lavoro discreto che servirà agli operatori per ritrovarsi meglio in questo mondo.
La mia preoccupazione a suo tempo scaturiva anche dal fatto che con la “legge Bassanini”, alcune competenze che già le Regioni avevano si andavano ad assommare ad altre che venivano loro trasferite, per cui si rischiava, anche in questo percorso, di sommare provvedimenti a provvedimenti.
Il testo che credo approveremo fra poco, prevede che l’intervento regionale venga indirizzato in cinque direttrici principali: lo sviluppo produttivo delle imprese, la diffusione dei sistemi di qualità, la competitività dei sistemi produttivi, la promozione e valorizzazione dei prodotti, l’equilibrio della gestione finanziaria.
La norma delimita anche i settori d’intervento, l’organizzazione e la disciplina per quanto riguarda l’artigianato.
L’unica cosa che va aggiunta è che tutti i fondi nazionali, comunitari, europei, regionali, indirizzati al sostegno di queste attività produttive, formano insieme la dotazione finanziaria della legge che andiamo ad approvare. I finanziamenti complessivi dovranno poi essere modulati nei vari interventi attraverso un piano triennale e anche con disposizioni annuali di attuazione che la Giunta regionale dovrà emanare, perché questo sarà compito dell’Esecutivo e della Giunta regionale. Quindi credo che questo lavoro di semplificazione sia utile, sia agli operatori che all’Amministrazione regionale e penso che abbiamo fatto un lavoro discreto. Dico a me stesso che si poteva far meglio, però possiamo accontentarci del lavoro che siamo riusciti a fare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Ci sembra un po’ riduttivo discutere di una materia così delicata, visto il momento, la congiuntura ecc. e strategica — perché si parla di imprese artigiane e industriali, del tessuto connettivo della regione Marche, che ha addirittura fatto parlare gli analisti di “modello marchigiano” ecc. — a tarda sera, in un Consiglio regionale un po’ sfilacciato. Mi sembra riduttivo, perché ci sono dei passaggi che dovrebbero essere discussi, sviscerati, approfonditi ed analizzati.
Faccio un solo esempio, per brevità, per poi subito concludere: l’internazionalizzazione, uno dei passaggi importanti di questa legge che vuol riordinare dei settori, accorparli, organizzarli. Noi facemmo una grossissima discussione su questo punto nella scorsa legislatura, perché internazionalizzazione è un conto, delocalizzazione un altro e i confini sono molto labili. Qui siamo in una fase molto delicata, che vede non l’espandersi ma il trasferirsi, in qualche caso, delle nostre aziende verso i paesi che forse entreranno nell’Ue. Noi presentammo un ordine del giorno che fu discusso, votato, approfondito da tutta l’aula che fu un richiamo all’assessore Spacca, a suo tempo, proprio per essere in grado chirurgicamente di andare a individuare i casi specifici, di sostegno vero all’internazionalizzazione vera delle aziende e a disincentivare casi di semplice delocalizzazione. Questo è un aspetto che qui richiamiamo ma non in maniera completamente soddisfacente della problematica che comunque è complessa, perché con una virgola, un comma in più o in meno non si può mettere a posto una situazione che riguarda dinamiche complessive, dinamiche generali, del mondo della produzione, in particolare delle nostre aziende.
Una riflessione, forse doveva essere fatta, con dei richiami a questo tipo di attenzione. Lo facciamo ora, abbiamo cercato di farlo, come gruppo di An, anche perché il contributo è stato dato in Commissione, nell’analisi, nell’esame, nella valutazione, come ha detto il collega Viventi: anche il nostro collega Gasperi ha dato voto favorevole a questo tipo di impostazione. Attenzione a non fare una legge-manifesto che avrebbe sì delle dotazioni che vengono implementate anche per l’anno 2003 con altre upb che vengono indicate nella norma finanziaria finale, comunque una legge-manifesto che non puntualizzi bene, non individui in maniera quasi chirurgica gli interventi. C’è bisogno di questo, c’è bisogno di dare indicazioni ad un mondo della produzione, alle nostre piccole, medie e grandi aziende, perché anche sui giornali ieri abbiamo letto i numeri: ci sono aziende che hanno superato e stanno superando bene la congiuntura. Dobbiamo anche dare indicazioni per le prospettive. I sostegni sono da indirizzare, non per l’innovazione tout-court o l’ammodernamento tout-court che sono sempre positivi e importanti ma devono essere accompagnati da una strategia di politica economica che a nostro avviso è appena abbozzata da questo governo regionale. Le strategie devono essere preparatorie e accompagnatorie di certi processi di sostegno alle aziende, perché il sostegno di per sé va benissimo, anzi forse i fondi sono insufficienti per sostenere veramente certi processi di innovazione, ma deve essere soprattutto finalizzato e questo lo fa solo la politica economica, che questa Regione ancora non ha ben discusso. Oggi poteva essere l’occasione, forse non lo sarà, visti i tempi e le condizioni dell’aula; speriamo che lo sia a breve, facendo riferimento ai prossimi strumenti di programmazione finanziaria, cioè al prossimo bilancio di previsione che dovrà indicare qualcosa.
E’ una composizione di norme, il respiro complessivo deve essere dato da altro. Facciamo sì che questo sia uno strumento efficace di riordino di certe norme, di certi interventi da parte della Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Convengo con Pistarelli che questo è un atto importante, che riguarda comparti produttivi di grandissimo rilievo per la nostra economia, in particolare quando paliamo di industria e artigianato, quindi siamo di fronte a esigenze di grandi processi di trasformazione ed innovazione tecnologia, quindi gli interventi, anche quelli regionali sono di grande importanza e rilievo. Non è vero però che questa è una legge a freddo, nel senso che in questo Consiglio regionale noi abbiamo approvato il piano delle attività produttive, anzi in questo caso siamo di fronte a un percorso estremamente regolare, eventualmente potrebbero essere altri settori che non hanno strumenti di programmazione. In questo caso abbiamo approvato il piano per le attività produttive qualche mese fa, oggi andiamo da approvare una legge che va a dare concretezza a quegli indirizzi. Lì facemmo un’analisi anche molto attenta rispetto alla situazione economica, rispetto all’impresa artigiana, alla piccola e media impresa. Probabilmente abbiamo fatto un lungo lavoro in Commissione di discussione, quindi i componenti la Commissione, sia di maggioranza che di minoranza — abbiamo approvato la proposta all’unanimità — ritengono questo atto di grande coerenza, nel senso che a fronte di una programmazione individuiamo un testo unico di semplificazione nell’individuazione delle risorse, quindi il problema è delle risorse. Se nella prossima finanziaria non ci fosse niente del fondo unico sarebbe un grande problema, ce ne rendiamo tutti conto e se il bilancio regionale avesse ulteriori tagli sarebbe una cosa drammatica.
Spero che le cose non vadano così, ci dovremo tutti adoperare perché questo non sia, ma non c’è dubbio che ci siamo attrezzati, fin dal prossimo anno, per un percorso di semplificazione che va anche in direzione di un atto di programmazione in un momento particolarmente importante del sistema socio-economico della nostra regione. Per questo siamo favorevoli come gruppo, ma credo ci sia l’unanimità del Consiglio regionale. Seppure abbiamo fatto una cosa veloce, non è da sottovalutare, perché si tratta di un lavoro lungo che abbiamo fatto a partire dal piano delle attività produttive fino al testo che approveremo questa sera.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 16. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 17. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 18. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 19. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 20. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 21. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 22. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 23. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 24. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’art. 24 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 25. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 26. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 27. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 28. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 29. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 30. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 31. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 32. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 33. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 34. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 35. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 36. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 37. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 38. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 39. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva


Articolo 40. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva



Calendario dei lavori

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta del consigliere Trenta di porre la mozione n. 97 all’ordine del giorno della prossima seduta.

FRANCA ROMAGNOLI. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla verifica del numero legale, a partire dal n. 10

ADRIANA MOLLAROLI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
D’Ambrosio assente
D’Angelo presente
Donati assente
Favia assente
Franceschetti assente
Gasperi assente
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Martoni assente
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni assente
Minardi presente
Modesti assente
Mollaroli presente
Moruzzi assente
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci assente
Rocchi assente
Romagnoli presente
Secchiaroli presente
Silenzi assente
Spacca assente
Tontini presente
Trenta presente
Viventi assente
Agostini assente
Amagliani assente
Ascoli presente
Amati presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini assente
Castelli assente
Cecchini assente

PRESIDENTE. Non sussistendo il numero legale, la seduta è tolta.


La seduta termina alle 19,05