Resoconto seduta n. 161 del 12/11/2003
La seduta inizia alle 16,55



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Secondo quanto concordato nella Conferenza dei presidenti di gruppo, la seduta pomeridiana dovrebbe svolgersi secondo il seguente programma: approvazione della risoluzione sulla mozione n. 320 senza discussione, concordata da tutti i presidenti di gruppo e svolgimento dell'ordine del giorno a partire dalla proposta di cui al punto 2) per proseguire successivamente secondo l'ordine del giorno con il quale è stata convocata l'odierna seduta. Gli atti ispettivi si riprenderanno alla prossima seduta.



Mozione (Votazione): «Fallimento Conceria Sacomar — Problemi occupazionali per i dipendenti» Franceschetti (320)

PRESIDENTE. E’ stata presentata una proposta di risoluzione unitaria. La pongo in votazione. Pongo in votazione la proposta di risoluzione.

Il Consiglio approva



Proposta di regolamento (Discussione e votazione): «Modificazioni ed integrazioni degli artt. 18, 19 e 20 del regolamento interno del Consiglio regionale» Ufficio di presidenza (4)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di regolamento n. 4 ad iniziativa dell'Ufficio di presidenza.
Ha la parola il relatore, Vicepresidente Donati.

SANDRO DONATI. Signor Presidente, signori colleghi, la presente proposta di modificazione ed integrazione del Regolamento interno del nostro Consiglio regionale, interviene in modo specifico sulle disposizioni regolamentari concernenti i criteri che governano attualmente la composizione delle Commissioni consiliari permanenti.
Si tratta di modifiche ed integrazioni dettate dall’esperienza, la quale ha dimostrato quanto l'attuale disciplina della materia non possa garantire sempre e comunque che la composizione delle Commissioni consiliari permanenti rispecchi l'equilibrio della rappresentanza esistente in seno al Consiglio regionale.
Nello specifico le norme interessate sono rispettivamente l'articolo 18, l'articolo 19 e l'articolo 20 del Regolamento interno.
In sostanza il principio motore della presente parziale riforma è quello secondo cui la composizione delle Commissioni consiliari permanenti deve rispecchiare la composizione dell'Assemblea ed in particolare la proporzione esistente tra la maggioranza e la minoranza in seno alla stessa. Ciò è quanto espressamente dispone il primo comma del nuovo articolo 19 del Regolamento interno.
Ovviamente per poter assicurare l'applicazione di detto criterio guida è necessario disporre da un lato l'abrogazione del quarto comma dell'articolo 18 del Regolamento, il quale ingessa le Commissioni consiliari con la previsione tassativa di una consistenza numerica, e dall'altro prevedere una ulteriore deroga al disposto secondo cui ciascun Consigliere non può far parte di più di una Commissione (ulteriore rispetto alla già esistente della sostituzione pro-tempore del Consigliere che ricopre l'incarico di Presidente della Giunta. di Presidente del Consiglio o di assessore) nel senso che l'Ufficio di Presidenza, su proposta del Presidente, può integrare la composizione di una o più Commissioni con consiglieri designati a far parte di altre Commissioni, nella misura strettamente necessaria ad assicurare il rispetto del nuovo principio sancito.
La proposta di modifica dell'articolo 19 conferma, invece, la procedura di formazione delle Commissioni consiliari (designazione dei propri componenti nelle Commissioni da parte dei Gruppi consiliari, subito dopo la loro costituzione e con immediata comunicazione all'Ufficio di Presidenza; distribuzione dei consiglieri tra le Commissioni ad opera dello stesso Ufficio di presidenza che deve, altresì, stabilire anche a quali Commissioni assegnare i consiglieri che non sono rientrati nella ripartizione operata direttamente dai gruppi nonché quelli che appartengono a gruppi la cui consistenza numerica è inferiore al numero delle Commissioni).
Così come confermate sono le disposizioni secondo cui ogni consigliere può assistere, con diritto di parola, ai lavori delle Commissioni di cui non è componente; il Presidente e i componenti della Giunta hanno diritto di partecipare, senza voto, ai lavori delle Commissioni e ne hanno l'obbligo se richiesti dalla Commissione; le Commissioni permanenti decadono in ogni caso dopo trenta mesi dalla data della prima elezione del Presidente del Consiglio.
Per logica coerenza, inoltre, la presente novella comporta l'adozione di una normativa regolamentare tendente a garantire il rispetto dei criteri di composizione delle Commissioni consiliari permanenti così come nuovamente formulati non solo all'atto iniziale della formazione delle stesse ma anche nel corso della legislatura.
E' dato di esperienza, infatti, che nel corso della legislatura possa modificarsi la proporzione inizialmente esistente tra la maggioranza e la minoranza in seno all'Assemblea rappresentativa, e, laddove questo effettivamente si realizzi, sarebbe incongruo non prevedere un meccanismo che consenta la modifica di conseguenza della composizione delle Commissioni consiliari.
Specificamente il nuovo articolato viene a prevedere due distinte fattispecie: l'ipotesi in cui nel corso della legislatura in una o più Commissioni permanenti venga meno il rapporto esistente tra maggioranza e minoranza in seno al Consiglio regionale e quella in cui siano gli stessi Gruppi consiliari a richiedere all'Ufficio di presidenza, sempre nel corso della legislatura, una diversa assegnazione dei consiglieri nelle Commissioni permanenti. Quanto alla loro rispettiva disciplina: nel primo caso l'Ufficio di presidenza procede, sulla base delle nuove disposizioni in merito. alla modifica della composizione delle Commissioni e alla loro ricostituzione ai sensi dell'articolo 20 (rielezione del presidente); nel secondo l'Ufficio di presidenza può procedere ad una diversa assegnazione dei consiglieri nelle Commissioni permanenti senza dover obbligatoriamente alterare i criteri di composizione delle Commissioni stesse.
In questo ultimo caso quindi non si procederà alla ricostituzione delle Commissioni, a meno che la sostituzione dei componenti non riguardi la persona di un presidente di Commissione.
Venendo, poi, alla modifica che si propone riguardo il quarto comma dell'articolo 20 del Regolamento interno, essa si limita a coordinare la previgente disposizione con le nuovi previsioni regolamentari.
Infine l'atto in esame non dimentica di dettare la norma transitoria secondo la quale l'Ufficio di Presidenza procede alla modifica della composizione delle Commissioni permanenti secondo le nuove disposizioni regolamentari, entro quindici giorni dall'approvazione del presente regolamento e, a tale scopo, le previste designazioni dei Gruppi sono comunicate all'Ufficio di Presidenza entro cinque giorni dall'approvazione stessa.
Sottolineo che la presente proposta è stata approvata dall'unanimità dell'Ufficio di presidenza, dopo essere stata preventivamente esaminata dalla Conferenza dei presidenti dei gruppi in due successive riunioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Credo anzitutto che sia giusto richiamare il fatto che questa modifica della norma regolamentare non avviene per caso. E' la logica conseguenza di un disagio politico che ha coinvolto la maggioranza di questo Consiglio, quindi non sarebbe giusto, corretto liquidare questo passaggio come tecnico, perché passaggio tecnico non è. La maggioranza del Consiglio regionale scaturita dalle elezioni si è ridotta, ha perso due petali importanti, se pensiamo a come era configurata prima delle elezioni: la fuoriuscita del consigliere Cecchini, con tutto quello che comporta, la dissociazione politica del gruppo dei verdi, altro elemento che oggettivamente indebolisce, nel suo complesso, questa maggioranza regionale, questo Esecutivo regionale. Nell'intervenire su questa materia non possiamo non esprimere un giudizio rispetto a questo dato politico che segnala una difficoltà, un oggettivo ridimensionamento del peso della maggioranza che governa questa Regione, con gli effetti che ne derivano.
La seconda questione che mi sembra possa essere ripresa, è che probabilmente abbiamo perso tutti una grande occasione di trasformare questo passaggio tecnico-politico, per una riflessione comune sull'operatività delle Commissioni consiliari. Non è stato fatto a metà legislatura, forse abbiamo perso l'occasione storica — voglio su questo assumermi la mia parte di responsabilità, come rappresentante del più importante gruppo dell'opposizione — di andare a fondo del rapporto Commissioni-Consiglio, dell'operatività effettiva delle Commissioni consiliari, del problema della dotazione strutturale delle Commissioni, che non può viaggiare in maniera distinta rispetto per esempio, alla riorganizzazione dell'apparato del Consiglio, al nuovo dimensionamento delle responsabilità del Consiglio regionale. Questo ci avrebbe potuto dare, peraltro, suggerimenti, provocare anche qualche proposta di modifica relativamente al numero, relativamente alla competenza, ma soprattutto relativamente alla operatività. Non l'abbiamo fatto, io dico che abbiamo perso una grande occasione.
La proposta che è stata formulata rappresenta un marchingegno tecnico. Sostanzialmente ci viene detto "possiamo colmare questa lacuna rappresentata da un ridimensionamento del numero dei consiglieri della maggioranza attraverso l'introduzione, nel regolamento, di un meccanismo che comunque garantisce la maggioranza". E' un marchingegno. Mi viene un dubbio, però: è legittima questa scelta? Franceschetti, se nel corso di una legislatura metà dei consiglieri della maggioranza cambiano posizionamento politico...

FAUSTO FRANCESCHETTI. Non c'è più la maggioranza...

ROBERTO GIANNOTTI. Paradossalmente in questo Consiglio, con le nuove modalità di elezione del Presidente della Giunta, noi potremmo avere un Presidente eletto che insedia la Giunta, un Consiglio regionale che, in maggioranza, per un cambiamento di posizione di alcuni gruppi o per la dissociazione di alcuni consiglieri, la pensa in maniera diversa. In questo modo andiamo a delegittimare il ruolo della maggioranza del Consiglio regionale, che non può autodefinirsi tale, perché non ha i meccanismi. Mi viene questa perplessità. Spero che il direttore generale, l'ufficio legislativo, l'Ufficio di presidenza abbiano valutato l'impatto di questa cosa.
Prima c'è stato qualche scambio di vedute con alcuni presidenti di gruppo: noi facciamo una modifica parziale delle Commissioni, non mettetevi in testa di modificare l'assetto delle Commissioni dalla A alla Z. La norma dello Statuto e del regolamento è chiara: il cambio dei vertici delle Commissioni avviene a metà legislatura. Se oggi intervengono elementi tali per cui c'è una modifica della composizione, una modifica dei numeri delle Commissioni, sostanziale, nulla osta che si proceda alla rielezione dei Presidenti e dei Vicepresidenti, ma se questa modifica sostanziale non c'è, gli assetti direttivi delle Commissioni rimangono così come sono, secondo il nostro punto di vista, perché non è legittimo travalicare da una norma del regolamento che demanda a due anni e mezzo la possibilità di modificare, mentre la norma che approviamo questa sera dice che il Presidente rinomina solamente di fronte alla modifica della composizione. Credo che su questo si debba essere chiari, altrimenti sarebbe una ulteriore imposizione politica rispetto alla quale potrà giocare la forza dei numeri, ma certamente il consenso del gruppo di Forza Italia questa maggioranza non l'avrà.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Anch'io vorrei fare alcune riflessioni su questo atto che a mio avviso apre formalmente, a livello politico, un dibattito che va al di là dell'impostazione che l'Ufficio di presidenza ha dato a questa delibera. Ufficializza l'uscita dei verdi da questa maggioranza, quindi non è un atto dovuto, non è un atto tecnico, è un atto politico. Il segretario regionale dei Ds sta tentando in questi momenti, da quello che si legge sulla stampa, in modo più che convinto, rispetto al Presidente D'Ambrosio, che ha già liquidato il presidente D'Angelo, con questa delibera, giustamente preoccupato, visto lo strappo che ha avuto l'ex assessore Cecchini da con Rifondazione comunista, sta cercando intelligentemente di ricucire e di ricompattare i cocci di questa maggioranza che ha visto sfrattati prima l'assessore Cecchini, oggi il presidente della IV Commissione D'Angelo.
Di fronte a questa considerazione, sempre bene fa il segretario regionale dei Ds, a differenza del Presidente della Giunta D'Ambrosio, che si preoccupa più di amministrare, come del resto gli compete, anziché fare politica, a tener conto anche delle dichiarazioni dei Comunisti italiani, che in molte occasioni, ripetutamente, hanno criticato apertamente questa maggioranza per il modo come porta avanti i problemi, come gestisce la politica regionale. In più di un'occasione i Comunisti italiani sono stati in dissenso — sulla sanità e su altre problematiche non secondarie — e hanno salvato ripetutamente questa maggioranza. Quindi, Franceschetti, hai una maggioranza, ma molto risicata, perché i Comunisti italiani ripetutamente hanno detto che votano turandosi il naso perché non vogliono portare le destre al governo della Regione Marche. Quindi non è un voto dato alla coalizione delle sinistre, ma un voto contro le destre.
Non possiamo oggi sottacere di fronte a questo che è un atto politico, con cui viene "sfrattato" il presidente D'Angelo, tanto è vero che on firma più le convocazioni come presidente della Commissione: una volta firma il dott. La Micela, una volta firma semplicemente lui come "Pietro D'Angelo". L'atto che oggi viene in aula significa che il Presidente D'Ambrosio ha vinto in questo momento la battaglia contro i verdi, che il Presidente D'Ambrosio, con la sua risicata maggioranza tenta di arrivare fino alla fine pensando di non avere più incidenti di percorso.
Non so all'interno dei Ds, alla fine, se il segretario regionale riuscirà a ricompattare questa situazione, riconfermando D'Angelo presidente dei verdi, perché visto ormai l'atto venuto in Consiglio regionale si poteva anche pensare, a livello politico, di soprassedere o di sospendere questo documento, ma vista l'insistenza con cui oggi si è voluto portare avanti questo Consiglio regionale nonostante i fatti gravissimi che sono accaduti in Iraq, parlando con il nostro capogruppo Giannotti ho detto "forse ci sarà qualche delibera importante, questa sera, rispetto a una problematica nazionale che doveva far sospendere anche il Consiglio regionale". Vedendo invece l'ordine del giorno, questa delibera è il saluto di Pietro D'Angelo e dei verdi alla maggioranza, quindi ormai, in questo Consiglio regionale troveremo i verdi con la Cecchini all'opposizione, quindi diventeremo 18 anziché 15. Vi auguro che "tenga" Procaccini, visto che è rimasto ormai solo una riserva indiana, come diciamo noi in senso bonario, dei comunisti nelle Marche e speriamo che non vi si "rosichi" anche quella poca carne che vi è rimasta attaccata a livello regionale, perché state dando molto sangue a questa maggioranza e auguratevi che non vi accada più come è successo a Porto San Giorgio, come sta succedendo a questa maggioranza, che vi considerano uno scendiletto, pur essendo determinanti ed un partito importante in questa fase.
Quindi non si è aperto questo dibattito molto importante, Franceschetti. Questa sera salutiamo il presidente D'Angelo che dà l'addio alla presidenza della IV Commissione, una presidenza molto importante e nonostante il tuo segretario regionale tenti di ricucire questo strappo, la Giunta, di fronte a una richiesta del vostro segretario regionale ha deciso di andare avanti e di non curarsi del problema politico, che è serio e, in vista anche delle elezioni del 2004 e del 2005 si preoccupa più di tagliare la testa a D'Angelo che di ricostruire un rapporto serio e di coalizione con i verdi.
Noi non possiamo che prendere atto di questo atto deliberativo, perché non è un problema che ci riguarda, però abbiamo voluto evidenziare che non si tratta di un atto dovuto, né di un atto tecnico ma semplicemente di un atto politico che vuol estromettere, con questa delibera, il consigliere D'Angelo dalla presidenza della IV Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Sarò molto breve. Devo dire che questa modifica, nella sostanza cerca di adattarsi allo spirito del regolamento interno che fino ad oggi è in vigore. La chiamerei una "modifica flessibile". Siccome i numeri dei consiglieri di maggioranza sono flessibili, in questo momento in perdita, per rispettare lo spirito del regolamento bisogna modificare la norma, perché altrimenti non si quadrava il cerchio.
Da questo punto di vista non mi sembra che l'atto sia particolarmente di rilievo. Tenendo conto di quelle che erano le indicazioni ci si adatta alla nuova situazione. Questo è il merito tecnico, cioè la possibilità del Presidente di aggiustare la coperta che è diventata stretta, permettere alla maggioranza di essere maggioranza, alla minoranza di avere numeri che non possono mettere in crisi la Commissione. Di fatto, poiché la Commissione non ha potere legislativo ma è consultiva, si tratta di far funzionare i lavori del Consiglio.
Dal punto di vista politico invece, quello che viene affermato è sostanzialmente vero, cioè siamo in presenza di una difficoltà politica che vede la maggioranza con numeri più risicati, che ne riduce la quantità e riducendone la quantità sulla qualità c'è da discutere, nel senso che coloro che sono usciti dalla maggioranza ritengono di rappresentare, dal punto di vista dei contenuti, qualità forti, la maggioranza dice invece che questo non cambia niente — questa è stata l'espressione del Presidente della Giunta a una domanda posta qualche giorno fa da un giornalista — però, di fatto sicuramente è un passaggio che riduce notevolmente i margini di questa maggioranza che poi magari, per inerzia, arriverà a conclusione della legislatura. E' un dato di fatto che questo regolamento la prossima legislatura dovrebbe essere superato, perché nella riforma dello Statuto e delle regole, ovviamente è coinvolta la revisione del regolamento, perché nella nuova legislatura, a nuovo Statuto si dovranno applicare regole diverse; forse addirittura alla fine di questa legislatura, accanto all'approvazione del nuovo Statuto ci dovrà essere l'approvazione del nuovo regolamento. Si tratta quindi di andare avanti per questo anno e mezzo che ci rimane: siamo a novembre, c'è un mese e mezzo alla fine dell’anno, ci sono i prossimi 12 mesi, poi i primi tre mesi dell'anno e quindi lo scioglimento del Consiglio, sempre che si arrivi a scadenza ordinaria e non si anticipi la fine di questa legislatura. Ma di fatto, politicamente, la maggioranza, così com'era prevista nella precedente legge, quindi con un forte margine di numeri per l'approvazione delle leggi, non ha più questo forte margine e denuncia una situazione di grande sofferenza.
Non aggiungo altro, ne prendo atto con rispetto delle istituzioni che vanno fatte funzionare, però il dato politico è quello di una situazione di crisi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Brevissime dichiarazioni di ordine politico, perché credo che sul piano tecnico questa proposta stia in piedi e l'Ufficio di presidenza l'abbia confezionata al meglio possibile, quindi non ho rilievi, nel senso che se la questione era di garantire una maggioranza, la norma è scritta nel migliore dei modi possibile. Certo è che è una norma flessibile: tenuto conto che la maggioranza si riduce si cambia la norma ed è quanto meno discutibile che ci si "attrezzi" in questo modo, ma questo è il risultato tecnico di una questione politica.
Vengo alla questione politica, perché diceva bene prima Brini: il fatto che siamo qui, oggi, a discutere proprio di questo, dà più valore politico di quanto non ne avrebbe. Ragioniamo del valore politico. IO sono per darglielo tutto intero, nel senso che, al di là delle volontà dei Ds che convocano il centro-sinistra per fare i passi in avanti verso i verdi, oggi si fa un atto politico vero, contro i verdi e contro il presidente della IV Commissione, perché questo è. Come bisogna leggerlo, se non una estromissione forzata del presidente della IV Commissione? Questo, per certi versi non me l'aspettavo. In questo mese ho cercato di capire come poteva andare a finire il rapporto verdi-centro-sinistra: a fronte del macigno dell'Api ho pensato che non c'era modo di recuperarlo, nonostante le sirene diessine che hanno tentato in tutti modi e in tutte le maniere di costruire una strada. Il vertice fatto ieri oggi si smentisce dal punto di vista politico, perché con un atto istituzionale — questo stiamo facendo — noi votiamo, di fatto, l'estromissione dei verdi e l'estromissione dei consiglieri che allora furono della maggioranza, dalla modalità di dirigere le Commissioni.
Quindi stiamo al merito. Non c'è dubbio che la questione non poteva che essere questa, ma anche i verdi come possono stare in una maggioranza che dopo l'Api rifiuta la moratoria sugli inceneritori? Ma guardiamo anche la politica del centro-sinistra nelle Province. Parlo della mia Provincia di cui sono sicura: il piano cave approvato fa localizzazioni puntuali sulle cave di calcare e non lo poteva fare, perché in questo modo si dà a singoli imprenditori la capacità di diventare miliardari in pochi minuti. Il prelievo di ghiaia dai fiumi è fatto, al nord ed al sud, in modo indiscriminato. Non so chi sia l'assessore ai lavori pubblici, non so contro chi sto parlando in questo momento e non me ne voglia nessuno, ma non c’è dubbio che questa è una politica chiara che si sta facendo in questa regione, e nella provincia di Pesaro in modo particolare quali sono le imprese autorizzate per ogni fiume: per il fiume Metauro la Trasca, per il fiume Foglia ecc., ma posso dirlo in generale per tutta la regione.
Quindi inceneritori, Api, cave, prelievo di ghiaia: la politica ambientale non c'è in questo centro-sinistra delle Marche ed è per questo che era difficile risolvere il problema con una o due poltrone per il rapporto centrosinistra-verdi. Credo però che sia chiusa anche la vicenda di chi pensava di trattare su questo livello, perché con questo atto noi sanciamo una cosa molto precisa, credo un rapporto di lavoro fra Sinistra democratica e i verdi nel cercare di portare a sinistra questa maggioranza di centro-sinistra e un compattamento a 18 dell'opposizione in questo Consiglio regionale che dovrà darsi delle regole, perché abbiamo sensibilità molto diverse e ideologie lontane, quindi bisogna collaborare con rispetto di un rapporto politico che dovrà essere costruito.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Noi verdi abbiamo delle perplessità su questa modifica, non siamo d'accordo per una modifica in corso d'opera. La flessibilità è tale che non ci consente, visto che non l'ha fatto neanche il relatore, di valutare preventivamente il risultato della sua applicazione. La flessibilità è tale che con questa norma è possibile anche rivoluzionare le composizioni delle Commissioni. L'intervento di Giannotti ha rilevato questo aspetto e lo stesso Giannotti ha detto che la sua parte politica non gradisce questo tipo di applicazione.
Dal punto di vista tecnico devo dire che le modifiche sono state le più ridotte possibile, quindi di questo va preso atto. Comunque, con queste modifiche si sanciscono dei principi che non fanno riferimento a ripartizioni numeriche chiare e oggettive com'era nella precedente disposizione. Si dice che le Commissioni devono rispecchiare la composizione del Consiglio e che l'Ufficio di presidenza può integrare la composizione di una o più Commissioni nella misura strettamente necessaria ad assicurare il rispetto del principio indicato al primo comma, cioè che la composizione delle Commissioni permanenti deve rispecchiare la composizione del Consiglio. Questo mette in una situazione di disparità di trattamento i gruppi consiliari che non hanno un numero di consiglieri equivalenti al numero delle Commissioni, perché nelle Commissioni dove questi gruppi consiliari non possono nominare consiglieri, mai sarà possibile rispecchiare la composizione del Consiglio. Qui viene il passaggio successivo, in particolare la proporzione esistente tra la maggioranza e la minoranza in seno allo stesso. La proporzione del Consiglio è 18-22 e la stessa proporzione può essere applicata solo se tutti i consiglieri entrano a far parte delle Commissioni. Quindi c'è comunque un'approssimazione che nelle Commissioni avviene, un'approssimazione che nella precedente disposizione veniva stabilita da una serie di meccanismi matematici che allo stato attuale non sono più in grado di garantire la maggioranza in tutte le Commissioni.
Detto questo la nostra contrarietà scaturisce anche dal fatto che non si è dichiarato in quest'aula che non si intende rivoluzionare la composizione delle Commissioni, quindi dovremo aspettare la decisione dell'Ufficio di presidenza per capire se — parlo per il mio gruppo consiliare — al mio gruppo consiliare sarà data la possibilità di conservare i propri consiglieri all'interno delle Commissioni nelle quali lavorato e in cui credo abbiano dato e stiano dando, anche in questa fase, un contributo consistente in termini di qualità della proposta politica, qualità dell'elaborazione, qualità della discussione.
Se questa modifica consiliare andasse oltre l'avere presidenti di Commissione appartenenti esclusivamente alla maggioranza — cosa che molti consiglieri qui non contestano, anche se della maggioranza non fanno parte — questo sarebbe estremamente grave e credo che avrebbe delle ripercussioni. Sarebbe certamente utile che il relatore o chi per lui facesse conoscere qual è l'intenzione, qual è il risultato dell'applicazione di questa disposizione: se andremo semplicemente a un'integrazione della partecipazione dei consiglieri della maggioranza nelle attuali Commissioni, ripristinando nelle stesse un rapporto maggioranza-minoranza che non sarà mai quello del Consiglio, ma che comunque vedrà la maggioranza in Consiglio essere maggioranza in Commissione, o se si andrà oltre, si provvederà a un'azione di stravolgimento delle attuali ripartizioni all'interno delle Commissioni. Questo non è chiaro, quindi è evidente che l'atteggiamento riguardo a questa modifica regolamentare è estremamente differenziato a seconda di quello che sarà l'effetto, a seconda di quella che sarà l'applicazione.
Credo che sarebbe un grave errore, da parte del centro-sinistra, interpretare e utilizzare questa modifica del regolamento per andare anche oltre quello che credo i cittadini riconoscano, quello che è stato anche qui detto, cioè una omogeneità di gestione tra i lavori di Commissione e i lavori del Consiglio, evitando che nel Consiglio si debba ribaltare un’impostazione che in Commissione è venuta da una minoranza non creata sulle opinioni, sulle idee, ma creata aprioristicamente sul fatto che c'è chi sta in maggioranza e c'è chi sta in minoranza. E' chiaro che di fronte a questo non ci si può opporre in maniera pregiudiziale; di fronte all'altro atteggiamento è chiaro che non solo ci si oppone, ma ovviamente si trarranno anche le logiche conseguenze.
Mi sembra grave che nella relazione questo aspetto non sia stato preliminarmente chiarito, mi sembra una grave lacuna, mi sembra, ad essere buoni, una disattenzione nei riguardi di chi questa problematica, peraltro, l'ha segnalata, l'ha evidenziata. Credo che anche di fronte ai cittadini marchigiani metteremmo nel ridico queste cosiddette "prove di disgelo" che il centro-sinistra, di cui i verdi rivendicano di far parte, vogliono continuare a far parte e fanno parte, sta mandando avanti nelle sedi politiche che sono comunque state valutate positivamente, peraltro, da tutta la coalizione, al di là del fatto che siano ancora agli inizi, che siano preliminari, ma sono certamente promettenti e incoraggianti, così le abbiamo valutate.
Quindi la questione politica che sta dietro questa modifica regolamentare noi diciamo che è ancora aperta, c'è una difficoltà del centro-sinistra a relazionarsi con la forza politica dei verdi in questa Regione, a metterla in condizioni di concorrere con più forza alle decisioni rispetto a quello che è avvenuto in passato e non c'è, da parte nostra, nessun atteggiamento precostituito di voler salire sull’Aventino, c'è però una volontà di voler condizionare comunque questo centro-sinistra, voler fare in modo che sia espressione più forte del nostro elettorato, che si contrappone a una politica che il Governo e il centro-destra stanno portando avanti a livello nazionale e in tante amministrazioni dove si governa in modo diverso da come vorremmo che si governasse, non tanto perché ci sono altre persone quanto per le scelte che non condividiamo. Allo stesso tempo, però, questa riforma elettorale non ha imposto a tutte le forze politiche una omologazione e credo che sia importante che il centro-sinistra parta dalla valorizzazione delle differenze, dal rispetto delle peculiarità.
A nostro avviso questo rispetto mancato in alcune situazioni, lo testimoniano anche alcune vicende, compresa quella della Provincia di Ancona. Ci dispiace di non poter offrire più il nostro contributo anche con la presidenza della IV Commissione, dove il collega Pietro D'Angelo ha profuso il massimo sforzo per accelerare, arricchire di contenuti, fianco nell’ultima fase estremamente difficile e anche imbarazzante, per certi aspetti, ma credo che per una valutazione a proposito del voto sia importante e determinante anche che il relatore o chi per lui risponda alle questioni che noi abbiamo posto, fermo restando che in ogni caso rimane il nostro impegno per dare il massimo apporto nel lavoro all'interno di questo Consiglio e delle Commissioni, nel rispetto delle opinioni altrui, all'interno delle regole democratiche che ci sono date, ma anche all'interno della logica che permetta a una forza politica come la nostra di esprimere tutti i contributi che possiamo dare nei settori per i quali credo che in passato abbiamo già dimostrato di poter dare lustro al lavoro di questo Consiglio regionale, di questa Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Credo che sia fin troppo smaccato e strumentale il tentativo che qui ci è stato offerto dalle forze politiche del centro-destra di trascinare il dibattito relativo alla modifica regolamentare su una polemica strettamente politica, tutta tesa ad alimentare, nelle intenzioni di questi partiti, ulteriormente una divisione dentro la maggioranza, in particolare tra l'attuale maggioranza e la posizione politica espressa dai verdi nel Consiglio regionale, in questa fase e anche attraverso documenti politici.
Posizione politica da parte del centro-destra del tutto legittima, perché ognuno fa il suo mestiere, però credo che noi dobbiamo partire rimanendo nel merito della scelta, perché la modifica adottata con la proposta di atto amministrativo da parte dell'Ufficio di presidenza all'unanimità, quindi con il voto favorevole anche dei rappresentanti della Casa delle libertà, ci dice un'altra cosa che io condivido come condivide tutta la maggioranza, cioè che intanto si riafferma un principio democratico, credo sacrosanto: che ci sia una corrispondenza tra la maggioranza presente in Consiglio regionale e il ruolo della maggioranza che deve esistere dentro le Commissioni, anche e soprattutto per una questione di funzionalità amministrativa.
Credo che questo, intanto, è il punto di merito da cui dobbiamo partire, poi come tecnicamente questo si trasformerà nelle decisioni dell'Ufficio di presidenza è una tappa successiva, come è una tappa successiva anche il fatto delle presidenze delle Commissioni. Oggi noi non discutiamo le presidenze di queste Commissioni, né come queste Commissioni verranno formate, ma discutiamo la modifica di un regolamento per riaffermare un principio democratico, quindi come avverrà tecnicamente la ricomposizione è un passo successivo. A me non sfugge l'indicazione che qui è venuta dal presidente del gruppo dei verdi Moruzzi, quindi proprio per un fattore tecnico, per garantire questa maggioranza in tutte le Commissioni, probabilmente occorrerà che l'Ufficio di presidenza ridisegni la composizione di tutte le Commissioni. Io dico che, nei limiti del possibile, va garantito, on solo per i verdi ma anche per le altre forze politiche, sia di maggioranza che di minoranza, il rispetto delle indicazioni che queste daranno per quanto riguarda la presenza di propri rappresentanti dentro le Commissioni stesse; Se non vado errato, credo che l'intervento di Moruzzi ci abbia voluto dire questo, cioè che i verdi, al di là della collocazione attuale in minoranza, gradirebbero il mantenimento di loro rappresentanti nelle Commissioni ove attualmente sono, cioè la III e la IV. Credo che questa sia un'esigenza legittima che, ripeto, nell'autonomia dell'Ufficio di presidenza e credo anche nella possibilità concreta che deriverà dalla composizione generale di tutte le proposte, sia un'indicazione da dover tenere presente. Certo, c'è un dato politico che non voglio disconoscere, da cui è nata questa proposta di modifica del regolamento, ma del resto credo che non scopriamo l'acqua calda, nel senso che c'è stata una modificazione della maggioranza conosciuta, come è stato palese dal dibattito che c'è stato anche in Consiglio regionale. Questo non vuol dire che non c'è più una maggioranza, anzi la maggioranza esiste e continuerà ad operare fino al termine della legislatura. C'è stata una dissociazione dalla maggioranza da parte dei verdi avvenuta su un problema specifico e importante come quello dell'Api. La modifica del regolamento prende atto da un punto di vista tecnico, anche se con rammarico, di questa modificazione politica dentro la maggioranza. Ciò non vuol dire che politicamente non dobbiamo — anzi lo vogliamo assolutamente — continuare a ricercare di ricostruire un rapporto pieno del centro-sinistra nella maggioranza in Consiglio regionale, quindi recuperare un discorso pieno, costruttivo con i verdi, perché riteniamo che questo sia un obiettivo politico giusto che va perseguito e in questo contesto vogliamo continuare un'azione politica non solo come Ds ma come maggioranza nel suo complesso, che tende a raggiungere questo risultato. L'incontro delle forze politiche di tutto il centro-sinistra di ieri sera, almeno per quello che ci riguarda va in questa direzione e credo che ieri sera è stato messo un tassello, per quanto non risolutivo, importante che va in questa direzione. Quindi, da un punto di vista politico non vedo alcuna contraddizione tra il voler comunque garantire una funzionalità e una maggioranza anche nelle Commissioni come c'è nel Consiglio regionale, con l'obiettivo politico di recuperare un discorso pieno con tutto il centro-sinistra.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Come componente, o se volete come ex componente di una coalizione di centro-sinistra non avrei mai pensato di dover arrivare ad assistere a una situazione del genere, non tanto in merito ai contenuti della modifica del regolamento. Questa maggioranza ha tutto il diritto di garantire il funzionamento del Consiglio e quindi delle Commissioni ed è chiaro che ha tutto il diritto di avere le maggioranze all'interno delle Commissioni stesse. Da un punto di vista tecnico non si possono fare critiche a questo atto che stiamo esaminando. E' però chiaro, come emerso dal dibattito, che questo atto è conseguenza di una problematica politica che ha portato, per responsabilità generalizzate — non voglio andare a fare l'analisi delle responsabilità — ad una situazione a cui il centro-sinistra non doveva arrivare. Ecco perché sono amareggiato.
Non è quindi condivisibile questa modifica sotto l’aspetto, se volete, di stile. Che questa maggioranza abbia tutto il diritto di garantire il funzionamento è giusto, ma cambiare le regole durante il gioco non è dimostrazione di stile, al di là delle ragioni che possono portare a questo.
Si dà per un atto secondario questa modifica del regolamento, invece secondo me dovrebbe essere, per il centro-sinistra, un momento di attenta riflessione. Perché si è arrivati a questa situazione? Perché non è stato fatto di tutto per non arrivare a questa situazione? Ripeto, non voglio andare ad analizzare le responsabilità che sono generalizzate, per quanto mi riguarda.
Come Pietro D'Angelo, componente dei verdi, che da sempre ho lavorato con serietà nelle Commissioni, in Consiglio e altrove, al di là della mia collocazione in maggioranza o in minoranza — è chiaro che essere collocati in una coalizione comporta, a volte, anche delle scelte difficili, di condivisione — mi sono sempre ispirato, nelle mie azioni politiche all’interno delle Commissioni, fuori delle Commissioni e in questo Consiglio, alla coerenza, ai principi che ispirano la mia attività politica. Ecco perché a volte, forse, sono stato visto da qualcuno che ama l'unanimità o da qualcuno che vede le puntualizzazioni come una perdita di tempo o un fastidio, come un "rompiballe”. Io ritengo invece che questa sia coerenza e la coerenza, purtroppo, si paga, la coerenza non è di tutti gli uomini e si paga. Io pago la mia coerenza e la voglio pagare, continuerò a pagarla.
Ritengo quindi che continuerò il mio lavoro politico, al di là della collocazione fittizia, con attenzione e le mie posizioni saranno legate ai contenuti e non alla localizzazione politica del momento, come tra l’altro ho detto e fatto sempre.
Permettetemi di concludere questo mio intervento lanciando un appello come uomo di sinistra, che tiene all'unità del centro-sinistra: la coalizione di centro-sinistra deve con più attenzione saper ascoltare le varie voci presenti in essa e valorizzare le diversità. In una coalizione eterogenea come quella di centro-sinistra o dell'Ulivo — chiamatela come volete — molto eterogenea nelle sue componenti in relazione alla cultura, alla storia, alle peculiarità, alle sensibilità, è indispensabile che le diversità vengano viste come ricchezza e non come fastidio. E' qui il problema. Le differenze nell'ambito di una coalizione costituiscono ricchezza, non fastidio. L'esperienza ci dovrebbe insegnare che vedere le diversità come fastidio non è un fatto lungimirante, politicamente, ma sinonimo di miopia politica.
Concludo affermando che spero che al di là del contenuto tecnico di questo atto, ci sia quella riflessione attenta all'interno del centro-sinistra, perché non dovevamo arrivare a questa situazione.
Quindi dovete vedere questa ultima parte del mio intervento non come un'analisi del documento di modifica del regolamento bensì come un appello lanciato da una voce di sinistra ad una coalizione, la coalizione dell'Ulivo allargata a Rifondazione che cerchi, con attenzione — e questo troppo spesso manca — l'unità, ma unità che deve passare attraverso la dignità di tutte le componenti della coalizione.
Finisco qui. Non sono d'accordo su questo regolamento, ritengo che tecnicamente la maggioranza non possa fare altro, ma ritengo altresì che non si doveva arrivare a questo punto e ritengo altresì che le regole non si cambiano durante il gioco.
Concludendo, anche manifestando questo mio disaccordo sull'atto, faccio appello a tutto il centro-sinistra a fare un momento di riflessione su quanto avvenuto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. La modifica del regolamento sulle Commissioni, nasce esclusivamente dalla necessità che ha la maggioranza di essere tale in tutte le Commissioni, dopo che la stessa si è modificata per l'uscita di tre consiglieri regionali dalla precedente maggioranza.
Come opposizione avremmo potuto astenerci da valutazioni su questo fatto, ma non possiamo, perché comunque attiene alla funzionalità delle Commissioni stesse e quindi anche del Consiglio regionale.
Tra i tentativi che vedo — sono comprensibili dal punto di vista politico — di conciliazione con il gruppo dei verdi, forse si poteva anche soprassedere a questa modifica del regolamento, aspettare da parte della maggioranza, perché al di là della posizione sull’Api, che, come diceva adesso il consigliere D’Angelo, ha costretto i verdi, per essere coerenti con quanto detto e sempre sostenuto nel programma e altrove a uscire dalla maggioranza, vedo che c’è un grande desiderio di un nuovo abbraccio. Allora la maggioranza avrebbe anche potuto aspettare a modificare questo regolamento.
Una cosa invece che ritengo potrebbe essere fatta, e per questo annuncio la presentazione di un ordine del giorno insieme ad altri colleghi, formale, è rivedere il numero delle Commissioni. Mi riferisco in particolare alla VI Commissione che, a detta degli amici, dei colleghi che vi partecipano, non è messa, a volte, nella possibilità di funzionare, perché alcuni, pochi atti che avrebbe il potere di visionare non le sono trasmessi, pertanto rimane inattiva e questo lo sapevamo già nel momento in cui la VI Commissione venne istituita in quest’aula, perché venne istituita solo per trovare una quadratura di incarichi all’interno della maggioranza. Se adesso, per trovare una quadratura dentro la maggioranza, voi siete costretti a modificare il regolamento delle Commissioni, vi invito con altrettanta concretezza a prendere atto — questo ormai ce lo insegna la storia di questi anni — che la VI Commissione non serve, per cui la aboliamo e consentiamo ai consiglieri che facevano parte di questa Commissione, di essere utilizzati nelle cinque Commissioni effettivamente necessarie e funzionanti.
Credo che questo sia un modo per dare una logica — mi riferisco soprattutto ai capigruppo della maggioranza — a questa discussione, altrimenti la modifica di oggi significa solo un accomodamento interno per non subire rischi di non essere maggioranza su qualche atto. E’ legittimo da parte di chi governa, e sarebbe ipocrita scandalizzarsi per questo – e io non sono ipocrita, quindi non mi scandalizzo — però prendete atto, prendiamo atto del non funzionamento della VI Commissione. Non serve, a questo punto non c’è da dare una presidenza o una vicepresidenza in più, togliamola e torniamo alle cinque Commissioni che ci sono sempre state da quando esiste questa Regione e facciamole funzionare così. Credo che sarebbe un modo corretto per dire “modifichiamo il regolamento e procediamo anche alla ricostituzione di queste Commissioni in maniera funzionale”.
Pertanto presentiamo un ordine del giorno in questo senso e invito i rappresentanti della maggioranza a riflettere.

PRESIDENTE. Ha la parola Vicepresidente Donati per la replica.

SANDRO DONATI. Una brevissima replica per sottolineare ancora una volta come la modifica sia stata approvata all’unanimità dall’Ufficio di presidenza e come questa modifica sia stata preventivamente esaminata dalla Conferenza dei presidenti di gruppo senza che siano pervenuti pareri negativi. Ma volendo anche interpretare il pensiero del presidente, non essendoci state ancora altre riunioni dell’Ufficio di presidenza, ribadisco che comunque sarà lo stesso Ufficio di presidenza a decidere sull’assegnazione dei consiglieri all’interno delle Commissioni, mantenendo il principio del rapporto tra maggioranza e minoranza e che comunque non ci sarà alcuni interesse da parte dell’Ufficio di presidenza, a disperdere quelle competenze che i consiglieri hanno acquisito lavorando nelle Commissioni.

PRESIDENTE. Dobbiamo procedere alla votazione degli articoli e dell’emendamento.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’art. 2 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

C’è un ordine del giorno presentato dal consigliere Cecchini ed altri. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. L’ordine del giorno richiama questo Consiglio a ragionare sull’utilità di mantenere la VI Commissione. Altre Regioni hanno Commissioni speciali e il 28 di questo mese saremo a Venezia per discutere con altre Regioni sul funzionamento delle politiche europee. Fatto sta però, che per quel poco che ho capito, per lo meno in un anno e mezzo, la Commissione non è messa in condizioni di funzionare. Non voglio addebitare colpe, certo è che gli atti che riguardano finanziamenti Fse, Fers e Feoga non arrivano congiuntamente alla Commissione VI così come le altre Commissioni e io credo invece che questo sia lo spirito, cioè avere una Commissione per le politiche comunitarie e che sia anche il modo per lavorare insieme alla Giunta per il controllo dei fondi comunitari. Fatto sta che non si fa assolutamente niente, per cui il risultato è quello di avere una Commissione che serve per avere una presidenza in più o per metterci i “cattivi”. Voglio ricordare di essere stata messa nella VI Commissione nonostante che al presidente del gruppo e al Presidente del Consiglio avessi chiesto di stare in V, IV, II, II o I Commissione ma non in VI.
Non sbagliavo, perché in questo anno la Commissione non si è mai riunita se non per due volte e non si riunisce se non in modo del tutto straordinario.
Questa nostra discussione ha un senso non solo perché qualcuno si dissocia dalla maggioranza e bisogna fare comunque maggioranza, il problema è anche di fare delle Commissioni che abbiano un qualche senso. Siccome, vista da dentro, questa Commissione non funziona, o si mette in condizioni di funzionare e questo vuol dire passarle gli atti sui quali esprimere pareri, oppure non si faccia, perché non ce lo ordina nessuno. Vorrà dire che la maggioranza più facilmente farà maggioranza su cinque Commissioni invece che su sei. Non credo che questo cambi il problema. Se volete bocciare questo ordine del giorno, io mi aspetto una utilità comunque, perché nel momento in cui lo bocciate dovete anche passare gli atti per lavorare; se invece non ci sono atti per questa Commissione, tanto che non ci riuniamo mai, non si capisce perché ci dobbiamo stare, non c’è ragione di lasciare i consiglieri liberi di andare nelle Commissioni in cui vogliono, senza farne parte. Non è che qualcuno ha meno diritti di un altro, perché io vado liberamente nelle Commissioni che mi interessano, però in quanto a utilità di lavoro del Consiglio mi pare che questa non sia una cosa utile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. La collega ha parlato come vicepresidente della VI Commissione in carica, io parlo come “veterano” della “Commissione punitiva VI” che è comoda perché in quattro anni si è riunita una decina di volte, a Pasqua e a Natale per gli auguri e ha relazionato su un unico atto, il Docup già licenziato e che non ha in programma di relazionare più su nulla, da qui alla fine della legislatura.
Nei primissimi giorni di Consiglio — io non ero ancora componente perché il mio seggio era occupato da Bertucci, che si collocò alla VI poi regalandomela — si disse “la maggioranza ha troppi consiglieri, servono un po’ di presidenze perché tutti abbiano qualcosa”.
Nel momento in cui il problema dei “troppi consiglieri di maggioranza” è un po’ superato e c’è veramente un problema di questo tipo, pongo a me stesso e ai colleghi questa domanda: se veramente questa Commissione serve soltanto a elargire quattro euro a un presidente — mi viene il sospetto di due a un vice, non so se il problema sia questo, spero che non lo sia — attenzione, perché chi si batterà per il mantenimento della VI Commissione nei prossimi mesi, si assume anche la responsabilità di giustificare una Commissione che non relaziona, che ha un costo, che continuerà a non riunirsi, ma questa volta i manifesti per dire “si sprecano soldi per nulla fare” li faremo, perché è un problema di protervia di alcuni consiglieri, di una componente di pur minorata maggioranza che si ritiene in necessità di fare una cosa che forse senso non ne ha più. Credo che un richiamo a sopprimere la Commissione, con ciò consentendo a ognuno di fare il lavoro del consigliere, sia necessario. Non vi stiamo chiedendo di dimettervi e di cedere la maggioranza alla Giunta, ma fateci fare quello che dobbiamo fare. Vi sembra troppo? Vi sembra strano? Credo sia una cosa che dovreste valutare, anche perché risolverebbe lo stesso problema di numeri che non tornano, che state vivendo in questo momento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. A noi pare che allo stato attuale la modifica regolamentare è un atto necessario per garantire in primo luogo la continuità istituzionale delle Commissioni e del Consiglio: occorre garantire la presenza, nella Commissioni, della minoranza, così come quella della maggioranza, tuttavia questo atto tecnico chiama un problema politico: quello del passaggio all’opposizione dei verdi avvenuto per una scelta autonoma di questo partito. Ciò chiama tutta la maggioranza ed anche i verdi ad una riflessione, ai verdi in primo luogo, a non sovraesporre sino alle estreme conseguenze una pur forzatura programmatica che c’è stata sul caso dell’Api, ma anche la Giunta e la maggioranza e a tutto il centro-sinistra politico alla necessità di trovare modi e forme per far sì che i verdi, che sono parte essenziale dell’Ulivo del centro-sinistra rientrino a pieno titolo in una maggioranza che si è indebolita per cause interne e non per motivi esterni o per incisività dell’opposizione che, vorrei ricordare, è molto divisa e anch’essa ha perso i pezzi.
Il partito dei Comunisti italiani è un partito non solo programmatico ma che, pur nella sua ancora esiguità cerca di rappresentare ancora un po’ di politica, cioè si fa carico anche di responsabilità che talvolta sono più pesanti delle loro dimensioni. Perché la coalizione di centro-sinistra non ha alternative nelle Marche e a livello italiano. Per noi non è una gabbia da spezzare ma uno strumento essenziale, plurale, da consolidare, per governare in modo alternativo alla Casa delle libertà. Quindi abbiamo cercato e cerchiamo di esercitare una politica di autonomia e di unità,; di unità in primo luogo, senza la quale si scade nel settarismo, ma anche di autonomia, perché senza una forte autonomia si scade nella subalternità.
L’arma della rottura che è in noi stessi, nel nome che portiamo oggi, non l’abbiamo esercitata, non la possiamo esercitare, perché se l’esercitassimo su aspetti odierni e singoli, noi comunisti non solo non saremmo più forti ma saremmo più deboli, saremmo travolti da noi stessi, perché tutta la coalizione democratica sarebbe travolta. Daremmo un’altra arma insperata ad una destra a brandelli.
Oggi la Giunta, di cui non facciamo parte, si regge su una maggioranza più ristretta, di due voti, quindi i Comunisti italiani non solo non sono lo zerbino, ma sono, nella loro responsabilità, determinanti per il prosieguo di questa esperienza di centro-sinistra.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Devo solo ripetere le cose che ho detto nell’intervento. Noi voteremo contro questa risoluzione, non perché non contenga un pizzico di verità. Intanto l’affermazione che questa Commissione non funziona è oggettiva, quindi da questo punto di vista occorre superare la precarietà della presidenza di Donati, nel senso che non aveva molta attitudine, probabilmente, a questo tipo di responsabilità, così come precaria è la presidenza di Avenali che è stato “depositato” lì sulla scia dell’emergenza. Bisogna che si faccia una verifica perché le competenze che in qualche modo possono essere rimesse alla responsabilità di questo organismo di lavoro siano verificate.
Mi permetto, a questo proposito, di sollevare una obiezione di fondo ai consiglieri Cecchini e Novelli, più al consigliere Cecchini che al consigliere Novelli: la stessa problematica che ha le Marche l’hanno tutte le Regioni italiane, al punto che il 30 di questo mese c’è un’assise a Venezia, per iniziativa della Commissione politiche comunitarie di quella Regione, per approfondire questo aspetto della operatività delle Commissioni. Convegno al quale mi risulta partecipino tutti i membri della Commissione Vi meno Novelli, a significare che il problema esiste per tutti, esiste anche per le Marche. Da questo punto di vista, oltre a dire che questo organismo sia messo nelle condizioni di operare, oltre a dire che comunque questa è una problematica diffusa, quindi va letta, insisto nel dire che il problema è complessivo. Non possiamo dire che questa Commissione non lavora e non ha gli atti e che tutte le altre vanno a buon fine, perché non è così. Per esempio ci sono gravi distorsioni. Pensate, la Commissione affari istituzionali tratta la materia della pubblica istruzione e non tratta la materia della formazione. Se vogliamo entrare nel merito ci sono tante contraddizioni. Allora un discorso va fatto seriamente rispetto al complesso delle Commissioni, che per me dovrebbero essere otto e dovrebbero combaciare con gli assessorati della Giunta, quindi essere il riscontro oggettivo dell’operatività del singolo assessore, anche perché immagino una Commissione che abbia anche poteri concreti: per esempio la risposta alle interrogazioni dei consiglieri su tante materie, su tante questioni particolari. Potrebbe essere un luogo di discussione, di approfondimento di problematiche particolari, liberando il Consiglio di tante cose. E’ una questione aperta, rispetto alla quale, se mi consentite, il problema non può ridursi ad una risoluzione generica che dica “chiudiamo la VI Commissione”. Da questo punto di vista noi non ci stiamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Intervengo solo sull’ordine del giorno, perché per quanto riguarda la dichiarazione di voto sulla proposta di legge fa fede l’intervento in discussione generale.
Noi siamo contrari all’ordine del giorno. Senza voler entrare nel merito sulla necessità o meno della presenza della VI Commissione, mi pare inopportuno che noi, con un semplice ordine del giorno, prefiguriamo la soppressione di una Commissione o diamo mandato all’Ufficio di presidenza di predisporre una proposta che sopprima una Commissione consiliare. Siamo ormai arrivati a un anno e mezzo dalla fine della legislatura, siamo nella fase in cui stiamo discutendo lo Statuto e conseguentemente all’approvazione dello Statuto dovremo rivedere complessivamente il regolamento: sarà quella la sede per fare una valutazione su quante Commissioni servono in questa Regione, se serve o non serve il mantenimento di questa VI Commissione. Per questi motivi sono contrario. Se la VI non ha funzionato, il problema è di vedere come noi ci attrezziamo per farla funzionare, finché decidiamo che rimanga. Poi non sono d’accordo, anche perché si lega la modifica delle Commissioni alla soppressione della VI. Fino a che non si arriva alla soppressione della VI non si può toccare tutto il resto. Anche per questo motivo sono contrario all’ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Al di là dei tempi e delle modalità — non è una risoluzione o un ordine del giorno che può procedere alla eliminazione di una Commissione — penso che questo ordine del giorno coglie un problema: una Commissione consiliare che non è riuscita, nell’arco di questa legislatura, a svolgere la sua funzione, perché probabilmente male strutturata all’interno dell’attività, della ripartizione delle competenze. La VI Commissione si pone all’interno delle attività così come si pone la II Commissione: ci sono atti che comunque passano in alcune Commissioni e che hanno il doppio passaggio della VI Commissione. Niente di scandaloso, perché questo avviene in Parlamento, ma nell’economia dei lavori di questo Consiglio, dove spesso è chiesta velocità, questo meccanismo non ci ha certo favorito.
Ci siamo trovati nel corso di questa legislatura, ma anche in passato, spesso, di fronte ai tempi stretti dell’approvazione di alcuni provvedimenti comunitari per i quali non bastava soltanto l’approvazione da parte della Giunta ma era necessario anche il passaggio in Consiglio, non tanto per disposizioni comunitarie quanto per nostri provvedimenti. Quindi già la normativa regionale ha appesantito gli iter procedurali di alcuni provvedimenti , anche legittimamente, perché è chiaro che nel Consiglio c’è una possibilità di partecipazione e di dibattito che all’interno della Giunta non ci può essere, anche per la sua composizione esclusivamente di consiglieri che fanno parte della maggioranza.
Vero è però che questa VI Commissione sostanzialmente è diventata una sorta di castigo per i consiglieri che ne fanno parte, una Commissione nella quale non è possibile svolgere la propria attività nello stesso modo con cui si lavora, invece, all’interno di altre Commissioni. Una Commissione che non è riuscita a sostituire alcun passaggio, perché, ripeto, comunque le Commissioni consiliari competenti in materia sono obbligate alla discussione dei provvedimenti in materia comunitaria, e direi anche un appesantimento per le altre Commissioni, perché Commissioni con un minor numero di componenti obbligano ad un lavoro di relazione di maggioranza e di minoranza, sostanzialmente sempre gli stessi consiglieri, quando ci sono Commissioni che hanno una mole di lavoro tale che avere qualche consigliere in più credo che se in certi momenti può allungare la discussione, in altri momenti consente una ripartizione del lavoro più efficace.
Non condivido invece il ragionamento che faceva il collega Giannotti quando parlava di una Commissione per ogni assessore, perché mi sembra veramente eccessivo che sia poi la scelta della Giunta regionale a definire gli argomenti di ciascuna Commissione, quindi la ripartizione delle deleghe, anche se questo è un ragionamento che potrebbe avere senso in un Consiglio regionale con una composizione più ampia di questa.
Ritengo che per la funzionalità del Consiglio e per i numeri di questo Consiglio, contenere il numero delle Commissioni a cinque, a cui peraltro si aggiungono anche Commissioni speciali, straordinarie, d’inchiesta sia una opportunità sulla quale si debba riflettere, al di là dell’esito del voto di questo ordine del giorno, sul quale mi sembra che l’orientamento della gran parte dei consiglieri sia di non accogliere. Penso che la questione sia fondata e peraltro su questo stesso argomento, in apertura di legislatura avevo già manifestato alcune perplessità che si sono rivelate fondate.
Nella situazione attuale abbiamo costretto anche un presidente a presiedere sia l’una che l’altra. Questo è stato anche un elemento di funzionalità nella Commissione, perché si sono riunite, congiunte, due Commissioni, quindi questo rafforza ancora di più il ragionamento che, probabilmente, il superamento della VI Commissione è qualcosa su cui dobbiamo sintonizzarci e ragionare, anche se sono pienamente legittime le opinioni come quella di Franceschetti che dice “arrivati a questo punto, chiudiamo la legislatura”. Non vorrei che dovessimo riscontrare le maggiori difficoltà proprio in questa chiusura di legislatura.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’ordine del giorno.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione la proposta di regolamento.

Il Consiglio approva




Proposta di atto amministrativo: «Aggiornamento per l’anno 2003 del programma triennale aree protette (Ptrap) 2001/2003 approvato dal Consiglio regionale con deliberazione n. 41 del 25 luglio 2001» Giunta (115)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 115.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Benatti.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SANDRO DONATI

STEFANIA BENATTI. L’art. 7 della legge 15 del 1994 sulle aree protette prevede che il programma triennale regionale, cosiddetto Ptrap, possa essere aggiornato ogni anno.
Con la proposta di deliberazione sottoposta oggi al Consiglio regionale si introducono alcune modifiche al piano triennale 2001-2003 che è stato approvato il 25 luglio 2001 e quindi è attualmente vigente, per cause intervenute successivamente all’approvazione stessa dell’atto, che determinano effetti sulla programmazione in esso contenuta.
Le modifiche riguardano: l’inserimento della riserva naturale regionale di Ripa Bianca nell’elenco delle aree protette istituite, dato che il Consiglio regionale l’ha istituita in data 22 gennaio 2003; l’inserimento della riserva naturale regionale del monte Catria, tra le riserve che possano essere istituite, quindi una proposta di nuova istituzione (questa richiesta è stata avanzata da alcuni enti locali); l’inserimento della riserva naturale statale della Gola del Furlo che è stata ormai istituita e che quindi ha diritto ad essere inserita tra le beneficiarie dei contributi di parte corrente al pari delle altre riserve naturali; una quarta modifica attiene alla rimodulazione dei contributi di parte corrente e di investimento, sulla base di ulteriori risorse finanziarie messe a disposizione dal bilancio di previsione 2003. Queste ulteriori risorse ammontano a complessivi 430.429 euro, all’interno dei quali vi è anche una quota per la riserva della Sentina.
Inoltre vengono ridefinite le modalità di finanziamento delle riserve naturali statali. Fino ad oggi la prassi voleva che il Consiglio regionale stabilisse una cifra di riferimento che poi veniva adeguata in base ai finanziamenti statali. Questa procedura portava a dei grandi ritardi in conseguenza ai ritardi nell’assegnazione delle risorse da parte del Ministero stesso. Oggi si introduce il criterio di erogare dei contributi fissi, che sono leggermente inferiori a quelli degli anni passati ma che sono indipendenti dai finanziamenti statali.
Una sesta modifica propone di promuovere iniziative e indicare risorse per la costituzione della rete ecologica regionale, prevista dalle numerose direttive comunitarie.
Le risorse residue di investimento, pari a 50.000 euro, saranno invece utilizzate, previo parere del Comitato tecnico scientifico regionale, per la realizzazione di iniziative ed interventi specifici di rilevanza regionale proposti dal sevizio aree naturali protette, approvate dalla Giunta regionale.
Un’ottava modifica prevede l’introduzione di un monitoraggio ed è una novità interessante proposta dal Comitato tecnico scientifico. In sostanza il Comitato ha elaborato delle schede che potranno permettere alla Giunta prima e al Consiglio regionale poi, di monitorare l’utilizzo delle risorse finanziarie erogate agli enti gestori dei parchi e delle aree protette.
Infine, su richiesta del coordinamento dei parchi e delle riserve marchigiane viene istituito un tavolo tecnico-istituzionale per l’analisi dei problemi del settore. In sostanza siamo in presenza di un aggiornamento riferito al 2003, che è fra l’altro l’anno di scadenza del programma, che va nella direzione di aggiornare, rispetto alle modifiche che sono intervenute nel corso di questi anni e che in qualche modo rende più agevole il ruolo di indirizzo, di programmazione e anche di controllo da parte della Regione.
In questo senso chiedo l’approvazione di questa deliberazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Probabilmente la modalità di discussione non ci consente di riprendere, sviluppare un confronto più serio, o comunque non ci consente di dare un contributo più serio come meriterebbe, rispetto a questo campo di intervento relativo alle attività della Giunta regionale che richiama le scelte di politica ambientale di questa Regione. Una politica ambientale che ha avuto in questa legislatura, in questo periodo un percorso accidentato, un’accelerazione rispetto all’esigenza politica di conglobare la componente verde nella maggioranza, quindi un rallentamento delle scelte quando questa esigenza ha perso di forza, di consistenza.
Si può dire che rispetto a queste scelte la Giunta regionale ha fatto il bello e cattivo tempo, cioè ha assunto posizioni estremamente ripiegate sulla individuazione di nuove aree protette, di nuovi parchi, così come ha assunto, in altri periodi, un atteggiamento molto più riservato.
Noi abbiamo sempre espresso una preoccupazione di fondo, che è quella che comunque questo tipo di scelte, che può essere considerato positivo, non può essere fatto sulla pelle dei marchigiani. Purtroppo, in passato è accaduto troppo spesso che abbiamo imposto ai marchigiani tante di queste scelte: basti pensare alle scelte relative al parco del Sasso Simone e Simoncello e al parco del San Bartolo. Sono scelte che hanno bypassato un consenso popolare preventivo, che non c’è stato, con tutto quello che ne consegue. Così come, per esempio, quello che abbiamo ipotizzato nel piano triennale dell’area protette della foce del Metauro è un’altra di quelle scelte che non ha avuto, ancor oggi, il placet dei cittadini di Fano e dell’Amministrazione comunale di quella città. Non so se la Mollaroli riuscirà a fare li sindaco di Fano, io credo di no perché le elezioni a Fano le vinceremo noi, però se per caso dovessi avere sbagliato previsione e la Mollaroli dovesse fare il sindaco, credo che dovrà farsi carico di rappresentare in quella sede il ppunto di vista reale dei cittadini. Noto comunque che, almeno, qualcuno ha avuto il buon senso di non citare questa riserva... C’è? Allora non l’ho trovata come citazione, anzi mi sono posto anche il perché.
Ci sono però anche scelte. Per esempio c’è la scelta di inserire la riserva naturale regionale del monte Catria tra le aree protette da istituire. Questa è più una scelta di accompagnamento di un indirizzo già assunto, però la cosa che mi sconcerta un pochino è l’altra scelta, quella che insiste sulla istituzione delle aree protette dell’Alpe della Luna — la zona di Borgopace — del Montecucco. C’è quindi la riproposizione di tutte e tre queste aree, rispetto alle quali non se ne parla affatto, se non c’è un preventivo consenso popolare e istituzionale.
Rimane il nodo di fondo: facciamo pure i parchi, facciamo pure le aree, ma facciamoli insieme alla gente, con il consenso della gente, non continuiamo a inventarci le riserve indiane, che non servono a nessuno e fanno del male all’opinione pubblica. Se proviamo a immaginare che ci debba essere un territorio dove noi cittadini andiamo a passare la domenica senza tener conto di quelle che sono le esigenze legittime di chi sta lì dentro, di chi ci lavora, e che in molti casi, grazie ad una serie di vincoli non può realizzare niente, è chiaro che non mi interessa tanto difendere lo sviluppo dell’attività venatoria, mi interessa difendere, invece, la possibilità concreta di sviluppo economico di quelle zone, il fatto che comunque la protezione dell’ambiente debba essere capace di veicolare nuove fonti di reddito, attraverso, per esempio, lo sviluppo del comparto turistico.
Rispetto a questo non c’è una pregiudiziale, c’è comunque un appello al senso di responsabilità perché queste scelte siano maturate e siano forti del consenso popolare, altrimenti non ci troverete insieme a voi.
L’altra cosa è relativa al percorso che avete seguito: non si approva una modifica al Ptrap a novembre dell’anno, quando già gli enti parco hanno compiuto tutte le scelte che dovevano compiere. Abbiamo messo di nuovo gli enti nella condizione di definire programmi, organizzare il proprio lavoro senza poter fare riferimento su dati certi, così come mi sembra vi sia di nuovo una politica di riduzione della disponibilità economica.
Sarei tentato di sviluppare un confronto critico sulle scelte che hanno accompagnato l’estate di quest’anno, relative alla presidenza del parco del Conero che sono significative di un costume politico. Anche qui bisogna evitare che poi gli enti diventino la palestra per contrasti e confronti sul piano politico o, se mi consentite, per brutti regolamenti di conti, interni ai Ds o interni alla maggioranza. Non credo che arrivino, da questo punto di vista, segnali importanti.
Due sole cose. Un invito a far sì che l’approvazione di questi strumenti, che contengono anche misure di finanziamento, avvenga con un certo anticipo rispetto alla scadenza di oggi, in maniera che gli enti siano messi nella condizione di poter avere chiaro le risorse di cui disporre. Prima di arrivare ad istituire altre aree protette, facciamo una verifica popolare. Non è più pensabile il metodo della coercizione o della coattività. Infine, c’è un problema sul quale vorrei discutere: non sono completamente convinto che la scelta di assegnare la gestione dei demani regionali alle Comunità montane sia una scelta intelligente, mi interesserebbe verificare in concreto se altri gestori possono garantire meglio.
Trovo allegato a questo atto, la redazione di una relazione sullo stato di attuazione degli interventi dettagliati per ogni tipologia, in bianco. Ha fatto bene l’assessore a fare questo, perché è giusto che noi consiglieri si abbia coscienza del complesso della spesa e come vengono utilizzati i finanziamenti regionali. Credo che questo ci metta nella condizione di dare un giudizio più appropriato nella prossima occasione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Vorrei fare un piccolo ragionamento. Per quanto riguarda le aree protette — ho sempre detto che rispetto alle aree protette si può fare un ragionamento serio, non ci debbono mai essere degli steccati preconcetti — ci deve essere un rispetto delle normative vigenti. Noto che a fianco ai parchi già istituiti e alle riserve naturali, con questo atto giustamente si inserisce l’oasi della riserva naturale di Ripa Bianca nell’elenco delle aree protette regionali, perché è stata votata da questo Consiglio, si aggiungono alcune previsioni di istituzioni quali quella del monte Catria e monte Nerone, a fianco dei parchi dell’Alpe della Luna, di Valleremita e di Montecucco, si inserisce, nella ripartizione del contributo per spese correnti anche la riserva della Gola del Furlo, che precedentemente era messa solo per le spese di investimento. E’ da notare che ci sono 206.000 euro che vengono accantonati per l’avvio della riserva naturale della Sentina, come previsto dalla legge finanziaria 2003. Anche le riserve nazionali di Abbadia di Fiastra e Torricchio vengono ammesse a finanziamento per la parte corrente, mentre nel piano era previsto che venissero finanziate da parte dello Stato.
Il ragionamento è molto semplice, al di là della condivisione di quello che diceva adesso il collega Giannotti, che ci deve essere sempre un raccordo con le popolazioni locali prima di istituire queste aree. Esistendo la legge nazionale che prevede che non più del 25% del territorio possa essere adibito ad aree di protezione naturale, domando: questa percentuale prevista dalla legge è stata raggiunta o no? E’ stata superata o no? Di questo abbiamo parlato a lungo quando abbiamo discusso del piano faunistico venatorio. Questa è la risposta fondamentale che bisogna dare in prima istanza, altrimenti è inutile che facciamo il piano delle aree protette, aggiungiamo un’area, ne aggiungiamo un’altra, facciamo una previsione, se magari, poi, sappiamo che questo non è possibile perché si andrebbe al di là dei limiti imposti sia dalla legge nazionale che dalla legge regionale. Credo che questo sia il quesito di fondo più concreto che si pone di fronte all’approvazione di questo atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Ritengo che questo sia un atto di fondamentale importanza, perché va a ricostituire, ritoccare quel programma triennale regionale delle aree protette — Ptrap 2001-2003 — che dovrà essere rifatto prossimamente, ma lo rivede aggiornandolo, sotto l’aspetto della distribuzione delle risorse finanziarie, attraverso spese correnti e di investimento, cosa fondamentale per la sopravvivenza delle aree protette e soprattutto è un aggiornamento del Ptrap relativamente a quanto già avvenuto. Mi riferisco all’inserimento della riserva naturale di Ripa Bianca e soprattutto alla conferma del finanziamento alla riserva naturale orientata regionale della Sentina in comune di San Benedetto del Tronto, riserva naturale che — anticipo ai colleghi — domani verrà affrontata dalla Conferenza regionale per l’istituzione delle aree protette. Qui vorrei fare un riferimento all’intervento del collega Giannotti.
Vedi, Giannotti, il tuo intervento mette in evidenza una cosa. I verdi possono avere anche grandi difficoltà nel confronto con il centro-sinistra, dimostrate anche dal dibattito relativamente alla modifica del regolamento, però il tuo intervento dimostra chela distanza politica tra Forza Italia e verdi è di anni luce, incolmabile, perché quando si afferma che un’area protetta è una riserva indiana o, come spesso viene detto anche da altri, un intervento di mummificazione dell’ambiente che danneggia la popolazione, questa è una falsità, perché in nessun angolo del mondo le aree protette vengono viste come un atto di penalizzazione della popolazione, anzi l’istituzione di un’area protetta è la valorizzazione di un territorio in relazione alla vocazione dello stesso e non è che uno si inventa, carissimo collega Giannotti, dalla mattina alla sera, contro la volontà popolare quali potrebbero essere le aree protette. Abbiamo già, in questa regione, un Ppar che quando varato, nel 1992, riuscì a coagulare l’attenzione nazionale per la sua serietà, poi, per la verità, distrutto strada facendo: ogni giorno che passa le indicazioni del Ppar vengono considerate più un ostacolo che un patrimonio di utilizzo del territorio in funzione della vocazione dello stesso.
Le aree indicate in questo atto, non sono frutto estemporaneo di un capriccio di questo o quel consigliere, di questa o quella forza politica, ma una verifica dei vincoli esistenti sulle medesime, quelli del Ppar ma anche vincoli europei come il Sic, il Zps, aspetti floristici e quant’altro. Quando in un’area c’(è una sovrapposizione di più vincoli che dicono che quell’area è degna di salvaguardia, è chiaro che un’Amministrazione seria deve dire che quell’area deve essere messa in un programma di intervento affinché diventi riserva naturale e affinché possa accedere non solo ai finanziamenti di spese correnti, ma soprattutto ai finanziamenti di spese di investimento. Investimento significa spese che vanno a riqualificare un’area, non a distruggere.
Per quanto riguarda il consenso popolare vorrei ricordare al collega Giannotti ma anche a qualche collega del centro-sinistra, che l’istituzione delle riserve naturali non passa sopra la testa dei cittadini, perché la legge regionale n. 15 del 1994 sull’istituzione delle aree protette regionali prevede che una volta che gli enti locali hanno raggiunto un’intesa sull’ente di gestione, sulla perimetrazione provvisoria e quant’altro, una volta raggiunta questa intesa tra gli enti locali, con il coinvolgimento, quindi, dei cittadini, solo allora la Regione, attraverso il Presidente della Giunta convoca la conferenza chiamata “di istituzione della riserva o dell’area protetta”.
Quindi, quanto detto dimostra che da parte del collega non si conosce abbastanza bene la materia. Ma questo non mi sorprende. Lo voglio ricordare anche a qualche collega di centro-sinistra che pensa che non si possano imporre le riserve e che l’area protetta sia una penalizzazione della popolazione.
A chiusura di questo intervento vi vorrei far riflettere sull’istituzione del parco nazionale dei Sibillini: gli immobili presenti nel parco nazionale dei Sibillini e nei dintorni non hanno avuto raddoppiato il loro valore economico, ma centuplicato. Questo dimostra che l’istituzione di un’area protetta non significa penalizzazione di una popolazione ma significa andare incontro ad un giusto sviluppo del territorio, tenendo conto della propria vocazione.
Non posso quindi che dare una valutazione positiva su questo atto, perché recepisce quanto già stato fatto, distribuisce le risorse finanziarie, anche se esigue, in relazione ai parchi regionali e alle riserve sul territorio, quindi dà la possibilità di sopravvivenza della gestione di queste aree, ma soprattutto dà la possibilità di una ulteriore valorizzazione, sempre nell’ambito di un vantaggio all’ambiente e alla popolazione, vantaggio che spesso si trasforma anche sotto forma di ritorno economico, quell’economia fortissima che questa regione ha, l’economia del turismo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Il mio intervento è incentrato su alcune contraddizioni di questo piano. Non voglio contraddire la correttezza intellettuale del collega D’Angelo, però c’è una contraddizione sul piano economico. E’ automatico che i beni aumentano, perché il numero rimane costante: visto che lì non si può più andare ad intervenire, il vantaggio si chiama “rendita di posizione”, che sul piano economico non ritorna come vantaggio.
L’atto amministrativo in discussione prevede l’istituzione della riserva naturale del monte Catria. Questa riserva — provvederemo a fare dei ricorsi — è in contrasto con la deliberazione amministrativa 85 del 22.1.2003 quando si è istituita la riserva naturale di Ripa Bianca. Difatti si precisa che “Entro il 31 dicembre 2003 devono essere istituite le seguenti aree naturali protette: parco naturale Valleremita; parco naturale Alpe della Luna; parco naturale del Montecucco; riserva naturale della Sentina; riserva naturale della foce del Metauro”. Non è assolutamente citato niente per quello che riguarda il monte Catria.
Nella sessa deliberazione, queste previsioni, con relativo calcolo delle aree da destinare ad aree protette ed attività venatoria, si diceva che dovevano essere recepite dal piano regionale faunistico venatorio. Questa deliberazione non parla minimamente dell’istituzione della riserva naturale del monte Catria. Pertanto non si è solo fatto in fretta e furia, ma si è accomodato qualche interesse particolare, perché in questo caso è da rivedere immediatamente il piano faunistico venatorio che avete permesso che passasse. Noi abbiamo votato contro.
Il piano faunistico venatorio 2003-2008 che è stato approvato l’1.4.2003 — infatti lo prendiamo come uno scherzo del primo aprile — non poteva considerare il territorio sopra menzionato, poiché al momento dell’approvazione non vi era nessun atto che prevedeva l’istituzione della riserva naturale del monte Catria. Perciò, alla luce di quanto andiamo a fare oggi e di quello che viene portato con questo atto, noi assistiamo ad un ulteriore stravolgimento dei calcoli delle aree e alla ripartizione del territorio, già ampiamente contestati al momento dell’approvazione del piano faunistico.
Ritengo che ci debba essere un metodo, ma lo dobbiamo seguire e non una continua improvvisazione come sta succedendo in questo Consiglio. E’ indispensabile, prima di istituire delle nuove aree, verificare i risultati conseguiti negli istituti protetti di competenza regionale, cioè nei parchi e nelle riserve naturali. Sono state fatte queste verifiche? Occorre verificare se le finalità per cui ciascun parco è stato istituito siano state raggiunte o meno. Questo è stato verificato? Occorre verificare i costi sostenuti dalla Regione per ogni area protetta, perché qui vengono dati contributi per i cosiddetti parchi, poi i soldi vengono divisi dai comitati — presidente e via di seguito — istituiti per la gestione del parco. Occorre verificare i vantaggi e i benefici prodotti delle aree protette: ambiente, abitanti residenti, assetto ed equilibrio del territorio. Occorre valutare nel concreto come viene utilizzato il denaro pubblico nella gestione delle aree (incarichi, consulenze, ricerche) e verificarne i risultati e le finalità. Non come è successo con il progetto del nibbio, per il quale sarà fatta una interrogazione apposita perché sono stati spesi tanti soldi e non si sa come è andata a finire. Non si possono prevedere ulteriori risorse finanziarie, nel Ptrap, di dubbia gestione, alla luce dei tagli previsti dalla Regione sulla sanità regionale.
Credo che sia indispensabile che in questo caso, da parte della Regione, per lo meno da parte di questo Consiglio, si vada a far luce e si vada a verificare che ci sia una conseguenza logica tra i progetti e l’istituzione dei parchi. Non si può prendere in giro non solo noi consiglieri, ma i cittadini marchigiani. Infatti, erano previsti cinque parchi e improvvisamente ne abbiamo sei, perché quello del monte Catria non era assolutamente menzionato da nessuna parte.
Ritengo che questa verifica sia incentrata sui risultati, rispetto alle finalità per cui ciascun parco o riserva naturale sono stati istituiti. Verifica sull’esame dei costi che negli anni sono stati sostenuti dalla Regione per ogni singolo parco o riserva; verifica incentrata sui benefici riscontrati sul territorio di ciascun parco o riserva; benefici i cui vantaggi sono testimoniati dagli abitanti residenti all’interno del territorio protetto.
Fino ad oggi si è guardato a parchi e riserve naturali acriticamente. E’ tempo di fare valutazioni alla luce dei dati e non dei sentimenti, degli interessi e delle propensioni. Ritengo che il Consiglio regionale abbia il diritto-dovere di procedere a questo esame o valutazione, sia perché il pubblico denaro venga utilizzato al meglio e nell’interesse generale, sia perché devono essere evitate possibili, costose ed inutili spese a carico della collettività, quando la Regione lesina, stringe e taglia nel settore sanitario soprattutto.
Prima D’Angelo ha citato il parco dei Sibillini: mi risulta che sia l’unico parco che abbia un regolamento, quindi chiedo di avere i regolamenti di tutti i parchi della regione Marche. Lo chiedo all’assessore e spero per la prossima settimana di poterli avere. Perché? Perché una cosa veramente assurda è l’impossibilità a poter utilizzare quelle aree nell’ambito dei trasferimenti che fanno, ad esempio — cito una categoria — i cacciatori stessi. Sono state fatte contravvenzioni riguardo all’introduzione di armi nei parchi, anche in quelli regionali, a cacciatori che trasportavano il fucile chiuso nella custodia all’interno dell’auto, mentre transitavano su strade ricadenti nei parchi. Sappiamo che nei parchi non si può andare a caccia, man on ho capito come fa un residente del parco, se vuol andare a caccia, a portare fuori da casa sua il fucile, o viceversa, nelle aree che ricadono nel parco, quando vado a caccia da un posto all’altro, magari cambiando provincia, non posso passare con il fucile dentro la custodia e messo nel baule. Non ci sono i regolamenti.
Stesso discorso vale per le riserve naturali. Secondo la legge 394 del 1991 dello Stato, e, di riflesso, la legge regionale 15 del 1996, purtroppo non si fa differenziazione fra introduzione e trasporto, demandando la regolamentazione al regolamento del parco. Se non c’è regolamento del parco questa cosa non si può fare. Addirittura il trasporto di esplosivi da utilizzare nelle cave — se ci sono cave, come quella all’interno della Gola della Rossa — come è possibile farlo se lì dentro non possono essere portati? Il parco della Gola della Rossa non ha regolamento, e ne sono certo.
Nelle Marche, salvo il parco dei Sibillini, nessuno di essi ha un regolamento. E’ certo che il parco di Ancona non ha nessun regolamento. Siccome noi paghiamo queste persone che sono state nominate, voglio vedere qual è il costo-vantaggio, il costo-utilizzo, perché sui parchi non è giusto entrare in discussione oggi, ma su coloro che sono preposti e pagati a farli funzionare, è indispensabile che ci sia un chiarimento.
Chi risiede all’interno di un parco e di una riserva naturale ed è titolare di licenza di caccia o di porto d’armi, non essendoci la regolamentazione, secondo la legge non può trasportare l’arma all’esterno del parco per recarsi a caccia. Chi inavvertitamente, sempre con l’arma e le cartucce debitamente riposte e custodite all’interno dell’auto, attraversa un parco, subisce delle contravvenzioni. E’ allora necessario richiedere ai parchi regionali e alle riserve naturali i regolamenti di ciascuno e se, come sembra, non ne dispongono, sollecitarli alla loro predisposizione.
Quello che andiamo a votare oggi è come un reato, perché si introduce la costituzione di un nuovo parco. Noi abbiamo votato esattamente in aprile il piano faunistico venatorio che dava degli equilibri per poter andare a caccia, e l’area del monte Catria non era stata istituita e considerata, perché in quel piano si parla di aree, ma non vengono considerate le aree del monte Catria. Mi riservo di procedere a una richiesta, perché qui ci sono delle cose assurde: o c’è incapacità o c’è fraudolenza, non c’è una distinzione, una diversità, perché non si possono istituire dei parchi cadendo in contraddizione. Penso che sia diritto della maggioranza pretendere l’istituzione di parchi, ma non si può fare in modo che, “fatta la legge, trovato l’inganno” e dopo quattro mesi andiamo a istituire un altro parco che non è stato previsto dalla legge. Addirittura il piano faunistico venatorio è stato pagato una somma pari a 70 milioni a un privato. Signori, chiedo almeno che durante la votazione di questo atto amministrativo, venga fatta almeno una considerazione, in cui si dica che si interverrà in un certo modo. Fatelo con un ordine del giorno o in qualche altro modo, perché altrimenti questa contraddizione potrebbe senz’altro far ravvisare un concorso nell’incapacità o in un fatto fraudolento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Brevissime considerazioni, perché non voglio rubare troppo tempo, augurandomi che questo atto possa essere votato e l’assessore possa replicare.
Vorrei esprimere apprezzamento per l’atto, sia per le conferme delle aree da istituire, sia per le aree di nuova istituzione. Mi riferisco in particolare a quelle della provincia da cui provengo e che conosco meglio: l’Alpe della Luna, la foce del Metauro che vengono confermati come percorsi possibili e l’aggiunta della riserva regionale naturale del monte Catria sulla quale ho informazioni molto diverse da quelle a cui faceva riferimento il consigliere Gasperi, perché proprio questa riserva naturale regionale viene proposta da quei territori, da quei Comuni e addirittura da una comunità religiosa come quella di Fonte Avellana dove insistono intelligentissimi monaci, i camaldolesi, che hanno una conoscenza e un patrimonio storico, intelligentissimi dal punto di vista della consapevolezza e dell’importanza della difesa e della salvaguardia del patrimonio ambientale... (Interruzione del consigliere Giannotti). A lei rispondo, consigliere, perché mi sono addirittura accorta che interviene senza aver letto con attenzione gli atti.
Gasperi, sono i Comuni di quel territorio che hanno chiesto di istituire questa riserva. Non solo, ma le preoccupazioni che lei ha relativamente all’attività venatoria sono infondate, perché il Catria è già riconosciuto come oasi, la caccia è vietata, per cui queste preoccupazioni mi sembrano addirittura infondate. Riferisco le informazioni che ho assunto direttamente, provenendo, come lei sa, da quei territori ed avendo visto la documentazione in base alla quale si è chiesta l’istituzione di questa nuova riserva regionale naturale.
Quindi ritengo questo atto estremamente significativo e vorrei sottolineare la maturità di quei territori, di quei piccoli comuni che riconoscono in maniera molto consapevole, che quella montagna, una delle più belle e interessanti che abbiamo nel nord della nostra regione, con l’auspicio che nel tempo, insieme all’area del monte Nerone possa diventare un’area protetta, abbia... (Interruzione). C’è scritto nell’atto stesso, mi riferisco a cose che lei, consigliere Giannotti, non ritiene importante leggere con attenzione. Quei territori hanno la consapevolezza che quel patrimonio ambientale naturale possa essere una grande ricchezza, come dimostrano alcuni dati che ci ha riferito l’assessore Rocchi in un convegno a Cagli di pochi giorni fa, dove c’è un aumento consistente di turismo naturale, di turismo culturale rivolto a quei territori stessi.
Mi auguro anche che nel periodo di applicazione di questo atto possano trovare soluzione le altre riserve, ovviamente con il giusto consenso delle istituzioni e dei territori e anche con un giusto compromesso tra mondo ambientalista e mondo dei cacciatori e delle attività venatorie. Se siamo in grado di gestire con intelligenza credo che sono possibili anche questi percorsi.
Concludo augurandomi che questo atto possa avere un suo seguito, che i pronunciamenti non siano soltanto dichiarazioni ma che possano diventare atti concreti e le istituzioni e i territori di appartenenza li possano condividere e sostenere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Questo atto non è nient’altro che la continuazione della politica già definita l’anno precedente. Non capisco perché ci si sta riscaldando per dire il nuovo e il diverso che c’è. Qui si parla del monte Catria e Nerone. Voglio ricordare a quest’aula che nel 1990, nelle norme transitorie della legge 15 erano fra i parchi da istituire insieme al San Bartolo e alla Gola della Rossa, dopodiché ragioni politiche hanno convenuto di non procedere e ancora non si è proceduto. Ancora oggi si parla di riserva. Vorrei dire alla Mollaroli che la riserva è quella che hanno chiesto i Comuni, ma non è detto che sia la proposta migliore, perché, come noto, è in discussione un vincolo della soprintendenza e sarebbe assai meglio unificare la riserva della Gola del Furlo con la riserva del monte Catria e Nerone e con il vincolo. Quindi un tutt’uno che diventerebbe un’area economicamente in grado di essere alternativa, perché di tutto il ragionamento che fanno Giannotti e Gasperi vorrei prendere solo un punto: se la questione è limitata ai vincoli, al non fare delle cose, è chiaro che non è un’altra economia. Il punto sul quale si dibatte nell’entroterra è se debbano essere luogo di discariche o di cave, assieme a qualche riserva più o meno utile e qualche prodotto tipico più o meno privilegiato, o se invece debbano diventare luogo di turismo alternativo, di agricoltura biologica o luogo di valorizzazione complessiva dell’area. Fare piccole riserve e non dedicare una economia alternativa a questi territori è chiaro che rende possibile interventi come quelli di Gasperi e Giannotti che però non colgono il problema di chi ha paura di non poter fare. Contemporaneamente, se non si organizza un’area economicamente valida tanto da costruire un turismo alternativo, questo non si fa. La proposta di riserva del monte Catria è allora troppo piccola per essere economicamente alternativa, se a due metri si fa la più grande cava di ghiaia della regione Marche. Solo con il mantenimento del super vincolo che Scoppola ha presentato agli amministratori queste aree di riserva naturale diventano serie, perché diventa serio il problema di fare il collegamento di tutti gli agriturismi, il collegamento di un turismo alternativo, altrimenti c’è il rischio di fare quelle mezze cose dove diventa possibile far finta di essere ambientalisti, ma in verità si è solo a sostegno dei cavatori.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Non ripeterò le modifiche apportate al piano triennale delle aree protette, perché già il consigliere Benatti le ha rappresentate molto bene. Ho notato la difficoltà ad intervenire da parte di alcuni consiglieri della minoranza, su questo atto. Difficoltà date dal fatto che questa maggioranza ha preso degli impegni con la comunità marchigiana, si era impegnata a destinare ulteriori risorse in campo ambientale, in modo particolare su tutta la partita che riguarda le aree naturali, i parchi, le riserve naturali e li ha portati avanti. Tant’è che quando il consigliere Giannotti dice “non vi sono dati certi” credo che commetta un errore, nel senso che i dati certi sono là, scritti, oltre che nell’atto, anche nel bilancio regionale. Quelli sono i dati certi, che abbiamo prontamente comunicato. Questo atto arriva qui in questo momento, soltanto per lungaggini burocratiche, tant’è che credo sia stato consegnato al Consiglio nel mese di luglio. Quindi i dati certi sono quelli che troviamo all’interno dell’atto amministrativo stesso.
Dopodiché debbo anche dire che rispetto alle questioni poste relativamente alla verifica popolare, alla verifica sulle spese, la verifica sulle spese c’è, tant’è che noi inseriamo un allegato, un prospetto con cui cerchiamo di arrivare a una verifica seria su come questi fondi vengono utilizzati da parte dei parchi. Ma oltre ciò, ho già provveduto a richiedere a tutte le riserve e a tutti i parchi un dato dettagliato relativamente a come sono stati utilizzati i fondi regionali. Ho chiesto ciò perché la verifica di questa situazione ci possa dire effettivamente come sono state utilizzate le risorse e quali risorse dovremo impiegare prossimamente.
E’ del tutto evidente — anche perché siamo al 12 novembre 2003 — che non può che essere una previsione quella che noi riportiamo rispetto ai parchi e alle riserve naturali ed anche l’ulteriore inserimento della riserva naturale del monte Catria non è un’invenzione né dell’assessore, né del servizio, né di nessun altro. E’ una richiesta precisa venuta da quei territori. Ho incontrato più volte i sindaci di quei territori i quali mi hanno posto l’esigenza di inserire, al momento dell’aggiornamento del piano, anche questa previsione. Quindi non abbiamo inventato alcunché e su questa questione c’è anche un tacito assenso delle organizzazioni venatorie, proprio per le motivazioni che prima diceva la collega Mollaroli.
Relativamente alla questione posta dal consigliere Viventi della percentuale del 25%, pensavo di avere chiarito questa questione la volta precedente, al momento dell’approvazione dell’oasi di Ripa Bianca. Do la stessa risposta, questa volta in termini diversi. Leggo infatti la sentenza del Tar del Lazio che non ho letto la volta precedente, per chiudere questa che potrebbe diventare una polemica davvero speciosa. Il Tar del Lazio dice: “La quota di territorio dal 20 al 30% di cui all’art. 10 legge 11.2.1992, n. 157, da destinare a protezione non è definita come quota massima, come esplicitamente previsto dal successivo comma 5 per la quota massima globale del 15% del territorio da destinare a caccia riservata a gestione privata e a centri privati di produzione della fauna selvatica allo stato naturale, dimodoché la ratio legis non può identificarsi nel voler costituire un limite inderogabile al territorio da proteggere ma piuttosto, qualora non vi siano aree di particolare valore naturalistico o specie comprese tra quelle oggetto di tutela, nel destinare, comunque, una superficie compresa nei limiti del 20-30%, alla tutela della fauna”. Quindi va intesa come quota minima e non come quota massima.
Detto questo ritengo che dobbiamo ascrivere a vanto di questa Regione l’aver previsto una quota di territorio a questa destinazione che ci pone tra le Regioni d’Italia che più sensibili sono state, comunque sopra la media della sensibilità, in questo senso. E anche al polemica ingenerata dal consigliere Gasperi, per cui noi sottrarremmo denaro alla sanità — così mi è parso di capire — e comunque, in ogni caso, abbiamo difficoltà a chiudere a pareggio il bilancio sanitario e impegniamo quattrini per quello che riguarda l’istituzione o il mantenimento delle riserve naturali e delle aree protette, è una polemica che va respinta. Potrei rispondere che molto probabilmente, se dedicassimo la dovuta attenzione ai temi ambientali, ciò significherebbe, probabilmente, diminuire i costi sanitari, nel senso che se avessimo più attenzione per l’ambiente, curassimo molto di più questa questione, probabilmente i cittadini si troverebbero a vivere in un ambiente migliore e avrebbero molto meno bisogno di cure sanitarie. Basterebbe questo per rispondere alla sollecitazione posta dal consigliere Gasperi. Certo, ciò non è automatico, ma se ci incamminassimo in un terreno virtuoso in questo senso, probabilmente avremmo i risultati sperati.
Dicevo prima che siamo di fronte a previsioni. Queste previsioni, di tanto in tanto danno dei risultati, tant’è che proprio domani mattina una conferenza di servizi è già insediata per verificare quale sarà l’atteggiamento rispetto alla previsione della riserva della Sentina, quindi vedremo quali saranno i risultati di questa conferenza di servizi. Debbo invece registrare un dato negativo, nel senso che dal punto di vista dei regolamenti, quindi della programmazione, siamo indietro. Sarà impegno precipuo da parte dell’assessorato di cui ho la responsabilità, verificare perché siamo ancora così indietro, perché soltanto il parco del Conero si è dotato di un regolamento e perché gli altri sono ancora indietro. Ma ciò non significa nulla, significa che registriamo un ritardo, ma ci sono leggi nazionali e di settore che di fatto stabiliscono quali sono i comportamenti e a questi leggi nazionali e di settore tutti i parchi, tutte le riserve nazionali si attengono.
Con questo a me pare che si possa proseguire con piena tranquillità, al di là delle questioni poste dal consigliere Gasperi. Il fatto che abbiamo votato un atto che non prevedeva la riserva del Catria non significa che non possiamo votare un atto che aggiorna l’atto precedente e la prevede. Quindi chiedo ai consiglieri di votare in tutta tranquillità questo atto.

PRESIDENTE. Ci sono due emendamenti identici, uno a firma di Gasperi, Ciccioli e altri e uno a firma di Cesaroni.
Pongo in votazione l’emendamento. Ha la parla il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Con questo emendamento chiedo l’abrogazione del punto 3, perché ci sono le individuazioni delle nuove aree protette da istituire nel triennio di riferimento. Si è aggiunta un’area che nelle precedenti leggi che abbiamo votato non era presente. Ecco perché chiedo l’abrogazione, perché ritengo che questo sia il quid che può o potrebbe creare problematiche a questa proposta di atto amministrativo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione il coordinamento ,tecnico.

Il Consiglio approva
Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 19,30