Resoconto seduta n. 162 del 02/12/2003
La seduta inizia alle 11,00





Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell’art. 29 del Regolamento Interno, i processi verbali delle sedute nn. 160 e 161 del 12 novembre 2003.

(Sono approvati)



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 213 in data 10 novembre 2003, ad iniziativa della Giunta: «Ordinamento del sistema fieristico regionale», assegnata alla III Commissione in sede referente e per i pareri obbligatori alla I e II Commissione;
— n. 214 in data 13 novembre 2003, ad iniziativa dei consiglieri Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta: «Agevolazioni nel calcolo dei parametri urbanistici per il miglioramento del comfort ambientale e del risparmio energetico negli edifici», assegnata alla IV Commissione in sede referente e ritirata dai presentatori in data 17 novembre 2003;
— n. 215 in data 21 novembre 2003, ad iniziativa della Giunta: «Norme concernenti le agenzie, gli enti dipendenti e le aziende operanti in materia di competenza regionale», assegnata alla I Commissione in sede referente;
— n. 216 in data 21 novembre 2003, ad iniziativa dei consiglieri Brini, Giannotti, Trenta, Ceroni, Cesaroni, Favia e Grandinetti: «Modifiche ed integrazione alla legge regionale 14 novembre 2001 n. 28 – norme per la tutela dell’ambiente esterno e dell’ambiente abitativo dall’inquinamento acustico nella Regione Marche», assegna alla IV Commissione in sede referente;
— n. 217 in data 24 novembre 2003, ad iniziativa della Giunta: «Modificazioni delle leggi regionali contenenti disposizioni che attribuiscono il potere regolamentare alla Giunta regionale», assegnata alla I Commissione in sede referente;
— n. 218 in data 27 novembre 2003, ad iniziativa del consigliere D’Angelo: “Modifiche ed integrazioni alla legge regionale 28.10.1999 n. 28 – disciplina regionale in materia di rifiuti, attuazione del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22», assegnata alla IV Commissione in sede referente.



Proposta di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata la proposta di atto amministrativo n. 123 in data 24 novembre 2003, ad iniziativa della Giunta: «Progetto obiettivo tutela della salute mentale 2004-2006», assegnata alla V Commissione in sede referente.





Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 321 dei consiglieri D’Angelo, Amati, Mollaroli, Martoni, Ricci, Moruzzi e Benatti: «Piano di pace per l’autodeterminazione del popolo del Sahara occidentale»;
— n. 322 dei consiglieri Avenali, Procaccini, Cesaroni, Benatti, Moruzzi, Tontini e Viventi: «Coesistenza tra le colture transgeniche, convenzionali e biologiche», (iscritta all’ordine del giorno della seduta odierna);
— n. 323 del consigliere Massi: «Miglioramento della sicurezza stradale».




Deliberazioni inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta ha inviato le seguenti deliberazioni:
— n. 1467 in data 28 ottobre 2003: «Art. 27 comma 1 della legge regionale n. 4/2003 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese – Euro 319.365,72»;
— n. 1468 in data 28 ottobre 2003: «Art. 22 della legge regionale n. 31/2001 – variazione al bilancio di cassa per l’anno 2003 – Euro 2.266.770,95»;
— n. 1469 in data 28 ottobre 2003: «Art. 20 della legge regionale n. 31/2003 – prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli di spesa compresi nell’elenco n. 4 – elenco delle spese dichiarate obbligatorie – del bilancio 2003 – Euro 85.000,00»;
— n. 1470 in data 28 ottobre 2003: «Art. 27 della legge regionale n. 4/2003 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese – Euro 823.767,00»;
— n. 1471 in data 28 ottobre 2003: «Art. 27 della legge regionale n. 4/2003 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato e dalla Unione europea per la realizzazione dell’iniziativa comunitaria Interreg III – progetto L.O.T.O. – Euro 223.000,00»;
— n. 1472 in data 28 ottobre 2003: «Art. 20 comma 3 della legge regionale n. 31/2001 – prelevamento dal fondo di riserva spese obbligatorie, per l’integrazione dello stanziamento di capitoli di spesa compresi nell’elenco 4 – elenco delle spese dichiarate obbligatorie – del bilancio di previsione per l’anno 2003 – Euro 100.000,00»;
— n. 1473 in data 28 ottobre 2003: «Attuazione delle disposizioni recate dall’art. 32 della legge regionale n. 11/2003: norme per l’incremento e la tutela della fauna ittica e disciplina della pesca nelle acque interne – Euro 71.116,12»;
— n. 1499 in data 4 novembre 2003: «Art. 28, comma 1, della legge regionale 11 marzo 2003, n. 4 – variazione compensativa al programma operativo annuale 2003 – Euro 76.000,00»;
— n. 1523 in data 11 novembre 2003: «Art. 20 comma 3 della legge regionale 31/2001 – prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 4 – elenco delle spese dichiarate obbligatorie del bilancio 2003 – Euro 14.362,78»;
— n. 1524 in data 11 novembre 2003: «Art. 27 comma 1 della legge regionale 11 marzo 2003, n. 4 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato, per interventi di edilizia ospedaliera – Euro 7.474.783,99»;
— n. 1525 in data 11 novembre 2003: «Art. 27 comma 1 della legge regionale 11 marzo 2003, n. 4 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato, per programmi di edilizia residenziale – Euro 199.686,10»;
— n. 1526 in data 11 novembre 2003: «Art. 27 della legge regionale 11 marzo 2003, n. 4 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato, per il riassetto territoriale delle aree a rischio idrogeologico - Euro 13.807.475,19»;
— n. 1527 in data 11 novembre 2003: «Art. 27 della legge regionale 11 marzo 2003, n. 4 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato e relative spese - Euro 177.180,40»;
— n. 1528 in data 11 novembre 2003: «Art. 29 comma 2 della legge regionale 31/2001 – Variazione compensativa al programma operativo annuale 2003 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 359 del 18 marzo 2003 – Euro 1.193,03»;
— n. 1529 in data 11 novembre 2003: «Art. 22 della legge regionale 31/2001 – Variazione al bilancio di cassa per l’anno 2003 – Euro 104.040,86»;
— n. 1530 in data 11 novembre 2003: Art. 20, comma 3 legge regionale n. 31/2001 – prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento del capitolo di spesa 10501105 compreso nell’elenco n. 4 – elenco delle spese dichiarate obbligatorie – del bilancio 2003 – Euro 72.000,00»;
— n. 1531 in data 11 novembre 2003: «Art. 29 della legge regionale n. 31/2001 – variazione compensativa al programma operativo annuale 2003 approvato con deliberazione della Giunta regionale . 359 del 18 marzo 2003 – Euro 5.000,00»;
— n. 1532 in data 11 novembre 2003: «Art. 29 della legge regionale n. 31/2001 – variazione compensativa al programma operativo annuale 2003 - Euro 3.000.000,00»;
— n. 1547 in data 11 novembre 2003: «Art. 27, comma 1, della legge regionale 4/2003 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese – Euro 82.000,00»;
— n. 1565 in data 18 novembre 2003: «Art. 33 della legge regionale n. 3/2003 – attuazione del decentramento amministrativo: variazione agli stanziamenti di UPB di spesa nel bilancio di previsione per l’anno 2003, conseguente al riordino delle funzioni amministrative tra lo Stato, le Regioni e gli Enti locali»;
— n. 1566 in data 18 novembre 2003: «Art. 4 della legge regionale n. 3/2003 – recupero delle spese sostenute per il personale ex SEP, ed capitanerie di porto, ex opere pubbliche ed ex Ministero invalidi civili – importo di Euro 998.163,29»;
— n. 1567 in data 18 novembre 2003: «Art. 27 della legge regionale n. 4/2003 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese – Euro 163.582,40 »;
— n. 1568 in data 18 novembre 2003: «Art. 27 della legge regionale n. 4/2003 – iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2003 di entrate derivanti dall’assegnazione di fondi dallo Stato e delle relative spese per l’attività di comunicazione istituzionale e di formazione in materia di servizio civile nazionale – assegnazione fondi relativi all’esercizio finanziario 2003 – Euro 85.728,32 »;
— n. 1569 in data 18 novembre 2003: «Art. 29 della legge regionale n. 31/2001 – variazione compensativa al programma operativo annuale 2003 e modifiche al POA – Euro 2.691.146,64 »;
— n. 1571 in data 18 novembre 2003: «Art. 20 comma 3 della legge regionale n. 31/2001 – prelevamento dal fondo di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento di capitoli compresi nell’elenco n. 4 – elenco delle spese dichiarate obbligatorie del bilancio 2003 – Euro 1.000,00 »;
— n. 1572 in data 18 novembre 2003: «Art. 29 della legge regionale n. 31/2001 – variazione compensativa al programma operativo annuale 2003 approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 359/2003 – Euro 1.000.000,00».



Congedo

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Amagliani e Viventi.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati.

SILVANA AMATI. Come avevo già chiesto nella Conferenza dei presidenti di gruppo, chiedo di poter anticipare il punto 5 dell'ordine del giorno, quell'atto che come Consiglio avviamo alla Camera dei deputati e al Senato perché si possa poi modificare l'art. 126 della Costituzione, in modo da poterlo discutere come primo punto della mattinata, perché credo che sia di rapidissima lettura. Peraltro, essendo io relatore, vorrei poterlo fare questa mattina.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta.

Il Consiglio approva





Interrogazioni (Replica):
«Operazione di recupero da parte della Regione Marche delle tasse automobilistiche e sulle spese sostenute per tale recupero», Grandinetti, Giannotti, Ceroni, Trenta, Favia, Cesaroni e Brini (914)
«Sanzioni bollo auto 1999», Massi (645)
«Sanzioni bollo auto 1999 – partecipazione trasmissione Mi manda Raitre» Viventi (674)
Interpellanza (Replica): «Avvisi di accertamento relativi al recupero del bollo auto anno 1999» Castelli, Romagnoli, Ciccioli, Gasperi, Novelli e Pistarelli (82)

PRESIDENTE. Siamo alla replica rispetto alle interrogazioni e alla interpellanza sulle tasse automobilistiche.
Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Non vorrei togliere spazio ai colleghi di Forza Italia. La mia interpellanza era relativa alla mancata partecipazione, da parte di rappresentanti della Giunta regionale alla trasmissione "Mi manda Raitre" che trattava di questo argomento. Mi era sembrata una mancanza non voglio dire grave, perché il termine è forse eccessivo, però rispetto a un problema di questa natura il fatto che la Regione Marche fosse assente non deponeva a favore dell'immagine della nostra Regione, come se noi avessimo avuto problemi a presentarci. Peraltro l’assessore Agostini nella risposta che ha dato la scorsa settimana in Consiglio ha avuto modo di giustificarsi per questa assenza dicendo che erano stati invitati in ritardo, avevano ricevuto l'invito 48 ore prima e questo non aveva consentito ai rappresentanti della Giunta regionale di essere presenti. Al di là del fatto che questo risponda a verità — non ho alcun motivo per mettere in dubbio la veridicità delle affermazioni dell'assessore — direi che su questa vicenda non abbiamo fatto una bella figura.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

FABRIZIO GRANDINETTI. Il fatto che siano stati interrotti i lavori in occasione della strage di Nassiriya mi ha dato la possibilità di esaminare i verbali di risposta letti in aula con precisione dall'assessore Agostini e di ribattere con la stessa precisione oggi, perché ho avuto la possibilità di leggermi i verbali e anche gli interventi sulla stampa che l'assessore ha fatto in risposta all'interrogazione.
La prima affermazione fatta dall'assessore, è che dall'1.1.1999 l'espletamento delle funzioni tributarie relative alle tasse automobilistiche (riscossione, accertamento, recupero, rimborsi, applicazione delle sanzioni e contenzioso amministrativo) è a carico delle Regioni ed il conferimento di tali compiti è avvenuto in un contesto organizzativo e normativo che ha creato grandi difficoltà a tutte le Regioni, solo formalmente autonome nella gestione del tributo, ma in realtà completamente vincolate da norme statali e dalla necessità di far riferimento all'archivio nazionale risultato pieno di dati incompleti ed inesatti.
Cercherò di avere la stessa precisione e di leggere la replica in un’articolazione molto tecnica, in modo che la situazione, per il futuro, sia più ordinata.
Le Regioni non hanno autonomia nella gestione delle tasse automobilistiche, che sono completamente vincolate alle norme statali. L'assessore deve dire con precisione quali sono le norme statali che vincolano la Regione nella gestione di un proprio archivio regionale. Si deve fare riferimento a un archivio nazionale delle tasse automobilistiche per poter gestire correttamente la movimentazione dei cambi di residenza dei proprietari (da una regione all'altra); i passaggio di proprietà dei veicoli fra proprietari residenti in regione con acquirenti residenti in altre regioni; ed inoltre per poter riscuotere i pagamenti delle tasse automobilistiche di proprietari residenti in regione che pagano il tributo fuori regione.
E' vero che l'archivio nazionale è risultato pieno di dati incompleti ed inesatti, ma su tale argomento vanno fatte le seguenti considerazioni.
La Sogei nel 1999 ha fornito su compact disk all'ufficio tributi della Regione Marche i dati inerenti i veicoli circolanti al 31.12.1998 di competenza della stessa Regione Marche.
Se l'accertamento dell'anno fiscale 1999 è stato fatto nel 2002 e gli archivi da cui sono stati tratti i dati per effettuare l'accertamento erano quelli del 1999 ci si domanda come mai non sono bastati tre anni per accorgersi che tali dati erano incompleti ed inesatti.
Se invece l'ufficio tributi ne era a conoscenza, perché pur avendone tutto il tempo, le risorse umane e gli strumenti, non ha provveduto alla loro sistemazione?
Cosa ha fatto l'ufficio tributi della Regione, da quando gli sono stati forniti gli archivi nel 1999,i per "bonificarne" il contenuto?
Non si può sempre utilizzare la scusa delle altrui carenze per coprire la propria ignavia ed incapacità a gestire quanto delegato dallo Stato.
La seconda affermazione dell'assessore è la seguente: Nonostante tali condizionamenti la Regione marche sta operando con grande impegno per costruire un proprio archivio regionale ed un proprio software di gestione.
Si tratta di un'affermazione che per essere moderato voglio definire deviante. Infatti come ha potuto la Regione fare l'accertamento dell'anno 1999 se non aveva propri archivi regionali? L'assessore, se proprietario di un veicolo, sarebbe stato più preciso nelle sue affermazioni se fosse andato ad informarsi presso l'ufficio tributi della Regione sullo stato dei pagamenti dei bolli auto del suo veicolo per gli anni 1999, 2000, 2001, 2002 e 2003. Si sarebbe allora accorto che la Regione ha propri archivi regionali e che la maggior parte delle funzioni previste in quelle normative statali (vincolanti) sono gestite con facilità dai suoi collaboratori, tramite programmi informatici appositamente realizzati da una società esterna. Quindi la Regione non sta costruendo nessun archivio regionale e tanto meno realizzando un proprio software, perché già possiede sia gli archivi, sia i programmi, che hanno anche pagato, perché funzionanti ed aderenti alle specificità di legge.
Altra questione è invece l'aggiornamento e la correzione costante del contenuto degli archivi, compito del personale della Regione.
La terza affermazione che ha fatto l'assessore è la seguente: Da alcune settimane è stato attivato un numero verde per far fronte alle centinaia e centinaia di telefonate che vengono inoltrate quotidianamente all'ufficio tributi e per fornire ai cittadini tutte le informazioni concernenti le tasse automobilistiche.
Prima che la Regione attivasse il numero verde, come hanno risposto i funzionari dell'ufficio tributi, senza deludere i cittadini, alle centinaia e centinaia di telefonate che venivano loro inoltrate quotidianamente? Semplicemente con il supporto del sistema informatico e degli archivi regionali, ma probabilmente il problema vero è che i dipendenti dell'ufficio non hanno voluto che l'assistenza telefonica diventasse la loro attività prevalente. Considerando che una delle deleghe principali dello Stato alle Regioni è quella dell'informativa al cittadino, perché solo da alcune settimane, come dice l’assessore, si è attivato un numero verde? Non è troppo il tempo intercorso dal 1999 per arrivare a una funzione così importante e strategica?
La quarta affermazione dell'assessore: ...accusare la Regione di cattiva gestione amministrativa per il mancato introito è semplicemente falso e strumentale in quanto non si può parlare di alcun mancato introito.
Bene; dice l’assessore che l'evasione del 1999 è stata pari a circa 5 milioni di euro, di cui oltre la metà già introitati mediante l'invio degli avvisi di accertamento. Per capire se c'è stata o no cattiva gestione amministrativa dell'accertamento 1999 analizziamo se i costi dichiarati dall'assessore per introitare il 50% dell'accertamento sono giusti (valori facilmente verificabili tramite i decreti di spesa emessi dai dirigenti per il Postel, per la realizzazione dei programmi informatici, per i premi ai dipendenti dell'ufficio tributi e per il personale assunto a tempo determinato). Sono state spedite circa 108.000 pratiche di accertamento al costo unitario di 10,50 euro; il costo dei programmi ammonta a circa 150.000 euro; il costo del personale è di circa 130.000 euro, per cui la somma totale dei costi puri è di 1.414.000 euro, contro un introito di circa 2.500.000 euro.
All'accertamento hanno risposto solo il 50% dei contribuenti. Come farà la regione a passare a ruolo l'altro 50% dei contribuenti che non hanno risposto, e dunque a recuperare in tempi brevi gli altri 2,5 milioni di euro che mancano all'appello, se a tutt'oggi devono elaborare amministrativamente i dati di coloro che all'avviso di accertamento hanno risposto con l’autotutela? Come fanno a mettere a ruolo soggetti che non hanno risposto perché gli indirizzi erano sbagliati e dunque non hanno ricevuto nessun avviso?
L'assessore è stato informato che circa 1.200.000 euro sono andati perduti perché non è stato fatto per l'anno 1999 l'accertamento verso i contribuenti che hanno pagato meno del dovuto? L'assessore è stato informato se la Regione ha incassato tutti gli importi relativi all'anno 1999 così come risulta dai pagamenti registrati negli archivi regionali, o una cospicua parte è andata perduta? (Tali dati sono controllabili confrontando quanto riportato nei documenti finanziari con quanto registrato nell’archivio pagamenti tasse automobilistiche).
Quinta affermazione dell’assessore: l’accertamento relativo all'anno 20000 è in fase di avvio ed entro l'anno corrente sarà completato ferma restando la possibilità di prorogare i termini di recupero del tributo fino al 2005.
Se l'accertamento del 1999, come ha dichiarato l’assessore, ha dato buoni risultati, come mai si è aspettato la fine dell'ottobre 2003 per avviare l'accertamento dell'anno fiscale 2000 e si è chiesta la proroga per i termini del recupero fino al 2005? Infatti tecnicamente non dovrebbero esserci dei problemi in quanto si dovrebbero poter utilizzare i mezzi tecnologici ed i metodi messi a punto nell'anno precedente. Quale servizio si rende al cittadino, se per incapacità organizzativa esso deve aspettare dai tre ai cinque anni per vedersi contestare una eventuale evasione del bollo auto? Come reagisce il cittadino che paga di fronte a tale ingiustizia?
Quanto costa di interessi e di mancata disponibilità finanziaria alla Regione il mancato introito di 6,5-7,5 milioni di euro per 3/5 anni?
L'accertamento verrà fatto solo per quelli che non hanno pagato la tassa o anche per quelli che hanno pagato meno del dovuto?
La verità è che non hanno più i tempi tecnici per farlo nel corrente anno e rischiano di perdere in modo definitivo tutto l'ammontare dell'evasione e dell'elusione.
Conclusione. L'assessore, di fronte ad introiti mancanti per diversi milioni di euro, si è accontentato solo di alcune informazioni fornitegli, senza andare a verificare di persona se quanto gli veniva riferito dalla struttura era vero. Ha assunto posizione senza conoscere fatti reali ed incontestabili.
Se l'assessore vuole, a scopo collaborativo farò una sintesi di tutto ciò e la fornirò all'assessore stesso, in modo che possa controllare. Questo è il fine di questo intervento e di questa collaborazione: cercare di collaborare in una vicenda in cui ritengo che le cose non sono state fatte nel modo migliore. Ripeto a questo scopo farò una sintesi abbastanza esaustiva e la consegnerò nelle mani dell'assessore in modo che si possa ottemperare in favore della Regione, dei nostri conti dissanguati.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Dato che il collega Grandinetti ha concentrato su una dettagliata relazione la replica, molto ampia, vorrei sottolineare solo tre aspetti.
Faccio una ulteriore domanda: qualcuno di voi della Giunta c'è stato a vedere quelle file straordinarie che iniziavano alle 5,30 del mattino? Il cittadino marchigiano è ancora molto scrupoloso e quando riceve una cartella si agita subito, quindi è andato a fare la fila e le file veramente cominciavano alle 6 del mattino. Pensate, negli avvisi c'era scritto "rivolgersi al personale dalle 9 alle 12”. Il personale regionale sparso sul territorio ha fatto dei miracoli, di questo va dato atto, perché questo personale si è trovato lì prima, è andato via molto dopo l'orario d'ufficio. Spero che l'abbiate gratificato questo personale che ha fatto da front-office in una situazione molto difficile di "aggressione" degli utenti agli uffici regionali. Ci sono state disfunzioni molto evidenti, spero che l'assessore non le minimizzi, soprattutto per il futuro.
Una cosa è certa: la Regione si doveva attivare fin dal 1998. Questo impatto si è verificato nel 2002. Da qui il disagio. Quando l'assessore ha impostato la sua replica soltanto sulle inadempienze o sulle disorganizzazioni dello Stato, lo Stato in qualche modo, con la finanziaria, ha avvertito la Regione che dal 1998 avrebbe dovuto aggiornare e curare l'archivio. Credo che la Regione l'abbia fatto con ritardo — non era competente l'assessore Agostini allora — e l'impatto si è verificato in "zona Cesarini". Di qui il disagio, perché se c'erano da fare correzioni non c'era più tempo, praticamente.
In provincia di Macerata sono arrivati 34.000 avvisi tutti in una volta. Non si potevano scaglionare 3.000 al mese? Quando arrivano 34.000 avvisi tutti in una volta è chiaro che i cittadini marchigiani, scrupolosi, che si attivano, prendono d'assalto in blocco l'ufficio regionale.
Credo che la scelta di mandare subito l'accertamento che costituisce titolo esecutivo per un prelievo coattivo sia stata molto forte, come impatto, sarebbe stato meglio mandare un avviso, una comunicazione.
Quindi il disagio è stato forte, si è avvertito, il fatto se sia valsa la candela o no fare questa operazione è stato già sottolineato, però la cosa che più ha creato rammarico nel cittadino e in chi è rappresentante delle istituzioni, è stata vedere un'organizzazione che in qualche modo ha sopperito con abnegazione del personale che ha fatto salti mortali, ma complessivamente l'ente Regione non ha fatto bella figura.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Credo che sostanzialmente la replica dell'assessore Agostini ha solo confermato la validità, la legittimità, la fondatezza delle nostre critiche, perché ripercorrendo tale replica dobbiamo anzitutto evidenziare una certa reticenza, soprattutto per quanto riguarda i dati crudi, assoluti, finanziari di quello che è stato poi l'introito effettivo di questa attività di recupero. Siamo certi che questa attività di recupero è stata tata svolta in maniera confusa, disordinata, soprattutto inadeguata ad evitare che il contribuente potesse essere inutilmente vessato, ma non abbiamo avuto neanche la possibilità e l'onore di sapere cosa materialmente la Regione ha incassato per effetto di questo sacrificio imposto con tanta fretta e in maniera così caotica ai marchigiani.
Ci dice infatti l'assessore Agostini che 108.000 sono stati, complessivamente, gli avvisi e ci dice pudicamente, utilizzando la forma percentuale, che generalmente viene usata, rispetto ai dati assoluti non dico per mascherare, certo per edulcorare i dati crudi, che solo il 17,79% di questi avvisi ha prodotto un pagamento, quindi meno del 20% dei contribuenti, su 108.000, ha pagato perché raggiunto correttamente da quella richiesta. Ma quel che è peggio, è che dalla sua risposta abbiamo verificato che almeno il 25% di quegli avvisi non sono stati consegnati, perché fra coloro i quali non sono stati ritrovati a casa, coloro i quali avevano l'indirizzo sbagliato, coloro i quali non si sono resi reperibili e non sono stati raggiunti, esattamente il 25% dei contribuenti non è stato raggiunto da quell'avviso.
Qui una valutazione s'impone. Ammesso e non concesso che l'archivio prodotto dal Ministero dei trasporti fosse lacunoso, insufficiente ed incongruo, certo è che la Regione, rispetto a quei 108.000 avvisi non ha avuto neanche la preparazione, la competenza e la disponibilità sufficienti a chiarire se l'indirizzo di quei 108.000 fosse giusto, quindi all'errore presunto o effettivo del Ministero dei trasporti si è aggiunta la superficialità degli uffici regionali che, rispetto a quel dato nominativo, non hanno avuto neanche l’accortezza di verificare se l'indirizzo fosse esatto.
Un archivio, soprattutto quando viene trasmesso in maniera automatica o verticistica da un Ministero, deve essere oggetto per lo meno di un'attività di verifica, di depurazione, di analisi per la parte possibile. Se solo questa Regione avesse attivato se stessa, i propri uffici, con maggiore responsabilità e con maggiore precisione, quell’attività di depurazione poteva essere per lo meno svolta in riferimento agli indirizzi ma neanche questo è stato fatto.
A mio modo di vedere, facendo anche i "calcoli della serva", vediamo che l'assessore Agostini ci dice che solo di avvisi postali abbiamo speso un miliardo e mezzo, esclusi 500.000 euro che sono oggetto di transazioni con Postel. Non so che cosa voglia dire, se quindi dobbiamo valutare 2 miliardi o solo un miliardo e mezzo. Solo un miliardo e mezzo? Benissimo. Certo è che rispetto a questo miliardo e mezzo il 25% è stato buttato al vento, qualcosa come 300-400 milioni riferiti a quegli indirizzi sbagliati, ripeto non veicoli e targhe sbagliate, non pretese di pagamento sbagliate, ma indirizzi sbagliati. Allora si ha un bel dire che questo Governo non attiva il federalismo fiscale, che questo Governo cinico e baro non consente alle Regioni di avere le risorse sufficienti per poter corrispondere a quello che costituzionalmente è il sistema di attribuzione delle Regioni, ma è altrettanto vero e pesa come un macigno, come responsabilità politica di questa Regione, che anche laddove il federalismo fiscale ha fatto dei passi in avanti o comunque si è concretizzato in un dato normativo obiettivo, questa Regione non è stata capace, per incongruenze interne, per incapacità interne, di pretendere complessivamente ciò che era nel suo diritto pretendere.
Di dati finanziari e contabili in questa risposta dell'assessore Agostini non ne troviamo traccia. Una cosa è certa: l'introito complessivo del bollo auto è pari circa a 145 milioni di euro, almeno potenziale. E' l'importo complessivo pari all'addizionale Irpef. Pensate in quale situazione grama si trova il cittadino marchigiano: da un lato deve pagare tutto e subito con addizionale Irpef resasi necessaria per ciò che sappiamo, ma la stessa Regione, mentre con la mano destra pretende l'imposizione aggiuntiva dell'Irpef, con la mano sinistra non si attiva in maniera seria per ottenere quei 145 milioni di euro che potrebbero, dati alla mano, consentire quel famoso alleggerimento fiscale promesso, ma che ora la Regione Marche ci dice di non poter effettuare e perfezionare per colpa, ovviamente, del bieco Governo Berlusconi. Allora ci dobbiamo chiarire, perché se l'invocazione delle responsabilità del Governo nazionale è la foglia di fico dietro la quale si vogliono coprire deficienze di questa Amministrazione regionale, evidentemente impreparata anche ad affrontare ciò che già c'è come possibile introito di federalismo fiscale è un conto; se invece vogliamo serenamente parlare di questi argomenti, noi siamo i primi a dire che il federalismo, così come è stato tradotto in diritto costituzionale dalla riforma del titolo V sicuramente ha esposto il sistema delle autonomie e delle Regioni a dei gravissimi problemi di cui anche il Governo si deve far carico. Ma da qui a considerare, eternare, reiterare l'accusa al Governo nazionale per coprire le proprie carenze ce ne corre.
Abbiamo ancora 28 giorni per recuperare l'evasione del bollo auto 2000. Non ho elementi per poter dire a che punto siamo, certo non è foriero di buone notizie il tentativo, poi espunto dal consuntivo, di prorogare per un anno le attività di recupero del bollo auto del 2000. E' stata ritenuta, sua mia indicazione, ritenuta illegittima costituzionalmente, tra l'altro, questa previsione, voglio sperare, però, che dall’esperienza del 1999 si sia corretta in maniera efficace, corretta e durevole, tutta quella serie di errori che abbiamo accumulato nel 1999. Aspettiamo quindi speranzosi, convinti che qualcosa sia cambiato, abbiamo qualche motivo per ritenere e sospettare il contrario, ma saremo i primi a riconoscere di avere sbagliato nel caso in cui il prossimo anno, magari di questi tempi, finalmente la Regione ci potrà dire che il recupero del bollo auto e l'insieme della partita del bollo auto sia stata finalmente gestita in maniera seria e corretta, evitando la sindrome della "cartella pazza", che si aggiunge ovviamente ai notevoli fastidi che già il contribuente marchigiano deve ricevere da questa Regione.



Interrogazioni (Svolgimento):
«Iniziativa comunitaria Equal — Predisposizione graduatorie» Giannotti (358)
«Progetti Equal» Gasperi, Ciccioli, Castelli, Pistarelli e Romagnoli (573)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'interrogazione n. 358 da iniziativa del consigliere Giannotti e l'interrogazione n. 573 ad iniziativa dei consiglieri Gasperi, Ciccioli, Castelli, Pistarelli e Romagnoli.
Per la Giunta risponde l'assessore Ascoli.

UGO ASCOLI. Queste interrogazioni hanno a che fare con la gestione dell'iniziativa comunitaria Equal che è una delle iniziative più importanti di finanziamento di progetti nelle Marche come nelle altre Regioni italiane. Questa iniziativa comunitaria prevede una prima fase di presentazione delle proposte di candidatura in cui si presenta in maniera non definitiva il programma, la valutazione di queste candidature da parte di una Commissione appositamente costituita, che si traduce in una ammissione di alcune di queste all'azione 1 e successivamente, fra coloro che sono stati ammessi all'azione 1, in una presentazione in maniera articolata e definitiva dei programmi, in una formalizzazione delle partnership di sviluppo e nella creazione del partenariato internazionale. Il tutto viene successivamente valutato sempre dalla stessa Commissione, per stabilire l'ammissibilità o meno dei programmi definitivi presentati all'azione 2. Questo è il funzionamento.
L'iniziativa comunitaria Equal prevede che alla valutazione del dossier di candidatura provveda un nucleo appositamente costituito. Con decreto del Presidente n. 160 del 13.9.2001 è stato nominato il nucleo di valutazione dei dossier di candidatura Equal. Il nucleo si è riunito i giorni 1, e 2 ottobre 2001 ed ha valutato tutti i dossier di candidatura ammessi a valutazione e ha formulato le graduatorie ripartite secondo le varie misure.
L'iniziativa comunitaria Equal prevede che le partnership di sviluppo che sono state ammesse all'azione 1 percepiscano, per sostenere le spese necessarie a compiere tutti gli adempimenti relativi all'ammissione all'azione 2, un contributo pari al 2% dell'ammontare richiesto per l'azione 2, fino ad un massimo di euro 25.822,85. Con decreto 428 del 9.10.2001, "Iniziativa comunitaria Equal: esclusione di dossier e candidature non ammissibili a valutazione— Presa d'atto risultati e valutazione — Approvazione graduatorie" sono stati recepiti i risultai della valutazione eseguita dall'apposita commissione. In seguito all'emanazione dell'avviso 2.1 del 7.5.2001 con cui si stabilivano i criteri dell'iniziativa comunitaria Equal, dalla Provincia di Pesaro sono state inviate n. 4 proposte di candidatura (scuola regionale di Pesaro nella misura della occupabilità; Isford nella misura della imprenditorialità; consorzio "Fuori margine" nella misura sempre della imprenditorialità; Cescot nella misura pari opportunità). Tutte le proposte di candidatura presentate avevano i requisiti di ammissibilità rispettati, per cui sono state ammesse a valutazione. Tutte le proposte di candidatura sono state valutate da una Commissione appositamente costituita dove, oltre ai rappresentanti del servizio formazione professionale e problemi del lavoro, c'era un rappresentante del servizio politiche comunitarie e uno dei servizi sociali. La valutazione è stata effettuata sulla base di una scheda stabilita dal Ministero, al cui interno erano indicati, oltre agli ambiti sottoposti a valutazione, anche i relativi punteggi. Tutte le proposte di partnership sono state valutate nella stessa maniera, utilizzando la scheda di valutazione. Tali proposte non presentavano, a parte quella dell'Isford, contenuti ed innovatività tali da essere finanziati in un'ottica di limitatezza delle risorse. La proposta presentata dall'Isford è stata invece valutata positivamente ed è stata ammessa con riserva alla seconda valutazione, quella definitiva, in cui i soggetti presentano, sulla base di quanto inizialmente proposto un progetto definitivo. Essere ammessi con riserva ai sensi dell'iniziativa comunitaria Equal vuol dire che nel caso in cui una o più proposte ammesse senza riserva non venisse giudicata positivamente, la seconda valutazione, quella di presentazione di progetti definitivo poteva subentrare.
L'Isford non ha presentato comunque il progetto definitivo, per cui, anche nel caso in cui una delle proposte fosse stata giudicata non positivamente non si sarebbe potuto procedere con la valutazione di Isford. Inoltre c'è da dire che dall'Amministrazione provinciale di Pesaro non è stato presentato nessun ricorso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Nella mia interrogazione erano indicati in modo dettagliato gli importi che erano stati assegnati dal Ministero alla Regione Marche. Era indicato che la Provincia di Pesaro aveva presentato dei progetti, che la Provincia di Pesaro è stata totalmente esclusa e non è giusto dire che non ha presentato ricorso. Non può essere fatta una battaglia politica in questo momento e in questo bailamme, però so che il Presidente si era impegnato a recuperare in un altro momento le risorse pari a 1,5 miliardi per questo progetto Equal dell'Assindustria-Cosmob.
Chiedo: perché non è stata data risposta agli interrogativi che avevo posto al Presidente della Giunta per conoscere se ciò è dipeso da mancanza di requisiti richiesti, mancanza di contenuti dei principi fondamentali di Equal nei progetti, se la valutazione fatta dalla commissione ha seguito i principi di uguaglianza, così come indicato da Equal.
Caro assessore, le voglio far presente che al momento dell'interrogazione si sollevava una questione politica perché non era stato tutelato un progetto per ciascuna provincia, così come era avvenuto nella vicina Emilia Romagna che, guarda caso, ha la stessa colorazione politica della Regione Marche.
Pesaro era stata esclusa. Successivamente, l'assessore Cecchini, che poi non è rimasta assessore, in seguito ad una lettera avuta in copia unitamente all'assessore Secchiaroli, al Presidente D'Ambrosio ed all'ex assessore Mattei, ha avuto la segnalazione che il dirigente Sunzini era stato segnalato all'assessore dall'assessore di Ancona Donatella Linguiti, capofila del progetto che aveva superato quello pesarese.
L'assessore Cecchini dice che non c'era la Provincia di Ancona, ma c'erano al Fiat, Bordini e Russoniello, responsabile di una cooperativa di sostegno, cioè gli stessi relatori e docenti di tutti i 40 seminari rispetto ai quali c'è una Commissione d'inchiesta.
L'ex assessore Cecchini indaga e verifica che non c'era nessuna delibera della Provincia di Ancona in merito. Verificata la documentazione in Regione ci si accorge che la Provincia di Ancona c'era, ma in compartecipazione e senza alcuna delibera.
Dopo la mozione del consigliere Cecchini fuoriesce la delibera della Provincia di Ancona. A questo punto diventa spontaneo dire: sapete chi ha fatto questa delibera? La dott.ssa Dubini, che è la moglie del pm che legge l'accusa contro l'assessore Cecchini. In questa delibera della Provincia, ma anche nel decreto della Regione, la cui istruttoria eseguita dalla signora Ricciarelli ed è firmata dal dott. Sunzini, c'è il Consorzio regionale manageriale al cui libro soci è iscritta la Regione Marche.
Voglio far presente che nella GU dello Stato del 26 giugno 2001, nelle modalità per il progetto Equal è riportata a pag. 8 questa dizione: "Le Regioni non possono partecipare ad alcuna partnership ed eventuali accordi sono nulli ad ogni effetto". Perché la Regione Marche insiste a difendere e non dà soldi a Pesaro? Perché il Presidente copre queste illegalità? Non sono amareggiato, ma deluso. Questa istituzione deve fare chiarezza, altrimenti è facile non fare congetture, ma con questo susseguirsi di azioni, di delibere e di giochi per poter portare avanti solo ed esclusivamente ciò che volevano alcuni funzionari, non c'è solo discredito per la Regione ma anche un enorme svantaggio alla provincia di Pesaro. Questo non lo dico perché io appartengo alla provincia di Pesaro, ma perché l'ente Provincia di Pesaro aveva fatto un progetto e, guarda caso, gli era stata data garanzia che a fronte di un importo di un miliardo e mezzo di vecchie lire, avrebbe ricevuto qualcosa. Queste sono le vere situazioni che si sono venute a creare.
Mi chiedo se dobbiamo ancora andare avanti in questa situazione e chiedo per quale motivo non viene ancora fatta chiarezza. Non possiamo aspettare solo l'istruttoria della Commissione d'inchiesta, perché la Commissione d'inchiesta non può dare suggerimenti alle realtà, ai dirigenti, ma soprattutto al mondo politico che dirige, cioè alla Giunta che governa questa Regione. E'' indispensabile fare chiarezza e allontanare coloro che hanno sbagliato in buona fede o in malafede.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Le risposte agli atti ispettivi vengono purtroppo fornite con troppo ritardo rispetto ai tempi in cui sono presentati, quindi perdono di attualità. Rimane quindi l'esigenza di garantire tempi certi. Le preannuncio, Presidente, che su questa questione come principale gruppo di opposizione vorremmo chiedere il rispetto della norma, perché viviamo in un clima di illegittimità dal punto di vista istituzionale. Avremo comunque modo e occasione per approfondire questa materia.
Chiedo scusa all'assessore Ascoli per non avere ascoltato la sua risposta, quindi debbo rifarmi alla mia valutazione.
Credo che la migliore replica alla risposta dell'assessore Ascoli sia offerta da un intervento, credo critico, dell'assessore che l'ha preceduto, soprattutto su una questione che avvalora la tesi del complotto politico che io ho sempre sostenuto: in maniera scientifica si è voluto prefigurare un risultato, escludendo una Provincia, quella di Pesaro, favorendo il progetto di un'altra Provincia che non aveva, al tempo, i requisiti per essere ammesso. Mi riferisco alla Provincia di Ancona. Lo dice il consigliere Cecchini nella sua lettera ed è un'affermazione gravissima. Spero che lei, nella risposta, abbia preso atto di questo rilievo che mi sembra sia fondato e abbia chiesto scusa, quanto meno, al Consiglio regionale o abbia interrotto la procedura. Credo che di fronte a queste affermazioni non voler andare fino in fondo per verificare la fondatezza di questi rilievi sarebbe una gravissima omissione di responsabilità. Credo quindi che la risposta debba essere parametrata su questa valutazione. Qualora lei avesse accennato queste cose ne prenderei atto positivamente; qualora invece lei avesse, nella risposta, fornito una informazione reticente, non potrei che esprimere la mia piena insoddisfazione per questo nuovo fatti di "malcostume politico".



Proposta di deliberazione (Discussione e votazione):
«Proposta di legge costituzionale alle Camere: modifiche all’articolo 126 della Costituzione» Amati, Modesti, Viventi, Luchetti, Tontini, Benatti, Massi e Giannotti (11)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di deliberazione n. 11 ad iniziativa dei consiglieri Amati ed altri..
Ha la proposta il relatore, consigliere Amati.

ROBERTO GIANNOTTI. presidente, chiedo la parola sull’ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIANNOTTI. Non è trascorsa un’ora dall’inizio della seduta del Consiglio regionale, quindi chiedo l’impegno che lei assunto, cioè che per un’ora facciamo gli atti ispettivi, altrimenti si aumenta il contenzioso e questa Giunta non risponderà mai, così come sta facendo, ai quesiti posti dai consiglieri di opposizione.

PRESIDENTE. Le ricordo che il regolamento prevede mezz’ora, che all’inizio della seduta avevamo stabilito mezz’ora e che abbiamo svolto gli atti ispettivi addirittura per 45 minuti. Ha la parola il consigliere Amati.

SILVANA AMATI. Come abbiamo concordato nella Conferenza dei presidenti di gruppo, abbiamo chiesto questa anticipazione, anche perché l’atto è fortemente condiviso, forse non unanime, almeno senza voti di opposizione ed è stato sottoscritto da tutti i colleghi presenti in quel momento alla Commissione Statuto, tranne qualche astensione. E’ un atto che attiva un percorso particolare che voi colleghi avete ben presente. La nostra, oggi, è la scelta di attivare il percorso della proposta di legge costituzionale alle Camere. La nostra Regione non è la prima ad attivarsi in questo percorso, anche perché sul tema in oggetto, come già noto, esiste una posizione della Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali, l’interesse di attivarsi sulla questione del 126 è generale e in alcune Regioni testi simili sono già stati avviati. E’ evidente che più saranno i Consigli regionali che aderiranno a quanto noi oggi veniamo a proporre, più sarà facile che il Parlamento assuma il problema che noi sollecitiamo.
Voi sapete che stiamo ormai discutendo da parecchio tempo, quasi tre anni, la nuova nostra Carta costituzionale regionale, il nuovo Statuto delle marche e sapete che sono molte le Regioni, oggi, in Italia, che faticano ad attivarsi su questo percorso, che pure è in costruzione, perché resta da sciogliere il nodo della riconferma dell’elezione diretta così come proposta in Costituzione in forma transitoria nella legge 1/99, perché tra le varie forze politiche di maggioranza e di minoranza per quanto attiene le Marche, ma anche nelle altre Regioni su questa tematica ci sono problemi e opinioni su questioni diverse. Anche perché tutti noi ricordiamo che quando è stata approvata la legge 1 del 1999 c’è stata una sottovalutazione da parte di tanti che hanno allora votato questo atto: un forte, evidente rafforzamento del potere esecutivo con la scelta dell’elezione diretta e non c’è stata una ulteriore, forte valorizzazione delle aule consiliari. In fondo credo che proprio qui si debba cogliere quella difficoltà che vede poche Regioni al traguardo della votazione sul testo dello Statuto che noi ci auguriamo di poter portare in aula per la fine di gennaio.
Qual è il suggerimento e qual è l’atto che andiamo a votare? Una richiesta di modifica del 126. E’ noto infatti che nell’ambito delle tematiche “elezione diretta sì-elezione diretta no”, sta anche il tema legato al simul stabunt aut simul cadent. Sappiamo che nel 126 è scritto che il Presidente della Giunta, nel caso che non si verifichino situazioni particolari (morte, impedimento, sua scelta di allontanarsi per incarichi superiori dal ruolo che sta svolgendo), determina, con la sua scelta, la caduta del Consiglio regionale. Sapete anche bene — l’abbiamo votato all’unanimità, anche se la questione è stata interloquita e bocciata dalla Corte costituzionale — che proprio per la complessità della discussione relativa a questo simul stabunt aut simul cadent si erano proposte norme transitorie nell’ambito dei tempi che prevedevano la scrittura dei nuovi statuti. In realtà la proposta del 126 modificatola proposta di legge che adesso andremo a votare, suggerisce di scindere il problema in due parti. E’ evidente che nel caso si mantenga — questo prevede il testo, anche se non lo dice esplicitamente — l’elezione diretta così come intesa nella norma transitoria dell’1/99, se il Presidente della Giunta viene sfiduciato si torna al voto, perché in questo caso si riconosce un vincolo forte non legato a fattori contingenti. Si demanda poi allo Statuto di definire su quali tematiche si possa o meno chiedere la fiducia, perché diventa evidente che la sfiducia non può essere intesa su tutto quindi ci potrebbe essere l’opportunità di scegliere su quelli questioni si possa porre la fiducia e chiedere lo scioglimento automatico nel caso che non si ottenga e anche che sia lo Statuto a decidere in quali modi si possa surrogare l’elezione diretta del Presidente nel caso che questi abbia impedimenti, problemi forti relativamente alla sua situazione fisica o anche decida di andare a fare il ministro o quant’altro.
E’ chiaro che l’indicazione che da più Regioni verrebbe così data al Parlamento, su un testo uguale per tutte le Regioni che l’hanno già approvato, quindi anche per noi quest’oggi, indica un segnale di difficoltà da un lato e una proposta di miglioramento di un quadro, quindi di definizione di maggiori certezze anche per consentire che le scelte che si andranno a fare siano più facili.
Credo che sia un contributo anche allo scioglimento di nodi che ancora sono di difficile soluzione, mi auguro quindi che ci sia un voto unanime e che comunque anche le Marche possano essere comprese nel pacchetto delle regioni che hanno attivato questo percorso.
Mi auguro anche che a livello nazionale ci sia attenzione a quanto si muove nei territori, altrimenti il fallimento della stagione del rinnovo delle Carte statutarie sarà un fallimento non solo delle Regioni ma anche dello Stato centrale, perché si negherà nei fatti quanto si è avviato come percorso di decentramento negli anni passati.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Brevi considerazioni, perché pur non avendo sottoscritto il testo proposto condivido l’appello della relatrice Silvana Amati, perché in questa fase di modifica costituzionale, per certi versi di involuzione costituzionale, di conflitto tra gli organi dello Stato occorre che il Consiglio regionale faccia sentire, per quello che può valere, la propria voce. I Comunisti italiani non hanno sottoscritto il testo, perché esso è limitativo, agisce nella logica del presidenzialismo ed agire in questa fase nella logica del presidenzialismo è molto negativo, perché si sta affermando una concezione di tipo generale che vorrebbe questo metodo di elezione portato a tutti i livelli. E’ già così per il sindaco, per il presidente della provincia, per il presidente della Regione e c’è chi vuole, soprattutto le forze della destra, portare questa elezione diretta anche a livello del capo dello Stato e del presidente del Consiglio dei ministri.
Noi non vogliamo questa prospettiva, vogliamo agire affinché le Assemblee elettive, in questo caso il Consiglio regionale, si riapproprino di una funzione legislativa e di rappresentanza e non leghino il proprio destino alle sorti di una sola persona.
Con queste brevi considerazioni penso si dovrebbe approfondire un dibattito, perché se oggi passa la concezione del presidenzialismo di tipo regionale, che è così ma non lo era nel 1995, sarà poi difficile contrastare il presidenzialismo del presidente della Repubblica e il presidenzialismo del presidente del Consiglio. Ma questa è una discussione che affronteremo in seguito.
Per quanto riguarda il testo proposto in un unico articolo, tuttavia, mi pare che si interviene, seppure in una situazione di ripiego, a limitare il ruolo di un presidente rispetto a casi specifici, in modo tale che il Consiglio regionale sopravvive alle sorti e ai destini di una persona.
E’ con questo senso che noi Comunisti italiani voteremo il testo proposto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Come è già stato espresso anche da altri colleghi, in particolare dal collega Procaccini, la proposta di deliberazione nei suoi contenuti è condivisibile, ma è certo che c’è un aspetto inquietante, per quanto mi riguarda: si fa riferimento al presidenzialismo. Come verde ho sempre sostenuto che la forma migliore per dare un ruolo importante al Consiglio, a livello regionale ma anche nazionale, quindi dare un ruolo importante di dibattito e di confronto degli organismi assembleari, è il superamento di questa “degenerazione” del presidenzialismo, questa deriva verso l’affidarsi ad una persona che decide tutto e per tutti. Io ritengo, invece, che sia indispensabile un approfondimento su questo. So che è in atto in questa Regione una revisione dello Statuto e comunque questo nodo tra presidenzialismo o semipresidenzialismo sarà un momento di confronto anche aspro, perché riteniamo che ci sia questa deriva.
Pertanto nel ribadire di condividere i contenuti di questa proposta, confermo che è indispensabile al più presto fare chiarezza su come questa Regione dovrà funzionare, su come questo Consiglio e questa Giunta dovranno funzionare. E’ indispensabile dare un ruolo più importante al Consiglio che, non ho problemi ad affermare ad alta voce, negli ultimi anni è stato in parte espropriato di molte sue competenze in modo illegittimo. Quindi è indispensabile che si affronti la problematica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Questa proposta mira a riportare in termini di maggiore coerenza politica la clausola e le norme dell’art. 126 della Costituzione che hanno riformato, rispetto alle precedenti legislature, non soltanto il rapporto tra presidente, Giunta e Consiglio regionale ma hanno dato un diverso peso alle stesse prerogative del Consiglio, tant’è che da più parti, come negli interventi precedenti, compreso quello del collega D’Angelo, si sottolinea che alcuni poteri, alcune funzioni facenti capo al Consiglio sono state in qualche modo cancellate da una disposizione che pure queste funzioni non ha direttamente abrogato. Il ruolo del Consiglio è venuto meno anche nel suo peso, rispetto alle determinazioni attraverso risoluzioni, provvedimenti che poi non hanno la possibilità di incidere sulle decisioni della Giunta, perché in realtà la decisione primaria sta in capo al potere del Presidente della Giunta di determinare lo scioglimento del Consiglio e quindi abbiamo visto anche in questa legislatura le sostanziali differenze che verifichiamo anche nel lavoro di tutti i giorni, non soltanto in quello che non viene più fatto attualmente rispetto a quello che veniva fatto in passato, ma anche e soprattutto per quello che viene fatto e su come viene fatto da questo Consiglio.
E’ quindi giusto che la questione del presidenzialismo venga posta e venga risolta in modo chiaro dalla riforma dello Statuto che è la sede precipua per sciogliere questi nodi. Certo è che questa proposta di legge ci pone l’obbligo di fare alcune riflessioni e da parte del gruppo politico che rappresento ci sono fondate perplessità su meccanismi di rafforzamento del presidenzialismo e sugli stessi meccanismi tuttora in vigore.
Questa proposta si muove quindi su un terreno che io definirei “minimalista”, nel senso di fare in modo che comunque non si proceda allo scioglimento del Consiglio in quelle situazioni in cui il presidente non si trova più nelle condizioni di esercitare la sua funzione in casi assolutamente non dipendenti dalla sua volontà.
E’ quindi chiaro che questa proposta, che peraltro è una proposta di legge costituzionale destinata alle Camere, e che se approvata in questa sede, se approvata da altre Regioni e se approvata all’interno del Parlamento avrà il suo effetto non solo sulle Marche ma su tutto il paese, si muove per affrontare un problema che è solo una punta dell’iceberg. In realtà la vera questione è quella relativa al presidenzialismo sì o no e a quale presidenzialismo. A proposito di questo i verdi di sono ripetutamente pronunciati anche nel dibattito all’interno della Commissione Statuto, dove abbiamo dato degli orientamenti che vanno nella direzione di non confermare la scelta del presidenzialismo, di non svilire il ruolo del Consiglio, di sviluppare attraverso un rafforzamento delle funzioni di controllo del Consiglio regionale, delle funzioni di consigliere, i meccanismi di partecipazione e democrazia che invece sempre più vengono circoscritte agli organismi di governo che rischiano di essere sovradimensionati nelle funzioni e sostanzialmente sempre meno capaci di rispondere ai bisogni dei cittadini.
Il rafforzamento dei poteri degli esecutivi, nati dalle esigenze di una maggiore snellezza della pubblica amministrazione, di una maggiore elasticità, in realtà hanno prodotto anche dei risultati indesiderati, quindi, ovviamente, norme come queste sono insufficienti a rispondere a queste situazioni, ancorché sono necessarie perché effettivamente, nella riforma dell’art. 126 della Costituzione si è esagerato al punto che anche nelle casistiche previste dalla modifica imposta da questa proposta di legge, anche queste casistiche danno luogo allo scioglimento del Consiglio.
In questo senso va visto il voto su questo provvedimento:; non un assenso, una linea minimalista rispetto alla questione del presidenzialismo, ma una presa d’atto che in questo momento è possibile procedere soltanto a proporre la modifica dell’art. 126 per alcune situazioni, fermo restando che il giudizio sul sistema di governo è un giudizio che non si attesta sull’art. 126 della Costituzione così come modificato dalla proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

ANDREA RICCI. Rifondazione comunista è contraria alla forma di governo di tipo presidenziale, sia quando essa è attuata e introdotta a livello nazionale, sia quando essa è attuata e introdotta a livello regionale e locale. Riteniamo che la forma presidenziale introduca nel sistema democratico una torsione di tipo autoritario, svuotando il potere delle Assemblee elettive che rappresentano il pluralismo politico e sociale. Ancora più pericoloso è il rischio autoritario quando, ad un sistema di tipo presidenziale si accoppia un sistema elettorale di tipo maggioritario. In questo modo lo svuotamento della rappresentanza politica e sociale può essere totale.
Noi abbiamo contrastato, quindi, in Parlamento l’introduzione della forma presidenziale, sia a livello comunale e provinciale, sia successivamente a livello regionale e continuiamo a contrastarla anche nella fase di predisposizione degli statuti regionali. A nostro avviso un sistema assembleare che consenta l’elezione della Giunta e del suo presidente nell’ambito dell’Assemblea rappresentativa dell’insieme delle componenti sociali e politiche di una società, è la forma che più garantisce la democrazia. D’altra parte questi anni di esperienza italiana di presidenzialismo a livello regionale e locale hanno manifestato tutte le difficoltà e i problemi che da questa scelta derivano.
Per queste ragioni noi ci esprimiamo in modo contrario a questa proposta di legge, perché se è vero che essa rappresenta comunque una minima attenuazione della logica presidenzialista, eliminando un vero e proprio assurdo giuridico presente nell’art. 126 della Costituzione, quello che prevede lo scioglimento del Consiglio in caso di morte o impedimento permanente del Presidente della Giunta, tuttavia in questa proposta di legge nei fatti si riconosce il sistema presidenzialista, in quanto si afferma che in ogni caso il Presidente della Giunta è eletto a suffragio universale diretto e in ogni caso dimissioni politiche del Presidente della Giunta comporterebbero lo scioglimento del Consiglio.
Quindi, pur rappresentando una minima e parziale attenuazione, questa proposta di legge va nel solco della modifica introdotta nell’art. 126 della Costituzione che ha introdotto il sistema presidenziale nelle Regioni.
Per questo motivo noi ci esprimiamo in modo contrario a questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Voto contro questa proposta di legge, anche se capisco l’utilità con la quale questo Consiglio vuol manifestare al Senato della Repubblica un orientamento. Capisco anche, però, che in questo modo apriamo la discussione sullo Statuto della Regione Marche, discussione che non può che avere un forte dibattito su questa materia. Nell’ambito delle possibilità che il Consiglio regionale può avere, credo che l’esperienza della modalità del sistema maggioritario e della nomina del Presidente così come fatto in questa prima fase, possano essere verificate. Personalmente penso che sia un sistema del tutto sbagliato, così come il Parlamento ha consegnato la norma elettorale al paese e penso che in questo modo, pur con una attenuazione stiamo condividendo la sostanza di un ragionamento politico non con divisibile.
Per queste ragioni anch’io voto contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Questa proposta di legge è un’anticipazione del dibattito che dovrà essere svolto nel momento in cui ci accingeremo a varare il nuovo Statuto. Infatti la forma di governo è una delle questioni principali assegnate alla nuova normativa statutaria.
D’altronde credo che sotto certi aspetti questo dibattito non può prescindere dalle riforme istituzionali che si stanno facendo nel nostro paese e non può non essere completamente dentro quella che è una coerenza di carattere istituzionale che ci stiamo dando. Certamente il dibattito statutario sta risentendo di una situazione di indeterminatezza istituzionale. Come tutti sappiamo in Parlamento giace la nuova proposta di riforma costituzionale del titolo V e non solo, perché la proposta fatta dal Governo si accinge anche a modificare la strutturazione parlamentare del nostro paese. Pertanto ci troviamo in una difficoltà oggettiva. Ritengo che come Regioni di centro-sinistra si debba essere coerenti con un disegno che è stato impostato nella precedente legislatura nazionale e che un disegno che era stato condiviso da tutte le forze politiche e che è sconfinato in una bagarre che ha più il sapore dello scontro politico che non quello di una riflessione corretta sulle istituzioni debba essere attentamente studiato. Ecco perché la proposta di devolution vuole riprendere di nuovo il titolo V e io spero che a livello nazionale si riesca a trovare una quadratura condivisa da questo punto di vista, perché non è pensabile che in un paese democratico ad ogni pie’ sospinto si ponga mano a delle riforme così importanti che determinano assetti, che determinano condizioni istituzionali condizioni che non possono essere assunte essere messe in discussione di cinque anni in cinque anni.
Per quanto riguarda l’aspetto attinente la proposta di legge, è come un’anticipazione di quello che potrà essere il nostro orientamento. Per la verità rimane comunque la possibilità della forma con cui indicare il presidente, se in forma diretta o con la designazione. A parte questo il nostro gruppo è coerente con un’impostazione per cui le riforme costituzionali non possono essere fatte ad arlecchino, per cui abbiamo delle responsabilità di carattere locale, quelle dei sindaci e dei presidenti eletti direttamente, mentre ci troveremo di fronte ad una possibilità che il Presidente della Giunta regionale non sia eletto nella stessa maniera. Qualcuno sostiene che la diversificazione potrebbe essere data dalla capacità legislativa che sta in capo alla Regione. Secondo me non è soddisfacente questa tesi rispetto ad una coerenza istituzionale che è sicuramente condizionata sia dal sistema elettorale attuale sia dalla trasformazione mediatica che la politica nel nostro paese ha sicuramente avuto. Pertanto le responsabilità apicali, se non hanno la legittimazione popolare a livello locale, sicuramente potrebbero risentire di un diverso peso politico e di uno scadimento sul piano dei rapporti tra varie istituzioni.
La motivazione della proposta di legge coglie alcuni aspetti importanti che fino ad oggi hanno eccessivamente personalizzato la figura del presidente. Ponendo la possibilità della continuità legislativa nel momento in cui ci fossero delle cause non politiche di superamento della figura del presidente, credo che in parte si attenui questa eccessiva personalizzazione.
Questa è la nostra posizione, credo che sia una posizione che attenua le polemiche che tutto sommato hanno condotto, anche nella Commissione Statuto, la valutazione.
Sicuramente non basta questa trasformazione, credo di condividere quanto hanno detto i colleghi rispetto alla ricentralizzazione dei poteri del Consiglio. Questo è un dato che dobbiamo assolutamente realizzare, proprio perché l’Assemblea regionale abbia quei poteri necessari per un effettivo controllo e anche un protagonismo democratico che si pone assolutamente come necessità.
E’ una questione che attiene non solamente la Regione ma anche il sistema delle autonomie locali, dove abbiamo visto, purtroppo, un esautoramento delle competenze consiliari. Ecco perché questo nostro impegno deve portare a un riequilibrio di poteri all’interno del sistema del governo regionale.
La proposta che ci accingiamo a fare unitamente ad altre Regioni è secondo me oggettivamente percorribile, che in qualche modo si innesta sulla nuova formulazione del ruolo delle Regioni in rapporto all’attuale titolo V, con la speranza che questa proposta possa in qualche modo attenuare le preoccupazioni che fino ad oggi abbiamo avuto quando ci siamo soffermati nella valutazione della forma di governo.
Per questo noi siamo d’accordo alla proposta di legge, con la speranza che si realizzi nei tempi congrui, per farci varare il nostro Statuto tenendo conto di questa nuova norma.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Articolo unico. Lo pongo in votazione. Se approvato, si intende approvata la proposta nel suo insieme.

Il Consiglio approva





Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Siccome siamo riusciti a riunire la II Commissione, chiedo l’iscrizione d’urgenza della proposta di legge 188, così come nella Conferenza dei presidenti di gruppo era stato anticipato, relativamente all’attuazione della possibilità del passaggio di personale privato al sistema regionale in caso di rescissione delle convenzioni. Data l’urgenza, che si pone anche per casi specifici sul territorio, ne chiedo l’iscrizione.

PRESIDENTE. Si tratta di capire se collocarla al punto 10, in considerazione dell’urgenza. Comunque, in questo caso il Consiglio è impegnato a licenziare tutte le proposte di legge in giornata.
Pongo in votazione la proposta di trattarla all’inizio della seduta pomeridiana.

Il Consiglio approva

Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Chiedo l’iscrizione della mozione 97 sull’integrità territoriale della provincia di Ascoli Piceno.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di inserimento della mozione 97 al punto 12 dell’ordine del giorno.

Il Consiglio non approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione e rinvio)
«Approvazione variante al piano del parco del Conero per riconfinazione area P2/2 comprendente il ristorante Le Cave, ai sensi dell’art. 15 della l.r. 28 aprile 1994, n. 15» Giunta (110)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 110 ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Martoni.

GABRIELE MARTONI. La LR n.21 del 23.04.1987 ha istituito il parco Naturale del Conero.
La Regione Marche, con delibera del Consiglio regionale n.245 del 16.03.1999 ha approvato il Piano del Parco del Conero, ai sensi della LR n. 15, art. 15 comma 6, del 28.04.1994.
Caso specifico: variante al Piano del Parco per la riconfinazione dell'area P2/2 comprendente il ristorante "Le Cave". Suddetta variante è già stata adottata dal Consorzio del parco del Conero, con delibera del consiglio direttivo n. 5 del 21.02.200 1, previo parere favorevole espresso dalla Comunità del Parco (seduta del luglio 2001) e dalla Provincia di Ancona Comitato Provinciale per il territorio (seduta del 17 gennaio 2002).
L'adozione definitiva della Variante è stata assunta nella seduta del Consiglio direttivo n. 9 del 10.07.2001, ed inviata alla Regione Marche per l'approvazione. il Piano del Parco del Conero ha stabilito che nel delimitare le aree urbane, aree storiche (P2/1) e le aree di nuova e recente edificazione (P2/2), venivano Riconfermate integralmente le delimitazioni del vecchio Piano Territoriale del Parco.
Le incongruenze che si sono verificate sono scaturite dal fatto che per la redazione dei due piani sono state usate diverse basi cartografiche, quindi non si è ottenuta una riproduzione esatta tra i due piani suddetti.
Questa non immediata coincidenza ha determinato slittamenti e incongruenze tra i perimetri delle aree, che sono stati risolti in sede di accoglimento delle osservazioni via via presentate.
Nel caso del ristorante "Le Cave" la necessità della variante è dovuta a un precedente parere negativo, dovuto ad una errata impostazione dell'osservazione: infatti la proprietaria, piuttosto che rilevare la non coincidenza con i precedenti confini individuati dal vecchio Piano Territoriale del Parco, ha insistito sulla non coincidenza dei confini dell’area P2/2 con i limiti di proprietà.
Analizzata la situazione dell'area in questione, risulta che l'area attuale intorno al ristorante "Le cave" compresa in ara P2/2 ha una diversa configurazione rispetto a quella precedentemente definita nel Piano Territoriale del Parco. La difformità è dovuta a un mero errore grafico, determinato dalla diversità delle basi cartografiche su cui sono stati redatti i piani, analoga a molti altri corretti in corso d’approvazione del Piano stesso, e quindi può essere positivamente corretto come indicato nella planimetria allegata.
Quindi si ritiene che possa essere espresso parere favorevole alla variante del PdP del Conero per la correzione del confine dell'area P2/2 comprendente il ristorante “Le Cave” non modificando sostanzialmente il perimetro già autorizzato riconducibile, comunque, a quello. del Piano Territoriale del Parco annullato.
Inoltre si attesta da parte del dirigente del servizio Aree Naturali Protette e Ciclo dei Rifiuti che dal presente atto non deriva un :impegno di spesa a carico della Regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Su questa proposta di legge non ci sono problemi particolari, per cui mi riconosco nella relazione di maggioranza, quindi diamo un parere positivo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Credo che valga la pena fare una riflessione su questa proposta di atto amministrativo che riguarda la riconfinazione di alcune aree di possibile edificazione inserite all’interno del piano del parco del Conero.
Questa proposta, che modifica un atto che il Consiglio votò in passato, ha ricevuto parere favorevole dalla comunità del parco, dal comitato provinciale per il territorio, dal consorzio del parco del Conero, dal comitato tecnico scientifico per le aree protette, quindi giunge alla fine di un iter in cui è stata fatta una discussione approfondita e ha la finalità di rettificare alcune difformità riscontrate a livello di predisposizione delle cartografie.
Credo però, dato che sostanzialmente in quest’aula andiamo a rivotare una perimetrazione di aree sulle quali in questi ultimi mesi c’è stato un forte dibattito all’interno della nostra regione, in particolare del territorio dei Comuni a ridosso del parco del Conero, che debbano essere fatte alcune considerazioni dalle quali scaturisce una valutazione, rispetto al voto, difforme a quella dei relatori di maggioranza e minoranza.
La Regione ha sollevato da alcuni mesi, nei riguardi dei soggetti che dovrebbero promuovere l’adeguamento del piano del parco del Conero, una richiesta di modificare il piano territoriale del Conero per frenare edificazioni che avvengono in zone dove la cartografia del piano del Conero prevede delle aree P2/2. Guarda caso queste zone sono le stesse che noi andiamo a riconfermare con questo atto amministrativo, le zone più critiche, quelle situate a monte della strada provinciale del Conero, zone per le quali il piano stesso prevede, nelle sue norme tecniche, indicazioni molto precise: riutilizzo dell’esistente e non realizzazione di nuove costruzioni nel territorio a nord della strada provinciale. Quindi noi andiamo sostanzialmente a riconfermare una cartografia, rettificando un errore, quando nella cartografia c’è anche un altro errore che qui, evidentemente, non si vuol rettificare da parte dei promotori. Il piano prevede cioè che in queste zone non sia possibile l’edificazione. Noi andiamo a riperimetrare questa cartografia allargando queste zone di edificazione, perché nella trascrizione delle carte c’è stato un errore materiale. Quindi dico che nel piano del parco ci sono due errori: quello materiale cartografico che noi andiamo a rettificare e l’altro errore è che nelle norme tecniche si dice che in queste zone non si può edificare e noi, proprio in queste zone andiamo a riconfermare una cartografia in cui prevediamo una possibile edificazione. Qui ci sono errori figli ed errori figliastri: errori cartografici a cui riteniamo di porre rimedio, perché quella è la volontà nella cartografia, ma il piano del parco ha evidenziato, in base ai documenti che la stessa Regione Marche e lo stesso assessorato responsabile fornisce, che c’è un altro errore: che nelle norme si dice che in quelle zone si deve riutilizzare l’esistente e non si deve andare a una nuova edificazione. Se questo non è un errore da rettificare, dal punto di vista politico questo è un errore da rettificare. O cancelliamo dal piano del parco anche quella norma scritta che dà l’indicazione che in questi territori non si debba procedere a nuovi interventi ma si riutilizzi quello che esiste, oppure cancelliamo, contemporaneamente, dal piano del parco questi articoli e queste normative. Credo che anche alla luce della legge regionale che è stata approvata da questo Consiglio, che non permette più alle Province di entrare nel merito dei piani regolatori, che sono il passaggio successivo con cui si applica il piano del parco, non possiamo permetterci di avere questa contraddizione, perché una volta individuata l’area di possibile edificazione, come stabilisce il piano territoriale del parco, lasciamo ai Comuni la totale sovranità di realizzare quello che vogliono nelle aree di possibile edificazione.
E vengo a introdurre un altro elemento di riflessione di carattere politico ma anche tecnico. Il piano del parco del Conero è un piano che tutela e valorizza il territorio in misura meno efficace, soprattutto sul fronte della tutela, del piano paesistico. Questa è una riflessione. Se avessimo avuto il piano territoriale paesistico, forse non avremmo avuto gli stessi effetti che sul parco del Conero ha determinato l’approvazione di una variante del piano regolatore nel territorio del comune di Sirolo che ha creato un caso nazionale, che ha determinato addirittura l’estromissione del presidente del parco del Conero il quale è diventato il bersaglio, la vittima sacrificale di tutta questa vicenda.
Questo piano del parco prevede delle zone P2/2, proprio quelle che noi andiamo a perpetrare. Sono zone di possibile edificazione. Al contrario di quello che avviene su altri strumenti, abbiamo una zonizzazione distinta, abbiamo delle zone di possibile edificazione per interventi di un certo tipo (penso alle aree industriali), abbiamo zone di possibile edificazione per l’abitato abbiamo zone di possibile edificazione per parcheggi, abbiamo zone di possibile edificazione per le strutture sportive. Nel piano del parco abbiamo un’unica zona di possibile edificazione, quindi se io in cima al parco del Conero volessi realizzare un chiosco per la vendita delle bibite, una zona per la sosta delle auto, una zona per la sosta dei turisti, quindi con delle panche e dei tavoli, ho bisogno che la cartografia individui lì “zona di possibile edificazione”, ma quando nel piano del parco individuo la zona di possibile edificazione, automaticamente apro anche la possibilità che in quello stesso punto possa andare ad deificare anche un capannone industriale o degli edifici. Questo è il piano territoriale del parco del Conero. Quindi, soltanto nel passaggio successivo con i piani regolatori è possibile stabilire, definire e scegliere, decidere che cosa, nelle varie zone di possibile edificazione si va a realizzare e ovviamente questo ha portato a far sì che in queste aree, che stanno a nord della strada provinciale, in cui il piano del parco del Conero diceva “riutilizziamo l’esistente”, in cui si riteneva di poter andare a fare quelle strutture che erano attinenti all’uso naturalistico del territorio, quindi anche delle aree di sosta per i veicoli, delle strutture a servizio del turismo, evidentemente quando fu fatta questa previsione si riteneva di individuare delle zone di possibile edificazione in quell’area non per andare a costruire nuovi condomini, nuovi edifici come previsto dal piano regolatore di Sirolo ma si riteneva di fare delle strutture strettamente a servizio della funzione turistico-naturalistica del parco, quindi strutture leggere.
Noi, in realtà saltiamo a pie’ pari su questa contraddizione.
Io ritengo che questo atto, ancorché esistano delle difficoltà da parte del Consiglio a modificarlo in questo momento con degli emendamenti perché segue un percorso, non può comunque essere un atto che passa con la totale indifferenza o naturalezza, come è stato istruito fino ad oggi da tutti coloro che hanno avuto per le mani questo provvedimento, perché alla luce di questi elementi, che sono peraltro certificati non da me in questo momento nell’intervento, ma dai contenuti del piano stesso e dall’assessorato regionale all’ambiente, esistono delle incongruenze. Sicuramente esiste un errore cartografico su cui si è lavorato e si è arrivati a questa proposta, ma esiste un errore tra le cartografie e quello che recita il piano, quindi non me la sento, in questa sede, di validare la contraddizione che esiste nel piano del parco come se avessi una contraddizione tra le norme tecniche e la cartografia di un piano regolatore. Questo è quello che avviene con il piano del parco del Conero. Su questa contraddizione si è inserita una delle operazioni di cementificazione nel territorio del comune di Sirolo e del parco del Conero che ha destato un clamore che è diventato un caso nazionale, su cui si sono create tensioni politiche estremamente consistenti.
Quindi senza criminalizzare il provvedimento, senza demonizzare tutti coloro che anche in buona fede hanno analizzato il provvedimento, io dico che esso, fino ad oggi è stato visto soltanto circoscritto alla vicenda dell’errore delle cartografie, quindi questo credo che sia un grosso limite.
Fermo restando che si potrebbe anche giungere alla conclusione che in questo momento il Consiglio può solo far procedere questo provvedimento, credo che questi elementi di riflessione vadano posti, perché non si possa dire che questo Consiglio, dopo aver commesso un errore — tutta la regione ce lo sta rimproverando — con quei contenuti del parco approvato a suo tempo... Si è detto, da parte di coloro che sostenevano il cemento, “ma il Consiglio ha votato il piano del parco con quelle zone di possibile edificazione, il Consiglio regionale ha votato questi territori a nord della strada provinciale”. Il Consiglio ha votato quelle cartografie che erano in mezzo a centinaia di fogli, ma nelle norme tecniche del piano c’era scritto con grande chiarezza e con grande precisione che nei territori più pregiati non si dovevano fare dei nuovi insediamenti, che bisognava riutilizzare l’esistente, salvo poi trovarsi, nelle cartografie, una trappola, un trabocchetto di cui ancora non è stato spiegato quali sono i motivi. E allora, colleghi consiglieri, dato che noi oggi andiamo a votare le cartografie proprio in quelle zone, penso, anche per la dignità, l’intelligenza di chi vota gli atti con la buona fede e con l’impegno di voler svolgere la propria funzione nell’interesse della collettività e con il massimo della professionalità e dell’approfondimento, visto che le informazioni e le questioni che sono maturate anche negli ultimi tempi, gli elementi venuti a conoscenza non solo mia ma di altri colleghi, che questo provvedimento non possa essere approvato in grande tranquillità. Non sta a me chiedere un rinvio, perché non voglio esercitare una forzatura nei riguardi del relatore, che giustamente ha presentato una relazione corretta sulla base di tutti gli elementi che gli erano stati forniti, però c’è qualche altro elemento che quanto meno è di riflessione politica, sul quale c’è stato già un pronunciamentto abbastanza chiaro da parte del governo di questa Regione, che forse deve avere qualche conseguenza anche riguardo a questo tipo di atto o riguardo anche ad altri atti che eventualmente dovrebbero accompagnare provvedimenti di questo genere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

PIETRO D'ANGELO. In relazione alla situazione che si è venuta a creare da un po’ di tempo sul parco del Conero, sull’azzeramento dei vertici dello stesso, sull’intervento del soprintendente che ha messo vincoli, tra l’altro alcuni anche oggetto, oggi, di ricorso, ritengo che in una situazione così delicata come quella attuale sia indispensabile approfondire questo atto. In IV Commissione ho valutato con i colleghi l’importanza di mandare avanti questo atto, ma ritengo che, alla luce degli eventi che si sono avuti sulla gestione del parco, quindi sui contenziosi, sugli inasprimenti, sugli scontri, anche duri, relativamente alle aree e alle cartografie, vi debba essere un rinvio per approfondimento. Faccio appello a tutto il Consiglio affinché sia accolta questa mia richiesta per un ulteriore approfondimento e per evitare che le asprezze che si sono verificate ultimamente relativamente al parco del Conero, possano essere non alimentate con un atto non approfondito, ma smussate con un’attenta valutazione dell’atto stesso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Anch’io convengo sulla richiesta. Credo che l’assenza dell’assessore consenta di rinviare senza problemi, ma se bisogna motivarlo meglio, vorrei aggiungere, dato che è presente il Presidente D'Ambrosio, qualche ragionamento.
Noi abbiamo, alcuni anni fa, nel 1999 approvato il piano del Conero il 16 marzo, con delibera amministrativa che ha avuto uno strano iter, anche perché le cartografie di questo piano del parco sono state più volte pubblicate, quasi che fossero prima sbagliate e poi corrette. Non è una questione secondaria, nel senso che, per chi non se ne è più occupato come me, vedere che sul parco del Conero sia stato necessario, obbligatorio e benvenuto un vincolo esteso da parte della soprintendenza, ha bisogno anche di alcune spiegazioni che vanno al di là dei problemi della cartografia. Come noto la cartografia è vero e proprio piano regolatore per quelle aree, così come per i centri urbani, quindi capire cosa è esattamente accaduto rispetto alle prescrizioni di quel piano del parco è indispensabile. Nonostante che la Giunta abbia sostenuto, giustamente, l’operato della soprintendenza, questo atto nulla dice, mentre qualcosa avrebbe dovuto dire nel sostegno al vincolo esteso, anche perché amministratori e associazioni produttive hanno in questi giorni indicato come colpevole il soprintendente, quando in verità il soprintendente raggruppa i vincoli che nel piano del parco del Conero erano stati messi. Quindi, delle due l’una: o si fa chiarezza in una discussione politica in quest’aula e in un atto dove le cartografie divengano trasparenti, oppure non si capisce se lasciamo fare al soprintendente, sostenendolo solo politicamente ma senza fare la nostra parte, che è quella di essere il soggetto sovrano della cartografia, quindi il soggetto abilitato a intervenire nel merito.
Anch’io credo che non si possa procedere in assenza di risposte da parte del Presidente della Giunta in assenza dell’assessore e comunque, qualora queste non dovessero avvenire o qualora non si volesse fare uno stop in questa nostra discussione per avere un minimo di chiarezza, voterò contro questo atto.

PRESIDENTE. C’è stata una richiesta di rinvio. Dobbiamo quindi discutere la richiesta di rinvio.
Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Mi associo alla richiesta fatta dal collega D’Angelo, perché in aula si sono sollevati problemi così rilevanti che secondo me vale la pena fare un approfondimento, anche in considerazione dell’assenza dell’assessore. A meno che le eccezioni qui poste il relatore sappia confutarle o riesca ad intervenire nel merito. Siccome mi sembra che sia un merito piuttosto delicato, ritengo che un ulteriore approfondimento sia cosa oggettiva.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Il relatore Martoni non ha nulla da dichiarare? E’ un prigioniero politico...

GABRIELE MARTONI. Non sono un prigioniero politico: questo succede a destra, non succede nel nostro partito.
Io sono per accogliere la richiesta di rinvio e per approfondire, perché può anche darsi che ci siano state delle piccole incongruenze a cui la Commissione non ha prestato attenzione, quindi è un fatto legittimo e normale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Premesso che non ho particolari motivi per oppormi ad un rinvio tecnico che viene richiesto, devo dire, a onore della verità, che questo atto è passato il 21 febbraio 2001 al consorzio del parco del Conero, il 6 luglio 2001 alla comunità del parco che è formata dai Comuni, dai rappresentanti dei sindaci, dagli enti ecc., il 176 gennaio 2002 al comitato provinciale per il territorio della Provincia di Ancona, il 10 luglio 2001 di nuovo al consorzio del parco del Conero che l’ha adottato definitivamente, il 18 aprile 2002 all’ufficio tutela e gestione dell’aria e dell’acqua e al comitato tecnico scientifico per le aree protette, sempre con parere favorevole, il 26 giugno 2002 al comitato tecnico scientifico, poi il parere favorevole definitivo è stato del dirigente per la regolarità tecnica dell’atto.
Sarà anche possibile che tutti hanno sbagliato, che tutti sono inaffidabili, inattendibili, però mi chiedo, allora, con chi lavoriamo.
A mio parere, tutto rimane come prima, non cambia niente, diciamo che cinque comitati tecnici — scusate la parola — sono tutti degli “ingenui”, ne prendiamo atto e io sono favorevole al rinvio.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «L.R. 6 agosto 1997, n. 52. Adesione della regione Marche all’Associazione EARLALL — Educazione per adulti» Giunta (109)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 109, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Nella I Commissione questo atto è stato approvato all’unanimità, ha visto una discussione approfondita e si inserisce nella necessità di entrare in un’ottica di formazione permanente per quanto riguarda anche la normativa europea. Questa proposta viene in base alla legge 52 del 1997 per l’adesione a fondazioni ed organismi e questa associazione EARLALL, di cui c’è lo statuto allegato, prevede una quota annua di partecipazione di 4.895 euro. Essa si articola in una definizione dettagliata dei compiti, delle finalità e prevede al suo interno anche dei criteri di funzionamento.
L’art. 1 prevede la costituzione dell’associazione europea; l’art. 2 definisce nel Belgio la sede dell’associazione; l’art. 3 ne norma le caratteristiche stabilendo che l’associazione medesima non ha scopo di lucro; l’art. 4 fissa gli obiettivi, la formazione, l’informazione culturale dell’integrazione tra la società e le istituzioni: una società che deve evolvere alla multietnicità, l’accesso finalizzato alle nuove forme della comunicazione. Il comma 2 dell’art. 4, quello secondo me più corposo, prevede la definizione di progetti comunitari, d’intesa con le Regioni che aderiscono per la cooperazione e l’apprendimento su scala europea e mondiale, per eliminare anche le cause della esclusione all’accesso all’informazione.
L’art. 5 definisce la rappresentanza dei membri dell’associazione che sono le autorità regionali, locali ed europee. L’art. 6 prevede la possibilità di allargare l’associazione medesima. l’art. 7 definisce la quota associativa in euro 4.895 annui. L’art. 8 sancisce le modalità di riunione, così come fa meglio anche l’art. 9. L’art. 10 definisce le modalità di assunzione delle decisioni, che sono quelle della maggioranza semplice e solo in casi già previsti dallo statuto vi sono possibilità diverse. L’art. 11 definisce la modalità per l’eventuale modifica statutaria, che in qualche modo coinvolge anche il consiglio di amministrazione e due terzi dei membri effettivi dell’associazione possono proporre e prevedere la modifica statutaria. L’art. 12 interviene nella definizione e composizione del consiglio di amministrazione, stabilendo che il consiglio stesso può essere composto da 3 a 5 membri. Il presidente è eletto dal consiglio di amministrazione tra i suoi membri.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SANDRO DONATI

PRESIDENTE. Se non vi sono interventi, pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Definizione e ripartizione dei progetti speciali di competenza regionale per l’anno 2003, spesa di parte corrente, assistenza sanitaria» Giunta (117)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 116, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Vorrei fare una breve relazione, perché questa proposta di atto amministrativo individua sostanzialmente e ripartisce le risorse sui progetti speciali, come recita il titolo dell’atto amministrativo stesso, nel settore della sanità. Come si può vedere dall’atto ci sono 26 progetti speciali, perché il progetto di potenziamento del servizio ostetrico-ginecologico in urgenza è stato di fatto cancellato, perché concretamente è un progetto che viene attuato non solo al Salesi ma in tutte le diverse realtà territoriali della nostra regione. L’ammontare complessivo di questi 26 progetti è di 11.300.000 euro circa e, cosa che va specificata, questi sono progetti di competenza regionale, quindi sono esclusi in questo elenco quei progetti che invece sono di diretta emanazione da parte del Ministero e che hanno fondi propri vincolati. Sono questi progetti a valenza regionale i cui fondi vengono presi dal fondo sanitario regionale.
Va precisato inoltre che in forza della delibera 277 del 1999 che definiva i criteri di riparto del fondo sanitario nella nostra regione, quota ripartita per competenza delle Asl e per competenza della Regione, nel punto 3 di quella delibera amministrativa si diceva che la quota dei progetti speciali doveva essere decisa dal bilancio e così, di fatto, negli anni 2000, 2001, 2002 questi progetti speciali sono stati inseriti sotto forma di allegato al bilancio stesso. Successivamente il Consiglio regionale, a mio giudizio in maniera corretta, ha invece inteso portare una modifica, cioè chiedere che questi progetti speciali fossero attuati attraverso una proposta di atto amministrativo, dopo che il bilancio avesse definito la quota da assegnare agli stessi progetti speciali. Così è stato fatto per quest’anno e ovviamente il cambiamento ha provocato anche dei ritardi abbastanza consistenti che hanno portato ad approvare l’atto stesso in Giunta alla fine di luglio e l’assegnazione ai relatori, in Commissione, intorno alla fine del mese di settembre.
Nel merito alcuni di questi progetti riguardano la formazione degli operatori sanitari, per esempio la formazione permanente dei medici di medicina generale, dei pediatri, degli specialisti ambulatoriali. Un progetto riguarda la questione relativa alla formazione degli operatori che concorrono alla realizzazione dei diplomi universitari, quindi con una convenzione che viene stabilita dalla Regione insieme all’università marchigiana, altri ancora riguardano formazione per operatori socio-sanitari e così via. Una parte importante di questi progetti riguarda interventi mirati che servono ad affrontare determinate emergenze o priorità. Anche qui, velocemente, vorrei ricordare alcuni di questi: quello che riguarda l’educazione terapeutica per i bambini e gli adolescenti colpiti da diabete mellito, attuato attraverso il Salesi di Ancona; quello che concerne la diagnosi precoce dei tumori femminili; le attività per l’espianto e il trapianto degli organi; interventi di alta specializzazione che assumono un carattere a livello umanitario per extracomunitari che non hanno risorse per poter avere questi tipi di interventi. Oppure il progetto sull’autismo.
Una parte di questi progetti riguardano questioni più di ordinaria amministrazione, che però rientrano non nella competenza delle singole aziende, delle singole zone ma nella competenza della >Regione come l’acquisto delle ricette, lo sviluppo del sistema informativo, il contributo che per decreto nazionale la Regione deve pagare all’Aran e così via.
Questa è la sostanza della proposta di atto amministrativo. Vorrei concludere questa mia relazione con due considerazioni di natura più politica.
La prima è che gran parte di questi progetti che oggi siamo chiamati ad approvare di fatto costituiscono la continuazione nel corso di questi anni, di progetti che già sono stati avviati nel territorio della nostra regione, quindi si tratta di una continuazione, per alcuni anche di una ultimazione di questi progetti. L’altra considerazione politica che voglio fare, è che io credo ci debba essere, per il prossimo anno, dopo quest’anno che è di passaggio, un impegno intanto sui tempi di approvazione dell’atto stesso, che debbono essere accorciati, resi molto più ravvicinati all’inizio del prossimo anno. Inoltre c’è bisogno, come dice anche il documento istruttorio, di una rivisitazione complessiva di questi progetti e della loro natura, perché vanno sicuramente stralciati da questo atto amministrativo quei progetti che possono tranquillamente rientrare nella competenza dei singoli territori: per esempio quelli di prevenzione sui tumori femminili possono rientrare nella competenza delle singole aziende, delle singole zone, purché per essi ci sia, anche per il futuro, la garanzia delle risorse che oggi mettiamo a disposizione e ci sia la messa a disposizione delle risorse in maniera vincolata, per essere sicuri che i diversi territori continuino ad attuare concretamente questi progetti e fari rientrare nell'atto amministrativo quei progetti che invece sono effettivamente di natura speciale, cioè che non sono ripetitivi nelle varie realtà territoriali e che sono non di natura corrente ma innovativi.
Con queste puntualizzazioni credo che l'atto possa essere meritevole di approvazione da parte del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. La questione che interessa è quella dei progetti speciali, cioè ciò che nell'ambito del fondo sanitario è di diretta competenza regionale e non demandata al territorio, nel senso di interventi mirati alle attività di carattere complessivo che devono riguardare l'intera organizzazione del sistema regionale.
Si rischia ogni anno di arrivare a questo atto con un po' di stanchezza, riflessi condizionati e pertanto si rischia di duplicare o replicare scelte del passato senza un previo approfondimento, una verifica di come queste scelte siano ricadute concretamente nel territorio. Ricordo importanti temi di carattere generale, sulla prevenzione del tumore al seno, che nel passato hanno visto dedicare risorse. Non ricordo una riflessione post — forse l'avranno fatta gli uffici e l'assessorato — cioè su come è andata. Quali risultati si sono realizzati, non solo quantitativamente ma anche qualitativamente? Per esempio sul pap-test ci sono degli incombenti che devono essere svolti ciclicamente, delle analisi che devono essere ripetute dopo ics mesi. So che questi progetti che sono partiti, hanno dato gratuità di prestazioni diagnostiche, hanno indicato quale percorso essere svolto, questo percorso a un certo punto, per la frequenza con cui deve essere fatto è a carico dell'assistita, perché il progetto prevedeva un tempo molto più ampi rispetto a quello indicato dal sanitario che aveva avviato queste procedure. Nell'anno successivo l'ulteriore prestazione ritornava ad essere gratuita, ma l'efficacia dell'intervento era se replicavi a sei mesi la diagnosi precoce.
Bisogna allora fare anche una verifica ex-post di quali e quanti risultati sono stati ottenuti per poi mirare in maniera giusta gli interventi successivi per l'anno che viene.
Qui stiamo autorizzando cose che già sono partite. Anche qui un'altra anomalia. Riflessione ex-post per quello che era stato fatto e quindi mirare meglio gli interventi per il futuro, ma qui non stiamo parlando nemmeno di futuro bensì di passato, seppur prossimo e non remoto. E' una autorizzazione ex-post, a pie' di lista, in parte o in tutto.
Cerchiamo di fare in modo che le leggi indicate nelle premesse, effettivamente possano essere rispettate anche nei tempi e nei termini. Mi si dice che il bilancio di previsione già scivola, quindi non possiamo, prima del bilancio di previsione indicare l'esatta quota del fondo regionale, pertanto l'esatta quantità da destinare nei progetti. E' vero, però a dicembre non è facile ragionare di queste questioni.
Come possiamo essere contrari alla formazione e aggiornamento del personale convenzionato o per i diplomi universitari, le commissioni esaminatrici, i comitati? In sé sono tutte voci apprezzabili, quindi torno da dove sono partito. Vorrei vedere, dietro queste cose, quello che fino ad oggi è stato il percorso e quello che da domani dovrà essere, continuare ad essere, oppure essere modificato di questo percorso.
Ecco perché non posso, allo stato, votare l'atto, anche se, come ripeto, nell'ambito delle concrete individuazioni dei percorsi non posso non essere in disaccordo con la rata di leasing per la radioterapia di Macerata o per la diagnosi precoce dei tumori femminili.
Ecco perché, ad avviso del gruppo, questo atto non può trovarci nell'impostazione complessiva completamente d'accordo, ma non può essere neppure una bocciatura di questioni che comunque hanno una loro validità.
Quindi noi ritorneremo con specifici interventi di carattere ispettivo — interrogazioni o interpellanze — sull'argomento, proprio per far sì che l'assessore, di queste 27 azioni concrete ci possa are un riscontro per quanto concerne le finalità già raggiunte e quelle da raggiungere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Non ho presentato emendamenti a questo atto, perché da quello che leggo la finalizzazione degli 11.362.000 euro a carico del capitolo del bilancio di previsione 2003 deliberati il 2 dicembre significano che nella migliore delle ipotesi sono tutti progetti partiti e che dobbiamo finanziare, quindi fare emendamenti voleva dire perdere tempo, cioè segnalare la priorità su alcune cose che poi, magari, non potevano neanche se condivise, essere accolte. Quindi questo esercizio me lo sono risparmiato.
Devo anche dire che l'elenco così vario di questa lista lascia intendere che si è coperto quello che si doveva coprire, senza priorità e anche senza grande indirizzo riferito al piano sanitario. Cosa voglio dire? Questo atto va bene solo se è per il passato. C'erano in itinere una serie di cose che dovevano essere fatte e questo atto le ratifica a consuntivo. Se così è, non si può essere contro perché la continuità amministrativa deve essere un criterio. Se invece dovesse prefigurare l'attuazione del piano sanitario, faccio fatica a essere d'accordo. Dico questo perché in quest'aula, al di là del voto finale si è largamente discusso su quanta più prevenzione facciamo, di come eleviamo maggiormente la percentuale sulla prevenzione e anche nelle conclusioni del relatore questa esigenza l'ho sentita. Mi sembra che nelle due conclusioni finali che Franceschetti faceva, lasciava intendere che era più la continuazione di progetti già attuati, ma che per quanto riguardava il piano ci si doveva mettere le mani.
Vorrei capire dall'assessore che cosa sono questi 26 progetti che stiamo facendo, perché nel merito c'è da dire su tutti.
Per esempio, questa formazione che cos'è? E' l'1% contrattuale? Credo di no, perché queste cifre sono così irrisorie che non sarebbero qua e non sarebbe progetti speciali ma progetti di legge, contrattuali. Che cosa sono allora, e chi li gestisce? Quali sono gli enti accreditati che gestiscono questa formazione? Non parlo degli Ota che sono 22, ma parli del n. 1. Perché la cifra è così irrisoria ma tanto precisa? Non si capisce che cosa si voglia fare.
Vengo allo screening per la diagnosi dei tumori femminili: qui c'è una frase allarmante: "sarebbe bene che ci fosse ma potrebbe anche essere cancellata, comunque basterebbe 60.000". Cosa vuol dire? Per un utente di "Benessere donna" e avere visto solo in anni lontani l'atto amministrativo che stanziava i finanziamenti quella frase è allarmante. In questo momento le donne non sono richiamate ma sono soltanto quelle che spontaneamente vanno a controllarsi. Questo nella Asl di Pesaro, la migliore per ragioni storiche, quanto meno, quella che ha inventato il servizio nelle Marche. Noi siamo già in quella condizione, cioè che le donne non vengono più chiamate ma vengono soltanto reiterate nell'invito a coloro che sono già soggetti del servizio. Cosa significa cancellare la somma, significa che finalmente vincoliamo delle cifre che prima non abbiamo mai vincolato? Significa che nei budget sanitari cominciamo a vincolare delle somme?
Il progetto speciale infortuni sul lavoro non c'è perché è già vincolato da qualche altra parte? Rimando ai ragionamenti da piano sanitario, quelli su cui, con gli emendamenti abbiamo avuto modo di prendere posizione, come Consiglio, anche all'unanimità.
Oppure, punto 6, elaborazione plasma ed emoderivati. Questa somma significa che finalmente diamo la possibilità al "piano sangue" di cominciare a camminare? Significa che cominciamo a dare un minimo di certezza non solo agli operatori ma anche ai servizi trasfusionali? Vorrei capire, perché la somma è la più grande di questo riparto. Siccome qui nulla si dice, capisco che è un'esigenza, ma non riesco a comprendere, dato che più la cerco e più mi si nasconde, la bozza del "piano sangue", quindi non riesco neanche a capire, neanche volendo studiare, cosa si intende fare, come si possa fare.
La stessa questione per il punto 8. Il sistema informativo sanitario regionale è importantissimo, nel senso che io sto verificando i programmi di digitalizzazione non solo delle imprese ma anche degli enti locali: se riusciamo a informatizzare le posizioni personali dei malati, degli utenti, se riusciamo a controllare la spesa sanitaria, qui ci vorrebbe davvero un unico grande progetto che potenzi questo. Non so quanto potrebbe valere, certo questa è una cifra che sembra una cosetta messa lì per fare qualcosina, ma che non ha nessun respiro relativamente a quello che invece bisognerebbe fare e bisognerebbe fare anche con finanziamenti del Ministero dell'innovazione tecnologica, non necessariamente con finanziamenti sanitari.
Così pure il punto 9, le attività di espianto. Non so bene se sono l'ex legge 75, la nuova legge 16, che cosa sono. Sono il sostegno ai trapiantati marchigiani che vanno a fare le cure? Faccio fatica, perché mi oriento poco e nulla si dice, quindi non si capisce esattamente.
Perché questa somma così irrisoria relativamente al punto 11? So bene che l'assessore, quando parla della trattativa con il Governo sui finanziamenti sanitari dice che dobbiamo necessariamente e giustamente farci carico degli extracomunitari, del loro sostegno sanitario e che ci mancano le risorse perché il Governo potrebbe non darle. Sono piccole cifre, non ci si capisce niente in questo atto, perché rispetto a grandi questioni sono piccole cifre che non sono quello che bisogna fare, ma non si capisce che cosa si intende fare. Così pure il punto 13: è la fine delle case di maternità? Perché si cancella il progetto senza dire altro?
Potrei continuare ma mi fermo, perché questo atto è una "lista della spesa" non leggibile, difficilmente condivisibile, l'unica condivisione ci può essere se l'assessore dice "vale per quest'anno, il prossimo anno si fanno le cose che abbiamo deciso nel piano sanitario", in questo caso lo voto, nell'altro caso, se dovesse essere un atto di programmazione di progetti speciali che la Giunta vuol fare e pensa di dare queste piccole cifre per grandi questioni, in questo caso non posso condividere l'operazione che si intende portare avanti.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. Collega Cecchini, proverò ad essere convincente: qualche volta ci riesco, qualche volta non ci riesco. Credo che le cose che dice lei siano da condividere sui principi, poi entrando nel merito, in effetti da un approfondimento complessivo dei 27 progetti che ci sono qui viene fuori che nella maggior parte dei casi utilizziamo questi finanziamenti per gestire attività che comunque il sistema sanitario, indipendentemente dall'allocazione in una regione o in un'altra, deve svolgere, quindi sotto questo punto di vista credo di essere per un aspetto deludente, per l'altro credo di dirle che questo non è niente di nuovo rispetto a quello che è stato fatto negli anni precedenti, perché in effetti oggi, con la situazione economica che abbiamo siamo nelle condizioni di cercare di mantenere il sistema sanitario che c'è tuttora avendo grosse difficoltà ad aggiungere progetti, anche se qualcosa, comunque, siamo riusciti a inserire.
Quello che è cancellato, è cancellato perché è stato assorbito, come attività, dal sistema. Non è più un progetto speciale ma è già andato a regime dentro il sistema sanitario, nella logica di politica sanitaria che è quella di ridurre al massimo i finanziamenti specifici, perché questo rischia da una parte di essere discriminante e dall'altra di mantenere, qualche volta, delle posizioni di privilegio.
In un certo senso, anche se in maniera forse non chiara, credo di avere risposto alla questione dello screening della diagnosi precoce dei tumori femminili. Lì intendiamo che il percorso, che non avevamo in questa regione, che ci ha dato buoni risultati, è di far sì che lo screening non sia più un progetto speciale ma sia un progetto ordinario dentro il sistema sanitario. Se riusciamo a vedere, avendo acquisito la tecnologia, avendo le competenze scientifiche dentro il sistema e non acquisite solo per questa azione, avendo buoni risultati di risposta — siamo un po' sopra la media nazionale delle donne che rispondono, anche se i risultati non sono sempre soddisfacenti (evidentemente sulla comunicazione c'è da lavorare, perché in alcuni casi le donne arrivano a rispondere solo per un terzo, al massimo per la metà — quando ci si accorge che dentro il sistema ci si accorge che c'è una patologia è ovvio che il cittadino esce dallo screening, entra nella normalità del sistema sanitario, quindi è sottoposto alle regole di un cittadino ammalato che chiede prestazioni al sistema sanitario.
Per quanto riguarda le altre questioni, il primo capitolo ha una cifra precisa perché riguarda la formazione della medicina generale, la pediatria e gli specialisti ambulatoriali, quindi è un percorso finalizzato soltanto a quella formazione e non può riguardare il contratto nazionale. Come per quello che riguarda l'elaborazione del plasma, questo è il finanziamento dell'attività trasfusionale del sistema regionale marchigiano. Sta qui perché è un pretto che ha avuto una sua legge, ha avuto un suo filone di finanziamento, ma francamente sta dentro una logica ormai non più di progetto speciale ma di funzioni dell'attività e quindi, di sicuro, l'anno prossimo rifletteremo se, quando partirà il dipartimento di medicina trasfusionale, sia il caso di mantenerlo o meno. Lei probabilmente ha difficoltà a ricevere la bozza di questo progetto, perché alcune pagine le abbiamo anche questa mattina corrette e riscritte, quindi io ho parlato con i miei dirigenti anche questa mattina e fino a quando non riusciremo a dare una proposta per noi soddisfacente, è giusto che rimanga sulle nostre scrivanie per l'elaborazione.
Per quello che riguarda il punto 8 è il canone Telecom che paga la sanità, oltre a qualcosina che poi serve per l'informatica. Quindi, come vede sono cifre relativamente modeste per il sistema sanitario, non per se stesse, ma appunto perché riguardano funzioni di questo genere. Il punto 13 è quello che dicevo, cioè il potenziamento ormai sta dentro le attività dell'azienda, quindi non è più un progetto speciale. Le vorrei invece ricordare che su due punti il progetto si diversifica al passato e a mio parere, pur nella dimensione economica che è possibile, è estremamente qualificante e su esso avrei gradito qualche osservazione, qualche riflessione, qualche commento positivo e negativo, perché riguarda due aspetti sui quali la comunità marchigiana, come la maggior parte delle comunità hanno, non so perché un certo pudore. Un progetto riguarda l'autismo, quindi c'è il "progetto di vita" che, pur se in una fase iniziale, è un grosso cambiamento rispetto al disagio che fino ad oggi avevano le famiglie in mancanza di riferimenti strategici nella nostra regione, sia per quello che riguarda le linee terapeutiche ma soprattutto le linee di indirizzo generale. Un altro che credo sia un tabù della nostra società riguarda la prevenzione degli incidenti stradali. Una cifra soltanto iniziale, perché avendo partorito in Giunta il 29 luglio questa proposta di atto amministrativo siamo resi conto che quello che potevamo fare quest'anno non era quanto avremmo voluto e poi, francamente, le risorse sono quelle che sono.
Ecco quindi che questo atto, anche se arriva alla fine dell'anno, di sicuro non ha fermato le operazioni, di sicuro qualche problema in questi giorni ce lo sta dando rispetto al punto 11, perché questo riguarda tutti i soggetti fuori dell'Ue che ci chiedono prestazioni in cui, nella maggior parte dei casi, c'è il pericolo di vita e noi rispetto a questa cifra dobbiamo confessare che abbiamo speso di più, non abbiamo rispettato la regola, perché abbiamo delle situazioni di assistenza per quel che riguarda, in questi giorni, un trapianto di midollo, ma anche altre situazioni, per cui pensiamo che, a rendiconto finale, questa cifra non ci basterà. Di sicuro, quando parliamo della "Bossi-Fini" parliamo di una cosa ben diversa che non è assolutamente sovrapponibile a questo punto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva

La seduta è sospesa. Riprenderà alle 16.

La seduta è sospesa alle 13,35