Resoconto seduta n. 167 del 22/12/2003
La seduta inizia alle 10,45



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 165 e 166 del 17 dicembre 2003.



Mozione
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata la mozione n. 333 dei consiglieri Ciccioli, Castelli, Gasperi, Pistarelli e Romagnoli: «Commercializzazione delle cosiddette droghe furbe (smart drugs) nel territorio marchigiano».



Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo il consigliere Gasperi



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Autorizzazione all’esercizio provvisorio del bilancio per l’anno 2004» Giunta (222)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 222, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Questo provvedimento si impone per procedere verso una fase transitoria dei primi mesi del prossimo anno, in virtù del fatto che il bilancio preventivo che la Giunta regionale si è impegnata a varare entro quest’anno è quasi pronto. Credo che questo sia un segno positivo rispetto agli anni precedenti in cui il bilancio preventivo veniva presentato nei primi mesi dell’anno di competenza. Grazie anche alle sollecitazioni che la seconda Commissione ha posto, la Giunta regionale ha colto questo segnale e debbo dare atto all’assessore Agostini di avere ottemperato a questo messaggio, che credo sia un segno di buona amministrazione. Pertanto, nonostante questa necessità di predisporre il bilancio in tempo congruo non possiamo non rilevare che il bilancio regionale, in quanto oggetto di finanza derivata ogni anno è alle prese con questa situazione: non si può definire il bilancio regionale fino a che, a livello regionale la finanza non abbia definito i parametri di trasferimento alle Regioni e agli enti locali. Tra l’altro questo problema attiene a quello che dovrebbe essere il riordino di una finanza locale e regionale che speriamo, attraverso una attuazione corretta del 119 della Costituzione si possa realizzare in maniera diversa nel futuro e questo lo si potrà fare unicamente quando la finanza regionale potrà essere svincolata dai trasferimenti almeno per le risorse proprie. Questo ci potrà portare a realizzare un bilancio in tempo adeguato. Oggi questo non è possibile, pertanto anche quest’anno fino all’ultimo momento non abbiamo saputo quali erano i livelli di trasferimento. Questo determina la necessità di realizzare un esercizio provvisorio, così come la legge di contabilità ci obbliga e la richiesta di un prolungamento di tre mesi è dovuta al fatto che l’anno scorso abbiamo dovuto ri-prorogare di un altro mese l’esercizio provvisorio.
Questo non avverrà quest’anno, ma per non incorrere in eventuali e molto lontane cause che potrebbero portarci in là nella determinazione del bilancio, abbiamo proposto questo tipo di periodo. Credo che, se come ho detto, il bilancio verrà approvato entro l’anno penso che entro il mese di gennaio, massimo entro i primi di febbraio, saremo in grado di avere il nuovo bilancio preventivo che consentirà di superare l’esercizio provvisorio.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Non posso non rilevare come, nella ricostruzione offerta dal consigliere Luchetti per quanto riguarda questo atto, vi sia sostanzialmente una contraddizione. Che l’esercizio provvisorio sia una necessità spesso indotta da questioni che con la politica c’entrano molto poco è un dato e non stiamo qui a contestare questo aspetto. Mi sembra però abbastanza equivoco il richiamo che il consigliere Luchetti fa alla solerzia della Giunta che per la prima volta, di qui a qualche giorno, approverà il bilancio preventivo.
Dov’è la contraddizione? Se è vero che l’esercizio provvisorio è necessitato dalla tardiva approvazione della finanziaria, non potrebbe, in questo caso, la Giunta regionale, essere, di qui a qualche giorno, impegnata nell’approvazione del bilancio stesso, quindi c’è qualcosa che non torna. Non si può dire “guardate quanto siamo bravi, approviamo il bilancio subito”, perché o l’esercizio provvisorio è determinato dalla tardività del Governo, oppure, se questo è vero, la Giunta regionale non potrebbe approvare il bilancio. Allora ci dobbiamo mettere d’accordo, perché siamo stanchi di vedere affollati i nostri giornali di notizie che esagerano la sollecitudine finanziaria virtuale, ipotetica di questa maggioranza, quando poi c’è una fortissima distinzione da fare politicamente tra ciò che viene proposto dalla Giunta e ciò che viene approvato dal Consiglio, perché alla comunità marchigiana non interessa il dato estrinseco del virtuale deposito della proposta, se è vero come è vero, che anche in occasione dell’approvazione del rendiconto c’è stato un deposito della proposta di rendiconto molto tempestivo ma poi, guarda caso, siamo andati ad emendarlo anche il giorno stesso in cui abbiamo dovuto approvare l’atto, con qualche semestre di ritardo rispetto ai tempi.
Inviterei questa maggioranza a essere più cauta nell’annunciare ai giornali i propri successi nella presentazione di atti che vengono approvati con qualche mese di ritardo... (Interruzione). Veramente devo dire che la sinistra dal punto di vista mediatico dà i punti a tutti. Apriamo il giornale e ci vediamo colpiti da certe iniziative. Parleremo anche delle tasse, perché dal punto di vista mediatico devo dire che non c’è male, ma ciò che è grave è che ancora oggi si venga a dire che l’esercizio provvisorio è determinato dal ritardo della finanziaria, che sicuramente c’è, esiste, ma se fosse così la Giunta non dovrebbe essere in grado, da qui a qualche giorno, di presentare una proposta che sarà bene valutare in termini di tempestività quando sarà approvata dal Consiglio, perché non vorrei che di qui a qualche mese, come è successo addirittura per il rendiconto, che dovrebbe essere una fotografia più che una proposta, ci dovessimo trovare a una serie di rimodulazioni che fanno salvo il principio mediatico della solerzia della Giunta regionale ma che non fanno salvo il rispetto complessivo di una sessione di bilancio che viene sempre più considerata e interpretata come quanto di più elastico e quanto di più estensibile nel tempo, nella qualità e nella sostanza. Quindi, rispetto a questi elementi non possiamo che continuare a raccomandare a questa Giunta un maggior rispetto dei termini che lo Statuto e la legge 31 pongono a presidio soprattutto della funzione consiliare, perché quei termini che ormai sono diventati ordinatori, posti sostanzialmente solo come riferimento generico e non come elemento certo di programmazione di bilancio, quei ritardi pongono il Consiglio nella condizione di approvare tardi il bilancio, di poter quindi determinare, solo per una parte residua e certo non completa dei 12 mesi che compongono l’atto il proprio ruolo di indirizzo politico, quindi, complessivamente, pongono il Consiglio nella condizione di non poter esercitare appieno i propri poteri.
L’ultima annotazione, nell’annunciare un voto di astensione che non sta tanto nell’elemento tecnico che costituisce la proposta ma nella valutazione politica, riguarda la grave conseguenza e la grave incidenza che questo malcostume dei ritardi in materia di sessione di bilancio produce sull’attività del Consiglio. La sessione di bilancio — è giusto parlarne ora, nel momento in cui siamo impegnati anche nella ridefinizione dello Statuto regionale — è uno dei luoghi eletti affinché il Consiglio regionale possa recuperare quella famosa funzione di incidenza politica che nell’età del presidenzialismo molti ritengono menomata. In Commissione Statuto, nelle Marche come in tutta Italia, non facciamo che assistere a un continuo, stantio refrain di coloro i quali invocano maggiori poteri, maggiori pesi, maggiore capacità decisionale del Consiglio regionale. Tutto ero, tutto giusto, ma perché queste affermazioni non vengano confinate nel perimetro angusto del chiacchiericcio pre-statutario, è necessario che l’Amministrazione elettiva, come pomposamente viene chiamata, si riappropri da subito dei poteri che ha, che dovrebbe avere, ma che troppo facilmente cede per colleganza, spirito di maggioranza, spirito di coalizione e quant’altro. Allora ci dobbiamo decidere: la battaglia e la richiesta di maggior peso e di maggiore incidenza dei Consiglio passa anche per quella che è l’attività fisiologica e necessaria, che già da ora, prima del nuovo Statuto è posta alla nostra attenzione e rientra nelle nostre attribuzioni. E’ un vuoto vaniloquio quello di chi, oggi, continua a stracciarsi le vesti in nome della maggiore dignità dei Consigli ma contestualmente non si unisce al nostro grido, alla nostra richiesta, alla nostra invocazione di maggior rispetto da parte della Giunta delle nostre prerogative che già vengono pregiudicate, menomate e vulnerate da questi atteggiamenti che probabilmente qualcuno ritiene secondari e marginali, ma che attengono, invece, non solo alla funzione ma anche alla dignità della “Camera regionale” come, ripeto, troppo spesso e troppo retoricamente viene chiamata da coloro i quali, in realtà, si dimostrano, probabilmente, meno attenti alla sostanza delle cose più che ai titoli dignitari che dovrebbero riguardare e coronare questo Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

UMBERTO TRENTA. Luchetti, ci eravamo dati un regola in Commissione e io con soddisfazione e condivisione avevo accettato le tue osservazioni. Di fatto oggi l’intervento del consigliere Castelli mette i maniera chiara ed inequivocabile sul tavolo del Consiglio un aspetto che mi rammarica e rammarica l’Assemblea degli eletti, che siamo noi, che sintetizzo così: esautorazione dei poteri del Consiglio. Di fatto avviene questo.
All’assessore Agostini, che oggi esordisce con titoli sulla stampa — mi riferisco all’articolo de Il Messaggero — del tipo ”Ascoli non ha una classe dirigente all’altezza”, rispondo che io ho sempre sostenuto un principio: che l’altezza è un concetto relativo, come il bicchiere mezzo vuoto e mezzo pieno. Non rinuncerò mai all’ironia, Luciano Agostini, però se la classe dirigente alla quale, forse, fai riferimento, è questa classe dirigente che mortifica un bilancio, un assestamento di bilancio, una mancanza di programmazione allora hai ragione tu, quella classe dirigente non all’altezza appartiene tutta alle motivazioni che ti spingono e ti inducono a riferirti ad essa.
Io come te vengono dal “nord dell’Abruzzo”, mi auguro e ti auguro che le risposte che oggi mancano nel Consiglio dal punto di vista del bilancio, riportino ad una seria, equa ed oculata presa di coscienza di quella situazione di disagio, che di fatto certifica in maniera assoluta questi due concetti.
Il rispetto dei termini è un fatto assoluto, perentorio ed assoluto e quando questo viene meno nell’Assemblea degli eletti non esiste documento di programmazione economica che sia etico, equo, giusto e che dia una speranza a questa cittadinanza della Regione, a 1.450.000 anime che ti accalori a dire che verrà detassata. Non è così Luciano: io di te conserverò sempre il ricordo come sindaco di Offida simpatico, premuroso, attento agli ultimi. Oggi, come assessore al bilancio questo non è. Quindi ti dico e mi dico che le osservazioni che ha fatto il consigliere Castelli le faccio mie per intero: riflettete, intelligenti pauca. Questa regione è strategica, ma per essere strategica ancora di più deve avere una programmazione attenta in ogni capitolo di spesa, ma soprattutto deve rispettare i termini perentori che ne determinano oggi, in maniera assoluta, un bilancio disastroso.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. A nome del nostro gruppo dichiaro la nostra astensione, perché riteniamo questo un provvedimento tecnico che comunque sarebbe stato fatto da qualsiasi maggioranza di centro-destra o di centro-sinistra. L’auspicio è che il documento di bilancio conseguente alla finanziaria sia quanto prima esaminato e possa poi essere portato in Commissione e in aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Non condivido assolutamente il giudizio dell’amico Ciccioli rispetto a un atto che è squisitamente politico e credo che rispetto ai giudizi espressi in quest’aula un voto negativo sia la posizione più coerente. Così farà il gruppo di Forza Italia.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Ulteriori provvedimenti tributari in materia di imposta regionale sulle attività produttive e di addizionale regionale all’Irpef» Giunta (224)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 224, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. La proposta di legge che ci accingiamo a varare viene ad essere un segnale molto importante dal punto di vista politico, perché è un segnale di quello che alla fine del 2001, allorché ci accingemmo a varare la cosiddetta “manovra fiscale” per far fronte agli impegni del nostro bilancio, disse il Presidente della Giunta, impegnandosi in prima persona a far sì che si sarebbe fatto ogni sforzo per alleggerire i sacrifici che sono stati chiesti alla nostra comunità regionale.
Con questo provvedimento, preso atto dell’andamento della gestione e dell’efficacia della gestione del nostro bilancio, possiamo dire oggi di essere in condizioni di iniziare la discesa rispetto al carico fiscale così come il 18 dicembre 2001 era stato determinato.
Questo è un segnale molto positivo che va seguito ad una valutazione che dobbiamo comunque evidenziare, per quanto ci riguarda, rispetto alla conduzione delle nostre risorse. Voi sapete che dal 2001 è iniziato un periodo molto complicato per due ordini di motivi. Anzitutto siamo entrati in un congiuntura economica sfavorevole. I fatti dell’11 settembre, i problemi derivati da un abbassamento del trend di crescita dell’economia americana hanno fatto risentire gli effetti negativi anche nel resto dell’economia europea. Questo, collegato alla strada imboccata dal Governo Berlusconi, di abbassamento della pressione fiscale come elemento guida della propria politica economica, ha determinato una difficoltà enorme nella spesa pubblica e soprattutto nel mantenimento dei livelli di welfare così come i Governi di centro-sinistra fino a quell’epoca erano riusciti a realizzare.
Questi due fattori hanno determinato una inversione di tendenza dell’incremento e del prodotto interno lordo, determinando anche un abbassamento delle entrate complessive dello Stato e ciò ha provocato una strozzatura notevolissima nella politica pubblica.
Dobbiamo anche sottolineare un altro fatto, che ha una incidenza economica indotta e che riguarda la politica del Governo Berlusconi in rapporto a quella che è stata, successivamente all’approvazione del nuovo titolo V della Costituzione, una politica di ricentralizzazione del potere, nonostante che il Governo Berlusconi fosse stato realizzato sull’altare anche di una forte spinta all’autonomismo. Voi sapete perfettamente quale dibattito c’è stato sulla cosiddetta devolution o su tutto quello che riguardava l’attuazione di un federalismo che a parole è stato sbandierato, forse per tacitare le spinte della Lega, ma che nei fatti è stato assolutamente non realizzato, non solamente da un punto di vista giuridico. Voi sapete che per quanto riguarda il titolo V abbiamo una nuova proposta del Governo che teoricamente dovrebbe rafforzare i governi locali, addirittura autonomizzando alcune materie — vedi la sanità e vedi la polizia locale — dividendo il paese soprattutto in termini di diritti. Il fatto che il Governo Berlusconi, attraverso le finanziarie, si sia riappropriato anche delle materie che erano state conferite alle Regioni con la stessa “Bassanini”, ha messo ulteriormente in crisi la possibilità dei governi locali di assumersi quelle responsabilità nei servizi previste dal nuovo titolo V e che una progressiva volontà di decentramento aveva realizzato.
Cito, per esempio, i supporti alle famiglie. Il Governo Berlusconi si è appropriato di competenze che non erano assolutamente del Governo centrale; addirittura si è riappropriato della possibilità di determinare gli asili nido e questo la dice lunga su come si è evoluta la politica di decentramento. Anche questa ri-centralizzazione di poteri ha messo in crisi i normali poteri locali per effetto, appunto, di una ri-centralizzazione delle risorse.
Questo fatto ha determinato una incredibile strozzatura a livello di trasferimenti centrali nei riguardi del bilancio regionale. I bilanci regionali si sono infatti ritrovati in ancora maggiore difficoltà per effetto della questione-sanità. In effetti l’accordo dell’8 agosto 2001 che aveva promesso risorse aggiuntive al sistema sanitario si è risolto, dopo l’approvazione della legge 405 in un grandissimo boomerang, nel senso che, con il riaccendersi dei processi inflattivi, purtroppo i trasferimenti che erano stati previsti in quell’accordo, che non coprivano, di fatto, la stessa inflazione a quel tempo programmata e che non superava il 2%, sono diventati del tutto insufficienti nel momento in cui l’inflazione ha superato abbondantemente la soglia del 2%. Tenete conto tra l’altro, che proprio per rimanere nella questione sanità, l’inflazione generale che avevamo messo sotto controllo alla fine degli anni ‘90, comparandola con l’inflazione degli altri paesi europei, nel settore sanitario è stata tradizionalmente sempre superiore di qualche punto, tant’è che negli ultimi 6-7 anni l’inflazione del settore della sanità è commisurata ad un’aliquota che va dal 6 all’8%.
Capite bene che un’inflazione di questo tipo nei settori attinenti la sanità comporta, di per sé, un abbassamento notevole delle esigenze del settore, tenendo conto che nel nostro caso un aumento dell’1% — e l’inflazione è aumentata più dell’1% dall’8 agosto — significa un punto di percentuale che, paragonato al trasferimento complessivo della sanità nazionale alle Marche, è pari a più di 40 miliardi l’anno.
Capite bene che questa è una questione di fondo che squilibra automaticamente il trasferimento in un settore così delicato, ma questo non è un problema solo delle Marche, è un problema di tutte le Regioni. Ecco perché si è costituito un fronte piuttosto coeso delle Regioni, comprese quelle governate dalla Casa delle libertà, perché questa problematiche attengono tutti, tende a far presente al Governo centrale che una politica di questa natura porterà al suicidio tutta la sanità pubblica nazionale.
Non credo che dietro i provvedimenti e dietro il disegno del ministro Sirchia possa sussistere un progetto di questo tipo, anche perché così come è designata la sanità complessivamente intesa, una privatizzazione penso che sia abbastanza lontana dalla capacità del nostro paese, se non per quello che può essere avvenuto per le fondazioni riguardanti gli enti di ricerca, ma anche in quel caso le stesse fondazioni sono state collocate in un’area pubblica.
E’ difficile perseguire questo disegno e pertanto o qui si rivedono i trasferimenti e i parametri essenziali con cui riusciamo a supportare l’intera impalcatura della sanità pubblica, oppure i livelli di assistenza continueranno ad abbassarsi. Ecco perché questo ragionamento che facciamo in termini di bilancio regionale non può non tenere conto di questo dato e la scommessa che nelle Marche abbiamo fatto, pesando inevitabilmente sui ceti più abbienti della nostra comunità, che hanno consentito, attraverso questa manovra, di supportare il bilancio regionale, è un provvedimenti inevitabile rispetto ad una condizione assolutamente inaccettabile con cui si potevano e si dovevano affrontare gli impegni a livello periferico.
Tenendo conto di questo dato che è generale e complessivo, noi siamo state una delle poche Regioni ad aver messo in chiaro la propria posizione, nel senso che, attraverso la tassazione imposta nel 2001 siamo riusciti a riequilibrare i conti ma a mettere sul tappeto tutto quello che c’era da conteggiare.
Così non è stato in altre realtà dove si è preferito aumentare il debito e siamo arrivati a un punto in cui molte Regioni sono al tracollo finanziario per quanto riguarda il settore sanitario. Nonostante che le Regioni come la Lombardia, il Lazio, la Campania siano più forti dal punto di vista del proprio bilancio perché hanno trasferimenti più cospicui, quello che possiamo sostenere è che le Marche con il proprio bilancio fino a un certo punto hanno potuto fare, ma inevitabilmente hanno dovuto ricorrere alla tassazione.
Questo provvedimento che noi abbiamo colto con la possibilità che la finanziaria del 2001 ci dava, è stato fortemente osteggiato e criticato dalla minoranza, ma guarda caso, anche per il prossimo anno nella finanziaria sembra essere ripristinata la possibilità, alle Regioni che non hanno provveduto quando dovevano provvedere, a riproporre ulteriormente balzelli per sanare una situazione locale che non è più in grado di essere sostenuta.
Parlo essenzialmente della sanità, ma non solo — perché i provvedimenti fiscali non coprono solamente la sanità, ma coprono altre esigenze di bilancio — perché c’è una incapacità a far fronte a quelli che sono gli elementi di base della sussistenza delle Regioni, in quanto i trasferimenti alle Regioni stesse dal 1996, al di là dei “decreti Bassanini”, che hanno corrisposto un aumento di trasferimento che faceva riferimento anche ad un aumento di competenze, non hanno aumentato la libertà delle Regioni di autoorganizzarsi tra le varie materie trasferite. E’ quindi chiaro che essendo dal 1996 il fondo unico bloccato — soprattutto ne stiamo facendo le spese in termini di trasporto pubblico locale (dal 1994 il fondo del trasporto pubblico locale è stato inserito nel fondo complessivo delle Regioni e non più adeguato — alcuni momenti stanno venendo al pettine, come appunto il trasporto pubblico locale che sta diventando lo scandalo del nostro paese. Pensate che solo per il trasporto pubblico locale siamo andati avanti per circa 8-9 anni senza mutare i trasferimenti periferici ai Comuni che hanno il trasporto urbano, siamo andati avanti con gli stessi trasferimenti, poggiando unicamente sulla razionalizzazione del tessuto organizzativo di questo settore, cercando soltanto di rosicchiare produttività ulteriore, facendo riferimento alla capacità di un sistema, quello del trasporto pubblico locale marchigiano, estremamente elastico, estremamente produttivo. Probabilmente il nostro è uno dei settori più produttivi d’Italia, se ci riferiamo soprattutto al trasporto urbano.
Ho fatto riferimento a queste strozzature per segnalare che non so come si potrà andare avanti negli anni futuri in questa direzione. Con questo provvedimento noi abbassiamo significativamente la pressione fiscale — è chiaro che non si è potuto fare di più per le cose che ho detto — perché abbiamo fatto un grande sforzo nel 2003. Abbiamo messo sotto controllo tutta la spesa sanitaria e tendenzialmente, pur mantenendo gli stessi livelli assistenziali siamo riusciti a recuperare margini di efficienza, cercando di mantenere l’efficacia del sistema.
Non so quanto andremo alla lunga da questo punto di vista. Non credo che la Regione, più di quello che sta facendo, più di quello che ha fatto mettendo in tensione tutte le strutture, possa fare. Non è un caso che per più d un anno abbiamo messo sotto commissariamento tutte le strutture sanitarie per cercare non solo di omogeneizzare i servizi che ci consentivano un controllo più adeguato, ma cercando di lavorare, attraverso la politica di budget, per recuperare tutto quello che era possibile recuperare. Però, ve lo posso dire anche per esperienza personale, ci troviamo di fronte a un sistema diffuso, un sistema efficace che potrà in qualche modo essere revisionato, se volete, ma penso che gli sforzi che si sono fatti anche la minoranza deve riconoscere che sono il massimo che si poteva ottenere.
Ecco perché siamo arrivati a centrare l’obiettivo che ci eravamo proposti con il bilancio preventivo del 2003: quello di raggiungere i 91 milioni di euro di deficit nel settore sanitario. Questo è un segno molto importante, soprattutto se commisurato con quanto dicevo prima, cioè avere salvaguardato, sostanzialmente, i livelli di assistenza e l’efficacia del sistema. Certo, in un sistema che risente di tante attenzioni e che merita tutta la nostra attenzione perché si migliori ulteriormente. non è detto che non ci siano ulteriori margini. penso che lavorando bene così come stiamo facendo in questo periodo, si potranno ottenere ulteriori risultati. Ecco perché per il 2004 abbiamo pensato di fissare u obiettivo ancor più lusinghiero, che tendenzialmente credo potrà essere raggiunto per i trend che sono stati immessi nel sistema sanitario a livello organizzativo. Credo che l’implementazione della nuova organizzazione dell’azienda unica con le zone, con i nuovi orientamenti che si sono assunti, sicuramente aiuterà ulteriormente a raggiungere questi obiettivi.
Dobbiamo tenere presente questi dati. E’ facile soffermarsi unicamente sui carichi fiscali, su quello che oggi andiamo a determinare, pur conservando una pressione fiscale abbastanza sensibile, però se da una parte, in un momento segnato alla congiuntura economica favorevole, nonostante i segni di ripresa che ultimamente si sono determinati e nonostante il fatto che ci sia una volontà a livello centrale di abbassare le tasse le cose rimangono così, le due questioni non vanno assolutamente d’accordo tra di loro. Da questo punto di vista, se da una parte si abbassano le tasse non è pensabile di andare avanti con uno scaricabarile rispetto agli enti locali e alle Regioni, perché se da una parte si abbassa, dall’altra parte non si può pretendere che gli enti locali si facciano carico di prendersi l’onere di aumentare il carico fiscale.
Sia da un punto di vista diretto, di Irpef, sia dal punto di vista delle tariffe, è ormai generalizzato un atteggiamento da parte degli enti locali a ricorrere a un aumento, soprattutto tariffario, per far fronte alle questioni che attengono al mantenimento del livello dei servizi. Questo è un problema vitale, che farà penare moltissimo anche per il 2004 i bilanci degli enti locali e delle Regioni. Da questo punto di vista stiamo facendo uno sforzo incredibile e tentiamo di mettere sotto controllo tutto quello che è possibile per raggiungere gli obiettivi.
Vorrei sottolineare il fatto che la pressione fiscale nella regione Marche, rispetto a tutte le polemiche che si sono sviluppate in passato, sia nel momento in cui abbiamo posto i provvedimenti fiscali, sia quando abbiamo parlato, nel Dpefr, di volontà di abbassare il carico fiscale così come facciamo oggi con questo atto, ci si è fermati unicamente sulla questione del carico fiscale, sempre assunta asetticamente, criticandone i livelli, senza valutare che la pressione fiscale e tariffaria nella regione Marche non è assolutamente ai primi posti a livello nazionale, perché se andassimo a fare una media di tutte le possibilità che la Regione può avere di imporre, sia nel sistema delle accise, sia in quello tariffario, sia nel sistema dell’Irpef e dell’Irap, la possibilità di mettere tasse, ci accorgeremmo che la decisione della Regione Marche ha consentito di raggiungere quasi la media, perché siamo a metà della graduatoria, a livello nazionale, perché in altre realtà già da tempo sono stati introdotti tanti altri balzelli, come quello dell’accisa sulla benzina, l’aumento del metano, l’aumento del bollo, che hanno consentito di raggiungere da tempo livelli di pressione fiscale e tariffaria di un erto spessore.
La scelta che abbiamo fatto nelle Marche è quella di pesare più che altro sui ceti più abbienti e abbiamo chiesto anche ai settori produttivi di fare uno sforzo in questi termini, cercando di tenere fuori da una elevazione fiscale i ceti meno abbienti.
Capisco che questo ragionamento da parte di qualcuno può far gridare allo scandalo, perché le minoranze si agiteranno dicendo che questi sono provvedimenti esigui, non eccessivamente rilevanti, però dobbiamo assolutamente tener presente il quadro complessivo, dove è possibile rilevare che le Marche si pongono a metà nella graduatoria italiana, poi se i colleghi lo vorranno potremo fornire le tabelle relative anche allo studio fatto dalla Cgia veneta dove si rileva proprio che le Marche hanno una pressione fiscale al di sotto della media nazionale.
Ecco perché abbiamo fatto un provvedimento selettivo, tentando di non pesare sui ceti meno abbienti. Questo ci consente di mantenere quella coesione sociale che è la caratteristica della comunità marchigiana. Credo che anche i ceti più abbienti che si sono visti calare queste aliquote, soprattutto sull’Irpef, avranno a cuore il mantenimento di un sistema che altrimenti sarebbe stato travolto per effetto di una mancanza di trasferimento centrale.
Il provvedimento in questione consta di due articoli. Il primo riprende una questione che già abbiamo affrontato in sede di assestamento, allorché avevamo previsto che i recuperi degli anni passati per l’evasione del bollo auto, come avevamo valutato anche in seconda Commissione non era possibile prorogarli più di tre anni, secondo la normativa nazionale, anche per sentenze costituzionali che avevano determinato questo limite. Sapendo che nella finanziaria c’è la possibilità di prorogare ulteriormente di due anni questo limite, abbiamo colto l’occasione per prorogare questi termini in modo tale che gli evasori non la facciano franca, nonostante i limiti del recupero che, ovviamente, dovranno mantenersi entro termini accettabili.
Con questo provvedimento noi sosteniamo che fino al 31.12.2005 potremo recuperare anche gli anni 2000 e 2001. Questo ci aiuterà anche a mettere a punto — cosa che è già stata dibattuta in quest’aula — il sistema di recupero, con l’opportunità di entrate cospicue significative rispetto al bollo auto, tenendo conto del fatto che ci riferiamo al recupero di evasione, pertanto sarebbe cosa giusta quella di non tollerare più questi aspetti, pertanto questo ulteriore periodo di tempo è anche una questione di giustizia.
L’argomento che dobbiamo valutare ulteriormente riguarda due aspetti. Per quanto riguarda l’art. 1 il discorso dell’Irap che noi vorremmo mantenere a livello del 2001, però, nonostante i settori che già erano fuori da questa elevazione — per esempio il discorso delle cooperative sociali che escludemmo da questo provvedimento — stante il fatto della congiuntura sfavorevole che attanaglia la nostra realtà produttiva abbiamo ritenuto opportuno togliere anche altri settori dall’aumento dell’aliquota, settori attualmente in grossa difficoltà. Ecco perché parliamo di fabbricazione di calzature non in gomma, fabbricazione parti accessorie per calzature non in gomma, fabbricazione calzature suole, tacchi in gomma e plastica. Questi tre settori strategici del tessuto produttivo marchigiano, riguardanti soprattutto il comprensorio del fermano-maceratese, essendo in difficoltà abbiamo ritenuto opportuno aiutarli oltre quello che si sta facendo. Infatti, oltre alla questione fiscale relativa all’art. 1 stiamo lavorando anche per fare in modo che questo settore affronti con più determinazione le sfide della globalizzazione, aspetto che attiene al momento di crisi che sta attraversando. Pertanto, con l’art. 1 abbassiamo l’aumento dell’Irap per questo settore.
L’art. 2 riguarda l’Irpef che è stata aumentata con aliquote piuttosto forti nel 2001. Siamo per ricalibrare questa Irpef, sempre nell’ottica della tutela dei ceti meno abbienti. Ecco perché la revisione delle aliquote l’abbiamo in qualche modo posta sullo scaglione che va dai 30 ai 60 milioni di vecchie lire. Questo è un dato che viene incontro alla filosofia di pesare meno possibile sui ceti meno abbienti. Questa questione della riduzione credo che sia un segnale estremamente positivo, perché segna un trend che deve andare avanti e credo che se gli obiettivi che il Dpefr aveva delineato e se il bilancio di previsione lo confermerà, sicuramente potranno essere ulteriormente sviluppati per arrivare ad una progressiva diminuzione delle aggiunzioni fiscali che abbiamo fatto.
Credo che il cammino fatto dal nostro bilancio in questo anno sia estremamente positivo; credo che il segnale che diamo con questo provvedimento attiene non solo al mantenimento di un impegno che ci si era assunti come maggioranza ma con il bilancio del 2004 questa tendenza sarà ulteriormente confermata, per raggiungere l’obiettivo di togliere il carico fiscale il più presto possibile, tenendo conto che questo non dipenderà solamente dalla buona volontà della Regione marche, perché o qui ci sarà una presa di coscienza generale da parte del Parlamento nazionale per affrontare come Dio comanda le questioni della finanza regionale, oppure le Regioni si dovranno far carico, come si stanno facendo carico, dei danni che a livello nazionale si stano compiendo nel porre a carico del sistema periferico della tassazione rispetto a obiettivi nazionali non condivisibili e che noi rifiutiamo.
Spero che il fronte delle Regioni abbia ragione, che possa in qualche modo vincere la battaglia, perché solo così potremo realizzare quel federalismo fiscale che ci consentirà di governare meglio le nostre risorse e i nostri bilanci.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SANDRO DONATI

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Le dotte elucubrazioni del presidente della Commissione Luchetti, che si è cimentato nel suo sport preferito, l’arrampicata sugli specchi, non ci possono esimere dal confermare il giudizio che abbiamo dato di questo provvedimento. non sembri eccessivo parlare, infatti, di fronte a questa proposta, di una vera e propria truffa, perché della truffa giuridicamente ha tutti gli elementi costitutivi e al penalista dotto magistrato, cui, ancora una volta, cercherò di fare appello ahimé tempo invano, dott. Vito D’Ambrosio, ricordo come, per le ragioni che cercherò di spiegare con un minimo di tempo, ma non troppo, siamo di fronte a una sottrazione patrimoniale, siamo di fronte a un artificio, siamo di fronte a un atteggiamento doloso rispetto a quello che viene spacciato come provvedimento di riduzione fiscale che altro non è, invece, che lieve affievolimento di una pretesa fiscale illegale, contra legem, illegittima, non dovuta e che non tarderà, nel corso dell’esercizio finanziario che si aprirà tra nove giorni, a determinare delle giuste e legittime rimostranze dei contribuenti marchigiani che noi inviteremo alla rivolta fiscale contro questo tipo di provvedimento che è, ripeto, illegale. Non è illegale perché questo è il frutto di un pensiero confutabile, ma illegale perché è contro le leggi che nel dicembre del 2001 autorizzarono il provvedimento fiscale che venne rubricato con il n. 35, la famosa “spremitura”, il grande lavacro fiscale che il Presidente D'Ambrosio impose ai cittadini marchigiani. Ebbene, la legge che consentì quell’inasprimento fiscale era la legge 405 del 2001 e tu lo sai, caro Marco, una legge che si iscrive in quella operazione Stato-Regioni iniziata l’8 agosto, che volle prevedere delle misure eccezionali per poter consentire alle Regioni il ripiano dei disavanzi sanitari. E allora la possibilità di aumentare ad libitum l’Irpef e il bollo auto era considerata esclusivamente per l’anno 2002 e se qualcuno dovesse essere tanto cieco, tanto sordo, si volesse con tanta pervicacia coprire con le mani gli occhi, il naso e la bocca, leggerò il testo dell’art. 3 bis, di quella legge che dice testualmente “limitatamente all’anno 2002 in deroga ai termini... è consentito alle Regioni di aumentare senza limite l’addizionale regionale Irpef e il bollo auto”. Questa è la verità dei fatti e noi siamo sconcertati, sconvolti e indignati che ancora una volta, con operazione mediatica, si voglia ammannire al cittadino marchigiano questa grande manifestazione di disponibilità fiscale che non altro non assomiglia all’atteggiamento dell’ipotetico scassinatore che, dopo aver tolto i soldi dalla cassaforte, ha semplicemente l’atteggiamento e il vezzo di lasciare qualche euro, forse pretendendo di essere anche ringraziato dal derubato. E’ o non è questa una sottrazione patrimoniale, la perpetuazione di livelli che sono a tutt’oggi da ritenersi illegittimi e contro legge per quanto riguarda l’addizionale Irpef che può, per legge, essere aumentata dallo 0,9 che stabilisce e individua l’aliquota minima fino allo 0,5? Questo è il massimo che la Regione Marche dovrebbe pretendere dal contribuente marchigiano, massimo l’1,4. Per effetto di questa grande manifestazione cosa vediamo, oggi? Che ancora quelle aliquote sono ben superiori all’1,4, altro che manifestazioni di disponibilità, altro che tentativo, volontà di dare dimostrazione di un percorso virtuoso: una truffa, perché così si deve definire un atteggiamento che da un artificio normativo che abbiamo letto, che abbiamo denunciato... Te lo ricordi caro Viventi? Quella legge 35 fu costruita dolosamente con un incipit, con un inizio che ha consentito alla Regione Marche di pretendere anche per il 2003 quei livelli fiscali. La legge 35 del 2001 inizia infatti con “a decorrere dal 2002” e non inizia con l’espressione che invece avrebbe dovuto autorizzare quel prelievo: “limitatamente all’anno 2002”. Questa è la verità e noi siamo sconcertati, noi siamo sconvolti per il fatto di dover registrare, ancora una volta, una patente lesione del corpo normativo che regola la vita sociale dei marchigiani, che viene perpetrato, che viene consumato nel silenzio generale e al danno che tutti i cittadini marchigiani stanno soffrendo si aggiunge addirittura la beffa, si aggiungono addirittura le esternazioni che ancora una volta — a testimonianza di come l’amore, lo zelo mediatico non è certo privativa esclusiva del centro-destra come la sinistra vorrebbe sostenere — cerchiamo di stabilire, di dire ai marchigiani “vi veniamo incontro”.
E questo è ancor pi vergognoso per quei settori economici in credi per i quali, ci dice il presidente Luchetti, questa manifestazione di affetto e di disponibilità ha voluto addirittura portare a un decremento per il settore calzaturiero. Ma di che parliamo, Luchetti? Stabilite come aliquota Irap quel 4,5 che è superiore dello 0,25, addirittura superiore alla misura in vigore al 2001, quella che a tutti gli effetti si deve ritenere oggi praticata e imponibile alle aziende del calzaturiero, come di ogni altro comparto produttivo.
E allora rimodulazione? E allora decremento? Ripeto, operazione truffaldina e mediatica, che ha semplicemente lo scopo di svernare attraverso un “pacco di Natale” che ha molto del pacco e poco del Natale, per poter dire ai marchigiani “quanto siamo bravi, quanto siamo belli”. Mi chiedo se è possibile assistere in maniera ignara, in maniera totalmente priva di reazioni di fronte a questa valutazione che noi abbiamo fatto in tante altre occasioni e che riproponiamo con forza. Non è lecita: siamo di fronte a una manovra illegale e tutti i cittadini marchigiani dovranno disporre del nostro ausilio, della nostra consulenza, della nostra assistenza per far sì che da subito — perché è illegale già nel corso di questo anno — si possa veramente organizzare una protesta fiscale, perché questa Regione la deve smettere di dare sempre le croci al Governo nazionale, deve poter disporre degli strumenti per ribellarsi, per dire quella che è la verità e per sostenere, anche in materia fiscale... Guardate, la materia fiscale, nel rapporto cittadino-potere è uno degli aspetti che storicamente costituisce veramente l’essenza di quel rapporto. Tutte le grandi rivoluzioni nel mondo occidentale sono nate da pretese fiscali illegittime, da Cromwell in poi. I padri costituenti statunitensi dicevano giustamente che i potere di imporre tasse è il potere di distruggere, perché la prestazione patrimoniale che un soggetto organizzato — lo Stato — richiede a un soggetto non organizzato — l’individuo — deve essere permeata da un tasso di legalità molto superiore a quello che contraddistingue, connota tutto il corpus normativo di uno Stato civile. E allora è anche segno di inciviltà poter disporre in questa maniera improvvida, impropria, strumentale, surrettizia, delle tasche dei cittadini e delle nostre aziende, salvo poi andare anche a verificare come questo atteggiamento di bonomia fiscale presunta si dovrà materialmente scaricare sulle tasche dei contribuenti, perché se andiamo a leggere questo provvedimento l’aspetto surrettizio riguarda anche i tempi degli effetti del decremento fiscale. Allora ciascun consigliere regionale si dovrà pur chiedere quand’è che la Regione, dopo questo percorso virtuoso di risanamento sanitario, dovrà effettivamente registrare il minor introito. Guarda caso, i minori introiti saranno valutabili nel 2005, questa data storica che ricorre, cari consiglieri, perché è nel 2005 che andrà a regime l’Asur, questo altro mostro, questo leviatano della politica regionale. E la bonomia fiscale della Regione Marche dovrà registrare il minor introito nel 2005, l’anno delle elezioni. Siamo di fronte al più evidente e chiaro tentativo di applicazione del proverbio “fatta la festa gabbato lo’ santo”, attraverso il tentativo tortuoso e di bassa cucina elettorale — perché di questo parliamo, di “gastronomia da bassi fondi” — di tentare di spacciare come atteggiamento e dichiarazione di disponibilità quello che è ben diverso. Salvo poi, caro Luchetti, tu che ti sei cimentato in questa arrampicata improbabile, del bieco Governo nazionale cercare di privilegiarsi, in qualche modo, per la materia del bollo auto.
Mi sia consentito denunciare anche questa ulteriore congruenza. Cosa sta succedendo? Questa mattina, esattamente nello stesso momento in cui stiamo parlando di questa “legge-truffa” il Senato sta varando la finanziaria. Siamo allora costretti a questa maratona perché i solerti dirigenti degli uffici finanziari di questa Regione hanno scoperto che fra le pieghe della finanziaria del losco, bieco Governo Berlusconi vi è una norma che consente per la prima volta la sanatoria di tutti quei provvedimenti regionali che hanno differito oltre il triennio la possibilità di recupero dell’evasione del bollo auto. Guarda caso, una volta tanto anche Luchetti non può che condividere la bontà di quella norma. Ci avete provato nell’assestamento di bilancio a inserire questo differimento, on sembrava possibile, tanto è vero che nella discussione della mozione sui ritardi che questa Regione ha accumulato in materia di evasione del bollo auto l’assessore ci disse “tutto bene, non ci sono problemi, perché anche se non abbiamo potuto utilizzare questo differimento dei termini la prodigiosa macchina da guerra per il recupero del bollo auto va a gonfie vele e sprigiona potenza a non finire, tanto è vero che il 31 dicembre del 2003 saremo in grado di mettere a posto tutti i furbi del bollo auto”. Evidentemente la teoria di bugie, la sequela di mendacio, di cui purtroppo dobbiamo periodicamente fare assunzione grazie a queste dichiarazioni, si dimostra come tale, se è vero come è vero che il recupero del bollo auto non solo viene differito, ma viene addirittura differito di due anni, tanta è la paura, tanta è la difficoltà che ancora questa Regione fa registrare in ordine ad una possibilità di introito assolutamente fisiologica che lo Stato — bieco, tiranno e patrigno — da tempo autorizza alle Regioni di avere. Che senso ha oggi fare il piagnisteo sulla mancata attuazione del federalismo fiscale, nel momento in cui la Regione, per quei settori in cui da anni, in nome di quella riforma costituzionale a Costituzione invariata a cui pure tu facevi riferimento, non è stata in grado di pretendere, di esigere i soldi che pure le dovevano provenire? Miliardi! E allora mettiamoci una mano sulla coscienza. E’ oggi serio poter intonare la litania dello Stato ladro, distante, distaccato, assolutamente contrario ai diritti della Regione, quando voi siete la personificazione dell’inefficienza e dell’inefficacia, proprio limitatamente a quel settore fiscale che voi invocate solo per ragioni demagogiche, strumentali? Molto poco ha a che fare con questo discorso il fatto che voi, a ogni pie’ sospinto, ricordate che anche Regioni di centro-destra si lamentano. Che esista un problema nell’attuazione del federalismo è cosa talmente vera che sarebbe ridicolo negarla, ma non si può utilizzare solo pro domo propria questa argomentazione, dimenticando come stiamo oggi gestendo il patrimonio fallimentare che ci ha lasciato in eredità l’Ulivo, che ha approvato una riforma abborracciata del titolo V della Costituzione, che ha messo in condizioni le Regioni e lo Stato di trovarsi in questa situazione. Altro che!
Se voi vi riferite alle Regioni di centro-destra che esprimono le loro doglianze le dobbiamo dire tutte: quelle doglianze derivano legittimamente da una riforma, strumentale anche essa, surrettizia anche essa, pre-elettorale anche essa, che non solo ha rappresentato un abominio dal punto di vista costituzionale, ma che ha rappresentato un atto di spregiudicatezza che ha aperto un vaso di Pandora di cui ancora oggi non conosciamo esattamente il contenuto.
Credo allora che questa discussione debba necessariamente vedere la minoranza non solo contraria, ferocemente contraria a un provvedimento che non è di diminuzione fiscale ma di riconferma, sia pure modulata, di quelle illegalità di cui dall’1.12.2003 stanno patendo i marchigiani. Deve essere anche l’occasione per poter mettere l’indice su altri aspetti importanti che ancora una volta abbiamo sentito nel discorso del relatore di maggioranza.
Il problema è che quando chi sogna cerca di trasferire nella realtà i sogni senza essersi svegliato, come in questo caso, crea qualche problema. Ancora una volta abbiamo sentito la storiella. Questa volta è stato Marco Luchetti in versione Trilussa, che citando non so quale schematismo, quale ricostruzione di Renato Mannheimer, ci viene a dire che non è vero che siamo di fronte alle tasse più alte d’Italia. Rispetto a questo argomento credo che sia venuto il momento, proprio per evitare di citare Trilussa, semplicemente di citare cosa, in materia di Irpef, hanno fattole altre Regioni, una per una perché mi sono stufato di dover sentire baggianate. (Interruzioni). Questo provvedimento si chiama Irpef.
Caro Luchetti, la realtà dei fatti è che non vi è nessuna Regione italiana che ha aumentato l’addizionale Irpef in misura superiore all’1,9. Non ce n’è una che per effetto di quella famosa legge 405 l’abbia fatto! Leggo la Lombardia, 1,4; leggo il Veneto, 1,9; leggo il Piemonte, 1,4. L’Umbria, comunista, 1,1. La Puglia 1,4. Ma allora mi dovete spiegare come si può pensare di spacciare come benemerenza fiscale questa cosa. Ma la cosa grave, illegittima, illecita... (Interruzioni). Posso parlare? So bene che aleggia in quest’aula — per essere grigia è grigia, sorda mi viene da pensare — aleggia quello che sarà l’abracadabra: fra un po’ sentiremo Giulio Silenzi — peccato che sia andato via — invocare tremebondo il nome del “padre di tutti i mali”, Mario Baldassarri.
Se andiamo a vedere la situazione, siamo di fronte davvero a un’operazione mediatica quali quelle che giornalmente vedono impegnati gli assessori. Noi abbiamo degli assessori militanti, che non fanno altro, di mestiere, che leggersi le gazzette ufficiali, cercare di individuare quale stortura, vera o presunta, viene consumata dal Governo nazionale, per poter poi inscenare piazzate, manifestazioni.

ROBERTO GIANNOTTI. Secchiaroli ha portato le truppe camellate...

MARCELLO SECCHIAROLI. Dopo vi risponderò, state tranquilli...

GUIDO CASTELLI. Il buon Luchetti cosa ci dice? Non solo ci spaccia come “pacco di Natale” quella che è una truffa — e ricorro ancora una volta alla sapienza magistratuale del Presidente D'Ambrosio per confutare questa asserzione — ma ci viene dire che le ragioni di questa grande disponibilità fiscale derivano dalle sorti progressive migliorate dei conti pubblici della sanità. Anche da questo punto di vista opino che sui conti pubblici della sanità c’è una situazione di segretazione pressoché totale, anche perché siamo tutti veramente desiderosi di verificare se dopo l’ultimo report ciò che leggiamo sull’Ansa corrisponde al vero o meno.
Leggendo l’elenco delle delibere di Giunta che devono passare in rassegna i bilanci delle Asl, abbiamo verificato che l’approvazione dei bilanci è stata tutt’altro che tranquilla, proprio perché gli appostamenti finanziari nell’ambito dei bilanci sono sembrati anomali, inverosimili o comunque meritevoli di approfondimenti, prima ai collegi di revisione e poi addirittura alla stessa Giunta. Balza all’occhio, ad esempio, un rilievo che il collegio dei revisori dell’ospedale di Torrette hanno fatto proprio all’indirizzo di coloro i quali hanno confezionato il bilancio di quell’azienda. Veniamo a conoscenza che esiste, ad esempio, una circolare del direttore del dipartimento servizi alla persona dott. Zuccatelli, il quale invitava le Asl a non inserire nel bilancio, o meglio a non costituire, a fine anno, il rateo di ferie non godute e di iscrivere dunque gli eventuali importi che verranno corrisposti per i dipendenti dimessi per competenza nell’anno in cui sono corrisposti: finanza virtuale... I vostri conti si basano su manipolazioni contabili, su differimenti di poste che oggi fotografano una situazione non vera e che tu che vieni dal mondo sindacale, Luchetti, sai, non puoi non sapere, perché anche i sindacati in un’ultima affermazione di dignità e di decoro hanno contestato a questa Regione di avere emanato direttive tese a finalizzare dei risultati tutt’altro che veritieri, cambiando le poste, cambiando i bilanci, dovendo quindi costituire questo atteggiamento un altro aspetto di quella che noi non esitiamo a definire truffa, nel senso dell’atteggiamento truffaldino, del raggiro, dell’elusione, della non corrispondenza alla verità, tutto ciò che assume una rilevanza davvero poco dignitosa in relazione proprio ai vostri gridi di dolore per quello che riguarda lo strame in cui il Governo nazionale avrebbe ridotto le finanze regionali, in cui voi sempre parlate in nome della salute, della sanità e quant’altro.
Queste sono verità pesanti come macigni, perché noi non abbiamo parlato di opinioni, noi non abbiamo fatto riferimento a elementi diversi da quelli che testualmente possono essere desunti dal dato della legge. E allora, la legge 405 del 2001 pesa sul vostro capo come un macigno dal quale ben difficilmente potrete togliervi d’impaccio quando il prossimo anno, vi dovrete assumere la responsabilità di una ridda di legittime richieste di rimborsi fiscali, di istanze di condanna per una legge che davvero viene a inquadrarsi, nel corpus normativo della Regione marche, come forse la peggiore e soprattutto la meno onesta delle leggi nei confronti di cittadini marchigiani che oggi devono poter considerare una disgrazia il fatto di essere residenti in questa regione, dove il fisco viene utilizzato con la stessa filosofia con la quale lo sceriffo di Nottingham pretendeva esazioni e prestazioni patrimoniali che non stavano né in cielo né in terra. Voi avete applicato oggi il principio “fatta la festa gabbato lo’ santo”, io coltivo dentro di me la convinzione e la speranza che la festa passi a voi e ve la facciano soprattutto i cittadini marchigiani: ve la meritate in toto.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. A questo punto direi di alternare gli interventi, dando la parola a un consigliere di maggioranza e a uno di minoranza, alternativamente.
Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Dopo le due lunghe e per certi versi dispersive relazioni voglio concentrare il mio intervento, abbastanza breve, sul nodo cruciale in cui avviene questa discussione. Infatti il contesto in cui discutiamo questo atto è caratterizzato da una legge finanziaria che il Governo Berlusconi sta portando avanti e che taglieggia in maniera drastica i trasferimenti agli enti locali, in particolare ai Comuni ma non solo, con percentuali che vanno dal 7 al 18% e, con alcuni picchi dei servizi sociali, a seconda dell’entità del proprio bilancio, i Comuni hanno tagli del 30%.
I Comuni, in particolare quelli piccoli, sono nella difficile alternativa o di aumentare tutte le tariffe e chiudere i servizi, oppure dichiarare la bancarotta. Se a ciò si aggiunge l’entrata in vigore della gestione, da parte degli Ato, del ciclo integrato delle acque, con la relativa perdita da parte degli enti locali, dell’entrata per il servizio idrico, il quadro è devastante.
La politica del Governo rischia effettivamente la bancarotta e tutto ciò penalizza in primo luogo le fasce più deboli e povere della popolazione. L’inflazione reale è quattro volte più alta di quella programmata. La politica governativa è basata esclusivamente sull’ossessione di far cassa: dal condono edilizio all’attacco alla previdenza pubblica, all’effetto-annuncio sulla riduzione delle tasse. Tutto ciò ha dato il risultato che è aumentata l’evasione fiscale ed in poco tempo le entrate tributarie allo Stato si sono ridotte di più di un terzo.
Di fronte a ciò che cosa deve fare una Regione di centro-sinistra? Certo con le poche finanze a disposizione non può sostituirsi allo Stato nel sostegno agli enti locali per la gestione dei servizi pubblici, tuttavia politicamente dee agire in maniera alternativa e non con la stessa logica governativa. L’atto proposto oggi, che riduce l’Irpef per alcuni scaglioni di reddito e porta l’Irpef, per il settore calzaturiero, al 4,5% è senza dubbio un atto migliorativo rispetto a idee iniziali che c’erano. I Comunisti italiani sono intervenuti per evitare ipotesi sbagliate e demagogiche. Alcune nostre proposte sono state accolte. La manovra del 2001 che ritoccava Irpef, Irap e bollo auto è avvenuta per il settore socio-sanitario ed ha avuto un carattere di equità. Quindi, quando la tassazione ha questi caratteri, appunto quelli dell’equità e serve, attraverso la fiscalità generale, a pagare i principali servizi collettivi, non possono essere fatti degli annunci per la cosiddetta riduzione delle tasse, perché non siamo in una condizione di normalità, dove i soldi piovono da tutte le parti, né siamo in una condizione di espansione economica ma, al contrario, siamo in una situazione di crisi generale e, ancor più, all’interno di una recessione nazionale.
Enrico Berlinguer, nella ricerca economica del periodo a medio termine, affermava: “E’ del tutto illusorio che in una situazione di crisi e di recessione si possa pensare di aumentare i consumi attraverso la detassazione, al contrario è una politica di investimenti pubblici nei settori dei servizi e della ricerca che può ridare slancio ad una economia a favore delle masse popolari”. Questa analisi fatta nel 1979 non solo è di grande attualità, essa ha una grande validità anche per il futuro. Infatti sono i salari e gli stipendi bassi che sono attaccati dalla privatizzazione dei servizi, quindi occorre investire nel settore dei servizi pubblici collettivi e non proporre improbabili e demagogiche restituzioni come fa il governo, che poi, tra l’altro, sono più virtuali che reali. Infatti nel nostro caso il “risparmio” che può permettere la cosiddetta restituzione fiscale, ha origine, per così dire, nel risparmio dei conti della sanità, quindi del ganglio più importante dei servizi sociali, quello della salute.
A tale proposito è giusto, secondo l’analisi che noi facciamo, che ciò ritorni, seppure in parte, una parte rilevante, nello stesso settore. E’ giusto che una parte di questo settore torni ai servizi sociali. Noi vogliamo dire che è molto importante — lo salutiamo come un fatto positivo — che si registra, dopo tanto tempo, un risparmio nel settore della sanità, nell’eliminazione degli sprechi, nella centralizzazione degli acquisti, nella trasformazione e riconversione delle direzioni degli ospedali, tutti fatti che non incidono nei servizi, fatti amministrativi positivi. Ma ciò non va esaltato, perché in primo luogo una parte di questo risparmio ha e avrà un effetto negativo. Una parte di questo risparmio, infatti, è derivata dalla riduzione e compressione del servizio della sanità. Il “decreto Sirchia” ha tagliato alle Marche 1.200 posti letto nei piccoli ospedali. A ciò è seguita una drastica riconversione del sistema ospedaliero, ma che talvolta ha avuto ed ha i caratteri, per una politica neoliberista del Governo, della riduzione dei servizi, soprattutto nelle aree meno servite dalla protezione sociale.
La proposta odierna è quindi, anche grazie alla nostra azione unitaria che abbiamo fatto come appoggio esterno oggettivo che diamo alla Giunta regionale, positiva. E’ una proposta che va incontro ad esigenze sociali, tuttavia occorre fare uno sforzo ulteriore. Una Regione di centro-sinistra non si può sostituire allo Stato, ma al tempo stesso non può disinteressarsi della situazione grave che a tale proposito sta registrando il bilancio degli enti locali. Non può disinteressarsi della grave situazione in cui sono tutti i bilanci comunali.
A tale proposito i Comunisti italiani hanno presentato un ordine del giorno che impegna il prossimo bilancio regionale a dare più soldi provenienti dall’Irap, al di fuori del settore calzaturiero, ai Comuni, soprattutto a quelli disagiati e piccoli, contributi finalizzati al funzionamento dei servizi sociali. Ciò è possibile anche dal punto di vista della compatibilità generale, perché i Comunisti italiani non pongono la politica del più uno, ma sono consapevoli di una difficoltà complessiva e ritengono che questa proposta sia compatibile con un bilancio sociale, democratico, di aiuto ai servizi pubblici. Ciò è possibile, perché la manovra del 2001 portava l’Irap da 54 milioni di euro del 2000 — meccanismo co-finanziato con lo Stato — a 90 milioni di euro del 2001. Noi proponiamo che il prossimo bilancio destini almeno il 3% dell’introito dell’Irap proveniente dai settori al di fuori di quello calzaturiero, per sopperire, seppure in parte, ai tagli governativi, all’assistenza agli anziani, al funzionamento e alla gestione delle mense scolastiche pubbliche, agli asili comunali ed alla parte di competenza comunale delle scuole medie statali.
Se la Giunta accoglierà tale impostazione i Comunisti italiani voteranno la proposta di legge 224.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Sarò brevissimo, perché la pazienza ha un limite e i dispetti alle forze politiche non possono essere continuati. L’uso spregiudicato del regolamento in questo modo non mi trova assolutamente d’accordo e sto valutando, se i miei amici del gruppo saranno d’accordo, un gesto clamoroso, che esprima tutta la piena dissociazione dal modo di condurre i lavori dell’Assemblea: non partecipare più alla Conferenza dei presidenti di gruppo. O lei cambia metodo Presidente, oppure potremmo arrivare anche ad un gesto di questo genere.
Tre considerazioni, su questo provvedimento.
E’ stato detto ampiamente che la procedura usata per la definizione dell’imposizione fiscale della Regione è illegittima, l’abbiamo detto in più di una occasione. La legge stabilisce che l’aumento dell’addizionale deve essere deliberato ogni anno, ma così non è stato. C’è uno specifico richiamo da parte dell’atto amministrativo, la Giunta regionale ha approvato un atto che invece fissa un criterio diverso. La legge limita il livello d’aumento fissandolo inderogabilmente all’1,4%, così non è stato. I marchigiani hanno subito in questi anni un provvedimento reiterato senza un provvedimento formale, con un aumento dell’imposizione fiscale per quello che riguarda l’addizionale Irpef che va al di là di quanto previsto dalla legge, quindi tutto quello che avete fatto in questi tre anni è illegittimo.
Nel merito della questione, gli aumenti che hanno affamato le famiglie e le imprese marchigiane sono stati giustificati anche questa mattina dalla esigenza di rientrare dei minori trasferimenti statali. I fatti hanno dimostrato che questo non è assolutamente vero. La verità è che volevate maggiori tasse per risanare il bilancio regionale e avete operato una imposizione fiscale che è la più alta del paese. Io non sono d’accordo con i miei amici Castelli e Viventi che hanno commesso un errore, perché in effetti c’è una Regione ha superato, per i redditi superiori ai 69.000 euro, l’1,9 ed è la Regione Veneto, ma si riferisce solamente ad un segmento; tutte le altre Regioni hanno approvato provvedimenti che prevedono l’Abruzzo lo 0,9, la Basilicata lo 0,9, Bolzano lo 0,9, la Calabria lo 0,9, la Campania lo 0,9, l’Emilia Romagna lo 0,9, così il Friuli, così il Lazio, così la Liguria, la Lombardia l’1,3, lo 0,9 il Molise, lo 0,9 il Piemonte, l’1,40 la Puglia, lo 0,9 la Sardegna, lo 0,9 la Sicilia, lo 0,9 la Toscana, lo 0,9 Trento, lo 0,9-1,10 l’Umbria, lo 0,9 la Valle d’Aosta, l’1,20, 1,30, 1,40 il Veneto. Di fronte al dato massacrante delle Marche, che è 0,9, 1,9, 3,6, 4. Questo è il dato oggettivo. E’ quindi giusto affermare che le marche sono la Regione che ha la più alta imposizione fiscale d’Italia.
l’altra verità è che oggi siete venuti qui a contraddire un impegno assunto ufficialmente, che era quello di rimborsare i cittadini. Avevate detto “fateci fare questo intervento, se riusciamo nell’operazione di sanare i conti vi ridaremo indietro la tassa”. Oggi, di fronte a tutto quello che avete ripetuto in questi mesi — cito per ultima l’intervista di Agostini, che i conti sono buoni, che è tornato il sereno — venite qui a dirci che ai marchigiani non date niente. Avevate detto che avreste ridotto l’imposizione fiscale, che a conclusione dell’emergenza sareste arrivati a ridurre l’imposizione. Un’altra promessa che oggi non mantenete. La vostra proposta di oggi è una burla, un atto di vera e propria elemosina per i cittadini marchigiani. Ma la verità è ben diversa, la verità è che i conti, al di là delle affermazioni che fate, non tornano, che l’opera di risanamento è lungi dall’essere realizzata, da qui la grande mistificazione. Credo che veramente vi si debba dare un Oscar per la capacità di recitazione.
Oggi venite a dire che non ridate ai marchigiani il maltolto e che non riducete le tasse perché il Governo ha ritagliato i trasferimenti statali e addirittura vi siete inventati un litigio interno all’Esecutivo fra i falchi e le colombe, fra quelli che volevano ridare indietro e ridurre e i comunisti e quelli di Rifondazione comunista che invece non volevano realizzare questa cosa. La verità è che, al di là del tentativo patetico di accreditare scenari politici che non esistono non siete riusciti a risanare il bilancio, avete bisogno dei soldi dei marchigiani per continuare a coprire i vostri errori. E intanto continuate a sprecare, continuate a mantenere privilegi. Credo che il riferimento di un quotidiano locali — Il Messaggero — dell’altro giorno sui mega stipendi dei dirigenti regionali sia significativo in questa direzione. Continuate a lottizzare, continuate a fare clientelismo.
Questa valutazione mi consente anche di fare un brevissimo rilievo di ordine politico su questo momento.
Amici consiglieri, questa Giunta regionale è arrivata al capolinea, questa Giunta regionale è arrivata alla fine della sua strada. Lo dicono i fatti, non certamente i consiglieri di opposizione della Casa delle libertà. Questa Giunta regionale è sommersa dai debiti, questo il tratto più evidente della nostra vicenda politica. Questa Giunta è stata sommersa dai debiti fatti in anni di errori, in anni di inadempienze. Questa Giunta regionale si è caratterizzata per essere la più esosa nei confronti dei cittadini, è la Giunta che non a torto ha assunto il titolo di essere la Giunta regionale che ha realizzato la più grande imposizione fiscale del nostro paese, una Giunta che non è riuscita ad arrestare la crisi irreversibile del sistema sanitario regionale che ha già prodotto una caduta di qualità e di efficienza dei servizi e la chiusura di tante strutture fondamentali per garantire il diritto alla salute dei cittadini. Questa Giunta registra solo fallimenti sul piano delle politiche a sostegno dei settori produttivi, che scontano, oggi, la logica assistenzialistica e l’incapacità di gestire un corretto equilibrio fra costi e la resa rispetto agli interventi realizzati. La storia dei centri servizi, il fallimento del tessile, ma potremmo andare avanti, sono testimonianza di questo fallimento. Una Giunta regionale sconvolta da una nuova e dirompente questione morale. Non potete negare l’evidenza dei fatti.
Non mi riferisco solo a Fabriano — sarebbe facile — oppure a Fano, tanto per essere chiari l’indagine avviata dalla magistratura sulle consulenze del servizio sanitario, perché ormai questo problema della questione morale investe tutti i settori di attività della Giunta regionale, quindi non solo l’agricoltura e la sanità ma tutti, rispetto alla quale non avete voluto o non avete saputo mettere in atto adeguate misure di prevenzione. Anche questo veniva fortemente sollecitato dalle opposizioni e dal buon senso.
Questa Giunta è segnata, ormai, da una sfrenata lottizzazione, Procaccini. Mi meraviglia che una persona onesta come te non riconosca la caduta del costume politico a cui abbiamo assistito tutti i marchigiani. Basta pensare alla telenovela sulla gestione della sanità. Noi, oggi abbiamo detto ai sindaci che in qualche modo si rifanno alla nostra area politica, di non votare nelle conferenze delle autonomie rispetto alla beffa a cui li state chiamando. Li state chiamando a dire sì o no ad un scelta che già avete preso, perché avete lottizzato, avete diviso con il bilancino anche i direttori di zona e qualcuno mi deve spiegare, peraltro, il senso che ha questa riforma fatta per risparmiare, che spende di più, perché mantiene in piedi le strutture amministrative, le strutture di direzione che hanno gli stessi costi del passato.
E allora questa Giunta è veramente segnata da una lottizzazione sfrenata, di cui la sanità è solamente la punta dell’iceberg e da un clientelismo senza limiti, che ormai coinvolge tutti i settori dell’attività regionale. Faccio un ultimo riferimento, quello delle fasce di posizione. Siamo stati addirittura capaci, in un periodo di vacche magre, di aumentare le fasce di posizione e le abbiamo fatte ad personam, non in base a un giudizio oggettivo sull’organizzazione degli uffici, le abbiamo disegnate sulla pelle della gente, commettendo discriminazioni.
Una Giunta ormai ripiegata in una contrapposizione ideologica al Governo, che è sterile ed inconcludente, che forse paga sul piano della propaganda politica, così come la buffonata organizzata dall’assessore Secchiaroli ieri, che se non avesse avuto le “truppe di completamento” del proprio personale... E’ scandaloso vedere, come ho visto io, una manifestazione di protesta contro i tagli al welfare con 20 persone, di cui 10 dipendenti regionali.

MARCELLO SECCHIAROLI. Adesso ti rispondo...

ROBERTO GIANNOTTI. No, no, mi risponderà quando andremo a verificare se quei 10 dipendenti regionali hanno chiesto il permesso per essere lì o chiedono, magari, il pagamento del lavoro straordinario per essere presenti sabato mattina. Se vuole le faccio anche i nomi dei dirigenti del suo servizio che erano lì a picchettare la piazza, a rappresentare non so chi. Era una manifestazione alla quale doveva partecipare, mi è stato detto il sistema delle autonomie locali. Ci sembra un fatto di inciviltà istituzionale quello che lei ha fatto quello che lei sta facendo, per poi essere costretto, dopo qualche mese, a dover dire “ho sbagliato tutto, i soldi sono sempre gli stessi”. Comunque questo è un passaggio, uno dei tratti caratteristici di questo Esecutivo, abituato a fare della contrapposizione ideologica al Governo un atto di propaganda politica, ma questo atteggiamento non dà frutti sul piano del riconoscimento del ruolo che le Marche debbono avere, possono avere nel sistema-paese.
Questa Giunta è incapace di affrontare, sul piano delle progettualità e delle azioni, il gravissimo ritardo infrastrutturale delle Marche, che limita la possibilità di una nuova fase dello sviluppo e anche qui è inutile scagliarsi contro l’attivismo del viceministro Baldassarri. Ma abbiate la compiacenza e la capacità di fare meglio e più di Baldassarri, questo può evitare la polemica. Una Giunta divisa e lacerata al proprio interno, tanto da non riuscire a garantire — lo dimostrano gli atti quotidiani: potrei citare le presenze in aula e la necessità di fare riunioni improvvise interpartitiche — quella collegialità di gestione che era uno dei tratti conclamati di questo nuovo Esecutivo. Non serve, su questo piano, fare ricorso ai transfughi politici. Anche qui, giocare di sponda e favorire il trasformismo politico, oggi può penalizzare una forza politica, domani può penalizzare l’intero sistema dei partiti e credo che non dobbiate gioire se qualche consigliere prede la bussola della ragione politica lungo il proprio percorso e decide di tradire i propri elettori, avendo avuto un voto per battersi contro di voi e usando il voto oggi per aiutarvi a continuare in questa strada.
E’ chiaro che da questo giudizio deriva che noi non siamo assolutamente d’accordo su questo provvedimento. Noi abbiamo presentato un emendamento semplicissimo, che dice “abbiamo scherzato, ai marchigiani dobbiamo ridare quello che abbiamo tolto ingiustamente”, quindi un emendamento che dice “si ritorni a prima del dicembre del 2001”, tornando all’imposizione fiscale che c’era prima della manovra che avete fatto. E’ evidente che se questo emendamento venisse respinto, noi non ce la sentiremmo di assumerci la responsabilità di partecipare a qualsiasi voto che certifichi la legittimità di questo atto. Quindi vi anticipo fin d’ora che qualora dal dibattito non scaturisca una disponibilità a discutere di questa nostra proposta, ci vedremmo costretti a non partecipare al voto sull’atto relativo alla manovra fiscale bis.

PRESIDENTE. Voglio portare a conoscenza i consiglieri presenti in aula, che gli iscritti a parlare sono 10. Se vogliamo chiudere a un’ora decente per scambiarci gli auguri e festeggiare insieme, è opportuno contenere gli interventi in 6-7 minuti. E’ solo un’autoregolamentazione che vi propongo, non una cosa diversa.
Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Non ho mai fatto perdere 30 secondi a quest’aula, ci proverò, anche se quest’oggi l’argomento merita attenzione.
Dallo studio pubblicato a giugno di quest’anno da parte di Italia Oggi risulta che la Regione Marche è la Regione che ha applicato le aliquote Irpef e Irap più alte d’Italia. Questo per porre una parola fine a questa diatriba. Tutti lo potete consultare. Su questo non invidiabile primato si colloca il tentativo di mini scoop elettorale che la Giunta regionale prova a fare con questa riduzione, ovviamente irrisoria, dell’Irpef e ingiusta per quanto riguarda l’Irap, perché se è vero che il settore del calzaturiero è in crisi, è altresì vero che sono in crisi il tessile, l’abbigliamento, la meccanica e altri settori, quindi non comprendo perché solo per il settore delle calzature realizzare questa piccola riduzione di tasse.
Il provvedimento che si va a prendere si innesta su quel provvedimento che io definii illegittimo a suo tempo e dico anche, per amore della verità, che presentai al Governo una richiesta di ricorso alla Corte costituzionale rispetto alla manovra finanziaria approvata nel dicembre 2001 per due motivi di incostituzionalità. Primo per la durata, perché la legge diceva chiaramente “limitatamente al 2002 è consentito alle Regioni di...” e voi invece avete approvato una manovra triennale. Secondo, perché con una legge regionale andavamo a modificare la curva delle aliquote Irpef stabilite con una legge nazionale e sono sicuro che questo non è legittimo, tant’è che i tecnici della presidenza del Consiglio — ho qui le carte e non ve le leggo per rispettare l’impegno preso con il Presidente — mi diedero ragione, dicendo “consigliere, lei ha ragione, proporremo che il Governo impugni”. Poi, però, il Governo al quale io appartengo, di centro-destra, lasciò cadere i 60 giorni senza darmi una risposta e c’era il Veneto che aveva fatto 1,4-1,9, differenziando anch’esso, quindi si è detto “se lo facciamo per le Marche lo dobbiamo fare anche per il Veneto”, quindi la Lega, Bossi ecc... Questi Governi si gestiscono in questo modo che io non condivido, perché se c’è una legge, Bossi o non Bossi, Veneto o Marche, si applica per tutti e su questo c’è un decadimento del livello politico generale, perché con i Governi della Democrazia cristiana, tanto vituperata, questo non sarebbe successo, perché se c’è una legge, giusta o sbagliata, va rispettata. Oggi si tira per la giacchetta a destra, a sinistra e non si sa più da che parte si va, ivi compreso il discorso del federalismo.
Consentitemi questo sfogo, perché come consigliere regionale ci sono rimasto male. Se fosse stato preso di petto allora questo provvedimento, oggi non saremmo in queste condizioni di dover ripetere alcune delle cose già dette. Comunque ricordo perfettamente che il Presidente D'Ambrosio a nome della Giunta regionale dichiarò — e voi lo scriveste anche negli anni — che questo prelievo da noi ritenuto illegittimo, sarebbe terminato con il 2004. Questo è scritto e ci sono le dichiarazioni che io ho qui. Invece oggi apprendiamo che per il 2004 tale prelievo eccezionale continuerà, con le piccole eccezioni di cui sopra.
Per poter comunque attuare anche questa pur minima riduzione della pressione fiscale — e io dico sarà pochissimo, sarà un’incidenza minima, ma non posso dichiararmi contrario a una comunque riduzione della pressione fiscale — bisognerebbe che le condizioni generali di bilancio lo consentissero. L’assessore Agostini sa che quando tratto di questi argomenti lo faccio sempre in maniera seria, senza metterci qualche aggiunta di considerazione politica, poi ognuno quella se la fa per conto proprio, io mi riferisco ai numeri e ai fatti. Vorrei richiamare, come già fatto in sede di discussione di assestamento e di rendiconto 2002, che ci sono delle situazioni contabili che voi ci avete detto pur essendo difficilissime comunque vanno verso un miglioramento, che a me destano grande preoccupazione, se dovessimo essere noi ad amministrare questa Regione la prossima legislatura, grande preoccupazione se sarete ancora voi, come voi ritenete possibile, ovviamente.
Il rating è rimasto inalterato — questo va detto se vogliamo fare discorsi seri — però il rating, per un ente pubblico qualcosina significa ma poco, perché esso dà una valutazione riduttiva, indica solo che l’ente Regione è solvibile rispetto, ad esempio, ai bond emessi, in relazione al rischio dei rimborsi dei titoli sottoscritti, ed è ovvio che un ente pubblico, una Regione un fallimento tipo Parmalat non lo farà mai, questo è evidente, quindi è una cosa riduttiva. Penso che sarebbe giusta una certificazione del bilancio fatta anche da una commissione tecnica, magari nominata dal Consiglio, una società specializzata, qualcosa che potesse dare tranquillità ai consiglieri, ma soprattutto ai cittadini.
La mia preoccupazione si fonda soprattutto su questi numeri. Registro, dai dati contabili che ci avete presentato, che il totale dei debiti per mutui e prestiti in essere al 31 dicembre 2003 ammonta a 928.833.000 euro. Inoltre, in virtù dell’assestamento di bilancio che abbiamo approvato recentemente ci sono da accendere mutui per ulteriori 363.375.000 euro. Senza darvi i dati di dettaglio vi dico il totale 1.292.000.000 euro, cioè oltre 2.500 miliardi di vecchie lire. A questi bisognerà poi aggiungere le previsioni di perdita del 2003, perché abbiamo già visto che il 2002 si è chiuso con un disavanzo di circa 220 miliardi.
Altra situazione del bilancio che in me desta preoccupazione, anche se l’altra volta contestai i 23 milioni di residui perenti cancellati e l’assessore Agostini mi disse “li abbiamo cancellati a ragion veduta e siamo certi di questo”, riguarda i 197.062.000 euro residui perenti, cioè debiti non esigibili. Nel bilancio del 2003 risultano iscritti 104.400.000 euro. Sarebbero pertanto mancanti ulteriori 92.640.000 euro di residui perenti. Sono anch’essi veramente debiti insussistenti? Io mi auguro di sì, però consentitemi, da consigliere regionale, nemmeno di opposizione, da consigliere regionale che deve discutere e approvare un atto, di avere dei dubbi, perché parliamo di 180 miliardi di vecchie lire, non è una cifra irrisoria.
I residui attivi. Lo dissi anche l’altra volta: i credo che esistano fondati timori circa la possibile insussistenza, come attivo, di tanti residui che sono ormai remoti. Sono inseriti crediti vecchi anche di 15 anni. Ho fatto un conto: dal 1988 al 1991 sono 25,5 milioni di euro; dal 1992 al 1998 sono 237 milioni di euro. Totale, altri 260 milioni di euro. Mi sono fermato a cinque anni fa, perché non potevo e non volevo andare avanti, perché fino a cinque anni fa credo che possano essere considerati crediti tranquillamente esigibili. Ma sapendo di prescrizioni decennali, su crediti anche di 15 anni fa ho delle perplessità. Basterebbe che solo il 25% di questi crediti non fosse più esigibile, sarebbe una grossa cifra.
A tutto ciò mi permetto di aggiungere anche i debiti prodotti da quegli enti partecipati rispetto ai quali due settimane fa ho presentato una mozione affinché il problema venga discusso in Consiglio regionale, perché se da una parte è vero che siamo in una situazione economica difficile, se da una parte è vero che il Governo taglia delle risorse agli enti locali, però è altrettanto vero che on possiamo permetterci di sperperare le risorse che abbiamo e disperderle finanziando iniziative inutili ed enti inutili, questo non ci è consentito, perché se il Governo taglia del 2% così e io vedo una gestione dei soldi in questo modo, dico che dovrebbe tagliare del 5, non del 2%, se i soldi assegnati vengono utilizzati male.
Ci sono margini di risparmio enormi. E’ chiaro che in una situazione di difficoltà il Governo ha fatto una scelta, dal punto di vista della politica economica generale, dei grandi numeri, giusta: ha tagliato le spese dei Ministeri del 10% e ha tagliato, anche se in misura inferiore, anche i contributi agli enti sottostanti, cioè ha dato un taglio alla spesa pubblica per consentire alla nazione di non essere ancora massacrata da un aumento di tasse. Con il patto di stabilità che dobbiamo rispettare, a differenza degli Stati Uniti, i conti sono questi: quando ci sono minori entrate, o aumenti le tasse o tagli le spese, non ci sono invenzioni da fare. Il Governo nazionale ha detto “diminuiamo le spese pubbliche” e io ritengo che la riduzione di molte spese improprie sia possibile anche in questa Regione.
Si parlava della diatriba fra Secchiaroli e Giannotti sui tagli al sociale: anche l’anno scorso ci fu una grande manifestazione per dire che il Governo centrale aveva fatto tagli al sociale, poi quando siamo andati a leggere la finanziaria abbiamo visto che i contributi erano aumentati del 15%. Secchiaroli dice “grazie anche alla nostra mobilitazione”. Probabilmente sì, perché non sono così ipocrita da negare queste verità, altrimenti è inutile che parliamo per prenderci in giro, perché ci siamo mobilitati anche noi, come Udc, come Casa delle libertà a livello locale, però alla fine era il 15% in più dell’anno precedente. Quindi non possiamo piangere sempre addosso a questo benedetto Berlusconi dicendo che tutto quello che succede è colpa sua, dobbiamo vedere quali sono le responsabilità nostre.
Questi sono i dati essenziali dai quali nascono le mie grandi preoccupazioni.
La sanità. Sicuramente ci sono ancora i 109 milioni di euro del 2002, registrati come disavanzo, ma non v’è dubbio che al di là di quello che il collega Castelli ha denunciato, che significa una sottrazione in contabilità per quanto riguarda le ferie maturate e non godute di circa 74 miliardi di lire, ricordo le dichiarazioni del segretario regionale della Cgil Barchiesi, presidente del comitato economico e sociale, che era bene informato, che disse che sul 2002 non erano stati conteggiati 40 milioni di euro di spese dell’ultimo trimestre che sono state contabilizzate sul 2003. E’ una cosa che molti fanno e ciò significa che ci sono debiti superiori ai 109 milioni di euro denunciati fra le ferie non godute e questo.
Quindi nasce una preoccupazione dell’uomo della strada: questa soprattassa eccezionale non la scalzeremo mai più, perché se continuiamo a perdere 200-300 miliardi l’anno nella gestione del bilancio, uniti ai debiti che abbiamo già contratto, quando mai riusciremo a liberarci di questo balzello fiscale? Questa è una considerazione concreta che mi preoccupa, perché, ripeto, auspico che ci sia un cambiamento nel governo della Regione. Mi preoccupa molto in questo senso, ma dovrebbe preoccupare anche voi, perché probabilmente vi candiderete ma siete anche legittimati a guidare questa Regione per i prossimi anni e dati di bilancio di questo tipo non possono che preoccupare tutti, è inutile che ci nascondiamo dietro la foglia di fico. Qui non è Berlusconi, qui siamo noi.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SANDRO DONATI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Vorrei iniziare questo mio intervento, che cercherò di contenere in un tempo inferiore a quello assegnato ad ognuno di noi, leggendo due brevi frasi dell’intervento che feci in qualità di relatore il 18 dicembre 2001, esattamente due anni fa, sulla manovra fiscale. Allora dicevo, quasi in conclusione del mio intervento: “bisogna dimostrare in modo chiaro ai cittadini, ai lavoratori, al mondo delle imprese, a cui oggi chiediamo dei sacrifici, che accanto a questo c’è un impegno a portare avanti da subito una politica di risanamento finanziario che riguarda la sanità, come il bilancio più in generale. Questa politica di sacrifici sarà finalizza al raggiungimento di questo obiettivo, per fare in modo che si attui nel più breve tempo possibile e comunque prima della fine della legislatura una inversione netta e una diminuzione della pressione fiscale a livello regionale”.

FABIO PISTARELLI. L’assessore ha detto un’altra cosa...

FAUSTO FRANCESCHETTI. Io non ho interrotto nessuno, ho appena detto due frasi...
Ricordo quello che ho detto nel 2001 e dico che a distanza di due anni da quella manovra, oggi possiamo dire — e questo testimonia la proposta di legge che andiamo ad approvare — che questa maggioranza non dico ha risolto ogni problema, però si è incamminata sulla strada del risanamento, ha percorso un tratto anche importante, che ha consentito di raggiungere dei risultati significativi sotto l’aspetto finanziario ma anche sotto l’aspetto che riguarda la politica delle riforme in questa nostra regione. Quindi è stata perseguita una politica attenta di risanamento che ha riguardato il bilancio nel suo complesso e ha riguardato in modo particolare la sanità. Sento che l’opposizione anche in questa occasione torna a dire “non sono chiari i numeri, i dati relativi al deficit sanitario”. Vorrei ricordare che ci sono dei dati inconfutabili, cioè che nel 2002 e nel 2003 l’obiettivo che ci eravamo dati con il bilancio annuale e pluriennale, di un contenimento del deficit sanitario è stato raggiunto. Abbiamo raggiunto nel 2002 il contenimento a 108 Milioni di euro come avevamo previsto nel bilancio, così come pare ormai certo, dai dati dei pre-consuntivi, che nel 2003 raggiungeremo il deficit che avevamo stabilito nella programmazione economica e finanziaria, cioè i 91 milioni di deficit per quanto riguarda la sanità. Nel giro di un anno questa Regione sulla sanità è riuscita a ridurre il deficit di circa 17 milioni di euro, che è la cifra che oggi proponiamo al Consiglio regionale come diminuzione della pressione fiscale.
Dicevo prima che questi risultati sono il frutto non solo di un’azione di natura strettamente finanziaria, che pure esiste — vorrei ricordare tutta la questione relativa alla gestione attiva del debito, che ha consentito a questa Regione di risparmiare diversi miliardi delle vecchie lire — ma sono anche il frutto di scelte politiche che abbiamo fatto, perché è andata avanti una politica di riforme che ha riguardato in primo luogo la sanità, con il riordino sanitario e con la costruzione del terzo piano sanitario regionale, che tanti in questa nostra regione non credevano fosse possibile, anzi qualcuno prima di quelle scelte si era avventurato anche nell’avanzare scenari di crisi e addirittura di elezioni anticipate. Una riforma che oggi inizia a compiere concretamente i primi passi con la nomina dei nuovi direttori, sia dell’azienda sanitaria che delle diverse zone, ma che non ha riguardato solo la sanità ma anche settori produttivi, l’integrazione tra il sociale e il sanitario, come anche i recenti provvedimenti che abbiamo votato in questo Consiglio regionale stanno a dimostrare.
Per entrare nel merito della proposta di legge che oggi noi discutiamo e che abbassa la pressione fiscale di questa nostra Regione, rispetto a quanto avevamo deciso nel 2002, credo intanto che vada sottolineato un aspetto, cioè che noi siamo conseguenti agli impegni che abbiamo preso come ho ricordato leggendo quelle due frasi alla relazione di quel provvedimento del 2001. Sento dire qui ancora una volta, da Castelli e non solo, che la scelta che facemmo allora era una scelta illegale. Discutiamo nel merito, sulla giustezza o meno di quella scelta, questo è politicamente comprensibile, ma che si ritorni, a due anni dall’applicazione di quella normativa, a dire che è stata una scelta illegale, mi pare che ci si voglia arrampicare sugli specchi perché non si hanno altre motivazioni che possano essere più convincenti.
Così come la rabbia con cui il relatore di minoranza ha esternato la propria posizione, credo che dimostri invece la giustezza di questo nostro provvedimento. La verità vera è che l’opposizione non credeva che noi saremmo riusciti a mantenere quell’impegno che avevamo preso due anni fa, cioè a ridurre quella pressione fiscale che siamo stati costretti ad inasprire proprio a causa di una politica del Governo nazionale che tagliava, e per la verità continua ancora a tagliare le risorse agli enti locali e alle Regioni stesse, soprattutto in alcuni settori importanti come quelli del sociale e della sanità.
Noi avremmo voluto fare di più, questo è un altro punto politico importante. Avremmo voluto fare in modo che quella riduzione della pressione fiscale fosse stata ancora maggiore rispetto ai 17 milioni di euro. Questo non ci è consentito, perché adesso la politica di tagli da parte del Governo nazionale non si è allentata; la politica dei tagli è continuata in maniera ancora più pesante. Diceva Viventi che le strade sono due: o si interviene sulla spesa pubblica o si aumenta la pressione fiscale. Il Governo nazionale, in realtà, continua a tagliare la spesa pubblica in maniera indiscriminata e dall’altra parte non mantiene neanche fede a quella che è stata una delle questioni che aveva posto con più forza nella campagna elettorale del 2001, cioè la riduzione delle tasse. Questo Governo continua a mantenere la tassazione a livelli elevati, costringendo gli enti locali ad aumentarla a livello locale e dall’altra parte non attua neanche quella politica di sostegno allo sviluppo che la situazione richiederebbe in maniera inequivocabile.
Vorrei anche dire che c’è un’altra ragione che secondo me va messa in evidenza: che noi, con questa correzione alla manovra del 2001 riduciamo, in parte, la pressione fiscale che riguarda l’Irpef e l’Irap, ma allo stesso tempo questa scelta ci permette anche di non ridurre di un euro le risorse che dobbiamo mettere a disposizione delle varie partite di bilancio e dei vari settori produttivi che compongono il bilancio della nostra regione. Questo è un altro punto importante, perché noi da una parte riduciamo la pressione fiscale per i marchigiani e dall’altra parte non sacrifichiamo i servizi, almeno per quella che è la parte finanziaria relativa alla competenza nostra, anzi credo che — poi l’assessore, nella replica finale che farà lo spiegherà più dettagliatamente — per quanto riguarda la Regione, nel bilancio 2004 che la Giunta sta per approvare, rispetto al preventivo 2003 mette delle risorse in più al netto della sanità, che riguardano circa 20 milioni di euro divisi in parte nella spesa corrente, in parte nella spesa per investimenti. Quindi facciamo una riduzione della pressione fiscale che riguarda l’Irap e l’Irpef, che è in linea con quello che è stato lo spirito e il criterio di fondo con cui abbiamo applicato il criterio nel 2001. Cioè noi interveniamo per fare in modo che ci sia una diminuzione della pressione fiscale su tutti coloro che hanno pagato in più rispetto al 2001 e interveniamo in modo particolare nella fascia 15-30 mila euro, la fascia dove risiede la stragrande maggioranza dei lavoratori dipendenti. Possiamo dire oggi, in effetti, che tra la fascia esente, che va fino ai 30 milioni delle vecchie lire e la forte riduzione di oltre la metà dell’aumento che c’è stato nella fascia 15-30 mila euro, noi sostanzialmente, all’80% dei cittadini marchigiani non chiediamo nessun aumento della pressione fiscale per quanto riguarda l’Irpef. Questa è stata una scelta di fondo che abbiamo fatto allora, salvaguardando i redditi più bassi, quindi hanno maggiormente bisogno di essere tutelati rispetto a scelte che hanno fatto altre Regioni che invece sono intervenute e sono intervenute in maniera anche pesante riguardo all’aumento dell’Irpef, anche su quelle fasce che riguardano i redditi più bassi del nostro paese.
L’ultima cosa riguarda poi la riduzione dell’Irap. Credo che sia stata giusta la scelta che ha fatto la Giunta regionale di intervenire con una riduzione che è di circa 10 miliardi delle vecchie lire, concentrandola in un solo punto. Penso che la posizione espressa da Confindustria Marche, che voleva spalmare queste risorse di 10 miliardi di vecchie lire su tutti i settori, sarebbe stata una scelta sbagliata, perché intanto sarebbe stata polverizzata su tutte le aziende e non avrebbe certo sortito quell’effetto di aiuto concreto, oltre che di segnale politico importante verso un settore che sappiamo tutti essere in forte difficoltà, se non in crisi, quello calzaturiero. E’ ovvio che i problemi del calzaturiero non si risolvono soltanto con la diminuzione dell’Irap: occorre una politica industriale che concentri risorse in quella direzione, ma io credo che anche da questo punto di vista la politica del Governo regionale sarà bene orientata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. In questo momento non è presente l’assessore alla sanità, ma è presente il Presidente che potrà tornare sulle questioni che voglio sollevare.
Io sono fra quelli che ha votato la legge 35 del 2001 e che quindi ha condiviso di chiedere ai marchigiani uno sforzo tremendo relativo all’imposizione fiscale, perché avevamo la volontà di salvaguardare la sanità pubblica di questa regione e di continuare sul modello sociale avanzato quale quello che vogliamo offrire ai cittadini marchigiani. Con questa premessa non c’era dubbio che stavamo costringendo le imprese ad avere un’imposizione che le avrebbe fatte diverse dal resto d’Italia e avremmo dato ai marchigiani una differenziazione sostanziale nella graduazione dell’Irpef ecc. Questa è stata la storia del 2001, con l’impegno di poter restituire la tassa qualora ci fosse stata una “pulizia” nei bilanci e un rigore nelle politiche di bilancio realizzate sia sulla sanità che sulle questioni ordinarie di bilancio.
Formalmente, come dice Franceschetti, oggi siamo qui a dire che questo lavoro l’abbiamo fatto e sono dati inconfutabili. Purtroppo questi dati sono confutabili e ciò che si è fatto viene fatto al netto di questioni rilevanti, ma non voglio parlare qui del Governo nazionale, perché è chiaro che la questione divide quest’aula in modo netto e trasversale. Non voglio ragionare su altro che non sia il bilancio di questa Regione, perché su questo ci siamo impegnati e su questo abbiamo detto ai cittadini marchigiani che avremmo fatto la differenza sulla gestione del welfare. Nella mozione che vi trovate a dover votare a fine di questa discussione, ho estrapolato un ragionamento che viene fatto non da me ma dal collegio sindacale dell’azienda ospedaliera Umberto I di Ancona, che in data 13.5.2003, quando deve approvare il bilancio 2001 fa una relazione integrativa del bilancio consuntivo 2001 e dice testualmente “il Collegio, preso atto della succitata nota, ribadisce il proprio dissenso per una procedura che non può condividere in quanto, omettendo la contabilizzazione per competenze economica dei debiti verso i dipendenti per lire 7.865.432.425, pari a 30.732 giorni di ferie non godute, tutto ciò non è rispettoso delle norme del codice civile (art. 2.4.2.3 e 2.4.2.3 bis), della legge regionale 47, dei principi della contabilità del consiglio nazionale dei dottori commercialisti e ragionieri... e costituisce violazione dei principi di correttezza, chiarezza, precisione, verità, attendibilità, competenza economica, universalità e integrità cui devono obbligatoriamente uniformarsi i bilanci delle aziende pubbliche”. Questo atto non è stato da me trovato non si sa per quale ragione, ma è stato pubblicato nel Bur della Regione Marche, supplemento n. 16 al n. 78 del 29.8.2003. Cosa voglio dire? Andando a leggere come è stato possibile fare una cosa del genere, perché in violazione delle norme di contabilità corrente, in violazione del codice civile, in violazione di tante cose, si dice che questa direttiva è stata data alla Asl dal direttore del dipartimento servizi alla persona e alla comunità della Regione Marche dott. Zuccatelli, che ha inviato ai direttori generali delle aziende ospedaliere Umberto I di Ancona e altre aziende, con nota del 5.3.2003, prot. 4382 del dipartimento sanità, avente ad oggetto “ferie non godute”. Il dott. Zuccatelli dice che già in una precedente nota del servizio sanità, la 7.6.2002, prot. 10473 la Regione invita le aziende a non costituire a fine anno il rateo ferie non godute e di iscrivere gli eventuali importi che verranno corrisposti per i dipendenti dimessi, per competenza, nell’anno in cui sono stati corrisposti, cioè in futuro.
Questa questione, per l’azienda ospedaliera Umberto I porta un risparmio nel bilancio di 7.865.432.000 lire. Questa direttiva non riguarda solo l’Umberto I e significherebbe che ferie non godute per tutti i dipendenti della regione, corrisponderebbero a una somma pari a 74 miliardi di vecchie lire. Questa questione riguarda il 2001. Siccome siamo nel 2003 abbiamo 210 miliardi, pari a 100 milioni di euro. Su questo vorrei una risposta, perché come si può pensare di non contabilizzare le ferie e di fare questo artificio che significherebbe passare dai 109 miliardi della sanità a 210 miliardi. Inoltre, siccome, oltre a una questione di ordine contabile non irrilevante, c’è una questione che riguarda i diritti dei lavoratori, la mia mozione propone qualcosa e chiede di inserire “almeno” nel bilancio preventivo 2004 i ratei di ferie non godute dei lavoratori della sanità, relativamente all’utilizzo per il 2004, cioè per coloro che andranno in pensione nel 2004.

LUIGI VIVENTI. Questo devono farlo per legge.

CRISTINA CECCHINI. Anche prima dovevano farlo. Dovevano farlo anche nel 2001, nel 2002, nel 2003 ma anche nel 2004. Siccome nel 2004 qualcuno si è invecchiato e deve comunque andare in pensione, è bene che intanto garantiamo i diritti di questi lavoratori.
Per queste ragioni non voterò la manovra, perché mi sembra fatta al netto dei diritti dei lavoratori della sanità e quindi nascondendo un disavanzo, ma propongo di risolverla in qualche modo, non tanto la questione di tirar fuori 100 milioni di euro che mi pare impossibile, ma almeno fare in modo che sia possibile almeno per i dipendenti del 2004.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Il tema centrale di questa manovra, oltre la mancata applicazione dell’abbassamento delle tasse, come già promesso precedentemente e bene illustrata dai colleghi, verte sul discorso della sanità. Il difetto di questa maggioranza è di parlare troppo sui giornali, come abbiamo detto anche nei vari Consigli precedenti, per poi fare marce indietro che secondo noi sono gravissime sotto l’aspetto politico, ma che non toccano proprio questa maggioranza. Basti pensare alle Asl che da 9 sono diventate 7, 4, poi una, all’abbassamento delle aliquote. L’assessore Agostini aveva promesso che avrebbe abbassato le tasse, poi c’è stata l’opposizione dei Comunisti italiani, di Rifondazione. Fatto sta che questa maggioranza ha fatto marcia indietro rispetto a questa manovra. Quindi ancora una volta vediamo che questo Governo è schiacciato da una politica di sinistra e bene ha fatto il consigliere Cecchini a rimarcare, oltre che la leggerezza e la fragilità da parte di questa maggioranza, con cui queste circolari girano in modo allegro, che c’è uno stato d’animo poco tranquillo all’interno dell’apparato e dei dipendenti della Regione Marche, perché nel momento in cui certe notizie cominciano a filtrare non è buon segno per chi governa, anzi è un segnale preoccupante, perché non vuol mettere in difficoltà questa Giunta ma vuol smascherare questa Giunta che presenta bilanci falsi, bilanci non corretti e che vanno a danno della comunità marchigiana.
Quindi non riusciamo a comprendere i toni trionfalistici del relatore di maggioranza Luchetti, secondo i quali sembrava si fossero risolti tutti i problemi delle Marche. A noi sembra che Luchetti non viva nelle Marche ma viva in un’altra regione, perché puntualmente non riferisce in aula le cose effettivamente come stanno, ma riferisce i suoi sogni personali dicendo che vorrebbe una situazione secondo noi irreale, come da lui illustrata, che non si basa sui fatti e sui contenuti.
Sarebbe bastato che Luchetti avesse letto il giornale — penso che Il Messaggero sia un giornale serio — sui mali della sanità delle Marche. “L’inchiesta di tre procure, impegno della guardia di finanza per tutto il 2004, sprechi, truffe ed ammanchi nel mirino, nelle province di Ancona, Pesaro e Macerata”.
Non penso che chi ha scritto queste cose si sia alzato la mattina e si sia inventato queste cose, perché noi da tre anni non facciamo altro che denunciare, come Forza Italia, gli sprechi, gli ammanchi, le consulenze e finalmente i nodi stanno arrivando al pettine. Ci auguriamo che venga fatta piena luce, però, guarda caso, mai nessuno della maggioranza si preoccupa di evidenziare e di illustrare queste problematiche e di prendere provvedimenti nei confronti di chi gestisce malamente la sanità.
Non ce ne voglia, assessore Melappioni, lei ha la funzione di controllo su questa materia e nell’ultimo Consiglio regionale la risposta che mi aveva dato per quanto riguarda una gara fatta a Civitanova, a nostro avviso anomala, relativamente alle assicurazioni dei dipendenti della nostra Asl, ha risposto che non è compito suo, quindi noi cominciamo a preoccuparci di sapere qual è il ruolo e la funzione...

AUGUSTO MELAPPIONI. Non ho detto questo: o la riporta tutta la risposta, o non lo dica.

OTTAVIO BRINI. Mi ha fatto una domanda a me, chiedendomi se ho mai sentito parlare di “cartello”. Se lo ricorda? Ha fatto la domanda a me se ho sentito mai parlare di “cartello”. Lei si deve informare se è vero che è stato fatto un cartello, lei deve agire e prendere provvedimenti, lei non si deve limitare a fare una semplice circolare, faccia le denunce opportune, se ha questi dubbi. Fare gli accertamenti, i controlli è sua competenza, rientra nei suoi compiti istituzionali, altrimenti sta lì soltanto a scaldare la sedia o a fare le nomine della Asur? Mi meraviglia che il Presidente non intervenga nei suoi confronti, sotto questo aspetto, perché lei legge i giornali come noi e si deve preoccupare, soprattutto si deve preoccupare il Presidente quando si parla di sprechi, di truffe e di ammanchi e vogliamo sapere se voi fate delle verifiche, degli accertamenti e dei controlli, perché è suo compito relazionare a questo Consiglio regionale e non faccia passare dei mesi, come per esempio abbiamo fatto, sulle rivalse ospedaliere. Fa delle circolari, a mesi di distanza, per chiedere come mai non hanno risposto. Perché non prende provvedimenti nei confronti di questi — chiamiamoli così — responsabili della sanità a livello comprensoriale? Non riusciamo a capire il perché, non abbiamo assistito ad un provvedimento nei confronti di un dirigente, di un direttore amministrativo, di un direttore che controlli veramente le situazioni come sono. Queste cose poi creano dubbi, sospetti, malintesi. Noi vogliamo uscire da questo equivoco, assessore, noi non facciamo parte di quelli che creano la politica degli equivoci, noi facciamo delle interrogazioni precise e vogliamo delle risposte concrete, ma purtroppo non le riceviamo e siamo costretti a rivolgerci alla Corte dei conti perché non siamo abituati a rivolgerci alla procura, che appartiene ad un’altra scuola politica, non a noi. Noi non ci diamo mai rivolti ad alcuna procura. Sta a lei verificare se le cose non vanno bene, non a noi. Noi non siamo gli sceriffi, noi segnaliamo, la informiamo, poi lei ci può dire “avete preso una cantonata”, oppure “avete ragione”. Ma mandate via chi sbaglia, o non siete in grado di farlo, dopo tanti anni che tenete “incancreniti” — 7-8 anni — questi direttori o commissari che siano. Non si preoccupa del fatto che ogni tanto bisognerebbe farli girare? Rientra nella politica delle normalità tenere sempre una persona a quel posto? Non vado oltre.
Mi dispiace che l’assessore Agostini non abbia portato a casa un buon bilancio, perché a natale sotto l’albero, ai marchigiani non fa un bel regalo. Fatto eccezione per una fascia, gli altri pagano le tasse normalmente come le hanno pagate negli anni precedenti.
Mi riallaccio ai Comunisti italiani, che sono sempre sensibili, nei loro interventi e nelle loro puntualizzazioni all’interno Giunta regionale. Io avrei gradito che il presidente del gruppo di Rifondazione comunista o del gruppo dei Comunisti italiani, ci avessero detto oggi, in aula, quali sono questi famosi risparmi che si sono avuti, quali vantaggi hanno avuto i marchigiani nel settore dei trasporti, nel settore della sanità, nel settore della formazione e via dicendo.
Un’ultima cosa a Luchetti. Egli diceva che questa è una buona manovra, che dobbiamo essere contenti, che dobbiamo essere soddisfatti, ma dimentica il pacco dono che sta preparando per Natale con il quarto punto all’ordine del giorno, che l’altra volta, ringraziando Dio, per mancanza di numero legale è stato rinviato, cioè la proposta di legge per quanto riguarda le disposizioni a carattere transitorio del personale sanitario delle aziende private. Non condivido la vostra impostazione. Ognuno ha la propria impostazione, Procaccini ha la sua, non dico che sbaglia quando fa certi ragionamenti, però possiamo anche non condividere.
Qui si era discusso di un problema che riguardava un contratto tra Villa Alba e Villa Pini, un progetto interessante che poteva essere pilota, che riguardava solamente tre figure su un progetto così vasto e importante: un biologo e due ostetriche. E’ giusto, in quel caso, quando non si può riconvertire quel personale, fare questa operazione. Generalizzando il discorso, se domani un’azienda è in difficoltà si assume questo personale da parte della Regione Marche. Ad esempio, una spa dove c’è la maggioranza pubblica, va in difficoltà sui trasporti, i 30 dipendenti devono essere assunti dalla Regione.

AUGUSTO MELAPPIONI. Ma dove l’hai letto?

OTTAVIO BRINI. Partiamo da un presupposto: non vorremmo che, da un accordo che si è generalizzato per accontentare “gli amici degli amici”, che fino a ieri hanno usufruito delle convenzioni da parte della Regione Marche, che in un momento di difficoltà e di crisi non intendono riconvertire il personale, si pretenda che la Regione Marche assuma.

MARCO LUCHETTI. Li porto a te...

OTTAVIO BRINI. Allora significa che ci sono già anche nomi e cognomi. E’ anche peggio... Ma ti rendi conto? Non ti innervosire, Luchetti: significa che hai già nomi e cognomi di chi devi far assumere dalla Regione Marche. E’ preoccupante quello che dici.
E’ grave che il relatore nemmeno sa che quello che dice non c’entra niente in questo tipo di accordo ed è preoccupante, significa che ha tutta una serie di nominativi che deve piazzare alla Regione Marche. Questa è peggio della “prima Repubblica” di cui facevi parte, questo è vero clientelismo, che stai facendo. E’ immorale quello che state facendo. Non avete fatto una relazione dettagliata per far sapere qual è il personale da poter riconvertire o da assumere, non c’è una analisi chiara, si lavora nel vago. Questa è la tua proposta di legge. E’ gravissimo quello che hai fatto, stai creando un precedente gravissimo e io mi auguro, Procaccini, che un momento di riflessione su questa problematica, vi sia, dato che non c’è urgenza. C’è solo l’urgenza di Luchetti di chiudere questa pratica, non si riesce a capire perché. Oggi un po’ si è capito perché ha fretta, ma vi auguro e vi invito a fare una riflessione. Prendersi un mese, fare un’analisi attenta è opportuno, non succede niente. Quando c’è tanta fretta ci hanno insegnato che c’è da preoccuparsi.
La nostra posizione non può essere che critica sotto questo aspetto. Noi abbiamo proposto degli emendamenti, ci auguriamo che qualcuno venga preso nella dovuta considerazione, dopodiché, in base a quegli emendamenti vedremo l’atteggiamento da tenere in aula.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa. Riprenderà alle 14,15.


La seduta, sospesa alle 13,40,
riprende alle 14,30


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

ANDREA RICCI. I consiglieri colleghi di opposizione che sono intervenuti nel corso di questo dibattito hanno parlato di tutto, tranne che del contenuto concreto della proposta di legge che stiamo per approvare. Capisco l’imbarazzo e la difficoltà da parte dei consiglieri di opposizione di giustificare il loro voto contrario su questo atto. Per quanto ci riguarda come maggioranza, ci è sufficiente ricapitolare i fatti che hanno prodotto un atto di questo genere, positivo per la comunità marchigiana, in modo particolare per i lavoratori della nostra regione. Esattamente due anni fa, nel 2001 la Regione Marche, come tutte le altre Regioni italiane furono poste dal Governo nazionale di fronte ad un dilemma difficile da risolvere: il taglio pesante dei finanziamenti statali per il fondo sanitario nazionale, accoppiato al divieto di accedere a forme di indebitamento per salvaguardare il sistema sanitario nazionale, posero le Regioni di fronte ad una scelta difficile e la scelta difficile era quella tra il taglio dei servizi sanitari pubblici oppure l’introduzione di nuove forme di tassazione, l’aumento della pressione fiscale.
Questa maggioranza fece la scelta più giusta rispetto ai principi e ai soggetti sociali che intende rappresentare. Non fece la scelta del taglio dei servizi sanitari, perché essa avrebbe comportato un aggravamento delle ingiustizie sociali e un deterioramento della tutela dei diritti dei cittadini. Fu quindi obbligata, per rispetto al proprio programma e ai propri principi, al reperimento di risorse attraverso l’aumento della pressione fiscale, ma calibrò questo aumento in una forma la più equa e giusta possibile. Infatti, nel dicembre del 2001, unica tra le Regioni italiane, la Regione Marche fu fedele al principio della progressività delle imposte, principio che è sancito dalla Costituzione ma ignorato, oggi, dal Governo nazionale. Compose una manovra di aumento della pressione fiscale regionale che ha esentato le prime due fasce di reddito allora, corrispondenti al 60% dei cittadini e alle tre successive fasce di reddito, da quelle medie a quelle alte impose un meccanismo fortemente progressivo.
In questo modo, attraverso quella manovra fiscale, nelle Marche, per quel poco che la Regione può fare, si corresse una distribuzione del reddito che negli ultimi anni si era progressivamente ma inesorabilmente spostata, a vantaggio dei profitti e delle rendite e a svantaggio dei salari e delle pensioni.
Insieme a questa manovra di carattere fiscale, allora, questa maggioranza regionale decise di dare il via ad una riforma del sistema sanitario regionale per renderlo più efficiente sul piano dell’utilizzazione delle risorse e più efficace sul piano della risposta ai bisogni di salute dei cittadini.
Nel corso di quest’anno siamo riusciti a rispettare quel programma che allora ci eravamo dati e abbiamo approvato il nuovo piano sanitario regionale ed anche la riforma dell’organizzazione aziendale del nostro sistema sanitario. Contemporaneamente a questo processo di riforma la Giunta regionale, l’assessorato regionale alla sanità ha gestito la politica sanitaria regionale in modo da raggiungere anche gli obiettivi di bilancio che, contemporaneamente all’approvazione della manovra fiscale nel dicembre 2001, questa maggioranza e questa Giunta regionale si erano date.
Oggi siamo di fronte alla possibilità di mantenere gli impegni che allora ci eravamo assunti. Infatti il bilancio della sanità regionale ha mantenuto gli obiettivi, il 2003 si chiuderà con un deficit della sanità così come era stato programmato, inferiore per 17 milioni di euro al deficit sanitario dello scorso anno.
Certo, queste misure hanno anche comportato disagi per i cittadini, ma i disagi sono dovuti alle difficoltà del percorso e del processo di transizione verso il nuovo sistema sanitario riformato. In ogni caso, a differenza di quanto accade in molte altre Regioni del nostro paese, i cittadini marchigiani non sono soggetti al pagamento di tickets sui farmaci né sono stati soggetti all’incremento di forme di tassazione su altre prestazioni sanitarie, perché rispetto ai tickets l’imposizione fiscale generale per finanziare la sanità contiene un elemento di giustizia sociale superiore: non si colpiscono indiscriminatamente i cittadini né tanto meno si colpiscono i cittadini nel momento in cui hanno maggiore bisogno, cioè quando sono malati. Di fronte alla proposta che la Giunta regionale aveva avanzato, alla luce di questi risultati positivi di riduzione della pressione fiscale, Rifondazione comunista ha chiesto che la riduzione della pressione fiscale, innanzitutto, non comportasse un taglio alle spese, in modo particolare le spese sociali, per il prossimo bilancio, perché ritenevamo inopportuno, ingiusto e sbagliato sul piano politico e sociale procedere alla restituzione di parte delle risorse derivanti dalle addizionali regionali, attraverso il taglio e il ridimensionamento della spesa regionale.
La Giunta regionale ci ha assicurato che il prossimo bilancio non conterrà una riduzione dei capitoli rispetto al preventivo dello scorso anno, anzi vi saranno risorse aggiuntive, in parte derivanti dai maggiori stanziamenti comunitari. In ogni caso le voci del bilancio del prossimo anno non subiranno riduzioni. La seconda cosa che abbiamo chiesto nel varare questa riduzione della pressione fiscale, è che essa non fosse generalizzata ma andasse a vantaggio dei redditi più bassi, perché noi oggi ci troviamo in una situazione, per i lavoratori e i pensionati italiani, di pesante degrado del potere d’acquisto dei salari, degli stipendi e delle pensioni, derivante, in massima parte, dalle politiche neoliberiste che questo Governo ha proseguito e accentuato.
Le recenti mobilitazioni dei lavoratori del settore del trasporto, che arrivano a forme di lotta estreme, danno il segno della situazione di enorme difficoltà in cui larga parte del lavoro dipendente oggi si trova. L’inflazione reale è stata il doppio dell’inflazione programmata e ciò equivale a dire che ogni anno i salari, gli stipendi e le pensioni, in termini di potere d’acquisto reale perdono potere. Ormai per molte famiglie di lavoratori e di pensionati è difficile arrivare alla fine del mese e assicurarsi i bisogni indispensabili e necessari, non i lussi. Di fronte a questa situazione non avrebbe avuto senso, dal punto di vista dell’equità sociale, spalmare la riduzione fiscale regionale lungo tutto l’arco della fascia dei redditi. Bisognava concentrare le poche risorse risparmiate nella sanità — 17 milioni di euro — quel poco che la Regione può fare rispetto al tanto che il Governo nazionale potrebbe fare e non fa, nelle fasce medio-basse di reddito. La proposta che noi, oggi stiamo discutendo va interamente in questo senso. L’intera somma viene destinata per 5 milioni di euro, per far fronte ad una situazione di emergenza occupazionale che si sta determinando a seguito della crisi del calzaturiero, quindi per la riduzione dell’Irap per le imprese di quel settore e la gran parte della restante somma per ridurre la pressione fiscale nella fascia dai 15 ai 30 mila euro di redditi lordi annui. Si riduce dello 0,5% l’aliquota Irpef per questa fascia, cioè la metà dell’aumento che nel dicembre 2001 fu necessario per salvare la sanità marchigiana, viene a questa fascia restituita. In questo modo si accentua la progressività dell’imposizione fiscale regionale e quindi si accentua la funzione di redistribuzione delle risorse a favore dei salari, degli stipendi e delle pensioni medio-basse che questa Regione fa. Una manovra, quindi, che dal punto di vista sociale è positiva, riequilibra le tendenze in atto ed è sicuramente in profonda controtendenza rispetto a quanto il Governo nazionale ha fatto e vorrà fare. basti ricordare la riforma fiscale approvata nella legge delega dal Parlamento, che prevederà a regime, praticamente un sistema di imposizione fiscale diretta sul reddito ad aliquota unica, poiché l’aliquota più alta prevista nel “decreto delega Tremonti” è del 33% ma si applicherà esclusivamente allo 0,5% dei contribuenti. Il Governo, quindi, vuole eliminare la progressività dell’imposizione fiscale e in questo modo vuole accentuare le diseguaglianze sociali. La Regione Marche va in netta controtendenza rispetto a questo orientamento. La progressività viene accentuata e quindi i benefici della razionalizzazione della spesa sanitaria vanno in primo luogo ai lavoratori dipendenti e ai pensionati.
Già il 60% della popolazione marchigiana era stata esentata dall’aumento dell’imposizione regionale; ora un altro 20% della popolazione vedrà una riduzione rispetto all’aumento previsto.
Noi pensiamo che questa manovra sia giusta ed efficace e non vediamo argomenti da parte dell’opposizione di centro-destra che siano in qualche modo definiti a negare la bontà di questo provvedimento. Penso che questa linea che la maggioranza regionale si è data, tesa alla salvaguardia essenziale dei principi e dei diritti dei cittadini, in primo luogo del diritto alla tutela della salute, sia il principale risultato che questa maggioranza, nel corso della sua opera di governo sta determinando nella nostra regione.
Il nostro voto quindi, è un voto positivo e convinto e ci auguriamo che nel prosieguo, se continuerà questo processo di razionalizzazione e miglioramento dell’efficienza del sistema sanitario regionale, potremo arrivare ad ulteriori riduzioni della pressione fiscale per la fascia che oggi prendiamo in considerazione. Rimaniamo convinti che il peso fondamentale, in termini di risorse finanziarie, per la garanzia dei diritti sociali essenziali, debba gravare, per criteri di giustizia sociale, verso le classi più abbienti. E’ questo il principio che differenzia un governo progressista da un governo di destra.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Qualcuno si è richiamato alla sintesi. In effetti, se dovessimo riallacciare tutta la discussione a quanto si disse due anni fa in termini di manovra, dovremmo restare tre giorni in aula, non potremmo rispettare l’impegno di fare un decente Natale tutti quanti.
Certo, in relazione a quello che ha detto il consigliere Ricci poco fa va puntualizzato che non c’è imbarazzo a doversi esprimere su una riduzione, ancorché modesta, del carico fiscale, c’è solo la constatazione, abbastanza usuale, che nulla è più definitivo del provvisorio. Ricordo bene che allora la precisazione fu che si andava ad affrontare una onerosa manovra addizionale, che portava alle Marche il peggior ricarico di tutte le Regioni d’Italia, con il presupposto e l’assicurazione che si trattava di una cosa assolutamente provvisoria, sia perché la legge nazionale prevedeva che solo per il 2002 si potesse derogare in eccesso rispetto al tetto massimo di addizionale Irpef, sia perché le assicurazioni dell’allora assessore erano nel senso che si trattava di fronteggiare una emergenza, superata la quale l’eccezionale addizionale Irpef sarebbe stata un ricordo del passato.
Il dato è ambiguo: abbiamo sì una addizionale Irpef che si ridimensiona un po’, ma abbiamo una addizionale che da provvisoria temporanea diventa senz’altro un dato fisiologico, permanente e non superabile. Da questo punto di vista il trionfalismo per dire “la tassa che ti avevo applicato, che era la più alta d’Italia, rimane la più alta d’Italia, te la riduco un po’ però ti rimane per sempre”, non è cosa da festeggiare, amici della maggioranza. Io vi direi “festeggiamo piuttosto il Natale e il Capodanno imminenti”, perché festeggiare una tassa che doveva durare 12 mesi e rimarrà in nostra compagnia per molti anni ancora, sicuramente non mi sembra un dato da salutare in maniera trionfalistica.
Il problema dell’Irap continua ad essere una questione e io sarei curioso di sapere quale ricaduta ha avuto l’aliquota eccezionalmente alta che da due anni questa Regione applica, sulla stessa dislocazione degli investimenti produttivi. Purtroppo sono dinamiche difficili da valutare, perché due anni non sono sufficienti perché questi fenomeni dispieghino i loro effetti.
Certo, se addizionale ci deve essere meglio il 4 che il 4,5, chi può negarlo? Ma tutto sommato “si stava meglio quando si stava peggio”, cioè quando l’addizionale Irpef non c’era affatto.
E’ anche vero che ora si cumula l’effetto perverso sulla finanza regionale e sul contribuente marchigiano di questa aliquota addizionale e poi se si deve fare l’aliquota addizionale perché non si può più fare il debito, abbiamo ancora a bilancio ratei del debito contratto per pagare i deficit sanitari degli ani ‘90 e a quei ratei si aggiungono queste imposte addizionali eccezionali. Non mi sembra quindi che sia giustificato il trionfalismo.
Circa il voto, la collega Cecchini ha annunciato il voto contrario, mi sembra che sia quasi un regalo annunciare il voto contrario, la risposta migliore mi sembra sia quella di dire “fate voi”. Spendete, avete speso voi, ridate qualcosa, siete voi a ridare qualcosa, ma sia chiaro al contribuente che chi prende, talvolta più, talvolta meno, chi non riesce a quadrare il bilancio è sempre la stessa parte, per cui sarebbe più meritevole lasciare il privilegio e il piacere di esprimere il voto a chi ha avuto il privilegio e il piacere — se tali sono — di prendersi e spendere così male, i ricavi delle esose e, da primato, tasse imposte ai contribuenti marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Con questo atto il Governo regionale certifica la continuità della sopratassazione rispetto alle stesse dichiarazioni del Governo. Siamo in un’epoca economica difficile, tutti sanno che siamo in fase di provvedimenti straordinari per i risanamenti dei bilanci, da anni esiste nella finanziaria nazionale italiana una voce che dice “provvedimenti per il riequilibrio di bilancio” e questi provvedimenti e questi provvedimenti sono stati, per quanto riguarda lo Stato italiano, ampiamente criticati da molti, soprattutto dall’opposizione ma non solo: il condono fiscale, il condono edilizio di cui ci occuperemo più tardi in questa seduta, la vendita di alcuni beni considerati non importanti, dello Stato, il rientro dei capitali dall’estero. La Regione Marche in questa situazione di crisi economica ha ritenuto opportuno, nella fase scorsa di fare un intervento, una manovra sull’Irap e sull’Irpef, così come consentito, ma con valutazioni tra le più alte in Italia e attualmente conferma, con un minimo ritocco di facciata, in calo, lo stesso provvedimento.
Noi riteniamo che questo sia un errore, perché tutti sanno qua l è il problema dell’economia marchigiana, un’economia che si è qualificata soprattutto come manifatturiera, i nostri prodotti primari sono le calzature, i mobili, la meccanica, il tessile, tutti settori oggi in crisi in maniera diversificata. Quindi l’applicazione dell’Irap, così come è stata imposta, ha portato a fortissime critiche da parte dei rappresentanti delle categorie, ma forti difficoltà da parte delle aziende. Per il rilancio dell’economia marchigiana, per il rilancio dell’economia di settore, sicuramente andava ritoccata l’Irap, cioè non poteva essere lasciato lo stesso provvedimento per il risanamento in materia sanitaria, con questa Irap. E’ una tassa che pesa sulle aziende, ma soprattutto che, invece che introdurre un circuito virtuoso di benessere, quindi di sostegno all’economia, introduce un circuito maligno, che pesa sulle aziende al di là della stessa situazione economica aziendale. Quindi noi non possiamo condividere questo provvedimento.
Ci sono tanti modi per intervenire sui bilanci, tutti devono cercare di sanare i bilanci, si è detto che bisogna comunque fare l’intervento in materia di spesa sanitaria e noi siamo d’accordo, non si può fare solo una politica di tagli ma occorre fare una politica di ristrutturazioni. Se uno deve dire qual è la cosa più negativa di questa Giunta è l’assoluta mancanza di fantasia, non c’è stato un provvedimento che non sia stato minimamente geniale. Nel commercio la genialità introduce l’aumento dei tetti di vendita su un prodotto particolare; per quanto riguarda invece gli interventi in materia di economia è importante capire come e dove possono essere cambiate le cose. Ebbene, in questo settore la cosa più semplice, che può essere fatta addirittura da un ragioniere e non necessariamente da un assessore, da un politico, è quella o di mantenere le tasse o comunque di intervenire con dei provvedimenti di rastrellamento del denaro e questo è ciò che sostanzialmente ha fatto in questi anni la Giunta. La cosiddetta “manovra sanitaria”: ricorderete che una delle affermazioni del super manager Zuccatelli era quella di un intervento straordinario di finanziamento della sanità, che avrebbe consentito, alla fine di una serie di provvedimenti, di ridurre la spesa in materia sanitaria, invece la riduzione della spesa non c’è stata, vengono riconfermati gli stessi provvedimenti, quindi l’intervento strutturale non ha dato alcun risultato. A tutt’oggi assistiamo a delle manovre, una delle quali è quella sui farmaci: il fatto che si può prescrivere un solo farmaco, fatta eccezione per alcune cose, non è altro che un differimento della spesa, perché a fine anno questo provvedimento fa sì che, allungando i tempi di consegna dei farmaci si allunghino i tempi dei pagamenti e gli stessi farmaci che sarebbero stati in consumo nell’anno corrente, vengono poi, con la dilatazione dei pagamenti, pagati nell’esercizio finanziario successivo. Tutte cose che sanno di mezzucci, tutte cose che non hanno sicuramente in grande valore. Come si può pensare di dire che si è in una politica di risanamento quando gli interventi sono: mantenere l’aliquota regionale dell’Irpef, mantenere l’Irap e mantenere tutti i provvedimenti che già erano stati fatti?
Per questo motivo noi siamo fortemente critici nei confronti di questo provvedimento. Ci sarebbe piaciuto che nelle more dell’ultimo scorcio di legislatura e dell’annuncio della finanziaria del bilancio preventivo dell’anno 2004 si fosse portato in aula un documento di programmazione dell’intervento in materia finanziaria con tutta una serie di iniziative volte a contrarre le spese ritenute parassitarie o superflue e, viceversa, pensare a contenere qualsiasi tipo di tassa straordinaria, cosa che non è assolutamente avvenuta. Poi uno può eccepire, dire che è un errore un certo tipo di manovra e va meglio un’altra, ma qui siamo nella quotidianità, nell’ordinario.
Per questi motivi non ci riconosciamo assolutamente in questa proposta, diciamo che le promesse che sono state fatte nel passato di mettere questi tipi di interventi come del tutto straordinari stanno diventando interventi ordinari, quindi sostanzialmente si stanno stabilizzando, con grave danno per l’economia complessiva marchigiana che già soffre della crisi che è mondiale e non è sicuramente colpa della Giunta regionale delle Marche, così come non è colpa del Governo italiano, è una crisi strutturale che colpisce tutto l’occidente e noi, nelle Marche, in queste aree di nicchia di economica particolare ne paghiamo più pesantemente le conseguenze. Invece di aiutare le famiglie e le aziende riteniamo di puntare, come rastrellamento fiscale e finanziario, proprio a quei settori.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Non risponderò a tutte le questioni che sono state poste, perché avremo molte di esse attengono alla discussione che faremo prossimamente sul bilancio di previsione, però relativamente ad alcune questioni che sono state poste dai consiglieri vorrei dire che abbiamo evitato di assumere atteggiamenti e toni trionfalistici che non ci appartengono, perché non stiamo consumando o approvando un atto straordinario ma stiamo cercando di fare quello che il governo di questa Regione aveva detto, quindi con molta tranquillità, serenità e anche modestia stiamo cercando di fare, a partire dalla manovra addizionale e Irap, che fummo costretti ad applicare alla fine del 2001, quello che avevamo detto come Giunta. Ha già detto molto bene alcune cose Ricci, che non ripeto, ma ci fu una necessità, alla fine del 2001, a seguito di un’azione la cui legittimità e bontà non discuto, di introdurre, da parte del Governo nazionale elementi di novità drastici e per certi aspetti anche drammatici, sulla finanza delle Regioni e questo impose di attivare il reperimento delle risorse. Noi dicemmo con chiarezza che avremmo attivato le addizionali e Irap per consentire un’azione virtuosa nel sistema sanitario, tale da garantire i servizi, tale da migliorare, attraverso una riforma sanitaria, gli stessi servizi sanitari e arrivare, sulla base di una programmazione quadriennale, a un rientro del deficit che fosse compatibile con le disponibilità finanziarie del bilancio regionale.
Costruimmo allora una manovra, facendo un’”operazione-verità” sul deficit della sanità e sulle condizioni generali della struttura finanziaria del bilancio regionale. Questo ci portò ad aumentare l’Irpef, lo facemmo attraverso una programmazione selettiva e progressiva, tant’è che continuiamo a sostenere la bontà di quell’intervento, dicendo che è stato inopportuno e sbagliato considerare la Regione Marche come quella che più di altre aveva premuto sulla leva fiscale. Noi esentammo la prima aliquota, forse questo Castelli consapevolmente scorda ogni volta che interviene. Esentammo il primo scaglione di reddito che riguarda il 67% dei contribuenti marchigiani, cosa che non hanno fatto le altre Regioni del nostro paese le quali hanno invece aumentato dello 0,5 quello scaglione, portandolo dallo 0,9 all’1,4. Quelle sono state manovre che hanno pesato molto di più della nostra manovra sui salari dei lavoratori dipendenti e sui ceti meno abbienti. Noi scegliemmo di fare l’aliquota progressiva, questo tipo di impostazione ci è stata riconosciuta con un po’ di ritardo, da varie fonti: ufficio delle entrate, Banca Italia, Cgia di Mestre, che in un recente sondaggio ha dimostrato che le Marche non erano tra quelle Regioni che più avevano spinto sulla pressione fiscale, ma che anzi si collocava sotto la media delle Regioni del nostro paese. Tra l’altro, quel tipo di intervento che, con una qualche legittimità nel ragionamento, il consigliere Viventi continua a dire illegittimo, l’abbiamo scoperto nel 2001, senza la fantasia di cui dice Ciccioli che avevamo bisogno, ma per ultimo è stato scoperto dal sottosegretario Vegas, che dice alle Regioni che oggi scoprono per intero il loro disavanzo, il loro deficit sanitario: “se volete avere una copertura non ci sono stanziamenti aggiuntivi da fare, l’unica cosa che si può fare è riaprire un ragionamento sul piano normativo e quindi dare la possibilità a voi Regioni che avete oggi scoperto i conti del deficit sulla sanità, di mettere mano alla pressione fiscale”.
Questo lo discuto sul piano politico, poi sul piano della legittimità saranno altri a dire. Sul piano politico avevamo ragione allora, tanto che ci viene confermato, oggi, dal sottosegretario Vegas. Noi abbiamo potuto fare questo dentro un ragionamento che Castelli vuole continuare a non ritenere virtuoso. Benissimo, scegli tu il termine che meglio si addice al percorso che noi abbiamo compiuto, ma il bilancio regionale — lo ha detto Ricci e lo ripeto — presenterà non tagli ma addirittura prevediamo un aumento per 11 milioni di euro sulle spese correnti, per 8-9 milioni di euro sugli investimenti, tale da giustificare un’azione non negativa sul prossimo bilancio. Ha ragione il consigliere Viventi quando dice che il rating, in assoluto, non definisce in maniera esaustiva le condizioni finanziarie di un ente o di un’impresa. Questo è vero ma è pur qualcosa se allo Stato centrale il rating che Standard & Poor’s dà di AA- in condizione di discesa per la Regione Marche lo dà stabile, significherà pur qualcosa da questo punto di vista.
Penso allora che abbiamo sul bilancio regionale una condizione non di grandissima soddisfazione ma di una relativa soddisfazione per l’inversione di tendenza che si manifesterà, abbiamo la possibilità di immettere risorse aggiuntive, dato che sui fondi comunitari esprimiamo tutte le potenzialità che in questi anni si sono determinate, tali da farci attivare le premialità sul Fers, sul Fse, sull’Obiettivo 2, le stesse delibere Cipe che abbiamo cercato di costruire con un’azione concertata, sia per le aree colpite dal sisma, quindi per una parte messe a disposizione della ricostruzione, visto che il Governo non mantiene le promesse, sia per quelle messe a disposizione per la ricerca e la sperimentazione con le quattro università marchigiane e per gran parte concertandolo insieme agli enti locali, perché la finalizzazione di alcuni interventi, soprattutto nel campo delle opere pubbliche, che sono compatibili con la programmazione regionale possano dare ulteriore soddisfazione agli stessi enti locali che vedono dalla finanziaria nazionale drammatici tagli per le opere pubbliche e per i servizi.
Relativamente al bollo auto noi cogliamo questa occasione. Non ho mai detto, o mi auguro di essermi espresso male, che tutte le difficoltà relativamente al recupero erano superate. Noi ci siamo confrontati con errori, con percentuali di errori sugli elenchi dati dal Ministero delle finanze di circa il 10%. Pensiamo che attivare questa possibilità di allungamento per il recupero non significa non andare verso il recupero ma significa colpire meglio l’evasione, avere la possibilità di colpire meglio e con più precisione l’evasione. Del resto il rinvio al 2005 non è una strategia di carattere elettoralistico, ce lo consentono le stesse leggi nazionali, noi non siamo quelli che procrastinano al 2008 tutti i nodi più importanti del nostro programma politico. Non prendiamo esempio dal Governo nazionale, che sui nodi rinvia tutto al 2008.
Per ultimo concludo sulla parte di merito. Noi abbiamo cercato di mettere a disposizione la cifra che ci deriva dal contenimento del deficit della sanità, lo abbiamo fatto cercando di “agevolare, diminuendo quei settori meno abbienti o più in crisi, tant’è che scegliamo di ridurre dello 0,51 l’addizionale sullo scaglione immediatamente successivo a quello esente dall’addizionale, proprio perché riteniamo che lì si debba concentrare la nostra attenzione in maniera più forte in quanto lì si trovano maggiormente i ceti che soffrirebbero un eventuale aumento della pressione fiscale e pensiamo anche di fare, con questa iniziativa, azioni che vanno nella direzione di una sana politica dei redditi.
Così come avremo potuto premere di più sull’abbassamento della pressione fiscale rispetto all’Irap, però abbiamo scelto che una parte della cifra che potevamo mettere a disposizione per una diminuzione della pressione fiscale Irap dovesse essere destinata ad investimenti, ad interventi nel sociale, proprio perché in questa direzione si concentrano i maggiori tagli del sociale, per cui dei 7-8 milioni inizialmente previsti per la diminuzione dell’Irap, andremo a una riduzione complessiva di soli 5 milioni, vogliamo concentrarli nel settore più in crisi. E’ vero che c’è una preoccupazione diffusa per l’economia nazionale e quindi per l’economia marchigiana, ma il settore che oggi mostra particolare vulnerabilità, anche con elementi di crisi strutturale, è quello della calzatura, tant’è che gli indicatori che abbiamo, che non sono ovviamente i soli a darci il senso della difficoltà... Mentre aumentiamo le entrate Irap da tutti gli altri settori, nel settore della calzatura abbiamo una diminuzione del 50%, per cui riteniamo che un intervento di carattere straordinario possa e debba essere fatto in questo settore.
Questo è tutto quello che possiamo fare? Certamente no, però il Presidente scrisse una lettera ai marchigiani, dicendo “iniziamo un percorso nel 2001 che, con una sana programmazione e un’azione virtuosa del controllo della spesa e con riforme strutturali e politiche ci porterà, in un triennio, in un quadriennio, a ristabilizzare la pressione fiscale”. Questo è il primo passo che il Governo regionale porta all’attenzione del Consiglio, nella direzione del mantenimento degli impegni, perché solo così si classificano un governo serio e una classe dirigente capace.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Secchiaroli.

MARCELLO SECCHIAROLI. Volevo evitare di intervenire, perché il dibattito mi sembra molto strumentale, rispetto ad una diminuzione reale di tassazione nella nostra regione, però sono stato chiamato in causa dal consigliere Giannotti che, in questi periodi di finanziaria, diventa nervoso rispetto a contestazioni o proteste che nella regione i sindaci, i sindacati, le categorie dei disabili, le famiglie, il terzo settore fanno rispetto alla preoccupazione che c’è. Senso di responsabilità vuole che anche Giannotti debba essere preoccupato di questa questione, perché siamo tutti preoccupati. Non lo sono solo né gli asili nido, né i centri diurni di Secchiaroli, ma la rete dei servizi che in questa regione in tanti anni gli enti locali, l’ente Regione, il terzo settore, il volontariato hanno costruito e continuano a costruire. Questo lo dico per correttezza. La manifestazione di Ancona è stata — ci si poteva informare meglio, per vedere come era stata organizzata — la sintesi di un’iniziativa che Regione, Comuni, sindacati, categorie anche produttive con le loro associazioni di pensionati hanno deciso di fare come segnale da dare rispetto a queste preoccupazioni. La sintesi si è fatta in Ancona con una rappresentanza di queste categorie che sono state ricevute dal prefetto e che sono state a colloquio con lo stesso prefetto per oltre un’ora. Il prefetto, molto diligentemente ha preso appunti, assicurando che sarebbe intervenuto con una relazione dettagliata presso il Governo. Così è stato fatto il giorno prima in tutta la regione e tutti e quattro i prefetti sono stati informati. Quindi non era né un moto di piazza né chissà che cosa. Perché poi, al di là del fatto che si affermi che noi diciamo le bugie, l’anno scorso proprio in un’assemblea pubblica a Pesaro, organizzata dal centro-destra, dal Polo, venne la Sestini la quale parlò dopo l’intervento del consigliere Giannotti dicendo che avevano ragione le Regioni rispetto al taglio del 54,6% dopo che Giannotti...

CARLO CICCIOLI. Lo davano in due tranche: una prima semestralità e una seconda.

MARCELLO SECCHIAROLI. Non parlavo tanto della liquidazione, ma del budget complessivo del fondo nazionale per le politiche sociali. Penso che per la prima volta i presidenti di tutte le Regioni hanno manifestato per questa preoccupazione, perché siamo in piena applicazione della riforma e credo che non si possa né scherzare né fare del sarcasmo gratuito, perché al di là di come vanno le cose il consigliere Giannotti mi deve dire dove sono i soldi per le barriere architettoniche, per l’handicap grave, per il “dopo di noi”, che sono tutti servizi che nella nostra regione sono in piedi e stanno funzionando grazie al concorso della ex legge — perché state abolendo tutto —...

ROBERTO GIANNOTTI. Io l’avrei una proposta da fare: licenziamo tutti i direttori di ambito e abbiamo trovato i fondi per pagare queste cose.

MARCELLO SECCHIAROLI. Cominciamo dai consiglieri che disturbano di più: forse risparmieremmo anche qui. Questo mi conferma il concetto di welfare che lei ha, Giannotti: la poca preparazione e l’approssimazione rispetto a un concetto assistenziale che ormai credevo fosse superato ma che questo Governo, con i provvedimenti e la finanziaria — vedi bonus di 1.000 euro per il secondogenito, senza distinzione di reddito, però con distinzione di razza — sta portando avanti.

ROBERTO GIANNOTTI. E’ per i cittadini italiani...

MARCELLO SECCHIAROLI. Ci sono cittadini stranieri regolarizzati che lavorano e che pagano le tasse ma che non hanno diritto al bonus per il secondogenito, caro Giannotti. Quindi penso veramente che non si può fare demagogia su una questione molto seria. Come la modifica che si sta facendo all’integrazione scolastica dell’handicap e tante altre cose. Mentre si dà il bonus si taglia completamente il fondo degli asili nido e tutte queste cose non sono invenzioni né di Secchiaroli né di qualcun altro e quel giorno, ad Ancona, c’erano sindaci rappresentativi dell’Anci, con le fasce, che sono venuti al colloquio e hanno dettola loro, come c’erano i rappresentanti delle famiglie dei disabili che hanno parlato davanti al prefetto ed è stato un discorso serio, non di parte, perché parlare di sociale penso che sia una questione seria.
A Viventi che parla di 5%, 6%, 7%, dico che, dalle ultime notizie che abbiamo, per il sociale non si tratta di queste percentuali ma si tratta del 30%, che magari si aggiunge ai trasferimenti agli enti locali. Per quanto riguarda i dipendenti che erano presenti in Ancona faccio presente che l’incontro davanti al teatro delle Muse è avvenuto di sabato mattina: se qualche dipendente della Regione il sabato non può trovarsi davanti al teatro delle Muse, credo che siamo molto distanti rispetto a queste questioni.
Su queste cose ritengo che un consigliere non dovrebbe fare delle illazioni terra-terra, di bassa lega, ma affrontare la situazione per quello che è. So che a Giannotti — non a tutta l’opposizione — non interessa molto se la rete dei servizi, che molti ci invidiano, da parte di altre Regioni venga meno. Noi di questo siamo preoccupati insieme ai sindaci, insieme alle categorie, soprattutto insieme alle famiglie che si trovano ad affrontare queste questioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Vorrei fare qualche riflessione finale molto rapida, molto veloce.
Ci troviamo in una situazione paradossale, nella quale vengono prese delle decisioni a monte, poi si scaricano a valle e a valle diventa drammatica la scelta, perché la scelta, per chi ha modelli di welfare già solidi, tradizionali, culturalmente attenti, diventa estremamente difficile, come ha detto qualcuno questa mattina: o si mantiene la pressione fiscale o si riduce il livello dei servizi e questa è una scelta che viene man mano scaricata ed è il vecchio gioco del cerino, solo che a questo punto non è un cerino che rimane in mano, non è un gioco di propaganda politica.
Noi ci siamo trovati di fronte alla difficoltà di calibrare insieme un inizio di diminuzione di pressione fiscale — l’Irpef riguarda poco più che il 30% dei cittadini marchigiani, perché il 70% sono totalmente esonerati, quindi anche a questo 30% volevamo cominciare a are qualche segnale — e dall’altro lato una finanziaria che è stata definita, non da me ma dal presidente della Lombardia e dal presidente della Conferenza dei presidenti delle Regioni, insostenibile.
Abbiamo chiesto e cercato, faticosamente, testardamente, ascolto da un Governo che a un certo punto sembrava avere totalmente dimenticato le ragioni delle Regioni e che alla fine si è deciso ad aprire un tavolo per il discorso della valutazione del peso degli immigrati sulla sanità, quasi che fosse una cosa che ci fossimo inventati noi. La verità è che come se, all’improvviso, come Regione Marche noi avessimo 15.000 cittadini in più dalla mattina alla sera, per i quali fino a ieri avevamo l’obbligo — e lo abbiamo adempiuto sempre — di far fronte all’emergenza sanitaria, che è cosa ben diversa dall’assistenza sanitaria. L’assistenza sanitaria tocca i cittadini che sono regolarizzati; a quelli che non sono regolarizzati spetta — e noi l’abbiamo sempre fatto — l’emergenza sanitaria. Ma queste sono differenze enormi, perché significa avere diritto al medico di famiglia, avere diritto a tutto quello che riguarda il rapporto di cittadinanza sul tema specifico della sanità. Da tutto questo noi abbiamo avuto dal Governo l’apertura di un tavolo. Oggi un tavolo non si nega a nessuno, tanto più che, avendo finalmente accertato che i tavoli sono solo virtuali, non ci dobbiamo preoccupare per il bilancio complessivo dell’emissione di ossigeno dell’effetto serra. Questo è il dato fondamentale su cui abbiamo continuato a sottolineare e a ribadire la nostra esigenza. Non è vero che tutte le Regioni siano inaffidabili, è vero invece una cosa molto diversa: che continuare a trasferire competenze o a radicare competenze senza accompagnarle con risorse significa sostanzialmente abdicare alla scelta di rendere servizi che noi riteniamo debbano essere resi.
Questo principio è stato negato ed è stato negato in maniera platealmente riconosciuta da tutti. Il giudizio finale della Conferenza delle Regioni, in sede Stato-Regioni e in sede di Conferenza unificata sulla finanziaria è rimasto pesantemente negativo da parte di tutti, all’unanimità. Non c’erano ragioni che ci facessero dividere, perché l’atteggiamento era insostenibile ugualmente per le Regioni di qualunque segno, perché i bilanci, alla fine, hanno questo peso notevole. Adesso ci troveremo di fronte ad un’altra emergenza, anche questa determinata da una politica sorda o miope del Governo: l’emergenza del trasporto pubblico locale che inciderà pesantemente sui bilanci regionali che non riusciranno a farvi fronte. Questo è il dato di fondo. Di fronte a questo dato abbiamo fatto la scelta di cominciare gradualmente a tener fede all’impegno di un’attenzione verso il 30% dei cittadini marchigiani che erano stati toccati dalla manovra fiscale e nello stesso tempo abbiamo cercato di venire incontro alle esigenze di chi richiedeva che il livello dei servizi, il livello dell’attenzione ai servizi sociali non diminuisse nella nostra regione. Questo è il dato fondamentale, il dato sul quale abbiamo contato, che ci ha spinto a calibrare questa manovra in maniera tale da avere una caratteristica di progressività significativa, come segno uguale a quella che ci aveva spinto nel momento in cui abbiamo azionato la leva fiscale; una progressività che non fosse cieca e cominciasse a rendere di più a chi aveva di meno; siamo stati attenti a non dare una politica di diminuzione a pioggia su tutti i settori, ma verso quei settori che fossero in crisi particolare. Il terzo elemento importante, che verrà alla luce quando approveremo il bilancio e soprattutto quando ci troveremo a fare le ulteriori manovre e le ulteriori predisposizioni, programmazioni e proiezioni di impiego di fondi di premialità europea, sarà quello di finanziare progetti specificamente inseriti, attenti alle esigenze di questi settori — il calzaturiero soprattutto, poi vedremo se è anche il caso del tessile — per aiutare progetti specifici che siano volti soprattutto a non far aggravare la situazione lavorativa nella nostra regione. Queste sono le scelte che abbiamo fatto, che ci siamo trovati a dover fare di fronte a una finanziaria pesante, di fronte a una finanziaria che ci ha costretto a dover, alla fine, scontentare parecchi, per mantenere le caratteristiche fondamentali. Su questo abbiamo lavorato, su questo abbiamo calibrato i nostri interventi, su questo continueremo a calibrare i nostri interventi, sicuri che, se ci sarà poco poco una attenzione da parte del Governo centrale non particolare, non privilegiata, non al di là di quanto è strettamente necessario, ma se ci sarà l’attenzione verso le esigenze strettamente necessarie per il funzionamento delle Regioni, potremo continuare in questo lungo, tenace, costante lavoro di recupero e, alla fine, di contemperamento fra l’esigenza di abbassare una pressione fiscale che comunque, sicuramente, non è quell’insostenibilità che si dice, e nello stesso tempo non peggiorare il livello dei servizi che è l’altra cosa a cui i nostri cittadini pretendono di avere diritto, che noi riconosciamo in pieno.
Questi sono i dati, sfrondati da tutto il resto, su questi dati il Consiglio regionale, oggi, è chiamato ad esprimersi.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della proposta di legge n. 224.
Art. 1. E’ stato presentato un emendamento a firma Giannotti ed altri. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. L’emendamento rappresenta la filosofia opposta a quella riaffermata in quest’aula dall’assessore al bilancio, dal Presidente della Giunta con l’appendice dell’assessore alle politiche sociali a cui non voglio rispondere più di tanto, altrimenti diventa un dibattito fra pesaresi e credo che questo non sia utile, però chiudiamola una volta per sempre: nessuno di noi ce l’ha con Marcello Secchiaroli come persona, abbiamo contestato un metodo, quello di usare le istituzioni per fare propaganda politica. E’ un errore e una cosa non giusta. Ci siamo anche permessi di dire che l’altra volta si era urlato al lupo e poi si è verificato che il lupo non era il Governo, questa volta si è fatto di più e di peggio, si è creato un castello per poi partorire un topolino. Mi sono permesso di dire che ho visto 20 persone davanti al teatro delle Muse — almeno questa volta ci avete risparmiato la spesa di 8 milioni per noleggiare il teatro — e ho visto anche qualche impiegato regionale con il fischietto e la frusta ed erano così inquadrati i pochi dipendenti dell’assessorato regionale ai servizi sociali, perché c’erano solo quelli e non c’era il popolo del sociale, non c’erano gli amministratori del sistema delle autonomie. Non si può continuare a fare queste cose perché è un ruolo improprio. Se il sig. Marcello Secchiaroli queste cose le fa come dirigente di un partito, attraverso l’iniziativa del gruppo consiliare dei Ds in Consiglio regionale, attraverso il partito al quale appartiene è cosa legittima, cosa che fanno altre formazioni politiche, ma non deve utilizzare le istituzioni. Questo abbiamo detto e questo ripetiamo.
Oggi, di nuovo le conclusioni sono quelle che erano state anticipate, la Giunta regionale è venuta a dirci che non intende onorare due promesse che aveva fatto. Aveva detto ai marchigiani “se riusciamo a risanare i conti vi daremo indietro un po’ dei soldi che vi abbiamo taglieggiato, che vi abbiamo preso e faremo la riduzione”. Oggi ci viene detto che i soldi non ci vengono ridati e che la riduzione non si fa, se non una “cosina” messa lì. Almeno il consigliere Ricci ha avuto il coraggio di dare una dignità morale a questa scelta, dicendo “è una scelta politica di alto spessore, ci interessa utilizzare queste risorse per far fronte ai bisogni dei marchigiani”. Questo è legittimo. Noi siamo per un’altra filosofia, siamo perché, preso atto che i soldi sono serviti solo sanare il bilancio, che non è stato peraltro risanato, è giusto mantenere questo impegno. Il senso dell’emendamento è questo, cioè tornare alla situazione pre-2001, azzerare tutti gli aumenti dell’addizionale Irpef, dell’addizionale Irap e del bollo auto, in maniera che i marchigiani possano fare un Natale felice che, a quanto sembra, la Giunta regionale non è in grado di assicurare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Credo che per una correttezza formale di rapporti ma anche di sostanza, occorra a questo punto che la Giunta, l’assessore, il Presidente rispondano, nel senso che il gruppo dei Comunisti italiani aveva posto un quesito: nell’argomentare la nostra posizione rispetto alla manovra proposta vincolavamo il voto favorevole finale all’accoglimento o meno di un ordine del giorno che andava nel senso di una maggiore attenzione rispetto alle finanze dei Comuni riferite ai servizi sociali. Siccome questa risposta non c’è stata per niente, vorrei sapere cosa ne pensa la Giunta, in modo tale che poi noi ci regoliamo nel voto..

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Chiedo scusa al consigliere Procaccini, forse non ci siamo capiti, però pensavo che nel mio intervento fosse implicita la risposta, perché quando ho detto che avevamo in programma di restituire fino a 8 milioni di euro di addizionale Irpef e avevamo scelto di abbassare la pressione dell’Irap solo di 5 milioni, destinando la restante parte a interventi per investimenti nei settori sociali, ritenevo appunto che la risposta fosse implicita. Comunque, per quanto riguarda il quesito posto, credo vada specificato “il 3% dell’introito dell’addizionale Irap”. Con questa specifica penso che l’ordine del giorno presentato possa essere accolto.

OTTAVIO BRINI. Chiedo la votazione per appello nominale, a nome anche dei colleghi Giannotti e Viventi.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, a partire dal n. 1.

GABRIELE MARTONI, Consigliere segretario: Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani no
Amati assente
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini sì
Castelli sì
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
D’Ambrosio assente
D’Angelo assente
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi sì
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli no
Moruzzi assente
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini no
Rocchi no
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Silenzi no
Spacca no
Tontini no
Trenta assente
Viventi sì

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Subemendamento 02. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Il subemendamento ha lo scopo di rimodulare l’aliquota Irap per quanto riguarda alcuni settori che versano in condizioni di crisi nell’ambito dell’economia marchigiana.
Nel corso dell’approvazione del documento di programmazione economica e finanziaria avvenuta un paio di mesi fa, fu accolto un mio emendamento diretto a preconizzare una diminuzione dell’Irap in riferimento a quei settori costituenti una specializzazione precipua dell’economia marchigiana, che versassero in condizioni di crisi. Abbiamo visto come la Regione marche abbia dato corso alla diminuzione in favore del calzaturiero che salutiamo come fatto giusto e necessario, tuttavia il Dpefr faceva riferimento anche agli altri settori che sono stati inopinatamente omessi nel novero dei segmenti economici beneficiari del cosiddetto alleggerimento, così noi proponiamo che per il settore delle calzature, per il settore tessile-abbigliamento, per il mobile e per il settore meccanico sia prevista complessivamente un’aliquota nella misura del 4%, un vero alleggerimento, perché ai sensi di legge riteniamo e continuiamo a pensare che la misura obiettiva e legalmente praticabile dell’aliquota Irap debba essere quella in vigore alla data del dicembre 2001, il 4,25%, perché affinché alleggerimento fiscale reale, sostanziale sia e se ne possa parlare, è necessario parlare e fare riferimento all’aliquota del 4% per mobile, meccanica, tessile-abbigliamento e calzaturiero.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Ho preso la parola soprattutto per annunciare ufficialmente che la bocciatura del nostro emendamento che chiedeva sostanzialmente di cambiare filosofia al provvedimento, ci mette nelle condizioni di compiere un gesto forte, che però intendiamo onorare: ci dissociamo da questa ulteriore presa in giro dei marchigiani a cui, a Natale, date nulla e per marcare questa nostra dissociazione annuncio che il gruppo di Forza Italia, ma credo tutti i gruppi della Casa delle libertà, non parteciperanno alla votazione di questo atto.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Rispetto i gesti politici, ma io stavo parlando di altra cosa, Giannotti.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 2. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. L’emendamento nel suo complesso fa riferimento all’Irap. Non voglio tornare su questo aspetto, dico solo che, relativamente all’Irap la misura complessiva che è stata stimata da parte della Regione come minor gettito è pari a 5 milioni di euro. Si tratta di ben poca cosa che, costruita nei termini proposti dalla Regione Marche, quindi in corso di approvazione da parte del Consiglio, poco o nulla inciderà sulla economia marchigiana. So che le forze produttive e di categoria avevano anche proposto un articolazione diversa di questa diminuzione dell’Irap che, così configurata, non fa che lo stesso effetto dell’acqua fresca rispetto ad un organismo già di per sé pieno di acqua.
Quindi l’emendamento ha lo scopo di riportare al 4,25 l’aliquota Irap e di individuare con più ampiezza l’elenco delle imprese in crisi che debbono beneficiare di questa misura. Nella ipotetica, ma molto probabile evenienza che questo emendamento dovesse essere cassato, potremmo dire — ma lo possiamo dire già da ora — che produrre, nelle Marche costa di più che in qualsiasi altra regione italiana e questo è un fatto di cui l’Amministrazione regionale deve assumersi ogni responsabilità, perché in un mondo in cui i fattori di competizione riguardano ormai i singoli territori, le singole porzioni di territorio, questa volontà, che non è suffragata neppure da un ausilio di legge coerente, chiaro e giustificativo del provvedimento, ha, anche in questo caso, la consistenza e il peso di un grosso macigno che noi stiamo legando a ogni impresa marchigiana nella sfida della competizione globale. In questi giorni, di questi tempi si va molto parlando di quelle che devono essere le azioni di rilancio per l’economia marchigiana, per la piccola e media impresa che è stretta in una morsa che dal punto di vista internazionale vede, soprattutto paesi dell’estremo oriente, poter godere di un dumping sociale che sicuramente consente loro un maggiore tasso di competitività. Ebbene, rispetto a questi legami, a queste condizioni strutturali su cui ben difficilmente potremmo determinare, incidere, diminuire, alleggerire in sede regionale, non facciamo altro che aggiungere un ulteriore peso, un ulteriore gravame che, ripeto, renderà più difficile produrre nella nostra regione e questa, grazie alla inopinata manovra di conferma sostanziale delle aliquote Irap più alte d’Italia, è una responsabilità di cui D’Ambrosio e tutta la maggioranza di centro-sinistra devono assumersi ogni responsabilità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Noi riteniamo che, al di là della comunicazione politica in cui alcuni sono particolarmente bravi, devo denunciare che l’opposizione è modesta in questo: si fanno i convegni sul comparto calzaturiero, si dice che c’è un sostegno forte da parte dei Democratici di sinistra, quando poi si deve dare il sostegno, esso è di facciata. O le cose si fanno effettivamente oppure si fa finta di farle.
Quando noi indichiamo la misura del 4,25% è perché bisogna dare un segnale un po’ più forte, non si può far finta, bisogna cercare di dimostrare veramente che un comparto marchigiani significativo che sta fuggendo in altre parti del mondo, è incoraggiato. Lo stesso discorso vale per il tessile-abbigliamento, un altro settore particolarmente in crisi.
Perché noi insistiamo su questa scelta? Perché vorremmo che in un provvedimento che non condividiamo vi fosse, almeno per alcuni settori dell’economia, un segnale che si cerca di esentare da richieste finanziarie particolarmente forti. Questo è uno di quegli emendamenti significativi. Se non c’è da parte vostra alcun tipo di attenzione nel diminuire, per lo meno in parte, questo prelievo, non possiamo altro che prendere atto di quello che fate e non partecipare al voto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 2.

CARLO CICCIOLI. Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei consiglieri Castelli e Pistarelli.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, a partire dal n. 2.

GABRIELE MARTONI, Consigliere segretario: Procedo alla chiama:
Amagliani no
Amati assente
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini sì
Castelli sì
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
D’Ambrosio no
D’Angelo assente
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri sì
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli no
Moruzzi assente
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Silenzi no
Spacca no
Tontini no
Trenta assente
Viventi sì
Agostini no

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Decade l’emendamento n. 4.
Emendamento n. 5. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. All’articolo 1 vorremmo aggiungere un ulteriore comma che riguarda gli importi delle tasse automobilistiche, perché, se ricordiamo, il complesso della manovra ha riguardato anche questo aspetto di contribuzione tributaria e fiscale molto pesante, che molto pesantemente è ricaduto sulle tasche dei cittadini, tra l’altro in maniera assolutamente iniqua. C’è chi parla di perequazione sotto un profilo di manovra fiscale e tributaria. Sul bollo auto in realtà tutti sono stati colpiti alla stessa maniera, sia le Panda che erano di proprietà di soggetti con imponibili bassi, sia quelle di proprietà di un parco macchine un po’ più esteso, relativo a soggetti con redditi molto più alti. Anche su questo una riflessione va fatta. Se siamo in grado, come dichiarate, di avere margini entro i quali intervenire, questo è un settore che sicuramente deve essere inserito nelle considerazioni di carattere generale che oggi la discussione ha comunque toccato. E allora chiediamo che vengano diminuiti gli importi delle tasse automobilistiche di quel 7,9% che è stato la percentuale di aumento indiscriminato di questa tassazione, per quanto riguarda la parte di aliquota di competenza regionale, di ritocco, compresa nella manovra di fine anno 2001. Chiediamo pertanto di inserire nella discussione una spetto che è stato trascurato ma che riguarda l’iniquità di provvedimenti che a suo tempo furono persi e che sono stati reiterati e mantenuti nel tempo come ormai definitivi per la Regione Marche. Una definitività a cui non sottostiamo: non lo abbiamo fatto nel passato, non lo facciamo ora perché questa tassazione è la più alta d’Italia e rientra in quei ragionamenti che abbiamo tutti compiuto sulla illegittimità di provvedimenti che vengono reiterati nel tempo e che dovevano essere una-tantum applicati ai marchigiani per quanto riguarda le problematiche note della sanità e quant’altro, relative al bilancio complessivo della Regione Marche.
Anche su questo emendamento chiediamo la votazione per appello nominale a nome anche dei consiglieri Giannotti e Ciccioli.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, a partire dal n. 3.

GABRIELE MARTONI, Consigliere segretario: Procedo alla chiama:
Amati assente
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini sì
Castelli sì
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
D’Ambrosio no
D’Angelo assente
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri sì
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli no
Moruzzi assente
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Silenzi no
Spacca no
Tontini no
Trenta assente
Viventi sì
Agostini no
Amagliani no

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 1.

Il Consiglio approva

Articolo 1 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Ordine del giorno a firma Procaccini e Martoni. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Personalmente mi asterrò. Anche noi avevamo sollevato questa problematica nel dibattito. Non siamo soddisfatti, perché non si coglie in pieno lo spirito con cui il capogruppo Procaccini aveva fatto questo emendamento. Prendiamo che si tratta della solita critica al Governo, ma avevamo chiesto un chiarimento, che non ci è stato dato per quanto riguarda l’addizionale regionale Irpef. Anche il consigliere Procaccini chiedeva l’abbattimento di alcuni scaglioni, mentre in questo caso l’abbattimento riguarda un solo scaglione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’ordine del giorno.

Il Consiglio approva

Ordine del giorno a firma Cecchini. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Stiamo parlando di questioni di natura sostanziale e molto delicate e fra l’altro è assente la presentatrice dell’ordine del giorno. Ritengo che un minimo di riflessione debba essere compiuta.
E’ stato rilevato in maniera anche molto articolata, un problema relativo alla questione che attiene al bilancio della sanità, in particolare alla scelta della Regione di non costituire a fine anno il rateo ferie non godute, quindi iscrivere gli eventuali importi che verranno corrisposti per i dipendenti dimessi, per competenza, nell’anno in cui sono stati corrisposti. Questo per quanto riguarda l’azienda ospedaliera Umberto I. Questo risparmio virtuale è anche stato oggetto di una riflessione da parte del collegio sindacale, che non condivide questo tipo di impostazione per tutta una serie di considerazioni di carattere anche normativo importanti, concludendo che nemmeno questo bilancio “rappresenta in modo veritiero e corretto la situazione reale economico-patrimoniale dell’azienda”. Se questa cosa viene estesa all’intero, complesso sistema sanitario noi riteniamo che si sia di fronte ad un sommerso contabile. Condividiamo le argomentazioni della collega Cecchini.
Chiediamo che venga almeno inserito nel bilancio di previsione questo aspetto della spesa sanitaria: ferie non godute relative all’utilizzo per il 2004. Questa richiesta nasce non solo dalle considerazioni di carattere tecnico che ho riassunto, ma anche e soprattutto da considerazioni di carattere generale. Siamo di fronte ad una manovra che vuol essere sbandierata come un “sollievo”, un beneficio nei confronti dei marchigiani. Ometto tutte le considerazioni che i colleghi hanno fatto, perché siamo di fronte veramente a poca cosa rispetto al complesso della manovra nata a fine anno 2001 e reiterata in maniera assolutamente illegittima dall’attuale Giunta e dall’attuale maggioranza.
Di fronte a tutto questo, quando si va a fare una considerazione di merito rispetto ai conti effettivi del sistema sanitario abbiamo poi questo vulnus che rende poco credibile anche questo tipo di manovra che vi apprestate a fare, perché siamo di fronte ad un quadro economico complessivo che dà la stura a dubbi di trasparenza e di intelligibilità dei conti complessivi.
Ecco perché chiedo che l’aula presti attenzione a questo tipo di considerazioni che non vengono da noi e non vengono nemmeno dalla collega Cecchini che ha steso questo ordine del giorno, ma vengono da organi ufficiali di revisione contabile e riguardano l’aspetto dell’azienda Torrette-Umberto I la principale azienda ospedaliera delle Marche e del sistema marchigiano, ma se questa questione viene estesa a tutto il complesso del sistema ci rende veramente preoccupati. Su questo vorrei che ci si esprimesse, che si dessero delle spiegazioni anche in quest’aula, non solo sotto l’aspetto interno, per quanto riguarda il rapporto tra l’Esecutivo e l’azienda, tra l’Esecutivo, o il direttore del dipartimento, e il collegio sindacale che ha compiuto questi rilievi; vorremmo che anche in quest’aula l’assessore ci spiegasse quali sono state le motivazioni che hanno portato a questo tipo di impostazione contabile e perché ai revisori del conto bisogna dire “state tranquilli, perché non è successo assolutamente nulla di strano o di diverso rispetto alla normativa sulla contabilità generale che dovremmo osservare tutti” e che penso sia stata la fonte per le considerazioni critiche fatte dal collegio sindacale dell’azienda Umberto I. Si dica apertamente come stanno le cose, quali sono gli impatti di questo tipo di impostazione sul sistema complessivo e sulla situazione economico-contabile della sanità delle Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Vedo una certa insofferenza, come se questi provvedimenti prima vengono votati, declinati e passano in cavalleria e meglio è. Noi non siamo d’accordo, vogliamo far soffermare questo Consiglio regionale su tutta la pesantezza del provvedimento che andiamo a prendere, che non è di poco conto, che nelle percentuali appare minimo, ma sono miliardi e miliardi che vengono sottratti all’economia marchigiana. Per quanto riguarda le famiglie vengono sottratti al circuito dei consumi. Non sono sottratti solo alla famiglia in questione, sono sottratti a tutto il meccanismo del ciclo commerciale ed economico-produttivo della regione. Per quanto riguarda le imprese sono liquidità che vengono a calare alle stesse imprese che già versano in una situazione difficile dal punto di vista dei conti bancari. La maggior parte delle imprese marchigiane soffrono dell’indebitamento bancario, la maggior parte delle imprese marchigiane hanno difficoltà a far fronte ai pagamenti. La frase che va di più in questi giorni, nelle aziende e nel commercio, è questa: “nessuno paga”. Ci sarebbero anche i soldi, ma nessuno paga, a cominciare dalla regione, che è indietro sui pagamenti per quanto riguarda le aziende sanitarie e molte aziende private sono in difficoltà, perché le fatture non vengono liquidate.
Così si blocca tutto il circuito economico e si va verso il fallimento. Non piccole cifre, non si tratta di un modestissimo prelievo e del fatto che l’opposizione “cattiva” vuol creare difficoltà alla Giunta regionale, metterla in crisi attraverso una polemica che non ha più fine; si tratta di un intervento pesante da anni sull’economia della nostra regione. Quello che doveva essere un fatto straordinario non è un fatto straordinario, la ristrutturazione della sanità, che attraverso la Asl unica doveva dare risultati considerevoli, ancora deve partire, non è affatto vero che i conti vanno bene. Noi siamo in grossa difficoltà come marchigiani. Lo ripeto, il gruppo di An vuole sottolinearlo, l’opposizione lo sottolinea: non siamo una Regione che pratica una politica omogenea con le altre, perché molte altre Regioni, anche di centro-sinistra, si sono comportate in maniera diversa.
Per questi motivi riteniamo il provvedimento sconveniente e non possiamo condividerne neanche il voto. Questo è un tema che si trasferirà a tutto l’esercizio 2004, un tema che comunque ci accompagnerà per tutto il prossimo anno economico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Più del collega che mi ha preceduto vorrei richiamare la vostra attenzione sullo specifico contenuto di questo ordine del giorno che la collega Cecchini ha illustrato durante la discussione generale e che ha prodotto una discussione da parte di tutti i colleghi che mi hanno preceduto, che mi ha colpito, perché se i fatti esposti in questo ordine del giorno sono reali — non ho motivo di dubitarne, posto che vengono estrapolati dalla relazione del collegio sindacale al bilancio dell’azienda ospedaliera — la Giunta potrebbe anche dire “non potete chiedere a me di impegnarmi a fare il bilancio preventivo dell’azienda in un certo modo, però esiste un potere di controllo dell’ente che nomina, dell’ente che verifica.
Colgo due aspetti allarmanti, da questi dati. Il primo è che c’è un debito fuori bilancio che pone un problema anche gius-penalistico di falsità del bilancio, perché, evidentemente, c’è la consapevolezza di dover pagare questi soldi ed è esattamente il tipo di “operazione-Parmalat”, cioè “rappresento un bilancio senza passività perché le trasferisco, perché le sposto, perché le differisco, sapendo che le risorse non ci sono più”.
L’altro aspetto di allarme riguarda la consistenza della situazione del personale dell’azienda, perché se i dipendenti dell’azienda ospedaliera sono 2.075 e hanno un credito nei confronti dell’istituzione per 30.000 giornate di ferie non godute, vuol dire che ognuno di questi lavoratori, mediamente, ha beneficiato, nell’anno precedente, di 15 giorni di ferie in meno, cioè rispetto alle 25-26 giornate annue di ferie di cui dovrebbero godere hanno usufruito solo di 8-9 delle stesse. Il problema è: gli 8 miliardi donde scapperanno fuori? Inoltre, se nell’anno venturo i 2.075 dipendenti decidessero di prendere le ferie, i servizi sono coperti? Può capitare che un reparto non abbia la possibilità di mandare in ferie, ma quando il dato è così generalizzato, la preoccupazione che ci sia un totale non governo della situazione c’è. La preoccupazione si rafforza allorquando si vede che da parte dell’Amministrazione, che ha poteri tutori, non c’è alcun tipo di attenzione rispetto a questo dato.
L’ultimo dubbio che mi viene: quando si dice “imputerò questi 8 miliardi di ferie non godute all’esercizio in cui li pagherò”, tutto il sistema dei centri di costo, che fine farà?
Non avevo preso cognizione del complessivo contenuto dell’osservazione del collegio sindacale, ho letto l’ordine del giorno, mi è sembrato strano, confidavo che nelle repliche degli assessori una risposta sarebbe in qualche modo giunta. Mi sembra quindi una cosa che non possa non destare perplessità, per cui, ovviamente, persistendo questa situazione di silenzio da parte dell’assessorato e della maggioranza, non potremmo che votare contro la proposta di legge. Quindi votiamo contro per rispetto della collega, anche se non credo che la soluzione sia l’impegno della Giunta a chiamare il direttore dicendo “cambia il bilancio”, ma trasmetteremo il tutto alla Corte dei conti, perché mi sembra che siamo leggermente fuori da ogni binario.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Melappioni.

AUGUSTO MELAPPIONI. E’ vero che forse diamo non troppa attenzione alle riflessioni sulla situazione del bilancio, in particolare alla questione dei bilanci della sanità. Mi permetto sempre di ripetere, anche a chi ha esperienze di bilanci aziendali più di me, che un bilancio porta un risultato e che questo risultato è dato da due componenti: le entrate e le uscite. Vorrei che prima o poi si discutesse anche delle entrate in quest’aula. Adesso darò la mia risposta in merito alla questione delle uscite, ma ho la sensazione che noi parliamo sempre di mezzo bilancio, perché a qualcuno forse non fa comodo parlare delle entrate e di quello che pensano tutte le Regioni sulle entrate della sanità nel nostro paese. Forse è il caso, prima o poi, di approfondire su questo, altrimenti i marchigiani non hanno tutti gli elementi per dare la loro conclusione sull’esito di un percorso. Stiamo parlando di un’imposizione fiscale che viene da un esito di bilancio rispetto alle perdite, sulle quali sappiamo benissimo che solo per il 2004 le Regioni imputano una carenza di almeno 4.500 milioni di euro, mancano circa 10.000 miliardi nel bilancio del 2004. E’ inutile che diciamo che non è vera questa storia: non c’è una Regione in Italia, di centro-destra, che dica che minimamente le risorse sono sufficienti. Poi, in tutte le Regioni come la nostra il risultato sarà che il bilancio è in perdita.
Vorrei ricordare che noi siamo stati una delle prime sei Regioni a cui il Governo ha riconosciuto la regolarità del bilancio e siamo fra le 11 — vi manderò la relazione, così potrete leggervi Regione per Regione come sono andate le cose — che si trovano in questa situazione. In alto c’è scritto “Conferenza dei presidenti” e poi “Ministero dell’economia e delle finanze”, quindi potrete trarre le conclusioni di quello che avviene in tutte le Regioni e non solo nella nostra, perché nel dare giudizi bisogna anche confrontarsi.
Vi ricordo che nel 2002, rispetto alla perdita media di questo mese, noi siamo un euro sotto. Se qualcuno parla di finanza disastrosa vorrei capire da quali elementi lo trae.
Per venire alla questione delle ferie, intanto vorrei ricordare che questo è un percorso che facciamo dal momento che siamo in contabilità economico-finanziaria e come noi lo fanno la maggior parte delle Regioni in Italia. A me risulta di sicuro che non seguono il nostro percorso la Lombardia e probabilmente la Puglia; tutte le altre Regioni seguono il nostro percorso e vi dico perché. In effetti, rispetto alla contabilità noi abbiamo un costo di ferie liquidate nel 2002 di 298.000 euro. Fare una manovra fiscale di 70 miliardi di lire per poi tirare fuori una spesa di 600 milioni, sarebbe stato decisamente un percorso inappropriato, quindi la realtà è questa: il percorso delle ferie c’è ma ogni anno questo percorso di ripete e non si somma, collega Viventi, si ripete soltanto. Lei dice che si somma, ma non si somma. Il percorso di godimento delle ferie termina nel giugno dell’anno successivo, quindi la contabilità fatta in questi termini non ha assolutamente significato.

LUIGI VIVENTI. Chi ha detto che le ferie si sommano?

AUGUSTO MELAPPIONI. Io ho sentito che lei ha detto prima, fuori microfono, che le ferie si sommano anno per anno. Nel 2003, fino al 30 novembre il costo delle ferie pagate è stato di 306.000 euro. Poi pensate che potevamo fare una manovra fiscale aggiuntiva di 70 miliardi di lire per poi dover avere un carico economico di questo genere?

LUIGI VIVENTI. Si sommano i debiti...

AUGUSTO MELAPPIONI. Non è somma di debiti, sono ferie che vengono realizzate successivamente, quindi è il modello organizzativo che si fa carico della realizzazione delle ferie in momenti diversi dell’anno. Quindi, al di là di tutte le questioni i numeri sono completamente diversi da quelli usciti fuori, sono numeri reali che vengono dalla contabilità e che ci dicono che questo è il reale costo e questo è dentro il costo complessivo.
Il fatto che si sia riflettuto in quest’aula, rispetto al risultato, secondo me estremamente positivo della sanità, soltanto di questa questione, dimostra che non avete elementi per dire che il percorso che abbiamo fatto non è regolare, altrimenti non sareste rimasti su questa cosa sulla quale la spiegazione è molto semplice, è oggettiva e ci sono i dati reali.
Se non ci sono altri elementi, credo che questa Regione ha oggi un livello di andamento dei costi della sanità che è decisamente migliorato rispetto al passato e che, evidentemente, inquieta l’opposizione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’ordine del giorno.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Noi abbiamo espresso la nostra opinione nella relazione di apertura. Come relatore di minoranza confermo che stiamo assistendo, oggi, a un provvedimento che non esitiamo a definire truffaldino, che non merita la partecipazione al voto, perché si sta perpetrando ai danni dei marchigiani, una vera e propria truffa. Lasceremo l’aula.
Questa è una truffa! Ridate i soldi ai marchigiani!

(Clamori da parte della minoranza)

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

Il Consiglio approva



Proposte di legge (Votazione)
«Norme concernenti la vigilanza sull’attività edilizia nel territorio regionale» Giunta (211)
«Disposizioni urgenti in materia di sanatoria degli abusi edilizi» D’Angelo (202)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le proposte di legge n. 211 ad iniziativa della Giunta e n. 202 ad iniziativa del consigliere D’Angelo.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2.

FABIO PISTARELLI. Presidente, chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla verifica del numero legale a partire dal n. 4.

GABRIELE MARTONI, Consigliere segretario: Procedo alla chiama:
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini assente
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
D’Ambrosio presente
D’Angelo assente
Donati presente
Favia assente
Franceschetti presente
Gasperi assente
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Martoni presente
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni presente
Minardi presente
Modesti presente
Mollaroli presente
Moruzzi assente
Novelli assente
Pistarelli presente
Procaccini presente
Ricci presente
Rocchi presente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Silenzi presente
Spacca presente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi assente
Agostini presente
Amagliani presente
Amati assente

PRESIDENTE. Dato che sussiste il numero legale, pongo in votazione l’articolo 2. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Avete tentato un blitz ma non siete passati.
L’articolo 1 che avete testé votato e l’articolo 2 sono una riscrittura, sostanzialmente, delle leggi di Stato. Sono andato a controllare e si tratta semplicemente di recepire, seppure in forma diversa, gli articoli della legge di Stato del testo unico, quindi niente di nuovo rispetto a ciò che è già in vigore, quindi su questo ci asterremo in quanto ne facciamo una presa d’atto politica.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 2.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento n. 2 a firma Modesti, che ha la parola per illustrarlo.

CATALDO MODESTI. Questo subemendamento tende a ripescare il comma 43 dell’art. 32 della legge dello Stato che con l’emendamento veniva soppressa.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 4, come emendato. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Rientro nel discorso della legge, perché l’unico articolo significativo è il 4, questo è il nodo vero della legge. Qual è l’atteggiamento della Giunta regionale? Quello di limitare ciò che la legge finanziaria dello Stato prevede. In pratica prende atto di alcuni aspetti di sanatoria, in particolare alcuni tipi di illegittimità, mentre stabilisce addirittura qual è la sanzione, però non accetta in sanatoria quanto invece è previsto dalle leggi dello Stato. Quale sarà l’effetto di questa legge dal punto di vista pragmatico? I Comuni che applicano questa legge si trovano nella condizione di non incassare i soldi della sanzione prevista. Il privato che ha possibilità di condonare il bene chiederà l’applicazione attraverso un ricorso alla giustizia amministrativa, automaticamente si inceppa il meccanismo, quindi nei tempi successivi il privato avrà il bene condonato senza aver pagato una lira ai Comuni. Credo che più abnormità di questa non esista. C’è uno studio preciso in proposito, fatto dalla categoria dei geometri, che mette in luce quali saranno i passaggi successivi dell’azione amministrativa di resistenza rispetto a quello che non viene fatto perché l’intervento alla magistratura inibisce la demolizione, uno si tiene il bene che vorrebbe sanare, automaticamente il Comune non può intervenire nella demolizione né può costringere a demolire. Esiste tutto un iter giudiziario che durerà anni e in questo iter il Comune perde i soldi. L’aspetto positivo era quello di nuove entrate. Abbiamo testé approvato l’Irap e l’Irpef nelle aliquote che sono state decise, per dare ossigeno alle finanze regionali, in quel caso finalizzate alla materia sanitaria, oggi togliamo soldi agli enti locali, che invece sarebbero importantissimi per l’attività degli enti locali stessi. E’ uno dei tanti episodi in cui la Regione dice no. Mi hanno chiesto qual era l’elemento distintivo dell’Amministrazione regionale in questo anno. Come risposta ho detto “l’elemento distintivo è dire no all’Irccs a Pesaro, dire no alla nomina dell’autorità portuale, dire no alla legge di condono, dire no al quadrilatero”, sempre no. L’azione distintiva di questa Giunta è dire no, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti, in questo caso contro gli enti locali.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 4.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla verifica del numero legale a partire dal n. 4.

GABRIELE MARTONI, Consigliere segretario: Procedo alla chiama:
Benatti presente
Brini assente
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli presente
D’Ambrosio presente
D’Angelo assente
Donati presente
Favia assente
Franceschetti presente
Gasperi assente
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Martoni presente
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni presente
Minardi presente
Modesti presente
Mollaroli presente
Moruzzi assente
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci presente
Rocchi assente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Silenzi presente
Spacca presente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi assente
Agostini presente
Amagliani presente
Amati assente
Ascoli presente
Avenali presente

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 5.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Anche questa è una proposta di legge rilevante, perché si inserisce su una materia rilevante, ma si inserisce in maniera strumentalmente polemica nei provvedimenti di carattere generale. Pur se in grado di suscitare reazioni anche particolarmente sentite, accese, dibattiti, confronti, è un provvedimento di carattere generale che non è primo, forse non sarà ultimo nel quadro complessivo nazionale e ora, di fronte allo stesso portare in aula con i tempi che conosciamo, cioè con un’iscrizione fatta all’ultimo momento e con dei contenuti che sono da una parte ripetitivi di passaggi normativi ineludibili e insuperabili, dall’altra parte con elementi assolutamente estranei a quello che può essere un confronto, una discussione, una valutazione di quella che è e deve essere la comprensione di provvedimenti nazionali, tutto questo ci lascia assolutamente perplessi, preoccupati, perché se questo è federalismo, allora veramente non ci siamo. La Regione interviene quando non condivide determinate questioni, è silente, anzi si appoggia sul placet nazionale quando le questioni sono ad essa favorevoli, questo non è federalismo, è opportunismo. Abbiamo visto invocare il fatto che lo Stato per primo ha valutato come legittimo il bilancio della sanità della Regione Marche, anzi ha elogiato la Regione come tra le prime ad emanare, ad approvare bilanci fatti in una certa maniera, poi dall’altra parte si dice “lo Stato interviene in materia edilizia, quando invece essa è nella piena discrezionalità delle Regioni”. Siamo di fronte a questo tipo di contraddizione di fondo, grave nei termini in cui è espressa ma anche nei termini di carattere sostanziale. Poi, sulla questione del condono potremo essere anche noi perplessi nell’utilizzare certi provvedimenti di carattere transitorio, di straordinarietà che vanno a sanare delle situazioni di violazione delle norme urbanistiche ed edilizie, in linea di massima lo siamo sempre stati, come gruppo, però nel particolare abbiamo visto che la legislazione nazionale ha messo parecchi paletti, ha precisato ha garantito determinate questioni. Entrare nel merito di questa cosa, con un provvedimento normativo di carattere regionale, entrarci in maniera surrettizia e pretestuosa ci sembra veramente essere di fronte a uno scontro più politico che altro, che non deve essere demandato ad un’aula legislativa, a dei lavori che devono essere fatti sulle norme, non sugli slogan, sulle questioni di carattere programmatico o addirittura ideologico. A mio avviso siamo proprio su una china che non appartiene e non dovrebbe appartenere al confronto tra coloro che vogliono un certo tipo di federalismo piuttosto che un altro, siamo su una china molto più in basso rispetto a queste considerazioni che in senso generale ci appassionano, in questo senso assolutamente no. Pertanto, anche su questo diciamo che siamo fortemente contrari a questo tipo di impostazione nel metodo e nel merito.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Questa legge è politicamente impegnativa per il Consiglio regionale, non impegnativa in termini di tempo, perché è stata licenziata nel tempo di una telefonata. Dico questo perché mi riservavo di intervenire su due articoli, mi hanno chiamato al telefono e sono rientrato quando tutti gli articoli erano stati votati, a dimostrazione di un Consiglio “laborioso”. Anche l’elaborazione del testo fu fatta in tempi rapidi, necessariamente rapidi, perché magari domani uscirà sulla Gazzetta ufficiale la legge finanziaria con il condono edilizio, l’esigenza era mettere dei paletti — esigenza condivisa — prima che ciò accadesse.
Detto questo chiarisco che darò un voto favorevole alla legge, benché il testo realizzato sia disastrosamente non condivisbile, cioè contiene una serie di errori tecnici che avremmo dovuto correggere in questa sede. Colpa mia non avere fatto gli emendamenti. Credo che dalla settimana prossima presenterò una serie di proposte di correzione. E’ pazzesco licenziare una legge e porsi già il problema di ritornarci dopo un mese, però se è stata approvata in venti minuti d’orologio, credo che alcune correzioni possano essere fatte in altri dieci minuti fra qualche mese.
Fra le cose che vorrei lasciare agli atti c’è quella che diceva Ciccioli: “i Comuni perderanno soldi”. I Comuni guadagneranno tonnellate di miliardi, con la previsione di una sanzione di 516 euro per la Dia fatta in ritardo. Credo che non esista una sola opera esonerata dall’autorizzazione in cui la Dia viene veramente fatta il giorno prima che si cominci a preparare la documentazione. Solo questo renderebbe ai Comuni e penalizzerebbe i proprietari di somme insostenibili.
L’art. 4 non solo inibisce il condono, ma quasi inibisce la sanatoria, cioè quella possibile regolarizzazione che è sempre assentita dalla legge nazionale, anche degli interventi che sono non contrastanti con lo strumento previgente e vigente. Sbarrare il condono tutti d’accordo, inibire anche la lecita sanatoria in itinere, che con l’art. 4 è possibile solo prima della rilevazione dell’azione amministrativa, cioè mi vengono i vigili, scoprono che la cantina era stata a suo tempo censita come grotta e io non posso neanche pagare la sanzione.
Altra cosa, de iure condendo: andare a discernere tra l’abuso edilizio con volumetria e l’abuso edilizio senza volumetrie, oppure con volumetrie minime — la veranda, la tettoia — oggettivamente poteva essere lo strumento per discernere. Di fronte alla legge finanziaria nazionale, che rendeva condonabile quasi tutto, dire che la demolizione rimaneva soltanto per le volumetrie aggiuntive sarebbe stato un’opera di maggiore oculatezza e maggiore sensibilità.
La fretta talvolta non porta al meglio, tuttavia siccome il poco è sempre preferibile al nulla, personalmente voto questa legge. Volevo lasciare agli atti questa perplessità. Era questa l’occasione per chiarire, con la forza di legge un fatto: solo personalmente nel mio studio ho cinque ricorsi pendenti di sanzioni amministrative a carico degli acquirenti degli immobili, estranee all’abuso, a cui vari Comuni, fra cui Ancona, addebitano le sanzioni amministrative in quanto beneficiari dell’abuso. Cosa illegittima. Questa poteva essere l’occasione per chiarire in un testo di legge che dell’abuso risponde chi lo fa, non chi compra l’immobile, con l’abuso dentro, qualche anno dopo. E’ evidente che sia così. Molti Comuni fanno pagare l’abuso a chi l’ha fatto vent’anni fa e non è più rintracciabile, molti Comuni operano nel senso di “chi ha comprato l’immobile risponde”. Poteva essere questa l’occasione per far capire che la procedura, che già non è compatibile, non è ammessa nelle Marche.
Con questo appello e scusandomi per dover ripresentare, penso, tra qualche settimana, una proposta di miglioramento di una legge, necessaria oggi ma facilmente migliorabile domani, ribadisco il voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Modesti.

CATALDO MODESTI. Intervengo molto brevemente per chiarire il senso politico e i contenuti concreti di questa proposta di legge.
Sul piano politico ricordo l’intervento che fece il Presidente D'Ambrosio qualche settimana fa in quest’aula, quando espresse il giudizio del Governo regionale, condiviso dalla maggioranza, contro il varo della sanatoria voluta dal Governo nazionale. A quel giudizio politico mi rimetto e questo è l’orientamento della maggioranza.
Sul piano dei contenuti della proposta di legge va chiarito che gli articoli 1, 2, 3 e 4 di questa proposta di legge sono al 99% la riproposizione degli articoli 27, 28, 29 e 36 del testo unico. La novità, corposa, di questa proposta di legge, riguarda il comma 6 dell’art. 4 quando si afferma che alcune norme — non tutte — del condono, volute dalla legge nazionale, non si applicano nel territorio della regione Marche. Questo è il dato essenziale della proposta di legge, dopodiché voglio specificare che anche rispetto alle audizioni, alle perplessità e alle richieste avanzate dall’Anci e dalle rappresentanze delle forze sociali, gli articoli 34 e 36 del testo unico che nessuno ha toccato e che rimangono pienamente efficaci, consentono già — e noi non la ostacoliamo — la sanatoria degli abusi minori, perché l’art. 36 dice che le opere realizzate senza titolo ma conformi agli strumenti urbanistici possono essere sanate — e nessuno ostacola questo — e l’art. 34 disciplina le opere in parziale difformità.
Per essere quindi chiari, con la proposta di legge avanzata dalla Giunta regionale si tende esclusivamente ad ostacolare l’applicazione della sanatoria per l’abusivismo consistente, quello maggiore, perché l’abusivismo minore continua ad essere sanabile in virtù del testo unico vigente, voluto a suo tempo dal Governo di centro-sinistra e andato in vigore successivamente.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

Il Consiglio approva



Proposte di legge (Inizio votazione):
«Disposizioni urgente a carattere transitorio in materia di personale del settore sanitario privato convenzionato con il SSR» Luchetti (188)
«Norme transitorie per l’assorbimento nell’organico del servizio sanitario regionale del personale in servizio presso strutture private convenzionate» Favia e Cesaroni (206)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le proposte di legge n. 188 ad iniziativa del consigliere Luchetti e n. 206 ad iniziativa dei consiglieri Favia e Cesaroni.
Articolo 01, emendamento n. 1. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Questo emendamento precisa e limita la portata normativa di questo provvedimento alla situazione che effettivamente si è creata, quella relativa ai lavoratori di Villa Alba di Macerata che si sono trovati in esubero rispetto al piano di ristrutturazione dell’azienda privata convenzionata con il servizio sanitario regionale, perché l’assorbimento a Villa Pini di Civitanova è stato parziale. Con questo emendamento si vuol dire “limitiamo a quello che conosciamo oggi la portata di questo disposto normativo”. La prudenza la impongono anche le cifre che abbiamo discusso precedentemente sulla questione sanità.
Dovrebbe essere massima sotto questo profilo. Non sappiamo quanti casi potrebbero essere di fronte a noi da qui al 2006, non sappiamo quali questioni possano sorgere per quanto riguarda il privato accreditato e gli esuberi eventuali, non sappiamo quali possibilità avrà il sistema sanitario di assorbire questa questione, mi si dice “tanto dovremo fare, per ogni singola questione, una riflessione di carattere specifico per vedere se si rientra nei casi previsti dalla legge e se queste questioni possono essere risolte dal servizio sanitario”. Ciò non basta, perché comunque è una norma di carattere generale, tutti potrebbero essere in grado di concorrere. Questa è la riflessione che abbiamo fatto con questo tipo di emendamento.

PRESIDENTE. Se i consiglieri sono d’accordo, direi di aggiornare i nostri lavori alla prima seduta del nuovo anno che, come sapete, sarà il giorno 14 gennaio. A conclusione di questi nostri lavori approfitto per fare il programma trimestrale. Avremo seduta consiliare nei giorni 14 e 21 gennaio, sarà inviata la proposta di bilancio del Consiglio, più il documento programmatico che sarà ridiscusso alla Conferenza dei presidenti di gruppo per convocare il Consiglio del 14. La Conferenza dei presidenti di gruppo è pertanto convocata per giovedì 8 gennaio alle ore 10,30. Prego i presidenti dei gruppi di prendere atto di questa convocazione.
Abbiamo già definito il calendario per il mese di febbraio: 2 e 7 Consiglio regionale aperto; mercoledì 11, 18 e 25 Consiglio regionale; 10, 17, 24 e 31 marzo Consiglio regionale. Questa è la proposta di programma di lavoro trimestrale.
La seduta è tolta. Rinnovo gli auguri di buon Natale, buona fine anno e buon inizio nuovo anno a tutti i consiglieri regionali, alle rispettive famiglie e a tutta la loro comunità di riferimento.

La seduta termina alle 17,05