Resoconto seduta n. 169 del 21/01/2004
La seduta inizia alle 10,40



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 168 del 14 gennaio 2004.



Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata, ad iniziativa dei consiglieri Castelli, Ciccioli, Gasperi, Pistarelli, Romagnoli, in data 16 gennaio 2004, la proposta di legge concernente: «Istituzione del garante del contribuente regionale», assegnata alla I Commissione in sede referente.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n. 128, in data 14 gennaio 2004, ad iniziativa della Giunta, concernente: «Progetto Hiv-Aids criteri e modalità conferimento contributi per interventi di prevenzione, assistenza domiciliare e sorveglianza (anni 2004-2006)», assegnata alla V Commissione in sede referente;
— n. 129, in data 15 gennaio, ad iniziativa dell’Ufficio di presidenza, concernente: «Bilancio di previsione del Consiglio regionale per l’esercizio finanziario 2004», iscritta all’ordine del giorno della seduta odierna.


Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo gli assessori Ascoli e Secchiaroli..



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, il consigliere Tontini. Ne ha facoltà.

ROBERTO TONTINI. Chiedo di anticipare la discussione sul punto relativo al Pai, un punto urgente che dobbiamo assolutamente discutere, altrimenti scattano le norme di salvaguardia. Siccome è stato fatto un lavoro approfondito e velocizzato per rientrare nei tempi, chiediamo l'anticipazione.

PRESIDENTE. Il consigliere Tontini chiede quindi di discutere, subito dopo il punto 1) dell'ordine del giorno, il punto 5) riguardante la proposta di atto amministrativo n. 111.
Pongo in votazione questa proposta.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Bilancio di previsione del Consiglio regionale per l'esercizio finanziario 2004» Ufficio di presidenza (129)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 129, ad iniziativa dell'Ufficio di presidenza.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Donati.

SANDRO DONATI. Il bilancio di previsione del Consiglio l'anno 2004 cade in un momento particolare.
Con l.r.30.06.2003, n. 14, è stata infatti delineata una nuova organizzazione degli uffici consiliari, fondata su una direzione generale e su strutture da definire con atto dell'Ufficio di presidenza su proposta del Direttore generale.
La stessa legge regionale ha previsto all'art. 14 che l'Ufficio di Presidenza proponga al Consiglio che lo approva annualmente in occasione dell'approvazione del bilancio del Consiglio regionale, il programma annuale e triennale di attività e di gestione
Nella fase attuale, essendo ancora in corso il processo di riorganizzazione, si è ritenuto comunque opportuno proporre al Consiglio, unitamente al bilancio di previsione per l'anno 2004 anche un primo documento programmatico annuale che indica i principali obiettivi per la struttura che potranno essere meglio specificati successivamente, una volta completato il processo riorganizzativo.
Gli obiettivi principali sono identificati nel testo della proposta e ad essi si fa ampio rinvio.
Per venire invece al bilancio del Consiglio per l'anno 2004 è previsto un fabbisogno complessivo pari a quello dell'anno precedente. L'unione di previsione di base del Consiglio risulta però, in termini generali, incrementata di una somma pari ad euro 973.920, corrispondente al fabbisogno necessario per la costituzione del fondo per il finanziamento della retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti consiliari e per l'integrazione del fondo di produttività del restante personale con le quote spettanti al personale della legge regionale 54/97.
La costituzione di tali fondi nel bilancio del Consiglio è infatti prevista dal comma 3 dell’art. 2 della l.r.14/03 relativa alla riorganizzazione della struttura amministrativa del Consiglio e le relative risorse, quantificate sulla base della situazione esistente e degli oneri riflessi ed aggiuntivi.
A causa di tali trasferimenti, quindi, la UPB del bilancio del Consiglio regionale nell'anno 2004 ammonta complessivamente ad euro 16.285.920,00.
Come è noto con atto dell'Ufficio di Presidenza si procederà successivamente alla ripartizione in capitoli di spesa delle somme costituenti la UPB del Consiglio.
Per comprendere il percorso attraverso il quale si è giunti alla proposta complessiva conviene analizzare distintamente le voci di spesa che compongono il bilancio consiliare, tradizionalmente corrispondenti ai capitoli.
Quanto alle indennità di carica e di missione dei consiglieri non si prevedono nel 2004 spese sostanzialmente superiori a quelle dell'anno precedente (tot. cap.1101: 9.585.000,00 euro, con un incremento rispetto all'anno 2003 di 3.790,00 euro, pari allo 0,04%).
Si registra infatti un minore fabbisogno per quanto attiene alle indennità e alle anticipazioni di fine mandato, come si prevede una riduzione della spesa per le missioni estere ed Italia, valutata sulla base dell'andamento della spesa nell'anno 2003.
Anche le spese di rappresentanza si manterranno nel limite previsto nell'anno 2003 (tot. cap. 1102: 36.600,00 euro) e sostanzialmente invariata è la spesa complessiva per i servizi postali, utenze telefoniche, cancelleria e materiali di consumo, biblioteca e servizi d'informazione, già aggregate nel cap.1103 (tot. cap. 1103: 1.045.300,00, con un incremento pari a 1.600,00 euro, pari allo 0,15%). Un lieve incremento della spesa si prevede invece per canoni di locazione, manutenzione, sistemazione e adeguamento impianti (tra queste, quelle a carico del Datore di lavoro del Consiglio per i lavori relativi al palazzo del Mutilato), e i per servizi di pulizia e di sicurezza (tot. cap.1104 1.557.00,00 euro, con un incremento di 13.000,00 euro, pari allo 0,84). Quanto invece alle spese relative all'acquisto, noleggio e manutenzione delle attrezzature, impianti e arredi si registra una sensibile riduzione di fabbisogno complessivo 12,07 di riduzione) in quanto le spese per dotare gli uffici dell’infrastrutturazione informatica e degli arredi si sono realizzate negli esercizi precedenti; inoltre si sono ottenute significative economie in alcuni contratti di noleggio come per le fotocopiatrici (tot. cap. 1105: 475.850,00 euro, con una riduzione di 65.000,00 euro, pari al 12,07).
Per la voce di spesa relativa al personale del Consiglio il bilancio di previsione prevede invece un incremento, sia per i trasferimenti delle risorse necessarie alla costituzione dei fondi di cui si è parlato, sia per l'esigenza di dotare il bilancio del Consiglio delle risorse che consentano il pieno raggiungimento degli obbiettivi della riorganizzazione degli uffici consiliari, sia infine per far fronte agli oneri aggiuntivi derivanti dal nuovo CCNL (tot. cap.1106: 2.213.020,00)
Come si è detto la riorganizzazione degli uffici consiliari rappresenta l'adempimento distintivo dell'esercizio 2004. L'attesa di tale adempimento ha bloccato per diversi anni la contrattazione di istituti decisivi anche per il migliore funzionamento degli uffici. Se da una parte la riorganizzazione dovrà effettuare una razionalizzazione ed una selezione nell'impiego degli incentivi, evitando erogazioni a pioggia, dall'altra richiede risorse aggiuntive che consentano di portare a termine gli obbiettivi prefissati.
Sostanzialmente invariata è infine la spesa relativa al funzionamento dei gruppi consiliari, dove si registra una lieve diminuzione dovuta al venir meno di un gruppo consiliare (tot. cap.1107: 488.000,00 euro, con una riduzione di 6.000,00 euro, pari allo 0,01%), mentre sensibilmente inferiore rispetto all'anno 2003 è la previsione di spesa per consulenze, convegni, indagini, studi e ricerche, essendo le iniziative programmate gia in gran parte finanziate con le risorse relative agli anni precedenti (tot. cap. 1108: 885.150,00 euro, con una riduzione di 134.250,00 euro, pari al 13,17%). Nell'ambito della previsione è comunque prevista la copertura delle spese necessarie alla costituzione del Comitato consiliare per la legislazione ed il controllo (art.15 della l.r.14/03).

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. I chiarimenti prodotti in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo siano stati utili a dissipare qualche eventuale dubbio che era insorto, quindi non posso che confermare il nostro voto positivo al bilancio. Rimane una perplessità di fondo rispetto agli obiettivi definiti, che sono quelli di un sovrapporsi dei tempi di approvazione di alcuni strumenti normativi e il dibattito sullo statuto regionale che in qualche modo può richiamare ruoli, competenze del Consiglio diversamente articolati. Per esempio credo che il nuovo Statuto debba recepire questa esigenza che il Consiglio realizzi fino in fondo il suo impegno di controllo dell'attività dell'Esecutivo, così come deve essere riconosciuto e garantito il ruolo dei singoli consiglieri regionali. Evidentemente, rispetto a questa problematica gli obiettivi, l'azione a cui è finalizzato il bilancio del Consiglio regionale non sono cosa secondaria.
Quindi rimane questa perplessità che approfondiremo e discuteremo nel corso di altre questioni. Credo che il documento predisposto dall'ufficio di presidenza sia in qualche modo compatibile all'attuale situazione, quindi lo voteremo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 129.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Approvazione del piano stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico dei bacini di rilievo (PAI). l.r. 25 maggio 1999, n. 13,i art. 11» Giunta (111)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 111, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Giunge oggi a compimento un altro atto di straordinaria importanza per la nostra regione: il Piano Stralcio di Bacino per l'Assetto Idrogeologico dei bacini di rilievo regionale, il cosiddetto PAI. Il PAI individua le aree a differente livello di pericolosità e rischio idrogeologico, disciplina gli usi del suolo consentiti in tali aree e fornisce direttive per l'intero territorio dei bacini di interesse regionale ai fini della mitigazione delle condizioni di rischio e infine quantifica il fabbisogno finanziario di massima per la mitigazione delle condizioni di rischio e stabilisce i criteri per la definizione delle priorità dei programmi di intervento Esso consta di una serie di elaborati: I'elaborato a) la relazione con gli allegati: a) attività straordinaria di polizia idraulica e di controllo sul territorio - reticolo idrografico minore; b) ricognizione dei dissesti gravitativi e c) quadro di sintesi delle aree a rischio idrogeologico; I'elaborato b) gli elaborati grafici - fomiti ai consiglieri su supporto informatico e contenenti la carta di sintesi del dissesto idrogeologico e dei bacini regionali, del reticolo idrografico e dei confini amministrativi e la carta del rischio idrogeologico; I'elaborato c) quadro delle pericolosità dei fenomeni gravitativi; I'elaborato d) norme tecniche di attuazione con allegati gli indirizzi d'uso del territorio per la salvaguardia dai fenomeni di esondazione e gli indirizzi d'uso del territorio per il settore agroforestale; e infine l'elaborato e) consistente nel quadro preliminare del fabbisogno economico per gli interventi
Il Piano per l'assetto idrogeologico (PAI) è richiesto dalla L. 267/98 che prevede che "le regioni adottano piani stralcio di bacino per l'assetto idrogeologico che contengano in particolare l'individuazione delle aree a rischio idrogeologico e la perimetrazione delle aree da sottoporre a misure di salvaguardia, nonché le misure medesime" e dalla L.365/00, la cosiddetta legge Soverato; esso si configura come stralcio funzionale del settore della pericolosità idraulica ed idrogeologica del Piano generale di bacino previsto dalla L. 183/89 e dalla L.R. 13/99.
L'ambito di applicazione del PAI è relativo ai bacini idrografici regionali elencati e cartografati nell'Allegato B della L.R. 13/99.
All'interno dei bacini idrografici di rilievo regionale sono state individuate:
a) per le aste fluviali principali, aree di pericolosità e rischio idraulico: riferite a territori inondabili da piene fluviali assimilabili ad eventi con tempi di ritorno fino a 200 anni. Per la delimitazione di tali aree, in attesa del completamento degli studi specifici di settore, sono state assunte le informazioni relative a fenomeni già censiti nelle Mappe del rischio idraulico elaborate dal Servizio Protezione Civile della Regione Marche nell'ambito delle attività di propria competenza; tali aree a livello di pericolosità unico, individuate su basi storico-geomorfologica sono state assimilate alle aree ad alta e moderata probabilità di inondazione come definite nel D.P.C.M. 29.09.98 contenente gli indirizzi per l'individuazione delle aree a rischio. Parimenti sono state acquisite le informazioni e relative perimetrazioni contenute nel Piano straordinario delle aree a rischio molto elevato di cui alla L. 267/98, approvato dal Consiglio Regionale con Deliberazione Amministrativa n° 300/2000.
Le aree a pericolosità idraulica sopra descritte sono state suddivise in tronchi fluviali omogenei, con criteri comprendenti morfologia dell'alveo, presenza di opere trasversali ed elementi a rischio; in ogni singolo tronco fluviale omogeneo così individuato è stato attribuito un livello di rischio, articolato in quattro classi, tramite la compilazione di scheda di analisi; Per quanto riguarda il reticolo idrografico minore è stata condotta una specifica analisi le cui risultanze sono esposte analiticamente nell'allegato "C" alla relazione di piano.
b) aree di pericolosità e rischio idrogeologico: individuate sulla base di una ricognizione delle informazioni specifiche contenute negli strumenti urbanistici comunali, nei PTC provinciali e in altri studi specifici di settore già elaborati (C.A.R.G., S.C.A.I., Studi GNDCI); ai fenomeni censiti è stato attribuita una pericolosità graduata su quattro livelli definiti in base alla tipologia del fenomeno e al relativo stato di attività.
Alle aree a pericolosità idrogeologica sopra descritte è stato attribuito un livello di rischio, articolato in quattro classi, tramite la compilazione di scheda di analisi contenente i dati sulla pericolosità e sulla base degli elementi esposti desunti da osservazioni a "video" di cartografia aereofotogrammetrica. (volo AIMA 97)
Per le aree sopra descritte è stata redatta una normativa di uso del territorio in funzione del differente livello di pericolosità e rischio; tale normativa riguarda anche l'intero territorio dei bacini regionali per aspetti di corretto uso del suolo, con particolare riguardo alle pratiche agroforestali per cui è stata predisposta apposita direttiva;
Sono state inoltre predisposte direttive specifiche contenenti indirizzi per il corretto uso del suolo ai fini della salvaguardia dai fenomeni di esondazione (comprensiva di una proposta di adeguamento tipo dei PRG Comunali), indirizzi per le opere tipo di sistemazione dei versanti in dissesto (predisposte dall'ANPA), indirizzi per il coordinamento con gli strumenti di pianificazione e programmazione di area vasta.
In linea generale l'articolato normativo propone, per le aree in cui l'attuale stato delle conoscenze evidenzia un livello di pericolosità elevata o molto elevata, il mantenimento dell'attuale edificato e una notevole limitazione alle previsioni edificatorie degli strumenti urbanistico-territoriali, prevedendo nel contempo, per alcune zone urbanistiche, una procedura di intesa per la verifica della loro compatibilità con la pericolosità dell'area (per le aree a rischio esondazione si è individuato un unico livello di pericolosità, considerato elevato, assimilabile a piene con tempi di ritorno pari a 200 anni). Invece laddove evidenziato un livello di pericolosità basso si prevede la possibilità di attuazione delle previsioni dei predetti strumenti urbanistico territoriali.
Il quadro delle situazioni a rischio che risulta dall'applicazione della metodologia usata e che quindi individuo un rischio che va da basso a medio, a elevato, a molto elevato e una pericolosità che va da bassa media, elevata e molto elevata, vede nel nostro territorio l'individuazione di 18.234 aree a rischio frana e 431 aree a rischio esondazione.
Sono stati predisposti elaborati quantificanti il fabbisogno finanziario di massima per gli interventi della riduzione del rischio idraulico con importi determinati sulla base delle tipologie principali delle opere di intervento e per il rischio gravitativo desunto sulla base di stime di massima comparate ad interventi analoghi finanziati recentemente con altri strumenti finanziari. In tali elaborati sono anche indicati criteri per la definizione delle priorità per la definizione dei programmi di intervento. Il fabbisogno economico complessivo evidenziato risulta essere il seguente: interventi rischio idraulico £. 240.383.000.000; interventi rischio gravitativo £. 147.177.000.000.
Il Comitato istituzionale dell'Autorità di Bacino regionale ha predisposto la prima adozione del PAI in data 28 giugno 2001; successivamente in data 9 luglio 2002 sono state approvate le misure di salvaguardia che restano in vigore fino alla data di adozione definitiva del PAI; il 7 maggio 2003 il Comitato Istituzionale ha adottato definitivamente il PAI.
Tra la prima e la seconda adozione sono intercorse le operazioni inerenti la pubblicazione del Piano adottato, la ricezione delle osservazioni, la raccolta dei pareri previsti dalle norme vigenti e le determinazioni di competenza degli organi dell'Autorità di bacino sia sulle osservazioni che sui pareri al Piano. ll 17 giugno 2003 I'adozione da parte della giunta e da allora l'esame in IV commissione che ha svolto un utile esame in particolare delle norme di attuazione e ha apportato modifiche tendenti in primo luogo a garantire alla comunità marchigiana un pieno rispetto del principio di prevenzione e un efficace sistema di controlli
Riteniamo che anche il lavoro fatto in Commissione ma soprattutto il grande lavoro fatto con il coinvolgimento di tutta la comunità marchigiana, in particolare con gli enti locali che hanno collaborato strettamente con i nostri uffici e anche il grande apporto tecnico dato dall'autorità di bacino, portino ad un atto che dovrà servirci come piano di lavoro per il controllo del territorio nei prossimi anni, da un punto di vista soprattutto della prevenzione.
Ritengo che il Consiglio possa quindi approvare questo atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Brini.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
SANDRO DONATI

OTTAVIO BRINI. Con molto ritardo discutiamo questa problematica che ha visto impegnata la Commissione per diverso tempo e soprattutto ha visto impegnati anche enti e associazioni. A nostro avviso il parere non può che essere negativo, non per prevenzione o perché non condividiamo l'atto nella sua portata, anzi l'atto è un documento importantissimo, che a nostro avviso doveva arrivare prima in aula, ma alcune perplessità e alcune riflessioni sono dovute, in questa sede.
Poco si è discusso sulla perimetrazione. Noi abbiamo qualche dubbio e qualche difficoltà, tanto che pensavamo di dare un voto negativo all'atto. Si è sì adottato un metodo di trasparenza, ma a vantaggio di alcuni Comuni e alcune Province, perché in un certo dibattito il dibattito si era trasformato sulla perimetrazione del Fermano, si è discusso se andava bene, se non andava bene, se era troppo allargato, troppo ristretto e soprattutto grossi problemi aveva creato il Pesarese, che come sempre in quest'aula è presente in tutte le problematiche che vanno dalla sanità all'ambiente, alla pubblica istruzione.
Quindi un piano che doveva essere vagliato più attentamente nel rispetto della materia e per questo motivo non siamo stati soddisfatti, anche se con gli amici della Casa delle libertà può esserci una divergenza, perché giustamente si faceva rilevare che, su un documento così importante, una astensione era il voto possibile, ma noi vogliamo invece dare proprio un segnale forte. Non ce ne vogliano il Presidente e la relatrice di maggioranza cui debbo dare atto, insieme al consigliere D'Angelo, di essersi impegnati veramente su questa problematica, cercando veramente di migliorare il documento. Nonostante gli sforzi non sono riusciti a convincere Forza Italia a dare un voto favorevole.
Posso quindi già anticipare che, per quanto riguarda il nostro gruppo, voteremo contro, come abbiamo già fatto in Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Ci troviamo di fronte a un atto autenticamente necessario, che va a interessarsi dell'assetto idrogeologico, che è un assetto fondamentale per la stabilità del territorio. E' un atto fondamentale per prevenire i danni al territorio. L'Italia paga un prezzo altissimo e le Marche sono tra le regioni che pagano, nell'ambito dell'Italia, un prezzo particolarmente significativo sul rischio idrogeologico non previsto. Quindi intervenire a posteriori quando i danni sono fatti è estremamente negativo. Riuscire invece a dotare la Regione di un piano che possa prevenire, mettere in sicurezza, evitare urbanizzazioni o interventi dell'uomo in aree a rischio è una cosa estremamente positiva.
L'atto si divide in due parti: una parte tecnica che è stata delegata agli uffici e sostanzialmente sono gli uffici che hanno costruito le varie mappe, tutta la cartografia su indicazioni spesso dei Comuni; l'atto normativo.
Per la verità su questo atto c'è stata, da parte del relatore di maggioranza e da parte del relatore di minoranza, una collaborazione sull'articolato, come contributi sono venuti da altri gruppi, soprattutto dal gruppo Verdi che ha particolare sensibilità verso questa normativa.
Sul piano della normativa nella maggior parte dei casi sono state recepite le indicazioni, quindi è stato un testo costruito a più mani e tra l'altro molto spesso si tratta di un testo oggettivo, che di fronte alle problematiche che venivano poste, risponde con scelte di buon senso e scelte tecniche prevedibili e condivisibili. Viceversa, sul discorso tecnico della mappatura e della cartografia le cose sono più delicate, perché c'è stato un primo testo adottato dalla Giunta, indicato dagli uffici tecnici, poi quel testo è stato sottoposto alle osservazioni dei Comuni. Queste osservazioni dei Comuni hanno ,so ad ampliare in certi casi, contrarre in altri le aree di rischio. Ho visto che in molti casi sono state aumentate le aree di rischio perché i Comuni ritengono che mettendo "area di rischio" sia poi possibile giungere a contributi per la salvaguardia e le messa in sicurezza, oppure sono state ristrette in qualche caso, perché esistono già insediamenti urbanizzati che oggettivamente sono lì, ma che comunque sono in aree in cui, dal punto di vista della razionalità, non sarebbe opportuno mettere altre classificazioni.
Cito dei casi, quelli che ho seguito di più perché riguardano la mia provincia. Uno riguarda la costa del Passetto di Ancona, che va dal porto alle rupi del Guasco, Pietralacroce, fino agli scogli del Trave. Su richiesta del Comune è stata addirittura ampliata l'area a rischio e sono state comprese anche zone in cui insistono attualmente degli edifici. Tutti gli edifici di via Panoramica sarebbero compresi addirittura nell'area a rischio, il che crea delle perplessità. Io credo che su queste cartografie non debbano essere fatte delle scelte politiche, ma debbano essere fatte delle scelte essenzialmente tecniche. Questo è uno dei motivi che ha dato poi origine all'indagine giudiziaria che ha comportato il sequestro di tutte le grotte del Passetto e di tutto il litorale, cosa che è stata poi annullata in parte da una successiva sentenza e comunque, secondo me, mal si presta l'uso degli strumenti tecnici a gestione politica del territorio.
L'altro aspetto riguarda la "frana Barducci" che è stata declassificata perché così poteva passare, eventualmente, la progettazione dell'asse ovest. Anche questa mi sembra una interpretazione politica di un atto tecnico. Non ci può essere, sul territorio, gestione politica. La gestione deve essere fondata su elementi di natura geologica, elementi di natura idraulica, elementi di stabilità territoriale e complessivamente gestione del territorio nel uso insieme, da tutti i punti di vista. Questo mi lascia perplessità. Ho sentito negli interventi che le perplessità erano di natura normativa. Io dico di no, che sul testo non ci sono grandi problemi, invece nel merito delle tavole ho citato, per esempio, la "frana Barducci" e l'area delle rupi del Cardeto, del Passetto ecc., ma mi hanno detto che la stessa cosa c'è in parti significative del Pesarese, che io non conosco personalmente e mi hanno detto di valutazioni che sono non tanto di merito tecnico quanto di merito politico.
Per questo motivo non possiamo condividere l'atto che invece, essendo un atto di quelli importanti, come il Ppar votato tanti anni fa, è fondamentale e dovrebbe avere l'approvazione sostanziale di tutte le forze politiche. Invece queste valutazioni comportano un giudizio di dubbio, di perplessità. E' vero che questi atti non sono rigidi, ci sarà l'occasione di rivedere, riclassificare il territorio, questo è il punto di partenza fondamentale, poi ci saranno occasioni di rendere flessibile il giudizio complessivo sul territorio, in base anche all'intervento pubblico che sarà fatto, alla messa in sicurezza e quant'altro, però questo non ci permette di votare a favore dell'atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Non solo atto necessario ma atto urgente, atteso dal territorio, atteso dai Comuni. Credo che a livello tecnico sia stato fatto dalla Commissione un lavoro egregio, paziente, un lavoro che, almeno su questo atto — non capita spesso sugli atti regionali — in cui la consultazione dei Comuni e degli enti locali è stata abbastanza accurata, anche vista la posta in gioco, cioè una programmazione che naturalmente ai Comuni interessa, perché i rischi li conosciamo bene.
Ci sono delle riserve ma io chiedo se c'è stata, in qualche modo, una progettazione collegata con il fabbisogno energetico. Sappiamo che acqua, oggi significa anche possibilità di alimentare le fonti energetiche e vorrei capire se c'è stata questa programmazione. Soprattutto per una regione che è attraversata dalle trasversali, dai letti fluviali, vorrei capire se c'è stata una programmazione fra le esigenze del Pai, cartografiche, normative e le esigenze, invece, delle fonti energetiche. Quindi preannuncio l'astensione del nostro gruppo, perché credo che questo aspetto sia stato in qualche modo trascurato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Credo che si possa, intanto, rilevare come il piano stralcio sia arrivato in aula e questo rappresenta un atto doveroso, anche se dovuto. L'abbiamo detto, è importante che si sia dato corpo a questa previsione legislativa e quindi anche le Marche si siano attrezzate per fronteggiare i problemi del dissesto idrogeologico.
Il problema che vorrei porre è della unità di questa regione, cioè non è pensabile che i problemi del dissesto idrogeologico si continui ad affrontarli senza tener conto che le Marche vivono una situazione di separazione che abbiamo detto già in un'altra occasione essere grave, cioè il territorio marchigiano ricade sotto due bacini: il 95% del territorio marchigiano sotto il bacino regionale e il 5%, nella fattispecie la valle del Marecchia e parte del Montefeltro, sotto l'autorità di bacino del Conca e Marecchia. Questo ha prodotto oggettivamente, in questi anni, una disparità di trattamento. Leggevo ieri la delibera di riparto dei costi dell'autorità di bacino del Conca-Marecchia e rilevavo la quota parte riservata alla Regione Marche per le spese di gestione di quell'autorità, che è una quota percentuale minima. Questa questione l'ho posta al Presidente D'Ambrosio e all'allora assessore Ottaviani, rilevando l'esigenza di superare questo discorso delle quote percentuali, che sono sì legate al finanziamento, ma che sono anche legate ai contributi, agli interventi finanziari che poi i bacini realizzano. Questo vuol dire che, pur avendo la regione Marche un territorio particolare, come quello del Marecchia e del Cesano, dentro il bacino del Conca — molto più disagiato rispetto alla zona di Rimini, per esempio — questa zona riceve finanziamenti a sostegno delle opere di manutenzione o di intervento straordinario, che sono molto al di sotto di quanto necessita. Questa era la questione che avevamo posto, quindi una rinegoziazione del ruolo dei Comuni, ma io dico il superamento di questa cosa. Credo che ci siano tutte le condizioni per reintegrare il Marecchia e il Conca nel bacino regionale delle Marche. I meccanismi li ha lei in mano, Presidente D'Ambrosio, credo che un'iniziativa autorevole del "governatore" possa affrontare questa questione di recupero di integrità del territorio regionale per quello che riguarda i bacini, ma soprattutto consenta di recuperare dignità e peso ai Comuni della provincia di Pesaro che sono mortificati da questa diversa articolazione e che sono penalizzati da tutta una serie di provvedimenti. Se lei verifica i finanziamenti concessi dall'autorità di bacino del Marecchia e del Conca, vedrà che la stragrande maggioranza di essi sono riversati sulle aree del riminese e non sulle aree della provincia di Pesaro — in particolare il comune di Gabicce, la valle del Conca e la valle del Marecchia — che hanno situazioni di degrado, da questo punto di vista, estremamente gravi. Quindi il problema politico che poniamo a questa Giunta è che faccia fino in fondo il proprio dovere e recuperi l'integrità della Giunta regionale, assemblando tutto il territorio in un unico bacino regionale.
L'altro aspetto l'ha sottolineato bene il nostro vicepresidente della Commissione ambiente. C'è un problema, un difetto, una tara di partecipazione che ci sembra si sia realizzata rispetto a questo atto: il contributo del sistema delle autonomie locali, di altri soggetti poteva essere importante e decisivo per migliorare e qualificare ulteriormente il provvedimento che non mi sembra colga l'esigenza sì di salvaguardare l'ambiente, ma non ingabbiare troppo. Anche qui mi sia consentita una breve digressione. Il problema della unificazione dei bacini deriva anche dal fatto che noi, paradossalmente, ci troveremo ad avere due piani per le Marche, creando di fatto disparità. Chi ha vissuto, come abbiamo vissuto io e il collega Gasperi, le vicende del comune di Montecopiolo che è stato pesantemente compromesso da tutta una serie di vincoli, si rende conto dell'assurdità. Non è pensabile che si possa mantenere una discriminazione e un differente trattamento fra cittadini che abitano nella stessa regione, che hanno due vincoli normativi diversi.
C'è quindi questa esigenza di approvare uno strumento che salvaguardi l'ambiente, ma che non introduca troppi vincoli che frenino lo sviluppo.
L'ultima considerazione. Non capisco: è possibile che approviamo un atto dove sono stati respinte decine di osservazioni delle autonomie locali solamente perché si dice che è carente la documentazione prodotta? Ma è ridicolo per i Comuni che hanno compiuto questo "misfatto amministrativo", ma è ridicolo che l'Amministrazione regionale non si ponga il problema. Se 20 Comuni della provincia di Pesaro hanno avuto osservazioni respinte solamente per carenza di documentazione, bastava una telefonata o una sollecitazione dell'autorità per integrare la documentazione prodotta e avremmo evitato questa ridicolaggine, perché è veramente ridicolo che siano state respinte 20 osservazioni solo perché viene evidenziata una carenza di documentazione prodotta. Non credo che si amministrino una regione e dei comuni in questo modo.
Per questi motivi personalmente sarei del parere che il Presidente debba avere un soprassalto di orgoglio e di dignità e chieda di aggiornare la seduta e discutere l'atto nella prossima seduta, magari cercando di migliorato; se non è possibile ci vedremo costretti, per questi motivi, a votare contro questo provvedimento. Rimane però la richiesta, che a questo punto le riformulerò per iscritto, Presidente D'Ambrosio, di una iniziativa forte e autorevole da parte sua, per sanare questa divaricazione e per recuperare l'integrità dell'operatività dei bacini, cioè superare questa vecchia divisione fra il bacino regionale e il bacino del Conca e Marecchia che non ha più ragione di esistere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Cercherò di essere brevissimo, perché se si volesse entrare nel merito delle specifiche prescrizioni che il Pai prevede per tutti i bacini idrici della nostra regione non basterebbero cinque minuti né cinque ore: certamente non è la sede politica quella per esaminare tecnicamente gli aspetti. La doglianza che mi sento di dover fare è la seguente. Il collega Giannotti diceva "la Regione è stata sorda alle osservazioni dei Comuni". Debbo far presente che la Regione è stata talvolta sorda alle osservazioni dei Comuni, talaltra è stata anche troppo recettiva. L'unico aspetto positivo del fatto che oggi si arrivi all'approvazione del Pai, è che comunque un qualche elemento di certezza sull’assetto idrogeologico che rimane sulla carta, che è un atto formale, rimane, perché ricordo che nel comune di Ancona è stata approvata la lottizzazione del quartiere Montemarino con una serie di previsioni, di assegnazioni di edilizia agevolata, cooperative benvolute, operose ecc., in presenza di una previsione del piano proposto P4. Quando si è detto “andiamo a fare palazzoni che potrebbero cascare”, i tecnici hanno detto “non c’è nessun problema, alla Regione abbiamo fatto presente che così non è, vedrete che al momento dell’approvazione del Pai tutto sarà a posto”. E tutto sembra a posto, effettivamente. Mi chiedo però se semplicemente il tratto di penna che alzava e abbassava l’atrazina o modificava i parametri di pericolo, per cui la gente scopriva di essere guarita o inquinata senza alcun cambiamento, o se invece ciò è avvenuto in base a oggettive verifiche. Per contro, nella zona Cesano-Misa per la quale circa un anno fa ho fatto un’interpellanza in relazione al rischio di esondazioni, non ipotetico, ma di fronte a fenomeni attuali e presenti di cedimento della strada, vedo che anche qui c’è stato un abbassamento del livello di rischio. Qualcuno diceva “bisogna anche contemperare con le esigenze dello sviluppo urbanistico”, ma allora non è a questo che serve il Pai. In altre situazioni, invece, è stata mantenuta una attenzione prognostica rigorosa, in relazione al rischio idrogeologico.
Io non sono assolutamente in grado di fare una valutazione analitica dei rischi di stabilità del territorio della regione che è franoso oggettivamente, perché è collinare. Certo, quello passato è stato un anno di precipitazioni storicamente modeste, credo ai minimi del secolo, anche la zona del Misa non ha avuto le solite esondazioni, però mi sembra che sia stata forse troppo tenuta in considerazione l’esigenza, in parte urbanistica, in parte economica, in parte politica dei Comuni, segnatamente alcuni. Il problema è: meglio un Pai, ancorché lacunoso, ancorché scritto sotto dettatura, delle centrali cooperativistiche che non la mancanza di uno strumento di rilevazione del rischio idrogeologico, però certamente una serie di perplessità rimangono e il problema si pone a questo punto in questo senso: quale sarà la forza vincolante di un atto amministrativo che allo stato è semplicemente una indicazione, in attesa del recepimento, che non condiziona in nessun modo le effettive prospettive di governo del territorio?
Per questo motivo non crediamo di poter esprimere un voto favorevole in questi termini al Pai. La valutazione di riesaminare da subito una serie di situazioni di particolare disattenzione potrebbe essere la risorsa migliore, o un rinvio dell’atto in Commissione, perché allo stato non si coglie qual è lo spirito tecnico-geologico che informa lo strumento. Si intuisce facilmente, invece, quello che può essere il comune sentire politico, ma forse non era questa la finalità dell’atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Stiamo discutendo e stiamo per approvare un atto di rilievo per la programmazione e per la sicurezza di questa nostra regione. E’ un atto di fondamentale importanza perché ci permette di intervenire sulla prevenzione dei rischi, in uno degli aspetti più drammatici e più difficoltosi, che a volte hanno creato drammi notevoli in tutto il nostro paese: mi riferisco alle frane, alle inondazioni, a tanta parte di quei disastri che molto spesso non derivano soltanto dal fato ma derivano da interventi dell’uomo non sempre appropriati, non sempre rispettosi delle caratteristiche del territorio. E’ quindi un atto importante che tende a prevenire questi rischi ed è un atto che possiamo definire come filosofia, come approccio, nello spirito che lo ha istruito, un atto intelligente, nel senso che è stato determinato attraverso una lunga, lunghissima concertazione, ha tenuto profondamente conto delle esigenze che sono state poste in lunghe discussioni in sede di definizione, con tutte le Amministrazioni comunali. Questo per evitare uno dei rischi che molto spesso si compiono quando si fanno questi atti, cioè fare un piano che viene poi definito a tavolino e che non sempre tiene conto delle caratteristiche e delle realtà locali che hanno una diversa e più precisa conoscenza. Ebbene ciò non è stato fatto, questa volta; al contrario, questo atto è il frutto di una serie innumerevole di incontri con tutte le Amministrazioni comunali, nei quali si sono definite le impostazioni generali fatte dal servizio e dagli uffici e si sono confrontate con tanto di opportunità, date alle Amministrazioni comunali, di controdedurre eventuali indicazioni che venivano nella prima stesura di questo pano. Vorrei dire al collega Giannotti, che molte delle osservazioni non accolte non si riferiscono, come lui cerca di far capire, a documentazione mancante, nel senso di qualche foglio che poteva essere fornito, ma documentazione mancante a giustificare, eventualmente, un giudizio di rischio di primo, secondo, terzo livello. Non manca un foglio, manca una documentazione adatta a giustificare il livello di rischio che era stato attribuito a quell’area, il che significa che l’indagine geologica fatta dal Comune in quel caso, non era sufficiente a giustificare un giudizio diverso sul piano. Questo significa: non è un fatto burocratico ma un fatto di merito.
Ma più che sottolineare le osservazioni non accolte, direi che vanno sottolineate tutte quelle accolte, che sono tantissime.
L’altro elemento che mi fa dire che questo atto è intelligente, è che questo piano, a differenza di tanti altri piani non si limita a dare dei no e a dire quello che non si deve fare, al contrario questo è un piano basato su una filosofia che cerca di indicare quello che va fatto per evitare il rischio ed è tutto incentrato sull’idea che ci sia la consapevolezza dei rischi che un certo territorio, una certa situazione sta vivendo e che cosa può essere fatto, a seconda della gravità del rischio, per cercare di diminuire questo rischio, quindi di determinare condizioni per poter fare qualche cosa. Quindi c’è una filosofia che mi fa dire con forza che è un piano intelligente, non è un piano che pone solo dei vincoli ma, al contrario, è un piano che dà delle opportunità. E’ importante che la nostra Regione abbia compiuto questo iter. Ha ragione Giannotti quando dice che con questo atto non copriamo tutta la nostra regione, manca la parte nord che riguarda l’autorità di bacino del Conca e Marecchia che comprende tre regioni: Toscana, Marche ed Emilia Romagna. Si sta lavorando per cercare di arrivare velocemente alla definizione del Pai, cercando di mantenere una uniformità di intenti, di idee e di filosofia tra i due piani, proprio per evitare che ci siano delle diversità.
Non so se la sollecitazione che veniva da Giannotti può essere accolta, quella di ricondurre ad un’unica autorità, perché parliamo di corsi d’acqua che vanno programmati nella loro interezza e questi attraversano, come nel nostro caso, tre regioni — in particolare il Marecchia — quindi è chiaro che la programmazione deve essere fatta dalle tre Regioni che vengono attraversate da quel fiume e ci deve essere l’accordo fra tutte e tre le Regioni per fare una programmazione che investa in modo effettivamente tutto il territorio. Quello che è importante è che vi sia uniformità di tratamenti e di finanziamenti per quanto riguarda i territori e i bacini rispetto al trattamento che la nostra Regione fa nei confronti dei propri territori e su questo credo che non ci siano dubbi. E’ chiaro che se la parte relativa alla Toscana o alla Romagna ha, in alcune situazioni, alcuni finanziamenti in più, sono finanziamenti che derivano dall’Emilia Romagna, ma in altri casi ci sono, per alcune attività, finanziamenti che provengono, per il nostro territorio, dalla Regione Marche e che non c’è per gli altri tratti dell’Emilia Romagna o per la Toscana, perché non vi è eguale programmazione nelle rispettive Regioni.
Soprattutto a questo starei attento: che vi sia fino in fondo parità di trattamento, parità di attenzione e una programmazione che sia il più possibile univoca nella nostra regione, ma che tratti allo stesso modo tutto il bacino, perché alla fine, se noi guardiamo soltanto il nostro pezzo e nella parte a monte o nella parte a valle si fanno programmazioni che sono sbagliate, anche noi ne possiamo risentire.
Il lavoro importante è stato svolto con grande attenzione, con grande presenza e con tante osservazioni, sollecitazioni ed emendamenti, gran parte dei quali accolti, da parte di tutti i commissari, in Commissione, tanto è vero che il piano presentato e quello uscito dalla Commissione, dopo le audizioni e dopo il lavoro fatto dai commissari, sono differenti e quello attuale è un piano modificato e anche migliorato, grazie appunto al contributo di tutti i commissari. Questo mi fa dire che il voto contrario, sentendo in particolare le parole del consigliere Giannotti, diventa un voto più politico che di merito sulla qualità del piano.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Vorrei chiarire alcune cose su questo atto, che era già stato deliberato dalla Giunta circa un anno fa, poi inviato ai Comuni per avere dei suggerimenti che hanno portato dei cambiamenti e delle variazioni. Nel suo complesso, in alcune parti può essere accettato, ma la cosa assurda e immorale è che ogni Comune ha cercato di avere dei suoi piccoli vantaggi, tentando di mettere delle macchie pro o contro i propri interessi. Nessuno è intervenuto in concreto, in modo particolare in quelle costruzioni sui greti dei fiumi, a cominciare da aziende anche di una certa dimensione. Non dico che dovevano essere abbattute, ma per lo meno dovevano essere riportate su questa documentazione.
Così come si doveva fare una maggiore chiarezza, perché un conto è quello che c’è scritto, un conto quello che è riportato sulle mappe. Non c’è stata né da parte della Commissione, né da parte della Giunta, una spiegazione concreta delle mappe, né noi consiglieri abbiamo niente in concreto di ciò che è avvenuto nelle variazioni proposte dai Comuni e su che cosa realmente viene indicato in un programma concreto, in funzione di ciò che è riportato nelle mappe. Pertanto questo atto dimostra in parte chi sono i figli, i figliastri e i cugini che vogliono essere trattati più o meno bene in funzione di una problematica che è molto importante, anzi è fondamentale, perché deve riportare un riequilibrio del territorio e spesse volte deve permettere di intervenire perché il danno c’è già stato. Noi andiamo a chiudere una stalla da cui i buoi sono già usciti e una cosa diversa non si intravede nell’atto, nonostante c’era il tempo di farlo perché la Giunta l’aveva deliberato esattamente un anno fa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Intendo parlare delle modifiche intervenute sull’elaborato B, norme di attuazione, e non fare un ragionamento generale sul Pai, perché credo che su quello si debba convenire rispetto alla necessità di un adeguamento normativo nella nostra regione, anzi su quello arriviamo con un lavoro intenso di concertazione fatta nel corso degli anni e la questione è quella di andare all’efficacia delle norme di salvaguardia. Quindi ben venga uno strumento che salvaguardi il territorio, ben vengano, soprattutto, i finanziamenti che, come ha detto la relatrice Benatti devono essere cospicui sull’assetto idraulico e l’assetto dei versanti, proprio perché la programmazione di questi interventi ha bisogno di molte risorse. Quindi non parlo di questo, perché su questo si conviene con il lavoro fatto nel corso di questi anni; rimango al merito delle osservazioni che sono state presentate con gli emendamenti e soprattutto credo che un voto, per quello che mi riguarda, positivo al lavoro del Pai non possa che avvenire con un ragionamento complessivo sugli emendamenti che sono stati presentati. Mi voglio spiegare.
Ci sono alcune questioni che riguardano non tanto le finalità, l’ambito di applicazione, i contenuti. Per tradurre in modo preciso, andiamo direttamente a ragionare sulla disciplina delle aree di versante in dissesto e soprattutto sugli interventi delle aree demaniali. Su queste questioni gli emendamenti presentati non sono per niente irrilevanti e c’è necessità modificare ciò che è stato scritto con l’approvazione di questi emendamenti. Nel merito voglio intervenire su una serie di punti, come quello della necessità di costruire gli indirizzi per gli interventi strutturali previsti dal Pai, così come ha fatto, ad esempio, la Toscana sul fiume Arno. Questo perché i vincoli posti non hanno contenuto espropriativo, non corrispondono a degli indennizzi, perché se ci mettiamo su questo campo le difficoltà degli enti locali portano a non fare interventi conseguenti. Invece i progetti per la realizzazione degli interventi previsti dal piano individuano le aree da espropriare relativamente agli argini, ai manufatti e a quant’altro possa risultare per occupazione permanente, quindi la funzionalità delle opere previste e, di conseguenza, le aree da assoggettare a specifiche servitù. Pertanto questi soggetti lavorano per andare a una definizione di queste aree e si devono definire i progetti relativi alle casse di espansione, in questo modo garantendo la sicurezza, ai fruitori, delle aree interessate con le opere idrauliche stesse.
Questa mi pare una prima questione, e parlo dell’emendamento n. 6 che introduce una normativa che credo sia importante e rilevante. Così come l’emendamento n. 7 presentato dalla Commissione, che dice che restano valide le norme di salvaguardia per le aree di cava. Così l’emendamento n. 8 relativo alle aree demaniali. Qui si viene a ragionare sul lavoro dei concessionari di queste aree demaniali. Il punto è che fiumi e torrenti possono essere ceduti in concessione all’autorità demaniale competente per gli usi previsti dall’art; 41, comma 3, del D. Lgs. 152/99 e basta, mentre nell’ipotesi di Pai che ci sottoponete si continua dicendo “per usi diversi, purché non comportino la realizzazione di nuove volumetrie a carattere permanente”. In questo modo si tende ad avere un uso di queste aree demaniali così com’è stato, quindi poco si riesce a fare.
Così pure, nelle norme di attuazione, punto d) del comma 5 bis, di cui all’emendamento n. 9, si dice che le opere di mitigazione saranno effettuate a cura e spese dei concessionari.
Questi tre punti che riguardano le norme demaniali, le disposizioni e gli interventi sulle aree demaniali, oppure le disposizioni sulle norme di salvaguardia per le cave, oppure ancora le disposizioni relative agli espropri e agli indennizzi per gli interventi strutturali previsti dal Pai alle casse di espansione, secondo me sono punti rilevanti, rispetto ai quali decidere o meno il voto positivo su questo atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, avrete visto che su questo atto sono stati presentati da parte del gruppo Verdi, a firma del collega D’Angelo, numerosi emendamenti all’allegato B e noi teniamo in modo particolare all’accoglimento di questi emendamenti, perché riteniamo che le norme tecniche debbano essere più stringenti, e cito proprio l’ultimo emendamento, ma certamente uno tra i primi come importanza, cioè la questione delle funzioni di vigilanza da parte della Giunta regionale. Occorre che questi provvedimenti, non solo descrivano dei percorsi nella progettazione d’uso del territorio, nella realizzazione degli interventi, ma ci sia anche la possibilità da parte della Regione di adottare le necessarie misure cautelari, finalizzate a inibire delle opere, dei lavori, degli interventi, ovviamente dandone comunicazione agli enti interessati o ai diretti interessati, ma che questo potere di vigilanza e sorveglianza venga esercitato e messo anche a capo della Giunta regionale, perché rischiamo di avere tutta una serie di norme che rimangono lettera morta. Lo vediamo molto spesso anche in materia urbanistica con l’ultima evoluzione delle norme, dove i piani regolatori di ultimissima generazione sono pieni di nuove aree di edificazione, che non sono il completamento o la conclusione di un disegno di sviluppo del territorio, che nascono attorno ad aggregazioni già esistenti, magari consistenti, ma ci sono sempre più piani regolatori in cui le aree vengono scelte in base alla proprietà delle aree e una volta che il Comune ha approvato questo disegno, questo progetto, non c’è poi più la possibilità di intervenire nella logica di questi piani regolatori.
Vediamo che spesso questi interventi avvengono anche in aree a rischio idrogeologico, aree in frana. Proprio ieri guardavo il piano regolatore del Comune di Pesaro: ci sono nove interventi sui crinali della collina in aree in frana e c’è la difficoltà, da parte di organismi, che non vogliamo si sostituiscano ai poteri dei Comuni, è giusto che esercitino soltanto alcune funzioni di coordinamento e di programmazione, ma non è neanche pensabile che venga lasciata al rapporto clientelare, che spesso avviene nella gestione del territorio tra cittadini e amministratori, la possibilità di realizzare interventi in zone in cui non solo si fa della speculazione ma si fa anche del danno ambientale, del danno economico che poi si ripercuote sulla pubblica amministrazione, perché questa è la questione.
Per questo motivo noi vogliamo che sia rafforzato questo Pai, che ci siano delle norme e delle disposizioni che non scarichino sulla pubblica amministrazione i danni economici provocati da interventi che non hanno alcun rispetto dell’ambiente nella fase di programmazione e, talvolta, anche nella fase di progettazione, nella fase di esecuzione, perché in tutti questi passaggi la qualità degli interventi va a concretizzarsi.
Così come riteniamo che vada rivista la legge regionale sull’urbanistica e come riteniamo che vada rivista la legislazione, in questa discussione del Pai riteniamo debbano essere messi dei punti fermi.
C’è anche un altro emendamento importante relativo al fatto che le misure di mitigazione ambientale che qui sono previste, siano effettuate a carico di chi esegue l’intervento, soprattutto quando questo intervento viene eseguito in zone demaniali. Qui invece, in assenza di questa previsione, si rischia che ancora una volta il privato fa l’intervento, l’intervento o provoca un danno o richiede delle misure di mitigazione ambientale e queste misure di mitigazione sono a carico della pubblica amministrazione.
I cittadini sono stanchi di dover pagare queste operazioni speculative che spesso vedono una connivenza o un silenzio-assenso da parte della pubblica amministrazione, in un rapporto con i cittadini che è drogato dalla ricerca del consenso non su alcuni principi che valgono per tutti ma sul fatto che alcuni cittadini diventano più uguali degli altri.
Noi potremmo far finta che questo è un problema di cui il Consiglio può non occuparsi, ma in realtà sappiamo che se non poniamo alcuni paletti su questa norma, questo sarà quello che si verificherà, perché teoricamente nessun intervento dovrebbe provocare deterioramento ambientale, nessun intervento dovrebbe essere realizzato in area dissesto, in area in frana, poi sappiamo che effettivamente ci sono mille motivi e mille situazioni che portano ad intervenire in modo diverso e alla fine è la pubblica amministrazione che paga e questa è la grande motivazione per la quale quelle scorciatoie che talvolta sono prese per ridurre i costi di un intervento, per accorciare un tracciato stradale, per trovare una soluzione che sul momento sembra essere quella più economica, in realtà poi, a distanza di tempo, queste scelte le paghiamo con gli interessi.
Per questo motivo i nostri emendamenti sulle Nta del Pai insistono nel portare avanti alcune argomentazioni che sono già state esposte in Commissione e che pensiamo non possano essere eluse da questo Consiglio, sulla approvazione o non approvazione delle quali verrà il nostro giudizio finale sull’intero provvedimento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Stiamo ragionando su un atto che non riguarda solamente un passaggio dovuto di osservanza del quadro nazionale, ma riguarda profondamente scelte di merito relativamente all’assetto del territorio, al suo equilibrio e al tentativo di riparare a guasti che vengono da lontano. Pertanto l’attenzione che quest’aula deve riporre all’atto deve essere massima. Classificare da 4 a 1 il rischio idrogeologico, il rischio di esondazione, il rischio di valanga significa fare una scelta molto delicata che ha ricadute non solo immediate, negli strumenti urbanistici, nelle scelte di merito che anche le singole realtà locali debbono compiere, ma anche sotto un profilo di tempi medi e medio-lunghi, perché significa dare a quel territorio un certo tipo di attenzione piuttosto che un altro. Questo spiega anche perché questo atto viene in aula con tempi più lunghi rispetto a quelli previsti. E’ da tempo che si sta ragionando su questo, è da tempo che la Commissione competente aveva assunto l’incarico, l’onere di fare il percorso istruttorio, gli uffici hanno più volte rivisto lo schema che inizialmente era stato proposto, anche in corso d’opera. In certi casi c’è stata una buona relazione con gli enti locali, con la stessa Commissione, in altri però, si è notato ancora una volta un limite, non solo istruttorio ma anche di lettura delle realtà territoriali, delle esigenze del territorio e pertanto indicazione delle prospettive: che cosa si vuol fare per ridare equilibrio a zone che sono state per anni, per decenni tenute squilibrate nel loro sviluppo, nell’attenzione a quelli che sono i fragili equilibri tra i vari aspetti. Parlo della vita sociale ed umana, quindi gli insediamenti, l’antropizzazione del territorio, ma anche il territorio stesso e le sue caratteristiche.
Tutto questo non è stato una visione d’insieme, non è stato considerato nel passato, anche più recente, perché le questioni di movimenti franosi, di problematiche senz’altro non gravi come altri territori della nostra Italia... Fortunatamente dopo la questione del Tronto non abbiamo avuto momenti di gravissima emergenza, però l’emergenza continua ad esserci nel nostro territorio: non è Sarno ma è un’emergenza, perché quando ci sono forti precipitazioni o forti eventi atmosferici anche noi subiamo nel nostro territorio delle ricadute. Ricordo che la provincia di Macerata più volte ha avuto, soprattutto nella valle del Potenza, problemi gravi che hanno raggiunto e interessato la popolazione, frazioni invase dall’acqua, abitazioni civili, strutture produttive che sono state invase dall’acqua solo pochi anni fa. Si è intervenuti nel frattempo nell’asta fluviale del Potenza, si è intervenuti anche se non si è completato il percorso della manutenzione straordinaria e della regimazione, soprattutto degli argini del fiume Potenza.
Tutto questo fa capire la delicatezza di certi passaggi e la ricaduta per il futuro, perché qui si deve investire per il futuro, con questo tipo di programmazioni finalmente giungono, anche sulla spinta della legislazione nazionale che dal 1989 ha fatto dei passi ulteriori, sollecitazioni. Non deve però essere, tutto questo motivato solo da un fatto di emergenza o dalla emotività del momento, vedi Sarno e quello che è accaduto nei mesi successivi per quanto riguarda le scelte del legislatore nazionale. Deve essere un ragionamento che metta in equilibrio sviluppo economico ma anche la necessità del rispetto profondo delle caratteristiche del territorio marchigiano che conosciamo e che possiamo pertanto, oggi, finalmente valutare nel suo insieme. Questo quadro è uno sforzo di questa sintesi. Mi rendo conto che non si può raggiungere l’optimum, ci sono sempre delle situazioni che sfuggono. Sono certo però che dobbiamo uscire finalmente dalla logica dell’emergenza ed entrare nella logica della programmazione. Programmazione significa certezza di finanziamenti, certezza di realizzazione delle opere nei tempi previsti e non tempi che si allungano sempre di più e poi si sovrappongono ad altre emergenze, ad altre stagioni, ad altre situazioni che aggravano, magari, i rischi precedenti calcolati in una certa maniera, tarati dentro certi range e che pertanto aggravano anche la possibilità nostra di intervenire positivamente.
Questo è il ragionamento nuovo sul territorio. Spero che questo strumento di programmazione possa servire a questo, però dobbiamo mettere a regime anche tutti i soggetti che hanno parlato e parlano di queste questioni, quindi a sistema anche loro. Non so se la scelta degli ex uffici del genio civile di essere inseriti completamente nella struttura provinciale sarà positiva; sicuramente le antenne a livello di territorio le dobbiamo avere, dirette, con gli uffici della Regione, con coloro che poi programmano e determinano le scelte che sotto un profilo gestionale vengono poi affidate all’ente provinciale per la maggior parte dei casi, ma anche all’ente comunale. Dobbiamo averle queste antenne dirette. Non so se la scelta è stata giusta, so però che questi soggetti devono essere messi anche loro nelle condizioni di parlare come sistema, dal locale al regionale e poi con gli aspetti di protezione civile che arrivano fino al vertice della piramide che è nazionale e che coordina tutto.
Questa è la riflessione che mi sono sentito di fare, anche perché su questi temi nella scorsa legislatura ho speso tempo e anche energie proprio per discutere e confrontarci, perché la 189 era uno strumento, allora, in grado di anticipare certi tempi, ma è stato per molto tempo lasciato soltanto come quadro teorico e non come applicazione pratica per tutti i territori del nostro Stato e regionali.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Presidente, colleghi, mi dispiace di non aver potuto ascoltare il dibattito relativamente a un atto così importante, ma sono rimasto bloccato per un incidente sulla A14 e ho rischiato anche di non poter illustrare gli emendamenti.
Ci troviamo oggi ad approvare un atto di estrema importanza per la collettività marchigiana. Il Pai deve garantire un utilizzo del territorio il più consono possibile alle sue vocazioni e soprattutto in modo tale da evitare situazioni di rischio. Voi sapete bene che la nostra Italia troppo spesso si è trovata di fronte ad una situazione drammatica di dissesto idrogeologico che ha provocato, oltre che danni, anche lutti nella nostra nazione. Il dissesto idrogeologico è una delle emergenze drammatiche della nostra nazione e le Marche non possono ritenersi al di fuori di questo rischio di dissesto idrogeologico: le zone esondabili, i versanti a rischio di frane.
La Commissione ha valutato con attenzione le Nta, voi sapete benissimo che il Pai è stato adottato dalla Regione Marche, questa è l’approvazione, e sono state pubblicate anche le norme di salvaguardia. Ecco perché oggi ci troviamo qui a discutere con una certa fretta questo atto, anche perché, se non dovesse passare entro questo mese, decadrebbero tutte le norme di salvaguardia, con un rischio notevole per la programmazione dell’utilizzo del territorio, di quel territorio più sensibile.
Voglio però dire a quest’aula e all’assessore Silenzi, che è bene portare avanti il Pai regionale, ma noi sappiamo che contestualmente ci sono alter due autorità di bacino interregionali: il Conca e Marecchia a nord e il Tronto a sud. Quando ero presidente della IV Commissione mi sono impegnato ad ascoltare queste due autorità di bacino, perché oggi nella nostra regione abbiamo una realtà di tre autorità di bacino: quella regionale che comprende il maggior numero di Comuni, quella del Conca e Marecchia e quella del Tronto. Feci questa audizione con la speranza di portare avanti un discorso omogeneo, cioè i tre piani delle tre autorità, devono essere omogenei. Dimenticavo l’autorità di bacino del Tevere, ma è marginale e riguarda due-tre comuni.
Ci troviamo di fronte a una situazione difficile, che è quella di portare avanti contestualmente, in modo omogeneo, quattro Pai. Voi capite bene che per quanto riguarda il mio comune, San Benedetto del Tronto, che è stato investito da un’esondazione notevolissima nel 1992, l’autorità di bacino non ha ancora in programma alcuna approvazione di Pai. E’ stato adottato, mai approvato. E’ indispensabile quindi che, contestualmente all’approvazione di questo atto si portino avanti in modo omogeneo, nei contenuti, anche altri Pai, altrimenti correremmo il rischio di avere zone della nostra regione senza alcune norme di salvaguardia e senza Pai.
Devo dire che in Commissione, con onestà intellettuale, nella prima parte della discussione delle Nta le mie osservazioni sono state considerate ed anche accettate. Tutto cambiò al momento in cui il sottoscritto non era più presidente della IV Commissione: improvvisamente, non si sa per quale motivazione, la disponibilità della Commissione mostrata nella prima parte della discussione delle Nta c’è stato, per me senza alcuna spiegazione valida, fatta eccezione per qualche emendamento che probabilmente non è condivisibile, un irrigidimento della maggioranza. Per la verità devo denunciare qui, carissimo Presidente D'Ambrosio, un aspetto inquietante: durante le audizioni sono emerse alcune situazioni difficili, tipo la valutazione delle perimetrazioni delle zone a rischio, sia esse territori esondabili che a rischio di frana. Sono emerse, rispetto alle perimetrazioni del piano adottato, rispetto a questo che stiamo per approvare, notevolissime differenze, carissimo Silenzi, differenze inspiegabili, per il comune di Fermo, differenze di perimetrazione inspiegabili per il comune di Senigallia. La cosa grave, carissimo D’Ambrosio, è che, in qualità di presidente della Commissione ho fatto una lettera ai servizi della Regione, che non ha avuto mai alcuna risposta. Posso capire che il Presidente D'Ambrosio fosse un Presidente non accomodante, però cercavo di portare avanti un discorso di chiarezza, anche se qualche volta la chiarezza è fastidiosa.
Scrivevo in qualità di presidente della Commissione, in data 18.11.2003, al capo dipartimento area territorio e ambiente dott. Libero Principi, al responsabile della segreteria tecnica dell’autorità di bacino dott. Mario Smargiasso quanto segue. Oggetto: “Piano stralcio di bacino per l’assetto idrogeologico dei bacini di rilievo regionale (Pai)”. “Avendo rilevato significative differenze delle perimetrazioni contenute nella prima adozione del Pai e nella adozione definitiva, si richiede un supplemento di istruttoria finalizzata a spiegare le ragioni di tali evidenti modifiche”. Questa lettera non ha avuto alcuna risposta e questo è grave, perché il principio che regola il funzionamento di quest’aula è quello del buon rapporto tra Giunta e Consiglio. Non è stato il solo atto a cui non si è risposto: qui, quando una cosa è fastidiosa non si risponde. Non si è risposto in occasione del piano triennale della viabilità, quando io, come presidente ed altri presidenti di Commissione abbiamo detto che era un piano di programmazione per cui doveva essere di competenza del Consiglio e non poteva essere di competenza della Giunta. Ho chiesto, invocato l’assessore Silenzi di attivare l’articolo 73 della legge 34/92 sull’urbanistica, la funzione di vigilanza della Regione sulle deleghe delle funzioni alle Province nelle zone ad alto valore ambientale. Mi hanno presentato un pezzo di carta firmato Lorenzotti e non so chi, dove siete stati capaci di dire con questa consulenza esterna, nonostante che l’art. 73, ai commi 2 e 3 dà il potere di vigilanza alla Giunta e il potere sostitutivo al Consiglio, che “la Regione non ha nessun potere di vigilanza”. Poi ci si lamenta quando, delegando tutto senza alcuna vigilanza, sul territorio esistono disastri. Ecco il motivo per il quale nel Pai ho chiesto di inserire un articolo sulla vigilanza, non perché non ci fidiamo delle Province, perché è chiaro che in materie così delicate come la regolamentazione di insediamenti in zone a rischio e come gli interventi in zone ad alto valore ambientale è indispensabile che ci sia una visione sovraordinata, che riesca a tamponare, non perché sono dei malfattori a livello locale, la spinta di rivendicazione locale, rispetto al fatto che la Regione è più distante, quindi in grado di poter valutare con più criticità rispetto le esigenze degli enti locali.
Non è stata data risposta neanche a questa mia lettera, quindi ci troviamo in una situazione di sofferenza dovuta alla carenza di rapporto che esiste tra Giunta e Consiglio. Il Consiglio conta sempre meno. Io non capisco come molti colleghi che io stimo possano, in silenzio, sopportare ancora una situazione difficile. Non dico che viene fatto in malafede, ma il contributo dell’aula viene visto come un fastidio. Mi si viene a dire che il piano triennale sulla viabilità, di spettanza del Consiglio, non si faceva andare in Consiglio perché non si potevano sentire tutti gli interventi sulle programmazioni. Io non sono d’accordo su questa impostazione e oggi chiedo a me e chiedo a quest’aula, come possa arrivare un atto così importante come un piano di assetto idrogeologico in aula, quando c’è una lettera di un presidente di Commissione che chiedeva un supplemento di indagini a cui non è stata data risposta, carissimo Silenzi...

GIULIO SILENZI. ...e tu non c’eri.

PIETRO D'ANGELO. No, non ci provare, con me. Qui c’è una lettera scritta a cui non è stata data alcuna risposta.
Quindi ritengo che questo piano sia già inficiato, in parte — non è tutto da gettare, ci mancherebbe — relativamente all’aspetto delle perimetrazioni. Ancora una volta alcune lobbies politiche locali sono riuscite ad influenzare i contenuti di atti importanti per tutta la regione. Chi non è forte politicamente o non ha la faccia di bronzo resta al palo. Questo è un concetto che non mi sento di condividere. Quando si decidono delle regole, le regole devono valere per tutti, non per alcuni no e per altri, i più responsabili, i più deboli, sì. Non è condivisibile, questo.
Ritengo quindi che ci sia stato un problema nella perimetrazione, nella individuazione delle aree a rischio. Voi sapete che è un aspetto molto delicato, perché per un privato ritrovarsi un’area di proprietà in una zona considerata a rischio o meno, può diventare un dramma notevole. Ecco perché era importantissimo che nella perimetrazione si fosse avuta l’attenzione di usare lo stesso metro su tutto il territorio regionale. Questo non è avvenuto.
Per quanto riguarda i contenuti delle norme di attuazione, alcuni aspetti sono stati recepiti, altri no. Ho presentato una serie di emendamenti non scandalosi, ritengo che la maggioranza potrebbe accogliere molti di questi emendamenti senza alcun problema; forse due potrebbero creare qualche problema alla maggioranza, visto che un conto è avere una sensibilità da ambientalisti, ma soprattutto rappresentare, in questo Consiglio le esigenze degli ambientalisti, altro conto è dire “ambientalisti in genere”, però si dà forte attenzione all’aspetto economico.
Mi auguro che da questo confronto possano essere accettati gli emendamenti da me proposti, ritenendo che questi emendamenti non sconvolgono le norme di attuazione, fatta eccezione per uno o due. Sicuramente questi emendamenti vanno nella direzione, soprattutto, di una capacità di maggiore vigilanza, non perché non ci fidiamo degli enti locali ma perché è indispensabile che ci siano degli organi sovraordinati che vadano a verificare, quando è necessario, quello che sul territorio viene fatto. Ultimamente nella provincia di Ascoli Piceno sono stati chiesti ben quattro interventi di vigilanza relativamente all’applicazione della legge 34/92, art. 73, per atti che non saprei come definire, atti osceni — non voglio parlare di moralità perché la moralità è un fatto soggettivo — e allora è indispensabile che questo aspetto della vigilanza sia recepito.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Silenzi.

GIULIO SILENZI. L’atto è estremamente importante e ci pone tra le Regioni più all’avanguardia sugli strumenti urbanistici di programmazione che noi ci siamo dati in una sede di condivisione ampia con gli enti locali, con gli ordini professionali, le associazioni ambientaliste, con i Comuni e le Province, pertanto un atto che ha un valore molto significativo, perché va nella logica non dell’intervento dopo che avviene il dissesto, ma nella logica di una conoscenza del territorio con norme che tendono a prevenire, a tutelare, in un lavoro capillare, portato avanti direttamente dai nostri funzionari, in un lavoro competente, a volte anche appassionato, perché conciliare le esigenze dei vari Comuni con norme tecniche che siano attinenti non è stato semplice. ll fatto stesso che pochi sono i casi su cui permangono delle contestazioni e aver trovato, senza stravolgere la natura del Pai, una condivisione da parte anche degli enti locali, ci dice che il percorso della concertazione e del confronto ravvicinato anche su queste problematiche è possibile, anche se faticoso, ma poi la sintesi può essere ampiamente condivisa.
E’ uno strumento indispensabile per accedere ai finanziamenti ministeriali, e oggi ci mettiamo nella condizione migliore per poter avere ulteriori finanziamenti. Incide notevolmente sulle iniziative urbanistico-edilizie e in definitiva è servito anche per un salto culturale della società marchigiana, degli amministratori e dei professionisti per interpretare i problemi del territorio, dello sviluppo del territorio, urbanistico ed edilizio, in un’ottica che pone il territorio e la sua tutela sopra ogni altra cosa. Questo non è scontato, dimostra una sensibilità rispetto a problematiche che hanno caratterizzato e caratterizzano l’azione di riforma del governo della regione Marche e la concezione, che non è vincolistica ma di prevenzione e di governo intelligente del territorio, che caratterizza l’azione e affonda nei valori che il Consiglio traduce con atti di governo e di programmazione.
Questo atto ha questo valore politico, va sottolineato al di là di alcune situazioni che qui sono state rappresentate: le due autorità di bacino interregionali, i problemi che abbiamo nel rapportarci con altre Regioni, per cui una limitata nostra autonomia di intervento se non in rapporto con l’Emilia Romagna e la Toscana o l’Abruzzo, che comporta problemi complessi, di difficile gestione.
Questa legge segna un percorso, con la nuova legge urbanistica, con il nuovo regolamento edilizio, molto innovativo e molto vicino ai valori che vogliamo tradurre in atti di governo e di programmazione, che attengono alla tutela del territorio, alla prevenzione e non alla cultura dell’intervento postumo, dell’intervento dopo che avvengono i vari disastri, per cui è l’opposto del liberismo, l’opposto di una concezione che prende atto e condona, l’opposto di una concezione che interviene solo finanziariamente quando il dissesto è avvenuto e su questo una sfida anche culturale che ha impegnato gli amministratori dei vari Comuni marchigiani in uno sforzo importante.
Per quanto riguarda gli aspetti più specifici che sono stati qui rilevati, voglio dire al consigliere D’Angelo, che non avevo memoria di questa lettera, quindi ero meravigliato: lei deve dire fino in fondo, consigliere D’Angelo — nella sua passione questa cosa non l’ha evidenziata, rivolgendosi ai banchi del governo regionale — che questa lettera lei l’ha inviata al capo dipartimento e al responsabile della segreteria tecnica e non all’assessore. Ma ogni volta che il consigliere D’Angelo, anche su questioni spinose, ha scritto, ha avuto risposte in tempi brevi, con approfondimenti dovuti rispetto a quanto segnalato anche nella corrispondenza tra il presidente della Commissione e l’assessore. Io tengo molto, quando un consigliere scrive, a fargli avere in tempi certi, in un percorso di trasparenza, le risposte dovute, condivise o meno. Quindi, se alla sua lettera non ha risposto in termini epistolari il capo dipartimento questa cosa va sottolineata, perché io dico sempre che a una lettera va risposto con un’altra lettera e non verbalmente con un accordo, però gli uffici mi dicono che di quelle problematiche che lei ha sollevato la Commissione si è interessata nel mese di gennaio in un’apposita riunione. Poi, per i casi specifici di Senigallia e Fermo c’è un’intesa con i Comuni, ci sono atti, dichiarazioni che vanno nella direzione della scelta finale della perimetrazione, sia per Senigallia che per Fermo, quindi non c’è una zona d’ombra e pertanto si fa uno scoop di natura scandalistica, ma c’è stato un confronto diretto con l’Amministrazione comunale di Senigallia che ha supportato con atti tecnici per individuare una perimetrazione diversa e con l’Amministrazione comunale di Fermo in una lunga serie di incontri che poi hanno portato a individuare la perimetrazione che qui andiamo ad approvare. Quando parliamo di rapporto con gli enti locali parliamo di questo, per trovare una sintesi che sia condivisibile. Questi atti, questa nuova perimetrazione non va a stravolgere le scelte che dovevamo compiere, per cui anche qui ho voluto dare questa risposta, perché sul piano della trasparenza e della linearità del percorso che abbiamo fin qui seguito non debbono esserci zone d’ombra.
Per quanto riguarda la vigilanza, da una parte diamo nuovi poteri e funzioni alle Province, ma poi dobbiamo essere conseguenti: se li diamo con la vigilanza diretta, spetta all’ente intermedio di programmazione cui abbiamo attribuito queste funzioni vigilare. Ed è la Provincia. Per le altre attribuzioni di funzioni che andremo a definire — penso all’agricoltura — nei prossimi mesi, dovremo trovare un articolo che dia alla Regione un potere di vigilanza intesa come coerenza tra gli obiettivi che hanno dato la possibilità agli enti di esercitare una funzione diretta, quindi non censurabile, che tenga conto della coerenza complessiva regionale che ha portato a quell’attribuzione. Questa potestà comunque la Regione deve averla, non è un corpo a parte, non è che le attribuzioni riguardano materie sulle quali non c’è un intervento programmatorio più alto, che è quello della Regione. Poi la funzione è diretta, ma rimane quella programmazione regionale che ha attribuito quella funzione, per cui la Regione ha sempre un diritto di verificare che, rispetto all’indirizzo programmatico regionale, ci sia una coerenza applicativa, una coerenza a livello territoriale. Il territorio non è una somma autonoma di territori ma ha un’armonia regionale, deve tener conto di una programmazione regionale che informa l’azione dei territori stessi. Quindi non siamo per avere delle Province che siano Regioni separate, pertanto questo aspetto della vigilanza non può essere inteso come una vigilanza che è un ulteriore livello di approvazione rispetto a quello della Provincia, altrimenti è chiaro che sarebbe un falso processo di decentramento. Non può essere che, dopo che la Provincia agisce, c’è chi valuta per singoli atti l’atteggiamento e il comportamento della Provincia stessa, ma rimane in capo alla Regione, in tutte le materie, la coerenza di un disegno di programmazione regionale e la realizzazione a livello locale. Questa è una linea di principio che viene fatta propria anche da diverse leggi, ma se c’è un articolo che va specificato, vale per il Pai, per l’agricoltura, per il turismo, per l’artigianato, per l’industria, per tutte le altre funzioni dove c’è un quadro di riferimento regionale con il quale i territori debbono rapportarsi e debbono entrare in sintonia, in coerenza rispetto agli obiettivi generali, regionali che la Regione si dà. Quindi questo “potere di vigilanza” la Regione deve averlo in tutte le materie in cui porta avanti una sua programmazione regionale.
L’atto che andiamo ad approvare è di estrema importanza, voglio da ultimo ringraziare i membri della Commissione che hanno lavorato sul Pai — il presidente D’Angelo, il presidente Tontini, i commissari, la relatrice di maggioranza, il relatore di minoranza vicepresidente Brini — perché su questo atto c’è stata una cultura di governo scevra da spinte demagogiche, quindi occorre dare atto anche alla minoranza, su un argomento su cui si potevano cavalcare situazioni difficili, di avere svolto un lavoro positivo e costruttivo. Sono convinto che anche il consigliere Benatti abbia favorito, nel lavoro insieme al presidente e al vicepresidente, un servizio per la nostra comunità e per la gestione del territorio che è fondamentale per lo sviluppo complessivo della nostra regione.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli emendamenti.
Emendamento n. 1 a firma D’Angelo.. Se passa, decade il n. 2. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Questo emendamento è relativo agli interventi di manutenzione ordinaria fatta nei fiumi. Si dice che per quanto riguarda la manutenzione ordinaria e per quanto riguarda gli interventi urgenti di messa in sicurezza, va inserito anche che per gli interventi di messa in sicurezza urgenti non si debba andare a verifiche tecniche. L’emendamento recita: “gli interventi urgenti di cui alle lettere c) e g), comma 1 del presente articolo che ne comportino opere di azioni anche di carattere provvisionale”, però se viene messa la c) dopo la g) significa che non occorre presentare verifiche tecniche, perché l’intervento è transeunte, cioè provvisorio; se la g) non viene messa all’inizio significa che gli interventi di sicurezza urgenti possono essere fatti senza verifica tecnica, anche se duraturi nel tempo; invece se viene messo all’inizio significa che si può fare, però, ripeto, l’intervento è transitorio. Un intervento urgente senza verifica penso che debba essere transitorio e non definitivo. Ecco il senso dell’emendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 4. Se passa decade il n. 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 06 sostitutivo del n. 6. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Il merito dell’emendamento è bene che lo illustri il consigliere D’Angelo. Io dico solo che ho subemendamento questo emendamento che riteniamo possa essere opinabile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Il concetto dell’art. 14 bis è ripreso dall’autorità di bacino del fiume Arno e inserisce nel Pai, il concetto, oltre che di espropriare aree a rischio di esondazione, per casse di espansione e quant’altro, anche il concetto di servitù, perché è un intervento che può comunque favorire l’agricoltura in alcuni periodi dell’anno, essere rimborsati con un intervento economico più contenuto. Il rischio è che volendo espropriare tutto, non avendo la copertura finanziaria non si espropria nulla, quindi all’esproprio abbinare anche il concetto di servitù che fa raggiungere gli obiettivi con un minore impegno finanziario. Sono anche d’accordo con il subemendamento della collega Benatti che in effetti ha limato questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Mi dispiace che non sia presente il presidente, perché gli avevo fatto una richiesta su un problema prettamente giuridico. Così come è presentato il subemendamento, ha un qualcosa che non dà assolutamente chiarezza, ma soprattutto crea dei problemi per un motivo molto semplice: creare una servitù nel caso di esondazione o fare un esproprio, comporta costi che sono gli stessi, perché se io creo una servitù e dico che quella parte di terreno non deve essere coltivata, è normale che devo pagare annualmente un indennizzo sui redditi. Praticamente viene ad esservi un reddito di posizione e non un reddito che deriva dal lavoro. Se invece faccio un esproprio la proprietà diventa di un ente o del Comune, per qualsiasi tipo di lavoro dovesse essere fatto non ci sarebbe bisogno nemmeno di chiedere un accesso. Pertanto mi sembra una cosa assurda dire “io costituisco una servitù”, perché in termini economici ha dei costi e nello stesso tempo, se devo fare delle opere, nonostante ci sia una servitù devo sempre chiedere l’accesso al proprietario. Questa è una cosa che va completamente al di fuori di un principio logico di intervenire nel territorio affinché il territorio ne abbia dei privilegi, non il singolo, perché è giusto indennizzare nel caso in cui vi siano piovosità straordinarie e vi siano allagamenti, ma se ciò rientra nell’ordinarietà, perché non vengono ben tenuti gli argini o perché i proprietari confinanti i corsi d’acqua hanno creato dei problemi, non è giusto indennizzarli. Se introduciamo un emendamento siffatto, ritengo che non sia nemmeno rispondente alla norma, ma soprattutto si vanno a creare delle rendite di posizione a coloro che sono confinanti. Molte volte gli enti potrebbero intervenire operando una trattativa con coloro che confinano, magari facendo interventi sulle strade o su altre realtà, facendosi dare in concessione le piccole superfici che sono molte volte a confine e non creano nemmeno un problema in termini economici ai proprietari. Per questi motivi sono contrario e il gruppo di An voterà pertanto contro.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 7. Se passa decide il n. 8. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Anche questo emendamento riprende una sollecitazione che ha posto il consigliere D’Angelo in Commissione e che oggi ripropone in aula. Noi riteniamo che il testo che è stato approvato dalla Commissione recepisca la giusta sollecitazione del consigliere, con alcune garanzie, nel senso che l’emendamento è chiaro, si dà la possibilità di dare in concessione all’autorità demaniale alcune aree nelle vicinanze dei fiumi e dei torrenti, in modo che possano essere utilizzate per opere di basso impatto. La diversità fra l’emendamento della Commissione e quello del consigliere D’Angelo sta nel fatto che la Commissione specifica che questo non comporti la realizzazione di nuove volumetrie, quindi in questo senso riteniamo che lo spirito di quanto chiede il consigliere D’Angelo venga rispettato, dando una garanzia maggiore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Non sono d’accordo, anche se in Commissione si è discusso in modo abbastanza dettagliato questo argomento. Ritengo che non si possa aggiungere “ovvero per usi diversi se compatibili...” ecc., perché l’articolo 41 del D. Lgs. 152/99, al comma 3 contrasta con questa interpretazione. Carissima collega Benatti, leggo il comma 3 dell’art. 41 del D. Lgs. 152/99: “Per garantire la finalità di cui al comma 1 le aree demaniali dei fiumi, dei torrenti, dei laghi e delle altre acque possono essere date in concessione allo scopo di destinarle a riserve naturali, a parchi fluviali o lacuali e/o comunque a interventi di ripristino e recupero ambientale, qualora le aree demaniali siano già comprese nelle aree regionali, inserite nell’elenco ufficiale delle aree demaniali”. Quindi l’art. 41 dice che si può dare in concessione un’area demaniale solo ed esclusivamente per interventi di natura ambientale, pertanto l’emendamento presentato dalla collega, anche se “ammorbidito”, contrasta con l’art. 41. Per questo voteremo contro.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 09. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Anche in questo caso accogliamo la sollecitazione che fa il collega D’Angelo e che peraltro era stata oggetto di un dibattito all’interno della Commissione e che non era stato poi formalizzato, quindi il collega va a supplire una carenza dell’ultimo momento.
Nella sostanza il senso è che gli interventi di mitigazione sono effettuati, giustamente, a spese di chi li deve fare. Il subemendamento va a dare una garanzia nel senso che possono esserci anche degli effetti indotti di vario genere, ma le spese che vengono assunte, gli interventi che diventano prescrittivi sono quelli strettamente connessi al rischio, che sono anche valutati come necessari. Quindi questo subemendamento viene a completare la proposta del consigliere D’Angelo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 10. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Questo emendamento e il successivo n. 11 sono di fatto una integrazione tra le norme che regolano l’utilizzo del territorio, quindi le zone a rischio idrogeologico con la protezione civile. Ritengo che il presente articolo e il successivo, messi in un contesto di regolamentazione dell’utilizzo del territorio per dare sicurezza ai cittadini, siano un riferimento importante con la protezione civile che, in considerazione di quest’area a rischio, si adopera per scongiurare problemi ai cittadini. Quindi ritengo che l’emendamento debba essere accolto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Su questo emendamento e sul successivo c’è stata una lunga discussione in Commissione la quale è assolutamente d’accordo sul contenuto, però ritiene che su questo argomento ci sia una questione di carattere di tecnica legislativa, cioè riteniamo che la questione posta anche dalla protezione civile non sia corretto inserirla nel Pai, ma se mai va posta nell’ambito della legge di settore. Quindi la riflessione che facciamo, visto che il contenuto non è urgente o prescrittivo, è che vada tenuto conto di ciò in altra sede. Per questo riteniamo di non accoglierlo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 14. Se passa decade il n. 15.

PIETRO D'ANGELO. Presidente, questi sono emendamenti di una importanza rilevante, mi si dia il tempo di illustrarli.

PRESIDENTE. Basta chiederlo. L’emendamento è presentato dal consigliere Tontini. Nessuno intende illustrarlo?

PIETRO D'ANGELO. Collega, mi costringi a votare contro un atto al quale stavo dando la massima attenzione. Si continui così. Per il metodo con cui viene condotto questo Consiglio e per i contenuti, anticipo già il mio voto contro l’atto.

PRESIDENTE. Consigliere D’Angelo, nessuno le ha tolto il diritto ad intervenire.

PIETRO D'ANGELO. Un emendamento fondamentale che chiedo di illustrare come il 13 non viene illustrato e si passa a votare il 14 che va in direzione opposta. Se permette mi dà molto fastidio.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 14.

Il Consiglio approva

Decade l’emendamento n. 15. Emendamento n. 16. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

PIETRO D'ANGELO. L’emendamento in parte ricalca il discorso dell’emendamento 13. Sono le aree all’interno delle zone perimetrate a rischio di esondazione e di frana, nelle quali, attraverso interventi di mitigazione verificati dall’autorità di bacino, si possono fare degli interventi.
Passi per l’emendamento 13 sulle zone di completamento, passi per i centri storici, due aspetti che erano recepiti dal Pai adottato... Il Pai adottato permetteva di fare interventi edilizi all’interno di centri storici e zone di completamento a condizione che ci fosse la mitigazione. Durante il dibattito, le aree a rischio su cui si possono fare gli interventi sono state estese alle zone urbanistiche C, D ed F. Per chi non conoscesse il senso di questo intervento, zone di espansione residenziale. Si vuol rendere possibili, nelle zone di esondazione, le zone di espansione residenziale; si vuol rendere possibili zone di espansione produttiva all’interno delle zone considerate a rischio; si vuol rendere possibili le zone di servizi. Questo per quanto riguarda l’emendamento 13 che è passato senza alcun dibattito. Ecco perché ho manifestato, in modo anche violento, s’intende verbalmente, il mio dissenso, perché ritengo che un emendamento di tale portata che dà la possibilità di interventi residenziali in zone esondabili e in zone frana, meritava in quest’aula la giusta attenzione. Non si è voluto discutere, non importa.
L’emendamento di cui si sta discutendo ora dice addirittura che per i Comuni che non hanno adeguato i propri Prg ai Ppar si dà la possibilità di intervenire nelle zone D con interventi di insediamento produttivo e attraverso opere di mitigazione. Riteniamo che l’esondazione del 1992 del fiume Tronto che ha provocato decine di miliardi di danni, sia dovuta proprio agli insediamenti produttivi in alveo. Come può un ambientalista far passare emendamenti di questo genere che consentono, invece che di delocalizzare gli interventi di insediamenti produttivi fuori dagli alvei, di insistere nelle zone esondabili? Per questo motivo votiamo contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Rispetto a quanto ha detto adesso il collega D’Angelo, voglio rassicurare il Consiglio su due questioni. La prima è che il testo che abbiamo è quello che è stato oggetto di mesi e mesi di trattativa con i Comuni e con la loro associazione Anci, quindi è frutto di una concertazione. La seconda è che di per sé il testo che è stato approvato, che è una sintesi di tutto il dibattito che c’è stato, non dà sic et simpliciter l’autorizzazione a fare opere o alcunché, dà la possibilità di accedere allo strumento della mitigazione. Per la memoria di chi leggerà gli atti dico che il processo di mitigazione non è di per sé un okay all’attuazione delle opere ma solo una procedura, una sorta di concertazione con l’autorità di bacino e le autorità competenti, al termine della quale si potrà verificare se l’opera potrà essere effettuata, ma nulla toglie che alla fine di questa mitigazione l’esito possa anche essere negativo.
Per quanto riguarda l’emendamento 16 è una richiesta che ci è stata fatta dall’ufficio, che va a colmare una possibile lacuna o a dirimere un equivoco. Sostanzialmente si ribadisce che rimangono in vigore le norme che abbiamo già votato con il piano regionale per le attività estrattive, con le quali il Pai va ad essere assolutamente coerente.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 17. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Questo emendamento è relativo alle questioni di vigilanza, su cui si è dibattuto anche in sede di discussione generale. Penso che alla luce anche dell’approvazione dell’ultimo emendamento, che rafforza il concetto e lo strumento della mitigazione ambientale, abbiamo la necessità che le funzioni di vigilanza vengano esercitate dalla Regione, perché la mitigazione ambientale, che si sovrappone a quanto esisteva prima, cioè la negazione di un’autorizzazione o le prescrizioni, è in qualche modo uno strumento per far autorizzare quello che forse potrebbe non essere autorizzato, previa mitigazione ambientale. Quando abbiamo questi strumenti che pongono sull’altro piatto della bilancia un intervento che ha un forte impatto sul territorio, sull’equilibrio idrogeologico del territorio, credo che gli strumenti della vigilanza debbano essere esercitati e io dico che in particolare su questa materia, sulla vigilanza e sull’abrogazione, che di fatto è avvenuta, dei commi 2 e 3 dell’articolo 53 della legge 34, con un parere del consulente legale della Regione, la funzione di vigilanza stessa, proprio per questo motivo va riaffermata in questa sede e non rinviata ad un’altra data successiva, come traspariva dalle dichiarazioni dell’assessore Silenzi.
Il punto è che c’è un accordo con i Comuni sul non esercizio delle funzioni di vigilanza da parte della Regione su questa materia, perché c’è paura di dover andare a una contrapposizione con i Comuni che in qualche modo hanno condizionato un parere su questo atto alla mancanza di disposizioni che rafforzino e riaffermino il concetto della vigilanza da parte della Regione. Ma che paura si ha di avere degli strumenti operativi per esercitare questa vigilanza? Noi stiamo ripetendo il caso della legge 19 sull’urbanistica, quando i verdi in questa sede, con forza, riaffermarono che la legge andava a cancellare un potere di intervento da parte di enti locali sovraordinati ad altri, nello specifico potere di intervento delle Province sui Comuni, potere di intervento di organismi sovraordinati al piano regolatore. Puntualmente, a distanza di qualche mese, ci siamo trovati nella vicenda del famoso “piano regolatore-canaglia” di Sirolo, dove ci sono delle scelte assolutamente scandalose, le quali sono passate sotto silenzio o inosservate da parte di chi doveva esercitare dei poteri di controllo e oggi siamo nella condizione che ancora, a distanza di due anni dalla vicenda, non riusciamo a venirne fuori, nonostante ci sia una volontà politica ad intervenire. C’è una grande difficoltà ed è n problema ancora irrisolto. Noi andiamo avanti, anche in questa materia dell’assetto idrogeologico, con lo stesso sistema della legge 19: togliamo le funzioni di vigilanza, togliamo le funzioni di intervento che saranno esercitate una volta ogni dieci anni, perché magari riguardano solo casi straordinari, ma in quei dieci anni, quella volta in cui succede è la politica del centro-sinistra che viene discreditata, non viene discreditata, nell’arco dei dieci anni, la vera autonomia dei Comuni, quindi non c’è una volontà di voler sostituire i Comuni, di voler commissariare i sindaci, di voler impedire loro di esercitare le funzioni che gli stessi cittadini assegnano agli stessi, qui c’è la volontà di voler rafforzare una funzione, che è quella di vigilanza, che qui si è detto di voler rafforzare, però si vuol rinviare ad un altro momento.
Credo che della vigilanza non si farà un abuso, non lo si userà come strumento deterrente nei riguardi delle Amministrazioni locali per far loro fare qualcosa che non vogliono fare, ci sono già gli strumenti di programmazione. Si tratta di intervenire in alcune situazioni, di avere gli strumenti per intervenire in alcuni casi in cui, spesso, la volontà politica va in una direzione, ma la sommatoria dei tempi, delle norme ecc. impedisce, in quel momento, di poter intervenire. Si dice “siamo arrivati troppo tardi”. Vogliamo arrivare troppo tardi anche in questa situazione? Noi crediamo che sia un grosso errore quello di sottovalutare questo passaggio sulla vigilanza. L’abbiamo già sottovalutato in materia urbanistica, lo si faccia anche su questo, però noi non possiamo che rimarcare il dissenso, non perché vogliamo creare un incidente di percorso con gli enti locali, ma perché questo passaggio ci sembra importante per evitare che si verifichino delle situazioni delle quali, a distanza di tempo, rischieremmo di pentirci.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Credo che se andiamo alla sostanza della questione, cioè alle competenze demandate dalla legge, la prima competenza, anche sulla vigilanza, spetta alle Province. Quanto ha detto oggi dall’assessore Silenzi credo valga come parola d’onore della Giunta regionale, che in qualche modo la maggioranza fa propria, cioè le cose che si dicono devono poi trovare una conseguente realizzazione. La sostanza è quindi che la maggioranza e la Giunta regionale intendono esercitare, laddove sono necessari, i poteri di vigilanza. Questi poteri si esplicano in diversi modi. L’assessore dice che ci sarà una norma di carattere generale che sancirà questo principio. Nel merito del Pai noi diciamo che questo potere è anche in capo all’autorità di bacino. Se fino ad ora non è stato utilizzato questo potere, nulla toglie che è una facoltà che l’autorità ha e che noi, con questo atto amministrativo, non possiamo né togliere né aggiungere.
Nella fattispecie, laddove ci possa essere una richiesta da parte di un singolo o da parte di portatori di interessi collettivi, l’autorità di bacino è tenuta in primo luogo a richiamare la Provincia alla vigilanza e successivamente, laddove ci fosse necessità, nulla vieta all’autorità di bacino, quindi alla Regione Marche, di subentrare in caso di inadempienze.
Quindi la realtà della questione in questo momento è questa. Riteniamo di non accogliere questo emendamento perché conosciamo il dibattito che c’è fra Regione Marche e Province ed enti locali. La Regione Marche è all’avanguardia anche nella delega delle funzioni agli enti locali, però c’è anche un dibattito e su questo noi riteniamo che aggiungere all’ultimo momento un articolo con questa modalità possa essere equivocato ed inteso, da parte degli enti locali, come un modo per riappropriarsi delle competenze.
Quindi le competenze sono degli enti locali, la vigilanza è in capo in primo luogo alle Province, nulla vieta che l’autorità di bacino e la Regione possano richiamare le Province prima e, se necessario, svolgere anche azione di vigilanza diretta: tutto nella linearità dei rapporti e tutto con la prospettiva, come ci ha assicurato l’assessore, che comunque questo concetto della vigilanza nella correttezza dei rapporti istituzionali verrà definitivamente sancito anche con un’apposita norma che interesserà tutti i settori.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Ritengo che, come ho già detto nell’intervento generale, una possibilità di intervento della Regione in caso di inadempienza di quanto prescritto nel Pai sia indispensabile, l’abbiamo già visto per quanto riguarda l’urbanistica e io personalmente ho richiesto per ben quattro volte l’applicazione dell’art. 73 della legge 34/92 sul potere di vigilanza della Regione sulle funzioni delegate alle Province nelle zone ad alto valore paesaggistico. Ci troviamo da un lato, in urbanistica, con situazioni di alto valore urbanistico e in questo caso in zone ad alto rischio per l’incolumità dei cittadini, quindi ritengo che non ci sia nulla di scandaloso se si fa un richiamo alla possibilità, se necessario — perché la Regione non deve intervenire su ogni atto che si fa nell’ambito regionale, ma è chiaro che deve avere la possibilità, nel momento in cui si dovessero ravvisare interventi palesemente contrari ai contenuti del Pai — di poter intervenire. Non capisco perché i Comuni o le Province dovrebbero scandalizzarsi per qualcosa del genere: aver la possibilità di intervenire. Se non si prevede questo articolo nell’atto e se non si fa una legge precisa... Carissimo Silenzi, ogni volta mi dici “c’è da rivedere la legge perché non riusciamo ad avere il potere di vigilanza su quello che fanno alcune Province”. Poi cambiano gli uomini, cambiano le situazioni, non voglio dire che è tutto un disastro, ma a volte ritengo che questo potere di vigilanza sovraordinato alle Province in materie così sensibili sia indispensabile, è una garanzia per i cittadini. Ecco perché riteniamo che sia indispensabile fare questo riferimento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’atto 111. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere D’Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Come ho detto nell’intervento generale, molti contenuti sono presenti in questo atto, molte osservazioni sono state anche recepite, ritengo però che per degli ambientalisti non possa essere possibile, pur in una valutazione complessivamente positiva, votare a favore di un atto che dà la possibilità di interventi, anche se mitigati, in zone vergini per espansione produttiva, per espansione residenziale, zone a rischio di esondazione e di frana e per zone a servizi pubblici. Non ce la facciamo, non possiamo: anche se diamo complessivamente una valutazione positiva dell’atto non possiamo votare a favore di questi interventi. Ti ricordo, collega Benatti, che l’esondazione del fiume Tronto è avvenuta, nel 1992, appunto per insediamenti produttivi in zone esondabili, addirittura dentro l’alveo, perché considerate zone di completamento.
Per questo motivo, pur riconoscendo la validità dell’atto non possiamo votare a favore.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha la parola, sull’ordine dei lavori, il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Vorrei sottolineare, Presidente — poi trarrà lei le conseguenze dovute — che il Presidente della Giunta aveva assunto un impegno e io ritengo che gli impegni debbano essere onorati. L’impegno era che oggi si dava risposta alla nostra interrogazione sul problema delle polveri, cosa che non è avvenuta.

PRESIDENTE. Ho questa scaletta: rinvio della proposta di regolamento n. 3 per assenza dell’assessore; approvazione del programma della rete scolastica; proposta di atto amministrativo n. 1236; risposta del Presidente. Mi si dice che per la proposta di atto amministrativo n. 126 non sono previsti interventi, quindi la potremmo fare rapidamente, pertanto potremmo superare l’orario di conclusione della seduta antimeridiana.
Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. C’era un impegno per la legge sugli Ogm in questa seduta, quindi l’ordine del giorno non può essere modificato con il nostro consenso, se si risponde solo alle richieste di un gruppo consiliare.

PRESIDENTE. Propongo di procedere all’esame della proposta di atto amministrativo n. 126, per poi passare alla proposta di atto amministrativo n. 127 e quindi alla proposta all’interrogazione da parte del Presidente sull’interrogazione relativa alle polveri. Nel primo Consiglio utile si farà la proposta di legge n. 123.
Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Io propongo che si finisca con le proposte di legge e di ordine del giorno che lei ha citato, poi si proceda alla discussione dell’interrogazione sulle polveri, perché non vedo la logica della proposta di discutere atti amministrativi e leggi, poi passare a una interrogazione e ritornare a una legge. Non ha precedenti, in questo Consiglio.

PRESIDENTE. Gran parte dei componenti la Giunta, compreso il Presidente, nel pomeriggio devono essere a Roma, perché è in discussione una ripartizione di fondi, per cui diventa prevedibile la non continuazione. La mia proposta è semplicemente di superare il limite delle 13,30 facendo il possibile, sulla base di una priorità che maggioranza, Giunta e presidenti di Commissione indicano. La priorità che mi viene data è: proposta di atto amministrativo n. 126; proposta di atto amministrativo n. 127; risposta alla interrogazione del consigliere Giannotti. Credo che questo sia già sufficiente, perché sforiamo abbondantemente l’orario previsto. Dopodiché è stata avanzata dall’assessore la proposta di utilizzare il primo Consiglio utile per trattare le proposte di legge 223 e 190 al primo punto all’ordine del giorno, nel primo Consiglio utile, che ovviamente non sarà il prossimo, dedicato alla sessione di bilancio.

MARCO MORUZZI. Noi insistiamo che si trattino in questa seduta la proposta di legge sugli Ogm, prima della risposta alla interrogazione.

PRESIDENTE. Direi di concludere secondo l’ordine che ho indicato. Una volta svolta l’interrogazione, decideremo se saremo in grado di continuare o meno con le proposte di legge sugli Ogm.



Proposta di atto amministrativo (Votazione): «L.r. 39/1997, art. 3, commi 1, 2 e 3. Programma triennale degli interventi a favore degli emigrati marchigiani per gli anni 2004-2006» Giunta (127)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 127, ad iniziativa della Giunta.
La pongo in votazione.

Il Consiglio approva



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Deliberazione Consiglio regionale n. 105 dell’1.10.2003. Programmazione rete scolastica per l’anno 2004-2005» Giunta (127)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 127, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Con l’approvazione dell’atto in discussione si conclude un iter che era iniziato in questo Consiglio il primo ottobre con l’atto amministrativo 105, nel quale venivano indicate le linee di programmazione della rete scolastica regionale, ma oltre a questo si esercita per la prima volta nella nostra regione un potere, quello previsto dall’art. 138 del D. Lgs. 112 e cioè un potere della Regione sulla programmazione della rete scolastica. Quindi l’atto che stiamo per compiere ha un valore notevole, sia per il contenuto che per il rilievo storico. Ricordo che nell’atto amministrativo 105 la Regione indicava due priorità di fondo, sulle quali, poi, le Province avrebbero dovuto predisporre gli atti relativi ed esattamente: le modifiche al piano di dimensionamento per quanto riguarda la scuola dell’obbligo che, come sappiamo, questa Regione ha esercitato in maniera un po’ estemporanea in questo periodo, riconducendole a delle linee di indirizzo molto precise; l’aggiornamento degli indirizzi di studio per l’istruzione superiore rispetto alla quale, come sappiamo, da diverso tempo da parte delle scuole, ma anche di soggetti protagonisti del territorio, come il mondo degli imprenditori e dal mondo sindacale si chiedeva di aggiornare questi atti.
Il contesto in cui l’atto si colloca è complesso per il mondo della scuola, perché siamo in presenza di una legge nazionale, la 53/2003, che ancora non ha visto i decreti attuativi avere un’adeguata procedura ed esecuzione. L’unico atto in discussione è quello che riguarda la scuola dell’obbligo, tra l’altro fortemente contestato perché, come sappiamo, riduce in maniera drastica il tempo-scuola e cancella addirittura il tempo pieno. Il contesto altrettanto difficile perché la finanziaria prevede riduzione di risorse per il mondo della scuola e anche riduzione di tagli agli organici (sono prevedibili 16.000 persone in meno nel corso di questo anno finanziario). Siamo in presenza — questa è una novità assoluta, della quale credo il Consiglio non sia adeguatamente informato — di una sentenza della Corte costituzionale, nella quale si riconosce e si dà ragione ad un ricorso che era stato fatto da parte della Regione Emilia Romagna, la quale riteneva che, per quanto riguarda la programmazione della rete scolastica, non potesse essere separata da un potere della Regione, quello della previsione anche degli organici relativi, ovviamente, all’atto tesso. Siamo quindi di fronte a novità di un rilievo significativo.
Voglio ricordare brevemente, per poi arrivare ai contenuti dell’atto stesso, che la Regione, oltre a dare questi indirizzi aveva indicato alle Province anche una procedura per l’attivazione dell’atto. Le Province avrebbero dovuto, entro il 30 novembre far pervenire alle Regioni una proposta significativa. Purtroppo — per questo arriviamo in Consiglio anche con una certa fretta — le Province non hanno rispettato quei tempi, gli atti delle Province sono arrivati molto in ritardo, tant’è che la Giunta regionale ha potuto procedere alla predisposizione di questo atto soltanto il 30 dicembre. Questo è stato il contesto, abbastanza difficile, nel quale si è lavorato, anche perché, come sappiamo, il 31 gennaio scadono le iscrizioni per scegliere la scuola per l’anno scolastico 2004-2005. Ricordo anche che l’atto ha una validità annuale, perché tutti aspettiamo, per riorganizzare in maniera significativa la rete scolastica della nostra regione, che sia completato anche l’iter di riforma della legge 53 alla quale ho fatto riferimento prima.
La Commissione, oltre ad alcune modifiche dell’atto che illustrerò, ha ritenuto di ascoltare anche le organizzazioni sindacali e imprenditoriali. L’abbiamo fatto ieri, anche se in maniera un po’ tardiva, però ci era parso che le Province non avessero adeguatamente lavorato coinvolgendo tutti i soggetti del territorio, quindi ci siamo sentiti di procedere in questo modo. Tra l’altro questo ascolto è stato molto apprezzato, sia da parte delle organizzazioni datoriali che del mondo sindacale, che ci chiedono con molta convinzione di lavorare in maniera più condivisa e più concertata sulle politiche scolastiche sulle quali, come sappiamo, le competenze delle Regioni sono in aumento.
Ricordo che è stato anche ascoltato il direttore scolastico regionale (le nostre linee di intervento prevedevano non un vero e proprio parere ma una condivisione, una espressione di attenzione e di condivisione rispetto al parere stesso).
Nel merito occorre dire che sostanzialmente la Giunta regionale, ascoltando anche il comitato tecnico, ha fatto proprie le indicazioni delle Province che a loro volta avevano dovuto fare una selezione non facile, perché da parte del mondo della scuola sono sopravvenute proposte molto significative. La Commissione ha esaminato le proposte e ha ritenuto di introdurre una scelta significativa: quella di assegnare alle autonomie scolastiche, quindi alle singole scuole, la quota del 15% dei piani di studio che la legge 53/2003 assegnava alle Regioni stesse. E’ questa una scelta che la Commissione si è sentita di fare, quindi oggi le singole autonomie scolastiche avranno questa competenza: il 15% dei piani di studio di competenza regionale viene assegnato alle singole autonomie scolastiche.
Le scelte effettuate sono poche. Ricordo che la Regione aveva dato questo indirizzo: che per quanto riguarda le scuole di base venisse incoraggiato il fenomeno della verticalizzazione e per quanto riguarda i nuovi indirizzi della scuola secondaria superiore fosse favorito il riequilibrio territoriale a vantaggio dell’entroterra.
Che cosa prevede l’atto? Dà un parere positivo su tutte le riconfigurazioni della scuola di base, quindi gli istituti comprensivi così come vengono riorganizzati; si dà un parere positivo sull’istituzione di una nuova scuola dell’infanzia nella provincia di Ascoli Piceno e la Commissione ha poi ritenuto di presentare un emendamento su una questione logistica specifica che riguarda la realtà di Fabriano, ma sostanzialmente, per quanto riguarda la scuola di base c’è un parere positivo.
Per quanto riguarda i nuovi indirizzi delle scuole secondarie superiori il panorama grosso modo è il seguente. Circa la provincia di Ancona si ritiene opportuna l’individuazione di un nuovo indirizzo di studi per perito per il trasporto aereo. Questo è un indirizzo unico nella regione, legato ovviamente a un settore come quello del trasporto aereo, che è in espansione. Noi siamo una regione che ha un aeroporto. Quindi un unico indirizzo nuovo, da quel punto di vista. Si dice sì ad alcune realtà come l’istituto tecnico commerciale di Jesi Cuppari, per un indirizzi turistico, senza aumentare il numero delle classi (questa è la condizione che la Commissione pone). Si dice sì, per quanto riguarda la provincia di Ascoli Piceno, a una nuova scuola dell’infanzia, qualifica per i servizi di ristorazione di Porto Sant’Elpidio; si dice sì al nuovo indirizzo turistico “progetto assistito Iter”; a Grottammare una sezione staccata dell’istituto d’arte per l’arte fotografica. Per quanto riguarda la provincia di Macerata un nuovo indirizzo informatico all’istituto tecnico Mattei, noi diciamo senza limite di classi. La Giunta regionale riteneva di mantenere questo indirizzo riducendo gli indirizzi precedenti, noi riteniamo che questo non sia giusto perché in quella realtà esiste un indirizzo chimico che va sostenuto. Per quanto riguarda Civitanova sì ad operatore della moda, nuovo indirizzo. Per quanto riguarda la provincia di Pesaro si correggono alcune questioni che riguardano la sperimentazione nazionale al liceo Nolfi di Fano; si dice sì a due nuovi indirizzi, cioè l’istituto Mattei di Urbino, indirizzo informatica, all’istituto Battisti di Fano, indirizzo “Mercurio” (senza costi aggiuntivi, perché è possibile farlo con l’organico presente). C’è invece una indicazione molto forte che la Giunta, il Consiglio regionale e la Commissione sostengono con convinzione, anche di fronte ad un parere non positivo del direttore scolastico regionale, alla creazione di un biennio integrato elettrico, elettronico e meccanico come sezione staccata dell’istituto Volta di Fano, ma collocato nel comune di San Lorenzo in Campo, quindi una nuova offerta nell’interesse di quel territorio. Ricordo tra l’altro che da quel territorio, da quella vallata sono 176 gli studenti che si recano fuori provincia per poter accedere a quell’indirizzo di studio.
Per concludere abbiamo lavorato in maniera equilibrata, in una condizione difficile, non aiutati sicuramente da un contesto nazionale dove ci sono soltanto obiettivi di riduzione di risorse per la scuola pubblica e abbiamo cercato di dare risposte a nuovi indirizzi sicuramente necessari nel nostro territorio. Sappiamo che questo la Regione lo dovrà fare con più convinzione, anche con atti sicuramente di maggiore rilievo programmatico quando il completamento della “riforma Moratti” e i decreti attuativi per l’istruzione superiore saranno operativi.
Quindi ci sembra un atto equilibrato che dà risposte minime ma significative ai territori e ci auguriamo che, così come avvenuto in Commissione, ci sia un forte consenso anche nel Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Romagnoli.

FRANCA ROMAGNOLI. Condivido quanto detto dalla presidente Mollaroli riguardo la serietà ed anche la scrupolosità con cui abbiamo lavorato in Commissione, seppure nelle difficoltà createci da ritardi provocati da altri. In particolare non bene si sono comportate le Province che, oltre ad averci mandato tardivamente l’atto, pare — l’abbiamo scoperto sia dalle audizioni, sia dalla scuola, sia dai sindacati ascoltati ieri — che non abbiano svolto un lavoro con grande concertazione o condivisione, pare anzi che alcuni non siano stati neanche sentiti o sentiti a cose fatte. In particolare le categorie e le parti sociali, credo anche i Comuni e le scuole se determinate segnalazioni sono addirittura arrivate a noi tardivamente.
Le difficoltà nelle quali abbiamo operato ci hanno fatto ritenere opportuno sentire ieri le parti sociali, i sindacati (compresi Snals e Gilda), proprio per avere la massima condivisione su questo atto e poter così meglio orientarci.
Un atto che è inserito, è vero, nel contesto più generale del riordino che abbiamo con la predisposizione delle linee guida approvate già da tempo, sulle quali Alleanza nazionale aveva ed ha perplessità, in particolare riguardo l’opportunità di procedere a questo atto in questo momento quando i regolamenti attuativi, quando i decreti attuativi anche a livello governativo non sono completati, quando la riforma è in itinere, quando determinate cose sono ancora in corso. Abbiamo detto che era una forzatura, dal carattere peraltro di provvisorietà, quindi avevamo delle perplessità che manteniamo.
Riguardo questa parte che torna in Consiglio riteniamo di avere insieme operato una buona sintesi, on peraltro stravolgendo la rete scolastica e dando ascolto alle istanze che sono pervenute dai Comuni ed in particolare dalle scuole. Ieri da parte dello Snals e di altri sindacati si diceva che quando il collegio dei docenti delibera è necessario prestare attenzione alle richieste, perché sono richieste delle scuole, sono richieste concertate, sono richieste dei genitori, dei cittadini e dei ragazzi, quindi non si può non ascoltarle, non evaderle. Certo, non tutto è stato possibile, rimarco comunque il carattere provvisorio, transitorio di questo atto. Si provvederà, quando avremo anche la riforma a regime, a maturazione completa, a rimetterci le mani. Ci sono stati degli indirizzi mantenuti, nonostante avessimo, su più punti, parere contrario del direttore scolastico regionale che ha chiuso, per molte questioni, i cordoni della borsa, gestendo, almeno fino a ieri, questo ufficio e le risorse. perché dicono fino a ieri? Perché la sentenza della Corte costituzionale n. 13 del 2004 ha detto, come già ha anticipato la presidente Mollaroli, qualcosa di molto importante: la gestione del personale, quindi la competenza finanziaria su di esso, l’assegnazione degli organici, dei docenti non è più materia statale o meglio non è più competenza dell’ufficio scolastico regionale che è la longa manus dell’amministrazione centrale — non possiamo considerarla amministrazione regionale, ma periferica della centrale — ma è invece, secondo questa pronuncia, compito e funzione delle Regioni, quindi dell’Amministrazione regionale. Questo è molto importante, perché allo Stato in questa materia di legislazione concorrente resta l’organizzazione generale, resta anche l’assegnazione generale delle risorse, degli organici destinati su base regionale alla Regione, però la suddivisione, l’amministrazione attiva di questo, quindi la gestione, quindi gli organici, quindi i famosi tagli, le classi da dare in più o in meno in base agli organici sono competenza piena delle Regioni e pertanto anche l’assegnazione delle relative risorse finanziarie.
Dice anche la Corte costituzionale, per evitare che si crei un periodo di confusione legislativa, che non è caducata immediatamente la norma della finanziaria che venne impugnata, ma piuttosto dovranno, le Regioni, di volta in volta, con regolamenti appropriarsi di queste competenze e far sì che si gestisca il personale, gli organici della scuola da parte della Regione.
A maggior ragione oggi possiamo votare questo atto, perché gli eventuali veti, le preclusioni, le difficoltà che fino a ieri ci venivano da un ufficio scolastico regionale che in certi casi, magari, ci faceva comodo politicamente accusare, in certi altri ci dispiaceva perché ci venivano posti dei veti e quindi l’organizzazione di questa rete scolastica era monca e non si riusciva a realizzare appieno quello che la Regione proponeva, oggi cadono, per lo meno in questo atto restano, ma mi auguro che con celerità la Regione faccia questi regolamenti, con celerità la Regione passi nella fase di attuazione, quindi di svolgimento di questi poteri che le competono, cosicché anche l’esecuzione di questa nuova proposta di rete scolastica possa essere gestita e attuata appieno dalla Regione Marche, perché è dalla Regione Marche che si pretenderanno a breve i fondi, è dalla Regione Marche che si pretenderà la gestione, quindi l’attuazione e la messa a regime di questi indirizzi, di questi corsi, di queste scuole che oggi andiamo ad aumentare, ad aprire, in alcuni casi a sopprimere, trattandosi già di rami secchi, senza iscrizioni. E’ una bella sfida, una sfida a cui ieri ci hanno chiamato anche i sindacati, a cui in particolare ci ha chiamato lo Snals, ci hanno raccomandato di avere una visione d’insieme, di rivendicare queste competenze regionali, addirittura sollecitandoci anche a una riorganizzazione degli stessi lavori di Commissione che dovrebbero vedere anche la formazione professionale nel quadro dell’istruzione e formazione che nella riforma sono due binari paralleli. Questa attenzione per la Regione è doverosa, non possiamo più rimandare niente. Gli stessi veti, gli stessi pareri contrari che il direttore generale ha dato, mi auguro che potremo a breve essere noi a superare.
Quindi è un atto che non solo votiamo in maniera provocatoria, perché qualcun altro ci poteva dire “le risorse non ci sono”, ma è un atto al quale oggi, dopo quella sentenza, dobbiamo credere, perché è un atto che potremo — ed avremo i mezzi per farlo — approvare noi, purché, ripeto, ci si sbrighi a fare il regolamento attuativo, ci si sbrighi ad appropriarci di quei poteri che, salvo ulteriori pronunce, la Corte costituzionale ha chiarito che spettano appunto all’Amministrazione regionale e non più all’Amministrazione statale centrale, seppure rappresentata dal direttore generale, ma pur sempre emanazione di poteri statali.
Quindi una bella sfida. Noi abbiamo collaborato, e mi auguro che ne avremo soddisfazione, in favore soprattutto dei cittadini e delle comunità locali.
Le proposte sono venute dai Comuni, sono venute dai territori, sono venute dalle scuole e nonostante alcune fossero fuori dell’offerta formativa, non fossero sostenibili e credibili, la maggior parte, proprio per questa provenienza, proprio perché espressione del territorio, è stata accolta ed è stata assecondata da questa Commissione.
Sicuramente è un atto provvisorio, perché la ridefinizione della rete scolastica avverrà quando anche in materia di formazione professionale sarà detta l’ultima parola a livello governativo con l’emanazione dei decreti attuativi della riforma, però è una prima, importante risposta a quello che i territori hanno richiesto. Mi auguro che a questa riorganizzazione segua davvero la volontà di attuazione mediante reperimento di mezzi, di risorse politiche anche in termini di scelta degli organici e dei docenti che effettivamente vadano a rimpinguare queste scuole, a formare questi nuovi corsi, cosa che da ieri dipende da questa Regione fare. Mi auguro che lo faremo volentieri.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Voterò a favore di questo atto. Le colleghe Romagnoli e Mollaroli credo abbiano svolto relazioni molto esaurienti, quindi non debbo aggiungere altro. Una sola valutazione un po’ polemica nei confronti delle nostre quattro Province. Ricordiamoci quante volte chiedono competenze e arricchimento di funzioni. Purtroppo su questa vicenda hanno agito con ritardo, con carenza di consultazione e di concertazione. Mi dispiace che siano tutte e quattro di un colore ma non è colpa mia constatarlo oggi: quando si è dovuto parlare a favore di qualche Provincia, anche della mia, l’ho fatto, però in questo caso i piani sono arrivati con enorme ritardo, poi ci siamo accorti, visto le audizioni che abbiamo convocato noi, che non avevano neanche consultato i sindacati. Quindi delle carenze che non si debbono ripetere. Oggi la Regione pone un rimedio forte a questa vicenda, siamo soddisfatti dei sì che la Regione pronuncia e per questo concordiamo. Ci sono dei o che sicuramente, con un approfondimento e con un tempo maggiore, con una situazione diversa potevano anche essere tramutati in sì, ma oggi accettiamo questa proposta perché, come visto anche nell’audizione, raccoglie il consenso delle categorie produttive ed economiche e anche del mondo sindacale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Il mio intervento si dissocia da quello del capogruppo. Ringrazio il gruppo che mi ha dato la possibilità di votare secondo coscienza ed esprimo voto favorevole a questo atto, rimarcando con ancora più forza la contestazione che faceva Massi nei confronti delle Province, soprattutto quella di Macerata che è sempre assente negli atti che noi discutiamo. Solo all’ultimo momento la Provincia di Macerata si accorge della documentazione, degli atti, non ultimo il discorso fatto sui trasporti. Farebbe quindi bene, l’assessore competente del maceratese, con i consiglieri regionali eletti nella nostra circoscrizione, a sollecitare e porre maggiore attenzione agli atti. Bene si fa — ne abbiamo dato oggi dimostrazione, con i colleghi Massi e Pistarelli — quando ci sono atti importanti e fondamentali anche per il territorio, soprattutto per quanto riguarda la pubblica istruzione a non guardare alla demagogia e alla strumentalizzazione. Per questo mi dissocio, ringrazio nuovamente il gruppo e do il mio voto favorevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. E’ stato detto ampiamente che questo atto ripercorre un’abitudine che non mi piace: quella di arrivare in Consiglio regionale facendo fretta. Non consente di approfondire, come sarebbe doveroso, argomenti importanti. Stiamo parlando della organizzazione del sistema scolastico regionale, questioni estremamente importanti.
E’ vero che la responsabilità principale di questo ritardo è addebitabile alle Province che non hanno rispettato i termini previsti dalla legge, questo però non toglie che è mancata da parte dell’assessore, non certamente della Commissione o della struttura — mi dispiace parlar male dell’assessore quando non c’è — una capacità di sollecitazione, perché le leggi bisogna anche farle applicare. Quindi c’è questo aspetto che richiama il fatto che questo settore d’intervento regionale è la Cenerentola dell’attività del Consiglio regionale. Mi sembra che sulla scala dei valori decrescenti dal basso, dopo la cultura, assolutamente abbandonata per il mantenimento della delega da parte del Presidente, la pubblica istruzione sia un altro dei settori dimenticati.
L’altra considerazione è che a me sembra che le istruttorie delle Province siano insufficienti, inadeguate. Ho letto delle cose su cui si potrebbe discutere a lungo. Non voglio entrare nel merito di quanto fatto nelle altre tre province. Peraltro devo rilevare che il consigliere Brini ha contribuito in maniera decisiva — quindi si giustifica anche il suo voto in dissenso alla posizione del gruppo, rispetto a questa situazione — a costruire le condizioni per una proposta che corrisponda in maniera più adeguata alle esigenze della provincia di Macerata, ma per quello che riguarda la mia provincia, per esempio, ritengo — così come mi pare si possa cogliere dagli emendamenti che abbiamo presentato per le province di Ascoli Piceno ed Ancona — che non ci si sia mossi nel verso giusto. E’ stata prevalente una valutazione politica, che è riemersa anche nei lavori della Commissione.
Se c’è una cosa che non ho condiviso e non condivido, cara amica Mollaroli, è il giudizio da te espresso. La tua affermazione sulla inutilità del rapporto con la direzione generale, quindi con il Ministero della pubblica istruzione ti pone alla stessa stregua del centralismo nazionale del passato.? Oggi tu hai affermato, in quest’aula, che ormai la Regione fa, disfa, decide il contributo e il consenso degli altri, se c’è va bene, altrimenti è inutile.

ADRIANA MOLLAROLI. Ho parlato della sentenza della Corte costituzionale...

ROBERTO GIANNOTTI. Nessuno disconosce il ruolo e le competenze della Regione, ma tu non puoi non riconoscere il ruolo e le competenze che ancora in questo paese continua ad esercitare in questo campo il Ministero della pubblica istruzione e, per esso, la direzione regionale. Mi riferivo a quello che tu hai detto in ordine al direttore regionale. Il direttore regionale ha detto che questo piano non tiene conto di un elemento oggettivo, cioè che fin quando non si sa quante risorse finanziarie saranno a disposizione della direzione regionale, è inutile decidere percorsi formativi nuovi perché rischiano poi di non essere utilizzati. Aveva consigliato di aspettare marzo per approvare questo atto, approfittando anche del rinvio delle iscrizioni. Il nuovo dimensionamento scatta a settembre del prossimo anno, quindi non c’era assolutamente fretta a fare questa cosa. Comunque si è voluto fare, lo si è fatto, noi non ci sottraiamo assolutamente. Mi sento invece di contestare fortemente una scelta compiuta dalla mia Amministrazione provinciale e reiterata dalla Commissione, la scelta di respingere la richiesta del Comune di Fossombrone, notoriamente non governato dal centro-destra, in maniera unanime, rispetto alla possibilità di istituire in quella città un liceo. Questo legandolo al problema oggettivo della mobilità che coinvolge tantissimi studenti costretti, dall’entroterra della provincia di Pesaro a scendere su Fano. A me sembra che abbia fatto male e non abbia comunque motivato in maniera adeguata l’Amministrazione provinciale la bocciatura di questa richiesta, sostenuta con forza dall’Amministrazione comunale, dai gruppi consiliari, dalle associazioni, dalla realtà economica di quella città e fondata su presupposti concreti. Così come mi sembra che altre due richieste che abbiamo posto e che sono sostenute da una proposta emendativa, che riguardano la città di Jesi e la provincia di Ascoli meriterebbero di essere prese in considerazione.
Per questo motivo non voteremo questo atto, assumendo un atteggiamento di astensione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Questo passaggio è ancora relativo — dico relativo perché questo Consiglio regionale è nuovamente chiamato a discutere le questioni della rete scolastica, della programmazione in maniera parziale rispetto ad un quadro d’insieme — al fatto che la Regione Marche è chiamata, come le altre Regioni, a dare un contributo di programmazione organica alla rete scolastica. Sul merito fortunatamente, nella Commissione e anche grazie al contributo che abbiamo potuto portare, si è entrati in maniera sostanziale e non formale. Perché dico questo? Perché i formalismi a volte possono frenare quello che è un processo nell’ambito della legislazione, nella corretta applicazione della legislazione, di ammodernamento e di innovazione che la scuola ha bisogno di percorrere, visti i tempi e viste le difficoltà di relazione con il mondo della produzione.
In tanti casi si rischia di bloccarsi a qualche comma o a qualche lettura rigida del dettato normativo e di impedire invece questo processo e soprattutto la speditezza di questo processo.
Do atto al lavoro che la Commissione — anche grazie ai suggerimenti che modestamente siamo riusciti a portare come consiglieri anche non facenti parte della Commissione stessa — è riuscita a recepire in molti casi, non in tutti. Speriamo che anche altre situazioni si aggiungano e possano essere portate a soluzione, domande che sono rimaste inevase, però in molti casi si è riusciti ad affrontare in maniera corretta le questioni, in maniera anche coerente, coordinata con il dettato normativo, ma anche in grado di guardare alla sostanza delle scelte. Mi riferisco in particolare alla questione di Recanati e anche ai chiarimenti che sono venuti per San Ginesio, dato che l’istanza era già ricompresa nelle facoltà dell’istituto scolastico che l’aveva proposta.
Per questo mi associo, e non voglio ulteriormente riproporle, alle considerazioni della collega relatrice di minoranza Romagnoli, esprimendo un parere favorevole al fatto che questo tipo di indicazioni sono riuscite ad essere recepite nell’atto e ad andare incontro alle esigenze vere, reali, giuste, equilibrate del territorio e degli istituti che le hanno proposte.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli emendamenti.
Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Viene chiesta la verifica del voto, quindi pongo nuovamente in votazione l’emendamento n. 3.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 4. Viene chiesta la votazione per appello nominale dai consiglieri Giannotti, Ceroni e Trenta. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, a partire dal n. 1.

GABRIELE MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani assente
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini sì
Castelli astenuto
Cecchini sì
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli astenuto
D’Ambrosio no
D’Angelo no
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi astenuto
Giannotti sì
Grandinetti sì
Luchetti no
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri sì
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli sì
Procaccini no
Pistarelli astenuto
Ricci assente
Rocchi assente
Romagnoli astenuto
Secchiaroli assente
Silenzi no
Spacca assente
Tontini no
Trenta sì
Viventi assente

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva







Interrogazione (Svolgimento): «Inquinamento da PM 10. Provvedimenti assunti dalla Regione» Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Grandinetti e Trenta (982)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 902 dei consiglieri Giannotti, Ceroni, Cesaroni, Grandinetti e Trenta.
Per la Giunta risponde l’assessore Amagliani.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. E’ positivo che oggi l’assessore risponda su questa interrogazione, però c’è una situazione di emergenza che riguarda la città di Tolentino...

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Consigliere, sull’emergenza dell’acqua di Tolentino stanno arrivando le soluzioni: in settimana arriverà un esperto della Commissione grandi rischi di Roma. La protezione civile ha ricevuto la mia richiesta di dichiarazione di stato di emergenza e ci si sta attivando in questo senso.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. In riferimento alle questioni sollevate con questa interrogazione, vorrei chiarire che la delibera della Giunta regionale 1775 del 23 dicembre 2003 concernente “Sistema di indirizzi per la definizione di criteri e procedure per l’adozione dei provvedimenti per il contenimento e la prevenzione dell’inquinamento atmosferico da polveri sottili PM 10 e per il raggiungimento degli obiettivi della qualità dell’aria di cui al decreto 2.4.2002, n. 60, non è stata prevista l’istituzione del bollino blu ma è stato dato, a titolo indicativo, un elenco di provvedimenti di tipo strutturale a breve, medio e lungo termine, che i Comuni, con ampia libertà di scelta possono attuare per ridurre l’inquinamento da polveri sottili. Fra questi provvedimenti è previsto anche di attuare procedure per il controllo annuale dei gas di scarico, il cosiddetto “bollino blu”. Il programma è stato definito su valutazioni tecniche fatte dal servizio tutela ambientale e da vari organismi come l’Apat, il Ctn Ace, l’Arpa Marche, altre Arpa regionali, in cui è stato studiato l’inquinamento da polveri sottili. Queste hanno portato alla definizione, fra l’altro, dell’ambito unico regionale ed alla conferma della forte incidenza del traffico veicolare sulle produzioni di polveri, in particolar modo in ambiente urbano.
Questo ultimo provvedimento assunto è stato preventivamente discusso e concertato con le Amministrazioni comunali di Pesaro e Fano, le uniche ad avere attuato quanto previsto dalla delibera di Giunta regionale 2257 del 2002 e ad avere quindi da illustrare gli esiti dell’esperienza effettuata.
Si fa finta di non conoscere o di non capire quando si dice che questo atto non è stato concertato, che è un fulmine a ciel sereno. Per ristabilire la verità dei fatti vorrei richiamare tutti alla delibera del 23 dicembre 2002, ma all’allegato protocollo d’intesa. Questo protocollo d’intesa prevedeva misure senz’altro più restrittive di quelle che abbiamo “indicato” e non “ordinato” — per il semplice fatto che non potevamo ordinare alcunché — quindi invito a leggere quel protocollo d’intesa che è stato firmato, oltre che dalla Regione Marche, dalle quattro Province, dal Comune di Pesaro, dal Comune di Fano, dal Comune di Senigallia, dal Comune di Falconara Marittima, dal Comune di Jesi, dal Comune di Ancona, dal Comune di Osimo, dal Comune di San Benedetto del Tronto e dal Comune di Ascoli Piceno. Noi partivamo, un anno fa, con questo tipo di provvedimento, con questo accordo, concordato con queste Amministrazioni comunali. Quindi, chi oggi fa finta di non sapere o di non conoscere o pone problemi di mancata concertazione, o non ricorda o mente sapendo di mentire. Ma, ripeto, le indicazioni che oggi diamo sono minori rispetto a quelle concordate un anno fa. Oggi il provvedimento si estende ai comuni sopra gli 11.000 abitanti, ma ovviamente è indicativo per tutti i comuni delle Marche e non soltanto per quelli che superano gli 11.000 abitanti, tant’è che nell’atto c’è scritto a chiare note.
I giorni e gli orari di limitazione del traffico — lunedì, giovedì e domenica — sono stati scelti in modo da creare il minimo disagi possibile alla cittadinanza e alle attività commerciali. Spetta alle Amministrazioni comunali individuare, in relazione alle pressioni ed alla gestione del territorio, all’interno del proprio territorio, le parti interessate dai provvedimenti di limitazione del traffico e le vie di comunicazione esentate.
Per quanto attiene i costi del bollino blu il Comune di Pesaro che lo sta adottando, ha riferito che i costi per la verifica tecnica del mezzo di trasporto sono di pochi euro — circa 10 — esclusi naturalmente gli interventi necessari per porre in regola...

ROBERTO GIANNOTTI. Sono 12.

MARCO AMAGLIANI. Prendo atto che sono 12. Riferirò al Comune di Pesaro che non sono 10 ma sono 12, cifra ben più ampia dei 10 che ho comunicato.
Con le Amministrazioni provinciali e comunali interessate dal provvedimento regionale — 28 Comuni, nei termini che dicevo prima — è stato istituito un tavolo tecnico. La prima riunione si è svolta in data 15 c.m., mentre una è finita pochi minuti fa, quindi non ne conosco gli esiti.
Credo che sia opportuno che quest’aula e il gruppo di Forza Italia che ha prodotto questa interrogazione conoscano esattamente gli atti a cui ci riferiamo. I dati del 2003 sono questi, per le centraline che sono in funzione: sulle 35 giornate come limite massimo previsto per lo sforamento — lo sforamento dei 55 microgrammi per metro cubo: questo prevede il decreto dell’aprile 2002 — la centralina di Pesaro funzionante nel 97% dei giorni, ha rilevato 106 giorni di sforamento rispetto ai 35 massimi; la centralina di Fano (88% delle rilevazioni), 120 giorni di sforamento; quella di Ancona, la n. 1 (66% di misurazione), ha rilevato 52 sforamenti, mentre la n. 2 di via Bocconi (45% di rilevamento), ha evidenziato 67 sforamenti, la n. 3 di Torrette (40% di funzionamento), 52 sforamenti; quella di Falconara Marittima (78% di funzionamento), 54 sforamenti; quella di Montemarciano in cui c’è una situazione particolare, perché attraversata dalla statale 16 (77% di rilevamento), 1251 sforamenti; quella di Senigallia (79% di rilevamento), 52 sforamenti; quella di Ascoli (99% di rilevamento), 48 sforamenti; l’altra di Ascoli Piceno (78% di rilevamento), 33 sforamenti; quella di San Benedetto del Tronto (95% di rilevamento), 97 sforamenti; quella di Monsampolo del Tronto (84% di rilevamento), 44 sforamenti. Quindi tutti al di sopra del limite massimo consentito.
Il dato interessante — in termini negativi — è quello che va dall’1 al 15 gennaio: su 14 giorni di rilevamento 9 sforamenti a Pesaro, 11 a Fano; ad Ancona 2 su 2 per piazza Roma perché ha funzionato due volte; 5 su 6 su via Bocconi perché ha funzionato 6 volte; 10 su 14 su Torrette. Poi: 9 su 14 per Falconara Marittima; 12 su 14 per Montemarciano; 12 su 14 per Senigallia. Gli altri non sono disponibili.
Dall’analisi dei dati emerge che l’inquinamento da polveri sottili è uno dei problemi urgenti in ambito regionale e vanno studiate soluzioni a medio e lungo termine per migliorare la qualità dell’aria e tutelare la salute pubblica coinvolgendo le Amministrazioni locali e sensibilizzando la popolazione. In occasione delle riunioni tecniche con i responsabili comunali e provinciali del settore aria dell’Arpam si intende individuare le attività e gli interventi strutturali da programmare nel settore del traffico, il maggior responsabile dell’inquinamento da polveri sottili, nonché individuare azioni, attività ed interventi in altri settori quali quelli industriale e del riscaldamento civile, anch’essi responsabili delle attuali condizioni della qualità dell’aria e dell’ambiente.
Peraltro faccio presente che tra pochissimo tempo, nell’arco di due-tre mesi saremo i primi ad aver messo in atto, in Italia, un sistema, attraverso i funzionari che lavorano nel settore dell’IPPC, che riuscirà a controllare le emissioni industriali in tempo reale, quindi siamo all’avanguardia su questo, perché ci abbiamo lavorato.
Voi mi chiedete se il settore ha calcolato le ricadute economiche nei confronti del commercio e quant’altro, ma in questa interrogazione ciò che manca è se qualcuno ha calcolato le ricadute sulla salute umana. E allora debbo dire che sì, ho tenuto conto, nella previsione della domenica, del lunedì e del giovedì, anche della necessità di cerare il minor danno possibile alle attività commerciali, però richiamo tutti voi — e mi fa piacere che il primo firmatario dell’interrogazione non sia presente in aula: questo dimostra l’interesse profondo rispetto a questo problema — all’intervista rilasciata alcune sere fa dal dott. Bonifazi, noto allergologo, che va al di là dei dati del Wwf. Il Wwf dice “per questo problema ci sono circa 100 morti l’anno”. Il dott. Bonifazi dice “per questo problema ci sono circa 500-600 morti l’anno da polveri sottili”. E anche chi dice che le domeniche chiuse al traffico non risolvono il problema, rispondo che abbiamo studi precisi che dimostrano quanto le domeniche chiuse al traffico abbassino i limiti e quindi risolvano, in parte e non in toto, ma di molto, questo problema. Certo non siamo alla risoluzione totale, tutte le indicazioni che noi abbiamo dato con quella deliberazione sono indicazioni che si possono mettere in essere, alcune a breve termine, altre a medio e lungo termine. Certamente per intervenire avremo bisogno di ingenti risorse finanziarie, che non siamo oggi in condizioni di porre sul tavolo, ma stiamo ragionando anche su questo. Per esempio lo spostamento del traffico pesante sulla A14 è un provvedimento che abbiamo adottato per alcuni mesi dell’anno: se riuscissimo a farlo per tutto l’anno probabilmente arriveremmo alla risoluzione di una parte del problema, così come fondi necessari per la creazione di parcheggi scambiatori: abbiamo iniziato su questo terreno, stiamo ragionando attorno alla delibera Cipe del prossimo anno, perché quella relativa all’anno 2003 può essere utilizzata per la parte che riguarda i trasporti, quindi le infrastrutture, soltanto nelle zone Obiettivo 2 ma dal prossimo anno non sarà più così, quindi potremo avere uno schema più largo sul quale ragionare.
La cosa che mi preme dire è quella che ho detto poco fa a quel tavolo, che mi sembra, dalle ultime notizie che mi sono giunte, si sia ancora una volta chiuso senza grandissimi risultati. Io ho detto poco fa ai sindaci, alle amministrazioni locali e lo ripeto qui: la Regione Marche ha fatto ciò che doveva fare, ha indicato ciò che ritenevamo utile indicare alle Amministrazioni comunali e provinciali, i provvedimenti che ritenevamo utili per iniziare a confrontarci e a risolvere alcune questioni. Tutto il resto spetta alle Amministrazioni locali, spetta ai sindaci decidere cosa fare, quando fare, come fare. Nessuno si rifugi dietro la mancata concertazione. La concertazione c’è stata fino in fondo, sta continuando, ora ci vuole il coraggio di fare una scelta di civiltà, perché questa è una scelta di civiltà. Si misura chi sta da una parte e dall’altra di una barricata a seconda se rispetto a un problema di questo tipo si assumono provvedimenti che portino a tutelare la salute dei cittadini della regione Marche. In questi termini noi abbiamo inteso ragionare, su questo andremo avanti: ognuno si assuma le proprie responsabilità di fronte ai cittadini, che sulla carta tutti diciamo di voler tutelare, ma poi, nel momento delle decisioni reali, dobbiamo adottare atti e fatti che possano intervenire in questo senso.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Brini.

OTTAVIO BRINI. Noi rimaniamo perplessi da questa risposta data dall’assessore Amagliani, a nostro avviso con un comportamento un po’ arrogante, che fa finta di non conoscere o di non saper leggere quello che noi abbiamo scritto. Inoltre palesemente nervoso, ma questo si capisce dalle figuracce che ha rimediato da un mese a questa parte: non fa altro che correre dietro una magra figura che ha fatto, un’imposizione, un atteggiamento che sicuramente non ha portato un grosso dibattito e un grosso contributo, anzi ha fatto fare dei passi indietro. Non è certamente l’assessore Amagliani il portatore delle verità e il paladino della salute dei marchigiani. L’assessore Amagliani deve e dovrà solo fare il suo dovere, quello di assessore e deve rispettare la volontà e il comportamento di chi non condivide il suo atteggiamento rispetto al metodo e al merito, non sulla materia in discussione. Quindi ha avuto una caduta di stile, assessore Amagliani, anzitutto perché non ha capito lo spirito dell’interrogazione o fa finta di non capire, secondo perché non si rende conto di quello che le hanno detto i sindaci, o fa finta di non aver sentito quello che le hanno detto i sindaci e l’Anci. Terzo, nessuno è entrato nel merito della discussione, in questa fase, perché proprio lei ha negato e non ha messo in condizioni i componenti della IV Commissione, anche a livello consultivo... Perché lei è portatore di democrazia, portatore di concertazione, viene da un partito che gira tutto il mondo per parlare di queste cose ma poi, quando dalla teoria lei passa alla pratica diventa un piccolo potestà e decide in nome e per conto di tutti, ha la presunzione di decidere in nome e per conto di tutti. Lei non è portatore di verità, lei in questo momento ha commesso un grosso errore: non si è voluto confrontare con la Commissione competente e quella “lezioncina” che ci ha fatto questa mattina la poteva tenere in IV Commissione, noi avremmo detto “bravo il prof. Amagliani, che ha portato i dati” e questo sarebbe stato materia di discussione e di dibattito anche all’interno della Commissione.

MARCO AMAGLIANI. E’ in vigore da un anno, questo provvedimento: perché non mi ha chiamato la Commissione, se era così sensibile?

OTTAVIO BRINI. Io non ti ho interrotto, hai fatto una relazione di circa 30 minuti, rivolgiti al tuo presidente, non a me. Non sono io il presidente della IV Commissione. Questo rafforza ancora di più lo sfilacciamento che c’è tra questa Giunta — e mi dispiace che non ci sia il Presidente D'Ambrosio — con il suo assessore e la stessa IV Commissione, tanto è vero che un sindaco che era stato informato di questa problematica mi ha detto “vedi se in Regione trovi una delibera”: abbiamo dovuto fare la caccia al tesoro per trovare questa documentazione del 23 dicembre, alla vigilia di Natale, quando si sapeva che gli uffici sarebbero stati chiusi, quando non c’era la documentazione necessaria e non c’era nemmeno la possibilità di prendere in visione quanto il “prof. Amagliani” ha stabilito con la sua delibera.
Il vicepresidente della IV Commissione, con la massima serenità e tranquillità aveva chiesto al presidente e ai commissari della maggioranza se erano a conoscenza di questo provvedimento e candidamente tutti hanno risposto di no. Allora ho detto “cosa dobbiamo fare?”. L’auspicio di tutti i presenti era che lei si degnasse per lo meno di comunicare — sarebbe già stato tanto per noi, questo — con una semplice lettera, la relativa documentazione, anche per conoscenza. Non pretendevamo la sua presenza, perché sappiamo che per lei il tempo è prezioso, è impegnato a livello regionale e Dio ci scampi e liberi, se avesse potuto dedicare dieci minuti alla Commissione, dato che ha ben altri problemi.
La nostra interrogazione è stata fatta il 7 gennaio e lei si contraddice quando interviene, perché afferma che il tavolo è iniziato il 15 gennaio. Del resto è iniziato male, perché sono venute le rappresentanze dei Comuni e non sono riuscite a capire cosa lei voleva fare, tanto è vero che a livello regionale c’è stata non dico una sommossa, perché è un tema molto delicato, che sta a cuore a tutti, ma molta perplessità per come lei ha portato avanti questo problema, con una semplicità enorme, mentre il problema è di vasta portata e di grande delicatezza. Ha creato scompiglio nei Comuni, ha creato incertezza. Si chiedevano quali erano stati i problemi, perché erano solo 28 Comuni, non c’era stata nemmeno la comunicazione necessaria per l’informazione, su un problema così grave che riguarda la salute di tutti. Lei, nella sua “lezioncina” che ci ha fatto ha saltato anche alcuni comuni dove non ci sono le centraline. Allora abbiamo capito che la salute vale solo per i comuni sopra i 15.000 abitanti... (Interruzione). E’ la seconda volta che mi interrompe, non sia nervoso, assessore. Lei, ormai l’errore l’ha commesso, mettiamo una pezza a questo errore che ha fatto, non vogliamo infierire più di tanto. Tanto è vero che il Presidente D'Ambrosio, di fronte a un problema così delicato ha preferito andarsene, perché sicuramente non aveva argomentazioni. Lei ci ha detto che il tavolo è stato fatto il 15 gennaio, guarda caso la nostra interrogazione risale al 7 gennaio. Ci ha detto che ancora oggi stanno discutendo, proprio in questi momenti. Assessore, ma il provvedimento che lei ha fatto, con chi l’ha concordato? Con se stesso?
Ecco la nostra preoccupazione. Non si può gestire l’amministrazione pubblica come se fosse cosa nostra. Quando si parla della salute pubblica — voi ci date lezioni a livello nazionale, tutti i giorni: non fate altro che chiedere di riferire in Parlamento anche per le minime cose — vogliamo essere informati tutti per poter dire tutti la nostra, per migliorare i provvedimenti e ne abbiamo dato dimostrazione anche in quest’aula in più di un’occasione. Poc’anzi, dieci minuti fa ci siamo anche differenziati, come gruppo di Forza Italia. Questo quando gli atti sono giusti e giustificano i provvedimenti per la collettività e la comunità.
Mi auguro che lei faccia tesoro di questa lezione, assessore, soprattutto nel rispetto dei colleghi consiglieri che fanno parte di questo Consiglio e che non sono stati mai informati su questa problematica, e nel rispetto delle Commissioni consiliari, altrimenti che senso ha che parliamo del Pai e non parliamo di questi problemi? Solo per informazione, per dare un contributo.
Ci siamo permessi di fare questa interrogazione e abbiamo ottenuto l’obiettivo che ci eravamo prefissi, quello di sensibilizzare e coinvolgere tutte le istituzioni. Per noi è una soddisfazione, come gruppo di Forza Italia, però ci auguriamo che questo metodo venga attuato anche per il futuro e non è giusto che i consiglieri verdi D’Angelo e Moruzzi debbano scrivere sui giornali, o Forza Italia, apparendo come coloro che cercano spazio per avere visibilità politica. A noi la visibilità politica su queste tematiche non interessa, caro assessore, ci interessa affrontare i problemi, perché noi non ci siamo tirati mai indietro rispetto ad alcun problema e come Forza Italia ci siamo sempre assunti tutte le responsabilità, votando anche atti sui quali, a livello nazionale, se avessimo voluto fare demagogia e strumentalizzazione sarebbe stato molto facile. Quindi lei deve dare la buona fede a Forza Italia per questa interrogazione, caro assessore, non c’è malafede, perché “chi la fa l’aspetti”. Noi abbiamo fatto il nostro dovere e ci auguriamo che in futuro con serenità, con tranquillità anche lei faccia il suo dovere e informi e rispetti chi deve rispettare, perché anche noi possiamo portare un contributo, poiché, ripeto, lei non è portatore di verità, lei non è assolutamente il gestore della salute pubblica e noi ci guardiamo bene dal farci rappresentare da un assessore come lei.

PRESIDENTE. Confermo che, rispetto all’emendamento n. 4 alla proposta di atto amministrativo n. 127, i favorevoli sono stati 8, con 19 voti contrari e 6 astenuti.
A questo punto dobbiamo valutare se c’era la possibilità di andare avanti con la proposta sugli Ogm, oppure, come richiesto anche dall’assessore, far sì che la stessa proposta costituisca il primo punto dell’ordine del giorno, al primo Consiglio utile. Credo che possiamo accettare la seconda ipotesi.

(Così rimane stabilito)

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 14,45