Resoconto seduta n. 17 del 09/11/2000
RESOCONTO INTEGRALE

SEDUTA DI GIOVEDI' 9 NOVEMBRE 2000
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUIGI MINARDI

La seduta riprende alle 16,30

Mozioni (Votazione proposta di risoluzione):
«Problematiche connesse all'utilizzo e alla diffusione di prodotti geneticamente modificati» Silenzi, Avenali, Amati, Franceschetti, Tontini e Mollaroli (14)
«Organismi geneticamente manipolati in agricoltura» Moruzzi e Benatti (30)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le mozioni n. 14 dei consiglieri Silenzi, Avenali, Amati, Franceschetti, Tontini e Mollaroli e n. 30 dei consiglieri Moruzzi e Benatti, abbinate ai sensi dell'art. 119 del regolamento.
Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. La risoluzione che stiamo discutendo è il risultato della convergenza tra le due proposte presentate in Consiglio regionale. Avevamo già svolto la discussione generale nella precedente seduta, con una breve illustrazione del documento. Nel frattempo sono intervenuti alcuni fatti che hanno sottolineato l'importanza e l'attualità di questo argomento: la decisione assunta a maggioranza dal Parlamento europeo di approvare una risoluzione che ancora non è definitiva perché dovrà essere sottoposta al parere del Consiglio dei ministri europei sulla possibilità di utilizzare, in viticoltura, piante geneticamente manipolate.
Su questa decisione c'è stata una levata di scudi a livello nazionale, perché attraverso la viticoltura il nostro Paese porta nel mondo uno dei prodotti di qualità che ha raggiunto sicuramente la massima notorietà e ha un peso fortissimo nella bilancia dei pagamenti: in questi giorni leggevamo dati estremamente importanti sull'apporto in valuta estero delle esportazioni di vino di qualità del nostro Paese. Attraverso queste manipolazioni sappiamo che è possibile portare su qualsiasi tipo di coltivazione quelle caratteristiche qualitative che oggi trovano interesse sul mercato, slegando il prodotto dal territorio, da alcune caratteristiche che permettono non solo di avere la qualità ma soprattutto di avere un vantaggio competitivo. Quindi la nostra non è una preoccupazione soltanto sugli aspetti di carattere ambientale o sanitario ma sull'impatto economico, per le economie rurali che oggi sono costrette, dalle condizioni di mercato, a puntare non sulle produzioni di quantità ma sulle quelle di qualità, sulla differenziazione, un qualcosa che è avvenuto anche per il settore extragricolo ma che in maniera accelerata sta avvenendo per tutto il settore agroalimentare.
Questa introduzione degli OGM in agricoltura creerà sicuramente una turbativa di mercato che si aggiunge alla turbativa di carattere ambientale e sanitario che noi non dobbiamo assolutamente valutare.
La risoluzione, che spero sia condivisa da tutto il Consiglio, parte da queste considerazioni, viene approvata in un'aula che già in passato ha dato segnali molto chiari in direzione della tutela di una agricoltura naturale, di una qualità dei prodotti. Il documento che approviamo impegna anche ad una nuova iniziativa, che è quella della riduzione degli aiuti Pac nei riguardi di quelle aziende che volessero utilizzare piante geneticamente manipolate.
Questo atto risulta estremamente importante, perché non è possibile procedere con provvedimenti di divieto, di commercializzazione, di circolazione dei prodotti così come il Governo ha già fatto per il mais, a ripetizione su tutti i prodotti. Serve una politica di incentivazione e disincentivazione. Se noi condividiamo, come i proponenti condividono, che le Marche debbano essere una regione che si c caratterizza per certi tipi di produzione, per essere un'area libera da coltivazioni geneticamente manipolate, questo strumento di disincentivazione è sicuramente più efficace di una politica di divieti assunta a livello centrale.
Mi auguro che il documento trovi il consenso da parte di tutti i gruppi. In relazione all'emendamento ho chiesto al gruppo di Alleanza nazionale di chiarire bene i contenuti di un emendamento, perché con quella formulazione così come riportata nel testo, c'è scritto qualcosa che probabilmente i proponenti non volevano proporre, cioè qui si stabilisce una obbligatorietà della brevettazione della vita. C'è stato un errore di dattiloscrittura che ho segnalato ai colleghi del gruppo, perché con questa formulazione l'emendamento non sia accoglibile, ma forse non è neanche quello che volevano intendere i proponenti.
Gradirei che prima di passare al voto, i firmatari chiarissero i contenuti dell'emendamento, perché per il resto si limita soltanto a trasferire un comma dalla parte iniziale della risoluzione alla parte conclusiva.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Chiedo al collega Moruzzi di indicarmi il punto...

MARCO MORUZZI. Voi volete rafforzare il concetto della obbligatorietà della etichettatura dei cibi, non l'obbligatorietà della brevettazione della vita, quindi "obbligatorio" andrebbe inserito dopo la parola "etichettatura".

GILBERTO GASPERI. E' la frase che c'è nella mozione.

FRANCA ROMAGNOLI. L'abbiamo solo posposto nella fase dell'impegno, anziché metterlo nella premessa. E' sufficiente la frase contenuta sopra spostandola dopo "impegno".

GILBERTO GASPERI. In termini non solo interpretativi ma anche concettuali, pur essendo d'accordo, come filosofia, su questa mozione, ci siamo sentiti di fare queste richieste perché non possiamo pensare che in Italia, in modo particolare come Consiglio regionale delle Marche si possano dare delle indicazioni definitive, concrete per ciò che sta avvenendo non solo nel mondo dell'agricoltura ma nel campo della genetica, in modo particolare nel campo zootecnico. In agricoltura le mutazioni genetiche avvengono già da decine di anni e sono di due tipi: quelle naturali che avvengono nell'ambito delle gemme che vengono utilizzate per la riproduzione della specie, verificando se queste mutazioni sono favorevoli o non favorevoli. Le altre sono mutazioni indotte effettuate attraverso raggi gamma o raggi X per vedere se ciò che è stato provocato come mutazione può essere favorevole o non favorevole.
Pur essendo d'accordo su questo principio, c'è un fatto fondamentale: non possiamo ritenere possibile di colpire coloro che coltivano le sementi che sono state mutate geneticamente, perché l'Italia non produce nessun tipo di sementi, ma si prendono le sementi, si riproducono per moltiplicarle e vengono riconsegnate alle società olandesi con capitali americani, quindi vengono riportate nelle grandi multinazionali per poi essere riselezionate — si seleziona il seme nel suo peso e nella sua misura — e rimesse in commercio.
Se pensiamo di andare a colpire coloro che le coltivano sbagliamo indirizzo. Dobbiamo eventualmente far sì che nell'etichetta sia scritto "semente proveniente da una mutazione indotta a livello genetico". Una cosa del genere può essere possibile, altrimenti da un punto di vista prettamente tecnico, siamo concorrenziali con quelle società, con quegli imprenditori fuori della nostra regione o addirittura dell'Italia che riproducono le stesse sementi, ottengono gli aiuti dall'Ue, mentre noi andiamo a penalizzare coloro che svolgono la stessa attività ma attraverso un regolamento o una legge regionale. Ecco il significato di questo tipo di richiesta.
Sono perfettamente d'accordo con la filosofia ed il concetto, però non possiamo pensare di intervenire in un campo così minato, così pericoloso, perché alla fine non andiamo altro che a penalizzare delle vittime come noi che consumiamo, perché sono coloro che comperano le sementi, le riproducono e poi vengono riportate sul mercato così come vengono prodotte. Se questo non è vero, voglio avere dei dati precisi che dimostrino che dico bugie. Se pensate che in Italia si producano delle sementi, ditemi il nome della ditta, perché tutto ciò che viene riprodotto non è altro che ciò serve a riprodurre il quantitativo di sementi. L'ultima produzione di sementi è stata fatta dall'Istituto di cerealicoltura italiana fino agli anni '52-'53. Pertanto sono d'accordo, ma facciamo attenzione a non andare a penalizzare gli agricoltori marchigiani.
Qui si dice "ad avviare i controlli a campione nelle piantagioni marchigiane avvalendosi dei preposti servizi fitosanitari regionali". Cari signori, vorrei ricordarvi che uno dei responsabili era l'ex consigliere regionale Paoletti: era un responsabile di questo consorzio fitosanitario e tra l'altro non aveva nessuna conoscenza specifica in materia. Non cominciamo ad andare a fare i controlli che sono politici e non tecnici. E' invece indispensabile dire "caro signore, vieni qui e fammi vedere l'etichetta di ciò che hai piantato", altrimenti che controllo fitosanitario si va a fare? Non abbiamo le strutture, ma soprattutto non abbiamo persone competenti a fare questo tipo di controllo. E poi, il controllo non può essere fatto verificando l'aspetto esteriore, ma si deve esaminare il corredo genetico della pianta. Non credo che il consorzio fitosanitario che fa capo alla Regione possa avere queste competenze. E' servito a qualcuno — ho fatto nome e cognome prima — per poter andare in pensione a condizioni più favorevoli.
Quando diciamo "emanare entro l'inizio della prossima annata agraria un provvedimento che riduca anche gli aiuti Pac alle aziende agricole che effettuano a qualsiasi titolo impianti di OGM", dobbiamo fare attenzione, perché magari non fanno l'impianto di OGM ma usano lo stesso seme che siamo convinti sia da un punto di vista genetico migliore. Non si deve fare confusione per un prodotto che da un punto di vista genetico è identico ma che ha caratteristiche organolettiche diverse perché viene coltivato su terreni che hanno natura diversa e gli danno caratteristiche diverse. La responsabilità non é, in questo caso, né dell'agricoltore di pianura né dell'agricoltore di collina. Non andiamo a penalizzare i più deboli, perché qui la debolezza è proprio dell'agricoltore. Chiedo a lei, Presidente, anche di intervenire in merito.

PRESIDENTE. Ci sono due emendamenti. Il primo chiede di cassare il punto 4), successivo a "visto che", che recita "sostiene l'iniziativa italiana a Bruxelles" e di inserirlo dopo "Il consiglio regionale impegna la Giunta". Lo volete subemendare?
Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Va bene così, perché impegniamo la Giunta sulle questioni rispetto alle quali può intervenire: "impegna ad avviare il controllo a campione nelle piantagioni marchigiane, avvalendosi..." ecc. Sopra, "Il Consiglio regionale sostiene l'iniziativa italiana a Bruxelles per il miglioramento dei regolamenti comunitari sull'etichettatura...", quindi nella sostanza ciò che dite voi. Ma è più un'azione politica del Consiglio regionale. Pertanto ritengo che quell'emendamento non ha motivo di essere, perché la risoluzione così come scritta credo sia estremamente corretta. Impegniamo la Giunta sulle questioni di competenza regionale e impegniamo il Consiglio regionale a sostenere l'iniziativa a livello comunitario. La normativa sull'etichettatura è una competenza comunitaria e nazionale, quindi un'azione politica. Ecco perché ritengo che l'emendamento non abbiamo motivo di essere. Capisco la preoccupazione, ma se leggete bene così come scritto, credo che la sostanza da voi posta contenga ciò.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Ritengo che la richiesta di impegnare la Giunta sia più calzante, visto e considerato che è lo stesso assessore all'agricoltura che avrà dei canali particolari e più concreti nei confronti del ministro dell'agricoltura e nei confronti della Commissione aperta direttamente a Bruxelles. Quindi, quando si dice "a sostenere l'iniziativa italiana a Bruxelles", se noi impegniamo la Giunta, perché se rimane come una prerogativa è una volontà del Consiglio, ma non si impegna la Giunta a fare passi avanti su una posizione più concreta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 2 a firma Giannotti. Prevede di cancellare le parole "entro l'inizio della prossima annata agraria" e sostituirle con "dopo aver realizzato un'adeguata azione informativa e formativa".
Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. E' accoglibile il senso della proposta, perché si vuole un'adeguata azione informativa nei riguardi degli agricoltori. Non è accoglibile la cancellazione di una scadenza precisa, altrimenti non ha nessun valore la decisione: la prossima annata agraria 2001-2002 vuol dire novembre, esattamente dodici mesi. Chiedo al proponente di accettare di subemendare l'emendamento con questa formulazione, perché nessun intende far calare dall'alto alcun tipo di provvedimento e comunque questa clausola dovrebbe essere inclusa nei moduli che l'agricoltore sottoscrive. Una clausola di questo genere significa che l'agricoltore, quando firma i contributi della Pac, sottoscrive qualcosa e quindi, in quel modulo che sottoscrive, questa cosa deve essere scritta. E' quindi accoglibile la precisazione, perché mi pare un miglioramento, però non fissare una scadenza dà la possibilità di non farlo mai.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Credo che la sua preoccupazione sia fuori luogo. Togliere quel riferimento temporale non toglie la possibilità, ma recupera questo dato di informazione. E' impensabile che si possa assumere un'iniziativa così senza avere informato il mondo agricolo di quello che abbiamo valutato e deciso.
Da questo punto di vista non credo che il senso dell'emendamento sia tale da far venir meno questo impegno temporale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Non possiamo pensare che il mondo agricolo è fatto da un branco di imbecilli e di anafabeti. Qui si dice "dopo aver realizzato un'adeguata azione informativa e formativa". Parliamoci chiaro: gli agricoltori non vanno a chiedere se quello lo possono andare a piantare, è un prodotto che è in commercio, quindi un prodotto che da un punto di vista legislativo è fruibile. Andiamo a considerare gli agricoltori un branco di imbecilli? Se una cosa ce l'ho sul mercato e alla fine viene fatto un controllo la Regione mi dice "non ti do gli aiuti Pac"? Ma scherziamo? Se è un prodotto sul mercato la legge italiana dice che si può vendere, acquistare, seminare e raccogliere. In questo modo ci diamo una martellata in testa, è una cosa che non sta assolutamente in piedi, non tanto l'emendamento del consigliere Giannotti, ma mi meraviglio che l'ex assessore sostenga che questo emendamento sia migliorativo. Evidentemente ha avuto a che fare con non agricoltori nella precedente legislatura, perché questo emendamento penalizza la dignità degli agricoltori, dei lavoratori che operano seriamente in agricoltura. Ciò che troviamo è legalmente ammesso in commercio, quindi chiedo da parte vostra un minimo di meditazione su una cosa di questo genere.

PRESIDENTE. Non vi sono subemendamenti, quindi pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Pongo in votazione la proposta di risoluzione.

(Il Consiglio approva)



Mozione (Discussione e votazione): «Ristrutturazione Enel» Procaccini e Martoni (20)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la mozione n. 20 dei consiglieri Procaccini e Martoni.
Ha la parola il consigliere Procaccini per illustrarla.

CESARE PROCACCINI. Questa mozione scaturisce da molteplici iniziative che il nostro gruppo e il nostro partito hanno svolto a livello nazionale e di Regione Marche sul problema della privatizzazione dell'Enel. I Comunisti italiani sono contrari, ed hanno votato contro in tutte le sedi istituzionali preposte, la privatizzazione ed in particolare contro il "decreto Bersani" che ne ha concretizzato l'operatività, perché essa va contro la direttiva Ce 92 del 1996 e si sta rischiando nel concreto oggi, mentre parliamo, la distruzione del terzo gruppo elettrico energetico mondiale, appunto l'Enel.
Le nostre proposte sono state sono: che all'interno della direttiva Ce 92/96, che obbliga la diversificazione societaria dei vecchi assetti, quindi anche del monopolio Enel nel nostro Paese debba essere mantenuta la maggioranza pubblica della gestione e soprattutto della programmazione dell'energia elettrica, perché in questo settore il mercato ha già fallito, tant'è che alcuni Paesi del mondo, in primo luogo gli Stati Uniti d'America e non solo, stanno rivedendo questa impostazione esclusivamente privatistica. Lo "spezzatino" dell'Enel, con la cessione di oltre 15.000 megawatt a privati è del tutto eccessivo ed ingiustificatooe rischia, nel concreto, di modificare e spazzare via nel nostro Paese il meccanismo della tariffa unica, che pure nel concreto rischia di creare una ulteriore selezione tra una parte più ricca ed un'altra parte più povera del territorio nazionale.
Questa situazione ha portato all'incentivazione, anche nelle Marche, della cosiddetta cogenerazione attraverso tariffe di cessione assolutamente fuori mercato, con costi maggiori per i cittadini, con conseguenze anche per le Marche, per le quali tale "spezzatino" sta creando preoccupanti prospettive e addirittura probabili disastri dal punto di vista occupazionale. Non solo è un problema sottovalutato dalle forze politiche più in generale — perché questo è un problema addirittura più grande dal punto di vista della quantità e della qualità di altri trattati in questo consesso: mi riferisco alla Telecom e non solo, altro settore primario dell'economia energetica nel nostro Paese — e non solo nelle Marche è in pericolo il mantenimento della direzione territoriale di Marche e Umbria che ha sede ad Ancona, ma sono in atto tagli sistematici all'occupazione. Dal 1998 alla metà di questo anno si è passati da 1.477 unità alle attuale 1.250. Sono aumentati dell'83% gli infortuni sul lavoro, si è passati dai 17 del 1998 agli attuali 31, dato riferito al 1999. E il dato, purtroppo, è in crescita.
E' ormai in atto una destrutturazione sistematica anche dal punto di vista del sistema informativo esterno. Infatti è imminente la chiusura di 13 sportelli su 22 cosiddetti sportelli commerciali, che sono in realtà gli uffici dei contratti oggi essenziali per il servizio e per il contatto con il pubblico, e dovrebbero esserlo ancora di più in un sistema in regime di concorrenza, dove uno dei concorrenti, in questo caso l'Enel, che dovrebbe fare nel miglior modo la concorrenza ad altre strutture private o para-private, dovrebbe avere sul territorio sportelli efficienti, mentre, viceversa, adotta questo sistematico taglio. Si tratta di tagli sistematici che colpiscono anche gli sportelli di Fabriano e Camerino, due zone terremotate, oltre a San Benedetto del Tronto, cioè uno sportello con una delle più vaste utenze delle Marche.
Sono stati ridotti gli investimenti e quelli già ridimensionati sono stati congelati e bloccati. Infatti, dall'1.3.2000 c'è stata una drastica riduzione per la bassa tensione, cioè per le frequenze domestiche, in generale rurali e più in generale per le aree meno popolate. L'Enel, o quello che rimane dell'Enel, investe quasi esclusivamente nelle aree a più vasta densità abitativa ed industriale.
Esiste anche una drastica riduzione della manutenzione, perché si è andati ad una riduzione delle squadre preposte alla manutenzione. Si appaltano ad altre ditte terze sistemi di manutenzione, di controllo e nuove opere laddove vengono fatte e non si utilizzano appieno e non si fa una verifica sistematica delle concessioni ancora vacanti, comprese quelle idriche. Una occasione, questa, per essere discussa anche dal Consiglio regionale in una imminente, ci auguriamo, discussione sul piano energetico che sarebbe ora la Giunta portasse in Consiglio per essere discusso, se necessario modificato ed approvato.
Il dispositivo della nostra mozione lo possiamo tranquillamente trasformare in risoluzione come atto di sostegno ad una iniziativa più generale, in primo luogo quella del sindacato dei lavoratori, per dare maggiore forza alla possibilità di ridimensionare i danni. Chiediamo infatti alla Giunta regionale che intervenga attraverso i suoi organismi preposti, in primo luogo il Presidente e l'assessore competente, presso il Ministero dell'industria per far modificare anzitutto l'accorpamento delle sedi direzionali che porta con sé tutto quanto ho detto in precedenza in termini di occupazione; chiediamo di intervenire presso la direzione dell'Enel per l'attivazione di un tavolo di confronto con la Regione soprattutto ma anche con il sistema diffuso degli enti locali, alla luce anche di quanto previsto dal patto programmatico dello sviluppo. Questa opzione positiva che hanno previsto questa Giunta e questa maggioranza e la precedente Giunta, di utilizzare quasi 50 miliardi per lo sviluppo economico della nostra regione, potrebbe essere in minima parte destinata per intervenire in quelle zone in sofferenza dal punto di vista energetico, recuperando una sottovalutazione dell'Enel nei suoi programmi.
Chiediamo altresì che si istituisca un tavolo formale tra il sistema delle autonomie locali, il Consiglio regionale, il sindacato dei lavoratori e tutti gli organismi preposti così come hanno fatto altre Regioni — la Sicilia ed il Piemonte, ma altre ancora — proprio per verificare all'interno di una modificazione istituzionale in atto nel nostro Paese, la possibilità di assegnare alle Regioni un maggiore ruolo, di pervenire a una soluzione dei problemi aperti, come attori principali dello sviluppo economico e non subire le scelte altrui.
Chiediamo alla Giunta che vi siano certezze di investimenti, sia dell'Enel, ma pubblici in generale, per garantire il servizio, per garantire l'occupazione, per garantire la sicurezza e la manutenzione degli impianti e soprattutto la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Pensiamo, al termine di questa illustrazione, che si possa addivenire ad una sintesi unitaria, proprio per dare maggiore forza ad una questione che rischia di essere sottovalutata, perché il problema energetico, insieme a quello dell'istruzione e della sanità, deve essere al primo posto in un Paese civile, moderno e democratico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Il gruppo I Democratici aderisce alla mozione presentata dal gruppo Comunisti italiani, condividendone lo spirito e il contenuto, in particolare per quanto riguarda il dispositivo. Riteniamo, come abbiamo già espresso in sede di discussione sulla Telecom, che il problema del ruolo della Regione vada posto nel dialogo e nella contrattazione con organismi di valenza nazionale. Dobbiamo aprire un confronto che possa portare ad una gestione dei servizi che sia condivisa e concertata.
Abbiamo presentato un emendamento che va a sostegno dell'azione che viene portata avanti dalla città di Fabriano, nella quale è stato paventato il rischio di una chiusura dell'ufficio commerciale per le motivazioni che ha detto il collega Procaccini, sento in questa sede che la stessa cosa avviene per la città di Camerino e, mi dicono, anche per la città di Fano, quindi credo che potremmo aggiungere anche i nominativi delle altre città che sono interessate. Presenterò, eventualmente, un subemendamento.
Intendiamo così, esprimere una solidarietà e un impegno, nel momento in cui la Giunta affronterà il problema con l'Enel e con il Ministero, a interessarsi anche di questi problemi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Ci troviamo da ormai un paio di anni a una serie di situazioni in cui aziende dello Stato, del parastato o comunque di cui lo Stato era titolare della proprietà, riducono il personale e accorpano. Questa operazione ha riguardato e sta riguardando le Ferrovie dello Stato, le Poste, oggi ci occupiamo dell'Enel. L'andamento precedente era dato da un'organizzazione in cui, talvolta, il personale era sovrannumerario rispetto alle reali esigenze. Con la tendenza alla privatizzazione c'è un riassorbimento e una ristrutturazione, che però non sempre corrispondono alle reali esigenze, molto spesso si tratta di smobilitazione vera e propria e di esagerata utilizzazione degli strumenti di fuoriuscita dal mercato del lavoro, come ci è capitato di esaminare, sempre in quest'aula, per quanto riguarda il caso Telecom. In quel caso l'azienda, attraverso un ricorso massiccio alla ricerca della massimizzazione dell'utile, ha messo in cassa integrazione, in tutta Italia, 2.500 persone, di cui alcune centinaia delle Marche, poi riassorbite attraverso un accordo sindacale.
Per quanto riguarda l'Enel siamo più o meno allo stesso andamento: nelle Marche siamo da 2.500 addetti del 1996 a 1.700, con un calo netto di 800 unità. ovviamente, questo è giusto se si tratta, come nella precedente conduzione, di situazioni di pletora, ma è profondamente ingiusto se invece si vanno a ridurre i servizi e si tiene conto solo della gestione aziendale, senza minimamente considerare che questa azienda esplica un servizio per la comunità.
Noi riteniamo che si debba sicuramente intervenire, addivenendo ad una concertazione tra le autorità istituzionali e queste aziende nel modificare la loro struttura, la sicurezza degli impianti, la manutenzione ed altro. Non è un mistero che le riduzioni del personale delle Ferrovie dello Stato hanno comportato un aumento del rischio e c'è motivo di ritenere che anche nel settore dell'energia la riduzione degli occupati comporti riduzione della sicurezza degli impianti e delle attività che vengono esplicate sul territorio. Invece, molto spesso, queste aziende — chiamiamole ex parastato — affidano a strutture o aziende private i lavori, con il sistema dell'appalto o del subappalto che non danno alcuna garanzia di sicurezza e non garantiscono, soprattutto, i diritti sociali dei lavoratori.
Noi riteniamo però che a questa mozione, il cui contenuto in larga massima condividiamo, debba essere aggiunto un altro aspetto a nostro parere ugualmente importante: inserire la vertenza Enel nell'ambito di un dibattito più vasto che riguarda il problema energetico nelle Marche, problema che non è stato mai affrontato compiutamente da questo Consiglio regionale. Nella precedente legislatura la Giunta regionale adottò un atto che doveva essere presentato a questo Consiglio, ma i continui rinvii, il disaccordo tra le forze politiche — in quel caso soprattutto di maggioranza — e la fine della legislatura, hanno comportato la non approvazione in aula del piano energetico, che tra l'altro oggi risulta anche abbastanza datato. C'è la necessità di affrontare questo problema, c'è la necessità che ci sia un dibattito complessivo sul problema dell'energia, di cui sicuramente la produzione è fattore essenziale e l'occupazione dell'azienda primaria di produzione è un aspetto non trascurabile, insieme ad altri aspetti quali quello dell'attivazione di centrali private che producono energia da riversare poi sulla rete. Questo è uno di quei problemi a cui non si può sfuggire e per questo motivo il gruppo consiliare di Alleanza nazionale ha presentato un emendamento su questo tema, proprio a corredo del documento, affinché sia un atto compiuto. Al dispositivo che impegna la Giunta regionale ad intervenire presso il Ministero dell'industria per far modificare l'accorpamento delle direzioni territoriali, chiediamo che sia aggiunto un altro capoverso in cui "si impegna la Giunta ad affrontare organicamente il problema dell'approvvigionamento energetico della Regione Marche anche attraverso la presentazione in aula del piano energetico regionale approvato dalla Giunta nella scorsa legislatura", quindi decaduto dal punto di vista giuridico e non ancora discusso in sede di Consiglio regionale. Quel piano costituisce il riferimento indicativo, ma noi crediamo che un piano debba essere Ministero e debba essere oggetto di discussione in sede di Consiglio regionale. Crediamo che questa sia una posizione forte e necessaria a corredo di questo documento, perché indubbiamente investe l'Enel, la sua struttura nel territorio, i suoi impianti e quindi l'occupazione dei lavoratori nel settore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Il gruppo Ds è d'accordo con il merito della mozione, nel senso che, per quanto riguarda i problemi delle risorse energetiche nella nostra regione ne discuteremo in quest'aula appena verrà presentato il piano che auspichiamo venga quanto prima, ma non credo che si possa mettere insieme il discorso di un processo di ristrutturazione di un ente importante come l'Enel che ci coinvolge direttamente e che condividiamo, con problematiche di carattere più generale che sono importanti ma che hanno poco a che vedere con la questione specifica.
Non condivido molto la parte dell'intervento del consigliere Procaccini che diceva di essere contrario alla privatizzazione. Io credo che sia necessario arrivare a processi di privatizzazione, perché questa competitività fa bene ai consumatori, in quanto ci possono essere spazi per ridurre i costi, in questo caso dell'energia, ma al di là di questa questione è ovvio che ristrutturare non significa dover penalizzare un territorio, in questo caso la regione Marche. Qui abbiamo una direzione territoriale Marche-Umbria, che da dati in nostro possesso risulta avere fatto investimenti mirati, avere ottenuto risultati di funzionalità, di miglioramento della rete elettrica e quindi del servizio nella sua complessità. Questo processo di ristrutturazione prevederebbe di spostare la direzione territoriale Marche-Umbria dalla nostra regione all'Emilia Romagna, non ne vediamo le ragioni, perché qui non c'è un problema di funzionalità ma una sorta di problema di potere. E' ovvio che questa cosa non la possiamo accettare. Siccome c'è un confronto aperto, condividiamo questa mozione laddove dice "impegna la Giunta regionale ad intervenire presso il Ministero, presso l'Enel, con le organizzazioni sindacali a far sì che il processo di ristrutturazione non penalizzi, sia dal punto di vista dei servizi che dal punto di vista dell'occupazione la nostra regione". Su questo siamo d'accordo, per il resto discuteremo al momento opportuno, quando argomenti quali il piano energetico arriveranno in quest'aula.
Esprimiamo quindi voto favorevole alla mozione così come è stata predisposta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amagliani.

MARCO AMAGLIANI. Prendo la parola per dire che il gruppo di Rifondazione comunista voterà a favore della mozione presentata dai consiglieri Procaccini e Martoni. Però voglio anche precisare che non presentiamo risoluzioni a fronte di questa mozione presentata, per un motivo molto semplice: sono le 17 e ancora quest'aula non ha discusso di un solo atto che sia in grado di produrre effetti propri. A fronte del dibattito che c'è stato, la cosa che noto è che tutti gli intervenuti si sono soffermati sugli effetti ma nessuno ha parlato della causa. Il nostro gruppo non presenta alcuna risoluzione, però consentitemi almeno di dire che questo è il frutto della privatizzazione e dell'applicazione delle norme della Ue in maniera estensiva fino alla privatizzazione totale che trasforma il cittadino da "utente" a "cliente", che serve solo ed esclusivamente, o prioritariamente, ad aumentare le quotazioni di questo titolo in borsa e comunque si va ad intervenire in una materia che è stata il fiore all'occhiello della nascita del centro-sinistra in questo Paese. I danni che questa politica produce sono sotto gli occhi di tutti, con questa mozione li si evidenzia quanto meno in parte se non in toto. Noi, per spirito di collaborazione con i lavori di quest'aula non presentiamo nessuna risoluzione non dico alternativa ma aggiuntiva, specificativa di quello che abbiamo scritto, però si sappia che il pensiero di Rifondazione comunista è questo e non un altro, quindi votiamo una parte del problema. Quando una privatizzazione è in atto, quando c'è la necessità di ristrutturare per contenere i costi, si arriva fino in fondo: se la ristrutturazione passa da questo distretto o da un altro, poco importa all'azienda, la verità è che quello che importa è contenere i costi e contenere i costi significa anche delegittimare, probabilmente in maniera pesante, un servizio. Questa è la nostra idea, ma detto questo voteremo la mozione presentata dal gruppo Comunisti italiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Il gruppo Verdi ritiene di votare a favore di questa mozione dei colleghi Procaccini e Martoni, perché è indispensabile, in una fase di ristrutturazione legittima dell'Enel, tener sempre presente la salvaguardia dei posti di lavoro. L'abbiamo detto in relazione alla vicenda Telecom, lo ribadiamo con forza anche in questa occasione e, se necessario, continueremo su questa posizione per altre eventualità. E' chiaro che l'aspetto della ristrutturazione dell'Enel non riguarda solamente la salvaguardia dei posti di lavoro ma è un discorso molto complesso e articolato, per cui occorre, come è emerso da qualche intervento che mi ha preceduto, che questo Consiglio regionale affronti con determinazione l'aspetto energetico e in particolare l'aspetto relativo all'energia elettrica nella nostra regione.
Nella precedente legislatura i Verdi hanno con forza chiesto che si arrivasse alla stesura di un piano energetico che doveva in qualche modo indirizzare la politica energetica della nostra regione, doveva programmare gli interventi sul territorio, evitando accentramenti che si sono verificati nella Bassa Vallesina di strutture fortemente inquinanti.
Sappiamo bene che i colleghi di Rifondazione a fine legislatura dissero di evitare il dibattito sul piano energetico. Chiediamo con forza in quest'aula che venga affrontato con determinazione l'aspetto della programmazione energetica in questa regione. Temiamo, come sempre, che la vada a premiare non i cittadini bensì l'aspetto delle lobbies economiche.
Pertanto ribadiamo il nostro appoggio a questa mozione e chiediamo un atto di responsabilità, di determinazione di questo Consiglio affinché si rimetta mano al piano energetico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Esprimo il voto favorevole del gruppo di Forza Italia rispetto a questa mozione. Certo, l'analisi che faceva il consigliere Procaccini è giusta rispetto a questo graduale smantellamento di tutta una serie di servizi essenziali per la vita delle nostre comunità. Non si tratta solo dell'Enel, ma penso al problema delle strutture scolastiche, penso al problema del servizio postale, rispetto al quale si è aperta una grandissima vertenza nella regione, perché sta prevalendo una logica di razionalizzazione selvaggia. E a rimanere colpite da questo provvedimento sono soprattutto le comunità dell'interno. Basti pensare che solamente nella mia provincia sono 12 i centri interessati da quest'opera di smantellamento in questo tentativo di riorganizzazione dell'azienda Poste. Ma riguarda tutta una serie di servizi. E' un processo pericoloso, rispetto al quale occorre una presa di coscienza ed una reazione forte da parte delle istituzioni, in primo luogo da parte della Regione. Forse la nostra risposta fino adesso non è stata adeguata rispetto a questa logica che sta passando, rispetto alle scelte del Governo nazionale.
E' condivisibile la preoccupazione che esprime il consigliere Procaccini sulla situazione occupazione dell'Enel. Però credo che la questione di fondo sia quella del servizio, un servizio già reso difficile oggi dai meccanismi burocratici che coinvolgono i cittadini nell'attivazione delle procedure e per tutta una serie di questioni. Credo che questo sia il problema su cui occorre una risposta adeguata da parte del Consiglio regionale così come da parte di tutti i livelli istituzionali.
Questo appello che viene oggi dalle Marche con una mozione unitaria, ritengo possa rappresentare un importante punto di riferimento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Sostanzialmente possiamo votare questa mozione con delle motivazioni opposte a quelle del consigliere Amagliani, nel senso che personalmente ritengo che grossi danni all'economia nazionale siano stati prodotti nel momento in cui è stata nazionalizzata l'energia elettrica. In effetti, in questi anni abbiamo pagato il 50% in più di quello che si paga l'energia elettrica in Francia, grazie a questa operazione di nazionalizzazione. Ciò ha danneggiato fortemente tutte le imprese e i loro margini di concorrenza all'estero, ha danneggiato fortemente tutti noi come cittadini, quindi oggi, questo processo di privatizzazione è un processo che governi di centro-sinistra hanno avviato. Condivido, comunque, questo processo. Altro è il discorso per quanto riguarda la riorganizzazione delle strutture e dei servizi che il consigliere Procaccini ci ha posto all'attenzione, perché su quello che rimane da gestire, al di là delle nostre opinioni politiche, per quanto ci riguarda come rappresentanti della Regione Marche abbiamo l'interesse che vi sia un'attenzione particolare per ciò che concerne le strutture presenti nella nostra regione, anche se, ovviamente, dobbiamo sapere che nel momento in cui si avviano procedure di privatizzazione come queste, da qualche parte i tagli vengono portati. Per esempio, io abito a Fabriano e conosco la preoccupazione che i locali a Fabriano siano chiusi, però bisogna essere altrettanto coerenti e dire che quando si avviano questi processi, da qualche parte una "botta" si prende.
Cerchiamo quindi di tutelare al massimo i nostri interessi, però non possiamo essere così ipocriti da non sapere che quando si avviano questi processi, una reazione c'è sul tessuto sociale.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Spacca.

GIAN MARIO SPACCA. Informo il Consiglio che il Governo regionale è fortemente interessato a conoscere la strategia che l'Enel intende attuare nel nostro territorio, soprattutto riguardo ai processi di riorganizzazione delle proprie direzioni nel settore della distribuzione. Da questo punto di vista il vertice del Governo regionale ha già preso contatto con il presidente dell'Enel Chicco Testa, con l'amministratore delegato Tatò e con il responsabile della distribuzione dell'Enel dott. Judice, per un incontro in cui si dibatta qual è la strategia dell'Enel in relazione anche al nostro territorio.
Questa stessa richiesta è stata rivolta al ministro dell'industria che sarà ospite della nostra regione nei giorni 1 e 2 dicembre nella località di Pesaro, e nell'agenda degli incontri che riguarderanno i temi della politica industriale abbiamo già inserito il tema dell'energia, per cui ci sarà la possibilità di un confronto diretto con il ministro Letta sul tema che quest'oggi è stato sollevato in Consiglio regionale.
Vorrei evidenziare come la mozione proposta dai consiglieri Procaccini e Martoni sia condivisibile, perché mira a un obiettivo di carattere sostanziale, che è quello di evitare un accorpamento in seno all'Enel, per effetto del quale la sede di Ancona verrebbe ad essere spostata. Questo determinerebbe non soltanto una riduzione del personale come è stato posto in evidenza, ma anche un peggioramento del servizio verso l'utenza che già nella nostra regione non è dei migliori, con continue interruzioni della fornitura, come più volte è stato segnalato da varie utenze industriali ed artigianali.
Quindi credo che sia importante attivare — come stiamo facendo e come è stato anche richiamato — il ruolo del Governo regionale in questa direzione. Debbo però osservare che nel recente passato la comunità regionale non è stata in grado di favorire gli investimenti dell'Enel sul nostro territorio, non procedendo ad autorizzare, ormai da più di cinque anni, la realizzazione di impianti che potevano servire per la distribuzione dell'energia elettrica a vantaggio del nostro sistema produttivo.
Nella scorsa legislatura, per poter superare questo impasse e consentire l'investimento programmato dall'Enel, era stato costituito un gruppo di lavoro per valutare l'insieme del programma di ampliamento prima di procedere ad autorizzare ogni singolo intervento, ma nonostante varie riunioni e dopo che erano stati anche espressi dei giudizi positivi sugli investimenti, soprattutto da realizzare nell'area dell'entroterra, per motivi differenti connessi alla capacità di rappresentanza autonoma degli interessi delle comunità locali, questi investimenti non sono avvenuti.
Credo che anche in questo Consiglio regionale si debba porre una questione che già si era posta nella precedente legislatura, di trovare un giusto equilibrio tra le esigenze di sviluppo del nostro territorio e quelle di salvaguardia ambientale e di equilibrio territoriale che comunque sono presenti nella sensibilità di quest'aula, ma è bene che questo equilibrio sia raggiunto, perché poi paghiamo delle penalizzazioni sotto un profilo o l'altro se non vi riusciamo.
Da questo punto di vista credo che la mozione possa rappresentare un utile strumento di riflessione. Noi, come Governo regionale faremo di tutto per salvaguardare gli interessi dei lavoratori ma soprattutto è interesse della nostra comunità regionale avere salvaguardata la sede della direzione territoriale Marche-Umbria ad Ancona.
Sull'altro argomento che è stato introdotto più o meno propriamente, quello del piano energetico regionale, la Giunta già è arrivata alla determinazione, con una decisione formalmente assunta, di procedere a una rivisitazione di tale piano energetico che era già stato elaborato nella scorsa legislatura, che era stato approvato in Giunta regionale, inviati alla Commissione consiliare competente, da questa approvato e che soltanto per motivi di tempo, essendo alla fine della legislatura, non è stato dibattuto e votato in Consiglio regionale. Tale piano è centrato sul raggiungimento dell'obiettivo di maggiore equilibrio nella produzione di energia elettrica attraverso l'impianto di cogenerazione della raffineria di Falconara Marittima, che ridurrebbe il fabbisogno energetico regionale dall'attuale deficit dell'80% al 50%. Per motivi che sono a voi tutti noti, la Giunta regionale è arrivata alla determinazione di un approfondimento di questo stesso piano, per definire degli scenari possibili rispetto anche alla differente produzione di energia elettrica che faccia utilizzo di differenti fonti possibili. Quindi è un'esercitazione su cui la Giunta intende impegnare le migliori competenze attualmente disponibili, a cominciare da quelle dell'Enea da aggiungere a quelle dell'università di Ancona, per valutare questa ipotesi di scenario rispetto alle possibili forme di produzione dell'energia elettrica, in modo tale da ridurre il fabbisogno di questa risorsa che è particolarmente grave nella nostra regione. L'assestamento di bilancio prevede la dotazione finanziaria per procedere a questo incarico, quindi non appena l'assestamento di bilancio transiterà in quest'aula e sarà approvato, da parte della Giunta regionale si provvederà a dare l'incarico, anche perché la proposta di piano energetico regionale a suo tempo assunta dalla Giunta e approvata dalla Commissione, aveva un'ipotesi di fondo che è venuta meno soprattutto in questa fase congiunturale: l'ipotesi che il prezzo del petrolio sarebbe rimasto pressoché costante su una valutazione di circa 22-23 dollari a barile e che, sostanzialmente, le ragioni di cambio tra l'euro e il dollaro sarebbero state profondamente diverse da quelle attuali. Queste ipotesi sono venute meno e anche in funzione di ciò c'è stata la valutazione di opportunità di una rivisitazione del piano, quindi l'incarico riguarderà questi aspetti e comunque c'è la sensibilità, nel Governo regionale, di procedere rapidamente, anche sulla base del lavoro che fin qui è stato svolto e del documento che era stato già elaborato nella precedente legislatura, di procedere rapidamente alla definizione della programmazione su questa materia.

PRESIDENTE. Sono stati presentati due emendamenti. Il primo a firma del consigliere Benatti. Chiede di inserire al primo paragrafo della premessa, sesta riga, la seguente frase: "una dimostrazione di questa tendenza è rappresentata dalla paventata chiusura dell'ufficio commerciale di Fabriano ubicato in una zona montana interessata dalla ricostruzione post-terremoto e quindi necessario per garantire all'utenza un servizio puntuale ed efficace".
Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Noi voteremo contro questo emendamento, non perché siamo favorevoli alla chiusura dell'ufficio di Fabriano, ma perché, come veniva illustrato anche dal collega Procaccini nella presentazione della mozione, assieme a Fabriano ci sono altri dodici centri direzionali e uffici che nelle Marche verrebbero chiusi, quindi o li citiamo tutti e 13, oppure non credo che dovremmo privilegiare alcune situazioni territoriali specifiche.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

C'è ora un emendamento aggiuntivo a firma Ciccioli, Castelli, Gasperi, Novelli e Pistarelli, che chiede di aggiungere, alla fine, la frase "da affrontare organicamente il problema dell'approvvigionamento energetico della regione Marche anche attraverso la presentazione in aula del piano energetico regionale approvato dalla Giunta nella scorsa legislatura e non ancora discusso in sede di Consiglio regionale".
Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Ovviamente voto l'emendamento in maniera convinta, anche perché è stato da noi presentato; da qualche minuto lo voto in maniera anche allarmata. Non avrei preso la parola se non avessi sentito il Vicepresidente della Giunta Spacca darci alcune informazioni ufficiali sulla rivisitazione del piano energetico regionale, che erano già informazioni ufficiose da alcuni mesi. Precisamente dall'inizio di settembre, sulla stampa abbiamo letto, da associazioni private, ambientaliste, di volontariato falconaresi, non che auspicavano revisioni in questo senso, ma che avevano avuto assicurazioni dalla Giunta regionale circa una rivisitazione in questo senso. Noi riteniamo che l'interlocutore della Giunta in una materia come questa sia il Consiglio, ma poiché non avevamo notizia ufficiale di una rivisitazione del piano energetico che del resto ancora non era stato approvato — si fa una proposta, non la si sottopone al Consiglio e si rifà una proposta modificativa di quella "prima che..." — mi sono permesso, per essere informato, di fare un'interrogazione a risposta scritta e non a risposta orale per non aggravare i lavori del Consiglio, per sapere come stanno le cose. Poiché sono trascorsi due mesi e mezzo e non ho avuto risposta, credo che non sia procrastinabile il deferimento a questa competente sede consiliare dell'esame del piano energetico. Lo abbiamo, scrittolo pensiamo in maniera convinta, votiamo l'emendamento che è un richiamo, con rassegnata attesa continuo ad aspettarmi una risposta all'interrogazione a risposta scritta, ma riteniamo che la sede competente sia questa, nulla volendo togliere al dibattito interno alla Giunta, alle interlocuzioni con le associazioni privatistiche, però non dico "ci siamo anche noi", ma con umiltà dico "ci siamo soprattutto noi" in strumenti di regolamentazione quali questo.
Quindi, voto a favore dell'emendamento, voto anche a favore del provvedimento nel suo complesso, in attesa di questo chiarimento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Contesto l'emendamento per come è formulato, perché il Consiglio regionale non può impegnare la Giunta a presentare in aula il piano energetico regionale presentato dalla precedente Giunta. Se l'emendamento si fosse fermato a "impegno ad affrontare organicamente il problema dell'approvvigionamento energetico della regione Marche attraverso la presentazione in aula del piano energetico regionale", poteva essere un rafforzamento di ciò che la Giunta già intende fare, ma la potestà di presentare un atto di programmazione con contenuti definiti come quelli che voi delineate, non può essere un impegno che il Consiglio dà alla Giunta. Il Consiglio può impegnare la Giunta a presentare un piano energetico, dopodiché la Giunta deciderà che piano energetico presentare, essendo una potestà della stessa Giunta. Di conseguenza, così come è formulato l'emendamento non mi pare corretto, anzi io dubito anche sull'ammissibilità di un impegno chiesto dal Consiglio alla Giunta regionale, che vincola addirittura i contenuti dell'atto che sono di competenza di chi lo propone. Nel merito credo che le cose che già l'assessore Spacca ha detto, implicano necessariamente che in questo Consiglio la questione energetica dovrà tornare e in relazione alla vicenda della raffineria e della centrale elettrica dell'Api e in relazione, più complessivamente, alla programmazione energetica regionale.
Quindi, se vogliamo aggiungere un emendamento di carattere generale rispetto alla necessità della programmazione energetica regionale noi ci troviamo d'accordo, su questo emendamento no.

PIETRO D'ANGELO. Presidente, presento un subemendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Mi sembra di capire che impegno "ad affrontare organicamente il problema dell'approvvigionamento energetico della regione Marche attraverso la presentazione in aula del piano energetico regionale" possa andare bene. Condivido questa impostazione e aggiungo anche che sono tra quelli che auspica una revisione del piano nel senso di cui parlava poco fa l'assessore Spacca. Non avevo colto questo aspetto, nel senso che, comunque, quell'atto della precedente legislatura è un atto imperfetto. Con la conclusione della legislatura quell'atto di Giunta per diventare perfetto doveva essere approvato in quest'aula, non è stato approvato, quindi è sostanzialmente decaduto, la Giunta attuale avrebbe dovuto riadottare l'atto e quindi ripercorso l'iter tornando in Commissione e poi in aula, oppure adottare un piano sostanzialmente diverso.
Ovviamente, questo sottende anche a posizioni politiche diverse, che passano anche attraverso posizioni diverse di consiglieri dello stesso gruppo consiliare. Per esempio, io sono d'accordo sulla revisione del piano energetico, ovviamente trasparente, alla luce del sole...

GILBERTO GASPERI. Relatore era D'Angelo: non fu approvato nemmeno in Commissione.

CARLO CICCIOLI. Io ricordo che fu messo addirittura all'ordine del giorno dell'aula e per tre volte noi lo rinviammo perché non c'era accordo. Comunque, i punti essenziali sono questi: la Giunta fece un piano energetico, questo piano energetico andò in Commissione, fu presentato in aula con punti all'ordine del giorno per varie sedute, la Giunta in alcune occasioni e l'aula stessa in altre rinviò l'atto. Il risultato è che quell'atto decaduto come tutte le proposte di legge della scorsa legislatura, allo scioglimento della legislatura stessa.
La Giunta intende modificare l'atto, questa è una cosa che io condivido, quindi condivido il subemendamento". A questo punto, sono io stesso che rinuncio, d'accordo con tutto il gruppo...

PRESIDENTE. Ma è automatico, consigliere, perché il subemendamento è sostitutivo dell'emendamento presentato.
Pongo in votazione il subemendamento presentato dai consiglieri Procaccini, D'Angelo e Andrea Ricci, che recita "ad affrontare organicamente il problema dell'approvvigionamento energetico della regione Marche anche attraverso la presentazione in aula del piano energetico regionale".

(Il Consiglio approva)

Decade l'emendamento presentato dai consiglieri Ciccioli e altri.
Pongo in votazione la mozione come emendata.

(Il Consiglio approva)



Atto amministrativo (Discussione e votazione): «Piano di sviluppo rurale (PSR) 2000:2006 — Regione Marche redatto ai sensi del Regolamento CE 1257/99» Giunta (22)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 22 ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Siamo chiamati a discutere e ad approvare un importante atto di programmazione, il piano di sviluppo rurale che prevede investimenti per 6 anni, che opera nel settore dell'agroalimentare, quindi un piano estremamente importante, che è nato a cavallo delle due legislature, nel senso che è stato predisposto e abbiamo avviato una discussione, sia in Commissione che a livello di Commissione Ce fin dalla precedente legislatura, poi la Giunta l'ha rideliberato e abbiamo discusso nel merito, anche se debbo dire che, proprio perché abbiamo discusso in Commissione, abbiamo fatto delle audizioni, una delle quali effettuata in data 3.2.2000, un'altra, con le organizzazioni di categoria, in data 27.7.2000. Non abbiamo emendato l'atto di programmazione e non è stato discusso questo atto in Consiglio, prima ancora di essere inviato a Bruxelles, sia per la scadenza elettorale sia perché c'è stata una lunga e difficile discussione in sede di Commissione Ce come ci hanno riferito gli assessori che hanno seguito più da vicino questa questione. E' un problema che non abbiamo incontrato soltanto noi nelle Marche, ma c'è stata una vera e propria difficoltà a livello di Commissione Ce a recepire una serie di istanze innovative che erano state introdotte nel nostro piano ma anche da parte delle altre Regioni d'Italia. Siccome si avvicinava la scadenza di attuazione del piano, è ovvio che si è preferito concludere questo confronto a livello di Commissione Ce per cercare di attivare quanto prima l'applicazione del piano di sviluppo rurale e poter utilizzare le risorse che in esso sono contenute.
La Commissione non ha approvato degli emendamenti portati poi in discussione in questa sede, ma sono state effettuate delle sollecitazioni che la Giunta e l'assessore che ha seguito la questione a livello comunitario hanno assunto. Infatti, sono state introdotte alcune modifiche.
Oggi ci troviamo a dover prendere atto di questo piano, se non vogliamo rimettere in discussione il tutto e re-iniziare la procedura a livello comunitario. Il Consiglio regionale teoricamente potrebbe anche decidere di emendare questo atto, ma ciò significherebbe annullare la possibilità di utilizzare le risorse, per esempio per quanto riguarda il 2000 e mettere in discussione anche la possibilità di approvare i bandi per gli investimenti che sono previsti per il 2001.
Tenendo conto di questo e del fatto che l'agricoltura ha bisogno di risorse importanti quali quelle che sono inserite nel piano di sviluppo rurale, credo che da parte di tutti noi ci debba essere senso di responsabilità e approvare il piano di sviluppo rurale così com'è arrivato in aula e dare immediatamente avvio all'utilizzo delle risorse in esso contenute per il 2000, dando la possibilità alla Giunta di predisporre quanto prima i bandi per le risorse che possiamo utilizzare per il 2001.
Detto questo, la terza e la sesta Commissione, proprio perché alcuni limiti riteniamo che questo piano li abbia, e comunque alcune questioni importanti che non siamo riusciti a far recepire alla Commissione Ce, su cui c'era una condivisione anche fra di noi, compresi gli assessori — la fase finale l'ha seguita lo stesso assessore Agostini che riferirà — ritengono di dover presentare l'ordine del giorno che vi è stato consegnato, che recita: "Il Consiglio regionale delle Marche, considerata l'importanza che riveste il piano di sviluppo rurale sia per il contenuto e l'entità delle risorse che per le funzioni di qualificazione e di crescita della competitività del sistema agricolo-agroalimentare marchigiano; considerate le notevoli difficoltà incontrate da parte di tutte le Regioni italiane ad avere la disponibilità da parte della Commissione Ue per un confronto teso a comprendere e recepire le peculiarità dell'agricoltura delle singole Regioni ed evitare di trincerarsi dietro il sistema burocratico delle procedure; preso atto dell'impossibilità per la Regione di influire sulle decisioni prese dalla Commissione europea sui programmi di stretta competenza regionale; considerata l'urgenza di approvare il piano di sviluppo rurale delle Marche al fine di utilizzare rapidamente e positivamente le risorse disponibili per le annualità 2000 e 2001; considerato che le recenti elezioni regionali e l'urgenza dell'approvazione del piano di sviluppo rurale da parte della Commissione Ue e del Consiglio regionale non ha consentito di completare la concertazione sul merito del piano stesso con i soggetti direttamente interessati ed hanno reso difficile un'approfondita analisi da parte delle competenti Commissioni consiliari, anche in considerazione del fatto che le controdeduzioni della Ue sono state formalizzate nella loro completezza solo durante l'estate e a ridosso del Comitato Star, impegna la Giunta regionale a rinegoziare di nuovo il testo del piano di sviluppo regionale, di concerto con tutti i soggetti interessati, al fine di superare i limiti di programmazione evidenziati sia dalle organizzazioni di categoria che dalle stesse Commissioni consiliari, in particolare relative alle misure F sull'agroambiente, B sull'inserimento giovani in agricoltura, V sull'ingegneria finanziaria; a riattivare le procedure di confronto con il Governo nazionale e con la competente Commissione Ue al fine di ottenere un positivo riscontro su un piano di sviluppo rurale che soddisfi al meglio le esigenze del sistema agricolo alimentare marchigiano; ad intervenire, anche tramite il Governo centrale, presso il presidente della Commissione europea prof. Romano Prodi, perché sia riconosciuto in sede di negoziazione il ruolo politico della Regione, espressione delle specificità territoriali, e perché sia posto in atto un processo di sburocratizzazione delle stesse strutture comunitarie e di snellimento delle procedure".
Questo ordine del giorno tende a dire che sulla questione, nei tempi tecnici giusti, si possa tornare a discutere per le parti carenti.
Il piano di sviluppo rurale affronta anche un'analisi sulla politica agricola. Viste anche la tensione e l'attenzione dell'aula, abbandonerò un serie di concetti che volevo sviluppare, ma ritengo che sia assolutamente necessario che questo consesso sviluppi un dibattito approfondito e attento sulle problematiche dell'agricoltura, dell'agroalimentare, di ciò che significa l'agricoltura nella nostra regione non solo sul piano socio-economico o economico-occupazionale, della produzione lorda vendibile, pure importante, ma anche dal punto di vista occupazionale, perché parliamo di oltre 70.000 imprese agricole piccole e piccolissime se volete, comunque un tessuto estremamente importante. Pertanto propongo che si convochi un Consiglio regionale apposito per discutere sul ruolo strategico dell'agricoltura nella nostra regione, perché noi discutiamo a lungo per alcune realtà produttive, e io condivido, ma parliamo, in questo caso, di un pezzo importante dell'economia regionale, un'economia che ha, come altri comparti, problemi di competitività da affrontare a livello nazionale e internazionale. Ormai c'è un'attenzione forte alle problematiche dell'agroalimentare, un agroalimentare che punta alla qualità, alla salubrità dei prodotti, quindi quando parliamo di agricoltura parliamo di interessi di cittadini in senso lato, di noi stessi. Gli stessi agricoltori sono produttori e consumatori, quindi parliamo di questioni di grande importanza e dobbiamo affrontare problemi di manodopera che non esistono soltanto nei settori industriali ma anche nel comparto dell'agricoltura, quindi si pongono, automaticamente, problemi anche di immigrazione, di carattere economico e sociale.
Credo quindi che dobbiamo fare un dibattito di carattere generale strategico sul ruolo e l'importanza che ha l'agricoltura nella nostra regione e su quello che significa un certo tipo di risposta a una determinata politica agricola rispetto a un'altra, perché sappiamo benissimo che l'agricoltura ha non solo un ruolo di produzione, ma anche un ruolo legato alla tutela del territorio, all'ambiente. Parliamo spesso di agricoltori come presidio, quindi l'agricoltura nazionale e della nostra regione ha un ruolo multifunzionale. Questo ruolo le va riconosciuto non solo a livello nazionale cercando di approvare la legge di orientamento ma anche a livello regionale. Dobbiamo discutere se questo comparto ha tale peso e tale importanza nella nostra regione, nel nostro tessuto socio-economico, dobbiamo vedere cosa significa per le zone interne, per le zone montane, per i parchi un'agricoltura di qualità rispetto a un'agricoltura di quantità, perché sicuramente ci sono state notevoli trasformazioni nell'agricoltura della nostra regione, si è cresciuti di molto qualitativamente, in particolare in alcuni settori, vedi quello vitivinicolo, quello olivicolo o delle produzioni a basso impatto o biologiche, ma non c'è dubbio che ancora abbiamo un'agricoltura prevalentemente estensiva. Su 451.000 ettari di superficie agricola utilizzata, abbiamo circa l'83% di seminativi quindi in questo caso, qualora venisse a mancare l'integrazione della Pac, la ripercussione sul piano economico-occupazionale credo che sarebbe forte. C'è quindi bisogno di mettere a punto una nostra strategia che il piano già contiene nelle sue grandi linee, ma credo che abbia bisogno di essere assolutamente approfondita.
Questa è la proposta che avanzo. Ritengo che sia assolutamente necessario, urgente che il Consiglio regionale delle Marche faccia un confronto su questo comparto.
Per quanto riguarda il merito del piano di sviluppo rurale, posso dire dell'ammontare delle risorse. Il piano di sviluppo rurale mette a disposizione del settore agroalimentare della nostra regione anche misure importanti — che vedono coinvolto il settore dell'artigianato, in particolare collegato all'agroalimentare ma non soltanto — per circa 850-900 miliardi. Alcuni assi e misure prevedono il co-finanziamento — alcune misure al 100%, altre co-finanziate — quindi si calcola che si potrebbero mobilitare risorse per circa 1.300 miliardi. Molto spesso discutiamo giornate intere su una mozione, poi approviamo atti della portata di questo tipo per migliaia di miliardi di investimenti, nella più totale disattenzione. Si tratta di circa 100 miliardi di investimenti per il 2000, 115 per il 2001, 114 per il 2002, 125 per il 2003, 130 per il 2004, 133 per il 2005 e 140 per il 2006. Vi sono tre assi e venti misure. Per quanto riguarda le misure leggo soltanto i titoli: "Investimenti nelle aziende agricole; "Insediamento di giovani in agricoltura"; "Formazione professionale, anche se questa misura è stata svuotata in quanto si è detto che vanno utilizzate le risorse dell'Obiettivo 3 che riguarda l'intero territorio regionale e che affrontano i problemi dell'informazione; "Prepensionamento" per favorire l'inserimento di giovani; "Miglioramento delle condizioni di trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli", in co-finanziamento; "Ricomposizione fondiaria", un altro capitolo che ha incontrato difficoltà a livello comunitario e nell'ordine del giorno diciamo che dobbiamo ri-affrontare questo problema, in qualche maniera; "Commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità", con una serie di interventi previsti; "Ingegneria finanziaria", quindi tutto il discorso del credito. L'asse 2 prevede "Interventi per le zone svantaggiate e soggette a vincoli ambientali"; "Misure nell'agroambiente", quindi il discorso del biologico, del basso impatto; "Rimboschimento delle superfici agricole", quindi tutta la questione della forestazione; "Risorse idriche in agricoltura". Poi, tutto il problema dell'ambiente relativamente all'agricoltura, alla silvicoltura. L'asse 3 prevede investimenti relativamente al discorso dei servizi, che in agricoltura sono estremamente importanti sia per il comparto produttivo che per le popolazioni; "Rinnovamento e miglioramento dei villaggi rurali", quindi uno dei punti forti della politica comunitaria, molto importante e significativo nella nostra regione; "Diversificazione delle attività del settore agricolo", anche per incentivare il discorso dell'agriturismo, del turismo rurale e per migliorare il reddito; "Infrastrutture rurali" relativamente a strade e quant'altro.
Sono tre assi e venti misure, per un ammontare di investimenti di quasi 900 miliardi, che mobilitano risorse ben maggiori.
Mi fermo qui. Credo che a tutti voi è noto il contenuto complessivo del documento, un documento importante e voluminoso. Invito il Consiglio non solo a una discussione ma ad approvarlo, proprio per mettere gli agricoltori in condizioni di poter utilizzare queste risorse quanto prima, fin dall'annualità 2000.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Nel merito di questo piano in Commissione non siamo potuti entrare. Io sono neo-consigliere, quindi mi sono trovato, nel mese di luglio, di fronte a una situazione in cui il presidente Avenali giustamente ci diceva "qui c'è un piano da approvare che non può essere modificato ed andare poi in Consiglio regionale, altrimenti a Bruxelles non potrebbero approvarlo perché non ci sarebbero i tempi". Lo stesso assessore Agostini venuto in Commissione ci ha spiegato queste motivazioni, ha sostenuto la stessa tesi e direi che noi, con molto senso di responsabilità, abbiamo detto "ci rendiamo conto della situazione, non riteniamo che sia colpa dell'assessore Agostini che è arrivato qua un mese e mezzo fa, sicuramente c'è una responsabilità di chi ha gestito prima e gestisce oggi questa Regione". Dobbiamo prendere atto che il collegamento tra Ancona e Bruxelles non è perfettamente funzionante, perché non sarà stata una mancanza di volontà politica anche della precedente Amministrazione regionale a non far discutere e approvare questo piano entro i termini, ma ci saranno degli intoppi burocratici, delle lentezze, dei vincoli che impediscono un flusso normale e produttivo degli atti che interessano poi i cittadini della nostra regione. Io non sono di quelli che dicono no perché stanno all'opposizione, perché se avessimo detto no il danno l'avremmo fatto non a questa maggioranza ma a tutti gli agricoltori marchigiani, quanto meno avremmo fatto perdere i circa 100 miliardi per il 2000. Quindi abbiamo detto "via libera a questo piano, nonostante queste carenze dal punto di vista formale".
Non avendo potuto di fatto incidere sulla struttura ed entrare nel merito della discussione, oggi abbiamo presentato un ordine del giorno che il presidente Avenali ha poco fa illustrato, sul quale come gruppo siamo d'accordo. Nella votazione finale del piano avremo una posizione di astensione perché, ripeto, non possiamo votare a favore di una cosa a cui non abbiamo partecipato e che conosciamo molto relativamente, però speriamo che per il prossimo futuro ci siano le opportunità di poter presentare anche noi le nostre osservazioni rispetto alle filosofie ispiratrici del piano.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Ho ascoltato con piacere l'intervento del relatore presidente della terza Commissione. Su questo atto, precedentemente non eravamo potuti intervenire, perché era stato portato in Consiglio, ma o si prendeva come veniva presentato, altrimenti c'era il rischio che non sarebbe rientrato nei tempi per l'approvazione da parte della Ce.
Noi abbiamo una sede, a Bruxelles, assieme a Toscana, Emilia Romagna, Lazio e Umbria. La Toscana, a differenza delle Marche il piano di sviluppo rurale l'ha discusso a gennaio del 1999. Noi abbiamo iniziato a discutere a dicembre del 1999. Praticamente non è stato discusso niente, abbiamo dovuto accettarlo, altrimenti sarebbero venute fuori problematiche.
A dimostrazione di quello che dico c'è questo ordine del giorno, che tra l'altro ho sottoscritto molto volentieri, anche perché c'è la sottile tessitura fatta dal presidente della terza Commissione, senza togliere niente al presidente della sesta. Indirettamente dà ragione all'intervento che ho sentito prima dal vicepresidente della terza Commissione e alle argomentazioni che anch'io avevo sostenuto prima in Commissione e che porto avanti anche oggi.
Io faccio un incontro con le associazioni di categoria, ascolto delle sollecitazioni e delle indicazioni, dopodiché sarà compito politico vedere che cosa può essere assunto come modifica sul piano prettamente politico. Il suggerimento è tecnico, poi è giusto che la posizione del sottoscritto che fa parte dell'opposizione possa non essere identica all'opposizione della maggioranza in Commissione. Però è implicito che in Commissione, se faccio delle audizioni non le faccio per sollecitare proposte, perché poi o le prendo in considerazione o le respingo. In terza Commissione, il dott. Lavagnoli della Cia dice: "Lo scopo per cui noi e le altre organizzazioni abbiamo chiesto questo incontro, riguarda la necessità di esprimere, intanto, la nostra preoccupazione rispetto alle vicende del piano di sviluppo rurale, una vicenda antica che ci ha visto concertare attorno a un tavolo in maniera pressante nel dicembre 1999 e da allora non abbiamo più avuto occasione, con l'assessorato, di rimetterci attorno a un tavolo e, pagina per pagina, capitolo per capitolo, misura per misura, concertare l'atto". Devo far presente che l'attuale assessore non è l'assessore precedente che aveva mandato l'atto a Bruxelles. Assessore Agostini, come nella precedente legislatura con il suo predecessore, non solo io sarò un censore ma farò le battaglie da questo mio banco per cercare di far valere le mie posizioni, ma non posso sicuramente dare a lei delle responsabilità su un piano di sviluppo rurale che lei ha trovato così come l'abbiamo trovato noi. Di questo devo dare atto, se non altro per una sincerità intellettuale che ritengo di avere.
Dice ancora Lavagnoli: "Concertare l'atto non può essere considerato solo una volontà politica ma, per quel che riguarda la Regione Marche e le organizzazioni professionali, un obbligo contrattuale, perché nel patto programmatico per lo sviluppo, a differenza di qualche altra categoria noi non abbiamo chiesto finanziamenti, ma atti programmatori, quindi nel momento in cui il patto Lavagnoli l'ha firmato a fianco di Vito D'Ambrosio, presuppone che venga, così come firmato, concertato". Non sono parole mie ma parole di un rappresentante della Cia, che appartiene sicuramente a un settore ideologico e politico diverso da quello a cui mi onoro di militare, una organizzazione le cui posizioni tecniche, sotto certi aspetti, molte volte condivido, ma una organizzazione che sostiene l'attuale Giunta, l'attuale maggioranza. Dice ancora: "Non è una concertazione per benevola concessione di un'amministrazione o di un ente quale la Regione, ma un atto liberamente firmato tra persone grandi e vaccinate. Abbiamo chiesto e firmato un impegno per quel che riguarda la conferenza agraria, per quel che riguarda il piano regionale agricolo, per quel che riguarda l'osservatorio agroalimentare, per quel che riguarda l'istituzione dell'Agea per i pagamenti nel settore agroalimentare, abbiamo firmato l'impegno a concertare il piano di sviluppo rurale che nella prima versione, pur non condividendo tutta una serie di passaggi ci ha visto molto impegnati attorno al tavolo della concertazione. A questo punto sono passati sette mesi e noi non siamo, nel bene e nel male, per ragioni tutte comprensibili e spiegabili, riusciti, nonostante gli incontri che abbiamo fatto, a metterci attorno a un tavolo e a ragionare "misura A, B, F" e così via. Questo è un primo problema che come confederazione ci sentiamo di sollevare". Praticamente non fa altro che dire che la pasta che è stata portata a tavola non ha aiutato a cucinarla e deve solamente mangiarla, perché diventa un atto dovuto, così come noi oggi siamo chiamati a votare qualcosa che coloro che vengono dalla precedente legislatura sanno non essere stato nemmeno discusso. Dice ancora Lavagnoli: "La trattativa si è svolta spesso e volentieri per telefono e sempre con il metodo — nell'incontro con il Presidente della Giunta qui abbiamo posto una grande questione politica — di dire, da parte di Bruxelles, "se togliete questo lo esaminiamo subito, altrimenti seguirà le procedure canoniche, con i tempi necessari". Quello che è stato detto qui a tutti i consiglieri che si trovano per la prima volta in quest'aula: "è un atto dovuto, lo dobbiamo votare, altrimenti il tutto va a finire tra uno o due anni". Questo è sicuramente vero, ma il cancro è prima, perché non è stato discusso minimamente né concertato, poiché era il classico atto politico che serviva per le elezioni. Tanto è vero che durante il periodo di presentazione è stato presentato alla stampa come una panacea, decine di miliardi che erano già considerati come spesi in agricoltura. Dice ancora Lavagnoli: "Tenendo conto che la politica non è un tribunale e non ha bisogno di prove, tuttavia il livello regionale sa che il livello di trattativa è stato questo, quindi la Cia pone questo problema: il tipo di rapporti che esistono con Bruxelles. Se questo è il rapporto, va schiodato e tutta la società marchigiana, la sua direzione politica della Regione, le sue organizzazioni professionali e quant'altro devono rispondere all'arroganza di Bruxelles, ammesso e non concesso che sia vero". Cioè, a questo punto devono per forza far vedere che questa è una situazione conseguente a ciò che viene dettato da Bruxelles, quando sappiamo a priori che dobbiamo già presentare qualche cosa che eventualmente deve essere conforme alle norme, ma non possiamo presentare questa cosa all'ultimo minuto pretendendo di fare delle variazioni che poi non abbiamo il tempo di vedere se sono conformi al trattato e alle indicazioni che detta Bruxelles.
Detto questo, passo a ciò che dice Gagliardini della Coldiretti: "La cosa è abbastanza preoccupante. La Coldiretti per prima, in un incontro a quale eravamo stati convocati, di ordine tecnico, ha subito rilevato che già dalle premesse, essendo di natura altamente politica, dovesse essere spostato il tavolo del confronto su un altro terreno che era essenzialmente politico e che doveva investire dal Presidente della Giunta a tutti gli assessori, Consiglio incluso", cosa che non è stata minimamente fatta, cosa che non è stata nemmeno portata in discussione in Commissione. Questo atto è stato mandato a Bruxelles solo ed esclusivamente perché serviva per le elezioni dell'ultima tornata elettorale. Dice ancora: "Nel merito del piano non ci voglio né ci posso entrare, perché debbo ancora leggerlo e mi pare impossibile che le stesse Commissioni terza e sesta, nonostante tutta la buona volontà di voler dare un parere, dal momento che anche con dichiarazione di ieri letta sempre dall'Ansa e pubblicata su Il Resto del Carlino, lo stesso assessore dichiara «anche se il piano non piace neanche a me»". E qui debbo riconoscere la sua serietà e la sua onestà intellettuale, assessore.
Angelucci della Confagricoltori dice: "Mentre altre Regioni a noi limitrofe, vedi Toscana, Umbria e Abruzzo hanno cominciato a lavorare ai primi del 1999, tant'è che la Regione Toscana sembrava la Regione che aveva il primo piano pronto in Italia, nelle Marche siamo stati sottoposti a un tour de force nel mese di dicembre 1999".
L'unico — lo voglio far presente sul piano politico — che dice delle cose che non sono contrarie è il dott. Landi della Copagri, perché è un funzionario dell'ex Esam ed un funzionario dell'assessorato all'agricoltura.

STEFANIA BENATTI. E' un omonimo, non è lo stesso.

GILBERTO GASPERI. Chiedo scusa, comunque è della Copagri anche l'altro Landi. Comunque, non sto dicendo una cosa strana, perché poi vi accorgerete che ci sono interessi con il vecchio Esam. Dice Landi: "Sostanzialmente è stato molto detto. Vorrei fare solo alcune precisazioni per quanto riguarda questo piano di sviluppo rurale. Non drammatizzerei la parte preparatoria, perché è vero che siamo arrivati in ritardo, però il documento che è venuto fuori in qualche maniera l'abbiamo ritenuto tutti valido, tanto è vero che da voci che abbiamo percepito sappiamo che la stessa Commissione, o quanto meno il funzionario, dicono che è uno dei più avanzati d'Europa". Allora vi dico che non solo è un bugiardo ma un falsificatore, perché, siccome ciò che diciamo in Commissione viene giustamente registrato e trascritto, non c'è stato nessuno nell'ambito della terza Commissione che l'abbia detto — sia consiglieri di maggioranza che minoranza — nonostante in terza Commissione, a detta anche di altre persone che conoscono il mondo dell'agricoltura, c'era allora l'attuale presidente della stessa terza Commissione che di agricoltura se ne intende, tanto è vero che da parecchi era stato indicato come la persona che più degnamente e dignitosamente avrebbe dovuto ricoprire l'incarico di assessore.
Se queste sono le indicazioni che danno le associazioni di categoria come la Cia, come la Coldiretti e come la Confagricoltura, non vedo come si possa andare a disquisire in merito. Noi dobbiamo accettare, votare — e vi dico subito, a nome del gruppo di Alleanza nazionale, che ci asteniamo — ma non possiamo assolutamente entrare in merito. Ma nel merito si entra finemente, e ringrazio di questo ordine del giorno preparato dalla terza Commissione, che chiarisce tutto: "Considerata l'importanza...; considerate le notevoli difficoltà incontrate da tutte le Regioni italiane..." e abbiamo visto che la Toscana e le altre Regioni non hanno incontrato queste difficoltà, tanto è vero che sono andato a vedere quali sono gli emolumenti che prendono i funzionari della Commissione europea e ho visto che stanno molto meglio di voi qui ad Ancona. Poi: "Preso atto dell'impossibilità, per la Regione, di influire sulle decisioni prese dalla Commissione europea sui programmi di stretta competenza regionale...". Eh no, noi l'abbiamo preparato e loro l'hanno poi approvato. Noi avremmo eventualmente discuterlo prima per vedere se c'era tempo di variare o di trattarlo in modo diverso. Poi: "Considerata l'urgenza...; considerato che le recenti elezioni regionali e l'urgenza dell'approvazione del Prs da parte della Commissione europea non hanno consentito...". No, questo è un piano non in funzione delle elezioni regionali ma è funzionale alle elezioni regionali, è stato presentato in fretta proprio perché durante il periodo delle elezioni regionali c'era una campagna di avvicinamento con alcune parti del mondo agricolo, in modo particolare con quelle parti del mondo agricolo che alla data dell'11 aprile 2000 hanno avuto e ottenuto una cosa che è veramente grave: hanno stralciato completamente, a livello giuridico, le azioni che venivano fate in tribunale per richiedere il risarcimento. E' cioè stato firmato dalla Giunta un documento per dire "mettiamo tutto a tacere e riportiamo tutto com'era prima". Per questo motivo questa mattina, Presidente, ho fatto la mia comunicazione e da questo mio intervento capisce perché la documentazione relativa all'Esam sta sparendo.
Quando si dice "impegna la Giunta regionale a rinegoziare il nuovo testo di piano di sviluppo rurale", è chiaro che non l'abbiamo potuto discutere né digerire. E' chiaro che se facciamo un ordine del giorno per dire che questo piano già lo vogliamo cambiare, è come quello che dice "in mancanza di meglio, sto con mia moglie", però siccome questo piano lo dobbiamo votare, votiamolo sapendo a priori che non va sicuramente bene.
Poi: "...a riattivare la procedura di confronto con il Governo nazionale e con le competenti Commissioni dell'Unione europea fino ad ottenere un positivo riscontro sul piano di sviluppo regionale che soddisfi al meglio le esigenze del sistema agricolo alimentare marchigiano".
Caro presidente, sono orgoglioso di essere in terza Commissione, perché qui veramente hai fatto una tessitura... Penso che il Presidente del Consiglio sia in quinta posizione, dopo i gregari, perché è chiaro che questo è non un processo ma una sentenza nei confronti di quella Giunta e quell'assessore che ha presentato questo piano di sviluppo rurale in Commissione europea. Poi: "ad intervenire anche tramite il Governo centrale presso il presidente della Commissione europea prof. Romano Prodi, perché sia riconosciuto in sede di negoziazione il ruolo politico delle Regioni". Su questo sono perfettamente d'accordo, però a questo punto chiudiamoci il naso, votatelo. Noi apporteremo nel miglior modo il nostro contributo astenendoci, ma denunciamo il comportamento e il modo assurdo di fare un qualcosa che non solo tocca l'economia marchigiana, ma addirittura saranno gli ultimi aiuti che avremo a livello di Unione europea per quanto riguarda l'agricoltura ma anche per quanto riguarda altri settori, tolte alcune nicchie, perché sappiamo già che nel successivo piano che verrà fatto e nella successiva programmazione l'Italia non prenderà più una lira, in modo particolare nel settore agricolo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Vorrei fare alcune brevissime considerazioni. Intanto, questa procedura è inconsueta. Di fatto il Consiglio regionale prende atto di un percorso già definito, con una possibilità di intervento rispetto a questa problematica, estremamente limitata. Questo non ci consente di operare e contribuire alla stesura del piano nella maniera che molti di noi avrebbero preferito.
La seconda cosa è che questo piano ha un vizio di fondo: la sua stesura non ha fatto riferimento a una vera concertazione. Si possono trovare mille scuse, mille motivi per giustificare questo passaggio, ma il dato di fondo, che poi è ripreso anche nei documenti delle Commissioni, è che su questo livello non c'è stato un rapporto adeguato con le associazioni del mondo agricolo.
Che dire del piano? Intanto credo che le negligenze vanno sottolineate e sono quelle che appartengono ad un giudizio comune: i ritardi che lo hanno accompagnato. Anche qui si può dire tutto, ma rimane il fatto che il piano è stato approvato alla scadenza ultima possibile, quella del 18 settembre, rispetto ad un lavoro che poteva essere comunque anticipato e avrebbe consentito una valutazione più adeguata da parte della Commissione europea. Così come a me sembra che la gestione di tutta la procedura sia stato un fatto di una precarietà eccezionale, assessore Agostini: non basta arrivare a Bruxelles un giorno prima della scadenza per giustificare la responsabilità e l'impegno del Consiglio e della Giunta regionali. Non credo, altrettanto, sia giusto e corretto delegare ad un funzionario bravissimo la gestione dei rapporti con la Comunità europea, quando lei sa meglio di me che ci voleva molto più peso nella trattativa rispetto alle scelte che in qualche modo dovevamo difendere.
Così come una maggiore attenzione rispetto a quelle parti del piano che hanno fatto correre il rischio di una bocciatura andava posta.
Tutto questo per dire che il piano secondo noi merita solo un giudizio di sufficienza, non è il piano che il mondo agricolo delle Marche voleva, non è il piano che può corrispondere alle esigenze del mondo agricolo marchigiano. Solo alcune delle misure che sono state riprese sono adeguate in questo senso. A me sembra che alcuni interventi relativi allo sviluppo aziendale, il discorso sull'agroalimentare, il discorso sulla forestazione in qualche modo possono essere richiamati come sufficienti; non tanto si può dire per altre misure che il piano contiene.
Rispetto a questa scadenza, credo però occorra guardare in avanti e pensare al futuro, a come rimediare alle insufficienze, a come venire incontro alle esigenze vere del mondo agricolo della nostra regione. Credo che una scelta di fondo che deve essere compiuta e ripresa, mi auguro, dalla Giunta nel suo intervento conclusivo, è un impegno forte a garantire una reale concertazione nella definizione dei bandi. Se perdessimo questa occasione per recuperare tale deficit commetteremmo un gravissimo errore, quindi un impegno preciso in questo senso ci deve essere, e da questo punto di vista credo che il documento approvato dalle due Commissioni venga incontro all'esigenza che le categorie pongono. Un impegno a rivedere il piano nelle parti insufficienti: abbiamo un anno di sperimentazione, nel corso del quale è possibile apportare modifiche concrete, quindi questo periodo va utilizzato per un lavoro di ripensamento e di rielaborazione di alcune misure.
Io non sono un esperto in questo campo, ma penso al problema del girasole ad esempio, che è fuori completamente dalle previsioni del piano. Credo che tenere conto dell'importanza che ha questa coltura nelle Marche ai fini anche della rotazione ma per tutto il resto, sia una cosa importante.
Detto questo, colgo l'occasione dell'approvazione del piano per porre due questioni che secondo noi sono importanti e rispetto alle quali vorremmo una risposta adeguata da parte dell'Esecutivo, oggi e domani. La prima riguarda tutta una partita sulla quale occorre fare chiarezza. Mi riferisco al discorso relativo all'insediamento-giovani. Non voglio ripercorrere la storia di questa vicenda, voglio solo sottolineare che di fatto, per quanto concerne questo intervento, oggi prendiamo atto del recepimento di tutte le richieste relative presentate prima dell'aprile del 1998. Questo vuol dire che un gruppo di richieste presentate dopo quella data ma nei termini previsti, cioè prima del 30 ottobre 1998 — mi riferisco a 310 richieste per un totale di 10 miliardi, a differenza dell'ufficio che parla di 275 richieste per 7.987 milioni — sono completamente fuori, non sono coperte da una scelta politica di questo Esecutivo, che è stata ribadita come uno degli obiettivi primari di questa maggioranza, di questa Giunta, al punto che — non citiamo gli assessori — la precedente Giunta regionale si è impegnata in solido a recuperare questo deficit e a proporre una iniziativa che consenta di corrispondere a queste richieste nei termini dovuti, anche attraverso l'utilizzazione di risorse proprie. Questo è un impegno rispetto al quale vogliamo una risposta precisa da parte della Giunta regionale. Questo impegno assunto, che è stato oggetto anche di campagna elettorale da parte di molti di voi, vogliamo che in quest'aula sia riassunto da questa maggioranza, da questa Giunta, da questo assessore all'agricoltura. Questo non lo chiede Forza Italia ma lo chiedono i giovani operatori agricoli delle Marche. Noi vi chiediamo solamente di onorare gli impegni che questa maggioranza ha assunto, poi gli strumenti per farlo li possiamo trovare insieme, ma sia chiaro a tutti che questa cosa non ve la lasciamo passare. Quindi ci auguriamo un'iniziativa autorevole da parte dell'Esecutivo; se questo non sarà, assumeremo noi un'iniziativa per richiamare il Consiglio regionale ad onorare questa responsabilità fino in fondo. E gli strumenti ci sono: dobbiamo approvare l'assestamento, dobbiamo approvare il bilancio e comunque un'iniziativa politica su questo piano l'assumeremo se non ci saranno risposte, per quello che ci riguarda.
La seconda questione, che a me sembra sia una questione di fondo relativamente al rapporto Regioni-operatori agricoli riguarda la certezza dei pagamenti. Avenali, è una Babele, non si capisce nulla. Io vado in giro e ho rapporti quotidiani, e posso dire che gli imprenditori agricoli non hanno nessuna certezza sui pagamenti dei diversi interventi previsti dalle leggi rispetto a diversi settori. Mi si dice che rispetto al passato la situazione è migliorata e anche di molto, però credo che non possiamo essere appagati, credo che sia doveroso da parte della Regione garantire agli imprenditori agricoli una maggiore sollecitudine nella definizione dei mandati di pagamento, una maggiore trasparenza rispetto a questa partita che ci vede in ritardo rispetto ai tempi, ma soprattutto determina un quadro di incertezza rispetto al quale le aziende agricole hanno difficoltà ad operare. La proposta che facciamo e sulla quale vorremmo una proposta precisa dall'assessore Agostini oggi in aula, ma che, se ci costringerete, sarà oggetto di un'iniziativa sul piano ispettivo, riguarda la richiesta di un report trimestrale, in modo che trimestralmente l'assessore dica al mondo agricolo marchigiano qual è la situazione rispetto alla liquidazione dei contributi previsti dalle diverse misure.
Per questi motivi non ce la sentiamo di approvare il piano, quindi il nostro sarà un voto di astensione. Voteremo invece la risoluzione che è stata elaborata dalle due Commissioni consiliari terza e sesta con il nostro contributo importante e decisivo, che di fatto rappresenta un atto di censura rispetto alle lentezze, all'inconcludenza dell'Esecutivo e un punto di riferimento importante per il lavoro dei prossimi mesi. Questo documento lo voteremo perché contiene, in parte, alcune delle cose rispetto alle quali oggi siamo intervenuti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

STEFANIA BENATTI. Non vorrei che la non perfetta corrispondenza tra il piano di sviluppo rurale e i nostri desiderata, facesse passare in sottordine la rilevanza che questo atto ha per l'economia marchigiana. Di fatto oggi apriamo una pagina nuova di politica agricola ma anche di politica economica nella nostra regione. E' la pagina di Agenda 2000 che interverrà nei prossimi sette anni a favore del nostro mondo rurale. Un cammino che è stato avviato nella precedente legislatura e che arriva oggi a compimento dopo un passaggio importante qual è l'approvazione in sede di Ue dell'atto stesso. Continueremo questa riflessione con l'Obiettivo 2 ed entreremo da protagonisti in questo dibattito con la costruzione del programma Leader, un altro dei grandi programmi dell'Ue con il quale possiamo intervenire a favore del nostro territorio. Credo quindi che, al di là di tutto quello che sarà possibile fare per migliorare nel prossimo futuro il piano di sviluppo rurale — e quindi in questo senso credo opportuno votare l'ordine del giorno predisposto dalle Commissioni come linea di tendenza — non dobbiamo sottacere quelli che sono già da ora alcuni elementi qualificanti di questo piano, che pongono le Marche all'interno di uno sviluppo del territorio, che è non solo lo sviluppo del nostro Paese, ma che riguarda una progettazione ampia europea.
Le scelte riguardano alcune misure che rappresentano una svolta nella politica rurale e sono quelle della qualità delle produzioni, del rilancio delle qualità colturali, del biologico, delle produzioni alternative, la valorizzazione dei servizi all'ambiente, la misura a favore della ricomposizione fondiaria, dell'ingegneria finanziaria, gli incentivi all'igiene e alla salute, i servizi di sostituzione, la formazione professionale soprattutto per i giovani. Su questo voglio porre una particolare attenzione e mi auguro che, come previsto, questo piano di sviluppo rurale possa anche dare l'opportunità a molti giovani di accedere a corsi di formazione specifici che possano abilitarli all'iscrizione come imprenditori agricoli a titolo principale, una misura che non è stato possibile attivare nel precedente Docup ma che ha invece una rilevanza notevole, perché sono molti negli ultimi anni, i giovani e le giovani che, pur avendo fatto un'altra scuola superiore o addirittura un'altra università, diversa da quella in scienze agrarie, vogliono accostarsi all'attività agricola, vogliono avviare un'impresa agricola come elemento di attività principale. E credo che a questi giovani debba essere rivolta la formazione professionale in questo settore, dando loro una chance in più e particolare, anche perché sono questi gli imprenditori del futuro che in qualche modo possono essere disponibili e già sono oggi disponibili a investire nel nuovo, in queste produzioni alternative, nella specializzazione varietale. Sono quelli che possono costituire la spina dorsale di quel ricambio generazionale di cui l'agricoltura marchigiana ha fortemente bisogno.
Un'altra sottolineatura voglio farla circa la priorità date, nelle misure, agli imprenditori agricoli a titolo principale. Credo che questo sia un altro elemento distintivo. Noi veniamo da un passato di politica agricola che ha premiato più la rendita fondiaria rispetto al lavoro, rispetto all'impresa: con queste preferenze diamo un'opportunità a chi sceglie l'agricoltura come attività principale, di essere sostenuto e incrementare la propria intrapresa.
Vogliamo anche sottolineare l'obbligo che c'è con questo piano per mantenere gli impegni assunti. Il capitolo dei giovani è un capitolo da approfondire su cui la nostra azione deve continuare per dare risposte agli impegni che l'Amministrazione aveva preso, però già da questo piano di sviluppo rurale vediamo che molti degli impegni assunti in passato saranno onorati con i finanziamenti previsti, e questo sarà l'oggetto della quota di investimenti per quanto riguarda l'anno 2000.
Al di là di tutto credo che la riflessione che in sede politica possiamo fare senza scendere nel dettaglio, è che da questo piano di sviluppo rurale emerge una visione moderna dell'attività agricola, fortemente calata nel territorio e impegnata sul fronte della sanità delle produzioni, del mantenimento e anzi della valorizzazione dell'ambiente e della sicurezza della salute dei consumatori.
L'auspicio che faccio è che ci impegniamo tutti ad approfondire le questioni, come diceva il relatore Avenali, in un apposito Consiglio regionale a cui darei un titolo che vada al di là dello stesso settore agricolo. Come Consiglio regionale dobbiamo inquadrare l'attività agricola, collocata nelle politiche del territorio, all'interno del tessuto economico della nostra regione. Su questo tanti programmi e tanti atti sono stati fatti in Consiglio regionale, noi dobbiamo arrivare a una discussione che ci permetta di dare una lettura unitaria del sistema economico e, al suo interno, del ruolo dell'agricoltura nel territorio.
La ruralità, di fatto, rappresenta uno strumento moderno di sviluppo di un territorio come quello marchigiano e noi questo dobbiamo sostenerlo e anche "venderlo" all'esterno. Il ruolo della Regione dovrebbe essere proprio quello di aiutare il territorio a fare sistema: penso all'agricoltura, all'artigianato, alle piccole e medie imprese, al turismo, a tutti quelli che sono gli attori, dagli enti locali alle società di gestione dei programmi Leader, agli enti parco e credo che come Regioni dovremmo aiutare insieme a mettere tutti questi attori in sinergia perché si possa fare insieme sistema.
Chiudo con un esempio che credo semplifichi molto quello che ho detto, prendendolo da una riflessione che ho sentito fare recentemente a Grottammare al convegno dell'Istituto nazionale urbanistica da un professore della facoltà di architettura dell'università di Ascoli Piceno che è stato fra gli estensori del patto territoriale di Siena. Ci diceva questo professore, che i prodotti, l'economia senese sono in qualche modo maggiormente competitivi sul mercato, spuntano prezzi fra il 10 e il 15% maggiori rispetto alla media, solo perché sono venduti come di provenienza di Siena. Il territorio senese, tutto quello che evoca la città di Siena in termini di cultura, di ciò che ha dietro come ambiente e territorio toscano, riesce in qualche modo a trainare un'intera economia. Credo che le Marche non siano da meno in questo, se sapremo mettere al centro questo concetto di ruralità che si porta dietro una cultura, un modo di produrre, il "modello marchigiano" che nella ruralità ha una grossa tradizione e dà una grossa garanzia di qualità e genuinità nei confronti dei consumatori.
Questa, secondo me, dovrebbe essere la strada che noi, con le imprese e il territorio della nostra regione, dovremmo intraprendere nei prossimi anni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Vorrei sottolineare l'importanza del passaggio di questo atto. E' il primo atto importante che consente, nella nostra regione, un'applicazione di Agenda 2000, una rivoluzione del vecchio concetto d'intervento comunitario in agricoltura, un intervento che continua ad assorbire più del 50% del bilancio dell'Unione europea. Agenda 2000 ha confermato che alcuni passaggi che nel nostro territorio si erano prodotti erano passaggi anticipatori, quindi su questa strada i nostri imprenditori devono sfruttare questo vantaggio competitivo di avere percepito e trasformato indicazioni di programmazione in interventi applicati alla struttura economica primaria e alla filiera. Proprio sul rafforzamento degli interventi di filiera credo debba essere fatto uno sforzo forte nell'applicazione di questo piano quando andremo a tutti i passaggi successivi, quelli dei bandi, anche quelli della verifica dei progetti.
Nel documento che discutiamo ci sono alcuni principi generali, sono individuati i beneficiari, le finalità, sono definite alcune modalità, ma nei passaggi successivi si potrà dare coerenza a questi principi e ci si potrà allontanare. Sono quindi passaggi importanti.
E' chiaro che il piano deve spingere verso la riconversione della nostra agricoltura, verso quel tipo di produzione che dà reddito all'agricoltore in base al valore del prodotto e non in base alla capacità di ricevere un aiuto alla gestione o un contributo comunitario come quello sui seminativi, cosiddetti "aiuti Pac". Per anni l'agricoltura italiana e anche l'agricoltura europea hanno inseguito questi contributi, oggi dobbiamo con difficoltà riconvertirci verso produzioni che invece non abbiano più la necessità di questi contributi, o almeno far sì che questi contributi non siano determinanti come avviene per alcuni prodotti. Abbiamo avuto alcuni settori che hanno anticipato questo in base ai contenuti delle organizzazioni comuni di mercato — penso al settore dell'ortofrutta, dove questi aiuti Pac non ci sono stati — e quindi, ovviamente, c'è stata una spinta a un'iniziativa imprenditoriale più forte per altri prodotti, mentre qui tale spinta non c'è stata, c'è invece stata una logica di sostegno che comunque credo debba mantenersi in agricoltura, ma con una filosofia diversa da quella del passato. Il piano è uno dei pilastri su cui questa filosofia si può e credo si debba reggere. Nel nostro territorio abbiamo una buona disponibilità, una vocazione non solo del territorio ma anche delle imprese verso la qualità, verso le produzioni biologiche, verso le produzioni a basso impatto ambientale, verso i prodotti a denominazione di origine, verso i prodotti tipici. Questo richiede un'iniziativa imprenditoriale che non manca nelle Marche nei settori extragricoli, come abbiamo dato dimostrazioni in passato, che deve essere recuperata e rafforzata nel settore agricolo.
Questi prodotti presentano maggior valore aggiunto, quindi su queste produzioni, si queste attività noi dobbiamo privilegiare il trasferimento delle risorse, pertanto un piano che nella sua applicazione privilegi il finanziamento delle imprese e il finanziamento dei progetti co-finanziati. In tutte le azioni — credo di interpretare una volontà e un intendimento che accomuna tutta la maggioranza — vogliamo rafforzare il ricambio generazionale in agricoltura, che certo è uno dei compiti più difficili non soltanto per questioni economiche, ma anche per altri motivi che spingono i giovani a far svolgere altri lavori piuttosto che quelli in agricoltura, sia per i luoghi in cui queste attività si svolgono sia per il contesto rurale in cui l'azienda agricola si colloca.
Un altro passaggio, una raccomandazione alla Giunta. Le azioni innovative del piano non devono rimanere indietro rispetto alle azioni che già noi conosciamo bene, abbiamo utilizzato, abbiamo collaudato. Questo comporta un problema: quando lavoriamo con piani di miglioramento aziendale, con strumenti che abbiamo già utilizzato in passato, abbiamo una struttura già collaudata, che sa su che strada deve andare; quando ci troviamo di fronte alle azioni innovative — e qui dentro ne abbiamo, anche se l'Ue ce ne ha tolte tante — avremo sicuramente maggiore difficoltà, l'opposizione ci incalzerà, ci dirà che bisogna fare di più, ci saranno problemi maggiori, però sulle azioni innovative noi dobbiamo puntare, perché proprio su quelle, forse, potremo continuare ad avere un vantaggio rispetto ad altre Regioni e ad altre realtà. E abbiamo fatto bene anche a resistere a certe spinte dell'Ue di avere un piano di sviluppo rurale che fosse la riproposizione sic et simpliciter di quello che già si faceva. Noi abbiamo resistito perché nel nostro piano siano presenti, nella misura maggiore possibile, nuove azioni, nuovi strumenti. Su questi nuovi strumenti, oltre a volerli ci dobbiamo impegnare.
La burocrazia della Ue è la nostra controparte, spesso non c'è neanche la possibilità, da parte dei politici, di avere la controparte politica, spesso si è costretti a relazionarsi con gli uffici, talvolta neanche con i dirigenti degli uffici. Su queste azioni innovative credo che si possano fare delle riflessioni anche rispetto ad alcune operazioni che sono state tagliate o che pongono maggiori difficoltà. Penso all'ingegneria finanziaria, sulla quale sono state tagliate le azioni di venture capital. Penso che il Consiglio debba essere consapevole che se queste azioni non ci sono — e queste assenze sono quelle che determinano una parte delle insoddisfazioni da parte delle imprese della nostra regione o delle rappresentanze delle imprese della nostra regione — ciò è per una precisa volontà comunitaria, anzi della direzione generale dell'agricoltura, che impedisce di applicare in agricoltura gli strumenti che abbiamo in altri settori extragricoli. Il venture capital è finanziato dal Fse: è consentito negli aiuti di Stato con gli interventi della Ribbs, non è consentito con i fondi co-finanziati dalla Regione Marche all'interno del piano di sviluppo rurale e questo è un problema di rilevanza politica che va posto, che non va scaricato soltanto sull'amministrazione in questo Consiglio, ma che deve avere anche una rilevanza nazionale, perché questi strumenti innovativi per finanziare le imprese devono essere presenti anche in agricoltura e non è tollerabile che l'Ue che finanzia il proprio bilancio con i tributi dei cittadini, impedisca che gli strumenti innovativi ci siano in agricoltura al pari di altri settori extragricoli. Nel nostro Paese gli interventi in passato riservati ai settori extragricoli sono stati estesi anche al settore agricolo: penso al 4.8.1 e altre misure dell'industria. Questo trasferimento, questa strategia non avviene parallelamente anche nella sede comunitaria.
Voglio toccare anche un altro punto problematico relativo a queste azioni che ci impegneranno di più, perché più problematiche, quelle dell'asse 3, cioè quelle che hanno cercato di far fronte alle richieste che vengono dalla parte più debole della nostra regione, dalla montagna. Se l'asse 3 sullo spopolamento, si riducesse all'intervento sulle sole aziende agrituristiche, credo che avremmo perso la gran parte del significato dell'elaborazione di questo documento: montagna, Carta di Fonte Avellana, interventi che vanno fuori dalla tradizionale azione di un assessorato all'agricoltura, ma che vanno perfettamente a pennello rispetto alle filosofie di Agenda 2000 che abbiamo interpretato meglio noi come Marche o come Regioni italiane piuttosto che la Commissione europea. Questo lo dobbiamo dire. C'è, all'interno delle indicazioni che abbiamo ricevuto da Bruxelles, un tradimento, uno svilimento e delle decisioni prese a Kork dove ci fu la grossa svolta sullo sviluppo rurale rispetto all'intervento tradizionale in agricoltura e anche rispetto ai contenuti di Agenda 2000 che pure rimangiava una parte delle indicazioni che tutti gli Stati dell'Unione europea avevano dato a Kork.
Formazione professionale. Anche se sono limitate le azioni di quell'intervento, credo che nel piano di sviluppo rurale ci sono azioni per la formazione professionale innovative e importanti per supportare quel processo di filiera che ci permetta di dare degli aiuti anche alla gestione, che in altre forme non sono ammessi.
Sono queste alcune specificità che noi abbiamo ottenuto anche combattendo, non mendicando e magari anche ponendoci in una condizione di vedere approvato il nostro piano con tempi più lunghi rispetto ad altri. Certo, questa approvazione ritardata è anche uno dei motivi che non ci ha permesso di chiudere la concertazione o di svilupparla nel modo in cui i nostri interlocutori sociali si aspettavano. Su questo va rilevato che le risposte arrivate da Bruxelles sono venute con tempi lunghi, con tempi diversi da quelli che ci avrebbero consentito di dare un maggiore apporto.
Le esclusioni contenute nel piano. Ho sentito lamentare, da parte della minoranza, alcune carenze all'interno di questo piano. Credo che sia bene elencare queste carenze, perché di fronte a ciascuna di queste esiste una motivazione, perché possono essere responsabilità politiche di chi ha gestito il piano, possono essere responsabilità da parte dell'Unione europea che utilizza questo metodo: non scrive "questa azione o questo intervento noi non l'ammettiamo", dice per telefono "se voi insistete a proporre questa cosa la discussione su questo piano finirà fra sei mesi, fra otto mesi, fra dieci mesi". Questo è il metodo con cui questa burocrazia dell'Ue che nel nostro Paese è stata tanto magnificata, sviluppa il partnerariato. Quindi, coloro che hanno coniato il termine "partnerariato", sviluppano i rapporti di partnerariato in questo modo: è bene che il Consiglio lo sappia.
Ricordo che quando in quest'aula alcuni dicevano che non c'erano buoni rapporti da parte della Regione Marche con la Commissione europea — a parte che i rapporti erano molto intensi e ricchi — noi non mendicavamo i nostri diritti, ma combattevamo e interpretavamo il rapporto di partnerariato in modo forte, andando anche nelle sedi in cui la burocrazia comunitaria non gradiva che arrivassero certe argomentazioni e certe discussioni. Credo che questo dobbiamo continuare a farlo, con la forza di una Regione che ha tutte le carte in regola. In questa regione, oltre al problema posto da Giannotti che parlava di giovani agricoltori, ci sono anche imprenditori che hanno presentato piani di miglioramento aziendale e tanti soggetti non hanno potuto avere risorse perché abbiamo utilizzato tutto quello che c'era. E oggi questo è un problema, perché l'Unione europea non ha riconosciuto il travaso completo di tutta quella progettualità e ricambio generazionale che noi abbiamo messo in moto nel precedente quadro comunitario di sostegno.

ROBERTO GIANNOTTI. Quando tu hai preso degli impegni...

MARCO MORUZZI. Certo, noi abbiamo preso degli impegni che è bene mantenere, ma io rilevo una cosa: oggi dobbiamo affrontare il problema, con l'Unione europea, di far trasferire interamente tutte le iniziative imprenditoriali avviate nello scorso quadro comunitario di sostegno all'interno del nuovo quadro comunitario di sostegno e dico che è bene che in questa regione ci sia questo problema piuttosto che i problemi che vi sono in altre regioni dove invece non è stata messa in moto sufficiente iniziativa imprenditoriale per impegnare e utilizzare tutte le risorse. Non a caso Giannotti sollevava il problema dei giovani, per un motivo molto semplice: che esiste ancora una vertenza in atto con l'Unione europea su quella quota di premio giovani che non intendono trasferirci all'interno del nuovo quadro comunitario di sostegno. Io credo però che su questo noi dobbiamo essere, come Consiglio, solidali con tutta l'Amministrazione regionale che si sta battendo e sta cercando di ottenere questi risultati. Condivido la tua riflessione Giannotti: che noi dobbiamo essere seri con questi imprenditori, con questi giovani, loro devono essere seri con noi e dobbiamo anche fare un controllo per verificare se chi ha preso i "premi giovani" ha poi mantenuto l'insediamento nell'azienda per tutti gli anni che si è impegnato a rimanere insediato, ma questa è una parentesi. Però, se noi oggi dicessimo "la Regione Marche garantisce con il suo bilancio la copertura di quella quota che l'Unione non ci riconosce", praticamente domani, quando ci presenteremo a Bruxelles ci direbbero "tanto la coprite voi, il problema è chiuso". Noi dobbiamo usare con discrezione gli strumenti della trattativa, perché a una delegazione che va a Bruxelles — ieri ci potevo essere io, dopodomani ci potresti essere tu — non dobbiamo togliere gli strumenti per poter avere forza in queste trattative, perché la nostra posizione è già debole quando andiamo a Bruxelles. Se oggi dicessimo "quel periodo — che peraltro si è ristretto, perché c'è già stato un primo riconoscimento — lo garantisce comunque la Regione Marche, avremmo chiuso la trattativa, avremmo chiuso ogni possibilità di trattare in questo senso.
Quindi certo, ci sarà un'azione responsabile da parte di tutta la Regione nei riguardi di chi ha accettato di sostituire il padre nella gestione di un'impresa agricola, ricevendo per questo un contributo a fondo perduto, peraltro prendendo degli impegni che dobbiamo anche verificare, perché potremmo anche recuperare delle somme da redistribuire. La questione sollevata da Giannotti è importante ed è certamente uno dei nodi rilevanti.
Nel piano ci sono anche strumenti innovativi per il controllo dell'impatto economico, dell'impatto sociale e dell'impatto ambientale degli investimenti e ci sono anche quegli strumenti che il presidente del gruppo di Forza Italia richiedeva. Quindi non ci sono solo quei report che venivano richiesti. Si tratta di fare in modo che anche questi circolino e siano a disposizione di tutti.
L'aspetto della rinegoziazione — vengo all'ordine del giorno che condivido — credo si debba intendere come rimodulazione alla prima scadenza utile già prevista, aprendo da subito la discussione tra noi a livello politico e con i nostri interlocutori nel territorio. Quindi ritengo che la proposta fatta da Avenali sia condivisibile: è necessaria e utile una seduta monotematica sull'agricoltura e l'avvio del completamento del piano agricolo regionale che può essere anche l'occasione, il momento istituzionale per permettere a tutti di dare il loro apporto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Siamo abituati ad approvare i piani con estrema velocità e a scatola chiusa. E' chiaro che nessuno ha minimamente potuto discutere dei contenuti di questo piano, anche in Commissione abbiamo fatto un'analisi molto veloce ed è anche chiaro che non tutto è totalmente condivisibile, quindi l'astensione annunciata dal presidente del nostro gruppo è un gesto di responsabilità, quasi un atto di fiducia all'assessore che in Commissione ha anche lui espresso delle perplessità sul piano.
Siamo convinti che queste risorse, che probabilmente saranno anche le ultime, possono essere meglio impiegate nell'interesse della collettività rurale per le ragioni che qui sono state espresse dai più.
Ho partecipato ad un seminario a Bruxelles e per questo ringrazio l'Ufficio di presidenza che mi ha autorizzato, e ho partecipato anche all'incontro che i cinque assessori regionali all'agricoltura hanno avuto con il presidente della Commissione agricoltura europea. Ho molto apprezzato l'intervento del nostro assessore Agostini, per certi versi coraggioso e con il quale ha rivendicato l'autonomia nelle scelte delle azioni da finanziare, degli interventi da ammettere a finanziamento, ma debbo dire che l'intervento è stato poco considerato dal presidente della Commissione il quale ha mostrato, per la verità — e sono rimasto sorpreso — un atteggiamento che oserei definire prepotente ed arrogante. In sintesi ha detto "i soldi sono i nostri e decidiamo noi come spenderli".
Penso che anche nei rapporti da tenere con l'Unione europea dobbiamo fare una riflessione. Ho partecipato a qualche riunione di Forza Italia a livello nazionale e penso che Forza Italia ha le idee chiare, sicuramente ha una posizione già di avanguardia, cioè: l'Europa si occupi delle questioni che gli Stati nazionali non possono risolvere da soli. Noi versiamo all'Europa circa 4.000 miliardi e non so quale quantità di queste risorse vengono restituite all'Italia, certamente una misura inferiore. E' chiaro che nel pubblico questi passaggi finiscono per ridurre notevolmente la quantità delle risorse.
A me non va che trasferiamo a Bruxelles una quantità di risorse così rilevanti per averne indietro una quantità molto ridotta che dobbiamo spendere secondo le loro indicazioni. Spesso, come anche l'assessore che ha partecipato alle trattative ha dimostrato, siamo costretti a operare secondo delle scelte che qualche "illuminato" funzionario nelle stanze di Bruxelles, lontano dai veri bisogni della gente, pensa di doverci imporre.
Dichiaro quindi l'astensione sul piano e il voto favorevole sulla proposta di risoluzione della quale condividiamo, in larga parte, la sostanza.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Signor Presidente, signori consiglieri, penso che il piano che questa sera dobbiamo approvare è un fatto importante per le Marche, per l'agricoltura marchigiana, per gli imprenditori agricoli. Non voglio essere ripetitivo relativamente agli interventi che molti consiglieri in maniera puntuale e determinata hanno svolto nel merito di alcune questioni, né ho la presunzione di spiegare quelli che sono i punti tecnici e specifici del piano, quindi mi limiterò a fare alcune considerazioni e a dare alcune risposte.
Innanzitutto voglio, senza ombra di piaggeria, ringraziare chi ha lavorato alla struttura portante del piano che mi sono trovato a gestire nell'ultima fase, quella dell'approvazione, certamente anch'essa importante. Se non ci fosse stata quella fase di preparazione che ha consentito non di fare un piano prendendo i regolamenti e applicandoli sic et simpliciter così come veniva riferito, avremmo anche potuto arrivare prima all'approvazione, ma certamente non avremmo avuto un piano che fosse disegnato per il settore primario dell'economia marchigiana. Invece il tentativo che si è fatto è pienamente riuscito ed è stato quello di disegnare, rispetto alle necessità, alle esigenze della struttura economico-agricola marchigiana un piano che fosse pienamente rispondente.
Ecco perché ho colto solo in pochissimi interventi motivi di soddisfazione vera rispetto all'approvazione di questo piano. Speravo di avere non il riconoscimento, ma la dimostrazione di avere entusiasmo per l'approvazione di questo piano, perché esplica delle potenzialità nuove nella struttura economica della nostra regione.
Per certi aspetti condivido le critiche fatte all'iter di approvazione. Certamente è stato limitato il confronto, che avrebbe potuto ulteriormente arricchire il piano, di questo tutti siamo consapevoli e in qualche modo ci manca questa dialettica aperta, questo confronto profondo, è però vero che a chi critica in maniera aspra, imputando al Governo regionale una mancanza di confronto, dico che occorre che ci indichi che tipo di iter dovremmo impiegare. Si può anche scherzare sul fatto che telefonicamente ci arrivavano alcuni segnali di modificazione, ci si può anche beffeggiare rispetto a questo, ma se noi abbiamo avuto la possibilità di approvare con questi tempi, questo piano, è stato anche perché abbiamo fatto ricorso a una trattativa informale che ci ha portato il 13 settembre ad approvarlo. Se fossimo andati dietro la formalità della trattativa, ancora avremmo avuto davanti tempi molto lunghi di approvazione. E' quindi vero che questo tipo di metodo adottato è dovuto non a una volontà politica ma a una necessità, data anche la sfasatura tra i sistemi burocratici dei diversi Paesi dell'Unione, ma non è una volontà politica che ha determinato questo, per cui, se da parte dell'opposizione ci sono proposte alternative che ci indichino iter diversi che possano recuperare quel tavolo di confronto, ben vengano.
Credo che il primo aspetto che è stato richiamato da alcuni interventi è quello che l'agricoltura marchigiana, così come tutto il settore primario della nostra economia vive oggi una fase complessa, di modificazioni, che spesso io ho chiamato passaggio di fase da un'agricoltura sostanzialmente assistita, attraverso una politica che ha determinato alcuni successi ma anche tanti insuccessi, a una possibilità di sviluppare questo settore economico non più attraverso l'assistenza ma attraverso l'incentivo dell'impresa non solo nel settore agricolo tradizionalmente inteso ma tutto ciò che gli sta intorno: l'ambiente, l'impresa, il territorio, tutte le possibilità di coniugare un sistema economico. Ecco il concetto di "ruralità" che in questo piano viene per la prima volta inserito, quindi la possibilità di agire nel complesso del territorio.
Il passaggio di fase implica a noi Regione, non solo attraverso questo strumento, ma principalmente attraverso esso, di indicare le coordinate dello sviluppo dell'agricoltura marchigiana. Qui sta il grande successo di questo piano, che non solo diventa strumento di attuazione di alcuni finanziamenti, ma che al proprio interno indica già quelli che sono gli assi portanti di una prospettiva verso cui l'agricoltura marchigiana si deve incamminare.
La prima grande "autostrada" che dobbiamo attivare è quella dell'impresa, considerando l'impresa agricola non più nella sola vecchia accezione del contadino che si modernizza, ma cercando di rimettere al centro la possibilità di sviluppo dell'impresa agricola, attraverso misure di innovazione, attraverso misure di ricostruzione della propria azienda, e in questo senso anche le misure che danno gli incentivi ai giovani, come possibilità di primo insediamento dell'impresa agricola. Insieme a quella del pre-pensionamento, sono misure che accompagnano un ricambio della struttura imprenditoriale ma permettono anche un ricambio di tipo culturale. Così come le altre misure, per certi aspetti molto innovative, come quella dell'ingegneria finanziaria, sono da considerare a supporto e a sostegno di una nuova concezione dell'impresa agricola che noi vogliamo.
Il secondo asse portante è quello del legame della produzione con il territorio: un assioma importantissimo, perché da una parte tendiamo a legare fortemente la produzione al territorio, quindi a salvaguardare il territorio, e dall'altra a rendere le produzioni di qualità. Questo binomio che cerchiamo di fondere insieme, trovando delle misure che in qualche modo consentano di salvaguardare il territorio e nello stesso tempo saper produrre, dà la possibilità di far avere all'agricoltura marchigiana una specificità attraverso i prodotti del biologico, della tipicità, della certificazione degli stessi prodotti, conferendo un'impronta decisiva all'azione verso la qualità del prodotto, il legame al territorio e quindi la sua salvaguardia.
Il terzo grande asse su cui si base il piano di sviluppo rurale ma anche la prospettiva dell'agricoltura marchigiana è quello dell'intersettorialità. Questa non era una cosa scontata, non era una cosa dovuta, ma è stata pervicacemente voluta dal Governo regionale come asse strategico innovativo fondamentale per la nostra regione. L'intersettorialità, l'innovazione che significa turismo rurale e non solo agriturismo, ma poter sviluppare iniziative a stretto contatto, interagendo con altri settori economici come il turismo e l'artigianato tipico, possono dare quel complemento, quel valore aggiunto all'impresa tale da far rimanere e radicare nel territorio gli operatori agricoli.
Credo che l'avere individuato questi tre assi portanti nel piano significa non solo dare attuazione a un possibile sviluppo di carattere finanziario, ma consente di vedere la prospettiva nel settore primario.
Da ultimo la questione dei bandi. Siamo nella fase di predisposizione. La concertazione l'avvieremo nei prossimi giorni, quindi ci sarà la massima partecipazione delle forze sociali. Così come non è mancata l'azione concertativa anche nella fase di approvazione del piano. Credo che bene ha fatto la Commissione, con il documento, a richiamare la necessità di una ripresa dell'iniziativa politica nei confronti dell'Unione europea. L'abbiamo già fatto dopo l'audizione che c'è stata in Commissione da parte del sottoscritto: abbiamo immediatamente riassunto un'iniziativa politica che ci ha consentito, insieme alle altre quattro Regioni del centro, di organizzare il seminario di cui parlava Ceroni, avendo avuto la possibilità comunque di esternare, anche se non abbiamo avuto il successo di vedere tutto recepito, ma abbiamo potuto dire la nostra di fronte al presidente della Commissione, e questo qualche effetto l'ha prodotto, perché in questi giorni abbiamo notizie positive, sappiamo che stanno ridiscutendo la questione del "premio giovani". Anche qui, possiamo avere avuto qualche disfunzione, ma sicuramente per la prima volta abbiamo speso forse qualche lira in più di quello che avevamo e non abbiamo rimandato indietro nemmeno un centesimo come accadeva nel passato. Quindi, qualche effetto l'ha prodotto questa ripresa di iniziativa politica, probabilmente riusciremo a recuperare e inserire anche il "premio giovani" che inizialmente era stato tolto.
Concludo riprendendo una proposta che faceva il relatore Avenali: sono assolutamente su una convocazione del Consiglio regionale per dibattere i temi dell'agricoltura che possa, a partire dal piano di sviluppo rurale, consentire di fare una riflessione attenta e approfondita a 360 gradi su un settore primario che ha un risveglio, che crea speranza nelle nuove generazioni, quindi vedo con assoluto favore la proposta che faceva il presidente della terza Commissione di convocazione di un Consiglio regionale sulle questioni dell'agricoltura.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento a firma Luchetti all'ordine del giorno che chiede che alla terza riga del punto 17 del documento siano cancellate le parole "in particolare relativi", sostituendole con la parola "relativamente".

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'ordine del giorno come emendato.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la prosecuzione della seduta.

(Il Consiglio approva)



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Abolizione dei ticket sulle operazioni di pronto soccorso. Modificazioni alla l.r. 30.10.1998, n. 36» Andrea Ricci, Amagliani e Cecchini (6)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 6, ad iniziativa dei consiglieri Andrea Ricci, Amagliani e Cecchini.
Ha la parola il relatore, consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Questa è una proposta di legge che è molto importante questo Consiglio riesca a portare a termine, perché sarebbe difficilmente comprensibile che una legge regionale che abolisce i ticket sulle prestazioni di pronto soccorso di emergenza e urgenza, approvata dalla quinta Commissione all'unanimità, non potesse essere approvata perché qualche consigliere chiede la verifica del numero legale. Sarebbe ben strano, sul piano politico, che avvenisse questo.

CARLO CICCIOLI. Infatti, su questa rimaniamo.

ANDREA RICCI. Grazie, penso che sia un gesto doveroso.
Restringo al massimo la relazione, perché credo che questa proposta di legge debba essere approvata, data anche la larga condivisione di questo Consiglio. Dico soltanto che rispetto all'originario testo proposto, la Commissione ha sostanzialmente modificato tale testo, prevedendo la gratuità delle prestazioni di soccorso e di trasporto connesse con le prestazioni di soccorso per tutti i pazienti che si trovino in condizioni di emergenza e urgenza derivanti da eventi acuti di qualsiasi causa e natura verificatisi nel corso delle 24 ore precedenti, in questo modo superando il concetto presente nella precedente normativa relativo alla non differibilità delle prestazioni, che aveva causato una discrezionalità nell'applicazione del ticket nei diversi pronto soccorso delle Marche, addirittura anche all'interno dei singoli pronto soccorso, a seconda del medico responsabile di turno.
Rimangono invece sottoposte al meccanismo del ticket tutte quelle prestazioni che non rientrano in questi casi e che possono essere erogate secondo le ordinarie procedure, senza rischio per la salute del paziente. Questo sarà un compito del medico responsabile del pronto soccorso e anche una responsabilità nel momento in cui il paziente si presenterà.
L'altro punto importante riguarda l'obbligatorietà dell'attuazione del metodo del triage nei pronto soccorso marchigiani, perché pur prevedendolo la legge sull'emergenza 38/98 così non è stato, e in secondo luogo la necessità di informare preventivamente il paziente qualora esista la possibilità di applicare il ticket sulla prestazione di pronto soccorso che viene richiesta.
Per tutto questo la Giunta regionale, entro 90 giorni dovrà stabilire con un apposito atto, sentita la Commissione consiliare competente, i criteri di attuazione del triage in modo uniforme in tutti gli ospedali delle Marche e i criteri e l'entità degli eventuali ticket.
Concludo, dicendo che con questa legge si introduce sicuramente un principio di giustizia sociale, perché i ticket hanno un peso irrilevante sul piano finanziario — tutti i ticket, nelle Marche rappresentano soltanto 70 miliardi di entrate rispetto ad una spesa sanitaria di circa 3.300 miliardi — e rappresentano soltanto una barriera economica all'accesso alle prestazioni di tutela della salute e in questo modo discriminano l'accesso alle prestazioni di tutela della salute, a seconda e sulla base del censo e della condizione sociale. I ticket sono quindi uno strumento ingiusto, perché colpiscono il malato nelle condizioni di massimo bisogno e scaricano su di esso disfunzioni complessive del sistema sanitario regionale. Ancora più ingiusti sono i ticket sul pronto soccorso, perché colpiscono il malato nelle condizioni di emergenza e urgenza.
Nel corso dei lavori della Commissione vi sono state anche audizioni con i medici del pronto soccorso che ci hanno manifestato preoccupazioni relativamente alla sovradomanda di prestazioni di pronto soccorso, spesso anche improprie che esistono. Attraverso gli accorgimenti organizzativi che qui vengono proposti — oltre al triage anche la collocazione, di norma, della guardia medica nello stesso plesso ospedaliero o sanitario, in modo tale da inviare i pazienti che si trovano in condizioni meno gravi non al pronto soccorso ma alla guardia medica — questi disagi possono essere superati. Il problema grande che rimane e che credo questo Consiglio regionale debba riconoscere, è quello della carenza di organico che i medici del pronto soccorso hanno manifestato rispetto all'ammontare delle prestazioni e che esiste.
Perché soltanto i ticket sul pronto soccorso? Io penso che l'obiettivo finale debba essere l'abolizione integrale di tutti i ticket, mi sembra che anche a livello nazionale da parte del ministro della sanità in carica vi sia un orientamento di questo tipo. Nelle Regioni, l'unico ticket di esclusiva competenza regionale è quello sul pronto soccorso, perché non è imposto da nessuna legge nazionale, quindi è questa la ragione, oltre alla particolare ingiustizia di questo tipo di ticket, che ci ha, come Commissione, indotto ad approvare questa proposta di legge.
Se questo Consiglio regionale lo ritiene, credo che si possa anche valutare la possibilità di allargare a livello regionale il discorso sull'abolizione o riduzione dei ticket, sapendo però che il meccanismo deve essere necessariamente diverso, perché per quanto riguarda le altre prestazioni vi sono le leggi nazionali, in particolare le leggi finanziarie degli ultimi anni, che impongono i ticket. Se le Regioni volessero intervenire non possono utilizzare le risorse del fondo sanitario nazionale, debbono utilizzare risorse proprie per pagare al posto dei cittadini, alle aziende, i ticket. E' comunque un discorso in piedi che se altre forze politiche e altri consiglieri regionali vogliono, sicuramente da parte nostra troverebbe la piena disponibilità.
Questi sono i punti essenziali che brevemente ho illustrato di questa legge che mi auguro possa essere approvata, come avvenuto in Commissione, all'unanimità da questo Consiglio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. La proposta di legge che è ora in discussione, ha visto la Commissione impegnata per più sedute, ma unita nello sforzo di giungere ad un superamento dell'attuale situazione per quanto concerne l'applicazione dei cosiddetti ticket, cioè dei contributi richiesti agli utenti, ai pazienti per quanto concerne la spesa sull'intervento di emergenza e di urgenza richiesto ed eseguito dalle strutture di pronto soccorso.
Da vicepresidente della Commissione non posso che essere soddisfatto del lavoro svolto e anche del punto di arrivo a cui si è giunti, voluto sin dall'inizio fortemente dalla mia parte politica, anche se la proposta veniva dal gruppo di Rifondazione comunista. Questo perché è servito anche a porre la questione, più in generale, della nostra legge sull'emergenza-urgenza. La legge è del 1998, quindi abbiamo già due anni di fronte a noi, rispetto al quale si può delineare un quadro d'insieme e individuare in questo quadro quello che non è fino ad oggi stato in grado di essere posto a regime e di quello che invece ha già avuto applicazioni accettabili.
In generale possiamo dire che l'applicazione è stata faticosa: parlo della messa in rete del servizio 118, parlo della ristrutturazione del complesso quadro delle strutture sanitarie della regione, che ha visto parti di territorio private del pronto soccorso completo, cioè delle attrezzature minime, dei requisiti minimi in grado di essere definiti strutture di pronto soccorso, affidati ad altre strutture che abbiamo chiamato, con un eufemismo, nel piano sanitario nazionale, "punti di pronto soccorso", ma che in realtà sono stati, di fatto, solo punti di passaggio verso i pronto soccorso. Questa è la realtà che abbiamo davanti ed è un appunto che possiamo già permetterci di fare guardando all'applicazione della legge sull'emergenza.
L'altra questione ancora aperta è quella delle Potes, delle postazioni che riguardano l'intervento d'urgenza, che sono state stralciate dalla legge — erano un allegato — e che ancora oggi non sono state poste in discussione e in votazione ma che ritengo debbano essere invocate, perché per completare il quadro è necessario che si attivi anche questo tipo di interventi nelle strutture e nelle attrezzature.
Dico questo per arrivare al funzionamento dei pronto soccorso, perché se non abbiamo il quadro d'insieme ci sfuggono poi certe considerazioni che abbiamo pure ascoltato in sede di audizione, in Commissione, sulla funzionalità, sul momento che un paziente, un utente, come con una brutta espressione oggi si chiama il cittadino che ha bisogno di una prestazione e si rivolge alla struttura sanitaria e ospedaliera, incontra.
E' vero che al pronto soccorso si rivolgono molto spesso casi che non rientrerebbero nella prestazione di emergenza, nella definizione di emergenza-urgenza. E' però altresì vero — e questo l'abbiamo detto con forza in Commissione — che non deve essere il cittadino a pagare a valle colpe o manchevolezze che a monte vi sono. Abbiamo detto dell'applicazione faticosa della 36, delle difficoltà ad individuare strutture, anche nei punti di pronto soccorso, in grado di affrontare situazioni di emergenza, abbiamo parlato del fatto che ancora mancano le Potes. Aggiungiamo, per fare riferimento anche ad altri strumenti normativi, la funzione delle guardie mediche, dei distretti, dei poliambulatori. Sono tutte questioni che messe insieme dicono che il cittadino tante volte è costretto ad andare al pronto soccorso, perché solo al pronto soccorso trova la risposta certa, una risposta che dovrebbe trovare anche in altre strutture. Non dobbiamo allora far ricadere sulle spalle del cittadino ritardi o difficoltà di risposte che devono venire da altre strutture, dall'organizzazione più generale del sistema sanitario regionale.
Ecco perché condividiamo appieno le preoccupazioni che hanno portato alla redazione di questa proposta di legge e condividiamo appieno il testo così elaborato e pensato, perché è un testo che recepisce le giuste preoccupazioni di coloro che non devono vedere il pronto soccorso trasformarsi in una quotidiana guerra di posti, di numeri, di precedenze perché, magari, vi è un affollamento abnorme e le vere emergenze rischiano di essere poi trattate in coda perché prima vi sono casi che potevano essere diversamente trattati.
E' un testo che riesce a dare alla questione il giusto equilibrio: non far pagare ai cittadini cose che sono ingiustamente ricadute sulle loro spalle, ma fare in modo che comunque si attivino dove non sono stati attivate, si sottolineano dove hanno avuto una prima applicazione, delle procedure e dei meccanismi — il triage prima di tutto, ma anche quei meccanismi che a monte devono funzionare, di filtro: la guardia medica, il distretto, il poliambulatorio, il medico di base che ha un approccio più sereno e sicuro di fronte a un certo tipo di situazioni — che consentano di costruire questo sistema di corollario di strutture in grado di fare filtro e di fare in modo che il pronto soccorso vada ad adempiere ai compiti a cui istituzionalmente è preposto.
Siamo soddisfatti, è un punto di definizione che riguarda più in generale la materia sanitaria e l'approccio che fino ad oggi ha avuto, cioè "più tasse ai cittadini e speriamo che poi le risposte arrivino". Invece no, dobbiamo invertire la cosa, non dobbiamo caricare sui cittadini le manchevolezze, dobbiamo riequilibrare un sistema squilibrato o che non è completato. Sotto questo aspetto spero che presto venga in discussione in Commissione il discorso delle postazioni d'emergenza e si apra anche in questo Consiglio regionale una riflessione sul piano sanitario regionale, sulle prime sue fasi di applicazione per quanto concerne quella legge-cornice e per quanto riguarda tutti gli strumenti applicativi, cioè le varie leggi di settore.
Esprimo quindi il nostro voto favorevole alla proposta di legge.

PRESIDENTE. Ho ricevuto parecchie richieste di iscrizione da parte dei consiglieri, quindi si prospetta l'eventualità che non si possa concludere l'ordine del giorno. Io sarei per completare la discussione e procedere alla votazione di questo punto. Se i consiglieri contenessero il loro intervento credo che sarebbe meglio per tutti.
Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. La prima titolazione di questa proposta di legge fu "Abolizione del ticket sulle operazioni di pronto soccorso". Questa è una legge che in realtà meriterebbe minore enfasi di quella che ha avuto, perché non cambia molto, non ci sono gran di novità. Cioè, le prestazioni di pronto soccorso sono sempre state gratuite. Qual era il problema vero, reale? Che al pronto soccorso, a seconda delle strutture, si applicavano diverse interpretazioni della legge, esistevano diverse sensibilità e diversi trattamenti. Questa legge che invece io giudico utile, dà un indirizzo, unico, unitario e secondo me corretto a diverse interpretazioni legate alla mentalità amministrativa di alcuni direttori, a sensibilità diverse dei medici, magari primari o del sanitario di servizio in quel momento.
Il pronto soccorso ha una forbice tra due diversi aspetti. Uno è che un pronto soccorso deve far fronte all'urgenza e all'emergenza senza tener conto degli aspetti amministrativi: se c'è necessità, c'è pericolo per la vita delle persone o comunque c'è una situazione urgente che riguarda la salute di una persona, non si possono porre problemi di natura amministrativa. L'altro è che questi atteggiamenti di disponibilità delle varie strutture di pronto soccorso possono creare un meccanismo attrattivo di prestazioni sanitarie, che innanzitutto distrae il personale da funzioni più delicate e poi, oggettivamente, crea un uso improprio della struttura che si chiama pronto soccorso proprio per far fronte a emergenze e urgenze che nascono dal territorio.
Più che introdurre aspetti nuovi — le prestazioni di pronto soccorso avrebbero dovuto essere sempre gratuite — questa legge si pone oggettivamente il problema di dare una regolamentazione che non sia interpretabile, e lo fa con equilibrio. Pone infatti alcuni aspetti: il fatto che la necessità emerga nelle ultime 24 ore, che ci si trovi di fronte a problemi che sono di emergenza — e quindi sono intuitivi — o di urgenza — e questi sono da verificare — pone dei problemi di priorità nell'accesso, quindi viene normata l'istituzione dell'accettazione al pronto soccorso attraverso la discriminazione tra le urgenze, le necessità della persona che vi si reca.
Credo che meritorio è stato aver posto il problema che fino ad oggi non veniva normato in maniera precisa, il fatto che questo testo, diventato poi legge sia all'attenzione del personale sanitario e che quindi il cittadino marchigiano si trovi davanti delle certezze che da una parte tengano lontani coloro che impropriamente vogliono recarsi al pronto soccorso per altre necessità e quindi, ponendo uno sbarramento di tipo amministrativo quando non se ne ha la necessità si rende il pronto soccorso più funzionale e più agevole, senza una pletora di persone che attendono. Personalmente, avendo fatto il medico di struttura pubblica, quando venivo chiamato per le varie consulenze specialistiche al pronto soccorso, a volte mi trovavo di fronte una vera e propria folla di persone che erano lì per le motivazioni più svariate, parte delle quali erano del tutto improprie in un pronto soccorso. D'altra parte, coloro che hanno necessità di pronto soccorso non devono aver timore di recarsi per pagare cose per le quali hanno necessità, urgenza ed altro.
Quindi dico con molto equilibrio, senza enfasi che questo testo è giusto, equilibrato e, così come ha preannunciato il nostro rappresentante di gruppo nella Commissione sanità, confermo che noi siamo soddisfatti e lo votiamo, anzi pensiamo che un voto unanime di questo Consiglio tolga ogni aspetto di interpretazione di natura di parte alla legge e dia anche un'indicazione di civiltà di questa nostra Assemblea. Pertanto, lo ripeto, voto favorevole e orgoglio che il nostro Consiglio regionale produca questa legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Non ho capito, Ciccioli, se per te è una buona legge o una cosa normale. Volevi dire che è una cosa d'utile, ma siccome è una proposta della maggioranza...?

CARLO CICCIOLI. Diciamo pane al pane: la proposta viene da Rifondazione e non dalla maggioranza.

MARCO LUCHETTI. Perché, Rifondazione è uscita dalla maggioranza? Ho capito...
Questo atto, come Andrea Ricci ha più volte sottolineato al sottoscritto, era doveroso perché fa parte del programma della coalizione, varato e presentato dal Presidente della Giunta, credo che siano sufficienti queste parole per dimostrare che questa legge è una cosa buona per la comunità marchigiana, una cosa utile. Sottolineo solo alcuni aspetti che vengono evocati dalla discussione di questa legge, perché di per sé sono stati da essa sollevati.
Purtroppo questa legge si è dovuta fare proprio perché le interpretazioni diverse e la situazione dei pronto soccorso l'hanno fatta diventare doverosa, perché le strutture di pronto soccorso non sono usate come devono essere usate. E' un problema di educazione sanitaria ed è anche un problema di organizzazione sanitaria.
Dobbiamo far sì che i cittadini si rivolgano in termini corretti alla struttura sanitaria, pertanto occorre che sia i medici di famiglia che quelli di guardia abbiano un ruolo diverso rispetto a determinati interventi che solitamente le persone considerano di pronto soccorso. Inoltre, i pronto soccorso qualche volta vengono intasati, anche su consiglio degli stessi medici, per ovviare alle liste d'attesa che sono lunghe e su cui bisogna intervenire. Ecco perché questi fatti sono evocati da questa legge, ma li abbiamo anche discussi con i medici di pronto soccorso i quali denunciano questi fenomeni, dimostrando con statistiche e studi che ci hanno sottoposto, come le più numerose prestazioni di pronto soccorso non dovrebbero essere tali.
Detto questo, credo che il triage opportunamente applicato riesca in qualche modo ad ovviare alle prestazioni ed anche alla organizzazione di pronto soccorso, inoltre dobbiamo fare in modo che la Giunta si adoperi perché i termini previsti dalla legge siano rispettati, in modo tale che, grazie anche alla consulenza dei medici di pronto soccorso, si mettano in cantiere le nuove norme che dovranno uniformare l'atteggiamento dei medici di pronto soccorso rispetto alle richieste dei cittadini.
Parlavo di organizzazione delle strutture. Credo che il problema più evidente sono le liste d'attesa che non riescono ad essere smaltite. Credo che da questo punto di vista il Consiglio debba sollecitare l'assessore alla sanità perché si ponga mano al problema.
Da ultimo, per ovviare ad un messaggio sbagliato che si darebbe, se si interpretasse superficialmente questa legge, alla comunità marchigiana, noi diciamo che questa è una legge che disciplina il pagamento dei ticket nel pronto soccorso. Sarebbe lungo riproporre il discorso dei ticket, probabilmente non hanno quell'efficacia che tutti vorrebbero loro attribuire, però, di fatto, si tratta di una legge che non abolisce il ticket al pronto soccorso come qualcuno aveva interpretato anche sulla stampa ma è una regolamentazione. Pertanto questo messaggio deve essere chiaro, altrimenti ci vedremmo i pronto soccorso intasati da coloro che, per ovviare alle liste d'attesa, aumenterebbero il numero di presenze al pronto soccorso stesso.
Per questo motivo, come Popolari-Mrgherita votiamo a favore di questa legge che riteniamo doverosamente efficace e adeguata per la nostra comunità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. E' singolare questa equazione fra Rifondazione e la Giunta, molto singolare, se non ci ricordassimo che la battaglia è iniziata in tempi non sospetti, quando comunque il peso di Rifondazione non era quello che è oggi in questa Giunta tricolore. Io ho sempre detto "d'ambrosiani, rifondatori dei popolari", perché in sostanza questo è lo spessore politico di questa Giunta regionale. Mi sembra molto singolare l'equazione che questa sera veniva richiamata, al punto che fra qualche settimana, quando Rifondazione chiederà una Commissione d'inchiesta sul degrado delle strutture ospedaliere che noi sottoscriveremo— so che Ricci è stato a Cagli, ha detto delle cose abbastanza precise: vada avanti su questo piano facendo chiarezza sui ruoli e le responsabilità, perché quando le cose le fa lui vanno bene e quando le fa la Cecchini sarà bene che chiarisca che tipo d'impegno assume un membro dell'Esecutivo rispetto alle cose che dice — ci direte che anche questo rientra fra gli obiettivi programmatici di questo Esecutivo.
La verità è molto più semplice, Luchetti: la gestione della sanità in questa Regione è allo sfascio. Non lo diciamo noi, lo dice Panorama quando cita quelle graduatorie e indica con estrema nettezza il deficit strutturale e funzionale delle strutture ospedaliere, lo dice lo sforamento dei 500 miliardi che è il dato gravissimo di questa situazione, lo dice lo spreco rispetto all'éscalation di consulenze, di incarichi che vengono affidati dalle strutture sanitarie in spregio a ogni logica di opportunità, lo dice il degrado delle strutture, lo dice la qualità scadente dei servizi che continuiamo a dare ai marchigiani, questo è il dato di fondo. E lo dice il fatto che nemmeno su una questione di riorganizzazione interna la Giunta regionale ha avuto il coraggio di licenziare un atto come questo. C'è voluta l'iniziativa, la tenacia, la forza, l'insistenza di alcuni consiglieri della maggioranza, di una forza politica che ha sempre creduto su queste cose e ne ha fatto un cavallo di battaglia elettorale, per rimuovere certe incrostazioni, c'è voluta una avanguardia rivoluzionaria per rimettere in discussione una cosa che fino a due settimane fa dicevate era una banalità, una pagliacciata assolutamente inaccettabile.
Questo è il dato di fondo, dopodiché possiamo assumerci tutti i meriti che vogliamo. (Interruzione). Non ha convinto Veronesi. Non facciamo i "Pierino", diamo il giusto medico a chi ce l'ha e diamo il giusto titolo a chi ce l'ha. Per onore della cronaca politica diciamo come vanno le cose: alla fine avete dovuto buttar giù questo rospo, che di fatto è un'ammissione dell'incapacità dell'Esecutivo ad affrontare anche i problemi più piccoli della gestione della sanità marchigiana. E' questo il dato politico di fondo. So che vi dà fastidio, anzi probabilmente a molti di voi non dà fastidio perché la polemica nei confronti dell'inconcludenza dell'Esecutivo... (Interruzione del consigliere Mollaroli). Probabilmente, siccome hai un'esperienza semestrale di Consiglio regionale e non hai partecipato a cinque anni...

ADRIANA MOLLAROLI. Hai molta fantasia...

ROBERTO GIANNOTTI. Probabilmente avrò molta fantasia, ma tu dimostri di avere una scarsa conoscenza della situazione e dei problemi.
Questo intervento fa chiarezza su una situazione di interpretazione, perché è vero quello che dice Luchetti, queste cose venivano dette anche prima, però l'interpretazione che ne ricavano le autorità sanitarie erano varie. Non so se ricordate lo scandalo sollevato dall'attuale assessore Cecchini quando era diessina, rispetto a un intervento di questo genere realizzato dall'azienda San Salvatore di Pesaro: è stata merce di comunicazione su tutti i giornali almeno della mia provincia, in quanto si dimostrò l'improprietà di certe azioni di recupero che l'azienda aveva messo in atto.
Questo provvedimento, se non altro, ha il merito di fare chiarezza, rappresenta il primo atto in favore dei marchigiani realizzato da questa Giunta, finalmente un balzello in meno e quindi non possiamo che inchinarci e dire che voteremo questo atto, coerentemente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Un breve intervento per dire, innanzitutto, che apprezziamo questa iniziativa di regolamentazione del pagamento dei ticket di pronto soccorso, però, contestualmente, riteniamo che a questa legge debbano seguire altre iniziative politiche che possano garantire la fruizione corretta dei servizi di assistenza sanitaria ai cittadini. Se questo atto non è accompagnato da un'azione di sensibilizzazione ai medici di famiglia e, contestualmente, dalle prestazioni di servizi specialistici e di analisi diagnostica di ogni genere, rischiamo di aggravare quel grosso dramma costituito dalle liste di attesa per le prestazioni sanitarie ai cittadini.
Una settimana fa la Cgil di San Benedetto del Tronto denunciava pubblicamente attese che possono arrivare anche a quattro mesi, io aggiungo che a livello di Umberto I ci sono attese che possono arrivare anche a sei mesi. Così non si garantisce la salute dei cittadini.
Quindi chiedo, sempre ribadendo che è un atto da apprezzare questa proposta di legge, che vengano prese contestualmente altre misure per garantire la salute dei cittadini.
E' quindi indispensabile che a questo atto segua la volontà politica già dichiarata dalla precedente e da questa maggioranza: debbono essere fatti interventi per ridurre i tempi delle liste di attesa. E' indispensabile che a questo atto si proceda in modo contestuale, per affrontare un altro grosso bubbone che, se non affrontato politicamente in questo frangente, potrebbe anche aggravarsi.
Questa è la mia preoccupazione. Non ho altro da aggiungere e quindi voteremo a favore della proposta di legge presentata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Esprimo il voto favorevole del gruppo Ds a questa proposta di legge e un apprezzamento molto significativo per come la Commissione ha lavorato intorno a questo atto. Spero che questo lavoro serio che la Commissione ha fatto si possa ripetere anche rispetto ad altri.
Qual è stato il contesto e quali sono stati i due principi che abbiamo cercato di tenere insieme nella produzione di questo atto che non ho nessuna difficoltà a riconoscere come promosso da una forza politica che fa parte di questa maggioranza? Credo che molti degli atti che sono stati varati nelle precedenti legislature e che saranno varati anche da questa, partono anche da iniziative soggettive. E' questo un modo abbastanza normale e naturale di lavorare di una assemblea legislativa ma anche di luoghi amministrativi di altra natura. Quindi non mi scandalizza assolutamente, sono per riconoscere valore a chi dimostra attenzione e sensibilità, senza alcun imbarazzo nel riconoscere che c'è stata una forza politica che si è fatta promotrice di questo atto. Però al risultato finale, che è quello che conta, ha partecipato l'intera Commissione.
Quali erano le questioni in campo e sulle quali abbiamo lavorato? Due, sostanzialmente: ridurre i costi della spesa sanitaria a carico dei cittadini per prestazioni come quelle legate alle prestazioni di pronto soccorso; cercare di mantenere funzionale ed appropriato un servizio delicato come quello del pronto soccorso. Questo atto si è reso necessario perché nella nostra regione, pure in presenza di una legge importante come quella sull'emergenza, esisteva un comportamento non omogeneo da parte delle singole aziende sanitarie, per cui credo che questo atto faccia chiarezza, restituisca al pronto soccorso la sua funzione e riduca a carico dei cittadini un ticket che, come è stato detto, è anche di scarsa rilevanza economica.
La Commissione ha lavorato con grande serietà, sono state approfondite le questioni, ascoltati gli operatori del settore, si è lavorato con grande sintonia con l'assessorato e il suo apparato. Credo che questo metodo si debba ripetere anche per altri atti. E' un modo molto corretto di lavorare.
Su una questione voglio ribadire soltanto questo concetto: il consigliere Andrea Ricci, presidente della quinta Commissione ha avanzato la proposta che l'abolizione dei ticket, che in questo caso abbiamo cercato di ridurre per quanto riguarda le prestazioni di pronto soccorso, si possa ripetere anche per altre prestazioni o servizi sanitari. Credo che non ci sia nessuna pregiudiziale da parte nostra e da parte del mio gruppo. Tra l'altro c'è anche un orientamento governativo che va ormai in questo senso e ritengo che l'occasione del bilancio di previsione all'inizio del prossimo anno possa essere quella nella quale valutare con attenzione questa possibilità. Da parte nostra ci sarà attenzione e anche un contributo affinché lo si possa fare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Una dichiarazione brevissima, anche se non capisco la fretta che hanno alcuni consiglieri di andarsene e non voler onorare fino alla fine l'impegno assunto con questa indizione del Consiglio regionale.
L'aziendalizzazione della sanità ha portato alla graduale ma inesorabile proliferazione dei ticket, cioè il pagamento del costo della prestazione, in quanto la sanità non viene più riconosciuta come un servizio sociale primario ma come una merce, un lavoro pubblico qualsiasi dal quale si dovrebbe, in base alla concezione aziendalistica, ricavare addirittura un profitto. Per fortuna nel nostro Paese non governano le destre e il Governo in queste ore, nella discussione della legge finanziaria sta nel concreto avviando la strada per una prospettiva completa in termini certi temporalmente, a cominciare dal 2001, per l'abolizione o riduzione sostanziale di tutti i ticket sanitari. Proprio ieri, se vogliamo dare un contributo costruttivo alla discussione, è stato presentato un emendamento dai Comunisti italiani, che abolisce in maniera completa, a partire dall'1.1.2001, le visite per cuore, per tumori, per la mammografia e per la colonscopia. Questo è un atto concreto per intervenire in un problema come quello della sanità che deve essere un servizio sociale primario. Anzi, non solo se governassero oggi le destre, ma l'aziendalizzazione della sanità ha avuto la sua accentuazione proprio con i Governi della destra, con il Governo Berlusconi, con i ministri De Lorenzo e Garavaglia che hanno portato al capestro della sanità. Se le Marche avessero seguito i consigli di Berlusconi e del suo Governo, oggi tutti gli ospedali sotto i 120 posti letto sarebbero chiusi.
Questa legge è quindi perfettamente in linea, sia con il programma regionale sia con il programma del centro-sinistra più in generale a livello nazionale. Anzi, essa è limitativa rispetto a una necessità, perché il programma di Marche Democratica prevede l'abolizione graduale di tutti i ticket sanitari, e noi lavoreremo affinché la Giunta, anche su iniziativa del Consiglio, possa giungere in termini di tempo non lunghissimi ad un testo organico proprio per abolire, in linea con le considerazioni più generali, tutti i pagamenti nella sanità.
Oggi, soprattutto i più poveri, i pensionati al minimo sono costretti a farsi ricoverare, se ci riescono, negli ospedali, proprio per non pagare i ticket molto costosi, per cui, anche se l'attuale meccanismo di compilazione dei bilanci che prevede per le Regioni un compartimento stagno relativamente alla spesa della sanità, occorrerebbe fare una riflessione più complessiva affinché il bilancio ordinario intervenisse su un problema primario come quello della sanità per abolire il pagamento di tutti i ticket sanitari, istituendo magari un bonus graduale intanto per ridurre i costi delle analisi, perché sono quelli che incidono in maniera maggiore nelle tasche dei cittadini e soprattutto dei più poveri. L'attuale meccanismo, infatti, obbliga il prelievo dentro il capitolo della sanità medesima, un capitolo che di per sé è già esiguo, che sta viaggiando con cifre enormi. Anche se queste maggioranze hanno fatto i salti mortali per definire una situazione di trasparenza, ridurre la spesa e mantenere il livello dei servizi sul territorio, tuttavia questo meccanismo ed anche la stessa proposta di legge che noi voteremo, tira una coperta già corta, perché non interviene nel complesso delle questioni, è limitativo e rischierebbe, se non avesse questa prospettiva, addirittura di distogliere i soldi alla sanità medesima, con una guerra tra poveri, magari non facendo giustamente pagare il ticket sulle prestazioni di pronto soccorso — io direi su tutte, non solo su quelle urgenti — ma togliendo soldi alla prevenzione sul territorio. C'è quindi bisogno di aprire uno scenario più vasto, occorre che sulla sanità si discuta, che il Consiglio discuta e che intanto si avvii una prospettiva di questo tipo.
Per il resto mi pare che la proposta di legge va nel senso di una condivisione più generale di necessità di modifica della visione aziendalistica della sanità ed è per questo che noi la votiamo.

PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi, quindi passiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

(Il Consiglio approva)

Non ci sono le condizioni per andare avanti, quindi dichiaro chiusa la seduta.


La seduta termina alle 20,20