Resoconto seduta n. 180 del 25/02/2004
La seduta riprende alle 16,50



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Esame del bilancio consuntivo 2002 dell’Assam — L.r. 14 gennaio 1979, n. 9, art. 14, comma 3» Giunta (122)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 122, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Come potete constatare direttamente dalle relazioni a vostra disposizione, il bilancio consuntivo per l’attività svolta dall’Assam nel 2002 evidenzia un utile di esercizio, al netto delle imposte sul reddito, di euro 102.539 che verrà portato in diminuzione delle perdite degli esercizi precedenti.
Il risultato economico ottenuto dall’Assam nel 2002 è da considerarsi positivo oltre l’importo evidenziato, in quanto l’attività è stata influenzata dalla riduzione del 50% delle risorse finanziarie messe a disposizione dalla Regione rispetto all’esercizio precedente. Considerate le ridotte risorse finanziarie l’esercizio 2002 è stato caratterizzato dal consolidamento dell’attività istituzionale dell’agenzia e dall’abbandono delle attività di sperimentazione e divulgazione legate alla zootecnia, alle colture foraggiere e all’intera filiera biologica in quanto sono mancati i finanziamenti specifici. E’ chiaro che l’ente si finanzia sulla base anche dei progetti che gli si affidano. Si è comunque continuato sulla via della riorganizzazione intrapresa nell’esercizio precedente, che ha visto privilegiare i servizi maggiormente richiesti dal settore, tralasciando attività comunque di interesse generale.
Durante il 2002 l’Assam, a seguito di una selezione pubblica approvata dalla Giunta regionale ed espletata nel periodo settembre-ottobre, ha attivato 35 contratti a tempo determinato con figure professionali specializzate. A seguito di tale selezione si sono potuti concludere 34 contratti di collaborazione coordinata e continuativa che si trascinavano da anni. Ancora una volta il Collegio dei revisori dei conti ha evidenziato l’inidonea posizione dell’agenzia tra gli enti commerciali, confermando così quanto già osservato nelle precedenti relazioni. E’ una cosa che abbiamo già detto anche negli anni precedenti, nel senso che questa dimensione pare non ottimale dal punto di vista organizzativo rispetto agli obiettivi e al mercato che si prospetta all’attività dell’Assam. Pertanto è chiaro che nella revisione degli enti che da tempo la Giunta ha annunciato dovremo affrontare anche questo problema.
Pertanto, viste le considerazioni già espresse sull’utile dell’esercizio — la nota integrativa al bilancio, lo stato patrimoniale, il conto economico, la certificazione del collegio dei revisori dei conti sull’esatta corrispondenza dei dati esposti in bilancio nonché il sostanziale rispetto delle spese programmate — propongo agli onorevoli colleghi di approvare il bilancio consuntivo dell’attività dell’Assam per l’esercizio citato adottando la relativa proposta di atto amministrativo n. 122, ad iniziativa della Giunta regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Siccome c’è necessità di fare questo atto, visto che il relatore di minoranza è in congedo in quanto fuori sede, ritenevo fosse prassi che quando mancano i relatori di minoranza si rimandi la discussione dell’atto. Questa è la prassi che viene seguita di solito anche nelle Commissioni e ritenevo giusto che fosse seguita anche in Consiglio, considerato che il relatore di maggioranza può fare la relazione che vuole, ma ho visto che aveva diversi fogli di appunti, mentre invece ha sorvolato, restringendo la relazione in quanto riteneva che noi non volessimo ascoltare la sua relazione, la cosa mi dispiace, perché io l’avrei ascoltata molto più che volentieri, collega.
Qui si parla di prove sperimentali su alcune varietà della vite e ciò dimostra che si è completamente al di fuori della normativa a livello europeo, dove addirittura, con l’introduzione delle varietà che vengono concesse senza dare tutela rispetto ai paesi extraeuropei, non vedo la convenienza a spendere soldi per fare questo tipo di ricerche se poi questo non trova un riscontro economico nella vendita successiva di questi prodotti.
Non so come il collega della minoranza abbia votato in Commissione, ma su questo atto, a nome di Alleanza nazionale dichiaro che voteremo contro.

PRESIDENTE. Non vi sono altri interventi, quindi pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva




Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha la parola, sull’ordine dei lavori, il consigliere Franceschetti.

Fausto FRANCESCHETTI. C’è urgenza di trattare i punti 6) e 8), come detto anche nella Conferenza dei presidenti di gruppo. Siccome prima del punto 6) c’è solo il punto 5) di cui è relatore il collega Avenali, se questo punto 5) ci impegniamo a trattarlo in tempi rapidi possiamo seguire l’ordine del giorno proposto, altrimenti chiederei l’anticipo almeno del punto 6) che riguarda il regolamento delle strutture dei servizi sociali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Ci sono stati dei voti di astensione da parte della minoranza rispetto alla proposta di atto amministrativo 125, il programma triennale per il settore agroalimentare. L’urgenza esiste, perché diversamente non potremmo approvare il piano annuale. Se i colleghi della Commissione non hanno niente in contrario, possiamo fare una discussione molto veloce, perché è un atto dovuto e modifiche sostanziali potrebbero avvenire soltanto qualora facessimo una nuova legge sulla promozione agroalimentare, ma adesso dobbiamo rispettare le leggi vigenti, quindi questo atto urgente. Penso che si possa fare una discussione veloce.
Per quanto mi riguarda posso fare anche un intervento molto sintetico, per poterlo approvare velocemente.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Voglio ricordare a tutti che l’atto sulle autorizzazioni delle strutture è già stato rinviato da quattro Consigli. Organizzazioni sindacali e Comuni stanno aspettando questo atto da diverso tempo, quindi propongo che l’atto proposto dal collega Avenali si discuta dopo quello sulle strutture. Pensavo di aver capito che c’era un accordo dei presidenti di gruppo in questo senso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. Vorrei evidenziare che la richiesta presentata dal consigliere Avenali è più che legittima, perché noi abbiamo un piano per gli interventi promozionali nel settore agroalimentare che ancora deve essere approvato quando l’anno è già partito, quindi il ritardo non è di qualche seduta ma a questo punto è di due mesi, se non di più. L’atto, non appena arrivato in Commissione è stato discusso con grande celerità, certamente è arrivato in tempi non solleciti, però temo che se rinviamo ancora una volta o inseriamo questo atto dopo argomenti che potrebbero richiedere del tempo, finiamo per mettere le imprese agricole, che hanno bisogno di questo piano, nella condizione di non poter operare o mettiamo l’Amministrazione regionale nella condizione di operare in assenza del piano. Credo quindi che la richiesta di Avenali sia più che fondata e io la condivido.

PRESIDENTE. Andiamo avanti secondo l’ordine del giorno stabilito, con la proposta di atto amministrativo n. 125.



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «L.r. 14 gennaio 1997, n. 9. Programma di promozione per il settore agroalimentare. Anni 2004-2005-2006. Linee di indirizzo generale dell’attività promozionale» Giunta (125)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 125. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Sicuramente la situazione nel settore dell’agroalimentare risente della situazione generale dell’economia, una situazione complessa, difficile, una situazione internazionale che merita una riflessione, che non facciamo adesso. Ci sono una serie di novità nell’agroalimentare, c’è l’esigenza che le nostre imprese riescano ad attrezzarsi e diventare sempre più competitive, anche alla luce della modifica della Pac e abbiamo l’esigenza di aiutare le nostre imprese a raggiungere questi obiettivi di competitività, sia come imprese che a livello di commercializzazione delle nostre produzioni. In particolare il problema di fondo è quello di riuscire a dare notorietà ai nostri territori, a valorizzare i nostri marchi, a valorizzare le nostre produzioni, a valorizzare le nostre produzioni tipiche e le produzioni di origine della nostra regione. Pertanto il piano triennale si pone una serie di obiettivi di promozione a livello dei mercati europei e internazionali, con la partecipazione a fiere, manifestazioni e una serie di altre iniziative che tendono a dare notorietà alle nostre produzioni tipiche. Poi si prevedono una serie di interventi a carattere regionale e territoriale, con una serie di manifestazioni, dando seguito al lavoro realizzato in questi anni. Ovviamente le nostre produzioni particolari sono quelle vitivinicole che sappiamo essere cresciute dal punto di vista anche della qualità e dell’immagine, ma abbiamo anche altre produzioni che in questi anni stanno venendo avanti e che nel piano vengono previste, come le produzioni biologiche che sono frutto di piccolissime imprese che hanno bisogno di essere supportate a livello di immagine, di essere aiutate a collocare le produzioni sui giusti segmenti di mercato. Così per una serie di altre produzioni come olio, salumi e formaggi. Peraltro il piano triennale prevede per la prima volta l’inserimento anche della produzione per quanto riguarda l’agriturismo e la parte zootecnica delle carni anche fresche, perché con le leggi che abbiamo approvato in questo Consiglio abbiamo teso a mettere insieme tutto il settore dell’agroalimentare. Ovviamente l’obiettivo futuro a cui ci siamo richiamati in Commissione e che abbiamo dibattuto, è richiamato anche nell’obiettivo del piano triennale ed è quello di riuscire a fare una legge che possa mettere insieme, in uno strumento adeguatamente studiato, tutta l’immagine Marche, quindi la promozione e la valorizzazione del nostro territorio e delle produzioni, sia dell’agroalimentare, sia del turismo, sia dei settori dell’artigianato, dell’industria, tutto il meglio delle produzioni della nostra regione. Questo può essere un auspicio, un obiettivo su cui lavorare, ma momentaneamente dobbiamo attivare tutte le risorse possibili e tutti gli strumenti necessari perché il nostro sistema agroalimentare possa continuare a crescere, a consolidarsi e possa avere quei supporti necessari per acquisire i livelli di competitività che anche la riforma della Pac impone.
Abbiamo accolto all’unanimità alcuni emendamenti che sono stati inseriti nel piano di settore, in particolare il discorso dell’inserimento delle organizzazioni di produttori, considerato che c’è una modifica dal punto di vista della norma per quanto riguarda le organizzazioni dei produttori rispetto alle associazioni di prodotto, quindi abbiamo apportato nel piano quelle modifiche che le nuove leggi e le nuove normative comunitarie rendevano necessarie. Gli emendamenti sono stati approvati all’unanimità. Invece, per quanto riguarda il piano, alcuni colleghi, compreso il collega Moruzzi, hanno votato favorevolmente, altri colleghi della minoranza si sono astenuti.
Invito il Consiglio ad approvare questo atto amministrativo, perché siamo già a febbraio e le manifestazioni più importanti ormai sono in cantiere, quindi non è corretto che si continui ad andare avanti senza l’approvazione del piano triennale, così come previsto dalla norma vigente.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Ciò che ha detto il presidente della Commissione ha fotografato la discussione avvenuta nella stessa Commissione. L’aspetto riguarda però una questione prettamente tecnica. Difatti non a caso sono stati accolti gli emendamenti all’unanimità, ma sull’atto stesso e sulla filosofia politica di questa proposta di atto amministrativo ci troviamo in grossa difformità.
Difatti, il programma di promozione per il settore agroalimentare che va dal 2004 al 2006 comporta una lacuna enorme. Qui era indispensabile fare una nuova legge per il settore agroalimentare, per la sua promozione, proprio perché noi non conosciamo la caduta dell’impatto di ciò che è stato fatto fino adesso con questo sistema. Addirittura vi sono situazioni analoghe a ciò che viene detto a livello nazionale. Infatti si dice “oggi lo scenario mondiale è caratterizzato da ridotti tassi di crescita delle maggiori economie europee, da scambi monetari frenati dalle limitazioni imposte ai movimenti delle persone e delle merci, dalle minacce terroristiche e dalla Sars, tutti fattori d’incertezza che bloccano gli investitori e che acuiscono ulteriormente la competizione internazionale”.
Se queste cose vengono dette e indicate dal presidente del Consiglio o dai rappresentanti della maggioranza del Consiglio dei ministri, tutti gridano allo scandalo. In questa relazione di una regione che ha un impatto minimo e una realtà totalmente diversa rispetto al pil nazionale... Basta andare a vedere la differenza con il pil della regione Emilia Romagna, della regione Lombardia o della regione Sicilia che hanno impatti molto diversi. Quindi, già noi ci andiamo a rifugiare dietro questa dizione, perché nasconde la realtà della mancanza di sviluppo.
Poi si dice “Il quotidiano confronto internazionale fa acquisire una consapevolezza, forse banale, ma fondamentale. Per competere è indispensabile organizzarsi a livello di imprese, di istituzioni, di paese. Occorre dedicare più attenzione alle strutture e alle procedure organizzative”.
E allora, per quale motivo non è stata presa in considerazione prima una questione di questo genere e non è stata fatta, alla base, una proposta diversa con una legge. Questo non lo potevamo fare in questi mesi, ma abbiamo avuto tutto il 2003 e potevamo, da febbraio-marzo preparare una legge in materia e vedere di ritornare sul mercato in maniera diversa.
Addirittura, a pag. 6 si dice: “La politica agricola regionale di questi ultimi anni si è decisamente indirizzata a favorire lo sviluppo delle produzioni di qualità, con particolare riferimento a quelle tipiche e a quelle biologiche”. E’ una dizione prettamente generica, perché in concreto non ci vengono date, oggettivamente, le documentazioni che confermano questo stato di fatto, perché quando sento parlare di produzioni di qualità, andiamo a vedere quali sono e che tipo di impatto hanno, altrimenti c’è una contraddizione quando si vanno a fare manifestazioni, in Italia e all’estero, dove si vedono addirittura aziende della nostra realtà regionale al di fuori di un circuito regionale.
E’ ora di finirla con il riferimento al biologico. L’incremento dato dal biologico è determinato solo dalle colture di erba medica. Quello ha portato un incremento notevole delle colture biologiche. Noi tutti sappiamo che l’erba medica per l’alimentazione del bestiame viene dichiarata coltura biologica perché spunta un prezzo doppio sul mercato e sappiamo come avvengono queste cose, basta andare a vedere la produzione delle farine nei mulini. Addirittura, durante le audizioni ci sono state alcune associazioni di categoria che hanno toccato questo argomento. Tra l’altro vorrei sapere come si può pensare di fare, nel settore agroalimentare, un discorso di mercato quando andiamo all’estero e cerchiamo di presentare o propagandare dei prodotti di nicchia già all’interno della nostra regione che ha 1.400.000 abitanti.
Per questo motivo ritengo che sia giusto da parte di Alleanza nazionale votare contro questo atto. (Interruzione). Ti ho già detto perché mi sono astenuto: è una prassi normale. Quando c’erano la vecchia Dc e il vecchio Psi che governavano questa Regione, in Commissione patteggiavate con l’allora Pci i cui componenti in Commissione votavano a favore o si astenevano e poi, quando venivano in aula si rendevano vergini votando tutto contro. Io ho detto che l’astensione era dovuta al fatto che sono stati approvati degli emendamenti, ma voto contro questo atto soprattutto per un motivo: perché è giusto che venga fatta una legge ed era giusto che fosse fatta già nell’anno precedente, in modo tale da tornare a discutere in aula non una cosa ormai consolidata nella nullità, ma qualcosa di concreto, cioè la Regione poteva tranquillamente dire “cerchiamo di portare qualcosa di nuovo per dare impulsi nuovi alle volontà di gestire questa realtà” e non fare dei discorsi generici come ho indicato all’inizio, che vengono messi per iscritto quando riguardano una certa realtà e poi vengono derisi quando vengono riportati per disquisire sulla realtà economica della nazione o di altre regioni che sono ben più forti e più ricche della regione Marche.
Per questo motivo Alleanza nazionale vota contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. L’approvazione del piano triennale sarebbe stata un’occasione importante di discussione che qui non possiamo cogliere, proprio per l’urgenza con cui questa discussione deve avvenire. Il piano doveva essere già approvato alla fine dell’anno scorso per poter dare un’indicazione sulle linee operative generali, quindi mi limiterò solo ad alcune brevi considerazioni.
La prima è che dal momento in cui il piano è stato formulato ad oggi, c’è stato un forte deprezzamento del dollaro e un’accentuazione delle difficoltà all’interno dei paesi dell’Ue e dei paesi dell’area dell’euro. Questo cosa comporta? Che c’è una difficoltà nel mantenimento dei livelli di esportazione, perché i nuovi mercati, sui quali si sta facendo una politica aggressiva da parte della nostra regione — come gli Stati Uniti — sono mercati in cui si riscontra una sempre maggiore difficoltà a tenere i rapporti economici, per ovvi motivi: addirittura alcuni produttori hanno toccato al ribasso i loro listini e negli Stati Uniti il risultato è stato che i prezzi sono comunque risultati più elevati, quindi è chiaro che la concorrenza è sempre più forte. Penso al settore del vino ma penso anche ad altri prodotti, in particolare quei prodotti che Gasperi definisce di nicchia ma io dico che se queste nicchie producono delle qualità tali che sono apprezzate sui mercati internazionali, perché non potenziarle e farle diventare nicchie meno piccole, attraverso il processo di internazionalizzazione?
Quindi ritengo che in questo momento il piano debba concentrare le proprie risorse per creare tutte quelle occasioni d’incontro tra l’offerta e la domanda, in particolare sui mercati internazionali, sia quelli che utilizzano moneta diversa dalla nostra (dollaro nello specifico), sia mercati all’interno dell’Ue, dove una situazione di difficoltà finanziaria fa sì che ci si rivolga prevalentemente ai prodotti del mercato interno o ci sia un atteggiamento verso prodotti che costano meno a parità non di qualità ma di caratteristiche: si tende a sostituire una produzione che prima veniva magari dall’Italia, con produzioni che vengono da altri paesi. Quello che avviene anche nel nostro paese con l’importazione di carni e tantissimi altri prodotti che vengono reperiti da paesi extracomunitari che si presentano sul mercato con una qualità ridotta ma con prezzi nettamente più concorrenziali.
Quindi la fase di promozione è particolarmente delicata e credo che si debba effettuare uno sforzo per concentrare, forse ancora di più di quello che abbiamo individuato nel piano, alla luce anche della congiuntura di questi ultimi mesi, queste risorse su tutte quelle occasioni di promozioni e di incontri tra nostri produttori che offrono e potenziali compratori che cercano questo tipo di produzione.
Contemporaneamente credo che si debba fare lo sforzo di concentrare le risorse, quindi selezionare le imprese che beneficiano di questo, tra le imprese che si procurano la materia prima sul territorio regionale, per cui va accentuato lo sforzo, perché proprio in una fase di difficoltà c’è la tendenza a procurarsi la materia prima dove costa meno. Questo nel piano c’è, è una delle indicazioni, vorrei sottolinearlo. Corriamo infatti il rischio che la promozione non sia la fase finale di una filiera interamente marchigiana ma sia la fase finale di una filiera dove la materia prima non viene più dal nostro territorio regionale.
Contemporaneamente credo che la promozione generica, la promozione non rivolta a specifici prodotti, a specifiche iniziative commerciali debba essere limitata al massimo, quindi una promozione anche fatta di iniziative sul territorio regionale o sul territorio nazionale che non sia la partecipazione a fiere che costituiscono un momento di incontro anche qui, tra produttori e compratori. Credo che, al di là di quello che dice il piano debba essere fatto uno sforzo in questa direzione, quindi spendere tutto il denaro disponibile attraverso questo piano, perché sia finalizzato a una maggiore internazionalizzazione dei rapporti commerciali dei nostri produttori e a una efficienza a queste imprese a cui possiamo chiedere di comprare la materia prima marchigiana. Questa è la difficoltà della nostra agricoltura: se la materia prima non viene collocata e se non viene collocata nei trasformatori marchigiani, pensiamo che i trasformatori di altre regioni, addirittura stranieri, vengano a comprare materia prima da noi? No. Quindi, per questo motivo, in una situazione come questa diventa un obbligo fare in modo che le risorse premino le aziende che trasformano la materia prima marchigiana e che tutte le risorse siano indirizzate per favorire le aziende che condividono questa politica e la praticano, altrimenti in una fase come questa quello che avverrà sarà il risultato contrario: faremo cioè la produzione, la faremo con delle aziende che hanno la sede nella nostra regione, magari hanno anche l’impianto di trasformazione, ma poi non hanno un rapporto con il territorio, con le aziende agricole, con le cooperative, con il sistema della prima trasformazione che abbiamo finanziato in passato e che in questo momento vive una fase di difficoltà e che possono invece, da un sistema moderno e capace di integrarsi, trovare un’opportunità da questo fenomeno della internazionalizzazione che sta avanzando a forti passi anche nel settore agroalimentare.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Silenzi.

Giulio SILENZI. Il piano è importante, diamo atto ai lavori della Commissione che ha apportato dei miglioramenti e ha approfondito le questioni senza l’introduzione di altre problematiche come fa il collega Gasperi. Circa il voto, vorrei ricordare al collega Gasperi che siete un po’ volubili, perché sugli Ogm la scorsa settimana Gasperi aveva annunciato un voto contrario e oggi si è astenuto, in Commissione si è astenuto e oggi vota contro, però è nell’assoluta libertà dei consiglieri esprimere il proprio voto. Rilevo però che c’è un aspetto di questo genere.
Sono molto d’accordo sul fatto di aiutare di più, sostenere di più le aziende che utilizzano la materia prima marchigiana. Questa è la frontiera nuova che dobbiamo superare, cioè la filiera ha un valore in sé se nasce e il prodotto viene messo sul mercato e in tutte le sue fasi c’è un protagonismo delle aziende marchigiane, del prodotto marchigiano. Questo è il discrimine rispetto ad altri prodotti che vanno anche sostenuti, ma la nostra attenzione deve essere focalizzata su questo aspetto, perché questo premia l’agricoltura marchigiana. Quando noi pensiamo di promuovere in regione, in Italia e all’estero i prodotti marchigiani, dobbiamo avere sempre l’attenzione massima verso l’impresa agricola che produce e non invece una commercializzazione che non premia il prodotto che qui viene fatto, sempre con disciplinari di qualità sui quali dobbiamo essere attenti.
Una promozione settoriale che valorizzi i nostri prodotti. Abbiamo avviato delle esperienze importanti, e penso al biologico. Grazie alle politiche che la Regione ha fatto, dalla direzione dell’assessorato da parte di Moruzzi in poi, vi sono state scelte che hanno privilegiato il biologico, che hanno aumentato le superfici coltivate a biologico, che hanno aumentato le aziende che trasformano il biologico. Oggi abbiamo un prodotto che non evoca solo una nicchia trascurabile, ma che ha anche un peso economico. E allora l’approfondimento e la conoscenza, le fiere come momento di incontro tra i produttori, i consumatori e i commercianti, l’aiuto che si può dare nella scuola, nei messaggi che possono essere dati tramite i mass-media, il lavoro da fare nelle grandi distribuzioni, dove sempre più questo settore ha uno spazio, tutto questo messo insieme dà una strategia che inizia a far riflettere, a modificare le abitudini, ad affermarsi sulle scelte del consumatore, delle famiglie e questo è un incentivo forte che diamo, al di là dei contributi europei, per la coltivazione del biologico. Così per tutti gli altri prodotti che stiamo sostenendo.
Noi, per alcuni prodotti abbiamo mercato all’estero — penso ai vini e a tanti altri prodotti del settore agroalimentare — che aumenta in percentuale. I dati dell’Unioncamere ci dicono che l’unico settore che ha aumentato l’esportazione rispetto al 2002 è stato proprio il settore agroalimentare. Il piano prevede una strategia per ampliare e sostenere l’esportazione, poi prevede tutto un discorso rispetto a quei prodotti che citavano Avenali e Moruzzi, che devono trovare un mercato in primis nelle Marche, perché la nostra produzione molte volte non è neanche sufficiente se orientassimo i consumi dei marchigiani per sostenere la produzione marchigiana. Il piano prevede quindi questa gamma di iniziative che con il tempo abbiamo portato avanti in maniera oculata, intelligente, in stretta collaborazione con le imprese agricole, con le associazioni e pertanto mi sembra un buon lavoro di uno scenario ampio, che poi permetterà di volta in volta — come con il piano 2004 che la Commissione discuterà nei prossimi giorni — di mirare di anno in anno, di volta in volta una strategia concreta, iniziative specifiche che possono valorizzare la produzione di qualità delle Marche.
Nel 2004 dovremo avviare anche una promozione dei marchi di qualità. Abbiamo approvato la legge sulla qualità, adesso stiamo definendo i marchi di qualità, che chiameremo “QualiMarche” nei vari settori, in modo da riuscire a dare un marchio certificato con disciplinari rigorosi, controllato dalla Regione, a quei prodotti che sono veramente marchigiani, aiutando il consumatore ad avere un rapporto di fiducia con la produzione marchigiana, perché dietro quel marchio c’è un disciplinare rigoroso, di qualità, controllato, che garantisce il consumatore, per cui un rapporto di fiducia tra il consumatore e i prodotti che sono veramente di qualità e che non diano l’ennesima fregatura al consumatore smarrito rispetto a tante vicende che si verificano in questo settore.
Queste mi sembrano le direttrici sulle quali il piano si muove, su cui la Regione Marche è fortemente impegnata e deve accentuare il suo impegno proprio per sostenere la produzione agricola regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Non avevo intenzione di intervenire nuovamente, ma visto e considerato che si vuol fare polemica, caro assessore, una volta per tutte le voglio chiarire che rispetto alla legge sugli Ogm io ho votato contro l’articolo 1 perché recita: “La Regione promuove le iniziative dei Comuni che dichiarano il proprio territorio ...

Giulio SILENZI. “Ogm free”.

Gilberto GASPERI. No, “antitransgenico”. E’ un altro discorso. Lei non ha fatto una legge “Ogm free”, lei ha fatto una legge “Pgm”, quindi cerchi di scegliere meglio i consulenti che paga per fare queste leggi. Non è “Ogm”, è “Pgm”...

Giulio SILENZI. Non ho consulenti...

Gilberto GASPERI. Sì, i consulenti li hai e li hai giocati in modo tale che addirittura ci sono degli scambi e si sono divisi delle realtà. Non farmi dire i nomi, li sai...
In Commissione mi sono astenuto per rispetto, perché in III Commissione abbiamo una procedura per cui spesso si vota in funzione della realtà.
Voglio chiarire una cosa. E’ stato detto che si devono portare sul mercato i prodotti, quindi vorrei sapere: dobbiamo fare incontri come quelli fatti in Russia, dove il “buco” totale sul vino l’hai toccato anche tu con mano? Questo non lo volevo dire, però mi costringi. Ecco perché sostenevo e sostengo che invece di fare un atto di questo genere era indispensabile fare una legge per andare a toccare in concreto le cose, per risolverle, perché anche se io sono all’opposizione, ho tutto l’interesse affinché nel mondo dei prodotti agricoli e della commercializzazione ci sia il trionfo dei prodotti marchigiani. Io sarei ben contento che l’assessorato all’agricoltura da te diretto, preparato e organizzato, fosse il miglior assessorato non delle Marche ma di tutte le Regioni italiane, perché sarebbe un orgoglio, come cittadino italiano, che mi farebbe vantare rispetto al fatto che le Marche stanno dando dei risultati nel settore agricolo. Ho criticato e critico questo atto, perché sarebbe stato più giusto che ci fosse stata una legge e questa cosa non è detta da me ma è recepita anche dalle associazioni di categoria, dalla maggior parte di esse. Però questo non mi ha fatto fare una battaglia, perché se all’inizio avessi chiesto la verifica del numero legale, non si sarebbe neanche fatto questo atto. Non mi sembra però giusto che si dicano certe cose. In Commissione era una situazione logica, tanto è vero che sia io che Viventi ci siamo astenuti proprio perché erano stati approvati anche degli emendamenti. Voto però contro, in questa occasione, proprio perché sarebbe stata più giusta l’alternativa di fare una legge, non votare il solito atto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva



Proposta di regolamento (Discussione e votazione): «Disciplina in materia di autorizzazione delle strutture e dei servizi sociali a ciclo residenziale e semiresidenziale, ai sensi dell’articolo 9 della l.r. 6.11.2002, n. 20. Revoca della DGR n. 881 del 17.6.2003» Giunta (3)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di regolamento n. 3 ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Finalmente siamo riusciti a discutere questo atto, che è il completamento della legge 20. Sulla base di quanto la 328 stabiliva, avevamo determinato tutti insieme di licenziare questa proposta di regolamento con la quale disciplinare gli standard delle strutture ivi previste.
Indubbiamente è un atto importante, come diceva giustamente l’assessore Secchiaroli — che aspettava da tempo questo atto — proprio perché si vanno a regolamentare queste nuove strutture, arrivando a un capolinea importante: finalmente mettere ordine in una dimensione, quella dell’assistenza agli anziani in modo particolare, ma anche quella inerente l’infanzia, l’handicap, dove purtroppo in passato nel nostro paese e anche nella nostra regione, seppure non in maniera rilevante, si erano verificati casi molto gravi, cioè strutture organizzate con pressapochismo, per non parlare di strutture dove, purtroppo, gli utenti o gli anziani, o gli handicappati, o i malati mentali venivano relegati e sacrificati in maniera veramente incivile.
La riflessione balza evidente quando una Regione come le Marche si accinge a varare un atto come questo che sancisce i requisiti con i quali si autorizzeranno queste strutture, requisito strutturali ed organizzativi, pertanto per la prima volta, assegnando anche le varie responsabilità dei controlli e delle autorizzazioni, che faranno capo, come la legge 20 dice, ai Comuni, finalmente potremo ridefinire compiutamente e con più attenzione tutte le varie fattispecie di queste strutture nella nostra regione.
Sappiamo che è un atto molto delicato, perché ovviamente comporterà uno sforzo notevole da parte di molti Comuni e di molte strutture alla riorganizzazione non solo funzionale ma anche strutturale di queste realtà che dovranno obbedire a degli standard che non solo sono quelli contenuti nei Dpcm nazionali, ma che abbiamo studiato attentamente, abbiamo valutato e che corrispondono alle esigenze di una accoglienza civile, soprattutto. A questo atto farà successivamente riferimento quello di accreditamento che tratterà non più di requisiti di carattere autorizzativo ma di requisiti che daranno la caratteristica di servizio pubblico, di servizio organizzato, di servizio a favore dell’utenza. Credo che con il manuale di accreditamento avremo chiuso il ciclo riguardante il requisito delle varie strutture, poi dovremo contestualmente andare a discutere, sulla base anche delle indicazioni del piano sanitario approvato e sulla base di quanto i piani di zona hanno già individuato, le varie convenzioni, sapendo che nel piano sanitario queste strutture sono già state individuate soprattutto per quanto riguarda il settore anziani. Dovremo ovviamente fare una attenta analisi, perché sappiamo che l’anzianizzazione della nostra regione — parlo di questo aspetto in particolare, perché diventa il clou del piano, che realizza con questa dimensione, l’integrazione vera tra sociale e sanitario — ci dovrà far valutare attentamente come ripartire sul territorio le disponibilità delle varie strutture, tenendo conto dei posti letto individuati, che corrispondono a 2.500 di residenze protette, a 1.300 di Rsa e Alzheimer, oltre alla lungodegenza. Le altre strutture indubbiamente hanno la possibilità di essere viste in maniera diversa, nel senso che sono strutture che fanno riferimento all’aspetto sociale piuttosto che all’integrazione socio-sanitaria, pure se alcune di esse rientrano nell’integrazione socio-sanitaria. Diciamo che però il clou è questo, l’impegno più massiccio dovremo metterlo in questa direzione, anche perché la nostra realtà regionale già da tempo sull’handicap è impegnata e diciamo che da questo punto di vista le strutture hanno già un’esperienza molto adeguata rispetto ai risultati che la legge 18 ha comportato in questi anni. Ecco perché mi soffermo soprattutto su queste questioni delle residenze anziani, perché da questo punto di vista andremo a fare una rivoluzione copernicana, cioè tutte quelle strutture che fino ad oggi hanno sorretto in qualche modo le esigenze dei nostri anziani, soprattutto di quelli soli, di quelli non autosufficienti, hanno seguito il percorso della rete delle Ipab che abbiamo, fortunatamente, nel nostro territorio. Quindi dopo questo atto dovremo fare un ulteriore sforzo, perché la 328 non solo ha indicato i nuovi standard di queste strutture, ma ci ha finalmente proposto, dopo la defaillance del decreto 616 nel 1977, la riorganizzazione giuridica degli istituti di assistenza e beneficenza. Già altre Regioni hanno provveduto a fare proposte di legge a questo proposito e sappiamo che l’assessorato sta lavorando in questa direzione e quanto prima dovremo andare a fare le nostre scelte. Questi istituti sono stati in qualche modo “stoppati” nella loro trasformazione dalla sentenza della Corte costituzionale che abolì gli artt. 23 e 25 del 616, quindi si andrà a definire il nuovo assetto che dovrà tener conto della struttura pubblica o della fondazione.
La questione di questa realtà nuova delle strutture socio-assistenziali realizza per la prima volta nel nostro territorio, quanto meno in maniera organica, l’integrazione socio-sanitaria. Oggi come oggi nelle cosiddette case di riposo che saranno trasformate soprattutto in residenze protette, dedicate alla non autosufficienza l’integrazione è stata realizzata di fatto, soprattutto sacrificando quello che era un obiettivo, cioè dedicare le risorse che attualmente sono investite all’interno delle case di riposo, che erano previste anche per l’assistenza domiciliare integrata. Ecco perché questo atto fa riferimento a questa nuova realtà, che consentirà, con un investimento non indifferente — uno spostamento di cospicue risorse — di portare avanti questa scelta. Si tratta di circa 60 miliardi di vecchie lire, quindi questa scelta comporterà, almeno in parte — spero che gradualmente si arrivi all’utilizzo complessivo delle somme a disposizione — l’utilizzo delle risorse per l’Adi direttamente sul territorio.
Ci si riferisce soprattutto alla non autosufficienza e fino ad oggi questa realtà della non autosufficienza è stata affidata alle cosiddette case di riposo che, chi più chi meno, hanno visto sul territorio molti sforzi di adeguamento per questa che è stata una progressiva trasformazione dell’esigenza dell’utenza. Qualche decina di anni fa queste case di riposo erano più riferite a coloro che rimanevano soli, a coloro che non avevano più la capacità personale di potersi accudire, di rimanere da soli, ma erano soprattutto autosufficienti e oggi gli utenti, anche perché gli autosufficienti cercano di rimanere autonomi nelle loro case finché è possibile, sono per la maggior parte non autosufficienti.
Su questa non autosufficienza c’è una riflessione da fare. Le statistiche che abbiamo fatto prevedono un’esigenza di residenzialità per circa 3.600 utenti, quindi c’è di tutto un po’. La suddivisione proposta nel manuale di autorizzazione, tenta di dare una risposta sulla base dell’indicazione della legge 20, ma probabilmente questo è l’inizio di un cammino che potrà avere delle evoluzioni, anzi sicuramente le avrà, non solo nelle caratteristiche che l’atto presenta, nei suoi requisiti, nelle sue scelte e successivamente anche nella distribuzione delle varie tipologie, ma probabilmente nell’attuazione di queste normative dovremo anche andare più a fondo della realtà della non autosufficienza e in questo ci aiuteranno anche quei criteri che ci consentiranno di distribuire l’utenza nelle varie casistiche, nelle varie realtà assistenziali.
Il criterio che i RUG proporranno, ci consentirà di andare più a fondo, di valutare più attentamente la casistica della non autosufficienza, perché fino ad oggi abbiamo chiamato non autosufficienti tutta una serie di utenti che invece presentano una casistica più articolata: c’è il non autosufficiente che può essere assistito in casa protetta, c’è il non autosufficiente che ha invece bisogno di un’assistenza sanitaria più intensa. Da questo punto di vista — apro qui una riflessione sulla realtà dell’integrazione socio-sanitaria — ci sarà da realizzare e valutare con attenzione la situazione proprio dell’assistenza sanitaria in queste strutture. Partiamo con uno standard di minuti di assistenza nelle strutture protette, che in molti hanno giudicato non adeguato, pertanto sarà anche la fase successiva di attuazione che ci consentirà di valutare meglio se le varie tipologie hanno bisogno di ritocchi dal punto di vista funzionale-organizzativo.
Sarà quindi l’esperienza che ci aiuterà a capire meglio, sarà il territorio a poterci dare suggerimenti, ma soprattutto saranno gli attori dell’assistenza ad aiutarci e a farci capire ancora di più con la loro esperienza, con la loro capacità e con la loro professionalità, come poter andare avanti e magari modificare anche l’atto di cui oggi parliamo.
Credo che questa sia una caratteristica che dobbiamo tener presente. Lo dicevamo anche nella Commissione, che ha fatto un notevole lavoro, anche di consultazione, per ascoltare gli stessi attori che a sua volta l’assessorato aveva già ascoltato. Abbiamo fatto un grosso lavoro tenendo conto proprio delle caratteristiche di un atto che probabilmente, così come abbiamo fatto per il manuale di autorizzazione della sanità, potrà essere modificato nell’ambito del tempo e forse anche nel breve tempo.
Le cose che sono contenute nell’atto sono abbastanza note e vanno considerate come questioni molto delicate. Le strutture, per quanto riguarda gli anziani sono la comunità alloggio per anziani, la casa albergo, la casa di riposo, la residenza protetta e il centro diurno, per i disabili la comunità alloggio, la comunità socio-educativa, la residenza protetta per disabili, il centro socio-educativo riabilitativo per disabili, per i minori la comunità familiare, la comunità educativa, la comunità di pronta accoglienza, la comunità alloggio, poi ci sono altre strutture come la comunità alloggio per persone con disturbi mentali. Tutta quella serie di tipologie presenti nella legge 20.
Le questioni che in questo atto si pongono sono quelle dei requisiti organizzativi interni e di carattere strutturale. E’ chiaro che quelli strutturali imporranno uno sforzo finanziario di notevole portata, nel senso che molte strutture attualmente aperte dovranno adeguare i propri standard e da questo punto di vista sono stati previsti dei percorsi temporali abbastanza comodi sotto certi aspetti, pertanto ci sarà una gradualità di adeguamento, così come c’è, da parte della Regione, un aiuto finanziario per poter realizzare questi obiettivi. Credo che già molti progetti sono stati vagliati, finanziati e questo sarà un percorso abbastanza lungo. Sono requisiti qualche volta contestati dalle strutture che attualmente gestiscono i servizi, qualche volta queste indicazioni sono state prese come troppo rigide. Diciamo che è un primo tentativo che va colto per quello che deve essere, un tentativo serio di regolamentazione di una questione assolutamente delicata. Penso che nonostante queste critiche che sono state fatte in sede di audizione — abbiamo accolto parte delle indicazioni — le cose che dobbiamo puntualizzare sotto l’aspetto puntualizzare riguardano lo sforzo di civiltà che dobbiamo fare nella nostra realtà marchigiana, per fare in modo che su tutto il territorio vengano rispettate almeno norme di salvaguardia che diano decenza alla accoglienza agli utenti anziani o in difficoltà.
E’ un atto molto complesso, nei dettagli del quale non vorrei ulteriormente entrare, per il quale dobbiamo ringraziare i tecnici, i funzionari e i consulenti che hanno fatto un grosso lavoro da questo punto di vista, hanno messo a disposizione la loro competenza e ci hanno dato una mano. Sarà anche loro competenza monitorare l’andamento di questo atto e fare in modo di metterci nelle condizioni, laddove si dovesse rendere urgente, di modificare o adeguare l’atto stesso.
L’atto che dobbiamo votare chiude un lavoro intenso, ma è anche la base di un lavoro ulteriore. Tutto questo sforzo che si sta compiendo in questa direzione tende a completare l’attuazione della 328, che purtroppo vede il Governo centrale molto disattento, nel senso che questa novità che eravamo riusciti a determinare, questa riforma dell’assistenza che da tanti anni si aspettava, oggi trova difficoltà per quanto riguarda l’aspetto finanziario, ma la cosa che è grave è che addirittura qualche esponente dice che la 328 è già finita, è già morta. Io non ci credo. Abbiamo discusso a lungo in Commissione di queste cose e ci si rende conto della necessità che il cammino iniziato vada portato fino in fondo. E’ una legge importante, che rinnova completamente lo stile di un welfare che poggiava su norme obsolete e partendo soprattutto dal territorio si tenta di dare una risposta più adeguata di civiltà alla nostra gente.
Da questo punto di vista credo che ci sia un impegno forte da parte di tutti per le cose che ho detto, quindi sottopongo all’approvazione dei colleghi questo atto e credo che oggi dobbiamo renderci conto che stiamo compiendo un atto molto importante a favore della nostra comunità, un atto di civiltà, uno sforzo notevole per la comunità marchigiana ma soprattutto per coloro che hanno più bisogno e che meritano tutta la nostra attenzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Stiamo affrontando una materia molto delicata e complessa, come ha detto il relatore di maggioranza, anche se il collega Luchetti con la sua aria bonaria, con la sua impostazione ecumenica ha la capacità di far passare tutto come fosse una bella passeggiata sui prati verdi del radioso futuro che si sta prospettando per quanto concerne tutte le nostre strutture, gli impegni dell’istituzione verso l’integrazione sociale e socio-assistenziale ecc. Mi pare che questa sia una fotografia un po’ lontana, per usare un termine molto moderato, dalla realtà. Siamo di fronte ad un aspetto delle politiche sociali e socio-sanitarie, un aspetto che sta ancora oggi pagando anni e anni di ritardi per quanto concerne non tanto e non solo interventi relativi alla regolamentazione di certi servizi o alla normazione di certe attività, quanto soprattutto — i discorsi devono essere fatti a monte e non a valle — ritardi di programmazione della politica sanitaria e socio-assistenziale di questa Regione, perché il ritardo di programmazione su certe strutture ha significato una vacanza, un vuoto che è stato colmato grazie alla capacità straordinaria delle autonomie locali con le case di riposo, del volontariato ecc., di supplire a cose che invece dovevano essere il punto primo della politica regionale, cioè come e con quali finanziamenti raggiungere gli obiettivi che sono quelli dell’assistenza soprattutto a categorie deboli come quelle del mondo dell’handicap, del disagio, giovanile e non, dell’anziano. Queste dovevano essere le prime priorità della programmazione regionale e ciò non è stato, né nel piano sanitario cosiddetto “Mascioni” né nel nuovo pano, purtroppo, come abbiamo denunciato, perché si fanno enunciazioni di principio vuote, di indicazione di programma, indicazioni operative immediate. Abbiamo affrontato le questioni della riorganizzazione del sistema sanitario regionale dividendoci e comunque costringendo quest’aula a parlare di numero di Asl, di numero di direttori, se dovevano rimanere, se dovevano lasciare la mano completamente al megadirettore della Asl unica regionale e non abbiamo parlato di questo, dei servizi. Avete costretto quest’aula a discutere della questione che è solo a valle, quella della risposta amministrativa, delle funzioni gestionali ecc., ma non abbiamo parlato di quello che ci dovrebbe essere a monte, cioè la risposta del sistema dei servizi, prima che del sistema burocratico-amministrativo, soprattutto su questi aspetti, che sono quelli dell’assistenza sociale, dell’integrazione socio-assistenziali, gli aspetti che riguardano parti delle popolazioni più deboli.
Questo lo dobbiamo dire, anche perché oggi rischiamo ancora una volta di fare questo errore, perché rischiamo — anche se è un passaggio dovuto, per la legge che riguarda la disciplina delle strutture e dei servizi sociali a ciclo residenziale e semiresidenziale che individua dei percorsi, una regolamentazione degli standard minimi per quanto riguarda le due fasi di autorizzazione e accreditamento — di fare ancora una volta discorsi a valle, cioè facciamo gli standard, individuiamo i criteri, individuiamo i livelli minimi, ma dov’è lo sforzo per fare in modo che il nostro sistema, anche dei servizi sociali, ma soprattutto dell’integrazione socio-assistenziale non sia solamente racchiuso nella figura che sta al fianco o poco sotto il direttore generale dell’Asur? Perché la rivoluzione è stata solo questa: individuare la figura del direttore dell’integrazione socio-sanitaria a fianco del direttore dell’Asur. Prima, che cosa abbiamo messo in campo come impegno, da parte della Giunta? Neppure la ridefinizione dei ruoli e delle funzioni della casa di riposo. Anzi, si rilancia anche in questo atto, la disciplina di una figura, quella della casa di riposo, che non corrisponde più a quello che attualmente è e dovrebbe essere l’impegno sotto quel profilo, perché l’anziano, la popolazione anziana, che cresce percentualmente, è cambiata anche sotto un profilo proprio di tipologia. Ormai è l’anziano non autosufficiente che popola, vive dentro le case di riposo. Non possiamo non prenderne atto. Le case di riposo hanno supplito, come ho detto precedentemente, a una carenza, ad un vuoto lasciato dalla programmazione regionale. Noi le facciamo ancora proseguire su quella strada, una strada che non è più percorribile, non ci sono possibilità, non solo sotto un profilo strettamente economico-finanziario ma anche sotto un profilo di numeri. C’è una domanda che non è più possibile lasciare inevasa, in gran parte. Quanti posti letto rispetto alle necessità? Pochi e quei pochi sono comunque trattati da sociale quando è sanitario, lo sappiamo tutti.
Riprendendo il concetto di casa di riposo, si riprende un concetto che è superato e lo dicono a gran voce le autonomie locali, i Comuni che molto spesso sono i gestori delle case di riposo. Lo dicono a gran voce: “non ce la facciamo più a reggere”, e non bastano convenzioni per l’infermieristica o per qualche medico che viene e visita una o due volte a settimana i pazienti. Non bastano più queste forme. Programmare significa anticipare i tempi, non subirli. Invece qui stiamo subendo quello che in realtà i tempi hanno trasformato come esigenze e come necessità.
La nuova disciplina, il nuovo regolamento che ci accingiamo a votare, nonostante qualche sforzo per rendere meno rigidi i parametri, cosa fa? Dà tempi di adeguamento — su questo ci sono vari emendamenti anche da parte dell’assessore, che ho apprezzato, ma li ho fatti anch’io, in maniera anche forte — a “tempo zero”, cioè significa che il giorno dopo la verifica quei requisiti ci devono essere. Nonostante lo sforzo di sostituire il “tempo zero” con un anno almeno, per l’adeguamento, i tempi non saranno sufficienti se consideriamo le strutture esistenti, perché in realtà una fotografia dell’attualità, una simulazione avrebbe chiarito lo scenario che abbiamo di fronte: le strutture hanno supplito ad una carenza, ma sono chiaramente legate a questa “situazione di emergenza” o di supplenza che hanno dovuto vivere a lungo, fino ai tempi nostri.
E’ chiaro che sono legate ad altri tempi, ad altri modi di fare assistenza ed integrazione socio-sanitaria, quindi legate ad altri standard. Tutto questo certamente lo dobbiamo modificare, non a valle ma a monte, dando la possibilità, anche e soprattutto con investimenti ad hoc, a queste strutture di ammodernare la loro capacità di risposta. Questo però è uno sforzo che deve fare la Regione Marche, non possono essere demandati i gestori, gli enti locali o il volontariato a questo compito. Anche qui io ho fatto un emendamento che dice “la Regione individua anche quali sono i suoi contributi di natura economico-finanziaria a questo tipo di ammodernamento e adeguamento”, che sicuramente ci deve essere, ma senz’altro accompagnandolo, non “imponendolo” con una regolamentazione a valle.
Il nostro piano sanitario 2003-2006, in tre anni quali tempi individua? Quali priorità individua? Quali vettori dell’azione istituzionale individua? Nessuno. Se ci rileggiamo le pagine dell’integrazione socio-assistenziale ci sono soltanto enunciazioni di principio. Si è molto puntuali su altri aspetti, su altre questioni relative all’apparato ecc., addirittura scadenzando, dicendo “da qui a due anni succederà questo”. Su questo non diciamo nulla. Sta diventando non più un’emergenza, siamo andati oltre l’emergenza, siamo proprio alla gestione che non riesce più a reggere l’urto della popolazione anziana, dei numeri del disagio.
Tutto questo deve essere riflessione anche di quest’aula, quando ci accingiamo, come stiamo facendo oggi, a discutere di queste questioni, per ottenere meno rigidità — ecco gli emendamenti che ho proposto — impegno sotto un profilo anche di supporto economico da parte della Regione Marche, dare la possibilità anche a queste tipologie individuate, di rispondere veramente al servizio, non guardare all’astratto ma al concreto del bisogno e delle risposte. La casa di riposo deve diventare un modello in grado di superare quello che fino ad oggi è stato il modello di assistenza all’anziano, ma verso quali direttrici? Dobbiamo dirlo in maniera esplicita.
L’assistenza domiciliare: perché non se ne parla? Quando un anziano è in grado di rimanere in casa, perché non facciamo anche lì una riflessione seria e profonda sull’integrazione? Quell’assistenza è meritoria, anzi forse dovrebbe essere la priorità, anzi fin quando è possibile, se rimane nell’ambito familiare l’anziano riesce a superare tante difficoltà o tanti momenti di crisi che non possono essere ricompresi nell’acuzie per la quale c’è il ricovero ospedaliero, la risposta ospedaliera. Perché non ne parliamo? Parliamone finalmente, perché la risposta vincente — l’abbiamo sentito dalle società di geriatria — è guardare l’anziano in tutto il suo percorso, a 360 gradi, non la patologia e l’acuzie all’ospedale, poi esce dall’ospedale e quello che succede succede, poi il percorso dell’assistenza in una casa di riposo, poi anche lì se c’è l’acuzie si ripassa all’ospedale, senza però sapere quello che c’è stato prima e quello che potrà esserci successivamente. Non è più possibile ragionare in questa maniera soprattutto se si parla di anziano.
Questo è un altro aspetto che secondo me dobbiamo considerare.
La riduzione dei posti letto per anziani non autosufficienti nel piano sanitario regionale: 1.320 posti letto, il 2% del totale degli anziani delle Marche. A tutti gli altri quale fine dobbiamo far fare? Posti letto previsti: lo 0,4 dei bisogni nel piano sanitario. Standard così bassi non esistono nel resto d’Italia. Per non parlare dell’Europa.
Non solo il piano non indica, ma quello che indica lo indica in riduzione, quando invece siamo in aumento, fortunatamente, grazie a Dio.
Tutte queste cose, a mio avviso debbono essere oggetto di un confronto che vada al di là dello standard, del requisito ecc., perché queste sono scatole che potranno essere assolutamente non in grado di riempirsi di contenuti e di qualità, perché non ci saranno nemmeno i posti per riempirle di qualità, i numeri sufficienti, economico-finanziari, ma anche relativamente alle stesse strutture.
Tutto questo non vuol essere un j’accuse generico, vuol essere un contributo come ho cercato di fare anche nel piano sanitario, rispetto al quale abbiamo fatto due-tre emendamenti consistenti, in tema di anziani, li ho fatti a mia firma, riprendendo certe considerazioni. Ci possono essere dei percorsi con il sanitario, ma anche all’interno dello stesso piano sociale, che possono già indicare una strada e una via, per superare questa che è una drammatica emergenza, che non può essere più ignorata. Oppure affrontata dicendo “però dovete adeguarvi e fare”. Ma dobbiamo costruire le condizioni per adeguare e fare e le condizioni sono i numeri che si allargano, gli investimenti che ci sono e che sono più importanti. Questa è la considerazione che mi sento di fare oggi. Ecco perché abbiamo espresso, anche in Commissione, un disagio, che è giunto anche ad un voto contrario, proprio per questa cosa. Mi pare che siamo come il Titanic ove si continua a suonare quando la nave è gravemente colpita e sta facendo un percorso di affondamento. Non voglio che la Regione passi per questo, oggi deve essere vicina e deve accompagnare le difficoltà che ci sono nelle strutture esistenti e accompagnare queste strutture ad ammodernarsi, ad aggiornarsi, ad elevare i loro livelli di qualità perché c’è una programmazione, c’è una politica che vuole questo.
Ecco quello che mi sento di dire in una maniera aperta al confronto, aperta al dialogo, in grado anche di cercare di individuare i percorsi concreti, però questo, oggi, ancora manca.
Ecco perché l’atto arriva ma non è arrivata la politica, la programmazione, non è arrivato l’investimento su queste questioni che sono fondamentali per il futuro.
Sugli emendamenti torneremo valutando articolo per articolo o pagina per pagina, dove è secondo noi prioritario e necessario migliorare l’atto, affinché lo stesso sia accettabile e abbia quella minima sufficienza per essere proposto e per essere applicato in una realtà che ha vissuto e vive ancora una ritardo da colmare immediatamente.

PRESIDENTE. Dato che si tratta di una proposta di regolamento, dobbiamo votare articolo per articolo.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Emendamento n. 1 a firma Luchetti, che ah la parola per illustrarlo.

Marco LUCHETTI. Dal punto di vista strutturale sappiamo perfettamente che i Dpcm hanno individuato degli standard. Nell’autoregolamentazione che la Regione si può dare, si possono fare delle eccezioni dal punto di vista strutturale. Dal punto di vista normativo non fa una piega. Siccome ci è arrivata una richiesta specifica per quanto riguarda questi aspetti e anche in Commissione avevamo valutato che fino a quella percentuale ci si poteva arrivare, soprattutto perché in una prima fase, che può anche essere sperimentale, poteva essere contemplato un requisito del genere, credo che non sia assolutamente legittimo e sia, tutto sommato, una norma di buon senso.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Il riferimento alla norma non è tanto ai metri quadri ma al numero di posti letto in una stanza.
Se con questo atto abbiamo un principio di qualità da perseguire — 4 posti letto in una stanza — ritengo che non sia un criterio di qualità e il Dpcm su questo credo che vada rispettato.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 2 a firma Luchetti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 4. A questo emendamento è stato presentato un subemendamento che riguarda la parte B dell’emendamento stesso. Pongo pertanto in votazione, pertanto la parte A dell’emendamento.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il subemendamento alla parte B dell’emendamento. Ha la parola l’assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. In questo atto sono evidenziate in grigio le proposte che la Commissione ha fatto rispetto alle barriere di comunicazione sensoriale, che hanno una scadenza diversa rispetto al discorso delle barriere architettoniche vere e proprie. Non capisco perché dobbiamo fare un tutt’uno rispetto alle due cose che sono completamente diverse. La mia proposta è pertanto di votare per parti separate. Sono contrario alla prima parte posta in votazione e subemendamento la seconda parte.

PRESIDENTE. Se l’aula è d’accordo, procediamo nuovamente alla votazione, in quanto non c’è stata comprensione.

Andrea RICCI. Chiedo la verifica del voto.

Gilberto GASPERI. Qui si è tornati indietro rispetto al voto, si fa di tutto. Dato che è giusto che venga usato il buon senso, non ci sono scorciatoie che servono alla maggioranza e che non possono poi venire utilizzate anche dalla minoranza. E’ giusto tornare indietro perché l’assessore ha chiesto di dare una spiegazione, che ha dato. Dato che da parte della maggioranza erano tutti d’accordo noi non ci opponiamo, ma non vi devono essere strategie per fare fessi quelli della minoranza, perché la regola è uguale per tutti.

PRESIDENTE. Pongo nuovamente in votazione la parte A dell’emendamento n. 3.

Il Consiglio non approva

Emendamento, parte B. C’è un subemendamento sostitutivo, che pongo in votazione. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. La questione dei tempi di adeguamento l’ho sollevata nella relazione di minoranza. Il collega Luchetti individua, su questa questione, una necessità. La proposta di Secchiaroli mi sembra mediana: mettiamo un anno di tempi di adeguamento. Queste questioni non sono neutre, possono riguardare la vita, l’esistenza, la permanenza di certe strutture per quanto riguarda la loro possibilità di autorizzazione. Sui tempi di adeguamento delle barriere, rifletto sulla maggior parte delle strutture per minori attualmente esistenti nelle Marche. Sono in grado di fare in un anno l’adeguamento? Sono pertanto a favore dell’emendamento Luchetti che individua in due anni questa possibilità di adeguamento.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Chiederei un po’ di coerenza a questo Consiglio e ai colleghi consiglieri, perché recentemente è terminato l’”Anno del disabile” e rispetto a questo argomento ci siamo riempiti tutti la bocca con le barriere architettoniche. Parliamo di strutture socio-sanitarie e su questo l’atto non era arrivato per sport, proponendo zero, ma perché la normativa prevede l’abbattimento soprattutto in strutture pubbliche o che fanno servizio pubblico. Il discorso dell’anno significa che, per non andare dalla mattina alla sera a rilevare se si è in regola sotto questo punto o meno... Insomma, non si tratta di megastrutture, ma di strutture che riguardano piccoli nuclei, spesso cose molto parziali che in un anno si possono adeguare benissimo. Però chiederei coerenza, anche se l’”Anno del disabile” è finito.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Vorrei chiarire che stiamo parlando di comunità familiari, sostanzialmente piccoli nuclei che si possono trovare anche all’interno del condomini. Nel caso in cui ci fosse la necessità di dare l’autorizzazione ad una famiglia per l’assistenza ai minori in un condominio, sulla base anche delle richieste delle associazioni di questa natura, avevo ritenuto di portare il tempo a due anni, nonostante che in Commissione avevamo deciso di soprassedere, per dire che le barriere architettoniche bisognava eliminarle subito. Poi ci sono state delle richieste di associazioni che ci hanno pregato di prendere atto di questa cosa. Quindi faremo le verifiche, con l’impegno solenne che, nel caso in cui ci fossero difficoltà dobbiamo riadeguare, perché mi sembra fuori da ogni pensiero che in un anno un condominio modifichi l’ascensore. Se ci sono casistiche di questa natura bisogna starci attenti, però siccome abbiamo il tempo, facciamo un anno, ma ci prendiamo l’impegno solenne di fare le verifiche opportune.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

Andrea RICCI. Anch’io sento la necessità di intervenire, anche perché successivamente ci sono emendamenti analoghi che riguardano altre strutture, sempre per minori.
Ritengo che debba essere un principio inderogabile che strutture aperte al pubblico, tanto più strutture che forniscono un servizio sociale, non abbiano, ad oggi, barriere architettoniche, perché avere barriere architettoniche vuol ire impedire ai soggetti fisicamente disabili di accedere a questo servizio.
Prendo atto della situazione di fatto, che vi sono limitate realtà in cui, a tutt’oggi, le barriere architettoniche non sono state abbattute. Per questo condivido la proposta dell’assessore di dare un anno di tempo, ma estendere oltre l’anno vuol dire negare, per un periodo di tempo lungo, la possibilità di accesso al servizio, qualunque esso sia, compreso quello familiare, perché non sappiamo i soggetti che all’interno delle comunità familiari possono accedere. Fra questi soggetti vi possono essere anche dei minori che hanno qualche handicap di tipo fisico e se non abbattiamo le barriere architettoniche sanciamo l’impossibilità materiale di accesso al servizio. Questo non può essere consentito se non per un periodo estremamente limitato, per dare la possibilità di mettersi a norma immediatamente, cioè per un anno. Quindi condivido l’emendamento dell’assessore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Noi, come verdi siamo stati sempre propensi ad abbattere tutte le barriere architettoniche. E’ indispensabile che ciò si faccia al più presto, però il buon senso di coloro che hanno una vita attiva nella pubblica amministrazione, ci porta a dire che con un anno difficilmente si riuscirà ad adeguare tutte le strutture.
Ritengo allora che forse sarebbe opportuno accogliere l’emendamento del collega Luchetti con un vincolo perentorio ai due anni e già sarebbe più consono. Ritengo infatti che con un anno si rischia veramente di vanificare proprio l’intervento di per sé, perché volerlo accelerare così non consente di avere i tempi tecnici per realizzare, vanificando questa indicazione.
Quindi ritengo che, rendendo tassativo il termine di due anni, si possa accogliere l’emendamento del collega Luchetti.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio approva

Decade l’emendamento nella parte B.
Emendamento n. 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 6 a firma Pistarelli. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento 7. Anche questo emendamento va votato per parti separate. Pongo in votazione la parte A.

Marco LUCHETTI. La parte A la ritiro.

PRESIDENTE. Pertanto dobbiamo porre in votazione la parte B alla quale è stato presentato un subemendamento a firma dell’assessore Secchiaroli. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 8 a firma Pistarelli. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 9. La parte A viene ritirata. Alla parte B è stato presentato un subemendamento dall’assessore Secchiaroli, che pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 10. La parte A viene ritirata. Alla parte B è stato presentato un subemendamento dall’assessore Secchiaroli, che pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 11 a firma Luchetti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 12. E’ stato presentato un subemendamento sostituivo dell’emendamento, a firma Secchiaroli. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 13 a firma Pistarelli, che ha la parola.

Fabio PISTARELLI. Non so se il subemendamento a firma Secchiaroli che abbiamo votato precedentemente sia proprio sostitutivo, perché io voglio adeguare tutto ad un anno, quindi ci sarebbe da discutere sugli altri che non sono descritti nel subemendamento, il quale dice “qui adeguo”. Ma per gli altri? Si doveva scrivere “per gli altri si lascia lo zero”. Io parlavo di tutto l’allegato A. Secondo me i tempi di adeguamento dovevano essere tutti portati ad un anno, proprio per verificare lo stato della situazione. Una simulazione complessiva su questo non c’è stata. In ogni caso chiedo che l’aula si pronunci sull’”adeguato finanziamento”, cioè trovare i canali attraverso i quali sostenere l’opera di ristrutturazione, di ammodernamento di riqualificazione delle strutture. Questo non c’è, io chiedo che venga inserito esplicitamente, come impegno e l’emendamento va in questo senso. Da qui deve nascere l’impegno, per la Regione, di co-finanziare, compartecipare, perché la maggior parte delle strutture sono pubbliche. Sulla base di un percorso che sarà definito le strutture pubbliche devono vedere un adeguato impegno, non possiamo dire agli altri “devi essere alto, bello, slanciato”, poi togliere la possibilità di andarsi a comprare il minimo che può essere in grado di migliorare non solo il proprio aspetto ma anche la sostanza, perché stiamo parlando di servizi alla persona.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Il collega Pistarelli mi dà l’occasione di dire che gli investimenti sulle strutture socio-assistenziali li stiamo già facendo. Proprio nell’anno passato abbiamo investito in oltre 110 strutture fra l’obiettivo 2 e la nostra legge 49. Questo ha coinciso con gli atti che si stavano predisponendo per presentare non solo la legge 20 ma questo regolamento che oggi stiamo discutendo. Già 70 strutture hanno cominciato e stanno cominciando i lavori per adeguarsi a questi nuovi standard. Il bilancio 2004 prevede altre risorse e l’accompagnamento a cui si faceva riferimento, non solo lo stiamo facendo ma abbiamo cominciato a farlo prima che il Consiglio approvasse questo atto. Questo volevo dirlo, perché altrimenti sembra che questa regione sia Beirut, invece non è così: questa regione ha delle strutture che vanno riconvertite e ristrutturate, ma ha anche delle strutture che attualmente, magari, non hanno bisogno di interventi perché riescono ad armonizzarsi con le leggi e i regolamenti. Ripeto, 110 strutture non sono poche e con l’ultimo bilancio approvato, grazie agli emendamenti che i consiglieri hanno fatto, abbiamo previsto altri investimenti da fare per il 2004.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli per dichiarazione di voto.

Fabio PISTARELLI. L’assessore, come il relatore di maggioranza tende a dipingere una situazione rosea, prati verdi ecc.

Marcello SECCHIAROLI. Oltre 25 miliardi...

Fabio PISTARELLI. Oltre 25 miliardi di fondi non nostri...

Marcello SECCHIAROLI. Con la legge 49 sono nostri.

Fabio PISTARELLI. Con la legge 49 sono trasferiti, gli altri sono europei. Io voglio un impegno della nostra capacità di investire su queste questioni. Penso di avere fatto un favore anche al tuo assessorato, assessore. Poi il bilancio è quello che è, però a mio avviso è un bel segnale che su quel bilancio si possa mettere anche un certo tipo di impegno che prima di tutto è politico ma poi diventa tecnico, perché andiamo a trovare la possibilità concreta di attivare quelle poste che, previste in linea di massima, vanno a finire qui. Non è scontato, Luchetti, perché il socio-assistenziale, in genere, significa tutto. Qui si mette in cantiere, invece, un impegno su questo, perché domani mattina, se questo diventa regolamento applicabile immediatamente, anche con le verifiche, mi si deve spiegare come certe strutture debbano fare certi percorsi, a meno che si voglia prendere la chiave, che verrà restituita a tante strutture, e poi pensarci quando? Come si dice, “a babbo morto”, quando cioè il danno è stato fatto.
Questo chiedo con l’emendamento che, ripeto, è una dichiarazione d’intenti: finalizzare quelle poste a questo tipo di impegni che noi prendiamo assieme alle strutture, perché quando diciamo “adeguatevi”, diciamo anche “saremo con voi a fare un certo tipo di percorso”.
Questa è la dichiarazione di voto che mi sento di fare, pregando tutta l’aula ad essere attenta a queste questioni.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 3 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Emendamento a firma Pistarelli, che ha la parola.

Fabio PISTARELLI. Qui siamo bravissimi a fare le Commissioni, ma a mio avviso quello che è scritto nell’articolato non va proprio bene. Chiedo che si faccia un apposito atto per la definizione di questa Commissione tecnico-consultiva. Ha compiti molto delicati e anche in Commissione abbiamo detto “attenzione a non sovrapporre certe questioni”. Facciamo in modo che questa commissione sia Il coordinatore d’ambito deve fare la programmazione, altri sono i compiti di questa Commissione tecnico-consultiva per fare i passaggi di adeguamento e di verifica. Facciamola con apposito atto: la fa la Giunta, viene in Commissione e vediamo da chi è composta. Se leggete l’articolato, a mio avviso non va bene la parte dei componenti. Ritengo che debba essere fatta con apposito atto tecnico, sentito il parere della Commissione, non con questa legge senza precisare gli aspetti di dettaglio, perché è una commissione delicata.
Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei colleghi Gasperi e Novelli.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini assente
Amagliani no
Amati assente
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini assente
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
D’Ambrosio no
D’Angelo no
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi sì
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni no
Minardi assente
Modesti no
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi assente
Romagnoli assente
Secchiaroli no
Silenzi no
Spacca assente
Tontini no
Trenta sì
Viventi assente

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Abbiamo votato no a questo emendamento. Leggo: “Ai fini dell’esercizio delle funzioni di cui al presente regolamento il Comune si avvale di un’apposita Commissione tecnico-consultiva costituita presso ciascun ambito territoriale e presieduta dal coordinatore d’ambito medesimo. La Commissione è nominata dal sindaco del Comune capofila”. Perché il sindaco, che molto spesso è il proprietario di certe strutture? Poi: “per un quinquennio”. Al di là del collegamento con l’Amministrazione, con le realtà, anche con la stessa nomina del coordinatore. Poi: “ed è composta da esperti in materia di edilizia, impiantistica, organizzazione e gestione di strutture sociali designate dal comitato dei sindaci”. Quante? 5, 7, 20? Poi “nonché da un medico di prevenzione designato dall’azienda”. L’unica figura sicura sono il medico e il coordinatore d’ambito, però il coordinatore anche se decade per cinque anni rimane presidente di questa commissione, perché può anche finire il suo mandato, entro questo quinquennio. O no? Ecco perché dicevo “demandiamo alla Giunta queste cose”, le facciamo fare un regolamento per questa Commissione. Quante persone ci sono dentro questa Commissione? Tutte queste cose chi le regolamenta? Il comitato dei sindaci? Dovrà fare un regolamento proprio. Non credo sia questa la via per fare in modo che funzioni certo tipo di organismi che abbiamo individuato qui e che hanno anche delicate funzioni da affrontare. Noi votiamo convintamente no.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 4.

Il Consiglio approva

Art. 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 7. Emendamento a firma Pistarelli e altri. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’art. 7.

Il Consiglio approva

Art. 8. Emendamento a firma Pistarelli. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 8. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Vedo che l’aula non è attenta a queste questioni di natura sostanziale. Avevamo chiesto di sopprimere il fatto che entro il 31 dicembre di ogni anno è attestata da parte dei soggetti titolari la permanenza dei requisiti in base ai quali è rilasciata l’autorizzazione. Sono le strutture pubbliche, è l’istituzione che deve farsi carico di certe verifiche. In questo anno ogni anno devi dichiarare che sei a posto. Siamo contrari a questo tipo di logica, secondo me stiamo andando verso un sistema che invece che essere puntato sulla qualità, sull’accompagnamento di certi processi, è un sistema nel quale vi è una situazione quasi poliziesca: “ti controllo, ti faccio, devi dichiarare, devi fare”. Non mi sembra questo un atteggiamento costruttivo e in grado di muovere verso certi percorsi da parte della Regione Marche, a mio avviso è il contrario e stiamo facendo tutto per individuare lacci e lacciuoli piuttosto che certi tipi di percorso. Non so se questa è una costante di questo tipo di approccio che avete, perché molto spesso lo ritroviamo su altre questioni, ma noi siamo assolutamente contrari, perché non è così che si aiutano certe strutture ad adeguarsi e a migliorare.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’art. 8.

Il Consiglio approva

Art. 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 11. Emendamento a firma Pistarelli. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 11 emendato.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di regolamento.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 19,05