Resoconto seduta n. 186 del 31/03/2004
La seduta riprende alle 17,10



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il consigliere Franceschetti. Ne ha facoltà.

Fausto FRANCESCHETTI. Presidente, chiedo l'anticipo del punto 6 relativo alla proposta di legge sulla valutazione d'impatto ambientale, perché relativamente al punto 4 riguardante la modifica alla legge 20 c'è stata una riunione che ha coinvolto tutti i gruppi di maggioranza e di opposizione e concordemente abbiamo deciso di rinviare il punto alla seduta di martedì 6 aprile.

PRESIDENTE. In considerazione anche del fatto che non possiamo trattare il punto 5, credo non vi siano problemi ad anticipare il punto n. 6 e di rinviare la proposta di legge n. 226.
Pongo in votazione questa proposta.

Il Consiglio approva



Proposte di legge (Discussione generale)
«Disciplina della procedura di valutazione di impatto ambientale» Giunta (183)
«Disciplina della procedura di valutazione di impatto ambientale» D'Angelo (57)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le proposte di legge n. 183 ad iniziativa della Giunta e n. 57 ad iniziativa del consigliere D'Angelo.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Modesti.

Cataldo MODESTI. Con la proposta di legge in discussione il Consiglio regionale recepisce la normativa europea e dà esecuzione al successivo recepimento della normativa statale in materia di disciplina delle procedure di valutazione d'impatto ambientale. E' una proposta di legge importante e al tempo stesso chiara, che dà risposte positive alle attese della società marchigiana nelle sue varie articolazioni. I punti salienti della proposta di legge sono i seguenti.
Vengono definite con precisione le tipologie di opere che vanno assoggettate alle varie fasi della valutazione d'impatto ambientale. Mi riferisco agli allegati A1, A2, A3, B1, B2, B3, C1, C2, C3 che distinguono le competenze della Regione e delle Province e quelle che definiscono la differenza delle tipologie di interventi tra quelli che sono obbligatoriamente e immediatamente assoggettati a valutazione d'impatto ambientale e altre tipologie di interventi che invece in prima istanza vengono assoggettati alla procedura di verifica.
Sul piano istituzionale sono quindi individuate le competenze fra la Regione e le Province in particolare, al fine di evitare sovrapposizioni e contenziosi, mentre sul piano amministrativo sono introdotti forti elementi di semplificazione e razionalizzazione.
Si introducono alcuni parametri cautelativi per interventi ricadenti nelle aree protette, mentre se ne prevedono altri più vantaggiosi per quegli interventi ricadenti nelle zone industriali ecologicamente attrezzate o per singole imprese che abbiano ottenuto certificazioni in materia ambientale.
Sono introdotti meccanismi significativi, ampliati dal lavoro della Commissione, finalizzati a favorire la massima informazione e partecipazione dei cittadini e dei soggetti organizzati alle varie fasi della VIA, allo scopo di consentire a chiunque possa derivare un pregiudizio dalla realizzazione del progetto, di far valere le proprie ragioni.
Sono unificate le valutazioni sugli interventi ricadenti in territori particolari, ad esempio la valutazione di incidenza per le zone di protezione speciale (sono 29 nella regione) e dei siti di importanza comunitaria (sono 80) in modo da coinvolgere contestualmente i vari servizi. Ciò consentirà una più approfondita valutazione d'insieme sul piano tecnico-amministrativo ed offrirà all'utente una risposta complessiva e definitiva in tempi certi e ragionevoli.
Da questo punto di vista è emersa anche nel confronto che abbiamo avuto in Commissione con i vari servizi, la necessità di tenere in considerazione l'opportunità di organizzare gli uffici sul piano logistico, in modo che sia più facile il coordinamento e il lavoro d'insieme fra gli stessi onde evitare lungaggini o comunque incomprensioni o aspetti organizzativi veri e propri che possano rallentare e complicare l'iter delle istruttorie.
Le principali fasi del procedimento si articolano nelle seguenti procedure: procedura di verifica che tende a stabilire se l'intervento deve essere assoggettato alla VIA: in questa fase la documentazione da presentare è molto ampia, approfondita e dettagliata. Inoltre scattano già tutti i meccanismi dell'informazione e della partecipazione. La verifica può concludersi con quattro ipotesi: esclusione del progetto dalla procedura di VIA, esclusione dal progetto ma con prescrizioni, assoggettamento dell'opera a VIA oppure improcedibilità.
La seconda fase è quella preliminare, che è facoltativa a discrezione del richiedente, che consiste nel presentare la documentazione al fine di ottenere un parere preventivo sulla predisposizione dello studio d'impatto ambientale.
La terza fase è lo studio d'impatto ambientale consistente nelle relazioni, documenti, informazioni ecc., che sono poi dettagliatamente illustrati nell'allegato C, indispensabili per la VIA.
L’ultima fase è quella della VIA vera e propria, che si conclude con il giudizio di compatibilità ambientale da parte dell'autorità competente, che in alcuni casi è la Regione, in altri casi le Amministrazioni provinciali.
Questo è, sinteticamente, il contenuto della proposta di legge. Voglio sottolineare, concludendo, che il lavoro della Commissione si è svolto senza alcun atteggiamento pregiudiziale, alcune modifiche sono state apportate, in parte autonomamente nel senso di snellire e semplificare qualche passaggio, dall'altra parte accogliendo alcune valutazioni, alcune proposte che erano contenute nell'altra proposta di legge, perché, come noto, si discute della proposta di legge della Giunta regionale, ma c'era anche la proposta del collega D'Angelo e in parte si è tenuto conto anche delle osservazini in essa contenute.
Infine voglio ricordare all'aula che su questa proposta di legge si è registrato il parere favorevole delle associazioni ambientaliste (Wwf, Legambiente) e delle principali rappresentanze delle forze sociali. Questo vuol dire che, in definitiva, è stato compiuto un buon lavoro ed anche se, come noto, la nostra Regione arriva con un certo ritardo a darsi questa normativa, possiamo dire che il ritardo ha consentito di darci una normativa apprezzata su tutti i fronti.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere D'Angelo.

Pietro D'ANGELO. Presidente, colleghi, discutiamo oggi una legge importantissima per il territorio e per i cittadini. Dispiace vedere l'aula deserta, perché penso che questo sia un atto estremamente importante. Questo mi preoccupa perché, ripeto, questa legge è fondamentale e per la salvaguardia dell'ambiente e per la tutela della salute dei cittadini e per una migliore qualità della vita.
La direttiva 85336 della Cee del 27.6.1985, modificata dalla 9711 sempre della Cee e dalla 9661, ha introdotto nell'ordinamento comunitario le procedure di valutazione d'impatto ambientale per progetti aventi significativi effetti sull'ambiente e sulla qualità della vita. Il recepimento della direttiva Cee nell'ordinamento italiano è stato lento. Certo, sempre più veloce di quello dimostrato dalla Regione Marche. E' soltanto con il Dpr 12 aprile 1996, atto di indirizzo e coordinamento previsto dall'art. 4, comma 1 della legge 146/94 concernente "Disposizioni in materia di valutazione d'impatto ambientale", atto di recepimento della direttiva 85337 Cee che si introducono le tipologie progettuali soggette a procedura di VIA di competenza regionale.
La citata legge quadro nazionale in materia di VIA prevede l'emanazione di specifiche leggi regionali. Tutte le Regioni italiane si sono dotate di una propria legislazione in materia, tranne la Regione Marche che possiede il triste primato, in Italia, di non avere una propria legislazione in una materia così importante, tendente a garantire la tutela dell’ambiente, della salute e la qualità della vita dei cittadini.
La Regione Marche si appresta oggi ad adempiere con molto ritardo alla direttiva europea e alla legge nazionale dopo un regime transitorio previsto dall'articolo 63 bis e ter delle Nta di attuazione del Ppar, di verifica e di compatibilità paesistico-ambientale in vigore dal 3 novembre 1989. Ci sono stati ben 13 anni di regime transitorio. La Regione Marche, con la presente proposta di legge adegua la propria normativa in materia di VIA alle norme comunitarie e alla legge nazionale.
Per la verità da sette anni in questo Consiglio da parte di diversi gruppi consiliari si è sollecitato più volte la Giunta regionale ad ottemperare alla normativa comunitaria e nazionale. Ricordo a tal proposito la proposta di legge in materia di VIA presentata dal gruppo del partito della Rifondazione comunista e dal partito dei Comunisti italiani nel 1996 e dal gruppo Verdi nel 2001.
La proposta di legge della Giunta regionale è arrivata solamente nel luglio 2003. Evidentemente è stato ritenuto un atto poco importante o, se volete, la Giunta aveva problemi che riteneva più urgenti.
Oggi, finalmente, arriva in Consiglio regionale la discussione della proposta di legge 183 del 2003 ad iniziativa della Giunta regionale e la proposta di legge n. 57 del 2001 ad iniziativa del sottoscritto che disciplina le procedure d'impatto ambientale.
Sottoporre gli insediamenti sul territorio pericolosi per la salute e per la conservazione dell'ambiente ad una valutazione d'impatto ambientale, quindi alla ricaduta che tali insediamenti possono avere nella vita quotidiana dei cittadini deve essere considerato, oltre che un atto di civiltà, un diritto di quelle popolazioni che potrebbero avere un danno in termini di vivibilità nel territorio. Riteniamo infatti che l'introduzione di una severa procedura per valutare la compatibilità ambientale dei piani, dei progetti, delle opere pubbliche o private rappresenta uno degli strumenti fondamentali di una lungimirante politica preventiva di protezione dell'ambiente e della qualità della vita dei cittadini. Gli studi di valutazione d'impatto ambientale tendono ad integrare direttamente nel processo decisionale la variabile sociale e appaiono i più adeguati a dirimere i conflitti sociali che sorgono inevitabilmente intorno alla localizzazione di una nuova attività.
La valutazione d'impatto ambientale si pone quindi non solo come strumento di tutela preventiva dell'ambiente, della salute, della qualità della vita ma garantisce al contempo la trasparenza amministrativa, l'informazione e la partecipazione dei cittadini alle scelte riguardanti lo sviluppo del territorio. Inoltre una corretta procedura VIA fornisce garanzia di procedure certe e di tempi definiti ai proponenti di progetti pubblici o privati.
Oggi, dopo un iter della pdl 133 in Commissione, rapidissimo, troppo rapido secondo me, per approfondire tematiche così importanti per i cittadini, finalmente si discute la legge. Purtroppo, in ragione di procedure rapide e di snellimenti burocratici sono stati trascurati alcuni aspetti nelle questioni che riguardano la tutela dell’ambiente, che ricadono dunque su tutti i cittadini. Ridotte in nome della snellezza della legge le pubblicizzazioni degli interventi e la partecipazione dei cittadini. In altre parole, ancora una volta nella nostra regione la pubblicizzazione e la partecipazione dei cittadini è diventata sinonimo di appesantimento burocratico. Questa filosofia è molto pericolosa, perché tende sempre più spesso ad emarginare dalle decisioni che li coinvolgono direttamente i cittadini e gli enti interessati.. Per evitare un appesantimento del procedimento si sono concentrate le competenze, si sono contingentati i tempi delle procedure, si è ridotta la pubblicizzazione degli interventi, si è ridotta la partecipazione dei cittadini, tenendo possibilmente fuori dall’iter i portatori di interessi diffusi, o almeno tenendoli ai margini.
In altre parole, sia nel testo presentato dalla Giunta regionale che negli emendamenti passati in Commissione — do atto al collega che alcuni sono passati, ma molto pochi — emerge il recepimento totale del suggerimento di Confindustria Marche la quale nelle osservazioni che ha fatto alla legge, all’art. 6 dice “Pertanto un’efficace disciplina deve assicurare il rispetto di alcuni criteri quali il contingentamento dei tempi delle procedure, il contingentamento delle procedure ai soli soggetti titolati degli interessi qualificati”. Poi, all’art; 10: “In tema di partecipazione al procedimento occorre preminentemente sottolineare che se è vero che oggi le procedure amministrative si incentrano sulla partecipazione ampliata ai soggetti privati, è comunque fondamentale arginare le eventuali degenerazioni del sistema. Una apertura procedimentale incontrollata, infatti, anziché realizzare la co-partecipazione e il confronto produce blocco della procedure e impedisce alla pubblica amministrazione di svolgere la propria attività secondo le finalità che istituzionalmente è chiamata a perseguire”. Poi si dice: “In particolare si segnala che, a differenza della possibilità di promuovere un’inchiesta pubblica, ovvero un contraddittorio tra proponenti e soggetti che hanno presentato osservazioni, la riunione pubblica... e rappresenta comunque un ulteriore aggravio del procedimento”. Quindi la Confindustria ci dice di snellire i procedimenti amministrativi, cercando di contenere la partecipazione dei cittadini.
Con questo non si vuole criminalizzare la Confindustria, che giustamente tende a salvaguardare i propri interessi, ma un’Amministrazione attenta ai propri atti deve tendere a garantire gli interessi generali, soprattutto quelli che coinvolgono intere collettività. Ecco quindi che è indispensabile garantire, con questa legge, anche gli interessi collettivi.
Non si riesce a comprendere come possa pensare un legislatore di realizzare sul territorio insediamenti che possano influenzare negativamente la vita dei cittadini di interi comprensori senza il loro coinvolgimento.
Per la verità questi aspetti che tendono a garantire pubblicità e partecipazione all’iter procedurale e di valutazione di impatto ambientale erano ben definiti nella mia proposta di legge presentata nel 2001, proposta di legge che, va detto, ricalcava una attuale legge, quella della Regione Toscana.
Aspetti questi disattesi o presi in scarsa considerazione nell’ambito dei lavori della IV Commissione, dove sono stati apportati alcuni cambiamenti, che però ritengo insufficienti in riferimento ad emendamenti presentati dal sottoscritto che si rifacevano, per quanto riguarda le garanzie dei cittadini, a quanto in vigore nella regione Toscana.
Infine è emerso che quanto per la Regione Toscana è fondamentale — pubblicizzazione degli atti e partecipazione — e non risulta appesantimento eccessivo del procedimento, nella Regione Marche tutto ciò viene considerato carico burocratico. Tale assurdità si materializza anche tenendo fuori dall’iter procedurale della VIA gli enti parco, qualora l’insediamento dovesse ricadere totalmente o parzialmente nell’ambito di aree protette.
Si sono tenuti fuori dalla valutazione e verifica d’impatto ambientale interventi quali stoccaggio di prodotti chimici pericolosi con capacità complessive superiori a 10.000 tonnellate, centri di stoccaggio di rifiuti speciali con capacità massime superiori a 150.000 metri cubi, fornaci con densità di colata superiori a 300 chilogrammi a metro cubo, stoccaggio in superficie di gas e combustibili con capacità superiori a 10.000 metri cubi, aviosuperfici, opere di canalizzazione per il trasferimento di risorse idriche tra bacini imbriferi, piste da sci, antenne di teleradiocomunicazioni, centri di stoccaggio di rifiuti speciali con capacità massima superiore a 30.000 metri cubi, stoccaggio prodotti chimici pericolosi con capacità complessiva superiore a 1.000 tonnellate ecc.
Penso che questa proposta di legge sia di grande valore se va a garantire alla nostra regione una sostenibilità dello sviluppo necessaria per rispettare, anche nel lungo periodo, la capacità di carico dell’ambiente. I miei emendamenti vanno nella direzione di un miglioramento della proposta di legge.
La partecipazione dei cittadini e degli enti locali è molto importante proprio per garantire il rispetto della volontà di tutti, che fa di un provvedimento non un’imposizione ma il punto di un percorso concordato e condiviso. Mi auguro che il mio lavoro venga interpretato in modo positivo, colleghi della maggioranza, e che in questa sede di approvazione della proposta di legge, venga data soddisfazione non soltanto a me in quanto consigliere dei verdi, ma alle necessità di tutti noi, che costituiamo per i cittadini un riferimento in questa regione. Dobbiamo, con questo atto garantire gli interessi dei cittadini, pur riconoscendo la necessità di interventi capaci di apportare quello sviluppo sostenibile necessario e di voler soltanto garantire un futuro degno a tutti noi. Per tutti i motivi che ho elencato chiedo al Presidente della Giunta D’Ambrosio, alla maggioranza e a tutti i colleghi di valutare con attenzione gli emendamenti da me presentati relativamente a trasparenza amministrativa, informazione e partecipazione dei cittadini, oltre che a interventi degni di essere sottoposti alla VIA.
Un appello particolare rivolgo al gruppo di Rifondazione comunista presente in Giunta, che tanto si batte sul territorio sul tema della partecipazione. Non vorrei che in questa occasione si contraddicesse platealmente.
Altro appello al Presidente D'Ambrosio e a tutti i gruppi di maggioranza relativamente al recupero politico dei verdi. Caro Presidente, vorrei che mi ascoltasse, su questo passaggio.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Ascolto sempre, non si preoccupi...

Pietro D'ANGELO. Dicevo altro appello al Presidente D'Ambrosio e a tutti i gruppi di maggioranza, relativamente al recupero politico dei verdi al governo di centro-sinistra della Regione. Tale recupero può avvenire solo attraverso aperture programmatiche. Abbiamo avuto come verdi, già nel recente passato, qualche delusione in tal senso. Parlo del bilancio dove, per la verità, qualche emendamento marginale dei verdi è passato e del Pai. Oggi verificheremo se la più volte sbandierata attenzione della maggioranza alle tematiche proposte dai verdi è da considerarsi reale o solamente effimera.
Per concludere mi sia permesso di invitare lei Presidente e tutti i gruppi di maggioranza a non commettere un grossolano errore di valutazione, pensando erroneamente che tutti i verdi sono disponibili a mortificare la propria dignità con un posto in Giunta di una qualsivoglia amministrazione. Così non è.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI. La legge che stiamo discutendo ha una rilevanza estrema perché ne avevamo davvero bisogno per disciplinare la VIA nella nostra regione. Le altre Regioni hanno proceduto in tempi assai diversi dal nostro. Il fatto che noi, oggi, portiamo a compimento la definizione legislativa di questa procedura è importante. Già dalla discussione si è avvertito — l’intervento del consigliere D’Angelo è stato molto puntuale in questa direzione — che il testo licenziato dalla Commissione liquida la partecipazione dei cittadini e nel tentativo di non burocratizzare le proposte taglia una parte significativa della procedura.
Vorrei tornare su questo, perché se non verranno accolti una serie di emendamenti presentati dal gruppo Verdi, anche Sinistra democratica voterà contro questa proposta di legge.
Vorrei leggere che cosa ha cassato la Commissione. Certo è legittimo il lavoro della Commissione stessa, ma non legittimo il fatto che nella procedura di verifica o screening, nel momento in cui si presenta la documentazione si possano omettere una serie di questioni importanti.
Leggo: “La scheda dell’opera, impianto o intervento, con l’indicazione delle caratteristiche tipologiche e dimensionali, lo sviluppo lineare superfici di progetto, i volumi da realizzare, i tempi di realizzazione georeferenziate dell’opera nelle coordinate...” ecc. Poi: “l’inquadramento territoriale e ambientale dell’opera, dell’impianto, dell’intervento rispetto ai piani, ai programmi territoriali e ambientali, le norme ambientali e paesaggistiche, l’analisi ambientale contenente l’individuazione dell’ambito territoriale cui si riferisce, i dati e le valutazioni di carattere ambientale, territoriale del bacino di visibilità, la descrizione dello stato iniziale dell’ambiente e del territorio con l’indicazione dei livelli di qualità preesistenti e degli eventuali fenomeni di degrado, l’utilizzazione delle risorse in atto riferite alle singole componenti ambientali, la descrizione del progetto con i dati necessari per individuare, analizzare e valutare la natura, le finalità, le caratteristiche dell’intervento, la relazione relativa all’individuazione e valutazione dell’impatto ambientale del soggetto contenente i dati aggiornati alle informazioni di carattere ambientale, territoriale, tecnico...” ecc.
Praticamente tutto questo è soppresso. Cosa viene presentato per chiedere la verifica all’autorità competente, anche tramite sportello unico delle attività produttive? Un semplice progetto preliminare, una descrizione generica del progetto, una relazione generica, ovviamente di parte, del progetto e poi si sopprimono l’analisi ambientale, il progetto preliminare, l’individuazione della valutazione tecnica ecc. Praticamente coloro che vorranno fare insediamenti ambientali potranno omettere una serie di caratteristiche decisive per capire non solo la fattibilità economica ma proprio quell’impatto ambientale. E’ chiaro a tutti noi che cosa si intende per valutazione d’impatto ambientale: significa anche la valutazione a risultato zero, cioè il fatto che alla fine della valutazione si possa non procedere alla valutazione dell’opera. Se così è, è fondamentale che chi vuol realizzare l’opera, l’industria ics presenti il necessario per capire che cosa ha proposto a quel territorio. Se questo non è la questione diventa davvero molto grave. Vi sono poi tutte le questioni relative a come si può procedere in merito alla questione delle modalità con cui i cittadini possono essere messi a conoscenza.
Quindi non questioni di poco conto ma questioni che riguardano la qualità del progetto, questioni preliminari e non secondarie. Così come la questione non può riguardare esclusivamente la moratoria per il piano energetico ambientale e per le nuove centrali idroelettriche, ma questo Consiglio ha un debito relativamente alla questione degli inceneritori, dei rifiuti e credo che questa sia l’occasione, perché nelle norme transitorie saniamo quella che dall’1.1.2004 può essere una delle possibilità per questa regione.
Quindi da parte nostra presenteremo dei subemendamenti agli emendamenti, ma non c’è dubbio che non ci sarà il voto favorevole se la qualità di questi emendamenti che riguardano la partecipazione dei cittadini, la possibilità di controllo, la possibilità di presentare un progetto idoneo — è inutile fare la partecipazione se alla fine chi è chiamato a discutere non ha conoscenza nel merito, perché può essere omissivo quello che si presenta all’autorità competenti — non sarà adeguata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. L’importanza di questa legge è stata già sottolineata dai colleghi e credo che sia sotto gli occhi di tutti nel momento in cui, nella nostra società, la sostenibilità dello sviluppo è ormai diventata uno dei principi fondamentali della politica a tutti i livelli, che dovrebbe porre regole e obiettivi comuni e fondamentali nell’ispirare le decisioni degli organi istituzionali che governano il territorio.
Più ancora che attraverso politiche direttamente rivolte alla protezione dell’ambiente e allo sviluppo di infrastrutture ambientali, la sostenibilità si gioca sull’integrazione fra criteri ambientali e scelte di sviluppo, ovvero nelle scelte su cosa fare, dove fare, come fare per rispettare anche nel lungo periodo la capacità di carico dell’ambiente. Noi arriviamo, seppure con ritardo, ad una legge della Regione Marche che riteniamo abbia dei meriti peculiari che dovrebbero assicurare un’attuazione concretamente rispondente a questi principi orientati alla sostenibilità dello sviluppo.
In primo luogo noi riteniamo che non corrispondano al vero le critiche rivolte alla mancanza di partecipazione e di pubblicità. Riteniamo invece che la sintesi, che ha tenuto conto delle esperienze anche di altre Regioni, veda una buona pubblicità e la promozione della partecipazione delle collettività locali. Questo per un dato di fatto che è dimostrato da decenni di applicazione delle procedure di VIA in tutti i paesi europei e non e cioè che tanto più precoce, fattiva, effettiva e ampia è la partecipazione delle parti interessate, tanto più non solo l’iter di approvazione dei progetti è esperito, ma anche le caratteristiche dell’opera danno le necessarie garanzie di protezione dell’ambiente con gli interessi sociali, culturali ed economici della realtà locale in cui l’opera si inserisce.
Altre valutazioni positive riguardano l’importanza che viene data dell’interlocuzione preliminare con il proponente, che consiste nella specificazione, in stretta collaborazione con l’autorità competente, dei contenuti dello studio d’impatto ambientale, dell’individuazione delle matrici ambientali nelle quali gli impatti sono attesi.
Inoltre abbiamo, come dato positivo, anche la fissazione di tempi certi per le diverse fasi procedurali e infine va rilevato che questa legge è coerente con i recenti orientamenti regionali in merito al decentramento delle funzioni amministrative, con le VIA provinciali per determinate categorie di opere e con le recenti disposizioni in materia di semplificazione delle procedure amministrative, con la possibilità di accedere allo sportello unico per le attività produttive e la possibilità di comprendere nell’ambito della VIA positiva, anche l’autorizzazione ambientale integrata.
Per guardare anche a quello che ci aspetta nel futuro, vorrei dire che la VIA è stata sicuramente un grande progresso che ha consentito un rinnovamento, anche culturale, del modo di progettare, di tener conto degli impatti singoli e dei loro effetti cumulati, anche nel rispetto della sensibilità della popolazione coinvolta. La VIA sulle singole opere è però uno strumento insufficiente se non si inserisce in un contesto di programmazione e di scelta nel quale la sostenibilità è assunta esplicitamente tra gli obiettivi d’azione. All’interno della procedura, spesso devono essere risolte situazioni di conflittualità connesse alla singola opera considerata per sé, dal punto di vista ambientale, in un inquadramento programmatico che non contiene quasi mai valutazioni di ordine ambientale.
Ne risultano evidenti miglioramenti dell’impatto ambientale dei progetti, ma è una prassi che dà luogo ad evidenti diseconomie che potrebbero essere evitate con un progetto di programmazione e progettazione che tenga conto degli aspetti ambientali. La VAS dei piani e dei programmi, integrata con la valutazione economica e sociale pone le premesse macro per uno sviluppo orientato alla salvaguardia dell’ambiente e all’uso corretto delle risorse naturali e ambientali nel quadro della loro conservazione e del loro miglioramento. La VIA nazionale, regionale e provinciale sulle singole opere potrà poi, alla scala micro, tenere conto degli impatti ambientali locali.
E’ auspicabile, quindi, che sulla scia dell’approvazione di questa legge, e magari nell’ambito di una nuova disciplina urbanistica regionale, proprio per garantire la sostenibilità dello sviluppo nel lungo periodo, la Regione si orienti verso la formalizzazione di procedure per la valutazione ambientale strategica degli strumenti di pianificazione e di programmazione del territorio.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli emendamenti e degli articoli.
Ha la parola il consigliere Ricci.

Andrea RICCI. Chiedo dieci minuti di sospensione per esaminare gli emendamenti presentati.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 17,45,
riprende alle 18,00

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli articoli.
Art. 1. Ha la parola l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Intervengo perché, rispetto a questo articolato che è stato lungamente discusso all’interno degli uffici, in Commissione e fortemente voluto perché eravamo una delle ultime Regioni d’Italia a non possedere una normativa di questa natura, a me pare che, avendo impiegato così tanto tempo nel produrla, credo che potremmo fare un buon lavoro. Per fare un buon lavoro ritengo che i 40 emendamenti presentati dal consigliere D’Angelo vadano ulteriormente discussi. Non credo sia opportuno, oggi, votare a favore contro un emendamento, perché alcuni potrebbero essere particolarmente interessanti, ancorché da valutare appieno, altri potrebbero in questo contesto creare problematicità ulteriori.
Chiedo che prima di entrare nella votazione di questo articolato ci sia un momento di attenzione ulteriore, quindi un confronto con il consigliere stesso e con gli uffici preposti, per verificare ulteriormente questi emendamenti. Stiamo parlando di una questione particolarmente importante e delicata, quindi a me pare che sia opportuno impiegare del tempo ulteriore, per produrre però un atto che davvero risponda appieno a quelle che sono le esigenze politiche e amministrative di queste Regioni. Quindi chiedo ufficialmente di rinviare la votazione sull’articolato e sugli emendamenti alla prossima seduta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di rinvio alla prossima seduta delle proposte di legge nn. 183 e 57.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Disciplina delle aree ad elevato rischio di crisi ambientale» Giunta (229)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 229, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Modesti.

Cataldo MODESTI. Con il decreto legislativo 112 del 1998, cosiddetto “decreto Bassanini”, le funzioni in materia di elevato rischio ambientale sono state attribuite alle Regioni. La nostra Regione, con legge 10/99 ha recepito il suddetto decreto senza disciplinare le procedure e le modalità per individuare le aree interessate e dichiarare lo stato di crisi ambientale.
E’ noto che per l’area circostante la raffineria di Falconara Marittima, a seguito dei tragici eventi si è proceduto con atto amministrativo del Consiglio regionale del marzo 2000.
Con la presente proposta di legge si copre un vuoto legislativo e ci diamo una normativa agile e chiara per far fronte ad eventuali situazioni in zone ad elevato rischio di crisi ambientale.
In estrema sintesi i punti della legge sono i seguenti: l’individuazione delle aree interessate e la dichiarazione della situazione di crisi è deliberata dal Consiglio regionale su proposta della Giunta, d’intesa con gli enti locali interessati; il piano di risanamento, i cui contenuti fondamentali sono descritti dall’art. 3 è elaborato dalle Province ed approvato dal Consiglio regionale; qualora il piano di risanamento contenga prescrizioni in materia urbanistica e di assetto del territorio, la sua approvazione costituisce variante al Pit e ai Ptc mentre i Comuni sono tenuti ad adeguare i loro Prg entro 12 mesi.
Infine, con la norma transitoria, terzo comma dell’art. 7, sono fatte salve le procedure in corso e gli accordi intervenuti fra i vari livelli istituzionali in merito alla predisposizione del piano di risanamento dell’area di Falconara, Ancona e Bassa Valle dell’Esino, individuato con delibera del Consiglio regionale 305 del marzo 2000.

PRESIDENTE. Non è presente il relatore di minoranza. Mi pare che la proposta sia stata votata all’unanimità in Commissione e che non ci sono emendamenti, quindi passiamo alla votazione degli articoli.

Cristina CECCHINI. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. prego di procedere alla verifica del numero legale, iniziando dal n. 8. Nomino consiglieri segretari i consiglieri Modesti e Novelli.

Cataldo MODESTI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Castelli assente
Cecchini presente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
D’Ambrosio presente
D’Angelo presente
Donati presente
Favia assente
Franceschetti presente
Gasperi assente
Giannotti assente
Grandinetti assente Luchetti presente
Martoni assente
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni assente
Minardi presente
Modesti presente
Mollaroli presente
Moruzzi assente
Novelli presente
Pistarelli assente
Procaccini assente
Ricci presente
Rocchi presente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Silenzi assente
Spacca presente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi assente
Agostini presente
Amagliani presente
Amati presente
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini assente

PRESIDENTE. Art. 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Art. 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Non è possibile esaminare le proposte di legge n. 191 e n. 156 in quanto non sono presenti i relatori, sia di maggioranza che di minoranza.
Pongo in votazione il rinvio dell’argomento.

Il Consiglio approva




Proposta di regolamento (Discussione e votazione): «Proposta di integrazione dell’art. 16 del regolamento interno del Consiglio regionale» Ufficio di presidenza (7)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di regolamento n. 7 ad iniziativa dell’ufficio di presidenza.
Ha la parola il relatore, Vicepresidente Donati.

Sandro DONATI. Signor Presidente, signori colleghi, la presente proposta di integrazione del Regolamento interno del nostro Consiglio regionale consiste esclusivamente in un adeguamento in via transitoria delle disposizioni regolamentari concernenti i criteri che governano la costituzione dei Gruppi consiliari, in attesa dell'entrata in vigore di una nuova legge elettorale ai sensi del primo comma dell'articolo 122 della Costituzione come sostituito dall'articolo 2 della legge costituzionale 22 novembre 1999, n. l, nuova legge attualmente in studio presso la Commissione straordinaria per lo Statuto e la riforma elettorale.
Nella sostanza la presente integrazione ha lo scopo di aggiornare il Regolamento interno alla novità introdotta dalla novella costituzionale su citata (cronologicamente successiva alla formulazione della normativa regolamentare del Consiglio) in tema di elezione diretta del Presidente della Giunta regionale.
Infatti le disposizioni transitorie dettate dal legislatore costituzionale prevedono che, fino alla data di entrata in vigore dei nuovi Statuti regionale e delle nuove leggi elettorali, l'elezione del Presidente della Giunta regionale è contestuale al rinnovo dei rispettivi Consigli regionali e si effettua con le modalità previste dalle disposizioni di legge ordinaria vigenti in materia di elezione dei Consigli regionali ed in particolare stabiliscono che candidati alla Presidenza della Giunta sono i capilista delle liste regionali concorrenti.
E' considerazione di principio e di esperienza che il capolista come del resto tutti i candidati della lista regionale concorrente non sono, dal punto di vista della rappresentanza politica, perfettamente assimilabili alle liste provinciali collegate ad essa.
Non si può non considerare, quindi, la possibilità che esistano componenti politiche non identificabili con le liste provinciali riproduttive di partiti, componenti cui occorre per par condicio garantire la rappresentanza politica all'interno del Consiglio regionale tramite la costituzione di un Gruppo consiliare con autonoma denominazione.
In ogni caso per il rispetto del principio di economicità, che deve sempre guidare il legislatore laddove vada a creare nuove possibilità di strutture ed apparati, si è voluto evitare la proliferazione di Gruppi dando la possibilità di costituire un Gruppo autonomo soltanto al Capolista della lista regionale, che viene assunto alla stregua del portavoce ufficiale della formazione politica in essa identificata.
Nello specifico la norma interessata dalla presente parziale riforma è l'articolo 16 del Regolamento interno, che l'atto in esame integra con l'introduzione di una ulteriore fattispecie derogatoria alla regola secondo la quale un Gruppo consiliare è composto da un numero di Consiglieri non inferiore a tre.
Ricordo a questo proposito le fattispecie derogatorie attualmente previste dal Reg. interno. Oggi possono costituire un Gruppo i Consiglieri anche singoli che siano stati gli unici eletti di una lista che abbia partecipato autonomamente alle elezioni regionali ancorché nel corso della legislatura abbiano cambiato denominazione e simbolo di partito o che trovino corrispondenza in Gruppi costituiti in uno dei due rami del Parlamento.
Il nuovo articolato prevede che possono altresì costituire un gruppo corrispondente alle rispettive liste regionali, anche se composto di un numero di consiglieri inferiore a tre, il Presidente della Giunta regionale ed il Consigliere proclamato eletto, in quanto candidato alla Presidenza della Giunta che ha conseguito un numero di voti validi immediatamente inferiore a quello ottenuto dal candidato eletto Presidente.
Ricordo conclusivamente che la presente proposta è stata approvata dall'Ufficio di Presidenza nella seduta del 10 marzo 2004 n. 1611, dopo essere stata preventivamente esaminata dalla Conferenza dei Presidenti dei gruppi nella riunione del 25 febbraio 2004.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Ciccioli. Ne ha facoltà.

Carlo CICCIOLI. Questa proposta ha avuto un iter travagliato. E’ passata varie volte nella Conferenza dei presidenti di gruppo perché riguardava una fattispecie molto particolare, sopravvenuta ai cambiamenti che accadono talvolta nelle assemblee elettive, nel Parlamento particolarmente, ma in questo caso nel Consiglio regionale.
A una prima lettura si tratta di una cosa assai modesta, cioè di prendere atto che il candidato alla presidenza della Giunta, nel caso non sia iscritto ad alcun gruppo politico e faccia parte del gruppo misto e nel caso in cui il gruppo misto si fondi in una serie di orientamenti diversi, possa mantenere la sua specificità. Fin qui nulla quaestio, anzi probabilmente è una richiesta legittima e ampiamente recepibile. Qual è il problema? Che assimilando la costituzione del gruppo si moltiplica la costituzione dei gruppi, nel senso che quando un gruppo è costituito, in automatico comporta la struttura del gruppo stesso e a mio parere questo fa sì che per questo ennesimo gruppo costituito — nel caso in specie il Presidente, che già si avvale di un’ampia segreteria: quattro persone alla sua segreteria, comandati, esterni e quant’altro — siano previste tutta una serie di nomine e consulenze. Accentuare la specificità della sua particolare presenza con un gruppo consiliare, a me personalmente sembra esagerato, ma è sembrato esagerato anche a tanti altri presidenti di gruppo non solo di opposizione — era d’accordo con me il capogruppo di Forza Italia Giannotti, che ha preso la parola nel corso della riunione e anche, seppure sottovoce, alcuni capigruppo di maggioranza — e allora, a questo punto mi sento di dire che, così come è stata portata in aula questa integrazione dell’art. 16 del regolamento interno non va bene, nel senso che a mio parere è possibile costituirsi in gruppo, però nel caso specifico dei candidati alla presidenza di gruppo vincente o anche perdente, non dispongono della struttura del gruppo stesso. Questo è quanto, perché sarebbe di cattivo gusto che il presidente si dotasse di un gruppo con una struttura del Consiglio regionale. Lui rappresenta addirittura la Regione dal punto di vista legale. Quando nella legge viene citata la rappresentanza della Regione Marche, non è il Presidente del Consiglio ma il Presidente della Giunta e in quanto legale rappresentante dell’ente ha tutte le attribuzioni del caso, cioè le quattro persone della segreteria nonché tutti gli altri collaboratori.
Quindi non si tratta solo di una sottile malignità, ma di un minimo di decenza che noi dobbiamo mantenere. Quindi mi sento di rilevare questo, mi sento di chiedere al relatore di farsi carico di questo problema, di modificare la legge. Pensate quanto materiale ci date per mandare tutto in barzelletta sui giornali, perché di questo, poi, si tratta. Su questo ci facciamo ridere molto di più rispetto a una cosa seria che può accadere in questo Consiglio. Siccome tutti teniamo al buon nome nostro, sarà opportuno rivedere.
Ma io credo che sia un atto autonomo anche del Presidente D'Ambrosio, che dice “voglio mantenere la mia specificità per cui sono d’accordo a separare la mia rappresentanza dal gruppo misto”, però sul piano della struttura credo che questo non possa passare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

Sergio NOVELLI. Presidente colleghi, questa proposta di regolamento sembra l’applicazione di un principio ovvio. Come è stata articolata dalla relazione, il principio non è bene coniugato con la norma generale, perché si fa espresso riferimento al Presidente eletto, cioè la capolista della coalizione vincente, quando, secondo me, l’aspetto centrale da fotografare era quello letterale, e quasi tautologico, che la lista maggioritaria è una lista di candidati, per cui deve beneficiare delle stesse facoltà che il regolamento vigente, all’art. 16 concede alle altre liste di candidati, quelle proporzionali. Il problema che si era posto, è che quando fu approvato il regolamento e, prima ancora, la legge del 1970, non c’era proprio la distinzione fra liste proporzionali e liste maggioritarie, per cui tutti avevamo pensato che le liste che potevano costituirsi in gruppo, purché avessero eletto con il loro simbolo, erano le liste proporzionali, ma in effetti, se il principio che tutte le liste che conseguono, in quanto tali, degli eletti, possono costituirsi in gruppo anche in numero inferiore a tre, questa facoltà, ove concessa alle liste proporzionali che hanno due eletti, deve essere riconosciuta anche alle liste maggioritarie che non possono avere due eletti, perché possono averne o 8 o 1, a normativa vigente, ma io romperei il meccanismo della normativa vigente, perché potrebbe benissimo darsi che questa legge rimanga anche alle prossime elezioni. Il principio era che i consiglieri eletti con la lista maggioritaria, potessero costituirsi in gruppo con il simbolo di elezione esattamente come accade per le liste proporzionali, perché se la lista proporzionale elegge due consiglieri, non è che l’unico eletto superstite, perché l’altro non aderisce al gruppo, non può costituirsi perché non è più l’unico, viceversa ai consiglieri eletti con il maggioritario finora è stato posto il problema che solo tutti 8 insieme potevano costituirsi in gruppo: l’unico o i due che volevano farlo non avevano questa facoltà.
Un ritardo culturale del regolamento che tra l’altro era specifico delle Marche: in due regioni simili per consistenza numerica di Consiglio regionale e di popolazione — la Liguria e la Calabria — si sono costituiti dei gruppi, in un caso di un consigliere e nell’altro di due, con la denominazione e il simbolo della coalizione vincente. Cero che sono Regioni governate dalla Casa delle libertà, forse c’è maggiore libertà anche in senso di costituzione di gruppi.
Mi sembra però che andare a valutare una legge sulla base delle ricadute e conseguenze sul caso specifico e personale, sia oggettivamente perdere di vista la portata generale e normativa della legge. Se si fa una legge non si può dire “la facciamo, però mancano sei mesi, manca un anno”. E’ vero che ci siamo posti il problema che la posta, il personale abbisognano di più a chi ha soltanto il gruppo rispetto ad altre situazioni, ma questa è una valutazione che non ha nessun rilievo normativo, è una semplice valutazione di mero fatto. Nella Conferenza dei presidenti di gruppo ho sentito dire che il Presidente non intendeva organizzare la sua struttura, o magari lo vorrà, Ciccioli dice che non dovrebbe volere, però la legge non può occuparsi della concreta situazione o della contingenza, anche perché, secondo me, sarebbe estremamente logico che ove il Presidente D'Ambrosio decidesse di iscriversi ma un altro consigliere eletto nella lista maggioritaria volesse mantenere in vita il simbolo “Marche democratiche” che lo ha eletto non riesco a capire il motivo logico per cui questa formulazione riduttiva della legge glielo vieterebbe.
Ciò nondimeno penso di votare a favore di questa lettura tecnica del regolamento che non è una scelta politica.
Il consigliere Ciccioli, che spesso perde l’occasione per tacere, dice “quanto bel materiale possiamo avere per polemizzare sul personale e sulla posta”. Credo che sarebbe spassoso, in questo anno rimasto, fare un approfondito esame del personale, della posta, delle consulenze. Rammento al Presidente del Consiglio che molte volte da consigliere di Alleanza nazionale avevo chiesto dati, ricevendo rendiconti anche parziali, su come si spendevano le dotazioni del gruppo e credo che se ci fosse una seria verifica, non in tasca solo al Presidente ma a tutti i gruppi consiliari su come hanno funzionato le dotazioni, materiale per divertirsi, chi più chi meno, ci sarebbe in questo anno. Però, al di là del generico oport ut scandala eveniant che tutti ci diciamo addosso, non si capisce per quale motivo, laddove gli eletti sono 4 od 8 perché la legge vigente prevede per una Regione con 40 seggi che 4 od 8 siano, questi 4 od 8 abbiano potestà attenuate rispetto ai consiglieri che vengono eletti in numero inferiore a 3, con simboli proporzionali.
Mi sembra che sia una cosa talmente de plano, che mi sorprende che se ne parli oggi. Non ho capito per quale motivo il relatore dovrebbe porvi rimedio. Se c’è una qualche patologia vi porrà eventualmente rimedio l’aula, ma non capisco perché questa patologia non si riesce neanche a trovare, forse, la spudoratezza di formalizzarla perché nessuno in concreto ha mai detto come dovrebbe essere formulata questa emenda che impedirebbe lo spreco di risorse. Chi è già abbiente non può impegnare le risorse del gruppo? Non sono riuscito a capirlo, non lo leggo ora e quindi credo che, allo stato, questo atto sia abbastanza routinario e di semplice adeguamento a una modifica legislativa intervenuta con la legge costituzionale di quattro anni fa.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Vorrei precisare anzitutto che la posizione dell’istituendo nuovo gruppo è uguale identica a quella di gruppi, per esempio quale quello del collega Rocchi che è assessore ed unico componente di un gruppo che c’è, che esiste, che è strutturato regolarmente.
Il secondo gruppo è che se io usassi le strutture ufficiali della Giunta per questioni politiche commetterei una grave scorrettezza.
Il terzo punto è che l’anno scorso, quindi anche quest’anno, quando i soldi sono avanzati per la gestione del gruppo misto sono stati restituiti da me alla cassa della Regione Marche alla fine dell’anno, e la stessa cosa accadrà anche quest’anno.
Fatte queste premesse e detto che nessuno mai aveva pensato di fare queste obiezioni quando ero l’unico componente del gruppo misto, non ho nessun problema: se il Consiglio ritiene che una legge fatta per i casi generali, in questo caso specifico debba essere calibrata sul fatto che il gruppo sia del tutto sfornito di cose, mi sembrerebbe strano ma non sarei affatto in posizione negativa. Faccio però presente le cose che ho detto.

PRESIDENTE. La discussione generale è chiusa. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Per testimoniare — anche perché sono solo nei banchi dell’opposizione — il mio voto assolutamente contrario, perché così come formulata la proposta si tratta di un proliferazione dei gruppi che credo sia, tra l’altro, contro lo spirito che ci siamo posti di non esagerare con queste scelte che riguardano le strutture di sostegno all’Assemblea, perché il gruppo, proprio in quanto tale, deve raggruppare un certo numero di persone. Poi sapete che in politica succede di tutto si possono creare anche uno, due, tre gruppi misti, quindi più gruppi misti. La cosa non è assolutamente ben fatta.
Prima ho sentito parlare di “politica”. Non c’è un’attività diversa. In ogni giorno, in ogni ora della sua giornata il Presidente della Giunta esercita la politica, ci mancherebbe altro. Anzi, probabilmente esercita la politica in maniera più alta, perché è quella dell’istituzione. Non è che quando un assessore partecipa a una manifestazione non fa politica. Quando il Presidente della Giunta della Giunta fa una dichiarazione, è una dichiarazione squisitamente politica. Quante volte nei confronti del governo centrale ha manifestato dei pareri che erano essenzialmente politici? Ci mancherebbe altro che fossero pareri tecnici.
Il candidato presidente perdente potrebbe avere un senso che abbia una struttura...

Cristina CECCHINI. Quello è garantito. E’ l’unico eletto, quindi...

Carlo CICCIOLI. Non l’unico eletto, perché il candidato della lista perdente non può costituire gruppo proprio.

Sergio NOVELLI. Per l’attuale articolo 16 può.

Carlo CICCIOLI. Forse il caso non si è verificato perché si era poi iscritto al gruppo di Forza Italia, poi si è dimesso, è subentrato Novelli, quindi conosce bene la casistica. Però, a mio parere il Presidente della Giunta è il legale rappresentante della Regione, ha un ruolo istituzionale ben definito, un ruolo di governo. Anche all’interno del Consiglio, pur nella sua collocazione fisica ha una specifica collocazione: non è uno dei consiglieri dell’aula, è il Presidente della Giunta regionale, ha quel luogo. Mi sembra che il discorso di avere le prerogative del consigliere sia paradossale, perché le prerogative del consigliere sono tali in quanto, come componente dell’Assemblea deve essere dotato di strutture nei confronti del governo.
Io mantengo il mio punto di vista. Dal punto di vista politico uno può non riconoscersi negli altri gruppi, ma il discorso della dotazione di struttura è fuorviante rispetto a questo.
Per quanto riguarda il paragone con il consigliere Rocchi, il consigliere Rocchi è eletto in una lista proporzionale, quindi tutte le liste proporzionali che presentano il loro simbolo autonomo hanno la loro struttura e la loro attività di lista proporzionale, poi è componente di Giunta e questo è un atto successivo. Quindi è una fattispecie completamente diversa da questa specifica. Io mantengo il voto contrario, ognuno si assume la responsabilità, l’aula ha una responsabilità. Per equilibri anche di gruppo misto il consigliere Novelli, il consigliere Cecchini ritengono che questa soluzione sia funzionale, io la ritengo dirimente a problematiche specifiche. Comunque mantengo il voto contrario, poi ognuno è libero di fare quello che ritiene opportuno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

Andrea RICCI. Trovo curioso questo insistere del consigliere Ciccioli sul fatto che il Presidente non debba avere un gruppo proprio perché la sua funzione politica è svolta nella sede istituzionale di governo.
In realtà nella persona del Presidente si trovano riuniti due ruoli che però sono tra loro distinti: l’uno è quello di capo dell’Esecutivo regionale, l’altro quello di membro dell’Assemblea regionale. Non si possono confondere questi due ruoli, così come questa confusione non avviene in nessun’altra sede istituzionale. E’ indifferente il fatto che del gruppo che si va a costituire faccia parte soltanto il Presidente oppure è un gruppo più numeroso. Il problema che Ciccioli pone è di principio: il Presidente, in quanto capo del governo, avente un ruolo istituzionale di tipo esecutivo non deve partecipare ad un gruppo. E’ indifferente il fatto se ci sia soltanto il presidente o ce ne siano quattro, cinque o dieci perché dal punto di vista del principio è solo una casualità che in questa legislatura, in questo gruppo molto probabilmente ci sarà soltanto il Presidente, anche se non è detto che domani altri non possano aderire. Sul punto di principio il consigliere Ciccioli dice “il Presidente deve essere estraneo all’Assemblea”. Questo non avviene così da nessuna parte: il presidente del Consiglio on. Silvio Berlusconi fa parte del gruppo di Forza Italia, così come tutti i presidenti del Consiglio precedenti che erano anche membri del Parlamento, appartenevano ad un gruppo politico.

Carlo CICCIOLI. Tra gruppo e struttura: questo è il problema.

Andrea RICCI. Ma qui stiamo parlando di principio: nel momento in cui riconosciamo la possibilità di istituire un gruppo è automatico. Troverei molto pericoloso e sarei decisamente contro prevedere l’istituzione di un gruppo senza dargli tutte le prerogative che gli altri gruppi hanno. O facciamo una questione di principio, oppure introduciamo delle discriminazioni, delle discrezionalità che sono soggette giudizio politico, del tutto inaccettabili sul piano della garanzia.
Quindi il Presidente, che è anche membro dell’Assemblea, svolge due ruoli contemporaneamente e in questi due ruoli deve essere messo nelle condizioni in cui tutti gli altri consiglieri regionali si trovano.
Per questa ragione, al di là del fatto se il regolamento poteva essere studiato meglio come diceva il consigliere Novelli — probabilmente si poteva trovare una formulazione diversa — si riconosce un principio che mi pare assolutamente necessario per garantire la possibilità di espressione della propria attività di consigliere regionale a tutti i componenti di questa Assemblea.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di regolamento.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 18,35