Resoconto seduta n. 198 del 21/07/2004
La seduta inizia alle 15,55



Proposta di legge regionale statutaria (Esame degli articoli): «Statuto della Regione Marche» Amati, Ceroni, Modesti, Franceschetti, Tontini, Luchetti, Benatti, Giannotti (247)

PRESIDENTE. Siamo alla discussione e votazione degli articoli e degli emendamenti sulla proposta di legge statutaria n. 247.
Siamo al preambolo. Ci sono emendamenti dal n. 1 al n. 11 bis. Il primo emendamento è a firma di Romagnoli, Ciccioli, Castelli, Gasperi e Pistarelli.
Ha la parola il consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Finalmente riprendiamo l'esame degli articoli dopo due giorni non certo esaltanti per la politica e tanto meno per la materia che stiamo trattando. Ho già spiegato nella discussione generale le ragioni per le quali riteniamo inopportuno, nonché un arcaicismo giuridico e politico il mantenimento del preambolo nello Statuto, unica Regione che, ideologicamente, ritiene di difenderlo. Ci fu una discussione preliminare in Commissione sull'opportunità di prevederlo o meno, ci fu il ricatto di forze politiche che, come ebbi a dire l'altro giorno, non credo siano neanche favorevoli al voto di questo Statuto, perché furono Rifondazione e i Comunisti italiani a chiedere il preambolo e, a meno che non ci siano evoluzioni diverse, credo che saranno proprio queste forze a non votare lo Statuto con quel preambolo, quindi siamo davvero alla commedia degli inganni, degli equivoci e dei non sensi. La presidente Amati ritenne, di dover inserire il preambolo, proprio sul ricatto di questi partiti, unica Regione ad avere fatto questa scelta. Non solo non siamo d'accordo con la scelta di tenerlo, ma riteniamo che sia proprio formulato male, direi "con i piedi". Contiene una serie di enunciazioni e di riferimenti che, tutti insieme, sono comunque insufficienti ad esprimere le Marche, le sue radici culturali, politiche, ideali, religiose. Si è voluto mettere tutto e c'è stata la forte paura di mettere delle cose vere, che stanno sotto gli occhi di tutti.
Un accenno soltanto al volume che — ringrazio il Presidente della Giunta — oggi ci viene regalato, "Il gotico nelle Marche". Abbiamo spulciato i volumi e non siano riusciti a trovare una rappresentazione gotica che non sia religiosa e che non sia cristiana e cattolica, di riferimento. O questa non è la nostra storia, o probabilmente è il preambolo a non appartenere a questa Regione e a questo Statuto. Non si vuol qui fare polemica o mettere qualcosa che non ci appartiene, qui si vuol tacere e si vuol nascondere quello che è invece la storia a dire che ci appartiene, un po' quello che è avvenuto per la Convenzione europea: non è che cancellando delle parole si cancella la storia, la storia ha già detto da che cosa veniamo, ha già detto che le Marche sono intrise di spirito religioso, che sono intrise sicuramente anche di riferimenti che trovano, nel periodo storico della Resistenza e del Risorgimento dei riferimenti culturali e politici, ma che non li trova solo lì. Non credo che si possa dire che solo quella è la matrice storica e ideale delle Marche, quindi o si fa — e si sarebbe dovuto fare — un compendio davvero generale e davvero definitivo e ricco di quello che le Marche esprimono e che hanno espresso, oppure il mantenimento del preambolo di matrice ideologica, e soprattutto menzognero sotto il punto di vista dei riferimenti, in particolare religiosi — perché è lì il punto che più ci duole — non rispondente minimamente a quello che le Marche sono e sono state, riteniamo che abbia appagato la momentanea esigenza di sintesi di una Commissione che si trovava in quel momento in difficoltà, peraltro temporanea, perché in definitiva anche questo sforzo della presidente e della maggioranza non è servito, perché sono proprio coloro che hanno preteso il preambolo ad abbandonare in via definitiva ed ultimativa il voto a questo preambolo e a questo Statuto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

Andrea RICCI. Come noto Rifondazione comunista fin dall'inizio ha annunciato il proprio voto contrario sull'intero Statuto, sulla questione del presidenzialismo che noi non condividiamo non solo in questa regione ma come posizione generale del nostro partito. Tuttavia il nostro atteggiamento nel merito degli articoli sarà differenziato, nel senso che il voto contrario finale è motivato essenzialmente dalla questione relativa alla forma di governo, mentre su altri aspetti dello Statuto c'è una condivisione dell'impianto uscito dalla Commissione Statuto, in modo particolare la questione dei principi fondamentali e del preambolo, che se non verranno modificati e stravolti da emendamenti dell'aula vedranno il voto favorevole del nostro partito.
Il preambolo e i principi rappresentano sicuramente una forma di mediazione tra le diverse culture e correnti di pensiero che le forze politiche presenti in Consiglio regionale esprimono. D'altra parte questa del compromesso inteso in senso elevato è il fondamento di ogni carta di principi. La stessa cosa vale per quello che oggi abbiamo in esame.
Credo che il preambolo in sé riassuma completamente le radici, i valori e i principi a cui la comunità marchigiana si ispira: la Resistenza, il Risorgimento, la tradizione laica, la matrice religiosa, le Dichiarazioni dei diritti umani dell'Onu e dell'Unione europea. Credo che su una impostazione di principio come quella contenuta dal preambolo sia ben difficile trovare da parte di forze politiche democratiche atteggiamenti di forte contrarietà.
Il mio sospetto è che la contrarietà di Alleanza nazionale derivi essenzialmente da una questione; che nel preambolo viene richiamata la fedeltà dello Statuto della Regione Marche rispetto ai valori ideali e politici della Resistenza e della Costituzione repubblicana. Questo sospetto mi resta, anche se Alleanza nazionale non lo motiva in tal modo, tuttavia, considerando l'evoluzione storica e culturale di questa forza politica, mi sembra che questo sospetto sia legittimo. Io ritengo, al contrario, che nel preambolo, se condividiamo i valori di libertà e di democrazia su cui la nostra Repubblica ç fondata, tutti dobbiamo e possiamo ritrovarci.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Signor Presidente, colleghi, la scelta che abbiamo fatto di iniziare questo dibattito sullo Statuto dopo che nella giornata di ieri il nostro gruppo, insieme agli altri gruppi della Casa delle libertà hanno proposto il rinvio in Commissione dell'intera proposta di legge sul nuovo Statuto regionale delle Marche, è motivata dal fatto che riteniamo che quest'aula, solo quest'aula possa dirimere questioni che la Commissione, pur riunitasi, in accoglimento della nostra istanza di ieri, nella giornata di ieri pomeriggio e di questa mattina, non è riuscita a risolvere. Ecco perché abbiamo preso la parola già con la collega Romagnoli e lo faremo con gli altri colleghi del gruppo, nelle questioni più rilevanti, che abbiamo più volte sottoposto all'attenzione dei lavori della Commissione Statuto, più volte sottoposto ai lavori della Conferenza dei capigruppo, che purtroppo hanno più volte visto barriere, ostacoli, dinieghi.
In maniera trasparente, chiara, seria e politicamente alta, poniamo in aula le questioni poste. Una di queste riguarda il preambolo, perché è su questo che si basa il nostro atteggiamento politico, su una distanza che c'è tra quelle che sono e sono state le richieste poste da An per quanto riguarda i principi di fondo che devono ispirare la Carta costituzionale della nostra Regione e gli esiti del testo approvato in Commissione e sottoposto all'aula.
Attraverso questo preambolo passa forse la questione più importante, quella del riferimento alto ai principi e ai valori che devono infondere la nostra attività politica e istituzionale. Il preambolo è stato già posto in discussione in quanto tale, perché — lo hanno ricordato i consiglieri che fanno parte della nostra Commissione Statuto — le altre Regioni hanno evitato di inserire nella loro Carta costituzionale un qualsivoglia preambolo, passando direttamente all'articolato e definendo direttamente nell'articolato i diritti, i compiti, le azioni positive, in attuazione dei diritti, delle Regioni riviste in senso federale, riviste, pur nei limiti della discussione nazionale, che ancora non è conclusa. Sappiamo che la modifica del titolo V è stata solo in parte realizzata dal precedente Governo di centro-sinistra, noi vogliamo completare quest'opera come forze del centro-destra, come forze della Casa delle libertà. Quest'opera non è stata completata, però sappiamo che in questo ambito, con un volto nuovo dato alle Regioni possiamo parlare di compiti, di realizzazioni, di azioni positive in attuazione dei diritti.
Queste scelte forti che sono state fatte da tutte le altre Regioni, cioè passare direttamente ad estrinsecare nell'articolato le azioni positive in attuazione dei diritti, dei principi e dei valori, sono state invece rigettate da parte della Commissione Statuto, si è voluto lasciare pervicacemente un preambolo che, per sua definizione, è limitato, si chiama "preambolo" perché dovrebbe essere l'abbrivio di tutta una serie di indicazioni forti che riguardano l'articolato. E' limitato perché in poche frasi si deve essere in grado di sintetizzare le nostre radici, i valori comuni di riferimento, la nostra storia e le prospettive future. Non è facile.
Quello che è stato l'esito in Commissione è assolutamente insufficiente, perché non era facile il compito, lo si è voluto comunque affrontare, l'esplicitazione di questo discorso è stata assolutamente insufficiente, basti guardare alla prima parte del preambolo. Come si fa a dire che nell'adottare "il presente Statuto" si inizia a ragionare delle marche partendo da patrimonio storico del Risorgimento? Come se le Marche non fossero la storia di quel simbolo che fu adottato nel 1970, quel picchio che riguarda la tradizione storica dell'epoca addirittura pre-romana, quella dei Piceni. Come si fa a trascurare una cosa che abbiamo nei nostri simboli, i simboli decisi dai padri costituenti regionali nel 1970?
Questo è un esempio per dire, caro collega Ricci, che non è con la provocazione, seppure molto garbata che tu hai rivolto al nostro gruppo sulla questione della Resistenza, che si possa chiudere la questione del preambolo, perché anche sulla Resistenza, effettivamente non è possibile racchiudere tutto quello che ha ispirato il lavoro di Commissione, perché nella Resistenza c'erano anche — lo ricordo sommessamente e garbatamente anch'io — forze che non erano assolutamente democratiche, che volevano stati che non avevano, come modello, la democrazia parlamentare così come è conosciuta oggi e accettata da tutte le forze politiche, compresa la tua, che forse, magari, ieri o l'altro ieri parlava altri linguaggi.
Questi sono esempi per dire che il preambolo è assolutamente insoddisfacente come punto di sintesi di questioni che, se devono essere poste, lo devono fare con riferimento a principi assolutamente universali, accettati da tutti, soprattutto se si guarda alla nostra storia e soprattutto se si guarda alle nostre tradizioni. Mi riferisco — ma non lo ripeto per brevità e per rispetto di questa presidenza che mi ha richiamato ai tempi — ai valori cristiani e alle radici cattoliche, profondamente cattoliche, della nostra terra, che per prima, forse, ha vissuto profondamente i primi esempi grandi di valori cattolici che sono divenuti civiltà, comunità, senso dello stare assieme;e.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Noi crediamo che in condizioni normali il preambolo nello Statuto regionale non servirebbe, perché esso non è una Costituzione. Infatti è la Costituzione la legge superiore, sovraordinata a tutte le altre leggi ordinarie dello Stato, quindi anche dell'articolazione dello Stato. Tuttavia, in questo preciso contesto storico, non solo il preambolo e il richiamo che il preambolo fa è necessario, ma è indispensabile, perché in questa fase il centro-destra e il suo Governo portano un attacco mai visto alla Costituzione repubblicana, proprio perché nata dalla Resistenza, nata dall'antifascismo. A quella Resistenza e a quella libertà il Partito dei comunisti italiani, insieme alle altre forze democratiche, ha dato un contributo decisivo. Per questo motivo noi voteremo contro questo emendamento e voteremo a favore del preambolo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Solo per aggiungere alcune valutazioni di tipo politico a quello che è già stato argomentato e detto dai colleghi Romagnoli e Pistarelli. Da dove nasce, oltre che dalle valutazioni appena esposte dai colleghi, il nostro emendamento soppressivo? Il preambolo, da un punto di vista di atteggiamento sistematico di costruzione normativa, avrebbe un significato qualora il resto dell'articolato non abbia espliciti riferimenti ad aspetti di principio o di valore. Questo preambolo è stato inserito nonostante che, subito dopo lo stesso articolato si intrattiene sui principi, quindi c'è stata la volontà di precisare ulteriormente il contenuto di questo preambolo secondo un'impostazione pleonastica, nel senso stretto della parola, a dispetto del fatto che poi gli articoli da 1 a 5 tornassero sui valori. Allora ci siamo chiesto qual è la motivazione di questa ulteriore dotazione di "ormonalità ideologica" che ha voluto il centro-sinistra. Probabilmente, sul preambolo si pensava di trovare, in senso preventivo, una condivisione che già si temeva potesse venire meno nella costruzione concreta dello Statuto, era già chiaro quale potesse essere l'opinione dei Comunisti italiani rispetto al vero nodo gordiano dello Statuto, la forma di governo. Ecco che, probabilmente in senso di terapia preventiva è stato inserito un preambolo che ha un carattere così generalista che vale la pena di giudicare e considerare non tanto per quello che contiene, ma soprattutto per quello che non contiene. Questo preambolo è talmente generalista nella sua esposizione, da indurci a questa valutazione: ciò che è importante non è ciò che c'è ma ciò che, scientemente, la maggioranza o comunque chi ha votato questo Statuto — perché con buona parte di Procaccini questo Statuto è stato votato anche da Forza Italia che probabilmente, secondo Procaccini, è una delle forze che attenta alla Costituzione, quindi la sua valutazione è menomata, mutilata, almeno dal punto di vista logico —... Se è vero che un preambolo, che è un cerimoniale generalista, mette proprio a riferimento la tradizione cristiana e cattolica, è lì che le tentazioni estremiste, quella necessità preventiva di raccogliere comunque, attorno allo Statuto un qualche motivo di condivisione ideologica, guarda caso va a segnare proprio l'assenza, anzi il rifiuto di quel riferimento. Non è una dimenticanza: è stato inserito il preambolo proprio perché fosse evitato il riferimento alle tradizioni cattoliche e cristiane, e la mia non è un'illazione ma una valutazione che trae ulteriore spunto da un emendamento che i Comunisti italiani hanno presentato, con il quale si cerca di espungere anche quel po' di spiritualità che pure era contenuta nel preambolo. I Comunisti italiani, legittimamente, hanno chiesto di emendare il preambolo togliendo anche — udite, udite! — quel larvato riferimento alla matrice religiosa.
Ecco quindi che questa verve laicista, ammissibile, legittima, di cui è portatore il Partito dei comunisti italiani, denota ulteriormente una scelta politica. E allora ha anche Romagnoli quando dice che da parte di questa maggioranza, rispetto ai valori cattolici e cristiani si ha, all'occorrenza, un tentativo di utilizzazione in chiave turistica, paesaggistica, naturalistica. Mi viene in mente che l'emozionalità cattolica, all'occorrenza fa comodo, e ricorderete gli stessi apprezzamenti che lo stesso Pontefice riscosse da settori inaspettati dalla sinistra, in certe circostanze. La spiritualità, il cattolicesimo, la cristianità diventano uno strumento laicista che, se del caso, può essere utile, magari per prendere anche qualche voto, per attirare turismo con "Il gotico nelle Marche", ma guai a inserirlo in quel preambolo che, ripeto, non è un incidente della storia ma è stato il tentativo di chiamare a raccolta una maggioranza su basi ideologiche, che evidentemente non aveva quella forza di condividere le basi strutturali.
L'ultimo sguardo è a Luchetti, perché ovviamente, come "soldatini" disciplinati, i primi a non dire nulla e a non avere fatto neppure una valutazione emendativa su questo argomento pesante dal punto di vista delle concezioni del mondo siete stati voi della Margherita che, diligentemente, in nome dello spirito coalizionale, dimenticate lo Spirito con la "S" maiuscola. Ma ormai, senza che voi ce ne vogliate, siamo abituati a considerare la vostra disciplina anche quando chiede sacrifici che, da parte di cattolici e cristiani sarebbe lecito non aspettarsi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Vorrei dare un contributo di funzionalità ai lavori dell'Assemblea, quindi intervento adesso approfittando di questo primo emendamento e rinuncio agli interventi successivi, sempre sul preambolo.
Tornando ai lavori che abbiamo svolto nella Commissione, ricordo che abbiamo discusso a lungo se inserire o meno questo preambolo ed abbiamo inteso, dato che l'abbiamo inserito, cercare di partire insieme, con un idem sentire sullo "strumento Statuto" per presentarci alla comunità marchigiana forti del nostro baglio culturale e politico, non solo individuale delle nostre forze politiche ma anche dell'Assemblea. Quindi mi rendo conto che mettere in questo preambolo le idee comuni, condivise da tutti, è un'opera veramente ardua. Così come stanno le cose e considerato anche le diverse impostazioni, credo che il preambolo a questo punto debba esserci. Ne vediamo i limiti che con gli emendamenti parzialmente, ognuno di noi, come forze politiche, cerchiamo di correggere o di indirizzare verso idee più vicine.
E' noto che sulla questione delle radici cristiane delle Marche ormai, per chi ha seguito in questo mese di luglio, in questi giorni estivi la vicenda dello Statuto — non credo che saranno molti i cittadini marchigiani — ci sia una profonda divisione. Io faccio un invito esplicito ai colleghi del centro-sinistra, perché credo che anche gli elettori del centro-sinistra su questa vicenda delle radici cristiane siano un po' più avanti di voi. Permettetemi di dirlo, perché credo che anche i vostri elettori non ne farebbero una questione di vita o di morte. Sono convinto che possiamo mettere questo riferimento alle radici cristiane perché è un riconoscimento storico, il riconoscimento di una tradizione, non vuole e non può essere interpretato come guerra di religione, erezione di steccati e tanto meno riaprire discussioni veramente anacronistiche. Quindi invito a una riflessione seria su questo, perché credo che non ponga problemi a nessuno. Il riferimento alle radici cristiane da una parte e a quelle laiche dall'altra, per noi è paritario, tanto è lo spirito di tolleranza che ci anima, sul quale assolutamente non vogliamo cedere. Quindi lo chiedo alle forze che, nel centro-sinistra si ispirano ai principi cristiani, ma anche a quelle che non si ispirino esplicitamente ai principi cristiani.
Ricordo che fare riferimento prima ai valori del Risorgimento — io sono un ammiratore della rivoluzione francese e so che il mondo moderno è legato ai valori della rivoluzione francese, quindi su questo penso di spendere subito un ponte nei confronti del mondo laico, di totale collaborazione — e poi a quelli della Resistenza, sia stata una forzatura alla quale dobbiamo rimediare, perché le cose sono ben diverse.
Noi abbiamo inserito i valori del Risorgimento, da contrappeso alle radici cristiane, in omaggio alle idee liberali. Riferimenti sui quali sdamo d'accordo, ma non c'era bisogno di citare il Risorgimento se non cronologicamente. Ma c'è da rimediare, perché credo che se dobbiamo fare riferimento alle vicende storiche, all'era moderna e contemporanea della nostra Regione, per noi va messa prima, allora, la Resistenza.
Ecco perché ho presentato un emendamento che inverte, in termini cronologici, ma per dire che lì nasce uno Stato democratico, nasce una Costituzione sulla quale voglio rassicurare Cesare Procaccini: non c'è nessun colpo di Stato dietro l'angolo, non c'è nessun attentato, non vi rifugiate nella "sindrome dell'assedio", perché i principi della Costituzione non li mette in discussione nessuno. Forse la divisione sta sui meccanismi, sui mezzi, non sui valori.

PRESIDENTE. Credo che i consiglieri saranno d'accordo nell'accorpare la discussione in un unico intervento per la discussione generale sull'articolo e sugli emendamenti, quindi invito i consiglieri che sono sottoscrittori di emendamenti ad iscriversi.
Ha la parola il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. La scelta del preambolo è stata discussa in Commissione Statuto ma opportuna per richiami che, altrimenti, on avrebbero trovato adeguata sottolineatura all'interno del testo dello Statuto. Su questo si è sviluppata e sta proseguendo in aula un dibattito sul riferimento alle tradizioni cattoliche, sul mancato inserimento di un riferimento esplicito alle tradizioni cattoliche, mentre la soluzione parla invece di matrice religiosa che si è assegnato alla storia delle Marche.
Io sono convinto che questa soluzione sia più adeguata, soprattutto per uno Statuto che guarda al futuro, guarda a una società in profonda modificazione, perché questo riferimento alle tradizioni cattoliche rischia di essere travisato, rischia di essere un segnale di supremazia, di prevalenza della religione cattolica nei riguardi di cittadini che cattolici non sono e sono sempre in aumento. Sento anche un po' di speculazione politica dietro alcuni interventi, non tutti ovviamente. Rispetto perfettamente tutti coloro che propongono emendamenti che inseriscono questa formulazione, ma questi emendamenti non li voterò e il senso va dato non in un rigetto della religione cattolica o della proposta politica di chi oggi suggerisce di recuperare questo tipo di dicitura, ma un segnale che lo Statuto deve dare a questa società marchigiana in profonda modificazione, una società in cui le diversità sono sempre maggiori, anche quelle religiose. Noi vorremmo che nella nostra società queste diversità religiose non fossero motivo di divisione come avviene in gran parte del mondo.
Detto ciò ritengo importante che nel preambolo siano richiamate dichiarazioni fondamentali, come la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e nessuno ha sottolineato nel suo intervento, fino a questo momento, che c'è un esplicito riferimento alla pace. La pace sarà un riferimento nel preambolo ma è un aspetto importante, un segnale che la Regione Marche è giusto che dia. Un riferimento nel preambolo ovviamente non basta, serve una cultura di pace, serve una politica per la pace, serve tutto quello che in tanti dibattiti in Consiglio regionale abbiamo sviluppato. La logica conseguenza mi sembra quella che la pace sia esplicitamente richiamata nell'apertura del nostro Statuto, perché questo valore rimanga fissato nel nostro Statuto regionale e nella sua parte iniziale che precede il titolo I sui principi fondamentali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

Remigio CERONI. Noi già nella relazione di minoranza abbiamo espresso il nostro parere favorevole, in conformità con quanto avevamo detto in Commissione, alla bozza di Statuto. In riferimento all'emendamento dei colleghi Romagnoli ed altri noi non siamo d'accordo alla soppressione del preambolo. D'altra parte anche lo Statuto vigente, approvato con legge statale 345 del 1971, contiene un preambolo e in questo senso penso che il preambolo che abbiamo fatto nello Statuto che approveremo in questi giorni, risulti più ricco rispetto a quello, più freddo e più schematico, precedente.
A questo preambolo mancano delle cose per noi importanti: i riferimenti morali, culturali, storici ed etnici che caratterizzano le Marche e che rendono la nostra Regione unica. Nello Statuto avremmo voluto che fossero bene specificate le radici cristiane per non fare torto alla nostra storia; avremmo voluto una ferma condanna contro ogni forma di terrorismo e di violenza, avremmo voluto anche una condanna rispetto al totalitarismo che ha interessato il secolo precedente. Mentre condividiamo il riferimento al patrimonio storico del Risorgimento, ai valori ideali e politici della Repubblica nata dalla Resistenza. Non si può negare che questo fenomeno nella nostra regione ha avuto un ruolo fondamentale.
Quindi diciamo no a questo emendamento, ma mi auguro — e mi appello anche alle altre forze politiche, come Forza Italia, che fanno riferimento ai valori cattolici — di vedere arricchito questo preambolo con i valori cristiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Gli atti fondanti di una istituzione sono atti su cui tutti debbono riconoscersi. Ogni costituzione, ogni statuto è un atto in cui ogni cittadino, di qualsiasi area, tendenza, fede deve riconoscersi e deve comunque trovare il riconoscimento di se stesso.
Sono andato a leggere due costituzioni importanti. Anzitutto la nuova Costituzione russa, che ha fatto seguito all'Unione Sovietica: non c'è una parola contro passaggi precedenti, né riferita agli zar né alla ex Unione Sovietica. La Costituzione americana non è contro le repubbliche del sud ma una Costituzione in cui tutti gli uomini degli Stati Uniti si devono riconoscere.
Se dobbiamo trovare dei passaggi fondamentali per le Marche, credo che la nostra storia ne abbia di molti importanti, cominciando, per esempio, da Ancona. Ancona è stata una città nella quale l'assedio del Barbarossa, che durò a lungo, ha visto dei momenti così importanti, come Stamira che si rivoltò, fra Giovanni da Chiò. Perché non parlare, per quanto riguarda la storia della nostra regione, la grande battaglia del Metauro, in cui Asdrubale fu fermato e si cambiò, in quel momento, la storia di Roma antica?
Potremmo andare al Risorgimento: noi siamo un partito che si richiama al Risorgimento, ma il Risorgimento ha passaggi diversi nei quali non tutti si riconoscono. Ci sono delle pagine di Monaldo Leopardi in cui egli parla delle truppe rivoluzionarie francesi: ad ogni albero del viale di Recanati pendeva il carattere di un recanatese che si opponeva alle truppe rivoluzionarie francesi stesse.
Quindi se la Costituzione è la Carta di tutti e se lo Statuto è lo Statuto fondante dei marchigiani, l'unica radice unitaria di tutti i marchigiani è quella che si richiama alla fede, agli edifici della fede, dal convento di Fonte Avellana che ha compiuto più di mille anni, all'Ambro, ad Abbadia di Fiastra. Quelli sono la storia della nostra regione.
E' del tutto fuori posto creare un tassello propedeutico alla Carta fondamentale, cioè il cosiddetto preambolo, parola brutta della "prima Repubblica", con uno spirito di parte. Noi ci rifiutiamo che la Carta fondamentale dei marchigiani sia spirito di parte, perché le nostre radici vengono dalla civiltà picena, da quando Asdrubale fu fermato al Metauro, dall'assedio del Barbarossa, dai nostri conventi e tutto il resto. Non c'è bisogno di dirlo: siamo le Marche, partiamo dai diritti e dal riconoscimento del ruolo delle nostre istituzioni. Per questo noi convintamente voteremo contro e ci stupiamo che altre forze politiche, anche della nostra area, possano avere dei dubbi sull'atteggiamento da tenere, che non sia strumentale, rispetto a questa cosa. Voglio ricordare alla sinistra la grande lungimiranza di Palmiro Togliatti, che nella fase della Costituzione ritenne opportuno fare una Costituzione che fosse di tutti, proprio lui che aveva dato l'amnistia a coloro che avevano combattuto dall'altra parte, e non la Costituzione di qualcuno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Il preambolo è la parte iniziale di uno Statuto che probabilmente è frutto di un lungo lavoro e anche di una mediazione tra le forze politiche. Credo che sia ingiusto sostenere che questo testo sia di parte. Abbiamo lavorato nella Commissione in modo tale che si arrivasse ad un testo condiviso, in sostanza poche sono le parti su cui è accettabile una divisione ideologica o politica, in quanto lo Statuto prende le mosse dalla Carta costituzionale e sostanzialmente viene a regolare una comunità che ovviamente non può che rifarsi alla Carta costituzionale e tiene conto di un ambito politico-democratico che dal punto di vista giuridico tiene conto di una unitarietà del nostro paese e credo che coloro che sostengono alcune tesi debbano stare bene attenti rispetto a quello che sta avvenendo a livello nazionale, perché qui si parla di unitarietà, si parla di adesione alla Costituzione, dopodiché nelle aule parlamentari si fanno proposte istituzionali che contravvengono lo spirito unitario del paese, perché se si dovesse dare corso alla famosa devolution, i principi che Castelli ha sostenuto verrebbero meno. Allora bisogna essere coerenti dal punto di vista politico, tenendo conto di quello che si approva nelle Marche e quello che si approva a Roma. Lo voglio dire perché ognuno, intervenendo, ritiene di essere al di sopra delle parti, ritiene di essere il depositario della verità, invece io credo che a fronte di questi momenti ognuno di noi deve fare il massimo sforzo con la massima umiltà, di realizzare un lavoro che sia al servizio della propria comunità, tenendo conto della propria realtà politica e delle necessarie mediazioni che la politica in qualche modo impone, se si vuol governare questo paese, perché se ogni forza politica si attesta sulle proprie posizioni, credo che sempre più sarà complicato governare il paese, un paese sempre più complesso, sempre più frammentato, che ha bisogno di sintesi che non deve assolutamente sottacere o non evidenziare le diversità delle idee, le diversità delle posizioni che, comunque non possono travalicare le logiche di una sintesi che chi governa o chi sta all'opposizione dovrebbe comunque trovare.
Questo lo dico perché sarà probabilmente un leit-motiv di questo nostro Statuto su cui ognuno di noi deve riflettere, perché se vogliamo essere coerenti con noi stessi dobbiamo fare il massimo sforzo di sintesi.
Castelli, tu sai che per quanto riguarda la famosa matrice religiosa, questa è stata una mediazione che abbiamo trovato nella Commissione. Tu sai come io la penso e come non posso contravvenire a quanto credo, però dobbiamo renderci conto che se, nel momento della costruzione insieme di una scelta, non c'è la responsabilità di prendere coscienza che ci sono altri che la pensano in modo diverso, non arriveremo mai a realizzare qualche cosa di positivo.
Ecco perché non ne faccio un problema.

Guido CASTELLI. Parigi val bene una poltrona...

Marco LUCHETTI. Non è una questione di potere, è una questione di responsabilità. Se poi tu la vuoi mettere come ti pare, puoi farlo. Io credo che il senso di responsabilità debba prevalere in un momento in cui si sta con altre forze politiche. Certo, ognuno deve fare lo sforzo di portare a casa quello in cui crede, ma c'è un momento che significa mediazione. Io credo che la dizione che così viene riportata equivale perfettamente al significato che essa implica, perché credo che quando si parla di matrice religiosa delle Marche non si parla di una religione altra che non quella cattolica e cristiana.

Gilberto GASPERI. E allora scriviamolo.

Marco LUCHETTI. Bisogna però stare attenti, perché quando si toccano questi argomenti si deve fare in piena coscienza, non strumentalizzarli quando fa comodo, perché di farisei è pieno il mondo, nel senso che qui ci si vanta di essere cristiani e cattolici e poi ci si comporta in modo diverso, proprio in politica. E allora credo che dobbiamo prendere atto che quando viene strumentalizzata questa questione si debba sempre fare riferimento a quando si parla e come si parla e, soprattutto, a come si testimonia quello che si dice, perché se c'è la diversità ci si scopre.
Ecco perché non accetto, su queste cose, di ragionare in termini di saccenza o di insegnamento, perché prima bisognerebbe essere capaci di testimoniare quello in cui si crede, pertanto, per quanto riguarda questo preambolo, credo che i valori richiamati siano valori profondi che vanno ricordati, che vanno citati. Ecco perché l'abbiamo approvato e l'approveremo, tenendo conto del fatto che, magari, sul piano tecnico alcune questioni di carattere lessicale potrebbero anche essere riviste. Credo che ci siano ripetizioni nell'ultimo comma, con le parole "adeguate", ma nel coordinamento tecnico sono cose risolvibili. Come gruppo voteremo il preambolo e anche i principi fondamentali che si riferiscono ai suoi contenuti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

Presidenza del Vicepresidente
SANDRO DONATI

Fabrizio GRANDINETTI. Devo solo ribadire quello che ho già detto in sede di discussione generale, cercando di fare qualche altra riflessione, molto sinteticamente, perché penso di avere già parlato con chiarezza due giorni or sono.
A mio avviso il fatto che siano stati citati il Risorgimento e la Resistenza è una cosa che non dà alcun fastidio, anzi ritengo che il collega Ceroni abbia detto che non c’è contrarietà al fatto che siano citate queste due epoche importanti. Quello che manca e che è stato ribadito da quest’aula da diversi colleghi che mi hanno preceduto, è la matrice cristiano cattolica. Pare veramente strano che vengano chiamati farisei coloro che coerentemente dicono che deve essere citata la nostra matrice cristiana, al di là del nostro credo religioso e delle nostre idee politiche, perché tutto ciò fa parte del sentire della gente, siamo cresciuti in questa educazione, fin da piccoli i signori attici che noi rispettiamo e i signori atei che noi rispettiamo, seduti in quest’aula e fuori di quest’aula si sono svegliati al suono delle campane, hanno frequentato le scuole cattoliche, magari sono andati al catechismo, poi piano piano hanno cambiato le loro opinioni. Spero per loro che riprendano queste opinioni nel corso della loro vita, succede ed è bene per loro, ne siamo felici. Comunque il sentire del marchigiano sotto questo aspetto non è assolutamente in dubbio, tanto che chi chiama farisei gli altri ha presentato subemendamenti di compromesso su questa storia, che non vanno bene, ma significa che, evidentemente, cominciano a sentire la pressione di chi, giustamente, dice che manca qualcosa di importante in questo preambolo.
Riflettendo sempre su quello che è stato detto e su quello che ho capito — mai ho compreso il “politichese”, mai l’ho parlato e mai l’intendo: ho sentito dei discorsi che sono durati minuti ma non ho capito, ancora, il significato, era un preambolo a quello che si voleva dire e che non si è detto — direi che dobbiamo riiuscire ad aggiungere questa parte fondamentale, che riguarda delle cose ben più importanti, cioè la spiritualità e vivere la tradizione del mondo cattolico-cristiano nelle Marche, una tradizione forte sotto il profilo temporale, spirituale, sotto il profilo del vissuto di noi tutti, anche del nostro vissuto. Se non c’è questo ritengo che il preambolo non si possa approvare, e allora tanto vale che sia cassato come propone il gruppo di Alleanza nazionale, se non dovesse essere implementato con gli emendamenti che sono stati presentati.
Chiusa questa parentesi che è la più importante, determinante e che mette in difficoltà la mia persona nel votare lo Statuto, anche se il gruppo di Forza Italia dovesse convergere nella votazione — mi metterebbe in una difficoltà personale per una questione di intelletto, di razionalità ma anche di sentimenti propri del mio popolo, che è quello marchigiano — voglio aggiungere che quando si formò la Commissione, con Pacetti presidente e il sottoscritto vicepresidente, nella VI legislatura, si parlò anche di modernità, e allora, se si citano il Risorgimento e la Resistenza, perché non citare che noi ci opponiamo in modo determinato e tutti uniti al terrorismo che ha citato giustamente Ceroni, che è nemico di tutti noi, oggi? Perché non modernizziamo questo Statuto facendo riferimento a quello che ci unisce e non solo a quello che ci divide, a cui diamo un peso diverso?
Penso che questo preambolo debba essere implementato con le radici cattolico-cristiane, non con quei subemendamenti che girano oggi, che sono dei compromessi fatti in “politichese”: le radici laico-cattoliche, il riferimento alle religioni, non si sa bene. Avete paura a parlare della religione principale in cui siamo vissuti, che noi pratichiamo, chi più chi meno, credendoci fortemente? Allora non le citate per niente queste radici religiose.
E’ poi strano che chi cattolico si proclama e da cattolico non si comporta in queste vicende, accusi di essere farisei coloro che da cattolici si comportano e da laici nel pensiero, in quest’aula, vi dicono che è fatto importante citare anche questo, senza opporsi al fatto che si citino delle epoche importanti della nostra storia, non solo italiana ma anche marchigiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Esprimo il punto di vista, su questa questione, dei Democratici di sinistra che hanno già votato a favore in Commissione. La scelta di avere un preambolo nello Statuto mi pare che voglia ricalcare lo Statuto di prima edizione e credo che la formulazione che ci viene proposta è di grande interesse.
Che cosa racchiude questa formulazione? Ritiene, da un punto di vista storico, di citare due eventi che sono i più significativi, credo, della storia contemporanea, perché ovviamente se non poniamo un limite alle nostre origini, alle nostre radici, valgono alcune considerazioni che faceva Ciccioli e che io stessa ho ricordato nel mio intervento, nella discussione generale e su questo tornerò.
Quali sono i due riferimenti storici? Il Risorgimento italiano che ha prodotto l’unità d’Italia, che noi vogliamo ricordare nel preambolo dicendo così anche qual è la nostra visione del regionalismo e del federalismo, una visione che non vuole rinunciare all’unità di questo paese e la richiama ricordando l’evento storico che l’ha prodotta, cioè la storia del Risorgimento italiano. Ricordo poi la Resistenza la quale ha consentito, al nostro paese, di far nascere la Repubblica democratica italiana. Credo che questo il preambolo ricordi.
Richiamo poi altri eventi di grande significato rispetto alla partita dei grandi diritti dell’uomo.
Quindi mi pare che siano rappresentate le sintesi delle culture politiche più significative del nostro paese e della storia del percorso di libertà degli uomini e delle donne del mondo.
Non condivido la considerazione che faceva Ciccioli a proposito del riconoscersi tutti nel preambolo, io credo che il nostro Statuto, così come le costituzioni, debbano consentire agli uomini e alle donne di avere regole e strumenti per poter esercitare i loro diritti di libertà, i loro diritti di civiltà e i loro diritti politici, non ritrovare le loro identità.
La Costituzione americana addirittura richiama il diritto alla felicità, cosa sulla quale credo ci sia il massimo della discrezionalità, ma fa parte di un’altra storia, non della nostra. Io credo che nelle costituzioni e anche nello Statuto della nostra regione occorra ritrovarsi in questo, avere strumenti e regole che consentano a uomini e donne di esercitare diritti civili, politici, quindi di esercitare le loro libertà e il loro patto di cittadinanza.
Ritengo quindi che questo preambolo, che non prevede il riconoscimento delle radici cattoliche, non sia un limite, perché mantenere la laicità delle istituzioni è un grande valore e ritengo anche che noi dobbiamo oggi, da questo punto di vista, guardare al futuro piuttosto che al passato, alla costruzione di una società multietnica, multireligiosa quale le Marche stanno per divenire.
Nessuno di noi nega il valore della cultura cattolica, direi addirittura il peso della cultura cattolica, in positivo e in negativo, che ha esercitato nel nostro paese. Noi siamo la sede della religione cattolica, quindi credo che nessuno di noi possa negare questo, anche se io appartengo ad una cultura laica e di sinistra. Se vogliamo rispettare la libertà e il pluralismo delle religioni che oggi la nostra Regione prevede, è bene mantenere un livello alto di laicità e guardare, su questo, prevalentemente al futuro, a quella che sarà una società dove noi dovremmo consentire a tutti di esercitare con libertà la propria appartenenza religiosa.
Mi pare questa una sintesi accettabile e da noi pienamente condivisibile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. C’è una premessa da fare. Il nostro gruppo è composto da tre avvocati e c’è una tradizione: quando un avvocato deve andare a difendere, chiede sempre la soluzione, oppure dice “in subordine...”. La dimostrazione che qui c’è il subordine si riscontra negli emendamenti 6 e 7 ove diciamo con chiarezza cos’è il significato religioso.
Quando sento dire che la religione cattolica ha esercitato cose in positivo e in negativo, è come dire che lo zucchero è dolce. E’ logico che tutto può essere esercitato i positivo e in negativo, ma non è importante come viene esercitato qualcosa. Occorre stabilire se noi abbiamo una tradizione religiosa nel senso di quale religione. Ma non voglio andare a toccare una cosa di questo genere.
Addirittura ho ascoltato prima un collega che diceva che anche il primo Statuto, del maggio 1971, ha un preambolo. Vorrei vedere. Mi sta bene che ci sia un preambolo, però perché quando andiamo a parlare di riferimenti storici non facciamo anche riferimenti storici di quel preambolo? Quel preambolo è stato scritto in una certa realtà, oggi non possiamo copiarlo, perché con questo preambolo dovremmo dire che, grazie a quei partiti che hanno scritto quel preambolo, nel 1992-93 nella regione Marche avremmo sentito parlare, invece che le campane delle chiese, le manette dei carabinieri. Erano partiti che rubavano, erano persone che qui si mettevano addirittura in condizione di essere pescate con le manette: tre giorni dopo lo stesso assessore è stato arrestato proprio qui nel Consiglio regionale. E allora, signori, questo Statuto lo definirei il “prostituto” di questa tornata elettorale, perché quando siamo venuti in aula per discutere, ragionare, emendare, trovare qualcosa in comune con quello che si può trovare, nonostante ci siano divergenze, posizioni diverse, non solo tra maggioranza e opposizione, ma all’interno dei partiti della maggioranza e dell’opposizione, l’unico vantaggio è stato quello del bar dove tutti eravamo a bere e mangiare perché non c’era niente da fare in Consiglio, quindi qualcosa di buono l’abbiamo fatto.
Cerchiamo allora, se vogliamo fare riferimenti storici, di farlo in modo completo. Nei riferimenti storici, qui nelle Marche, soprattutto, non possiamo dire, come è detto in questo preambolo, “la matrici laica e religiosa che hanno segnato la storia delle Marche”. La matrice religiosa a chi fa riferimento? Così come, nella parte finale si dice “Il Consiglio regionale delle Marche si impegna a garantire i livelli di partecipazione politica e condizioni di vita adeguate ai bisogni della comunità, assumendo adeguati responsabilità e doveri anche nei confronti delle generazioni future”, è un’ovvietà. Ma poi, da lunedì siamo entrati qui dentro e questo comma del preambolo non l’abbiamo assolutamente preso in considerazione, perché non abbiamo fatto altro che andare a difendere posizioni che erano personali, non erano posizioni politiche dove ci poteva essere un qualcosa in comune con le altre forze politiche, erano posizioni che scottavano perché siamo in vicinanza delle prossime elezioni e ognuno si vuol garantire la “cadrega”, come dicono in Romagna. E allora non facciamo i puri, non mettiamoci nella condizione di non essere corretti, ma ricordiamoci una cosa: che nella religione, nella fede abbiamo un comandamento, il settimo comandamento: mettiamolo in pratica, altrimenti ci ritroveremmo nella stessa condizione in cui ci si è trovati in due precedenti legislature, in cui addirittura si è fatta una votazione per difendere i propri interessi senza assumere il rispetto dei comandamenti ma applicando il settimo comandamento in senso negativo, perché hanno rubato, cercando di togliere anche i diritti che spettano ai consiglieri che vengono eletti in Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Signor Presidente, signori consiglieri, non sono contrario al preambolo, in quanto credo che nella stesura della Carta fondamentale della nostra regione sia opportuno richiamarsi a taluni eventi storici e a taluni contenuti ideali che rappresentano la nostra matrice. Non sottilizzerei, come ha fatto Ciccioli, sul momento storico dal quale partire, credo che le indicazioni che sono contenute in questo preambolo siano ampiamente condivisibili. Credo tuttavia che il frutto di questa mediazione sulle matrici spirituali sia un frutto forse per alcuni avanzato, per me non sufficientemente avanzato, per cui ho presentato due emendamenti, uno affinché sia aggiunto e sia chiarito che per matrice religiosa debba intendersi quella cristiana e cattolica ed un secondo emendamento in cui, oltre a questo concetto chiedo che il Consiglio regionale riconosca il ruolo sociale e storico della religione ebraica e il ruolo sociale delle altre religioni. Così come, ovviamente, voterò tutti gli emendamenti similari a mio.
Anche se questi emendamenti saranno respinti, credo sia del tutto chiaro che, per matrice religiosa della nostra religione, altro non possa intendersi che la religione cristiana cattolica, quindi è una specificazione che, se vogliamo, potrebbe anche essere inutile, talmente è scontato che ciò sia, ma ciò stesso significa che è un’ipocrisia non volerlo riconoscere.
Nei discorsi che ho sentito debbo censurare e chiarire un punto. E’ vero che il riconoscimento della matrice religiosa e cattolica non unifica e ricomprende tutte le sensibilità, ma credo che tutte le sensibilità non siano unite e ricomprese nemmeno in altri richiami che ci sono nel preambolo e non vorrei che chi non vuole riconoscere la specificità cristiana e cattolica della matrice religiosa, confonda un afflato spirituale come il Cristianesimo e il Cattolicesimo, con il suo elemento secolare materiale che è la Chiesa. Ho sentito qualcuno dire che la Chiesa ha delle sue responsabilità, delle sue negatività e ciò è innegabile, è stato riconosciuto dallo stesso Pontefice che ha chiesto scusa per alcuni errori della Chiesa secolare, ma noi non vogliamo scrivere in questo preambolo che ci riportiamo alla tradizione della Chiesa cattolica ma ci riportiamo agli insegnamenti, alla spiritualità, alla matrice della religione cristiana e cattolica. Sarebbe come dire che la filosofia socratica non è condivisibile perché Socrate aveva qualche “vizietto” o qualche sua negatività.
Quindi mi auguro che il Consiglio abbia un afflato ideale, una spinta e mi rifaccio a chi prima di me l’ha detto anche agli amici della sinistra che annoverano tra i loro militanti e tra i loro elettori, tantissimi che nella matrice religiosa cristiana e cattolica si riconoscono.
Interverrò poi per dichiarazione di voto, a seconda dello sviluppo che prenderà il voto sugli emendamenti.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Per ripetere quello che abbiamo detto. Noi non siamo d’accordo per la soppressione del preambolo, siamo per modificarlo profondamente. Quindi la diversità sta qui. S questa è la preoccupazione che aveva il consigliere Ciccioli la possiamo fugare: non abbiamo nulla da obiettare rispetto alle cose che lui e i suoi colleghi hanno detto ma secondo noi va rafforzato il concetto delle radici cristiane della nostra regione.
Credo che questo preambolo sia, alla fine, il preambolo dell’appiattimento, che disegna una regione senza il cuore, perché parlare delle Marche senza parlare dei valori e del fatto cristiano è nascondere, non accettare di riconoscere la cultura di un popolo, perché il popolo marchigiano, se ha una cultura da esprimere è questa, quindi mettere tutto sullo stesso piano per non riconoscere questo valore assoluto, secondo me è un grande errore di questa maggioranza politica che governa la regione Marche.
Consigliere Moruzzi, non c’è alcun tentativo di speculazione, lei può dirci tutto ma non può dirci questo. Questa è una battaglia di civiltà che abbiamo fatto in questi giorni in sede di Commissione e che continuiamo a fare in aula, l’abbiamo detto, l’abbiamo motivato ieri, non abbiamo alcun problema. Se mai c’è tanta ambiguità politica su questa questione, nei banchi di questo Consiglio regionale, anche da parte di coloro che fanno le fortune sul consenso del popolo cristiano delle Marche, anche di questa maggioranza politica che ha fondato le sue fortune sull’inciucio fra la cultura marxista e quella cattolica, perché se c’è un dato politico oggettivo che in qualche modo ha determinato questo assetto di potere, è l’incontro antistorico che c’è stato fra i seguaci del comunismo e chi viene invece da una deriva cristiana. Questo è un dato oggettivo, consigliere Benatti.
Oggi tanti cattolici, in questo Consiglio rifiutano di prendere atto che c’è stato un pronunciamento autorevole, il pronunciamento dei vescovi marchigiani, che hanno detto “questo preambolo non ci va bene perché offende la coscienza del popolo cristiano delle Marche”. Ha fatto bene il consigliere Grandinetti a parlare di grande ipocrisia, perché non si può dire quello che ha affermato il presidente del gruppo della Margherita, che ha scomodato il confronto Roma-Ancona per affermare che la Margherita, oggi, ha fatto un’operazione di mediazione. Sui valori non si media, i valori si condividono e si affermano, non c’è una mediazione possibile.
A me sembra che la posizione di tanti cristiani presenti in quest’aula sia una posizione al ribasso, una posizione da sconto commerciale, che paga alla politica la rinuncia alla formazione di valori. Per questo noi diciamo che non ci va bene il preambolo, che deve essere rafforzato e gli emendamenti che abbiamo presentato vanno in questa direzione.
Non siamo quindi per l’abrogazione del preambolo ma siamo per un preambolo che recuperi veramente la questione centrale.
Una sola puntualizzazione rispetto ad alcune cose che ho sentito, sulla linea dell’atteggiamento che il gruppo di Forza Italia assumerebbe sulla vicenda dello Statuto. Scordatevelo, il nostro gruppo ha fatto la scelta della cultura della responsabilità. Vogliamo affermare, ci interessa affermare che le regole che determinano la vita della regione non possono che essere condivise. Per questo il voto in Commissione, per questo l’atteggiamento di responsabilità e di partecipazione che abbiamo assunto e che terremo in aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

Sergio NOVELLI. E' difficile parlare del preambolo, perché a monte uno dovrebbe spendere qualche secondo per interrogarsi se il preambolo in un atto di questo tipo serva a qualcosa. Il titolo I di questo Statuto è intitolato ai principi fondamentali e, se sono lì, solo tautologicamente possono stare nel preambolo. A parte ciò, leggendo quelle poche righe, non scritte molto bene, del preambolo, ciò che si percepisce è un grande desiderio di politically correct, di una certa foglia di giusnaturalismo, che vedo contraddittoria nel momento in cui si fa invece un atto di diritto positivo e precettivo. Il collega Gasperi ha detto che il preambolo in sé porta "sfortuna", perché chi l'ha fatto l'altra volta è stato arrestato: speriamo che non ci tocchi, però oggettivamente credo che un preambolo così scritto sia totalmente inutile e in qualche passo contraddittorio. E' condivisibile l'emendamento — mi rammarico che sia proposto dagli amici di Alleanza nazionale — che suggerisce di cassare il preambolo e che penso di votare, mentre non credo che siano votabili gli emendamenti che invece hanno fatto vivere quella simpatica "guerra di religione in miniatura" che abbiamo letto sulle pagine dei giornali e adesso sentito in aula. Il collega che mi ha preceduto ha anche precisato che esiste un'incompatibilità di coscienza fra il voto a sinistra comunista e la religione cristiana: so che fu affermato anche contro il voto nel Regno d'Italia e poi la scomunica del Partito comunista negli anni '50, ma oggettivamente credo che le bolle di scomunica non debbano essere lette in aula quanto il procedere attraverso altri meccanismi.
Credo che la cosa più errata che si possa fare in una sede politica è porsi il problema di una gerarchia tra le sensibilità spirituali. Mi sembra condivisibile il fatto che ci sia un riferimento alla sensibilità religiosa e mi sembra anche molto garbato che non sia affatto specificato quale sia la gerarchia e la preferenza per la religione. Qualcuno ha detto che la tradizione marchigiana va analizzata dal Risorgimento alla Resistenza. Detta così è una tradizione miniaturizzata, perché se conto dai giorni nostri alla Resistenza e al Risorgimento, arrivo a fare circa due secoli e mezzo, mentre nella regione, in cui la generazione umana data da oltre 35 secoli — è anzi una delle aree di più antico insediamento della storia dell'umanità — ridurla a questi pochi decenni mi pare francamente riduttivo.
Le Marche sono regione di storia, tradizione e insediamento greco-romano: se andate a vedere i nomi delle nostre città sono quasi tutti palesemente di origine greca o romana, tranne San Benedetto, Camerano e altri, e i romani, tra i molti templi dei loro molti dei, avevano il tempio al dio sconosciuto, affinché anche lo straniero potesse onorare la propria spiritualità, senza pretesa di sopprimere, comprimere o normalizzare quella altrui. Mi rammarico che sia posta in contrapposizione, nella stesura dello Statuto, la tradizione laica con la matrice religiosa che è un errore culturale abbastanza grave, perché "laico" si contrappone a "sacerdotale". Io sono certamente un laico, perché non sono un sacerdote, sono anche religioso, mi sembra che sia errato andare a porre una antitesi che in questi termini è sicuramente errata. E' apprezzabile, anche se si è un po' persa nella stesura, la volontà di riconoscere una vocazione spirituale e religiosa — forse poteva essere detto meglio — però mi sembra che sia del tutto fuori luogo, adesso, andare a darci noi le assoluzioni, le penitenze e le scomuniche. Non credo sia questa la sede, si poteva benissimo bypassare il preambolo tout-court. Avendolo fatto è effettivamente riduttivo avere circoscritto la tradizione delle Marche. Siamo l'unica regione d'Italia, forse insieme al Lazio, in cui effettivamente le migrazioni post-romane barbariche non hanno avuto influenza. E' vero che al sud ci sono andati i Normanni, solo qui abbiamo mantenuto una fortissima vocazione latina e greco-romana, cui forse un'attenzione in più andava dedicata.
Il consigliere Ciccioli ha detto — io l'avevo scritto in un emendamento di un paio di mesi fa — che nel territorio delle Marche ci sono stati due eventi che hanno marcato la storia dell'umanità, e sono la battaglia del Metauro e quella di Sentinum. Se vogliamo fare riferimento alla nostra storia, a Sentinum sono nate le premesse dell'orbe romano, però, ripeto, non è questa la sede per parlare di tutto, non è la sede per fare tutto, qualcuno volonterosamente ci prova, però mi sembra che sia superfluo il preambolo, ma, dicevano i padri, utile per inutile non vitiatur. E' giusto un riconoscimento alla sensibilità spirituale e alla matrice religiosa, deprecabile è l'utile per inutile non vitiatur, ma al male non c'è fine. Peggio di un'affermazione inutile sarebbe soltanto la graduatoria tra religioni proposta da un collega che dice "questa è maggioritaria, a quest'altra riconosciamo un ruolo storico, a quest'altra un ruolo sociale". Ma cosa facciamo, il podio tra le confessioni religiose? Mi sembra veramente cosa assurda, per cui credo che la soppressione sia la cosa migliore, altrimenti tutti gli emendamenti sono, in effetti, peggiorativi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ascoli.

Ugo ASCOLI. Se avessi chiuso gli occhi e avessi ascoltato questo spettacolo solamente con le orecchie, avrei pensato di essere negli anni '50, un periodo nel quale molti nodi storici, molti nodi culturali non erano ancora stati sciolti nel nostro paese, quindi si andava avanti per schemi prefissati e per pregiudizi di antico lignaggio, invece siamo nel 2004, quando la storia, al cultura e l'attualità ci hanno spinto a vedere con occhi diversi lo sviluppo del nostro paese e anche lo sviluppo della nostra società marchigiana.
Cosa vuol mettere in evidenza questo mio intervento? Innanzitutto ci sono ormai decine e decine di libri, c'è una letteratura ricchissima di tipo storico e storico-sociale che ha coinvolto tutte le università marchigiane, da quella di Camerino a quella di Macerata, a quella di Ancona, a quella di Urbino, che ha fatto capo ad alcune riviste importanti, cito fra tutte Proposte e Ricerche del compianto prof. Sergio Anselmi, appena scomparso a Senigallia, che hanno affrontato in maniera assolutamente rigorosa le radici religiose del vivere comune di questa regione e hanno dimostrato, con ampiezza di documentazione — basta leggerlo in qualsiasi biblioteca — quale fosse la penetrazione delle comunità ebraiche nel '300, nel '400. In tutti i comuni delle Marche ci sono insediamenti ebraici artigianali, in tutti i comuni delle Marche possiamo trovare ancora insediamenti e resti di quel periodo e solamente il fatto che il Papato e la Chiesa hanno istituito ad Ancona uno dei due ghetti dello Stato Pontificio ha portato via gli ebrei dai comuni delle Marche, li ha rinchiuso nel ghetto di Ancona ove sono rimasti per oltre due secoli e liberati da Napoleone Bonaparte. La storia ha dimostrato con ampia evidenza qual è stata l'opera dello Stato Pontificio e l'opera pesante nei confronti dell'ebraismo marchigiano, tanto è vero che ad Ancona è stato celebrato uno degli episodi più esecrabili della storia: sono stati bruciati vivi 25 "marrani" e abbiamo ancora una targa, in piazza Malatesta, inaugurata dal presidente Spadolini di allora, che non poté venire personalmente in quanto malato, ma che ha firmato il testo, che testimonia una delle esperienze più brucianti e più negative dei rapporti fra lo Stato Pontificio e la comunità ebraica. Ma potremmo citare il pogrom di Senigallia, potremmo citare decine e decine di libri di autori di varia impostazione che hanno ricostruito questa storia antica, pesante e dolorosa. Non ultimo, alcuni giorni fa ad Ancona è stato inaugurato il restauro della sinagoga di rito italiano, costruita alla fine del '500. A questa cerimonia era presente, oltre che il rabbino capo della comunità di Milano, ovvero il più importante rabbino d'Italia dopo quello di Roma, anche il vescovo di Ancona Menichelli, che insieme a me ha ricordato l'importanza di questa testimonianza, l'emozione che ha provato nell'entrare in questa sinagoga, nell'ascoltare i canti antichi dell'ebraismo anconetano e nel capire qual è l'importanza, il legame formidabile che ha legato la storia ebraica di Ancona e delle Marche alla storia romana.
Non ricordo, perché dovreste saperlo tutti, essendo tutti cattolici cristiani praticanti e confessanti, che questo Papa ha riconosciuto gli ebrei "fratelli superiori", ha finalmente posto fine a quella dicitura che parlava in maniera molto cattiva e critica degli ebrei nelle preci cristiane. Quindi siamo in un periodo in cui si va al riconoscimento di una esigenza di pluralità, di una esigenza di verità storica, in cui la Chiesa ha chiesto perdono per gli atteggiamenti che possono avere degenerato e possono avere indotto in una shoha ancora più forte. Siamo in una situazione di questo tipo, in cui anche il concetto di tolleranza che ho visto usato in alcuni emendamenti è profondamente negativo. Tolleranza, come insegna Voltaire e come ci hanno insegnato secoli di filosofia, non è un concetto di parità, è il concetto del forte che tollera il più debole al suo fianco, un concetto negativo. Se volessimo parlare di parità non dovremmo parlare di tolleranza ma di convivenza fra fratelli di diverse impostazioni confessionali. Questo è il termine che abbiamo usato nella sinagoga di Ancona solo poche settimane fa, in cui il vescovo si è dichiarato profondamente emozionato e colpito da questa atmosfera che si era creata. Non vorrei poi citare l'Associazione di amicizia ebraico-cristiana che opera nelle Marche, tutti episodi straordinariamente importanti che hanno contraddistinto il "Giorno della memoria", il 27 gennaio in cui si ricorda l'apertura del campo di Auschwitz in tutti i paesi delle Marche, con una straordinaria crescita di interesse delle scuole, dei giovani, delle chiese, delle comunità cattoliche di questa regione.
Se avessimo voluto fare un discorso di ampio respiro non saremmo potuti andare oltre il discorso della matrice religiosa, che è una matrice anche più antica della Chiesa cristiana e cattolica. Non è un caso che anche Novelli — mi tocca anche acconsentire con cose che dice Novelli, oggi: sono veramente allucinato dalla vastità del dibattito... — citava giustamente le radici di questa regione che non sono solamente cristiane, se pensiamo alla tradizione greca, alla natura levantina. Pensate che la comunità ebraica delle Marche, nel '600 era quasi il 10-15% della città di Ancona, dove c'erano componenti spagnole, portoghesi, tedesche e bizantine. Quindi che cosa andiamo a dire quando vogliamo isolare solamente una delle componenti della storia sociale di questa regione?
Se poi andassimo a studiare la storia culturale delle Marche, la storia scientifica delle Marche — basta citare Voltaire e altri personaggi — la storia politica delle Marche — quanti ebrei sono stati sindaci! — la storia culturale dell'ebraismo in questa regione, scopriremmo un fortissimo apporto e una straordinaria contaminazione di culture, di modalità e di apporti.
Potrei parlare ancora molto ma non ne ho il tempo, perché altri devono parlare. Credo che l'unica cosa possibile in questa regione oggi, nel 2004, dopo secoli, dopo decenni di storia e di letteratura, dopo i cambiamenti della Chiesa romana, dopo i riconoscimenti molteplici, non può che essere quella di dire che c'è una matrice culturale religiosa importante, ma "religiosa" e punto, non può esserci nessun'altra determinazione, non ci può essere gerarchia di religioni, non ci può essere gerarchia di principi e valori. Se anche ci fossero un musulmano, un ebreo, un buddista e 100.000 cattolici, non potremmo mettere in fila le religioni e dire che c'è "la" più importante e "la" più vera. La storia delle Marche ci insegna che c'è una pluralità di tradizioni religiose, c'è una pluralità di pensieri e l'unico modo serio, culturalmente adeguato, nel 2004 e non negli anni '50 è quello di affermare l'importanza della matrice religiosa, punto.
Voterò quindi contro qualsiasi emendamento che tenda a modificare questo preambolo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Mi trovo un po' in difficoltà nel fare questo intervento, perché sono il responsabile primo nell'avere aperto questo fronte. Iniziai il 341 ottobre 2001 presentando un emendamento sulle radici cristiane in Commissione che non venne accolto, lo riproposi esattamente il 29 ottobre 2003. La prima volta non mi fu dato ascolto quasi per nulla, la seconda volta questo intervento procurò un dibattito un po' più esteso. Fu dedicata quasi un'intera seduta a questo argomento e si concluse con la dizione che poi è stata riportata, che aveva trovato una visione d'insieme di tutte le forze di maggioranza e anche l'astensione della minoranza a onor del vero. La dizione, che anche uno dei nostri consulenti aveva aiutato a scrivere — approfitto per ringraziare i due consulenti che sono stati sempre preziosi, disponibili e corretti — era questa: "le forze democratiche regionaliste in seno all'Assemblea costituente, alla tradizione laica e alla matrice religiosa che hanno segnato la storia delle Marche". Questa la dizione che trovò il consenso. Venne approvata, ci furono quattro astensioni e il mio unico voto contrario. Dissi allora che votavo contro perché non riuscivo a capire — e probabilmente sono stato anche ingenuo, come umile democratico cristiano di campagna nel proporre questo argomento — perché per me il riferimento alle radici cristiane non attiene a una dichiarazione di fede o di ostilità verso altre confessioni religiose, me ne vergognerei; significa esclusivamente il riconoscimento di una realtà storica. In Italia, nelle Marche è questo. Direi che tutto l'occidente, il paese, l'Italia, le Marche si fondano sulla cristianità.
Non vorrei rimettermi a fare la storia come hanno fatto tanti: potrei parlare di Carlo Magno ecc., ma non serve, perché siete persone colte che conoscono la storia meglio di me. Però, in effetti, oggi cristianesimo si fonde, come concetto, con "occidentale", su questo non c'è dubbio.
Quindi, visto che si facevano dei riferimenti storici nel preambolo, pensavo che si poteva serenamente utilizzare questo termine.
Ho visto che ho creato un pandemonio, perché da allora si è parlato praticamente del numero dei consiglieri e delle radici cristiane. Ecco perché mi sento il primo responsabile di questo.
Voglio fare una dichiarazione che significa anche, da parte mia, una sincerità al di là del ruolo di consigliere regionale. Non è che nel momento in cui ho proposto questo emendamento mi sentissi l'interprete assoluto e fedele del Cristianesimo marchigiano. L'ho fatto con lo spirito che ho detto e qui in aula sono il primo a dire che probabilmente sono il peggior cristiano, con tutti i difetti possibili e immaginabili e condivido anche quanti, nel centro-sinistra, hanno detto che questa esperienza, questa appartenenza va vissuta quotidianamente nei fatti, negli atteggiamenti e non solo espressa su un documento, perché questo è giusto e condivisibile, quindi non mi sento di dare giudizi sugli altri o criminalizzare alcuno che non la pensa così, nella maniera più assoluta.
La visione della società non può che essere laica, qui siamo tutti laici, poi ci sarà chi è credente e chi non credente.
Utilizzare il termine "matrice religiosa" per me non andava bene perché non coglieva la realtà storica. Del resto religiosità deriva dal verbo latino "religere", che significa rilegare, cioè riunire. E' la necessità che ha l'uomo da sempre di unirsi alla divinità, dai tempi antichi. Anche quando non era apparso sulla terra Gesù Cristo, tutti gli uomini hanno sempre avuto un culto verso la divinità, che probabilmente è la condizione che permette all'uomo di pensare di essere immortale, sopravvivere a se stesso, avere una vita eterna, quindi penso che "religioso" è tutto ma non esprime quello che è un fatto storico. Secondo me, religiosi, probabilmente, sono anche coloro che non sono né ebrei, né cattolici cristiani, né musulmani ma hanno un senso dell'assoluto, un senso dell'aldilà. Quindi il termine, per me non è proprio.
Ripeto, questo senza voler essere — credo anche da parte di tutti i colleghi, che hanno presentato altri emendamenti — i detentori della verità su questo argomento. Però non riesco a capire perché ci sia tanta difficoltà nell'utilizzare l'aggettivo "cristiano" che non rappresenta niente altro che una constatazione storica, come quando voi avete scritto Risorgimento o Resistenza o altri concetti che sono stati inseriti, pur se essi viaggiano, ovviamente, su due piani diversi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Il tema del rapporto tra i cristiani e il mondo, la società, è un tema vecchio come lo stesso Cristianesimo, ha appassionato e appassiona, fino ad oggi, generazioni e generazioni di persone impegnate in ambito sociale, in politica. Credo che quando ci addentriamo in queste discussioni cadiamo sempre in un pericoloso tranello, che è quello di ideologizzare il dibattito e trasformare la parola in una sciabola con la quale conquistiamo spazi, con la quale ci misuriamo l'uno con l'altro per una supremazie.
Credo che non siamo qui per gareggiare in catechesi, ritengo che sicuramente il collega Giannotti sia un cristiano migliore di me, tant'è che usa anche l'ascolto fraterno — vedo che mi ascolta... — ma dico che è un cristiano migliore di me, non perché vota per inserire la parola "cristiano", nel preambolo e io non sono peggiore di lui perché questa parola non la voterò. E lo dico per affermare una cosa banale — ho apprezzato l'intervento che ha fatto il collega Viventi — che però ha un fondo culturale. Credo di avere già espresso questo concetto in altre occasioni, ma merita di essere ripreso. Io credo che su questi argomenti i cattolici che sono impegnati in politica debbano finalmente arrivare ad una reciproca legittimazione. Credo che la stessa legittimità per cui io milito in una formazione di centro-sinistra ce l'abbiano i colleghi che hanno un'ispirazione cristiana, e che si impegnano in politica, in virtù di questa ispirazione, che militano nel centro-destra. Quindi dico che il centro-destra non ha elementi contro la religione e credo che su questo ci dovremmo ormai legittimare a vicenda, perché questa è la realtà sociale, la realtà del nostro paese: ci sono cristiani che la pensano in maniera diversa, è finito il tempo del partito unico. Anche in virtù di questo la Margherita non è un partito cattolico, perché non c'è un partito unico dei cattolici, la Margherita è un partito plurale.
Ma faccio un passo avanti e dico che la presenza dei cattolici nel centro-destra e nel centro-sinistra fonda in due diversi filoni di pensiero, culturale e, se permettete, anche religioso e cattolico-ecclesiale.
Io sono su posizioni politiche diverse dall'on. Buttiglione e dai suoi colleghi, da circa una decina d'anni, tanto è l'impegno politico dell'on. Buttiglione. Devo però dire, al tempo stesso, che io sono su posizioni culturali ed ecclesiali diverse rispetto all'on. Buttiglione da circa trent'anni e sono posizioni che ci vedono appartenenti a due filoni culturali ed ecclesiali diversi, che fanno riferimento al Vangelo. In quest'aula, se ci vogliamo misurare sui contenuti, dico che ha la stessa legittimità di operare in politica l'on. Buttiglione in virtù di quella cultura della presenza a cui lui si ispira, che è la cultura che fa riferimento alla parabola del Vangelo che dice "i cristiani devono essere la lampada sul monte", quella che illumina la società. Io chiedo di essere riconosciuta con la stessa legittimità, all'interno del centro-sinistra, in virtù di una posizione ecclesiale e culturale, ancor prima che politica, che vuole che i cristiani lavorino. Io voglio lavorare, prima ancora che per la cultura della presenza, per la cultura della mediazione, per essere il riferimento che sempre il Vangelo fa: "il lievito nella pasta". Sono posizioni culturali diverse, noi non possiamo dare scandalo perché diciamo che siamo uno migliore dell'altro.
Quindi credo che uno non è più vicino ai vescovi perché proclama una cosa, mentre se non la proclama è più vicino ai comunisti. Probabilmente, se io non facessi parte dell'alleanza del centro-sinistra la penserei allo stesso modo: non influenza assolutamente questa impostazione l'appartenere all'alleanza del centro-sinistra. E' una questione che risale a un modo di costruire la società. C'è chi vuole costruire lo Stato cristiano — dal Medioevo in poi c'è stata questa impostazione — e c'è chi vuole costruire lo Stato laico che si nutre di una ispirazione che però non nutre le istituzioni ma le singole persone che all'interno delle istituzioni lavorano.
Quindi la cultura della presenza e la cultura della mediazione. Ricordo sempre che trent'anni fa l'on. Buttiglione e i suoi colleghi facevano le cooperative cattoliche che si impegnavano nelle scuole, editavano libri e riviste di cultura cattolica. Noi giovani cattolici, che avevamo la cultura della mediazione, entravamo nelle cooperative e, a partire dalle realtà laiche, sviluppavamo un pensiero che puntava ad esaltare la persona umana, l'uomo, dava un'impostazione laica, però fortemente motivata.
Per questo motivo ho cercato di tradurre questo concetto, cioè metto come primo punto ciò che i cattolici fanno rispetto a quello che dicono e rispetto a come si autodefiniscono, proponendo un emendamento che prevede il riconoscimento del ruolo che hanno svolto all'interno dell'Assemblea costituente le forze cattoliche e le forze laiche, perché credo che se chiediamo oggi al popolo italiano qual è l'apporto che i cattolici hanno portato alla costruzione del nostro Stato, cento persone su cento diranno "noi ci ricordiamo i grandi padri fondatori, con i cattolici che hanno svolto un ruolo importante". Lì c'è il riconoscimento che non penalizza nessuno, Voler invece oggi sottolineare e scrivere, al posto della parola "religiosa", le parole "cristiana" o "cattolica", a mio giudizio crea una divisione, non aggrega. Ognuno di noi si riconosce nel termine "religioso" e ognuno di noi può leggere in esso quello che rappresenta. Leggendo le parole "matrice religiosa" io ritrovo la mia esperienza di cattolica, ma non voglio vietare al mio collega Ugo Ascoli di leggere invece la sua esperienza in quelle stesse parole "matrice religiosa". Con "matrice religiosa" ci riconosciamo tutti dialoganti e ci riconosciamo tutti rappresentanti della società marchigiana. Voler oggi cambiare la parola e ridurre sarebbe un'operazione che divide. E' per questo motivo che, anche correndo il rischio che l'interpretazione giornalistica, le dichiarazioni a commento della mia posizione possano annebbiare la vera interpretazione, mi asterrò sugli emendamenti che vanno a sostituire la parola "religiosa" con le parole "cristiana" o "cattolica", anche nel mio ruolo di coordinatore regionale della Margherita, un partito nato dopo la fine del partito unico dei cattolici, un partito che si definisce plurale e che ha al proprio interno esperienze diverse. No siamo orgogliosi di avere la nostro interno esperienze politiche, culturali e religiose diverse e crediamo che ognuno si debba sentire accolto.
Anche per questo motivo non voglio relegare la posizione dell'assessore Ascoli a una posizione personale, ma una posizione che all'interno del nostro partito ha una legittimità ed è un'impostazione che noi valorizziamo, quindi in questo senso leggo nella parola "religiosa" la mia esperienza di cattolica, ma rimango ancorata a questa definizione, perché voglio rappresentare un'esperienza più grande.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Il dibattito sul preambolo una cosa comune a tutti penso l’abbia avuta: cercare di riparlare di certe cose di cui non si parla più, oppure si parla nei momenti in cui una parola sembra determinante. Non importa se questa parola qualche volta è antistorica, qualche volta non è di attualità rispetto a quello che ci circonda.
E’ importante che riflettiamo tutti sul termine di laicità della politica, perché la politica è laica e questa laicità vale sia per il laico che per il cristiano. Il rischio che corriamo sempre è quello di non essere laici, siano essi cattolici siano essi non cattolici, non credenti ecc. Il rischio è che ognuno, in nome della laicità non sia poi laico rispetto alle posizioni, al bene comune, a una diversità che esiste all’interno non solo delle istituzioni ma soprattutto dei partiti politici. Come cattolico ho sempre cercato di fare distinzione tra fede e politica, non perché voglia avere una posizione originale, ma proprio perché, come cattolico, mi rifaccio spesso al Concilio Vaticano II e penso che il dibattito che stiamo facendo oggi ci riporta indietro di oltre 40 anni, tanti ne sono passati dal Concilio dove la distinzione tra fede e politica era, quella volta, un dibattito importante, che si cercava di approfondire e che ha permesso, con molta fatica, quelle scelte di cui parlava la Benatti, dove i partiti politici, distinguendo tra fede e politica hanno scelto l’opzione politica più confacente alle proprie idee.
Altra storia è l’Assemblea costituente e annuncio fin d’ora di votare a favore dell’emendamento della collega Benatti, perché quando l’Assemblea costituente parla di alici e cattolici, parla storicamente e credo che questo possa essere accolto.
Tra l’altro credo che parlare di matrice religiosa, oggi abbia un significato ancora più profondo e importante rispetto alla realtà che ci circonda. Sappiamo quanto si stia cercando — la Chiesa cattolica per prima — l’unità religiosa rispetto anche ai radicalismi delle religioni che in questo momento portano, un po’ ovunque, un senso di scompiglio, un senso di radicalismo che conduce a quell’integralismo che sicuramente non è il significato di matrice religiosa che in questo preambolo ci viene presentato.
Alla luce di questo rimango fermo a questo termine che viene usato nel preambolo e voterò a favore rispetto al fatto storico dell’Assemblea costituente che fa riferimento a laici e cattolici che sicuramente non è un’indicazione di divisione ma storia vissuta, storia passata ed è la storia che ci ha portato alla democrazia.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Credo che ci siamo avvicinati ad un tema di notevole importanza, ma con un mescolamento di piani che mi lascia un po' perplesso, nel senso che non credo che votare o meno sulle radici cristiane stabilisca il tasso di cristianità di ognuno. Molto di più viene stabilito nel momento in cui c'è un concreto atteggiarsi nella vita quotidiana dell'istituzione, per vedere non dal punto di vista di un integralismo calato nella politica, quasi che il trascendente diventi contingente, ma per vedere quanto, del concreto funzionamento dell'istituzione possa essere considerato sulla linea di una dottrina sociale della Chiesa, su un rapporto forte di collaborazione leale tra forze che ritengono di avere lo stesso tipo di indirizzo, di valori, di principi, sempre in ambito del contingente e mai in ambito di quello che è e non può non essere il piano molto più alto, sul quale non ci sono mediazioni.
Questo mi lascia perplesso, perché tutte le volte che si parla di questo tipo di principi mi piacerebbe vedere una scelta che non sia strumentale, che non divida, ma che unisca, che consenta al maggior numero di persone possibile di sentirsi ricomprese in quell'ambito, quindi una scelta che aiuti a trovare un punto di condivisione più ampio e non che venga vista come una specie di categoria di divisione: di qua tutti buoni, di là tutti cattivi, sulla base, poi, di un dato definitorio. Io rifiuto il dato definitorio, penso che sia un discorso molto diverso quello che invece, nel concreto, controlla, si impegna, testimonia, cerca di far avanzare una linea di progresso generale, una linea di atteggiamento concreto, di funzionamento delle istituzioni che sia rispettoso di certi tipi di principi e che punti verso certi obiettivi.
Mi sono riletto con attenzione la Costituzione italiana: non c'è mai un richiamo, c'è semplicemente il discorso dell'art. 7 che è già significativo e che racchiude quello che in quel momento era il punto più alto. Quindi, da questo punto di vista non mi sento di votare questo emendamento, pur essendo tranquillamente in coda alla compagnia di quelli che professano una fede tranquillamente, ammettono quindi che la loro professione non può e non deve essere tradotta automaticamente in un integralismo e che nel giorno per giorno cercano di rendere testimonianza, non riuscendoci, scontando a priori la loro insufficienza e la loro incapacità.
Quindi dichiaro che non posso votare un emendamento che, apparentemente è in consonanza con quello che sono, ma nella sostanza con una carica di strumentalità e comunque di divisione, non aiuta ad andare avanti nella strada della ricerca non di un consenso ma di un idem sentire che è fondamentale.
Mentre invece l'emendamento presentato dal consigliere Benatti è un altro piano, un piano puramente storico-politico ben posizionato. Sappiamo tutti da che cosa è nata la Costituzione: dall'incontro della matrice o di linee culturali laiche, soprattutto marxiste e classicamente liberali e di radici cattoliche, che si sono impegnate, finito da poco l'approfondimento della splendida figura di Dossetti, che indubbiamente ha segnato un momento — ci sarà tra poco il ricordo della figura di La Pira — fondamentale, un passaggio forte della nostra Costituzione. Qui mi sento tranquillamente di dire che c'è stato, nella nostra Costituzione, un incontro felice fra queste due radici, fra questi due grandi filoni, quello laico e quello cattolico, che si sono ritrovati nel grande letto della Costituzione.
Quindi mi astengo sul primo emendamento, la cui carica di strumentalità è comunque divisoria e indubbia e dichiaro che voterò l'emendamento del consigliere Benatti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati.

Silvana AMATI. C’è stato un lavoro della Commissione durante il quale si è a lungo discusso sui temi del preambolo. Lo dico per rispondere in particolare a Romagnoli che ha puntualizzato un elemento che non corrisponde a verità. Nessuno ci ha obbligato a mettere il preambolo, è stata una scelta consapevole, nello spirito di una continuità che ho cercato di raccontare anche nella mia relazione dell’altro giorno. Noi riconosciamo il valore dei padri costituenti del Consiglio regionale, del primo documento, del primo Statuto delle Marche dove era contenuto un preambolo che qui fortemente si ritrova, perché riteniamo che sia giusto ricordare le nostre radici, il patrimonio storico del Risorgimento, i valori ideali e politici della Repubblica nata dalla Resistenza, i principi di libertà. Nessuna forzatura. Ho cercato anche di illustrare, nella relazione, il dibattito dell’oggi, come queste valutazioni e questi riferimenti si ritrovino poi nell’idea di federalismo, di regionalismo forte, siano nei contenuti stessi di quell’immagine di Regione che vogliamo oggi costruire.
Voglio anche ricordare il lavoro che la Commissione ha compiuto nel confronto con le diverse culture. C’è una differenza tra il preambolo che oggi andiamo a votare e che credo dovrà essere votato prevalentemente, se non per piccole questioni tecniche, così come esso è scritto, una differenza con il primo testo che si era approvato.
Credo che l’introduzione alla tradizione laica e alla matrice religiosa non sia stata un’invenzione di alcuni di noi ma la risultanza di un’elaborazione culturale fatta insieme alle culture laiche, alle matrici religiose proprie espresse da esponenti importanti, culturalmente noti, di mondi diversi. Quindi credo che una mediazione si sia già realizzata nel livello più alto della competenza.
Non ho sentito nella discussione fin qui avviata, riferimenti utili alle parti innovative che pure ci sono nel preambolo: il riferimento alla Carta dei diritti dell’Unione europea, alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, il fatto che qui parliamo di pace ma non parliamo solo di promozione della cultura, che è poco, ma parliamo di promuovere, sostenere e difendere, in armonia con la Costituzione, quindi assorbendo l’art. 11 della Costituzione, che è come una pietra miliare nel nostro paese, assumendo un’immagine costruttiva della pace che credo sia assolutamente un valore.
Per queste veloci considerazioni credo che la cosa più corretta sia quella di votare il preambolo che è frutto della nostra storia, di mediazioni importanti e sicuramente elevate e anche di un equilibrio tra culture diverse che credo sia già un punto di riferimento non secondario.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli emendamenti, dal n. 1 al n. 11 bis.
Emendamento n. 1. E’ stata chiesta la votazione per appello nominale, da parte dei consiglieri Pistarelli, Castelli, Romagnoli e Novelli, a partire dal n. 1.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini no
Castelli sì
Cecchini no
Ceroni no
Cesaroni no
Ciccioli sì
Comi no
D’Ambrosio no
D’Angelo no
Donati no
Favia no
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri no
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Spacca no
Tontini no
Trenta assente
Viventi no

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 2 a firma Massi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

L’emendamento n. 3 è decaduto.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 3 bis. Ha la parola il consigliere Amati.

Silvana AMATI. E’ un emendamento che abbiamo concordato in Commissione. Tutti gli emendamenti a firma Amati sono concordati in Commissione. Abbiamo ritenuto congruo mettere “principi” piuttosto che “contenuti”.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 3 ter a firma Benatti.
Ha la parola il consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Una questione procedurale. Risulta che è stato presentato alle 18 del 20 luglio, quindi non so se è votabile.

PRESIDENTE. E’ accoglibile. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Decade il subemendamento 04. Emendamento n. 4 a firma Procaccini e Martoni. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Proprio perché la fede religiosa attraversa tutti, anche le forze politiche, anche quelle di sinistra, vorrei ricordare che nel 1957 Togliatti, quando era segretario dell’allora Pci, dedicò un comitato centrale dal titolo “I comunisti cattolici”. Quindi non è un problema di appartenenza, ma eliminare ogni riferimento alle religioni attiene alla necessità che le istituzioni democratiche agiscano esclusivamente in un altro ambito, proprio in una fase in cui c’è da includere, non da escludere. Va in questo senso la nostra proposta. Infatti il preambolo si dovrebbe fermare a “forze democratiche regionaliste”.

PRESIDENTE. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 5 a firma Ceroni. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento n. 06.

Roberto GIANNOTTI. Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei consiglieri Brini e Ceroni.

PRESIDENTE. prego di procedere alla votazione per appello nominale.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti astenuto
Brini sì
Castelli sì
Cecchini astenuto
Ceroni sì
Cesaroni sì
Ciccioli sì
Comi no
D’Ambrosio astenuto
D’Angelo no
Donati astenuto
Favia sì
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri sì
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli astenuto
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi astenuto
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Spacca sì
Tontini no
Trenta assente
Viventi sì

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. L’emendamento n. 6 decade.
Emendamento n. 7.

Fabio PISTARELLI. Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei consiglieri Giannotti, Ciccioli e Romagnoli.

PRESIDENTE. prego di procedere alla votazione per appello nominale.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti astenuto
Brini sì
Castelli sì
Cecchini astenuto
Ceroni sì
Cesaroni sì
Ciccioli sì
Comi no
D’Ambrosio astenuto
D’Angelo no
Donati astenuto
Favia sì
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri sì
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli astenuto
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi astenuto
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Spacca sì
Tontini no
Trenta assente
Viventi sì

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. L’emendamento 8 Decade. Emendamento n. 9 a firma Favia. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 10. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Presidente, noi evitiamo di fare la dichiarazione di voto, però vorremmo che nell’espressione di voto fosse chiara la nostra posizione politica. Quindi su questo emendamento noi ci asteniamo e vorremmo che risultasse agli atti, altrimenti ci costringe a parlare ogni volta.

PRESIDENTE. Consigliere Pistarelli, è sufficiente alzare la mano.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 10.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 010 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 10 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 11 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Pongo in votazione il preambolo, così come emendato.
Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Noi siamo insoddisfatti di come il preambolo sta per essere licenziato da quest’aula, perché c’è stata un’unica modifica, se non teniamo conto di quelle formali indicate dalla presidente della Commissione Statuto Amati, quella proposta dalla collega Cecchini sul ripudio della guerra, che riprende, peraltro, un articolo della Costituzione che abbiamo tutti oggi richiamato come il primo testo di riferimento per tutte le realtà istituzionali della nostra nazione, perché ci riferiamo ad una unità non solo sostanziale ma anche politico-istituzionale della nazione stessa, quindi era anche qualcosa di ripetitivo rispetto ad una cosa acquisita pre-lavori di questo Statuto. In ogni caso il punto riguardava le radici storiche e i riferimenti che pure questo preambolo, in maniera secondo noi assolutamente insoddisfacente, insufficiente ha voluto fare, la questione delle radici cristiane e cattoliche proprie della nostra tradizione. Poteva essere benissimo richiamato questo tipo di radice, perché proprio in questo nostro territorio più forti sono state, e di grande rilievo, le esperienze e le culture riferite alla tradizione cristiana e cattolica. Su questo non c’è stata alcuna apertura da parte della maggioranza, ne prendiamo atto con rammarico, perché riteniamo che sia un’ulteriore dimostrazione di quanto già avvenuto in Commissione, cioè una lontananza, una distanza tra quelle che sono state le nostre aperte richieste sin dai lavori della Commissione e quello che è l’atteggiamento della maggioranza, arroccata su equilibri propri ed interni, su logiche che riguardano la tenuta della maggioranza quanto a numeri e non a un discorso più ampio di confronto politico-culturale che avrebbe nobilitato non solo l’intero testo ma anche i nostri lavori di Commissione e di aula.
Questo dico per dichiarare il voto contrario a questo preambolo; lo dico perché condizionerà lo svolgimento dei lavori di quest’aula e dei lavori, soprattutto finali, relativi alla proposta del nuovo Statuto della Regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Alla luce dell’approvazione dell’emendamento della collega Benatti e ritenendo che, per matrice religiosa si intenda quella cristiana e cattolica, come in qualche modo indicato dalla CEI, ritengo di dovermi astenere sul preambolo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

Sergio NOVELLI. Dichiaro il voto contrario al preambolo di cui auspicavamo la soppressione. L’emendamento della collega Benatti, approvato, è peggiorativo e forse solo ricognitivo perché si riferisce alla matrice delle forze costituenti: cinquant’anni fa erano quelle, non aggiunge e non toglie. Mi sembra non preciso, riduce la valenza dell’affermazione alla religiosità poi contenuta. Per quello che riguarda l’affermazione che ci astiene, ritenendo che la matrice religiosa sia comunque quella, c’è un voto esplicito contrario dell’aula, non si può fare un’interpretazione diversa. Se non si fosse votato, ognuno poteva leggere in quel silenzio ciò che voleva, ma il conteggio dice no, quindi ha un suo valore.
Ho votato l’emendamento della collega Cecchini ma non lo considero migliorativo, perché obiettivamente il sospetto che le Marche potessero muovere guerra a San Marino non ci aveva sfiorato, però con questi chiari di luna votare contro poteva sembrare un auspicio che in questi momenti non è neanche prudente.
Voto quindi contrario al preambolo nel complesso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Credo che il voto su alcuni emendamenti sia una risposta a chi, da questi banchi, ha accusato la Casa delle libertà e Forza Italia di una posizione strumentale. Non credo che la posizione espressa dal Presidente della Giunta, dall’assessore Spacca, dal presidente del gruppo della Margherita stiano a significare l’impazzimento di una errata. Stanno a dimostrare la fondatezza del richiamo che abbiamo voluto porre. Credo che da questo punto di vista si debba registrare un fatto che secondo noi mortifica il popolo cristiano delle Marche, disattende l’appello dei vescovi ed è una risposta negativa. Ci dispiace anche che nel voto sul preambolo si sia tornati all’equilibrismo politico. Per esempio non capisco l’atteggiamento del consigliere Favia, che si è esposto in una battaglia sui principi, per poi recuperare, attraverso una valutazione politica, un voto di astensione, che è una neutralità passiva che non dice nulla.
Sono convinto che oggi, con l’approvazione di questo articolo è passata la logica politica: la maggioranza a gran di linee si è ricompattata, Rifondazione comunista, Comunisti italiani, diessini e la parte laica della Margherita hanno compiuto questo misfatto. Questa è la risposta che avete dato ai cristiani marchigiani. Credo che i cristiani marchigiani sapranno trarne le dovute conseguenze.

PRESIDENTE. prego di procedere alla votazione per appello nominale a nome dei consiglieri Brini, Giannotti e Ceroni.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini no
Castelli no
Cecchini sì
Ceroni no
Cesaroni no
Ciccioli no
Comi sì
D’Ambrosio sì
D’Angelo sì
Donati sì
Favia astenuto
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi Gentiloni Silveri no
Melappioni sì
Minardi sì
Modesti sì
Mollaroli sì
Moruzzi sì
Novelli no
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci sì
Rocchi sì
Romagnoli no
Secchiaroli sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi no

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Emendamento n. 11/ter. Ha la parola il consigliere Luchetti..

Marco LUCHETTI. Con “politiche comunitarie regionali” restringeremmo il campo di azione dell’utilizzo delle politiche comunitarie, in quanto ci sono alcuni strumenti a cui noi partecipiamo che vanno oltre la dimensione regionale, come lo Swap. Se dicessimo solo “regionali” non comprenderemmo anche gli altri strumenti che vanno oltre i confini regionali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

Andrea RICCI. Quello che dice il consigliere Luchetti è vero, tuttavia l’emendamento da parte nostra non è accoglibile, perché si dice “perseguendo la valorizzazione delle politiche comunitarie”, intendendo, togliendo “regionali”, tutte le politiche comunitarie, compreso, ad esempio, il patto di stabilità, il trattato di Maastricht. Che addirittura la Regione operi per valorizzare il complesso delle politiche comunitarie ci pare eccessivo. Essendo la frase formulata con “valorizzare” e non “rispettando”, “in coerenza con”, togliere regionali amplierebbe e darebbe al testo un significato che va oltre le volontà che il consigliere Luchetti diceva. Però, così come formulato noi non lo condividiamo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Subemendamento n. 12. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Il senso del subemendamento predisposto dal collega Grandinetti penso sia estremamente chiaro: si tratta di declinare in maniera più precisa il concetto delle diverse culture. Credo che l’emendamento sia una proposta sensata e in questo senso mi appello al voto del Consiglio.

Sergio NOVELLI. Ritengo che la cultura occidentale ed europea non siano né sinonimo né tautologia. L’occidente per me non è l’Europa. L’Europa ha un valore morale specifico che va tutelato e il subemendamento è per ribadire una distinzione che è nei fatti. Ovviamente voto il subemendamento e non voto l’emendamento ove non corretto in questo senso.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento 012.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento 12.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 13. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Questo punto è stato oggetto di discussione nella Commissione Statuto. A nostro modo di vedere, esaltare, così come si fa, il policentrismo, dandogli una dignità statuale, è negativo, perché un conto è il policentrismo delle autonomie locali, sancito dalla Costituzione e dalle leggi, tuttavia mi pare che una declinazione di questo tipo possa sembrare come un antagonismo tra i territori e registrare le attuali differenze che in realtà andrebbero modificate. Questa dicitura addirittura contraddice la necessità di riequilibrio e il successivo comma 2 dell’art. 4, ultimo capoverso, per cui più propriamente dobbiamo parlare della realtà economica e sociale e non esaltare il cosiddetto policentrismo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

Remigio CERONI. Sul riconoscimento del policentrismo abbiamo parlato per ore nella Commissione. Ritengo che il richiamo sia carente e generico, perché non basta riconoscere il policentrismo ma occorre valorizzarlo, perché è una caratteristica particolare delle Marche. Quindi non solo lo riaffermiamo ma vorremmo valorizzarlo ancora di più.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Esprimiamo il nostro voto contrario, perché il policentrismo è una ricchezza per la regione marche, anzi dovrebbe essere la nostra stella polare, perché se oggi c’è un rischio è quello del neocentralismo regionale che non deve essere assolutamente corso. Noi siamo regione al plurale, tutte le province hanno la stessa dignità, non è solo un capoluogo o un territorio che può essere il centro e l’interlocutore unico, ci devono essere più interlocutori, quindi non è questione di disgregazione di forze, anzi è l’arricchimento nelle differenze e la valorizzazione di tutti i territori anziché la prevalenza di un territorio su altri.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 14. Ha la parola il consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. L’art. 2 recita “Europa, autonomia e formazioni sociali”, quindi indica tre termini e tre funzioni. Al comma 4 vengono messe insieme due cose diverse, cioè le associazioni di rappresentanza e le autonomie funzionali che sono cose importanti e fondamentali che vanno citate nel contesto di questo articolo, ma non è opportuno citarle nello stesso comma. L’emendamento individua un comma a parte sulle autonomie funzionali.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D’Ambrosio.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Dal punto di vista lessicale vorrei sapere come si regge il resto della frase. Se c’è un punto lì, il resto? E’ un discorso soltanto lessicale.

Roberto TONTINI. Continua il capoverso, poi c’è un 5 bis che recita una cosa differente.

Adriana MOLLAROLI. Vorrei ricordare che ci sono le istituzioni scolastiche.

Silvana AMATI. Io non sono d’accordo sull’emendamento Tontini e riconfermo ai colleghi che noi abbiamo tenuto un equilibrio su un testo condiviso e discusso con tutte le associazioni, non ci sono primazie nell’ordine delle associazioni, quindi sono per mantenere il testo così come discusso, confrontato e votato con tutte le associazioni, senza primazie.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Vorrei chiarire che qui non è un problema di gerarchia ma di organizzazione comunitaria. Quando si parla di partecipazione, un conto sono le autonomie funzionali che partecipano all’attività gestionale della vita istituzionale e amministrativa, un conto la partecipazione diretta alla costruzione delle politiche, che è diversa. Non c’è una subordinazione ma una funzione diversa. Ecco perché la scissione di questi due argomenti. Mentre la partecipazione delle autonomie funzionali mi sembra una cosa fuori luogo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Secondo me questo emendamento rischia di peggiorare ancora di più l’articolo 2. Prima è stato approvato un concetto di federalismo nel federalismo, con l’esaltazione del policentrismo, adesso rischiamo di dare un carattere corporativo alla società marchigiana, per cui se dovesse passare questo emendamento i Comunisti italiani voteranno contro l’articolo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 16. Ha la parola il consigliere Ricci.

Andrea RICCI. Io sono decisamente contrario a questo emendamento e vorrei discuterne con i colleghi, in modo particolare di maggioranza, il senso.
Il comma 6 dell’art. 2 parla del principio di sussidiarietà, che già nel testo della Commissione Statuto è molto ampio, poiché non si distingue tra sussidiarietà orizzontale e verticale e si afferma che l’iniziativa dei cittadini singoli e associati è diretta alla realizzazione degli obiettivi della politica regionale. Con l’emendamento si mutano il senso e il significato dell’articolo, poiché l’iniziativa dei cittadini singoli e associati, quindi dei privati cittadini e delle associazioni private, comprese quelle di tipo economico, non è più indirizzata alla realizzazione degli obiettivi della politica regionale ma ha un compito sostitutivo nei confronti dell’attività istituzionale-amministrativa della Regione, perché verrebbe finalizzata allo svolgimento di attività di interesse generale, di soddisfacimento dei diritti e di realizzazione della solidarietà sociale.
Se mi consentite, lo svolgimento delle attività di interesse generale è un compito precipuamente istituzionale, che non può essere delegato a cittadini o associazioni private di cittadini. Un conto è dire che si concorre alla realizzazione di obiettivi di interesse generale che sono comunque stabiliti dalle istituzioni, altro discorso è dire che direttamente i privati svolgono attività di interesse generale, addirittura di soddisfacimento dei diritti.
Si apre la strada, con questo emendamento, a una possibile interpretazione secondo la quale tutto può essere affidato alla gestione privata, persino le attività di interesse generale della Regione, della pubblica amministrazione. Mi pare una pretesa eccessiva che consentirebbe di delegare ad associazioni private qualunque attività di carattere istituzionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Le considerazioni del consigliere Ricci non sono condivisibili, perché non si attagliano al contenuto testuale del comma. “La Regione favorisce”. Significa che nell’ambito delle proprie competenze e se nell’ambito delle stesse, ravvisa la possibilità di essere affiancata per il raggiungimento di obiettivi di carattere generale, dall’opera di gruppi, associazioni, allora favorisce. Significa che dà la possibilità al cosiddetto terzo settore, come d’altronde sta facendo... Nella definizione di “privato” io ravviso una certa qual dose, tutta ideologica, di sospetto da parte del consigliere Ricci. Sgombriamo il campo dai sospetti: stiamo parlando di un privato che nella maggior parte dei casi è un privato sociale che, affianca le azioni positive poste in essere dalla Regione marche, addirittura potenziando le possibilità di risposta, perché non tutto quello che può essere fatto dalla Regione è fatto, proprio perché in molti casi abbiamo occupato dei campi che potrebbero essere liberi nello svolgimento della loro attività, di andare a cogliere quegli obiettivi che erano propri e sono propri delle nostre incombenze, dei nostri fini, dei nostri obiettivi. Sotto questo profilo bisogna leggere, a nostro avviso, lo scopo che ci siamo prefissi, fugando ogni tipo di dubbio. Non vogliamo sostituire ma assecondare e affiancare i compiti della Regione. In taluni casi è proprio la Regione stessa — l’abbiamo fatto con una legge recente, votata proprio dalla V Commissione di cui è presidente il consigliere Ricci — che sull’associazionismo, sul volontariato sulla promozione sociale dice le stesse cose che noi volevamo dire con questo emendamento. Chiediamo quindi un voto favorevole, perché va ad estrinsecare il senso già contenuto nel comma 6.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Anche in Commissione Statuto avevamo votato contro il comma 6 in particolare, ma questa sera voteremo contro tutto l’articolo, perché la discussione lo aggrava. Infatti, così come viene modificato, ma già prima, rappresenta la privatizzazione di pezzi anche di stato sociale. Infatti il privato assume il primato per la realizzazione della politica regionale. Questo non è un articolo immateriale, è il comma più concreto dello Statuto, poiché la concretizzazione di questo comma in realtà porta ad appaltare pezzi di stato sociale ai privati. Noi non abbiamo nulla contro i privati, ma non dobbiamo andare oltre quanto già stabilito dalla modifica del titolo V della Costituzione e da questo punto di vista i privati devono concorrere alla realizzazione delle politiche regionali anche nei settori socio-assistenziali, ma come forma di supporto e non come primato e come priorità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

Remigio CERONI. Questo nostro emendamento serve a dare una visione più larga, perché subordinare il principio della sussidiarietà alla realizzazione degli obiettivi di politica generale è fortemente restrittivo. Tra l’altro, come ho spiegato nel mio intervento, alla sussidiarietà guardiamo sotto due aspetti, sia a livello verticale che orizzontale e questa visione così ristretta trova giustificazione nell’impedire l’accesso dei privati alla gestione dei servizi, quindi c’è l’influenza comunista nella formulazione di questo articolo.
Chiediamo almeno di essere un po’ più elastici in questo aspetto. Nell’emendamento successivo del collega Favia ci riconosciamo in pieno, perché non si limita a dire sussidiarietà, ma esplica con chiarezza cosa deve significare per la pubblica amministrazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D’Ambrosio.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Ho visto che ha presentato un subemendamento l’assessore Agostini, che condivido e che sostiene che l’emendamento di cui stiamo discutendo si debba fermare alle parole “interesse generale”, perché è la riproposizione comparata dell’art. 118, comma V della Costituzione, che leggo: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base dei principi di sussidiarietà”. Quindi fermando l’emendamento a “interesse generale” è praticamente il quinto comma parafrasato.
L’emendamento va letto così: al comma 6 dell’art. 2 sostituire le parole “dirette alla realizzazione degli obiettivi della politica regionale” con le seguenti “per lo svolgimento dell’attività di interesse generale”.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 16.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 17. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 2 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Emendamento 18 bis. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva

Emendamento n. 18. Ha la parola il consigliere Ceroni.

Remigio CERONI. Non basta enunciare i principi, serve dare loro effettività. Mi pare che l’emendamento della Cecchini espliciti meglio il concetto di eguaglianza che va tradotto in comportamenti e norme conseguenti. Mi pare che non ci sia nulla che si possa non accettare. Siccome ritengo che lo Statuto sia piuttosto scarno, questo lo arricchisce di concetti in maniera adeguata.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

Sergio NOVELLI. In effetti è un emendamento complesso che riscriverebbe l’art. 3 e sto addirittura chiedendo di chiedere la votazione per parti separate, ma probabilmente non passerebbe, sarebbe uno spreco di attività in una giornata in cui non è il caso, perché ritengo non condivisibile soltanto la lettera f) laddove si fa riferimento al voto agli immigrati, che tra l’altro è illegittima e ora sostanzialmente inopportuna. Viceversa la valutazione del lavoro dei marchigiani all’estero e dei loro dipendenti, lettera g) è sacrosanta, ma siccome c’è un altro emendamento che si riferisce soltanto a questo, voterò questo emendamento, votando a favore del successivo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati.

Silvana AMATI. Su questo emendamento il problema è articolato, nel senso che i concetti in esso contenuti sono in vasta parte condivisibili, ma poiché noi abbiamo ritenuto che un punto di equilibrio fosse il testo uscito dalla Commissione e poiché, per capacità del consigliere Cecchini i suoi emendamenti sono dei temi di tre pagine, sarebbe ben difficile trovare un equilibrio di termini, di parti proponibili e parti improponibili, quindi abbiamo scelto la linea drastica, cioè quella del ripudio. Peraltro in alcune situazioni, come per esempio nel riferimento che faceva anche Novelli rispetto al voto agli immigrati, c’è una non condivisione non nel merito. Abbiamo avuto incontri con le associazioni degli immigrati e riteniamo che si debba fare un ordine del giorno nel quale si dica dell’impegno di questo Consiglio per ottenere il risultato massimo nella legge elettorale, ma è sempre legato alla Costituzione vigente. Quindi, anche qui, come in Toscana, c’è una interpretazione demagogica, sapendo che la Costituzione vigente non consente il voto agli immigrati, quindi ci sembra pleonastico e non rispettoso degli immigrati stessi dichiarare cose non praticabili.
Per tutto questo insieme di motivi propongo di respingere l’emendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento che propone di togliere dal punto f) il diritto di voto degli immigrati residenti.

Ili Consiglio non approva

Emendamento n. 18. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 19. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 20. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. Questo emendamento aggiunge il ripudio di ogni forma di discriminazione. Mi sembra questione emersa anche nella discussione generale ed importante da cogliere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. ”La Regione promuove tutte le iniziative idonee a realizzare lo sviluppo della persona e l’eguaglianza dei cittadini”. E’ chiaro che ripudia ogni forma di discriminazione, perché è eguaglianza dei cittadini. Diciamo due cose, un negativo e un positivo? Diciamo le stesse cose, non le diciamo quattro volte. Stiamo facendo una Carta sintetica dei principi e dei diritti generali.
Ritengo che sia una ripetizione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 21. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 3 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 3 bis, introdotto dall’emendamento 22 a firma Cecchini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Articolo 4. Emendamento 22 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

L’emendamento n. 23 non va votato. Subemendamento n. 00024. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Condivido il subemendamento 0024 Luchetti-Tontini, che recita “La Regione sostiene il ruolo dell’impresa per lo sviluppo della comunità marchigiana e nel riconoscere la libertà d’iniziativa economica, purché non in contrasto con l’utilità sociale, purché non rechi danno alla sicurezza e alla libertà e alla dignità umana, promuove la responsabilità sociale dell’impresa ribadendo in essa il valore fondante del lavoro, cioè un emendamento con il quale si riconosce il valore sociale, oltre che del lavoro, riconosciuto dall’art. 1 della nostra Costituzione, anche dell’impresa. Ritengo tuttavia impropria la formulazione dei verbi, nel senso che, più che sostenere il ruolo dell’impresa la Regione dovrebbe “riconoscere” questo ruolo e “sostenere la libertà d’iniziativa economica”. Questo mio subemendamento mi sembra migliorativo, comunque condivido l’emendamento Luchetti-Tontini.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Questo è un altro degli emendamenti sui quali abbiamo insistito e insistiamo, certo in ritardo anche rispetto ai tempi. Il senso di questo emendamento è il riconoscimento oggettivo che l’impresa svolge per lo sviluppo della nostra regione e credo che questo debba essere doverosamente richiamabile nella norma statutaria. C’è stata in questo senso una specifica richiesta da parte delle associazioni, credo che questa richiesta non possa essere disattesa dal Consiglio regionale. Per questo insisto per un voto che tenga conto, nel complesso, della proposta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento 00024.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 0024. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Decadono lo 024, il 24 e il 25. Emendamento n. 26 a firma Moruzzi, che ha la parola.

Marco MORUZZI. Al comma 2, dove si parla di modello di sviluppo per la regione viene aggiunta la parola “equo” alla parola “socialmente”. Quindi si precisa meglio il concetto di equità nel processo di sviluppo e nel modello economico.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 027, sostitutivo del 27. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 28. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Sono le 19,25, dobbiamo decidere se continuare o interrompere la seduta. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Bisogna che impariamo a rispettarci. L’impegno, questa mattina era di arrivare alle 19,30. Se si tratta serenamente di prolungare di arrivare alle 20 bene. Domani ci impegniamo ad essere puntuali, a cominciare e a far scorrere i lavori. Oggi è stata una giornata tesissima, lunghissima complicata, quindi chiedo che si termini all’orario prestabilito.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni.

Gabriele MARTONI. Chiedo a nome del gruppo che si vada alla seduta notturna, anche perché il nostro gruppo venerdì ha dei problemi ad essere in aula, in quanto è impegnato a Roma. Si contava di chiudere questa partita entro giovedì anche con l’assestamento, non ci sono state queste possibilità, sicuramente non per colpa nostra. Credo che continuare in seduta notturna sia un impegno senza incorrere in alcun tipo di problema.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati.

Silvana AMATI. Effettivamente ci sono delle difficoltà che comprendiamo e condividiamo anche rispetto a quanto indica la minoranza, perché queste giornate sono state faticose, snervanti e poco concludenti e non hanno dato una bella immagine di noi, come istituzione, però abbiamo un problema istituzionale che riguarda tutti, anche quello dell’approvazione dell’assestamento di bilancio e credo che ci sia stato qualche distinguo, qualche fraintendimento anche rispetto a una discussione, rispetto a una prima bozza di ordine del giorno che prevedeva un lavoro del Consiglio fino al 22 e non fino al 23. Vorrei capire se è possibile magari arrivare alle 21 e domani mantenere l’impegno di andare a oltranza, votando anche l’assestamento, perché sappiamo che c’è un problema di presenza, però dobbiamo avere la serietà di sapere che domani si dovrebbe terminare. Si potrebbe anche anticipare alle 9,30 l’inizio della seduta di domani.

PRESIDENTE. Mi pare di raccogliere una proposta di procedere fino alle 21 e di iniziare domani mattina alle 9,30, impegnandoci a chiudere in giornata tutto il lavoro.
Viene proposto di arrivare alle 20,30 questa sera e di cominciare alle 9,30 domani mattina. D’accordo.

Così rimane stabilito.

Subemendamento 029. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Questo slittamento dell’orario dei lavori non è dipeso senz’altro da noi dell’opposizione quanto dalle difficoltà oggettive di una maggioranza che si è presentata in quest’aula alle 15,30 in luogo delle 10. Era stato concordato l’orario delle 19,30 con noi e noi eravamo puntuali ad iniziare i lavori, questa mattina. Questa sera anche noi, come i gruppi che hanno impegni per venerdì, li abbiamo assunti per questa sera perché sapevamo che gli orari erano quelli. Comunque parliamo di questo emendamento perché lo riteniamo altrettanto importante quanto i principi che hanno interessato la discussione sul preambolo. Si parla di comma terzo e della famiglia che viene riconosciuta come valore storico, sociale ed economico. Noi riteniamo che invece sia famiglia costituzionalmente intesa, perciò fondata sul matrimonio, che non solo ha valore storico, sociale ed economico, ma se non vogliamo fare un’aggiunta pleonastica rispetto alla Costituzione italiana dobbiamo definire che ha valore di orientamento, di politiche sociali, economiche, finanziarie, di lavoro, di organizzazione di servizi. E’ la discussione degli anni che viviamo e degli anni a venire, perché riguarda le politiche fiscali, quelle di incentivazione, quelle sociali. Si deve guardare alla famiglia come nucleo fondante della società e si guarda alla sua capacità, che fino ad oggi è stata esercitata al di là e al di sopra delle proprie forze, di mantenere con sé l’anziano, sostituendo un compito che doveva essere di questa Regione e non lo è stato, doveva essere degli enti locali e della Regione assieme e non lo è stato (guardiamo come si sostengono le case di riposo: soltanto con oneri propri degli enti comunali o delle famiglie stesse). Quando la famiglia riesce a mantenere un anziano a sé, riesce a mantenere una persona che ha problemi di handicap e riesce a farlo con le proprie forze, è lì che dobbiamo trovare le risposte per il futuro, è lì che dobbiamo centrare la nostra attenzione e concentrare i nostri sforzi: la famiglia destinataria di incentivi, di aiuti, di sostegni, perché cambia se c’è una persona solamente che deve badare a questo o se è un nucleo, cambia se il reddito è considerato a sé proprio o se fa parte di un circuito virtuoso, magari. Tutto questo è il senso del nostro emendamento 29 che chiediamo possa essere approvato da quest’aula.

PRESIDENTE. Facciamo un’unica discussione sullo 029 e sul 29. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Il senso del subemendamento 029 che è una riproposizione dell’emendamento 29 è chiaro. Mi auguro che questo Consiglio regionale si pronunci in maniera precisa e rispetto a questo anticipo che chiederò, a nome anche dei colleghi Brini e Ceroni la votazione per appello nominale.
La norma si presta a equivoci oggettivi. Non era nel nostro intendimento aprire questo dibattito culturale e politico nella regione, che però si è aperto per iniziativa di un organo di stampa. Il Resto del Carlino ha scritto questa mattina “la Regione Marche clona la Regione Toscana e apre alle coppie gay” per usare un termine appropriato, “ai finocchi” per usare un termine chiaro. Indubbiamente la norma si presta a questo equivoco. Mi auguro che sia un equivoco, perché se fosse volontà politica di questa maggioranza mettere sullo stesso piano le coppie di omosessuali e le coppie fondate sul matrimonio sarebbe uno scandalo su cui dissentiamo apertamente.
La proposta di subemendamento ha solamente questo significato, perché viene cambiata soltanto una parola: quando si parla di giovani coppie si parla di giovani coppie di sesso diverso, quindi un uomo e una donna, non due uomini che hanno comuni affinità. Questo è il senso e quindi chiediamo un pronunciamento netto da parte del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Credo che su questo articolo e su questi emendamenti non si possa correre via il più possibile. La minoranza è venuta incontro continuando la seduta, cercando di fare un proficuo lavoro di aula, però il problema è grande, perché la famiglia è il luogo sociale naturale. Questo è per gli uomini, per le persone, ma anche per gli animali. Anche gli animali hanno il loro nucleo familiare fondante. Se la famiglia è il luogo sociale naturale ed è cellula essenziale del corpo sociale, è anche il luogo della solidarietà e del sostegno, quindi il vincolo parentale è essenziale in tutta questa cosa: quando c’è un problema grande, esistenziale il luogo dell’ascolto è la famiglia, il luogo della protezione è la famiglia, il luogo della solidarietà e del sostegno è la famiglia, l’ultima risorsa è sempre la famiglia, non possiamo non tutelare la famiglia. La perdita della famiglia è una catastrofe anche psichica. Quando muore un padre, una madre è un problema di catastrofe della persona, che deve essere riparata attraverso l’intervento dei superstiti della famiglia e qualche volta non basta, occorrono gli specialisti. Questo accade anche quando la perdita è diversa, cioè c’è una separazione, volontaria o involontaria. La famiglia va allora aiutata, protetta, anche incentivata. Ci sono tutta una serie di presidi, leggi dal punto di vista economico, finanziario, protezione del lavoro, del disagio per aiutare la famiglia.
Uno dei problemi della crisi dell’occidente, visto che prima abbiamo inserito l’emendamento sull’occidente, è proprio il problema della crisi della famiglia. Noi su questo dobbiamo non burocratizzare il problema ma erigerlo a parte essenziale della nostra legislazione. Le Marche vanno ancora abbastanza bene perché ancora funziona abbastanza bene l’istituto familiare. Chiedo allora che questo emendamento, eventualmente subemendato, sia inserito. Questo è un passaggio essenziale per farsi votare lo Statuto. Se lo Statuto è un problema aperto, di tutto il Consiglio, a seconda della conclusione di questo passaggio ci esprimeremo in senso positivo o negativo sull’intero Statuto. La non accettazione di questa parte è pregiudizio dei passaggi successivi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

Remigio CERONI. Io ho fatto parte della Commissione Statuto molto tardi, per cui questo articolo 4 era già stato discusso. Quando ho avuto modo di leggerlo, all’inizio non mi ero preoccupato del significato che c’era dietro, perché in fondo si diceva “La Regione riconosce il valore storico, sociale ed economico della famiglia nelle Marche”. Nelle Marche è indubbio che il valore sociale, storico ed economico è quello della famiglia fondata sul matrimonio. Se facciamo un ragionamento ci rendiamo conto che non ci sono dubbi. Successivamente questa dizione significava il non chiarire bene, per procedere al riconoscimento delle convivenze di ogni tipo. Questa cosa non ci piace e ci mette fortemente in difficoltà, perché questo articolo è molto importante in quanto mette insieme lavoro, impresa e famiglia. Votare contro dopo che qualcosa è stato fatto anche per riconoscere il ruolo sociale dell’impresa ci mette in difficoltà. Come Agostini ha trovato prima un riferimento alla Costituzione, si dovrebbe trovare qualcosa da inserire anche qui, così potremmo votare l’articolo, che altrimenti rimane generico anche per quanto riguarda le politiche per la famiglia. Abbiamo fatto una serie di proposte di legge per venire incontro ai problemi delle famiglie le quali non hanno avuto risposte, perché probabilmente la maggioranza si troverebbe in difficoltà a discutere le proposte di legge che abbiamo fatto. Uno sforzo in questo senso, visto che fino adesso ne abbiamo fatti tanti, bisognerebbe pur farlo e io mi auguro che si riesca a trovare qualcosa di utile per meglio definire questa cosa.
Se altri ritengono che si possa convivere anche fra persone dello stesso sesso, tutto sommato ci importa relativamente, però non è possibile che alle politiche a favore della famiglia possano avere accesso tutti nella stessa misura. Quando si tratta di assegnare un alloggio popolare non possiamo mettere sullo stesso piano moglie e marito con un bambino, con due gay che convivono e hanno bisogno della casa. Per noi questa equiparazione è inaccettabile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Farò un intervento su tutti gli emendamenti che ho presentato e su tutto il concetto di famiglia di cui al comma terzo dell’art. 4.
Non c’è dubbio che la famiglia sia un elemento fondante di tutta la società ed in particolare della società marchigiana, che è estremamente sana proprio perché si è basata principalmente su una famiglia inizialmente patriarcale, poi via via meno numerosa ma sempre estremamente solida.
Voglio dare credito ad un intervento fatto dal Presidente, non ricordo se in aula o sui giornali, di assoluta logica giuridica, che a tutto sovraintende la Costituzione, il cui articolo 29 parla di famiglia basata sul matrimonio. Io ho preparato, come altri colleghi, un emendamento in cui chiedo che venga chiarito che trattasi di famiglia fondata sul matrimonio. In un altro chiedo che si faccia un richiamo quanto meno all’art. 29 della Costituzione. Questo per die che sarebbe opportuno fare questa specificazione. Ma anche se questa specificazione non venisse fatta, sia assolutamente chiaro che il mio intendimento è che la famiglia di cui tratta il comma terzo è la famiglia di cui all’art. 29 della Costituzione basata sul matrimonio.
Si introduce con il dibattito giornalistico di quest’oggi e con il subemendamento 029, l’esigenza di una chiarificazione concettuale con l’aggiunta della parola “eterosessuali” riferita alle giovani coppie, cioè questo emendamento riproduce tutto il comma terzo introducendo la chiarificazione delle coppie eterosessuali. Io sono assolutamente favorevole all’approvazione di questo emendamento, non foss’altro che per chiarire l’indirizzo di questa Regione, in quanto credo che se coppie omosessuali ci sono, vadano trattate come due famiglie monoparentali. Quindi non è che non ci sia una previsione, nel nostro articolo in cui trattiamo anche delle famiglie monoparentali. Mi pongo poi anche il problema, e approvo, in questo, il discorso delle famiglie monoparentali, perché ci sono famiglie di separati che hanno subito la separazione, quindi in qualche modo dobbiamo farci carico non solo delle famiglie basate sul matrimonio ma delle famiglie di single ed anche ex matrimoniali. Quindi, tutto sommato questa enunciazione piuttosto ampia che è stata fatta della famiglia mi trova d’accordo. Chiedo — e mi sembra che ci sia un orientamento di massima favorevole — che venga approvato il mio emendamento che vorrebbe introdurre nel comma terzo anche un riferimento alle famiglie che abbiano in sé persone anziane, malate o diversamente abili.
Nel momento in cui, nel comma terzo vedo la promozione delle responsabilità genitoriali, comprendo che ci si voglia riferire, sebbene in maniera troppo blanda per i miei gusti, alla coppia composta di uomo e donna, ma siccome la parola “eterosessuali” viene chiesto di introdurla nella parte successiva del comma, scisso rispetto al concetto di cui sopra, da un punto, sono estremamente favorevole all’approvazione attento a quello che farà la maggioranza in riferimento a questo problema, quindi riservo il mio voto all’esito della votazione su questo subemendamento, ribadendo che, comunque sia e comunque vada, il tipi famiglia alla quale guardo in relazione al comma terzo, è quella — e non potrebbe essere altrimenti, in quanto la Costituzione sovraintende a tutto il corpus legislativo e giuridico — dell’art. 29 della Costituzione.
Chiedo fin d’ora, onde evitare di intervenire successivamente, la votazione per parti separate in quanto sul comma terzo credo che ci debba essere un voto ad hoc.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati.

Silvana AMATI. Anche nel caso della discussione in oggetto, se ricordate il lavoro della Commissione, le audizioni, le discussioni intercorse, non potete non apprezzare una modifica sostanziale al testo iniziale, che pure era stato votato dalla Commissione. Il famoso “libretto verde” che ha girato per tutte le audizioni nelle Marche, non portava, rispetto al comma due, la prima parte della definizione, quindi credo sia oggettivo riconoscere un lavoro propositivo da parte dei colleghi della Commissione, che certamente è nato dal voler cogliere le radici, la storia della cultura della famiglia, così come espressamente vissuta nel nostro territorio, anche se riteniamo di accogliere quell’emendamento presentato da Romagnoli che parla della famiglia, eliminando le Marche, perché la definizione della famiglia va al di là della questione localistica che pure appartiene al territorio regionale.
E’ chiaro che il confronto con le diverse culture ed anche con i suggerimenti della CEM, che pure è bene si svolgano su un campo diverso da quello proprio della istituzione della politica intesa come gestione dell’istituzione, segna questa diversità.
Per il resto non penso sia possibile esercitare altre modificazioni. Tra gli emendamenti qui proposti riteniamo di accogliere quello n. 34 di Favia, che parla delle famiglie monoparentali, disabili e invalidi e null’altro, anche perché non riteniamo di modificare un equilibrio raggiunto, tanto meno riteniamo che gli organi di stampa abbiano diritto, dovere e potere di diventare consiglieri regionali e di fare emendamenti.

Roberto GIANNOTTI. Quindi vuol dire che la nostra interpretazione non è giusta?

Silvana AMATI. Io dico che l’equilibrio raggiunto è quello che porto al voto. Poi c’è la Costituzione italiana, lo dice sempre il Presidente. (Interruzione del consigliere Giannotti).

PRESIDENTE. Consigliere Giannotti, abbiamo accettato l’invito a concludere alle 20,30...

Roberto GIANNOTTI. Allora l’invito adesso lo do io: chiedo il voto per appello nominale a nome anche di Pistarelli e Ceroni.

PRESIDENTE. Che problema c’è? Prego di procedere alla votazione per appello nominale del subemendamento 029.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini sì
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni sì
Cesaroni sì
Ciccioli sì
Comi no
D’Ambrosio no
D’Angelo assente
Donati no
Favia sì
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni no
Minardi no
Modesti assente
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli assente
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Spacca assente
Tontini no
Trenta sì
Viventi assente

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale dell’emendamento n. 29 a nome di Pistarelli, Ceroni e Giannotti.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini sì
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni sì
Cesaroni sì
Ciccioli sì
Comi no
D’Ambrosio no
D’Angelo assente
Donati no
Favia sì
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli assente
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi assente
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Spacca assente
Tontini no
Trenta assente
Viventi assente

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 30. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 31. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 32. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 33. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 034. Ha la parola il consigliere Amati.

Silvana AMATI. Lo ritiro, perché il collega Secchiaroli ci ha illustrato — ed è certamente persona competente — che oggi la definizione più opportuna — anzi chiederei di rivedere il testo anche nelle altre parti come coordinamento tecnico — non è diversamente abili come si diceva, bensì disabili. Quindi lo ritiro.

Emendamento n. 34. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 35. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 36. Va votato per parti separate. Pongo in votazione i commi 1, 2 e 4.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Questo è un altro dei punti centrali della posizione espressa dalla Casa delle libertà e dal gruppo di Forza Italia. Lo pongo in votazione, così come dobbiamo rilevare, con disappunto, che due delle questioni fondamentali care al mondo cattolico marchigiano sono state calpestate in quest’aula. Prima l’avete fatto con una gravissima omissione sulla tradizione cristiana della nostra regione, adesso lo fate disconoscendo il ruolo e il valore della famiglia naturale fondata sul matrimonio. Questa è una scelta culturale che non mi scandalizza, che appartiene ad una cultura che non è la cultura cattolica e delle Marche, questo è un dato oggettivo e siccome le vostre fortune politiche fanno riferimento anche a questa cultura — Secchiaroli è l’espressione di questo connubio, nel senso che appartiene a quella sinistra cattolica da tempo impegnata su questo versante — nessuno può negare che c’è stato questo rapporto, anche se Ascoli, oggi, l’ha dileggiato. Io mi sarei aspettato un intervento più misurato dall’assessore Ascoli, nel senso che, ospite in questo paese, poteva avere maggiore rispetto...

Ugo ASCOLI. “Ospite in questo paese”? Ma non ti vergogni?

Roberto GIANNOTTI. Mi hai capito bene. Venire in quest’aula a difendere le tue ragioni...

Ugo ASCOLI. Vergognati! Vergognati! Ti devi vergognare!

Roberto GIANNOTTI. Capisci il senso. Ti ho detto...

Ugo ASCOLI. Ver-go-gna! Ti devi vergognare!

Roberto GIANNOTTI. Ma di cosa? Lui è ospite religioso. Questo era il senso e il significato. E’ venuto qui oggi a dirmi che quel tipo di attenzione e di rispetto per la sua esperienza religiosa...

Ugo ASCOLI. Ti devi vergognare!

Roberto GIANNOTTI. Se cercate la rissa con me... (Interruzioni). Se ho usato un termine improprio chiedo scusa. Ho detto che venire in quest’aula non solo a richiamare la valenza della propria esperienza religiosa, che è un dato oggettivo che va riconosciuto, ma oltrepassare il limite nell’attaccare, così come è stato fatto, i guasti prodotto dalla cultura cattolica, questo è inaccettabile. Questo me lo devi consentire, oltre le scuse.
Rispetto a questo non mi sembra che sia stato ripreso il senso e il significato di questa posizione, sia stato recepito l’appello dei vescovi marchigiani e delle associazioni. Non sono da tralasciare il contributo decisivo dato dal forum, la raccolta delle firme, la petizione popolare, l’invasione di messaggi di posta elettronica che credo abbiano coinvolto tutti in questi giorni. Se a questo ci aggiungete la perla finale di questa parificazione delle famiglie naturali fondate sul matrimonio e delle famiglie gay, non mancano elementi per indurci a non votare questo articolo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Presidente, sono in forte imbarazzo, e ti chiedo scusa Ascoli, ma capisco anche il mio capogruppo, quindi voglio capire la sua sensibilità in questo dramma che si consuma quotidianamente.
Ritengo che Statuto significhi statuire, cioè non ad escludendum. Non possiamo, in una comunità ormai globalizzata, che si basa su regole a volte indipendenti e che mettono in dubbio la coscienza dell’uomo libero nel capire, non dare il significato di “statuire”, qualcosa che nella diversità e dalla diversità comprenda tutti. Il lavoro di Silvana Amati è stato duro, egregio, e in quattro anni l’osservatore attento non poteva non capire qual era il dramma vero di chi fa quella politica pura, che entusiasma, la polis. Oggi la polis è il mondo, per cui in una regione come le Marche che affronta in aula i problemi, quel tono esagerato ed esasperato della parte, è fuori luogo. Ecco perché mi sento libero nella coscienza di votare uno Statuto che pure non appieno risponde alla mia coscienza di dovere cristiano. Noi abbiamo dieci regole, abbiamo una Costituzione, quindi la sintesi vera qual è? Quella di dire “come uomo libero laico do una risposta il più possibile attinente, calata nella nostra comunità regionale”, ma non dimenticando mai che parliamo di internazionalizzazione, che parliamo di dialogo interreligioso, che parliamo di morale, di etica, quindi questo scontro su articoli che comunque tendono a statuire, anche nel preambolo, pur non appieno rispondente alla mia coscienza cristiana, non lo condivido. Parliamo di perdono, parliamo di convivenza, parliamo di solidarietà, ma non dimentichiamo che la legge vera della vita si fonda sull’amore. La vita è un dono che non ci appartiene, nella quale noi, in maniera immorale e arbitraria, a volte, vogliamo escludere gli altri, convinti del credo della nostra parte. Non è questo. Statuire lo Statuto è un atto fondamentale dovuto alla nostra comunità, quindi per il senso laico dello Statuto voterò a favore e non parlerò più, però nella nostra coscienza facciamo sì che il nostro no e il nostro sì non vadano ad incidere in una comunità che deve educare, scolarizzare attraverso un principio sano, andando ad incidere sulle nuove generazioni.
Questo è il senso dello Statuto, questo significa statuire, questo per me significa legiferare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Questo è un altro degli articoli su cui abbiamo concentrato la nostra attenzione, i nostri sforzi in Commissione con i colleghi Romagnoli e Castelli e ora in quest’aula, con lo spirito di trasparenza e coerenza che ci ha sempre contraddistinto come gruppo di An.
L’articolo 4 dedica giustamente un terzo comma alla famiglia. Lo fa, però in maniera parziale, in maniera ambigua e questo dà più risalto e nell’occhio, perché se nell’incipit del comma 3 si parla della famiglia — ”La Regione riconosce il valore storico, sociale, economico della famiglia” — che senso avrebbe far sì che, poco dopo, si dica “promuovendo responsabilità genitoriali. A tal fine adotta le poi opportune politiche di sostegno alle giovani coppie”? L’abbiamo già detto: “politiche di sostegno”, perché la famiglia abbiamo già detto essere riconosciuta come valore.
Allora lo si fa perché da una parte non si può parlare se non di famiglia, dall’altra parte, nella maggioranza c’è chi intende la famiglia anche in altro senso rispetto al dettato della Costituzione, allora si aggiunge il concetto delle giovani coppie, delle famiglie socialmente svantaggiate, delle numerose, delle monoparentali, tanto per fare un “blob” e confondere chi, da una parte e dall’altra avrebbe voluto un altro tipo di indicazione, molto più coerente, molto più diretta, molto più esplicita.
Abbiamo tentato, anche nell’aula, di esplicitare questo tipi concetto di famiglia fondata sul matrimonio, di famiglia costituzionalmente riconosciuta ma non ci siamo riusciti. Questo significa che l’ambiguità permane e che effettivamente il retropensiero è quello di parlare di altro, oltre che della famiglia costituzionalmente intesa. Lo si faccia esplicitamente. Qualche Regione lo ha fatto, lo faccia anche le Marche. Altre Regioni hanno parlato di coppie di fatto, di coppie omosessuali, di diritti delle coppie omosessuali: lo faccia anche questa maggioranza, almeno siamo più chiari, espliciti, diretti, trasparenti. Invece è rimasto un comma che non piace a nessuno. Se questa è la vostra mediazione, presidente Amati, è una mediazione in basso e non in alto. Noi voteremo contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ascoli.

Ugo ASCOLI. Lo scontro precedente è stato uno scontro che mai avrei voluto si verificasse in un’aula della Repubblica italiana, perché spero che a Giannotti quel concetto sia sfuggito dal profondo della sua ignoranza. Usare il concetto di “ospite” è un modo di usare concetti della propaganda fascista. Mi auguro che sia uscito dal profondo della tua ignoranza. Se è dal profondo della sua ignoranza accetto le sue scuse. (Interruzioni). Benissimo, lei può andare e continui con la sua profonda ignoranza. Può continuare con la sua profonda ignoranza. (Interruzione). Io ho detto delle verità storiche, non ho dileggiato e non mi permetto di dileggiare nessuno... (Interruzione del consigliere Brini). Continui, signor Brini, anche lei, porti avanti anche lei la sua ignoranza profonda. Molto bene, prendiamo atto... (Interruzione) ...anche della sua profonda cultura, della sua profonda ignoranza, signor Brini.

Ottavio BRINI. ...stai calmo! Offendi il popolo! (Continuano i battibecchi fra i consiglieri Brini e Giannotti e l’assessore Ascoli)

Ugo ASCOLI. Continuate con la vostra profonda ignoranza.

Ottavio BRINI. Me ne vado....

Ugo ASCOLI. Ma sì, signor Brini, può andare, può andare. Per questa sera mi pare che abbia detto abbastanza. (Interruzioni accese). Mi pare che questa gazzarra sia la migliore risposta al mio intervento. Grazie.

PRESIDENTE. Pongo in votazione i commi 1, 2 e 4 dell’articolo 4.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il comma 3 dell’articolo 4.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Emendamento n. 37. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 38. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 39. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 40. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 40 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Subemendamento n. O40 bis/2. Ha la parola il consigliere Amati.

Silvana AMATI. Questo emendamento è prevalentemente tecnico, in quanto si era deciso di mettere insieme il paesaggio e le questioni culturali, poi si è accolto, all’interno di questa riflessione, una parte dell’emendamento D’Angelo-Rocchi e su questo c’è un subemendamento. Sarebbe bene che chi ha presentato il subemendamento lo illustrasse per poterlo votare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. C’è stato l’inserimento, nell’emendamento tecnico, di un subemendamento in riferimento alla parola “animali”, specificando che sono animali domestici, visto che si parla di convivenza tra animali e persone.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Faccio appello al collega Tontini di ritirare il subemendamento, perché la convivenza io ce l’ho con tutti gli animali, non solo con quelli domestici. Mi sembra talmente riduttivo che, messo in uno Statuto scredita tutti. La buona convivenza e il rispetto io ce l’ho con tutti gli animali.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 40 bis/2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 40 ter. E’ assorbito 
Emendamento n. 41. E’ ritirato?

Pietro D'ANGELO. E’ ritirato.

Emendamento n. 42. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 43. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 5 emendato.

Il Consiglio approva

Emendamento 44. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 45. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 46. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

L’emendamento n. 47 è stato ritirato.
Emendamento n. 48. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Domani, alle 9,30, inizieremo la seduta con il titolo II, “Forme di governo”.
La seduta è tolta.


La seduta termina alle 20,25