Resoconto seduta n. 2 del 14/06/2000
RESOCONTO INTEGRALE
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SEDUTA DI MERCOLEDÌ 14 GIUGNO 2000
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUIGI MINARDI
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La seduta inizia alle 10,45 (antimeridiana)



Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto, ai sensi dell'art. 29 del Regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 1 del 29 maggio 2000.



Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E' stata presentata, ad iniziativa dei consiglieri Bertucci, Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Favia, Grandinetti e Trenta, la proposta di legge: «Interventi a favore della famiglia».


Proposta di regolamento
(Annuncio)

PRESIDENTE. E' stata presentata, ad iniziativa dell'Ufficio di Presidenza, la proposta di regolamento n. 1, concernente: «Modificazioni ed integrazioni del Regolamento interno del Consiglio regionale», iscritta all'ordine del giorno.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo, ad iniziativa della Giunta regionale:
— «Programma degli interventi per l'anno 2 7000 - criteri e modalità per la concessione dei contributi ai sensi degli articoli 2 e 3 della l.r. 6 agosto 1997, n. 51: Norme per il sostegno dell'informazione e dell'editoria locale»;
— «Art. 53 dello Statuto regionale, art. 38, comma 6, della l.r. 42/1988, come sostituito dall'art. 12, comma 3, della l.r. 54/1997: Assunzione a tempo determinato, per le esigenze del Servizio art "Art. 53 dello Statuto regionale, art. 38, comma 6, della l.r. 42/1988, come sostituito dall'art. 12, comma 3, della l.r. 54/1997: Assunzione a tempo determinato, per le esigenze del Servizio programmazione e dell'area di coordinamento n. 4 "Programmazione", del dott. Dario Levi»;
— Art. 53 dello Statuto regionale, art. 38, comma 6, della l.r. 42/1988, come sostituito dall'art. 12, comma 3, della l.r. 54/1997: Assunzione a tempo determinato, per le esigenze del Servizio commercio, fiere e mercati, consumatori e prezzi, del dott. Paolo Mannucci»;
— Art. 53 dello Statuto regionale, art. 38, comma 6, della l.r. 42/1988, come sostituito dall'art. 12, comma 3, della l.r. 54/1998: Assunzione a tempo determinato, per le esigenze del Servizio artigianato e industria e dell'area di coordinamento n. 5 "Sistema produttivo", del dott. Pietro Marcolini»;
— Art. 53 dello Statuto regionale, art. 38, comma 6, della l.r. 42/1988, come sostituito dall'art. 12, comma 3, della l.r. 54/1997: Assunzione a tempo determinato, per le esigenze del Servizio lavori pubblici, dell'ing. Michele Pierri»; -
— Art. 53 dello Statuto regionale, art. 38, comma 6, della l.r. 42/1988, come sostituito dall'art. 12, comma 3, della l.r. 54/1997: Assunzione tempo determinato, per le esigenze del Servizio artigianato e industria, della dott.ssa Paola Bichisecchi.
Gli atti sopracitati saranno assegnati alle rispettive Commissioni consiliari non appena le stesse si saranno costituite.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state altresì presentate le seguenti mozioni:
— n. 1 del consigliere Avenali: «Aumento minimi delle pensioni»;
— n. 2 dei consiglieri Procaccini e Martoni: «Manifestazione nazionale gay a Roma»;
— n. 3 dei consiglieri Procaccini e Martoni: «Vittime scontro treni linea Parma - La Spezia».




Nomina

PRESIDENTE. Comunico inoltre di aver provveduto, con mio decreto n. 1 del 5 giugno 2000, alla seguente nomina: due componenti nel consiglio di amministrazione della cooperativa artigiana di garanzia "Kuferle" di Ascoli Piceno.


Proposta di regolamento (Discussione ed esame degli articoli): «Modificazioni ed integrazioni del Regolamento interno del Consiglio regionale» Ufficio di presidenza (1)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca, al punto 1): Proposta di regolamento n. 1, ad iniziativa dell’Ufficio di Presidenza concernente: “Modificazioni d integrazioni del Regolamento interno del Consiglio regionale”.
Ha la parola il relatore, consigliere Giuseppe Ricci. Raccomando ai consiglieri che intendano intervenire, di iscriversi entro 30 minuti dall’inizio dell’intervento del relatore, ai sensi dell’art. 35 del regolamento.

GIUSEPPE RICCI. Presidente, colleghi, la presente proposta di regolamento nasce dall’esigenza di corrispondere ad alcune innovazioni che sono state introdotte dalla legge costituzionale 22.11.1999, n. 1 e da una ulteriore esigenza che si riscontra per quanto riguarda la composizione delle Commissioni consiliari permanenti. In particolare, questa proposta di modifica del regolamento si articola su tre direttrici specifiche, quindi non assume una valenza generale, ritenendo l’Ufficio di presidenza che una modifica generale del regolamento possa e debba avvenire successivamente all’approvazione delle modifiche statutarie, quindi alla nuova organizzazione che si determinerà nell’ambito regionale a seguito della nuova disciplina che organizza il sistema delle Regioni a statuto ordinario.
Le tre modifiche oggi in discussione sono specifiche. La prima tende ad introdurre il principio per cui possono e debbono partecipare alle sedute del Consiglio regionale e della Commissioni gli assessori non consiglieri regionali.
La seconda modifica introduce ed istituzionalizza la Commissione speciale per le riforme, che abbiamo chiamato “Commissione speciale per la modifica dello Statuto e della legge elettorale”.
La terza modifica introduce una ulteriore Commissione consiliare permanente che viene chiamata “Commissione per le politiche comunitarie”, che diventa la VI Commissione consiliare permanente, regolamentata dall’ordinamento regionale.
La prima modifica tende ad inserire a pieno titolo gli assessori all’interno dell’aula consiliare, in modo tale che possano intervenire ai lavori con le competenze che sono proprie dei membri della Giunta anche coloro che sono stati nominati all’esterno del Consiglio regionale. La legge di riforma costituzionale, nell’attribuire al Presidente della Giunta la competenza diretta di nomina e revoca degli assessori, prevede che lo stesso, entro dieci giorni dalla proclamazione degli eletti nomini la Giunta. In passato la Giunta doveva essere nominata all’interno del Consiglio regionale. Questa nuova figura istituzionale dell’assessore non consigliere, introdotta con la modifica costituzionale, di fatto nella nostra regione ha trovato immediata applicazione, ma se vogliamo, già al termine della scorsa legislatura avevamo fatto una previsione in tal senso, tanto che il Consiglio regionale aveva già approvato una legge che disciplinava il trattamento giuridico ed economico degli eventuali assessori non consiglieri.
Il Presidente si è avvalso di questa facoltà, quindi noi abbiamo necessità di procedere con immediatezza alla modifica del regolamento, consentendo agli assessori tutti di partecipare ai lavori dell’Assemblea e consentendo agli assessori tutti di partecipare ai lavori delle Commissioni. E’ chiaro che la partecipazione dell’assessore non consigliere è limitata e svolta secondo quelle che sono le prerogative che competono ai componenti della Giunta. Quindi non c’è la stessa possibilità di intervento generale che compete ai consiglieri regionali, ma c’è una competenza specifica in relazione a quelle che sono le prerogative della Giunta già stabilite dal regolamento stesso.
Nell’atto si dice che gli assessori “possono partecipare ai lavori e devono se richiesti”. Qualcuno ha fatto delle osservazioni in merito a questa articolazione del “possono e debbono”: credo che sia un fatto abbastanza scontato, perché nel dire “possono” si stabilisce un criterio rispetto al quale ogni assessore ha diritto di partecipare ai lavori; il fatto che essi “debbono” partecipare è un principio che tende ad equipararli ai consiglieri regionali o agli assessori-consiglieri regionali nel momento stesso in cui se ne ravvisa la necessità per il fatto stesso che viene trattato un tema del quale gli assessori sono competenti o per il quale hanno delle deleghe specifiche da parte del Presidente. Questa è la prima modifica che introduciamo in applicazione della legge costituzionale n. 1 del 1999.
La seconda modifica che si introduce, sempre in applicazione della legge costituzionale n. 1 del 1999 è quella della istituzionalizzazione della Commissione per la modifica dello Statuto e per la legge elettorale. Anche nella precedente legislatura era stata istituita una Commissione, per la verità anche in deroga rispetto alle prerogative generali che sono previste dal regolamento per i componenti, per la composizione e per le modalità di lavoro della Commissione speciale. Era evidentemente già acquisito un parere generale delle presenze dei gruppi consiliari rispetto ad una deroga che non poteva essere contenuta nei nove componenti che sono già previsti per la Commissioni speciali. In questo caso noi non andiamo a definire esattamente il numero dei componenti la Commissione speciale, ma diciamo che il numero sarà definito con delibera dell’Ufficio di presidenza, cercando di rispecchiare la composizione dei gruppi consiliari presenti in aula e cercando di tener conto anche della loro consistenza. Però la istituzionalizziamo in un altro verso: nel senso che le diamo le stesse prerogative che sono proprie delle Commissioni consiliari permanenti per il periodo di tempo e per le competenze specifiche che ad essa spettano. La lasciamo cioè come Commissione speciale, tenendo conto che le Commissioni speciali debbono essere definite nel tempo per quel che riguarda la durata di effettivo funzionamento della Commissione e nello stesso tempo debbono avere anche un compito specifico; per il resto vengono applicate alla Commissione speciale tutte le prerogative che sono proprie delle Commissioni consiliari permanenti, prevedendo altresì che oltre alla funzione di revisione dello Statuto, che può essere già applicata in relazione alle competenze che sono state definite con la legge costituzionale 1 del 1999 o anche in relazione ad altre competenze che potranno essere definite con la riforma in senso federale dello Stato, avrà competenze anche rispetto alla legge elettorale, che diventerà prerogativa del Consiglio regionale in quanto a definizione e meccanismo, ma darà anche un parere sulla proposta di regolamento generale che dovrà essere fatta successivamente, non appena il nuovo Statuto sarà stato approvato.
Vi è stata una discussione, in altre Regioni, abbastanza significativa e vivace rispetto al ruolo che i Consigli regionali debbono assumere. A me pare abbastanza chiaro ed evidente che quel che si dice, cioè che questa diventa una legislatura costituente, sia sotto gli occhi di tutti, quindi non esiste una interpretazione diversa rispetto al ruolo che dovranno assumere le Regioni da qui alla scadenza naturale di questa legislatura, quindi al 2005. Lo Stato si articolerà come Stato unitario, comunque come Stato federale, quindi le Regioni avranno la propria autonomia, avranno delle competenze proprie in materia legislativa e sulla base di queste competenze decideranno pienamente, rispondendo quindi ai cittadini della regione stessa.
Il principio che già da subito qualcuno tende a sancire, è che questo potere delle Regioni non solo si articolerà con l’approvazione della modifica dell’art. 117 della Costituzione; alcuni presidenti di Consigli regionali, come quello della Toscana, hanno già proposto di studiare giuridicamente la possibilità e l’opportunità di considerare le Assemblee regionali come Parlamenti regionali. Non è un fatto di dizione né un fatto che tenda a dare più tono, più livello, più rilievo ad un’Assemblea quale quella nella quale di troviamo ma è un fatto sostanziale. E’ chiaro che dovrà essere approfondito giuridicamente, e potrà essere fatto anche dalla Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali, ma già potrebbe trovare una sua sostanziale applicazione in relazione al fatto che, al contrario di quanto stabilisce l’art. 117 della Costituzione, che dà alle Regioni la potestà legislativa, per ora, in relazione a delle leggi di riferimento che sono di competenza del Parlamento nazionale, la modifica dell’art. 121 della Costituzione attribuisce alle Regioni delle competenze proprie in materia legislativa, basti dire che le Regioni debbono adeguare gli statuti prevedendo e stabilendo quali sono le forme di governo della Regione e stabilendo qual è la legge elettorale. Ci sono quindi già delle attribuzioni proprie che vengono assegnate alle Regioni e che non rientrano nella cornice di riferimento nazionale. Di fatto, già lo Stato ha riconosciuto alle Regioni un’autonomia piena in materia legislativa, senza necessariamente inquadrarla all’interno di un contesto nazionale. Credo che questo sia il punto focale. Quindi, al di là del fatto che questo riconoscimento possa avvenire da oggi e debba avvenire domani, noi già andiamo a disegnare un nuovo scenario per cui lo Stato riconosce da subito il federalismo e questo riconoscimento del federalismo deve portare quest’aula a svolgere pienamente la funzione di organo legislativo e di organo di indirizzo rispetto al quale il Governo ha una necessità di raccordarsi perché le politiche generali che poi dovranno essere oggetto di azione amministrativa e di governo e quindi di competenza della Giunta regionale, possano e debbano essere inserite nel contesto generale della disciplina giuridica che il Consiglio si darà.
Questo è un tema sul quale dovremo approfondire molto, sul quale ci sarà necessità anche di avere apporti significativi, sul quale ci sarà ulteriore necessità di avere delle possibilità di confronto esterno, convegni o incontri con rilevanti esperienze e rilevanti professionalità che l’Ufficio di presidenza intende mettere a disposizione delle Commissioni tutte, del Consiglio regionale ma anche dei cittadini marchigiani affinché il confronto sia particolarmente alto e significativo.
Questo è il discorso principale che tende a istituzionalizzare la Commissione speciale. E’ chiaro che ci sono poi alcuni emendamenti nel merito dei quali cercherò di esprimere il mio parere di volta in volta che li esamineremo. Alcuni mi pare che siano anche abbastanza oggettivi ed ovvi, per cui credo che non ci siano posizioni pregiudiziali, mentre altri tendono a stravolgere il contenuto e le competenze, quindi nel merito faremo una discussione più approfondita.
Il terzo aspetto che modifichiamo con questo regolamento è l’inserimento della Commissione per le politiche comunitarie. Anche qui ci sono state e ci saranno in quest’aula valutazioni diverse. Non si è voluto fare una forzatura politica per l’inserimento di una Commissione in più perché non ha senso, non avrebbe avuto senso in questa fase della legislatura. Però nessuno può chiedere o pensare che la legislatura non abbia legittimità nel momento stesso in cui ha avuto formalmente inizio in quest’aula, dotandola degli organi istituzionali per il funzionamento del Consiglio, per fare delle proposte che hanno anche valenza politica, ma che hanno una valenza in relazione alla funzionalità stessa del Consiglio, alla efficienza e alla possibilità che i consiglieri debbono avere di dare risposte compiute e complete rispetto alle problematiche che qui vengono trattate.
Ci sono già alcune Regioni che hanno istituito la Commissione per le politiche comunitarie. Credo che tutti i colleghi siano a conoscenza del fatto che le politiche comunitarie rappresentano una fonte che possiamo definire “principale” di finanziamenti anche per l’applicazione e l’esecuzione di leggi che ci diamo o ci siamo dati per quel che riguarda in modo particolare lo sviluppo economico, ma se vogliamo lo sviluppo complessivo del “sistema Marche”. E’ quindi indispensabile prevedere che esista una Commissione, chiamata “per le politiche comunitarie”, la quale abbia competenze specifiche in alcune materie che potremmo definire, senza enfasi, di politica internazionale. Si tratterà di attingere alle risorse comunitarie per tutto quel che attiene alla cooperazione internazionale, che è una competenza diretta del Presidente della Giunta regionale, ma che deve e può trovare all’interno della Commissione specifici approfondimenti e specifiche capacità di approfondimento.
Su questa Commissione ci sono pareri divergenti: qualcuno la considera troppo debole, qualcuno troppo forte. Io la considero come deve essere considerata, cioè una Commissione che ha competenze dirette per quanto riguarda la possibilità di dare un contributo attivo anche alla definizione degli strumenti d’intervento con i finanziamenti che sono previsti dall’Unione europea, e una Commissione che ha e deve avere la possibilità di intervenire e dare pareri, come previsto dalla modifica del regolamento, anche su tutti gli atti che comunque comportano una disponibilità di risorse che può essere aggiuntiva anche alle risorse regionali ma che derivano da finanziamenti dell’Unione europea. E’ quindi una Commissione che ha un potere importante, un significato importante.
Voglio ricordare che nell’anno 1999 abbiamo svolto una seduta particolare di Consiglio, il 13 agosto, per definire la territorializzazione dell’Obiettivo 2. Credo che questa cosa non debba più avvenire, non possa più avvenire: l’aula deve essere a conoscenza nei tempi dovuti e con gli approfondimenti necessari di tutto quel che concerne la possibilità di attingere a finanziamenti comunitari e deve avere la possibilità di partecipare anche alle scelte che saranno fatte o che sono fatte e debbono essere ulteriormente verificate, controllate, per tutto ciò che attiene al rapporto fra la Regione e il sistema europeo inteso come insieme di interventi dell’Unione europea.
Questo è il ruolo essenziale della Commissione politiche comunitarie; questo è il motivo per il quale la Commissione politiche comunitarie viene insediata ed istituita contestualmente alle altre Commissioni. Abbiamo un regolamento che prevede che ogni consigliere sia assegnato ad una Commissione: sarebbe un assurdo prevedere oggi di assegnare i consiglieri a cinque Commissioni e magari, fra due mesi, a lavori già iniziati, prevedere uno scorporo delle Commissioni, passando alcune competenze alla Commissione politiche comunitarie, fare uscire i consiglieri che hanno già iniziato il loro lavoro in altri ambiti e farli entrare nella Commissione VI che oggi andiamo ad istituire.
Ecco il motivo per cui c’è legittimità nel fare la proposta, c’è oggettiva necessità di avere una Commissione che partecipi anche alle scelte del Governo regionale per quello che riguarda gli strumenti di programmazione e d’intervento sulle politiche comunitarie e che riferisca periodicamente in aula, facendo un’azione di monitoraggio rispetto alle attuazioni degli strumenti e degli interventi di politica comunitaria.
Questi sono i tre elementi che avevo enunciato nella parte iniziale del mio intervento che noi intendiamo modificare con il regolamento. Rispetto a questo credo che ci siano delle proposte di emendamento anche abbastanza oggettive che non dovrebbero suscitare grandi e appassionati interventi nella valutazione di questi elementi. Altre valutazioni che possono essere fatte in relazione ad altri emendamenti presentati ci riserviamo di discuterle insieme.
Questa proposta dell’Ufficio di presidenza è stata licenziata all’unanimità, su di essa c’è stato un confronto con i presidenti di gruppo. Il confronto non è stato unitario nelle sue interpretazioni finali, comunque è una proposta complessiva rispetto alla quale aspettiamo il dibattito e proporremo le nostre valutazioni in relazione al dibattito stesso.

PRESIDENTE. E’ aperta la discussione. Ha chiesto di parlare il consigliere Giannotti. Ne ha facoltà. Ricordo a tutti i consiglieri che ci sono altri dieci minuti per potersi iscrivere e per partecipare al dibattito.

ROBERTO GIANNOTTI. Credo che sulla nuova articolazione ci sia ben poco da dire rispetto alle cose che sono state sottolineate nella Conferenza dei presidenti di gruppo ma che appartengono al dibattito di queste ultime settimane. Secondo noi, questa proposta dell’Ufficio di presidenza coglie l’esigenza di un lavoro specifico in un settore di fondamentale importanza quale quello relativo alle politiche comunitarie. Quindi, da questo punto di vista credo che l’allargamento a sei Commissioni permanenti sia un fatto positivo sul piano dell’organizzazione del nostro lavoro. Così come credo che la scelta relativa all’introduzione di meccanismi innovativi sul piano dell’espressione del voto sia un segnale importante di adeguamento del patrimonio funzionale del Consiglio regionale.
Vorrei ribadire qui quello che ho detto in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo: auspico che oltre a questo passaggio importante, che può esserci d’aiuto a contare, si affronti il problema di un potenziamento del servizio informativo ai singoli consiglieri regionali.
Una delle questioni di fondo che il singolo consigliere si trova a dover affrontare è quella relativa all’informazione, cioè la possibilità di avere in tempi reali notizie sulle scelte che la Giunta regionale compie: gli atti deliberativi e, se volete, anche le determinazioni dei dirigenti assunte in relazione ad atti deliberativi. La possibilità di mettere in condizione i singoli consiglieri regionali di accedere alla banca dati della Giunta in tempi velocissimi credo sia un’esigenza che debba essere affrontata nei primi 90 giorni di mandato presidenziale. Se lei riuscisse veramente a risolvere questo problema, Presidente, credo che avremmo reso un servizio ai consiglieri regionali ma anche alla comunità marchigiana, perché il tipo di affronto delle scelte da parte del Consiglio sarebbe estremamente più facile.
Non ritorno sull’obbligatorietà della scelta relativa alla partecipazione degli assessori alle sedute del Consiglio perché credo sia un fatto dovuto.
L’altro aspetto importante contenuto in questo atto credo sia quello relativo alla istituzionalizzazione della Commissione Statuto, che deve continuare il lavoro già intrapreso nella precedente legislatura, evidentemente adeguandolo alle novità introdotte dal disposto legislativo; deve giustamente farsi carico di un’incombenza affidataci dalla legge, che è fondamentale sul versante della realizzazione del federalismo e che, se non fosse il solo segnale che arriva dalle Marche e se dalle Marche arrivassero anche segnali precisi da parte dell’esecutivo, del Presidente in ordine alla richiesta di devoluzione di alcuni funzioni importanti che oggi lo Stato assomma, non sarebbe un fatto negativo.
E’ importante questa scelta, così come credo sia importante che alla Commissione Statuto vengano affidate altre incombenze sul cui dettaglio entrerà in maniera più precisa il consigliere Pistarelli, ma che riguardano, sostanzialmente, le regole a cui dobbiamo tutti attenerci. Io credo che una Commissione come questa che affrontasse i nodi dello Statuto, che affrontasse i nodi della legge elettorale e che non si facesse carico delle regole di convivenza fra di noi, sarebbe una Commissione che fa un lavoro inadeguato.
E’ chiaro che questo processo di adeguamento della normativa non può assecondare le stesse logiche che mi pare stiano passando per quel che riguarda le scelte dell’Esecutivo. Le scelte dell’Esecutivo derivano da un responso elettorale: il centro-sinistra, pur essendo stato sconfitto alle elezioni ha vinto, quindi ha il diritto di governare in questa legislatura. Il Polo, pur avendo incrementato il proprio consenso, per cinque anni svolgerà un ruolo di opposizione.
Il discorso della norma elettorale è diverso, così come quello dello Statuto. E’ un discorso che deve garantire la piena agibilità e deve riconoscere il contributo pieno dell’Assemblea elettiva, quindi anche delle opposizioni. Se qualcuno avesse tentazioni di provvedimenti assunti a maggioranza ci pensi bene, anche perché la legge non lo consente, quindi meccanismi di difesa possono essere attivati benissimo dalle opposizioni. Crediamo che su questo ci debba essere un concorso pieno di tutte le componenti del Consiglio regionale.
Per quel che riguarda l’articolazione numerica delle Commissioni noi abbiamo già detto in Conferenza dei presidenti di gruppo e ripetiamo oggi la proposta: a noi sembra che la proposta dell’Ufficio di presidenza, anche se ha recepito un aspetto che avevamo posto, non tiene conto della necessità di una diversa composizione della Commissione bilancio, che per il ruolo che svolge — ruolo di cerniera, ruolo di riferimento essenziale rispetto al dibattito complessivo — non potrà essere così composta, non consentendo una partecipazione piena delle opposizioni.
L’emendamento che abbiamo presentato come “Casa delle libertà” è rivolto a cogliere questa esigenza, quindi a consentire che tutti i gruppi di opposizione, in qualche modo possano far parte di questo organismo di lavoro. La proposta che abbiamo avanzato è quindi quella della trasformazione del numero dei membri della Commissione bilancio da 6 a 7 e la contestuale riduzione da 8 a 7 dei membri della Commissione sanità.
Ultima questione che voglio porre, ma che è una considerazione sulla quale avremo modo di ritornare sia nel lavoro della Commissione che nel lavoro del Consiglio è che comunque, Presidente D’Ambrosio, questa nuova veste di “governatori” che avete assunto...

VITO D’AMBROSIO, Presidente della Giunta. Io sono presidente, non sono governatore. I governatori sono altrove: negli Stati Uniti d’America.

ROBERTO GIANNOTTI. Questo nuovo ruolo che la legge assegna ai presidenti delle Giunte regionali pone l’esigenza di uno strumento di verifica e di controllo da parte delle opposizioni, quindi bisogna che comunque il dibattito, il lavoro che faremo, introduca uno strumento di controllo dell’attività della Giunta regionale, e comunque di alcuni aspetti dell’attività del Consiglio regionale. Mi verrebbe da pensare, per esempio, a tutta la problematica relativa alle aziende a partecipazione regionale, ma potrebbe valere anche per altri settori d’intervento. Comunque, si pone il problema di uno strumento che dia agibilità e dia la possibilità alle opposizioni di esercitare fino in fondo una funzione che la legge riconosce loro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Ciccioli. Ne ha facoltà.

CARLO CICCIOLI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, in linea di principio il gruppo di An è favorevole a tutti gli adeguamenti e miglioramenti del regolamento del Consiglio regionale che rendano migliori, più scorrevoli i lavori di questa istituzione.
Sul piano particolare, personalmente sono rimasto abbastanza perplesso del tipo di modifiche: alcune sono scontate e largamente condivise — è un atto dovuto al partecipazione degli assessori esterni ai lavori dell’aula, sicuramente il voto elettronico è un fatto innovativo, tra l’altro già predisposto dal precedente Ufficio di presidenza — viceversa, per quanto riguarda l’articolato in me ha suscitato perplessità la fretta con cui si è passati da 5 a 6 Commissioni. Proprio nello spirito di rendere i lavori del Consiglio più scorrevoli e fare battaglie su temi forti rispetto ai temi sui quali sia l’opinione pubblica che lo spessore delle proposte è assai più modesto, non ritengo di farne una questione di principio, però a mio parere il passaggio da cinque a sei Commissioni ha avuto un percorso rapido più utile ai problemi degli equilibrio interni della maggioranza rispetto a un dibattito sulla ripartizione dei lavori delle nuove Commissioni.
Mi è stato detto dal relatore Ricci e da altri autorevoli esponenti della maggioranza, che comunque il discorso delle politiche comunitarie assumerà un rilievo e un ruolo tale, nel futuro, che è opportuno creare questo spazio di Commissioni all’interno del Consiglio. Questo è sicuramente vero, e tra l’altro nel nostro spirito c’è l’idea di “Marche regione europea”, quindi di accentuare uno spazio per il dibattito preventivo sulle politiche comunitarie, ma è altrettanto vero ciò che ha detto in maniera molto autorevole l’ex assessore Moruzzi, che le grandi scelte sulle politiche comunitarie da qui al periodo prossimo venturo sono state tutte già fatte e quindi la Commissione per le politiche comunitarie non inciderà minimamente nelle scelte attuali. Quindi non c’era fretta. Forse c’era più fretta per cercare di ritrovare equilibri per le presidenza, per riparare il percorso della ripartizione degli assessorati tra le forze politiche della maggioranza.
Detto questo, non intendiamo fare una battaglia di principio. Viceversa, su un altro aspetto noi vogliamo eccepire: l’aspetto relativo alla ripartizione dei consiglieri nelle Commissioni. Noi riteniamo che non ci sia una gerarchia tra le Commissioni e che tutte le Commissioni abbiano pari dignità. Quindi, stante i numeri, il regolamento e le leggi attuali è opportuno assegnare a quattro Commissioni sette consiglieri e a due Commissioni sei, onde far tornare i numeri. In questo senso, tutti i presidenti di gruppo dell’opposizione — Alleanza nazionale, Forza Italia, Ccd e Cdu — hanno sottoscritto una proposta di emendamento che porta a 7 quattro Commissioni, proprio per dare la massima rappresentatività consentita a queste Commissioni, e due Commissioni a sei consiglieri.
Noi non riteniamo che ci debba essere una Commissione, sia essa la Commissione sanità o sia essa la Commissione agricoltura, industria e artigianato, come ho visto nell’emendamento sottoscritto dal presidente del gruppo Ds Silenzi, che debba avere un consigliere in più, menomando un’altra Commissione portandola a sei. Noi crediamo che ci sia una pari dignità di tutte le Commissioni e crediamo che la ripartizione da 7 e da 6 — il numero massimo consentito — sia quella giusta. In questo senso invitiamo i gruppi della maggioranza a rifletterci. Se questo è comodo ad alcune quote della maggioranza, potrebbe essere diminutivo del ruolo di alcuni gruppi della maggioranza portatori di un loro contenuto politico.
Circa la Commissione Statuto, le modifiche costituzionali e quelle che interverranno sulla legge elettorale la rendono indispensabile. Sono stati presentati da parte del gruppo di Alleanza nazionale degli emendamenti che saranno illustrati dal vice presidente di gruppo Pistarelli, relativi all’introduzione non solo della riforma dello Statuto e della riforma elettorale, ma anche della riforma del regolamento. Noi riteniamo che il regolamento del Consiglio sia un atto molto importante e il dibattito sull’articolazione del regolamento debba essere patrimonio di tutti i gruppi consiliari. Poiché la Commissione straordinaria per lo Statuto e la riforma elettorale è largamente rappresentativa, chiediamo che oltre alla materia dello Statuto e della riforma elettorale siano aggiunte anche le problematiche relative alla revisione del regolamento del Consiglio che, di fatto, è lo strumento sul quale noi lavoriamo ogni giorno. Anche su questo noi crediamo che ci debba essere attenzione da parte di tutti i gruppi e in particolare da parte dei gruppi minori o dei gruppi che sono stati eliminati dalla rappresentanza all’interno dell’Ufficio di presidenza. Su questo chiediamo il voto meditato di questa Assemblea.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Voglio svolgere considerazioni rapide, perché stiamo parlando non già della modifica dello Statuto come è parso dal dibattito e dalla relazione del Vicepresidente del Consiglio. Credo che in quell’occasione dovremmo discutere in maniera approfondita della modifica dello Statuto, perché esso introduce, all’interno di una modificazione più complessiva dello Stato che è in atto, aspetti significativi e di evoluzione e, secondo noi, anche di involuzione rispetto alla necessità di mantenere il ruolo delle assemblee elettive. Oggi sarebbe opportuno parlare della modifica del regolamento e non accentuare aspetti che non ci sono, perché un’accentuazione del federalismo come è stata posta a me pare impropria e perché, se mai, essa dovrà essere ricompresa dentro una discussione più compiuta dello Statuto. Oggi siamo a discutere a Costituzione invariata, quindi c’è la necessità di apportare modifiche, anche tecniche, per migliorare la funzionalità dello Stato. Fughe in avanti, oggi, per fortuna non sono possibili perché dobbiamo discutere nel merito. E’ per questo che il nostro gruppo pone forti perplessità rispetto all’introduzione di una Commissione che in qualche modo va oltre una modificazione che pure è specifica, propria e legittima. Nessuno mette in dubbio che ci debba essere una legittimità da parte dell’Assemblea e tanto più da parte di chi ha presentato la proposta stessa. Non stiamo a disquisire sulla necessità o sulla legittimità, ma siamo a porre delle perplessità di tipo politico, di tipo organizzativo per l’oggi e per il futuro. O si è all’interno di un quadro unitario dell’ente Regione, dove viene vista una funzione unitaria ma anche diversa di Governo ed Assemblea, di Giunta e Consiglio, oppure c’è chi cerca in maniera solo apparentemente tecnica di evidenziare una separatezza, di accentuare una concezione di tipo presidenzialistico e tecnocratico della Giunta. Noi non abbiamo un pregiudizio nel merito dell’istituzione della sesta Commissione, anzi accogliamo la riflessione autocritica di chi oggi la propone e che non proponeva ieri quando era in altri assunti — meglio tardi che mai! — comunque dobbiamo verificare l’utilità operativa e funzionale della Commissione stessa. Tanto più lo dobbiamo fare all’interno di un quadro di forte e fortissima modificazione, sia nazionale sia regionale. Non vorrei che prima si comperasse la frusta e poi il cavallo. Dovremmo fare una riflessione complessiva. Vedo nella composizione della sesta Commissione un rischio concreto: che essa svuoti già da ora tutte le altre Commissioni, tant’è — e non è un caso — che nella proposta di articolo 1 già la terza Commissione verrebbe in parte espropriata e depotenziata.
Siamo nel pieno di una discussione sulla riforma dello Stato, siamo nel pieno di una discussione sulla riforma dello Statuto: sono quelle le sedi entro cui far aumentare o diminuire le Commissioni. Non vediamo un’urgenza di ciò, ed è per questo che in maniera concreta, propositiva, costruttiva abbiamo proposto delle modifiche che possano andare nella direzione che noi chiediamo: da un lato riportare alla terza Commissione la competenza sull’emigrazione, perché ha necessità di essere integrata con le politiche attive del lavoro, anzi a mio avviso anche l’immigrazione dovrebbe essere ricompresa all’interno di questo principio; in secondo luogo perché oggi, in una discussione apparentemente tecnica, noi andiamo a prefigurare un assetto organizzatorio che rischia di essere immodificabile.
Sarebbe stato più utile avviare e dare corso — noi siamo d’accordo e la voteremo — alla proposta che sancisce pienissima legittimità alla Commissione Statuto che ha avviato un percorso proficuo già nella scorsa legislatura. Siamo d’accordo affinché ci sia una modificazione sin da subito. Anzi, questa cosa poteva essere fatta subito per consentire agli assessori esterni di avere pieno diritto — e secondo noi obbligo — di sedere nei banchi del Consiglio regionale, dopodiché fermarsi, perché non siamo più all’interno della scelta tecnica ma all’interno della scelta politica che vorremmo discutere senza pregiudizi ma anche senza nessuna fretta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

FABIO PISTARELLI. Presidente, colleghi, la proposta di regolamento che è il primo atto che questo Consiglio regionale e la nuova legislatura compiono, è proposta articolata che non deve essere sicuramente affrontata con spirito di tecnicismo o di purismo per quanto concerne la formalità dell’atto. Questo è atto che nelle sue pieghe ha dei passaggi politici molto delicati ed importanti.
La prima parte è relativa alla scelta di istituire una nuova Commissione, modificando profondamente l’assetto istituzionale di questa Regione e quello che è stato il processo di elaborazione del dibattito politico e del lavoro di preparazione e predisposizione degli atti legislativi e amministrativi negli anni passati. Si chiede una modifica profonda, perché si sottraggono delle competenze alla terza Commissione consiliare per affidarne ad una sesta Commissione che vedrà molto limitati gli argomenti di dibattito, di discussione e di predisposizione degli atti.
Notiamo, su questo, non solo la perplessità, già espressa dai nostri banchi, ma anche la netta contrarietà dai banchi di una parte della maggioranza.
Allora, già questa questione sottolinea un disagio che c’è, profondo, all’interno della maggioranza, esternato dalla minoranza in maniera chiara. Disagio che deve essere elemento di riflessione. Il partito Comunisti italiani ha depositato emendamenti chiarissimi volti a lasciare l’assetto istituzionale, la distribuzione delle deleghe e delle materie così come sono state oggetto di lavoro fino ad oggi. Aggiungiamo, noi, considerazioni anche di merito, oltre quelle fatte, relative al lavoro concreto che i colleghi consiglieri che faranno parte di quella Commissione andranno a svolgere. Parlare di politiche comunitarie, cooperazione allo sviluppo e solidarietà internazionale oltre che di emigrazione e immigrazione — argomenti senz’altro residuali per un Consiglio regionale — significa fare sì il paio con il nuovo assessorato attribuito alla dott.ssa Mattei, ma significa, oltre questo, poco altro. Il dibattito che facemmo nell’agosto scorso in quest’aula sulla ridefinizione dei territori relativi al nuovo Obiettivo 2, ex 5B e 2, fu dibattito acceso che riguardò profondamente questa Regione, come altre Regioni italiane, che poi fu trasferito in altri tavoli: quello nazionale e quello europeo. Tant’è che la Commissione europea, valutando negativamente il lavoro istruttorio svolto da parte del Governo e delle Regioni ha bloccato, di fatto, il meccanismo della ridefinizione degli obiettivi europei, facendo ritornare nella sede nazionale la questione della individuazione del nuovo Obiettivo 2, che è quello che ci riguarda, e degli altri obiettivi che sono in via di rinnovamento.
E’ pertanto una partita che si è già giocata. Ora occorre solo ridefinire i criteri e gli ambiti del nuovo documento di programmazione, ma fatto questo le politiche comunitarie non avranno altre prospettive forti, grandi. Il lavoro che si farà in Commissione sarà allora sicuramente limitato. Non vorremmo che fosse stata solo un’operazione di maquillage, in grado di spiegare il perché di questo assessorato nuovo per deleghe e per definizioni, dato alla dott.ssa Mattei.
L’argomento successivo è quello dei numeri di composizione di Commissione. Questo argomento è lo specchio della portata di questo atto, perché potrebbe sicuramente essere confuso come argomento tecnico, ma in realtà è argomento eminentemente politico, perché avete visto che gli emendamenti proposti dimostrano chiaramente che vi è un tentativo, da parte della maggioranza, di garantirsi comunque una serenità di lavoro e vi è altresì la risposta sacrosante delle minoranze affinché certi giochi o certi meccanismi di voto di composizione non possano essere praticati senza un minimo di discussione nel merito.
Considerare la Commissione da 7 o da 8 è per la maggioranza il tentativo di garantirsi comunque un equilibrio interno tale per cui ci sono meno problemi di votazione e di numeri al proprio interno. Su questo, quando di riscrivono le regole bisogna essere chiari: non possiamo girare attorno al problema. L’emendamento da ultimo proposto dal presidente del gruppo Ds Silenzi, è un emendamento che fa fare dei passi indietro, perché la discussione anche informale che c’è stata tra i gruppi, poi formalizzata dai presidenti di gruppo della minoranza era nel senso di trovare un equilibrio complessivo, generale, serio, di funzionamento generale, non nel senso di andare ad ammettere o a togliere il più possibile le castagne dal fuoco della maggioranza o delle minoranze. Non è questa la discussione.
Abbiamo trovato un punto di equilibrio e i presidenti di gruppo, insieme, hanno sottoscritto un emendamento che poi discuteremo: cioè tutte le Commissioni da 7 tranne la terza e la sesta da 6 per raggiungere il numero complessivo di 40 consiglieri. Non si capisce come mai, oggi, si ritorni a parlare di una divisione, tra l'altro nuova, di Commissioni, due da 7, tre da 6 e una da 8 che, anche come numeri presi in sé fanno capire che c'è stata solo una preoccupazione di equilibri interni e non una preoccupazione per il funzionamento complessivo dell'istituzione commissariale.
Altrettanto chiara deve essere la riflessione sulla questione terza che questo atto racchiude in se, cioè quella dell'istituzione sin da subito della Commissione straordinaria per lo Statuto. Abbiamo proposto un emendamento che vuole che questa Commissione abbia poteri di modificazione anche del regolamento, perché anche qui dobbiamo essere chiari. Certo, il passaggio delle modifiche statutarie è importante, perché si vanno a riscrivere regole della nostra Carta costituzionale, le regole di fondo, i principi generali. Certo, è fondamentale il passaggio della riforma elettorale affidatoci dall'ultima legge costituzionale a tutte le Regioni, ma a nostro avviso è fondamentale che le regole vere, cioè i meccanismi di lavoro nostri, dell'aula, delle Commissioni, dei gruppi, la loro composizione, le regole proprie oggetto del regolamento interno del Consiglio regionale, quella partita sia discussa tra tutti, perché le regole vere, se modificate devono essere modificate nella pluralità di voci; le regole si scrivono o si riscrivono insieme. Ecco l'appello al Presidente, ecco l'appello all'Ufficio di presidenza: non per espropriare a quell'organo alto, istituzionale e rappresentativo una funzione, ma per dare la possibilità a questa pluralità di voci che è la composizione di questo Consiglio regionale fatto di tredici gruppi, di esprimersi nel momento in cui va a modificare quello che è veramente il nodo centrale della funzionalità, del lavoro del Consiglio regionale e della sua istituzione, che è il regolamento interno. E' lì che sono scritte tante cose delicatissime: i tempi di votazione, i meccanismi di votazione, i tempi e modi di indicazione delle proposte, degli atti ispettivi (interpellanze, interrogazioni, mozioni). Allora attenzione, colleghi: andiamolo a scriverli tutti insieme veramente.
Ecco il senso degli emendamenti, e con questo appello ringrazio dell'attenzione i colleghi e il Presidente.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il consigliere Silenzi. Ne ha facoltà.

GIULIO SILENZI. Il gruppo Ds condivide la proposta dell'Ufficio di presidenza nei suoi vari aspetti. Entreremo successivamente nel merito di alcuni emendamenti che rafforzano la proposta stessa.
Vogliamo solo sottolineare un aspetto che ci sembra importante: l'Ufficio di presidenza ci propone l'istituzione di una nuova Commissione che possa finalmente, a livello consiliare, discutere, affrontare, approfondire le tematiche europee. Noi abbiamo bisogno nelle Marche, in questo Consiglio regionale di elevare una classe dirigente che sappia interloquire con l'Europa, che sappia conoscere le problematiche europee, che sappia inserirsi nelle opportunità europee. Stiamo parlando di migliaia di miliardi che caratterizzeranno lo sviluppo economico e il riequilibrio di questa regione, per cui il momento dello sviluppo della competenza, il momento della elaborazione degli atti è indispensabile per un confronto ravvicinato su queste problematiche che sono complesse.
Se avessimo rinviato tutto, penso che sarebbe passata un'altra legislatura senza avere la possibilità, a livello consiliare, di affrontare le questioni relative alle politiche europee e comunitarie. Con l'istituzione di questa Commissione intendiamo procedere a una discussione per quanto riguarda gli indirizzi di programmazione, ma anche alla costruzione insieme alla Giunta, senza nulla togliere alle competenze che essa ha, di quegli atti che vanno poi ad utilizzare le risorse e che hanno una ricaduta diretta nel territorio. E' quindi una Commissione importante, che giunge in ritardo. Altre Regioni del nord hanno istituito Commissioni consiliari per discutere esclusivamente delle tematiche europee: oggi non possiamo parlare di Europa delegando il tutto solamente ad una parte dell'Esecutivo e, il più delle volte, come in questi casi avviene sia a livello regionale che ministeriale, a qualche funzionario geloso della propria competenza, che poi tratta ai vari livelli e definisce gli atti che vengono rapidamente approvati perché c'è sempre una scadenza che fa sì che non si possa approfondire una materia complessa come questa. Dobbiamo rimuovere questo modo di funzionare.
Ma non è utile ai consiglieri di maggioranza o ai consiglieri di minoranza, io penso che è utile alla comunità regionale porre l'attenzione ed elevare la competenza e le capacità d'interloquire con l'Europa. E' un fatto fondamentale che, se non riusciamo a comprendere bene, rischieremmo di ragionare su temi "provinciali", perdendo invece di vista le grandi questioni, i grandi flussi finanziari che possono permettere di realizzare gli obiettivi programmatici che ci siamo dati.
Ecco perché se questa strada accelera il tempo è giusto percorrerla, in modo che fin dal prossimo mese la Commissione possa operare e vedere un proficuo confronto all'interno del Consiglio e tra il Consiglio e la Giunta sulle materie europee.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. Signori consiglieri, a nome del gruppo Margherita che raggruppa i gruppi del Partito popolare e dell'Udeur preannuncio il voto favorevole a questa proposta di modifica del regolamento. Al di là della strumentalità che qualcuno vuole ricondurre a questa variazione, noi riteniamo che sia un fatto per alcuni aspetti oggettivamente dovuto, per altri aspetti risulta essere una proposta adeguata rispetto alle problematiche che la Regione viene ad avere. Mi riferisco per il primo aspetto alla questione dell'ammissione degli assessori esterni, per altri aspetti al discorso statutario e all'istituzione della nuova Commissione.
Per quanto riguarda la questione della Commissione Statuto credo che sia un fatto da sottolineare quale momento fondamentale di questa legislatura la proposta di una Commissione che proceda alla definizione di un nuovo Statuto che si incammini verso un federalismo reale e una nuova legge elettorale che deve cogliere, segnatamente per la nostra comunità regionale, uno strumento più adeguato, che riesca, quanto meno — questo dovrebbe essere uno degli aspetti rilevanti — a superare i campanilismi che fino ad oggi questa legge elettorale ci ha consegnato.
Per quanto riguarda la questione della sesta Commissione che si propone, credo che, al di là della strumentalità che qualcuno vuol ricondurre ad essa, sia un fatto molto importante, che collega la Regione in maniera diretta con le problematiche europee che vengono ad assumere una rilevanza del tutto particolare. Questa Commissione, al di là delle competenze che le vengono assegnate — aggiungo la cooperazione allo sviluppo, la solidarietà internazionale l'emigrazione e immigrazione — dovrebbe svolgere compiti di monitoraggio, segnatamente agli articoli 104, 105 e 106 dell'attuale regolamento i quali prevedono che la Commissione possa in qualche modo operare rispetto all'esito dei fondi comunitari che per certi versi, in passato, hanno segnato dei deficit di efficacia.
Ecco perché questa Commissione dovrebbe non solo riallacciare un dialogo tra il Consiglio regionale e le problematiche europee, ma anche verificare l'esito dell'azione di governo della Giunta regionale, in modo tale che ci sia effettivamente il pieno utilizzo delle risorse che per larga parte costituiranno il vero volano di quello che può essere lo sviluppo della nostra regione.
Pertanto è sotto questo aspetto che noi ribadiamo l'esigenza di istituirla e di dare ad essa una dignità adeguata ai compiti che ho descritto.
Per quanto riguarda la composizione delle Commissioni credo di dover sottolineare che esse debbono funzionare al meglio per supportare l'attività di governo della Regione, pertanto credo che la loro indicazione sia relativa anche ai carichi di lavoro che vengono ad avere, al di là della pari dignità che devono avere dal punto di vista istituzionale.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Colleghi, Presidente, ho ascoltato con attenzione gli interventi e devo dire di condividerne alcuni, non tanto in relazione ai contenuti di questo regolamento sul quale si possono trovare anche delle convergenze di contenuti, ma in relazione al metodo. Riteniamo che un regolamento regionale debba in qualche modo coinvolgere tutte le forze politiche presenti in un Consiglio. Un regolamento deve essere un atto il più collegiale possibile, perché va a incidere sul funzionamento di questo Consiglio.
Non si riesce a capire l'urgenza di rivedere il numero delle Commissioni e le loro competenze. Sono d'accordo con quanto dice il presidente del gruppo Ds che le politiche comunitarie e la cooperazione allo sviluppo sono aspetti fondamentali, ma ritengo altrettanto importante che qualcuno spieghi l'urgenza di questo cambiamento di regolamento relativamente alle Commissioni.
Sono stato membro della precedente Commissione Statuto rappresentata da tutte le componenti politiche all'interno di questo Consiglio. Avrei gradito un passaggio di questo genere all'interno della Commissione Statuto dove se ne poteva discutere con attenzione, dove si poteva cercare la soluzione migliore, come è avvenuto, d'altronde, per tutto il lavoro fatto già nella Commissione Statuto.
Questo cambiamento, per quanto mi riguarda era di competenza della Commissione Statuto, per quanto mi riguarda rimane di competenza della Commissione Statuto, non riesco a capire l'urgenza. Qualcuno la spieghi.
Sono 14 gli emendamenti presentati, alcuni sul numero dei consiglieri componenti delle Commissioni, altri sulle competenze delle Commissioni. Questo dimostra che non c'è stato un dibattito sufficiente, pertanto è auspicabile, nel rispetto delle regole, nel rispetto della dignità di ogni gruppo e di ogni consigliere regionale, approfondire la tematica.
Per questa ragione ritengo che fosse più appropriato rimandare questo aspetto degli articoli 1 e 2 alla Commissione straordinaria per lo Statuto. Ritengo importante l'istituzione di questa Commissione che ha già lavorato bene nella precedente legislatura, in armonia, senza contrasti, con collaborazione tra maggioranza e minoranza e io ritengo che sia un atto importante quello della Commissione straordinaria per lo statuto. Abbiamo presentato in tal senso un emendamento e comunque ritengo che per garantire i concetti che ho detto in precedenza, della massima partecipazione di tutti i gruppi presenti in questo Consiglio, sia indispensabile apportare un emendamento che garantisca almeno un rappresentante per ogni gruppo consiliare.
Faccio appello a chi questa proposta di regolamento ha presentato, di spiegarne più dettagliatamente l'urgenza.

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli.
Articolo 1. E' stato presentato l'emendamento n. 1 a firma Procaccini e Martoni.
Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Già nel dibattito abbiamo espresso la nostra posizione in maniera molto chiara, quindi per brevità illustro tutti i nostri emendamenti.
Noi abbiamo presentato queste proposte di modifica per riportare la competenza dell'emigrazione alla terza Commissione, perché ci sembra opportuno. Anche dalle parole del relatore mi sembrava vi fosse una disponibilità da questo punto di vista.
Per quanto riguarda la proposta di modifica al comma 2 dell'art. 1, proponiamo la soppressione proprio perché non vediamo l'opportunità, in questa fase, di istituire un'ulteriore Commissione.
Per quanto riguarda l'articolo 2 che concretizza in maniera esplicativa la formulazione di come dovrebbe essere la sesta Commissione, proponiamo la soppressione.
Per quanto riguarda invece alcune proposte più tecniche, noi riteniamo che gli assessori esterni dovrebbero avere il diritto e l'obbligo di essere presenti alle sedute del Consiglio regionale, proprio perché non debbono essere né sentirsi parte estranea, esterna. Ovviamente, senza diritto di voto. Mentre, se richiesto, debbono essere presenti alle riunioni delle Commissioni.
Queste motivazioni le abbiamo già espresse in sede di dibattito.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore, per il parere.

GIUSEPPE RICCI. Possiamo ritenere questa proposta accoglibile, circa la parte in cui si parla di far rientrare le competenze in materia di emigrazione alla terza Commissione, in relazione al fatto che l'emigrazione e l'immigrazione possono riguardare diverse tematiche: quelle del lavoro, quelle dei problemi sociali, complessivamente un raccordo fra Regione e sistema europeo. Possiamo anche ritenere che la proposta presentata dal gruppo dei Comunisti italiani rientri nella logica di considerare prevalente il riferimento alle politiche del lavoro. In questo senso riteniamo che possa anche essere lasciata la competenza della terza Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti, per dichiarazione di voto.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Sul primo emendamento proposto da Procaccini e Martoni, accogliendo anche quanto diceva adesso il relatore noi siamo d'accordo a riportare la competenza dell'emigrazione alla terza Commissione, però da questo punto di vista vorrei anche dire che forse sarebbe opportuno, facendo un subemendamento, che riportassimo l'immigrazione alla quinta Commissione, perché l'immigrazione è una materia su cui la competenza è prevalentemente di carattere sociale, quindi che sia nella sesta Commissione mi sembra un non senso.
Propongo quindi un subemendamento all'emendamento a firma Procaccini, che riporta l'immigrazione alla quinta Commissione.

GIUSEPPE RICCI. Se il consigliere Franceschetti vuole presentare una proposta, deve agganciarla all'emendamento 2, perché esso si riferisce al secondo comma.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Lo preparo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

MARCO LUCHETTI. La tematica dell'emigrazione ed immigrazione merita una riflessione. Non vedo una scissione di queste due materie. E' un fatto anche culturale, secondo me, tenerle unite in qualche modo. Poi possiamo discutere se lasciarle alla terza Commissione o affidarle alla quinta, ma a me sembra che sia un fatto culturale unificare due fenomeni, uno dei quali ha riguardato, in passato, la nostra comunità e oggi ci vede affrontarlo in termini fondamentalmente diversi, facendo memoria per affrontare meglio, anche in termini culturali, il nuovo problema che ci interessa direttamente, cioè quello dell'immigrazione.
Affido ai due consiglieri la possibilità di non scindere queste due cose, perché secondo me è un fatto culturale, di prospettiva dal punto di vista pedagogico e dal punto di vista anche legislativo e d'intervento del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. In relazione a questo primo emendamento e ai vari altri subemendamenti proposti, voglio ricordare che nella precedente legislatura avevamo un'unica legge che prevedeva interventi a favore dell'emigrazione e dell'immigrazione e ritenemmo che questi due fenomeni con il tempo si erano molto differenziati. Dicemmo che oggi il concetto di emigrazione è diverso dal passato, per quanto riguarda l'Italia. Oggi, più che di emigrazione si deve parlare di italiani all'estero.
Altro aspetto drammatico è quello dell'immigrazione, per cui ritengo che si debba riflettere su questi aspetti e ritengo che l'emigrazione possa benissimo tornare alla terza Commissione come veniva proposto e l'immigrazione che è un fenomeno drammatico, sociale, di squilibrio di ricchezza tra nord e sud del mondo, possa essere affidato alla Commissione che si occupa degli aspetti sociali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ascoli.

UGO ASCOLI. I problemi migratori sono molto complessi e sicuramente non possono stare tutti dentro una stessa scatola, perché sono problemi di politiche del lavoro, sono problemi di formazione, sono problemi di crescita di piccola e media impresa, sono problemi sociali. Leggiamo oggi su Il Sole 24 Ore che l'Associazione industriali di Verona ha chiesto più immigrati, altrimenti non riesce a far funzionare le piccole e medie imprese, quindi come è pensabile che sia solo un problema sociale? D'altro canto emigrazione e immigrazione hanno logiche molto simili, molto vicine: si emigra e si ritorna, si ritorna e si lavora nella regione di partenza. A mio avviso, scindere questi problemi è arbitrario, collocarli in una sola Commissione è non totalmente soddisfacente, ma non c'è dubbio che dovremmo trattarli innanzitutto come problemi del lavoro, della crescita della piccola e media impresa e, se mai, come problemi sociali. Quindi, a mio avviso, andrebbero tenuti insieme e inseriti nella terza Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Condivido in parte il passaggio del prof. Ascoli, però sono problematiche totalmente diverse l'immigrazione e l'emigrazione. Non abbiamo più i problemi che potevano avere i nostri padri e i nostri nonni nell'emigrazione. Abbiamo invece necessità di chiedere un sostegno ai nostri emigrati o ai nipoti dei nostri emigrati proprio per cercare di avere un aiuto in questi Paesi economicamente sviluppati, per poter utilizzare gli spazi e i canali per le nostre attività di tipo commerciale e industriale. Deve essere un qualcosa da riportare alla terza Commissione, proprio perché la terza Commissione tratta i problemi preminentemente economici.
Circa il subemendamento presentato dal consigliere Franceschetti sono d'accordo, anche perché conosco le problematiche dell'emigrazione, in quanto nella precedente legislatura per cinque anni, unitamente a due consiglieri della maggioranza abbiamo fatto parte di quella Commissione, attivando diversi canali con le associazioni dei marchigiani all'estero, sia in Europa, sia in Australia, sia nei Paesi del nord e sud America. A seguito di questi contatti sono iniziati dei rapporti sia con le Camere di commercio sia con strutture aziendali di tipo artigianale e industriale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

ADRIANA MOLLAROLI. Ritengo che sia corretto che l'emigrazione, per come si configura oggi nella nostra realtà sia prevalentemente un fenomeno di tenuta di rapporti con i nostri concittadini che vivono all'estero e che invece l'immigrazione, che pure, ovviamente, ha una motivazione economica — nel senso che i cittadini e le cittadine che da altri Paesi europei ed extraeuropei, vengono nel nostro Paese per ragioni di lavoro — si configura come un fenomeno prevalentemente di natura sociale. Le imprese e le organizzazioni sindacali debbono trovare per questi lavoratori una risposta di merito, ma per gli enti locali e per l'istituzione Regione dobbiamo attivare delle politiche affinché questi lavoratori possano trovare soluzioni ai loro problemi: casa, rapporto tra culture, presenza di questi lavoratori e in particolare dei loro figli nelle nostre scuole. Credo quindi che sia un problema che si configura come problema sociale. Ritengo quindi che sia opportuno che l'immigrazione trovi un suo spazio all'interno della Commissione quinta. Condivido, pertanto, le cose affermate dal consigliere Franceschetti.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento n. 1.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 2. E' stato proposto un subemendamento sostitutivo a firma Franceschetti che è già stato illustrato. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Decade l'emendamento n. 2.
Emendamento n. 3 a firma Ciccioli, Giannotti, Massi e Viventi.
Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Noi riteniamo che, essendo 40 i consiglieri regionali, così come prevedono le precedenti normative essi debbano essere distribuiti in maniera equa tra le Commissioni. Crediamo che una ripartizione equa e rappresentativa delle Commissioni sia: il maggior numero di Commissioni possibile da 7 e le rimanenti da 6. Abbiamo quindi indicato che, rispetto al precedente testo in cui la prima e la quarta sono composte da 7 consiglieri, la quinta da 8 e le rimanenti da 6, si facciano quattro Commissione da 7 (la prima, la seconda, la quarta e la quinta) e due da 6 (la terza e la sesta). Prima era un'unica Commissione che viene sdoppiata.
Riteniamo che in altro modo si arriverebbe a dare ad una Commissione un certo tipo di rilevanza, a due Commissioni una rilevanza intermedia. Tra l'altro è stupefacente che la Commissione bilancio, fondamentale per tutti gli atti della Regione, sia penalizzata. Ci sembra che la nostra proposta sia più equa e ampiamente condivisibile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

GIUSEPPE RICCI. La proposta dei colleghi che è stata adesso illustrata dal consigliere Ciccioli, in linea teorica prevede una distribuzione più equilibrata, perché sarebbero quattro Commissioni da 7 consiglieri e due da 6. In linea pratica, nell'applicazione ci troveremmo a dover tener conto dei consiglieri di maggioranza e dei consiglieri di minoranza e siccome i consiglieri di minoranza sono quindici e quelli di maggioranza venticinque, avremmo tre Commissioni nelle quali la maggioranza avrebbe quattro consiglieri e la minoranza tre, due Commissioni nelle quali la maggioranza avrebbe quattro consiglieri e la minoranza due, con una differenza di due unità, e una Commissione nella quale la maggioranza avrebbe cinque consiglieri e la minoranza due, con tre unità di differenza.

CARLO CICCIOLI. Ma allora è solo un problema di sicurezza della maggioranza...

GIUSEPPE RICCI. Non è un problema solo di equilibrio negli interessi della minoranza, ma un problema di equilibrio anche nella composizione numerica delle Commissioni. Una Commissione nella quale la differenza tra maggioranza e minoranza sia di tre unità non ci sembra nemmeno opportuna, tenendo conto che il numero dei consiglieri che noi prevediamo normalmente è di 6-7.
Avere una Commissione nella quale c'è comunque uno sbilanciamento eccessivo a favore della maggioranza ed altre nelle quali il rapporto è di una unica unità di differenza, ci sembra che sia più calibrato su interessi di parte che non su un funzionamento oggettivo delle Commissioni con un rapporto equilibrato tra rappresentati di maggioranza e rappresentanti di minoranza. Quindi la composizione prevista contempla che comunque ci sia un rapporto abbastanza equilibrato perché il massimo della differenza tra maggioranza e minoranza si verifichi in due Commissioni con due unità e non con tre unità da nessuna parte, perché il numero dei consiglieri è tale da creare condizioni di sproporzione tra rappresentanza di maggioranza e minoranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Presidente, colleghi, la tesi del collega Ricci è miope ma soprattutto ha bisogno di fosforo per ricordare cos'era avvenuto nella precedente legislatura quando lui era in minoranza. Eravamo nella stessa Commissione — la terza — in otto: cinque della maggioranza e tre della minoranza. Anzi, all'inizio eravamo addirittura in nove, poi siccome c'erano dei giochi d'interesse nella seconda tornata e siccome al consigliere Ricci interessava andare in quinta perché in termini elettorali c'erano dei vantaggi migliori, in terza siamo rimasti in tre, uno dei quali non veniva mai e in Commissione eravamo sempre in due, mentre gli altri erano in sei. Perciò, questo discorso che è prettamente numerico credo che sia completamente fuori di ogni logica, perché è normale che la Commissione debba avere una maggioranza che è poi la maggioranza del Consiglio, anche perché i giochi di solito non avvengono nelle Commissioni ma avvengono prima: quando vengono fatti gli emendamenti, quando in Consiglio c'è lo scambio con i foglietti sottobanco, in modo particolare in prossimità delle elezioni. Perciò, o facciamo un discorso prettamente tecnico, e allora sono d'accordo, ma se dobbiamo fare un discorso d'interesse bisogna che andiamo a vedere quello che era successo precedentemente, guarda caso con le stesse persone che oggi portano a considerare questioni prevalentemente politiche sotto l'aspetto prevalentemente tecnico.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento n. 3.

(Il Consiglio non approva)

CARLO CICCIOLI. Chiedo la verifica del voto.

PRESIDENTE. Pongo nuovamente in votazione l'emendamento n. 3.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 4 a firma Silenzi.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Franceschetti.

FAUSTO FRANCESCHETTI. Noi condividiamo la ripartizione fatta nella proposta dell'Ufficio di presidenza. Proponiamo soltanto una modifica che ci pare importante, perché la terza Commissione, per l'esperienza avuta anche nella precedente legislatura, è quella che ha maggiori competenze, anche perché continuerà ad avere le competenze che aveva e non le verranno sottratte dalla Commissione politiche comunitarie. Chi, come me, ha fatto parte di quella Commissione sa quanto siano vaste quelle competenze: le attività produttive, commercio, turismo artigianato, industria, agricoltura, energia. A noi sembra che quella Commissione vada rafforzata nel numero di componenti, quindi proponiamo di portarla da 6 a 8, riducendo di due componenti la quinta Commissione che secondo noi può sopportare meglio il carico di lavoro, in considerazione anche del fatto che alcune materia di programmazione sono già state attuate da questo Consiglio: il piano sanitario regionale, il piano socio-assistenziale e così via.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Non vorrei che questa seconda seduta del Consiglio servisse per "mostrare i muscoli". A me sembra di assistere ad una prova di forza del gruppo Ds che con due modifiche ha scoperchiato tutta la proposta che l'Ufficio di presidenza aveva faticosamente messo in piedi, a seguito anche di una serie di mediazioni.
Prendo atto di questa situazione. Questa proposta di modifica a me sembra sia molto più funzionale a soddisfare qualche soddisfazione personale, perché non risponde a nessuna logica di funzionalità. Rispetto al dibattito, rispetto alle valutazioni che abbiamo fatto anche in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo questa è una forzatura. Se voi volete oggi dimostrare che rispetto a questa Giunta c'è un gruppo politico che rivendica un ruolo è una cosa legittima: fatelo, ditelo, perché noi lo sappiamo, ne siamo convinti. Probabilmente D'Ambrosio ha fatto un errore nel sottovalutare alcune presenze in aula e comunque nel non corrispondere in maniera più adeguata alle voglie del vostro partito, però facciamolo in maniera educata, garbata e costruttiva. Non mi sembra che questa proposta corrisponda a questo, ma corrisponde ad altro. Quindi, diamo alle cose il nome che hanno. Per questo siamo contro questa proposta di articolazione del numero delle Commissioni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

GILBERTO GASPERI. Per fortuna ho fatto parte di questa Commissione e soprattutto ero presente nella precedente legislatura, altrimenti verrebbe voglia di chiedersi che cosa è avvenuto nella precedente legislatura. Presidente D'Ambrosio, io mi rivolgo in particolare a lei: se la terza Commissione deve avere veramente tutta quella funzionalità di cui parlava il collega — penso che abbiano lavorato tutte le Commissioni, non soltanto questa — se è veramente così determinante, costruttiva, importante, nessuno degli assessori della precedente legislatura che aveva compiti attinenti a questa Commissione è stato confermato, e adesso si dice che questa Commissione è così importante, mentre nella precedente legislatura si è sempre votato all'unanimità ad esclusione della minoranza. C'è qualcosa che non torna: o gli assessori avevano fatto bene, e allora, Presidente, lei ha sbagliato a non riconfermarli, oppure la precedente Commissione non aveva affatto lavorato bene. Siccome ha parlato a favore un rappresentante dei Ds e siccome l'emendamento è stato proposto dal capogruppo dei Ds che era assessore nella precedente legislatura, c'è qualcosa che non torna. Bisogna che vi salviate la faccia, perché se è questo il modo di voler mandare messaggi a qualcuno perché adesso c'è qualcosa che non torna ben venga, però credo che, come diceva il presidente del gruppo di Forza Italia, ci debba essere una posizione costruttiva sul modo di organizzare la funzionalità delle Commissioni. Ci sono delle contraddizioni enormi, quindi ha fatto bene lei, Presidente, che li ha mandati tutti a casa e ha rifatto tutto nuovo. Probabilmente aveva ragione la Commissione a voler fare delle cose non serie, quindi adesso rifacciamo la Commissione per fare le cose serie, visto che sono cambiati gli assessori.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. L'interpretazione politica data dal presidente del gruppo di Forza Italia rispetto a questo emendamento è strumentale e priva di ogni fondamento, perché sia la quinta che la terza Commissione, indipendentemente dalla loro composizione numerica di 6 o 8 avranno entrambe due voti di differenza tra maggioranza e minoranza. Infatti, con l'emendamento Silenzi si inverte il rapporto 8 a 6 tra terza e quinta. In ogni caso, comunque vada la votazione sull'emendamento, sia che la quinta sia di sei e la terza di otto o viceversa, entrambe le Commissioni vedranno due voti di scarto tra maggioranza e opposizione all'interno della Commissione. Quindi non mi pare che ci sia un intento dell'emendamento teso a garantire maggiormente la maggioranza. Da questo punto di vista dello scarto numerico è del tutto indifferente.
A me sembra, anche considerando le prevedibili richieste che i gruppi faranno, che probabilmente le richieste per essere presenti in terza Commissione saranno più ampie, anzi penso che sarà forse la Commissione nella quale ogni gruppo vorrà stare.
Pertanto ritengo che questo emendamento possa essere approvato, e in ogni caso non modifica assolutamente la composizione politica delle Commissioni.
Rispetto all'accordo raggiunto in sede di Ufficio di presidenza e di Conferenza dei presidenti di gruppo, con l'emendamento presentato dai presidenti di gruppo dell'opposizione, già mi pare che l'accordo che era stato raggiunto sul testo presentato dall'Ufficio di presidenza sia saltato, perché se voi ritenevate quell'accordo valido, non dovevate presentare un emendamento firmato da tutti i presidenti di gruppo dell'opposizione che lo modificava. Nel momento in cui l'avete fatto, avete dichiarato che quell'accordo non era più valido. E allora non mi sembra giusto accusare la maggioranza, adesso, di una piccola modifica, ininfluente sul piano politico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

CARLO CICCIOLI. Sapete che a me non dispiace far polemica, però credo che si debba avere anche un po' il senso dell'istituzione. Non condivido — e lo dico con un po' d'ironia — la battuta di Giannotti sul fatto dei muscoli. I numeri sono numeri, i Ds hanno i numeri, Forza Italia e la federazione di centro hanno i numeri, quindi è una logica, spiacevole in qualche caso, ma logica. Qui è molto peggio, secondo me.
Se iniziamo a ricostruire la storia, qualche giorno fa la Commissione terza doveva avere solo sei componenti. Noi abbiamo detto di cercare di farle tutte eque, andando intorno a sette fin dove si poteva, riducendo a sei solo quella che veniva sdoppiata. Adesso arriviamo alla proposta di portare la terza a otto. Quindi, la proposta iniziale era sei, adesso otto.
Non condivido l'impostazione dell'Ufficio di presidenza, però che la quinta Commissione avesse otto persone, tenendo presente che amministra circa 2.700 miliardi, cioè poco meno del 50% del bilancio della Regione... Insomma, se diamo un'importanza ai numeri, nella quinta passa una quantità di spesa tale che, forse, con un po' di buona volontà potrebbe giustificare il numero più alto.
Ma quando andiamo a dare otto componenti alla terza, nel momento in cui stiamo approvando la sesta Commissione che a mio parere si deve occupare di una parte dei problemi della terza, allora siamo al paradosso. Se la tesi è che la terza deve rimanere la più importante, allora è inutile fare la sesta Commissione, perché se le politiche comunitarie non diventano argomento referente della sesta e rimangono in massima parte alla terza, a questo punto non ha senso la sesta che diventa solo un salotto, non è più una Commissione referente.
A questo punto credo che come male minore sia da accettare la proposta iniziale. Ho la sensazione che il regolamento venga ritagliato ad hoc per i consiglieri. Non può farsi un regolamento sulle esigenze personali dei consiglieri. Arriviamo alla mediazione sulla mediazione. A mio parere il regolamento deve avere dignità istituzionale, al di là di quelle che sono le esigenze e i desideri dei singoli consiglieri o delle singole forze.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Il consigliere Ciccioli ci richiamava al senso dell'istituzione. Io vorrei richiamare al senso del limite. Apriamo la legislatura con la strumentalità. Oggi è una giornata importante, perché il primo intervento del presidente del gruppo di Forza Italia ci ha dato una dimostrazione di come riesce, con un triplo salto carpiato, a introdurre elementi strumentali di polemica che nulla hanno a che vedere con un emendamento che nasce, che scaturisce da un dibattito all'interno del gruppo consiliare dei Democratici di sinistra i quali hanno valutato che, per il lavoro che la Commissione deve svolgere — deve esaminare, produrre pareri, discutere degli atti che riguardano l'agricoltura, l'industria, l'artigianato, la formazione professionale, il turismo, il commercio, il lavoro — necessita un numero di consiglieri più consistente per svolgere un lavoro serio. E' la quantità del lavoro, non l'importanza della Commissione... (Interruzione del consigliere Ciccioli). Non so perché venga dato il microfono al consigliere Ciccioli: così dialoghiamo.

PRESIDENTE. Credo che non ne abbia neanche il diritto.

GIULIO SILENZI. Grazie, Presidente.
Io l'ho definita una questione marginale, nel senso che è una valutazione che il nostro gruppo concordemente ha fatto rispetto alla mole di lavoro della terza Commissione che non è paragonabile alle altre. Quindi, non una scala d'importanza, un ritagliare le esigenze del consigliere per cui le mediazioni sulle mediazioni e tutte le strumentalità che sono state dette e che verranno ripetute. Ma almeno, quando vi è un aggancio, che sia un aggancio un po' più serio.
Le politiche comunitarie non sottraggono, perché nella proposta la Commissione referente rimane. Bisogna vedere come è articolato il servizio delle politiche comunitarie, che non gestisce direttamente le singole materie le quali fanno capo ai servizi, quindi l'agricoltura all'agricoltura, l'industria e artigianato all'industria e artigianato. Non c'è il servizio politiche comunitarie che poi gestisce tutte le varie articolazioni delle politiche comunitarie: gestisce la programmazione, monitorizza, è una cabina di regia ma l'applicazione, la gestione viene demandata ai singoli servizi. Così a livello di Commissioni: c'è una cabina di regia, c'è un monitoraggio, c'è una discussione programmatica, poi c'è la Commissione referente che discute nello specifico delle questioni dell'agricoltura.
Mi sembra quindi che rispetto a questo piccolo problema si sia evidenziata la predisposizione dell'opposizione ad intervenire. Non so cosa farà quando andremo alle questioni più di sostanza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Come dicevo nell'intervento generale, la revisione delle Commissioni doveva essere un atto che coinvolgesse tutta la maggioranza e doveva portare non a uno scollamento — visto che si parla di regolamento — tra maggioranza e minoranza. Quello che sta avvenendo dimostra che sarebbe stata necessaria una valutazione più attenta e una Commissione che comprendesse tutte le forze politiche.
Questo scontro dimostra che è indispensabile l'approfondimento. Per questo motivo, per quanto mi riguarda mi asterrò dal votare questo emendamento per i motivi anzidetti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Per evitare che questa cosa ci accompagni per cinque anni, vorrei chiarire che non è successo nulla delle cose alle quali lei inopportunamente ha fatto riferimento, consigliere Silenzi, e alle quali ha fatto riferimento in maniera sciagurata l'ex consigliere Pacetti in un'intervista al Corriere Adriatico. Non credo che sia abitudine, fra i gruppi del Polo, prendersi a calci o altro. C'è stato un diverbio nella sede del Consiglio, dove fra l'altro qualcuno non dovrebbe avere agibilità, che si è concluso con uno scambio di giudizi a voce alta. Tutto lì, per chiarezza.
Rispetto al resto, il richiamo all'eccesso di strumentalità mi lascia sorpreso. La costruzione delle Commissioni consiliari è stata fatta tenendo conto delle esigenze del gruppo di maggioranza relativa. Se pensiamo al dibattito che ha preceduto le sedute del Consiglio, l'ipotesi della sesta Commissione non l'ha fatta certamente la sesta Commissione, è venuta dopo un dibattito accentuato all'interno della maggioranza della quale voi siete parte integrante, poi veniamo in Consiglio e prima svuotate la sesta Commissione di una funzione che a me sembrava si accompagnasse in maniera adeguata, cioè l'emigrazione e immigrazione, adesso addirittura andate a modificare sostanzialmente i numeri, riconoscendo a questa Commissione un ruolo eccezionale rispetto ad un giudizio comune espresso in quest'aula in tantissime occasioni, anche dall'Ufficio di presidenza, che la Commissione principale in questo Consiglio è la Commissione sanità e servizi sociali. Questo è un dato acquisito nella dialettica interna. Oggi voi proponete di fare questa cosa che, secondo me, non è altro che, veramente, una prova di forza. Il tempo ci dirà se la mia è una preoccupazione esagerata o meno.
Comunque, noi confermiamo il nostro no a questo allargamento che è assolutamente ingiustificato.

PRESIDENTE. Ho commesso un errore: il consigliere Giannotti non aveva diritto a parlare, come non ha diritto ora il consigliere Gasperi in quanto sarebbe al secondo intervento.
Pongo in votazione l'emendamento n. 4.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 1 come emendato.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Gasperi. Ne ha facoltà.

GILBERTO GASPERI. Non solo voto contro, ma vorrei dare un senso di chiarezza. Nella precedente legislatura, quando in questa Commissione eravamo in nove, c'erano cinque consiglieri di maggioranza e quattro di minoranza. C'era l'ex assessore all'agricoltura Giuseppe Ricci, c'erano Cesaroni, Villa e io per la minoranza. Siccome le relazioni delle proposte di legge le fanno gli appartenenti alla maggioranza — non a caso noi stiamo in minoranza, e andremo in maggioranza quando prenderemo in voti, a differenza di chi va in maggioranza perché riesce a fare il gioco delle tre carte — ma se rimangono sempre quattro la variazione è solamente di uno, perciò è giusto quello che diceva prima il consigliere Giannotti: che questo serve solo ed esclusivamente a portare un certo tipo di armonia all'interno non del gruppo della maggioranza ma all'interno del partito di maggioranza all'interno della maggioranza. Anche perché, nel momento in cui le politiche comunitarie vanno in un'altra Commissione, quante discussioni verranno fatte al di fuori delle politiche comunitarie riguardo all'agricoltura? Prima si dovrà andare in sesta Commissione e poi tornare in terza.
Perciò, la discussione che faceva il presidente del gruppo Ds è totalmente errata. Tra l'altro mi meraviglio, perché lui conosceva da vicino quel tipo di politiche.
Quindi, nei fatti, le cose sono totalmente diverse. Tra l'altro, in termini prettamente numerici, la maggioranza ha un vantaggio: può sempre far saltare la Commissione per mancanza di numero legale, poiché i componenti della minoranza non sono mai in numero tale da poter garantire il numero legale. Quindi ha ragione il consigliere Giannotti quando dice che questa cosa va a sanare solo ed esclusivamente non un principio istituzionale, ma un principio di salvaguardia delle lottizzazioni del partito di maggioranza all'interno della maggioranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. L'accoglimento da parte del Consiglio della nostra proposta recupera e limita i danni rispetto alla costituzione della sesta Commissione che viceversa, se non ci fosse stata la nostra iniziativa, oggi vedrebbe, di fatto, un'ulteriore espropriazione di alcune Commissioni in primo luogo la terza. Visto questo fatto positivo, pur all'interno di una contraddittorietà che la proposta ha in sé, considerato che non si può votare per parti separate, ci asteniamo manifestando la nostra riserva e financo preoccupazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Ormai, dai precedenti interventi e dalle dichiarazioni di voto che ho fatto avrete capito che avrei preferito che questo articolo avesse una maggiore attenzione e comunque potesse aggregare un vasto schieramento consiliare al di là della divisione tra minoranza e maggioranza. Constatato anche che nessuno fino adesso, nonostante avessi chiesto nel dibattito generale che qualcuno mi spiegasse l'urgenza della sesta Commissione, si sia preoccupato di farlo e soprattutto per l'importanza nel cambiare le regole del coinvolgimento del più largo schieramento possibile, mi asterrò.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'articolo 1 come emendato.

(Il Consiglio approva)

Articolo 2. Emendamento n. 5 a firma Procaccini e Martoni. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

C'è ora un subemendamento legato ad un emendamento sul quale devo fare una comunicazione per spiegare la posizione del Presidente del Consiglio.
L'emendamento n. 6 a firma del consigliere Silenzi introduce il parere obbligatorio di una Commissione consiliare su atti di competenza della Giunta regionale. Si tratta di norma che a nostro parere non può trovare sede nel regolamento interno del Consiglio che per sua natura può disciplinare solo le modalità di funzionamento interno di organismi consiliari e sviluppare procedure con rilevanza anche esterna solo sulla base di precise disposizioni statutarie. I pareri obbligatori delle Commissioni consiliari su provvedimenti della Giunta dunque devono essere previsti dallo Statuto o dalle leggi che disciplinano le singole materie.
Questo parere è stato espresso anche con il supporto del servizio legislativo del Consiglio e credo che ci metta nella condizione di ricorrere all'istituto della improponibilità, quindi chiedo al consigliere Silenzi di ritirare l'emendamento.
Ha la parola il consigliere Amati.

SILVANA AMATI. Presidente, lei fa riferimento all'improponibilità, quindi all'art. 85. A noi sembra che, per quello che recita l'art. 85, non si rientri nella possibilità di considerare improponibile questo emendamento e quindi che questo debba restare, così come, soprattutto il subemendamento ad esso agganciato che altrimenti decadrebbe.
Infatti l'art. 85 fa riferimento ad atti sconvenienti e comunque a questioni formali che non hanno nulla a che vedere con le questioni regolamentari o comunque con il contenuto del parere che lei prima citava. In aggiunta, l'art. 85 fa inoltre riferimento al fatto che se il consigliere proponente insiste, l'Assemblea decide senza discussione, per alzata di mano sulla possibilità di considerare o meno valida l'improponibilità. Ribadisco che in questo caso noi manterremo sia l'emendamento che il subemendamento a firma Moruzzi. Quindi, dal punto di vista procedurale, a me sembra impropria l'applicazione dell'art. 85, quindi chiedo di mantenere l'emendamento 6 e il subemendamento ad esso legato.

PRESIDENTE. Chiedo di valutare con attenzione l'art. 85 anche successivamente alle considerazioni del consigliere Amati, in quanto l'impropnoibilità non è riferita soltanto alle frasi sconvenienti eventuali, ma anche alla estraneità dell'oggetto da trattare e in questo caso a me pare evidente, ne senso che la norma in questione ha rilevanza esterna, in quanto coinvolge un organo diverso dal Consiglio, la Giunta. Esso inoltre attribuisce competenza ad organo diverso, o meglio ulteriore rispetto a quello indicato per Statuto o legge intervenendo in materia di procedimento amministrativo. La competenza degli organi e il procedimento amministrativo devono invece costituire, secondo i principi dell'ordinamento oggetto di una normativa a carattere esterno di rango primario. Non a caso gli unici pareri obbligatori previsti dal regolamento interno, su provvedimenti della Giunta sono quelli espressi ai sensi dell'art; 55 dello Statuto e dell'art. 71 del regolamento interno il quale, al primo comma, stabilisce che "Le procedure previste dal presente Capo si applicano anche per la formulazione dei pareri su provvedimenti della Giunta regionale richiesti da norme dello Statuto o di leggi regionali". Quindi ritengo che la dichiarazione di improponibilità sia appropriata e che, eventualmente, la richiesta di voto all'assemblea la debba fare il consigliere proponente e non altri.
Ha la parola il consigliere Amati.

SILVANA AMATI. Ribadisco dal punto di vista procedurale, che il riferimento all'art. 85, quindi alla improponibilità non corrisponde rispetto al testo, alle questioni. Se vi fosse stata l'irricevibilità non doveva essere ricevuto, ma è cosa diversa. Qui si pone un riferimento formale che a mio avviso non corrisponde, quindi credo che il consigliere Silenzi debba, essendo lui il firmatario, fare riferimento alla questione procedurale che io sollevo e chiedere all'Assemblea di decidere per alzata di mano se questo emendamento e il subemendamento agganciato vadano comunque mantenuti oppure no.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Presidente, al di là dell'accoglimento o meno e alla consonanza della proposta di modifica dell'attuale regolamento, questo è un problema politico, perché le preoccupazioni che già abbiamo espresso in sede di dibattito generale, oggi si concretizzano con questa proposta in maniera significativa. Quando dicevamo che in realtà non c'è l'esigenza di una partecipazione del controllo ma quella di creare quasi un organismo antagonista al governo regionale ed alla Giunta, della quale i comunisti non fanno parte, in realtà con questo meccanismo si introducono questi fatti, cioè una Giunta nel Consiglio che financo controlla e fa i bandi. E' una cosa assurda che noi non possiamo condividere.
Altra cosa è la discussione e la formazione delle scelte, altra cosa sono gli aspetti tecnici che debbono rimanere tali, altrimenti c'è il rischio che i bandi vengano costruiti sulla base dei rapporti di forza che in ogni caso si determineranno nella Commissione, nel Consiglio, fuori della Commissione o fuori del Consiglio. Questa è una cosa del tutto inaccettabile che non è democrazia o partecipazione ma l'esigenza di un ulteriore controllo rispetto alla Giunta delle quale, probabilmente, non ci si fida fino in fondo.

PRESIDENTE. Credo sia evidente che non possiamo affrontare una discussione di tipo politico sulla questione, perché significherebbe discutere l'emendamento. Dobbiamo decidere, prima di discutere l'emendamento e quindi di affrontare la questione connessa alla sostanza, la questione procedurale. In questo senso ripeto che si tratta di questione estranea, che non può trovare sede in un regolamento ma in una legge o nello Statuto.
Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. L'emendamento cerca di dare una funzione appropriata alla Commissione, senza voler togliere nulla — perché non sarebbe possibile — alle competenze e alle funzioni che la Giunta deve svolgere, tanto che parliamo di termine perentorio per un parere. Questo significa non aprirsi alla trattativa che poi avviene a livello anche di Esecutivo quando si concertano i bandi. E' un modo per coinvolgere la Commissione in un termine perentorio, proprio per non appesantire, non prolungare, non creare due sedi diverse ma un percorso che veda anche il coinvolgimento della Commissione. Questo è lo spirito e il senso dell'emendamento.
Questa mattina il Presidente ci comunica il parere intervenuto all'ultimo momento, dopo che l'emendamento è stato ricevuto. Ritengo che sia giusto chiedere una sospensione per poter approfondire la questione e decidere cosa fare. Chiedo quindi dieci minuti di sospensione.

PRESIDENTE. C'è una richiesta di sospensione, quindi la seduta è sospesa per dieci minuti.

La seduta, sospesa alle 13,15,
riprende alle 13,45

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Concordo con la necessità di una proposta di legge che permetta alla Commissione di esprimere dei pareri sugli atti che riguardano le politiche comunitarie, quindi ritiro l'emendamento e annuncio che la maggioranza e i presidenti di gruppo che vorranno valutare e risolvere da un punto di vista procedurale questa problematica lo potranno fare in modo che ci sia una certezza del diritto e non uno scontro numerico sulle interpretazioni. Quello che ci interessa è la sostanza politica: vogliamo far sì che questa Commissione funzioni e sia riempita di contenuto, pertanto se la via, non contestabile da nessuno, è una proposta di legge e se c'è una disponibilità da parte dell'Esecutivo e del Consiglio a far sì che la Commissione possa avere, senza contestazione, un ruolo definito, mi sembra la strada più semplice e immediata per raggiungere l'obiettivo.

ROBERTO GIANNOTTI. Presidente, chiedo di intervenire rispetto alle dichiarazioni del consigliere Silenzi.

PRESIDENTE. Non può intervenire perché su questo argomento non vi può essere dibattito.

ROBERTO GIANNOTTI. Faccio mio l'emendamento proposto dal consigliere Silenzi.

PRESIDENTE. L'emendamento viene fatto proprio dal consigliere Giannotti. Resta il giudizio di improponibilità, su cui bisogna votare.
Ha la parola il consigliere Giuseppe Ricci.

GIUSEPPE RICCI. Intervengo come relatore.
Qui c'è un fatto di natura politica, evidentemente. Il ritiro della proposta di emendamento da parte del presidente del gruppo Ds Silenzi è stato motivato, quindi non è che qualcuno, reintroducendolo per altro verso o per altra forma, assorbendone il contenuto e il significato possa pensare di mettere in difficoltà i presentatori dell'emendamento. E allora...

GILBERTO GASPERI. Presidente, io chiedo l'applicazione del regolamento. Ricci è relatore della legge, non dell'emendamento.

PRESIDENTE. Il relatore interviene su tutti gli emendamenti.

GILBERTO GASPERI. No, no, non può intervenire.

GIUSEPPE RICCI. Se il consigliere Gasperi consente, vorrei concludere.

GIUSEPPE GASPERI. No, no! Non puoi intervenire su tutto. Allora, facciamo il regolamento come vuoi tu...

GIUSEPPE RICCI. Voi siete intervenuti a lungo sulla proponibilità o meno. Se mi consenti, come relatore anch'io vorrei intervenire in merito.

GILBERTO GASPERI. No!

GIUSEPPE RICCI. Se questo emendamento dagli uffici è stato dichiarato...

GILBERTO GASPERI. Chiedo il parere della dott.ssa Santoncini.

GIUSEPPE RICCI. Se dagli uffici questo emendamento è stato dichiarato improponibile, e se comunque la volontà politica di trovare una possibilità di soluzione rispetto alle problematiche toccate, legate alla funzionalità della sesta Commissione è condivisa, come mi pare, il relatore propone che sull'emendamento quindi sulla proponibilità dell'emendamento ci si esprima contro.

PRESIDENTE. Stiamo discutendo non nel merito dell'emendamento. Il merito dell'emendamento deve essere discusso successivamente all'accettazione della proponibilità.
Dobbiamo prendere atto, e come Presidente prendo atto, del fatto che il consigliere proponente si dichiara soddisfatto dei chiarimenti che ha avuto e ritira l'emendamento, aprendo la possibilità ad alcuni consiglieri di fare proprio l'emendamento che continuo a dichiarare improponibile.
Pongo pertanto in votazione la dichiarazione di improponibilità dell'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'articolo 2.

(Il Consiglio approva)

Ha chiesto di parlare il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.

VITO D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Con la promessa di ritirare questa proposta se chiunque la ritenesse inopportuna, chiederei, alla ripresa dei lavori, di far partecipare i due assessori che non sono consiglieri regionali. Soltanto come atto di cortesia.

PRESIDENTE. Mi pare che da parte dei consiglieri non vi sia nessuna obiezione.
La seduta è sospesa. Riprenderà alle ore 16.


La seduta è sospesa alle 13,55