Resoconto seduta n. 20 del 23/11/2000
RESOCONTO INTEGRALE

SEDUTA DI GIOVEDI' 23 NOVEMBRE 2000
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LUIGI MINARDI

La seduta inizia alle 16,40

Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Regolamento (CE) 1260/99 — Approvazione del documento unico di programmazione (DOC.U.P.) per le zone obiettivo 2 ed in sostegno transitorio delle Marche anni 2000/2006» Giunta (27)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 27, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore, consigliere Donati.

SANDRO DONATI. Presidente, egregi consiglieri, oggi discutiamo della proposta di Docup ob. 2, un atto assai importante dato che nel periodo di programmazione 2000/2006 dovrebbe movimentare investimenti per 1.500 miliardi di lire — 500 da parte della Regione e 1.000 da parte dei privati — nelle zone eleggibili e in quelle in transizione, nella nostra regione.
Prima però di entrare nel merito del Docup, voglio dire che siamo nella fase in cui tutti i fondi strutturali che finanziano sia i programmi che le azioni comunitarie sono entrati nella fase di programmazione operativa e anche il Consiglio regionale delle marche ha già approvato il programma di sviluppo rurale che utilizza il fondo agricolo di orientamento e di garanzia, il programma per la formazione e l’occupazione dell’Obiettivo 3, che utilizza il fondo sociale europeo, il programma per la pesca che utilizza lo Sfop.
Siamo dunque, anche noi, nel pieno della fase di programmazione di ingenti risorse che vanno utilizzate al meglio per rendere più competitivo il sistema delle imprese rispetto alle sfide della globalizzazione, per aumentare lo stock di infrastrutture, per recuperare i ritardi di sistema e quelli delle zone svantaggiate, siano essere industriali o rurali; un’azione che deve investire risorse per uno sviluppo ecologicamente sostenibile, per l’occupazione e la parità delle opportunità tra donne e uomini.
Alla fase di programmazione seguirà a breve la fase operativa: i complementi di programmazione e quindi l’emanazione dei bandi per i soggetti che concorreranno alle misure aperte, o i progetti per le misure chiuse i cui soggetti attuatori sono già individuati dal programma.
Secondo me partiamo con il piede giusto e per tempo, ma occorrerà verificare e gestire bene in corso d’opera, pubblicizzare, informare, sostenere, aiutare per utilizzare, ripeto, al meglio l’insieme dei fondi, cogliendo le sinergie e dando coerenza all’insieme.
Voi sapete che dal 2003 l’Unione europea inizierà l’allargamento ad altri Paesi; già oggi si dibatte appassionatamente. L’Europa, come ci ricorda l’Agenda 2000 sposteranno i confini, nuovi Paesi entreranno, specie quelli dell’Europa centro-orientale; le risorse per Paese, almeno per quelli più sviluppati, saranno di meno, forse molto meno, ed ecco dunque la necessità di utilizzare quelle ingenti di oggi al meglio e per progetti innovativi.
Molti, anche in sedi autorevoli, esprimono timori per questo processo ed è giusto esprimerli se ciò vuol dire attrezzarsi al meglio per gestire questo storico evento. Ma non dobbiamo sottovalutare le enormi potenzialità positive del processo di allargamento, al nord e al sud, in termini di pace e di cooperazione, di crescita e di allargamento della democrazia.
Anche sotto il profilo strettamente economico, un’area integrata con una moneta unica, senza dogane e impedimenti, con economie che vogliono crescere e recuperare ritardi e che esprimeranno una forte domanda di beni e di servizi, costituirà, ne sono convinto, un fatto positivo e darà un impulso rilevantissimo alle nostre imprese.
Occorre dunque lavorare per essere pronti a questa scadenza, e lavorare sin da oggi.
Consentitemi un’ultima considerazione generale. Leggendo il Docup Obiettivo 2 nella sua interezza, così come gli altri programmi comunitari che questo Consiglio ha votato, vedrete che essi fanno riferimento sia per le analisi che per gli obiettivi ad atti di programmazione generale che il Consiglio nella precedente legislatura si è dato. Quegli atti danno un senso e una strategia al complesso dei programmi di oggi: evitano che le risorse siano disperse, le incanalano verso obiettivi precedentemente definiti dal piano regionale di sviluppo, dal patto per lo sviluppo, negoziato con le forze sociali e il sistema delle autonomie locali, dall’accordo di programma fino al piano socio-assistenziale e ai vari piani ambientali e territoriali.
Quella programmazione allora, non era una perdita di tempo o una produzione cartacea, ma l’esplicitazione di una volontà politica e di una strategia di sviluppo per la regione concertata con le forze sociali e gli enti locali; è dunque servita e oggi si tratta di farla vivere negli atti di governo. Farla vivere significa che i Comuni, le Province, il Consiglio regionale, la Giunta regionale, la Commissione consiliare per le politiche comunitarie che presiedo e che il Consiglio regionale per la prima volta si è dato devono lavorare ancora, in termini di animazione, di informazione, di raccordo, di controllo su questi temi.
Detto ciò, consentitemi una brevissima illustrazione dell’atto, delle modifiche apportate dalla Commissione e di alcuni emendamenti che proporrò insieme ad altri consiglieri.
Come sapete, in generale i programmi o le azioni comunitarie riguardanti i fondi strutturali vengono utilizzati per finanziare complessi piani di sviluppo articolati in assi, misure e azioni, e sono il frutto di una concertazione tra i livelli istituzionali interessati: Commissione europea, Stati membri, Regioni.
L’Obiettivo 2 è volto a favorire la riconversione economica e sociale delle aree con difficoltà strutturali, riguarda aree provinciali o parti di esse con problemi strutturali, in particolare zone in fase di mutazione socio-economica nei settori dell’industria e dei servizi, zone rurali in declino e, per la prima volta le zone urbane in difficoltà e zone dipendenti dalla pesca che si trovano in situazioni di crisi.
Gli interventi che vengono finanziati riguardano principalmente investimenti produttivi in impresa (nel nostro caso industriali, artigianali, commerciali, turistiche), infrastrutture specie per la sistemazione di aree industriali per la tutela dell’ambiente, per la valorizzazione dei centri rurali, ma anche i porti e le aree portuali, azioni di sviluppo per potenziare le risorse locali specie con interventi per la cultura e il turismo, servizi alle piccole e medie imprese per l’innovazione tecnologica, l’internazionalizzazione, il credito ecc.
Il fondo interessato, nel Docup delle Marche è il Fesr.
Lo strumento utilizzato è il documento unico di programmazione che riunisce in sé aspetti generali di analisi e il programma operativo in cui vengono individuati gli assi di intervento, la loro articolazione in misure e la partecipazione finanziaria a livello di assi. Oggi votiamo la delibera amministrativa, quindi il Docup verrà poi adottato dalla Commissione europea
Dopo l’adozione del Docup ad opera della Commissione europea si dovrà adottare, lo ricordavo, d’intesa con un Comitato di sorveglianza, il complemento di programmazione, dove si indicano dettagliate informazioni sui beneficiari, le tipologie degli interventi da realizzare, le modalità di attuazione e le dotazioni finanziarie delle singole misure.
L’Obiettivo 2 interviene in aree che soddisfano ai requisiti di ammissibilità previsti dal regolamento comunitario e riunisce i vecchi interventi denominati Obiettivo 2 e Obiettivo 5b; definisce la programmazione e gli interventi per l’arco di tempo che va dal 2000 al 2006. Interviene anche con risorse più ristrette nelle aree in phasing out inserite nel precedente periodo di programmazione.
Le aree su cui insiste l’Obiettivo 2 sono rappresentate da 146 comuni marchigiani, di cui 28 per una quota parziale di popolazione.
La copertura territoriale (escluse le aree portuali di Fano, Ancona, Civitanova Marche, San Benedetto del Tronto) è pari al 66% circa delle Marche, la popolazione residente è circa il 24% di quella regionale.
I comuni sono prevalentemente quelli montani e adiacenti alla montagna con una densità di popolazione nettamente inferiore ai 100 abitanti per Kmq., quindi il “sistema industriale” di Ascoli Piceno che ricomprende i 14 comuni ascolani e un gruppo di zone dipendenti dalla pesca il cui territorio ricompreso è quello delle aree portuali e zone limitrofe (Ancona, Fano, Civitanova e l’area omogenea San Benedetto del Tronto-Grottammare-Monteprandone-Monsampolo del Tronto) in totale circa 350.000 residenti. A questi vanno aggiunti i residenti dell’area in regime transitorio: sono altri 64 comuni per un totale di circa 280.000 residenti.
Come vedete, anche da queste scarne cifre si evidenzia l’importanza, per la nostra regione, della delibera che discutiamo.
Le zone dell’Obiettivo 2 sono in zone in ritardo strutturale e anche le zone in phasing out, pur avendo recuperato nel periodo precedente di programmazione, mantengono elementi di svantaggio.
L’analisi degli elementi critici strutturali che insistono in queste zone è evidenziata nella parte analitica del documento accanto agli elementi di forza che possono fungere da leva per lo sviluppo.
E’ evidente che il motivo dell’utilizzo dei fondi strutturali nell’area consiste nella predisposizione di politiche che utilizzando fondi aggiuntivi comunitari e nazionali consentano di superare le ragioni del ritardo o i fattori di crisi per far sì che anche le zone individuate possano godere della prosperità e della qualità di sviluppo delle aree in on in ritardo della regione e della Comunità.
Le chiavi trasversali della lettura dei vari assi e delle varie misure sono la sostenibilità ambientale, l’aumento dell’occupazione, le pari opportunità.
Per la prima volta, inoltre, tra le misure sono previsti interventi sui centri urbani degradati vicini o limitrofi ai porti ed aree portuali, sulla rete dei servizi socio-assistenziali con azioni mirate alle fasce deboli e al potenziamento dei servizi a domicilio.
li interventi del Docup si articolano intorno a quattro assi: sviluppo e rafforzamento del sistema produttivo, rete ecologica e riqualificazione territoriale, valorizzazione delle potenzialità dei sistemi locali, assistenza tecnica per monitoraggio, informazione ecc.
Dando per scontata la conoscenza del documento originario credo che sia opportuno procedere esponendo sinteticamente le innovazioni introdotte dalla sesta Commissione che vi sono state consegnate. Esse riguardano anzitutto una valutazione più marcata rispetto al testo della Giunta sulle questioni attinenti all’agricoltura per favorirne la diversificazione e la polifunzionalità nel quadro dello sviluppo locale; l’elemento generale è posto a pag. 195 in sede di esplicitazione degli obiettivi globali dell’asse 3. Questo elemento si articola in una serie di modifiche al testo della Giunta come quelle delle pagine 241, 242 e 243 in sede di asse prioritario 2 sulla rete ecologica e riqualificazione territoriale misura 2.1 sulla tutela delle acque e difesa del suolo, che oltre alle modifiche che potete leggere sui contenuti introduce un nuovo soggetto beneficiario: i consorzi di bonifica. O ancora le modifiche che potete leggere nelle pagine 245 e 247 sempre dell’asse 2 misura 2.2, quindi nelle pagine 257-259 sempre dell’asse 2, misura 2.7 sul miglioramento dei villaggi rurali e infrastrutture. Infine l’introduzione di una nuova e complessa misura sull’asse prioritario 3, pag. 272.
Poi abbiamo una più marcata valutazione del comparto artigianale compreso quello tradizionale, e ciò si evince dall’individuazione di una nuova sub-misura sull’asse prioritario 1 riguardante lo sviluppo del sistema produttivo e rivolta a favorire l’insediamento delle piccole e medie imprese nelle aree industriali e artigianali, sviluppare i servizi a rete ecc. come potete leggere nelle pagine 229 e 231. Qui, oltre ai comuni si indicano i consorzi industriali di cui alla legge regionale 48/96. Inoltre questa più marcata valutazione si esprime nell’asse prioritario 3 nella misura 3.5 a pagg. 271 e 272 dove gli interventi sono rivolti, in particolare, a potenziare, nei centri storici, l’artigianato artistico e tradizionale. Infine, sulla complessa misura 1.3 che avete a pag. 237 e che riguarda l’asse 1, ovvero lo sviluppo e il rafforzamento del sistema produttivo ed in particolare gli incentivi per il miglioramento della qualità ed il rafforzamento della competitività delle piccole e medie imprese, tra i soggetti beneficiari di questi complessi interventi si inseriscono i centri servizi regionali, che, tra l’altro, sono stati creati proprio per questo.
Un’altra importante modifica proposta dalla Commissione riguarda l’assistenza tecnica sull’asse prioritario 4. Tra gli studi a supporto del piano si inserisce quello per il recupero dell’area SGL Carbon, impresa ascolana la cui area dovrà essere recuperata e riqualificata alla scadenza del 2004: area strategica, questa, per la risistemazione della città e del suo comprensorio e per la sua qualità ambientale, pag. 274.
Questo insieme di proposte sono assai chiare e sono state consegnate da tempo, quindi posso passare a degli emendamenti proposti in sede di Commissione che non hanno raggiunto un consenso in una discussione in cui, secondo me, non c’è stata una valutazione di merito compiuta né politicamente né tecnicamente.
Credo che essi siano particolarmente rilevanti e alcuni di essi fortemente innovativi, non solo per l’area del Piceno in ritardo industriale e dove è necessario esercitare il massimo dello sforzo di programmazione e di innovazione, ma anche per l’intera regione.
Un primo gruppo di emendamenti che qui ripropongo, insieme ad altri colleghi, credo che siano di buon senso: riguardano i consorzi industriali costituiti da enti locali in forma di enti economici.
Il primo a pag. 228 tiene conto delle modifiche già introdotte in Commissione ed è di pura coordinazione del testo della misura.
Il secondo emendamento alla misura 1.3 riguardante gli incentivi per il miglioramento della qualità ed il rafforzamento della competitività delle imprese, a pag 237 inserisce i consorzi industriali tra i soggetti beneficiari, poiché essi hanno, per legge regionale nostra, come compiti istituzionali la realizzazione di alcuni degli interventi della misura in oggetto.
Il terzo e quarto emendamento rispettivamente alle pagg. 240 e 243 nella misura 2.1 che riguardano la tutela delle acque e della difesa del suolo, inseriscono i consorzi industriali tra i soggetti attuatori e tra i beneficiari in quanto essi hanno per compito istituzionale quello di attrezzare i servizi a rete anche per ciò che riguarda i depuratori, gli acquedotti industriali, i metanodotti e la fitodepurazione delle acque per il loro riutilizzo a fini industriali. Anzi, sul fronte di questa ultima interessante ed innovativa proposta si è svolto già ad Ascoli un incontro su un progetto di fitodepurazione che ha registrato un forte giudizio positivo tra tutti i partecipanti, compreso il responsabile del servizio ambiente della Regione Marche.
Infine il quinto emendamento sulla misura 3.4 a pag. 268: sotto “soggetti attuatori” si inserisce, dopo “Comuni e loro consorzi”, appunto i consorzi di industrializzazione, perché già 21 comuni nella provincia di Ascoli Piceno hanno delegato la gestione degli sportelli unici e il marketing territoriale al progetto “Sportello unico piceno” promosso dal consorzio.
Altri due emendamenti riguardano l’asse 1 misura 1.2 e misura 1.3. Il primo emendamento a pagg. 232 e 233 riguarda il capitale di rischio e l’ingegneria finanziaria specialmente per le piccole e medie imprese in fase di avvio o di consolidamento. L’intervento proposto è rivolto al lancio del progetto “Business Angels” o “investitori informali” anche nella nostra regione. Il fenomeno si è sviluppato fin dagli ani ‘80 in particolare in Inghilterra e in Olanda.
Lo strumento messo in atto a questo fine è molto semplice: i Business Angels sono ex titolari di impresa, managers in attività o in pensione che dispongono di mezzi finanziari anche limitati, di una buona rete di conoscenze, di una solida capacità gestionale ed esperienza consolidata nel business che hanno il gusto di gestire un business, il desiderio di acquisire una partecipazione in aziende innovative, interesse a conseguire plusvalenze al momento dell’uscita dalla partecipazione. L’obiettivo dei Business Angels è quello di contribuire alla riuscita economica di un’azienda e a creare nuova occupazione, non apportando solo capitali, ma prestigio, capacità, esperienza, sistemi di relazioni e la loro attività è regolata da un rigido codice di comportamento.
Questa esperienza, anche per il suo rilievo innovativo, ha interessato la Commissione europea che nel 1996 ha organizzato a Bruxelles la prima conferenza della rete europea dei Business Angels. In quella sede vene deciso di approfondire il fenomeno con uno studio specifico presentato nel 1998. La DG XXIII ha cofinanziato la promozione di un programma specifico per diffondere e potenziare la cultura del Business Angels e per favorire le reti che ne agevolino l’attività. Quindi un’esperienza consolidata e assai innovativa, una via che bisogna promuovere data la sottocapitalizzazione cronica delle piccole e medie imprese delle Marche come indica il Docup, e data la difficoltà di accesso al capitale di rischio e la bassa propensione e le difficoltà che ancora permangono per i fondi chiusi e per i prestiti partecipativi istituzionali, che una misura del Docup vuole giustamente rimuovere.
Come soggetto attuatore e beneficiario si propone l’Eurobic Marche Scarl che da tempo lavora su questo progetto.
Il secondo emendamento è alla misura 1.3 a pag. 237. Come sapete nel precedente periodo di programmazione dell’Obiettivo 2 si individuò, tra le misure utili per la costituzione di nuove imprese, la realizzazione di un incubatore e come soggetto attuatore del progetto l’Eurobic Piceno Aprutino, che unificandosi con quello di Macerata diede origine all’Eurobic Marche.
Il progetto fisico di incubatore è terminato e già aziende in fase di start up si sono insediate.
C’è il problema di dare continuità all’intervento e di svilupparlo. L’azione proposta non solo tende a sviluppare i servizi per le aziende che si domicilieranno nei luoghi fisici dell’incubatore ma anche a sviluppare tutti i servizi di consulenza allo start up di nuove imprese sul territorio con un’azione di assistenza, di tutoraggio, di offerta di servizi che potranno avere una autonoma attuazione indipendentemente dalla presenza nella sede fisica dell’incubatore. Da qui l’aggettivo “virtuale”. Tenete conto che il soggetto beneficiario che propongo, l’Eurobic Marche, gestirà per le Marche i prestiti d’onore per fare impresa e dunque c’è l’esigenza di ampliare la portata delle azioni di tutoraggio al di là della capienza della sede fisica dell’incubatore.
In aggiunta voglio ricordare solo che esattamente un anno fa la Commissione europea presentò una relazione al Consiglio, al Parlamento europeo, al Comitato economico-sociale e al Comitato delle Regioni sulle azioni concertate con gli Stati membri nel campo della politica delle imprese.
Quella relazione indica circa venti buone pratiche innovative come esempi da generalizzare e tra esse ci sono appunto i Business Angels e gli incubatori virtuali che non sono dunque oggetti sconosciuti o inventati ma pratiche ritenute buone e innovative dalla Commissione stessa.
Infine voglio dire che alcuni di questi nuovi emendamenti a me paiono particolarmente innovativi e creativi e si muovono di concerto con le indicazioni comunitarie, sviluppando quella società dell’informazione e della conoscenza ritenuta centrale da tutti; altri rispondono alla logica e al buon senso.
Dato che alcune delle misure indicavano nell’Eurobic marche e nei consorzi di industrializzazione i soggetti attuatori o beneficiari di alcuni emendamenti, posso essere stato considerato un poco campanilista, ma in realtà questi sono elementi che vanno ad imprimere nelle Marche una maggiore penetrazione, una progettualità che inizia a masticare i temi dello sviluppo locale a dimensione europea, che già crea cultura imprenditoriale nuova, che si cimenta con la programmazione concertata a buoni livelli come indica anche il patto per lo sviluppo, che inserisce le imprese nei vari network europei dei Bic, degli Info Point, dei Business Angels, che comunica in modo nuovo con le imprese e comunica cose nuove alle imprese.
Su questo terreno Ascoli ha fatto passi in avanti ed è merito di uno sforzo collettivo che tutti i protagonisti dello sviluppo stanno portando avanti, al di là delle distinzioni e che indica che le risorse sedimentate dalla Regione nei precedenti periodi di programmazione e nei vari programmi, stanno incidendo sul riequilibrio e hanno prodotto frutti che non vanno dispersi ma incentivati.
Del resto, ridurre fortemente il gap negativo del sud delle Marche con nuove politiche e prima dell’allargamento dell’Europa credo che sarebbe uno dei risultati capaci di connotare, ovviamente insieme al raggiungimento di altri obiettivi, un’intera legislatura riformatrice.
Anche perciò ho proposto questi emendamenti utili alle Marche, utili ai territori svantaggiati, che tengono conto della necessità del riequilibrio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Questo atto è estremamente importante per lo sviluppo della nostra regione e credo che ogni commento sia superfluo a questo riguardo. Un atto che fra l'altro si va a inserire in un momento, in una congiuntura normativa estremamente particolare per le Regioni, in quanto il processo di federalismo amministrativo, al di là di quelli che sono gli argomenti fiscali e normativi di cui già abbiamo parlato parecchio, porta con sé tutta una serie di regionalizzazioni che invece riguardano proprio il mondo dell'ausilio al territorio e alle imprese per lo sviluppo. Noto infatti che alcune delle linee di finanziamento tradizionali — la "Bersani", la "Sabbatini" ed altre — sarà compito della Regione oggi gestire.
Perché faccio questo cappello e questa premessa? Perché, a mio modo di vedere, l'impostazione di questo documento di programmazione non tiene sufficientemente conto di quello che è un quadro socio-economico profondamente in evoluzione e che forse, convenientemente, poteva essere messo in correlazione con questo strumento, uno strumento — a leggerlo l'impressione è oggettiva — che si organizza per tre grossi assi, se vogliamo escludere il quarto asse che è di assistenza tecnica e che sostanzialmente è un asse di supporto. Non so se sia stato in animo della Regione e dei servizi che hanno curato questo documento distinguere gli assi a seconda di quella che è la grande ripartizione, di quello che è il grande dilemma fra destinatari del Docup, privati e pubblici. A leggere superficialmente gli assi e le loro misure sembrerebbe che in qualche modo la Regione avesse voluto superare la dicotomia destinatari pubblici-destinatari privati individuando un primo asse per le imprese e individuando invece un secondo e terzo asse per il sistema delle istituzioni. Probabilmente, attraverso questa lettura ha un senso la spiegazione che in qualche occasione ci è stata fornita e che è stata fornita agli enti locali che si sono affaccendati in questo procedimento anche di costruzione in progress secondo la quale l'idea della Regione marche è quella di suddividere in due grandi porzioni, grosso modo del 50% l'una, le risorse da destinare alle imprese e quelle da destinare al sistema collettivo perché forse il termine "pubblico" non è sufficiente. Non so se sia così. Certo è che anche se fosse così il documento non si potrebbe sottrarre a una valutazione critica di fondo: quella di un documento eccessivamente verticale. Le misure cadono dagli assi in maniera tale che non sia garantita una possibilità di intreccio, una possibilità di connessione, una possibilità di creare un network tra misure che invece a me pare siano state concepite in maniera tale che non possano essere interdipendenti l'una dall'altra. Questa che è un'impressione, ma forse qualcosa di più, è valutazione, argomento nodale e prioritario secondo me. Noi sappiamo, infatti, che le imprese oggi presentano delle esigenze che sono le più varie. L'impresa ha bisogno di internazionalizzazione, ha bisogno di sviluppare i sistemi di certificazione della qualità, ha bisogno di ammodernare il proprio parco tecnologico. Ebbene, l'impresa marchigiana che oggi presenta queste diverse caratteristiche sarà costretta, stante questa verticalità, a fare sempre diverse domande, ciascuna misura per misura, per ottenere quello di cui ha bisogno.
Perché faccio questa considerazione? Perché si fa strada nel sistema normativo delle agevolazioni alle imprese, del sostegno alle imprese, un sistema integrato che — e nessuno può sospettarmi di particolare benevolenza verso l'attuale Governo — è rintracciabile anche nella stessa finanziaria la quale fa riferimento a pacchetti integrati agevolativi proprio in nome di quella esigenza di corrispondere a bisogni dell'impresa che fino adesso l'hanno indotta a dover verificare questa propria disponibilità su diversi sportelli, su diverse linee di intervento. Allora io dico: se il Governo ormai ha sancito, come tendenza importante dello sviluppo locale, la necessità di sviluppare pacchetti integrati agevolativi, per quale motivo la Regione continua ad affrontare il problema dell'ausilio alle imprese attraverso una opzione del tutto diversa, attraverso una opzione che non ha il pregio, a mio modo di vedere, di favorire quella logica di partnerariato e di programmazione negoziata che doveva e poteva essere anche a monte di questo documento di programmazione economica?
Alcune Regioni — e sono Regioni delle più disparate appartenenze politiche — hanno ritenuto di favorire una orizzontalità tra misure attraverso una scelta che è stata difficile e dura, stante la volontà dell'Unione europea di privilegiare una concezione monofondo dei diversi interventi comunitari. L'Ue ha voluto che con la concezione monofondo ciascun intervento seguisse una sua logica, permeando ciascuno di questi interventi di una sua blindatura che forse non ha reso possibile raggiungere quegli scopi intersettoriali di cui si diceva prima. E' un fatto che alcune Regioni come la Puglia o l'Emilia Romagna hanno deciso di accantonare percentuali degli interventi comunitari proprio per favorire quei piani integrati di intervento territoriale che potevano, sul modello della programmazione territoriale, rispondere meglio a quelle che sono le moderne esigenze dello sviluppo locale. Non so quanti dei presenti hanno partecipato a un convegno interessantissimo promosso dalla Provincia di Ascoli Piceno nell'ottobre del 2000 in cui il prof. Paolo Leon ha individuato come linee guida dello sviluppo locale proprio quei sistemi di concertazione, di negoziazione, di condivisione che sono stati i tratti salienti dell'esperienza dei patti territoriali.
Dico io: è possibile recuperare oggi quella orizzontalità di cui si diceva prima? E' possibile evitare che l'impresa di un paese come Offida — visto che sono di quelle parti — possa evitare di fare quattro domande diverse per ottenere quattro interventi diversi pure tutti necessari allo sviluppo di quell'impresa? Probabilmente sì. E' la strada a mio modo di vedere è quella del complemento di programmazione.
Il complemento di programmazione è veramente l'elemento fondante, definitivo di questo iter che porterà poi all'intervento comunitario. Probabilmente la disattenzione di molti miei interventi consiglieri a questo mio intervento è anche giustificata, perché oggi dal Docup vediamo solo una macro ripartizione. Quella che sarà la battaglia vera, quello che sarà il vero elemento di scelta tra misure è il complemento di programmazione, un complemento che per la riforma del regolamento comunitario 1260 non sarà da trasferire a Bruxelles per le necessarie approvazioni. Il regolamento 1260/99 prescrive che oggi o domani il Docup partirà nella sua forma macro per l'Unione europea, ma noi avremo la possibilità, il diritto e l'obbligo di procedere al complemento di programmazione allocando le risorse e facendo scelte determinanti per la nostra collettività in quella sede. Ecco perché ho proposto — e non sembri una proposta provocatoria — che il complemento di programmazione possa essere discusso in Consiglio o che comunque possa essere trasmesso ai servizi amministrativi perlomeno attraverso una previa verifica della Commissione competente, perché oggi noi stiamo facendo delle scelte importanti che sono comunque risibili rispetto a quella che sarà invece la grande decisione. Allora esiste la possibilità, in sede di complemento di programmazione, di ridare quella orizzontalità, quella possibilità di interconnessione alle misure? Io credo di sì, io credo che vi sia. Niente esclude questa possibilità. Con la riforma della 488 le Regioni avranno delle competenze che non sono certo le stesse della "legge Sabatini" perché il Ministero dell'industria le manterrà, ma le graduatorie regionali, la possibilità di far interferire le graduatorie regionali con i nuovi settori d'intervento — commercio, turismo — danno alla problematica dello sviluppo locale una linfa nuova. A me sembra che questa linfa nuova non traspaia dal documento. Allora, è giusto o meno arrivare a un complemento di programmazione che tenga conto di quelle che saranno le risorse, le destinazioni di queste grandi leggi di finanziamento in maniera tale che possano giocare un loro ruolo accanto al Docup? E' un'idea sbagliata pensare di concentrare l'azione degli agenti dello sviluppo in sede locale, attraverso dei mini patti territoriali possibili, praticabili, facendo in modo che la possibilità di accedere alle singole misure comporti e importi una previa concertazione intorno a episodi infrastrutturali che possono essere, in una piccola economia di sistema locale, utili e necessari per lo sviluppo?
Queste sono valutazioni che ho ritenuto di dover fare per far sì che il mare magnum di interventi a sostegno delle infrastrutture e delle piccole e medie imprese possa essere ridotto ad unità e soprattutto sintetizzato in un programma che possa realmente produrre effetti. E allora vale la pena di ricordare perché questa aula anche qualche giorno fa ha visto dibattere, per iniziativa del consigliere Grandinetti e anche del consigliere collega Pistarelli il problema dei patti territoriali, anche quello di Macerata. Non ci dobbiamo dimenticare che la tendenza governativa è quella di far scivolare la problematica dei patti facendone carico alle Regioni. Molte Regioni spesso nicchiano di fronte a questa patata bollente, perché in realtà il Governo nazionale non crede più molto dei patti per dei motivi che sono connessi semplicemente a delle trasformazioni normative sociali che all'inizio degli anni '90 facevano considerare i patti degli strumenti efficaci soprattutto per favorire forme di contrattazione sindacale decentrata nel nostro Paese, visto che la contrattazione decentrata dal punto di vista sindacale è stata resa possibile da altri interventi in realtà i patti territoriali sono spesso diventati delle belle favole o delle Cenerentole nella migliore delle ipotesi. Perché faccio questo discorso? Perché oggi, attraverso il Docup, attraverso la legge 488 — e lo ha detto la Comunità europea, perché è possibile finanziare i patti attraverso la 488 — le Regioni potrebbero giocare un ruolo non semplicemente notarile nella grande vicenda dei patti. Dico "grande" perché anche quello di Ascoli Piceno, che pure è stato approvato, ancora dalla Regione non ha ricevuto che una promessa di finanziamentoo per 5 miliardi, che tuttavia è rimasta ancora lettera non dico morta ma neanche completamente sveglia, dormiente nelle pieghe del patto per lo sviluppo. Fare di questi discorsi, ampliare il Docup in maniera tale che nel rispetto della normativa europea possano essere favorite concentrazioni locali di misure rappresenta un modo innovativo e moderno di ausiliare il sistema locale, un sistema locale che, peraltro, non ha bisogno di scontare un eccessivo peso di misure chiuse che ancora riguarda questo documento.
Ho fatto degli emendamenti al riguardo e ne parlerò dopo, però da una prima esposizione che anche in Provincia qualche anno fa sentii, si ritenne che le misure chiuse dovessero essere poche e di natura istituzionale: centri per l'impiego che, effettivamente, sono riversati nel Docup. Qua e là però abbiamo visto rinascere qualche misura chiusa. Allora poniamolo questo problema. C'è una misura che sembra forse ritagliata su solo uno dei più distretti della nostra regione, e abbiamo proposto un emendamento proprio per favorire che quella determinata misura possa essere invece riferita a tutti i distretti presenti nelle Marche. C'è un preciso riferimento al centro servizi Meccano. C'è un preciso riferimento alla Società regionale di garanzia. C'è un preciso riferimento a strutture intermodali nel merito delle quali non voglio entrare in questo momento. Certo è che argomento di questa serata è la valutazione anche dell'opportunità di queste misure, ma soprattutto la valutazione dell'opportunità di impinguare ulteriormente interventi e misure chiuse che già nel precedente Docup avevano avuto destinazioni finanziarie importanti: Società regionale di garanzia, Interporto di Jesi. Credo che anche da questo punto di vista urga e si imponga la necessità di una valutazione aperta di quel famoso complemento di programmazione, in maniera tale che ci si possa poi completamente valutare. Non entro in questa fase nel merito della Società regionale di garanzia ma certo è che, visto che la Società regionale di garanzia ha già avuto ed è stata tributaria di interventi del precedente Docup, ritengo che al più si dovrebbe discutere di integrazioni, di ulteriori piccoli complementi, anche perché, ripeto, l'attuale congiuntura normativa comporta che la Regione possa attivare leve anche ulteriori rispetto a questi sistemi di ingegneria finanziaria.
L'invito alla riflessione che rivolgo ai miei colleghi consiglieri è essenzialmente di poter esaurire l'argomentazione di questo pomeriggio con la dovuta problematicità, ma soprattutto di valutare la possibilità che in sede di complemento di programmazione si ritocchino le misure non tanto per entrare nel merito delle stesse quanto per cucire queste misure attraverso sistemi locali che possano in qualche modo favorire non un'episodica accettazione dell'ausilio comunitario. Non è un caso che molti emendamenti proposti anche dalla maggioranza siano andati nel senso di favorire come destinatari delle misure anche consorzi di bonifica, industrializzazione e quant'altro. Cosa vuol dire questo? Che c'è la necessità di non sbriciolare quanto più possibile determinate misure che, al contrario, rischiano di sfarinarsi tra mille interventi. Le Marche sono una regione di 1.400.000 abitanti. Se c'è un problema nelle Marche è quello di favorire processi decisionali importanti che rischiano sempre, soprattutto se sono interventi per lo sviluppo, di trovare la contraddizione di tanti amministratori locali, consiglieri di circoscrizione. Per 1.400.000 abitanti noi abbiamo migliaia di amministratori e sappiamo — ed è argomento studiato dagli scienziati dell'economia e dell'impresa — che se c'è un problema è quello di favorire il consenso di fronte a certe scelte infrastrutturali che, parcellizzate in termini di scelta, non verrebbero mai alla luce.
Se questo è vero perché non favorire certe scelte soprattutto in materia infrastrutturali, attraverso un Docup che non si perda nei rivoli delle giuste e legittime esigenze dei singoli ma che invece vada a favorire l'aggregazione di sistemi locali, di consenso e di impresa che possano consentire alle Marche di vincere la sfida del 2000?

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Ho ascoltato con attenzione l'intervento del consigliere Castelli e debbo fargli il mio plauso: un intervento veramente sensato, pieno e ricco di contenuti che ha anticipato in qualche misura, su qualche argomento, le cose che io volevo dire. Siccome la mia caratteristica è quella della concretezza non le ripeterò. Una cosa però va detta con molta chiarezza a proposito dell'approvazione di questo documento di programmazione. Esso manca totalmente del piano finanziario particolareggiato per misure, sub misure e interventi e direi che è anche assente ogni e qualsiasi indicazione delle priorità da adottare.
Sono da poco consigliere regionale, in quest'aula abbiamo approvato il piano di sviluppo rurale e non siamo stati in grado di intervenire perché doveva andare a Bruxelles, scadevano i tempi ecc. Poi è arrivato il piano triennale dell'Anas già concertato con la direzione dell'Anas e non abbiamo potuto dire niente. Qui manca il piano particolareggiato finanziario. Mi sembra che ci stiamo avviando per seguire la stessa strada, una strada che personalmente non condivido perché significa svuotare completamente di contenuti questa Assemblea, questa istituzione e significa svilire anche il ruolo dei consiglieri regionali. Io non sono disponibile a fare il consigliere regionale che vota a favore oppure contro e passa, il 27, a ritirare lo stipendio, per quanto buono. Vorrei poter fare qualcosina di più.
La mia proposta molto concreta — chiedo però che su questo il Consiglio si esprima, altrimenti questa discussione diventa non dico inutile ma non sarebbe influente — è che il piano finanziario particolareggiato, come lo chiamo io — ma il termine tecnico è "complemento di programmazione" — venga discusso prima nelle Commissioni competenti — e la terza Commissione di cui faccio parte è già stata espropriata di questa competenza, non capisco perché visto che gran parte dei finanziamenti attengono a degli argomenti specifici della terza Commissione — e che, dopo essere stato discusso nelle Commissioni competenti venga approvato il nuovo documento di completamento dal Consiglio regionale, altrimenti veramente questa sera approveremmo una scatola vuota, un piano in cui sono scritti 500 miliardi, cioè 200, 100, 100 e 100, poi chi beneficia di questi soldi? Con quali criteri vengono assegnati? Non è possibile che il Consiglio regionale lavori con questo sistema. Chiedo quindi che questa Assemblea — non è questo un discorso di opposizione o di maggioranza ma un discorso da consigliere regionale e basta — si esprima su questo fatto: che il complemento di programmazione ritorni, dopo essere stato visto nelle Commissioni competenti, all'esame dell'Assemblea consiliare.
Ho notato dei punti di criticità di questo piano, uno strumento che mi pare ricalchi di fatto il Docup precedente con pochissimi nuovi spunti. Se questo, come mi dicono i più anziani ed esperti è, verrebbe da pensare che le vecchie misure non sono state efficaci se vengono riproposte, oppure che erano strutturate in maniera che non ha permesso di centrare l'obiettivo previsto. Se è vero questo perché riproporlo. Queste sono argomentazioni logiche, oggettive, generali.
Altra considerazione. Alcune misure a me sembrano essere dotate di scarso finanziamento. Ad esempio, l'asse prioritario 2 dotato di qualcosa di meno di 130 miliardi dovrà intervenire, leggo qui, su una vastissima e importantissima gamma di settori, ma se una parte considerevole di questi saranno utilizzati, come si presume per il centro intermodale di Jesi — 60-70 miliardi più o meno — e se a questo si aggiunge, come indicato nel documento, l'autoporto di Valle del Tronto — credo che lì meno di altri 40 miliardi non si spenderà — ecco che ne rimangono a disposizione una ventina. Con questi si dovrebbe far fronte alla difesa del suolo, ai trasporti, ai parcheggi, ai villaggi rurali, allo smaltimento di rifiuti, alle aree protette e ad altre cose ancora. Questo mi sembra un sogno, a questo punto, non è possibile fare tutto questo. Ci sono delle pressioni da parte di alcune Province, come ad esempio la Provincia di Macerata che farà parte di ordini del giorno che colleghi consiglieri anche eletti in quella provincia presenteranno in cui si chiede uno spostamento di risorse alle aree del phasing out e sicuramente sarà da tenere presente anche questo. A questo va aggiunta una richiesta da parte delle associazioni dei coltivatori di cui mi pare il mio presidente Avenali si sia fatto carico e ne abbia chiesto l'approvazione o la proposta di approvazione. Mi dicono però al servizio politiche comunitarie che la Ce boccerà tali modifiche perché non previste nella normativa e peraltro già inserite nel piano di sviluppo rurale dotato di finanziamenti di gran lunga superiori al Docup, però sembra giusto sostenere anche questa proposta. Non entro nel merito di altre discussioni, chiedo però con chiarezza quanto ho proposto all'inizio, cioè che il complemento di programmazione economica venga valutato dalle Commissioni competenti, poi discusso e approvato dal Consiglio regionale, altrimenti non discute, non vede e non approva nulla.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. In effetti è un Docup di cui è difficile parlare, quindi mi concentrerò su alcune puntualizzazioni, perché per certi profili è un documento molto corposo, quasi 400 pagine in cui ci sono una quantità di dati e di valutazioni. Per contro è anche un documento poco denso, un documento che, se andiamo a pesarlo per il quantitativo di dati, di informazioni di scelte che in esso sono contenute arricchisce molto poco e tutto sommato è anche abbastanza poco informativo.
Scorrendolo vedo per esempio quasi tutti dati statistici che vengono presi a base della riflessione — le prime 200 pagine che porteranno alle valutazioni strategiche — che sono del 1995, del 1996, del 1997 e quindi poco idonei a darci un quadro da un lato della realtà della situazione marchigiana in cui il Docup deve intervenire e dall'altro anche di quelle che sono le scelte dell'Amministrazione, ammesso che un contesto di scelte strategicamente coordinate ci sia. Dovrei parlare molto più di dieci minuti se dovessi andare a cogliere tutti i vari passaggi, ne prendo uno perché in qualche misura è attuale. A pag. 175 del Docup, punto 3.8.2 si inizia dicendo: "Il documento preliminare "Ipotesi di piano energetico regionale" presentato dalla Regione Marche nel giugno 1998 rappresenta il principale documento di riferimento per quanto riguarda le strategie di settore", con tanto di richiamo "nota 100". Trattasi dello stesso piano energetico regionale di cui non più tardi della precedente seduta del Consiglio regionale di due settimane fa il collega Ricci ci ha detto "è documento che, appartenendo alla vecchia legislatura è ormai decrepito e superato" e quindi va a essere riscritto dall'Amministrazione? E se lo è come fa ad essere contemporaneamente il principale documento di riferimento? C'è una sensazione abbastanza forte di un procedimento amministrativo in cui la destra non deve sapere quello che fa la sinistra ma anche viceversa e manca un quadro complessivo di azione. E' importante invece che una lettura ci sia e il collega Castelli ha detto ci dovrà essere.
Questo inizio un po' critico della mia esposizione potrebbe essere confliggente in qualche misura con il dato obiettivo di un documento licenziato dalla sesta Commissione con un voto unanime, perché al di là di quelle che sono le richieste che ha fatto il consigliere Viventi, ma che tutti abbiamo espresso di un procedere più fattivo e soprattutto con spazi di riflessione più ampi e approfonditi, nessuno vuole giocare allo sfascio, al "tanto peggio tanto meglio", nessuno vuol essere in qualche misura non imputato ma sentirsi anche solo responsabile di una menomazione della possibilità della Regione Marche di accedere a fondi comunitari e distribuirli in maniera efficace. Con grande senso di responsabilità l'opposizione ha votato in Commissione, non garantisce il numero in quest'aula perché riteniamo che non si possa stracciare un'opportunità come quella offerta dal Docup, ma al tempo stesso chiediamo delle garanzie.
Noi abbiamo presentato una serie di emendamenti che illustreremo poi singolarmente e che abbiamo visto anche altri gruppi di maggioranza hanno presentato. Sono emendamenti che in qualche misura colgono alcuni aspetti del Docup, per l'evidente ragione che mancando appunto una scelta concreta delle valutazioni di merito, non gerarchicamente ordinate, non quantificate nelle scelte, sono scelte soltanto in termini di indirizzo, non voglio dire affettive.
Andare a emendare in questa fase è lavoro difficile, perché non si tratta di fare una scelta concreta ma delimitare un campo e porre paletti è sempre sgradevole. L'abbiamo fatto in qualche caso, ritenendo che in alcune situazioni offrire a tutti vuol dire non dare a nessuno e soprattutto si corre il rischio di andare a dare laddove sarebbe opportuno meditare meglio prima.
Ma al di là di questi aspetti che già siamo stati in grado di enucleare in questa fase, è evidente che la fase di scelta vera e propria del documento verrà più avanti, verrà con il complemento di programmazione e verrà con le singole misure attuative. Per questo il collega vi ha parlato degli emendamenti, perché non esiste un obbligo comunitario a lasciare al solo organo esecutivo la scelta del complemento di programmazione e se un obbligo non c'è sarebbe un autolimite per questo Consiglio dare una delega in bianco alla Giunta. Noi vi chiederemo di non imporre questo autolimite e di riportare in Consiglio la valutazione delle scelte veramente capaci di incidere, di cadere sul territorio, del complemento di programmazione quando ci sarà dato atto. Diamo atto agli uffici di averci cortesemente resi partecipi del working progress con ripetuti invii del documento nelle sue fasi dinamiche di redazione: sarebbe quasi beffardo vederlo al 30%, al 60%, al 90% e poi vederlo scomparire demandato alla competenza esclusiva dell'organo esecutivo quando giunge a completamento.
In Commissione noi ponemmo la questione dell'importanza non solo di questo documento di programmazione ma anche delle successive fasi attuative, esecutive, anche dei bandi. Chiediamo che insieme allo sforzo dell'opposizione di partecipare fattivamente a una decisione con tempi molto ristretti, con molte finalità discutibili nel senso buono di ancora discutere, ci sia l'impegno dell'organo esecutivo di portare all'attenzione del Consiglio, quanto meno della Commissione, le misure di attuazione degli stessi bandi. Disponibilità che abbiamo avuto dall'assessore Mattei in Commissione, che ringrazio vivamente in questa sede, e che chiederemo di consacrare dal Consiglio con una proposta di risoluzione appunto per impegnare l'Esecutivo a far vedere, se passa l'emendamento, il complemento di programmazione in aula e comunque i bandi per l'emanazione e la definizione nella Commissione.
Nel merito, anticipando il discorso sugli emendamenti, proprio perché è un atto generale, tanto generale da avere attirato critiche per la non diretta ricaduta delle scelte, non strategicità delle scelte, in controtendenza si fa censurare per una serie di misure chiuse che parte nascono con l'atto, parte sono venute crescendo in corso d'opera e che stravolgono le finalità d'intervento offerto al mondo produttivo e diventano intervento ad hoc che è legittimo, non è vietato ma che sicuramente non rientra in questa competenza, specialmente allorquando viene a incidere in situazioni tipo phasing out in cui ci sono ormai tempi operativi talmente ristretti che andare a fare una scelta di questo tipo rischia veramente di porre da un lato a repentaglio l'efficacia della misura, dall'altro di compromettere lo spirito del documento di programmazione, se è tale.
Per questo motivo abbiamo proposto emendamenti per rimuovere direttamene le misure, nella convinzione che quando gli interventi non sono più destinati a una finalità ma a una specificità, vadano affrontati nel contesto della discussione sul singolo provvedimento e non inseriti nel complesso della struttura.
Da quello che sarà l'atteggiamento dell'aula nei confronti delle proposte emendative da noi avanzate e segnatamente quelle finalizzate a garantire una scelta consiliare e non meramente esecutiva del complemento di programmazione, sarà calibrata la risposta che il gruppo darà nel complesso dell'atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

REMIGIO CERONI. Dall’insediamento in poi abbiamo discusso tutta una serie di atti in maniera veloce con una corposa documentazione senza averli potuti approfondire. Questo è un modo che, come ha detto il collega Viventi, diventa sempre più insopportabile. Abbiamo approvato di corsa il piano di sviluppo rurale perché la non approvazione avrebbe significato, magari, la perdita di finanziamento nell’anno 2000, quindi i 100 miliardi previsti nell’anno 2000. Non si discutono interpellanze, mozioni e interrogazioni nei termini previsti dal regolamento. Ieri abbiamo approvato l’assestamento di bilancio che doveva essere fatto entro il 30 giugno con quattro mesi di ritardo. Avremmo dovuto approvare entro il 31 luglio il conto consuntivo che la Giunta doveva presentare al Consiglio entro il 30 aprile. Insomma, lavoriamo in una condizione inconcepibile.
Non so se i colleghi consiglieri sono d’accordo, magari qualcuno potrebbe essere compiacente rispetto a questa situazione, ma io ritengo che anche questa volta, astenendoci in Commissione abbiamo mostrato buona volontà e chiediamo se l’assessore vuol mantenere fede all’impegno di portare i bandi all’esame delle Commissioni competenti prima di renderli pubblici. Questo diventa per noi importante al fine, almeno, di garantire l’astensione, altrimenti potrebbe anche nascere l’idea di far mancare il numero legale, questa sera.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Questo è un atto molto importante, ma ritengo doveroso che si dia atto in questo caso alla Giunta che il percorso è estremamente corretto, almeno dal punto di vista della procedura, nel senso che in questo caso il Consiglio regionale è chiamato a discutere una proposta, prima ancora che il Docup venisse inviato al Governo e a sua volta alla competente Commissione a Bruxelles. Questo è un elemento che dobbiamo sottolineare come positivo, visto che in passato abbiamo in qualche modo detto che gli atti arrivavano in ritardo e pertanto il Consiglio regionale si trovava nelle condizioni di doverlo riscontrare. Ho sentito dei colleghi parlare di questo, ma credo che in questo caso la cosa non vale, nel senso che stiamo discutendo di una proposta che la Giunta ha sottoposto alla competente Commissione consiliare. Tanto è vero che ci sono diversi emendamenti, perché è comunque possibile discutere nel merito prima ancora che il documento di programmazione sia inviato nelle sedi proprie.
E' importante per l'entità delle risorse, per i territori in cui interviene, che tra l'altro sono i territori più svantaggiati, più deboli dal punto di vista economico, dove pesa molto il discorso dell'agroalimentare. Infatti, se guardiamo tutto il carteggio e l'istruttoria della pratica relativamente alla definizione della zonizzazione, in termini consistenti incideva proprio il peso dell'agroalimentare. Per questo sono stati inseriti emendamenti importanti, che riguardano la possibilità di poter concorrere all'utilizzo di queste risorse anche da parte del settore agricolo e agroalimentare. Indipendentemente dal discorso del piano di sviluppo rurale, che peraltro interviene anche in altri comparti, credo che se queste sono le zone dove il soggetto agroalimentare ha un peso preponderante, credo che sia estremamente giusto che questo documento di programmazione in quelle aree possa in qualche maniera intervenire. E' importante per l'entità della spesa, perché come abbiamo potuto constatare dalle tabelle si tratta di circa 485 miliardi di intervento pubblico di cui 76 miliardi in phasing out ma che riescono a mobilitare un insieme di risorse molto più importante, nel senso che per poter utilizzare quei 485 miliardi, essendo gran parte degli intervento cofinanziamento, significa che il privato deve investire altri 870 miliardi, quindi questi 485 miliardi mobilitano investimenti per 1.355 miliardi. Se li aggiungiamo ai 1.300 miliardi del piano di sviluppo rurale si tratta di somme abbastanza importanti, che possono dare veramente un contributo a rendere più competitivo l'insieme del tessuto socio-economico della nostra regione. Dico socio-economico perché sono previsti interventi anche nel campo del sociale e questa è l'altra novità estremamente importante e significativa.
Penso che possiamo essere abbastanza soddisfatti, e credo che il documento sia abbastanza dettagliato, anche perché adesso stiamo parlando del Docup, dei grandi indirizzi di programmazione. E' dettagliato perché le tabelle che prevedono le risorse che prima ricordavo, sono distribuite per assi. E' poi ovvio che alle singole misure si arriverà con il complemento di programmazione e successivamente con i bandi. E' stata una buona elaborazione, una elaborazione che consente al Consiglio regionale e a tutti noi di poter comprendere la possibilità d'intervento di questo tipo di risorse, di questo documento di programmazione. Da questo punto di vista credo che dobbiamo dare atto al lavoro che sin qui è stato svolto.
Ho visto che gira una mozione che non credo si possa accettare. Rivolgo invece la raccomandazione che, seppure la competenza del complemento di programmazione è della Giunta, non dico si venga in Consiglio perché ricominceremmo a discutere su una scelta programmatica che il Consiglio in qualche modo ha già compiuto, ma si dovrebbe mettere il Consiglio in condizione, tramite le Commissione, di conoscere gli indirizzi più specifici che vadano anche a individuare la distribuzione di risorse per assi, in termini più puntuali. Questa è una raccomandazione che mi sento di fare con forza alla Giunta. Così come per il discorso dei bandi che costituiscono un elemento di scambio di opinioni, quindi di arricchimento delle scelte attuative del documento, ma nel contempo ci metterebbero anche in condizioni di poter verificare che il complemento di programmazione e i bandi vadano nella direzione che il Consiglio regionale intende esprimere.
Credo che sia importante anche informare il Consiglio regionale del confronto con la Ce, perché parte delle questioni che qui sono state introdotte riusciamo a farle recepire e magari questo documento di programmazione che verrà approvato oggi dal Consiglio regionale avrà delle modifiche senza che il Consiglio regionale ne sia sempre informato. Credo quindi che un'altra cosa importante sia un'informativa sul confronto che avverrà a livello comunitario.
Per quanto riguarda l'agricoltura, credo che per quanto riguarda gli emendamenti che sono stati introdotti dobbiamo avere la determinazione e attrezzarci tecnicamente per sostenerli. Sono convinto che se facciamo così quegli emendamenti potranno trovare una risposta positiva anche nella trattativa a livello di Comunità economica europea. Più volte in questo Consiglio abbiamo detto che non ci dobbiamo limitare a prendere atto di quello che ci dice Bruxelles, perciò inserire gli emendamenti e batterci perché vengano in qualche modo recepiti dalla Commissione credo sia un fatto estremamente positivo, anche per dimostrare una maggiore autorevolezza del Consiglio regionale, quindi dello Stato Italia che si esprime tramite il Consiglio regionale delle Marche per quanto concerne la parte che ci riguarda più direttamente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Alcune considerazioni, perché penso che l'aula dovrà intervenire anche nel merito dell'articolato con le proposte di modifica presentate da diversi gruppi e da diversi consiglieri.
Questo atto di programmazione esce dalla fase ordinaria che ha avuto nelle precedenti occasioni perché interviene rispetto alla nuova territorializzazione. Visto che la Comunità europea ormai avvia la fase conclusiva con la nuova territorializzazione e l'ingresso di nuovi Paesi, la fase istruttoria che anche le Marche hanno svolto è stata del tutto straordinaria. Non siamo a un atto di tipo ordinario. Credo che con questa approvazione si porta a completamento una fase di programmazione più vasta nel settore dello sviluppo economico della nostra regione alla luce anche di alcuni dati significativi che spesso noi stessi non conosciamo, tant'è che il tasso di industrializzazione delle Marche non solo è più alto della media nazionale — il 16% — ma addirittura è superiore al cosiddetto territorio del nord-est dell'Italia stessa. Tuttavia, dentro questi dati significativi che testimoniano anche una dinamicità dello sviluppo economico credo che siamo arrivati dentro un equilibrio che chiamerei precario, dove il vecchio modello di sviluppo ha ormai fatto il suo tempo rispetto all'innovazione e non si intravede per il futuro un modello di sviluppo alternativo o almeno un nuovo modello di sviluppo, tant'è che anche la stessa dinamicità dell'artigianato che le Marche hanno rappresentato in maniera più significativa dentro il comparto nazionale, ha raggiunto una modificazione straordinaria. Infatti possiamo ormai dire che l'artigianato in quanto tale, come lo conoscevamo 10-15 anni fa è totalmente cambiato, non ha più nessuna autonomia ma è diventato quasi un terzista rispetto alla casa madre che è collocata altrove, talvolta anche fuori dei confini nazionali, per cui possiamo dire che dentro questo sviluppo che ha rappresentato quei dati che dicevo prima, bisogna intervenire con una programmazione più puntuale, non con una sostituzione rispetto al ruolo del sistema delle imprese, non una concezione di tipo astrattamente statalistico, pubblicistico, dirigistico ma con risorse certe per orientare lo sviluppo economico e per riqualificarlo, proprio perché abbiamo visto che il vecchio meccanismo di competizione impresa contro impresa ormai non regge più, bisogna più propriamente parlare di un "sistema regione" che sia capace e in grado di competere con altri livelli nazionali ed internazionali.
Questo obiettivo secondo me va in tale direzione. Seppure in maniera ancora contraddittoria, non compiuta, tuttavia l'intervento corposo, cofinanziato, di quasi 500 miliardi testimonia una volontà di portare a compimento la fase programmatoria iniziata con il piano regionale di sviluppo e con gli altri atti di programmazione, proprio per sostenere e riqualificare lo sviluppo economico.
Credo che dobbiamo valutare in maniera più seria e più proficua una necessità che mi pare sia presente in modo ancora non sufficiente anche dal punto di vista della dotazione economica e finanziaria. Giustamente si interviene ancora sulla produzione di beni e materiali, appunto aiuti alle imprese, al sistema della produzione e ancora ci sono poche risorse per quelle necessità spesso di tipo immateriale o addirittura necessità che possono portare a nuove e più qualificate occupazioni, come la riconversione di alcuni settori che ormai non tirano più nel mercato regionale, una riconversione di tipo anche ecologico, un recupero delle aree degradate, un recupero dell'energia, la riduzione della produzione di rifiuti che da un lato riqualifica, dall'altro riconverte e introduce nuova e più qualificata manodopera, visto che nelle Marche insistono disoccupate e disoccupati di alta specializzazione, laureati e diplomati.
Tra i soggetti beneficiari credo che nei prossimi anni dovremmo fare anche una verifica sul fatto se essi sono adeguati rispetto all'obiettivo di riqualificare, di innovare, di portare nuova occupazione, perché — e questa non è una critica a questo o quel soggetto attuatore, ma anche un'autocritica al sistema di livello degli enti locali e in primo luogo della Regione Marche — nel mentre dobbiamo semplificare ed orientare anche gli strumenti attuativi, oserei dire tecnici, proprio per intervenire laddove c'è bisogno di nuovo sviluppo, dobbiamo anche selezionare i soggetti beneficiari, dobbiamo uniformare le gestioni, tempi più rapidi dei centri di servizi, sfoltire alcuni consorzi che vanno anch'essi accorpati ed intervenire con risorse proprio lì in virtù della riqualificazione dell'occupazione, della nuova occupazione, dando più sicurezza dentro i luoghi di lavoro, perché sapete che le Marche hanno il triste primato di incidenti e di morti sul lavoro.
La sesta Commissione ha introdotto in maniera propria anche il comparto agricolo all'interno delle misure, perché, come succede ancora per la sanità che cammina in maniera separata rispetto alla più complessiva programmazione, il comparto dell'agricoltura e della trasformazione dell'agricoltura entra ormai a pieno titolo nel sistema dello sviluppo regionale. Il problema è stato sottovalutato e credo che la precisazione e la puntuale modifica per intervenire a sostegno di un tema attualissimo come quello dello smaltimento delle carcasse degli animali potrebbe sembrare un aspetto particolareggiato ma interviene su una necessità reale che ha visto il comparto dell'agricoltura spesso lasciato a se stesso.
Permettetemi di svolgere anche una critica di tipo interpretativo, perché quando il nostro gruppo diceva che la sesta Commissione era inutile, appesantiva, rischiava di far fare una confusione istituzionale, in questa fase del Docup si è vista proprio la concretizzazione di questo aspetto. Non si capisce bene quale sia la materia dello sviluppo economico, dell'agricoltura, delle misure comunitarie; più propriamente questo atto parla di sviluppo economico, in primo luogo di sviluppo delle piccole e medie imprese e la Commissione preposta doveva essere, appunto, la Commissione alle attività produttive. Non è una rivendicazione astratta che sarebbe sciocco fare qui, mettendo una Commissione contro l'altra, ma per significare al Consiglio regionale che nel mentre tutti parlano di semplificare e di velocizzare, noi rischiamo di far perdere tempo alla velocizzazione della spesa e quindi di non far intervenire il denaro pubblico laddove esso deve intervenire.
C'è anche la filiera delle aree urbane, settore trasversale che parla al commercio parla all'artigianato artistico e a quello tradizionale. E' una misura molto importante che va guardata con molta attenzione, perché dice della necessità di un recupero di una inversione di tendenza rispetto al passato in favore delle aree interne.
Questa misura della nuova territorializzazione dell'Obiettivo 2 interviene dentro un tessuto molto diversificato: non solo le aree del terremoto ma i comuni delle quattro province, alcuni dei quali — vecchio Obiettivo 5b — sono molto diversi tra loro e anche lì bisogna calibrare le risorse, i tempi, le modalità ed i soggetti attuatori.
Un corposo intervento pubblico sullo sviluppo economico, in tutti i suoi settori. Gli attori principali sono e debbono essere sempre più gli enti locali, i consorzi industriali e da questo punto di vista credo che la sesta Commissione abbia fatto compiere a questo atto un salto indietro, più di basso profilo, introducendo alcuni consorzi in maniera impropria e non prevedendone altri, ad esempio non prevedendo quelli istituiti per legge, come i consorzi industriali, e prevedendo quelli che, viceversa, questo Consiglio regionale aveva sciolto per legge come i consorzi di bonifica. Non solo una caduta di stile di tipo tecnico, ma un segnale politico involutivo, che credo il Consiglio regionale valuterà nella sua necessaria importanza e che mi auguro modificherà.
In sostanza possiamo dire che questo atto si allinea in maniera più complessiva a tutta la programmazione regionale e mi auguro che con i passaggi successivi il Consiglio regionale all'interno della sua programmazione non solo non abbia paura di delegare alla Giunta gli atti esecutivi ma pretenda che la Giunta esegua questi atti di programmazione. Tuttavia alcuni passaggi saranno di nuovo fatti in Consiglio regionale, attraverso le Commissioni, perché molti di questi assi, molte di queste misure torneranno dentro le leggi con il museo diffuso, con la legge per l'artigianato e così via, quindi avremo modo di parlarne, ma in definitiva il gruppo Comunisti dà un giudizio positivo sull'atto e si riserva di intervenire in maniera breve sugli emendamenti proposti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

ROBERTO TONTINI. Stiamo discutendo di un atto di una importanza notevole, un atto che ci impegnerà per i prossimi sei anni relativamente alle spese e all’utilizzazione dei fondi comunitari per quanto riguarda una parte importante della nostra regione, quella delle aree interne del nostro territorio, quindi finanziamenti che forse saranno gli ultimi dei quali il nostro Paese e la nostra regione potranno usufruire, atti da utilizzare al fine di sviluppare e determinare quel riequilibrio territoriale produttivo e di sviluppo della nostra regione che è fondamentale per uno sviluppo equilibrato.
L’atto è sicuramente importante, la proposta che la Giunta avanza al Consiglio è corposa. Prima di me hanno già detto altri colleghi, in particolare il collega Avenali relativamente alla procedura adottata che oggi ci pone con un procedimento procedurale corretto, anche se con tempi stretti, che ci vede intervenire prima che venga licenziato ed inviato alla Cee, come Consiglio regionale, per approvare un atto proposto dalla Giunta.
Apro una parentesi che è stata oggetto di una valutazione precedente. Avremmo voluto concordare anche con il Governo nazionale forme e procedure differenti che impegnino la stessa Comunità economica europea ad un rapporto che ci dia maggiore spazio e possibilità d’intervento rispetto ai tempi che molto spesso la stessa Comunità economica europea ci impone. Rispetto a quei tempi dovremmo innovare il nostro metodo di lavoro, ma sicuramente anche la stessa Comunità economica europea dovrà modificarsi per dare significato pieno al valore istituzionale delle autonomie in questo caso delle Regioni che sono interlocutrici dirette della Comunità economica europea.
Dicevo che siamo in presenza di un atto importante, un atto che discutiamo a grandi linee, le linee principali di idee e di programma sull’utilizzazione di questi fondi attraverso un documento che ci viene presentato dalla Giunta e che va nella direzione della coerenza di tutta una serie di atti e di scelte di programmazione che questa Regione negli ultimi anni ha compiuto.
E’ sicuramente corposo come atto, ma una lettura attenta di questo documento ci deve far dire che dall’analisi socio-economica, dalla lettura di questi territori scaturisce l’individuazione di misure e di azioni conseguenti che sono coerenti rispetto alle azioni che è importante fare per raggiungere gli obiettivi che ci dobbiamo porre come Regione, che questa Giunta ormai da qualche anno sta perseguendo.
C’è un’approfondita analisi — anche se alcune cose possono essere ulteriormente discusse — sui punti di forza e di debolezza di questi territori della nostra regione; c’è una consapevolezza piena che oggi, quando si affrontano temi come questi si parla di competitività dei territori e non più di competitività delle singole imprese, il che presuppone azioni integrate, interventi intersettoriali, una serie di misure e di azioni che convergono nella direzione dello sviluppo ma che necessitano una molteplicità di funzioni che hanno a loro fondamento l’analisi delle potenzialità del territorio, il ruolo e le funzioni che le imprese svolgono e possono svolgere in termini di crescita e di sviluppo di questi territori, i fattori che interagiscono come fattori esterni nelle creazioni di contesto territoriale favorevole allo sviluppo, che permettono di creare le condizioni all’interno delle quali le imprese sono capaci di svilupparsi.
In questo noi abbiamo un punto di forza nella nostra regione che viene individuato in questo Docup: l’impresa diffusa che caratterizza il nostro tessuto economico che ci ha permesso anche negli ultimi anni di diminuire la disoccupazione nella nostra regione, che ci ha permesso in anni passati di arginare parte del processo di spopolamento avvenuto dietro la trasformazione territoriale e il passaggio dall’agricoltura all’inurbamento che c’è stata nei decenni precedenti. Si tratta di una ricchezza che va presa per quello che è, su cui vanno misurati gli interventi che tendono ad intervenire sui punti di debolezza che questo sistema ha, così come altri sistemi hanno al loro interno. Mi pare che nelle misure del Docup questo si intende fare.
E’ chiaro che tra i punti di debolezza che questo sistema ha ce ne sono fondamentalmente tre sui quali si ricavano anche le azioni della misura 1. Sicuramente una sottocapitalizzazione e una difficoltà di accesso al sistema finanziario, sicuramente una difficoltà, per certi versi, di riuscire in proprio a competere rispetto ai grandi temi della innovazione e della internazionalizzazione. Settori e campi rispetto ai quali necessitano interventi di programmazione economica e di politica industriale che passano anche attraverso l’utilizzazione corretta di finanziamenti che sono quelli dell’Obiettivo 2.
In questo contesto c’è un approccio sicuramente complesso allo sviluppo del territorio che individua nello sviluppo del sistema produttivo, nel territorio inteso come rete ecologica e riqualificazione territoriale in termini di dotazioni infrastrutturali di un territorio per dotarlo di quei fattori esterni che favoriscono la crescita e lo sviluppo e il tema di una diversificazione economica, che è un altro degli elementi fondamentali per tutti i sistemi territoriali ma ancora di più per un sistema territoriale come il nostro fatto soprattutto di piccola e piccolissima impresa, partendo dal presupposto della valorizzazione delle potenzialità locali.
Intanto mi pare di individuare una scelta importante e coraggiosa che va sottolineata rispetto all’individuazione nei tre assi fondamentali di quelle che sono le priorità. Una prima scelta di intervento è quella dello sviluppo del sistema produttivo al quale vengono assegnate il 47% delle risorse. Credo che questa sia una scelta corretta importante, se collegata poi alle azioni e alle sottomisure che vengono qui fatte. Le proposte che vengono fatte rientrano coerentemente rispetto ai punti di debolezza: sviluppo delle imprese inteso ad azioni di ingegneria finanziaria per quanto riguarda la possibilità di dare maggiori opportunità di accedere a finanziamenti rispetto ai quali è in difficoltà, rispetto ai quali è sottocapitalizzata; incentivi per il miglioramento della qualità e dell’innovazione, e in questo va detto che siamo in presenza di un tessuto di microimprese, di piccole imprese, anche quelle della sub-fornitura che sono state capaci, soprattutto nelle aree più forti, di fare innovazione. Molta di questa innovazione in certi casi è stata fatta anche per conto dell’impresa media dalla quale ricevono commesse, ma poco con aiuti esterni. E’ quindi giusto, soprattutto per le aree più deboli, dove abbiamo presenze anche importanti, a livello locale, di azioni in territori dove c’è un’impresa diffusa che è cresciuta e che sta crescendo, supportarla con interventi che favoriscano e facilitino questo individuando quelli come punti di forza. Ma significa anche interventi per quanto riguarda la qualità e le infrastrutture, e qui sono importanti le infrastrutture ecologiche relative sia alla qualità ambientale all’interno dell’impresa sia al circolo della raccolta dei rifiuti, ma anche al sistema dei trasporti.
Su questa prima misura dobbiamo fare attenzione a un dato. Occorre dare forti elementi di indicazione programmatica, di intervento, di indirizzo di politica industriale, sapendo che i beneficiari di queste azioni debbono essere il più possibile le imprese singole e associate, dopodiché la partecipazione ai bandi può essere diversificata, può essere fatta da più soggetti anche differenti, a condizione che attraverso i bandi, successivamente rispetto alla selezione si valutino quei progetti che sono in grado di intervenire, di avere una ricaduta diretta con le azioni di progetto rispetto alle imprese. Quindi attenzione al sistema dei beneficiari, e sono stati presentati alcuni importanti emendamenti che, soprattutto relativamente alla misura 1 tendono a individuare beneficiario di questa azione il sistema delle imprese. Altra cosa sarà chi farà e realizzerà, attraverso i bandi, i progetti e le azioni che andranno in quella direzione, ma l’importante è che i beneficiari ultimi di queste azioni e di questi progetti sia il sistema delle imprese.
La misura 3 è relativa alla diversificazione e credo che correttamente abbia visto al proprio interno l’inserimento, nella discussione da parte della sesta Commissione, oltre al turismo e a una parte del commercio, anche l’agroalimentare e quanto di quella parte dell’agricoltura interagisce rispetto alla diversificazione, anche attraverso strutture del turismo e dell’agriturismo, così come rispetto al tema dei prodotti tipici, quindi anche dell’artigianato artistico e tradizionale.
Concludo dichiarando la soddisfazione rispetto all’impianto generale che questa proposta della Giunta ci sottopone come Consiglio in quanto coerente e corretta rispetto alle impostazioni generali di sviluppo sulle quali sta misurando le proprie azioni di governo questa Giunta regionale. Rivolgo un invito che mi pare sia già testimoniato in questa procedura che abbiamo seguito, di mantenere stretto il legame, successivamente, tra la Giunta e il Consiglio anche relativamente alle fasi di attuazione, quindi il complemento di programmazione, nella consapevolezza del rispetto reciproco delle autonomie e dei ruoli, sapendo che la gestione di queste linee che oggi discutiamo noi come Consiglio diventa elemento importante non in quanto possibilità di controllo reciproco ma, al contrario, in quanto valorizzazione di tutte le opportunità che possono essere determinate dall’attuazione di queste scelte programmatiche che oggi il Consiglio licenzierà, rispetto all’implementazione che esse avranno sul territorio, quindi rispetto alla costruzione e alla legittimazione che queste azioni, se gestite insieme tra chi ha un potere esecutivo e chi ha un potere di rappresentanza territoriale — il Consiglio regionale — può realizzare a livello territoriale con la creazione di tutti quegli attori che sono indispensabile per il raggiungimento degli obiettivi che ci prefiggiamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. E’ davvero curioso che ieri, appassionandoci in maniera anche simpatica sulla discussione per la Commissione per le pari opportunità sono stati coinvolti tutti i gruppi, più consiglieri di ciascun gruppo per un organismo che alla fine, in un anno gestisce 100 milioni, poi abbiamo parlato di assestamento, per qualche decina di miliardi, in un tempo molto breve e questa sera parliamo di uno “strumentino” che va a programmare investimenti per 600 miliardi con interventi ancora più brevi e forse un po’ leggeri complessivamente, compreso il mio.
Per quanto riguarda il complemento di programmazione anch’io mi associo alla richiesta già avanzata, quindi dico che non vedo alcuna difficoltà, alcun intoppo, alcun ostacolo al possibile rientro in Consiglio di questa competenza. Se la Commissione avrà, come spero, tutto il tempo per studiare questo strumento di complemento il Consiglio andrà sicuramente a lavori efficienti e tranquilli.
Per quanto riguarda i beneficiari — la Meccano Spa, la Società regionale di garanzia — chiedo alla Giunta se crede fino in fondo nel libero mercato così come viene proclamato, perché vedo qualche volta un’impostazione di tipo eccessivamente dirigista, anche contro le tendenze dichiarate dello stesso centro-sinistra. Invito quindi a riflettere su questa parte di dottrina di programmazione che si è calata in qualche modo.
Anch’io ritengo che per l’asse 2 sarebbe necessaria una destinazione di almeno il 40%. L’ha già detto il collega Viventi, per quanto mi riguarda la destinazione ideale sarebbe stata il 30% all’asse 1, 40% all’asse 2, 30% all’asse 3.
A fronte delle limitate risorse disponibili non ravviso l’opportunità di inserire, così come è stato fatto nello schema che ci è stato sottoposto, due misure chiuse come la 2.5.1 e la 2.5.2. Non mi è parsa una scelta molto felice. Sapete a cosa ci si riferisce. Su questo ho presentato due emendamenti che illustrerò successivamente.
Nell’asse 1, misura 1.2 viene escluso l’intervento nelle aree in phasing out. Ritengo che i servizi di ingegneria finanziaria assorbono limitate risorse e possono consentire nelle aree medio-collinari iniziative imprenditoriali piuttosto efficienti e di qualità: l’incentivazione alla crescita e alla nascita di nuove iniziative imprenditoriali, soprattutto quelle di riconversione produttiva. Sappiamo che nelle nostre zone, soprattutto nell’entroterra, sono casi ricorrenti.
Ultima cosa, l’asse 1, misura 1.4. Non ho ben capito se la Commissione è entrata nel merito di questo oppure no. Ci sono problemi collegati alla riforma dei servizi per l’impiego che sono enormi. Sarebbe opportuno estendere alle aree in phasing out il sostegno per la ristrutturazione e l’acquisto dei locali da destinare ai centri per l’impiego. Sapete che attualmente risultano in capo alle amministrazioni locali e questo non mi pare giusto.
Chiudo qui, il resto lo dirò in sede di presentazione degli emendamenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Alcune osservazioni generali su questo importante documento. La prima è che il lavoro fatto è importante perché per la prima volta andiamo a tradurre i documenti di programmazione economica che la Regione marche si è data nel corso dell’ultima legislatura in atti concreti che vano a modificare assetti e realtà economiche e sociali della nostra regione sulla base di quegli indirizzi, di quella programmazione. Il Docup ha questo elemento aggiuntivo rispetto ad altri documenti che in quest’aula abbiamo approvato ed inoltre ha permesso una concertazione concreta non solo con le forze economiche e sociali di questa regione ma soprattutto con le istituzioni di questa regione, dimostrando che è possibile integrare le finalità della programmazione regionale anche alle singole, specifiche, capillari esigenze del territorio che è stato “costretto” in questo caso a confrontarsi non con discorsi generici ma con progetti concreti. C’è stato un protagonismo del territorio per individuare quei progetti, per venire incontro a quei deficit, a quei punti di fragilità che il territorio marchigiano, soprattutto montano aveva e pertanto, nel corso dei prossimi sei anni si dovranno attivare risorse finanziarie notevoli, oltre un migliaio di miliardi, per colmare questo gap.
Questi sono i due aspetti che mi premeva sottolineare: primo, una programmazione che viene applicata, quindi non era il libro dei sogni che il Polo ha qui più volte ripreso banalizzando o riducendo a battute il lavoro serio di programmazione che la Regione ha fatto nel corso degli ultimi anni; secondo, questo protagonismo del territorio che è stato voluto dalla Regione, dalla Giunta regionale, dall’assessore competente che ha costretto i territori a ragionare in termini più europei. Questa era una grande opportunità che se il territorio coinvolto non ha saputo sfruttare con progetti di trasformazione necessari, ha perso un’occasione storica, nel senso che le risorse non ci saranno e non si potranno attivare per risolvere determinati specifici problemi.
Quest’opera di coinvolgimento e di crescita anche culturale rispetto anche alle tematiche europee, va sottolineata perché a mio avviso le Marche, sia nell’opera di individuazione dell’Obiettivo 2 sia nei risultati che abbiamo raggiunto nel tavolo delle Regioni nei confronti con la Comunità europea e nel modo concertato con cui abbiamo realizzato questo strumento indicano una strada nuova, di coinvolgimento, di sussidiarietà tra i vari livelli istituzionali e di risposta concreta alle esigenze sociali ed economiche di tanta parte del territorio regionale, quindi volevo dare atto alla Giunta del lavoro che ha fin qui svolto, perché mi sembra che questo è un modo importante e nuovo di governare la Regione e di assolvere ad una funzione che i marchigiani ci hanno affidato anche per questa legislatura.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Mattei.

CARMEN MATTEI. Signor Presidente, signori consiglieri, uno dei primi interventi sollevava la questione delle scelte operate in questo documento. Credo che per comprendere queste scelte noi dobbiamo innanzitutto contestualizzare questo documento di programmazione, pertanto vorrei ricordare che il Trattato di Amsterdam ha raccolto le sfide inedite dei nuovi assetti politico-istituzionali nonché economici dell’Europa seguenti la caduta del muro di Berlino ed ha costituito il primo passo significativo nei confronti per la più ampia unificazione dei territori europei e ha posto le premesse per l’ampliamento dell’Unione europea ai nuovi territori. Il trattato ha quindi definito gli obiettivi di programmazione degli anni 2000 alla luce di questi eventi e ha posto come priorità, innanzitutto, lo sviluppo delle politiche interne. Questo sviluppo innanzitutto deve produrre un valore aggiunto, poi deve avvenire secondo le direttrici indicate, che sono: creare le condizioni per una crescita durevole e creatrice di posti di lavoro; modernizzare i sistemi di occupazione e migliorare le condizioni di vita. Il trattato definisce poi gli elementi della coesione, gli ammortizzatori in termini economici per l’impatto di questi nuovi ingressi.
In questo contesto il nuovo Obiettivo 2 che unifica gli interventi che prima attenevano all’Obiettivo 2 e all’Obiettivo 5b, ha proprio come tema specifico la riconversione economica e sociale e raggruppa tutti quegli interventi a favore di Regioni che presentano difficoltà strutturali, che danno luogo, a loro volta, a difficoltà di riconversione economica, ad una disoccupazione massiccia, a fenomeni di esodo rurale o di spopolamento. Quindi in questa categoria sono state riunite zone in via di trasformazione economica, sia industriale che servizi, aree rurali in declino, zone in crisi dipendenti dalla pesca e anche quartieri urbani in difficoltà. Dobbiamo ricordare che il problema dell’occupazione è ancora un problema significativo, perché circa un quinto delle popolazioni dell’Unione, escludendo quelle attinenti all’Obiettivo 1 ancora risiede in regioni con un tasso di disoccupazione superiore alla media comunitaria. La disoccupazione giovanile resta ovunque al di sopra del 30% mentre, soprattutto nelle città, la disoccupazione complessiva raggiunge facilmente il 30% e in alcuni casi anche il 50%. Pertanto si è ritenuta prioritaria un’azione strutturale energica per favorire la diversificazione, imprimere una nuova dinamica all’economia e suscitare soprattutto uno spirito imprenditoriale costruttivo. Quindi un’azione che fosse capace di valorizzare l’enorme potenziale di sviluppo economico di cui dispongono queste regioni, nonostante gli elementi di crisi e di debolezza, promuovendo le ristrutturazioni e gli adeguamenti necessari. pertanto è stata dedicata particolare attenzione all’istruzione e alla formazione ma anche all’accesso alle nuove tecnologie.
In questo contesto nazionale si è sviluppato, è stato maturato ed è stato elaborato questo documento di programmazione complesso che oggi sottoponiamo alla vostra attenzione.
Questo documento ha esso stesso una sua storia lunga, complessa, perché già durante il corso della negoziazione sulla delimitazione territoriale dell’Obiettivo 2 — che ricordo fu poi votata in Consiglio regionale in data 13 agosto 1999 — il servizio politiche comunitarie aveva avviato la procedura per la predisposizione, quindi la prima ipotesi di Docup che fu emessa più di un anno fa, nel febbraio del 1999, teneva conto sia delle proposte e delle osservazioni formulate dai servizi regionali competenti per materia, sia dei risultati conseguiti nella precedente fase di programmazione, quindi l’aggancio di alcune misure che vengono riproposte in questa fase nasce dalla valutazione della precedente programmazione, non perché si sia giudicata incompleta, inadeguata o inattuata ma perché si ritiene necessiti di un’ulteriore implementazione.
Inoltre si tenne conto delle indicazioni strategiche provenienti dai documenti di programmazione regionale e negoziata, anche quelli in fieri — di qui il riferimento ad alcuni atti programmatori che oggi appaiono superati — dall’esigenza di garantire il conseguimento di quei tre obiettivi trasversali della sostenibilità ambientale, delle pari opportunità e della creazione di nuova occupazione e dalla necessità di coordinare e di integrare questo atto di programmazione con gli altri atti di programmazione finanziati all’interno del territorio regionale dall’Unione europea, quindi il fondo sociale, il fondo per lo sviluppo rurale ecc.
Inoltre, in ossequio ai principi del partnerariato e del decentramento delle responsabilità, questa griglia fu poi sottoposta alla concertazione con le parti economiche e sociali e con le autonomie. Quindi, alla fine si è arrivati a una prima fase di elaborazione complessa che aveva previsto questo ampio coinvolgimento, che fu poi approvata dalla Giunta regionale già nel febbraio del 2000. E’ su questo documento che teneva conto di tutti i percorsi di programmazione regionale ma anche della consultazione, del coinvolgimento ampio del territorio, che abbiamo iniziato a lavorare in questa seconda legislatura.
Prioritariamente abbiamo lavorato all’individuazione, nell’ambito delle misure previste per l’Obiettivo 2, delle misure e sub misure degli interventi da attivare nelle zone in sostegno transitorio. In quest’ambito — rispondo al consigliere Massi — c’è stata un’ampia consultazione non solo con le proposte dei servizi ma anche con tutti i soggetti economici e sociali del territori che sono stati chiamati il 31 agosto e il primo settembre, in due distinte assemblee provinciali — benché a quella data ancora non avessimo l’importo definitivo delle risorse da destinare ai territori in phasing out — proprio perché, avendo consapevolezza dell’esiguità di queste risorse volevamo coinvolgere i soggetti interessati nella scelta delle misure da dichiarare eleggibili, perché volevamo partire dai bisogni effettivi, dalle esigenze prioritarie dei territori e quindi con loro abbiamo costruito questa proposta. Se alcune misure sono state escluse dipende dal fatto che l’indicazione complessiva non le ha considerate utili per quei territori.
Abbiamo poi lavorato alla quantificazione per assi, come dice il regolamento, delle misure quando, il 14 e 15 settembre, abbiamo avuto finalmente gli importi definitivi dal Ministero del bilancio. Anche su questa quantizzazione evidentemente è aperto un ragionamento, perché noi abbiamo allocato quasi il 47% delle risorse all’asse 1, il 26% circa all’asse 2, altrettanto all’asse 3 e il restante al sostegno tecnico. Questa decisione è nata dalle scelte programmatiche che abbiamo tentato fin qui di sintetizzare, quindi dalla necessità, innanzitutto, di creare le condizioni per una scelta durevole e creatrice dei posti di lavoro che era una precisa indicazione di Bruxelles. Ricordiamo che le altre Regioni del nord e nord-est avevano allocato quasi il 50% delle risorse in quest’asse e ciò creava una condizione anche di competitività per le nostre aziende. Inoltre, già l’asse 1 assume significativamente la questione ambientale, e anche in questo rispondo ai consiglieri che sollevavano la questione della stessa allocazione di risorse nell’asse 2: già tutto quanto attiene l’impatto ambientale del sistema produttivo è assunto nell’asse 1, ma questo coerentemente, perché non penso né ho mai pensato che l’ambiente fosse una sorta di riserva separata, ma l’ambiente è l’habitat, quindi pervade tutte le attività. E’ una componente da considerare in ogni intervento, non una questione a sé, separata dal resto del mondo. E’ l’habitat in cui si svolgono tutte le attività, quindi deve essere preso in considerazione in qualunque ragionamento.
Questa è una delle motivazioni dell’avere maggiormente concentrato le risorse sull’asse 1.
In merito alla suddivisione rispetto alle sottomisure, è stato qui ricordato da tutti che questo sarà oggetto del complemento di programmazione, che è praticamente il regolamento attuativo del documento programmatorio. In quanto tale il regolamento ne assegna l’approvazione all’autorità di gestione. Specificamene l’art. 15 del regolamento, al comma 6 assegna l’approvazione del complemento di programmazione all’organo di gestione, ma io mi sono già impegnata in Commissione a coinvolgere al massimo possibile il Consiglio nella sua elaborazione affinché ci sia non solo la conoscenza e la consapevolezza ma anche la partecipazione del Consiglio tutto nella sua espressione consiliare, nel percorso di questo documento.
Quindi noi abbiamo cercato di tradurre le indicazioni comunitarie nell’identificazione di una serie di misure, e specificamente l’obiettivo della competitività del sistema produttivo locale è stato perseguito nelle misure degli assi 1 e 3 che prevedono la concessione dei contributi agli investimenti delle imprese industriali, artigiane, turistiche e commerciali, dalle misure rivolte alla creazione delle strutture dei servizi per l’impiego alla riqualificazione delle aree portuali, al completamento dell’autoporto della Valle del Tronto e alla sistemazione dell’arredo urbano dei centri storici, alla misura 1.3 per gli interventi di sostegno alla commercializzazione e all’internazionalizzazione, alla misura 3.1 per la promozione turistica, alla misura 3.4 per le attività inerenti lo sportello unico per le imprese, alla 3.5 per gli interventi di marketing e promozione dei prodotti locali.
All’obiettivo dello sviluppo economico sostenibile concorrono le misure di tipo strutturale: la 1.1, la 1.3, la 2.7, considerando gli interventi finalizzati a ridurre l’impatto ambientale delle produzioni; le misure infrastrutturali 2.1, 2.2 e 2.3 che sono dirette a promuovere un utilizzo più razionale delle risorse naturali; le misure 1.3 e 2.2 per le azioni previste di sperimentazione. E’ proprio qui che si vede l’interazione, all’interno dei vari assi, dell’elemento “ambiente”.
Il terzo obiettivo, quello della diversificazione delle attività economiche, è soddisfatto dalle azioni strutturali che prevedono incentivi alle azioni turistiche, commerciali e del settore socio-assistenziale. Voglio ricordare che è la prima volta che nel documento di programmazione viene assunta la questione di una promozione delle attività socio-assistenziali. E’ la prima volta che si parla anche di questo, come è la prima volta — e questo è anche l’unico Docup d’Italia in cui ciò avviene — che si parla in termini espliciti di agricoltura.
L’obiettivo della diversificazione delle attività economiche è soddisfatto dalle azioni infrastrutturali finalizzate al recupero e valorizzazione del patrimonio storico e culturale dei centri storici, dalle azioni di servizio allo sviluppo che interessano la promozione turistica, la messa in rete delle azioni inerenti il patrimonio storico e culturale, il marketing territoriale e la promozione dei prodotti locali.
Infine l’obiettivo del miglioramento delle condizioni di vita della popolazione è perseguito dalle azioni strutturali che interessano le aziende rurali e le imprese del settore socio-assistenziale che, dicevo prima, per la prima volta entrano nel Docup, dalle azioni infrastrutturali mirate alla creazione delle strutture dei servizi per l’impiego, dalla razionalizzazione del sistema dei trasporti, dal potenziamento delle infrastrutture ambientali, dalla riqualificazione dei villaggi rurali e dei centri storici e dal recupero del patrimonio storico-culturale, dalle azioni di servizio allo sviluppo inerenti il miglioramento dell’accesso ai servizi pubblici per i cittadini residenti nelle aree interne.
In questo contesto vorrei anche riprendere la questione dell’interporto di Jesi che è stata sollevata. Quella dell’interporto di Jesi non è una misura chiusa, noi non abbiamo fatto la scelta delle misure chiuse, anzi. L’interporto di Jesi era un intervento precedentemente assunto e finanziato. Le note vicende che hanno impedito la realizzazione dell’interporto di Jesi hanno poi distolto i fondi assegnati verso altri obiettivi, ma questo non significava che l’interporto, in quanto opera di valenza regionale, non meritasse la compartecipazione, che non è nella misura che diceva il consigliere Viventi, perché l’accordo su cui si è ragionato per la partecipazione alle spese dell’interporto di Jesi si aggira sui 7-7,5 miliardi, quindi una cifra molto ridotta rispetto a quella che lo stesso consigliere Viventi supponeva. Inoltre, a questo è collegato l’intervento per l’autoporto di Ascoli, perché affinché l’interporto possa funzionare nella sua valenza regionale è necessario che ad esso affluiscano regolarmente anche le merci provenienti dal sud che devono avere un loro punto di raccordo. Quindi i due interventi sono strettamente collegati, sono considerati a valenza regionale ed hanno un finanziamento molto più esiguo, molto più ridotto rispetto a quanto si diceva.
L’ultima questione a proposito di misure chiuse è quella attinente la Meccano. La Meccano è stata individuata come soggetto attuatore per un’unica sottomisura, in valutazione della capacità tecnica di prototipazione veloce che gli uffici dicono abbia solo questa azienda. Quindi anche lì non è stata una questione mirata ma una scelta dovuta ad una specificità tecnologica.
Questi sono i principi ispiratori ed i contenuti di questo documento. Noi lo sottoponiamo alla vostra attenzione rinnovando l’impegno al massimo coinvolgimento del Consiglio in tutti i percorsi di tutti i documenti che seguiranno.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Spacca.

GIAN MARIO SPACCA. Soltanto per formulare alcune considerazioni che sono emerse come preoccupazione soprattutto da parte dei consiglieri di minoranza, che peraltro in parte sono state già riprese e quindi approfondite negli interventi del presidente della terza Commissione Avenali, del capogruppo dei Ds Silenzi e soprattutto da parte di Roberto Tontini.
L’ammontare complessivo delle risorse che è stato organizzato attorno a questo documento non corrisponde a un’esigenza di ripartizione tra soggetti privati e soggetti pubblici, in realtà corrisponde a una filosofia che pregna il Governo regionale, quella di ricercare ad un tempo le condizioni dello sviluppo, quindi della competitività del sistema economico regionale in condizioni di sicurezza sociale e di tutela del territorio della nostra regione. Non ci può essere sviluppo se non si adempie a questa condizione di sicurezza del sistema comunitario regionale, quindi il Docup non a caso prevede interventi di carattere infrastrutturale ma anche interventi a sostegno del sistema di sicurezza sociale della nostra regione e della nostra comunità. Ecco perché le risorse sono state organizzate intono a questa esigenza e poi si arriva a quella definizione che veniva evidenziata soprattutto nell’intervento del consigliere Castelli. Ma la strategia corrisponde essenzialmente a questo equilibrio tra un obiettivo di benessere della comunità regionale e contemporaneamente di sviluppo del sistema economico regionale.
Da questo punto di vista l’esigenza di una integrazione tra gli obiettivi che complessivamente il Docup definisce mi pare sia un’esigenza apprezzabile, che deve trovare una corrispondenza nei fatti, nella concretezza dell’azione programmatoria del Consiglio regionale. Io vorrei rassicurare rispetto agli intendimenti del Governo regionale. Prima veniva riferito come abbiamo avuto nell’autunno, da parte del Governo regionale il trasferimento delle risorse che riguardano il cosiddetto “pacchetto del fondo unico”. Abbiamo deciso dare continuità operativa ai principali provvedimenti agevolativi utilizzando in questa fase, per quanto riguarda questa parte del 2000, di dare continuità alle decisioni che nel triennio il Governo nazionale che gestiva questi provvedimenti aveva stabilito, quindi accettando la ripartizione che complessivamente era stata definita. A questo proposito la Giunta nella sua prossima seduta adotterà una delibera che corrisponde a questa esigenza di una continuità operativa del fondo unico secondo le indicazioni e le ripartizioni che proporzionalmente erano state date ai valori delle agevolazioni concesse nell’ultimo triennio dalle leggi che ci sono state trasferite. Ma contemporaneamente in terza Commissione abbiamo annunciato che da parte nostra immediatamente si provvederà alla definizione del piano per i settori produttivi che consentirà al Consiglio regionale, a partire dal 2001, di decidere come l’ammontare complessivo di queste risorse verrà utilizzato per le esigenze del sistema produttivo regionale, quindi anche in corrispondenza ad obiettivi differenti da quelli che la legislazione nazionale fin qui aveva perseguito.
Da questo punto di vista stiamo già lavorando per la costruzione di questo piano per le attività produttive e lo presenteremo in forma di bozza all’incontro sulle politiche industriali che faremo l’1 e 2 dicembre a Pesaro, e già annuncio che l’organizzazione di questo piano corrisponde esattamente alla struttura del Docup, proprio perché cercheremo una integrazione tra gli assi, tra gli obiettivi, tra le misure, in modo tale che ci sia sinergia e che ci sia la possibilità, appunto, di una integrazione di tutti i pacchetti che riguardano l’agevolazione degli interventi per il sistema produttivo regionale.
Nel complemento di programmazione questo tipo di obiettivo che proviene dal Consiglio regionale ma che anche noi ci siamo dati come Governo, dovrà trovare ulteriore accoglimento e io credo, come ha annunciato l’assessore competente alle politiche comunitarie Carmen Mattei, che non ci siano assolutamente problemi ad accogliere l’ordine del giorno che è stato presentato e che presuppone un passaggio in Commissione consiliare delle linee che il documento incorporerà, in modo tale che ci sia da parte del Consiglio la conoscenza dell’organizzazione complessiva del complemento di programmazione che corrisponderà proprio a questa esigenza privilegiata di creare dei pacchetti integrati agevolativi, di integrare i diversi interventi che riguardano l’Obiettivo 2, le leggi regionali, i fondi che ci provengono dal trasferimento delle competenze che il Governo nazionale ci ha assegnato.
Alla vigilia della discussione degli emendamenti vorrei fare una raccomandazione. Proprio perché lo spirito è così nobile, è stato richiesto di corrispondere a un’esigenza strategica della comunità regionale di soprassedere ad alcune indicazioni prodotte in emendamento che corrispondono a esigenze di carattere localistico, che corrispondono a una dispersione degli interventi che vengono a incidere negativamente sul Docup, a far perdere di focalizzazione gli interventi che lì sono stati programmati.
Rispetto ad alcune perplessità che sono state evidenziate, vorrei dire che la linea di valorizzazione dei territori è già nella logica e negli interventi del Governo regionale: la legge sui distretti industriali, il sostegno dato ai due patti territoriali che sono stati finanziati, quello di Ascoli Piceno e quello di Macerata. La linea di agevolazione, di attenzione che viene riservata ai consorzi di industrializzazione, il richiamo continuo alla modalità della programmazione negoziata da parte del Governo regionale che rispetta la responsabilità che da parte dei territori si assume nei confronti della determinazione dei fattori che possono consentire lo sviluppo di un territorio mi pare faccia comprendere ai consiglieri che esprimono delle preoccupazioni in questo senso, come da parte del Governo regionale il principio della sussidiarietà sia stato sposato in pieno e come anche nella politica industriale l’attenzione da parte del Governo nazionale ai territori sia estremamente elevata. Circa l’attenzione e anche la definizione di alcune misure che qui sono state richiamate verso soggetti che sono partecipati dalla Regione, come Meccano, ricordo che Meccano è un centro servizi partecipato dalla Regione Marche, nel capitale sociale di Meccano era presente la Regione Marche attraverso la sua Finanziaria regionale, continuerà a essere presente per una determinazione del precedente Consiglio regionale attraverso la Svim. Ci sono alcuni soggetti che nella valutazione del precedente Consiglio regionale continuano a essere strategici per l’attivazione della politica industriale della Regione e questi soggetti sono stati indicati nella Società regionale di garanzia, nell’Interporto Marche, nei quattro centri servizi che sono strumenti della politica industriale regionale. Quindi è stato dato mandato al liquidatore della Finanziaria regionale di trasferire il capitale in precedenza detenuto dalla ex Finanziaria regionale nella Società sviluppo Marche che assumerà le quote di partecipazione in precedenza detenute dalla Finanziaria regionale perché si ritiene che questi strumenti siano utili per la politica industriale regionale.
E’ per questo che è stata definita una misura per un centro servizi partecipato dalla Regione Marche attraverso la sua ex Finanziaria regionale — lo sarà attraverso la Svim — perché si riferiva a un intervento che costituisce un intervento di frontiera su una tecnologia che non è quella della prototipazione rapida ma la prototipazione di sistema, che non è reperibile sul mercato e che non è soggetto alle regole della concorrenza. Inoltre questo intervento è stato pensato a suo tempo su Meccano perché Meccano ha una delle sue sedi nel distretto industriale colpito dal terremoto, quindi nel momento in cui il Consiglio regionale ha pensato il Docup ha ritenuto opportuno appoggiare una misura “chiusa” — se così volete definirla — su Meccano perché soggetto partecipato dalla Regione Marche, perché strumento della politica industriale regionale, perché insistente su un’area colpita dal terremoto dove si era alla ricerca di iniziative che oltre ala funzione di ricostruzione del tessuto degli edifici di quell’area colpita dal sisma fosse anche capace di riattivare le funzioni vitali e quindi economiche di quel territorio, per cui a suo tempo venne decisa questa misura. Se però da parte del Consiglio si ritiene che il principio generale di bandi aperti debba sovraintendere al Docup e queste ragioni non siano sufficienti per giustificare una misura chiusa, da parte del Governo regionale non credo ci siano problemi rispetto all’esigenza di garantire il massimo della concorrenzialità tra tutti i soggetti che possano essere portatori di interessi legittimi dei territori e comunque della necessità di restituire competitività al sistema economico della nostra regione.
Vorrei anche dire, in aggiunta a quanto detto dall’assessore Mattei, che altre Regioni hanno utilizzato una ripartizione di queste risorse ben diversa da quella che abbiamo utilizzato noi. Faccio riferimento al Piemonte che sull’asse 1 ha allocato il 60% delle proprie risorse, proprio perché ha utilizzato l'opportunità del Docup come opportunità soprattutto per giocare la partita della competitività del proprio sistema economico. Ripeto, da parte nostra si è invece cercato, in corrispondenza con la filosofia che governa in questo momento la nostra Regione, di ricercare un equilibrio tra le esigenze di sviluppo e di competitività del nostro sistema economico, quello di sicurezza sociale della nostra comunità e di salvaguardia del territorio dove tutti noi viviamo.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione.

ROBERTO GIANNOTTI. Presidente, pongo una pregiudiziale sull’ordine dei lavori.
I quattro gruppi di opposizione hanno espresso attraverso un ordine del giorno un problema di legittimità rispetto al documento e alle procedure che sono state attivate. Secondo noi infatti, il complemento di programmazione è un atto di programmazione e in quanto tale sottoposto alla competenza del Consiglio regionale. Il senso della nostra consegna è un impegno che questo Consiglio deve assumere rispetto a questa procedura. Già per un altro atto analogo, quello relativo alle politiche del lavoro, veniva richiamato il fatto che il complemento di programmazione è il documento di attuazione della strategia degli assi prioritari, quindi questa competenza attiene in maniera specifica al Consiglio regionale.
Se oggi noi prendiamo atto di questo e c’è una manifestazione di buona volontà da parte di tutti i gruppi politici affinché questo percorso possa essere realizzato compiutamente bene, discutiamo e continuiamo, altrimenti la maggioranza si assume di approvare questa sera un atto illegittimo, proprio perché la competenza rispetto al successivo è questa. Se è necessario un incontro dei capigruppo per approfondire questa materia noi siamo disponibili, altrimenti vi assumete la responsabilità di quello che può accadere in prosieguo di seduta. Certamente noi non staremo qui ad avallare una procedure che riteniamo illegittima.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Mattei.

CARMEN MATTEI. Vorrei sapere se il consigliere Giannotti si riferisce all’ordine del giorno che cita “impegna la Giunta regionale ed in particolare l’assessorato alle politiche comunitarie...”.

ROBERTO GIANNOTTI. No, mi riferisco a quello della minoranza.

CARMEN MATTEI. Il Consiglio è sovrano, ma a proposito della legittimità della procedura, l’art. 15 del regolamento 1260 del 1990 dice esplicitamente: “Lo Stato membro o l’autorità di gestione adottano il complemento di programmazione definito all’art. 9, lettera m) previo accordo del comitato di sorveglianza se il complemento di programmazione è elaborato dopo la decisione di partecipazione dei fondi alla Commissione o previa consultazione delle parti interessate se elaborato prima della decisione di partecipazione dei fondi. In quest’ultimo caso il comitato di sorveglianza conferma il complemento di programmazione o chiede un adeguamento in conformità dell’art. 34, paragrafo 3”. Questo definisce la legittimità, poi le scelte politiche attengono ad altra sede.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Sono per chiedere un momento di sospensione per riunire i presidenti di gruppo di maggioranza per valutare la questione che veniva qui posta.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa per 10 minuti.

La seduta, sospesa alle 19,05,
riprende alle 19,30

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Le chiediamo, Presidente, di farsi garante della riproposizione in Consiglio regionale dell’ulteriore documento che verrà approvato per l’allocazione delle risorse all’interno del Docup, sapendo che sul piano della legittimità i documenti successivi vanno approvati dall’organo esecutivo, quindi è fuor di dubbio che la Giunta potrebbe varare, approvare il documento, trasmetterlo a Bruxelles e sarebbe nella sua piena legittimità. Però, in considerazione del dibattito che c’è stato, del fatto che dobbiamo allocare delle risorse in un Docup importante per la comunità marchigiana, le chiediamo di garantire la riunione del Consiglio regionale entro quindici giorni da quando la Giunta approverà e trasmetterà l’atto al Consiglio regionale stesso, in modo che in quindici giorni ci sia la possibilità da parte della Commissione di esprimere il parere e da parte del Consiglio di votare l’atto. Sarebbe una dimostrazione di sensibilità democratica, dando atto alla Giunta che questo avrebbe permesso, in maniera tale che questa sera continuiamo i lavori, pur essendo la maggioranza presente con un numero legale superiore ai 21, cosa che a quest’ora non capita molto spesso, però rispetto a un lavoro importante come questo riteniamo di accogliere questa richiesta dando atto alla Giunta della disponibilità che ha manifestato per questo singolo, specifico atto e garantendo noi il rispetto di questi tempi di 15 giorni oltre i quali la Giunta è autorizzata a trasmettere l’atto a Bruxelles senza il voto del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

LUIGI VIVENTI. Insieme agli altri colleghi prendo atto delle dichiarazioni del presidente del gruppo Ds Silenzi, apprezzo il gesto di sensibilità democratica, come lui lo ha definito, vorrei però ribadire che il nostro pensiero è che il complemento di programmazione non è un elemento accessorio al documento di programmazione generale ma un elemento essenziale. Per questo la competenza secondo noi è e rimane del Consiglio. Comunque siamo d’accordo su questa proposta di mediazione e possiamo proseguire i lavori.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Spacca.

GIAN MARIO SPACCA. Dalla Giunta viene accolta l’indicazione del Consiglio perché esistono delle ragioni di opportunità, prima che di legittimità, in quanto uno strumento che organizza 1.400 miliardi complessivi di investimenti richiede che ci sia un approfondimento, una riflessione complessiva da parte di tutto il Consiglio regionale. Quindi, ragioni di opportunità hanno convinto la Giunta, pur nella consapevolezza che il regolamento attuativo sia di sua competenza, di accogliere questa indicazione che proviene dal Consiglio regionale, sottolineando — e vorrei che questo formalmente fosse acquisito in un documento approvato dal Consiglio regionale — che l’approvazione del complemento di programmazione avvenga non oltre 15 giorni che il documento sia stato trasmesso da parte della Giunta regionale al Consiglio.

PRESIDENTE. Credo che la questione sia sufficientemente chiara. C’è l’indicazione di portare il complemento di programmazione all’approvazione dell’aula. Questo è il risultato dell’incontro della Conferenza dei presidenti di gruppo — una volta che la Giunta avrà licenziato il suo documento — con l’impegno che non può essere solo del Consiglio ma del Consiglio e di tutte le sue articolazioni, compresa la Commissione competente, di portare entro 15 giorni in Consiglio l’atto di complemento di programmazione.
Per quello che riguarda un impegno di carattere personale, questo sarà senz’altro un impegno che mi prenderò, anche se, ovviamente, riguarderà non soltanto ma la Commissione e tutto l’iter procedurale che dovrà essere contenuto nei 15 giorni.
Credo che comunque la nostra seduta debba formalizzare ed approvare un ordine del giorno, che in quel caso diventerà volontà dell’intero Consiglio, senza il quale sarebbe semplicemente un gesto di attenzione che viene richiesto e che viene ritenuto di dover accogliere.
Passiamo alla votazione degli emendamenti.
Emendamento n. 1 a firma Massi. Ha la parola per illustrarlo.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. "Si finanziano asse intermodali e di sosta nell'area medio-collinare maceratese destinata ai mezzi pesanti". Si tratta di ammettere l'apertura di questa misura chiusa. D'altronde è già previsto nel Ptc di Macerata e ricordo che riguarda un distretto particolarmente interessante per l'economia provinciale ma anche regionale, che riguarda anche il legno, il mobile e quindi un artigianato di particolare qualità.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Mattei.

CARMEN MATTEI. In merito a questa richiesta abbiamo una nota del dirigente del servizio trasporti che ci evidenzia che è impossibile ammettere a finanziamento un'area di sosta per mezzi pesanti nel maceratese perché è già stata prevista una localizzazione nel comune di San Severino ed il relativo progetto esecutivo è stato approvato con delibera della Giunta regionale n. 2080 del 2.8.1999, impegnando circa 650 milioni del precedente Docup Obiettivo 5b. Per questo una tale realizzazione non è più stata prevista né nel piano dei trasporti regionali né inserita in uno dei cantieri progettuali del Pit.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Quella dell'autoporto di San Severino è una vicenda che non riesce a decollare, quindi il problema è di recuperare il tempo perso, perché questa previsione c'era stata. E' inutile fare altre previsioni nel momento in cui si è recuperato quel progetto. Bisogna però stimolare le Amministrazioni locali a superare il problemi che hanno nel definire società, progetti e quant'altro per poter utilizzare risorse e iniziare i lavori.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 2. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Si propone di aggiungere "aree di sosta e/o parcheggi urbani a servizio dei centri storici delle aree individuate". All'interno di questa misura potrebbe essere significativo introdurre e privilegiare la realizzazione di aree di sosta a sostegno e servizio dei centri storici delle aree individuate. E' uno strumento importante da utilizzare per rivitalizzare economicamente e culturalmente centri storici che altrimenti risultano strozzati da questo punto di vista dei servizi e del sostegno al turismo e all'economia locale.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Mattei.

CARMEN MATTEI. La pagina 107 così come qui è indicata attiene allo stato di attuazione dei precedenti progetti nelle pro-terremoto. Quello ad oggi, quello che sta avvenendo. Non è una misura. E' errata la compilazione dell'emendamento, così non è ammissibile.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. E' stato un errore, quindi lo ritiro.

GUIDO CASTELLI. A pag. 255 si illustrano le tipologie di elementi compositivi delle aree attrezzate di trasporto pubblico e si va a fare la bipartizione fra elementi indispensabili ed elementi opzionali. Fra gli opzionali c'è anche il parcheggio vetture, sicché si potrebbe sostituire la frase "parcheggio vetture" con "aree di sosta e/o parcheggi urbani a servizio dei centri storici delle aree individuate", oppure aggiungere a "parcheggio vetture" questa dizione.
Al di là di queste difficoltà compositive, essendo l'intervento sui parcheggi nuovo nell'ambito del Docup, credo che valga la pena di dare la giusta attenzione a questa tematica.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la prosecuzione in seduta notturna.

(Il Consiglio approva)

Il subemendamento all'emendamento 2 recita: dopo l'espressione "parcheggio vetture", aggiungere l'espressione "e area di sosta a servizio dei centri storici delle aree individuate".
Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Subemendamento all'emendamento n. 3 a firma del consigliere Trenta.
Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 3 a firma Donati. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 4 a firma Spacca. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 5. Ha la parola l'assessore Spacca.

GIAN MARIO SPACCA. Chiedo al proponente di ritirare questo emendamento, in quanto da parte mia è stato presentato un subemendamento all'emendamento n. 31. Riguardando una richiesta di studi e ricerche trova la sua collocazione più appropriata nella misura 4.1 che si riferisce all'assistenza tecnica.

PRESIDENTE. L'emendamento viene ritirato.
Emendamento n. 6 a firma Novelli. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Nella misura 1.3 si registra una prenotazione abbastanza esplicita in riferimento al centro Meccano quale destinatario dell'intervento di cui alla lettera h) della misura 1.3.1. Nella spiegazione data dal Vicepresidente Spacca abbiamo sentito che le ragioni che avevano indotto a delineare questa misura chiusa sarebbero da ricollegarsi all'esperienza o alla particolare competitività di questo centro servizi in ordine alla prototipazione integrata veloce, tuttavia si rileva che la lettera h) di questa misura non fa riferimento solo alla prototipazione integrata ma anche all'integrazione dei controlli di prodotto, sicché il centro Meccano è individuato come destinatario "chiuso" della misura anche rispetto a una più ampia previsione che non si esaurisce con la prototipazione integrata. Proprio per questo, pur riconoscendo al centro servizi Meccano, come ad altri soggetti, di poter concorrere a questa misura ritengo che sia non giustificabile il paragrafo che immediatamente sotto a questa previsione di iscrizione della misura va da "si individua" a "diffondendone i risultati". Con ciò non voglio escludere la possibilità per il centro Meccano di competere all'assegnazione di questi fondi, ma nel rispetto di quella filosofia che si voleva descrivere di un Docup aperto tranne pochissimi casi, ritengo opportuno escludere una così evidente e apodittica possibilità di riferimento al centro servizi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 7 a firma Donati, Ricci, Amati e Amagliani. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 8 a firma Spacca. Se passa decadono il 9 e il 10. Lo pongo in votazione.
Ha la parola il Vicepresidente Giuseppe Ricci.

GIUSEPPE RICCI. Solo per capire perché non sono previsti tra i beneficiari i consorzi di cui alla legge regionale 48/96. Gli emendamenti successivi fanno riferimento ai consorzi della legge 48, quindi non possono decadere. Presento un subemendamento, proponendo di aggiungere, dopo "centro Meccano", "consorzi di cui alla legge 48".

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 11 a firma Castelli, che ha la parola per illustrarlo.

GUIDO CASTELLI. La misura 2.1 è riferita a tutta l'area Obiettivo 2 e l'area in phasing out è inserita solo per tre delle quattro sottomisure. Rimarrebbero esclusi la bonifica e il recupero dei siti inquinati e delle aree degradate. Delle due l'una: o nei comuni in phasing out ci sono aree degradate e siti da bonificare e allora è bene che la misura si estenda anche a loro, oppure non ci sono, non si depaupera la misura di risorse e quindi anche l'inserimento rimane del tutto virtuale e teorico e non cera problemi alla programmazione regionale. In definitiva propongo che le aree in phasing out siano inserite per tutte e quattro le sub-misure e non solo per tre delle quattro.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Mattei.

CARMEN MATTEI. Ribadisco che la necessità di scegliere per non addivenire ad una polverizzazione delle risorse esigue del phasing out ci ha portato ad alcune selezioni, ma queste selezioni non sono avvenute d'impero per una volontà della Giunta bensì sono state concertate con tutti i soggetti territoriali istituzionali, economici e sociali interessati. Possiamo anche modificare questa impostazione con la consapevolezza che ripartiamo 75 miliardi e poi, se decidiamo di polverizzarli avremo un'efficacia inferiore dell'investimento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. E' vero che su questo atto c'è stata una concertazione ma una recente elaborazione dell'assessorato all'ambiente ha evidenziato che nel nostro territorio sono circa 400 le aree contaminate e che nel corso degli ultimi cinque anni si è intervenuto su una quantità molto ridotta. E' vero quello che diceva l'assessore Mattei, però è altrettanto vero che gli enti locali richiedono fortemente, su questo tema, la possibilità di intervenire e le risorse regionali, con la legge in materia sono contenute e peraltro sono anche parcellizzate su altri tipi d'intervento: quello per lo smaltimento, quello per il riciclaggio, la raccolta differenziata, quindi noi siamo carenti di strumenti per l'intervento sulle aree bonificate. Per questo motivo annuncio il voto favorevole del nostro gruppo ma credo che il Consiglio possa recepire questa proposta del collega Castelli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Ritengo che l'osservazione dell'assessore Mattei sia giustificata, però se andiamo a vedere la distribuzione di queste risorse all'interno dei cinque assi vediamo che l'asse numero 21 che ha una risorsa inferiore rispetto ad altri assi e che di fatto comprende tutto quell'intervento relativo all'ambiente, al dissesto idrogeologico, alla difesa del suolo, ai rifiuti e a quant'altro è già frammentato, visto che è immenso e le risorse finanziarie sono esigue, pertanto ritengo che se si aggiunge la proposta fatta dal collega Castelli non andremmo a danneggiare in modo forte questo atto di programmazione ma andremmo a mettere in rilievo un aspetto che è quello del risanamento delle zone altamente degradate che è un aspetto qualificante, pertanto più che passare al voto direi che questa proposta debba essere accettata senza andare ad una contrapposizione con il voto in aula.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

E' stata richiesta la verifica, quindi pongo nuovamente in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 12. Se passa decade il 13; se non passa decadono il 18 e il 19. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 14 a firma Novelli, che ha la parola.

SERGIO NOVELLI. L'emendamento potrebbe sembrare inutile a legislazione vigente. Infatti la "legge Galli" prevede che i soggetti gestori del ciclo idrico debbano essere proprietari degli impianti rilevandoli ai Comuni o comunque agli enti gestori attuali proprietari, tuttavia il Consiglio non ignora che è all'esame del Parlamento, già approvato da un ramo dello stesso un disegno di legge che elimina l'obbligo, per i soggetti del ciclo idrico di riscattare gli impianti. Se venisse approvato anche dalla Camera dei deputati questo disegno di legge, ci troveremmo nella situazione che il soggetto gestore potrebbe ottenere le risorse del Docup, realizzare impianti di cui poi diverrebbe proprietario, nella misura in cui non accedono, senza essere proprietario della struttura, con dei grossi problemi di rimborsi. Non sappiamo se la legge sarà approvata anche dall'altro ramo del Parlamento, ma ove così non fosse l'emendamento non sarebbe in alcun modo nocivo; viceversa, se cambierà la normativa nel senso tra l'altro auspicato dall'attuale maggioranza parlamentare verremmo ad evitare il rischio di una possibile conflittualità e contenzioso nella proprietà delle opere realizzate con queste risorse. Ritengo quindi che il Consiglio possa valutare l'approvazione dell'emendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 15 a firma Amagliani.
Ha la parola l'assessore Mattei.

CARMEN MATTEI. Vorrei soltanto evidenziare che le priorità sono state definite dal servizio dell'autorità ambientale. E' quindi stato il servizio, nella figura del responsabile, che ci ha indicato le priorità nell'ordine posto nel Docup.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 16 a firma Moruzzi, che ha la parola.

MARCO MORUZZI. E' un emendamento che non cambia la sostanza dell'intervento, vuole soltanto precisare che gli interventi ammissibili a finanziamento sono quelli relativi alla circolare che la Regione ha già emanato sulla tipologia degli interventi da realizzare nelle opere di manutenzione ordinaria e straordinaria lungo i corsi d'acqua, quindi c'è una precisazione affinché le tecniche con cui si fanno gli interventi di riprofilatura dei corsi d'acqua e tutti gli interventi di mitigazione dei rischio di esondazione rispettino il più possibile le caratteristiche ambientali e quindi siano drastici dove devono essere drastici, rispettando quelle regole di ingegneria naturalistica su cui la Regione si è già impegnata e su cui tecnicamente c'è una difficoltà da parte delle strutture a recepire queste forme innovative di intervento che invece sono diventate d'uso comune in nord Europa e in nord Italia.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Mattei.

CARMEN MATTEI. Il testo dice "prioritariamente tecniche di ingegneria naturalistica". L'emendamento tende a porre un elemento di rigidità che è comprensibile, perché è sicuramente importante un incentivo all'utilizzo delle tecniche naturalistiche, ma temo che possa essere un elemento di eccessiva rigidità. Credo che ci possiamo impegnare anche con l'assessore competente e con gli uffici a lavorare perché ci sia il più possibile l'utilizzo delle tecniche di ingegneria naturalistica ma senza porre un vincolo di rigidità che potrebbe risultare controproducente e potrebbe vincolare ulteriormente gli interventi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Assessore, ci permettiamo di insistere affinché questo emendamento sia accolto, perché già abbiamo visto nella precedente legislatura e anche all'inizio di questa che nonostante atti precisi emanati dalla Giunta come la circolare n. 1 del 1998 o 1999 dove si fa una sollecitazione a tutti gli organismi decentrati affinché gli interventi vengano fatti con sistemi di ingegneria naturalistica sono stati quasi totalmente disattesi. In questi casi riteniamo che la buona volontà o la dichiarazione di intenti sia indispensabile che abbiano una forza esecutiva con un atto di questo tipo e che non siano lasciate all'arbitrarietà di chi questi interventi li deve eseguire. L'esperienza ci insegna che la circolare n. 1 emessa dalla Giunta fino ad oggi è stata sistematicamente ignorata.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 18 a firma Procaccini e Martoni. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 20 a firma Procaccini, che ha la parola.

CESARE PROCACCINI. Chiediamo di sopprimere questa previsione per un motivo di coerenza ma anche di sostanza rispetto alla legge che nella precedente legislatura questo Consiglio regionale approvò di soppressione dei consorzi di bonifica. E' vero che quella legge fu invalidata dal commissario di Governo, tuttavia in termini di sostanza il consorzi di bonifica ormai non assolvono più al compito che hanno svolto in tutto questo tempo, quindi reintrodurre tra i soggetti beneficiari e non solo i consorzi di bonifica, secondo il nostro gruppo rappresenta un passo indietro, perché tra le altre cose gli stessi consorzi di bonifica percepiscono anche onerose tasse improprie da parte dei cittadini che sono al di fuori della bonifica stessa o da quella che è presunta bonifica, per cui è del tutto evidente che noi chiediamo la soppressione di questa previsione anche se la legge è stata invalidata dal commissario di Governo ed anche se a livello nazionale si sta riflettendo sul problema della bonifica che ormai è ex bonifica e deve essere inglobata all'interno di una programmazione e legislazione sulla difesa del suolo più complessiva.
Per questo chiediamo di approvare l'emendamento n. 20.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Chiedo su questo emendamento la votazione per appello nominale a nome anche di Castelli e Novelli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Il gruppo Verdi ritiene che sulla materia dei consorzi di bonifica sia necessario che l'Amministrazione regionale, che peraltro nella precedente legislatura aveva già portato una proposta ai gruppi consiliari, si definisca una linea per uscire da una situazione che non può essere mantenuta all'interno della condizione attuale. Siamo però preoccupati che la riduzione delle risorse su interventi che sono politicamente condivisibili finisca per essere scaricata sugli utenti sui quali comunque i consorzi di bonifica, attraverso le cartelle esattoriali fanno scattare un obbligo di pagamento. Quindi esiste questa situazione problematica, una preoccupazione anche nostra rispetto a questo emendamento che per alcuni aspetti è condivisibile, perché Procaccini dice "noi affidiamo ai consorzi di bonifica alcune competenze che non sono loro e in quanto tali non vorremmo che certe opere le facessero loro", ma è anche vero che all'interno di questi assi ci sono però degli interventi che ai consorzi di bonifica comunque competono, ci sono interventi e azioni che comunque i consorzi di bonifica faranno e che finiranno per scaricarsi proprio su quegli utenti che noi in qualche modo vogliamo difendere, anche se all'interno di questi utenti il Consiglio ha già votato un'indicazione molto precisa, cioè noi vogliamo distinguere tra coloro che ricevono un beneficio e quindi è giusto che paghino il tributo di bonifica e chi invece il beneficio non lo riceve e non è giusto che riceva la cartella per il pagamento di questo contributo.
Il nostro gruppo si trova quindi in difficoltà nel voto di questo emendamento, perché si pone in Consiglio un argomento che dovrebbe trovare una sede di discussione seria in Commissione o in aula con una soluzione chiara, perché ci sono cittadini in tutta la regione che addirittura contestano l'operato dell'Amministrazione regionale perché non si sarebbero adottati dei provvedimenti che consentano di applicare la disposizione votata nella scorsa legislatura dal Consiglio regionale.
Rispetto a questo emendamento assumeremo un atteggiamento di astensione che non significa né una criminalizzazione dei consorzi di bonifica né un rigetto delle argomentazioni sulla base delle quali il collega Procaccini ha presentato questo intervento, anzi forse va a suo merito il fatto di averci richiamato a questo tema che è tutt'altro che secondario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. O discutiamo del ruolo dei consorzi, e credo che da questo punto di vista ci sia l'esigenza che ha sottoposto alla nostra attenzione Procaccini, ma nel momento in cui queste strutture esistono non credo che non possano assolvere al ruolo che loro compete. Qui si tratta di interventi, non c'entra niente il discorso del ruolo, se fanno la bonifica, se non la fanno, se è giusto che la paghino soltanto gli agricoltori ecc. Credo che possiamo fare un invito alla Giunta e comunque a tutti i gruppi a ripresentare in Consiglio una legge io dico di riordino, altri dicono di abrogazione, discutiamone. Però su questa materia specifica di tutela delle acque e difesa del suolo i consorzi di bonifica hanno specifiche competenze. Nel momento in cui queste strutture esistono è giusto che svolgano almeno un ruolo che è possibile anche da questo punto di vista. Ecco perché abbiamo accolto una proposta delle organizzazioni di categoria che ci richiamava ad utilizzare queste misura su questa specifica misura. E' diverso il ragionamento dai consorzi di bonifica, qui ci sono delle professionalità che dobbiamo utilizzare per fare questi lavori, rivedendo invece tutto il discorso delle tasse ecc.
Credo che questo emendamento vada respinto e vada mantenuto il testo della Commissione, fermo restando che sui consorzi di bonifica è giusto tornare e definire il ruolo di questi enti una volta per tutte, perché ne discutiamo continuamente e poi non cambia mai nulla.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

GIUSEPPE RICCI. Se ci mettiamo a discutere dei consorzi di bonifica ripercorriamo una strada che in quest'aula ci ha visti impegnati per due legislature. Sono state approvate tre volta leggi di soppressione dei consorzi di bonifica con il mio voto contrario, che rimane contrario. Ecco perché credo che non possiamo oggi ridiscutere questo argomento, perché sarebbe assurdo. Tra l'altro è stata dichiarata incostituzionale l a legge della Regione Marche che aveva soppresso i consorzi di bonifica, quindi è inutile che oggi facciamo dietrologia dicendo che cosa sarebbe opportuno fare. Sono d'accordo con Avenali: se ne ridiscuta nelle sedi competenti, si faccia una proposta di legge, sono d'accordo che dovrebbe essere di riordino delle funzioni, ma oggi non possiamo prescindere da soggetti che esistono, che operano sul territorio, che hanno una presenza attiva delle associazioni di categoria, dei diretti interessati, degli agricoltori che fanno parte dei consigli di amministrazione e che dovrebbero in modo particolare svolgere queste funzioni. Gli interventi volti alla riduzione del rischio ideogeologico, se non li fanno i consorzi di bonifica che hanno competenza per quell'area, per quel territorio, per quel bacino fluviale, per quelle scarpate chi dovrebbe farli? E allora, siccome prevediamo questo tipo di intervento e di misura è indubbio ed evidente che allo stato attuale i consorzi di bonifica sono soggetti che hanno titolo ad usufruire di questi interventi, quindi a poter essere soggetti attori, partecipi di queste opportunità che vengono offerte dalle misure, altrimenti chiudiamo gli occhi di fronte ad un'esigenza che comunque c'è ed affidiamo a consorzi non meglio identificati di enti locali l'opportunità di organizzarsi per fare un'attività che probabilmente non faranno mai. Credo allora che dobbiamo respingere l'emendamento, poi fare, quando sarà opportuno, un'approfondita discussione sul ruolo dei consorzi di bonifica in relazione al quadro normativo nazionale che mi sembra anche in questo contesto si stia evolvendo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Andrea Ricci.

ANDREA RICCI. Il gruppo di Rifondazione comunista voterà a favore di questo emendamento per ragioni di merito e per ragioni politiche. Le ragioni di merito riguardano il fatto che gli interventi previsti da queste misure relativi al dissesto idrogeologico e alla tutela delle acque non vedono i consorzi di bonifica come unici possibili soggetti attuatori, perché vi sono altri soggetti che possono attuare quegli investimenti e quegli interventi, dagli enti locali sino ai consorzi di Comuni e ai soggetti gestori del ciclo delle acque, una pluralità di possibili soggetti pubblici che possono e che dovranno attivarsi per realizzare gli investimenti relativi al risanamento delle acque e del rischio idrogeologico. Quindi non c'è nessuna necessità di inserire anche i consorzi di bonifica come soggetti beneficiari di finanziamenti comunitari, il che equivale a dire che è una scelta discrezionale che trova anche una ragione politica in relazione al tipo di gestione degli interventi di risanamento a cui noi pensiamo.
In questo senso questa maggioranza, nella precedente legislatura in merito al problema del risanamento delle situazioni di rischio idrogeologico e di tutela delle acque approvò una legge che addirittura sopprimeva i consorzi di bonifica e passava le funzioni ad altri soggetti, in primo luogo le Province. Questo orientamento la maggioranza lo ha espresso sino ad arrivare in sede di Corte costituzionale, lo ha riconfermato anche in sede di programma elettorale, non vedo perché oggi dobbiamo tornare indietro, perché questo significherebbe la previsione che anche i consorzi di bonifica divengano, a pari titolo di altri, soggetti beneficiari di finanziamenti pubblici nello specifico comunitario.
Se dovesse passare il testo proposto dalla Commissione lo interpreterei come un passo indietro rispetto ad un orientamento che mi sembrava consolidato e questa interpretazione è rafforzata anche dal fatto che a tutt'oggi non mi pare ancora che la Giunta regionale si sia pienamente attivata rispetto al comportamento dei consorzi di bonifica in relazione all'applicazione della legge che prevedeva la contribuzione da parte dei soli beneficiari al tributo per i consorzi di bonifica.
Spero che al più presto la Giunta regionale chiarisca la situazione in relazione ad alcuni consorzi di bonifica che non stanno applicando la legge regionale approvata, tuttavia se accoppio questa situazione che si va determinando nei consorzi di bonifica con l'approvazione del testo proposto dalla Commissione che fa dei consorzi di bonifica dei soggetti a pari titolo di altri per la gestione degli interventi sul risanamento idrogeologico vedo un passo indietro politico sul quale noi esprimiamo un netto dissenso.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. Come è stato evidenziato questo è un argomento molto delicato e che, soprattutto per quanto riguarda la riscossione dei contributi da parte dei consorzi di bonifica a livello territoriale, crea notevole disagio ai cittadini, quindi è indispensabile fare chiarezza sul ruolo di questi consorzi, per cui a nome del gruppo Verdi, visto che questo Consiglio già in passato aveva affrontato questa tematica con l'approvazione di leggi, mi permetto di chiedere all'assessore competente di stilare un ordine del giorno nel quale si prende l'impegno, da parte della Giunta, di presentare al più presto una legge di riordino delle funzioni dei consorzi di bonifica, tanto per fare quella chiarezza indispensabile all'interno del Consiglio regionale e soprattutto per dare dei segnali chiari ai cittadini che da tanto tempo manifestano il loro malcontento per questo ruolo a volte incomprensibile dei consorzi di bonifica.
Come diceva il collega Moruzzi ci asteniamo per le motivazioni già dette, ma riteniamo di sollecitare l'assessore a presentare un ordine del giorno affinché una tematica di questo genere venga affrontata al più presto all'interno del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Agostini.

LUCIANO AGOSTINI. Anzitutto bisognerebbe evitare di ripercorrere una discussione che in quest'aula c'è stata abbondantemente nella precedente legislatura e che per diverse volte ha visto soccombere la legge di abolizione dei consorzi di bonifica. Siamo già al lavoro presso l'ufficio competente del mio assessorato per predisporre una proposta di legge che credo possa verosimilmente vedere la luce entro un mese, un mese e mezzo, perché siamo già in una fase avanzata di discussione e predisposizione. Questa proposta di legge dovrà vedere il consorzio di bonifica come uno strumento d'intervento sul territorio, anche e soprattutto a disposizione delle autorità di bacino che si sono nel frattempo formate. Vorrei quindi evitare che su questo emendamento si innescasse una discussione sulla natura dei consorzi di bonifica stessi. Invito il presidente del gruppo Comunisti italiani a rivedere la proposta di emendamento proprio in virtù di una legge di riordino su cui stiamo lavorando.
Al consigliere Ricci vorrei dire che la Giunta non è stata con le mani in mano. Innanzitutto sta lavorando per predisporre una legge di riordino ed ha approvato un piano di classifica, dando sei mesi di tempo ai consorzi di bonifica per adeguarsi a tale piano di classifica. Il regolamento dovrà essere predisposto dai consorzi di bonifica entro il 12 gennaio, è alla valutazione dell'ufficio legislativo. La Giunta quindi non è stata con le mani in mano relativamente alla tassa dei consorzi di bonifica. Vorrei che si evitasse una discussione pro o contro i consorzi di bonifica , perché su questo dobbiamo affrontare una legge di riordino su cui si sta già lavorando, con la quale i consorzi di bonifica dovranno diventare strumenti di intervento sul territorio e io dico possibilmente a disposizione dell'autorità di bacino.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Mattei.

CARMEN MATTEI. Questo emendamento è stata una volontà unanime della Commissione che ha ritenuto di voler aggiungere questo beneficiario a quelli esistenti. In realtà noi non lo avevamo introdotto per non inquinare il dibattito che emerge anche in quest'aula, un dibattito dalle radici antiche che è ritornato frequentemente, che ha argomentazioni articolate. Essendo in evoluzione il ruolo dei consorzi di bonifica, essendo in evoluzione la ridefinizione dell'identità, delle funzioni, della stessa utilità noi ci eravamo astenuti per non inquinare questo dibattito così ampio ed articolato. La commissione ha espresso la volontà dell'introduzione e in quanto tale arriva oggi all'aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

CESARE PROCACCINI. Sono un po' sorpreso da queste ultime affermazioni dell'assessore Mattei, perché l'emendamento dei Comunisti italiani andava proprio nel segno di sostenere l'impianto della proposta della Giunta perché la ritenevamo una proposta di alto profilo e per questo non andava inficiata ma anzi sostenuta e se mai semplificata dal punto di vista dei soggetti attuatori sul territorio dei finanziamenti pubblici.
Lei assessore dice che c'è stata una unanimità nella Commissione, ma è stata una unanimità formale solo perché io e il compagno Martoni non abbiamo potuto votare in quanto non facciamo parte di quella Commissione, ma con forza abbiamo sostenuto al necessità di non prevedere questi soggetti non tanto e non già perché con questo emendamento non li possiamo sopprimere ma perché riteniamo che all'interno della programmazione e della gestione non siano il soggetto più proprio a fare quello che indica questa misura. Tra l'altro introduciamo anche un'involuzione e un arretramento di tipo politico, perché da un lato prevediamo tra i soggetti attuatori e beneficiari coloro che avevamo sciolto per legge e non avete previsto quelli, come i consorzi industriali, che viceversa erano stati istituiti per legge, per cui c'è un sostanziale passo indietro, un arretramento di sostanza anche di tipo istituzionale. Quindi non solo riproponiamo l'emendamento ma riteniamo che la previsione giusta che questa maggioranza nella precedente legislatura aveva fatto vada riproposta in tempi congrui ma certamente non lunghi.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per appello nominale.

GABRIELE MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama.
Silenzi no
Spacca no
Tontini astenuto
Trenta assente
Viventi assente
Agostini no
Amagliani assente
Amati assente
Ascoli astenuto
Avenali no
Benatti astenuto
Brini assente
Castelli sì
Cecchini sì
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
D'Ambrosio assente
D'Angelo astenuto
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni sì
Massi Gentiloni Silveri sì
Melappioni assente
Minardi no
Mollaroli astenuto
Moruzzi astenuto
Novelli astenuto
Pistarelli assente
Procaccini sì
Ricci Andrea sì
Ricci Giuseppe no
Rocchi assente
Romagnoli sì
Secchiaroli assente

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 21 a firma Novelli che ha la parola.

SERGIO NOVELLI. Questo emendamento risponde a una preoccupazione abbastanza delicata. Nessuno vuole limitare l'intervento, peraltro lodevole, volto a intervenire sui rifiuti residuali della linea di trattamento che sono un grosso problema della gestione delle discariche: percolati, fanghi, biogas ecc. Mi sono fatto spiegare da alcuni clienti: è un ciclo quasi a spirale, nel senso che le discariche producono percolati, i percolati vengono trattati in speciali impianti di trattamento e vengono essiccati in fanghi i quali vengono riconferiti in discarica, poi le piogge fanno ancora percolati e così via. E' un grosso problema sia della fase operativa della discarica che funziona come "banca rifiuti" ma è un grande problema anche e soprattutto della fase terminale della discarica, quando ormai l'abbancamento comincia ad andare al termine e c'è il problema della bonifica dell'area in prospettiva e comunque della gestione dei percolati di biogas che continuano a prodursi.
La preoccupazione che mi ha indotto a predisporre questo emendamento è la seguente. Se si interviene per potenziare la capacità e massimizzare la possibilità dell'impianto di smaltimento di trattare in maniera ottimale i rifiuti residuali e si tratta di una discarica ancora nella fase dinamica della sua vita, noi non solo miglioriamo la sicurezza del territorio ma al tempo stesso garantiamo anche che questo minor costo del trattamento dei percolati e dei fanghi si ripercuota in un minor costo di gestione dell'impianto e quindi ricade in quelli che sono i costi che l'utenza sopporta per lo smaltimento.
Se però lo stesso intervento viene direzionato a migliorare e risolvere il problema dei percolati, dei fanghi, dei biogas di un impianto che è ormai arrivato alla fine della sua esistenza produttiva, che ha già abbancato i nove decimi dei suoi volumi, non andiamo a migliorare né il servizio né a ridurre il costo all'utenza, ma andiamo a ridurre per il soggetto gestore il costo della bonifica dell'area. Il gestore deve avere rilasciato fidejussioni e garanzie per il fatto che l'area venga bonificata, quindi non possiamo avere la preoccupazione che se ne va e ci "lascia l'area in cannella", perché non lo può fare in quanto ci sono fidejussioni bancarie. Quando ha fatto pagare al Comune 100 lire al chilo, in queste 100 lire al chilo c'è anche il costo della bonifica. Un intervento che va a sostenere con risorse comunitarie, quindi pubbliche, il problema della bonifica in una discarica che ormai ha esaurito la sua vita di abbancamento si risolverebbe nello spendere risorse pubbliche per liberare risorse private che sono già state ammortizzate dai costi di conferimento nell'ambito della durata della vita produttiva della discarica. In questa logica mi sembra opportuno far sì che l'intervento venga proporzionato non tanto alla produzione di residuali ma a quella quota di residuali che saranno prodotti dal futuro abbancamento, cioè dalla vita dinamica superstite della discarica, con tutte le problematiche, che non vanno affrontate in questa sede, degli eventuali ampliamenti.
E' chiaro che questo è un documento di programmazione abbastanza ampio quindi non siamo nel concreto, che però possa in prospettiva passare qualche intervento su situazioni che ormai hanno perso l'interesse pubblico perché non hanno più volumi di abbancamento utile e soccorra soltanto qualche esigenza di tipo economico-privatistico è una preoccupazione che sentiamo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 22. Se passa decade il 23. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. Nello scorso documento di programmazione interventi di questo genere erano una misura chiusa sui soggetti gestori delle aree protette. Peraltro si prevede che su questo tipo di azione, con le assegnazioni date all'asse 2 non si riuscirà a destinare per gli interventi nei parchi delle risorse neanche lontanamente vicine a quelle assegnate, quindi per questo si chiede di stringere l'azione sui soggetti gestori delle aree protette, almeno per le azioni 1, 2 e 3 e lasciarle aperte a tutti gli altri per la 4 e la 5, fermo restando che comunque i soggetti gestori delle aree protette già hanno dimostrato di lavorare con gli enti locali su questo tipi azione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 24 a firma Novelli che ha la parola.

SERGIO NOVELLI. I precedenti pensavo che fossero semplici puntualizzazioni di chiarimento che non avrebbero creato difficoltà al Consiglio. Questo emendamento entra invece nel contenuto sotto due profili, sui quali siamo critici. Prima di entrare nella critica vorrei dare atto del grazioso eufemismo con cui a pag. 151 si spiega che il primo stralcio funzionale da tempo finanziato non fu attivato per motivi procedurali e giudiziari ormai superati. Per dire che ci furono problemi grossi. Ricordo che circa nove anni fa venni querelato per aver parlato di "banda Bassotti" e cose del genere, poi nelle more fra la querela e l'udienza preliminare intervennero il "commissario Basettoni" e l'"ispettore Manetta" e la querela venne ritirata. Comunque il problema non è quello che accade all'interporto, il problema è che dell'inteporto parliamo ormai da una decina di anni. A monte di ciò c'è il problema generale delle misure chiuse e della perplessità del nostro gruppo, ma credo di tutte le scelte, che anziché dare un indirizzo di programmazione si dirigono in maniera puntuale verso un determinato soggetto una determinata opera, preconfigurando una scelta che non andrà a un bando ma a una contribuzione ad hoc. E' un problema che si è posto per alcune altre questioni e qui si pone con particolare forza. Io ho fatto un emendamento soppressivo non perché non voglia far arrivare soldi al trasporto intermodale o sia critico rispetto all'intermodale, ma perché Jesi sì e Macerata no? E' stato respinto un emendamento del collega Massi, tra l'altro con una valutazione che ho appuntato, sia del consigliere Silenzi che dell'assessore Mattei: che sulle questioni del maceratese "ci sono progetti che per anni non sia è riusciti ad attivare". Progetto più in "quiescenza" dell'interporto di Jesi non mi vengono in mente. Qualcuno ricorderà che nove anni fa fu fatta un'inaugurazione degli uffici di rappresentanza dell'interporto a Rotterdam con profusione di inviti, dicendo agli olandesi che c'era l'interporto e potevano cominciare a mandare i container ecc.
Questo non vuol dire che noi siamo concettualmente contrari alla previsione dell'interporto a Jesi. Siamo perplessi sulla scelta di inserirlo qui in un documento generale come una misura chiusa e soprattutto non ci sembra che il modo di affrontare questa scelta sia serio, perché parliamo di un progetto di cui si discute ormai da 12-13 anni, per la cui ultimazione dovrebbero essere necessari 168 miliardi. In questa misura ne vengono finanziati circa 8 — o meglio non lo sappiamo perché è un documento di programmazione, peraltro misura chiusa — e abbiamo la previsione dell'Interporto Spa che prevede di avere 10 miliardi dalla Regione Marche, 8 miliardi come Obiettivo 2. Se di 168 miliardi ne abbiamo disponibili circa 40, insufficienti al completamento anche del solo primo lotto e tra l'altro il dott. Pesaresi sembra orientato a dare priorità all'esproprio di tutte le aree, il che vorrebbe dire che neanche verrebbero indirizzati tutti i denari a quello scopo ma andrebbero per il laghetto antincendio, per il bar, per il ristorante, la scelta di perseguire un interporto dopo 13 anni che se ne parla e avendo a disposizione forse il 20% scarso delle risorse necessarie vuol dire che di questo passo l'interporto si avrebbe tra una quarantina d'anni. Allora facciamo uno "spazio porto" perché per quella volta avremo le astronavi.
Mi sembra che sia una scelta che viene pre-condizionata in un comune in phasing out affrontando tempi stretti che non ci sono in questo senso, né esiste la possibilità di garantirli seriamente perché non abbiamo alcun dato circa l'effettiva operatività di queste iniziative.
Credo che sarebbe più opportuno rimuovere questa scelta e fare una previsione per le strutture intermodali nella loro ampiezza, che possono essere di diversa natura.
Quindi rischiamo di avere fondi per fare solo un'altra area industriale in una zona che opmrai è gravata da sin troppe attività industriali e che questo Consiglio ha dichiarato area ad alto rischio ambientale, per cui in questi termini l'iniziativa non sembra opportuna. Certamente non è opportuno imporla con una misura chiusa, sottraendo alla valutazione complessiva del territorio regionale la scelta di intervenire sul trasporto intermodale. Per questo abbiamo chiesto di stralciare completamente la misura, il che non vuol dire che siamo contrari a che lì si faccia l'interporto ma che, in mancanza di certezza sui tempi e sulle risorse si vada avanti con interventi che probabilmente finirebbero a coltivare solo un'eterogenesi dei fini.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Mattei.

CARMEN MATTEI. Abbiamo già spiegato i motivi di questa scelta e perché sia l'unica misura chiusa: era un impegno reiterato, i fondi erano stati stanziati e non erano fondi non spesi perché poi sono stati istradati verso altri obiettivi. Il fatto che l'Interporto non abbia potuto spendere a causa delle note vicende giudiziarie non significa che quei soldi si siano persi, perché sono serviti a finanziare altri obiettivi. L'interporto era stato assunto come uno snodo intermodale di prioritaria importanza per la regione, questa scelta permane, è rafforzata dalla scelta dell'autoporto di Ascoli, la questione del maceratese l'abbiamo spiegata: non perché non si voglia collegare il maceratese ma la richiesta era altra rispetto ad un'area di sosta che già è stata finanziata e che deve solo essere realizzata, quindi bisogna rimuovere in loco le cause perché non è stata ancora realizzata e ovviamente per l'interporto c'è una quota di finanziamento congrua rispetto alla possibilità dell'Obiettivo 2 del phasing out che abbiamo più volte ricordato avere una potenzialità di finanziamento di non alto rilievo. Questo non significa che però la struttura non abbia altri canali di finanziamento, anzi devo dire che nelle consultazioni che abbiamo fatto il primo settembre, quando abbiamo esplicitato in sede di concertazione questa intenzione di mantenere l'interporto come misura chiusa abbiamo trovato il consenso generale e il dott. Pesaresi ha anche esplicitato che c'erano altre possibilità di finanziamento che confluivano a raggiungere quei 180 miliardi di cui lei parlava. Quindi riteniamo che questa sia una priorità e come tale la valutiamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Vorrei soltanto aggiungere un aspetto che non è di secondaria importanza. Oltre alle valutazioni espresse dal collega Novelli ve n'è un'altra che in qualche modo si riallaccia a una considerazione fatta dallo stesso assessore Mattei: 8 miliardi tolti al plafond del phasing out sono qualcosa come un decimo di tutte le risorse disponibili per il phasing out, quindi se c'è la necessità di far sì che si concentrino le risorse così come i Comuni hanno chiesto per determinate iniziative che entro questi sei anni dovranno consumarsi in quelle aree, allora credo che il tipo di intervento a favore dell'interporto non sia coerente con questa filosofia che pure la Giunta ha espresso in ordine alla discussione generale sul problema. Quindi, a mio modo di vedere e al di là delle valutazioni che pure confermo e rafforzo, se possibile, del collega Novelli, vi è secondo me un problema di natura strutturale: sottrarre 8 miliardi al phasing out vuol dire depauperare esageratamente le risorse già esigue a disposizione dei 64 Comuni.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D'Angelo.

PIETRO D'ANGELO. La posizione del gruppo Verdi sulla realizzazione dell'interporto di Jesi è ormai notoria. Noi abbiamo sempre manifestato grosse perplessità su questo intervento, innanzitutto relativamente a un fortissimo impatto ambientale e successivamente relativamente al fatto che le Ferrovie si sono disimpegnate totalmente dal partecipare attivamente alla realizzazione di questo interporto. Se questo interporto deve essere autoporto è chiaro che noi non possiamo sostenere una iniziativa di questo genere perché tutto l'intervento perderebbe di efficacia. In questa regione e soprattutto in Italia è indispensabile il riequilibrio dei vettori di trasporto. Se l'interporto andasse in questa direzione nonostante il grosso danno ambientale, si potrebbe anche riflettere, ma visto che l'interporto, che nel frattempo è diventato autoporto, non va in questa direzione del riequilibrio dei vettori di trasporto i verdi ritengono che sia accettabile l'emendamento del collega Novelli.
Aggiungiamo alla dichiarazione di voto favorevole che i fondi previsti dall'Obiettivo 2 primo triennio sull'interporto relativamente al primo triennio sono stati persi perché non utilizzati, quelli del secondo triennio sono stati dirottati all'ultimo momento per non perderli ancora una volta. Se si fa questo quadro penso che l'unica posizione coerente, almeno per quanto ci riguarda, è quella di accettare l'emendamento del collega Novelli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

FERDINANDO AVENALI. Sono contrario a questo emendamento e invito i colleghi a respingerlo, perché sappiamo che lì c'è un'"incompiuta", ci sono progetti ormai in fase di realizzazione, investimenti individuati, l'interporto non sarà un autoporto come dice il collega D'Angelo, c'è un impegno anche di altre Regioni vedi l'Umbria, quindi credo che siamo veramente in dirittura di arrivo, quindi penso che il contributo che può venire dall'Obiettivo 2 sia importante e fondamentale perché questa opera possa essere completata e possa svolgere un ruolo importante per l'economia non solo della provincia di Ancona ma per l'intera economia regionale. Credo sbagliato approvare un emendamento che esclude la possibilità, per quest'opera, di poter usufruire di queste risorse.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Spacca.

GIAN MARIO SPACCA. Condivido le parole che diceva ora il presidente della terza Commissione. Ricordo che l'interporto della Vallesina è un disegno strategico nel progetto infrastrutturale della nostra regione, pertanto invito la maggioranza a essere coerente e a votare contro l'emendamento presentato dal consigliere Novelli.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 25. Ha la parola il consigliere Castelli.

GUIDO CASTELLI. Credo che questo emendamento sia accoglibile. Abbiamo detto che il Docup prevede alcune misure nuove e originali: quella sui parcheggi, quella sui servizi sociali, un'altra è una possibilità di finanziamento della piccola viabilità rurale. E' un fatto nuovo perché per anni c'è stata questa vexata quaestio riguardo alla non finanziabilità attraverso il sostegno comunitario della viabilità in quanto tale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 26 a firma Procaccini e Moruzzi. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

MARCO MORUZZI. L'emendamento sottoscritto dai colleghi del gruppo Comunisti italiani tende a limitare l'intervento in questa misura, in un'azione dove le risorse non sono infinite ma sono già contenute, a tutti gli interventi previsti ad eccezione degli impianti di risalita e di innevamento artificiale. Questo perché le condizioni meteorologiche — con l'effetto serra lo vediamo ancora di più — del nostro territorio non consentono di realizzare impianti di risalita in altre aree e peggio sarebbe realizzare progetti abbinati di impianti di risalita e impianti di innevamento artificiale. Peraltro questi impianti dove viene utilizzato l'innevamento artificiale accentuano i problemi di carenza di acqua idropotabile perché occorre prendere quest'acqua dagli impianti di fornitura dell'acqua nel territorio e peraltro nell'utilizzazione degli impianti di innevamento artificiale si fa un uso di additivi chimici che vengono dispersi nell'ambiente e finiscono anche nelle acque potabili, perché questi innevamenti si fanno in genere nella parte alta.
Per questo motivo chiediamo che questi interventi siano eventualmente oggetto di un finanziamento attraverso un'iniziativa legislativa. Ci risulta che vi siano delle iniziative legislative in corso e quindi questa materia sia oggetto di una discussione approfondita piuttosto che di un finanziamento a pioggia su ogni tipo di intervento per impianti di risalita, su ogni tipo di intervento per innevamento artificiale, mentre le proposte di legge in discussione affrontano in modo più compiuto e generale la questione delle attività sportive nelle zone innevate.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Non posso condividere questo emendamento dei colleghi del gruppo Verdi perché nelle Marche non abbiamo una legge per gli sport invernali. So che ci sono alcune iniziative, spero anche che la Giunta presenti una sua proposta di legge per disciplinare gli impianti di risalita, l'innevamento artificiale, gli impianti sportivi sciistici più in generale che sono delle risorse per la montagna marchigiana, per alcune sue parti, che vanno invece incrementate perché danno una risposta turistica, economica a quelle aree che già ricadono tutte in Obiettivo 5b, quindi già un ammodernamento di quegli impianti di risalita sarebbe auspicabile per far sì che ci sia una maggiore competitività anche su questo prodotto turistico ed economico.
La legge che auspichiamo deve tener presente tutti i problemi relativi all'impatto ambientale e relativi anche alle sostanze come l'ammoniaca od altre che possono causare inquinamento, ma oggi l'innevamento artificiale può essere fatto con soluzioni che non vanno minimamente ad inquinare. Su questo dobbiamo essere rigidi, però dire di no tout-court alla possibilità di finanziamenti europei per rendere più moderne le nostre stazioni sciistiche mi sembra perdere un'opportunità. Altrimenti quei comuni e quegli impianti non avrebbero altre risorse economiche, non avendo tra l'altro la Regione Marche una legge finalizzata a questo. Invito quindi a respingere l'emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

FRANCESCO MASSI GENTILONI SILVERI. Il collega Moruzzi mi ha cortesemente e compiutamente illustrato il suo punto di vista che rispetto. Io sono presentatore di una proposta di legge di sostegno ai comuni che ospitano impianti di questo tipo, quindi per coerenza non posso approvare l'emendamento di Moruzzi. Mi fa piacere quello che ha detto Silenzi, quindi lo invito a convergere sulla legge già in Commissione che il relatore Benatti illustrerà martedì prossimo. Ecco il motivo per cui non approvo questo emendamento: i provvedimenti per i paesi della montagna sono talmente pochi, quantitativamente, nella strategia e nel programma di una legislatura regionale, che anche per solidarietà mi pare dobbiamo respingerlo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 27. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 28 a firma Castelli. Ha la parola il consigliere Novelli.

SERGIO NOVELLI. Questo emendamento è analogo al n. 11 che questo Consiglio ha già votato. Richiama la non facile comprensione della esclusione delle aree in phasing out nella misura 3.5. Sono ammesse soltanto le sottomisure 1, 3 e 4 escludendo — non si capisce perché — per le aree in phasing out l'ammissibilità a contributo dell'acquisizione delle attrezzature volte a favorire la riqualificazione dell'impresa. Le motivazioni dell'esclusione non sono comprensibili, quindi chiediamo di rimuoverla se non giustificabile in alcun modo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento.

(Il Consiglio non approva)

Emendamento n. 29 a firma Silenzi che ha la parola.

GIULIO SILENZI. Sono portato a fare una mozione sui lavori dell'Assemblea: si hanno notizie del consigliere segretario Cesaroni? Io sono inquieto perché ad una certa ora Cesaroni non si vede più. Se ha problemi personali, familiari, politici bisogna che discutiamo nella prossima Conferenza dei presidenti di gruppo, perché è preoccupante questa assenza prolungata ai lavori di tutti i Consigli regionali del collega Cesaroni. Vorremmo capirne le motivazioni. Mi faccio interprete anche degli altri colleghi, perché se ci sono problemi vorremmo contribuire a risolverli, altrimenti dignità del Consiglio vorrebbe che il consigliere segretario fosse presente con noi durante le sedute e le votazioni.
Ho presentato questo emendamento perché gli interventi sul commercio riguardano solamente i centri storici. Vi possono essere situazioni di calamità naturali ove è possibile estendere gli interventi sul commercio anche a quelle zone colpite da calamità naturali non solamente ai centri storici. E' una norma estensiva rispetto agli interventi per gli esercizi commerciali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

ROBERTO GIANNOTTI. Soprattutto per esprimere la mia partecipazione all'insistente assenza del consigliere Amagliani al pari di quella del consigliere Cesaroni. Su questo piano è bene che la maggioranza si preoccupi dell'assenza dei propri rappresentanti, soprattutto si preoccupi di una latitanza di alcuni membri dell'Esecutivo che io vedo pochissimo. Siccome alcuni sono anche nuovi, avrei molto piacere di approfondire e migliorare la conoscenza cosa che invece non mi è data, quindi estenderei questa preoccupazione a tutto il Consiglio. Certo, è un problema che credo sia giusto richiamare al senso di responsabilità di ogni consigliere e di ogni membro dell'Esecutivo per vivere bene questa esperienza regionale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'emendamento n. 29.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 30. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Subemendamento 31 a firma Spacca. Lo pongo in votazione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione l'emendamento 31 come subemendato.

(Il Consiglio approva)

Emendamento n. 32. Viene ritirato, così come viene ritirato l'emendamento n. 33.
C'è un ordine del giorno concordato nella Conferenza dei capigruppo. Ne do lettura: "Il Consiglio regionale delle Marche, esaminato il Docup 2000/2006 alla seduta del 23 novembre 2000; ritenuto che l'esigenza di approvare l'atto con la massima sollecitudine possibile, nella comune finalità di non pregiudicare in alcun modo la possibilità di conseguire i finanziamenti, non ha consentito — nella ristrettezza dei tempi — un completo approfondimento del documento di programmazione né in aula, né nella VI Commissione; che in ogni caso sia auspicabile il massimo coinvolgimento del Consiglio anche nella fase attuativa delle misure; impegna la Giunta regionale a trasmettere il complemento di programmazione in Consiglio regionale, che l'approva entro 15 giorni, trascorsi i quali la Giunta regionale può procedere alla sua definitiva approvazione".
Ha la parola il consigliere Novelli per dichiarazione di voto.

SERGIO NOVELLI. Sono favorevole ma faccio una precisazione. l'ordine del giorno relativo al passaggio in sesta Commissione riprendeva un impegno preso in Commissione che ovviamente vale non essendo vincolante. Siccome parlava anche di bandi da far vedere alla sesta Commissione, con questa precisazione riteniamo assorbito l'ordine del giorno presentato a firma Donati, Novelli e Amagliani da quello di tutti i presidenti di gruppo.

PRESIDENTE. Ha la parola l'assessore Cecchini.

CRISTINA CECCHINI. Questo ordine del giorno chiama al Consiglio la decisione sul complemento di programmazione. L'Obiettivo 3 avrà la riunione del comitato di sorveglianza sul nuovo complemento di programmazione nei giorni 14 e 15 dicembre. Siccome l'abbiamo inviato in Commissione è necessario che predisponiamo gli atti affinché nel Consiglio regionale del 6 dicembre possiamo discutere il complemento di programmazione dell'Obiettivo 3.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Silenzi.

GIULIO SILENZI. Esprimiamo una convinta soddisfazione per l'atto che approviamo e che era molto complesso. Mi sembra un modo di lavorare molto serio nell'interesse della comunità marchigiana.

PRESIDENTE. All'ordine del giorno viene presentato un emendamento che raccoglie le indicazioni del consigliere Novelli, che recita: "impegna inoltre la Giunta regionale a voler sottoporre alla competente sesta Commissione consiliare i bandi relativi prima della loro definizione ed emanazione".

GIAN MARIO SPACCA. C'è un impegno che l'assessore ha espresso, su cui non c'è bisogno di formalizzare un ordine del giorno.

SERGIO NOVELLI. Ritiro l'emendamento.

PRESIDENTE. Si intendono ritirati anche i due ordini del giorno presentati precedentemente.
Pongo in votazione l'ordine del giorno formulato dai presidenti di gruppo.

(Il Consiglio approva)

C'è ora un ordine del giorno presentato dai consiglieri Moruzzi e D'Angelo.

MARCO MORUZZI. Chiede una priorità che peraltro è stata in parte recepita con l'emendamento accolto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l'ordine del giorno.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione il coordinamento tecnico, compreso l'emendamento 34 della Commissione.

(Il Consiglio approva)

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

(Il Consiglio approva)

ROBERTO GIANNOTTI. Presidente, per quanto riguarda la comunicazione dell'assessore Agostini sul problema della "mucca pazza", chiedo che in apertura della prossima seduta almeno mezz'ora su questo punto la si impieghi, anche perché è una discussione già aperta, di fatto.

PRESIDENTE. Concluderemo la discussione sulla "mucca pazza", poi proseguiremo con le interrogazioni.

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 21,30