Resoconto seduta n. 203 del 04/10/2004
La seduta inizia alle 11,40



Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 202 del 22 settembre 2004.

(E’ approvato)



Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata la proposta di legge n. 258 in data 30 settembre 2004, ad iniziativa dei consiglieri Castelli, Ciccioli, Gasperi, Romagnoli e Pistarelli: «Norme sul condono edilizio», assegnata alla IV Commissione.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 380 dei consiglieri Giannotti, Ceroni, Trenta, Romagnoli, Brini, Grandinetti, Pistarelli, Gasperi, Viventi e Massi: «Tragedia di Beslan»;
— n. 381 dei consiglieri Giannotti, Brini, Grandinetti, Trenta, Castelli, Ceroni, Viventi, Romagnoli, Massi, Gasperi, Ciccioli e Pistarelli: «Situazione degli ostaggi in Iraq»;
— n. 382 del consigliere Trenta: «Riduzione del servizio postale nelle zone interne»;
— n. 383 dei consiglieri Procaccini e Martoni: «Modifiche al Titolo V della Costituzione»;
— n. 384 del consigliere Romagnoli: «Adeguamento dell’organizzazione sanitaria regionale alla avvenuta istituzione della nuova Provincia di Fermo».



Deliberazioni amministrative
inviate dalla Giunta

PRESIDENTE. La Giunta ha inviato le seguenti deliberazioni, adottate in data 21 settembre 2004:
— n. 380 dei consiglieri Giannotti, Ceroni, Trenta, Romagnoli, Brini, Grandinetti, Pistarelli, Gasperi, Viventi, Massi: “Tragedia di Beslan”;
— n. 381 dei consiglieri Giannotti, Brini, Grandinetti, Trenta, Castelli, Ceroni, Viventi, Romagnoli, Massi, Gasperi, Ciccioli, Pistarelli: “Situazione degli ostaggi in Iraq”;
— n. 382 del consigliere Trenta: “Riduzione del servizio postale nelle zone interne”;
— n. 383 dei consiglieri Procaccini, Martoni: “Modifiche al Titolo V della Costituzione”;
— n. 384 del consigliere Romagnoli: “Adeguamento dell’organizzazione sanitaria regionale alla avvenuta istituzione della nuova Provincia di Fermo”.



Deliberazione legislativa approvata dal Consiglio regionale nella seduta n. 199 del 22 luglio 2004 (Approvazione): «Statuto della Regione Marche»

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la deliberazione amministrativa approvata dal Consiglio regionale nella seduta n. 199 del 22 luglio 2004: “Statuto della Regione Marche»
Siamo alla seconda lettura, quindi dobbiamo procedere alla votazione degli emendamenti. Sono stati presentati n. 16 emendamenti.
Emendamento n. 1, a firma Viventi. Abbiamo avuto modo di discutere già nella seduta consiliare precedente a proposito della interpretazione dell’articolo 85 il quale recita che nell’ambito di uno stesso procedimento di approvazione — come nel nostro caso — sono ammissibili nuovi emendamenti ma non sono ammissibili quelli già valutati e respinti.
E’ una discussione che abbiamo già fatto, inoltre nel nostro caso, sempre un articolo del regolamento — n. 64 — ci dice, a proposito dei provvedimenti respinti, che questi non possono essere assegnati alla Commissione, quindi riesaminati in Consiglio prima di sei mesi. Quindi la lettura congiunta dell’art. 85 e dell’art. 64 ci porta a considerare non ammissibili tutti quegli emendamenti formulati allo stesso, identico modo degli emendamenti già votati e respinti, mentre invece per gli emendamenti formulati in modo diverso è proposta l’ammissibilità, quindi discussione e votazione. Quindi, nel nostro caso specifico, l’emendamento n. 1, come Presidente lo ritengo non ammissibile e do la parola al consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. L’emendamento n. 1 si riferiva alle radici cristiane, da me presentato allora e respinto dalla maggioranza, oggi ripresentato e lei dice a norma di regolamento non ammissibile. Io sono uomo abituato a rispettare i regolamenti e quindi ne prendo atto. A me dispiace soltanto che questo richiamo nel nostro Statuto regionale non trovi accoglienza. Credo sia un errore che questa maggioranza di centro-sinistra si sia chiusa su questa posizione, anche perché ho detto l’altra volta e ripeto oggi, che quello che volevo sostenere era un richiamo storico, ancor prima che fideistico, però così non è e oggi il regolamento vi dà modo di evitare una discussione imbarazzante.

PRESIDENTE. La ringrazio di avere accettato la lettura del Presidente.
Emendamento n. 2 a firma Romagnoli, Ciccioli, Gasperi, Castelli e Pistarelli. Per lo stesso motivo è da considerare inammissibile.
Ha la parola il consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Non accetto assolutamente la lettura formale, tecnica che ha determinato la inammissibilità dell’emendamento, ritengo piuttosto pretestuosa e strumentale questa lettura che denota l’imbarazzo con il quale la maggioranza continua ad affrontare questo argomento per noi determinante, dell’inserimento o meno della parola “cristiane”, che peraltro abbiamo cambiato. Non riproduce assolutamente alla lettera il nostro precedente emendamento e soprattutto viene inserito nel contesto di un articolo diverso, perché il preambolo è stato, nel corso dell’approvazione dello Statuto modificato, quindi assume una complementarità rispetto ad altri concetti che sono stati inseriti, perché abbiamo inserito il riferimento alla tradizione storico-cristiana e non alle radici come noi volevamo, quindi poteva benissimo trovare accoglimento anche alla luce del fatto che il preambolo che inizialmente emendammo era diverso dall’approvazione finale e definitiva. Ripeto che c’è imbarazzo per quel che si vuol nascondere ed è soprattutto la riproposizione di una chiusura assoluta, culturale, politica e mentale da parte vostra nei confronti di quella che era la nostra richiesta. Questa e quella della famiglia sarebbero le due richieste che potrebbero determinare il cambiamento e l’orientamento di un voto diverso, se non favorevole — ma tutto è possibile — nei riguardi dello Statuto. Credo quindi che chiudiate davvero la porta ad una disponibilità politica di massima che passava attraverso questi due puntelli, attraverso questi due paletti indiscutibili. Prendiamo atto che non è cambiato nulla.

Roberto GIANNOTTI. Presidente, voglio intervenire sull’interpretazione che lei ha dato.

PRESIDENTE. Vi invito a considerare il regolamento non come una banalità ma come una cosa sostanziale. Sull’emendamento precedente nessuno aveva diritto di intervenire, semplicemente perché il consigliere non riteneva di doverlo sottoporre comunque a votazione. Su questo emendamento, che un consigliere firmatario ha chiesto comunque di mettere in votazione, non c’è discussione.
Quello che voglio precisare al consigliere Romagnoli, che ha tutto il diritto di richiedere comunque di mettere in votazione il suo emendamento, è che il suo emendamento è identico in tutto a quello già bocciato nella seduta precedente: cambia semplicemente la quantità dei sottoscrittori, altrimenti l’emendamento è uguale in tutte le parole, in tutte le virgole, in tutti i punti e virgola, in tutti i puntini, quindi non è vero che è cosa diversa, perché se così fosse stato, sarebbe stato giudicato ammissibile.
C’è quindi da votare la mia dichiarazione di non ammissibilità dell’emendamento n. 2. Devo dire tra le alter cose che la questione è già stata discussa in Conferenza dei presidenti di gruppo e non mi pare che in quella circostanza fossero emerse delle posizioni diverse.
Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Intervengo per dichiarazione di voto su due aspetti: un aspetto tecnico e un aspetto politico. Per quanto attiene l’aspetto tecnico, perché l’emendamento è ammissibile? Perché è cambiato il testo base sul quale si inserisce, cioè il preambolo non è più quello originario che votammo all’epoca dell’altro emendamento, quindi cambia la questione, nel senso che noi avevamo un testo base precedente a cui abbiamo posto un emendamento, il testo definitivo della precedente votazione è questo, quindi il nuovo emendamento si supporta su un testo diverso. Questo da un punto di vista esclusivamente tecnico, quindi chiediamo il voto.
Dal punto di vista politico, che è l’aspetto più importante e rilevante, al di là del fatto che il regolamento è regolamento, come giustamente ricordava prima il Presidente, ci permettiamo di dire che il nostro emendamento è un dato politico. Nel momento in cui risottolineiamo la tradizione laica di questa regione, crediamo che la matrice religiosa debba essere definita “laico-cattolica” è data dai mille campanili, dai cento conventi e da tutti gli edifici che hanno costruito secoli e secoli di storia.
Per questo motivo, tecnicamente lo riteniamo ammissibile, politicamente lo riteniamo discriminante per la nostra votazione o meno del testo dello Statuto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Su questo emendamento i firmatari avrebbero diritto di intervenire. Quando sono entrato qui in aula, prima, avevo sostenuto che l’informazione che l’emendamento non era ammissibile l’ho avuta quando non potevo più presentare altri emendamenti. Quindi, o io ho il tempo per ripresentare gli emendamenti, altrimenti me lo si doveva dire questa mattina, in modo che potessi avere la possibilità di presentare emendamenti, perché le leggi dovrebbero andare incontro ai consiglieri.
Per questo sono io che chiedo all’Assemblea di votare l’ammissibilità o meno di questi emendamenti, visto che la risposta io l’ho avuta quando non ero più in grado di presentare emendamenti. Siccome l’Assemblea è sovrana, si esprima. Le procedure sono queste, Presidente. Vi chiedo quindi di dare una risposta concreta, proprio perché la legge è stata modificata e noi andiamo ad intervenire su una nuova legge e non sulla precedente.

PRESIDENTE. Chiudo così la discussione, perché il regolamento prevede addirittura che non ci sia discussione. Per me si trattava di comprendere i punti di vista avanzati, i consiglieri hanno potuto dire la loro. Non soltanto l’emendamento è identico in tutti gli aspetti, non è stata neanche modificata la norma che l’emendamento intende cambiare. Inoltre non è stata comunicata la non ammissibilità, perché la non ammissibilità la decide l’aula qualora un consigliere ritenga di sottoporre comunque ai voti il suo emendamento. Quindi, fino ad ora non sappiamo — perché l’aula deve ancora esprimersi — se l’emendamento è ammissibile o non ammissibile, pertanto metto in votazione l’interpretazione del Presidente, trattata tra l’altro alla Conferenza dei presidenti di gruppo nella quale si è cercato di dare una lettura della ammissibilità secondo gli art. 85 e 64 che non hanno avuto contestazioni di alcun tipo.
Quindi si vota l’interpretazione del Presidente, che ritiene non ammissibili gli emendamenti.

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Questa interpretazione vale anche per gli emendamenti successivi.

Gilberto GASPERI. Presidente, noi non abbiamo chiesto di votare la sua interpretazione, perché la sua interpretazione non l’abbiamo contestata. Io ho richiesto di porre in votazione un emendamento, dal momento che la risposta sulla sua ammissibilità o meno l’ho avuta dopo che era già preclusa la possibilità di presentare altri emendamenti. Questo avevo chiesto, non l’interpretazione, perché la sua interpretazione è nella norma, nella legge, io non voglio entrare nel merito.

PRESIDENTE. Perché abbiamo votato la proposta di inammissibilità secondo l’articolo 85? Perché il Presidente ha ritenuto non ammissibile l’emendamento e un consigliere presentatore ha ritenuto suo diritto mettere in votazione, in aula, questa interpretazione. Soltanto in questo momento l’emendamento non c’è, perché non è ammissibile. Se l’aula avesse invece deciso di ritenere ammissibile l’emendamento, ci sarebbe stato l’emendamento. Prima non era possibile comunicare alcunché.
Pongo in votazione il preambolo. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Credo che al di là dell’applicazione della norma, rispetto alla quale abbiamo già discusso anche questa mattina, esiste una sensibilità popolare che in qualche modo è stata mortificata su questo aspetto della norma statutaria, quindi il problema che ha richiamato Viventi, è uno dei problemi di fondo, rispetto al quale c’è stato un confronto, anche duro, all’interno di questo Consiglio regionale, che ha caratterizzato il dibattito sulla norma statutaria. Non è una questione che può essere liquidata in questo modo, con questa facilità, ricorrendo all’applicazione rigida della norma regolamentare. Quegli emendamenti erano stati presentati dal gruppo di Forza Italia, ma questo conta poco, sono stati bocciati e non possono essere ripresentati, e qui si sono presi a riferimento diversi articoli del regolamento.
Esiste un problema di sottovalutazione, di non riconoscimento di una questione fondamentale che noi abbiamo ribadito, che torno a richiamare oggi: per Forza Italia rimane fondamentale che la norma statutaria di questa Regione faccia un esplicito riferimento ai valori statutari delle Marche, a quello che hanno rappresentato questi valori nella nostra regione, così come un implicito riconoscimento alla famiglia fondata sul matrimonio.
Volevo richiamare questo aspetto, per dire che condividiamo il richiamo forte che è stato fatto anche da parte degli altri gruppi e per dire anche che riteniamo che, comunque, questi aspetti, al di là della norma regolamentare, debbono essere ripresi.
Quindi ci faremo carico, a conclusione del dibattito, di presentare due risoluzioni che in qualche modo richiamino questi aspetti che per noi sono fondamentali.

Presidenza del Vicepresidente
SANDRO DONATI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Dichiaro il voto contrario del gruppo di Alleanza nazionale a questo preambolo che a nostro modo di vedere, da un punto di vista strettamente politico, risente di una impostazione che poco ha a che fare con l’esegesi storica dei valori fondanti della comunità marchigiana, ma che molto ha a che fare invece con i mal di pancia e i problemi duodenali che ormai affliggono la maggioranza da tempo, ovvero sappiamo bendassimo che alcune forzature obiettivo, di tipo “ideologico”, che connotano il preambolo, altro non sono che un contentino da dare a quelle parti del leninismo militante ancora presente nella vostra coalizione di governo, che in qualche misura, uscita, almeno per il momento, mutilata sul piano delle grandi, epocali scelte delle leggi elettorali, ha chiesto e ottenuto che almeno, ricordando l’invito di Nanni Moretti, “qualcosa di sinistra” questo Statuto lo dicesse, nel preambolo.
Quello che mi sconforta è che questo tipo di contentino al leninismo militante, quindi questa risposta all’invocazione di Nanni Moretti, viene fatta non tanto in nome della politica ma anche di una buona, forte, robusta dose di ignoranza storica delle radici di questa nostra regione, perché il problema se inserire o meno il riferimento alla matrice cattolica e cristiana della nostra regione non è un problema ideologico, è un problema, eventualmente, di carattere storico. Tutti sanno, meno che la maggioranza devo credere, che le Marche non sarebbero esistite senza la Chiesa cattolica. Le Marche come entità amministrativa, quindi non c’entra l’impostazione confessionale, devono la loro esistenza come entità e corpo amministrativo reale, al cardinale Egidio Albornoz che, come noto, qualche secolo fa fu incaricato dal Santo Padre — allora così si diceva — di riorganizzare le circoscrizioni amministrative delle Marche, quindi poco e male hanno fatto i rappresentanti del leninismo militante di questo Consiglio a utilizzare questo aspetto per una battaglia politica che rischia, fra le altre cose, di non portare prodotto e costrutto all’altra e forse più significativa, per loro, vicenda della questione della legge elettorale.
Quindi duole riconoscere a questo Consiglio un tasso di ignoranza superiore alla media, proprio perché la nostra proposta, dichiarata inammissibile qualche minuto fa, non aveva tanto un sapore confessionale ma una chiara, ovvia, doverosa volontà di riconoscimento di quella che è semplicemente la storia e anche chi è ateo o agnostico non avrebbe dovuto frapporre ostacolo alcuno a quello che invece mi sembra il tardo retaggio di polemiche più degne di Guareschi, di Peppone e don Camillo, che di un’Assemblea elettiva seria.
Concludo con un richiamo al Presidente dell’Assemblea: ha ragione perfettamente quando dice che il regolamento è una cosa seria, ma deve essere sempre serio, il regolamento, e purtroppo in questa legislatura che ormai volge al termine, vi sono stati degli episodi che mi pare militino a favore di una tesi secondo cui, probabilmente, anche questa presidenza non l’ha considerato serio. Mi riferisco, ad esempio, alla vicenda di quel famoso subemendamento Franceschetti che fece caducare qualcosa come 3.500 emendamenti sulla legge fiscale del dicembre del 2001. Quindi apprezzo e riconosco il richiamo al regolamento, alla nostra norma fondamentale, ma spero che vi sia sempre e comunque un atteggiamento di rispetto senza che vi siano strumentalizzazioni che in un momento importante di questa legislatura hanno fatto la loro bieca comparsa nei lavori di questo Consiglio.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Riprendo la parola, perché sono amareggiato dell’andamento e della procedura. Io non ho assolutamente, nel mio intervento, richiesto di mettere in votazione l’interpretazione che viene data da lei e dall’ufficio tecnico, ma chiedevo di porla in votazione dal momento che c’è una incongruenza: dopo che sono scaduti i termini di presentazione degli emendamenti, se questi vengono dichiarati inammissibili ci dovrà pur essere la possibilità di presentare altri emendamenti, proprio perché questo è un segno di democrazia, prima ancora che si inizi una discussione. Si danno tre ore, cinque ore o mezz’ora per la presentazione di questi emendamenti.
Siccome questa seduta è registrata e dalla trascrizione risulterà la richiesta di mettere in votazione la sua interpretazione, mentre la mia richiesta era di far fronte a questo fatto inopinato che si è verificato, rinnovo la mia richiesta, perché è lì che dobbiamo entrare, stabilire se si deve o meno rendere idonea una interpretazione che lede il diritto che ha ciascun consigliere quando presenta un emendamento. O viceversa: si fa un cambiamento nello Statuto, dicendo che una volta ricevuta la risposta, si ha tempo sei ore, oppure nella stessa mattina in cui inizia il dibattito sulla legge ci sono due ore o tre ore di tempo per presentare emendamenti. Altrimenti questa è non solo una omissione ma una costrizione attraverso un paravento legale che è quello della votazione, per non rendere giusta una richiesta fatta da ciascun consigliere.
Io potrei essere anche in errore, ma l’errore mi deve essere dimostrato e dichiarato attraverso la votazione stessa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

Sergio NOVELLI. Cercherò di essere telegrafico, perché l’intervento sul preambolo già lo feci due mesi fa, motivando un voto contrario che per nessun motivo deve essere ritrattato oggi, perché mi sembrava un preambolo “minimo comun denominatore”, riduttivo in tutto, che riesce a enumerare solo 200 anni di storia regionale e sulla sensibilità e la trascendenza religiosa non va più in là di questo, per compensare, con una serie di esigenze diverse, rispettabilissime, una scelta riduttiva, ma appunto per questo non entusiasmante.
Circa la questione regolamentare relativa alla proponibilità degli emendamenti odierni, ho votato affinché il dibattito potesse essere esteso anche alle proposte dei colleghi, perché mi sembra giusto discutere sempre tutto, però rammento affettuosamente all’amico Castelli — che ha chiesto che il richiamo al regolamento sia impiegato sempre con lo scrupolo che viene usato oggi contro gli emendamenti di Alleanza nazionale — che il regolamento, andreottianamente, logora chi non ce l’ha, cioè non è la prima volta che in questo Consiglio viene impiegato per un incanalamento del dibattito nelle direzioni che la maggioranza ritiene più comode. Rammento a me stesso che la stessa interpretazione sulla ammissibilità degli emendamenti è stata applicata 5-6 volte contro mie proposte, quindi il fatto che oggi lo stesso principio venga applicato contro Alleanza nazionale mi induce a solidarietà, ma mi rammenta che il regolamento logora chi non ce l’ha e rammento anche a me stesso che, quando avvenne quel “pasticciaccio brutto” del subemendamento, non Franceschetti ma Secchiaroli, che cassò in un attimo migliaia di emendamenti, ci ponemmo tutti il problema di dire “questo meccanismo deve essere regolamentato”, perché non ci si può ridurre a giocare a tappo, cioè io prendo il subemendamento nel momento in cui il Presidente dell’Assemblea chiude la discussione, onde impedire che il sub venga a sua volta subemendato. In effetti questa legislatura si è posta il problema dell’adeguamento del proprio regolamento in aula, all’inizio; giunge alla fine senza avere mai risolto il problema. Forse questo, più ancora di un preambolo un pochino più degno, un pochino più corposo, sarebbe stato un lascito pregevole per i colleghi che sederanno in questi banchi l’anno prossimo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. I Comunisti italiani riconfermano il voto favorevole sul preambolo dello Statuto. Capisco che gli eredi del fascismo non si rassegnano alla realtà. Con la scusa del richiamo ai valori cristiani infatti, in realtà non si tollera che nel presente preambolo, così come quello attualmente in vigore, ci sia il richiamo esplicito al valore della Resistenza come cardine essenziale della democrazia. Anzi, oggi è più essenziale che mai fare questo richiamo, perché serve a contrastare meglio la controriforma in atto da parte del Governo alla Costituzione, prima e seconda parte. In quanto ai mal di pancia, consiglierei al collega Castelli di vedere quelli in seno alla sua coalizione e in seno al proprio partito.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, a nome dei consiglieri Romagnoli, Pistarelli e Castelli, il preambolo.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini assente
Amagliani assente
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini no
Castelli no
Cecchini sì
Ceroni no
Cesaroni no
Ciccioli assente
Comi sì
D’Ambrosio sì
D’Angelo sì
Donati sì
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi no
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi Gentiloni Silveri no
Melappioni sì
Minardi sì
Modesti sì
Mollaroli sì
Moruzzi sì
Novelli no
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci sì
Rocchi assente
Romagnoli no
Secchiaroli sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi no

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Roberto GIANNOTTI. Presidente, possiamo almeno acquisire, come capigruppo, il verbale dell’altra seduta con l’espressione del voto?

PRESIDENTE. Non l’abbiamo fra la nostra documentazione, comunque provvederemo.
Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Emendamento a firma Massi, che ha la parola per illustrarlo.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Credo che ai colleghino sfugga di cosa stiamo parlando, ribadisco che non c’è alcuna intenzione di erigere nuove e vecchie barricate ideologiche, credo che l’inserimento di questa frase specifichi come non possiamo che votarla, se vogliamo stare a molte parole che sono state dette anche durante l’estate, anche l’illuminato intervento del Presidente D'Ambrosio al convegno dell’Azione Cattolica, che è stato, molto opportunamente, diffuso da tutta la stampa propria della Regione ed anche indipendente, con il quale il Presidente D'Ambrosio ha assunto degli impegni a considerare i centri di educazione, di aggregazione sociale in una accezione molto ampia. Per cui anche la parola “oratorio” può essere opportunamente considerata senza suscitare pruriti ad alcuno. Credo che dall’oratorio sono passati anche molti esponenti colleghi del centro-sinistra, perché era ed è una struttura che non ha mai fatto barricate nell’accogliere alcuno, neanche di diversa religione, quindi figuriamoci se si è pensato, qualche volta, alle diversità politiche. Credo che l’inserimento di questa frase consenta di superare quelle freddezze che, nonostante il mese di luglio, hanno colpito quest’aula e credo che possiamo dare una risposta ai cittadini marchigiani rassicurante, perché parliamo di aggregazione, di educazione, di ritrovo e relazione tra i giovani.
Il concetto di base è che il sostegno, se vogliamo l’incentivazione all’aggregazione giovanile non la consideriamo solo nell’aspetto patologico, cioè nel momento dell’abbandono, della devianza, della solitudine, ma anche come un sostegno alla normalità, per cui se crediamo in questo sosteniamo gli operatori, i promotori dell’aggregazione giovanile, siano essi pubblici o privati, siano essi di associazioni di diversa ispirazione culturale, politica, religiosa. Questo è il messaggio di pluralismo che dobbiamo dare alla nostra comunità e confido che su questo ci sia una convergenza positiva.

PRESIDENTE. Ci sono dei consiglieri che hanno chiesto di intervenire su questo emendamento, che non potevo dichiarare inammissibile, però invito il consigliere Massi, che è presentatore del subemendamento 8 bis più o meno dello stesso tenore, che si richiama al sostegno ai centri di aggregazione che abbiano finalità educative e sociali, quindi più ampio e comprensivo di questo, di non chiedere di mettere in votazione l’emendamento n. 3 e di limitarsi a votare l’8 bis.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Sono d’accordo.

PRESIDENTE. La ringrazio.
Pongo in votazione l’articolo 3.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Subemendamento 04 a firma Novelli, che ha la parola per illustrarlo.

Sergio NOVELLI. Provo a illustrarlo più rapidamente possibile, ma non è semplice, perché mi sembra una vicenda in cui si accavallano diverse ipocrisie, forse anche quella di chi parla che ha presentato in maniera innocente un emendamento che sembrava una semplice dichiarazione di principio, ma era di sostanza e provocò un dibattito abbastanza ampio nella Regione Veneto, perché era gradito alla Lega, che è particolarmente armata, in quella regione che è economicamente significativa come piccola impresa, e invece meno gradito alle forze politiche più vicine all’attuale sistema di tutela del risparmio.
Questa Assemblea regionale, recependo solo parte dell’emendamento, ha escluso la parte di contenuto ed ha ammesso la parte di mera enunciazione sulla tutela del risparmio, il che ha destato, a quanto ci viene riferitole preoccupazioni dell’ufficio regionale presso la presidenza del Consiglio, che ne chiede la rimozione, rimozione. Mi sembra un’ipocrisia, perché in realtà si sa benissimo che la presidenza del Consiglio neanche ci risponde, perché se fossimo di fronte a una formale contestazione del conflitto di attribuzione l’aula sarebbe investita. Qui è investita di un “pissi pissi bao bao” che ci hanno detto in camera caritatis che loro non gradiscono.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. La contestazione formale è solo attraverso l’impugnativa dello Statuto da parte della Corte costituzionale.

Sergio NOVELLI. Trovo però poco dignitoso che questo Consiglio, di fronte a un semplice aggrottar di ciglia della presidenza del Consiglio, prenda semplicemente atto. Dice il Presidente della Giunta: dopo l’aggrottar di ciglia c’è lo scontro in aula. Però io credo che le idee debbano essere difese, anche perché l’aggrottar di ciglia che ci viene riferito tramite la dirigente del settore è deplorevole. Dice la presidenza del Consiglio che la funzione di tutela del credito e le missioni umanitarie sono cosa statuale. osserva chi parla che la funzione monetaria è stata trasferita alla BCE, la tutela del risparmio è compito della Banca d’Italia, che questo consesso qualificato sicuramente ritiene essere un ente pubblico, viceversa la Banca d’Italia è una Spa con un capitale sociale di 100.000 euro, tanto che io pensavo, pur essendo miserabile, di poterla comprare, ma non posso perché la Banca d’Italia è un soggetto di diritto privato, con un capitale sociale di 100.000 euro, quota che può però essere detenuta solo dalle banche-azienda che a loro volta sono controllate dalla Banca d’Italia. Non c’è chi non vede in questo meccanismo di controllore che si compra il controllante, un qualcosa di poco tollerabile, tanto che sommessamente dicevo “in Italia non ci sono 20 filiali regionali di Banca d’Italia ma 14 che si ripartiscono i controllo. Una sta in Ancona ed esercita il controllo sull’attività creditizia svolta nelle Marche”. A questa fondazione presso Ancona partecipano maggiorenti, notabili, imprenditori di rilievo, salvo ognuno non partecipa alla Regione Marche. Ciò sembrò a chi parla stridente. So benissimo che io non posso fare un Consiglio regionale una legge che dica “entro in questo meccanismo di fondazione della Banca d’Italia”, però dire che mi prefiggo di esservi ammesso, visto che sono, Regione Marche, il maggior soggetto anche economico di questa regione, mi sembrava cosa doverosa e dignitosa. Poi uno ci riesce, non ci riesce, ne riferisce in Consiglio e agli elettori. Ma dire che se il sistema bancario ci fa la faccia feroce non mettiamo la coda tra le gambe e sgattaioliamo sotto il tavolo per non essere bastonati, francamente mi sembra poco dignitoso.
So bene che da questa vicenda finiremo con un manifesto in cui si dirà “la Regione Marche non tutela più il risparmio, ci ha provato ma ha avuto paura”. Come passaggio intermedio provo a dare una soluzione che, sempre con la coda tra le gambe, dica che noi vigileremo, almeno, sulla efficace applicazione della normativa statale sulla tutela del risparmio ecc. Meno di così non so cosa. Poi, naturalmente, se la volontà prioritaria è di non dire nulla di sostanzioso, già l’ho visto nel preambolo, per carità, ci adeguiamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati.

Silvana AMATI. Sono per respingere l’emendamento del collega Novelli, non perché non abbiamo condiviso, anzi l’abbiamo votato, l’emendamento che lui propose in quest’aula su questo tema, ma perché sono per definire questa operazione di garanzia che cerchiamo di portare avanti in aula quest’oggi.
Non condivido le valutazioni che il collega Novelli faceva rispetto al contributo del dipartimento affari regionali della presidenza del Consiglio. Potremmo fare una lunga disquisizione sulla autonomia dei territori, delle Regioni, sul federalismo e quant’altro; di certo oggi abbiamo verificato che in Italia i due statuti votati da Regioni del centro-destra sono stati approvati, i due statuti votati da Regioni del centro-sinistra sono stati a tutt’oggi interloquiti, quindi ci resta il dubbio che non ci sia poi questa grande disponibilità di oggettività sull’approvazione degli statuti delle Regioni, da parte del Governo.
Noi abbiamo scelto, credo con cautela e con intelligenza, di ridurre il rischio per le Marche di non portare a termine la stagione costituente. Per fare questo abbiamo ritenuto di dover avere suggerimenti e valutazioni su quelli che potevano essere i rischi, poi ce ne potranno essere altri. Se, come qualcuno di noi pensa, la motivazione è politica, qualunque correzione facessimo potrebbe non andare bene, quindi potremmo scoprire anche in terza lettura, tra due mesi, sempre che oggi si arrivi al voto positivo, che magari ancora qualcos’altro non va bene. Io mi auguro che questo non ci sia, perché voglio pensare che c’è una volontà costituente complessiva, anche se i segnali non sono questi, quindi credo che per oggi sia prudente non fare manifesti, testimonianze, ma dare al testo quegli aggiustamenti che vengono considerati utili per evitare che ci siano allungamenti dei tempi dell’approvazione tali da far sì che le Marche arrivino all’appuntamento finale senza Statuto e senza legge elettorale. Questo credo che sarebbe un errore da parte di questo Consiglio e non manifesti di testimonianza. Per questo ci atteniamo strettamente — e interverremo poco, perché vorremmo realizzare non lunghe disquisizioni di merito, peraltro di un merito già molto approfondito nel luglio — alla concretezza della verifica sul voto finale, se c’è la consapevolezza di questo appuntamento.
Quindi io sono per bocciare il subemendamento che pure ha elementi di positività, ma gli elementi di positività li avevamo colti quando avevamo votato l’emendamento, quindi su questo siamo d’accordo. Potrei fare una testimonianza lunga sul fatto che adesso si parla di devolution e non di approfondire le autonomie regionali, ma per serietà rispetto a chi cerca di darci una mano, non strumentalizzo questo elemento di collaborazione che io ritengo positiva, da parte del dipartimento affari regionali.
Quindi la proposta è di votare contro questo emendamento e votare positivamente quello che come Commissione abbiamo sottoscritto, proprio perché raccoglieva quei suggerimenti che ci sono stati dati.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento 04.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 4.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 6, non ammissibile. Emendamento n. 7, non ammissibile. Emendamento n. 8 a firma Romagnoli, Ciccioli, Castelli, Gasperi e Pistarelli.

Luigi VIVENTI. L’emendamento n. 7 è quello sulla famiglia? Quindi non posso fare la dichiarazione di voto...
Presidente, lei utilizza appieno le sue facoltà, sfruttando la mia inclinazione all’efficienza e alla produttività dei lavori del Consiglio, in maniera leggermente eccessiva, nel senso che io glielo consento, però si dovrebbe dire “l’emendamento n. 7 non è ammissibile”.

PRESIDENTE. D’accordo, però io non sfrutto la sua richiesta di efficienza, coniugo l’efficienza con l’espressione dell’aula.
Emendamento n. 8 a firma Romagnoli e altri, che abbiamo ritenuto ammissibile.
Ha la parola il consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Con questo emendamento ribadiamo la nostra posizione sulle giovani coppie naturali eterosessuali. Questo perché abbiamo ritenuto, non solo noi — il dibattito si è aperto non tanto in Consiglio quanto sui giornali, perché così spesso avviene — evasivo, generico il termine “giovani coppie”, o per lo meno necessitava di approfondimento, di chiarimento, di specificazione.
Noi non abbiamo avuto alcuna ipocrisia e alcuna titubanza nel dire che per noi andava spiegato in tal senso, cioè come giovani coppie eterosessuali. Non altrettanto è stato chiarito da questa maggioranza, che invece ha lasciato gravemente aperta l’ipotesi che potesse parlarsi d’altro. gravemente, perché non va mai bene non usare chiarezza, soprattutto nei testi normativi o vergognarsi delle proprie scelte politico-culturali. Ribadiamo quindi, con questo emendamento, l’invito innanzitutto ad esprimersi. Facciamo appello alla Margherita e ai gruppi che sui giornali, attraverso l’autorevole voce della coordinatrice regionale ebbe proprio a dire “si lasciano aperte delle porte: ci piacerebbe che venisse specificato, perché qualora si intenda parlare anche delle coppie omosessuali ci sarebbe piaciuto che questo fosse stato oggetto all’interno della maggioranza di un dibattito, quindi di un preciso impegno, di una precisa assunzione di responsabilità in merito a questa scelta”.
Qui il discorso di riapre, quindi riteniamo che tutto quello che non è stato fatto e tutto quello che è stato volutamente lasciato in ombra, in una zona di pericoloso grigio si possa fare oggi.
Il nostro parere è che questo articolo vada votato qualora ci sia questa apertura, o meglio che le giovani coppie da tutelare, in Italia, siano le coppie naturali. Non abbiamo neanche messo “coppie familiari”. La famiglia è già tutelata nel comma di questo articolo 4. Parliamo di “giovani coppie”, quindi è aperto anche ad ipotesi diverse di convivenza, ma di giovani coppie eterosessuali. Speriamo che si faccia oggi quella chiarezza che non è stata fatta precedentemente. noi non abbiamo avuto paura prima, non abbiamo paura oggi di dire qual è esattamente il nostro parere, l’abbiamo ribadito con l’emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. L’emendamento riprende una analoga iniziativa che era stata espressa dal nostro gruppo e condivisa dalla Casa delle libertà in sede di dibattito in aula, che corrispondeva ad una doppia esigenza: da una parte richiamare la necessità che nello Statuto ci fosse un riferimento esplicito alla famiglia fondata sul matrimonio, così come previsto dalla Costituzione del nostro paese; dall’altra chiarire un possibile equivoco che sarebbe sorto, cioè la necessità di fare in modo che la norma che indica il campo d’intervento regionale per le giovani coppie, non fosse lasciato così vago. Il rischio qual è? Che ci sia, domani, una interpretazione nelle politiche rivolte alle giovani coppie, attraverso la quale per “giovani coppie” si riconoscano anche quelle dello stesso sesso. Noi dicemmo in quell’occasione che questo non era, per Forza Italia, assolutamente accettabile, proponemmo questo specifico riferimento: che fosse chiaro, comunque, che quando si parla di “giovani coppie”, si parla di giovani coppie di sesso diverso. Questo avevamo detto e ribadiamo, così come ribadiamo — avremo modo di richiamarlo in sede di votazione generale — la nostra contrarietà a votare questo articolo dello Statuto, così come abbiamo votato contro il preambolo che ha disconosciuto il discorso dei valori cristiani, se non verrà recuperato questo aspetto importante de riconoscimento della famiglia fondata sul matrimonio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Anch’io sono per aggiungere un aspetto: la specifica “eterosessuale”, ovvero la volontà che Alleanza nazionale ha riconfermato con questo emendamento, di non aprire il varco a interpretazioni che rimangono al chiaroscuro, ha una ragione assolutamente precisa: volutamente questa maggioranza, probabilmente per evitare problemi all’interno della coalizione o per quella parte della coalizione che si dice cattolica e che invoca, alla bisogna per lo meno, i richiami cattolico-cristiani, ha scelto di lasciare la situazione per così dire indistinta. Noi invece vogliamo che on vi siano margini di interpretazione o margini di opacità rispetto a un argomento che invece, al contrario, deve essere chiaramente evidenziato: non può esservi matrimonio senza eterosessualità, è giusto che non vi siano richiami, nel nostro Statuto, alla unione fra persone umane, diversi da quelli che prevedono un’unione fra uomo e donna. Il cardinale Ratzinger, in una sua mozione dell’anno scorso, come responsabile della Congregazione per la dottrina della fede ebbe a dire, fra le altre cose, che il carattere solo eterosessuale delle coppie che possano aspirare ad essere qualificate come coppie di matrimonio, è legge morale naturale, quindi spero che Luchetti, Benatti, Spacca, nel votare un articolo che su questo va a confliggere con quello che Ratzinger chiama legge morale e naturale, abbiano contezza e consapevolezza delle conseguenze che presumibilmente dovranno scontare nell’aldilà, se non addirittura nell’aldiqua, visto e considerato che comunque l’elettorato non ama questo genere di farisaismo rispetto a presenze politiche, impegni politici, ruoli politici che abbondantemente si rifanno alle esperienze cattoliche e cristiane, che però vengono chiaramente misconosciute, disconosciute nel momento in cui bisogna, politicamente, fare rilievi di questo genere.
Quindi noi siamo per questa specifica, perché lasciare zone d’ombra o di interpretabilità rispetto a questa questione è pericolosissimo e queste zone d’ombra aprono la prospettiva, lo spiraglio di ulteriori riconoscimenti che pure vi sono stati in quelle nazioni che si sono spinte in quel senso, come ad esempio la facoltà di adottare, riconosciuta agli omosessuali. Siamo profondamente contrari a questo tipo di facoltà che poco o punto hanno a che fare con la società retta, ordinata e armoniosa secondo la legge naturale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

Sergio NOVELLI. Non stiamo a ripetere i motivi del voto di luglio. Qui c’è un elemento rafforzativo rispetto a luglio ed è la deplorevole normativa che nella vicina Spagna è stata approvata consentendo i matrimonio fra esseri... ecc., l’adozione. Di fronte a questa situazione di grave allarme, un segnale di allarme sembra doveroso. Tranquillizzo il collega Castelli che l’esigenza di avere una famiglia come dice l’art. 29 della Costituzione, con un babbo e una mamma e non reiterazione del soggetto, è anche preesistente alla religione cristiana e condivisa da ogni forma di attenzione al naturale, al sacro, per cui credo che sia veramente opportuno richiamare l’art. 29 della Costituzione vigente.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 8 per appello nominale, a nome di Pistarelli, Castelli e Romagnoli.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani assente
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini sì
Castelli sì
Cecchini no
Ceroni sì
Cesaroni sì
Ciccioli sì
Comi no
D’Ambrosio no
D’Angelo no
Donati no
Favia sì
Franceschetti no
Gasperi sì
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri sì
Melappioni no
Minardi no
Modesti assente
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi assente
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Spacca no
Tontini no
Trenta assente
Viventi sì

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 8 bis. Se passa, decade l’emendamento n. 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Silvana AMATI. Chiedo la verifica del voto.

PRESIDENTE. Pongo nuovamente in votazione l’emendamento 8 bis.

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’art. 4 come emendato.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Noi non voteremo questo articolo, così come non abbiamo votato la norma sui valori, proprio per questa gravissima omissione che rileviamo rispetto al valore della famiglia e al riconoscimento che, di fatto, non ne viene, della famiglia fondata sul matrimonio. E’ stato motivo di discussione, è inutile riprendere questo discorso a lungo. Abbiamo peraltro esplicitato la riaffermazione di questo valore in un ordine del giorno che abbiamo presentato e per questo motivo non votiamo l’art. 4.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Per quanto riguarda la votazione sull’art. 4 vorrei chiedere, se possibile, che venga effettuata per parti separate. E’ possibile?

PRESIDENTE. Tecnicamente è possibile.

Luigi VIVENTI. La ringrazio, perché il mio voto, così come quello dell’Udc, è contrario all’art. 4 per quanto riguarda la parte che si riferisce alla famiglia, essendo stati respinti i nostri emendamenti riguardanti la specifica che essa deve essere fondata su matrimonio fra uomo e donna. Siamo invece favorevoli per la parte discussa ultimamente, per quanto riguarda i centri di aggregazione sociale, quindi saremmo disponibili a votare a favore per questa parte.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

Sergio NOVELLI. Votai in prima lettura a favore dell’art. 4 perché c’era il secondo comma relativo al risparmio, ora c’è un regresso. Se si vota per parti separate, voto a favore del quinto comma, anche se un po’ mi preoccupa, perché se votiamo per parti separate tutti gli articoli, credo che le operazioni possano protrarsi un pochino.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Condivido quanto è stato affermato dal consigliere Viventi e dal consigliere Novelli. Saluto con piacere l’apertura di alcuni consiglieri su questo punto dello Statuto, speriamo che questo si verifichi anche in ulteriori parti. Sarebbe sciocco non votare una cosa che condividiamo. Quindi daremo voto favorevole a una parte dell’articolo.

PRESIDENTE. Consigliere Viventi, quali sono le parti a cui lei si richiama?

Luigi VIVENTI. Chiedo la votazione separata per quanto riguarda il comma 5 dell’art. 4, rispetto a tutti gli altri commi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione tutti i commi dell’articolo 4, tranne il comma 5.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il comma 5.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Emendamento n. 9 a firma Viventi.
Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Mi sovviene che in un’altra occasione il nostro gruppo chiese per parti separate un articolo. Prego i tecnici di verificare il resoconto, perché ci fu detto che ciò non era possibile. Chiedo ufficialmente una verifica tecnica, su questo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Mi associo alla richiesta del collega Procaccini, perché è un aspetto molto importante, bisogna sapere se è possibile o meno votare un articolo per parti separate. Da quello che ricordo mi sembrerebbe di no. Quindi mi associo alla richiesta di verifica tecnica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi, per illustrare l’emendamento n. 9.

Luigi VIVENTI. Chiedo di aggiungere le parole “garantendo il pluralismo delle istituzioni scolastiche”.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 10: è decaduto.
Pongo in votazione l’articolo 5.

Il Consiglio approva

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Viene chiesta la verifica del voto, quindi pongo nuovamente in votazione l’articolo 7.

Cristina CECCHINI. Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei consiglieri Moruzzi e D’Angelo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, l’articolo 7, a partire dal consigliere n. 3.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Amati no
Ascoli no
Avenali sì
Benatti no
Brini sì
Castelli sì
Cecchini no
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi sì
D’Ambrosio sì
D’Angelo no
Donati assente
Favia no
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni sì
Minardi sì
Modesti sì
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli assente
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi astenuto
Romagnoli sì
Secchiaroli sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta sì
Viventi assente
Agostini sì
Amagliani no

Il Consiglio approva
(I consiglieri Ascoli e Benatti rettificano
la loro espressione di voto,
modificandola in voto favorevole)

PRESIDENTE. Due consiglieri mi hanno informato di avere votato, distrattamente, in modo diverso rispetto a quello che avrebbero voluto. Si tratta dei consiglieri Benatti e Ascoli. Piuttosto che rifare la votazione, ritengo opportuno richiamare i suddetti consiglieri.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama dei due consiglieri:
Ascoli sì
Benatti sì

PRESIDENTE. Pertanto, i voti favorevoli sono 22, i voti contrari 10, gli astenuti 1.

Il Consiglio approva

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Emendamento n. 11. Lo pongo in votazione.

Cesare PROCACCINI. Siccome questo emendamento agisce nella logica della elezione diretta del Presidente della Giunta, è ovvio che noi non possiamo dare un no o un sì ad una cosa che non condividiamo, quindi su questi emendamenti non parteciperemo al voto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 10 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 11. Emendamento n. 14 del consigliere Massi, che ha la parola per illustrarlo.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Questo emendamento suscita attenzioni particolari, più o meno morbose, a seconda delle posizioni politiche. Vorrei chiarire intanto l’aspetto formale e sostanziale, poi vediamo cosa su questo emendamento viene interpretato, a mio avviso molto male, da questa Assemblea.
L’emendamento sottolinea che se vogliamo credere in un sistema, qualcuno può dire federalista, qualcuno autonomista, nel quale, comunque, le Regioni assumano un ruolo legislativo di indirizzo e di programmazione maggiore rispetto a prima, qualitativamente e quantitativamente, dire che in questa Regione ci debba essere un aumento del 10% dei consiglieri regionali non è uno scandalo. L’abbiamo detto quando abbiamo parlato di rappresentanza dei territori e quando sappiamo che ci può essere la possibilità che una provincia si sdoppi in due circoscrizioni elettorali, se crediamo che la rappresentanza della dignità dei territori, da Pesaro ad Ascoli Piceno, debba essere su certi numeri decenti di rappresentanza dei cittadini, l’aumento del 10% di consiglieri non deve essere considerato uno scandalo. Penso alle grandi e illuminate Regioni d’Italia: l’Emilia Romagna, con 17 consiglieri regionali in più. Qui si sono riconosciuti sia gli illuminati compagni dell’Emilia Romagna, che sono la punta di diamante dell’amministrazione del nostro paese — lo dice anche un avversario —...

David FAVIA. La Toscana?

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. I conservatori e i progressisti, se vogliamo usare i vecchio gergo ormai andato in soffitta: 17 consiglieri in più.
Il 10% è una misura adeguata. Se poi vogliamo parlare — cosa cara all’amico Grandinetti — dello scandalo dei 930 parlamentari nazionali siamo d’accordo, perché 930 parlamentari nazionali c’erano quando lo Stato produceva 1.500 leggi l’anno, adesso che dovrà scendere a 100 leggi l’anno, bicameralismo perfetto o imperfetto sono eccessivi veramente.
Chiedo a tutti i colleghi di valutare con attenzione questa proposta e ad essi voglio dire una cosa: provate a dire che questo emendamento è stato fatto per un interesse dell’Udc, a carte scoperte, conti alla mano, sapendo che saranno sempre gli elettori a decidere...

Luciano AGOSTINI. Perché metti limiti alla provvidenza?

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Nelle ristrettezze attuali sono il primo a dire che non è un vantaggio per l’Udc. Fatevi i vostri conti, siete gente di esperienza e non devo insegnarvi io qualcosa.
Quello che mi preme sottolineare è un altro aspetto.

Umberto TRENTA. Con quel numero tu rischi, Massi?

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Il partito dell’Udc non ha problemi in alcuna circoscrizione, non ha bisogno dei 45 consiglieri, quindi ve lo dico con tutta buona volontà.

Pietro D'ANGELO. Spiegaci le motivazioni, allora...

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Sei già stato distratto nella prima parte, però adesso te lo ripeto, però prima antepongo un aneddoto, da studiare.
Se andate a Firenze nel centro storico, a venti metri dalla casa di Dante Alighieri, c’è una torre, la Torre del Castagno, edificata nel 1060 circa ed è stata la prima sede del Comune, prima del Bargello e prima di Palazzo Vecchio. Lì c’è una lapide che recita: “Qui dentro i governanti della città eletti una volta all’anno, venivano chiusi per 12 mesi — erano 2 — per sfuggire alle decisioni condizionate dai potenti, dalle emozioni e dai motti di piazza”. Questo nel 1060, mille anni fa. Si chiedeva a chi governava di staccarsi dalle decisioni emotive, demagogiche e, se permettete, anche un po’ ipocrite.
A fine legislatura vi faccio una confessione: ho avuto un ottimo rapporto con tutti i colleghi, quindi sono contentissimo di questa esperienza, comunque andrà. Però l’unica cosa che posso dire è che vi è stata un’ombra tra noi, quando abbiamo portato decisioni e dibattiti in quest’aula sotto l’effetto di ondate emotive. Io non credo che i cittadini ci chiedano questo. Qui abbiamo preso l’impegno di nobilitare la politica attraverso anche l’impegno del Consiglio regionale. Andare in difesa con i cittadini e dire “io salvaguardo le tue tasche, l’incremento della spesa perché mi batto per non aumentare i consiglieri”, chi ci crede?
Adesso faccio un appunto polemico e me ne scuso, perché i rapporti sono buoni anche a livello personale, ma quando il presidente della Provincia di Macerata Silenzi ha portato gli assessori a dieci, stirando al massimo consentito dalla legge, aumentando tutte le indennità, io non ne ho fatto uno scandalo, non l’ho voluto dire assolutamente, anche se l’aumento è stato, per la provincia di Macerata, assolutamente considerevole. Forse a parti inverse ci sarebbe stata una polemica molto pesante.
Ma non è su questo che si fa polemica o demagogia. Vi chiedo di esaminare, se necessario, che questo Consiglio regionale adegui il proprio numero al territorio, o alle nuove esigenze del territorio, o alla rappresentanza del territorio e al fatto che ci saranno una nuova provincia e una nuova circoscrizione elettorale. Mi rifiuto di pensare che possa averne quattro di consiglieri, la nuova provincia di Fermo.
Il Consiglio regionale ha bisogno sempre di iniezioni di fiducia da parte del cittadino, però diamola anche noi al cittadino, un’immagine un po’ più coesa. Ho detto al Presidente che è necessario stilare, prima della fine della legislatura, il nuovo cerimoniale, che non è una questione di narcisismo, né di ipertrofia dell’ego, ma noi consiglieri regionali tutti, quando andiamo alle cerimonie, spesso, dai sindaci veniamo citati dopo il maresciallo dei carabinieri. Non è colpa del sindaco del piccolo comune che magari non conosce il cerimoniale e non ha letto neanche le leggi regionali, o lo Statuto; non c’è la spinta nostra a far capire che non è questione di narcisismo ma di far comprendere al cittadino, che il consigliere regionale, nel bene e nel male, a torto o a ragione, incide nella sua vita con le leggi. Quindi un’azione di mobilitazione generale la dobbiamo fare. Io contesto quando il Presidente D'Ambrosio, non potendo mandare altri assessori a rappresentarlo, ci manda il funzionario della Giunta regionale. Questo è avvenuto. E’ un appunto che faccio sulla funzionalità, sulla rappresentanza: a una manifestazione importante il Presidente non ha potuto partecipare, non è venuto altro assessore, è venuto un funzionario. Non è il modo di rappresentare al meglio questa istituzione, ma non ce l’ho con il funzionario. Comunque, Presidente, questa è una battuta, ma se vuole gliene dico un’altra: quando il Presidente si deve far rappresentare in una città dove ci sono più consiglieri regionali, è imbarazzante scegliere solo quello di maggioranza, perché se deve rappresentare l’istituzione Regione e lei sceglie solo quelli di maggioranza, al cittadino diamo un’immagine di un’Assemblea che si fa guerra per bande. Io parto di fronte al cittadino nel momento istituzionale, non politico, naturalmente. Questo è un cerimoniale che dobbiamo rifare.
Siccome colgo questa occasione per lanciare anche qualche proposta che sembra di costume, ma bisogna chiarirsi, vi dico che ci sono anche i prefetti che, quando vi sono manifestazioni ufficiali, si dimenticano anche di salutare la Regione. Questo è avvenuto anche di fronte all’assessore regionale. Sia quindi chiaro che il problema non è solo del sindaco del piccolo comune che magari non è istruito, la cosa è ben più vasta, quindi vi invito a ragionare su questo.
Concludo su due cose. La prima: quando abbiamo affrontato questo discorso sul numero, spinoso, spigoloso, imbarazzante, è venuta fuori un’altra cosa, peraltro a livello nazionale, cioè che c’è il tentativo del legislatore nazionale di disciplinare, per Costituzione o per legge costituzionale, il numero dei consiglieri regionali per ogni Regione. Ai colleghi, amici e compagni che sono qua dentro, che magari sperano qui di dire “noi, caro cittadino, abbiamo salvato le tue tasche da incremento di spesa”, dico che accetterò quando lo farà il legislatore nazionale, sia esso di centro-destra che di centro-sinistra, e dichiaro che se qualunque legislatore nazionale, fosse anche il segretario nazionale del mio partito, si azzardasse a fare una cosa del genere, il referendum lo proporrò io. Dopo non facciamo che, poiché lo propongono Prodi o Berlusconi va bene, perché se va male, va male sempre, quindi non seguiamo gli ordini di partito, perché se lo fanno a livello nazionale, di consiglieri regionali qui ne prevedono 55, non 45, perché pensano poi di sistemare nell’Assemblea regionale i “trombati” del 2006. Lo sapete che è questo, che si prepara. E allora cerchiamo di essere tra noi un po’ più sinceri. Vi chiederei invece di ragionare sulle cose istituzionali. Sul numero e su questa vicenda, non si coprano comunque accordi sul sistema elettorale che non ci convincono. Noi non siamo un partito piccolo, grazie a Dio e grazie agli elettori, siamo un partito intermedio, però se si vuol fare la caccia al partito piccolo io non sono d’accordo, l’Udc non è d’accordo, se vogliamo salvaguardare il pluralismo in questa regione. Abbiamo parlato di mille campanili, delle vallate, dei crinali, ci siamo riempiti giustamente la bocca di policentrismo, pluralismo, quindi cerchiamo di non fare i “tagliatori”. In questa fase regionale la gente ha bisogno di più pluralismo e di più rispetto. I tagli, se li facciamo latenti e sotterranei per accordi anche tra grandi partiti, se permettete ci vedrebbero veramente in grossa critica e difficoltà.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Normalmente mi trovo spesso in sintonia con il collega Massi, questa volta no, però vorrei spiegargli le ragioni per le quali il suo emendamento a me non pare condivisibile, a meno che esistano giustificazioni di carattere tecnico-operativo che mi possano eventualmente far cambiare idea.
Diceva giustamente Massi che nella Torre del Castagno c’era questa sorta di invito a rendersi impermeabili alle pulsioni esterne, a quello che poteva essere l’urto della massa vociante, per poter decidere in pace. E’ vero anche che la storia è piena di episodi in cui i governanti si erano così avvinghiati attorno a loro sulle decisioni da prendere rendendosi impermeabili all’esterno, tanto che, come noto, il famoso Conclave di Viterbo che doveva far uscire il nuovo Papa dopo due anni di vacanza, era così preso dalle vicende interne alla torre e così poco dalle vicende esterne alla torre, che dovettero scoperchiare il famoso palazzo dove si verificava il Conclave perché si spicciassero a decidere.
Quindi il pendolo della democrazia e della decisione oscilla fra rendersi impermeabili nella Torre del Castagno e dover invece rendere permeabili le decisioni nel Palazzo dei Papi di Viterbo.
Qual è allora la vera ragione che dovrebbe consigliare ciascuno di noi sull’opportunità di mantenere i 40, i 45 o i 50? L’esperienza di questa legislatura, di questa consiliatura.
Devo dire, senza cedere alla demagogia, che la realtà dei fatti, spesso, è quella di una constatazione che sfido qualcuno a confutare: che se tutti i 40 consiglieri prestassero in maniera indefessa e continua la loro attività di consiglieri regionali, probabilmente 40+2 sarebbero sufficienti. E allora io, Luchetti, il Presidente D'Ambrosio e l’assessore al bilancio Agostini fummo i quattro che assistettero alla discussione sul rendiconto e sull’assestamento dell’ultimo bilancio.
E’ vero che non dobbiamo essere demagoghi, però non dobbiamo neanche pensare che l’aumento del numero di consiglieri possa costituire la panacea di mali che probabilmente affondano anche sul grado di partecipazione, di laboriosità e di operosità che grava, come obbligo, civico prima ancora che istituzionale, su ciascuno di noi.
Sono anche disponibile a riconsiderare la mia posizione, che è quella di mantenere il famoso 40+2, ma vorrei che vi fossero, a favore di questo eventuale aumento, delle ragioni obiettivamente più consistenti, che mi sembra, alla fine, ritornino su quelle valutazioni cabalistiche che stanno occupando ciascuno di noi nel pensare a qual è la legge elettorale migliore.
Quindi apprezzo lo sforzo logico, di buon senso e sicuramente di buona fede di Francesco Massi, che non pensa all’Udc quando lo propone, però a me pare che sul numero dei consiglieri, sicuramente da un lato pesa sul piatto l’esigenza, prima di pensare a un numero più alto di consiglieri, di valorizzare al meglio la potenzialità consiliare che abbiamo. In secondo luogo, se vi sono ragioni di qualche genere consistenti, allora il sacrificio all’esterno lo possiamo anche chiedere, ma solo in presenza di valutazioni appena più fondate di quelle che dominano oggi la valutazione, ad esempio, sulla legge elettorale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la prosecuzione della seduta antimeridiana, poiché siamo all’ultimo emendamento, quindi ritengo che riusciremo a fare rapidamente tutti gli articoli e anche la discussione e la votazione dello Statuto, riprendendo il pomeriggio alle 16 per lo svolgimento dei restanti punti all’ordine del giorno.

Il Consiglio approva

Ha la parola il consigliere Novelli.

Sergio NOVELLI. La discussione che il collega ha definito cabalistica è interessante, perché in effetti è vero che, al di là della ricerca sul numero perfetto, che ha occupato i matematici, dai greci antichi, per millenni, c’è ovviamente una ricerca anche dell’aspetto numerico migliore che ognuno può rivendere in una fase quale la sessione statutaria, con il rinnovo di questo organismo. Non a torto dicevamo, anni fa, che una seria legge di riforma elettorale la si poteva fare, forse, prima delle europee, quando ancora era imperscrutabile il bagaglio elettorale di ciascuno, molto meno quando ognuno deve leggersi una condanna che più o meno è intravista.
Segnalo però a me stesso, che la lancia spezzata dal collega Massi a favore del numero di 45, che se non è perfetto cabalisticamente ha il pregio di essere ben ripartibile fra le cinque province in cui è ormai articolato il nostro territorio, un pregio l’aveva. Io avevo proposto un emendamento analogo in sede di prima lettura, non l’ho reiterato perché mi sembrò inutile, mi stavo anche chiedendo come giustificare a me stesso, ove fosse passato, se proposto da altri.

Guido CASTELLI. Se aumentano i consiglieri non si parla più, perché già i 40 fanno una confusione...

Sergio NOVELLI. La tua osservazione che è giusta, anticipa quello che stavo per dire, cioè come il legislatore non deve rinchiudersi nella Torre del Castagno, non deve neanche chiudersi alle intemperie come i papali di Viterbo. Se noi dovessimo arrivare alla riscrittura della legge elettorale sotto l’impulso del sentimento che il corpo elettorale ha nei confronti dell’utilità di quest’aula, avremmo dovuto non discutere 40, 42 o 45: stavo predisponendo un emendamento per ridurre il numero dei consiglieri a 21, perché se andiamo a soppesare l’affetto che i nostri amministrati hanno, o il sentimento di necessità dei consiglieri regionali 40, 45 o 50, credo che 21 o anche 5 o anche 1 sarebbero andati benissimo. Inseguire l’aspetto di quanti consiglieri i nostri amministrati gradirebbero, se uno fa una proposta di 20 consiglieri o 10 tutti gli battono le mani, la stampa gli fa un pagina piena, la gente gli dà la pacca sulle spalle per strada. Però mi sembra non questo il miglior approccio.
Il problema probabilmente era serio, diverso, non meno serio, è il problema del significato dell’aula, perché in effetti, per come ha funzionato questa legislatura — io non ho esperienza delle altre — racconto a me stesso che questa legislatura è stata indecorosa perché era la prima dopo la riforma costituzionale, c’erano i poteri dell’Esecutivo, non si capiva bene se eravamo corpo legislativo o semplicemente ente locale. E’ ovvio che è stata una legislatura fortemente dominata dalle scelte dell’Esecutivo, in cui l’aula legislativa era una camera di ratifica. E allora, se la volontà è questa, basta eleggere un presidente: che bisogno c’è di pagare anziché 45, 40 stipendi? Un presidente con 10 assessori, li cambia quando si stufa e da questo punto di vista avremmo quel problema di rispetto della volontà popolare che scoperchia il palazzo di Viterbo e di economie di disfunzionamento, pienamente tutelato. Mi sembra però che questo discorso sia leggermente demagogico, per cui pur con tutte le perplessità — perché sarebbe stato scomodo dire “sono anche troppi” — mi sembrerebbe poco serio andare a fare l’emendamento a 20 consiglieri, che magari sarebbe anche passato, perché in quest’aula ognuno, confidando nel voto contrario degli altri, pensa “faccio bella figura e dico che a me piaceva essere in pochi”. In realtà, anche se si dice “poca brigata vita beata”, il problema che la prossima legislatura regionale dovrà affrontare ... (breve interruzione della registrazione)
...quindi andava bene 35, andava bene 43, andava benissimo 21, andava bene anche 60. Due Regioni che non sono incivili, perché sono amministrate da maggioranze politicamente omogenee a questa che regge le Marche — la Toscana e l’Emilia Romagna — passano a 67 consiglieri regionali. Non mi risulta che il popolo sia insorto né a Bologna né a Firenze, ghigliottinando i rei, non mi sembra neanche serio rispondere coi vari numeri di partito.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Vorrei far presente che non mi assumo il compito di fare l’interprete del collega Massi, però doverosamente debbo dire che l’Udc, all’interno della sua direzione del partito ha detto che i 40 consiglieri andavano bene e questa rea la decisione. Il collega ha fatto questo sforzo, proprio perché nelle riunioni fra tutti i gruppi qui dentro, c’era l’intenzione — io ne sono testimone — da parte di tutti, e la convinzione, che il numero dei consiglieri dovesse essere aumentato, poi però ciascuno diceva “falla te la proposta, perché io non mi voglio prendere questo impiccio”. Questo per essere onesti fino in fondo.
Del resto, per quanto riguarda il nostro gruppo, per passare a un quarto consigliere dovremmo crescere addirittura di 30.000 voti: probabilmente ci riusciremo, ma stando con i piedi per terra non è problema dei 40+2 o 43+2. Sicuramente il collega ha fatto questa proposta, perché nelle riunioni il centro-destra diceva “fatelo voi”, il centro-sinistra diceva “fatelo voi”, fatto si é che tutti qui abbiamo detto che se ci fosse stata la firma di tutti i capigruppo consiliari, si facevano 50 consiglieri regionali. Io sono abituato a essere onesto sempre, nella mia vita, quindi dico quello che è.
Se poi vogliamo fare tutti i demagoghi, gli ipocriti, i furbi, lo facciamo. A questo punto, l’Udc è per i 40 consiglieri regionali, è finito il discorso. Però diciamocela questa verità fra di noi, perché abbiamo fatto tante riunioni. Non vorrei che su collega Massi si scatenassero le ire di tutti: “spendaccione...”. Siamo seri, non è così.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Una battuta veloce per dire che avrei ascoltato con altre orecchie tutte le motivazioni del consigliere Massi, se fossero state fatte prima. Adesso non vedo alcun motivo per cambiare il numero in seconda lettura, perché non è cambiata alcuna condizione. Questa è la seconda lettura, quindi io lo ritengo poco serio, adesso: l’avessimo fatto prima l’avrei trovato tranquillo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 14.
Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Lo ritiro, per non prenderci in giro.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 11.

Il Consiglio approva

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 16. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 18. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 19. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 20. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 21. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 22. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 23. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 24. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 25. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 26. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 27. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 28. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 29. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 30. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 30. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 31. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 32. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 33. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 34. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 35. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 36. Emendamento n. 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 36 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 37. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 38. Emendamento della Commissione. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 38 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 39. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 40. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Al primo comma dell’art. 40, ove si dice “le organizzazioni più rappresentative del mondo economico regionale”, mancano le parole “e del lavoro”. Diamo mandato al coordinamento tecnico di adeguare il testo.

Articolo 41. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 42. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 43. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 44. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 45. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 46. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 47. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 48. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 49. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 50. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 51. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 52. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 53. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 54. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 55. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 56. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 57. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Vi sono una serie di ordini del giorno, il primo a firma di Amati, Romagnoli, Mollaroli, Benatti, Franceschetti e Ricci.
Ha la parola il consigliere Amati.

Silvana AMATI. Riguarda la questione della pari opportunità, perché ci siamo accorti solo dopo il voto che l’ordine del giorno che era stato presentato l’altra volta prevedeva al punto 7 gli elementi di pari opportunità, peraltro previsti dal comma 7 del 117 e della modifica della 51 a livello costituzionale. C’era stata una svista, è stata riconsiderata come tale anche dai colleghi della minoranza, quindi l’abbiamo riproposto. La prima parte è uguale all’ordine del giorno già votato, quello che ci interessa — ma abbiamo dovuto riproporlo complessivamente — è l’ultimo punto che crediamo debba essere recepito.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’ordine del giorno.

Il Consiglio approva

Ordine del giorno a firma Giannotti, Ceroni, Cesaroni, Brini, Grandinetti, Trenta, Gasperi, Ciccioli, Pistarelli, Romagnoli, Castelli e Novelli. Ne do lettura:
“Il Consiglio Regionale delle Marche, PREMESSO che la versione approvata del Preambolo allo Statuto Regionale pur essendo il frutto di un approfondito confronto tra le forze politiche e di una sintesi finale che ha trovato concorde solo una parte dell'Assemblea regionale, ha dato adito all'interno e all'esterno del Consiglio, ad interpretazioni che travalicano gli intendimenti di chi detto preambolo ha approvato, RITIENE NECESSARIO precisare che: il richiamo alla famiglia rappresenta l'implicita affermazione della norma costituzionale che prevede il riconoscimento dei diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Il senso di questa iniziativa credo sia abbastanza chiaro, evidente, perché è stato uno dei punti di maggior contatto fra le diverse componenti nella discussione generale della norma statutaria, è stato ripreso anche nel dibattito di questa mattina, ha avuto purtroppo un passaggio anche nella dichiarazione di irricevibilità degli emendamenti da parte dell’Ufficio di presidenza, che noi abbiamo ritenuto una cosa corretta sul piano formale, che però non coglieva un’esigenza, che era quella di tornare ad approfondire questioni che non sono marginali per la società marchigiana. Il riferimento alle radici cristiane della regione, il riferimento al matrimonio fondato sulla famiglia riteniamo che siano dati oggettivi della nostra realtà regionale, quindi in questo senso bisognava immaginare, trovare comunque uno strumento che evidentemente non poteva essere quello della modifica della norma, perché abbiamo visto che gli emendamenti erano comunque improponibili, ma che in qualche modo esprimesse il punto di vista del Consiglio regionale.
Questo ordine del giorno esplicita questa affermazione. Mi auguro che su questo argomento ci sia un pronunciamento libero da parte del Consiglio, in maniera che si abbia la possibilità di far percepire il punto di vista del nostro Consiglio regionale in relazione a questo aspetto specifico della materia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Noi abbiamo firmato questo ordine del giorno, quindi quando uno lo firma non solo lo vota ma ne condivide il contenuto ed è un richiamo che rappresenta totalmente il nostro pensiero, quindi assolutamente in linea con il nostro pensiero. Purtroppo non è che questo ordine del giorno va poi a intervenire sulla lettura dello Statuto, perché lo Statuto rimane quello che è e questa è una “pezzetta d’appoggio” a parte, che finirà sui testi, sulla giurisprudenza e sugli atti formativi. Quando noi andiamo a leggerci le leggi, molto spesso sui testi ci sono gli atti formativi della legge, la giurisprudenza in materia, l’eventuale contenzioso. Questo ordine del giorno, se approvato, finirà in quella parte aggiuntiva, quindi non modifica quello che è l’orientamento nostro sul corpo dello Statuto. E’ chiaro che, piuttosto che niente, è meglio quest’ordine del giorno che quanto meno orienta. Per questo motivo lo votiamo e lo condividiamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Io credo che la discussione odierna su questo ordine del giorno, fuori dalle polemiche che hanno contraddistinto la precedente discussione in sede statutaria di prima lettura precedente alla seduta stessa, possa rendere ragione delle posizioni di ciascuno. Credo che questo ordine del giorno, così come è stato formulato, dà un giusto riconoscimento al valore della famiglia, pur non selezionando gli interventi verso altre categorie.
A questo punto e a questo riguardo non ho alcuna remora a votare a favore di questo ordine del giorno, perché sottolinea il valore importante e fondamentale, basilare della famiglia e su questo credo che siamo tutti d’accordo: la famiglia sarà uno dei principali punti del programma della Margherita nelle prossime elezioni regionali, quindi noi non abbiamo difficoltà ad approvare questo ordine del giorno, sottolineando che questo non va a fare una gerarchia nelle politiche, perché crediamo che le politiche sociali, le politiche a favore della famiglia, a favore delle convivenze stesse debbano essere un oggetto dell’attenzione della Regione. Non possiamo nasconderci che oggi la nostra è una realtà molto complessa e molto composita; Se dovessimo fare una gerarchia delle categorie in difficoltà, metterei senz’altro al primo posto — perché questa è la realtà che viviamo noi tutti — le giovani donne separate con prole, quindi l’attenzione deve essere a tutto campo, pur riconoscendo nella famiglia la cellula fondamentale della società.
Colgo l’occasione per fare una dichiarazione di voto anche sull’ordine del giorno che riguarda il patrimonio religioso. A questo riguardo devo solo confermare il voto di astensione che ho espresso in prima lettura, perché sono stata convinta della posizione che ho assunto, sono stata anche confortata da molte persone che hanno concordato con la posizione che ho assunto in sede di prima lettura, quindi rimando, per le motivazioni, al mio intervento precedente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

Remigio CERONI. Sono rimasto veramente sorpreso nel leggere, nei giorni successivi all’approvazione dello Statuto, delle interpretazioni sul comma 5 dell’articolo 4, che sono state veramente sconcertanti. L’articolo recita: “La regione riconosce il valore storico, sociale ed economico della famiglia e concorre a garantire l’esercizio più ampio dei diritti e dei doveri familiari, anche promuovendo le responsabilità genitoriali. A tal fine adotta le più opportune politiche di sostegno alle giovani coppie e alle famiglie socialmente svantaggiate, con particolare riguardo a quelle numerose, a quelle monoparentali e a quelle con componenti disabili e invalidi”.
Rispetto a questa lettura che è letterale, come si fa a dare interpretazioni diverse nei confronti della famiglia prevista dall’art. 29 della Costituzione? Sono rimasto veramente sconcertato da questa bieca speculazione, perché non bisogna ripetere che la famiglia è quella prevista dall’art. 29 della Costituzione che è un articolo ancora in vigore. Questo fa riferimento a quel tipo di famiglia, perché nella storia, nella cultura, nella tradizione delle marche la famiglia è quella che viene fuori dall’interpretazione dell’art. 29.
Penso che la nostra posizione sia chiara, non si presta a interpretazioni di sorta, per cui diamo il voto favorevole a questo ordine del giorno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Non ci sono le firme dei due consiglieri regionali dell’Udc su questo ordine del giorno, perché noi abbiamo assunto una posizione lineare fin dall’inizio sullo Statuto, quindi non dobbiamo chiarire nulla a proposito. Del resto io sono abituato a guardare i fatti: qui si votano le espressioni a favore della famiglia, delle radici cristiane ecc., ma quello che conta è lo Statuto che è stato votato e lì il richiamo non c’è. Adesso votiamo questo ordine del giorno, vorrà dire che siamo tutti d’accordo, però nello Statuto non ce lo mettiamo. Secondo noi è un modo per mettersi a posto con la coscienza, ma di fatto valuteremo l’atteggiamento delle forze politiche sul voto finale, al di là degli ordini del giorno, perché sugli ordini del giorno scriviamo tutto, siamo d’accordo tutti su tutto, ma quello che contano sono i fatti, i documenti, le leggi che rimangono.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’ordine del giorno n. 2 presentato dai consiglieri Giannotti ed altri.

Il Consiglio approva

Ordine del giorno n. 3 a firma Giannotti, Ceroni, Cesaroni, Brini, Grandinetti, Trenta, Gasperi, Ciccioli, Pistarelli, Romagnoli e Castelli. Recita: “... ritiene necessario precisare che: “RITIENE NECESSARIO precisare che: il richiamo al patrimonio religioso intende valorizzare in particolare il contributo fornito anche nella nostra regione dalle radici cristiane delle proprie popolazioni, che tanto hanno contribuito alla formazione di credenti e non credenti marchigiani”.
Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Ordine del giorno n. 4, a firma Novelli, che ha la parola per illustrarlo.

Sergio NOVELLI. L’ordine del giorno è abbastanza completo. Si tratta semplicemente della articolazione delle linee di intervento per dare corpo a quei valori che, in votazione a luglio, quest’aula ha ritenuto di dover tutelare, e ho fatto anche l’esempio di alcune entità statuali e regionali, come il Novada e la città di Brema, in cui un’attività di intervento dell’ente locale sul potere creditizio e monetario c’è stato. C’è anche un precedente italiano, che è stato sottoposto alla magistratura, che ha dato un responso di legittimità. Quindi non è cosa che non si può fare, può essere cosa che non si vuol fare. Siccome si è detto che ciò che ostava al mantenimento di questi criteri nello Statuto era il richiamo fatto dalla presidenza del Consiglio dei ministri rispetto a un intervento statutario sul risparmio, dire che noi interveniamo a fare quello che i privati cittadini associati all’università di Teramo hanno fatto, se non possiamo fare neanche quello che non può fare neanche un docente a riposo dell’università, veramente chiudiamo baracca e burattini. Se invece si dice che, pur potendolo fare, l’ente non lo vuole, questo è legittimo ma è confliggente, sia con il voto reso da quest’aula alla fine di luglio sia con le dichiarazioni fatte quest’oggi in materia di articolo 4.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’ordine del giorno.

Il Consiglio approva

Informo l’Assemblea su una questione che era rimasta aperta, relativa ad una votazione per la quale il consigliere Procaccini aveva chiesto una comparazione con un comportamento tenuto, a suo dire, in modo diverso rispetto a una sua richiesta precedente, che era quella di votare per parti separate.
Non siamo stati in grado di fare la comparazione, la faremo e la daremo al consigliere Procaccini. Invece una lettura più attenta del regolamento ci ha portato a evidenziare un errore di conduzione per il quale chiedo scusa all’Assemblea, nel senso che una prima lettura dell’ultimo comma di quell’articolo prevedeva che nel testo con più argomenti si può fare una votazione separata, una lettura attenta dell’intero articolo richiamava questa possibilità non per gli articoli ma per gli emendamenti. Questo era anche comprensibile, perché avrebbe significato rivotare un’altra volta. Non c’è stata volontà di alcun tipo di privilegiare né di danneggiare, è stata semplicemente una svista: per questo vi chiedo ulteriormente scusa.
Pongo in votazione la deliberazione legislativa.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Forza Italia, alla luce del recepimento degli ordini del giorno, conferma il voto positivo sullo Statuto della Regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Purtroppo, con rammarico prendo atto che non sono cambiate le condizioni politiche per cui non è stato dato, da parte di Alleanza nazionale, alla prima lettura il voto favorevole, perché su alcuni punti essenziali — quello sulle radici cristiane, quello sulla famiglia e altri — non si è riusciti a trovare un testo comune e condiviso.
Questo nostro atteggiamento, dal punto di vista dei principi è l’atteggiamento che dovrebbe conformare le decisioni della Casa delle libertà, perché condivido e ho votato gli ordini del giorno che sono stati appena approvati, però gli ordini del giorno — mi sento di citare il luminoso pensiero del collega Viventi — nulla incidono nel testo, cioè sono assolutamente un atto di orientamento, sono assolutamente un contentino che si dà con un po’ di buona volontà di tipo paternalistico, dal punto di vista degli atti che rimangono alla storia e fondano le radici, in questo caso del Consiglio regionale, sono assolutamente nulla. Quindi, pur sottolineando di aver votato quegli ordini del giorno, mi sento di dire che lo Statuto diventa, dal punto di vista dei suoi contenuti, non condivisibile dal gruppo di Alleanza nazionale e quindi non lo voteremo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Come risaputo, anche a seguito degli interventi fatti in relazione alla precedente discussione, la posizione riguardante il sottoscritto e i verdi come indicazione nazionale, è di contrarietà rispetto alla elezione diretta del Presidente della Giunta, quindi alla forma presidenzialista. Avremmo gradito di più una forma semipresidenzialista, ma sappiamo come sono andate le cose, senza ripetermi.
Per quanto riguarda il resto dello Statuto, condividiamo tutti gli altri articoli. L’art. 7 mi dovrebbe portare, di fatto, a votare contro, ma la responsabilità politica che sempre ho dimostrato, mi dice che forse è meglio dare un voto tecnico per l’approvazione di questo Statuto. Voto tecnico che significa che i verdi, pur stando in opposizione in questo Consiglio, scaturita da una scelta programmatica non condivisibile, sono ben ancorati allo schieramento di centro-sinistra. Questo voto tecnico favorevole è una ulteriore dimostrazione di questa collocazione politica, una ulteriore dimostrazione di grande responsabilità politica. Mi auguro che tutto ciò non sia vano.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI. Ribadisco il voto negativo allo Statuto già indicato nella precedente discussione. Le ragioni sono note, riguardano l’impianto complessivamente inteso, dove l’essenza presidenzialista si dipana non soltanto nell’art. 7 ma in tutta la forma di governo e le conseguenze che essa manifesta. Questo è uno Statuto nel quale si sancisce per la seconda volta un rapporto Forza Italia con i Democratici di sinistra e Margherita, segnalando una preoccupante deriva della maggioranza di centro-sinistra di questa regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. L’Udc ribadisce il proprio voto contrario rispetto a questo Statuto, anche se oggi dobbiamo prendere atto che una piccola apertura c’è stata sulla questione che noi abbiamo definito “degli oratori” o “delle aggregazioni sociali”. Comunque io sono abituato a valutare sui fatti: c’è una mia legge sugli oratori ferma da tre anni e mezzo, vedremo se la manderete avanti o no. Io valuto da quello.
Però consentitemi di dire che sono stato facile profeta quando ho detto che quegli ordini del giorno servivano per mettere a posto la coscienza di qualcuno, per poter votare nuovamente questo Statuto e proseguire in questa trattativa con la sinistra per arrivare a una legge elettorale confacente ai grandi partiti. Io sono abituato a parlare chiaro e a dire la verità qui dentro e come l’ho detta prima la ripeto adesso: credo che questa Casa delle libertà, sia una “Casa delle grandi libertà”, della confusione, in cui ognuno va per conto proprio alla trattativa per il Governo. Questo non è un voto su un atto particolare, è un voto sull’atto fondamentale della Regione, quindi credo che una seria verifica politica su questo argomento debba essere fatta, se non vogliamo stare qui a perdere tempo o a prenderci in giro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

Fabrizio GRANDINETTI. Già ho detto quando è stato approvato in prima lettura lo Statuto, che questo è uno Statuto in chiaroscuro, e non voglio fare un intervento, come l’altra volta, più complesso, più composito, ma voglio fare solo una breve dichiarazione di voto.
E’ chiaro che militando in un movimento, in un partito, abbiamo degli obblighi, quali quello di accettare quello che dice la maggioranza in un’Assemblea, ma anche quello che dice la maggioranza all’interno di un movimento. Facendo io parte di un movimento, coerentemente sto alle regole del movimento che ha preso una decisione, una rispettabile decisione.
A mio avviso si è fatta una grossa battaglia non tra cattolici e cristiani o non credenti o credenti in altre religioni, che non avrebbe ragion d’essere. La battaglia è stata incentrata su questo punto, quando invece ce ne sono altri altrettanto importanti. E’ vero anche che il riconoscimento della storia è un fatto importante, perché non vogliamo delle Marche confessionali, è un riconoscimento storico. E’ stato riparato, in parte, con gli ordini del giorno che reputo dovranno essere pubblicati anche all’interno dello Statuto e lo considero un fatto positivo.
In aula ho visto che gli ordini del giorno sono stati votati in un certo modo, e questo dimostra che forse c’è qui una maggioranza diversa, culturalmente diversa che io ritengo con buona volontà si possa rimettere in piedi e questa pressione sicuramente verrà dall’elettorato marchigiano, dunque nei prossimi anni, inevitabilmente, le affinità, le questioni culturali rimetteranno insieme i cocci di una certa cultura che può fare grandi le Marche.
Mi dispiace che non sia stato affrontato il problema delle ragioni che dovevano mettere in equilibrio la situazione riguardo le nostre origini occidentali, in un momento in cui c’è una situazione internazionale nella quale le origini occidentali delle Marche che fanno parte del continente Europa e di un certo mondo occidentale che ha una tradizione, anche atlantica, di alleanza, andavano ben specificate. Si è fatta la guerra di religione e non si è pensato, invece, a questi argomenti importanti.
Al di là delle maggiori o minori convinzioni con cui oggi votiamo, confermando quello che ha detto prima Ottavino Brini, che ha annunciato il voto favorevole del gruppo a questo Statuto in chiaroscuro, evidenzio che quello che ha aleggiato, nella grande ipocrisia nelle segrete stanze al di fuori di quest’aula in cui si parlava e si discuteva, è stata la legge elettorale. Qui abbiamo dibattuto grandi argomenti, ci siamo misurati su tante cose importanti che faranno parte della Costituzione della nostra Regione, ma la legge elettorale è stata la protagonista vera e questo fariseismo è poi venuto fuori. Ho sentito gente che vota contro, dire “dobbiamo votare a favore” e ho sentito anche il contrario. Poi, il “grande padrone”, la legge elettorale ha dettato la conservazione di più posti possibile, a seconda delle convenienze dei partiti. Purtroppo questo capita, e capita anche in questa occasione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Penso che quando si debbono fare interventi su un problema e su un atto così importante come lo Statuto della Regione Marche, i discorsi possono essere tanti, ma c’è coerenza e assunzione di responsabilità nel momento in cui si va a votare.
Ritengo che quando nel preambolo viene asserito che “Il Consiglio regionale delle Marche nell’adottare il presente Statuto si ispira al patrimonio storico del Risorgimento...” ecc. e poi si passa alla tradizione laica e alla matrice religiosa “che hanno segnato la storia delle Marche”, è un atto dovuto e deve essere riconosciuta la matrice laica così come deve essere riconosciuta quella religiosa.
Oggi ho constato che, a differenza dell’altra volta c’è un consigliere ce vota a favore mentre l’altra volta era uscito proprio per non votare. Probabilmente gli sono stati fatti dei richiami. Così come il mio capogruppo e altri consiglieri della Casa delle libertà, voto contro proprio per essere coerente con il voto che Alleanza nazionale aveva dato in prima lettura.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ricci.

Andrea RICCI. Rifondazione comunista conferma il proprio voto contrario allo Statuto regionale in quanto siamo radicalmente in contrapposizione con la scelta presidenzialista che lo Statuto della Regione Marche conferma.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Già abbiamo espresso con chiarezza la nostra posizione. I Comunisti italiani hanno partecipato attivamente, forse più degli altri, anche con un lavoro rigoroso, alla costruzione della modifica statutaria, a partire proprio dal preambolo che oggi costituisce, anche se dal punto di vista solo formale, una possibilità in più per battersi contro la controriforma della Costituzione voluta dalla destra. Tuttavia il cuore dello Statuto sulla elezione diretta del Presidente, vanifica, nella sostanza, questo lavoro, perché il Presidente diventa “governatore”. Ciò indebolisce il Consiglio regionale, lo relega al soggettivismo del Presidente medesimo e lega le sorti del Consiglio regionale a quelle di una sola persona. Oggi è già così, tuttavia questa impostazione si poteva modificare. Inoltre, colleghi e compagni del centro-sinistra, questo atto indebolisce una battaglia più generale contro il presidenzialismo propugnato dalla destra, quello che prevede l’elezione diretta del capo dello Stato e del presidente del Consiglio. Chiedo a voi come si fa a dire di no al presidenzialismo nazionale e dire di sì a quello regionale. Inoltre questo atto indebolisce la maggioranza, perché non si sono volute capire le nostre ragioni e quelle di chi era contrario e voleva modificare o mitigare questa impostazione presidenzialista.
Il rovescio di questa medaglia negativa, secondo noi deve essere, al contrario, quello di prevedere una legge elettorale più rappresentativa, che recuperi appieno la rappresentanza sociale diffusa, a partire da quella del mondo del lavoro, altrimenti sull’altare del trasversalismo e dell’istituzionalismo si potrebbe aprire una crisi politica nelle Marche e il rischio è quello di avere un’altra maggioranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. I verdi confermano il proprio voto favorevole, già avvenuto la scorsa seduta, con le motivazioni e le precisazioni che furono articolate durante quella prima lettura che oggi abbiamo dovuto riproporre per rivedere alcuni articoli, anche se durante la seduta di oggi sono ritornate alcune questioni già discusse in precedenza, che non attenevano a quelle osservazioni che potevano bloccare la procedura di approvazione dello Statuto della Regione. Siamo convinti che si debba arrivare alla fine della legislatura con il nuovo Statuto, con nuove disposizioni che questo Consiglio si è impegnato a portare ai cittadini.
I verdi, nel sottolineare il proprio voto favorevole non condividono comunque l’impostazione presidenzialista. Ciononostante il nostro è un voto, anche per considerazioni di carattere politico, di valore e di significato politico e peraltro metterà il centro-sinistra in una condizione di autosufficienza per l’approvazione di questo atto, anche se, ovviamente, qualsiasi voto di qualsiasi consigliere a questo Statuto acquisisce importanza e significato, ma certamente sarebbe stato particolarmente negativo per li centro-sinistra non raggiungere una quota di voti sufficiente a garantire l’approvazione di questo importante atto. Grazie al nostro atteggiamento responsabile, quest’oggi c’è.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Prendo atto delle dichiarazioni che testé sono state fatte dal consigliere Moruzzi e prima di lui dal consigliere D’Angelo, perché ritengo che con questo voto si è aperto un cammino diverso da quello che in questi mesi si è fatto nella maggioranza, dopo lo strappo che si è verificato da parte dei verdi in merito alla questione Api. Credo che questo sia un buon segno anche per il futuro della gestione della maggioranza e soprattutto ci mette nelle condizioni di una unità più sostanziale ed efficace, in vista anche delle prossime elezioni regionali.
Pertanto do atto pubblicamente di questo atteggiamento dei verdi di responsabilità, ma soprattutto considero questo un atto politico che ci consente di riallacciare un dialogo costruttivo e di ripristino della maggioranza di centro-sinistra così come è iniziata la legislatura.
Per quanto riguarda il nostro voto favorevole allo Statuto è una conferma della nostra volontà di varare una normativa che, per quanto criticata in certi ambienti della nostra comunità, visti i tempi credo che possa essere considerato un buon lavoro, una premessa per la nuova legislatura, un atto di responsabilità. Non tutti i Consigli hanno fatto lo stesso cammino che abbiamo compiuto noi. Ci consentirà, probabilmente, di andare verso una riforma della legge elettorale che darà una nuova possibilità di rappresentanza a questo Consiglio regionale e pertanto credo che oggi si sia fatto un buon lavoro, mettendo al riparo questo nostro Statuto anche da possibili “imboscate normative” che non avrebbero consentito di portare a termine il lavoro nell’ambito di questa legislatura.
Pertanto, pur prendendo atto delle dichiarazioni della minoranza, che ritengo abbastanza strumentali per certi versi, al di là delle dotte interpretazioni la verità è che sul numero dei consiglieri la minoranza aveva la possibilità di fare una proposta costruttiva, non c’è riuscita, pertanto è inutile buttare la responsabilità su altri. Il dibattito in Commissione è stato molto chiaro e pertanto, prendendo atto anche dell’atteggiamento di Forza Italia che è costruttivo, diamo un giudizio positivo del lavoro svolto sullo Statuto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Amati.

Silvana AMATI. Poche parole per dire che rivotiamo, come Ds, ovviamente, questo Statuto. Abbiamo lavorato in questi anni perché fosse comunque definito e concluso positivamente un processo riformatore che ha molti limiti ma che comunque prevede una presa in carico di responsabilità da parte dell’Assemblea regionale, che non ci sarebbe se lasciassimo le cose come sono, perché in questo luogo che è palestra di molte parole e anche di molte ipocrisie, come peraltro spesso succede anche fuori di qui, non si può non sapere che non arrivare a conclusione vuol dire lasciare la legge così come essa è nella transitorietà, che mantiene l’elezione diretta del Presidente della Giunta, che personalmente io non riconosco e non ho votato, e non modifica in nulla altre questioni.
Al di là di come si possano valutare i paracadute che abbiamo cercato di mettere rispetto alla questione del riequilibrio che sarebbe stato indispensabile porre nella Carta costituzionale quando si fece la modifica 1 del 1999, non avremmo nulla rispetto a tutto ciò se non finissimo il nostro progetto riformatore che, ripeto, ha limiti, ha problemi, ma ha anche alcune soluzioni interessanti.
Voglio anche dire che oggi mi sembra si sia comunque ricucito un elemento di maggiore condivisione rispetto a quanto non abbiamo verificato alla fine del mese di luglio: il fatto che alcuni colleghi della maggioranza abbiano deciso di dare un voto tecnico, dimostra che comunque su questa pratica si può ampliare un consenso che già aveva dei risultati significativi.
Non enfatizzerei — questo sta alle valutazioni di tutti noi, ciascuno per le proprie competenze — le modifiche, che non ci sono state, al testo, se non in parte minimale ed obbligata e manterrei la piena consapevolezza che tutti noi, da molti anni presenti in questo consesso, sappiamo esserci nella differenza tra gli emendamenti e gli ordini del giorno, cosa da molti indicata. Un richiamo, peraltro, ad alcuni valori rispetto a un voto di coscienza su situazioni che non condizionano il testo, non ci sembra così particolarmente delicato da non poter essere compreso.
Riconfermo il nostro voto positivo. Ripeto, avere Statuto e legge elettorale votati vuol dire aver fatto un’operazione di rinnovamento, altrimenti rimarranno la norma transitoria con l’elezione diretta senza “paracadute” e la vecchia legge elettorale con il “listino” che credo proprio non sia un valore di cui vantarsi rispetto alla società marchigiana.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Nella fase finale di questa seconda lettura, che poi diventa la prima, potrei, in buonissima parte rifarmi a quello che avevo detto la volta scorsa, perché non mi pare che siano mutate granché le condizioni. Posso semplicemente dire che se fossi rimasto qui e non mi fossi allontanato per ragioni strettamente familiari, avrei mantenuto, sull’ordine del giorno, le posizioni che avevo avuto sulle stesse questioni, la volta scorsa, di astensione sull’una e di voto favorevole sull’altra.
Quello che secondo me vale la pena vada sottolineato, è che questa rilettura, al di là di tutte le altre ulteriori occasioni e le ulteriori letture sopra sorte dietro le righe, è segno anche di un tentativo di leale collaborazione fra istituzioni. Qualcuno qui ha detto che sarebbe stato meglio che noi non accettassimo supinamente quello che era un “pissi pissi bao bao” di corridoi ma andassimo avanti tranquilli sulla nostra strada. In effetti devo dire che non era un “pissi pissi bao bao” di corridoio ma era la segnalazione di quelle che potevano essere alcune criticità del testo che avrebbero posto lo stesso a rischio, ormai a fine legislatura, di restare soltanto come testimonianza per i posteri, per la prossima legislatura e per chi ci sarà.
Noi abbiamo scelto invece la strada, diversa ma secondo me molto significativa, di prendere atto di quello che ci era stato segnalato, di ritenere che fosse una segnalazione seria, ed è l’unica segnalazione che poteva essere fatta, perché l’unica esternazione formale era l’impugnativa dello Statuto davanti la Corte costituzionale dopo la seconda lettura, no poteva essere diversamente. Questo, secondo me, sarebbe stato la sicura bocciatura dello Statuto.
Abbiamo avuto la possibilità di riguardare alcuni punti, abbiamo scelto, come maggioranza, di non blindare nulla ma di tenere conto che quello che avevamo approvato era ormai approvato e quindi non aveva senso allargare ulteriormente le maglie e, come qualcuno ha detto e osservato, è meglio dal punto di vista politico e funzionale, secondo regole che vengono autodettate anziché secondo regole che vengono eterodettate. Questo mi sembra il dato fondamentale.
Dopodiché, è il migliore degli statuti possibili? E’ il migliore degli statuti possibili in questo momento, in questo contesto in questa regione, tenuto conto dell’equilibrio politico, tenuto conto di tutto. Se, astrattamente, ognuno di noi dovesse scrivere uno statuto, lo scriverebbe, probabilmente, in parti diverso. Ma non è questo che si richiedeva, si richiedeva il tentativo di ritrovare un percorso, un cammino che ci consentisse di funzionare secondo una autonormativa e non secondo una normativa dettata dall’esterno, con quel tanto di leale collaborazione che in questi casi, secondo me, è necessaria. Lo dice uno che ha sempre creduto alla leale collaborazione ma non è mai stato supino — basta vedere i verbali e gli articoli di giornale sugli incontri che abbiamo avuto con il Governo — alle posizioni del Governo. Quindi credo che adesso possiamo votare questo Statuto, proprio così, come si era detto prima. Un passaggio importante, un passaggio necessario, che migliora la situazione precedente, se non altro dal punto di vista che ci autoregolamentiamo.

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione dello Statuto vorrei far notare all’Assemblea che alcuni consiglieri hanno suggerito l’opportunità di rivotare l’articolo 4, visto l’errore precedente. Siccome non è vietato e io non ho nulla in contrario, se non avete niente in contrario voi direi di annullare la votazione sull’art. 4 e di rivotarlo interamente.
Pongo in votazione l’art. 4.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione lo Statuto della Regione Marche.

Carlo CICCIOLI. Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche di Romagnoli e Pistarelli.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, lo Statuto della Regione Marche, a partire dal n. 4.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini sì
Castelli no
Cecchini no
Ceroni sì
Cesaroni sì
Ciccioli no
Comi sì
D’Ambrosio sì
D’Angelo sì
Donati sì
Favia sì
Franceschetti sì
Gasperi no
Giannotti sì
Grandinetti sì
Luchetti sì
Martoni no
Massi no
Melappioni sì
Minardi sì
Modesti sì
Mollaroli sì
Moruzzi sì
Novelli no
Pistarelli no
Procaccini no
Ricci no
Rocchi sì
Romagnoli no
Secchiaroli sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta sì
Viventi no
Agostini sì
Amagliani no
Amati sì

Il Consiglio approva



Sull’ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ora abbiamo una serie di possibilità: o sospendiamo la seduta, o votiamo rapidamente le proposte che non prevedono discussione, oppure continuiamo in seduta continua.

Roberto TONTINI. Chiedo il rinvio della proposta di legge n. 252.

PRESIDENTE. Se siete d’accordo, procediamo con gli atti che sembrano non avere discussione.

(Così rimane stabilito)










Proposta di atto amministrativo (Discussione): «Linee guida per la programmazione della rete scolastica della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione nella regione Marche. Articolo 138 del D. Lgs. n. 112/98» Giunta (143)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 143, ad iniziativa della Giunta.
Se non vi sono interventi, lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva




Proposta di atto amministrativo (Votazione): «Proroga per l’anno 2004 del Programma degli interventi a favore dei giovani per gli anni 2001/2003 ed adozione del Piano annuale 2004 degli interventi di promozione e coordinamento delle politiche a favore dei giovani» Giunta (14O)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 140, ad iniziativa della Giunta.
Se non vi sono interventi, lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva




Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Piano regionale per un sistema di interventi di cooperazione e di solidarietà internazionale 2004/2006. Articolo 9, legge regionale 18 giugno 2002, n. 9 e successive modificazioni» Giunta (144)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 144.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Questo atto è importante e urgente, ma credo che alcune considerazioni di carattere politico vadano fatte e io voglio rendere edotto il Consiglio di questo. Riguardano soprattutto la politica nazionale del Governo di centro-destra, ma prima illustro brevemente i contenuti del piano.
Il piano triennale rappresenta la prima applicazione di quanto previsto dalla legge 9 del 2002, con la quale la Regione Marche si è dotata di uno strumento di programmazione per definire le proprie linee strategiche in materia di cooperazione allo sviluppo e di solidarietà internazionale. Tali linee strategiche sono poi tradotte in progettualità specifiche contenute nel piano annualmente predisposto dalla Giunta.
L’atto in esame si colloca nell’ambito di un contesto ben definito, rappresentato dagli obiettivi di intervento in materia di sviluppo e solidarietà internazionale tracciati nel corso degli ultimi anni dai più importanti organismi internazionali, Nazioni Unite ed Unione europea in testa. Vengono così ripresi e fatti propri gli obiettivi di sviluppo approvati dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nella cosiddetta “Dichiarazione del millennio” del 2002, primo fra tutti quello del dimezzamento della povertà assoluta entro il 2015.
Altro punto di riferimento sono le conclusioni del vertice delle Nazioni Unite, che si è svolto a Johannesburg nel 2002 sulle tematiche dello sviluppo sostenibile, dalle quali si evince che lo sviluppo mondiale deve avvenire in maniera tale da rispettare le esigenze di sviluppo sociale e della salvaguardia dell’ambiente.
Dal punto di vista metodologico il piano valorizza la cooperazione decentrata intesa quale occasione di partecipazione delle istituzioni regionali e locali alla formazione delle politiche di cooperazione allo sviluppo, secondo un modello che la modifica del titolo V della Costituzione tende a consolidare.
Nel merito, il programma regionale individua aree e settori di intervento specifici, all’interno dei quali sono realizzate le iniziative dettagliate nel piano annuale. Dal punto di vista geografico la Regione Marche considera strategico intervenire in Europa centrale, sud-orientale e area mediterranea, in America latina e Africa. Gli interventi attivati assumono caratteri particolari a seconda delle esigenze manifestate dalla singola area e sono accomunati dalla volontà di sostenere e di valorizzare il dialogo con le realtà locali.
Più in dettaglio, le iniziative in fase di realizzazione in Africa riguardano il settore sanitario-sociale e formativo. In America latina hanno ad oggetto le politiche di sviluppo locale, di tutela ambientale e territoriale, le politiche di inclusione sociale. Mentre nell’area caraibica, in particolare a Cuba, la Regione è attiva sin dal 1998 nei settori educativo, sanitario, ambientale e dello sviluppo locale.
Conformemente alle priorità indicate dall’Unione europea in una comunicazione del 2003, l’Europa sud-orientale è inserita in una prospettiva di intervento comune a tutti i paesi coinvolti, riguardante le politiche di sviluppo locale, il welfare, l’ambiente, la formazione e la cultura.
L’area del Mediterraneo — Palestina, paesi del Maghreb infine — vede impegnata la Regione Marche in iniziative di partnerariato territoriale per favorire lo sviluppo dell’intera regione, contribuendo al processo di pacificazione e alla diminuzione dei flussi migratori.
La Commissione consiliare ha introdotto, nella proposta della Giunta regionale, l’invio di una relazione, entro il 31 gennaio, dello stato di attuazione dei progetti annualmente avviati in base al piano. Ciò al fine di conoscerne l’efficacia rispetto agli obiettivi, alle finalità in esso descritte, potendo fornire, all’interno degli stessi, il contributo all’Assemblea. L’indicazione generale che può essere già formulata, in armonia tra l’altro con gli sforzi compiuti al riguardo dall’Ue — regolamento Ce 975 del 1999 — è che le azioni promosse dalla Regione nel tempo una sempre maggiore attenzione per i temi dello sviluppo e del consolidamento della democrazia e dello stato di diritto, della tutela dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, considerati ormai universalmente quali elementi imprescindibili su cui fondare la diffusione della cultura della pace.
Anche le Regioni infatti, nel rispetto della ripartizione di competenze prevista dalla Carta costituzionale nella sua attuale formulazione e dalla normativa di attuazione, devono poter dare il proprio sostegno alla diffusione di questi principi fondamentali su cui è basata la convivenza pacifica tra i popoli e la sicurezza delle generazioni future.
Questo quanto previsto dal piano triennale. Ho tenuto a svolgere la relazione per portare a conoscenza dei consiglieri che forse non l’hanno visto, come oggi sia sulla stampa nazionale ben evidente l’appello dell’Ocse, che ha rivolto un rimprovero all’Italia, perché a fronte dei tanti proclami di aiuto ai paesi in via di sviluppo, l’Italia sta andando in controtendenza. Se è vero che il nostro presidente del Consiglio è rimasto l’unico a voler tagliare le tasse, noi cominciamo a capire con chiarezza anche dove questi fondi verranno recuperati. Infatti, a fronte di un impegno del presidente Berlusconi, di portare entro il 2006 l’attuale 0,20% del pil destinato agli aiuti ai paesi in via di sviluppo allo 0,33%, così come è stata la richiesta accettata da tutti i paesi dell’Ue, in realtà stiamo procedendo con una progressiva diminuzione di questo impegno. Infatti, se dovessimo arrivare dallo 0,20 allo 0,33, in realtà dovremmo aumentare gli aiuti del 113%. Se nel 2002 l’impegno era dello 0,20%, oggi già questa percentuale è scesa allo 0,17% e la strada è ancora in salita, perché questo dato non tiene conto del taglio che c’è stato agli aumenti ai fondi della cooperazione, di ben 250 milioni nel luglio scorso, tagli che poi si concretizzano per il 50% alle Ong e per il resto ad altri organismi dell’Onu.
Quindi, per il 2004 la percentuale a cui potremo arrivare è dello 0,15. Inoltre si aggiunga che l’Italia — viene riportato oggi dalla stampa — è l’unico paese a non avere versato il contributo al Global Found contro l’Aids, la malaria e la tbc, pari a 100 milioni di euro. Sono scomparsi i 30 milioni di euro promessi all’Iraq per la ricostruzione e sono stati congelati 10 milioni di euro per l’emergenza Darfour, con fondi per iniziative nell’Africa sub-sahariana, che vuol dire meno fondi agli ospedali, alle scuole, ai canali di delegazione. Non ci sono, infine, garanzie per i rifornimenti al programma alimentare mondiale contro le carestie, le guerre e le calamità. Questo significa che la Regione Marche continuerà a fare la sua parte, ma andremo assolutamente in controtendenza nei confronti di un Governo che predica in un modo e pratica in un altro.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ho molte perplessità in ordine ad un intervento, in modo particolare quello legato a Cuba, perché abbiamo ribadito l’esigenza che la Regione chieda formalmente il rispetto dei diritti civili in quel paese, prima di realizzare interventi di solidarietà internazionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Oltre alle considerazioni espresse dalla collega Benatti sui mancati interventi del Governo nazionale, vorrei aggiungere il fallimento del G7 rispetto alla questione della cancellazione del debito dei paesi poveri — quindi nell’elenco dei mancati impegni del Governo nazionale inserirei anche questo — dove si è riconosciuto che è necessario cancellare il debito ma non si è ancora definito come. Vorrei però fare una richiesta perché nel prossimo piano triennale — una considerazione critica, se vogliamo, ma di aiuto a risolvere questi problemi — tra le azioni che la Regione deve prevedere si agisca sull’interdipendenza, cioè far conoscere molto di più ai cittadini anche della nostra regione come possono essere modificati i nostri comportamenti rispetto alle questioni dell’educazione ai consumi dell’educazione energetica, che come sappiamo sono uno degli elementi che potranno in tempi lunghi, ridurre le distanze tra nord e sud del mondo.
Una ulteriore considerazione molto più immediata: la Regione deve coordinare di più gli interventi tra gli enti locali su questa materia, in maniera tale che si possano usare meglio le risorse che molti enti locali mettono a disposizione e rendere più efficaci gli interventi. Questo credo che la Regione Marche lo debba fare. E’ una regione dove Province e Comuni sono molto impegnati su questo fronte, manca però un coordinamento che, se si facesse in maniera più forte, potrebbe rendere più efficaci gli interventi, cosa alla quale credo dovremmo tendere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. E’ nota la battuta, nelle aule del tribunale, “avvocato, meno parla e meglio andiamo”. Io sono venuto in quest’aula con lo spirito di votare a favore di questa legge, ma dopo gli interventi, in particolare della relatrice, con grande saggezza dichiaro che ci asterremo. Noi crediamo che un maggiore impegno da parte delle Regioni europee, dei nostri stati nei confronti delle regioni mediterranee e dei popoli che hanno problematiche grandi significa da una parte intervenire in favore di quelle popolazioni, dall’altra anche far del bene a noi, perché mantenere la pace sociale, aiutare la crescita del reddito e quant’altro è una cosa che fa bene a tutti. Però, nel momento in cui ci si dice che anche in questo caso c’è dietro la colpa, probabile o futura, del Governo Berlusconi, significa che qui non ci siamo più, significa veramente che l’affermazione più paradossale, “Cristo è morto di freddo” risponde a verità, perché qualunque cosa qui accada è colpa di Berlusconi, nel momento in cui, tra l’altro, c’è un impegno italiano, in alcuni casi aumentato, per decisione politica nei confronti di alcune aree.
Per questi motivi, il nostro atteggiamento prudenziale è di astensione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva




Proposta di legge (Discussione e votazione): «Modifica della legge regionale 6 aprile 2004, n. 6: Disciplina delle aree ad elevato rischio di crisi ambientale» Giunta (254)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 254, ad iniziativa della Giunta.
I relatori rinunciano ad intervenire. Passiamo all’esame dell’articolo unico.
Ha la parola il consigliere Ciccioli, per dichiarazione di voto.

Carlo CICCIOLI. Il voto è favorevole perché noi ci adeguiamo alle nuove normative statali e comunitarie. E’ quindi un intervento migliorativo nel quadro di una certezza delle regole. Il voto non può che essere favorevole.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo unico e, con esso, la proposta di legge.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 14,53