Resoconto seduta n. 206 del 27/10/2004
La seduta riprende alle 17,35



Proposte di legge (Esame degli articoli e votazione)
«Norme sulla sanatoria degli abusi edilizi» Giunta (259)
«Condono edilizio e fondo per le emergenze ambientali» Cecchini (255).
«Norme sul condono edilizio» Castelli, Ciccioli, Gasperi, Romagnoli e Pistarelli (258)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le proposte di legge n. 259 ad iniziativa della Giunta, n. 255 ad iniziativa del consigliere Cecchini e n. 258 ad iniziativa dei consiglieri Castelli, Ciccioli, Gasperi, Romagnoli e Pistarelli, unificate ai sensi dell’art. 66 del regolamento interno.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Emendamento n. 1 a firma Giannotti ed altri. Lo pongo in votazione.

Remigio CERONI. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla verifica del numero legale.

Francesco COMI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini presente
Amagliani presente
Amati presente
Ascoli assente
Avenali presente
Benatti presente
Brini presente
Castelli presente
Cecchini presente
Ceroni presente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
Comi presente
D’Ambrosio presente
D’Angelo presente
Donati presente
Favia presente
Franceschetti presente
Gasperi assente
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Martoni presente
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni assente
Minardi presente
Modesti presente
Mollaroli presente
Moruzzi presente
Novelli presente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci presente
Rocchi presente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Spacca assente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi assente

PRESIDENTE. Sono presenti n. 27 consiglieri, quindi proseguiamo la seduta.
Pongo in votazione l’emendamento n. 1.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 2. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Il senso dell’emendamento è quello di aggiungere alla tipologia 1, che è già inserita nell’ambito dell’articolato, anche il comma 2. Cerchiamo di accogliere, in questo senso, una raccomandazione che fra l’altro è stata espressa dal consiglio regionale dell’ordine dei geometri che in Commissione, ma anche attraverso la diffusione della propria opinione ha espresso questa richiesta, che si motiva alla luce del fatto che queste opere abusive determinano aumenti volumetrici, invece per le opere abusive che non determinano modifiche dell’aspetto esteriore e che sono riconducibili alle tipologie 5 e 6, a nostro avviso non occorre la verifica della compatibilità ambientale, quindi il parere dell’Amministrazione che tutela il vincolo. Ritengo quindi che sia un emendamento che va nel senso di rendere ferma e comunque possibile l’inibizione dell’opera abusiva, quindi l’accoglimento del condono, qualora vi siano verifiche successive circa la non condannabilità dell’opera stessa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Credo che siano immorali, politicamente, due aspetti. Uno è il ritardo con cui sono iniziati i lavori pomeridiani.
Faccio un appello al presidente della Commissione e all’assessore. Non è giusto che abbiamo fatto un grosso lavoro nelle varie Commissioni, ci siamo riuniti in più di una circostanza, abbiamo lavorato, abbiamo dibattuto e oggi ci troviamo, al momento di un voto molto importante, con qualcosa che viene rimesso in discussione. Questa è una cosa veramente vergognosa...

Andrea RICCI. Ma che vergognosa? Voglio modificare il testo uscito dalla Commissione...

Ottavio BRINI. E’ vergognosa. Non abbia la coda di paglia, perché non mi sto riferendo a lei, parlo in generale, perché si scalda tanto? Significa che ha la coda di paglia.

Andrea RICCI. Perché io sono uno di quelli che intende...

Ottavio BRINI. Siccome alla Commissione possono partecipare tutti, c’è una proposta della Giunta votata anche da un suo assessore. Lei poteva venire in Commissione come sono venuti altri consiglieri e sollevare i problemi in sede di Commissione. Non è giusto, dopo che si è aperto un ampio dibattito e si è sviluppata una discussione sulle relazioni, che abbiamo dovuto aspettare due ore. E’ un appello anche agli amici della maggioranza: anche voi siete stati in Commissione con noi. Potevate fare ostruzionismo in Commissione. La visibilità politica non si acquista con gli emendamenti che poi, magari, sono tutte frasi generiche che servono solo a far perdere tempo.

Guido CASTELLI. Questa è la tua opinione.

Ottavio BRINI. Io sono stato in Commissione e non vi ho visto aprire bocca su alcun emendamento, non vi ho visto presentare alcun emendamento in Commissione, oggi state facendo un ostruzionismo... (Interruzione). Se vi serve farvi vedere dalla televisione, dai giornali, cambiamo canale. Questa strada non ci porta lontano.

Guido CASTELLI. Stai zitto, perché ti conviene.

Ottavio BRINI. No, non sto zitto per niente, perché in Commissione ho cercato... (Interruzione). Posso dire che è immorale, perché sono le 17,40 e siamo stati due ore ad aspettare che cosa? Adesso si dice “facciamo saltare il Consiglio regionale” su un argomento così importante e delicato, quando tutti stanno aspettando da noi una risposta. C’è modo e modo per fare ostruzionismo o per creare dei problemi, però bisogna farlo nelle sedi opportune, bisogna cominciare a lavorare nelle Commissioni, poi se i problemi non vanno bene, ognuno ha il diritto sacrosanto di esprimere la propria opinione, però non creiamo ostruzionismo dove si è lavorato e si è cercato di costruire qualche cosa di positivo, perché qualche cosa di positivo in questa legge c’è, poi ognuno la può pensare a modo suo, però qualche cosa di positivo c’è, tanto è vero che c’è stato un incontro della maggioranza che è durato due ore, perché significa che ancora qualcosa, tra di loro, non quadra, dopo mesi di discussione. Quindi invito a una maggiore serenità da parte di tutti e a una maggiore collaborazione, affinché si portino miglioramenti al testo, non che si cerchi di affossare una legge che in definitiva può star bene anche a moltissimi marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Vorrei correggere quello che diceva il consigliere Brini, perché se il consigliere Brini fa riferimento alle lungaggini dovute alle valutazioni della maggioranza sono con lui e aderisco pienamente al suo richiamo alla serietà; diverso è il caso quando ingloba in maniera un po’ esagerata e generica, tutti, anche i rappresentanti di Alleanza nazionale, in questo contesto, anche perché mi corre l’obbligo di precisare che la richiesta di verifica del numero legale è venuta da parte di un consigliere di Forza Italia e che comunque nulla osta alla possibilità di discutere e valutare sette emendamenti migliorativi che ha proposto Alleanza nazionale, senza con ciò essere assimilati a un giudizio di “bassa macelleria” che riguarda una presunta volontà ostruzionistica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Sono favorevole a questo emendamento, ma constato che ci sono cambiamenti al regolamento del Consiglio. Quando ci sono emendamenti, possono prendere tutti la parola...

PRESIDENTE. Per l’illustrazione dell’emendamento solo il proponente, per dichiarazione di voto tutti.

Gilberto GASPERI. Però non eravamo ancora in fase di votazione.
L’altro problema è che qui non si stanno facendo acrobazie per affossare questa norma, perché questi emendamenti sono arrivati a tutti i consiglieri, in quanto sono stati proposti dai collegi e dagli ordini professionali. Quindi non sono giochi di un partito o di qualche rappresentante di partito per cercare di fare lungaggini, sono istanze che abbiamo preso direttamente dagli addetti ai lavori, in modo particolare dai cittadini. Pertanto, su questo emendamento Alleanza nazionale è favorevole.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 2.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 3, a firma Castelli che ha la parola.

Guido CASTELLI. Una brevissima illustrazione, in quanto noi proponiamo di sostituire l’aggettivo “pubblico” con l’aggettivo “regionale”. Attraverso questa dizione evitiamo di fare riferimento a quella che è una nozione di demanio pubblico, che ai sensi del codice civile copre tutti i demani possibili: statale, regionale, provinciale e comunale. A mio modo di vedere è giusto e opportuno che ciascun titolare della porzione demaniale interessata possa esprimere compiutamente il proprio parere in ordine alla condonabilità. Si tratta quindi non di rompere gli argini e aumentare in senso lato la condonabilità in zona demaniale ma semplicemente di riannettere alla competenza del proprietario, la facoltà o meno di ponderare nel concreto l’opportunità e la possibilità di dare corso alla sanatoria.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 3.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 4. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Anche in questo caso noi proponiamo la soppressione integrale della lettera g). Mi corre l’obbligo di spiegare che noi non siamo dell’avviso di aprire tout-court e illimitatamente la possibilità di condono anche nelle zone ricadenti nei cosiddetti ambiti di tutela integrale ma di rimettere, per coerenza con quanto detto in precedenza rispetto all’emendamento appena bocciato, la competenza anche in ordine a queste zone, che sono i crinali, comunque buona parte delle zone collinari che, in considerazione della morfologia del nostro territorio sono comunque zone particolarmente antropizzate, quindi riteniamo opportuno rimettere alla decisione comune la valutazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. L’emendamento presentato dal collega Castelli rispecchia la filosofia della destra: quella di voler condonare anche in zone vincolate. Questa è la vostra filosofia, l’avete fatto a livello nazionale, lo volete riproporre a livello locale. La gente sappia che per voi on ci sono vincoli, ognuno può fare quello che vuole. Quindi va rigettato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Quel giorno, D’Angelo è forse arrivato tardi perché bloccato in autostrada. L’emendamento presentato da Forza Italia sull’articolo 2, lettera g), è stato accolto dalla maggioranza presente in Commissione. Quindi D’Angelo, quando fai delle riflessioni, sii più attento su quello che è stato deliberato in sede di Commissione. Questo è l’emendamento, accolto dalla maggioranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

Sergio NOVELLI. In effetti, anche se questa fase non avrebbe reso opportuna una situazione così articolata, io ho espresso voto favorevole ai precedenti emendamenti di Alleanza nazionale, nella convinzione che la stessa misura di divieto nei confronti di opere abusive è immotivata. Io ero e sono favorevole a che la Regione mantenga il potere di contenere la sanabilità delle opere con impatto volumetrico. Su questa norma avrei espresso un voto diverso se fosse passato l’emendamento n. 2. Ha detto il collega D’Angelo, che con ciò i consiglieri proponenti hanno suggerito di rendere sanabili le opere anche nell’ambito della tutela integrale del Ppar o concedere ai Comuni la facoltà di sanare. Sarei stato sicuramente contrario all’emendamento dei colleghi se fosse passato il 2, perché ove avessimo vietato comunque le opere volumetriche, dire che il Comune può sanare anche le opere con volumetria aggiuntiva, mi sarebbe sembrato oggettivamente impossibile. Nel momento in cui esiste il problema che anche un’opera senza impatto volumetrico possa essere resa insuscettibile di sanatoria anche quando fosse opera meramente interna — è vero che l’opera interna non è obbligata a sanatoria già per la legge 47, ma poiché molti Comuni, sulle opere senza impatto volumetrico richiedono comunque il pagamento degli oneri a sanatoria — a questo punto l’emendamento, che sarebbe stato intollerabile ove si fosse applicata una distinzione tra opere volumetriche e no, in questo caso merita l’astensione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Il collega Novelli ha esattamente esplicitato quello che, ancora una volta, documenta la frettolosità dei giudizi che vengono forniti dal consigliere D’Angelo, che non più tardi di questa mattina si stracciava le vesti contro ogni tipo di provvedimento clemenziale, tranne quello che riguarda, magari, il suo amico Adriano Sofri, ma credo che, caro D’Angelo, la tua ira funesta sia degna di miglior causa in quanto, proprio l’inserimento fra le opere non suscettibili di sanatoria anche della tipologia 2 di cui alla legge nazionale, rende, secondo te, fonte di chissà quale abominio ambientalista anche ciò che, nell’abito della tutela integrale, non comporta aumento volumetrico: la famosa finestra che evidentemente, nella tua filosofia luddista e preistorica confligge con quelli che sono i tuoi sacri principi ambientalisti, ideologici e davvero poco condivisibili.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 5. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Guardate la casualità... Poco fa sono stato accusato di integralismo e casualità vuole che io abbia presentato un emendamento con il quale si cerca di dare possibilità a coloro che non hanno mai usufruito di sanatorie gravi in passato — aumenti volumetrici — di essere ammessi alla sanatoria. Come verdi noi abbia presentato sette emendamenti, cinque dei quali sono i casi delle opere non suscettibili di sanatoria. Noi riteniamo che coloro che hanno già sanato gravi abusi urbanistici in passato non debbano essere ammessi a poter usufruire di questa sanatoria, salvaguardando i piccoli abusi di necessità. Come vedi, Castelli, quanto da te detto poc’anzi viene smentito immediatamente.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 6. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Questo emendamento, preso dalla proposta di legge dell’Emilia Romagna, impedisce che opere che sono state realizzate con contributi pubblici siano ammesse a sanatoria, perché ritengo che oltre ad avere il contributo pubblico e ad avere fatto l’abuso, sanarlo sia eccessivo.
In Commissione si diceva che questo fatto avrebbe appesantito il lavoro dell’iter amministrativo dei Comuni. Io dico che questo potrebbe essere superato con un altro emendamento, il n. 7 rispetto al quale basta un’autocertificazione. Con l’autocertificazione uno fa la domanda di sanatoria, dicendo che il suo abuso non è legato ad alcun finanziamento pubblico, quindi è un’autocertificazione di responsabilità, per cui se uno dichiara il falso sarà poi la magistratura ad intervenire. Quindi ritengo che questo sia un punto qualificante e non è quel pazzo integralista di D’Angelo che lo propone, carissimo Castelli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Se passasse un emendamento del genere, sarebbe incondonabile tutto ciò che è stato realizzato dalla “povera gente” nell’ambito delle costruzioni di ERP che, come è noto, rappresentano una parte cospicua delle proprietà della “povera gente” che, proprio perché realizzate con il contributo di risorse pubbliche, sarebbero insuscettibili di sanatoria. Quindi, caro D’Angelo, ancora una volta dimostri di avere una concezione virtuale pericolosissima del mondo. Dietro la visione arcadica si cela invece una visione violenta e classista.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. Vorrei replicare alle affermazioni fatte dal collega Castelli. Noi andiamo a intervenire sanando edificazioni che sono state realizzate, spesso, nel pieno disprezzo di alcune precauzioni che attengono la sicurezza dei cittadini: edificazioni in alveo, altro tipo di edificazioni. Quindi, fare una battaglia contro una sanatoria di questi interventi, è anzitutto tutela del cittadino, poi tutela dell’ambiente e quindi anche tutela dell’ecosistema.
Questo emendamento in particolare evidenzia l’incongruenza di mettere sullo stesso piano coloro che hanno realizzato l’abuso edilizio dopo avere ricevuto un contributo pubblico, con coloro che invece l’intervento edilizio se lo sono realizzato interamente con le proprie risorse. Quindi noi voteremo con convinzione questo emendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 7. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. L’emendamento n. 7 non dà possibilità di sanatoria a tute le opere legate alle nuove costruzioni. Ho detto questa mattina che non è il “marziano D’Angelo” che arriva a lontano e si inventa una pazzia. Questi contenuti sono già stati recepiti dalle proposte di legge dell’Emilia Romagna, della Toscana, dell’Umbria e anche della Lombardia che è di centro-destra. Non prevedono sanatoria alle nuove costruzioni. Prevedere sanatoria alle nuove costruzioni è estremamente pericoloso ed è contraddittorio per una Regione che pochi mesi fa ha fatto una legge addirittura contro il condono edilizio regionale. Prevedere adesso l’estensione della sanatoria anche a nuove costruzioni, tra le quali quelle non residenziali, non previste dal decreto legge governativo ritengo che sia una grande contraddizione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Vorrei rapidissimamente replicare al collega Moruzzi dicendo che la sua tesi sarebbe effettivamente valida se partissimo dal presupposto che non ci sono abusi edilizi nelle Marche. Se si assume che esistano abusi edilizi, fermo restando che dobbiamo comunque stabilire entro quali termini sono ammesse le sanatorie, espungendo dalla sanabilità tutto ciò che rappresenta qualcosa di simile a un ecomostro, se non approvassimo questa legge in termini accettabili, raggiungeremmo solo un risultato: una disparità di trattamento fra coloro che hanno realizzato nel rispetto della legge e hanno pagato e coloro che continuerebbero a godere dell’opera abusiva — perché nessuno va a intervenire con le demolizioni — senza pagare né costo di costruzione né contributi pubblici. Quindi andiamo a vedere anche qual è il valore di una legge che, posti certi paletti, consente di superare una situazione che è fonte di grave discriminazione e discrepanza fra coloro che hanno pagato regolarmente e coloro che solo con questa legge potranno essere, con incrementi importanti di cui ai successivi articoli, tenuti a restituire ciò che fino adesso hanno potuto godere senza pagare costo alcuni al territorio e agli enti locali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. Ringrazio Castelli di questa precisazione, anche se non ho visto nelle norme nazionali, quelle approvate dal Governo, alcun riferimento alla demolizione di opere non sanabili, perché c’è già e perché non è mai stato fatto questo intervento, salvo alcune situazioni come alcuni ecomostri per i cui interventi di demolizione dobbiamo ringraziare, spesso, una schiera di amministratori, tra cui i verdi si sono certamente distinti.
Io dico che questo emendamento è particolarmente importante, perché toglie di torno, dalla possibilità di sanatoria, le nuove costruzioni e nella nostra regione credo che questa sia la situazione non tanto generalizzata, ma quella più grave: quella di edifici spesso collocati in territorio rurale, spesso realizzati con materiali precari, che la legge vorrebbe sanare. Secondo noi le nuove costruzioni andrebbero escluse dalla sanatoria e anche su questa strada si sono mosse anche altre Regioni del centro-sinistra. Noi andremmo, nel caso che fosse mantenuta questa indicazione sulle nuove costruzioni, alla sanatoria di tutta una serie di micro abusi, di piccoli abusi che rischiano di trasformarsi in piccole case coloniche diffuse in tutto il territorio della nostra regione. E’ un fatto particolarmente grave perché non c’è alcuna necessità, per le esigenze delle attività agricole, di un intervento di sanatoria di tutte queste situazioni, anzi la legge stabilisce che queste strutture dovremmo poi metterle anche a norma antisismica, quindi, oltre a sanare quello che è esistente, andiamo anche a stabilizzare e a creare nel territorio degli edifici in muratura con una cementificazione che va anche oltre la situazione attuale.
Non credo che sia una scusante il fatto che gli abusi edilizi non sono stati demoliti, quindi se la legge non si rispetta dobbiamo stabilire continuamente delle sanatorie alla stessa legge, come se dicessimo che l’evasione fiscale è una situazione diffusa nel nostro territori, ogni sette anni od ogni certo periodo di tempo dobbiamo premiare coloro che evadono il fisco e legittimare una discriminazione nei riguardi di coloro che lo rispettano. Anche questo emendamento lo voteremo, noi siamo convinti che se la Regione Marche intende porre un confine tra abusi modesti e abusi più rilevanti, questo confine non può collocare al suo interno le nuove costruzioni.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 7.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 8. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Anche questo emendamento riguarda delle opere non suscettibili di sanatoria. Anche questo non viene presentato dal “marziano D’Angelo” bensì da una Regione confinante, che da un punto di vista geomorfologico e anche sociale è simile alla nostra, la Regione Umbria. Dice che non debbono essere ammessi a sanatoria tutti quei casi che comportino il cambiamento di destinazione d’uso di edifici in zona agricola diversa dagli annessi agricoli, qualora non riguardi vani agricoli o vani accessori collocati all’interno dell’edificio residenziale o in aderenza allo stesso. Credo che sia un emendamento chiaro che non vuol danneggiare nessuno ma vuole solamente salvaguardare il paesaggio agricolo della nostra regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Vorrei sapere da dove è stato copiato questo emendamento, perché quando parla di “cambiamento di destinazione d’uso di edifici in zona agricola diversa dagli annessi agricoli qualora non riguardi vani agricoli o vani accessori collocati all’interno dell’edificio residenziale o in aderenza allo stesso” si deve sapere che in una zona agricola gli edifici sono agricoli, residenziali, industriali o commerciali. E’ una vergogna averlo messo, perché da un punto di vista prettamente tecnico non si sa se è un immobile di uso artigianale, di uso agricolo, di tipo residenziale. Zona agricola non significa che i fabbricati sono agricoli. Chiedo di specificarlo meglio o di ritirarlo, perché è un’offesa all’intelligenza di questo Consiglio.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 9. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Questo emendamento, anch’esso preso dalla proposta di legge della Regione Umbria, simile in tutto alla nostra, dice che non possono essere messi a sanatoria tutti quei casi che comportino l’utilizzo di aree in zona agricola per uso del suolo diverso da quello agricolo o che non riguardino attrezzature sportive o ricreative non costituenti volumetria, purché realizzate a servizio delle abitazioni e delle attività di tipo ricettivo e agrituristico. Non mi pare di essere un integralista islamico, facendo questa proposta di emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Si parla di aree in zona agricola per uso dei suoli diverso da quello agricolo, poi si richiama l’agriturismo. L’agriturismo non è altro che una struttura all’interno della zona agricola o nelle sue vicinanze, ma all’interno di un’azienda agricola, altrimenti non sarebbe un’attività agrituristica, perché l’attività agrituristica deve incrementare il reddito per l’imprenditore agricolo, perciò anche questo è stato mal copiato. Sotto una forma prettamente tecnica, se è agrituristico è agricolo; che sia o non sia in una zona agricola non dice assolutamente niente, ma agrituristico vuol dire che è all’interno di un’azienda agricola.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 2 come emendato.
Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Forza Italia vota a favore, perché in sede di Commissione sono stati recepiti tre nostri emendamenti, la lettera e), la lettera g) al comma 1 ed è stato soppresso il comma 3.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Il gruppo verdi, non avendo recepito alcuno dei cinque emendamenti presentati, che cercavano di limitare l’effetto devastante del condono edilizio del Governo Berlusconi, ritenendo che in questo testo ci sia contraddizione nella posizione politica di questa Regione, che da un lato vuole limitare — e lo fa — gli effetti del decreto legge governativo ma dall’altro estende la possibilità dei condoni a nuove costruzioni non residenziali, e considerato che non ci sembra che gli emendamenti proposti siano da considerarsi osceni, anche perché presi da altre Regioni di centro-destra e di centro-sinistra, vota contro l’articolo 2.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Anche Alleanza nazionale, per ragioni diametralmente opposte a quelle espresse dal consigliere D’Angelo, annuncia il voto contrario a questo articolo che, per quanto migliorato rispetto alla proposta iniziale reca ancora forti contraddizioni e comunque esprime indicazioni non condivisibili, soprattutto per l’assimilazione, nell’ambito del novero delle opere non sanabili, della cosiddetta tipologia due che, non determinando aumento volumetrico, è del tutto fuori luogo assimilare alle opere di cui alla tipologia uno. La mancata approvazione degli ulteriori emendamenti, in particolare quelli che richiamavano l’opportunità di limitare al carattere regionale del demanio l’ambito in cui è qualificata l’insanabilità delle opere, credo che complessivamente autorizzi un voto contrario, che peraltro è già annunciato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. Dichiaro il voto favorevole del gruppo. Stiamo votando l’articolo 2 che definisce le opere che non possono essere oggetto di sanatoria. Lo spirito di questo articolo è di dare una corretta interpretazione che è più restrittiva di quella del condono nazionale, ma anche chiarificatrice di una serie di cose che in quella legge non sono chiare.
Per questi motivi il voto è favorevole.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 2.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Emendamento n. 10. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Un tentativo di accelerare i lavori e non rischiare che non riusciamo ad approvare in tempo questa legge, quindi passino i contenuti del decreto governativo.
Questo emendamento va a ripristinare, a riproporre i contenuti della prima stesura della Giunta sotto l’aspetto delle volumetrie ammesse a sanatoria. Se ricordate, per le zone residenziali la Giunta aveva proposto 150 metri cubi, adesso in Commissione si è passati a 200 metri cubi che sono circa 75 metri quadri. Io vivo in un’abitazione che non arriva a 75 metri quadri, quindi sanare un abuso di queste dimensioni è un grosso regalo a chi ha disprezzo delle leggi nazionali.
Contestualmente chiedo con questo emendamento il ripristino delle volumetrie sanabili per gli edifici non residenziali, che da 300 metri cubi, quindi circa 100 metri quadri, sono passati a 150 metri quadri, aumentando la volumetria possibile da condonare.
Ripeto, questo emendamento riporta il condono alle volumetrie proposte dalla Giunta e inoltre aggiunge un punto che specifica che, qualora l’ampliamento soggetto alla sanatoria sia superiore ai limiti volumetrici ammessi dalla presente legge, la parte eccedente deve essere perentoriamente demolita prima che venga rilasciata la sanatoria, nel caso che sia tecnicamente impossibile procedere alla demolizione della parte eccedente. L’intervento nn è ammesso a sanatoria, se non è possibile.
Questo non è l’integralista islamico di turno o il talebano a proporlo, ma è una precisazione delle leggi italiane in materia di urbanistica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Fortunatamente, mentre eravamo in discussione è arrivato un subemendamento all’emendamento 17 del relatore, quindi se si fa un subemendamento all’emendamento 17 vuol dire che questo non passa, altrimenti decadrebbero tutti. Anche perché non credo che sia corretto iniziare un discorso dicendo “così vengono bocciati tutti gli altri emendamenti e andremo a chiudere prima la serata”.
Al punto 4 si dice “Qualora l’ampliamento soggetto alla sanatoria sia superiore ai limiti volumetrici ammessi dalla presente legge, la parte eccedente deve essere perentoriamente demolita”. Ma se io chiedo il condono per un’opera abusiva, se è eccedente non possono avere chiesto il condono, perché sono un irregolare. Cosa faccio, vado a pattuirlo con il sindaco o con il geometra comunale e dico “l’ho fatto di 300 mq., siccome è ammissibile 100, vedi di farlo passare”? L’opera è abusiva in se stessa, non è che si dice “diminuisci i 200 e i 100 diventano buoni”, perché le sanatorie non si fanno con una trattativa a tarallucci e vino, prima dovrai demolire e poi chiedi la sanatoria. Non rispecchia assolutamente le norme e le leggi non solo della nostra regione ma dello Stato italiano.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 11. Se passa decadono dal 12 al 26. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Questo emendamento è stato suggerito e presentato nelle varie discussioni fatte nella elaborazione di questa legge, perché fa presente i divieti di cui all’art. 2, però dice “possono conseguire la sanatoria le opere abusive rientranti tra le tipologie di cui all’allegato 1 della legge statale qualora abbiano comportato una costruzione non superiore a 450 mc. per abusi residenziali o non superiore a mq. 300 per abusi aventi destinazione non residenziale”. Le destinazioni residenziali sono quelle che riguardano opere che sono relegate all’industria, all’artigianato o al commercio. “Nelle zone omogenee A di cui al decreto ministeriale 2 aprile 1968 gli incrementi volumetrici non possono comunque essere superiori ai 75 mq.”. Praticamente questo fa rientrare il tutto a seconda se siamo in zone che non possono subire dei danni ambientali con delle costruzioni abusive.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 12. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. L’emendamento differisce dal precedente illustrato dal collega Gasperi, per il solo fatto che introduce il concetto di situazione di estremo disagio come elemento per consentire la sanabilità di volumetrie superiori a quelle indicate dalla proposta al nostro voglio. Ricordo solo che il concetto di estremo disagio era già recato dalle due precedenti leggi sul condono, la 47 del 1985 e la 724 del 1994, sicché ritengo che sia ampiamente giustificato un margine superiore di condonabilità laddove sia accertato — la giurisprudenza è copiosa per codificare le situazioni di estremo disagio — che l’abuso sia stato determinato da situazioni oggettive di disagio, di precarietà abitativa o comunque nell’ambio di situazioni sociali meritevoli di particolare attenzione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 13. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Prendo la parola perché Viventi aveva presentato questo emendamento, poi mi ha detto che doveva andare assolutamente via, sottolineando che questo Consiglio non rispetta le regole. Lui pensava di intervenire dalle 16 in poi, per lui le 16 sono le 16. Anch’io ho dei tempi un po’ sballati, ma quelli della maggioranza sono addirittura più sballati dei miei, il che è molto grave.
La sua proposta era quella di mediazione perfetta. E’ evidente che noi, come gruppo abbiamo presentato le proposte che ci erano state indicate dagli ordini professionali, in particolare, in questo caso, dal collegio dei geometri e dalla Confartigianato che ci sembrava fosse l’indicazione tecnica più pertinente. Questa dei 350 metri cubi è all’incirca la media mediata rispetto alla legge nazionale. Se però non si accetta neanche questo tipo di impostazione, a questo punto vengono meno anche le possibilità di un voto favorevole sul contesto della legge, perché il testo elaborato dalla Commissione ha portato delle modifiche. Abbiamo detto “vediamo se in aula c’è un altro contributo nella direzione della proposta accettata e condivisa”. Se dal punto di vista della maggioranza non c’è alcun atteggiamento di recepimento delle nostre indicazioni, a questo punto vengono meno gli impegni nostri a dare un contributo favorevole, però vengono meno anche eventuali alibi per altre persone a votare la legge.

PRESIDENTE. Dato che l’emendamento 14 è simile al 13, ha la parola il consigliere Brini, presentatore dell’emendamento 14.

Ottavio BRINI. Prendiamo atto dello sforzo fatto dalla maggioranza, perché bisogna dire la verità: molto è stato fatto e molto è stato accolto. L’unico punto rimasto fermo e un po’ penalizzante, è proprio il residenziale? Noi avevamo già detto anche in sede di dibattito che è stato dato un segno per i centri storici, per le destinazioni non residenziali, sono stati tolti i famosi 800 metri cubi di volumetria complessiva per l’intero immobile. Dare un segnale ulteriore sotto questo aspetto ci consentirebbe di votare questa legge senza alcun problema.
Noi abbiamo lavorato per migliorare questa legge, abbiamo ottenuto dei risultati, però un segnale sotto questo aspetto necessario, perché non solo il consigliere Viventi, mai l gruppo di Forza Italia, la stessa collega Cecchini qualche cosa in più propone, come lo stesso Favia. C’è una tendenza da parte del Consiglio a rivedere questi famosi 200 metri cubi.
Noi faremo quindi la nostra dichiarazione di voto in base a questo segno di disponibilità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Questo è uno degli elementi centrali rispetto a tutto l’intero elaborato normativo. Noi ci siamo già battuti in Commissione, ma anche prima con interrogazioni e con interventi in quest’aula, affinché non si frapponessero degli ostacoli ad una realizzazione effettiva di questa che è una misura certo di carattere straordinario, ma che deve andare a leggere una realtà non forzando la stessa rispetto ad aspettative proprie, di gruppo, politiche, ideologiche. La lettura della realtà, rispetto anche ad una stessa normativa nazionale che prevede limiti massimi addirittura di 750 metri quadrati da applicare da parte delle normative regionali, dimostra che ci stiamo attestando su una via intermedia, che è quella che cerca di leggere la realtà, interpretarla, andarle incontro e non mettere sopra la realtà la gabbia delle nostre convinzioni ideologiche o politiche generali. Questo è lo sforzo che abbiamo fatto con gli emendamenti proposti in Commissione e che riproponiamo in aula, quindi chiediamo che vi sia un allargamento della possibilità di applicazione del condono a questa cubature che, rispetto alla normativa nazionale, si attestano a metà del guado.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Questi sono emendamenti arrivati a tutti dal collegio dei geometri. Non a caso avevo leggermente aumentato, sperando che qualcuno della maggioranza proponesse una diminuzione. Nel testo si parla di 200 metri cubi. Erano 150 nel vecchio testo. Cinquanta metri cubi per una costruzione residenziale che si considera sempre di 2,70 o 3 metri di altezza, sono 16 metri quadri. Togliendo il 25-30%, è un superficie calpestabile che diventa un corridoio per uno che ha una carrozzella per poter passare. E’ un fatto di coscienza. Portare 150 metri cubi a 200 è sempre qualcosa che si è ottenuto, ma è una vergogna, perché nella realtà sono, di superficie calpestabile, sì e no 12 metri quadri. Mi sembra giusto che venga almeno accolto questo emendamento, perché noi capisco per quale motivo avete modificato, in Commissione, da 150 a 200. E’ una vergogna.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 13.

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 14.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 16. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Il mio è un emendamento unicamente tecnico, in quanto, come è a tutti noto, viene utilizzato usualmente il moltiplicatore tre nel caso in cui si vogliano sapere i metri cubi a partire dai metri quadri o divisore nel caso in cui si voglia sapere a quanti metri quadri corrispondono i metri cubi. Secondo me sarebbe opportuno migliorare il numero 200 con il numero 210 in quanto divisibile per tre, così chiunque, anche nel momento in cui i tecnici dei Comuni andranno ad analizzare le domande di condono si potrà sapere subito, con un minimo di pulizia numerica, anche da parte dei cittadini, a quanti metri quadrati equivalgono i metri cubi. Credo sia soltanto da considerare un emendamento di raccordo tecnico che credo non trovi ostacoli né da parte dell’assessore né da parte dell’assessore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Mi perdoni il collega Favia se mi permetto, ma le argomentazioni portate a sostegno di questo emendamento sono abbastanza soggettive e blande, perché dire che si vuol portare il volume residenziale sanabile da 200 a 210 perché è divisibile per tre, perché non lasciamo la proposta della Giunta di 150 metri cubi, che è divisibilissima per tre? Per piacere, poche ipocrisie, qui bisogna dire chiaramente se si vuole un aumento della volumetria.
Secondo me questo emendamento è da rigettare.

PRESIDENTE. Subemendamento 017. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Decade l’emendamento n. 17. L’emendamento n. 18 viene ritirato.
Emendamento n. 19. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 20. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 21. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 22. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 023. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Il subemendamento 023 tende a stabilire la stessa diversificazione che c’è nel primo comma tra uso residenziale ed uso diverso dal residenziale. Quindi i 75 metri cubi sarebbero limitati al residenziale, mentre l’aumento a 150 metri cubi per il non residenziale tende a soddisfare le esigenze soprattutto dei piccolissimi imprenditori che ancora lavorano nei nostri centri storici, tipo artigiani e piccoli commercianti, quindi credo che sia assolutamente giustificabile ed approvabile, soprattutto per riequilibrarsi con il comma primo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio approva

Pietro D'ANGELO. Presidente, far passare emendamenti così importanti alla chetichella...

PRESIDENTE. Ma è stato anche illustrato...

Roberto GIANNOTTI. E’ colpa delle minoranze anche questo?

Pietro D'ANGELO. No, va dato a Cesare quel che è di Cesare, Giannotti.
Mentre in Commissione sono venuti i rappresentanti degli enti locali a dire che 75 metri cubi di volume condonabile erano pericolosi nei centri storici, addirittura qui si prevede di portare a 150 metri anche le cose non residenziali, nei centri storici. Se non lo illustra Favia, lo illustro io. E’ scandaloso. Ribadisco: i rappresentanti degli enti locali avevano manifestato perplessità sui 75 metri, addirittura si estende al non residenziale, portandolo a 150 metri. Fate voi.

Gilberto GASPERI. Presidente, chiedo la verifica del voto.

PRESIDENTE. Nessuna verifica, siamo già andati avanti.

Gilberto GASPERI. Però ha dichiarato 21 voti mentre D’Angelo non l’ha votato e io non l’ho votato.

PRESIDENTE. Per favore, si sieda.
Subemendamento 024.

Pietro D'ANGELO. No, no, Presidente, chiedo la verifica e l’appello nominale, perché non voglio essere accomunato a coloro che hanno preso questa decisione.

PRESIDENTE. Non è accomunato, però non procedo ad alcuna verifica, perché non si possono ridiscutere cose già votate.
Il subemendamento 024 viene ritirato.
Emendamento n. 24. Lo pongo in votazione.

Pietro D'ANGELO. Presidente, lei non si può arrogare il diritto di fare quello che vuole!

Gilberto GASPERI. Ha ragione D’Angelo!

Pietro D'ANGELO. In altre occasioni è stata fatta la verifica. Chiedo la verifica del voto sul subemendamento.

Gilberto GASPERI. Ha ragione D’Angelo, perché c’è una registrazione e nella registrazione non figura che D’Angelo non ha votato, figura che ha votato.


Pietro D'ANGELO. Presidente, io chiedo la verifica, perché non mi voglio associare a coloro che hanno votato questo emendamento!

PRESIDENTE. Consigliere D’Angelo, abbiamo votato il subemendamento 023. Ho dichiarato esistente la maggioranza a favore, ho chiamato più volte il voto...

Pietro D'ANGELO. ...usiamo le terminologie che lei capisce bene: non ci prendiamo per il didietro! La verifica del voto è stata sempre accordata, qui non si vuole accordare. Mi spieghi perché!

PRESIDENTE. Consigliere, la invito a mantenere la calma.

Pietro D'ANGELO. Lei non può gestire questo Consiglio a suo piacimento! Mi spiace che sono solamente io...

Gilberto GASPERI. No, mi associo! Mi associo!

PRESIDENTE. Il subemendamento è stato votato, è stata dichiarata esistente la maggioranza dopo avere richiamato l’attenzione dei consiglieri e avere anche sostenuto che con quello decadevano i tre emendamenti successivi, dopodiché siamo passati a votare l’emendamento successivo e lei dichiara di volere la verifica, non so per quale motivo.

Pietro D'ANGELO. Non siamo passati ancora all’ emendamento successivo.

PRESIDENTE. Vogliamo ascoltare la registrazione? E’ successo così.

Pietro D'ANGELO. Questa è un’arroganza che...

PRESIDENTE. Vi invito a seguire i lavori. (Interruzione del consigliere D’Angelo).

Gilberto GASPERI. D’Angelo, non devi toccare la nostra provincia, è immorale! Non puoi toccare la provincia di un grande musicista come Gioachino Rossini. Sarei penalizzato!

PRESIDENTE. Chiudiamo questa parentesi con queste ultime battute. L’emendamento 24 può considerarsi decaduto.
Emendamento n. 25. Ha la parola il consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. E’ un emendamento di ordine tecnico. Da un punto di vista lessicale è corretto dire che il computo è effettuato, non “calcolato”.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 26. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 3 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Emendamento n. 27. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 28. Decade. Decade anche il 29.
Emendamento n. 30. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 4.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Emendamento n. 31. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Propongo di regolamentare il contributo previsto dal comma 1 così come previsto che sia regolamentato diverso contributo, ma simile come natura, al comma secondo, cioè lasciare al Comune di decidere quale debba essere la percentuale di applicazione del contributo, quindi non prevederlo al 100% ma dare la possibilità al Comune di prevederlo fino ad un massimo del 100%.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 31.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 32. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Si tratta di aggiungere, nello spirito che prima si è detto, cioè a favore della povera gente, le parole “ad eccezione degli abusi di prima abitazione, per ovviare all’estremo disagio abitativo come già previsto dalle leggi 28.2.1985 e 23.12.1994, n. 724 e successive modifiche ed integrazioni”. Questo perché si tratta di casi limite e credo che su questi tutti potrebbero convenire.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 32.

Il Consiglio non approva

Decadono gli emendamenti nn. 33 e 34.
Emendamento n. 35. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Decadono gli emendamenti nn. 36 e 37.
Emendamento n. 38. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 39. E’ ritirato.
Emendamento n. 40. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Decadono gli emendamenti nn. 41 e 42.
Emendamento n. 43. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 44. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 5.

Il Consiglio approva

Articolo 6. Decade l’emendamento n. 45. Emendamento n. 46. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 47. Ha la parola il consigliere Favia.

David FAVIA. Lo illustro assieme al 49, perché la filosofia è identica. Mi sembra che dare tre anni di tempo alla procedura sia eccessivo e dia poca certezza al cittadino, quindi credo che un termine di sei mesi e l’introduzione del silenzio-assenso nel caso in cui, entro sei mesi, non sia stata data comunicazione all’interessato andrebbe nella direzione di una rapida applicazione della norma e di una rapida conoscenza della sorte che la domanda del cittadino ha.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. Sono contrario a questa ipotesi, non tanto legata alla valutazione generale che diamo di questa legge, ma perché rischiamo veramente di mettere i Comuni in grave difficoltà, soprattutto se le pratiche saranno tante.
Abbiamo già visto nelle precedenti situazioni di condono quanto sia problematico, per le amministrazioni pubbliche, gestire questi volumi di pratiche in cui sono spesso necessari accertamenti, quindi anche se lo spirito dell’emendamento va in direzione della efficienza della pubblica amministrazione, non credo che termini di questo genere snelliscano e velocizzino questo procedimento. Poi, per quanto riguarda il meccanismo del silenzio-assenso di cui non vedo traccia nell’emendamento, la nostra valutazione è negativa. Forse Favia commentava il successivo emendamento, il n. 49 rispetto al quale preannuncio il voto contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Esprimo il voto favorevole di Alleanza nazionale per le ragioni espresse dal consigliere Favia, ma anche in relazione al fatto che il meccanismo del commissario ad acta, in realtà produce degli effetti che sono noti, visto che è una figura già disciplinata dalla 34/92, nel senso che è frequente riconoscere, nei casi in cui si faccia luogo alla nomina del commissario ad acta, un periodo di interregno che sfocia generalmente nell’impugnazione al Tar del provvedimento del commissario ad acta, non esonerando i Comuni dal doversi occupare della pratica di condono, ma anzi aprendo la strada ad una composizione di tipo giurisdizionale di ogni eventuale valutazione difforme che dovesse esserci in relazione alla legge. Il silenzio-assenso, coniugato al periodo triennale, a mio modo di vedere costituisce probabilmente, la soluzione migliore, proprio perché l’esperienza della 34 ci dice che il commissario ad acta, in sé non garantisce la certezza del diritto, non garantisce l’effettività dell’azione amministrativa, ma devolve al giudizio del Tar, quindi ad una prospettiva giurisdizionale, fra l’altro costosa, il compito di dirimere le vicende che invece sarebbe il caso di affrontare e risolvere nell’ambito amministrativo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Questo è stato motivo di ampia discussione in Commissione. Se si è portato la valutazione da due a tre anni, è dipeso da un dato oggettivo, perché è vero che un cittadino può essere danneggiato, ma noi pensiamo che a tutt’oggi molti Comuni, per difficoltà oggettive, perché non hanno gli uffici organizzati o perché sono in difficoltà, ancora debbono espletare tutte le domande del vecchio condono. Fare una legge restrittiva significa quindi mettere in difficoltà anche i Comuni. In Commissione abbiamo addirittura allargato per dare la possibilità al cittadino di presentare la domanda con tutti i crismi dovuti, ma anche agli uffici di esaminare con la dovuta adeguatezza le pratiche. Stiamo parlando di un condono, non del rilascio di una concessione edilizia ex-novo. Ci sono da fare verifiche, sopralluoghi e ci sono anche difficoltà oggettive a livello di organizzazione degli uffici e non tutti sono organizzati, tanto è vero che ci sono ancora migliaia e migliaia di condoni ancora aperti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Ritengo che sia serio votare a favore di questo emendamento, proprio perché andiamo a bloccare tutta la burocrazia nell’ambito dei Comuni. Un piccolo abuso edilizio per il quale è stata fatta richiesta di sanatoria, se rimane fermo tre anni significa che per tre anni quel bene non può essere venduto, perché se la sanatoria non è stata ottenuta il bene non può essere venduto. A chi ha dieci appartamenti non importa niente, ma una persona anziana che magari vuol vendere questo bene, si trova bloccata. Abbiamo già visto nei precedenti articoli che rientrano nella sanatoria entità minime di cubatura. Tenere ferme le cose per tre anni, significa non rendere commerciabile l’unico bene che alcune persone hanno, molte volte per far fronte a necessità di ordine familiare.
Siccome siamo in fase di votazione, potrei concepire un periodo di un anno, ma tre anni sono una assurdità reale, perché prima di tutto burocratizziamo le amministrazioni, ma andiamo a usare violenza a piccoli proprietari, specialmente persone di una certa età che hanno necessità per la propria famiglia. Vi chiedo magari di portare il periodo a un anno, perché è una cosa su cui è facile poter arrivare a un accordo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. Lo spirito che ha portato alla proposta e all’allargamento, in Commissione, a tre anni, parte dal presupposto che i tre anni sono intanto il termine massimo entro il quale deve essere completata la pratica e rilasciato il condono. Tenete conto che allo stato attuale ancora non sono concluse tutte le pratiche relative al condono del 1985, ce ne sono ancora svariate centinaia.
Vorrei però sottolineare lo spirito che ha portato a questa norma, compreso l’allungamento a tre anni, che sposta il tiro, cercando di salvaguardare gli interessi del cittadino, in quanto si cerca di responsabilizzare l’amministrazione, non si sceglie né il silenzio-assenso né il silenzio-rifiuto per i motivi che ha già detto l’assessore questa mattina. Si sceglie la strada che dice all’amministrazione: “vi allunghiamo il tempo, ma in quel tempo dovete farlo, pena il commissario ad acta, a vostre spese”, che è un’ulteriore tutela per il cittadino, perché sapete che il ricorso al Tar è costoso. Il commissario ad acta è invece un diritto che gli viene concesso, a spese dell’amministrazione che è inadempiente nell’ambito dei tre anni, quindi viene inserito come ulteriore tutela per il cittadino richiedente.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 47.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 48. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 49. Ritirato.
Emendamento n. 50. E’ identico al 51, quindi procediamo a una sola votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 52. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. L’articolo ha comportato un’ampia discussione e penso che sia giusto e doveroso sottolineare anche il contributo venuto dalle categorie, dalle associazioni. Basta leggere quali sono le responsabilità di chi presenta la domanda. Tutte le osservazioni che abbiamo evidenziato con i nostri emendamenti in Commissione sono state accolte, per questo motivo votiamo a favore dell’articolo.

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 6 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 7. Emendamento n. 53. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 54. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’art. 7. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Ci eravamo lasciati in Commissione con l’impegno di approfondire questo articolo che è molto delicato. Da quanto leggo, non c’è stata alcuna proposta, quindi bisogna che dica all’aula — lo doveva fare lei, presidente Tontini, o l’assessore — ciò che riguarda l’articolo 7. Penso che sia opportuno leggerlo, in modo che prendiamo tutti coscienza di questo articolo che è molto delicato e su cui chiedo la massima attenzione, perché riguarda direttamente qui cittadini che hanno già presentato una domanda di condono in passato. Cosa debbono fare oggi e a cosa andranno incontro se domani ripresenteranno o non presenteranno più una domanda di condono? Un cittadino che sei mesi fa si è autodenunciato in Comune facendo una dichiarazione di condono in base alla legge nazionale e oggi non rientra nella legge regionale, cosa deve fare? Non è il semplice fatto di far decadere la domanda, perché il sindaco, a nostro avviso, deve automaticamente denunciare quel cittadino che si è a sua volta autodenunciato. Come un cittadino deve comportarsi nei confronti della civica amministrazione? E come un sindaco deve contenersi di fronte a un cittadino che si è autodenunciato e non ripresenti più domanda di condono edilizio qualora non rientri in questa legge?

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI. Il mio voto è contrario. A mio parere è una facoltà che in questo momento il Consiglio si prende, di non rendere valide le domande pendenti, ma è chiaro che rispetto ai termini della norma così come viene definita si creeranno una serie infinta di problematiche. Sarebbe stato molto più facile dire che sino alla sentenza della Corte costituzionale era possibile far salve le domande, sia dal punto di vista penale che amministrativo. Da quando era uscita la legge nazionale alla sentenza della Corte costituzionale, salvo le domande; dal momento in cui veniva fatta la conversione in legge, vigeva questa legge.
Questo può provocare un contenzioso costituzionale non secondario. Facciamo il caso di un proprietario che ha presentato la domanda prima con volumetrie superiori a quelle che il Consiglio regionale ha ritenuto di votare: si troverebbe nella condizione di non presentare la domanda, con il dovere del sindaco di denunciare la questione, qualora una domanda venga ritirata. E’ difficile che un atto formalmente depositato possa immediatamente scomparire. Qualora l’atto non venisse ripresentato, cosa scatterebbe? Sono fatti salvi gli effetti penali, gli effetti amministrativi no, quindi creiamo un problema non secondario. La norma, come scritta, sembrerebbe di leggero buon senso, ma in verità è molto intrigante. La questione non finisce lì, perché poi scattano immediatamente le sanzioni amministrative. Sarebbe stato molto più facile dire “fatte salve le domanda”, ma così non si è voluto fare, quindi credo che un contenzioso si creerà.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D’Ambrosio.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Vorrei solo rassicurare il consigliere Cecchini, che mi pare che sul punto abbia le idee chiare, nel senso che la responsabilità viene salvata, perché quando le leggi sono diverse si applica sempre la più favorevole al reo, che nella filosofia della legge in merito al punto di vista amministrativo è meglio il testo come scritto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 7.

Il Consiglio approva

Gli articoli 8 e 9 sono soppressi. Ora abbiamo degli emendamenti che propongono l’introduzione di nuovi articoli.

Ottavio BRINI. Presidente, in Commissione noi abbiamo presentato emendamenti per sopprimere gli articoli 8 e 9. Vogliamo ringraziare la Commissione per avere accolto i nostri emendamenti, sopprimendo tali articoli, checché ne dica D’Angelo. Lui si arrabbia perché i suoi emendamenti sono stati respinti, noi ringraziamo perché i nostri emendamenti sono stati accolti.

PRESIDENTE. Emendamento n. 55. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 56. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Per l’economia dei lavori e visto anche l’andamento di questa prima votazione sull’emendamento 55 prendo la parola, facendovi risparmiare tempo dopo, dicendo che prendo atto che sugli emendamenti proposti dall’Udc, che riguardavano i piccoli abusi fatti per problemi di estremo disagio e per persone che ne hanno bisogno, le attività agricole e artigianali — riduzione dell’oblazione oneri concessori — la maggioranza non è favorevole. Questo è il motivo per cui noi votiamo contro questa legge.
Dato che il Presidente D'Ambrosio c’era, voglio ricordare che abbiamo partecipato a un convegno su La Pira ove non il Presidente D'Ambrosio ma altri esponenti istituzionali hanno pronunciato dei giudizi, in buona fede, ma che testimoniavano l’assoluta ignoranza sull’azione di La Pira, sulla “forzatura sociale” di alcune norme. Qui si poteva fare una “forzatura sociale” senza ledere i diritti di alcuno e rispettando anche quello che diceva D’Angelo. Prendo atto che non c’è stata la necessaria attenzione, non facciamo ulteriori polemiche e su questo annuncio il voto contrario dell’Udc.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 56.

Il Consiglio non approva

Carlo CICCIOLI. Chiedo la verifica.

PRESIDENTE. Pongo nuovamente in votazione l’emendamento n. 56.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 57. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione la dichiarazione d’urgenza.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la prosecuzione della seduta.

Il Consiglio approva

Passiamo alla votazione della proposta di legge. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Noi riteniamo che il testo, così come emendato in aula è un cambiamento parzialmente favorevole rispetto alla proposta della Giunta. La proposta della Giunta è stata notevolmente cassata, ridimensionata in senso favorevole ai cittadini, però riteniamo egualmente insufficienti le modifiche.
Parlo di una regione che è amministrata in maniera bipartisan, il Lazio. Come tutti sanno il Comune di Roma è gestito dal centro-sinistra, la Regione Lazio è gestita dal centro-destra. La Regione Lazio ha un atteggiamento, confortato dall’incontro con il Comune di Roma, molto più aperto di quello che viene registrato in quest’aula consiliare, quindi tenendo presente che alcuni emendamenti essenziali, che tra l’altro non sono stati elaborati dai partiti di opposizione ma dalle categorie — Confartigianato, Confindustria — dai collegi professionali dei geometri, dall’ordine degli ingegneri e che raccoglievano un serie di istanze molto limitative e pratiche rispetto alle istanze che potevano essere eccedenti secondo alcuni, inserite nella legge nazionale di condono, credo che in quest’aula ci sarebbe dovuto essere un atteggiamento di maggiore apertura. Il rifiuto degli emendamenti ci porta a dire che non possiamo condividere questa legge, quindi voteremo contro; che riteniamo che dal punto di vista politico ci debba essere estrema chiarezza; che la nostra regione paga un prezzo abbastanza alto per la non considerazione finanziaria rispetto alle risorse disponibili, perché questa legge passa sicuramente attraverso misure finanziarie per andare incontro alle esigenze degli enti locali, però non è accettabile che in questa regione da una parte si dica di rispettare l’ambiente, poi non si fa caso alla situazione ambientale che c’è nel nodo stradale di Torrette — questo è ambiente, quanto piccole misure di condono su piccoli abusi edilizi — e dall’altra parte è stato calcolato che vivere e risiedere nelle Marche costa molti euro in più rispetto alla residenza nella città di Roma. In particolare un funzionario dello Stato che risiede nelle Marche, che provvisoriamente si è spostato a Roma, ha calcolato che risiedere a Roma, spostando la residenza, costa molto meno che stare nelle Marche. Nel suo caso, essendo un alto funzionario, 350 euro al mese di differenza. Iniziamo quindi a considerare tutte queste cose e anche gli errori di gestione che si fanno nell’amministrazione e nella legislazione di questa regione.
Per questi motivi questo è un atto abbastanza importante, che non può essere di conflitto tra Governo centrale e Governo locale. E’ una legge per i cittadini, che è qualcos’altro, non è una schermaglia polemica e su questo noi riteniamo di dare un giudizio negativo e come gruppo An voteremo contro la proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Chiedo scusa per quanto avvenuto in precedenza, ma ritengo che per chi fa politica guidata da ideali e non da interessi di consenso elettorale, possa essere una giustificazione.
Noi, come verdi riteniamo che questa legge sul condono, in parte va a tamponare il decreto legge governativo riducendo le possibilità di condono, quindi va dato atto alla Giunta regionale di avere in qualche modo ridimensionato la portata del condono edilizio del Governo Berlusconi, però contestualmente dobbiamo dire che rispetto alla proposta di Giunta, poi passata in Commissione e oggi ulteriormente modificata in aula, c’è stato un peggioramento, ma dal nostro punto di vista, cioè dal punto di vista dell’interesse dei cittadini che non hanno commesso abusi, dell’interesse della salvaguardia ambientale. Ritengo che avere aumentato la volumetria sanabile rispetto alla prima proposta di Giunta sia un peggioramento e una contraddizione di questa maggioranza, per una Regione che aveva legiferato non molti mesi fa contro l’inapplicabilità del condono edilizio governativo sul territorio regionale, quindi mentre veniva fatta questa legge, poi, in contraddizione, si è cercato di allentare le maglie della possibilità di limitare il condono solamente a quei casi di piccoli abusi o comunque di abusi legati alla necessità. Gli abusi legati alla necessità non sono 75 metri quadri, perché in questo modo viene condonato un appartamento. Ribadisco che io vivo in un appartamento inferiore a 75 metri quadri.

Gilberto GASPERI. Sei da solo, è normale...

Pietro D'ANGELO. Vorrà dire che voi abitate tutti in appartamenti più grandi.

Gilberto GASPERI. Ma se siamo in tre, è normale.

Pietro D'ANGELO. Vorrà dire che io sono un morto di fame, Gasperi.
Con questa legge si è aperta la possibilità di condonare appartamenti estendere il condono agli insediamenti non residenziali, non limitare la possibilità di condono a quei casi forzati. L’emendamento presentato dal sottoscritto sulla non possibilità di ammettere a sanatoria gli abusi che hanno usufruito di finanziamenti pubblici non penso che sia una cosa scandalosa. Ritengo che avere rigettato tutti gli emendamenti presentati dai verdi non costituisca un elemento di qualificazione della legge.
Consentitemi di riparlare del “colpo di mano” dell’emendamento Favia. Ho sentito con queste orecchie in Commissione — potete andare a rileggervi le trascrizioni delle audizioni — gli esponenti degli enti locali dire “noi siamo preoccupati sul condono di 75 metri cubi nei centri storici, perché questa volumetria potrebbe snaturare il centro storico”. Queste sono state le affermazioni. Con l’emendamento Favia, addirittura oggi si fa passare nei centri storici non solo i 75 metri cubi legati agli abusi residenziali, ma — udite, udite! — si dà la possibilità di sanare sino a 100 metri quadri di abusi non destinati a zona residenziale. Ma come è possibile? Nei centri storici volete condonare abusi di 150 metri cubi, che sono circa 50 metri quadri?
Quindi ritengo che questo sia un insulto alla ragione: sanare abusi non destinati a residenza nei centri storici.
Dopo tutto questo discorso fatto e dopo avere ascoltato gli interventi del centro-destra, ribadisco sempre di più la lontananza politica, di anni luce, dei verdi da questa filosofia amministrativa, con tutte le preoccupazioni che ci legano al centro-sinistra, perché non crediate che sia rose e fiori convivere in un condominio dove quello che ha l’appartamento più grosso ci butta addosso tutto il resto e ce lo fa digerire. Però, se mi consentite, rispetto alla filosofia che avete dimostrato su questa legge, non ci sono dubbi sulla collocazione politica, con tutte le situazioni di conflittualità che ci sono tra verdi e centro-sinistra. Permettetemi di dire che siamo su pianeti completamente diversi.
Ribadisco qui che nulla ci accomuna a questa filosofia e annuncio che, pur prendendo atto che questa legge regionale va a tamponare i contenuti del decreto legge governativo, strada facendo c’è stato un peggioramento, dal nostro punto di vista, dei contenuti della prima stesura della Giunta e per questo motivo non possiamo che votare contro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Nell’intervento iniziale dicevamo, per motivi opposti a quelli di D’Angelo, eravamo contrari a questa legge, adesso dobbiamo dire che non siamo più contrari. Noi prendiamo atto, a differenza di quello che ha detto il consigliere D’Angelo, che questa legge è migliorata, grazie al lavoro svolto in Commissione da tutti i commissari, grazie alla buona volontà dell’assessore. Soprattutto è migliorata perché non va a danno dei cittadini che ne hanno bisogno.
Noi siamo soddisfatti, perché abbiamo dato un importante contributo ad una importante legge, una legge molto attesa, molto sentita. Però il giudizio su alcuni articoli rimane negativo. Noi aspettavamo delle risposte importanti che non sono state recepite, come quelle sulle oblazioni, sul cambio di destinazione e anche per quanto riguarda il residenziale e le motivazioni che i nostri colleghi Giannotti e Trenta hanno dato nell’intervento.
Per questo motivo il gruppo di Forza Italia non può dare voto favorevole, ma dà un voto di astensione ad una legge che tutto sommato consideriamo buona. Avremmo voluto votare a favore assessore, ma la sua maggioranza non ce lo ha permesso. Prendiamo atto, ma ci asteniamo per i motivi che diceva D’Angelo.
Infine un invito a D’Angelo. In questo “condominio”, D’Angelo, fatti fare una stanzetta: se non ce l’hai, fai un piccolo abuso e fatti fare un condono anche tu, per avere una stanzetta più grande. Vedrai che conterai di più e starai più largo.
Noi ci asteniamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Intervengo per dire al collega D’Angelo che forse lui non si è accorto — qui convengo con quanto diceva il consigliere Brini — che questa legge ha avuto una modifica sostanziale rispetto a quella uscita dalla Giunta. Nel passaggio che c’è stato in Commissione, dove è stata votata all’unanimità, c’è stata la volontà di andare incontro a quelle tante esigenze che hanno coloro che sono proprietari. Però c’è una differenza: in questa maniera si penalizza la proprietà e si avvantaggiano i costruttori, perché la proposta uscita dalla Giunta parlava di indici di cubatura riferiti all’intero complesso, invece qui siamo passati agli indici di cubatura riferiti alla singola proprietà, cioè all’unità immobiliare. Se vado a sommare le singole unità immobiliari — 3, 5, 10, 50 appartamenti — e ci metto 50 metri quadri per ogni singolo appartamento, vado ad avere un complesso di cubatura notevolmente diverso e difforme, con dei vantaggi per alcuni.
Questa legge noi l’abbiamo combattuta e ognuno di noi ha vergogna a dire questa cosa, ma è la realtà. Sono ben contento, perché siamo andati incontro alle esigenze non dei grandi palazzinari ma dei singoli proprietari. E’ questo che forse è venuto a mancare in questa legge.
Gli immobili in Italia sono riferiti all’80% della popolazione, non esiste più la categoria dei poveri e quella dei ricchi, esiste una categoria di persone che dopo tanti anni di sacrificio, grazie alle leggi nazionali ha avuto la possibilità di avere una proprietà. E’ per questo che prima sostenevo la tesi che tenerli fermi per tre anni significava porre dei limiti al diritto di proprietà.
Per questo motivo sono ben concorde con il mio capogruppo, perché era sufficiente modificare due-tre norme senza irrigidirsi, tanto è vero che la grande situazione di disagio che si è venuta a creare, che il collega D’Angelo, nella sua simpatia, ha voluto rendere una sceneggiata, non tiene conto del fatto che il relatore di maggioranza aveva votato contro quella norma quando tutti gli altri avevano votato a favore. C’era cioè un’incongruenza, proprio perché non c’era assolutamente bisogno di andare a votare quell’emendamento. Pertanto io sto dalla parte sua, collega Tontini, però è un’incongruenza, perché non c’è stato un buon approfondimento.
Mi associo al collega Ciccioli e dichiaro il voto contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. Dopo questa lunga maratona che ci ha visto impegnati, credo che possiamo alla fine essere soddisfatti di un lavoro che parte da considerazioni generali e politiche che esprimono un giudizio negativo sulla politica nazionale dei condoni, ma che rispettosamente applica le leggi e la sentenza della Corte costituzionale. Una volta definiti i principi — su questo c’è già stata una battaglia di una certa consistenza, con risultati positivi che hanno portato alla sentenza della stessa Corte costituzionale — oggi ci troviamo a dare corso a quella sentenza, quindi a una scelta che non è stata nostra. Nostro compito è invece quello di risolverla ed affrontarla in termini più corretti e di uguaglianza per i cittadini.
Tutto l’iter di discussione, sia in Commissione che in quest’aula ha trovato il pieno e sincero accordo in tutti i passaggi, tra i lavori di questa maggioranza, della Commissione consiliare e della Giunta, nel cercare di accettare tutte le osservazioni che andavano nella direzione di rispondere al principio di fondo che la Giunta aveva scelto nel fare questa proposta, cioè rispondere positivamente alla domanda di piccoli abusi.
Ha detto bene l’assessore, questa mattina: la nostra regione è caratterizzata prevalentemente da piccoli abusi, con una parte anche di medi abusi. Non è una regione di grandi abusi. La Giunta e questa maggioranza hanno scelto di rispondere positivamente per quanto riguarda i loro compiti e le loro scelte politiche, ai piccoli abusi e l’hanno fatto accogliendo una serie di osservazioni che sono venute non da chissà chi o da chissà quali speculatori, ma in primo luogo da parte delle istituzioni, Comuni e Province che sono direttamente interessati, delle associazioni di categoria, del mondo degli ordini professionali i quali si sono confrontati su questa materia con un atteggiamento sgombero da una visione di interesse di parte, cercando di fare in modo che una legge che avevano già giudicato, nella proposta della Giunta, efficace, snella e semplice nell’applicazione, lo diventasse ancora di più, modificando alcune parti che potevano creare problemi.
La Commissione ha integrato e modificato la proposta della Giunta in alcune parti che sono state oggi oggetto di discussione. La discussione ci ha permesso di rendere chiare ed esplicite le differenze di posizione, in alcuni casi, tra la maggioranza e l’opposizione su questa materia nel merito degli emendamenti, anche qui con uno spirito costruttivo che ha fatto in modo che alcuni degli emendamenti, quelli che non andavano a incidere sullo spirito politico che ha animato questa proposta da parte della maggioranza, siano stati accolti.
E’ con questo spirito che questa maggioranza conferma il voto positivo, convinta di avere fatto una legge che va nella direzione non di creare problemi, ma di risolverne in questa regione.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Modesti.

Cataldo MODESTI. Intendo intanto ringraziare la Commissione consiliare e il Consiglio, perché nonostante la complessità e la delicatezza della materia, si è registrato un dibattito costruttivo che ha dimostrato una disponibilità reciproca, senza posizioni pregiudiziali da parte di alcuno e questo ha reso possibile approvare una legge che, al di là delle differenziazioni che ci saranno sul voto finale e al di là di differenziazioni, anche vivaci, su qualche singolo aspetto, nell’insieme rappresenta una buona sintesi, un buon equilibrio fra le esigenze che obiettivamente, su una materia come questa, erano e sono molto distanti.
C’è una complessità tecnico-giuridica, ci sono visioni politiche molto differenti e lontane tra la maggioranza e la minoranza su queste politiche ambientali, sugli aspetti del condono, ci sono forti motivazioni etiche e alla fine ci sono anche esigenze pragmatiche reali della realtà quotidiana che investono i cittadini marchigiani.
Questa legge, senza suscitare entusiasmi, ritengo possa essere la felice sintesi fra queste diverse esigenze e per questo dal mio punto di vista come assessore, che più di altri, per dovere d’ufficio, ha dovuto lavorare a lungo, con pazienza, su questa legge, esprimo una piena soddisfazione per il lavoro che insieme abbiamo svolto, dando una buona risposta alle esigenze della società marchigiana.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 20,00