Resoconto seduta n. 207 del 10/11/2004
La seduta inizia alle 10,50



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute n. 205 e n. 206 del 27 ottobre 2004.



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 266 in data 29 ottobre 2004, ad iniziativa del consigliere Cecchini, concernente: «Norme per l’elezione del Consiglio regionale e per l’elezione diretta del Presidente della Regione», assegnata alla Commissione Statuto in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 267 in data 8 novembre 2004, ad iniziativa dei consiglieri Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Grandinetti e Trenta, concernente: «Modifiche alla legge regionale 22 dicembre 2003, n. 25 concernente: “Ulteriori provvedimenti tributari in materia di imposta regionale sulle attività produttive, di addizionale regionale all’IRPEF e di tasse automobilistiche regionali», assegnata alla II Commissione;
— n. 268 in data 9 novembre 2044, ad iniziativa dei consiglieri Luchetti e Moruzzi, concernente: «Sviluppo della multifunzionalità nelle aziende agricole marchigiane», assegnata alla III Commissione.



Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n. 148 in data 29 ottobre 2004, concernente: “Programma triennale regionale aree protette (PTRAP) 2004/2006, art. 7 della l.r. n. 15/1994», assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 149 in data 5 novembre 2004, concernente: «Documento di programmazione economica e finanziaria regionale (DPEFR) 2005/2007», assegnata alla II Commissione in sede referente ed alle Commissioni I, III, IV, V e VI per il parere obbligatorio;
— n. 150 in data 4 novembre 2004, concernente: «Proposta di piano settoriale di intervento per la tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario triennio 2004/2006 ai sensi dell’art. 8, comma 1, della l.r. 3 giugno 2003, n. 12 concernente: “Tutela delle risorse genetiche animali e vegetali del territorio marchigiano», assegnata alla III Commissione in sede referente ed alla II per il parere obbligatorio.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 386 dei consiglieri Giannotti, Ceroni, Cesaroni, Brini, Grandinetti e Trenta: «Commemorazione caduti di Nassiriya»;
— n. 387 dei consiglieri Luchetti, Favia, Rocchi, Ricci, Procaccini e Franceschetti: «Situazione di disagio economico e sociale degli anziani».



Promulgazione leggi regionali

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha promulgato la legge regionale: «Norme sulla sanatoria degli abusi edilizi»



Emanazione regolamenti

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha emanato i seguenti regolamenti:
— «Disciplina dell’esercizio dell’ufficiale rogante della Regione»
— «Attuazione della l.r. 3 giugno 2003, n. 12 “Tutela delle risorse genetiche animali e vegetali del territorio marchigiano”»

Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Ciccioli, Favia e Romagnoli.



Commemorazione

PRESIDENTE. Libero Lucconi, che è stato consigliere regionale, si è spento all’età di 79 anni per un improvviso malore.
Tutti conoscono Libero Lucconi come un personaggio attivissimo del mondo economico, industriale ed artigianale. Pochissimi giorni fa gli fu conferito il suo ultimo riconoscimento come fondatore della Confartigianato.
Si era laureato a Firenze e sin da giovane ha affiancato il padre nella ditta di costruzioni di proprietà della famiglia. Lucconi ha dedicato tutta la sua vita al lavoro, alla politica e alle associazioni di categoria.
Eletto nel 1970, nel 1975 e nel 1980 consigliere regionale nella fila della Democrazia cristiana, perse la moglie tre anni fa.
Credo che questo Consiglio regionale, nel prendere atto con dolore di questa scomparsa, debba dedicare un minuto di raccoglimento al lutto che colpisce la famiglia Lucconi in primo luogo, alla quale provvederemo a inoltrare le condoglianze di tutto il Consiglio e che colpisce ogni consigliere che aveva avuto modo di conoscerlo, di lavorarci insieme e di giudicare la sua forte disponibilità e la sua forte attenzione alle problematiche sociali ed economiche della nostra regione.

(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio)



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull’ordine dei lavori, il consigliere Trenta. Ne ha facoltà.

Umberto TRENTA. A nome del gruppo di Forza Italia chiedo l’iscrizione d’urgenza della mozione 386, «Commemorazione caduti di Nassiriya».

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Chiedo l’iscrizione d’urgenza della mozione n. 387; «Situazione di disagio economico e sociale degli anziani».

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Credo che dovere di ogni istituzione sia quello di osservare il diritto alla verità delle cose. Questa mattina arrivando ad Ancona ho trovato riportata con molto risalto una notizia che mi si dice proviene da quotidiano locale, che ritengo una grande “marchetta propagandistica”: la notizia che la regione riduce le tasse, che è una cosa non vera e non è concepibile che si possa far passare in questa maniera una cosa non vera. E’ in atto una campagna di mistificazione, perché nel Dpefr non c’è, al di là di un riferimento generico, una proposta concreta di riduzione delle tasse. Questa notizia è fondata sul nulla. Ritengo quindi che sia doveroso dare una risposta ai marchigiani e chiedo l’iscrizione d’urgenza e la discussione immediata, come primo punto all’ordine del giorno, di una mozione del gruppo di Forza Italia già depositata da sei mesi in questo Consiglio con cui si chiede la restituzione ai marchigiani delle maggiori addizionali Irpef e le chiedo di mettere ai voti questa proposta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Vorrei parlare a favore della proposta di Roberto Giannotti, anche perché, a fronte di queste dichiarazioni un pochino affrettate, mi sembra giusto e necessario che da questo Consiglio provengano notizie certe, notizie che possono essere asseverate, che possono essere dibattute rispetto alla problematica fiscale. A questo aggiungo che è davvero inaccettabile che la Giunta, a fronte di testi che ci sono stati appena consegnati e che scrivono, dicono, offrono dati del tutto diversi come diceva Giannotti, possa invece prediligere la scorciatoia della comunicazione spesso inveritiera. E’ evidente che da questo punto di vista il comportamento della Giunta è completamente scorretto e la Giunta stessa dovrebbe riservarsi di procedere a queste comunicazioni solo dopo che gli atti ufficiali della Regione verranno approvati. Comunque non ci perderemo d’animo nel caso in cui, come ritengo, la mozione Giannotti non venga iscritta all’ordine del giorno, perché abbiamo varato una campagna per la restituzione dell’Irpef illegale, che sicuramente produrrà gli effetti che oggi voi cercate di negare, negando alla minoranza la possibilità di parlare di tasse e costringendola solo ad essere lettrice delle vostre elucubrazioni giornalistiche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Chiedo di anticipare, almeno subito dopo la proposta di legge regionale, la discussione della mozione 374 concernente l’inserimento di una disposizione transitoria e illegittima nello statuto della Comunità montana dei Monti Azzurro. Chiedo questo perché nelle nostre comunità montane sta succedendo di tutto, siamo nella più feroce anarchia, a causa della vacatio normativa della Regione Marche. Bisognerebbe quindi approfondire questo aspetto, perché dal pesarese all’ascolano sta succedendo tutto nelle nomine e negli statuti delle Comunità montane. Mi pare che sia abbastanza urgente, come sanno gli altri colleghi dell’entroterra.

PRESIDENTE. Ho quattro richieste di intervento sull’ordine del giorno odierno. Devo dirvi che per la mozione 386 e per la mozione 387, annunciate questa mattina, per le quali è richiesta l’iscrizione d’urgenza, c’è già una esplicita dichiarazione di accettazione da parte della Conferenza dei presidenti di gruppo, per cui metto in votazione congiuntamente l’anticipazione della discussione delle due mozioni, pensando di inserirle subito dopo la discussione della proposta di legge regionale, dopo le mozioni 378, 355 e 380.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di inserire al secondo punto dell’ordine del giorno la mozione n. 203.

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Presidente, chiedo la parola ai sensi dell’art. 35 del regolamento.

PRESIDENTE. Mi dica su cosa intende intervenire.

Roberto GIANNOTTI. Chiedo di fare una comunicazione di cinque minuti sul problema di cui ho parlato in apertura di seduta. Lei non può disattendere questa esigenza di chiarezza che dobbiamo ai marchigiani, quindi, ripeto, le chiedo di darmi la possibilità di parlare ai sensi dell’art. 35.

PRESIDENTE. Abbiamo fin qui modificato l’ordine del giorno accettando la discussione delle mozioni 386 e 387 ai punti 7) e 8) e abbiamo respinto la proposta di inserire la mozione.
Ora dobbiamo votare l’anticipazione della mozione 374 del consigliere Massi al punto 4).

Il Consiglio non approva

Dato che è oggi assente il consigliere Romagnoli, relatore della Commissione di inchiesta sui corsi formativi per l’imprenditoria femminile, il punto 2) dell’ordine del giorno è rinviato alla prossima seduta.



Comunicazioni dei consiglieri

PRESIDENTE. Ha chiesto di fare una comunicazione il consigliere Giannotti. Ne ha facoltà.

Roberto GIANNOTTI. Ribadisco la posizione che abbiamo espresso, che non è nuova, sulla quale il gruppo di Forza Italia ha costruito la propria posizione politica, che credo sia corretta. Non debbo tornare a richiamare la scelta grave fatta dalla Giunta regionale alcuni anni fa, di appesantire la fiscalità regionale attraverso l’introduzione di addizionali pesantissime, sia relativamente all’Irpef, che all’Irap, che al bollo auto.
Questa Giunta regionale ha costruito le proprie fortune politiche su questo ulteriore balzello che è stato imposto ai marchigiani, un appesantimento della fiscalità regionale che ha colpito in maniera indiscriminata le famiglie e le imprese. Tu puoi sorridere quanto vuoi, Agostini. Rimane il fatto che una buona parte delle famiglie marchigiane ha dovuto sostenere in questi anni una contribuzione fiscale maggiore di quella di altri cittadini marchigiani. Non a caso ieri il presidente della Regione Puglia, in un intervento citava le Marche e altre Regioni del centro-nord come quelle in cui l’imposizione fiscale è la più elevata rispetto al resto del paese. Se questo ha un senso per alcune Regioni che hanno, di contro, offerto ai cittadini servizi maggiori, ciò non è per le Marche, perché tutti sappiamo che l’aumento della pressione fiscale è derivato solo dall’esigenza di fare cassa, di rientrare rispetto ad una pesante situazione finanziaria. Noi abbiamo detto, in più di una occasione, un fallimento finanziario sul piano delle poste di bilancio, un fallimento finanziario legato alla lievitazione eccessiva delle spese per la sanità.
Rispetto a questo, oggi assistiamo a un tentativo tutto elettorale. Il Dpefr fa un richiamo generico a questo problema, dice che la Giunta ridurrà le tasse, ma non dice come, quanto ed è chiara la strumentalità. Avete fatto pagare le tasse ai marchigiani per tre anni e adesso pensate di ridurle nell’anno della scommessa elettorale. Questa è una cosa indegna sul piano politico. Per questo avevamo chiesto l’iscrizione d’urgenza di una mozione, per questo chiediamo che sia data via libera non tanto alla mozione ma alla proposta di legge che stiamo presentando ripetutamente — l’ultima volta una settimana fa — con la quale chiediamo una cosa chiara. Non ci interessa la disquisizione interna alla maggioranza su come devono essere impiegate le risorse che vengono ad essere risparmiate da una eventuale risoluzione, noi chiediamo che si restituisca ai marchigiani il maltolto, si ridia loro quello che impropriamente è stato prelevato e soprattutto chiediamo che si azzerino le addizionali Irpef e Irap, immediatamente e ci sia un atto che rimetta i marchigiani nella condizione degli altri cittadini del nostro paese.



Interrogazioni (Svolgimento):
«Insediamento di una Centrale turbogas nell’Alta Valle del Potenza» Grandinetti e Brini (1122)
«Costruzione Centrale turbogas in località Berta, Comune di San Severino Marche» Comi (1154)
«Turbogas di San Severino Marche» Procaccini e Martoni (1227)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le interrogazioni n. 1122 dei consiglieri Grandinetti e Brini, n. 1154 del consigliere Comi e n. 1227 dei consiglieri Procaccini e Martoni. Propongo di trattarle congiuntamente, in modo che l’assessore Modesti, che risponde per l’assessore Amagliani, possa dare una sola risposta, dopodiché tutti gli interroganti avranno diritto di replica, uno per ogni interrogazione.

Guido CASTELLI. Presidente, c’era prima l’interrogazione n. 1153. C’è l’impegno di trattarla comunque?

PRESIDENTE. Sicuramente. E’ stato un mio errore materiale.
Per la Giunta risponde l’assessore Modesti.

Cataldo MODESTI. In relazione alle tre interrogazioni, si rappresenta quanto segue.
Premesso che il procedimento amministrativo presso la Regione Marche per il rilascio del giudizio di compatibilità ambientale della centrale turbogas di San Severino Marche è attualmente in corso.
La Società proponente Tecnoplan dovrà trasmettere la documentazione di approfondimento richiesta dai soggetti coinvolti nel procedimento.
La documentazione richiesta riguarda anche approfondimenti specifici in ordine alle emissioni in atmosfera e il rumore, per i quali sono state richieste ulteriori indagini di rilevamento.
Tali approfondimenti si ritengono utili per completare il quadro delle informazioni necessarie per effettuare una valutazione sulla nocività dell'impianto.
Attualmente non esistono studi già elaborati nella Regione Marche per la valutazione delle emissioni di centrali turbogas..
La Ditta Tecnoplan srl di Roma ha presentato la domanda il 30.12.2003 e successivamente integrata il 24.6.2004 per l'autorizzazione alla costruzione e all'esercizio di una centrale a gas naturale della potenza di 370 megawatt ai sensi della legge 18 aprile 2002, n. 55 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto legge 7 febbraio 2002, n.7, recante “Misure urgenti per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale".
L'autorizzazione è rilasciata a seguito di un procedimento unico, al quale partecipano le Amministrazioni statali e locali interessate.
All'interno di questo procedimento si inserisce la procedura di valutazione di impatto ambientale (VlA) per il rilascio del giudizio di compatibilità ambientale.
Tale procedura di cui all'art. 6 della L.349/86 è di competenza del Ministero dell'Ambiente, sentita la Regione.
Il Servizio Progettazione OO.PP. e VIA si avvale per l'istruttoria tecnico scientifica dell'ARPAM e, sentiti gli Enti interessati, formulerà un parere sulla compatibilità ambientale dell'opera ed essendo un parere tecnico verranno valutati gli impatti di tale nuova opera su aria, acqua, suolo; il parere di competenza si esprimerà altresì sulla congruità dell'impianto di San Severino Marche agli strumenti regionali di programmazione, in particolare al Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR). Tale Piano è già noto alle Amministrazioni territoriali e ai soggetti portatori di interesse in quanto già adottato con D.G.R. n 991 del 3/8/2004 sottoposto alla fase di consultazione e osservazione già esaurita con pareri positivi
Il Piano Energetico, tra le parti di nuova programmazione energetica nel territorio marchigiano non prevede impianti della potenza pari al progetto proposto, rendendo così incongruente la proposta progettuale della centrale turbogas con il Piano di settore regionale.
Il Ministero delle Attività Produttive acquisito il giudizio positivo della VIA, che è condizione necessaria per procedere alla fase successiva, convoca una conferenza di servizi per l'approvazione del progetto e rilascio delle autorizzazioni.
In questa fase la Regione si esprimerà sulla richiesta di intesa con lo Stato attraverso la delibera di Giunta potendo quindi evidenziare ogni eventuale incoerenza con le scelte di programmazione regionale.
lì mancato raggiungimento dell'intesa Ministero delle Attività Produttive e Regione provoca la chiusura del procedimento.
La procedura mi pare estremamente chiara: nel omento in cui il piano energetico ambientale verrà approvato, la Regione Marche dovrà necessariamente non dare l’intesa al Ministero e quindi il tipo di centrale che si pensa di installare non potrà essere installata in quanto il Ministero non potrà procedere in mancanza dell’intesa della Regione.
Per l’interrogazione 1222 ha la parola il consigliere Grandinetti.

Fabrizio GRANDINETTI. L’ interrogazioni che sono giunte alla presidenza del Consiglio non sono motivate da ciò che dicono gli inglesi, cioè “non si tocchi il giardino di casa mia”, attuando una protezione campanilistica rispetto a un insediamento scomodo. Nel caso ci sono motivazioni più pregnanti, più importanti, più sostanziali. Anzitutto si andrebbe a installare una centrale turbogas in una località, come è stato detto, nella audizione di questa mattina del comitato di difesa ambientale, in posizione strategica, al centro di città d’arte che sono preziose. Si è parlato sempre di uno sviluppo sostenibile e diverso e oggi abbiamo la possibilità di trovarci una centrale turbogas. Inoltre lì ci sono coltivazioni biologiche di pregio, dunque si va a rovinare centri abitati, città d’arte e coltivazioni, gente che ha avuto il coraggio di tentare delle coltivazioni che non fanno male alla salute dei cittadini, quindi un’iniziativa encomiabile. C’è un’altra logica per cui non può essere installata in quella zona: non è possibile che ci siano dei distretti industriali da una parte, poi le centrali energetiche che servono al fabbisogno di questi distretti debbono essere ubicate in città che hanno vocazioni di altro genere: artigianale, turistica, agricola ecc.
Mi pare che l’assessore Modesti, in modo netto ha detto che, studiando bene il problema, la Regione possa bloccare il procedimento, però ci deve essere un piano energetico che lo permetta. Mi riallaccio allora, per brevità, senza fare un lungo discorso su questi problemi, che abbiamo già fatto nei dibattiti in zona, a quello che hanno detto le persone del comitato. Anzitutto ci hanno fatto notare che c’è bisogno di un emendamento alla bozza di proposta di legge relativa al piano energetico, che tranquillizzi, perché se si insinua una scappatoia in un articolo, magari c’è gente pronta a sfruttarla e ritengo questo un fatto fondamentale. Mi dispiace anche che il comitato abbia la bozza del piano energetico, ma questa è ormai una prassi decennale — che conosco fin dalla VI legislatura — e i consiglieri regionali, nemmeno quelli della Commissione preposta ancora non ce l’abbiano. Questo è un rispetto istituzionale a cui vi richiamo cortesemente.
Nell’audizione è stata detta, dalle persone che hanno preso la parola, un’altra cosa intelligente: fare presto. Se non esiste un piano energetico e non riusciamo a tirarlo fuori a grande velocità quest’anno, comunque entro la legislatura, è chiaro che l’ostacolo a chi vuole realizzare, installare questa centrale turbogas non esiste, non ci sono le motivazioni coerenti.
Qui non c’è un’opposizione pretestuosa al fatto che serve energia e ci debbano essere le centrali turbogas. Probabilmente le centrali turbogas devono essere ubicate vicino ai distretti che se ne giovano, e devono essere di più piccole dimensioni, senza recare danno ad alcuna zona. Però, chi se ne giova abbia onori ed oneri, perché noi che abitiamo in una zona che è abituata a tanti oneri e a pochi onori e non vorremmo quest’onere che poi si trasmette anche sotto l’aspetto della salute e del danno economico alla nostra agricoltura e alle nostre città, che male si sposano con le cave, le discariche e le centrali, perché sono città che hanno altre vocazioni. Detto questo e vedendo che c’è anche una sensibilità da parte dell’assessore che ben conosce il territorio, mi pare una presa di posizione piuttosto netta, quindi sono soddisfatto. Continuiamo quindi su questa via tutti insieme, perché è nostro interesse bloccare la cosa, in quanto non c’è alcuna ragione plausibile perché la centrale sia realizzata nel posto scelto, dove andrebbe ubicata secondo il progetto.
Non dimentichiamoci che c’è anche un business, perché quando non giova ai cittadini, io penso che le cose giovino ad altre persone. Siccome sono abituato a parlare chiaro perché i cittadini mi investono di questa carica e di questo ruolo, indaghiamo anche sulle motivazioni che portano a queste realizzazioni che determinano caos nelle nostre popolazioni, non supportate da ragioni consistenti di sviluppo del nostro territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Comi per dichiararsi soddisfatto o meno rispetto alla sua interrogazione.

Francesco COMI. Questa interrogazione, che avevo depositato a luglio e che oggi rischia di essere poco attuale, mi consente di fare alcune considerazioni.
Anzitutto un giudizio di soddisfazione per l’impegno chiaro della Giunta, dell’assessore, anche dell’assessore Amagliani che è assente, perché hanno oggi assunto un impegno politico chiaro: quello di negare, quando si arriverà a questa fase del procedimento, l’intesa al Governo nella possibilità di realizzare la centrale turbogas. Da questo punto di vista le comunità che si sono interessate all’evento, che lo hanno seguito con grande dedizione, con grande impegno — mi riferisco ai Comuni, ai sindaci, al comitato — possono avere un riconoscimento effettivo per il lavoro svolto. La Regione Marche ha assunto un impegno chiaro e inequivocabile. La strada che abbiamo iniziato a percorrere, trainati dalla mobilitazione delle comunità, è ancora una strada lunga e tortuosa, che avrà un approdo chiaro quando definiremo il piano energetico regionale, che sarà un’occasione di sviluppo per la regione e potrà esserlo ancora di più se nella chiarezza scriveremo alcuni passaggi, anche recependo alcune istanze e facendo giustizia rispetto ad alcuni rischi che potremmo altrimenti correre.
Ritengo pure che questa interrogazione abbia suscitato qualche imbarazzo politico. Questo lo dico, perché quando fu proposta l’interrogazione, ricordo che al di là dell’impegno della Giunta regionale e di alcuni consiglieri, la gran parte dei consiglieri regionali, soprattutto alcuni di quelli che mi hanno preceduto, non erano intervenuti, forse nell’imbarazzo di un sindaco e di un’Amministrazione che avevano sostenuto e accolto con determinazione la proposta a costruire nella propria città la centrale turbogas. Solo quando la Giunta e alcuni uomini di questa maggioranza, hanno assunto chiaro l’impegno a dire no all’intesa con il Governo, allora si sono affrettati tutti a recuperare il terreno perduto e a stringere la mano ai comitati, ai sindaci che invece, con grande impegno, avevano fatto una battaglia per difendere la vocazione naturale del loro territorio.
Quindi ritengo che questo sia il risultato soprattutto di quelle comunità e dei loro rappresentanti.
Do atto alla Giunta di avere assunto un impegno chiaro e credo che nel futuro, oltre che definire il piano energetico, ci dovremo anche attrezzare per effettuare tempestivamente studi per valutare le ipotesi di immissioni che ci sono nel territorio, quindi attrezzarci, anche con l’Arpam, per poter dare risposte concrete e tempestive ai quesiti che vengono posti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini relativamente all’interrogazione n. 1227.

Cesare PROCACCINI. Alcune brevi considerazioni, perché i colleghi e soprattutto la relazione dell’assessore Modesti, hanno messo in luce il problema nella sua interezza, anche dal punto di vista procedurale e tecnico. Qui non si tratta di esprimere una difesa campanilistica, perché secondo noi tutte le autorizzazioni di questo tipo — centrali turbogas di grande produzione — vanno inquadrate in una seria e rigorosa programmazione nazionale e regionale e non lasciate allo spontaneismo dei privati o del mercato. Solo all’interno di una programmazione sulle effettive necessità energetiche si possono prevedere rapporti seri con le comunità, in cui possono insistere questo come altri impianti. Una programmazione seria non rilascia autorizzazioni per la costruzione di centrali turbogas in aree agricole, turistiche ed urbane. Se si insiste su una strada sbagliata come quella della richiesta che vuole costruire una turbogas nel comune di San Severino Marche si fa una cosa contro il territorio, non per il territorio, si piegano le esigenze del mercato all’assetto del territorio medesimo. Quella zona, molti la conoscono, è caratterizzata come tra le più interessanti delle vallate delle Marche, quella del fiume Potenza, ricca di castelli. Infatti, contro la costruzione della centrale si sono espressi diversi enti, associazioni e cittadini ed anche la Provincia di Macerata, ma in particolare si sono espresse le associazioni degli agricoltori. Gli agricoltori vanno ascoltati, in modo particolare perché l’Ue, nelle sue recenti direttive conferisce proprio a loro, agli agricoltori stessi, precise deleghe per la salvaguardia del territorio.
In conclusione, si debbono evitare situazioni di fatto, come già avvenuto nei decenni scorsi; situazioni di fatto che hanno determinato la produzione di energia nel nostro paese e nelle Marche. L’Italia è l’unico fra i paesi al mondo che delega la produzione dell’energia, quasi in maniera totale, ai privati. Questo è un gravissimo errore strategico. A questo punto bisogna approvare il piano energetico. Occorre che i Comuni di San Severino, Pollenza, Treia e Tolentino vadano ascoltati. Secondo noi la Regione deve esprimere parere negativo, perché il problema non è solo scientifico ma anche politico, di programmazione. Occorre privilegiare fonti alternative quali, ad esempio, l’eolico, le nuove costruzioni che devono essere quelle industriali provviste, ad esempio, di pannelli solari, privilegiare il fotovoltaico e ricondurre ad una programmazione seria la produzione tradizionale di turbogas e di altre fonti non rinnovabili all’interno di seri strumenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Ringrazio il Presidente che mi ha dato l’opportunità di intervenire, perché il collega Grandinetti è entrato nel merito dell’interrogazione. Vorrei fare semplicemente una raccomandazione: un invito al presidente della Commissione Tontini, affinché dalla prossima seduta della Commissione, porti al primo punto il piano energetico ambientale, in quanto in una lettera che ci è stata consegnata da parte di Legambiente, sembra che da 3-4 mesi giri questa bozza della Giunta e in Commissione ancora non abbiamo avuto la possibilità di affrontarla e di discuterla, perché da tutti gli interventi fatti emerge che il nodo da sciogliere definitivamente riguarda il piano energetico ambientale.
Quindi la raccomandazione all’assessore che trasmetta l’atto alla Giunta, in modo che fin dalla prossima Commissione affrontiamo questa delicatissima problematica.





Interrogazione (Svolgimento): «Regolamento CE n. 1257/99 – PSR misura B “Insediamento i Giovani Agricoltori” – Bando DGR 536/01 e successiva condotta della Regione Marche in relazione ai diritti dei soggetti compresi nella graduatoria unica regionale» Castelli (1153)

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1153 del consigliere Castelli..
Per la Giunta risponde l’assessore Agostini.

Luciano AGOSTINI. In relazione all’interrogazione presentata dal consigliere Castelli rispondo quanto segue.
In riferimento alla problematica posta con l'interrogazione indicata in oggetto si ritiene di evidenziare, in primo luogo, il fatto che il procedimento di concessione di contributi, aperto con la pubblicazione del Bando, di cui alla Deliberazione n. 536/20Ol, si è concluso con il Decreto n. 683 del 21 ottobre 2002 dell'allora Servizio Agricoltura, con il quale è stato concesso l'aiuto previsto dalla Misura "B" del PSR Marche, premio per il primo insediamento giovanile) ai titolari delle domande collocate in graduatoria fino alla posizione n. 411.
Infatti, alla stregua di quanto si verifica per tutte le altre misure, le posizioni della graduatoria successive all'ultima utile al finanziamento non danno né titolo, né diritto all'aiuto; questo è stato evidenziato nel Bando di cui alla Deliberazione di Giunta n. 536/2001, nonché nell'atto di approvazione della graduatoria e comunicato, con specifica nota, a tuffi gli interessati.
Con la Delibera n. 472 del 27 aprile 2004, è stata, quindi, aperta una nuova procedura di accesso ai benefici della Misura "B" del PSR, rivolta a coloro che avevano presentato domanda in occasione del bando approvato con la citata D.G.R. 536/01, per offrire, a quanti di essi fossero nelle condizioni previste dal Regolamento comunitario di riferimento, il n.8 17/2004, ex 445/2002, una nuova opportunità.
Il dispositivo della citata DGR n.472/'04 infatti recita testualmente: "liquidare in conformità a quanto stabilito al riguardo dalla normativa comunitaria di riferimento il premio per il primo insediamento giovanile in agricoltura. agli aventi titolo inseriti nella prima graduatoria unica regionale...."
Come evidenzia il Decreto n. 397 del 23 luglio 2004, del dirigente del servizio sviluppo e gestione delle attività agricole e rurali (e non più servizio agricoltura, a seguito della riorganizzazione delle strutture della Giunta Regionale in attuazione della l.r. 20/200l), a cui il collega interrogante fa riferimento, la definizione di insediamento discende dal comma 2 dell'art. 4 del Reg. CE n. 817/2004, ex Reg. CE n.445/2002 che recita: "Per quanto riguarda le conoscenze e competenze professionali, la redditività economica ed i requisiti minimi in materia di ambiente, igiene e benessere degli animali- può essere tuttavia fissato un termine non superiore a cinque anni dall’insediamento . ...; quindi emerge chiaramente che l'insediamento è condizione diversa dai requisiti di ammissibilità all'aiuto.
Tale impostazione risulta anche confermata, sul piano tecnico, dal parere del Servizio Legislativo (prot. n. 25636 del 18 giugno 2004) che, al riguardo, fa presente che mancando nella normativa regionale e nazionale la definizione di insediamento non è possibile desumerla dagli atti amministrativi intervenuti (leggasi Bando di cui alla DGR n. 456/2001) per cui "occorre applicare il criterio di insediamento desumibile dalla normativa comunitaria interessata, che appare quello dell’inizio effettivo dell attività.", come indicato in precedenza.
Inoltre, si ritiene opportuno sottolineare che il Piano di Sviluppo Rurale, approvato dal Consiglio Regionale con D.A. n. 103/2003 e D.A. n. 130/2004, quest'ultima successiva alla Decisione della Commissione Europea n. 1656 del 22 aprile 2004, nel paragrafo riferito alle condizioni di ammissibilità, a cui si riferisce il collega consigliere riporta, appunto, ai punti 1 e 2, i requisiti richiesti per accedere al premio e non la definizione di insediamento, e all'ultimo comma, in conformità alla normativa comunitaria richiamata in precedenza, prevedendo la deroga temporale per acquisirne alcuni, conferma che l'insediamento è status diverso dal possesso di tutte le condizioni che legittimano l'erogazione dell'aiuto.
Sempre l'atto approvato dal Consiglio Regionale dà, invece, la definizione di insediamento al successivo paragrafo: "Descrizione dell'intervento", quando recita che: "sono concessi aiuti per l'insediamento dei giovani agricoltori quando questi assumono la titolarità o contitolarità dell impresa" - e la titolarità non è altro che l'insediamento dal momento che l'atto continua dicendo - "che dovrà comportarne la responsabilità o corresponsabilità giuridica sia sotto il profilo civile che sotto il profilo fiscale" ed esplicita la cosa con l'apertura della Partita IVA.
In considerazione di ciò, emerge, dunque, che il decreto n. 397/2004 del SAR (è la sigla del servizio competente) risulta perfettamente consequenziale e coerente con il Piano di Sviluppo Rurale approvato dal Consiglio Regionale e conforme al Regolamento Comunitario di riferimento..
Venendo al secondo punto dell'interrogazione, il dispositivo del citato Decreto n. 397/2004 ha esplicitato che la Deliberazione n. 472/'04 rappresenta la decisione individuale di riconoscimento dell'aiuto in quanto:
a) assegna le risorse finanziarie per la concessione dell'aiuto previsto dalla Misura;
b) identifica i soggetti che possono accedervi, cioè: "in conformità a quanto stabilito al riguardo dalla normativa comunitaria di riferimento, gli aventi titolo inseriti nella prima graduatoria unica regionale".
Un'eventuale alternativa avrebbe potuto essere solamente il Decreto di riconoscimento dell'aiuto, successivo allo stesso DDS n. 397/2004, che, però, avrebbe pregiudicato la possibilità di accesso al premio per altri giovani dal momento che il comma 1 dell'art. 5 del Regolamento CE ex 445/2002 confermato dal comma 1 dell'articolo 4 del Regolamento CE n. 817/2004 recita: "Le condizioni previste dall'articolo 8, paragrafo i del Regolamento CE n. 1257/99 , prima delle quali è il non aver ancora compiuto i 40 anni di età "devono sussistere alla data di adozione della decisione individuale di concedere il sostegno.
Com'è facilmente comprensibile, per quanto detto in premessa, la decisione individuale non poteva, quindi, assolutamente ricondursi:
- alla comunicazione individuale di ammissione, in quanto con questa era stato espressamente precisato che il diritto all'aiuto, nei limiti della dotazione finanziaria della Misura, era limitato alle sole posizioni utili al finanziamento;
- neppure all'approvazione della graduatoria di allora, in quanto anche tale atto concludeva il procedimento di concessione dell'aiuto facendo riferimento al limite delle disponibilità finanziarie.
D'altro canto la normativa comunitaria di riferimento, più volte citata in precedenza, sancisce, in modo inequivocabile, che l'aiuto può essere concesso entro dodici mesi dal momento dell'insediamento: pertanto, ogni altro modo di procedere, diverso da quanto formalizzato dal DDS/SAR n.397/2004 risulterebbe improprio e, oltretutto, sarebbe passibile di rettifica finanziaria, da parte della Commissione Europea, fino alla totale revoca delle risorse assegnate.
La possibilità di riconoscere l'aiuto ai giovani della prima graduatoria, che restano oramai fuori o per aver superato il limite di età o per aver proceduto all'insediamento prima dei 12 mesi stabiliti dalla normativa europea, risulta impraticabile anche con risorse proprie. Infatti, come noto, le disposizioni comunitarie in materia di regimi di aiuto vietano, per interventi equivalenti, di adottare procedure diverse rispetto a quanto previsto nell'ambito del sostegno allo sviluppo rurale a cofinanziamento FEOGA.
Al fine di esperire un ulteriore tentativo, con il Decreto del Servizio SAR n. 510/2004 sono stati sospesi i termini istruttori del procedimento per le domande che non risulterebbero conformi alle disposizioni di riferimento, in attesa di un riscontro formale da parte degli uffici della Commissione Europea al parere ufficialmente richiesto sulla problematica.
Nonostante ci sia il pieno convincimento della correttezza e della legittimità della procedura adottata si ha la piena consapevolezza della delusione che può essersi determinata nei giovani agricoltori di quella graduatoria, alimentata oltretutto da forze sociali e politiche, perché in relazione a quanto avvenuto nel periodo di transizione tra il precedente periodo di programmazione ed il PSR, quando è stato possibile liquidare, con le risorse del PSR, le domande presentate ai sensi del regolamento Ce n. 797/97, si sono alimentate aspettative, nonostante regole chiare e puntuali.
Allora, infatti, si era in presenza di atti giuridicamente Vincolanti per l'amministrazione (Decreti di finanziabilità delle domande) e, soprattutto, di uno specifico Regolamento CE, il 2603/'99, che autorizzava quanto attuato.
E' possibile che il Bando del 2001 di cui alla DGR n. 396/200l dovendo compendiare anche la situazione di passaggio ed, in ogni caso, essendo contestuale alla procedura di liquidazione di domande del precedente periodo, abbia dato adito ad un'interpretazione non sufficientemente approfondita ma il PSR, ed i Regolamenti Comunitari sottesi rappresentano precisi e primari riferimenti a cui è doveroso ricondursi.
Da ultimo, al fine di fugare le "ombre" e le "nubi" che nell'ultima parte della premessa dell'interrogazione si vorrebbe mettere sullo sfondo, legando la DGR n. 472 del 27 aprile u.s. alla celebrazione delle elezioni, si ritiene Opportuno:
- informare che nel precedente mese di marzo la Giunta aveva esperito un primo forte, tentativo di trattativa con la Commissione Europea, con specifica missione a Bruxelles, al fine di ottenere l'autorizzazione per adottare un intervento di interpretazione ampia ed estensiva della norma;
- sottolineare che la Dgr n. 472/2004 è stata adottata subito dopo la Decisione della Commissione europea di approvazione del PSR Marche (la Decisione è del 22 aprile e la DGR del 27 aprile) (in presenza, cioè, delle risorse necessarie) al solo scopo di renderla proficua per il maggior numero possibile di giovani (evitando, appunto che altri perdessero il requisito dell'età o quello dell'insediamento);
- con DGR n. 754 del 10 giugno 2004 si è intervenuti ulteriormente sulla questione, dovendo prendere atto del fatto che per la Commissione Europea (è stato l'esito di un incontro con i funzionari della Commissione) non risultava possibile riconoscere all'atto di approvazione della prima graduatoria unica della Misura B il valore di decisione individuale di concessione dell'aiuto.
E' stato quindi portato avanti un intenso lavoro per cercare di risolvere al meglio la questione e non si è assolutamente utilizzata la problematica a fini elettorali come, invece, vorrebbe far intendere il collega Castelli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli, per dichiararsi soddisfatto o meno.

Guido CASTELLI. Mi riservo di esaminare con più attenzione la complessiva e complessa risposta dell’assessore Agostini, ma ritengo che migliore risposta alla sua ricostruzione dei fatti ce l’abbia data — non me ne voglia — il presidente della III Commissione, che proprio a margine di una audizione con l’assessore Agostini e il dott. Bisogni per quanto riguarda il Psr e la Pac, ha avuto a dichiarare che “per quanto riguarda i giovani c’è stato qualche errore, in particolare nel promettere che era possibile finanziare una graduatoria del 2002 che era esaurita, che era chiusa”. Sicché la ricostruzione dell’assessore Agostini, che sarà oggetto di una valutazione attenta, sicuramente ai più, anche al collega Avenali, sicuramente a me, sembra difettare sotto diversi punti di vista. Anche perché il dato che appare più evidente nella ricostruzione dell’assessore Agostini, è quello che viene espresso e denunciato proprio all’inizio della sua risposta, nel momento in cui sostiene che nel 2002 già si era registrata una sorta di cesura netta rispetto all’esito dell’inserimento nella graduatoria unica regionale. Questo non è vero, proprio perché è stata la delibera 27.4.2004, la stessa delibera incriminata a esprimere con chiarezza che ancora nell’aprile 2004 vi era il rifinanziamento di quella graduatoria, di quella unica graduatoria e soprattutto si andava a intervenire su una sequenza procedimentale tanto aperta da far assumere quella delibera addirittura come decisione individuale. Quindi ci corre l’obbligo di evidenziare preliminarmente che erra l’assessore Agostini nella parte in cui dice “era tutto già chiuso nel 2002”. Non è così, lo dice la Regione, lo dice la Giunta, lo dicono i successivi atti che addirittura intervengono nel 2004 sulla stessa sequenza procedimentale. Si tratta di una vicenda penosa, per il semplice motivo che quella delibera del 27 aprile 2004 ha tutte le caratteristiche di un impegno formale, sostanziale e finanziario, che viene propalato e distribuito a 619 giovani agricoltori delle Marche, che dal 2002 si erano fatti notificare, avevano visto la notifica di una comunicazione di ammissibilità ad un finanziamento, che tuttavia non poteva essere materialmente erogato per ragioni di carenza finanziaria.
E allora, come definiamo l’atteggiamento di una Giunta, anzi diciamolo chiaramente: l’atteggiamento di un candidato alla presidenza della Provincia di Macerata che, rivestendo la qualità di assessore all’agricoltura rivolge una promessa, anzi la certifica in un impegno elettorale il 27 aprile, sulla base di un procedimento che appena un mese dopo, a ballottaggio esaurito, viene definito dalla Regione stessa impraticabile? Allora era praticabile la promessa dell’aprile 2004, era tuttavia irrealizzabile giuridicamente, normativamente la realizzazione di quella promessa. Questo è scandaloso. Io denuncio questo tipo di fatto perché documenta oltre ogni ragionevole dubbio, l’utilizzo strumentale e surrettizio non solo e non tanto delle funzioni di assessore all’agricoltura, ma anche e soprattutto di una aspettativa reale e concreta che si doveva avere il coraggio di dire subito che non poteva essere realizzata. Avete preso in giro i giovani agricoltori, avete defraudato di un diritto 619 persone che non a caso si sono organizzate sotterrandovi di ricorsi amministrativi che porteranno probabilmente la Regione Marche a dover pagare in proprio, perché questa è la realtà dei fatti. Ci sono dei fatti che giuridicamente fanno acqua, perché la dirigente del servizio, quando documenta ex-novo le caratteristiche di ciò che dovrebbe essere insediamento, non mi può venire a dire che mancava nella nostra normativa una nozione di “insediamento”, è falso, è falso! Non solo perché già il bando evidenziava ciò che doveva ritenersi insediamento, ma perché il dott. Sergio Bozzi, con il decreto n. 404 del 5 luglio 2002, “Costituzione elenco regionale giovani agricoltori”, definisce la nozione di insediamento, definisce con precisione ciò che deve essere qualificato come insediamento. Quel provvedimento, allora, non è solo illegittimo, non è solo infondato di presupposti, è anche inveritiero nella misura in cui confuta una realtà di fatto che aveva visto questa Regione sia nel bando, ma ancor più in questo decreto 404 del 2002, fornire la nozione di insediamento.
Ma c’è qualcosa di peggio, di ancora più ingiusto, ancora di più giuridicamente inaccettabile, perché non è possibile qualificare, come fa autonomamente ex se, come si dice in linguaggio avvocatesco, la delibera del 27 aprile come fosse la decisione individuale, perché si è procurata, in questi termini, quella che successivamente è stata qualificata come impraticabilità tecnica. E allora siamo davvero alla giostra, alla presa in giro, al carnevale dei giovani agricoltori, se è vero come è vero, che il 27 aprile si stanziano 8 milioni di euro in funzione elettorale e dopo, con un decreto, si stabiliscono nuove regole su un bando, relativamente a una procedura che, perciò stesso e per quelle nuove regole fatte dopo, viene definita impraticabile.
E allora c’è un primo problema di natura giuridica che io rammento a questo Consiglio, perché le conseguenze, anche di natura finanziaria e contabile che ne deriveranno, dovranno essere oggetto di responsabilità precisa da parte di chi ha messo in scena questo teatrino.
I bandi si possono revocare, i bandi possono essere ritirati in sede di autotutela, ma fintanto che rimangono in piedi, essi sono strumento e provvedimento di autovincolazione, di autolimitazione della pubblica amministrazione, non si può intervenire su una procedura cambiando le regole amministrative in corso d’opera. Non si può derogare a quella che la giurisprudenza chiama lex specialis del bando, che è essa stessa fonte di diritti soggettivi che sono stati ormai riconosciuti in capo ai giovani agricoltori che hanno il diritto di vedere rispettate le regole del bando nei confronti del quale loro hanno risposto. Non è possibile che queste persone che avevano 40 anni il giorno in cui sono stati dichiarati ammissibili in quella graduatoria, si vedano esclusi con un colpo di mano perché sono arrivati a 41, a 42 anni, solo dopo che qualcuno si doveva fare la campagna elettorale, solo dopo che con una delibera si è voluto fare esattamente come faceva Achille Lauro, che prima delle elezioni andava nei “bassi” napoletani a regalare la scarpa destra, per poi promettere la scarpa sinistra a elezioni avvenute. Qui non abbiamo neanche fatto come Achille Lauro, perché sono state date due scarpe che si sono dissolte completamente il giorno dopo del ballottaggio.
Noi chiediamo conto di questo comportamento dicendo che, al di là di tutto, è grave perché è andato a incidere seriamente sulla politica agricola di questo nostro territorio. Anche lei ieri, Presidente — ho letto una notizia Ansa — ha giustamente parlato dell’importanza dell’agricoltura, ma allora mi chiedo, caro Presidente Minardi, se è coerente l’atteggiamento di chi, a fronte di 619 giovani che in queste condizioni sociali ed economiche chiedono un aiuto, hanno le caratteristiche per averlo, si vogliono insediare, vogliono dare se stessi alla pratica di un’attività che pure soffre e sconta tantissime difficoltà di natura generale, è possibile togliere del denaro, considerato anche che sono persone che, bando alla mano, hanno tutte le caratteristiche per ottenere quel denaro e che sono ormai titolari di diritti soggettivi di cui parlerà il Tar.

Luciano AGOSTINI. Io sono l’uomo più felice del mondo.

Guido CASTELLI. La colpa non è tua, l’ho detto. E’ del tuo predecessore che ha lasciato una polpetta avvelenata ancora piena di cianuro, che non tarderà a emanare miasmi, visto che se ne discuterà al Tar.
Un’ultima cosa voglio dire all’assessore Agostini. Voglio invitarti a leggere una delibera della Regione Molise, perché mi risulta che altre Regioni si siano mosse, superando quella che è l’obiezione apparente della Ue, procedendo in sanatoria, proprio perché si trattava di intervenire su una fattispecie particolare, quella dell’insediamento, che è una fattispecie progressiva, che è un fenomeno che non può essere ridotto all’apertura della partita Iva, che era uno solo degli elementi che il bando chiedeva per poter depositare quella domanda.
Credo allora che questo sia veramente un grande pasticcio, credo veramente che la Regione Marche abbia raggiunto uno dei punti più bassi, attraverso una manovra elettorale che ha premiato, probabilmente, Giulio Silenzi, ma che ha assolutamente evidenziato la poca serietà con cui questa Regione amministra soldi pubblici, ipotizzando vantaggi, ipotizzando la soddisfazione di diritti, per poi denegare ciò che è oggetto di diritto consacrato dai documenti, dai provvedimenti e soprattutto dalle aspirazioni di tanti ragazzi.



Proposta di legge (Discussione e votazione degli articoli): «Ordinamento del sistema fieristico regionale» Giunta (213)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 213, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. La legge sul riordino delle fiere che ci apprestiamo a discutere, nasce in primo luogo dall’esigenza di mettere in regola il nostro paese, prima ancora che la nostra regione, rispetto alla censura che l’Ue ci ha fatto nel lontano 1996 sulla politica fieristica, in quanto ritenuta in contrasto con la libera circolazione, la libera concorrenza.
Da questa censura parte la legge nazionale di riordino del sistema fieristico. Tenendo conto che questa materia, con la riforma del titolo V della Costituzione, è stata successivamente assegnata alle Regioni, anche la nostra Regione, così come le altre, intervengono sulla materia con una legge organica che tende a ridefinire nel suo complesso tutta la materia e come, rispetto a questa materia, la nostra Regione deve attenersi e comportarsi.
Per quanto riguarda gli aspetti principali, questa legge definisce da che cosa è composto il sistema fieristico, quali sono gli enti e le strutture che nella nostra regione definiscono: il sistema fieristico nel suo complesso, comprendendo al proprio interno i vari livelli delle fiere nazionali, internazionali e locali, così come il sistema rappresentato dalle strutture fisiche all’interno delle quali vengono svolte le fiere; la qualificazione del livello delle fiere, dividendole in fiere internazionali e nazionali, la cui attribuzione e individuazione viene demandata alle decisioni della Regione Marche e quelle di carattere locale, la cui definizione e individuazione viene invece demandata alla decisione delle Amministrazioni comunali. Viene definito altresì in questa legge l’impegno di determinare annualmente un calendario delle fiere della nostra regione, che deve essere individuato l’anno precedente lo svolgimento delle stesse, al fine di avere un importante livello di pubblicizzazione delle manifestazioni, ma ancora di più al fine di poter omogeneizzare e razionalizzare l’impegno, nelle politiche fieristiche, della nostra Regione. Viene inoltre, cosa altrettanto importante, definito quali devono essere le caratteristiche dei quartieri fieristici, quindi le caratteristiche fisiche degli spazi dei quartieri fieristici della nostra regione, insieme alla definizione di quelli che sono gli enti fieristici.
C’è una parte in questa legge che, in ottemperanza alla legislazione nazionale, determina come deve essere trasformato l’Erf (Ente regionale fieristico), del quale la Regione Marche è azionista di maggioranza e come deve essere trasformato questo ente in spa.
Elemento fondamentale di questa legge è l’articolo che definisce la commissione regionale, che dovrà coinvolgere la Regione, le Province, i Comuni, le camere di commercio e le principali associazioni di categoria del mondo economico, che ha un compito importante stabilito nella legge: quello di coadiuvare l’assessorato regionale nella determinazione annuale delle politiche fieristiche, ma ancora di più ha un compito fondamentale, che è quello di coadiuvare la Regione marche nella ipotesi di ristrutturazione del sistema fieristico regionale, cosa fondamentale su cui voglio spendere alcune parole, perché gli enti fiera del nostro paese ma non solo, stanno attraversando una fase di profonda trasformazione dovuta al cambiamento complessivo che tutto il settore del commercio e della promozione internazionali hanno subito in seguito al processo di globalizzazione.
Siamo in presenza di una situazione di difficoltà anche delle principali fiere del nostro paese, che subiscono la concorrenza internazionale, che devono prevedere, per forza di cose, una rimodulazione dei vari enti fieristici e delle varie strutture fieristiche, individuando livelli differenti di intervento degli stessi sistemi, valutando quelli che possono offrire la possibilità di costituire una vetrina internazionale, quelli che possono liberamente stare sul mercato a pieno titolo con le proprie forze, quelli che invece debbono essere anche strumento di supporto di una politica di promozione economica, quella che si avvicina di più alle funzioni degli enti fiera, che dovranno essere svolte nella regione Marche.
In questo articolo viene definito l’impegno politico vero di questa legge, che è quello di arrivare, attraverso anche l’ausilio di questa commissione, che dovrà coinvolgere tutti gli attori principali della regione, ad un vero riordino di tutto il sistema fieristico. Si dice espressamente nella proposta di legge, “anche attraverso la possibilità di arrivare ad una unificazione del sistema fieristico regionale”.
Credo che questo sia l’aspetto di maggior rilievo di questa legge, che ci potrà permettere di rispondere ad una esigenza che questa regione ha a tutti i livelli: essendo la nostra una regione che, nonostante le difficoltà nazionali, rispetto all’export ancora tiene ma che subisce livelli di concorrenza, c’è bisogno di avere una vetrina regionale, che sia una vera vetrina internazionale del nostro sistema fieristico. Questa legge, attraverso anche l’istituzione di questa commissione si pone l’obiettivo di rimettere mano alla definizione del nostro sistema fieristico, per avere anche noi un efficiente sistema che ci permetta di avere una vera vetrina di carattere internazionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Questa proposta di legge è stata ampiamente discussa e purtroppo il suo parto avviene a fine legislatura. Dico purtroppo, perché c’è un neo. E’ stata ampiamente discussa e abbiamo ascoltato gli interventi, sia dei presidenti delle fiere, sia dei presidenti delle camere di commercio, sia dei sindacati. Anche in questi interventi, c’è un problema che si può collegare proprio con il ritardo della discussione di questa legge. A parte alcuni emendamenti di ordine tecnico e che oggi andremo a discutere e ad approvare, nel complesso c’è una posizione critica da parte mia e del mio partito, che riguarda l’articolo che parla della riorganizzazione dell’Erf. Voi sapete che l’Erf è un ente costituito direttamente dalla regione Marche e riguarda esclusivamente due strutture fieristiche, quella di Ancona, che tra l’altro non è di proprietà perché sorge su suolo demaniale e quella di Civitanova, che è di proprietà della Regione. Ma non comprende assolutamente altre due province. Io dico “altre due province”, anche se in concreto mi dovrei riferire alla provincia di Pesaro, che è l’unica provincia ad avere una realtà fieristica di un certo livello, di una certa dimensione, che dovrebbe essere il punto di riferimento di tutta l’attività fieristica della nostra regione. Così come potrebbe diventare assurdo andare a discutere o a criticare il porto di Ancona, andare a discutere o criticare l’aeroporto di Ancona, mi sembra assurdo e ridicolo disquisire sul fatto che la realtà fieristica di questa regione non sia Pesaro, visto e considerato che Pesaro ha una struttura di proprietà della città — nella maggior parte è infatti di proprietà della camera di commercio — e ha una tradizione, in campo fieristico, che risale agli anni 1952-53. Pertanto ci troviamo oggi in una situazione in cui dobbiamo votare una legge, ma in realtà non sappiamo come cadrà direttamente su queste tre strutture fieristiche della nostra regione, perché il fatto stesso che all’art. 11 si dica che la trasformazione dell’Erf avviene in spa, non ci consente di sapere quali saranno le ricadute dei privati, così come non sappiamo che tipo di ricaduta dovrà avere con la stessa struttura di Pesaro, proprio perché la trasformazione dell’Erf dovrebbe riguardare, teoricamente, soltanto due realtà provinciali, quella di Ancona e quella di Civitanova.
Non mi sembra che questa proposta di legge dia già oggi, ampiamente, determinate garanzie della programmazione che vuol fare questa Regione nel settore fieristico. Così come dobbiamo renderci conto che la nostra regione non può sopportare tre entità fieristiche. Così come una struttura fieristica, se non è ben dentro la realtà economica, non della nostra regione, ma nel campo nazionale e internazionale, non sappiamo che tipo di risposta possa dare, visto l’enorme sacrificio che chiediamo a coloro che vengono a fare esposizioni nell’ambito della fiera.
Pensate che il costo di una struttura privata come può essere uno dei cosiddetti “cucinieri” non della provincia di Pesaro ma della regione Marche, quelle quattro o cinque entità all’avanguardia in campo nazionale non solo come entità di fatturato ma anche come qualità di prodotto, ha dei costi che si aggirano, per fare una fiera a Pesaro, intorno a 1.200 milioni di lire, quando la ricaduta non è la stessa che vi potrebbe essere a Milano o in una fiera specifica di quel settore a livello europeo.
E’ questo che chiedo all’assessore e alla Giunta: che cosa viene fatto in supporto di questa realtà fieristica? Che tipo di impegno dà la Regione? Se poi questo viene fatto perché si agevolano combinazioni successive con altre realtà fieristiche, non vedo perché la Regione Marche deve andare a impegnare delle somme di denaro in questo settore, quando potrebbe andare a impegnarle sugli altri settori, o viceversa che tipo di studio ha fatto in questo settore, nell’ambito delle fiere, per vedere qual era la strada migliore per poter ottenere risultati. In Commissione ove avevo chiesto queste documentazioni, non ci sono state date. Ecco perché su questa proposta di legge, da parte della minoranza il voto era stato di astensione, non per criticare la proposta di legge in se stessa, perché nel complesso ha anche dei lati accettabili, migliorabili senz’altro, ma perché manca completamente il discorso fattivo di che cosa si vuol fare con le fiere e con le tre realtà nel settore fieristico che abbiamo nel nostro territorio.
Questa è una risposta che mi auguro l’assessore competente oggi non dico ci dia ma almeno ci suggerisca, altrimenti senza questa indicazione concreta, non è assolutamente plausibile non discuterla, ma approvarla.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. L’argomento che affrontiamo oggi è molto importante. In passato ha provocato una dialettica molto incisiva, ma nella sostanza non abbiamo ottenuto grossi risultati.
Pesaro rivendica una propria autonomia, avendo una propria personalità a livello imprenditoriale molto elevata. Ancona rivendica un ruolo anch’esso importante, anche se strategicamente, a livello industriale non è supportata come avviene nella provincia di Pesaro. Civitanova, per la sua storia nella calzatura vanta un ruolo e una storia molto importante sotto l’aspetto fieristico.
Tre problematiche diverse su cui non riusciamo a vedere, in questa legge, una sintesi importante, anche territorialmente.
Il presidente della Provincia di Macerata Silenzi parlava di un rilancio a livello fieristico, però ancora non abbiamo visto maturare grandi cose, anche se il tempo del suo insediamento è ancora breve, ma ci auguriamo che in futuro sia incisivo e chiederemo anche dei chiarimenti alla Giunta per quanto riguarda il ruolo e le funzioni dei tre Comuni interessati.
Il consigliere Gasperi diceva che la regione è proprietaria della fiera di Civitanova. Così non è. E’ proprietaria dello stabile, ma non è proprietaria di una porzione dell’area, che è determinante per una eventuale vendita o per eventuali manifestazioni. Quindi non so come la Regione Marche riuscirà ad acquisire al proprio patrimonio un’area che non è regionale.
Non so se la Giunta regionale ha tenuto conto del progetto ambizioso che ha la città di Civitanova Marche, che grazie a un accordo con privati, nel giro di qualche anno avrà uno spazio molto importante — si parla di circa 20.000 mq. a disposizione — per l’ente fieristico. Ma di proprietà comunale. Quindi non so come la Giunta pensa di inserire nel contesto di questa legge un eventuale capitale che è del Comune ma che non è della Regione.
Quindi due grosse incongruenze per quanto riguarda Civitanova Marche, consigliere Gasperi: la proprietà è subordinata ed essendo una struttura vecchia, il Comune di Civitanova si sta attrezzando con una mega struttura che penso sia all’altezza della situazione e come snodo autostradale molto importante proprio nel cuore della regione Marche.
Come Forza Italia noi vorremmo capire come sarà sciolto l’articolo 13, che è il cuore di questa legge e che ancora, a nostro avviso, rimane nel vago, o per mancanza di volontà politica per riempire questo contenitore, o perché si è voluti rimanere nel vago perché non ci sono alternative in questa fase e non si riesce a risolvere quei campanilismi che poc’anzi citavamo.
L’art. 13 istituisce la commissione regionale per il settore fieristico nominata dalla Giunta regionale entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, la quale ha il compito di formulare pareri e proposte alla Giunta stessa per la promozione e lo sviluppo del sistema fieristico regionale e nella fase di prima applicazione della legge coadiuva l’Erf nel progetto di trasformazione, collabora alla redazione dei regolamenti, all’attuazione della legge e redige un progetto riguardante il riordino del sistema fieristico regionale, prevedendo anche l’eventualità della fusione tra gli enti operanti nel settore.
Qui mancano anche i protagonisti del territorio, i Comuni. E’ una dimenticanza o una volontà della Giunta regionale tagliare fuori i Comuni interessati dalla programmazione?

Roberto TONTINI. C’è scritto...

Ottavio BRINI. Ma dove?

Roberto TONTINI. Ci sono Province, Comuni e Regione.

Ottavio BRINI. Bisogna evidenziare il ruolo importante che hanno in questa fase i Comuni, perché devono essere da traino per quanto riguarda le associazioni industriali, i commercianti. Devono essere traino e portavoce. E’ inutile fare un carrozzone da 30-40 persone, perché bisogna essere incisivi per non creare dualismi, rivalità, egoismi fra gli stessi Comuni. Pesaro ha il mobile, Civitanova le macchina e sfrutta poco le calzature, pur avendo delle grosse firme nel suo comprensorio — Paciotti, Della Valla, La Fornarina — che non hanno sbocco nella propria attività, a differenza del Pesarese che pubblicizza, sia in Italia che all’estero, le grandi firme. Questo era il concetto che volevo venisse riportato in questa legge, dandole un’anima, nel senso della grande industria che abbiamo noi a livello regionale, di cui portavoce possono essere i Comuni interessati e non la proprietà, magari chiamata singolarmente. Ci sono grandi firme a Civitanova, come Paciotti, Tod’s, La Fornarina, la Falc. Se giriamo il mondo troviamo negozi di queste grandi firme e purtroppo queste grandi firme non hanno soddisfazione nella propria regione.
Se giriamo in tutta Italia vediamo negozi di queste firme, ma magari veniamo nelle Marche e li troviamo limitatamente a qualche zona turistica tipo Rimini e non diffusa nel proprio territorio.
Con queste fiere di grandi firme dovremmo anche portare compratori dall’estero, per superare una crisi che è veramente grave, qual è quella del settore calzaturiero.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. La legge non ci ha soddisfatto, neppure dopo le modifiche che sono intervenute in Commissione. L’Erf lascerà a una spa il compito di organizzare gli eventi fieristici, sarà affiancato da una commissione, anche questo organismo nuovo. Chiedo all’aula quali saranno le incombenze quotidiane dell’Erf, perché se la commissione, che è guidata dall’assessore competente, dovrà indicare le linee guida, se la spa dovrà gestire direttamente, concretamente le manifestazioni di valenza regionale, così come da regolamento che dovrà venire, ditemi voi l’Erf cosa diventa. Non penso sia una domanda retorica ma una preoccupazione. E’ solo un cappello, diventa una sigla, però svuotata di qualsiasi tipo di funzione. Ecco perché dico che quello che è venuto fuori dalla Commissione, seppure accogliendo spinte e preoccupazioni all’interno della maggioranza — il fatto che l’Erf non doveva trasformarsi direttamente in spa — da questa posizione di preoccupazione di non fare dell’Erf un diretto strumento “di mercato” o aperto comunque alle condizioni di mercato e ossequioso delle regole del diritto civile, a non dargli alcuna funzione direttamente percepibile e da cogliersi da parte della nostra nuova legge sull’ordinamento fieristico, mi sembra che il passo sia stato un po’ troppo sbilanciato, perché la preoccupazione è appunto quella di vedere affidato ad altri soggetti, tra l’altro fuori dalla nostra immediata possibilità di controllo, questo compito. La società per azioni sarà fatta attraverso una proposta di riorganizzazione redatta secondo criteri che andranno dettati dalla Giunta, non c’è nemmeno un passaggio di Commissione; la commissione regionale avrà rappresentanti del Consiglio regionale e della camera di commercio e degli altri soggetti interessati, ma sicuramente entrerà nel vivo delle questioni direttamente e non attraverso il ruolo, il compito della Commissione consiliare competente. Questi soggetti che sono fuori dalla nostra diretta e immediata possibilità di interlocuzione, con un Erf che rimane spogliato di tutti i suoi poteri, fanno sì che le preoccupazioni aumentino e le insoddisfazioni siano veramente forti. Arrivando fino al punto di contrastare ogni modifica? Questo no, perché la modificazione ci deve essere, anche noi siamo stati più volte portatori della necessità di dare una definizione più ampia, diversa, più puntuale del sistema fieristico della regione. L’ente fieristico vede la presenza di due importanti punti e centri, che sono quelli di Civitanova ed Ancona ma non quello di Pesaro. Le preoccupazioni, da tempo hanno agitato i lavori del Consiglio regionale, della Commissione competente, se ne parla da anni, dalla precedente legislatura del tentativo di portare alla trasformazione in aula l’Erf.
Mi pare però che il punto di ricaduta non sia quello auspicato da chi voleva una migliore definizione del sistema fieristico regionale. E’ tutto rimandato allo statuto, alla costituzione della società, alla riorganizzazione dell’Erf, alla commissione, perciò si deve usare più il futuro che il presente per quanto riguarda i tempi dei verbi: “si vedrà”, “si farà”, quando invece le preoccupazioni sono antiche, vengono da discussioni ampie che nel passato furono fatte da tutti i soggetti coinvolti e interessati, dalla nostra istituzione regionale ai soggetti economici, agli enti locali. Pensiamo bene a questo passaggio, perché io ritengo che queste risposte debbano essere date, cioè cosa è e cosa sarà dal voto di oggi e da domani quando si avvieranno le procedure che avete indicato nella legge, il nostro ente fieristico, un orpello oppure qualche cosa che ancora deve trovare la sua piena identità? Noi siamo per il secondo tipo di ragionamento: l’ente, se vuol essere tale e non un orpello, deve lasciare in capo a sé determinate funzioni di indirizzo e di guida di un sistema che può articolarsi, anche con bracci operativi che seguano logiche più dinamiche, quelle di una società di capitali, non so se per azioni a maggioranza pubblica tout-court come dice Procaccini, o di capitali tout-court? Può anche essere una srl. Questa potrebbe essere una scelta, però la sovrapposizione di una commissione ritengo che non faccia il bene dell’ente e non colga la necessità del suo rilancio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Presidenza del Vicepresidente
SANDRO DONATI

Roberto GIANNOTTI. Se questo è il livello della produzione legislativa di questa maggioranza e di questa Giunta regionale possiamo andare tutti a casa, perché credo che i marchigiani non possano che esprimere a voce alta una grandissima preoccupazione.
Il problema del riordino del sistema fieristico nelle Marche esiste da dieci anni. Già nella scorsa legislatura, grazie alla generosità dell’assessore Silenzi, furono fatte delle operazioni per il risanamento finanziario di alcuni segmenti del sistema, fu creato l’Ente fieristico regionale, ci si incamminò su una strada non del tutto adeguata, sbagliata noi dicevamo, che non teneva conto dell’esigenza di valorizzazione dei tre poli fieristici che le Marche esprimono — Civitanova, Ancona e Pesaro — ma soprattuttto non teneva conto dell’esigenza di avere una strategia complessiva per le fiere, una strategia complessiva che la Giunta regionale continua a non avere. Ancora si cammina al buio. Anche su questo piano si evidenzia il limite progettuale, programmatorio dell’Esecutivo regionale e, se volete, è ancora peggio, perché questa è una pseudo riforma, questa legge non affronta e non scioglie i nodi del riordino, del rilancio del sistema fieristico regionale, non crea una cabina di regia regionale che metta in rete tutte le manifestazioni, che valorizzi le specificità. Si accontenta di prendere atto della situazione, di registrare il dato di fatto, di accettare il fatto che la Fiera di Pesaro si è costituta in spa, che l’Erf si trasforma in spa, crea una commissione composita. Fra l’altro mi sembra che l’appunto preciso del consigliere Brini sia stato mal recepito, frainteso dal relatore di maggioranza. Ma che senso ha prevedere in una commissione, che io dico avrà poco da fare, a cui viene rinviata la sostanza della legge perché si dice che dovrà approntare un piano di riordino, la dizione generica “Comuni”? Sarebbe stato molto più corretto prevedere che nella commissione vi fossero i Comuni di Civitanova, Ancona e Pesaro, che sono i tre Comuni interessati a questa cosa. Nel momento in cui facciamo un organismo consultivo che non ha alcuna valenza, almeno abbiamo il coraggio di riconoscere alle tre realtà cittadine che esprimono una realtà fieristica, la possibilità di metterci parola. Ma questo è solo un passaggio.
Noi diciamo che questa legge è solamente la relazione sulla situazione di fatto delle fiere nella regione, non immagina la creazione di un sistema, non mette a rete un sistema, non diversifica i campi di intervento, non si fa carico di una programmazione. Ma è possibile che in una regione con 1.400.000 abitanti, ancora non ci sia un’unica cabina di regia che consenta di programmare sul territorio in maniera uniforme, intelligente, una serie di manifestazioni fieristiche che si facciano carico di proiettare quello che è il retroterra produttivo che esprimono? Certo, Civitanova è una grandissima realtà sul piano produttivo per alcuni settori, è bene che la mostra si faccia carico di avere una dimensione regionale e di proiettare sul mercato quella produzione. Pesaro è un’altra realtà, Ancona un’altra ancora. Non si può non riconoscere, da una parte, la specificità dei singoli bacini fieristici e dall’altra dare loro la possibilità di esprimersi e poi mettere in rete queste cose.
La legge non fa questo, la legge è un documento notarile che prende atto dell’esistente, che non programma, che non esprime una cultura di governo di questa Giunta regionale, perché non immagina un futuro, non crea le condizioni per un ripensamento complessivo per mettere a regime le singole realtà e far nascere una politica, una vera politica fieristica regionale. Questa è la sconfitta vera di questo Esecutivo.
Siamo alla fine della legislatura, non ci scandalizza più niente, però credo che avere speso 6-7 anni per produrre una legge di questo tipo, sia stata una cosa veramente inutile. Una legge che, come abbiamo fatto in Commissione, noi non sosterremo.

PRESIDENTE. Ha la parola, per la replica, il relatore di maggioranza consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. Mi corre l’obbligo, anche perché sollecitato da una serie di osservazioni e richieste fatte dall’opposizione, di intervenire nuovamente, ma prima di intervenire vorrei rispondere, in parte, anche al tono e al folclore dell’ultimo intervento, oltre agli altri. Inviterei il collega Giannotti prima di ogni altra cosa, quando parla di cultura di governo, a pensare a quello che è accaduto ieri nel Parlamento, dove il Governo Berlusconi è stato “messo sotto” sul primo articolo che riguarda la finanziaria di quest’anno. Se quella è la cultura di governo che esprime il Polo, ben venga la cultura di governo che questa Regione ha saputo esprimere ormai da svariati anni, con importanti risultati.
Nel descrivere la legge, prima mi sono soffermato sugli aspetti generali, che vedo alcuni hanno faticato a cogliere o forse io non li ho espressi bene, ma la legge da questo punto di vista è abbastanza chiara.
Oltre a riordinare il sistema fieristico, tenendo conto della normativa comunitaria e di quella nazionale, questa legge all’art. 13 definisce in modo chiaro qual è la visione di governo che questa Regione ha relativamente alle politiche fieristiche e voglio rispiegarlo. Credo che non serva soffermarsi sulla presenza di questo o quel sindaco, perché così come formulato l’articolo è ovvio che nella individuazione dei Comuni, saranno quelli prevalentemente interessati dalla presenza dei sistemi e delle fiere ad essere previsti all’interno della commissione.
Ma il punto vero che dobbiamo risolvere e che questa legge pone le condizioni per poter risolvere, è il fatto che questa Regione abbia per la prima volta, finalmente, la possibilità di esercitare una unica politica fieristica regionale, cosa che non è stata mai possibile, visto il frazionamento delle varie strutture che ci sono nella nostra regione. Credo che sia giunto il momento di superare il campanilismo che attorno a questa materia negli anni si è sempre esercitato. Se vogliamo competere veramente e se vogliamo veramente avere una unica vetrina regionale, che non significa avere un’unica struttura ma una politica unica in termini fieristici, dobbiamo presentarci come regione Marche, a livello nazionale ed internazionale in modo serio. Quindi serve superare i campanilismi e serve cominciare a ragionare, cosa che questa legge permette. Questa legge affronta il futuro, perché mette le premesse per il futuro, ma pone oggi le indicazioni su come risolvere e approcciare il futuro in termini di competitività.
E’ chiaro che tutti avranno un ruolo, domani, all’interno delle politiche fieristiche, ma quello che emerge con chiarezza è che mettere insieme varie strutture, varie funzioni, varie storie che ci sono state oggi, nella regione Marche, non è semplice, non lo si fa con un diktat ma attraverso la definizione di politiche comuni e di consenso comune, che può e deve essere raggiunto attraverso il ruolo e la funzione della commissione, guidata e interpretata, in primo luogo, dal ruolo e dalla funzione che la Giunta regionale dovrà avere in questa materia.
Si dice che questa legge mette le premesse per il riordino di tutto il sistema fieristico regionale, lo si dice esplicitamente. Chi non sente non vuol sentire, perché c’è scritto esplicitamente che questa legge mette mano al riordino del sistema fieristico, con l’obiettivo di arrivare ad una unificazione, anche attraverso un’ipotetica funzione di tutta la struttura fieristica. Quindi, chi non vuol sentire, è perché probabilmente è sordo.
Altra cosa sono le osservazioni che in parte fa il collega Gasperi rispetto alle funzioni che all’interno di questa legge possono avere le varie strutture. Io credo che le varie strutture hanno diverse funzioni ed è chiaro che quelle che hanno maggiori potenzialità da questo punto di vista per storia, per caratteristiche ecc., hanno un ruolo di livello più alto, magari internazionale, altre lo avranno più di carattere locale. Ma quello che è fondamentale, è che finalmente, attraverso questa legge si possano concentrare le risorse, concentrare le politiche, perché senza sprechi ma attraverso la convergenza e il consenso delle comunità locali, del mondo economico, di chi attualmente gestisce e domani gestirà le varie strutture, si possa operare una politica unica del sistema fieristico della nostra regione, che significa poter meglio competere.
Ragioniamo della costituzione di un polo unico regionale, della definizione di una programmazione comune, fatta dalla Regione, ma che deve essere giustamente fatta con il supporto di una commissione composta da Province, Comuni direttamente interessati, associazioni di categoria, camere di commercio, cioè quegli enti che sono soggetti attivi e passivi, che fanno politica in questa direzione e che hanno anche, come le camere di commercio, una notevole mole di risorse, che attraverso questa commissione possono essere messe in rete rispetto alla definizione di una politica comune, fino all’ipotesi, che qui viene definita, di arrivare anche a una fusione delle varie strutture, che ci possa permettere non di cancellare qualche cosa, ma di attribuire ad ognuno la funzione che può svolgere, con l’obiettivo di raggiungere la possibilità di avere una nostra vetrina di carattere internazionale, che sarà collocata là dove la storia, le strutture nel futuro lo permetteranno, perché ci sono le caratteristiche che meglio possono rispondere a quel tipo di esigenza.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Ho l’impressione che ci siano non delle confusioni ma delle posizioni che sono distanti dall’oggetto della discussione. L’oggetto della discussione è prima di tutto la costituzione e trasformazione dell’Erf per formare un soggetto unico che riguardi le fiere. L’altro problema è quello di come devono operare le fiere. Una fiera di questo genere non è come la fiera di San Nicola, di San Francesco, San Patrizio o Santa Epaminonda, dove si vendono i fiori, si tratta il melone o la nuova bottiglia di vino scadente. Una fiera significa far venire della gente — gli operatori — per poter riportare direttamente sul mercato, o il trionfo delle idee, o, viceversa, il fallimento di ciò che era stato progettato.
Attualmente, proprio perché le fiere hanno dei costi notevoli, si cerca di operare con fiere specifiche, non più fiere omnicomprensive. Sono il più possibile legate a dei territori vasti, proprio perché le risposte che devono essere date, devono essere collegate direttamente con l’incentivazione all’economia, non al luogo ristretto, a quel piccolo territorio.
L’esempio lo possiamo vedere nel rapporto che c’è tra la fiera della pesca che viene fatta ad Ancona e la fiera nautica di Genova, che è internazionale. Oppure la fiera del mobile di Pesaro e la fiera specifica fatta a Milano, o addirittura in Germania; oppure la fiera delle calzature che viene fatta a Civitanova a la fiera fatta a Mosca, ma soprattutto in Germania.
Il dubbio che mi viene è oggi diventato certezza per un motivo. Oggi discutiamo di una cosa così importante e non c’è l’assessore competente. Non voglio incolparlo, perché i problemi possono essere tanti, però c’è un fatto: non si discute di un argomento importante per la nostra regione se non è presente colui che rappresenta la Giunta nel settore.
Quelli che sono venuti in audizione hanno detto testuali parole. Si riservavano di presentare note e osservazioni “entro fine mese”. Sono coloro che hanno in mano la chiave delle fiere. Siccome riconosco la correttezza del presidente della Commissione Avenali, sono andato a chiedere: non è arrivato niente. Dopo avere fatto le audizioni, dopo che hanno sentito le sollecitazioni fatte dalla Commissione, non abbiamo avuto niente.
Ma c’è un altro fatto. Si dice: “Chiedo che la commissione che si va a costituire dia un indirizzo preciso sul da farsi”, nel senso che dalla trasformazione dell’Erf non deve nascere una spa di mezza regione, ma una spa regionale dove, sia privati che enti già esistenti, possano confluire, altrimenti non avremo una spa regionale. Non può essere che l’Erf si trasformi in spa, perché non si chiamerebbe più Erf ma Spa di Ancona e Macerata e in questo caso resterebbero fuori Pesaro e Ascoli, ed è una cosa assurda, non perché ci deve essere campanilismo tra Pesaro e Ancona, tra Pesaro e Civitanova o tra Civitanova e Ancona assieme contro Pesaro, perché sarebbe la cosa più assurda. Noi abbiamo la necessità di poter avere una risposta, tanto è vero che è ribadito dalle audizioni, ove si dice “Questa proposta di legge dovrebbe essere preceduta dalla definizione di una strategia della politica fieristica regionale”. Vogliamo sapere dove vogliamo andare a parare, perché esistono le infrastrutture dove vogliamo andare a fare le fiere? Se non esistono, non è nemmeno giusto cercare di fare una fiera o un ente fieristico di una certa dimensione.
Questa strategia è fondamentale, perché si va avanti da anni con questa divisione tra Ancona e Civitanova da un lato e Pesaro dall’altro. Dovremmo avere un’idea progettuale di quello che si vuol fare. Ecco perché c’è stata l’astensione. Ma oggi mi aspettavo, da parte dell’assessore, che ci avesse dato delle indicazioni su quali sono le idee progettuali che si vuol andare a realizzare, le indicazioni su come questa spa si deve andare a realizzare, perché nel momento in cui vado a realizzare una spa, Pesaro ha un capitale — camera di commercio — che è forse il più alto, perché è proprietaria di tutta la struttura. Nel momento in cui si viene a costituire una spa, la Regione ha una parte della proprietà di Civitanova, dell’altra non ce l’ha ed è una entità minima.
In questo caso, quali sono i rapporti? La fiera di Ancona è costruita su un’area demaniale che necessita al porto, proprio per gli ampliamenti da apportare al porto stesso. Si vuole andare prima a costruire una nuova area, come ho sentito in quest’aula quattro anni fa, per la fiera qui ad Ancona? Non credo che sia uno sviluppo economico positivo, non posso andare a diminuire la forza e il potere di Ancona è assurdo, sono consigliere della regione, però non capisco perché dobbiamo andare a reinvestire su Ancona, quando queste possibilità ci sono da altre parti della nostra regione. Se io sposto poi l’area della fiera e vado a finire a 40-50 chilometri da Ancona, ho poi le infrastrutture per poter supportare la fiera stessa? Perché qui parliamo di fiera: nel gergo comune, nella forma che è ormai tipica dei territori delle Marche, quando si parla di fiera si parla della fiera che c’è a Senigallia e che riguarda i prodotti agroalimentari, della fiera di San Nicola di Pesaro che riguarda i commercianti, della fiera di Santa Epaminonda da qualche altra parte, della fiera dell’oliva, della fiera dell’agricoltura che fanno in altri paesini. Ma quelle non sono fiere. Noi dobbiamo cercare di indicare una struttura che sia trainante per l’economia e soprattutto di supporto per far avvenire un incontro a livello internazionale, delle realtà economiche della nostra regione, altrimenti si chiude, si fanno entità minori, però si abbia il coraggio di dirlo, e si danno incentivazioni ai produttori per partecipare a quelle fiere internazionali che si svolgono in Germania, a Hong Kong in Russia o in America. Noi dobbiamo supportare gli imprenditori, non dobbiamo fare la fiera per fare qualche cosa di campanilistico a livello provinciale. Dobbiamo dare delle risposte alle esigenze che hanno coloro che la mattina si alzano, fanno gli investimenti nelle loro aziende, danno risposte ai lavoratori, ma soprattutto creano ricchezza nel nostro territorio.

PRESIDENTE. Ha la parola, per le conclusioni, l’assessore Agostini.

Luciano AGOSTINI. Molto rapidamente, perché la discussione è stata esaustiva delle varie questioni che qui sono state poste.
A me pare importante, nel concludere questa discussione, rimarcare alcuni aspetti che sono già stati centrati in maniera precisa dal relatore di maggioranza.
Intanto, con questa legge tentiamo di fare uno sforzo su uno degli aspetti di criticità, più gravi che c’erano nelle politiche fieristiche di questa regione, sapendo che le manifestazioni fieristiche, anche nelle regioni più grandi, più blasonate, quelle che hanno più tradizione da questo punto di vista, negli ultimi anni tutte hanno tentato un’azione di razionalizzazione. Questo in considerazione anche degli andamenti dei mercati economici che, attraverso l’esplosione della globalizzazione, della mondializzazione dei mercati, sempre di più devono arrivare a una specificità delle politiche.
Attraverso questa legge c’è un primo inizio, per arrivare, nella regione, a una politica unica, comune, a una programmazione molto forte, che tenga conto dell’insieme del territorio e non più una politica spezzettata tra le varie città che erano sede di complessi fieristici su cui poter innescare le varie manifestazioni. Quindi questo è un primo aspetto politico molto importante che noi vogliamo venga messo in risalto e che pensiamo di cogliere con questa legge è la programmazione. Non più una programmazione unica, da una politica unitaria far discendere una programmazione unica regionale, questa programmazione può essere fatta, anzi deve essere fatta con questa legge, con la compartecipazione, con il protagonismo attivo degli enti che agiscono sul territorio, quindi degli enti locali, pertanto costruire una programmazione che non sia più solo una programmazione della Regione Marche ma una programmazione regionale, con l’intervento attivo, da protagonista, in particolare delle Province, dei Comuni ed anche di altri soggetti e questo è l’altro aspetto che noi cogliamo in maniera essenziale con questa legge. Il terzo aspetto è la costituzione in società per azioni dell’attuale ente fieristico regionale, che è un primo passo, perché questa trasformazione gli consente di poter agire, ed è un primo passo di aggregazione su cui in questo momento agiranno, in particolare, l’ente fieristico di Ancona e quello di Civitanova, ma che tendenzialmente pensiamo debba, a conclusione di un percorso, poter essere o diventare l’ente unico, la società unica che gestirà tutta la programmazione fieristica. Ovviamente diamo questa indicazione, diamo questa tendenza nella legge, poi competerà anche a noi, con il tempo e con l’applicazione, soprattutto con i benefici che questa legge produrrà, arrivare con le altre società, a una società unica regionale. E’ questo l’obiettivo politico di fondo a cui si richiama la nostra legge.
Quindi ringrazio il Consiglio regionale, in particolare le Commissioni che hanno sostenuto, approfondito, migliorato la nostra proposta di legge, però penso di rimarcare che in questo momento, anche a conclusione di questa legislatura, arriviamo a una legge importante per la nostra regione, per le attività economiche e quindi una ulteriore risposta anche alla crisi latente di carattere economico che investe anche le nostre imprese e sicuramente la promozione, l’internazionalizzazione, l’esaltazione dei nostri prodotti è una delle strade su cui dobbiamo battere molto per uscire fuori dalla crisi.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli articoli..
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 001, sostitutivo dell’articolo 6, della Commissione.

Roberto TONTINI. Si tratta di un emendamento tecnico, approvato all’unanimità. Come già detto, questa legge tiene conto della normativa comunitaria sulla libera concorrenza, che non prevede più un regime d autorizzazione ma di comunicazione. l’articolo è quindi ridisegnato per sostituire la parola “autorizzazione” con “comunicazione”. Tutti gli emendamenti della Commissione sono di questo tenore, quindi sono tecnici.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Sono questioni prettamente tecniche, di adeguamento alle norme. Non vanno a intaccare minimamente il concetto e il significato. E’ stato votato all’unanimità dalla Commissione, presenti i rappresentanti di An, Forza Italia e Udc.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Abbiamo fatto una verifica anche rispetto alla Ce in modo che le leggi non vengano impugnate ma siano rispondenti alle impostazioni comunitarie. Questo emendamento si è reso necessario perché non ci sia questo tipo di rischio, pertanto credo che sia veramente una questione tecnica, al di là del giudizio sulla legge, ed invito i colleghi ad approvare.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Articolo 7. Emendamento della Commissione, sostitutivo dell’articolo. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 11. Emendamento a firma Procaccini e Martoni. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Vorrei far notare al Consiglio regionale che di fatto questo articolo privatizza l’Erf e questa, secondo noi, è una cosa sbagliata, perché fino ad ora la Regione Marche ha distribuito a quello che oggi è l’Ente fieristico regionale, più di due miliardi di lire in questa legislatura, tra personale ripiano dei deficit, logistica. Quindi non è buona cosa, secondo noi, nel mentre si va a un ridisegno complessivo della organizzazione fieristica delle Marche, ritirare, di fatto, il ruolo pubblico. Anche perché nella sostanza è l’art. 11 che organizzerà la proposta delle nuove ubicazioni.
Ho qui sentito, per brevità, che ognuno parla a seconda del luogo di provenienza: chi è di Civitanova vuole la fiera a Civitanova, chi è di Pesaro la vuole a Pesaro, chi è di Ancona la vuole ad Ancona.
Vorrei far notare che oggi le Marche non sopportano più tre organizzazioni fieristiche, tre strutture. Dal nostro punto di vista quella di Ancona dovrebbe servire a una riorganizzazione più complessiva, anche come spazio per quanto riguarda il turismo, il porto, la stazione marittima; quella di Civitanova Marche dovrebbe diventare una mostra permanente della calzatura, una vetrina mondiale che si occupa della calzatura, dove i grossisti di tutto il mondo non debbano fare il giro delle parrocchie per ogni attività calzaturiera, ma avere lì un luogo mondiale di alto livello; quella di Pesaro si presta, per la sua logistica, per diventare il luogo unico, strutturale della fiera.
Se non facciamo un ragionamento di questo tipo, c’è il rischio di delegare l’organizzazione in maniera esclusiva ai privati e i privati ragionano in due modi: in primo luogo per il raggiungimento del massimo profitto, ma si determinerà un’ubicazione diversa dall’altra, a seconda dei rapporti economici di forza che si stabiliranno tra le varie località. Quindi il ruolo pubblico, da questo punto di vista, verrebbe meno. Ecco perché i Comunisti italiani hanno proposto un emendamento che dice che l’ex ente fieristico deve essere organizzato attraverso una società a maggioranza pubblica.
Non è vero che ci sono impedimenti normativi, perché società di questo tipo già esistono per il porto, per l’aeroporto, non ledono alcun principio di concorrenza, ma il pubblico deve organizzare, deve programmare e il privato deve gestire, se mai, perché le Marche hanno speso oltre due miliardi di lire e non possiamo fare come si vuol fare per la Quadrilatero: soldi pubblici dati in gestione ai privati. Questo non va bene, soprattutto in un sistema ormai dualistico, dove uno dei due competitori regala all’altro le chances per operare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Questo articolo rientra nel dibattito iniziale e in parte condivido quanto diceva Procaccini, però occorre fare maggiore chiarezza sui ruoli e sul futuro. Il presidente Tontini, nella sua replica non è stato né chiaro, né incisivo e i dubbi che avevamo, a prescindere da quanto sosteneva il consigliere Procaccini, che noi condividiamo come base di partenza, che è ottima, persistono. Occorre chiarezza nel portare avanti quanto si dice con una legge che è molto delicata, perché modificare una legge è poi ben difficile. Quindi chiediamo ancora maggiore attenzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Qui valgono le osservazioni che sono state fatte prima rispetto a tutto il meccanismo. Si è messo in piedi un apparato burocratico complessivo che non tiene conto e non legge la situazione, per arrivare a fare tutto e il contrario di tutto. Noi ribadiamo, su questa questione, la nostra contrarietà. Questa legge non va nella direzione auspicata dagli operatori e dalle Amministrazioni comunali delle città interessate, è una legge notarile che prende atto dell’esistente, non si pone il problema di un rilancio di settori produttivi fondamentali per l’economia delle Marche, dei distretti fieristici di Civitanova, Ancona e Pesaro, perché non ha il coraggio di osare.
Peraltro credo che a questo punto sia giusto e doveroso che ciascuno si assuma la responsabilità, quindi a nome anche dei colleghi Pistarelli e Brini chiedo la votazione per appello nominale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. Questo emendamento è stato oggetto di una riflessione anche in sede di Commissione e non è stato approvato. Vorrei però distinguere tra due aspetti, uno di ordine politico generale e uno di ordine legislativo.
Nulla osta sul piano politico generale, che la gestione dell’Erf, così come di altre realtà, possano essere a maggioranza pubblica. Anzi, attualmente lo sono e l’Erf rimarrà tale anche nel prossimo futuro. Credo che sia importante sottolineare, così come il collega Procaccini, il ruolo che il pubblico deve avere nell’ambito della programmazione. Lui diceva, giustamente, che altra cosa è poi la gestione. Infatti, tutto lo spirito di questa legge privilegia e dà forza a questa funzione per quanto riguarda la Regione: il compito che essa deve avere soprattutto di programmare le varie politiche in campo fieristico.
Altra cosa è la gestione che la Ce ha deciso debba essere libera, aperta alla libera concorrenza. Quindi, da un lato la programmazione che deve essere in capo al pubblico e sulla quale, con questa legge rafforziamo il ruolo e la funzione della Regione in termini di programmazione; altra cosa è la gestione che deve essere, per decisione comunitaria, in base al rispetto del principio della libera concorrenza, di origine privata. In base a questo principi alla suddivisione di questi due aspetti, di queste due funzioni abbiamo incentrato tutto lo spirito di questa legge, che tiene conto da un lato all’adeguamento alla normativa comunitaria e dall’altro alla volontà di quanto e di che cosa vogliamo fare rispetto a questa materia.
Il fatto che qui non si scrive che sia a maggioranza pubblica, nessuno lo impedisce, ma sarebbe sbagliato e con il rischio di impugnazione da parte della Ce, scriverlo, perché se andassimo a scrivere che comunque la gestione deve essere a maggioranza pubblica, andremmo di nuovo a rischiare di ledere il principio della libera concorrenza, che ci farebbe incorrere nel rischio di una eventuale impugnazione da parte della Ce.
D’altra parte gli stessi emendamenti che abbiamo approvato all’unanimità in Commissione, che abbiamo definito di ordine tecnico, vanno proprio in questa direzione e abbiamo sostituito il regime autorizzatorio con la comunicazione, proprio perché l’autorizzazione prevede un sì o un no che vanno a incidere sul diritto della libera concorrenza, la comunicazione no. Stessa cosa accadrebbe per questo emendamento.
E’ con questo spirito che, così come in Commissione, dobbiamo, non per ragioni di ordine politico generale ma anche per ragioni di ordine tecnico, per evitare il rischio che la legge possa essere impugnata, rigettare l’emendamento. Il che non significa che l’Erf dovrà diventare a maggioranza privata. L’Erf rimarrà quello che è oppure si trasformerà, un domani, e allora la Regione, insieme a tutti gli altri decideranno se dovrà diventare qualche cosa di differente.
Credo che l’Erf rimarrà ancora per molto tempo, forse per sempre, visto le caratteristiche del sistema fieristico della nostra regione, a maggioranza pubblica, perché è vero che la funzione delle fiere nella nostra regione difficilmente potrà essere abbandonata al libero mercato, così come accade per la fiera di Milano e per le grandi fiere di carattere internazionale. La nostra struttura fieristica avrà bisogno di supporti e questi supporti dovranno prevedere la prevalenza della maggioranza pubblica anche nell’ambito della gestione, ma un conto è sceglierlo politicamente e applicarlo politicamente, altro conto scriverlo nella legge, cosa che non possiamo fare, per i rischi ai quali ho fatto riferimento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. L’intervento di Tontini, articolato, per certi versi è stato anche contraddittorio. Tuttavia, se si vuole evitare, per un impedimento formalistico, di scrivere nella legge “società a maggioranza pubblica”, noi siamo anche disponibili. Se la Commissione intende la formulazione del primo comma dell’art. 11 come di fatto gestione a maggioranza pubblica, si potrebbe fare un ordine del giorno che va in questo senso. A quel punto il gruppo dei Comunisti italiani voterà a favore dell’articolo e anche della legge.

Roberto GIANNOTTI. Presidente, chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla verifica del numero legale, a partire dal numero 1.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini presente
Amagliani assente
Amati presente
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini assente
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
Comi presente
D’Ambrosio presente
D’Angelo assente
Donati presente
Favia assente
Franceschetti presente
Gasperi assente
Giannotti presente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Martoni presente
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni presente
Minardi presente
Modesti presente
Mollaroli presente
Moruzzi assente
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci assente
Rocchi assente
Romagnoli assente
Secchiaroli assente
Spacca presente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi assente

PRESIDENTE. Non sussiste il numero legale, pertanto la seduta è tolta.


La seduta termina alle 13,20