Resoconto seduta n. 208 del 18/11/2004
La seduta inizia alle 11,15



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute n. 205 e n. 206 del 27 ottobre 2004.

(Sono approvati)



Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti proposte di legge:
— n. 266 in data 29 ottobre 2004, ad iniziativa del consigliere Cecchini: «Norme per l’elezione del Consiglio regionale e per l’elezione diretta del Presidente della Regione», assegnata alla Commissione Statuto in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 267 in data 8 novembre 2004, ad iniziativa dei consiglieri Giannotti, Brini, Ceroni, Cesaroni, Grandinetti e Trenta: «Modifiche alla legge regionale 22 dicembre 2003, n. 25 concernente: “Ulteriori provvedimenti tributari in materia di imposta regionale sulle attività produttive, di addizionale regionale all’IRPEF e di tasse automobilistiche regionali”», assegnata alla II Commissione;
— n. 268 in data 9 novembre 2044, ad iniziativa dei consiglieri Luchetti e Moruzzi: «Sviluppo della multifunzionalità nelle aziende agricole marchigiane», assegnata alla III Commissione.




Proposte di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate, ad iniziativa della Giunta, le seguenti proposte di atto amministrativo:
— n. 148 in data 29 ottobre 2004: «Programma triennale regionale aree protette (PTRAP) 2004/2006, art. 7 della l.r. n. 15/1994», assegnata alla IV Commissione in sede referente e alla II Commissione per il parere obbligatorio;
— n. 149 in data 5 novembre 2004: «Documento di programmazione economica e finanziaria regionale (DPEFR) 2005/2007», assegnata alla II Commissione in sede referente ed alle Commissioni I, III, IV, V e VI per il parere obbligatorio;
— n. 150 in data 4 novembre 2004: «Proposta di piano settoriale di intervento per la tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario triennio 2004/2006 ai sensi dell’art. 8, comma 1, della l.r. 3 giugno 2003, n. 12 concernente: “Tutela delle risorse genetiche animali e vegetali del territorio marchigiano», assegnata alla III Commissione in sede referente ed alla II per il parere obbligatorio.



Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 386 dei consiglieri Giannotti, Ceroni, Cesaroni, Brini, Grandinetti e Trenta: «Commemorazione caduti di Nassiriya”;
— n. 387 dei consiglieri Luchetti, Favia, Rocchi, Ricci, Procaccini e Franceschetti: «Situazione di disagio economico e sociale degli anziani».



Leggi regionali promulgate

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha promulgato la legge regionale «Norme sulla sanatoria degli abusi edilizi».



Regolamenti emanati

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha emanato i seguenti regolamenti:
— «Esecuzione delle procedure in economia e funzionamento della cassa economale«;
— «Disciplina dell’esercizio dell’ufficiale rogante della Regione«;
— «Attuazione della l.r. 3 giugno 2003, n. 12 “Tutela delle risorse genetiche animali e vegetali del territorio marchigiano”».



Congedi

PRESIDENTE. Hanno chiesto congedo i consiglieri Martoni, D’Ambrosio e Spacca.





Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. La Conferenza dei presidenti di gruppo, appena conclusa, ha valutato la necessità di rivedere l’ordine del giorno della seduta odierna e di disporre una nuova formulazione che prevede quanto segue.
Per quanto riguarda le interrogazioni è stata avanzata richiesta di non trattare la 1210.
Si passerà successivamente alla proposta di legge n. 213, quindi alla proposta di legge n. 241. Questo per fare in modo che nella seduta antimeridiana, alla quale vorremmo limitare i lavori della giornata odierna, possiamo trattare tutte le proposte di legge che prevedono spesa.
Inoltre è stata avanzata la richiesta di rinviare comunque il punto n. 3 riguardante la relazione della Commissione d’inchiesta sui corsi di formazione per l’imprenditoria alla prossima seduta, per l’assenza congiunta di Presidente e Vicepresidente.
Se siete d’accordo, propongo di procedere secondo l’orientamento già preso dalla Conferenza dei presidenti di gruppo.

(Così rimane stabilito)








Interrogazione (Svolgimento): «Regolamento autoservizi pubblici Comune di Fabriano» Giannotti e Cesaroni (1185)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1185 dei consiglieri Giannotti e Cesaroni.
Per la Giunta risponde l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. In riferimento alla interrogazione di cui all'oggetto, si fa presente quanto segue.
Il Comune di Fabriano, su richiesta del Servizio Mobilità, Trasporti ed lnfrastrutture con nota prot. n. 4367\01/10 2004\CFAB\c_d451~P ha trasmesso copia del "Regolamento comunale per l'esercizio del servizio di taxi e di noleggio con conducente", previsto dalla Legge n. 21/1992 di cui all'oggetto, così come modificato dal Consiglio comunale.
Premesso che non rientra tra le competenze del Servizio scrivente esprimersi in merito alla legittimità di atti adottati dagli Enti comunali inerenti la Legge in oggetto, si è provveduto all'esame del testo ed alla segnalazione delle seguenti incongruenze.
Con nota prot. 38105ID1P4IR-MIMTIIP del 16/11/2004, il Servizio scrivente in ordine all’art. 23 “Turni ed orari di servizio”, ha rilevato che, poiché i turni di riposo sono previsti per legge...

Roberto GIANNOTTI. Scusi, assessore, quale è la data?

Marco AMAGLIANI. La data è 16.11.2004.

Roberto GIANNOTTI. Ieri l’altro...

Marco AMAGLIANI. Sì.

Marco AMAGLIANI. “Con nota prot. 38105ID1P4IR-MIMTIIP del 16/11/2004, il Servizio scrivente in ordine all’art. 23 “Turni ed orari di servizio”, ha rilevato che, poiché i turni di riposo sono previsti per legge, nell'interesse del lavoratore, non appare corretto effettuare il servizio di taxi durante il periodo destinato al riposo.
Inoltre in ordine all'art. 37 "Radio telefono", in detta nota si è sottolineato che i servizi effettuati a mezzo taxi ed a mezzo noleggio con conducente sì avvalgono di un centro di raccolta chiamate unico.
Poiché ciò potrebbe ingenerare confusione presso l'utenza circa le caratteristiche del servizio taxi e quelle del noleggio con conducente, si ritiene opportuno che il Comune di Fabriano organizzi un servizio di raccolta delle chiamate in modo tale da tenere separate le richieste di servizio taxi da quelle di noleggio con conducente, magari istituendo linee telefoniche diverse e pubblicizzando le diverse caratteristiche dei servizi, al fine una maggiore chiarezza per l'utenza.
A seguito delle suddette osservazioni, il Comune di Fabriano è stato invitato a modificare gli articoli indicati ed a inviare al Servizio Mobilità, Trasporti ed lnfrastrutture copia del regolamento modificato”.

Presidenza del Vicepresidente
SANDRO DONATI

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ho fatto prima quella richiesta, perché mi pare strano la contestualità della risposta della Regione Marche al Comune di Fabriano, con la discussione in aula della nostra interrogazione. Mi viene quasi da pensare che abbiamo provocato questo intervento che, altrimenti, non ci sarebbe stato. Questo la dice tutta sulla volontà della regione di intervenire nei confronti del mancato rispetto di normative statali e nazionali.
I rilievi formulati nella interrogazione sono di fatto ripresi e mi sembra, a questo punto, del tutto inaccettabile il richiamo ad una estraneità regionale che non può esserci. Si tratta di una normativa statale e una normativa regionale su materie ampiamente delegate alle Regioni, quindi credo che forse l’ufficio poteva evitarsi questo chiamarsi fuori da ogni responsabilità.
Rimane il fatto grave che la Regione sapeva di questa anomali allegata alla modifica del regolamento taxi e non è intervenuta prima, c’è voluta una battaglia amministrativa a Fabriano da parte del gruppo di Forza Italia, c’è voluta una ripresa in Consiglio regionale per arrivare a un risultato. Prendiamo atto, comunque, che quello che avevamo detto era giusto, la Regione riconosce la fondatezza dei nostri rilievi, il Comune di Fabriano deve fare marcia indietro rispetto ad una posizione inaccettabile, gravissima, che ha leso il diritto di tanti operatori economici.

Marco AMAGLIANI. La Regione sapeva: è lei che ha richiesto in data 1 ottobre al Comune di Fabriano, chiarimenti rispetto a questa questione. L’ho detto nella mia risposta. Dopodiché, il 6 ottobre è arrivata anche la vostra interrogazione.

Roberto GIANNOTTI. Mi dispiace deluderla, assessore, ma l’interrogazione del gruppo regionale di Forza Italia è del 20 settembre. Se vuole le posso dare copia autentica, con la data.

Marco AMAGLIANI. E’ arrivata al servizio il 6 ottobre.

Roberto GIANNOTTI. Questo è ancora più grave e la dice tutta sulla funzionalità degli uffici della Giunta regionale. Se una interrogazione su materia di un certo rilievo, ci impiega 16 giorni per arrivare dall’ufficio protocollo all’assessore, veramente c’è da discutere. Comunque dico che la Giunta sapeva, perché questo problema è stato richiamato in Consiglio comunale a Fabriano, è apparso sui giornali, ci sono state lettere di protesta. Non c’era bisogno di aspettare un atto ispettivo delle opposizioni per muoversi.
Comunque rimane il fatto che finalmente si è fatta chiarezza, ci auguriamo, a questo punto, che il Comune di Fabriano faccia il proprio dovere e apporti quelle modifiche al regolamento, reintroducendo un principio di legalità amministrativa.





Interrogazione (Svolgimento): «Ospedale Santa Croce di Fano» Gasperi (988)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 988 del consigliere Gasperi.
Per la Giunta risponde l’assessore Melappioni.

Augusto MELAPPIONI. Con riferimento alla interrogazione in oggetto si comunica quanto segue:
a) nell'agosto del 2003 il Commissario Straordinario ha individuato tra le priorità di interventi in edilizia sanitaria la ristrutturazione e il risanamento ambientale degli spazi dell'U.O. di Oncologia presso l'Ospedale Santa Croce di Fano e, di conseguenza, l'ufficio Tecnico ha redatto un progetto di riassetto dei locali;
b) l'intervento prevede: l'assegnazione di altri spazi in aggiunta agli attuali in dotazione al. reparto di Oncologia e la ridistribuzione degli attuali locali; la riorganizzazione dell'utilizzo degli spazi, in considerazione della differenziazione degli utenti del reparto (si è ottenuta innanzitutto l'indipendenza dagli altri reparti degli accessi, dei servizi e dei percorsi); destinazione di una parte del reparto alla degenza con 7 posti letto in day hospital, più i locali tecnici di servizio; destinazione dell'altra parte del reparto alle visite ambulatoriali con creazione di un front office di accettazione; dotazione dell'intera ala di un impianto di climatizzazione di nuova realizzazione; rifacimento completo degli elementi di finitura;
c) questo progetto, acquisiti i vari pareri degli organi competenti, è stato approvato con Determina del Direttore di Zona in data 29.01.04 e con la stessa determina si è disposto di appaltare i lavori mediante pubblico incanto in base a specifica procedura (legge n. 109/94 e n. 415/98) con il criterio del prezzo più basso;
d) dopo pubblicazione regolare del bando di gara, i lavori sono stati aggiudicati e sono stati consegnati alla ditta aggiudicataria che ha già avviato l'impostazione del cantiere. I tempi di esecuzione sono previsti contrattualmente in 150 giorni.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Credo che ci sia un errore. Nella mia interrogazione non parlavo del reparto di oncologia. La mia interrogazione recita: “Premesso che da anni è stata deliberata la costruzione di un’ala nuova di ampliamento dell’ospedale di Fano; che ad oggi i reparti risultano non attivi e in uno stato di semiabbandono con i lavori fermi; che codesto stato dei rapporti sembra sia dovuto ad incongruenze nel dimensionamento delle strutture utili alla degenza; che con deliberazione 238 del commissario straordinario veniva affidato incarico ad un esperto, consistente in analisi della situazione documentale, dell’appalto di relazione...” ecc. Poi: “considerato il grave stato di insufficienza, di inadeguatezza ambientale e logistica in cui vengono sottoposti a cure numerosi degenti, vedi 40 malati del reparto di oncologia...”. Non si tratta del reparto di oncologia ma del nuovo reparto dell’ospedale Santa Croce di Fano, che è stato dichiarato inagibile perché le strutture interne non sono state rese agibile. Oggi il giornale scrive che è stato cambiato l’ascensore che non era mai stato utilizzato, perché aveva una dimensione inferiore alla grandezza delle lettighe.
L’ingegnere che ha fatto una relazione — l’ing. Francesco Reinaldi, un esperto che opera all’interno della Asl e dentro l’ospedale Sant’Orsola di Bologna — fa delle osservazioni e dice che «Nella rianimazione manca un locale “vuota”. Non si comprende come sia possibile smaltire le feci di pazienti, notoriamente non in grado di deambulare. La stanza di isolamento della rianimazione, da un rimo esame sembra sprovvista dei necessari requisiti per garantire la sovrapressione e la depressione rispetto ai locali circostanti. I corridoi puliti non presentano rivestimenti lavabili a tutt’altezza. Il controsoffitto del corridoio “pulito” non è a tenuta. Le sale operatorie presentano tutte una superficie di circa 37 metri quadri: tale dimensione, che rappresenta il minimo indispensabile, potrebbe creare dei problemi con alcune specialità chirurgiche che necessitano di superfici più ampie. Nelle sale operatorie le bocchette di ripresa dell’aria dell’impianto di condizionamento sono posizionate su un lato solo: ciò non consente un lavaggio uniforme della sala, con possibilità di ristagno degli elementi inquinanti. Il percorso “sporco” non è climatizzato. Alcuni depositi del blocco operatorio non sono ventilati”.
Questa è solamente una parte di quello che il tecnico che è stato chiamato per fare una consulenza dichiara. Addirittura è stato inaugurato un nuovo reparto con il pronto soccorso e il pronto soccorso non aveva idoneità, perché le ambulanze che entrano non fanno altro che scaricare i gas tossici all’interno stesso della struttura.
Capisco che questi non sono problemi suoi, assessore, lei questa cosa l’ha avuta in eredità, però non accetto che ci sia un equivoco di questo genere.
Non solo mi ritengo insoddisfatto di una situazione di questo genere, ma ne sono completamente meravigliato, anche in considerazione del fatto che con la delibera del direttore generale fatta il 16 ottobre 1997, era stato indicato un importo complessivo per il primo stralcio di 15 miliardi di lire, nel secondo stralcio l’importo complessivo era di 5.200 milioni e nel verbale si riscontrano alcune problematiche.
Quindi mi chiedo: per quale motivo si continua ad andare avanti con una struttura che ancora non ha dato idoneità all’utilizzo completo dell’ospedale stesso? Addirittura oggi sul giornale si dice che verrà spostato il reparto di medicina che è all’ultimo piano, con alcune critiche per le disposizioni, ma ormai quella è stata la costruzione.
La sostanza fondamentale è che tutti i reparti — rianimazione, sale operatorie — indispensabili per l’utilizzo dell’ospedale stesso, non sono ancora entrati in funzione, ma soprattutto non ci dite quanti soldi ancora avete previsto di spendere per poter utilizzare questi impianti.
Proprio per questo motivo era venuto fuori un intervento. Mesi fa, infatti, si diceva che gli ospedali di Fano e Pesaro dovevano diventare un ospedale unico. Lei è stato presente e ha tolto ogni dubbio su un problema di questo genere, ma la città di Fano, terza città delle Marche, non può assolutamente non avere un ospedale idoneo alle richieste e alle aspettative dei cittadini e degli ammalati di quel territorio.
Mi ritengo completamente insoddisfatto di questa risposta e mi auguro che lei, assessore, che tra l’altro è un medico, mi possa dare una risposta più concreta successivamente.

PRESIDENTE. All’interrogazione n. 1048 verrà data risposta successivamente, perché l’assessore sta reperendo la risposta.




Proposta di legge (Seguito esame degli articoli e votazione finale): «Ordinamento del sistema fieristico regionale» Giunta (213)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 213, ad iniziativa della Giunta.
Abbiamo già votato i primi 10 articoli.
Articolo 11. Emendamento a firma Procaccini e Martoni.
Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Come da impegno del relatore, che ha assunto la necessità di non procedere alla votazione dell’emendamento per problemi tecnici, noi lo ritiriamo e lo sostituiamo con un ordine del giorno.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 11.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Pensavamo che il rinvio avesse portato a più miti consigli la maggioranza, che purtroppo, da quanto abbiamo appreso e constatato, non ha molta soddisfazione per questa legge, soprattutto perché non sono stati coinvolti gli operatori e i sindaci che sono proprietari del territorio ove insistono queste fiere.
Il presidente Tontini fa finta di non capire o di non ascoltare. Qualcuno diceva che questa legge è nata dai pesaresi. Se così fosse noi siamo preoccupati, e non me ne voglia il mio amico Giannotti, perché forse, fuori Pesaro si sa più notizie di chi vi abita, oppure si raccoglie di più, non dico il chiacchiericcio, perché questa materia è molto delicata e seria.
L’altro giorno ho avuto una conferma che qualche presidente di Provincia non è a conoscenza di questa proposta di legge. Se così fosse sarebbe un fatto gravissimo, perché voi, oggi state varando una legge che non ha coinvolto sindaci. Infatti un sindaco importante quale quello di Civitanova e qualche presidente di provincia non sono stati coinvolti.
Noi siamo usciti dall’aula, non per non far approvare questa bozza contro la quale il nostro gruppo voterà, in quanto una legge dannosa per il territorio e soprattutto per gli operatori, perché non c’è il coinvolgimento delle parti produttive a livello sostanziale. Quindi rinviarla di dieci giorni, coinvolgendo realmente i presidenti delle Province di Macerata, di Ancona e di Ascoli — perché penso che quello di Pesaro sia informato benissimo — sarebbe stato opportuno. Si sarebbe dovuto sgomberare il problema da eventuali illazioni che non raccolgo, non faccio mie come motivo di pressione su questa proposta di legge, ma è solamente una riflessione che ho posto al presidente Tontini il quale ancora una volta non risponde sul perché non ha chiamato i sindaci e i presidenti delle Province e soprattutto sul fatto che doveva coinvolgere fattivamente, fin da subito, le categorie per decidere quale ruolo dovevano avere su questa proposta di legge. Questo è elementare, perché parliamo di sviluppo, di come deve essere gestita tutta la situazione a livello marchigiano, perché ogni realtà, ogni provincia ha una sua caratteristica: il mobile, la pesca, la calzatura. C’è un altro settore molto importante che stiamo trascurando, quello calzaturiero del Fermano, che in questo momento è molto in difficoltà.
La proposta di legge deve dare anche queste risposte. Questa è una legge senza anima, una legge arida che serve solamente a dire quali sono i poli e soprattutto in merito alla composizione della commissione lei non ha dato una risposta chiara, presidente Tontini. Avete spogliato, con questa proposta di legge, le competenze dei Comuni e delle Province interessati, soprattutto delle categorie, che sono parti essenziali di questa legge che oggi andiamo a votare. Quindi, meglio rinviare di dieci giorni, in modo che lei prenda impegno con l’assessore di risentire i presidenti i tre sindaci, per verificare quali sono le prospettive e i programmi. Sapete che tra non molto a Civitanova sorgerà un nuovo palazzo dell’Ente Fiera di circa 20.000 metri quadrati? Come pensate di riempire questo contenitore? Quali manifestazioni saranno fatte per riempire annualmente questo contenitore? Che vantaggi, non in termini economici ma di benefici, nel senso delle attività, avranno le imprese produttive da questa struttura che verrà realizzata? Ho provato a fare delle domande e la risposta nessuno è in grado di darla.
Se dobbiamo legiferare tanto per dire che abbiamo fatto una legge, noi non ci stiamo e faremo quello che lei non ha fatto, presidente Tontini: cercheremo noi di coinvolgere gli interessati, ma poi non lamentatevi se nasceranno dei consorzi, per protesta, e se altri prenderanno iniziative parallele all’attività e alla funzione della Regione Marche.
In più di un’occasione abbiamo cercato di collaborare. Ci auguriamo che su questa politica si coinvolgano tutti, perché così si gestisce meglio, c’è meno sperpero di denaro. Successivamente dovremo affrontare una proposta di legge, che pure contesteremo duramente, con la quale la Regione Marche ha sperperato denaro pubblico per miliardi e poi vi trovate al punto di doverla chiudere dalla sera alla mattina senza dare una spiegazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Il consigliere Brini ha affrontato questo aspetto richiamando un problema di metodo che è fondamentale per un provvedimento su questa materia, cioè il livello di concertazione, di consultazione preventiva che non è stato realizzato dalla Giunta regionale su una materia così importante, con alcuni sindaci, con alcuni presidenti di Provincia, con la realtà istituzionale ed economica del territorio regionale, con riferimento agli ambiti territoriali ove albergano i tre poli fieristici della nostra regione. E’ una considerazione giusta. Era stata richiamata anche in occasione dell’ultimo Consiglio in relazione alla composizione di un organismo previsto dalla legge.
Voglio riprendere un aspetto di fondo di questa questione, che è stato sviluppato nell’altra occasione e che ha portato a un dibattito giornalistico a tre voci, al quale abbiamo partecipato io, il consigliere Gasperi e l’assessore Secchiaroli. L’assessore Secchiaroli sostanzialmente ha accusato le opposizioni di avere abbandonato l’aula per fare propaganda. Io ho risposto in maniera semplice: è inutile preoccuparsi, come maggioranza, di garantire sempre, da qui alla fine della legislatura, il numero legale, perché è un dovere della maggioranza stessa, garantire il numero legale in quest’aula ed è evidente che sugli atti su cui non siamo d’accordo, qualora non ci sarà il numero legale l’opposizione non farà da stampella a questa maggioranza. E’ quindi stato un atto di chiarezza politica. L’assessore Secchiaroli doveva dire “grazie Forza Italia, grazie Alleanza nazionale perché avete impedito un inciucio politico, avete garantito la trasparenza degli atteggiamenti”. Avevamo già anticipato che avremmo votato contro questo provvedimento, quindi non capisco questo dolersi.
L’assessore Secchiaroli nel suo intervento ha enfatizzato la portata di questa legge. Io ho detto che questa legge è il nulla, calata nella realtà fieristica regionale. Qui sono penalizzati Civitanova, Pesaro e Ancona, perché la legge, dopo dieci anni dall’approvazione della unificazione dei poli fieristici di Civitanova e Ancona e dalla costituzione dell’Erf, non ha realizzato quella svolta radicale di cui le Marche hanno bisogno. Le Marche hanno bisogno di una regia unica nel campo delle fiere, che non vuol dire fare una scelta di localizzazione, vuol dire una testa che idei, programmi, gestisca le manifestazioni nella regione, avendo a cuore lo sviluppo, le specificità dei diversi territori.
Civitanova ha una sua specificità nel campo della calzatura, Pesaro nel campo del legno e delle macchine utensili, Ancona in altri settori, ma ci deve essere un gioco d’insieme che programmi nel territorio in maniera uniforme le manifestazioni, che inserisca le Marche nel tessuto fieristico nazionale ed internazionale. Questa legge non compie questo passo, è una legge notarile: prende atto dell’esistente, dice che ci sono queste cose, prevede la privatizzazione dell’Erf, prendendo atto che l’ente fieristico di Pesaro è già privatizzato e costituisce una commissione che fra l’altro è monca, perché manca dei soggetti interessati.
Quindi non è una legge che vuole sviluppare il sistema fieristico regionale mettendolo a regime e garantendo la sua proiezione in campo nazionale ed internazionale, non tiene conto della richiesta forte dei tessuti produttivi delle Marche, non mette in piedi una cabina di regia che sarebbe fondamentale, anche per evitare che si continui a vivere alla giornata, così come avviene oggi.
In questo senso mi sono permesso sulla stampa di polemizzare con Secchiaroli dicendo che Pesaro non esce tanto bene rispetto ad alcune cose che erano state chieste e sollecitate, mentre l’assessore diceva che questa cosa tiene conto di quella specificità territoriale. Non è assolutamente vero, proprio perché questa è una legge di poco conto, che non cambia niente, che rimanda. Leggevo adesso — è addirittura ridicolo — che si prevede un anno di tempo per arrivare alla privatizzazione dell’Erf. Questo è significativo della mancata volontà politica di questo Esecutivo regionale, così come a sostegno delle attività produttive di operare quel cambiamento di rotta che è fondamentale anche nel campo delle fiere.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. Per quanto riguarda la partecipazione alla stesura di questa legge sono stato chiamato in causa, anche se io sono il relatore di una legge che è stata predisposta dalla Giunta e già nell’iter di predisposizione della proposta di legge da parte Giunta, come risulta agli atti, c’è stata tutta la fase della conferenza delle autonomie, all’interno della quale c’è stata la consultazione delle istituzioni provinciali e comunali.
Successivamente, in tutto l’iter di discussione che questa legge ha avuto nella III Commissione, in sede di audizione sono state consultate tutte le associazioni. Di nuovo sono stati consultati Anci, Upi, di nuovo sono stati consultati direttamente gli enti fiera, quindi Erf e Fiera di Pesaro. Sono state di nuovo consultate le associazioni di categoria, tanto è vero che in sede di discussione in Commissione, alcuni hanno prodotto anche suggerimenti, dei quali la Commissione ha poi tenuto conto, modificando la proposta iniziale della Giunta. Mi riferisco, ad esempio, alle osservazioni che sono giunte da parte dell’Erf e del Comune di Ancona, che tengono conto anche di alcune osservazioni che in parte faceva il collega Brini, essendo l’Erf gestore della struttura fieristica di Ancona e di Civitanova Marche.
L’art. 11 che stiamo discutendo è stato modificato su indicazione del Comune di Ancona e dell’Erf, proprio per tenere conto delle considerazioni fatte e che la Commissione e anche la Giunta hanno ritenuto di dover accettare, perché andavano nella giusta direzione.
Per quanto riguarda invece le considerazioni fatte da Giannotti, è chiaro che siamo nell’ambito delle valutazioni politiche che ognuno di noi può fare e nel reciproco gioco di maggioranza e opposizione ognuno svolge il suo ruolo, da questo punto di vista, però sostenere che questa è una legge vuota, che non si pone il problema dell’unificazione delle politiche regionali sulle fiere e non si pone il problema di come gestire, attraverso il coinvolgimento... (Interruzione del consigliere Giannotti). Sostenere che in questa legge non si preveda la volontà di arrivare ad una unificazione di programmazione di politica regionale sulle fiere e non si intraveda la volontà di arrivare non solo ad una programmazione comune ma addirittura ad una possibile gestione unitaria attraverso la costituzione di un polo unico, significa aver letto un’altra legge, perché all’articolo 13 si parla espressamente di queste cose.
Abbiamo già avuto modo di parlarne anche nella seduta precedente. Questo articolo ha un significato preciso, che testimonia la volontà di questa Giunta di arrivare a raggiungere questi due obiettivi, che sono una programmazione e una gestione comuni, se possibile anche attraverso l’istituzione di un polo unico, al quale si possa arrivare anche attraverso una sorta di fusione tra i vari enti. Ma in aggiunta alle osservazioni che facevano Brini e Giannotti, aggiungo che lo vuol fare anche attraverso il coinvolgimento degli attori direttamente interessati a questa materia, che esercitano questo ruolo attraverso la Commissione, cioè Comuni, Province, camere di commercio, associazioni di categoria che costituiscono la Commissione e che affiancano l’assessorato nella gestione delle politiche unitarie e nel professo di ristrutturazione e di revisione delle strutture fieristiche per arrivare anche alla realizzazione di un polo unico regionale.
Quindi non solo è trasparente la volontà politica di questa Giunta di perseguire questi due obiettivi, ma lo vuol fare attraverso il coinvolgimento di queste strutture, di questi settori, giustamente, perché la politica fieristica è un’attività che viene svolta da più soggetti che sono privati, pubblici, autonomie funzionali come le camere di commercio ecc., senza il coinvolgimento dei quali non si potrà mai riuscire a fare una vera politica regionale, perché in questa materia sono plurimi i soggetti che intervengono.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Intervengo dopo il relatore, perché non possiamo concentrare tutte le richieste di parola in capo all’opposizione e poi la maggioranza dà la risposta finale. Siccome si tratta della dichiarazione di voto, non è previsto affatto dal regolamento che il relatore debba essere l’ultimo a parlare.
Questo articolo è la struttura portante di questa legge. Mi sto accorgendo che in molti non conosciamo realmente ciò che è avvenuto con l’Erf: è il bidone principale che è stato fatto da questa Amministrazione anni fa, perché dovevano salvare sul piano economico Ancona e Civitanova, tanto è vero che alle audizioni che ci sono state non è venuto nessuno di Civitanova, sono intervenuti alcuni personaggi e il presidente dell’Erf Barcaglioni. La trasformazione dell’Erf è una cosa che viene proposta ma non si sa dove va a finire, perché una Spa — che è giusto si voglia fare — non si sa come inserirà la Fiera di Pesaro e Pesaro è già in difficoltà, tanto è vero che una manifestazione importante si è già trasferita a Rimini.
Siccome sono in grosse difficoltà, fanno una Spa perché è stata richiesta direttamente dal presidente dell’Erf, quindi è una cosa riservata solo ed esclusivamente ad Ancona e Civitanova.
Sandro Barcaglioni, presidente dell’Erf, nell’audizione dice: “Poiché l’assessore Secchiaroli ci ha chiamati a settembre, me e il presidente della Spa di Pesaro, abbiamo dato i nostri pareri. I mio parere sulla proposta di legge è positivo, salvo qualche osservazione che avevo detto all’assessore che avrei fornito”. Invece Drudi dice: “Se deve essere fatta una Spa, fatemi sapere come viene fatta. Non si può fare prima una legge e poi andiamo a vedere come si può mettere in pratica quella legge stessa. Questa è una legge elettorale che deve essere spesa sul territorio, proprio perché ci sono delle difficoltà ad Ancona e a Civitanova”. Ancona dice: “Se io propongo, come presidente dell’Erf, di lasciare l’Erf come soggetto ente pubblico e non economico, come è adesso, il motivo fondamentale è che, siccome sapete che noi insistiamo su un’area demaniale al porto, il canone concessorio annuale di quell’area, essendo noi un ente pubblico non economico, è dieci volte minore di quello che dovrebbe essere il canone ricognitorio, quindi paghiamo circa 50 milioni annui delle vecchie lire. Se trasformiamo l’ente, in maniera pura e semplice, in una Spa, decuplica la spesa, quindi diventa mezzo miliardo. Se io, che sono un profano di queste cose, parto e faccio una Spa con già mezzo miliardo di oneri che sono consistenti per una Spa nuova, fresca, che nasce e deve coinvolgere i privati, istituti bancari, enti locali, chi si imbarca in questa avventura? Per questo abbiamo proposto nel progetto che sta realizzando l’avv. Cantucci, docente universitario dell’università di Ancona, che ha redatto a suo tempo lo studio preliminare sul sistema fieristico regionale, di completare questa trasformazione”.
E’ immorale che si dica che è stato dato uno studio e in Commissione non è venuto niente. E’ immorale che si proponga in una proposta di legge di fare una Spa dove vengono designati alcuni personaggi e non si sa in quali equilibri economici entreranno l’Erf e l’Ente Fiera di Pesaro. Se vogliamo ripetere la situazione della precedente legislatura quando è stato formato l’Erf, andiamo avanti, ma questa è una cosa che non sta assolutamente in piedi. Mi auguro che l’assessore Secchiaroli ci dia una spiegazione su questo, perché è la classica legge ai fini elettorali che decade, perché non va a toccare assolutamente niente. Da qui a un anno ci sarà una nuova Amministrazione, una nuova Giunta che farà attività per configurare, da un punto di vista sia giuridico che tecnico, che cosa si vuol fare.
Non stanno aspettando il mondo politico, perché la riorganizzazione delle fiere è già avvenuta. I deficit vengono coperti dalla Regione per quello che riguarda l’Erf, i deficit dell’Ente Fiera di Pesaro vengono ricoperti dagli enti pubblici, perché sono in passivo. I privati non possono attendere questo, tanto è vero che le manifestazioni più grosse sono già in procinto di andarsene, anche perché è nel naturale percorso, in quanto la politica di vent’anni fa per le fiere è completamente cambiata, è modificata. Gli unici a non accorgersene sono i “tromboni” che prendono i soldi da questi enti, coloro che non fanno altro che essere all’interno e prendere dei gettoni di presenza nelle associazioni e la Regione che va a rimpinguare perché non calcola il costo reale della struttura, ma il costo dettagliato di cosa viene a spendere per vincere le elezioni. Questo è il problema politico ed economico delle fiere. E’ una cosa vergognosa, perché si confondono le manifestazioni — la fiera di San Domenico, di san Pancrazio, di Santa Epaminonda — con una programmazione economica che deve avere questa Regione nei territori a vocazione particolare come Civitanova, Ancona e Pesaro, ma soprattutto non più solo Civitanova, visto e considerato la formazione della stessa provincia di Fermo che ha una forza notevole nel settore della calzatura e che avrà necessità di poter entrare in questa struttura per garantire alle aziende del suo territorio una sopravvivenza e una possibilità di operare nel mercato.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 11.

Gilberto GASPERI. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla verifica del numero legale.

Adriana MOLLAROLI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini presente
Amagliani assente
Amati presente
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini assente
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
Comi presente
D’Ambrosio assente
D’Angelo presente
Donati presente
Favia presente
Franceschetti presente
Gasperi presente
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Martoni assente
Massi Gentiloni Silveri assente
Melappioni presente
Minardi presente
Modesti presente
Mollaroli presente
Moruzzi presente
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci presente
Rocchi presente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Spacca assente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi assente

PRESIDENTE. C’è il numero legale, quindi pongo in votazione l’articolo 11.

Il Consiglio approva

Articolo 12. Emendamento della Commissione. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 13. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Invitiamo la maggioranza a ritirare questo articolo, perché è la contraddizione a quanto è stato detto fino adesso.
Si dice che “E’ istituita la commissione regionale per il settore fieristico, composta dall’assessore competente o suo delegato in qualità di presidente e da non più di 15 membri, di cui due consiglieri regionali rappresentanti della Regione, delle Province, dei Comuni, delle Province, delle camere di commercio, delle organizzazioni dei settori del commercio, dell’industria, dell’artigianato, dell’agricoltura, della pesca, del turismo e termali, delle organizzazioni sindacali dei lavoratori maggiormente rappresentative a livello regionale ed esperti individuati tra persone particolarmente qualificate nella materia”. Questa è una commissione di 50 persone. Quindi, o ci si prende in giro o quando è stato varato questo articolo il presidente Tontini era distratto. Non c’è ombra di dubbio, perché la matematica non è un’opinione. Se facciamo il conto semplice di un solo rappresentante per ogni categoria, arriviamo a 20-30. Ci affidiamo al vostro buon senso affinché venga ritirato questo articolo e venga valutato, perché forse avete perso di vista gli stati d’allarme in cui vive la nostra zona. Se il Governo Berlusconi non pensa alle imprese marchigiane, al recupero, allo sviluppo, voi non siete da meno, perché la finalità di questo carrozzone sarebbe quella di formulare proposte e pareri alla Giunta regionale in merito alla promozione e allo sviluppo del sistema fieristico regionale nonché in merito alle problematiche del settore. Questo carrozzone, chi rappresenta?
La nostra proposta penso che sia stata chiara: i presidenti di Provincia in primis, i tre sindaci interessati che rappresentano il territorio, l’assessore — e siamo arrivati ad otto — un rappresentante delle associazioni sindacali, un rappresentante di Assindustria, uno degli artigiani... Non fare così, Tontini, perché questa legge l’hai fatta tu.
Quello che più preoccupa è questo stato di indifferenza, come per dire “cretini, parlate perché non conta niente”. O mettiamo uno specchio, in modo che vi specchiate anche voi quando parliamo, in modo da vedere chi sono i cretini... Forse non vi rendete conto che con questa demagogia e questa strumentalizzazione, con queste scatole vuote, scatole cinesi, procuriamo solo favori e vantaggi a chi sapete voi, a chi va in Russia dove portate milioni e milioni di euro. Volete continuare ancora in questo modo, volete scendere a questo livello? Noi siamo pronti, non abbiamo paura di niente e di nessuno, se questo è il livello a cui volete scendere: cominciamo a portare progetti, progettini di chi prende soldi, di chi apre fabbriche. Magari non pensate a chi lavora negli scantinati e sputa sangue dalla mattina alla sera e nessuno dà loro una lira. Non hanno nemmeno la possibilità di avere chi paga loro un modello di scarpe, mantenendo anche i produttori, Procaccini. Voi state con i potenti: difendeteli, compagni falsi, che da una parte date e dall’altra togliete. Procaccini, state dalla parte degli industriali, i soldi li prendono sempre loro. Queste fiere dovrebbero dare ossigeno anche ai piccoli imprenditori, a chi veramente ne ha bisogno. Andateci nel territorio, venite nelle nostre zone a vedere che c’è gente che soffre a tirare avanti un’aziendina, una fabbrica con 2-3 operai. I problemi non li crea solo Berlusconi, li state creando voi nella distribuzione del denaro pubblico, di chi apre aziende in Russia che voi avete sostenuto. (Interruzione del consigliere Avenali). Vergognatevi, “comunisti del 2000”! Quando vi presenteremo le interrogazioni risponderai tu con i vostri assessori, poi vedremo chi ha usufruito del denaro pubblico, chi ha investito i denaro pubblico all’estero, poi ci risponderete o qualcuno abbandonerà l’aula, quel giorno, sicuramente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Non capisco perché il consigliere Avenali, notoriamente pacifico e calmo...

Ferdinando AVENALI. Perché è demagogia.

Roberto GIANNOTTI. Non è demagogia. Il consigliere Brini ha fatto un ragionamento. Ha detto che questa Giunta regionale è ripiegata sugli interessi di grande aziende di questa regione che sono, guarda caso, “azionisti” di questa maggioranza. Evidentemente il riferimento — Brini non l’ha fatto, lo faccio io — è a Merloni. Non capisco perché vi dobbiate scandalizzare e tirate in ballo riferimenti nazionali che non esistono. Dovete abituarvi a discutere delle questioni che riguardano questa regione.
A parte questa reazione stizzita, capisco la fatica comunista nel dover andare in giro per le Marche a sostenere la candidatura del rappresentante dell’imprenditoria illuminata... (Interruzione). Se tu non reagisci, un collegamento con le fiere c’è, perché parliamo della proiezione all’estero della politica fieristica e dei distretti industriali realizzati in Russia, quindi il problema si pone. Ma non è questa la questione. La questione l’ha posta il consigliere Brini. Non si può contestare al consigliere Brini di essere intervenuto nuovamente su una questione sulla quale aveva già nel primo momento criticato, cioè la costituzione di una commissione che è la produzione, il risultato delle scelte regionali rispetto alla politica fieristica.
Sostanzialmente si dice che “La commissione formula pareri e proposte”, quindi non decide nulla rispetto alle fiere, collabora con l’Erf, quindi secondo livello; collabora alla redazione dei regolamenti di cui all’art. 12 (tutta la normativa tecnica, che nulla ha a che fare con la politica fieristica); redige un progetto riguardante il riordino del sistema fieristico regionale. Cioè la legge, di fatto, riconosce alla commissione un ruolo subalterno, marginale, poi le affida il compito di fare la riforma. Il paradosso sta qui: la riforma non la fa la legge che approviamo, ma la demandiamo a un organismo tecnico che sarà costituito in seconda battuta.
Quando noi dicevamo che questa è una “patacca”, era vero. Questo è il nulla. Avete solamente voluto chiudere la legislatura portandoci cinque fogli di carta grappettati insieme, dicendo “abbiamo fatto anche la riforma del sistema fieristico”. Non è vero, perché se andate a leggere questo articolo vi rendete conto che demandate ad una commissione tecnica istituzionale il compito di elaborare il progetto di riforma. Questa è la cosa che svela tutti gli inganni contenuti in questa proposta di legge e che motiva il voto contrario di Forza Italia.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 13.

Il Consiglio approva

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 15. Ha la parola il consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. L’imbarazzo è fortemente sentito dall’aula su quella che io ritengo sia comunque una programmazione corretta come principio. Ma quando un principio corretto, in un articolato di legge parla di sviluppo, quello che si denota e che suscita anche interventi fuori dalle righe, che dal dibattito scivola verso uno scontro, con un rimbalzo di osservazioni tra Governo, tra imprenditori di primo piano a livello internazionale e va verso il gratuito, infelice riferimento a imprenditori di carattere internazionale della Regione Marche, sinceramente mi turba. Questo perché ritengo che il sistema fieristico regionale debba tener conto essenzialmente di un corretto sviluppo e di un corretto spalmare di risorse finanziarie regionali sull’intero territorio.
Al consigliere Tontini, del cui operato non ho e non posso avere dubbi, chiedo una riflessione: capire perché a volte ci si mette in contrasto. Non è il gioco dell’opposizione e della maggioranza, ma una riflessione che riguarda la totalità del nostro operato dal punto di vista delle leggi regionali, che tenga conto di un corretto utilizzo di risorse tendenti all’affermazione di una regionalità nella sua interezza.
Per quanto riguarda il campanilismo, essendo consigliere “del nord dell’Abruzzo”, quindi della “mezza provincia”, oggi, di Ascoli Piceno, rilevo che interventi sostanziosi su un sistema fieristico regionale che poi è tutto ciò che riguarda la Fiera di Pesaro, mette il punto di interesse politico sul problema infrastrutturale regionale. Ecco perché si creano poi quei favoritismi che io trovo iniqui come contenuto di una legge.
Lo sviluppo della terza corsia dell’autostrada si fermerà nella penultima neonata provincia di Fermo, comunque rientra nel famoso “quadrilatero”, che già ha suscitato polemiche di per sé, quindi è facilmente raggiungibile una località importante come Pesaro. Nulla toglie, ma senza creare cittadini di serie A e cittadini di serie B, perché nessuno potrà venire ad investire in zone infrastrutturalmente non servite, carenti o assolutamente fuori da un’economia globale. Ecco il perché delle nostre vibrate proteste. Per questo ancora una volta si aggiunge un no a questa legge.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 15.

Il Consiglio approva

Articolo 16. Emendamento della Commissione. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 16 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 18. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 19. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’ordine del giorno a firma Procaccini e Martoni.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Il nostro voto è contrario e non possiamo che ribadire l’assenza di un’azione propositiva.
Prendiamo impegno, dove sarà consentito e possibile, a fare iniziative. Prima avevo rivolto un’altra domanda al presidente Tontini, su cui ha sorvolato. A Civitanova, fra non molto vi sarà un edificio di circa 20.000 mq. e più volte ho chiesto come sarà riempito questo contenitore. Lei ha demandato a una fantomatica commissione che forse ci farà una “fiera delle noccioline”, o delle banane. A voi però non interessa niente di queste problematiche, l’importante è che un Comune faccia degli sforzi per realizzare queste infrastrutture, ma poi noi chiameremo il Gabibbo per dire “questa è una struttura che ha fatto il Comune e non è utilizzata”.
Chiederemo sicuramente il resoconto della riunione di questa mattina e lo terremo come testimonianza.
Il voto di Forza Italia è contrario.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Il gruppo dei Comunisti italiani voterà a favore della proposta di legge, anche perché è stata migliorata dall’ordine del giorno approvato dal Consiglio. Riteniamo che nella fase di nuova organizzazione del sistema fieristico, non il controllo di tipo centralistico regionale, ma una programmazione regionale sia molto opportuna. In effetti esiste la necessità forte di una razionalizzazione del sistema fieristico, sia nella gestione ma anche nelle strutture. Anche noi condividiamo il fatto che tre fiere nelle Marche rischiano di diventare tre piccole fiere, ma allora a che cosa dovrebbe servire un nuovo sistema fieristico?
In primo luogo non alla riproduzione della gestione di se stesso, ma alla produzione e alla valorizzazione di un sistema regionale in un quadro di riferimento nazionale ed internazionale, sia che guardi alla produzione che all’occupazione, che guardi alla qualità ma anche alla sicurezza nei luoghi di lavoro.
Noi crediamo che le tre strutture di Ancona, Civitanova Marche e Pesaro debbano essere riconsiderate all’interno di una svolta organizzativa.
Ancona insiste in un luogo angusto, dove vi sono il porto, la ferrovia, dove l’attuale logistica impedisce di dispiegare le potenzialità, ad esempio, del porto, perché rischia di diventare non una risorsa ma un problema per la città e per la viabilità. Occorre allora essere lungimiranti: non come fate voi, colleghi della Casa delle libertà, cioè sostenere le strutture a seconda del vostro luogo di provenienza, ma con un’ottica generale, di governo istituzionale. Ancona deve sviluppare il turismo, soprattutto quello giovanile, deve sviluppare la ferrovia, deve sviluppare il rapporto con l’altra parte dell’Adriatico attraverso collegamenti più rapidi, più moderni. Il porto deve essere, in effetti, una risorsa.
Civitanova Marche, a nostro modo di vedere, non può disperdere quella struttura che ha, attraverso manifestazioni minori che non servono. Civitanova Marche deve costituire una mostra permanente della calzatura, una vetrina mondiale di produzione di grande qualità, che non può essere sminuita da cose effimere. Il compratore o il produttore che viene nelle Marche da altre parti del mondo, non può e non deve fare il giro di tutte le medie, piccole e piccolissime aziende, perché questo sarebbe dispersivo per il sistema. L’attuale struttura deve allora servire effettivamente a qualche cosa, deve diventare la mostra permanente della calzatura.
Pesaro e Urbino, a nostro modo di vedere, potrebbe costituire un effettivo polo regionale anche in accordo con la Provincia di Rimini, visto che ormai la vera fiera dell’Italia centrale è diventata quella di Bologna, che di fatto ha assorbito anche la fiera di Verona. In effetti la fiera di Verona dell’agricoltura non si fa più a Verona con quella grandezza internazionale, ma si fa a Bologna. Un sistema regionale che deve essere sprovincializzato con un’ottica regionale, nazionale e sovranazionale, perché il sistema produttivo e occupazionale è oggi fortemente attaccato dal Governo, sia con le leggi ma anche con provvedimenti in itinere. Nelle Marche la legge finanziaria del Governo ha tagliato ai Comuni grandi e piccoli, da un minimo dell’8 a un massimo del 27,7%. Il lavoro è attaccato, il sistema regionale non solo per questo Governo ma anche per una globalizzazione che ormai da molti anni a questa parte ha modificato nel profondo gli assetti economici mondiali, è in difficoltà. Certo le Marche hanno un sistema connettivo forte che ha tenuto e non ha livelli di disoccupazione come quelli nazionali, tuttavia i pericoli di crisi esistono, perché l’artigianato ormai non è più tale, non ha più autonomia, le imprese artigiane medie e piccole sono diventate terziste della grande concentrazione capitalistica, nel mobile, nella calzatura e nell’elettrodomestico.
Ecco che in questa ottica bisogna parlare del tutto, non del piccolo e da questo punto di vista avviare una ricognizione seria per unificare la gestione e guardare ad una grande struttura regionale è un compito che va affrontato, anzi forse siamo in ritardo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Annuncio il nostro voto negativo su questa legge. I nodi che avevamo posto all’attenzione dell’aula in sede di dibattito generale non sono stati chiariti, stiamo rivedendo il sistema fieristico regionale, elemento delicato, importante del sistema di incentivazione e di sostegno all’imprenditoria territoriale regionale e lo stiamo facendo in un quadro confuso, non coerente e che ci pone delle perplessità molto forti su quella che potrà essere p l’efficacia di questo intervento legislativo di modifica.
Le due questioni riguardano il fatto che l’ente fieristico è svuotato di poteri diretti di gestione, demandati alla società che è il braccio operativo effettivo dell’intervento nel sistema fieristico o ad una commissione per quanto riguarda la programmazione; commissione pletorica, che rischia di essere un festival delle discussioni slegate da una effettiva operatività, indicazione per quanto riguarda i criteri generali e comunque realizza un’operazione di svuotamento delle funzioni programmatorie dell’ente fieristico. Questo ci preoccupa, preoccupa anche il fatto che si rinvieranno alla società di servizi, società di diritto privato tutte le scelte di natura operativa, cioè il rapporto con Pesaro, le possibilità di allargare l’offerta fieristica regionale. Penso per esempio a Macerata e al suo centro di Villa Potenza: da tempo abbiamo posto la questione di vedere effettivamente realizzata sul territorio una rete efficace di collaborazione fra quello che già c’è — Civitanova e Ancona — e le realtà che comunque si muovono e sono vitali: penso all’agricoltura e alla Raci di Villa Potenza, penso a Pesaro e alle iniziative che fino ad oggi sono state slegate da una visione di sistema. Tutto questo molto difficilmente potrà essere affrontato in maniera organica e coerente con questo tipo di definizione che è venuta fuori dal lavoro di Commissione, dalla proposta definitiva giunta in aula rispetto alla proposta base della Giunta regionale.
Per questi motivi noi siamo fortemente perplessi e critici rispetto a questo tipo di scelte e annunciamo il nostro voto negativo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Intanto sono meravigliato del tipo di dibattito che c‘è stato in aula, in particolare degli interventi di alcuni colleghi della minoranza, perché credo che non sia stato recepito lo spirito ma il contenuto fondamentale di questa legge, nel senso che l’obiettivo strategico fondamentale che affronta e risolve la proposta di legge, è quello di recepire gli indirizzi delle normative comunitarie che ci pongono l’esigenza che la gestione degli enti fiera sia fatta da soggetti di diritto privato, comunque di società, la cui maggioranza può anche essere pubblica o meno, quindi libera concorrenza nella gestione delle fiere.
Fondamentalmente la legge si pone in questo senso, quindi recepisce e far propri questi indirizzi, quindi siamo in regola con le normative comunitaria. Poi, apre un disegno importante. Credo che siamo tutti d’accordo che occorre ripensare la politica degli enti fieristici, la politica delle fiere nella nostra regione, guardando il contesto nazionale e internazionale. Le fiere sono un pezzo importante della promozione delle nostre produzioni. Non sono soltanto loro, ma non c’è dubbio che hanno un loro significato, una loro importanza,. Alla luce dei forti mutamenti del mercato, della competizione internazionale, dovremmo cercare di ripensare anche alla politica degli enti fiera. Quindi con la legge non facciamo tutte le scelte, ma si avvia un processo importante: quello di una programmazione unica a livello regionale, mettendo insieme un gruppo di lavoro perché si ripensi alla politica fieristica. Poi saranno gli amministratori della prossima legislatura a fare le scelte più giuste. Sicuramente noi abbiamo bisogno di concentrare le risorse, di evitare costi che non producono risultati. Non c’è dubbio che questo tipo di gestione degli enti fiera qualche limite lo ha, pertanto con la legge apriamo la possibilità di avviare questo confronto.
Prima ho interrotto, perché parlare di lavoro, della garanzia del lavoro in una legge per la gestione delle fiere mi sembra abbastanza improprio. Possiamo parlare sempre di tutto, ma io credo che questi sono aspetti estremamente precisi: recepiamo le normative comunitarie, avviamo il processo per andare a una programmazione unica regionale delle politiche fieristiche, lavoriamo per arrivare a un soggetto unico di gestione delle fiere nella nostra regione, quindi dobbiamo rendere il sistema fieristico capace di rispondere alle esigenze dell’impresa, della promozione delle nostre produzioni, quindi rendere anche competitiva la gestione delle stesse.
Questa è la filosofia di fondo di questa legge.
Ho apprezzato il voto favorevole sugli emendamenti che ho presentato a nome della Commissione, che erano tecnici. Avevo anche apprezzato il voto di astensione della minoranza, perché dire che siamo contro l’applicazione delle norme comunitarie mi sembra illogico, solo demagogia. Non capisco, oggi, il voto contrario in aula, perché non è cambiato niente.
Per queste ragioni il gruppo Ds valuta positivamente la proposta di legge e vota a favore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Prendo la parola come relatore di minoranza, perché volevo fare un chiarimento, poiché siamo andati molto più avanti rispetto a quello che il “pastrocchio” riportato in questa proposta di legge indica.
Anzitutto era indispensabile una trasformazione in spa per una questione di leggi europee. Se l’Erf non viene trasformato in spa non è a norma con le indicazioni europee. Però la cosa immorale è che con il trucco di adeguarsi alle leggi europee, si fa passare la legge come se fosse una programmazione degli enti fiera della regione Marche. Invece la Giunta regionale non ha voluto fare la scelta di costituire un ente fieristico unico. Dopodiché lo poteva già mettere in questa programmazione, perché bastava dire “per necessità di norme europee, facciamo una trasformazione da Erf in spa”, il resto non cambiava niente. Però se fai un ente fieristico è normale dare una programmazione, dire dove ubicare una sede, una struttura, fatto salvo quanto sta già avvenendo in provincia di Ancona e in provincia di Macerata, precisamente Civitanova. Tutto il resto sono disquisizioni, sottigliezze che non vanno a toccare da vicino, proprio perché dimostrano solo una cosa: che non è stata letta attentamente questa proposta di legge e la maggioranza se ne serve per far disquisire, per far credere ai cittadini che il dibattito è per fare una scelta di ubicazione del polo fieristico, perché poi in seguito, per esigenze territoriali, dovrà essere fatta una commissione, ma il tutto riguarda cosa verrà fatto.
Si dice che si dà ancora un anno di tempo all’Erf. Significa che quell’anno di tempo non è solo per formare la spa ma per vedere come vogliono veramente programmare e la Giunta della prossima tornata elettorale deciderà il tutto. Però è innegabile che c’è un’assenza completa di programmazione per una realtà economica che è quella dell’ente fiera, cosa non fatta. Le fiere in se stesse stanno già dimostrando perdite notevoli. La Regione Marche non ha fatto altro che sanare le perdite di Ancona e di Civitanova. La Regione Marche sta dando dei contributi alla spa di Pesaro che ha dei debiti, che vengono risanati direttamente con i bilanci degli enti pubblici. Voglio vedere che tipo di ricchezza portano le manifestazioni che si stanno facendo.
Quando mi si viene a dire che si porta ricchezza io ne sono convinto, ma quando vado a vedere quali sono i bacini di capienza per quanto riguarda i ristoranti, gli alberghi, l’accoglienza, non vedo risposte. Conosco quelle di Pesaro: se non ci fosse vicino la regione Emilia Romagna non ci sarebbe capienza negli alberghi; conosco Civitanova che è simile. Forse qualcosina potrebbe dire Ancona che ha un’esigenza maggiore, ma alla fine la Fiera di Ancona che cosa porta? Se non facessimo le manifestazioni che facciamo noi, tolto la manifestazione della pesca o della nautica, risposte concrete non ci sono, tali da poter dire che sono fiere di un certo livello.
Per questo non prevedete di fare un ente fiera? Il discorso si racchiude solamente sul fatto se si vuol fare una programmazione vera o meno, se attraverso questa proposta di legge si vuol dare una risposta alle esigenze degli imprenditori e dell’economia della nostra regione, oppure ancora una volta si vuol dare una risposta evasiva ed elusiva, cioè una riposta solamente ai fini politici, in modo ,tale che si cominci fin da oggi a dire “in quella commissione di 15 rappresentanti ci saranno queste persone”. Per l’Erf trasformato in spa viene garantito un proseguimento per ancora diversi anni, perché a norma con le disposizioni europee. La Fiera di Pesaro continuerà a provocare danni e carenze reali in termini economici, alla struttura stessa dell’economia pesarese.
Se queste sono le risposte votatela, ma non ci possiamo intendere in questo senso.
In Commissione sono stati apportati tanti prolungamenti per cercare di fare come gli illusionisti che dal cilindro non tirano più fuori i coriandoli ma il coniglio. Qui viene tirata fuori una spa e si fa credere che attraverso questa spa si va a fare un ente fieristico.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ho seguito con un certo interesse l’intervento del consigliere Avenali, che tra l’altro è presidente della III Commissione e Avenali ha detto delle cose che fanno piazza pulita di tutto il discorso. Ha detto sostanzialmente “questa legge è propedeutica alla costruzione di una programmazione seria in campo fieristico, alla costruzione del polo”.
La verità è che sono dieci anni che nelle Marche si discute di una vera politica fieristica, si discute di un unico ente fiera, si discute di una cabina di regia, si è polemizzato sulla sede di questo ente unico, i pesaresi hanno rivendicato il centro fieristico di Campanara, Ancona a sua volta ha rilanciato la sua struttura come punto di riferimento. Ricordo di avere, in tempi non sospetti, detto che il problema non sta dove tu ubichi l’ente unico regionale, che puoi benissimo ubicare nella stanza dell’assessore alle fiere, ma il passaggio, il cambio di qualità delle scelte regionali, cioè ragionare in termini unitari. Non è possibile continuare a pensare a tre strutture fieristiche che programmano iniziative in maniera autonoma e indipendente, slegate l’una dall’altra, spesso anche ripetitive, più volte a fare cassa e a dimostrare l’esistenza di qualcosa, magari anche di improduttivo, senza invece pensare ad una strategia complessiva che consenta alle Marche, attraverso la valorizzazione delle specificità di Pesaro, Civitanova e Ancona, di proiettarsi in campo nazionale e internazionale per sostenere la produzione delle Marche, i comparti produttivi che hanno bisogno di questo messaggio all’esterno.
Non basta alle Marche avere un “ministro degli esteri”. La nostra è l’unica Regione che ha un “ministro degli esteri”: l’assessore Spacca ha svolto in questi cinque anni il ruolo di ministro degli esteri di questa Regione. Sui risultati possiamo discutere. Serve però una politica a sostegno della produzione marchigiana. La politica fieristica può in qualche modo dare un contributo decisivo al mantenimento dei livelli produttivi, ma al loro ulteriore sviluppo. Abbiamo perso un’altra occasione. Questa è una pausa, avete voluto solamente mettere il francobollo per dire che avete anche fatto la legge per le fiere, cosa non vera, perché questa è solamente una relazione notarile che prende atto dell’esistente, che non disegna una strategia complessiva in questo settore.
Per questi motivi, una legge che penalizza Pesaro, che penalizza Civitanova, che penalizza Ancona proprio perché non compie delle scelte, pertanto il gruppo di Forza Italia voterà contro.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Prima facevo una battuta, però il collega Giannotti non ha detto cose nuove nelle conclusioni rispetto agli interventi che ha fatto. Volevo però partire proprio dal richiamo che lui faceva all’intervento del collega Avenali.
Avenali diceva che questo è propedeutico ad un lavoro concreto sul sistema fieristico regionale collegato al contesto nazionale, internazionale, e io aggiungo legato soprattutto alla nostra identità marchigiana socio-economica che è fatta di piccole e medie imprese. Non possiamo secondo me scimmiottare i grossi sistemi fieristici che in questo momento hanno investito con i privati tante risorse e che sicuramente non sono risorse investite e avulse dal contesto in cui la fiera opera. Quindi sono d’accordissimo con Avenali che ha sintetizzato il significato di una proposta di legge che non ha chissà quali pretese e non è nemmeno una legge per la campagna elettorale, perché questa legge è dal novembre del 2003 che è in Commissione, quindi non c’era ancora la campagna elettorale in atto. Su questo è bene no ulteriormente strumentalizzare, altrimenti mi sorge il dubbio che chi pensa alle campagna elettorali sono altri e non chi propone leggi di questo genere.
Come il discorso delle contraddizioni che alcuni interventi hanno palesemente messo a nudo sul centralismo del governo regionale, invocando poi la partecipazione. La commissione prevista va nel senso della partecipazione, con una coerenza che ha un obiettivo, non di secondaria importanza, di porre fine alle bieche strumentalizzazioni e agli sterili dibattiti cui abbiamo assistito in questo ultimo anno soprattutto, da parte delle fiere di Pesaro e di Ancona. Vorrei ricordare che la Fiera di Ancona è un ente regionale fieristico, ma la Fiera di Pesaro è già una spa. Sono due situazioni, anche giuridiche, diverse.
Il discorso dell’ente regionale fieristico, i tempi che gli abbiamo dato per privatizzarsi, per trasformarsi in spa sono una cosa ovvia. Il discorso sia per Pesaro che per Ancona è stato quello di dividere la gestione del patrimonio dalla gestione corrente, dall’attività delle fiere, quindi trasferire la gestione del patrimonio a una fondazione e su questo c’è l’accordo pieno. Il carrozzone di cui Brini parlava non è sicuramente tale, perché attorno a un tavolo abbiamo costituito una commissione che non è la solita commissione, perché quando si dice che la commissione ha la competenza di redigere un progetto su cui la Giunta, poi il Consiglio dovranno dare il loro parere, credo che non sia la solita commissione consultiva ma una commissione operativa. Se il dibattito fosse meno sterile qualche volta, forse saremmo riusciti ad approvare questa legge in tempo per finire la legislatura con il progetto redatto. Questo voglio mettere in rilievo perché credo che non sia di secondaria importanza.
Di consultazioni ne sono state fatte tante, abbiamo consultato tutti, quindi ci sono tutti gli elementi affinché questa legge chiuda questa legislatura e dia in eredità ala prossima legislatura uno strumento operativo e concreto da cui ripartire per il nuovo sistema fieristico regionale.
Penso che non servano scontri e concorrenzialità su questo argomento, proprio in un momento in cui non solo c’è la crisi economica generale, ma c’è una crisi propri dei sistemi fieristici. Credo che questa legge dà la possibilità di ripartire per studiare in termini precisi il nuovo sistema fieristico regionale partendo dalla realtà specifica della nostra regione, che non è uguale a quella di tante altre regioni e sulla quale dobbiamo trovare la collaborazione, l’integrazione.
Giannotti, non voglio fare polemica, però volevo soltanto dire che non si è regionalisti all’interno di quest’aula consiliare, facendo poi i cittadini strettamente di appartenenza sulle cronache locali dei giornali. Una coerenza la chiedo, una coerenza amichevole, perché quando si esce sui giornali si difende la città in cui uno abita, invece io credo che questo Consiglio ha compiti ben più ampi, in situazioni e in proposte di legge che vanno ad affrontare temi che non sono sconnessi, ma anzi sono complementari a uno sviluppo della nostra economia e io aggiungo che, introducendo la partecipazione, è un nuovo modello di sviluppo e le diverse carte attorno a un tavolo forse ci potranno dare qualcosa di più concreto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

Il Consiglio approva




Interrogazione (Svolgimento): «Diminuzione di produzione di latte marchigiano» Moruzzi (1048)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1048 del consigliere Moruzzi.
Per la Giunta risponde l’assessore Agostini.

Luciano AGOSTINI. Innanzitutto occorre aggiornare i dati citati nell’interrogazione: attualmente le aziende zootecniche da latte sono rimaste 205, la produzione regionale di latte da alcuni anni a questa parte si aggira sulle 47.000-47.500 tonn/ annue (0,5% della produzione nazionale!) con un valore di circa 30-35 milioni di euro.
In questi ultimi 10 anni il numero delle stalle si è praticamente dimezzato, mentre la produzione di latte è rimasta pressoché costante (comunque attorno alle 50.000 tonnellate). Motivazioni di carattere economico, sanitario, generazionale hanno indotto molti allevamenti a cessare la produzione di latte; inoltre il settore lattiero caseario è sempre stato escluso (appunto perché contingentato) da integrazioni al reddito e altro tipo di finanziamenti comunitari, il che ha posto il prezzo del latte alla stalla in balia del prezzo internazionale. Ciò ha portato alla necessita’ da parte delle aziende da latte di accrescere la loro dimensione produttiva per sopravvivere ed ammortizzare le spese.
Si è creata cosi’ una selezione naturale con cessazione da parte delle aziende marginali (purtroppo anche in zone montane ove la zootecnia è una delle poche fonti di reddito!) che hanno ceduto le proprie quote alle aziende rimaste, ampliatesi anche grazie alle assegnazioni gratuite di quote latte da parte della Regione attingendo dalla riserva regionale (creatasi grazie alle revoche di quote non prodotte e all’aumento del quantitativo nazionale garantito da parte della CE negli anni 1999/2000/2001). Quindi fino all’ultima campagna lattiera non si è assistito a grandi esodi di quote latte fuori regione, in quanto la legge 468/92 permetteva il trasferimento delle quote latte da regione a regione solo per le zone montane.
Nel 2003 è stata emanata una nuova legge nazionale di regolamentazione del settore: la 119 che ha aperto la possibilità di trasferire le quote anche fuori regione ed anche per zone non montane. Questa legge, fatta appositamente per trasferire i diritti a produrre dalle regioni meno vocate a quelle più vocate (Lombardia e Regioni del Nord) è stata molto contrastata dalle regioni del Centro Sud (che premevano per mantenere un plafond regionale) e quindi anche dalle Marche, ma l’unica concessione favorevole ottenuta è stata quella del diritto di prelazione nella vendita di quote tra soci appartenenti alla medesima cooperativa o associazione di prodotto.
Ma la prelazione è stata superata dall’alto prezzo delle quote offerto dalle aziende acquirenti delle regioni settentrionali : di fronte a 35, 40, anche 50 euro oltre IVA a q.le di latte non si sono trovate aziende marchigiane in grado di acquisire quote. Le aziende del nord, prese per la gola dallo spettro delle multe pregresse, pur di mettersi in regola erano disposte a pagare le quote più del prezzo del latte! L’esodo di quote (circa 10.000 q.li globalmente) si è avuto in provincia di Ancona, Pesaro e Macerata (molto contenuto solo un contratto di vendita per 800 q.li). Credo che, causa l’incremento di valore delle quote che ha drogato il mercato, sia pressoché impossibile frenarne l’esodo al Nord.
Circa l’aspetto relativo al prezzo del latte occorre considerare la situazione delle Industrie lattiero-casearie delle Marche: nel 2002 circa il 75% della produzione marchigiana era conferito a strutture cooperative che hanno una gestione costi/ricavi e generalmente applicano un prezzo del latte alla stalla pari ad un acconto del 90% del prezzo medio nazionale ed un conguaglio di fine anno che porta generalmente il prezzo globale ad un livello superiore (anche se non di molto) del prezzo nazionale. Il restante 25% nel 2002 veniva conferito a piccoli caseifici od a privati (Sabelli) che sfuggono a qualsiasi tipo di contrattazione. I tentativi di concordare un prezzo di riferimento regionale sono cessati da anni: questo in quanto è sparita la più grossa struttura privata (Centrale del Latte di Ancona) e la cooperazione (in particolare Cooperlat) fa riferimento ad un prezzo nazionale per poi applicare i conguagli in base alla gestione. Ovviamente il prezzo del latte, essendo un prodotto di cui siamo deficitari, è molto influenzato dal prezzo del latte estero e credo che con l’ingresso nella CE dei paesi dell’est la situazione non possa che peggiorare.
Vista la difficoltà di bloccare la migrazione di quote latte fuori regione e di incidere sul prezzo del latte alla stalla, considerando che nei prossimi mesi sarà attivato un piano di abbandono quote latte, le prospettive per la zootecnia da latte marchigiana non sono rosee. Uno stimolo a non abbandonare la produzione potrà venire dai premi CE per il settore lattiero caseario (Reg.CE 1782/03) che a regime nel 2006 sarà di 25 euro a tonn/latte; per le aziende che avranno volontà di riorganizzarsi strutturalmente potrà venire incontro la legge regionale sulla zootecnia (27/03), approvata all’unanimità dal Consiglio regionale e che concederà contributi sia per gli investimenti nelle aziende zootecniche, sia per le strutture operanti in zootecnia per azioni di assistenza tecnica, miglioramento genetico, riproduzione animale ecc...
Inoltre per quanto riguarda la qualificazione del prodotto lattiero locale, pur contando la nostra regione poche tipicità (Formaggio di fossa, mozzarella STG, Casciotta di Urbino), con la LR 23/2003 è stata prevista l’istituzione di un marchio di qualità regionale per i prodotti agroalimentari, mentre sempre nel 2003 è stato approvato il regolamento relativo al marchio denominato “QUALIMARCHE” articolato per filiere. A dimostrazione che si vuole dare rilevanza al settore lattiero-caseario, va evidenziato che la filiera latte bovino è una delle “filiere-test” che saranno implementate nel progetto di simulazione di funzionamento del marchio regionale già in fase di avanzata attuazione da parte di ASSAM. Altre possibilità per le aziende da latte potrebbero riguardare l’implementazione di accordi di filiera per particolari linee di prodotto (biologico, alimentazione no-OGM).

PRESIDENTE. Pongo in votazione la prosecuzione del Consiglio.

Il Consiglio approva

Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. L’assessore, nella risposta all’interrogazione conferma li quadro di forte preoccupazione, se non di allarme, che avevo dato in questa interrogazione, anzi oltre a confermarlo certifica anche che la situazione nel frattempo è peggiorata e in prospettiva va ulteriormente peggiorando. E’ quindi fondato l’allarme che la produzione di latte nella nostra regione, in particolare quello bovino, è una produzione in estinzione e che i provvedimenti che abbiamo messo in campo in passato sono provvedimenti che rischiano di essere fortemente pregiudicati. Parlo di tutti gli investimenti nel settore della produzione, ma anche della trasformazione.
Io non concordo che questo processo sia inevitabile. Dalla risposta all’interrogazione sembra quasi che questo è un processo che avviene in tutta Italia, addirittura si giunge a dire che le nostre non sono zone vocate. In realtà la produzione di latte si trova nelle medesime condizioni in qualsiasi zona montana o pianeggiante dove vi sia un’infrastruttura di produzione e di trasformazione, tanto è vero che la produzione del latte si sta concentrando nel nord Italia, come dice la risposta all’interrogazione, ma questa concentrazione è il frutto anche di scelte politiche che puntano a tutelare fortemente queste produzioni nel nord e lasciano nelle regioni del centro e del sud Italia, che gli allevatori se la vedano con un prezzo che certamente punta al ribasso.
Più che esprimere la soddisfazione o l’insoddisfazione di questa risposta all’interrogazione, esprimo la mia preoccupazione, perché vanno messi in campo dei provvedimenti per frenare questo meccanismo dell’esodo delle quote. Proprio nella fase in cui il produttore vuole riconoscere il prodotto, vuole il prodotto del proprio territorio, il latte è indisponibile ed è indisponibile addirittura per prodotti tipici come i formaggi. I formaggi di fossa vengono importati addirittura dall’estero e stagionati nelle nostre fosse. Noi rischiamo che addirittura le nostre leggi sulla certificazione dei prodotti lavoreranno contro il sistema agroalimentare marchigiano, perché dovranno certificare che questi prodotti non vengono dalle Marche. Questo se non assumiamo dei provvedimenti rapidi per frenare questo esodo. Addirittura sono state vendute fuori regione delle quote latte che la Regione qualche mese fa aveva regalato ai produttori. Questa è una cosa estremamente grave: noi abbiamo dato a dei giovani imprenditori delle quote latte con un meccanismo tale che non impedisce a questi imprenditori, il mese dopo di averle ricevute, di rivenderle fuori regione. Allora noi non abbiamo distribuito delle quote latte per rafforzare il sistema produttivo, abbiamo distribuito dei diritti che poi sono stati monetizzati e rivenduti nel giro di pochi mesi fuori della regione, quanto meno, dato che queste quote le abbiamo regalate, quindi abbiamo sostanzialmente soltanto trasferito sul conto corrente di alcuni produttori del denaro.
Queste sono cose che purtroppo si pagano ed evidenziano delle carenze nel livello gestionale di questo settore, molto gravi.
Un’altra cosa di cui non si parla è che è vero che sui nostri produttori pesa il prezzo del latte, ma i produttori delle regioni confinanti hanno un prezzo “regionalizzato”, cioè il latte viene pagato dagli stessi soggetti — ad esempio la Granarolo — nel Lazio 80 lire al litro di più rispetto al latte che viene ritirato dalla stessa Granarolo nella provincia di Pesaro, dove ci sono stalle che ritirano latte di alta qualità o latte fresco. Anche su questo credo che vada assunta un’iniziativa politica, perché le Marche credo debbano essere quanto meno trattate allo stesso modo del Lazio, dell’Abruzzo, quindi se da anni sono state abbandonate le politiche per la regionalizzazione del prezzo, bisogna riprenderlo, anche relazionandosi con alcuni interlocutori che ritirano il prodotto nella nostra regione.

Luciano AGOSTINI. Si tratta di non creare il monopolio.

Marco MORUZZI. Il monopolio non lo creiamo noi, si è creato nelle Marche, forse per carenze anche di interventi. Comunque, oggi ci sono quanto meno due grossi soggetti che ritirano il latte nelle Marche. Uno paga questo latte un prezzo nel Lazio, nell’Abruzzo, nel sud Italia e nelle Marche ne paga un altro. L’altro produttore non ha alcun vincolo, e pur avendo ricevuto cospicui contributi finanziari, comunitari, attraverso la Regione Marche per la ristrutturazione dei propri impianti, oggi non riconosce un prezzo regionalizzato. E’ chiaro che nessuna impresa spontaneamente riconosce un prezzo regionalizzato, però dato che il sistema del latte oggi si concentra nel nord Italia, dove viene pagato di più, io dico che dobbiamo cercare di fare tutto il possibile perché il latte venga pagato allo stesso modo nelle Marche. Invece al nord viene pagato di più perché c’è il Parmigiano Reggiano, al sud viene pagato di più perché ci sono degli accordi con le imprese che ritirano il prodotto, mi aspettavo che nella risposta si dicesse quanto meno “questi accordi cercheremo di farli”. Invece la risposta è tutta sulla difensiva, dicendo “è un processo ineluttabile”.
Mi auguro, cercando di trovare elementi positivi in questa discussione, non di polemica, che l’operato di chi ha predisposto la risposta all’interrogazione, dopo questa discussione non sia quello di chiudere la partita e mettere la risposta all’interrogazione dentro una cartella, ma sia quello di valutare come è possibile aiutare il sostegno del prezzo del latte seguendo quelle strade che peraltro sono individuate nello stesso piano agricolo che la Giunta ha proposto, nello stesso piano zootecnico che noi abbiamo individuato. Io credo che non sia accettabile un processo in cui si dice “è ineluttabile la chiusura delle stalle nella nostra regione, rinunciamo alla produzione del latte, lasciamolo solo a quei pochi sconsiderati che ancora insistono su questo terreno”.

Luciano AGOSTINI. E’ ineluttabile perché alcune condizioni nazionali lo hanno reso tale. Noi abbiamo fatto una delibera per bloccare la vendita delle quote latte fuori regione, ci è stata annullata dal Tar. Il processo del mercato ha portato a una sorta di monopolizzazione. Certo abbiamo pensato di fare un accordo, ma l’accordo, quando c’è un monopolio è molto difficile da costruire.

Marco MORUZZI. Oggi il margine su cui lavorare sono proprio quelle 70-80 lire al litro che la Granarolo riconosce nel Lazio o che potremmo chiedere anche di far riconoscere a delle aziende presenti nella nostra regione, sulle quali il peso del latte marchigiano è ormai percentualmente risibile. Noi non chiediamo a queste aziende marchigiane di sobbarcarsi 70-80 lire in più al litro su tutta la loro produzione, ma su una quota che è ormai un residuo, è ormai marginale sì. Tutto il latte a lunga conservazione ormai viene dall’estero, gran parte del latte fresco viene da fuori regione, quindi noi non graviamo di pesi eccessivi anche le imprese che oggi fanno la trasformazione. Peraltro si è allargata la forbice, anche in questo settore, tra il prezzo riconosciuto al produttore e quello al consumatore. Io credo che il consumatore sarebbe, oggi, anche disponibile a pagare lui stesso le 60 lire al litro, perché quando andiamo a comperare il latte e lo paghiamo 1,60 euro, c’è la disponibilità del consumatore che oggi ignora questo fatto, perché dentro quel tetrapak spesso c’è l’anonimato della provenienza del prodotto, oppure c’è un’indicazione generica tipo “viene dalle stalle del centro e nord Italia”. Credo che le cifre in gioco sul prezzo al litro del latte sono così contenute, che noi con uno sforzo — lei lo faccia valutare ai tecnici, alle associazioni di produttori e ai sindacati, assessore — dovremmo far sì che quelle 70-80 lire al litro che sono poca cosa anche sul prezzo finale, possano permettere il mantenimento della zootecnica da latte nella nostra regione, mentre dalla risposta, franca, che prende atto delle condizioni del mercato nazionale e regionale, non emerge. Potremmo invertire questa tendenza, perché solo su poche decine di lire si gioca il mantenimento della permanenza delle stalle da latte nella nostra regione. Non le possiamo perdere solo per una manciata di centesimi di euro, perché la ricaduta della presenza di questa materia prima nel nostro territorio non vale soltanto quelle 400.000 tonnellate annue di latte che si possono produrre: da quel prodotto escono altre produzioni che hanno un valore aggiunto ben più alto e, in prospettiva con le leggi che opportunamente la Regione si è data sulla certificazione delle origine, sulle denominazioni, sul marchio regionale, possono valere molto di più.






Proposta di legge (Rinvio): «Disposizioni in materia di funzioni relative al riutilizzo, riciclo e al recupero dei rifiuti» Giunta (241)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 241, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza consigliere Tontini, in sostanza del consigliere Martoni che ha chiesto congedo.

Ottavio BRINI. Presidente, non credo si possa fare. Noi chiediamo il rinvio di questa proposta di legge, in assenza del relatore.

Cataldo MODESTI. Se è una richiesta di ordine politico è un conto, se è una questione di legittimità, no. L’abbiamo fatto tante volte.

Ottavio BRINI. Rinviamo di una settimana: dove sta il problema?

PRESIDENTE. Mi pare di capire che l’aula si è espressa per rinviare l’atto, pertanto la seduta è tolta.


La seduta termina alle 13,35