Resoconto seduta n. 214 del 20/12/2004
La seduta riprende alle 16,45



Proposte di legge (Seguito della discussione generale):
«Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (Legge finanziaria 2005)» Giunta (271)
«Approvazione del bilancio di previsione per l’anno 2005 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2005/2007» Giunta (272)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione delle proposte di legge nn. 271 e 272, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. Pur trattandosi di un bilancio di fine legislatura, quindi con tutti i limiti che ciò comporta, abbiamo riscontrato, se non a livello di quantità certamente a livello di qualità, attenzione ad alcuni temi che riguardano l’ambiente. Questo è un bilancio orientato ancora una volta, come gli anni scorsi, sulle iniziative da assumere nel settore del sociale, nel settore della sanità e ancora una volta il peso della spesa sanitaria condiziona la gran parte di questo bilancio. Va detto per correttezza, per dovere di completezza di questo intervento, che almeno nella relazione si evidenzia che la tematica dello sviluppo equilibrato non è soltanto parte del capitolo sull’ambiente, ma c’è una preoccupazione anche nei settori delle attività produttive, nei settori dell’artigianato, si parla non soltanto di sviluppo dei sistemi di qualità aziendale e di gestione finanziaria, ma si parla anche di gestione ambientale, di innovazione tecnologica, di processo di prodotto, anche finalizzati alla riduzione dell’impatto sull’ambiente e sembra che almeno nella relazione inizi a passare il principio che la tutela dell’ambiente è uno degli elementi essenziali non soltanto per tutelare il paesaggio, non soltanto per tutelare il territorio da cui vengono le nostre produzioni, ma l’ambiente, così come noi sosteniamo da tempo, è parte essenziale degli elementi che qualificano le produzioni e la qualità ambientale può essere anche interiorizzata nel prodotto e nello stesso valore aggiunto che può venire dal prodotto se esiste un certo tipo di politica.
Dal momento in cui queste affermazioni diventano pratica comune e quotidiana di tutte le nostre imprese, passa del tempo, ma soprattutto si inizia ad intravedere che la tutela dell’ambiente non viene percepita soltanto come vincolo, perché in parte la tutela dell’ambiente richiede delle azioni di vincolo, ma anche come opportunità e il rispetto delle regole può essere un vantaggio per l’intero sistema economico, in particolare per quelle economie che scelgono di mettere al centro della loro attenzione anche la qualità, anche la tutela del territorio, anche la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini e tra questi il diritto alla salute, il diritto al lavoro, il diritto all’istruzione, anche il diritto all’ambiente.
Quindi noi vogliamo che sempre più questa politica non sia una politica del solo settore che si occupa dei dipartimenti dell’ambiente, ma dei dipartimenti che si occupano di economia e che la normativa che si preoccupa della qualità del nostro territorio non sia soltanto la normativa ambientale.
Detto questo, attorno al tema dell’ambiente ruota la grande sfida della produzione di energia e qui sarà importante che la nostra Regione, se vuol respingere l’impostazione di centralizzare la produzione di energia, in particolare l’energia elettrica, quindi se si vuole spingere perché nella nostra regione l’energia sia prodotta su piccola scala, secondo un modello più consono a quello produttivo marchigiano, occorre che quelle misure, quelle indicazioni che sono nella bozza di piano energetico che è stata predisposta dalla Giunta e di cui si parla anche nella relazione al bilancio, siano sostenute da atti amministrativi e finanziamenti che incentivino iniziative economiche per la produzione energetica su piccola scala.
Vediamo che nel settore dell’energia, oltre a un piano energetico ambientale che è un fatto sicuramente positivo, occorre un’azione affinché tante piccole e medie imprese della nostra regione inizino a pensare alla diversificazione, all’integrazione della loro struttura produttiva con piccoli impianti di produzione di energia fondati sull’energia rinnovabile, e qui abbiamo sicuramente una grande opportunità, che è quella dei certificati verdi, che di fatto costituiscono uno strumento di finanziamento molto efficace, praticamente a costo zero per la nostra Regione. La nostra Regione deve fare una politica di accompagnamento di queste misure importanti, che permettono ai gestori degli impianti di produzione di energia rinnovabile di beneficiare degli aiuti che sono dati in base alla produzione, quindi innanzitutto questa politica dei certificati verdi ha favorito non l’aiuto per la realizzazione di un impianto che poi rimane lì fermo, una cattedrale nel deserto, ma favorisce e favorirà tutti coloro che questa energia andranno a produrla: più energia produrranno, più il certificato verde sarà efficace sul bilancio dell’azienda.
Questo certificato verde dobbiamo evitare che venga utilizzato nel nostro territorio da grandi investitori su progetti impiantistici di rilevanti dimensioni, che per loro natura vedono come protagonisti non gli imprenditori del territorio, o in misura marginale gli imprenditori del territorio, ma grosse concentrazioni e società finanziarie nate apposta su questi progetti. Qui è la sfida su uno dei grandi temi, su uno di quelli che noi riteniamo uno dei cardini dello sviluppo della nostra regione nei prossimi anni: quello della produzione di energia. Un settore nel quale è possibile fare una politica di sviluppo economico, occupazionale e allo stesso tempo fare una politica di qualificazione ambientale del nostro territorio.
Quindi serve un’azione finanziaria, ma anche e soprattutto un’azione di accompagnamento, di informazione, di agevolazione di imprese che certe volte trovano ostacoli, anche burocratici, alla realizzazione degli impianti e si parla qui di produzione di biomasse, di un uso degli oli vegetali, dell’uso del biodiesel, dell’energia eolica. Anche questo è un capitolo sul quale noi abbiamo le nostre riserve sulla politica che è stata fatta a livello regionale, perché la demonizzazione dei grandi parchi eolici si è trasformata, sostanzialmente, in un blocco di tutte le iniziative economiche ed energetiche nel campo della produzione di energia dal vento. Questo con un danno anche per le economie delle zone montane che erano una delle zone elette per la realizzazione di impianti ad energia eolica.
Nella relazione al bilancio si parla anche di revisione del piano di gestione dei rifiuti. Qui dobbiamo dire con chiarezza che la politica energetica e della corretta gestione dell’ambiente va tenuta ben presente. Sento un gran parlare sulla riduzione delle aliquote di raccolta differenziata che sono state introdotte prima di poter ragionare e valutare l’utilizzo dei termovalorizzatori: se questa è la politica, noi verdi siamo per l’aumento di queste quote, perché il 35% di raccolta differenziata a fronte della presenza nei rifiuti di oltre il 50% di rifiuti organici, quindi sostanze che sono perfettamente riciclabili e riutilizzabili e sono proprio quelle che creano problemi all’interno delle discariche, significa rinunciare in partenza al recupero di una gran parte di quella quota di rifiuti che può essere ricollocata all’interno di processi che sono ecologicamente sostenibili, ma anche energeticamente sostenibili, perché questa sostanza organica può essere ricollocata nell’ambiente opportunamente, anche all’interno delle attività produttive come quelle vivaistiche, dove le Marche hanno un polo di estrema importanza e questa politica dell’incenerimento a tutti i costi dei rifiuti mi sembra voglia forzare l’impiantistica energetica in una direzione completamente sbagliata. Pochi attimi fa ho concluso un ragionamento sulla politica energetica, dicendo che sulle energie rinnovabili c’è da sviluppare la gran parte delle iniziative economiche e noi le vogliamo sviluppare bruciando un prodotto come quello dei rifiuti che è tutt’altro che un combustibile. Se io provocatoriamente aprissi un sacchetto di spazzatura su questo banco in questo momento, davanti a tutti, ci renderemmo conto che avremmo un prodotto assolutamente inidoneo ad essere bruciato. Addirittura anche quei prodotti che originariamente potrebbero essere bruciati — e penso alla carta che sarebbe bene riciclare — all’interno di un sacchetto di rifiuti diventano una spugna bagnata, un qualche cosa di totalmente inadatto ad essere bruciato.?
Non capisco la pervicacia di coloro che pensano di poter introdurre un business sullo smaltimento dei rifiuti, che finirà con l’essere pagato dai cittadini con la tassa dei rifiuti, perché la gestione di questi impianti non è solo scorretta dal punto di vista ambientale, è anche un vero furto, un vero saccheggio delle risorse pubbliche, non soltanto quando andiamo a costruire l’impianto, ma anche e soprattutto nella fase di gestione, oltre che costituire, aldilà delle rassicurazioni, un’aggressione all’ambiente, perché poi questi impianti comunque richiedono la necessità di discariche in cui collocare le ceneri, che sono molto più pericolose degli stessi rifiuti indistinti che invece dobbiamo ridurre e andare a riciclare.
Nel bilancio si parla anche della formazione della rete ecologica regionale per la conservazione della biodiversità, per la verifica e l’attuazione delle direttive dell’Ue. Noi pensiamo che tutto questo possa essere fatto non pensando a una rete costituita da sole isole, da sole riserve, da aree protette, da ambienti naturali nei quali scattino delle politiche energetiche, come la nostra Regione ha insegnato, approvando per primi in Italia un Ppar che si estendeva non solo alle zone “ex Galasso” ma a tutto il territorio, ma noi pensiamo che la rete ecologica regionale debba essere costituita sull’intero territorio regionale, con un’azione di tutela e di iniziativa differenziata a seconda della vocazione delle varie aree, ma una rete non significa delle riserve indiane nelle quali c’è una forte attenzione ad alcuni valori, e al di fuori delle riserve si può fare ciò che si vuole.
Quindi, anche qui la nostra raccomandazione è quella che lo stesso piano per l’assetto idrogeologico non rimanga una lettera morta che possa essere aggirata da iniziative di utilizzo del territorio, come quelle a cui abbiamo assistito con molti piani regolatori, che riproponevano nelle aree individuate quali aree a rischio dell’assetto idrogeologico, una valorizzazione dei terreni, una valorizzazione a scopo edilizio che certamente era non solo inadatta a quel territorio ma pericolosa in prospettiva, perché sottoponeva questi stessi insediamenti a rischio di un disastro ambientale, perché si insiste nel voler realizzare insediamenti nelle aree soggette a pericolosità e a rischio idrogeologico.
In queste aree vanno sviluppate altro tipo di iniziative, che possono essere di tutela ma anche di valorizzazione del territorio.
Così come, nella relazione si individua, giustamente, la necessità dell’avvio della valutazione del deflusso minimo vitale nei principali corsi d’acqua, perché attorno all’acqua non si verifichi un assalto alla diligenza tra coloro che ne hanno necessità per uso idropotabile, coloro che ne hanno necessità per uso irriguo, coloro che la usano a scopo industriale e coloro che la utilizzano per le energie rinnovabili — penso all’importanza dell’energia idroelettrica — ma dobbiamo dire che occorre garantire un minimo vitale nei principali corsi d’acqua, perché corsi d’acqua senza acqua non soltanto diventando un elemento di distruzione di un ecosistema ma diventano un elemento di degradazione di tutto il territorio che viene attraversato dal corso d’acqua.
Se avessimo avuto già dagli anni scorsi applicata la valutazione del deflusso minimo vitale nei principali corsi d’acqua, forse avremmo avuto una diga in meno, uno sbarramento in meno nella provincia di Ascoli Piceno nella quale, attraverso il meccanismo della valutazione d’impatto ambientale, scandalosamente il nostro servizio preposto alla VIA ha permesso la realizzazione di uno sbarramento che ha prosciugato uno dei più importanti corsi d’acqua della nostra regione, creando un dissesto, creando una centrale di produzione di energia elettrica, ma un danno ambientale particolarmente grave. Questo, con una valutazione d’impatto ambientale certamente discutibile, ma che sia sottoposta alla regola del mantenimento del deflusso minimo vitale. Quindi ben venga questo elemento che tutela i corsi d’acqua, la cui valenza economica e anche non economica è particolarmente importante.
In questo quadro noi vediamo attuabile la possibilità di completare gli indirizzi e i regolamenti per orientare la pianificazione urbanistica, le politiche di settore verso obiettivi di qualità paesaggistica, per non lasciare lettera morta dietro questo messaggio della tutela della qualità anche del nostro paesaggio, del nostro territorio. Questo è uno degli elementi forti per poter puntare nei prossimi anni a difendere con gran forza quelle attività economiche che per loro natura e vocazione non sono delocalizzabili dal nostro territorio e che quindi sono legate al turismo, ai beni culturali, ai beni ambientali e spesso devono far sinergia con attività economiche manifatturiere tradizionali o innovative e con la più antica attività dell’uomo dopo la caccia, quella dell’agricoltura che nel nostro territorio deve continuare a svolgere un ruolo importante, anche se in questo momento è soggetta, come altri settori, a un fortissimo attacco da prodotti che vengono dall’estero, che si presentano spesso con denominazioni simili o con etichette che richiamano i prodotti del nostro territorio. Quindi noi vogliamo rafforzare il ruolo di una Regione che non si limita a fare la trasformazione di materie prime provenienti dall’estero ma basa la gran parte delle proprie produzioni su prodotti provenienti dal proprio territorio. In questo senso anche gli stanziamenti che sono stati previsti per la certificazione dell’origine delle produzioni sono importanti, a cui devono seguire, ovviamente, finanziamenti di progetti adeguati, in linea con queste dichiarazioni non soltanto nei titoli delle leggi ma anche nel tipo di progetti finanziati, perché il rischio è proprio quello che si applichino etichette a dei progetti che poi, in realtà, hanno finalità anche diverse e che non riescono a massimizzare la loro finalizzazione nel mantenimento dell’attività primaria, nel mantenimento della produzione della materia prima della nostra regione, fermo restando che siamo perfettamente consapevoli che produrre materia prima nella nostra regione, ovviamente è un problema, è molto più semplice approvvigionarsi da fuori, specialmente per alcuni prodotti. Credo però che esempi validi ce ne sono nella nostra regione, ce ne sono in altre, dobbiamo seguire quelli piuttosto che un modello che rincorre la trasformazione del prodotto ed è pronto ad approvvigionarsi della materia prima dove costa meno, puntando a comprimere al massimo le opportunità di sviluppo per l’attività primaria che nella nostra regione continua a mantenere un ruolo importante.
Va anche detto che il gruppo ha presentato alcuni emendamenti relativamente ad alcune leggi che riteniamo comunque importanti per incidere sulla qualità dell’ambiente, in particolare nelle zone dove il degrado è stato più forte, quindi interventi nel settore dell’inquinamento acustico pensando alle città, ma anche dell’inquinamento luminoso, per il quale è stato previsto uno stanziamento troppo esiguo. Interventi che riguardano la qualità della vita nelle città pensando alla legge regionale sui parchi urbani e sulle aree verdi destinate ai cittadini che vivono in queste città sempre più assediate dall’inquinamento e dal cemento, da una qualità della vita che, almeno per gli aspetti ambientali, aldilà delle classifiche de Il Sole 24 Ore, è sempre più pesante.
Un altro tema su cui presenteremo un ordine del giorno, riguarda la questione del contributo che la nostra Regione può dare al movimento che si sta realizzando a livello internazionale a favore dell’utilizzo dei software liberi, cioè quei software che non sono soggetti al pagamento di licenza per il solo fatto di essere acquistati. Purtroppo siamo sottoposti tutti a questo ricatto: che quando acquistiamo dell’attrezzatura informatica — penso a qualsiasi famiglia che acquisti attrezzatura informatica ma penso anche alle pubbliche amministrazioni — si è costretti a pagare una licenza che certe volte è pari anche al 30% del costo di un computer. Il cittadino non lo sa, ma quando lui pensa di acquistare dell’hardware, “del metallo”, per usare un termine volgare, in realtà su un’unica società, la Microsoft, si concentra la maggior parte del profitto di quell’acquisto, perché dentro quell’attrezzatura informatica c’è un brevetto del software che dà la possibilità e il diritto di incassare una royalty. Per pubbliche amministrazioni come la nostra, dove c’è almeno un computer per dipendente, il peso delle royalties, il peso delle royalties per i programmi è altissimo e noi pensiamo che la nostra Regione, così come altre amministrazioni stanno facendo, si debba muovere nel campo del software libero, cioè quel campo in cui è possibile acquisire software senza dover pagare dei diritti. Oggi stesso al telegiornale è passata la notizia che uno dei software più usati per navigare su Internet, cioè Explorer, avrà la concorrenza di un software che viene offerto gratuitamente ai cittadini.
Non abbiamo ancora avuto la possibilità di valutare il peso, sull’Amministrazione regionale, del pagamento dei diritti per l’utilizzo del software, ma sappiamo che santissime imprese, aziende marchigiane si stanno sottraendo a questo ricatto che porta grandissime risorse verso un’unica società, che in maniera monopolistica controlla il mercato internazionale e su questo noi presenteremo un ordine del giorno perché si muovano dei passi in questa direzione all’interno della nostra regione; un provvedimento che potrà comportare dei risparmi, come ogni risparmio richiede un impegno organizzativo-gestionale che fino ad oggi la Regione Marche non ha ritenuto adottare e che altre amministrazioni in Europa hanno adottato, sul quale noi verdi chiediamo un segnale che non sia solo simbolico come quello che chiediamo con i pochi emendamenti che abbiamo presentato in questa materia, ma un segnale quantitativamente importante, peraltro un segnale che potrà permetterci già dall’anno prossimo, ma anche per gli anni successivi, di risparmiare somme ingenti, parecchie centinaia di milioni delle vecchie lire.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI. Pure in un’aula deserta del 75% dei consiglieri, mi preme intervenire ugualmente, perché le questioni poste in questo bilancio chiamano al senso complessivo del nostro lavoro in questi cinque anni. Voglio ritornare a quella seduta del 16 giugno 2000, perché come diceva il collega Franceschetti, in questo bilancio c’è un giudizio complessivo che possiamo dare su questa intera legislatura e, come diceva il Presidente D'Ambrosio, “saremo valutati dalla capacità di tener fede al programma, il programma che elettorale che assumiamo con serietà e rigore, come misura di giudizio sui nostri atti di governo e sui nostri atti di legislazione. Sarà un patto stretto con gli elettori, non sarà un vuoto riferimento ma ci fornirà le coordinate per il lavoro del governo e per il lavoro della maggioranza in questa legislatura”.
Sono partita da queste parole e dalle frasi successive a questi indirizzi programmatici depositati dalla Giunta regionale in quest’aula, impegno concreto di questa maggioranza di fronte agli elettori, perché credo che questo bilancio, così come il Dpefr che abbiamo discusso qualche giorno fa e che è stato pubblicato nientemeno che il 10 dicembre, la dicano lunga sulla capacità di questa maggioranza di tenere fede al programma elettorale. Credo che la dica molto lunga l’azione di questa Giunta regionale, rispetto al patto stretto con gli elettori. Lo dico perché ho ripreso una serie di questioni che nella discussione che il Presidente D'Ambrosio faceva nell’illustrare la mozione programmatica, gli indirizzi programmatici, citava. Lui diceva che c’erano quattro sfide che sarebbero state lanciate in questa legislatura.
La prima, diceva, è quella del lavoro e dello sviluppo economico, sia in termini quantitativi che qualitativi. “Il problema del lavoro nella nostra regione esiste, non è risolto nonostante che il tasso di disoccupazione marchigiano sia di gran lunga inferiore a quello medio nazionale, esiste una disoccupazione strutturale che coinvolge i giovani, le donne ad alta scolarizzazione, negli ultimi anni un fenomeno molto preoccupante l’aumento della disoccupazione di lungo periodo. Inoltre, le condizioni di lavoro sono un problema, inoltre ci sono infortuni sul lavoro che caratterizzano negativamente questa nostra regione”.
Se dovessimo valutare questo primo aspetto, le politiche del lavoro in questa nostra regione, tenuto conto di questa prima, grande sfida che il governo D’Ambrosio ha assunto in questi anni, potremmo dire che non ci sono sostanziali novità. Lo dico dando il meglio del giudizio che si può dare su questa vicenda. Lo dico perché, se gli incidenti sul lavoro sono aumentati, sicuramente questo non dipende dalla Giunta regionale, dipende però dalla Giunta regionale il fatto che il piano contro gli infortuni sul lavoro, che doveva essere un impegno del piano sanitario regionale votato in quest’aula, ancora non è uscito e non vedrà la luce prima della fine di questa legislatura. Non solo, il fatto che ci sia una previsione legislativa che ha previsto contravvenzioni in favore di attrezzature, dimostra le difficoltà con le quali i servizi di prevenzione del multizonale stanno facendo i controlli e questa è una colpa dell’assessorato alla sanità che su questo non ha investito e nulla ha fatto.
Cos’altro dire sulla questione del lavoro? Questa è una questione sulla quale non sono mancati i soldi, è una questione rispetto alla quale la nostra Regione ha avuto almeno 70 milioni di euro ogni anno, quindi in cinque anni un pacchetto consistente da parte dell’Ue, rispetto al quale, oggi, non ci dovevamo trovare nelle stesse condizioni in cui ci siamo trovati nel 2000. La flessibilità del lavoro nella nostra regione è aumentata e non diminuita, l’80% delle nuove assunzioni sono atipiche e viene fuori che si è abbandonata una politica che si era cominciata, rispetto alla quale si sostengono anche tutte le forme del mercato del lavoro, mentre avremmo potuto, come Regione, fare soltanto il sostegno dei centri per l’impiego pubblici.
Su questa questione bisogna intervenire, perché finanziamenti dati a pioggia alle aziende senza che si verifichino esattamene le condizioni di lavoro nelle aziende o i processi produttivi nei quali la Regione era garante — penso alle Cartiere Miliani e alla vituperata privatizzazione di quello stabilimento, per il quale la Regione era garante dei patti parasociali fra lo Stato e Fedrigoni — sono cose che non si possono condividere. Quindi, rispetto al punto politico, la sfida del lavoro e dello sviluppo economico, come la chiamava il Presidente D'Ambrosio, mi sembra di poter dire che è stata persa, perché non ho visto grandi questioni né in questo bilancio, né nel Dpefr, né rispetto alle politiche concrete che sono poi il piano regionale dell’occupazione, il Prs ecc.
La seconda sfida, diceva il Presidente D'Ambrosio, riguarda i sistema di costruzione di quel welfare a carattere universalistico a livello regionale, come strumento per la piena valorizzazione della responsabilità pubblica nella programmazione e nella gestione dei servizi sociali. A che punto siamo su questo? Noi sappiamo che la ricerca scientifica ha fatto passi da gigante, si è scoperto ormai che alcune malattie, tumori compresi, sono dovute ad alterazioni molecolari delle cellule, quindi alterazioni igieniche, si stanno costruendo farmaci che bloccano queste alterazioni in modo tale che ogni paziente possa avere una cura personalizzata, ci sono apparecchiature sempre più sofisticate per permettere queste diagnosi. Si va a una terapia tagliata sulla persona, sul singolo caso, sul singolo soggetto e medicine intelligenti che possano riparare i danni delle persone ammalate.
Il problema nel privato non sussiste, perché chi ha più soldi potrà curarsi al meglio, ma i dati relativi ai conti pubblici e ai conti della sanità dicono che le terapie trovate dall’Amministrazione D’Ambrosio, dalla Asur e tutto quello che ne consegue, non hanno provocato granché relativamente a questo. Il vero fatto è non solo che l’ospedale sia vicino, ma che quell’ospedale abbastanza vicino ai cittadini abbia delle apparecchiature in grado di diagnosticare le malattie. Se pensiamo ai fondi dell’art. 20 sull’edilizia ospedaliera, se pensiamo ad altre questioni che riguardano direttamente la capacità dei nostri ospedali di innovare le tecnologie, siamo ancora a insediare la radioterapia a Pesaro, quando sappiamo bene che la radioterapia a questo punto è una modalità superata di controllo e di cura dei tumori.
Siamo all’avere bloccato tutte le spese relativamente alle apparecchiature e abbiamo soltanto alcuni piccoli centri d’eccellenza tutti collocati ad Ancona. Credo che questo sia un punto chiave nel dare un giudizio su questa maggioranza e su questa legislatura, perché il carattere universalistico della piena valorizzazione della responsabilità pubblica nella programmazione, nella gestione dei servizi sanitari e sociali era un punto politico non secondario. Così pure la difficoltà a firmare il protocollo con i sindacati relativamente all’assistenza sanitaria agli anziani e la difficoltà ad aumentare i minuti di assistenza per i malati non autosufficienti, la dicono lunga su come si intende investire le risorse.
La terza questione è quella ambientale. Bravo Moruzzi che vede — non so come faccia — politiche ambientali che si vanno definendo in questa legislatura. Io parto dal risanamento delle zone ad alto rischio ambientale, come scritto nel programma della Giunta D’Ambrosio. Non parlo solo della questione dell’Api di Falconara, che era chiarissima per come si è svolta e per come è stata gestita da questa maggioranza, ma parlo proprio delle politiche più concrete che riguardano le zone ad alto rischio ambientale. Anche su questo sono i fatti che parlano e non c’è bisogno di grandi ragionamenti.
La quarta sfida riguarda il nuovo assetto istituzionale dello Stato e rispetto a quella sfida abbiamo ben visto che cosa è stato lo Statuto, qual è stata la deriva presidenzialista che si è voluto mettere al centro di quello Statuto e la conseguente legge elettorale, che altro non è che un sistema bipolare talmente schiacciato, che rischia di cancellare, altro che la libera espressione dei cittadini, ma rischia di cancellare addirittura la capacità di forze di rappresentare, sul proprio territorio, le esperienze politiche più legate all’esperienza politica dei cittadini e della gente normale.
Sono partita da questa questione, perché ritengo che il giudizio su questo bilancio non possa che essere politico, quindi, come tale, vada misurata questa maggioranza rispetto alle cose che aveva detto di voler fare nel momento in cui si è insediata e su quelle che non ha fatto nel momento in cui è stata chiamata non a discutere, a programmare il suo essere di sinistra o di centro-sinistra, ma il suo operare concreto. Al centro degli interessi del blocco sociale di questo centro-sinistra, in verità ci sono stati i grandi affari delle opere pubbliche del “quadrilatero”, i grandi affari sul porto di Ancona, i grandi affari del petrolio.
Quindi credo che il segnale complessivo sia negativo per i cittadini marchigiani.
Vengo però a un ragionamento che non vuol sottacere una lettura pura e semplice della finanziaria, senza dilungarmi su di essa, perché chiaro è il segno clientelare della stessa, lo si legge negli articoli che si susseguono. Altro non è che un ragionamento molto legato ai collegi elettorali, come se la questione potesse essere quella, di fronte a un profilo politico veramente basso di questa maggioranza, di centellinare nel territorio alcune risorse. Non mi soffermerò su questo, perché non è mio interesse farlo, gli emendamenti ci permetteranno di intervenire.
Vorrei chiedere all’assessore al bilancio come ha fatto a scrivere un bilancio del genere, così pure vorrei chiedere all’apparato legislativo che valuta i procedimenti, come ha potuto costruire un bilancio che sostanzialmente ha scambiato lo scontro politico sul quale si può convenire, con la contabilità della Regione.
All’art. 2 del bilancio, il testo licenziato ci dice che le entrate dallo Stato e dall’Ue sono previste per 86 milioni di euro. Com’è possibile inserire una cifra del genere? Lo dico non perché non si possa fare una stima delle risorse dello Stato. Come tutti sanno, gli ordini del giorno sui rapporti tra lo Stato e le Regioni e gli appelli fatti dalle Regioni al presidente della Repubblica sono sul sito Internet, quindi tutti sanno che tutte le Regioni italiane, di qualunque colore politico, contestano non solo la finanziaria 2005 ma il maxiemendamento 2005, contestano nel merito il fatto che il federalismo fiscale e non solo, che è stato lì delineato, è assolutamente negativo per l’Italia, non per le singole Regioni e per i rapporti fra gli enti. Quindi non è questo il giudizio che ci divide, perlomeno non divide me dall’assessore Agostini e dalla sua maggioranza. Quello che non capisco è come si faccia a confezionare un prodotto dal punto di vista contabile che non mette niente di risorse dello Stato, fermo restando che la polemica si fa in tutte le sedi, in tutti i modi, in tutte le istituzioni. Sto parlando dal punto di vista delle leggi di contabilità dello Stato, leggi di contabilità della Regione, leggi di contabilità da parte di un ragioniere qualsiasi che può prendere in mano questo bilancio e dire “colleghi e amici, questo bilancio non quadra”. Non quadra perché all’art. 7 voi prevedete 7.391.000.000 di entrate e all’art. 14 prevedete 7.824.000.000 di uscite. Come si fa a presentare un bilancio del genere? Come si fa, dal punto di vista della legittimità contabile a presentare un documento, dichiararlo ricevibile, discuterlo in Commissione e solo perché si ha una maggioranza politica che ti alza la mano a prescindere da quello che legge, pretendere che lo si approvi? Come si fa a presentare un documento che dice l’esatto contrario di quello che avete pubblicato sul Bur il 10 dicembre. Voi avete pubblicato sul Bur che per quanto riguarda il Fse ci sono 40 milioni, per quanto riguarda il Feoga ce ne sono 41, per quanto riguarda il Prs ce ne sono 76, per quanto riguarda lo Sfop ce ne sono 3 e per quanto riguarda il Leader ce n’è 1. Totale 161 milioni di euro. Come fate a scrivere 86 milioni di euro? C’è qualcuno che controlla le cose? Oppure l’ammissibilità è tutta politica, il giudizio è esclusivamente di ordine politico per cui, qualunque sia la cifra che ci si scrive va bene a prescindere? Come fate a indicare 3.000 milioni di euro di alienazioni patrimoniali? Qual è l’elenco? Che cosa volte vendere? Non è possibile che scriviate delle cose a caso, pensando di indicare “entrate derivanti da alienazioni”, come all’art. 4. Eppure voi l’avete fatto.
Questa proposta di legge 272 non ha la copertura, perché voi indicate all’art. 21 la copertura del disavanzo delle competenze del bilancio per l’anno 2005, la copertura di mutui per 67 milioni di euro. La copertura deve essere su 500 milioni di euro. Fermo restando che non si possono fare mutui per coprire le spese correnti. Un minimo di decenza perché alla fine un bilancio pareggi in qualche modo, la volete avere? Oppure questo è un problema politico? No, questo è un problema di ordine contabile. Sulla politica abbiamo discusso prima e sulla politica ci si può dividere, le opinioni dei singoli possono essere più o meno legittime, più o meno suffragate da qualche ragionamento qualsiasi, ma le opinioni che riguardano direttamente la contabilità pura e semplice, quello che alla fine deve portare a pareggio un bilancio normale, questa è un’esigenza che voi dovete porvi innanzitutto, poi potrà esserci una vostra futura maggioranza che dovrà governare quello che avete fatto o ce ne potrà essere un’altra, ma questo riguarda il profilo istituzionale, il modo come ci si comporta nelle istituzioni, a prescindere dalla continuità amministrativa. Il segno e il colore politico lo decideranno i marchigiani, ma il profilo politico e istituzionale che dovete garantire va al di là di quello che avete sinora fatto.
Siccome i tempi tecnici ci sono perché la Commissione possa procedere alla presentazione di un bilancio che sia tale, prego l’assessore di costruire una proposta che alla fine consenta di votare contro o a favore, comunque di un bilancio che si possa chiamare tale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. I connotati di qualsiasi bilancio economico sono sempre composti da fattori esterni, che nel nostro caso derivano da trasferimenti statali, e da fattori interni determinati dalle entrate proprie della Regione.
Questi due fatti nella sostanza determinano la possibilità di una gestione politica delle uscite, di come si vogliono utilizzare le risorse disponibili, verso quali settori, verso quali scelte. Era così fino a qualche tempo fa, anche se, per la verità, il divario tra possibilità e necessità è stato sempre grande. Oggi gli enti locali non hanno più margini di manovra per scelte autonome. Il bilancio ordinario di tutti gli enti locali non basta più neanche per l’ordinaria amministrazione, neanche per la spesa corrente (personale, illuminazione, fornitori). E’ il risultato di una politica liberista del Governo che vuole un cosiddetto “Stato leggero”, che attraverso la drastica riduzione di soldi agli enti locali — Comuni, Province, Regioni — attacca in profondità lo stato sociale, chiude o privatizza i servizi principali collettivi, il Governo non ha più voce in capitolo rispetto alla politica economica mondiale riferita al costo del petrolio che, grazie alla “guerra preventiva”, è più che raddoppiato.
La legge finanziaria che si sta approvando a “colpi di voti di fiducia” darà a breve i suoi frutti avvelenati per lo stato sociale. Berlusconi sarà stato abile nella ingiusta ed effimera riduzione delle tasse — più ai ricchi meno ai poveri — ma in realtà sono aumentate le imposte indirette in tutti i settori, dalla casa alle autostrade, alle tariffe di gas e luce. La cosiddetta lotta agli sprechi si concretizza con il blocco delle assunzioni, ma siccome quando parliamo di queste cose ci si accusa di avere un negativo pregiudizio verso il Governo, vediamo quello che è successo in questo anno di finanza creativa di Berlusconi, qual è stata la ricaduta per le Marche.
Nel 2004 i Comuni della nostra regione hanno avuto — sono dati Anci — 18.350.000 euro in meno rispetto al 2003. Il Comune di Ancona u milione di euro in meno, Ascoli Piceno 500.000 euro in meno, Macerata 300.000 euro in meno, Pesaro un milione di euro in meno. Per non parlare dei piccoli e piccolissimi Comuni, ma anche di quelli medi che hanno avuto tagli alti in percentuale.
Non è un caso che l’84% dei sindaci ritiene la finanziaria pessima: il 74% degli amministratori locali ritiene un’impresa quasi impossibile chiudere i bilanci. Il tetto di spesa imposto dal Governo per il prossimo anno è del 10% della media del triennio 2001-2003. Con questi ritmi contro gli enti locali per gli anni 2006-2007 l’incremento massimo per spesa corrente e in conto capitale sarà del 2%. Inoltre, con il blocco delle piante organiche i Comuni dovranno rideterminare le stesse e le nuove assunzioni non dovranno essere superiori al 20% delle cessazioni dal servizio dell’anno precedente. (Interruzione). Siccome ci sono reiterate proposte in questo senso, che vogliono essere fatte rientrare dalla finestra, è sempre meglio avere il quadro della situazione chiaro, perché ogni 5 lavoratori persi se ne potrà, di fatto, assumere solo uno.
In questo contesto è impossibile per i Comuni e per gli enti locali perseguire una politica quantitativa e qualitativa di gestione dei servizi sociali principali. Inoltre, nell’attuale legge finanziaria non vengono rifinanziati alcuni fondi decisivi per gli enti locali: il fondo nazionale ordinario per gli investimenti (103 milioni di euro); il fondo per la fornitura gratuita dei libri di testo (104 milioni di euro); il fondo di contribuzione per i lavoratori socialmente utili (98 milioni di euro).
Questo Governo in tre anni ha ridotto i trasferimenti agli enti locali di 723 milioni di euro.
Ecco perché ho voluto fare questa breve illustrazione, ecco perché i comunisti italiani vogliono apportare modifiche migliorative al bilancio regionale per maggiori risorse per i Comuni, finalizzate allo stato sociale.
Questa è anche l’occasione per fare, seppure in maniera schematica e breve, un bilancio politico di una fase che si chiude, non solo di fine legislatura. Nel 1995 le Marche uscivano da una fase oscura, la Regione negli anni precedenti era stata attraversata dalla questione morale, dall’intreccio politica-affari. Il nuovo centro-sinistra, con D’Ambrosio rappresentò una svolta politica ed anche morale. Inoltre ci sono stati risultati significativi dal punto di vista delle scelte: sanità pubblica, attenzione al lavoro e ai lavoratori e non solo all’impresa. In questa legislatura che si sta per chiudere ci sono molti, positivi aspetti di continuità, dal piano sanitario che prevede una sanità pubblica, che è cosa diversa dall’Asur, alle leggi sul lavoro. In coerenza con una impostazione di innovazione e di continuità, nel 2000 i comunisti italiani hanno con forza voluto — allora eravamo quasi da soli — la ricandidatura di D’Ambrosio, a prescindere dall’eventuale loro presenza o meno in Giunta. Perché esisteva un forte spirito unitario e di coalizione. E’ ovvio che le difficoltà di rapporti sono più grandi per chi non fa parte della Giunta, tuttavia mi pare di capire che da diverso tempo si è perso quello spirito unitario, quello spirito di coalizione. Negli ultimi fatti negativi si è non solo prodotto una chiusura, ma una vera e propria ostilità verso il nostro partito e verso il nostro gruppo. Non derivano, questi fatti, da una condizione oggettiva, vale a dire dal fatto che noi non siamo presenti nella Giunta, ma da una cattiva direzione politica, da una sottovalutazione colpevole, perché reiterata. Una direzione di Giunta seria, unitaria, collegiale non deve chiudersi in se stessa, all’interno dei partiti che la compongono. Una direzione seria deve relazionarsi e avere la stessa attenzione anche con quelle forze politiche che non fanno parte della Giunta regionale e che non sono neanche nel Consiglio regionale ma che appartengono al medesimo progetto del centro-sinistra: Comunisti italiani, Italia dei valori, Repubblicani europei, Verdi.
Avevamo messo in guardia per tempo e da tempo sui pericoli che si stavano manifestando per questa chiusura, non siamo stati ascoltati, tant’è che ci sono stati rimpasti, crisi e revoche di assessori. Noi avevamo previsto tutto in anticipo ma siamo stati ignorati. Gli ultimi fatti legati al Dpefr e alle nomine sull’Aerdorica hanno aggravato questa chiusura verso il nostro partito. Dpefr e Aerdorica non hanno alcun legame fra di loro, ma rappresentano due cattivi esempi, in ordine di tempo, che non si dovrebbero più ripetere.
L’atto di programmazione è stato discusso solo tra i componenti e i partiti della Giunta, lo stesso dicasi per il bilancio. Il testo sul Dpefr e sul bilancio ha avuto questa impostazione. E, cosa del tutto inusuale per noi che veniamo da una scuola di disciplina istituzionale oltre che politica, abbiamo dovuto presentare proposte di modifica extra testo. Sul Dpefr le nostre proposte sono state bocciate. Confidiamo che quelle odierne non facciano la stessa fine, altrimenti saremo costretti a non votare il bilancio regionale.
Sulla vicenda dell’Aerdorica c’è stato qualcosa di più della ostilità e della chiusura autoreferenziale. C’è stata, a me pare — forse sbaglio — una condizione di slealtà, in particolare di D’Ambrosio che si era impegnato in una riunione a margine della discussione sulla legge elettorale — era il 15 del mese scorso — verso i partiti che non facevano parte della Giunta né del Consiglio regionale (Comunisti italiani, Verdi, Italia dei valori e Repubblicani europei) chiedendo loro proposte nominative di competenza più che di rappresentanza. In realtà sappiamo come è andata a finire.
Noi non abbiamo alcuna gelosia per chi è stato nominato, persona più che stimabile (tra l’altro ciò ha diviso la parte pubblica e unito quella privata in seno all’Aerdorica) ma noi avevamo avanzato proposte, se non migliori, certamente pari. Non conosciamo i retroscena di chi ha ricattato e di chi si è fatto ricattare. Chi ha ottenuto questa vittoria in relazione ad una prova di forza, in realtà esce sconfitto politicamente, perché rimane subalterno e prigioniero di una logica che logora ed indebolisce il centro-sinistra. Esce sconfitto perché ha utilizzato la sua forza per gli organigrammi e non per i programmi avanzati. Perché, soprattutto, chi in Giunta proviene dalla scuola del Pci, in assenza di una guida unitaria non doveva pensare che era meglio l’uovo oggi, non doveva pensare per sé, non doveva seguire il cattivo esempi, ma lavorare e compiere scelte unitarie per ripristinare lo spirito della coalizione del centro-sinistra.
Tuttavia al fondo c’è questo elemento di slealtà che certo i Comunisti italiani non meritano. A tutt’oggi non c’è stato neanche il coraggio di una spiegazione, che a questo punto è del tutto superflua. Forse si ha fastidio dai comportamenti che noi abbiamo, sempre improntati alla massima correttezza, alla lealtà e allo spirito unitario, dal lavoro sullo Statuto — anche se non abbiamo condiviso il presidenzialismo — alla legge elettorale che senza di noi non sarebbe potuta neanche approdare in Consiglio regionale.
Nonostante tutto ciò non abbiamo mai sovrapposto le questioni, non abbiamo mai fatto né facciamo ritorsioni. Adesso, sul bilancio siamo giunti all’occasione della possibilità, e noi diciamo anche della necessità, di recuperare nell’interesse generale del centro-sinistra, i rapporti con il nostro partito, attraverso l’approvazione di emendamenti che non stravolgono l’impianto della proposta della Giunta e della Commissione sulla parte delle detrazioni delle addizionali Irpef di competenza regionale. Del resto non esiste un obbligo alla riduzione, tanto più che le condizioni generali del 2001, quando furono introdotte le addizionali Irpef, Irap e bollo auto, non sono mutate. Le Regioni non hanno più soldi dallo Stato, ma meno soldi. Inoltre ancora la Giunta regionale secondo noi ha onorato l’impegno — che noi non abbiamo condiviso — di ridurre negli anni successivi al 2001, alcune aliquote stesse.
Non esiste dunque un “contratto alla Berlusconi” per provocare un “effetto-annuncio”. Abbiamo svolto una battaglia unitaria per far sì che la previsione iniziale fosse abbassata, che ci fosse stato un maggiore gettito da utilizzare nel bilancio. Qualche cosa, anche grazie alla nostra battaglia è stato fatto, ma non basta, perché rischia di finire nel calderone e nella politica assessorile.
Quali sono le proposte dei Comunisti italiani? Si muovono su tre filoni: Stato sociale e lavoro; Costituzione, Resistenza e antifascismo; diritto allo studio della scuola pubblica.
In primo luogo lo Stato sociale. I Comuni delle Marche fino a 10.000 abitanti hanno perso dallo Stato, nel corso di questo anno, svariati milioni di euro. Non hanno più la possibilità di chiudere in maniera significativa e sociale i bilanci, non ce la fanno più a mantenere le gestioni dei servizi e a questo proposito noi proponiamo che la riduzione dell’addizionale Irpef per le due fasce di reddito che la Giunta prevede di portare rispettivamente al 4 al 3,6% e dal 3,6 al 3,3% sia dello 0,1% in meno, in modo tale che il maggior reddito di circa un milione e mezzo di euro o poco più, sia dato ai Comuni per l’assistenza domiciliare agli anziani, un problema molto sentito rispetto al quale le strutture esistenti non sono più sufficienti e le rette sono altissime e comunque meglio sarebbe una vasta assistenza aggiuntiva domiciliare per una popolazione anziana che cresce, che spesso rimane sola, di cui ci si ricorda solo nelle emergenze. Il bilancio regionale fa uno sforzo per l’assistenza residenziale, noi crediamo che ci sia la possibilità per fare di più.
L’altra necessità che vogliamo sostenere con un programma atto insieme ai Comuni, è quella degli asili nido pubblici, che oggi si trovano in gravissime difficoltà per minori risorse per le piante organiche, e i Comuni non riescono più a soddisfare le richieste.
In secondo luogo segnaliamo la necessità di un maggiore impegno della Regione, in linea con gli ordini del giorno approvati dal Consiglio regionale, verso i temi generali dell’antifascismo, della Costituzione, in modo tale da sviluppare iniziative, nel 2005, nel 60° anniversario della liberazione, che siano all’altezza della situazione, non residuali, di fronte al tentativo di offuscare la storia che da qualche tempo viene avanti. La Resistenza, l’Anpi non sono musei da celebrare ma costituiscono la migliore storia del nostro paese.
In terzo luogo vogliamo dare più risorse al fondo regionale per l’istruzione pubblica e per il diritto allo studio. L’autonomia scolastica di per sé è un fatto positivo se viene guardata come innovazione della didattica, ma l’innovazione scolastica così come congegnata dopo la “riforma Moratti” non è un fatto positivo, perché essa vive se ci sono risorse nel luogo ove è ubicato l’istituto comprensivo, lo Stato non dà più i soldi, quindi attraverso la cosiddetta autonomia del finanziamento di Regioni, Province, Comuni e privati, la scuola vive oppure ristagna, chiude o muore, a seconda delle possibilità economiche.
La “controriforma Moratti” aggrava tali condizioni. Per questi motivi, che richiederebbero maggiori dibattiti ed anche maggiori risorse, occorre un significativo impegno regionale. Del resto non è possibile — lo voglio dire senza polemica, in linea con due ordini del giorno approvati nei due precedenti bilanci — non è) possibile che il bilancio regionale preveda maggiori contributi ad una sola associazione privata rispetto al fondo regionale per l’istruzione previsto dalla legge 42/1992.
Queste proposte non stravolgono l’impianto politico del bilancio proposto dalla Giunta regionale e anche se è ovvio che le nostre risorse in più che proponiamo per Stato sociale, 60° anniversario della liberazione, scuola pubblica non risolvono e non risolveranno i problemi, tuttavia costituiscono una boccata d’ossigeno e danno una caratterizzazione al bilancio sociale, mi rendo conto dei limiti imposti dalle spese obbligatorie. E’ per questo che bisogna agire con lungimiranza politica sul versante delle entrate. La minore riduzione dello 0,1% non annulla quanto previsto dalla Giunta, ma se mai lo corregge in maniera lieve, perché quanto stabilito dalla Giunta è compatibile con la nostra proposta di modifica.
Noi vogliamo dunque migliorare, con le nostre proposte, questo bilancio di fine legislatura. Credo che queste siano proposte serie, ragionevoli.
Quindi il Partito dei comunisti italiani e il suo gruppo regionale chiedono al Presidente D'Ambrosio, al Vicepresidente Spacca, al quale il nostro partito — forse l’unico — ha dato all’unanimità dei suoi organismi riuniti l’investitura per avviare la sua campagna elettorale di capo del nuovo centro-sinistra, vincolandolo anche ad un percorso programmatico a partire da questo bilancio, chiedono una svolta nei reciproci rapporti. Chiediamo all’assessore Agostini, che è impegnato nella dura e difficile opera di far quadrare i conti, all’intera Giunta e ai gruppi consiliari di centro-sinistra, di sostenere le proposte dei Comunisti italiani nell’interesse generale, per non perdere questa grandissima occasione per rilanciare l’unità del centro-sinistra. Del resto sono convinto che quei cittadini soggetti e oggetti delle manovre fiscali, sono pienamente consapevoli e saranno pienamente consapevoli di essere all’interno di una comunità solidale e non egoistica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Presidente, colleghi, il momento di discussione di un bilancio è comunque importante nella vita politica di un’Amministrazione, quale essa sia: regionale, comunale, provinciale. E’ un momento di un bilancio totale, non solo economico ma anche un bilancio di convergenze programmatiche, di punti programmatici affrontati con determinazione, altri con meno determinazione, altri ancora sorvolati. E’ un momento importante di confronto all’interno delle forze politiche che costituiscono un’alleanza, un momento di chiarezza, di verifica se la coalizione riesce a far propri i vari input che vengono dalle diverse sensibilità dei partiti politici che costituiscono la maggioranza. E’ un momento importante, anche perché è indispensabile fare chiarezza. Continuo a ripetere che i valori diversi, la storia diversa, i programmi, le sensibilità diverse dei vari partiti in una coalizione devono essere visti come elementi di ricchezza e non di fastidio. Troppo spesso ci troviamo a dover constatare che invece queste differenze nella coalizione vengono viste come fastidi.
Il momento della discussione del bilancio è momento in cui uno deve ribadire con chiarezza quali sono le proprie sensibilità, quali sono i punti programmatici fondamentali a seconda delle forze politiche, in modo da avere un equilibrio sull’azione amministrativa territoriale, un equilibrio che va nell’interesse di tutte le componenti, di tutte le culture, di tutti gli aspetti amministrativi.
Sapete bene che i verdi, usciti dalla maggioranza per un mancato rispetto, secondo loro, di accordi legati alla mozione programmatica regionale sul rinnovo dell’autorizzazione ventennale all’Api, hanno manifestato le loro perplessità su questa decisione che, ribadisco, non era da “integralisti islamici”. Noi tutti viviamo ben saldi con i piedi per terra, ma ritenevamo che prima di andare ad una proroga ventennale di un’autorizzazione così pericolosa per il territorio e per la sicurezza dei cittadini, si sarebbe dovuta affrontare la possibilità di riconversione e di diminuire al minimo i rischi di questo insediamento. Noi, in quell’occasione abbiamo dimostrato la nostra divergenza, siamo passati all’opposizione, abbiamo continuato con senso di responsabilità a impegnarci senza fini precostituiti, affinché le scelte dell’Amministrazione andassero anche nella direzione della tutela della salute, della sicurezza dei cittadini, dell’ambiente.
Ci siamo riavvicinati a questa maggioranza relativamente ad altre scelte che essa ha fatto, che i verdi con forza avevano chiesto, come l’avvio del protocollo d’intesa tra Regione, Provincia e Comune di Ascoli Piceno per verificare la possibilità di una riconversione della SGL Carbon, protocollo fermo da più anni, da diversi anni e non si capiva bene la motivazione di questo stop. Abbiamo chiesto un impegno maggiore a favore delle aree protette e siamo arrivati recentemente all’approvazione della quinta riserva regionale, quella della Sentina.
In questo contesto non possiamo che verificare un’attenzione di questa maggioranza, attenzione che speriamo continui soprattutto relativamente a quei provvedimenti di legge che secondo noi possono impedire di ledere l’integrità ambientale di questa regione. Questa regione ha un patrimonio ambientale-paesaggistico immenso, è la forza, è il motore del nostro turismo balneare, naturalistico, con i vari parchi, con la rete di parchi e riserve, culturale, con il notevolissimo patrimonio artistico che possiede.
In questo contesto è indispensabile che si continui sulla via di salvaguardia del territorio attraverso provvedimenti di tutela ambientale e naturale più attenti, attraverso la valorizzazione di quelle collettività, come quelle montane, che vivono in una situazione di difficoltà economica, quindi con un impegno a favorire lo sviluppo montano, con un’attenzione notevole alla difesa della costa, che periodicamente manifesta tutte le sue criticità. Ma quello che diciamo noi verdi è che la difesa della costa non passa solo attraverso le scogliere, la costituzione delle scogliere, la stessa costa è un equilibrio tra diversi fattori e cambia la linea di costa a seconda degli interventi che si fanno. E’ allora indispensabile che i piani spiaggia di questa Regione siano attenti a salvaguardare questa risorsa ambientale notevolissima, a evitare che si costruisca a 5 metri dalla battigia, a evitare che si costruisca nei letti dei fiumi, perché alla prima piena e alla prima mareggiata verranno qui coloro che hanno voluto costruire in situazioni così difficili, a chiedere l’intervento delle risorse finanziarie di tutta la collettività. Questo non si deve permettere. A volte un amministratore deve avere il coraggio di dire no, quando non si può. Quindi la costa va difesa sì con le scogliere, ma con un’attenta programmazione dell’utilizzo del demanio marittimo, con un’attenta politica dei corsi dei fiumi, che devono essere i rifacitori delle nostre spiagge, con l’apporto di materiale inerte che deve andare a mare. Non si può pensare senza un’attenta politica, ai corsi fluviali, senza pensare alla necessità di ripascimenti naturali che i fiumi determinano sulla costa; non si può pensare di poter affrontare con le sole scogliere la problematica. Miope è quella persona, quell’amministratore che ritiene di poter affrontare il problema dell’erosione costiera solamente con le scogliere. Questo noi diciamo da tanto tempo.
In questo bilancio è prevista una somma consistente di denaro a difesa della costa, ma mi auguro che questo denaro non vada tutto a costituire le barriere che, pur necessarie, non sono sufficienti ad eliminare questa drammatica problematica dell’erosione della costa.
Ritengo che debba essere fatto un maggiore sforzo per incentivare la riqualificazione del territorio. Ecco perché ho presentato come gruppo Verdi un emendamento che aumenta i finanziamenti sulla legge 26/98 per i parchi urbani. Non fatevi confondere dal nome, perché la legge sui parchi urbani è stata fatta nel 1998 con co-finanziamento Regione-enti locali per il recupero di aree urbane degradate. Io ritengo che questa Regione debba fare uno sforzo di finanziamento su questa legge, perché deve essere volano per far investire gli enti locali a recupero delle aree urbane degradate.
Attraverso un altro emendamento abbiamo chiesto che venga data attuazione alla legge regionale 28/2001 contro l’inquinamento acustico. E’ indispensabile fare le zonizzazioni, prevedere quanto nella legge, che è stata considerata una delle migliori leggi regionali, è previsto per abbattere un fenomeno sempre più forte e drammatico per la qualità della vita dei cittadini. Riteniamo che questa legge debba essere finanziata maggiormente, come riteniamo che debba essere finanziata maggiormente la legge contro l’inquinamento luminoso. L’inquinamento luminoso va affrontato sotto due aspetti: da un lato di interventi strutturali, dall’altro di risparmio energetico. Ma come mi diceva qualche amico, una volta passata la gestione della energia elettrica dal pubblico al privato, si è visto che più si consuma e meglio è, più si consuma e più il privato guadagna. Questo è un problema che si porrà anche relativamente al tentativo di privatizzazione di un bene fondamentale per la vita qual è quello dell’acqua. Mentre si dice che bisogna risparmiare da un lato, dall’altro, siccome i privati guadagnano con il consumo, si incentiva il consumo. Questo è il problema dell’inquinamento luminoso.
Devo dare atto a questa maggioranza di avere avuto attenzione alla qualità dei prodotti, finanziando una legge per la certificazione della qualità e della tracciabilità dei prodotti agroalimentari. E’ fondamentale in una società dove si vive per il profitto e dove non si esita neanche un attimo a somministrare veleni alla collettività, pur di guadagnare.
E’ indispensabile — lo dico a questa maggioranza — che la legge regionale 34/91, con un finanziamento di 90.000 euro, sia potenziata e soprattutto si diano con forza dei segnali a quelle Amministrazioni locali che ancora non hanno adeguato i loro piani regolatori al Ppar. Infatti questa legge dovrebbe andare a finanziare quei Comuni che per la maggioranza — parlo della mia zona, la provincia di Ascoli Piceno — non hanno ancora adeguato i loro Prg al Ppar. Chiedo che negli strumenti legislativi della Regione si faccia una differenza tra i Comuni che hanno adeguato il loro Prg al Ppar e quelli che non li hanno adeguati. Ad esempio, è arrivata in Commissione in questi giorni la legge sulla riqualificazione urbana per gli accordi di programma: voi capite bene che l’accordo di programma è uno strumento eccezionale che va in variante ai piani regolatori ed è indispensabile che vi sia una differenziazione fra il Comune che ha adeguato il proprio Prg al Ppar e quello che non lo ha adeguato. Un Comune grande come quello di Ascoli Piceno non si è mai preoccupato di adeguare il proprio Prg al Ppar. Permettere a questo Comune di per poi utilizzare gli accordi di programma in variante al Prg capite bene quale rischio costituisca per il territorio.
Quindi un bilancio equilibrato, con qualche deriva localistica di cui si poteva fare a meno. Devo dire però, che rispetto al passato un passo avanti si è fatto, perché questa deriva localistica è circoscritta e quindi, in un bilancio così composto qualcosa di più si poteva fare, come il finanziamento della legge sul diritto allo studio, che prevede solamente 370.000 euro e che ritengo sia poca cosa rispetto ad un punto programmatico e a un intervento di così alta delicatezza. Il problema di tutte le società odierne è il problema culturale: sulla cultura bisogna investire. Non a caso tutti i regimi totalitari cercano di evitare investimenti sulla crescita culturale, perché nella non crescita culturale prosperano personaggi e governi che poco hanno di democratico.
L’ultima cosa. Mi auguro, assessore, che lei riesca come assessore al bilancio e come presidente dell’autorità di bacino del fiume Tronto, a far funzionare questa autorità. Il bacino del fiume Tronto è il secondo per importanza, numero di comuni, superficie, abitanti e quant’altro. Mettere 38.000 euro sull’autorità di bacino del fiume Tronto come per il Conca Marecchia che è competenza della Regione Emilia Romagna, ritengo che non sia congruo per i motivi che ho detto. Credo che la seconda autorità di bacino regionale, che deve essere finanziata dalla Regione Marche e non da altre, doveva meritare di più. Ma se l’assessore al bilancio ritiene che 38.000 euro sono sufficienti, va bene. Comunque ho i miei dubbi.
Spero che questo impegno verso la tutela del territorio continui. Mi auguro che finalmente il Pai di questa autorità di bacino arrivi al capolinea con le norme di salvaguardia, con gli interventi che si possono fare, che non si possono fare, e che sia omogeneo a tutti gli altri Pai, sia regionale, che del Conca-Marecchia, che del Tevere, tutti approvati. Speriamo che presto, finalmente, si arrivi anche all’approvazione di questo atto importantissimo, oltre che per la tutela dell’ambiente, per la sicurezza dei cittadini. Non dimentichiamo mai che spesso tutela ambientale e sicurezza dei cittadini sono sinonimi.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Agostini.

Luciano AGOSTINI. Intervengo per evitare di offendere la sensibilità dei due consiglieri rimasti, il consigliere D’Angelo e il consigliere Procaccini, ma sono imbarazzato a prendere la parola, tant’è che al Presidente del Consiglio avevo chiesto di intervenire domani mattina.

PRESIDENTE. Credo che sia opportuno che l’assessore intervenga domani, se non vi sono obiezioni.

(Così rimane stabilito)

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 18,15