Resoconto seduta n. 216 del 21/12/2004
La seduta riprende alle 14,15

Proposte di legge (Esame degli articoli e votazione finale):
«Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (Legge finanziaria 2005)» Giunta (271)
«Approvazione del bilancio di previsione per l’anno 2005 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2005/2007» Giunta (272)

PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione delle proposte di legge nn. 271 e 272.
Articolo 1. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Dichiaro il nostro voto contrario.
L’assessore Agostini vantava i tre obiettivi di questa manovra, cioè la conferma della disponibilità finanziaria, la restituzione delle tasse ai cittadini e i progetti di sviluppo. A me sembra che questa sia una lettura molto enfatizzata e demagogica dei fatti, perché non c’è alcuna restituzione, c’è poco sviluppo in questo documento e credo che la conferma degli impegni finanziaria sia come un elastico che uno usa a seconda delle esigenze.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 1.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Facciamo una discussione unica per tutti gli emendamenti, dal n. 1 al n. 10 bis.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ogni emendamento ha una sua specificità, quindi lei dia la parola per illustrare i singoli emendamenti, Presidente.

Guido CASTELLI. Molti sono emendamenti che piovono su cifre e tabelle, quindi sarebbe opportuno illustrarli, per capire meglio, da parte di tutti i consiglieri, poiché non tutti fanno parte della II Commissione.

PRESIDENTE. Per evitare di fare discussioni che possono assumere un carattere molto astratto e farci perdere tempo, ricordo che gli emendamenti sono tutti allo stesso articolo, alla stessa tabella, cambia il numero. Per questo unifichiamo la discussione.
Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Il nostro gruppo ha proposto queste modifiche al bilancio perché riteniamo che ci sia la necessità di una maggiore attenzione rispetto a tre questioni. In primo luogo lo stato sociale riferito all’assistenza domiciliare agli anziani, oltre che alle strutture; in secondo luogo la necessità di svolgere significative iniziative nel corso del 2005 per il 60%° anniversario della liberazione, in terzo luogo esiste la necessità di riqualificare e rifinanziare il capitolo che riguarda la competenza regionale del diritto allo studio nella scuola pubblica.
Noi vincoliamo il voto sul bilancio all’approvazione di questi emendamenti e comunque siamo disponibili, come già detto all’assessore Agostini, al Presidente D'Ambrosio e alle altre forze di maggioranza, a discutere sulla quantità di questi emendamenti. Al nostro gruppo interessa la sostanza, il segnale, perché queste proposte vanno nel senso di migliorare il bilancio regionale, agiscono all’interno di quello proposto dalla Giunta regionale ed in particolare, per quanto riguarda il reperimento delle risorse noi non sconvolgiamo l’equilibrio del bilancio, non diciamo di stravolgere capitoli già impegnati ma proponiamo di agire sul versante delle entrate ed in particolare sul reperimento delle entrate medesime, riferite ad una minore, lieve riduzione delle aliquote addizionali Irpef. Mi auguro che la Giunta regionale possa dare una risposta positiva alle nostre richieste che sono non di parte ma di interesse generale del centro-sinistra.
A conclusione, mi scuso per non avere potuto, questa mattina — perché era in corso un’altra riunione con il Presidente D'Ambrosio — ascoltare le conclusioni dell’assessore Agostini. Avendo visto il resoconto dell’Ansa e il resoconto del Consiglio, constatato che il voto in generale, ma sul bilancio in particolare è sempre determinato da due fattori — in primo luogo la responsabilità principale ricade su chi vota a favore e chi vota contro — noi vogliamo votare a favore, se possibile, ma bisogna mettere in condizioni di votare a favore. Quindi vi chiediamo un’attenzione di questo tipo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Ascoltare il consigliere Procaccini è stato un piacere e bisogna notare il nobile intento del suo emendamento, però torno ad un punto della mia relazione di minoranza di ieri, in cui dicevo che quando si arriva alla sessione di bilancio e non si ha l’effettiva possibilità di emendare un quadro generale del bilancio che non ci consente la disponibilità economica. Debbo quindi fare una riflessione: se non è un emendamento strumentale — ma non credo, conoscendo la serietà del consigliere Procaccini — mi viene in mente il discorso dei diritti fondamentali. Abbiamo varato una legge sulla pace, sulla cooperazione, quindi mi stupisce che in quest’aula non ci sia una voce di bilancio concreta, seria, ferma e fissa su questo argomento, pertanto invito i colleghi consiglieri a fare questa riflessione e, senza strumentalità, mettersi da una parte o dall’altra. E’ vero che il bilancio si presta a tante osservazioni e considerazioni e tra le voci di bilancio, oltre quella del mio capogruppo Giannotti mi sento di dire che è condivisibile l’emendamento di Procaccini, ma senza nulla togliere al quadro generale di riferimento, perché sempre si tratta di un’informazione che dovrebbe dettare l’etica e la morale, che è quella della scuola di giornalismo che fa sempre più ricorso al garante per l’informazione. Quindi mediamo queste cose e andiamo al valore assoluto di ciò di cui si parla, cioè non strumentalizziamo il bilancio per creare trabocchetti politici da una parte e dall’altra. Quindi condivido l’emendamento di Procaccini ma non posso disconoscere la validità di un capitolo di spesa per la scuola di giornalismo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Non me ne vogliano il gruppo e il collega Trenta, ma qui non si parla di Resistenza, si parla di “resistenze”, perché è vero che vengono dati dei finanziamenti, ma i finanziamenti debbono essere mirati, non dati a settori particolari e decisi nelle varie Commissioni. Noi siamo la Regione Marche, quindi se c’è un miliardo da distribuire nelle marche deve essere fatto in modo equo, giusto, rappresentando tutte le comunità e tutte le province. Anche tu intervenendo, caro Trenta, hai fatto capire che condividi l’emendamento, però io mi astengo su questo argomento, non condividendo l’obiettivo che si cerca di colpire, però dare 600 milioni ad un’importante scuola è cosa rilevante. Non vorrei che venisse sempre fuori la lobby dei pesaresi, che è più forte di quella degli anconetani, quindi discutiamone. Pensate che questa volta anche il nord dell’Abruzzo si trova d’accordo su questo tipo d’impostazione: c’è qualche cosa di strano che sta accadendo in quest’aula, perché il nord dell’Abruzzo è d’accordo, il sud dell’Emilia Romagna è d’accordo, gli anconetani sicuramente avranno qualche altro emendamento e Procaccini, sembra la Cenerentola, cioè la provincia di Macerata che tenta di fare una politica del risparmio, però spostando l’obiettivo sulla Resistenza ma non sulle “resistenze”. Quindi Procaccini, secondo me più di tanto non possiamo in quest’aula spostare, perché c’è una legge che già penalizza una provincia sul numero dei consiglieri, pensate quando ci sarà la distribuzione, a livello regionale, delle somme.
Il mio è un voto personale di astensione, però vorrei porre al centro dell’attenzione questa seppur breve riflessione. Se redistribuzione ci deve essere, deve essere equa, giusta e su obiettivi concreti, senza strumentalizzazioni di sorta e senza provocazioni, perché i capitoli a cui voi vi riferite hanno già delle belle somme stanziate in passato, quindi aumentarle penso che sia una provocazione. Bisogna porre più attenzione, poi ne parleremo per quanto riguarda la legge sulla cultura dove pure ci sono molte cose che non vanno bene, che però accontentano gli uni e scontentano gli altri, soprattutto chi non ha la possibilità di intervenire nelle Commissioni, di dare il proprio contributo. Si penalizzano quindi aree molto importanti della nostra regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Come già annunciato nel dibattito generale, nel dare una valutazione complessivamente equilibrata, con qualche deriva localistica, i verdi ritengono che era importante potenziare il finanziamento di alcune leggi di carattere regionale, che vadano a coprire l’intero territorio regionale, nell’interesse dell’intera collettività dei marchigiani e non solo di qualche municipio locale. Con questa filosofia i verdi hanno ritenuto importante maggiormente finanziare la legge n. 26 del 1998. Il bilancio prevedeva 160.000 euro, questa legge è denominata “dei parchi urbani”, ma come ho detto nell’intervento generale poco ha a che fare con i parchi ed è una legge che va a finanziare al 50% gli interventi degli enti locali per la riqualificazione di aree urbane degradate. Siccome abbiamo visto in passato che molti sindaci, molti enti locali hanno trovato le risorse necessarie per coprire il 50% di loro competenza, riteniamo che una legge di questo genere possa essere volano per il recupero di finanziamenti per rendere la qualità della vita dei cittadini sul territorio migliore, perché si va a intervenire per riqualificare delle zone urbane degradate.
Capite bene che uno stanziamento di 160.000 euro per un intervento di risanamento di un centro urbano non basterebbero nemmeno per un paese di 2.000 persone. Qui stiamo legiferando sugli interessi dell’intera collettività marchigiana, riteniamo, come verdi, che almeno debba essere incrementato lo stanziamento portandolo a 500.000 euro.
Gli altri emendamenti che abbiamo fatto sono per rendere efficaci due leggi che vanno a migliorare la qualità della vita dei marchigiani. Una è quella contro l’inquinamento acustico, la 28 del 2001, che la Regione ha nel suo bilancio coperto con 400.000 euro. Riteniamo che se questa legge dovesse essere applicata su tutto il territorio non basterebbe cinque volte questa somma, quindi con senso di responsabilità e di credibilità, abbiamo chiesto di portare la somma disponibile ad almeno 500.000 euro.
Stessa cosa vale per la legge sull’inquinamento luminoso, quindi sui finanziamenti che la Regione deve fare agli enti locali.
Sono quindi tre emendamenti che vanno nella direzione degli interessi della collettività, non vanno in direzione di un territorio preciso. Questa è la filosofia che ha sempre guidato i verdi nella loro azione politica: interventi a favore dell’intera collettività marchigiana e non localismi esasperati che rispondono soprattutto a logiche di consenso elettorale. Tengo a dire questo, perché come affermato nel dibattito generale, anche se rispetto al passato questa finanziaria risente meno della deriva localistica, ancora, purtroppo, siamo costretti a denunciare qualche deriva localistica.
Ritengo comunque che l’intera intelaiatura del bilancio non vada messa in discussione.

Presidenza del Vicepresidente
SANDRO DONATI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Intanto sull’emendamento Procaccini, a parte la libertà di coscienza di ciascuno di noi, sono contrario, per le finalità dell’emendamento stesso, cioè l’aumento della dotazione della legge 12 del 1983, non perché ci sia prevenzione rispetto a questi interventi, ma perché occorre che anche su questa materia ci sia una verifica puntuale da parte della Giunta regionale e del Consiglio, ma anche perché si va a togliere ad una istituzione scolastica voluta da questa maggioranza. Ricordo che il consigliere Procaccini ha avuto il buon senso di non votare la legge, ma non ha nemmeno votato contro la legge che ha riconosciuto questo privilegio all’università di Urbino rispetto al discorso fatte dalle opposizioni e in modo particolare dal sottoscritto, sia in sede di Commissione che di Consiglio, che poneva l’esigenza di un’intesa quadro Regione-università. Uno dei mali programmatici di questa Giunta è che non si è voluto mettere in piedi un sistema complessivo di relazioni con le università marchigiane e si continua con contributi a pioggia, finalizzati a sostenere l’attività di una sezione dell’università, contributi formalizzati, magari, attraverso rapporto di consulenza, per cose spesso anche astratte.
Questo rapporto è occasionale, episodico, a pioggia e io ho sempre detto clientelare. Non si è voluto invece approfondire la questione e definire un protocollo d’intesa complessivo che mettesse in relazione la Regione con il sistema delle università marchigiane su cui costruire anche un consenso di carattere finanziario.
Per questi motivi sono contrario all’emendamento Procaccini.
L’emendamento presentato dal nostro gruppo, su cui preannuncio che chiederò la votazione per appello nominale, richiama una provato di legge d’iniziativa del nostro gruppo, cara alla sensibilità dei cattolici marchigiani. Da anni esiste un provvedimento legislativo che dovrebbe sostenere un fondo particolare per introitare gli oneri di urbanizzazione dei Comuni da destinare alla costruzione di edifici religiosi o annessi, un fondo che con l’avvento della Giunta D’Ambrosio non è stato più rifinanziato. C’è la legge che prevede questa possibilità, non c’è una lira per le chiese marchigiane, soldi che dovrebbero derivare dalla utilizzazione degli oneri di urbanizzazione per quello che riguarda rapporti Comuni-chiese locali, ma la disponibilità finanziaria della Regione. C’è la proposta di legge che è stata presentata dal nostro gruppo, rispetto alla quale oggi chiediamo la copertura finanziaria.
Per l’emendamento n. 3 ricordo le motivazioni dette poc’anzi, con la variante che è strumentale il riferimento, in questo caso, al fondo della pubblica istruzione. Mi sembra molto generico rispetto alla genericità del provvedimento. Se si vuole spendere soldi per la scuola marchigiana si dica, ma si dica anche a cosa devono essere finalizzati.
La sfida del bonus è interessante e io spero che qualunque sia il presidente che vincerà le prossime elezioni regionali — mi auguro il nostro — si possano rimettere in corsia le proposte di legge presentate dal nostro gruppo, una relativa al buono scuola, l’altra relativa al sostegno alle scuole materne autonome. Anzi, l’emendamento n. 4 di Procaccini è indirizzato all’autonomia scolastica e quello precedente ha come riferimento il contributo alla Resistenza.
L’emendamento n. 5 è una provocazione. Da anni si parla della crisi del turismo marchigiano, da anni si parla della incapacità della Giunta regionale di realizzare una politica d’immagine adeguata, soprattutto sui mercati esteri, da anni si parla della sovrapposizione impropria di competenze e di interventi da parte della Regione e del sistema delle autonomie locali attraverso i pochi fondi a disposizione del settore turistico, da anni si parla in maniera molto critica dell’appropriazione indebita da parte della Giunta regionale e questa è la risposta migliore all’assessore Agostini che questa mattina è venuto qui a stracciarsi le vesti, dicendo che questo Governo maledetto ha tagliato i fondi. Nel caso del turismo accade proprio il contrario: c’è una forma di millantato credito da parte della Giunta regionale che vanta risultati, attraverso l’utilizzazione delle risorse statali destinate al miglioramento delle strutture turistiche e al miglioramento dei servizi dei distretti utilizzando i soldi dello Stato per finanziare il piano promozionale regionale. La Regione ci mette di suo 350.000 euro, lo Stato ci mette molto di più. Questa è la risposta alle bugie di questa Giunta regionale. Destinare al turismo che rappresenta il volano dell’economia regionale, 350.000 euro, mi sembra molto poco.
C’è un’altra cosa gravissima sul piano istituzionale, rispetto alla quale occorre una dimostrazione di disponibilità politica che vada al di là delle parole... Presidente, sto illustrando i miei emendamenti, quindi non mi richiami al tempo.
Qui c’è una proposta di legge presentata dal gruppo regionale di Forza Italia rispetto all’organizzazione turistica delle Marche, una proposta di legge che vuol mettere a regime il sistema, una proposta di legge che prevede l’abolizione dell’Aptr, che prevede la creazione di un’agenzia regionale, che prevede meccanismi particolari per la realizzazione dei distretti turistici, cioè una vera e propria riforma che superi le nefandezze legislative approvate da questo Consiglio sulla scia della proposta Silenzi della scorsa legislatura. Una legge inadeguata, insufficiente, che ha accompagnato, purtroppo, questa fase di crisi del turismo marchigiano. La proposta è di incrementare la disponibilità del settore turistico di un milione di euro, ma è una provocazione perché vuol richiamare l’urgenza di avviare, finalmente, la riforma della organizzazione turistica regionale.
Sugli emendamento D’Angelo mi astengo da qualsiasi commento, nel senso che sono emendamenti per l’ambiente, rispetto alla collocazione politica di questo gruppo. Mi viene solamente da dire che, rientrando in maggioranza, se non siete riusciti a “contrattare” tre emendamenti da 340.000, 100.000 e 150.000 euro vuol dire che non contate niente. Non riuscire a mettere sul piatto della bilancia per fare da stampella a questa Giunta malferma, nemmeno tre emendamenti, mi sembra una cosa di poco conto.
Non ho chiaro l’emendamento di Alleanza nazionale e vorrei che ili consigliere Castelli ci illustrasse l’emendamento n. 9.
Per il resto credo che si sia detto tutto e il contrario di tutto.
Sul 10 bis vorrei una esposizione da parte del consigliere Luchetti. Consigliere Luchetti, tutta la buona volontà e tutta la disponibilità, ma la pregherei di illustrare l’emendamento, richiamando voce per voce i titoli delle leggi, perché scrivere un emendamento così non è opportuno, con l’impossibilità di andare a prendere i testi legislativi. Credo che sia un salto nel vuoto che lei non può chiedere a questo Consiglio regionale, quindi le chiedo di segnalarmi i titoli delle leggi relative alle nuove autorizzazioni e all’inserimento nel programma.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Sono arrivati i subemendamenti e questo vale soprattutto per il collega Procaccini che potrà verificare come quanto si è riusciti a fare rispetto alle sue richieste si è fatto, per venire incontro a istanze oggettivamente accoglibili e che andavano incastrate in un quadro finanziario piuttosto delicato. Siamo riusciti a fare una mediazione abbastanza avanzata rispetto a quanto richiesto, quindi gli emendamenti sono un po’ kafkiani sotto certi aspetti, ma era solo per reinquadrare le tabelle rispetto a una rideterminazione di stanziamenti che va incontro a queste esigenze.
Per quanto riguarda gli emendamenti 1 e 3 prego il collega Procaccini di ritirarli, in virtù del fatto che abbiamo riequilibrato successivamente con altri stanziamenti. Uno è quello a cui faceva riferimento il collega Giannotti, il n. 10, l’altro è quello alla tabella 2. Sono emendamenti che riequilibrano gli stanziamenti per le varie leggi di spesa in riferimento a quanto è stato rideterminato con l’emendamento Procaccini. Per quanto riguarda la spesa scolastica il collega ha già presentato un ordine del giorno che invita la Giunta a tener conto, nei prossimi bilanci, alla necessità di far fronte a degli impegni che sono sulle spalle della Regione ma che dovrebbero essere a carico del Governo centrale. Su questo già qualcosa si è fatto, pertanto riteniamo che l’invito sia legittimo e che se ne debba tener conto negli esercizi futuri.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Voglio sapere il titolo delle leggi, mi faccia la cortesia, consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Lo farò emendamento per emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Prendo atto di quello che ha detto il relatore di maggioranza Luchetti circa l’accoglimento della sostanza delle nostre proposte. Da questo punto di vista a noi interessa il risultato, la quantità, non la bandierina. Noi non siamo contro la scuola di giornalismo di Urbino, sia ben chiaro, anzi riteniamo che essa dovrebbe essere totalmente pubblica e avere il doppio e triplo delle risorse, ma non siamo in condizioni normali e secondo noi non è giusto che un’associazione che si configura comunque come associazione di tipo privato, abbia più del fondo regionale per l’istruzione. Del resto tutte le università delle Marche hanno corsi formativi post-laurea come quello di Urbino. Meglio sarebbe, per la prospettiva, una dotazione di un fondo generale per le università e per i fondi di qualificazione post-laurea, in questo caso. Ecco il senso delle nostre proposte. Non sono contro qualcuno ma vanno nell’interesse generale. Del resto, la necessità di una maggiore dotazione per il fondo regionale per l’istruzione pubblica, perché di questo parliamo, deve servire sul serio ad una innovazione della scuola pubblica, in termini di didattica e di struttura.
E’ per questo che abbiamo proposto al Consiglio regionale, per quello che può valere — perché questo è il terzo ordine del giorno che il Consiglio regionale voterà, se lo voterà — di riequilibrare a favore del fondo della istruzione pubblica, le risorse che oggi in grandissima parte sono a favore di una singola associazione, pur lodevole ma di tipo privato e privatistico. Gli emendamenti sono quindi ritirati.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Questo metodo di lavoro dovrebbe essere teso a migliorare la fluidità dei rapporti, invece la complica, perché se riuscissimo a essere più parsimoniosi nell’eloquio, potremmo capire le parti fondamentali di un emendamento, cosa viene tolto e cosa viene aggiunto. Però vogliamo fare questa miscellanea di interventi che secondo me crea solo difficoltà e ci porta a un dibattito continuo. Non capisco, ma mi adeguo, da questo punto di vista.
Vorrei semplicemente descrivere le ragioni sottese all’emendamento n. 9, presentato dal gruppo di An. In realtà noi facciamo la scelta di ridurre le spese per la comunicazione istituzionale che registrano una ulteriore lievitazione e si attestano, secondo la proposta licenziata dalla Commissione bilancio, a 380.000 euro. Mi dispiace che non ci sia Procaccini che ha voluto ritirare i suoi emendamenti dopo una serie di valutazioni, che tuttavia potrebbero provocare il suo interesse anche su questo aspetto che forse gli è sfuggito: già nell’assestamento del bilancio 2004 questa maggioranza ha incrementato del 154% le spese per la comunicazione istituzionale. Non voglio fare il moralista e non voglio neanche fare ricorso ai principi della doppia verità, però dopo quell’incremento già attestatosi su quelle percentuali, oggi registriamo che la somma per le campagne di promozione istituzione raggiunge i 380.000 euro. Mi sembra una chiara volontà elettorale che fa il paio con tanti altri impegni che proprio nell’anno 2000 costrinsero la maggioranza a dover incrementare e rammodernare il bilancio di quell’anno, proprio perché vi era tutta una serie di impegni che era necessario onorare.
Detto questo, il gruppo di An propone una drastica riduzione di spese che sanno tanto di campagna elettorale, quindi che poco o punto hanno a che vedere con le esigenze di questa nostra comunità regionale, per alimentare invece una autorizzazione di spesa relativa alla legge 9/2003 che riguarda gli interventi di sostegno alla genitorialità e alle famiglie. E’ quindi una scelta che non deve sembrare provocatoria, si tratta di scegliere la pubblicità sui giornali o l’intervento alla genitorialità e alle famiglie. Ciascuno di noi è munito di coscienza e del bene dell’intelletto, quindi al di là di quella che potrebbe sembrare — ma non lo è — una valutazione provocatoria dietro questo emendamento in realtà attendiamo di conoscere, in particolare dal consigliere Procaccini, se le premure che ha destinato a tutta una serie di appostazioni che sono state fatte da questo bilancio, tengono anche quando vi è una spesa che è la più improduttiva possibile, che si presta anche a valutazioni e censure di costume e ritengo quindi che 160 milioni per la campagna elettorale siano più che sufficienti, anzi largheggiamo per quanto riguarda lo stanziamento, mentre 380.000 euro penso sia una spesa smisurata.
Per quanto riguarda... Presidente, lei mi richiama al tempo, ma noi rinunciamo a parlare dieci minuti...

PRESIDENTE. Lei non rinuncia mai a niente, perché lei rispetta ad abundantiam il regolamento.

Guido CASTELLI. Non è vero perché, regolamento consiliare alla mano, si prevede un intervento per ogni emendamento. Ne facciamo uno, mi sembra...

Roberto GIANNOTTI. Castelli, è stata fatta una proposta, se tu...

Guido CASTELLI. Giannotti, capisco che parte il treno, però bisogna anche fare valutazioni politiche. Tu hai parlato tre volte, io una volta, ci sono dieci commenti da fare e mi sento “scampanellare” dopo il primo emendamento commentato. Ci deve essere un minimo di serietà nelle cose che facciamo. E’ un metodo, quello di accorpare la discussione su dieci emendamenti sbagliato, irregolare, che viola le nostre prerogative e che soprattutto ci fa perdere tempo.

PRESIDENTE. Consigliere, legga l’ultima frase dell’articolo 82, poi mi dica se è irregolare o meno quello che sto facendo. Si fa una discussione unificata quando gli emendamenti e i subemendamenti appartengono ad uno stesso articolo.

Guido CASTELLI. Volevo solamente dire che con un minimo di buon senso riusciamo a lavorare speditamente, ma senza costrizioni di tempo.
Per quanto riguarda gli altri emendamenti il gruppo di An è favorevole a quello presentato da Forza Italia per quanto riguarda la disciplina del fondo delle spese di urbanizzazione, prendiamo atto del ritiro degli emendamenti di Procaccini. Per quanto riguarda l’emendamento della Mollaroli siamo favorevoli. Invece, per quanto riguarda l’emendamento sull’istituzione dei parchi urbani e quelli sull’inquinamento acustico e luminoso siamo orientati ad astenerci. Rispetto all’emendamento sull’ordinamento dell’organizzazione turistica delle Marche, siamo favorevoli.

PRESIDENTE. Gli emendamenti nn. 1 e 3 sono ritirati.
Pongo in votazione, per appello nominale a nome dei consiglieri Giannotti, Brini e Grandinetti, l’emendamento n. 2.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini sì
Castelli sì
Cecchini no
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
Comi no
D’Ambrosio no
D’Angelo no
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti sì
Luchetti no
Martoni no
Massi sì
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli sì
Pistarelli assente
Procaccini no
Ricci no
Rocchi assente
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Spacca no
Tontini no
Trenta assente
Viventi sì

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 5. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Mi aspettavo da parte della Giunta una risposta, ma debbo dedurre che siete peggio dei pugili suonati, cioè che incassate senza reagire. Abbiamo detto che avete sbagliato tutta la politica turistica, che se questo settore è in crisi la colpa è vostra perché non siete stati capaci di fare promozione all’estero, abbiamo detto che avete usato in maniera impropria i trasferimenti statali, nessuno ha avuto il coraggio di dire “lei ha detto delle corbellerie”. Debbo prendere atto che abbiamo ragione, che abbiamo colto nel senso, che in questo settore siete profondamente inadempienti.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 4.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 9. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Si tratta dell’incremento del fondo della legge 9/2003 che è prossimo a una drastica riduzione qualora venga approvato l’emendamento Luchetti che toglie qualcosa come 1.300.000 euro alla legge per la famiglia. Si tratta di apportare un minimo di correttivo e mi limito quindi a chiedere che per la comunicazione istituzionale ci siano 160 milioni invece di 750, evitando un totale dissanguamento della legge 9/2003.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale a nome dei consiglieri Castelli, Pistarelli e Romagnoli, l’emendamento n. 9.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali assente
Benatti no
Brini sì
Castelli sì
Cecchini sì
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
Comi no
D’Ambrosio no
D’Angelo no
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti sì
Luchetti no
Martoni no
Massi assente
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Spacca no
Tontini no
Trenta assente
Viventi sì

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Subemendamento 010. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Si tratta dell’emendamento presentato in Commissione per il finanziamento del museo di Caldarola.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. A me dispiace che alcuni colleghi ironizzino su questi fatti. E’ una sottovalutazione politica ma anche istituzionale, perché dalla Resistenza è nata la Repubblica e dalla Repubblica sono nate le istituzioni democratiche. Comunque questo emendamento e il finanziamento di questa proposta, in realtà hanno anche un senso di ulteriore responsabilità da parte nostra, perché in precedenza c’era stata una sospensione del finanziamento della legge sul museo di Caldarola. Ci rendiamo conto della ristrettezza delle risorse, ma al tempo stesso vogliamo che le manifestazioni per il 60° anniversario della Resistenza non si risolvano con soli 50.000 euro, sarebbe offensivo per il significato stesso della Resistenza, quindi vogliamo che le risorse che erano finalizzate negli ani precedenti al 2003 al museo della Resistenza di Caldarola, contribuiscano a finanziare un capitolo più cospicuo, per tutte le iniziative.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 10 come subemendato. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Subemendamento n. 10 bis. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Le nuove autorizzazioni sono previste da leggi già contenute nella tabella A, cambiano le cifre. Invece vi sono ulteriori leggi regionali aggiuntive alla tabella A. La 43 riguarda i piani dell’agricoltura, la 45 riguarda il finanziamento di programmi annuali per la catalogazione di beni culturali, la 24 è la legge modificativa delle fiere, che ha soppresso la 52 del 1995, la 30 è la legge sulla famiglia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ormai è andata così, è l’ultimo bilancio: faremo meglio l’anno prossimo, mi auguro, però non si può lavorare in queste condizioni... Mi sembra di capire che per alcuni di questi atti legislativi è prevista una modifica della somma di bilancio, e qui ci siamo. Per esempio, la legge 9 l’abbiamo aumentata o l’abbiamo diminuita?

Marco LUCHETTI. Adesso verifico.

Roberto GIANNOTTI. Volevo che mi rispondesse Luchetti per svelare l’inganno. Si può fare tutto in politica, in amministrazione, soprattutto quando si ha qualche buon funzionario capace di inventarsi tutti con la penna, però fare questa operazione è un atto maldestro sul piano politico. Lei non può togliere dalla disponibilità delle risorse finanziarie di una legge caricandole sulla legge sulla famiglia, perché questa è solamente un’operazione propagandistica. Voler far passare come una acquisizione di una più grande sensibilità nei confronti della famiglia da parte di questa Giunta regionale con un’operazione di giro. Quando parlavamo di conti truccati dicevamo questo: voi siete maestri nel trucco dei conti e questa è la dimostrazione evidente, plateale. C’è un giro di cifre da un capitolo all’altro, fra l’altro interventi perversi, assimilabili, ma che non sono la stessa cosa, così come la intendiamo noi. La legge sulla famiglia, che è superata, inattuale, povera di risorse finanziarie è una cosa, voi l’avete svilita e svenduta facendola diventare un ulteriore intervento assistenziale, non come chiediamo noi, una legge che aiuta il percorso della vita delle famiglie. Questa operazione che avete fatto mi sembra completamente fuori luogo, anche perché si presta ad una strumentalità. Poi vedremo se la mia preoccupazione è sbagliata o vera. Comunque siamo contrari a questa proposta di subemendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Per errore era stato messo nel fondo della legge 9 anche il fondo inerente la famiglia. Ecco perché è stato disgiunto, non per strumentalità ma perché era stato messo erroneamente nel fondo complessivo per la gestione dei servizi all’infanzia.
Non c’è nulla di strumentale, quindi è mantenuto lo stanziamento per questa legge che sarà antiquata come lei crede, però sottolineo il fatto che la famiglia, per quanto ci riguarda, è sostenuta ampiamente da diverse leggi di questa Regione e il fatto che manteniamo complessivamente il sostegno ai servizi sociali, indubbiamente è un aiuto implicito alla famiglia. Poi la possiamo menare come ci pare, ma quando si parla di legge 18 e si sostiene l’handicap, si sostiene anche la famiglia, per diverse motivazioni. Così anche altre situazioni, come il mantenimento del fondo unico della 43, il fatto che lo stiamo sostenendo nonostante i tagli, dimostra che l’attenzione ai servizi sociali è anche un sostegno alla famiglia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Questo è un metodo di lavoro veramente inaccettabile, perché all’ultimo minuto vengono fuori dei cambi, dei ritocchi. Fra l’altro, nel momento in cui, più o meno frettolosamente in Commissione ci era stato frapposto anche da parte dei vari funzionari un chiaro diniego a qualsiasi forma di rimodulazione di leggi. Le obiezioni di Giannotti sono più che fondate, perché nessuno di noi è in grado di poter decodificare i significati di certe proposte che vengono poi appioppate a quest’aula che deve rapidamente cercare di capire qualcosa su una serie di interventi, più di dieci, che fra l’alto celano delle scelte politiche, perché tu potrai anche dire che la famiglia è altrimenti sostenuta rispetto a quello che porta questo emendamento, è un dato, una scelta di dare un miliardo in più per la pace, perché io ho fatto due conti e la legge sulla promozione della pace prende 550.000 euro in più. Benissimo. La legge 9 va da 365 a 925 mila euro. E’ una scelta, ma qui si spostano miliardi. Dopo che l’assessore al bilancio ci dice “lacrime e sangue”, che siamo messi nelle peste da Berlusconi, dal Governo, si fanno, con un emendamento del presidente della Commissione, presentato questa mattina, cambiamenti di questo tipo. Poi, qualcuno si innervosisce anche che io chieda il tempo per presentare il subemendamento. Qui è “commissariata” la discussione, è “commissariata” la riflessione, è una vergogna, perché quando io dicevo “perché non riproponiamo il vecchio assetto della legge sulla caccia così come avevate proposto in Giunta, ridando per intero alla caccia i fondi?”, mi è stato detto “no, non si può perché ormai questa è una scelta, non si tocca nulla”. Vediamo invece che in maniera tardiva vengono fatte modifiche importanti significative, scelte strategiche, perché dare più soldi alla speleologia, meno alla pesca piuttosto che all’agricoltura o togliere da una legge sull’agricoltura e spostare ad altro, non sono cose di secondaria importanza, perché questo sembra un “emendamentino”, in realtà ha un saldo finanziario di miliardi e qui alla chetichella si presentano modifiche di natura miliardaria quando in Commissione ci sono stati contingentati i tempi, ci sono state le invocazioni al buon senso, le abbiamo stupidamente accettate. L’unica cosa da fare per essere presi sul serio, è rompere le scatole attraverso qualche migliaia di emendamenti. Se dobbiamo lavorare in questa maniera, mi dispiace solo che questo sia l’ultimo dei bilanci, perché diversamente avremmo dovuto fare un bel piano di filibustering, con richiesta di emendamenti a gogò, perché, ripeto, non mi sembra una cosa seria.
Anche per questo siamo contrari, perché, ripeto, ci sono modifiche che non ci sembrano precedute da un’azione e da una programmazione seria anche dal punto di vista dell’illustrazione. Colgo, caro Presidente della Giunta, un fatto molto negativo. Io sarò anche verboso, però qui c’è un fastidio verso le forme democratiche — non da parte sua — ed è un fatto grave, perché qui chi parla, chi dice la sua è considerato un rompiscatole, perché qui c’è chi deve andare al funerale della Tebaldi, chi deve andare in ufficio, chi deve andare a comperare regali e viene considerato una mosca cocchiera chi cerca di fare il proprio lavoro. Detto questo denuncio che il clima di quest’aula, anche su provvedimenti importanti e seri, è ridanciano, tende alla manifestazione eterna di fastidio verso chiunque cerca, perlomeno, di capire cosa sta succedendo per poter andare successivamente nel proprio collegio a dire “è successo questo”. Quindi, se dovessimo assumere una regola di condotta un po’ meno corriva e più rispettosa di quelle che continuano a essere istituzioni regionali di grande importanza, sarebbe secondo me meglio.
Comunque Alleanza nazionale è contraria e contesta il metodo abborracciato, frettoloso e sostanzialmente sottocutaneo, di provvedere a modifiche del bilancio regionale alla chetichella, in maniera assolutamente estemporanea.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 2 come emendato.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Evidentemente voteremo contro questo articolo e provo a riassumere il perché di questo voto contrario.
Intanto prendo atto con sgomento — perché io davo un altro valore alla politica — che questa maggioranza ha comperato i Comunisti italiani con 60.000 euro e i Verdi con 380.000 euro, perché sostanzialmente credo che l’accoglimento di questi emendamenti... (Interruzione del consigliere D’Angelo). I tre emendamenti che hai presentato ammontano a 380.000 euro di differenza. In questo modo si è tentato di chetare gli alleati scomodi, che ancora ieri, sulla stampa, avevano accusato D’Ambrosio di slealtà rispetto ad alcune scelte. Questa è la dimostrazione del tipo di atteggiamento che c’è nei confronti degli alleati. Credo che la vostra coerenza su altre vicende, su altre battaglie avrebbe dovuto produrre ben altri risultati, ben altri cambiamenti sul piano soprattutto del costume politico. Comunque prendo atto che c’è stata questa ulteriore concessione sul piano finanziario da parte della maggioranza.
Si è respinto un emendamento presentato da An che in qualche modo cercava di affermare un principio sul quale ci stiamo battendo da tantissimo tempo, che è quello della eliminazione degli sprechi e giustamente Castelli parla del grande battage propagandistico, autoreferenziale che questa Giunta regionale ha messo in piedi con i soldi del contribuente. Sono anni che stiamo assistendo a campagne promozionali per vendere il prodotto che non c’è, per esempio nel campo della sanità. Voi potete fare quello che vi pare, magari lanciando un messaggio anche subdolo, perché per parlare bene di sanità parlate del medico di famiglia perché non avete il coraggio di affermare la bontà del sistema sanitario che voi avete impiantato nelle Marche, che non è un sistema sanitario buono, l’abbiamo detto e i cittadini se ne rendono conto. Avete fatto una campagna promozionale per dire che le Marche sono una regione equa e giusta sul piano della tassazione, dicendo anche qui una grossolana bugia, perché i cittadini sanno che questo non è vero. Poi si arriva la paradosso che si dipinge questa regione come la regione dei poveri, dove il ceto medio non esiste e dove si dice “siccome questa è una regione dei poveri, abbiamo fatto una manovra che non tocca i redditi che vanno fino al limite della povertà ma tocca tutti gli altri”, omettendo di dire che questo provvedimento sulle tasse che avete assunto è illegittimo perché la progressività non è prevista, è illegittimo perché dovevate deliberarlo ogni anno, cosa che non avete fatto, è illegittimo perché non è finalizzato a ricoprire il buco della sanità. Così non è stato, perché con i soldi delle maggiori tasse siete andati e andate, in realtà, a coprire il bilancio.
Finalmente si è fatta chiarezza anche su questo perché, per esempio, quanto meno, il Governo vi ha impedito, attraverso la finanziaria, di introdurre nuovi aumenti alla tassazione regionale, avendoli finalizzati solamente, questa volta sì, alla copertura del deficit sanitario. Abbiate il coraggio di dire che il deficit sanitario invece di crescere aumenta e assumete i provvedimenti conseguenti.
Io ho fatto quella domanda, consigliere Luchetti: a questo punto mi dovete dire dove sono i 400 milioni che mancano. La legge sulla famiglia aveva una copertura di 3 miliardi. Se mi dite che si è trattato di un errore e che ci rimettete 1.316.000 euro, gli altri 400 milioni che sono la dotazione normale della legge sulla famiglia, inattuale, inconcludente assistenzialista, che non corrisponde alle richieste delle famiglie marchigiane — ve lo dice il Forum delle famiglie marchigiane — dove li avete messi? E come avete fatto a sbagliare? Devo pensare che sia stato un tentativo veramente di togliere i soldi. Se veramente aveste lasciato 400 milioni e aveste portato via 2.600 milioni, devo pensare che volevate rubare le risorse della famiglia per destinarle ad un campo più sottoposto alla lottizzazione, al controllo politico qual è il campo del welfare. Se invece non è così, allora mi dovete dire dove sono finiti i 400 milioni, perché, ripeto, nei bilanci di questi anni la legge n. 30 aveva 3 miliardi di copertura finanziaria.
Mi aspetto questo chiarimento che credo si aspettino tutti i marchigiani e comunque vi dico che su questo articolo noi siamo assolutamente contrari.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Concordo con quanto sostenuto dal consigliere Castelli. Dopo sette modifiche di queste postazioni di bilancio, assistere ancora oggi a ulteriori spostamenti da un capitolo all’altro credo che sia una dimostrazione di confusione. Sembra che voi cerchiate di copiare, a volte senza riuscirci bene, quello che succede nei piani più alti, quando c’è la presentazione della finanziaria con l’assalto alla diligenza e ognuno cerca di portare quattro soldi dalla sua parte.
Credo che di risorse qui ce ne siano pochine, basta sentire l’ultimo intervento di Giannotti quando dice che nella legge per sostenere la famiglia avevamo 3 miliardi di vecchie lire e avete portato via 400 milioni. Niente c’era e praticamente niente rimane: se serve per accontentare qualcuno... Mi pare si spostino piccole cifre per piccole situazioni, non mi sembra una grande immagine questa, nella presentazione di questo bilancio. Credo che non ci facciamo una gran bella figura, tutti quanti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. In questo articolo c’è la vecchia prassi, che tutti sono sempre pronti a disconoscere, a considerare frutto del vecchio modo di fare politica, però evidentemente il lupo perde il pelo ma non il vizio e, come è stato già detto, ritorniamo al “mercato delle vacche”. Questo è un mercato delle vacche in cui si sono distinti i verdi, in qualche misura i comunisti italiani, Luchetti è stato il sensale che ha consentito e autorizzato questo commercio, fatto al 93°, attraverso un profluvio di denaro che prenderà i rivoli, immagino, degli impegni elettorali, propagandistici e soprattutto degli impegni che poco hanno a che fare con quell’esigenza di concretezza da più parti invocata, in particolari dai membri del Ces, dalle categorie, dai marchigiani in genere, stanchi, estremamente stanchi di vedere ancora la politica impegnata, sostanzialmente, più nella celebrazione di se stessa, attraverso lo sfarzo di attività perlopiù promozionali, come quella della legge sulla pace, perché già avevamo dentro la finanziaria qualcosa come 400 milioni per questa legge, per la cooperazione internazionale mettiamo un altro miliardo all’ultimo minuto, quindi mi chiedo se non fossero stati più urgenti, più importanti altri tipi di intervento su cui ragionare.
Non ho nulla contro la legge sulla pace, evidentemente, non ho nulla contro i buoni sentimenti, va bene tutto, però credo che questo tipo di operazione nasconda soprattutto la volontà di esercitare una massiccia campagna di sensibilizzazione del voto sulla base di vacue impostazioni, come quelle che spesso e volentieri tradiscono emendamenti dell’ultima ora.
Perché Luchetti non mi ha spiegato che c’è la necessità di un miliardo in più per la legge sulla pace? Me lo spieghi, mi dica che c’è il progetto per la potabilizzazione dell’acqua della Guinea-Bissau e può darsi che io dica “va bene”, come ho detto “va bene” su altre cose. Per questo sono convinto che dietro questi spostamenti dell’ultima ora si celino interessi poco commendevoli, perché non c’è altra spiegazione per giustificare un intervento così massiccio da mercato delle vacche, con la pesca che vale meno della speleologia perché probabilmente qualche verde ha qualche prurito da assecondare in qualche associazione o società...

Pietro D'ANGELO. Ma che dici?

Guido CASTELLI. Sei stato pagato abbondantemente, ha ragione Giannotti, quindi non ti scandalizzare, perché non sei neanche credibile, stai ridendo, non so dietro quale rito verde. Certo è che quella legge fu sponsorizzata soprattutto da voi, certo è che le tue consuete invettive le abbiamo viste molto degradanti, nel senso che degradavano, ma anche degradanti per il tipo di atteggiamento. Non c’è niente di male, io non mi scandalizzo del mercato delle vacche, dico semplicemente che certe impostazioni, soprattutto una tabella che parla del rifinanziamento delle leggi di spesa, deve essere condotta diversamente, attraverso una manifestazione chiara di quelle che sono le intenzioni politiche, poi puoi metterci la speleologia, la difesa dell’orso Yoghi, la pace, la promozione delle bandierine multicolore, tutto, però lo dovete spiegare, lo dovete comunicare. Avete continuato con queste cose dei bilanci partecipati, comunicati, la democrazia dell’Honduras, tutto ci avete messo, però quando tocca a voi fate cose di cui vi vergognate, di cui dissimulate il significato profondo ed evidente, quello di fare campagna elettorale con 380.000 euro per la comunicazione istituzionale. Queste sono le ragioni profonde di un bilancio che evidentemente dà luogo al mercimonio delle vacche per poter aprire il terreno, ancora in maniera più sontuosa, al candidato del centro-sinistra. Queste cose vanno dette, le diremo e comunque l’operazione fatta sulla comunicazione istituzionale e soprattutto sul ridimensionamento di importanti leggi, di cui, fra l’altro, nessuno mi spiega la copertura finanziaria, va denunciata. Almeno potevi avere il pudore di dirci cosa riducete in più rispetto a queste leggi, alla “lista della spesa”, ci potevi anche spiegare il saldo, le differenze, invece niente. Potevate fare l’emendamento dicendoci “diritto allo studio”. Costava molto poter dire questo? Non è una cosa seria, è un emendamento di cui tu stesso ti vergognavi, caro Luchetti.
Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei colleghi Romagnoli e Pistarelli.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 2, per appello nominale.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini assente
Castelli no
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
Comi sì
D’Ambrosio sì
D’Angelo sì
Donati sì
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi assente
Melappioni sì
Minardi sì
Modesti sì
Mollaroli sì
Moruzzi assente
Novelli assente
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci assente
Rocchi assente
Romagnoli no
Secchiaroli sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi no

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Articolo 3. Emendamento n. 10 ter. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 10 quater. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 3 come emendato.

Il Consiglio approva
Articolo 4. Emendamento n. 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 012. Lo pongo in votazione.

Guido CASTELLI. No, no...

PRESIDENTE. Mi deve dire cosa vuol fare, consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Lei è scorretto, Presidente, stavo parlando con un consigliere di un’ipotesi per poter valutare una cosa nell’interesse della Commissione. Se lei fa lo Speedy Gonzales...

PRESIDENTE. Consigliere, se lei crede che io debba guardare cosa fanno i consiglieri...

Guido CASTELLI. ...lei non ha mai consentito il rispetto dei consiglieri, sempre privilegiando la fretta. Restiamo qua, va bene?

PRESIDENTE. Consigliere, lei deve esercitare tutti quelli che sono i suoi diritti, dopodiché deve stare attento.

Guido CASTELLI. Chiederò la votazione per appello nominale su tutte le votazioni.

PRESIDENTE. No, me lo dovrà dire volta a volta, dopodiché stia attento, in particolare sui suoi emendamenti.
Pongo in votazione il subemendamento 012. (Interruzione). Ma che ne so cosa sta facendo lei? Si calmi, consigliere.

Guido CASTELLI. Lei dovrebbe anche garantire che la sessione di bilancio si svolga garantendo a tutti i consiglieri di sapere, di conoscere. Siccome se ne infischia e non dà mai un appoggio e un ausilio a un consigliere che chiede di conoscere, di sapere... Sa cosa mi hanno detto? Che quando c’era la Amati cinque anni fa, i bilanci si svolgevano in maniera molto diversa, con il rispetto delle istituzioni per i diritti di conoscenza che abbiamo tutti. Qui si fa tutto in fretta e furia, non siamo rispettati, mai, perché diventa fastidioso l’esercizio di una prerogativa ed è diventato mosca cocchiera un consigliere che semplicemente chiede di conoscere cosa c’è dietro tredici leggi che vengono rifinanziate per miliardi. Neanche al Consiglio comunale di Canicattì fanno questo.

PRESIDENTE. Ha bisogno di altri cinque minuti?
Pongo in votazione il subemendamento 012 per appello nominale.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini assente
Castelli sì
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Ambrosio no
D’Angelo no
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti astenuto
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi sì
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli no
Moruzzi assente
Novelli assente
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci assente
Rocchi assente
Romagnoli assente
Secchiaroli no
Spacca no
Tontini no
Trenta assente
Viventi no

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Subemendamento 012 bis. Prego di procedere alla votazione per appello nominale, a nome dei consiglieri Castelli, Romagnoli e Pistarelli.

Adriana MOLLAROLI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini assente
Castelli sì
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Ambrosio no
D’Angelo no
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi Gentiloni Silveri sì
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli assente
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci assente
Rocchi assente
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Spacca no
Tontini no
Trenta assente
Viventi sì

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 12 bis. Lo pongo in votazione.

Carlo CICCIOLI. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. prego di procedere alla verifica del numero legale, a partire dal n. 1.

Adriana MOLLAROLI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini presente
Amagliani presente
Amati presente
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini assente
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli presente
Comi presente
D’Ambrosio presente
D’Angelo presente
Donati presente
Favia assente
Franceschetti presente
Gasperi assente
Giannotti assente
Grandinetti assente Luchetti presente
Martoni presente
Massi presente
Melappioni presente
Minardi presente
Modesti presente
Mollaroli presente
Moruzzi presente
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci assente
Rocchi assente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Spacca presente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi presente

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 12 bis.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 16. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 17. Lo pongo in votazione, per appello nominale, a nome dei consiglieri Ciccioli, Pistarelli e Romagnoli.

Adriana MOLLAROLI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini assente
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli no
Comi sì
D’Ambrosio sì
D’Angelo sì
Donati sì
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi sì
Melappioni sì
Minardi sì
Modesti sì
Mollaroli sì
Moruzzi sì
Novelli assente
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci assente
Rocchi sì
Romagnoli no
Secchiaroli sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi assente

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Subemendamento 0018. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 18.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 19. Viene ritirato.
Emendamento n. 20. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 21. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 22. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 022 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 22 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 4 come emendato.

Il Consiglio approva

Art. 4 bis. Lo pongo in votazione per appello nominale a nome dei consiglieri Ciccioli, Castelli e Pistarelli.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali assente
Benatti sì
Brini assente
Castelli no
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli no
Comi sì
D’Ambrosio sì
D’Angelo sì
Donati sì
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi sì
Melappioni sì
Minardi sì
Modesti sì
Mollaroli assente
Moruzzi sì
Novelli assente
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci assente
Rocchi sì
Romagnoli no
Secchiaroli sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi astenuto

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Articolo 4 ter. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Esprimo contrarietà a questo articolo, che introduce un ulteriore aggravio delle spese per la derivazione delle acque pubbliche, che colpisce in maniera indiscriminata i cittadini e le famiglie nelle Marche.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 5.

Il Consiglio approva

Subemendamento 023. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 23 a firma Modesti. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Si tratta di un emendamento di carattere organizzativo che va a incidere sulla legge 46 in maniera molto concreta. Credo sia bene che l’assessore Modesti lo illustri.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Modesti.

Cataldo MODESTI. Questo articolo va a mutare il precedente articolo 8 della legge 46/92 che disciplina il finanziamento delle opere pubbliche degli enti locali.
L’esperienza concreta di questi anni ha dimostrato che il meccanismo è complesso, troppo lungo, tant’è che siamo alla nona attualità e abbiamo già la dodicesima, quindi siamo arretrati di tre annualità, perché c’è un meccanismo che prevede il coinvolgimento, oltre che degli enti locali — Provincia e Regione — i servizi della Regione (servizio lavori pubblici, servizio programmazione) nonché il nucleo di valutazione dei progetti.
Con questa proposta il meccanismo è molto semplificato, in quanto si dà un maggiore ruolo alle Province, d’intesa con i Comuni, nell’individuare l’elenco delle opere finanziabili. Quando questo elenco viene inviato dalle Province alla Regione, il meccanismo è semplificato, perché il nucleo valutazione progetti esaminerà soltanto quelli che superano l’importo di 500.000 euro. In sostanza la finalità rimane la stessa, c’è un forte snellimento delle procedure.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Non vorrei che con questo articolo dessimo “licenza di uccidere” le Amministrazioni comunali da parte delle Province. Non vorrei che, alla fine, l’emendamento Modesti che richiama il ruolo delle Province e rimanda all’approvazione da parte delle Amministrazioni provinciali, sentito il parere della conferenza provinciale delle autonomie, il programma degli investimenti. Non vorrei fosse una forma di nuovo centralismo provinciale. Non vorrei che si introducesse un ulteriore vincolo e un ulteriore filtro rispetto alle scelte autonome degli enti locali, perché questo sarebbe contro lo spirito del decentramento. Dire che le Province scelgono in nome e per conto dei Comuni gli interventi da realizzare attraverso la 46 mi sembra veramente una cosa inaccettabile, quindi se i suoi chiarimenti saranno soddisfacenti sono disposto a mettere questo in discussione, altrimenti affermo la nostra piena contrarietà a questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Relativamente a questi tipi di emendamento, ritengo che essi vadano a modificare delle leggi, quindi debbano inseriti non all’interno della finanziaria come un contenitore unico generale ma si faccia una proposta globale di modifica della legge in oggetto, altrimenti se andiamo avanti con queste parziali modifiche di tutte le leggi della Regione uno non riesce più ad avere un quadro completo e al di là della fiducia che ho nel collega Modesti, per onestà intellettuale voglio capire le modifiche che vado a votare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.

Luigi VIVENTI. Sono d’accordo con quello che diceva Giannotti ma soprattutto con quello che diceva il collega D’Angelo, perché ho la sensazione che rischiamo di fare una grande confusione. Se sui provvedimenti di bilancio inseriamo modifiche di legge o quant’altro, poi non ci prendiamo più. Sono dell’avviso che è bene semplificare al massimo le procedure, lasciamo ai Comuni le loro competenze, non sovrapponiamo loro le Province. Mi pare che adesso stiamo dando troppo alle Province, per dare loro una ragion d’essere. La Regione deve programmare e legiferare, la Provincia deve svolgere il suo ruolo. Manteniamo un ordine tra questi livelli istituzionali, altrimenti vengono fuori una serie di procedure che nessuno sarà più in grado di governare fra qualche anno e creeremo contenziosi come quelli che ci sono adesso fra Regioni e Governo centrale. Cerchiamo di evitarli.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Modesti.

Cataldo MODESTI. Pensavo che la materia fosse più conosciuta. Ai Comuni non togliamo un bel niente. In realtà alle Province non diamo molto di più, perché già oggi la legge prevede che nell’ambito dei criteri che rimangono, che stabilirà la Regione, sono le Province che inviano alla regione, tramite la Conferenza delle autonomie, la lista delle schede progettuali. Questo elenco oggi viene valutato dalla Regione tramite più passaggi: servizio lavori pubblici, servizio programmazione nonché nucleo di valutazione progetti. Troppi passaggi.
Oggi responsabilizziamo di più le Province e i Comuni, in modo che quello che viene dal territorio è già un dato acquisito. Quindi diamo più poteri ai Comuni e alle Province togliendo la gestione diretta alla Regione, quindi ci spogliamo di qualche funzione nostra per semplificare, perché questi passaggi così numerosi dentro la struttura regionale contrastano con tutte le filosofie sul decentramento, creano un appesantimento, costituiscono un costo per la struttura, perché abbiamo tante risorse che si dedicano all’esame di queste schede progettuali. Negli ultimi tre anni abbiamo oltre 800 schede progettuali, abbiamo soltanto mantenuto la possibilità di andare nel merito per valutare le schede di un certo importo, quelle che superano i 500.000 euro, demandandole alla valutazione del nucleo. Quindi in realtà non cambiamo il mondo, c’è una maggiore responsabilizzazione del sistema degli enti locali, Comuni e Province, perché sono loro a decidere nella Conferenza provinciale delle autonomie, non è la Provincia che fa quello che vuole a prescindere dai Comuni. E’ un modo per alleggerire i passaggi interni alle strutture regionali, che allunga i tempi e comporta anche un costo, perché gli apparati costano, quindi liberiamo competenze che potranno fare altre cose e non perdere mesi di tempo per valutare schede progettuali di basso profilo, perché la maggior parte di opere sono fognature, tratti di strada. Non grandi opere ma opere modeste di carattere locale, per cui non ha senso questo appesantimento. Lo dimostra il fatto che siamo arretrati di tre annualità. Perché tutti questi anni che perdiamo? Non ha alcun senso, quindi rimane l’impianto originario, ma introduciamo delle semplificazioni procedurali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ringrazio l’assessore perché mi ha chiarito. Questo è un “bidone” sul piano amministrativo, una fregatura politica.
L’atto recita: “Le Province, nel rispetto delle priorità di cui al comma 2 lettera a), approvano, previo parere della Conferenza il programma provinciale di investimento che individua...”. Quindi la Provincia sceglie quali sono gli interventi sotto un certo importo, che devono essere approvati dalla Regione. E’ cosa diversa da quello che accade oggi. Oggi la Provincia ha una funzione notarile: riceve i progetti, verifica che siano corredati di tutti gli elementi, fa l’elenco che manda in Regione e la Regione decide. Noi diamo mandato alle Province di decidere sulla pelle delle Amministrazioni comunali, perché questo è il dato. Considerando il quadro politico della nostra regione, questo è un attacco alle Amministrazioni comunali di centro-destra. Lei non può dirmi che questa è una semplificazione che migliora il riferimento ,tecnico. Cosa vuol dire, assessore? Lei si rende conto meglio di me che un intervento di quattro milioni per la fognatura può essere fondamentale per un comune di 3.000 abitanti, che non spende 500 milioni. Questa è una legge liberticida per i piccoli Comuni. La invito veramente a modificare questo articolo, riconoscendo un ruolo decisivo dei Comuni rispetto a questo discorso. Lei non può demandare alle Province la competenza di selezionare gli interventi sulla 46 che sono l’unico intervento che gli enti locali hanno a disposizione per il miglioramento dell’attività dei lavori pubblici. Veramente, su questo sono del parere che ci debba essere una forte, vigorosa reazione da parte dei consiglieri di minoranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Chiedo al collega Modesti di ritirare questo emendamento, perché emendamenti che vanno a cambiare leggi regionali, hanno bisogno del loro iter attraverso il Consiglio, le Commissioni e quant’altro, in modo che tutti possano capire quello che si va a cambiare. Io non mi sento d’accordo sul metodo, senza entrare nel merito che potrebbe anche essere giusto, ma il metodo non mi sembra il più opportuno. Per questo chiedo al collega Modesti di ritirare l’emendamento. La legge la cambieremo in Commissione e poi in aula.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Credo che sia giusta la richiesta del consigliere D’Angelo, per il semplice motivo che noi, anche in Commissione abbiamo valutato quali potevano essere i criteri per ammettere interventi di modifica di legge di carattere normativo, ci siamo dati un criterio che in qualche modo riferiva l’ammissibilità dell’emendamento a una questione di urgenza, a un’esigenza da soddisfare per effetto di interventi giurisdizionali, come è accaduto nel caso del reimpianto dei vigneti in forza di una sentenza che aveva posto la Regione Marche nella condizione di non avere gli strumenti per replicare al disposto di un giudice che pure era in contrasto con quanto stabilito dalla nostra normativa.
Effettivamente l’emendamento di modifica della 46 non risponde a queste caratteristiche ed è di natura squisitamente ordinamentale, proprio perché va a incidere su quelli che sono i rapporti stabili tra il sistema delle autonomie locali. E’ vero quello che dice Giannotti: attualmente le Province si limitano a registrare quelle che sono le proposte dei Comuni e a verificarne la conformità rispetto ai programmi regionali di sviluppo. Il ruolo della Provincia può anche essere quello nuovo e diverso che viene indicato dalla proposta Modesti, ma non si può pensare che di fronte a una legge come la 46 che dal 2000 tutti dicono di dover modificare, oggi si intervenga esclusivamente su un aspetto, sostanzialmente minimale, per quanto riguarda, fra l’altro, il vero problema della 46, che è un problema che affronteremo fra qualche minuto, nel momento in cui dovremo approvare l’ennesimo emendamento che differisce i termini sulle annualità che ormai vanno sovrapponendosi, nell’impossibilità dei Comuni di attendere con tempestività agli obblighi che scaturiscono dalla legge.
La 46 si deve modificare, è una delle tante incompiute di questa legislatura, abbiamo necessità di porre mano ad alcune priorità, prima fra tutte quella del meccanismo di finanziamento — il :mio subemendamento che è stato bocciato aveva prima questo senso — e oggi non credo che sia coerente e rispondente a un intento riformatore approvare un emendamento che fra l’altro è piuttosto ampio. A me può anche star bene il comma 4 che fa riferimento alla necessità di ridurre e rimodulare l’intervento del nucleo di valutazione, che non ha funzionato in quanto tale, ma anche il problema del nucleo di valutazione è altro argomento che merita un approfondimento ben diverso da quello che ci può consentire il tempo a nostra disposizione per parlare dell’emendamento. Credo da questo punto di vista che sia cosa buona e giusta rimandare questa importante modifica a una valutazione più generale, fermo restando che ha ragione Giannotti nel momento in cui il ruolo delle Province va a irrompere in maniera del tutto disarticolata, rispetto al resto, in un rapporto Comune-Regione che fino adesso ha avuto tutt’altro indirizzo e previsione normativa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Una brevissima dichiarazione di voto. Il nostro gruppo voterà a favore di questo emendamento, perché a nostro modo di vedere va nella semplificazione amministrativa, non incide nella sostanza della partecipazione del sistema degli enti locali, tant’è che per progetti significativi oltre i 500.000 euro, interviene la Giunta regionale attraverso il nucleo di valutazione. Se mai, quello che avviene adesso in maniera che passa sotto silenzio, è il nucleo di valutazione, del resto previsto dalla legge, che è un organismo quasi extraistituzionale. Non farei allora un problema di metodo ma di sostanza. La sostanza è positiva e, se possibile, visto che andiamo nella semplificazione, prevedere, se non interferisce nei tempi, il passaggio nell’apposita Commissione. Per il resto, secondo noi va bene.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Modesti.

Cataldo MODESTI. Rispetto a quello che dicevo prima, vorrei aggiungere che dal punto di vista della critica sul metodo sarebbe sì auspicabile non introdurre tante norme nella legge finanziaria. L’abbiamo fatto esclusivamente per motivi di profonda urgenza. Questo provvedimento non solo è condiviso dalla Conferenza regionale delle autonomie ma è sollecitato. Se non lo facciamo con questa proposta di legge non abbiamo più i tempi per fare una legge ordinaria, perché sappiamo qual è il calendario davanti a noi, per cui la X, la XI e la XII annualità già pervenute, dovremmo esaminarle con la normativa vigente, creando problemi seri ai Comuni, altro che svuotamento dei Comuni. Noi stiamo cercando di dare una risposta ai Comuni, questo deve essere chiaro, perché non tocchiamo niente rispetto all’autonomia dei Comuni e delle Province. Noi ci stiamo soltanto spogliando di passaggi interni agli uffici regionali, di questo si tratta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione per appello nominale, a nome dei consiglieri Giannotti, Pistarelli e Romagnoli l’emendamento n. 23.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Donati sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti assente
Brini assente
Castelli no
Cecchini sì
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
Comi sì
D’Ambrosio sì
D’Angelo astenuto
Donati sì
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi assente
Melappioni sì
Minardi sì
Modesti sì
Mollaroli sì
Moruzzi sì
Novelli assente
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci assente
Rocchi sì
Romagnoli no
Secchiaroli sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi astenuto

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Articolo 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7 ter. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7 quater. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 8. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Assessore Agostini, le faccio una domanda: un piccolo Comune ha avuto un finanziamento di 100 milioni per realizzare un’opera pubblica. In base al ribasso d’asta ha speso 95 milioni. In passato la differenza della spesa veniva in qualche modo riconosciuta al Comune e poteva essere spesa. Con questo meccanismo non è più così. Deve seguire questa procedura? Va bene...

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 8.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Siamo contrari.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Si tratta dell’autorizzazione ad anticipazioni di cassa. Quando si autorizza anticipazioni di cassa qualcosa non funziona nel meccanismo complessivo della gestione della sanità, anche perché siamo qui a fine anno 2004. Se ci sono aperte delle problematiche con il Governo centrale, come sono aperte da sempre, fino ad arrivare alle anticipazioni di cassa significa che tutto quello che avevamo l’abbiamo già speso. Siamo perciò in una situazione di bilancio che non ci permette nemmeno di avere certezza per i primi due mesi. Questo cosa significa? Che sotto un profilo di bilancio abbiamo una sofferenza e senza le certezze per il 2005 non sappiamo dove attingere fondi e finanziamenti per l’ordinario, stipendi, spese correnti. Dietro alla procedura che cosa c’è? Quali sono, oggi, le voci di bilancio relative alla sanità?
A che punto siamo con gli equilibri di bilancio che dovevamo trovare? Quindi, Luchetti, la norma non è soltanto procedurale ma anche sostanziale.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Vorrei spiegare al consigliere Pistarelli la situazione.
Noi abbiamo la necessità di far funzionare la sanità. Questo significa far fronte, come cassa, ad alcuni adempimenti fra cui, per esempio, lo stipendio di 19.000 dipendenti della sanità. Per far fronte a questo nei limiti previsti a carico del servizio sanitario nazionale, è previsto il trasferimento di fondi del servizio sanitario nazionale, che vengono dati in base a tutta una serie di accordi successivi fra le Regioni e lo Stato. L’ultima nostra previsione strappata sulla finanziaria del 1993 per il 1994 è del 95% dell’importo necessario. Il 5% viene trattenuto dal bilancio dello Stato per il conguaglio finale, per vedere anche se le Regioni hanno osservato tutte le varie normative.
Purtroppo, consigliere Pistarelli, il discorso di cassa è drammatico, nel senso che noi abbiamo la competenza ma non abbiamo la cassa e siccome lei non può pagare con una cambiale ma deve pagare con denaro, con provvista, si verifica il fatto che, non avendo noi la provvista che dovremmo avere, dobbiamo necessariamente fare ricorso alla anticipazione di cassa chiedendola al sistema creditizio, altrimenti non potremmo far fronte a quegli adempimenti. Questo non ha nulla a che vedere con il discorso del deficit o meno, perché quello è un discorso di competenza e quel discorso di competenza è un discorso che è stato fatto, che faremo sempre.
Il discorso di fondo è che se noi avessimo la cassa con la regolarità richiesta, prevista in un paese normale, non avremmo bisogno di anticipazioni di cassa: abbiamo bisogno di anticipazioni di cassa perché la cassa non viene a noi data, quindi noi non possiamo dare la cassa.
Con il deficit non c’entra nulla il discorso. Io non posso spendere perché non ho in cassa quello che dovrei avere e che potrei avere se il Governo mi trasferisse i fondi.
Qui si è parlato molto del discorso delle tasse ecc. Lasciando da parte tutto il merito — addizionale Irpef e Irap — faccio notare che non la Regione Marche ma le sette Regioni che hanno utilizzato la leva fiscale sono creditrici nei confronti del bilancio del Governo centrale di tutte le risorse, perché fino ad ora nemmeno un euro è stato dato alle Regioni. Quindi noi abbiamo la competenza dei 450 milioni di euro dell’imposta Irpef, ma di cassa zero. Una settimana fa, non avendo noi più la possibilità di pagare, perché non avevamo più risorse in cassa, abbiamo fatto un’anticipazione di cassa.
Spero di avere chiarito la cosa, dopodiché aggiungo che se riuscissimo ad ottenere il 95% di anticipazione richiesto, saremmo sostanzialmente, fra quello che non dovremmo pagare per il servizio finanziario dell’anticipo di cassa e per le migliori condizioni dei fornitori, quasi in pari con il deficit della sanità.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 9.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 23 bis. Lo pongo in votazione

Il Consiglio approva

Articolo 10. Emendamento n. 24. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Chiedo all’assessore il senso di questo elaborato articolo 10, perché più che un articolo è una direttiva avente carattere vincolante, carattere di legge, perché qui stiamo parlando di controllo della spesa sanitaria, che entra con forza di legge nelle dinamiche proprie del sistema, tutte interne al sistema sanitario regionale. Invece qui abbiamo addirittura valutato la necessità di normare dei passaggi che sono relativi al funzionamento del sistema, cioè ai comportamenti dei soggetti del sistema, comportamenti che a nostro avviso non sono virtuosi, visto che c’è necessità di normare il controllo della spesa, di imporre regole addirittura aventi carattere di legge, perché questo è la nostra finanziaria.
Entrando nel merito rafforzo questo convincimento, perché se si legge bene l’articolo 10, si dice “istituita la verifica trimestrale del mantenimento dell’equilibrio...”, “i direttori generali sono tenuti a presentare alla Regione ogni tre mesi una certificazione di accompagnamento in ordine alla coerenza. In caso di certificazione non coerente i direttori generali delle aziende sono tenuti a presentare un piano con le misure idonee a ricondurre la gestione...”, “La certificazione di non coerenza delle condizioni di equilibrio comporta blocco di assunzioni del personale dell’azienda e dell’affidamento di incarichi esterni”, “deve essere assicurata entro il 30 settembre la riconduzione della gestione ai limiti e agli obiettivi, o al 31 dicembre quale termine massimo”, “qualora si intenda comunque assumere iniziative di gestione comportanti spese non previste i direttori devono ottenere preventiva autorizzazione dalla Giunta regionale” e addirittura vi sono casi di decadenza automatica dei direttori. Stiamo votando una legge che modifica non solo leggi sostanziali, quelle sulla sanità, ma anche un meccanismo interno al sistema che si vede che oggi non solo non ha funzionato ma ha provocato guasti, perché per arrivare a questo tipo di soluzioni così drastiche e così pesanti significa che ha provocato guasti, responsabilità dei direttori generali, Giunta che addirittura deve essere messa al corrente di eventuali anomalie sui correttivi, scioglimento dei collegi sindacali. Io ritengo che sia un quadro drammatico quello che viene fuori dall’art. 10, spero e penso che l’assessore interverrà a questo dibattito e spiegherà le ragioni che hanno portato a questo vero e proprio diktat molto pesante che riguarda tutti i meccanismi di funzionamento della spesa sanitaria.
Anche con l’emendamento proposto, che vuol coinvolgere nella questione non solo la Giunta ma i direttori stessi, ritengo che l’art. 10 sia veramente pesante, che dà la dimostrazione fisica, plastica si direbbe, della situazione attuale nella sanità.
Sulla questione delle anticipazioni di cassa, siamo in una situazione nella quale si va avanti con anticipazioni malgrado si discuta di bilancio a fine anno 2004. Negli altri anni, quando si discuteva il bilancio negli anni successivi, a marzo-aprile, o addirittura quando i bilanci della sanità non erano all’interno del bilancio di previsione, che cosa accadeva? Quali erano i meccanismi? Non penso che sia successo quest’anno per la prima volta che il 95% dello Stato è ancora competenza ma non cassa. Se oggi siamo a certificare anticipazioni già a fine anno 2004, che cosa accadeva negli anni passati?
Quindi mi sembra che l’articolo 10 sia molto pesante, anche come previsione normativa. Un giudizio, quindi, molto pesante sull’attuale situazione della sanità delle Marche. Non lo diciamo noi, lo dice la Giunta regionale, lo dice questa maggioranza con l’articolo 10.

PRESIDENTE. La II Commissione, all’art. 10, primo comma, ha presentato il seguente subemendamento che recita: “sostituire la parola gennaio con la parola marzo”.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. E’ chiaro che lei tende a minimizzare. Io credo che qui ci sia poco da minimizzare, l’ha detto il consigliere Pistarelli: questa è la perla del bilancio di quest’anno ed è la certificazione del fallimento delle scelte della Giunta regionale nel campo della sanità. Si può dire tutto, ma credo che questo sia un dato largamente acquisito. Questo non è un articolo da finanziaria ma una modifica di legge. (Interruzione). Una parte è il clientelismo spicciolo al quale siete abituati per accontentare i clienti, Franceschetti. Possiamo vedere che nei diversi articoli qualche cliente lo avete accontentato. Ma quelle sono le elemosine che servono per soddisfare esigenze politiche locali o per calmare i nervi di qualche alleato scomodo. Queste sono cose diverse, sono cose sostanziali che intervengono a modificare sostanzialmente la legge. Intanto qui si introduce un indirizzo vincolante ed è tutto discutibile che nel bilancio di previsione si introduca un indirizzo che va a modificare la legge regionale relativa alla riforma sanitaria. L’altro aspetto è che se siete costretti a minacciare licenziamenti se sballano i conti, vuol dire che fino adesso questo obiettivo non l’avete raggiunto, cioè che nelle Marche non è stato raggiunto l’obiettivo del risanamento della sanità, perché se questo fosse non avreste avuto bisogno di introdurre questa cosa.
L’altro aspetto è che c’è un giudizio di merito sul sistema dei direttori generali che avete lottizzato, che avete scelto, per il quale avete litigato, ma che avete scelto sulla base di valutazioni di affidamento politico, di omologazione politica a questo Esecutivo, facendo la spartizione che tutti conoscono.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Prendi la copia di quello che prevede il Governo nazionale nel maxi emendamento alla finanziaria.

Roberto GIANNOTTI. Presidente D’Ambrosio, io non credo che alla sua nipotina voglia portare ad esempio questo fatto: se qualcun altro sbaglia, non è detto che lei debba sbagliare, quindi se il Governo sbaglia, il Governo fa male a sbagliare, ma non vedo perché debba sbagliare anche lei, magari copiando gli errori degli altri.
La verità è molto più semplice: non avete raggiunto il risanamento, date un giudizio negativo sull’attuale gestione, sui direttori generali che avete scelto e soprattutto c’è una cosa che mi piace rilevare, perché questa è la chicca di tutte le chicche: in questo articolo di indirizzo tornate a ribadire una cosa già normata, già deliberata ripetutamente, cioè le consulenze. Dite, sostanzialmente, contravvenendo alla delibera assunta all’inizio dell’anno con cui avevate bloccato le consulenze di tutto il sistema regionale e della sanità, che chi sfora dal budget non può più utilizzare il turn-over e soprattutto non può più affidare consulenze all’esterno che non abbiano un carattere sanitario. Quindi ce n’è ben donde per dire che sostanzialmente questo articolo certifica il fallimento della riforma sanitaria regionale, per cui credo che ci sia poco da dire se non affermare la nostra piena contrarietà.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. All’assessore Agostini e al Presidente della Giunta D’Ambrosio non sarà sfuggito che la Commissione bilancio, quindi l’espressione consiliare ha annacquato qualcosa. Io mi sarei iscritto e mi iscrivo al “partito della Giunta” in questo caso, perché su intervento, in particolare, dal capogruppo di Rifondazione Ricci, è stato espunto dalla previsione che pure la Giunta voleva inserire nella legge di riorganizzazione sanitaria, il riferimento all’automatismo di determinate situazioni. E’ su questo che illegittimamente, sia Giannotti che Pistarelli hanno opinato. Dico io: per quale motivo si è voluto prevedere questo meccanismo se tutto il sistema di ripiano del debito sanitario va a gonfie vele come voi indicate nel bilancio? E’ una domanda non peregrina. Perché c’è necessità di questa stretta nonostante che tutti i tempi e le partite contabili voi sostenete vadano nel senso del ripiano del debito, esattamente come postulato del 2003? E’ una domanda a cui spero che l’assessore alla sanità o quello al bilancio rispondano. Se c’è necessità di un intervento così draconiano, che io sottoscrivo, viene legittimamente il dubbio che qualcosa non sia così vera come voi dite affermando che tutto sta andando per il meglio.
Per quale motivo dobbiamo noi annacquare il provvedimento di Storace? Attenzione, non è stato solo omesso il meccanismo dell’automatismo, è stata anche omessa l’ultima parte dell’articolo, il comma 3, che pure aveva un significato importante sul piano dei rapporti tra direttori delle zone e direttore generale Aprile. Così come mi dispiace dover sempre fare la parte di chi insinua, ma ha ragione Giannotti nel momento in cui dice “la circolare del dott. Aprile del mese di luglio, aveva già diffidato i direttori delle zone a non far luogo al rinnovo di contratti a tempo determinato”, così come aveva prescritto di non far luogo a consulenze di tipo non sanitario. Allora, se oggi la minaccia che attiviamo in senso “storaciano”, è volta a escludere il diritto di procedere in tal senso, la circolare di Aprile che fine ha fatto? Ma Aprile è un mese o un direttore generale munito dei poteri che tutti voi avete detto di voler assegnare al direttore generale dell’Asur? Questo è un altro interrogativo.
Le circolari del dott. Aprile sono acqua fresca o sono provvedimenti muniti di capacità precettiva o prescrittiva?
Quarto elemento. Avete voluto togliere i collegi sindacali e questa è la conclusione. Anche perché la stessa originaria formulazione dell’emendamento faceva riferimento anche a sanzioni che potevano riguardare i collegi sindacali. Immagino che si parli del collegio unico sindacale, l’unico che è rimasto.
Ma mi chiedo, caro Presidente D'Ambrosio, se non sia utile e necessario accompagnare queste svolte draconiane attraverso un provvedimento che reintroduca il sistema dei controlli, escludendo che possa svilupparsi solo sulla base del rapporto di un collegio sindacale unico che secondo quello che si dice fa controlli a campione sugli atti della Asl. Allora, esiste o no l’allarme sui conti e sulle assunzioni? Esiste o no un problema sulla gestione delle zone che si discostano dai budget così forti da imporre alla Giunta, da suggerire alla Giunta di cambiare in maniera così radicale l’impostazione per quanto riguarda la verifica del comportamento dei direttori di zona? Questi non sono argomenti di secondaria importanza. Questo emendamento, che pure è di natura squisitamente organizzativa — perché se non è organizzativo questo emendamento cos’è organizzativo? — va annoverato nel paniere di ciò che la legge di contabilità non sente. Ma detto questo voglio capire da un punto di vista politico se è vero che approvando l’emendamento nella stesura suggerita da Rifondazione comunista si voglia anche dar luogo all’interpretazione che ha dato Rifondazione comunista, perché Ricci in Commissione ha detto che bisognava espungere il termine decadenza automatica, il concetto di automatismo, proprio perché, mantenendolo, si rischiava un taglio ai servizi. Quindi è Ricci a dire che, se davvero vogliamo fare sul serio con il piano di recupero del disavanzo, ci tocca tagliare i servizi. Allora come stanno le cose? Se questo Consiglio andrà ad approvare la “stesura Ricci”, andrà anche ad opzionare l’interpretazione Ricci, che voleva annacquare ciò che era stato chiesto dalla Giunta, perché vuol continuare, evidentemente — per lui si parla di taglio di servizi, altri potrebbero parlare di tagli di sprechi — a proseguire su quell’andazzo rispetto al quale viene invece da me suggerito di cambiare le regole del gioco.
Da questo punto di vista, considerata l’importanza del tema, considerata l’improvvisazione, perlomeno per quanto riguarda la localizzazione di questo emendamento che non poteva essere contenuto nella finanziaria, almeno chiedo che vi sia un chiarimenti politico della situazione, perché se voi avete voluto ricorrere alla “cura Storace” così draconiana, evidentemente qualcosa non va, ma soprattutto voglio saper se è vero quello che dice Ricci, ovvero che quella stesura avrebbe modificato il corso della situazione attuale posizionando la Giunta in una situazione di taglio dei servizi e delle risorse. Cosa stiamo allora facendo? Questo mi chiedo e questo vorrei sapere.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Consigliere Castelli, se vogliamo fare un discorso serio lo dobbiamo fare in maniera seria. E’ inutile che ci nascondiamo il fondo del problema, che non è la sanità marchigiana ma la sanità in Italia. La verità è che c’è in Italia un deficit sommerso della sanità, per i precedenti anni, pari a 5 miliardi di euro. Non lo dico io, lo dicono tutte le Regioni, lo hanno detto all’inizio di quest’anno, quando abbiamo già contestato duramente la finanziaria scorsa.
Inoltre sento dire continuamente che il Governo Berlusconi ha aumentato gli stanziamenti per la sanità. E’ vero, li ha aumentati all’incirca di un gradiente percentuale pari fra il 3,5-3,6 all’anno, dal 2001 d oggi, con qualche piccola oscillazione. L’accordo dell’8 agosto 2001 diceva questo. Il fabbisogno della spesa sanitaria in Italia è cresciuto in questi anni dal 6 all’8% all’anno. Quest’anno — leggete Repubblica di ieri, chi non vuole leggere un giornale sovversivo si legga il Sole 24 Ore — la spesa farmaceutica corre il rischio di sforare oltre il 4% rispetto al 13% previsto. Non è che la spesa sanitaria, in Italia sia spaventosamente elevata. Il trend di crescita della spesa sanitaria in Europa occidentale oscilla fra il 7 e il 9%, quindi ci troviamo di fronte ad una situazione nella quale, sostanzialmente, abbiamo accumulato, anno dopo anno, una differenza fra incremento di risorse e incremento di fabbisogno intorno al 3-3,5%.
Si sta cercando di capire quali sono i meccanismi che possono riportare sotto un ragionevole controllo un sistema come questo, che è delicatissimo e nel quale è molto difficile avere delle linee di divisione, di separazione netta fra la responsabilità gestionale e l’indirizzo gestionale programmatorio e anche la responsabilità politica.
Nell’ambito di questo il Governo ha previsto nel maxi emendamento della finanziaria 2005, nonostante parere pesantemente contrario delle Regioni, quasi tutte, un meccanismo addirittura di commissariamento delle varie aziende, prevedendo un meccanismo che per noi è allucinante e che tutte le Regioni hanno ritenuto allucinante, per cui commissario ad acta sarebbe il presidente della Giunta regionale, che se non riesce a eliminare il deficit, quindi a raggiungere l’equilibrio di bilancio, sarebbe addirittura sostituito dal presidente del Consiglio dei ministri. E’ vero che l’attuale presidente del Consiglio dei ministri fa tutto ad interim, ma che faccia il direttore di una Asl ci sembrava pochissimo attento alle competenze del titolo V della seconda parte della Costituzione.
Fatte queste premesse potrei rispondere con una battuta: Storace l’ha prevista così drastica e così draconiana perché ha il triplo del nostro deficit, non in quantità assoluta ma rispetto agli abitanti, quindi noi l’abbiamo attenuato perché abbiamo un terzo del deficit del Lazio. La verità, consigliere Castelli, è che in una materia come questa è sempre difficile stabilire una linea di confine chiaramente riconoscibile fra una valutazione solo ragionieristica delle esigenze e una valutazione che sia attenta anche agli aspetti della fornitura di servizi. Questa norma che cosa dice? Dice che per tenere sotto controllo una spesa che è sotto controllo da tre anni, per noi — perché noi non abbiamo mai detto che non c’è deficit, abbiamo detto che dal 2001 ad oggi il deficit è calato secondo previsioni che sono state rispettate — abbiamo previsto un meccanismo rigido, in sostanza c’è bisogno della doppia firma per mettere in moto i meccanismi di spesa. Perché la doppia firma? Perché il principio fondamentale messo in atto da questo Governo con l’accordo 8 agosto 2001 e normative successive, è che la sanità entra per la prima volta completamente nel bilancio ordinario delle Regioni. Essendo nel bilancio ordinario delle Regioni è chiaro che ci vuole, contemporaneamente, una attenzione al discorso dei servizi e una attenzione al discorso della spesa. Ecco quindi la ragione della doppia firma prevista in questo articolo. Ma noi abbiamo anche previsto, non l’éscamotage ma la possibilità della spesa come se fosse un provvedimento contingibile e urgente — tra noi potremmo anche dire come se fosse un art. 700 del codice di procedura civile, cioè una necessità improvvisa ed impellente — nel qual caso è previsto che si faccia, avvertendo la Giunta nei 15 giorni successivi. Questo è il meccanismo che abbiamo messo in atto.
La Commissione, preoccupata che potesse esserci una lettura soltanto burocratica di norme eccessivamente stringenti, ha preferito lasciare un margine di elasticità. Noi abbiamo valutato questa richiesta della Commissione tutto sommato condivisibile. Ecco perché ci riconosciamo, noi come Giunta, non nel “partito del Consiglio” ma in un’unica linea interpretativa.
Questa è la risposta vera, politica, il resto è tutta strumentalizzazione che possiamo anche fare, ma quando parliamo di questioni serie come queste vorrei che ci fosse almeno qualche momento di reciproca serietà, poi sul testo possiamo anche dire tutte le cose che in quel momento particolare fanno più comodo, cioè sono più utili alla propria parte politica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Siamo fortemente contrari a questo articolo, nel metodo e nel merito. Nel metodo perché queste cose, se lei invoca la serietà, Presidente, devono essere discusse seriamente non in una finanziaria-omnibus. Questa è una finanziaria-omnibus e non un provvedimento sulla sanità. Queste cose si discutono in Commissione e si portano in aula con una proposta modificativa della legge 13, per esempio.
Nel merito, se non si accompagnano queste cose agli attuali andamenti e trend, a parte quelli della spesa complessiva sanitaria che sono da dieci anni superiori a quello che il Governo da dieci anni a questa parte dà alle Regioni...

Augusto MELAPPIONI. Solo che in passato venivano poi coperti.

Fabio PISTARELLI. Caro assessore Melappioni, da dieci anni c’è una crescita della spesa sanitaria e c’è un Governo centrale che non ce la fa ad andare dietro a quella spesa. Sono i Governi dell’Ulivo, del centro-sinistra, del centro-destra, tutti i Governi. Cosa è cambiato questa volta? Che dall’8 agosto 2001 — e tutte le Regioni hanno firmato, anche D’Ambrosio — si è detto che le Regioni devono responsabilizzarsi in questo meccanismo. Ha firmato anche il Presidente D'Ambrosio. E allora, se diciamo e invochiamo la serietà dobbiamo ricordarlo: quel patto la Regione l’ha firmato e ha detto che la responsabilità è anche delle Regioni, se si va oltre quei tetti stabiliti e firmati, sottoscritti. Quindi, caro assessore, non è un problema di cassa, è un problema di impegni assunti, perché i soldi che sono stati impegnati e per i quali c’è stata la sottoscrizione, sono stati dati. Se il trend è maggiore rispetto a quello che è stato sottoscritto è un problema di sottoscrizione a monte, non a valle. Se c’è un trend maggiore rispetto a quello che era stato previsto l’8 agosto 21001, è un problema a monte e non a valle. Questa è serietà.
Noi, seriamente diciamo che non possiamo votare questo articolo anche se nel merito certo queste corresponsabilizzazioni vanno bene. Lo diceva Castelli. Ma se quest’oggi siamo costretti, in via di “finanziaria-omnibus” a mettere dentro questa cosa, si vede che c’è qualcosa che non va a monte. Ecco il ragionamento che facciamo, che ci spinge a far sì che questa cosa sia sottolineata con forza da parte nostra, proprio per spirito di serietà.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento della seconda Commissione.

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 24 dell’assessore Melappioni.

Fabio PISTARELLI. Ce lo spiega, assessore?

Augusto MELAPPIONI. Le spiego subito. Sia per quello che riguarda i direttori di presidio che i direttori di zona, riteniamo che sia comunque il direttore generale che debba fare la sintesi delle eventuali proposte, quindi “attraverso” non è forse italiano perfetto, comunque intendo non direttamente con proposte dei direttori di zona e di presidio, ma attraverso un percorso di sintesi e di sintonia.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 10 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 24 bis a firma Luchetti.

Roberto GIANNOTTI. Mi fate capire cosa vuol dire?

Presidenza del Vicepresidente
SANDRO DONATI

Marco LUCHETTI. Si vogliono chiarire i criteri di calcolo dei canoni per quanto riguarda l’Iacp. Voi sapete che attualmente esiste una legge che detta i criteri per i quali si stabiliscono i canoni mensili delle locazioni. (Interruzione del consigliere Giannotti). Anche le graduatorie. Sono tutte e due valide queste interpretazioni, cioè questa norma si intende sia per l’uno che per l’altro. Sostanzialmente, con l’introduzione della no tax area, verrebbero immediatamente decurtati i canoni delle locazioni che già di per sé non sono stati rivalutati nel tempo e sono molto bassi. Con questa norma intendiamo riferirci ai criteri che sono stati adottati nel 2002, prima della no tax area, in modo da lasciare i canoni attualmente in vigore. Se non adottassimo questo criterio ci sarebbe una decurtazione immediata degli attuali canoni. Questa è la norma che ci consente di mantenere gli attuali canoni, che per la verità già di per sé sono stati non aggiornati. Ecco perché, prima di procedere alla ridefinizione dei criteri, che dovremo realizzare con una procedura di modifica della legge... (Interruzione). E’ esatto. Però, siccome la legge non entra in vigore l’1.1.2005 ma entrerà in vigore allorché il Consiglio l’approverà, è chiaro che nel frattempo dobbiamo prendere questo provvedimento. Nel momento in cui andremo a ridefinire la legge degli Iacp, in quella sede dovremo determinare i nuovi criteri che ci consentiranno di tener conto della no tax area.

Roberto GIANNOTTI. Mi dice cosa cambia rispetto alle graduatorie per l’ammissibilità?

Marco LUCHETTI. Non cambia niente, nel senso che con questi criteri ci si riferisce unicamente ai criteri stabiliti dalla legge vigente. Dal momento in cui entrerà in vigore la nuova norma relativa alla riforma degli Iacp che è in discussione in Commissione, in quell’ambito dovremo provvedere alla modificazione della norma sul conteggio dei canoni e dei criteri di ammissione per le domande.

Guido CASTELLI. Il fatto politico è che l’introduzione della no tax area avrebbe comportato, per la definizione della legge attuale sull’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, una diminuzione dei canoni che attualmente devono corrispondere le famiglie marchigiane.

Marco LUCHETTI. No. Le detrazioni e i criteri che noi abbiamo introdotto per favorire i redditi più bassi sono già in essere. Se avessimo introdotto una norma che non era sintonica con i criteri già estremamente equilibrati per i meno abbienti, i canoni si sarebbero ridotti a zero per effetto del conteggio matematico, non per effetto del fatto che noi facciamo pagare di più i canoni.

(Discussione fra i consiglieri
Castelli e Luchetti)

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. I conti sull’utilizzo delle risorse finanziarie dello Statoli faremo fra qualche settimana, anzi a gennaio quando andremo ad approvare il piano sulla casa, poi vedremo come sono stati utilizzati i residui finanziamenti statali di questi ultimi anni.
Quando dicevamo che questa Giunta regionale è una piovra fiscale, casca l’asino, perché su questo piano l’articolo è chiarissimo: questa norma vuole impedire, di fatto, il calo dei canoni di affitto da parte del Governo. Comunque, Luchetti, tu sai qual è la mia posizione anche sui canoni demaniali: io sono favorevole ad una riclassificazione seria delle spiagge e sono perché le spiagge paghino per quello che valgono, per quello che rendono. Così come sono del parere che le risorse che vengono dai canoni demaniali debbano essere assegnate alle Regioni non per colmare i buchi di bilancio ma con un vincolo di destinazione, cioè siano destinate a difendere la “risorsa spiaggia”, perché questa è la loro finalità.
Avete avuto il coraggio di dire nelle piazze italiane che la riforma fiscale del Governo è un grande bluff perché contemporaneamente aumentano i costi dei servizi, quindi non ci scandalizza che oggi tentiate questa operazione anche con le case popolari, quindi voteremo contro questo articolo.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Modesti.

Cataldo MODESTI. L’emendamento 27, se approvato questo decade, perché con parole diverse si dicono le stesse cose. Questo emendamento presentato dai colleghi consiglieri e il 27 da me presentato hanno l’obiettivo convergente di mantenere gli affitti delle case popolari ai livelli attuali, fermi da anni e piuttosto bassi. Ma manovra di cui si parla creerebbe problemi ai bilanci degli Iacp, perché avremmo una caduta verticale dell’ammontare degli affitti. Questo non va a danno di persone astratte, va a danno della capacità di investimento degli Iacp, ne risentirebbero le manutenzioni e gli investimenti per fare i nuovi alloggi.

Roberto GIANNOTTI. Questa è una scelta politica...

Cataldo MODESTI. La scelta politica è che la Regione Marche ha tenuto in questi anni gli affitti degli alloggi popolari molto bassi. Non vogliamo consentire, pena il limitarsi di ulteriori investimenti, affitti che non sono più affitti ma che sarebbero gratis. Per degli appartamenti per i quali oggi, ad Ancona, si pagano 95 euro, si pagherebbero 15 euro. Nella provincia di Ascoli Piceno, avremmo una fascia A che oggi paga 61 euro, che pagherebbe 16 euro, la B da 80 a 16. Quindi daremmo gli appartamenti ad affitti simbolici, il che non è giusto moralmente, non è giusto eticamente, ma soprattutto non è giusto perché noi limitiamo i bilanci degli Iacp che non avrebbero risorse per fare le manutenzioni o gli investimenti per nuove case di cui c’è assolutamente bisogno.
Quindi, se vogliamo fare demagogia e propaganda facciamolo pure, noi ribadiamo due concetti di fondo: vogliamo mantenere gli affitti già estremamente contenuti per le fasce di reddito basse o molto basse, non vogliamo mettere in difficoltà più di tanto i bilanci degli Iacp perché vogliamo metterli in condizioni di fare le manutenzioni e gli investimenti necessari per fare nuove case. Quindi nessuno può dire che noi vogliamo abbassare gli affitti in maniera astratta; noi non vogliamo dare affitti di pochi euro per un appartamento, è una cosa ben diversa.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 24 ter. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

Roberto GIANNOTTI. Diteci quanto fate pagare di più agli studenti.

Marco LUCHETTI. Ho interpellato gli Ersu e mi dicono che è la conferma dell’attuale tassa.

Roberto GIANNOTTI. A me sembra invece che si tratti di un aumento abbastanza corposo, perché superiore all’inflazione.
Noto comunque che la Giunta regionale è impreparata così come tutta la struttura, quindi un autogol più grande di questo credo non si potesse fare.
Siccome credo che si tratti di un aumento, ritengo che anche questo sia un contributo in negativo che la Giunta regionale realizza rispetto alla condizione di tanti studenti marchigiani.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 15.

Il Consiglio approva

Subemendamento 025. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Su una cosa non posso che essere d’accordo, perché riprende una nostra vecchia richiesta, quella del riconoscimento della possibilità, per gli agenti di pubblica sicurezza e le altre forze dell’ordine, di viaggiare a titolo gratuito sui mezzi pubblici, ripristinando una consuetudine che c’era in passato. Voglio anche cogliere l’occasione per segnalare una carenza di fondo che fra l’altro abbiamo segnalato come gruppo all’assessore Modesti: la specifica previsione, nel piano di edilizia che dobbiamo approvare, di un percorso particolare per la costruzione di appartamenti e per l’affitto di appartamenti agli agenti delle forze dell’ordine residenti nella nostra regione. La locazione, l’acquisizione della prima casa per tanti agenti di pubblica sicurezza e carabinieri è un problema legato sia alla retribuzione, sia ad altre cose. Credo quindi che sia utile, anche qui, immaginare un trattamento particolare per queste persone.
Per il resto continuo ad avere una difficoltà a questo appesantimento del ruolo delle Province.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento O25, per appello nominale, a nome dei consiglieri Ciccioli, Castelli e Pistarelli.

Adriana MOLLAROLI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini assente
Castelli no
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli no
Comi sì
D’Ambrosio sì
D’Angelo sì
Donati sì
Favia sì
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti sì
Martoni sì
Massi assente
Melappioni sì
Minardi sì
Modesti sì
Mollaroli sì
Moruzzi sì
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini sì
Ricci assente
Rocchi sì
Romagnoli no
Secchiaroli sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi assente

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Subemendamento 026. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Questo emendamento è fondamentale. Vorrei la presenza del Vicepresidente Spacca su questo argomento.
Per la terza o quarta volta in questo Consiglio regionale siamo chiamati ad approvare una norma che reitera quella norma che bloccava il rilascio delle autorizzazioni per quanto riguarda le realizzazioni di centrali per la produzione di energia elettrica. Tre anni fa noi togliemmo questa cosa, poi la modificammo e ricordo che in Commissione bilancio, due anni fa, ritenemmo che non era giusto e corretto prevedere una estensione senza fissazione precisa dei termini. La si volle collegare allora, la moratoria rinnovata, ai termini di approvazione del piano energetico regionale. Il piano energetico è in Commissione. A questo punto l’assessore Amagliani chiede che venga disposta la sospensione, fino al 31.3.2005, di tutti i procedimenti di rilascio di autorizzazione. Mentre l’assessore Amagliani prevede una serie di accezioni relativi alle centrali alimentate a biomassa, idroelettriche nonché ad impianti eolici, io propongo anche di escludere, dalla sospensione, le centrali di produzione elettrica alimentate a metano. Ricordo che l’assessore Spacca più volte ha sostenuto la necessità delle Marche di fare luogo a un superamento del deficit energetico, più volte lui stesso mi ha confidato di essere preoccupato dei tempi dilatati per quanto riguarda il piano energetico, oggi come oggi mi preoccupa il fatto che vi sia, fra l’altro, la fissazione della scadenza al 31 marzo. Perché 31 marzo? Il piano energetico, se lo facciamo lo facciamo entro il 15 febbraio, altrimenti siamo sciolti.
Perché ci allontaniamo dalla previsione dell’ultima finanziaria, in cui disponemmo la sospensione? O si dà una data certa, chiarendo se questo piano energetico sarà approvato prima o poi, comunque nell’ambito di questa legislatura, oppure a mio modo di vedere, le esigenze di produzione energetica sono tali per cui vi è necessità di sbloccare alcuni procedimenti importanti e di investimento, che non possono neanche partire in termini procedurali e di verifica, che riguardano proprio la produzione di energia attraverso l’utilizzo di gas metano, cosa richiesta ovunque, in tutte le zone, in tutti i perimetri istituzionali, sia di centro-destra che di centro-sinistra.
A mio modo di vedere sarebbe saggio e utile escludere che la moratoria, la sospensione dei termini afferisca anche a questo genere di centrale.
Ripeto, vorrei che parlasse l’assessore Spacca su questo argomento, perché lui sta ascoltando tutti i marchigiani, quindi dovrebbe ascoltare anche i consiglieri regionali. Chiedo quindi la votazione per appello nominale.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Io ti ascolto sempre con grande attenzione, consigliere Castelli. A volte sei anche abbastanza verboso, ma ognuno ha le proprie caratteristiche, quindi ti rispetto, anche per le tue capacità dialettiche. Però non puoi dire cose che non stanno né in cielo né in terra, perché tu fai un subemendamento a un emendamento che peraltro è chiarissimo, che pone una questione chiara a quest’aula da sempre, nel senso che nella precedente finanziaria noi ponemmo un termine in cui si sospendevano tutta una serie di procedimenti, perché eravamo in attesa di costruire un quadro di azioni all’interno del quale operare, per cui tutto ciò che si andava facendo in quel percorso metteva in discussione quel quadro. Quel quadro è pronto, prevede la possibilità che questa Regione arrivi a coprire il suo deficit elettrico fino all’81%, quindi mantenga soltanto il 19% di disavanzo, ma questa Regione non è in disavanzo energetico, perché ha un surplus, dal punto di vista energetico per il fatto che esista una raffineria come quella di Falconara Marittima, questo è il dato complessivo. Siccome il piano energetico ambientale è già in Commissione e noi prevediamo di approvarlo entro la fine di questa legislatura, sarebbe davvero assurdo che il termine che abbiamo fissato al 31 dicembre in qualche modo venisse messo in discussione soltanto perché c’è un mese-un mese e mezzo di tempo, per cui noi, in questo lasso di tempo, lo portiamo definitivamente ad approvazione.? Perché 31 marzo? Perché non sappiamo quando si vota e questa è responsabilità del vostro Ministero degli interni che a pochi mesi ancora non dice a questo paese qual è la data delle elezioni. Se la data è 3 aprile noi dovremo portare questo piano entro il 15 febbraio, ma se la data fosse maggio, allora sicuramente avremmo qualche tempo in più. Precauzionalmente abbiamo scritto 31 marzo 2005, ma ti assicuro che questa è la posizione di questa maggioranza: lo è stata e lo è.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, a nome dei consiglieri Castelli, Pistarelli e Romagnoli, il subemendamento 026.

Adriana MOLLAROLI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini assente
Castelli sì
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Ambrosio no
D’Angelo no
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi assente
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli assente
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci assente
Rocchi no
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Spacca assente
Tontini no
Trenta assente
Viventi assente

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 26. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 16. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 17. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 26 bis, sostitutivo dell’articolo 18. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 19. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 26 ter. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 20. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 20 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 27. Decaduto.
Emendamento 27 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 20 ter. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 20 quater. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 28. Lo pongo in votazione, per appello nominale, a nome dei consiglieri Castelli, Pistarelli e Romagnoli.

Adriana MOLLAROLI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli sì
Avenali sì
Benatti sì
Brini assente
Castelli no
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli no
Comi sì
D’Ambrosio sì
D’Angelo sì
Donati sì
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi assente
Giannotti no
Grandinetti assente
Lucchetti sì
Martoni sì
Massi assente
Melappioni sì
Minardi sì
Modesti sì
Mollaroli sì
Moruzzi assente
novelli no
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci assente
Rocchi sì
Romagnoli no
Secchiaroli sì
Spacca sì
Tontini sì
Trenta assente
Viventi assente

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 29. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 30. Lo pongo in votazione per appello nominale, a nome dei consiglieri Castelli, Pistarelli e Romagnoli.

Adriana MOLLAROLI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini assente
Castelli sì
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Ambrosio no
D’Angelo no
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi assente
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli no
Moruzzi assente
Novelli sì
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci assente
Rocchi no
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Spacca no
Tontini no
Trenta assente
Viventi assente

Il Consiglio non approva

Emendamento 30 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 30 ter. Ha la parola l’assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Questo emendamento affronta un problema complesso. Riguarda le cifre che dà il piano sanitario e le cifre che bisogna dare con il fabbisogno di strutture protette in seguito alla legge 20. Ci sono le proroghe richieste dagli enti locali.
Per quanto riguarda la legge 20 abbiamo tolto la commissione, altrimenti non staremmo nei tempi per fare il piano di fabbisogno direttamente collegato al recente protocollo d’intesa con i sindacati sulla non autosufficienza, che ci sta vedendo impegnati in questi giorni per definire proprio la ripartizione dei budget. Abbiamo tempo solo fino alla fine di gennaio e crediamo che un passaggio in Commissione rischia di non farci utilizzare le risorse che abbiamo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Solo una sottolineatura. Siamo di fronte alla n necessità di proroghe rispetto al regolamento n. 1, cosa che avevamo ampiamente detto anche in aula: attenzione a non fare regole lontane dalla realtà e che impongano deroghe. Condivido che oggi c’è la necessità di andare incontro alle reali esigenze e alle reali situazioni che ci sono, soprattutto in un tema così delicato quale quello delle strutture per anziani e disabili. Non è la vecchia questione “l’avevamo detto”, però questo passaggio normativo è ampiamente previsto già nella discussione del regolamento 1 che facemmo ad inizio anno. Lo dico non con soddisfazione, ma constatando che ci sono delle questioni che devono essere affrontate con il giusto equilibrio, un equilibrio anche finanziario, di risorse da destinare e un equilibrio normativo, perché il nostro non deve essere un teorema ma un percorso che deve essere indicato alle tante strutture che oggi sono in gravissime difficoltà, però portano avanti questo tipo di problematica, così delicata, dell’anziano e del disabile.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Avevamo presentato un subemendamento all’emendamento 30 ter per quanto riguarda il passaggio in Commissione. L’assessore fa presente che in sede di prima applicazione basterebbe un atto di Giunta per stabilire il fabbisogno che è determinato, tra l’altro, dal piano sanitario.
Tenuto conto dell’accordo fatto con i sindacati, noi ritiriamo il subemendamento.

Fabio PISTARELLI. Lo faccio mio, Presidente. Io ritengo che si possa parlare di posti letto e strutture per disabili ed anziani, in Commissione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento 30 ter.

Il Consiglio approva

Articolo 21. Subemendamento 031. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Questo articolo, con tutti gli emendamenti che ne conseguono è il cuore di questo bilancio. In più di una occasione ho detto che rappresenta una beffa per i marchigiani, perché si limita a prevedere la riduzione delle briciole delle maggiori tasse regionali applicate in questi tre anni ed è più che evidente che è una manovra di chiaro stampo elettorale, per poter dire agli elettori marchigiani che la Giunta regionale, alla pari del Governo Berlusconi, ha diminuito le tasse. I tassi sono sotto gli occhi di tutti.
Non voglio tornare a ripetere cose dette e ridette: avete realizzato una manovra fiscale, nel 2001, sull’onda della crisi finanziaria del sistema sanitario. Ci avevate detto che bisognava aumentare le addizionali Irpef, Irap e il bollo per far fronte alla richiesta del Governo di sanare la sanità. Così non è stato, perché avete usato questi soldi per risanare il buco della finanza regionale senza intaccare questo disagio finanziario che continua a persistere nel settore della sanità regionale, al punto che abbiamo approvato, poc’anzi, l’art. 10 che in qualche modo rappresenta la certificazione del vostro fallimento sul piano della riforma sanitaria: il fallimento dell’Asur, il fallimento del risanamento finanziario del sistema sanitario, il fallimento della gestione, frutto della lottizzazione politiche che l’ha determinata. Oggi venite qui sostanzialmente a dirci “adesso non tocchiamo i redditi bassi, ma andiamo a diminuire gli scaglioni più alti”. E’ quindi una riduzione ridicola, che non è accompagnata — dov’è l’assessore Agostini, che oggi ha detto delle bugie? — dal mantenimento della promessa madre, quella di dire “marchigiani, non vi preoccupate: qualora i conti della Regione migliorassero, vi ridaremo una parte delle maggiori tasse che avete pagato”. Qual è la voce di bilancio che prevede la restituzione ai marchigiani delle maggiori tasse pagate in questi anni? Non l’ho trovata; Quindi non è vero quello che Agostini ha detto, non è vero quello che dicono questa maggioranza e questa Giunta: voi ai marchigiani non ridate niente, voi ai marchigiani date le briciole.
Ma la cosa che più mi impressiona è il balletto degli emendamenti e dei subemendamenti, che è una cosa ridicola. Il gruppo dei Comunisti italiani, che evidentemente non ha problemi di consenso elettorale di massa, fa emendamenti per ridurre il misero calo previsto dalla Giunta regionale. Il consigliere Luchetti va dietro e, attraverso un gioco di decimali, cerca di limitare i danni che un partner autorevole della maggioranza vuol provocare. Per cui, mentre i consiglieri Procaccini e Martoni prevedono di sostituire, per uno scaglione di reddito, “3.2” con “3.3”, il consigliere Luchetti prevede “3.25”. Siamo alla pazzia, non so come definire questa rincorsa. Abbiate il coraggio di dire a Procaccini che sbaglia, che fa delle stupidaggini, che questo non era nei programmi della maggioranza e bocciategli gli emendamenti, ma questa rincorsa mi sembra veramente disdicevole.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Come è noto, la posizione per quanto riguarda la misura dell’addizionale Irpef regionale la ritengo complessivamente errata e illegittima in capo alla Giunta regionale, che potrebbe anche essere salvata dal Governo Berlusconi. Attendiamo di conoscere il definitivo contenuto della finanziaria, perché correte il rischio di essere salvati anche su questa clamorosa operazione. Sapete bene che voi avete indebitamente, arbitrariamente chiesto ai marchigiani e imposto loro un’addizionale Irpef illegittima, perché come è noto, il famoso decreto legge consentiva l’aumento ad libitum della misura dell’addizionale Irpef regionale solo per il 2002, l’avete estesa arbitrariamente al 2003, sarà affare ora della finanziaria e dei giudici della commissione tributaria valutare se chi ha già incardinato il proprio ricorso per il recupero dell’Irpef avrà ragione o meno. Certo è che modulo, modello, istruzioni per la compilazione del modello unico alla mano, non vi è Regione d’Italia che abbia applicato un’addizionale Irpef regionale del 2003 superiore all’1,40. L’unica che si è distinta per questo livello di pressione fiscale è stata la Regione Marche. Poi, in nome della ”finanza d’opinione”, come la definivo nel mio intervento iniziale sul bilancio, si può dire di tutto, si possono applicare calcoli logaritmici per dimostrare che i poveri non pagano nulla, che in realtà solo Paperon de’ Paperoni nelle Marche è vessato da questa manovra, comunque è un dato che non c’è Regione d’Italia che applichi una addizionale Irpef regionale superiore all’1,40. Vi ho già distribuito le istruzioni per la compilazione del modello 730 che questo dice.
Detto questo è un pannicello caldo quello che voi procurate, soprattutto per quanto riguarda l’Irap. E’ una presa in giro. Si preventivano risparmi per 100.000 euro. Mentre la Confindustria chiedeva di non sottoporre ad Irap gli investimenti relativi alla ricerca e all’innovazione, una proposta probabilmente di difficile assemblaggio, voi avete invece diminuito l’Irap per quelle aziende i cui codici Istat fanno riferimento alla produzione della ricerca e dello sviluppo. Quindi noi non andiamo ad alleggerire coloro i quali, occupandosi delle più variopinte attività economiche fanno innovazione e ricerca ma coloro che invece hanno nella propria ragione sociale, come attività la ricerca e lo sviluppo, cosa ben diversa, tanto è vero che il dott. Burattini a mia precisa domanda diceva “si valuta in 100.000 euro”, cioè molto meno di quello che oggi, con il blitz di Luchetti, si prende la legge sulla speleologia, con tutto il rispetto per la speleologia, ovviamente. Quindi, la riduzione dal punto di vista dei contenuti macroeconomici è assolutamente risibile, è solo un ulteriore spot elettorale che vi consiglierei di non pubblicare sui messaggi a pagamento che da oggi fino al 3-4 aprile sui notiziari locali grazie ai 380.000 euro che avete stanziato questa sera. Nel complesso mi sembra un’operazione sostanzialmente mediatica e non di sostanza quella di chi riduce di pochi punti la pressione dell’addizionale regionale Irpef, che comunque rimane superiore all’1,40. Il vostro atteggiamento è di chi, pur sparando contro il Governo, attende l’approvazione della finanziaria per essere messo nella condizione di usufruire di una sanatoria.
Questo governo regionale è sempre molto salace quando le sanatorie provengono dal Governo nazionale, probabilmente una sanatoria vi salverà da esiti che sarebbero stati sicuramente negativi sul piano della legittimità, per quanto riguarda l’altra vicenda. Torno a dire, comunque, che non è invidiabile il record di questa nostra Regione, che si attesta comunque sui livelli dell’addizionale Irpef regionale più alta nella fissazione percentuale di tutta Italia. Questo è un record che certo non può essere minimizzato, marginalizzato da piccoli ritocchi che hanno poche e dubbie conseguenze sul piano sostanziale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Noi, purtroppo non abbiamo una dimensione di massa ma abbiamo una politica di massa, perché le nostre proposte vanno per migliorare lo stato sociale che proprio il tuo Governo, Giannotti, attacca, perché in due anni ha tagliato di 280 milioni di euro i fondi ai Comuni, quindi non è una politica contro il popolo ma a favore dei cittadini. Del resto una riduzione lieve di quanto previsto per le addizionali più alte dell’Irpef, va in una esigenza generale di miglioramento della politica dei servizi delle Marche. Non è una concessione ai Comunisti italiani ma un fatto che qualifica ancora di più il bilancio regionale, perché recuperare 1.700.000 euro a favore dei servizi sociali, dell’assistenza nelle strutture agli anziani e nell’assistenza sociale per gli anziani e per le fasce più disagiate, credo dovrebbe essere anche una vostra preoccupazione, ma siccome voi non avete preoccupazioni di questo tipo, è meglio così perché potremo prevedere un’altra stagione in favore dello Stato sociale.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento 031.

Il Consiglio approva

Emendamento 31. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Subemendamento 032. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 32. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 21 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 22. Emendamento n. 33. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento 34. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento 34 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 22.

Il Consiglio approva

Gli articoli 23 e 24 sono soppressi.
Articolo 25. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Se siete d’accordo, sospenderei la votazione degli ordini del giorno e la votazione della proposta nel suo complesso, e passerei alla trattazione della proposta di legge n. 272, facendo, al termine della votazione degli articoli della stessa, una unica dichiarazione di voto, sia per quanto riguarda gli ordini del giorno che le due proposte di legge.
Pongo in votazione questa proposta.

Il Consiglio approva

Passiamo pertanto alla proposta di legge n. 272.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 13. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 14. Emendamento 1 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 01 ter. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 1 ter. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 1 quater. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 14 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 15. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 16. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Emendamento n. 2 del consigliere Viventi. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 3. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Credo che sia più che utile tornare a ribadire alcune questioni che ci stanno particolarmente a cuore, che riguardano la produzione legislativa regionale. Se volete, la produzione legislativa regionale impedita alle opposizioni.
Questa legislatura si segnala per questa gravissima anomalia istituzionale, cioè alle opposizioni non è stata data non solo la possibilità di vedere approvate proprie proposte di legge, che evidentemente è rimessa al confronto e al consenso del Consiglio regionale e non sarebbe motivo di scandalo il fatto che leggi care alle opposizioni non vengono approvate dal Consiglio dove c’è una maggioranza politica diversa. L’anomalia sta nel fatto che le proposte di legge delle opposizioni non hanno nemmeno riconosciuto il normale iter di svolgimento, cioè vengono censurate, congelate in sede di Commissione consiliare, non si garantisce loro l’approfondimento e la discussione, viene elusa la richiesta che molti gruppi, in modo particolare il nostro, hanno reiterato, di iscrizione all’ordine del giorno del Consiglio regionale in base all’art; 67 che riconosce questa possibilità qualora sia trascorso un certo periodo di tempo dalla data di presentazione, perché la gestione della presidenza, il parere della maggioranza di fatto non hanno mai recepito questa richiesta delle opposizioni. Noi siamo stati qui cinque anni, abbiamo fatto i bravi scolari, abbiamo anche lavorato bene per certi versi, salvo qualche occasione marginale, non abbiamo avuto la soddisfazione di veder discutere in aula e di confrontarci su alcune questioni di fondo. Questa è una di quelle. Quanto valore rappresentato per la cultura marchigiana? Questa sera il Presidente della Giunta regionale in calce alla seduta vuole approvare il piano della cultura: preannuncio che abbandonerò l’aula in segno di protesta per questo fatto gravissimo, nel momento in cui qualcuno vorrà, a mezzanotte, votare in cinque minuti il piano triennale della cultura, fatto di una gravità eccezionale.
Ho chiesto di discutere della situazione dell’Aerdorica e dell’autorità portuale e mi è stato detto “lo facciamo il 12”. Questa sera, non essendoci scadenze si vuole invece discutere alla presenza di nessuno il piano della cultura. Se volete assumervi questa responsabilità fatelo, ma vi dico che a questa sceneggiata non assisterò, perché il piano della cultura merita ben altra considerazione. Una Giunta regionale che non dà nemmeno al delega a un assessore per seguirla e la fa gestire al funzionario, al capo di gabinetto o all’esperto del presidente...
Comunque questo emendamento vuole garantire la copertura finanziaria ad una proposta di legge presentata due ani fa dal gruppo di Forza Italia che intende riconoscere il valore culturale ma non solo, rappresentato dalle associazioni storiche marchigiane. C’è una proposta di legge formulata da noi, c’è una larga condivisione non solo nella minoranza, ma credo anche nella maggioranza, quindi o questa sera ci assumiamo l’impegno — non so di che genere, essendoci un mese e mezzo di lavoro — di riconoscere la valenza di questa istituzione, a cominciare da quella vicina all’abitazione del Presidente del Consiglio, che organizza tutti gli anni il palio dell’oca, ma la Quintana di Ascoli, il Palio della Rana di Fermignano, che non hanno solo valenza sul piano ricreativo ma che hanno il grande merito di recuperare tradizioni, storie die nostri paesi, dei nostri borghi delle nostre città, altrimenti viene elusa questa domanda dalla Giunta regionale e dalla maggioranza.
Noi abbiamo presentato questo emendamento, per questo motivo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Noi condividiamo ab imis questo emendamento del gruppo di Forza Italia, però vorrei precisare una cosa. Il gruppo dell’Udc è favorevole ad approvare questa sera — e darà il proprio voto favorevole — il piano della cultura. Anche se non lo condividiamo in toto, alcune cose sono tate accolte, sia proposte dal sottoscritto sia da Viventi, quindi in quella occasione c’è stata una collaborazione tra maggioranza e minoranza che ha aperto a una situazione, superando uno schema ideologico.

Roberto GIANNOTTI. Si chiama “inciucio”, sul piano politico.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. A me è stato insegnato che si chiama “mediazione”, che è una cosa nobilissima della politica.
Non capisco perché alcune cose possibili proposte da noi per il bilancio non vengono accolte, quindi vi preannuncio che saremo assenti al momento del voto sul bilancio, ma vorremmo essere favorevoli e presenti per il piano della cultura.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 3.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 4. Ha la parola il consigliere Giannotti. Avevamo però stabilito che si faceva un’unica dichiarazione di voto sugli emendamenti da 3 a 10.

Roberto GIANNOTTI. Le ho già detto che per quello che mi riguarda i suoi consigli non sono a norma.

PRESIDENTE. Non è un consiglio, è il regolamento. Poi, se lei lo vuol stravolgere lo accettiamo.

Roberto GIANNOTTI. Lei non può piegare il regolamento al suo volere. Il regolamento prevede la possibilità dei singoli consiglieri di illustrare l’emendamento e di fare le dichiarazioni di voto, quindi io illustro l’emendamento e faccio la dichiarazione di voto. Prima ho illustrato l’emendamento n. 3, adesso faccio la dichiarazione di voto sull’emendamento n. 4. Se lei la smettesse di interrompermi, molto probabilmente il tempo che impieghiamo...

PRESIDENTE. Fa tutto da solo, consigliere Giannotti... Faccia pure la dichiarazione di voto.

Roberto GIANNOTTI. Sono d’accordo con questa proposta emendativa che recepisce, di fatto, lo spirito dell’emendamento 5 che abbiamo presentato e che riguarda il problema della parità scolastica in questa regione. Credo che questo sia un deficit culturale e politico grave, rispetto al quale la nuova legislatura dovrà porsi qualche problema. Lo dico consiglieri Luchetti, Spacca, Benatti e Donati, perché mi riesce difficile che in un Consiglio regionale come questo, dove i cattolici hanno dimostrato di avere attributi politici, di avere idee, proposte, capacità, dia vere soprattutto a cuore i propri ideali e la propria identità, non si possa vincere una battaglia storica per il mondo cattolico marchigiano, che è quella della parità scolastica.
In questo Consiglio regionale da dieci anni, pure a fronte di sollecitazioni precise del sottoscritto e di altri, non si ha il coraggio di affrontare alla radice questo problema che è stato affrontato e risolto in tante altre Regioni d’Italia, e siccome in questa Regione la sinistra estrema conta poco se non negli equilibri di Giunta, ma il peso della Margherita, il peso dei consiglieri di ispirazione cattolica è determinante, non capisco perché non si possa mettere mano una volta per sempre ad un serio ragionamento sulla possibilità di aiutare le famiglie marchigiane a corrispondere ad un loro diritto, che è quello della libera scelta della struttura educativa per i loro figli. Credo che questo emendamento vada in questa direzione, quindi oltre all’amarezza che ho espresso con l’appello affinché la prossima legislatura sia foriera di cose positive in questa direzione, sono a esprimere un voto favorevole a questo emendamento dei consiglieri Massi e Viventi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 4.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 5. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Vale lo stesso discorso fatto poc’anzi, perché questi emendamenti fanno riferimento a due proposte di legge depositate, che sono differenti nel titolo ma sono uguali nella sostanza e in qualche modo richiamano questa necessità, con la differenza che l’emendamento presentato dal gruppo di Forza Italia prevede una dotazione finanziaria consistente, cioè prevede di destinare alle famiglie marchigiane, per l’opzione scolastica dei loro figli, cinque miliardi, una cifra irrisoria rispetto a quello che spendono la Lombardia, il Lazio, la Puglia, il Piemonte, il Veneto ecc. Per questo vi invito a votare questo emendamento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 5

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 6. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Noi non abbiamo presentato un emendamento specifico sulla famiglia. Lo ha fatto il consigliere Viventi e gliene diamo atto. Debbo qui fare una ammissione di colpa e di responsabilità: di non avere letto bene i bilanci degli ultimi due anni, perché quello che ho citato durante la seduta, cioè lo scippo nei confronti della famiglia non è datato 2004 ma, per quello che mi è stato detto, è datato 2003. La riduzione della disponibilità finanziaria a sostegno della legge 30 è già avvenuta negli anni passati, probabilmente non abbiamo letto bene le cifre, ma oggi è reiterata, quindi oggi la legge regionale sulla famiglia non ha più una disponibilità di un milione e mezzo di euro. Nella logica dei tagli usata dalla Giunta D’Ambrosio in questi anni, anche la famiglia è stata defraudata di una parte di quelle pochissime risorse. Viene obiettato “però, noi abbiamo altri provvedimenti legislativi che integrano le politiche familiari”. Questo è un discorso vecchio, che abbiamo fatto da sempre. Noi abbiamo sempre detto che la legge sulla famiglia, sbagliata, fatta male, di stampo assistenziale, non l’abbiamo mai riconosciuta come tale. La legge sulla famiglia noi l’abbiamo intesa come uno strumento legislativo rivolto a sostenere il percorso di vita della famiglia, dalla nascita alla morte dei componenti. Evidentemente la famiglia normale, non quella particolare.
Ricordo che c’è una proposta di legge, la n. 1 del 2000, che è la prima proposta di legge depositata in Consiglio regionale ad iniziativa del gruppo di Forza Italia, che proponeva la modifica sostanziale di quel provvedimento, introducendo, per esempio tutta una serie di scelte in favore delle giovani coppie — dal contributo per il pagamento delle utenze al contributo per l’acquisizione in affitto della prima casa che non è scontato e sapete quanta difficoltà ci sia — intervenendo a favore dei Comuni affinché... (Interruzione). Lascia stare...
Comunque, oggi prendiamo atto che non solo voterete contro l’emendamento con il quale i consiglieri Massi e Viventi propongono di aumentare la dotazione, ma prendiamo atto che la legge regionale sulla famiglia è stata depauperata di 400 milioni di lire.
Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei consiglieri Ciccioli e Pistarelli.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli assente
Avenali assente
Benatti no
Brini assente
Castelli sì
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Ambrosio no
D’Angelo no
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi assente
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi sì
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli no
Moruzzi no
Novelli assente
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci assente
Rocchi assente
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Spacca assente
Tontini no
Trenta assente
Viventi assente

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 7. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Qui siamo su un altro versante. Se c’è un rilievo personale che le debbo fare, Presidente D'Ambrosio, è relativo a questa legge. Lei ha ceduto ai ricatti, alle minacce dei “rivoluzionari” di questa Giunta, della sinistra estrema. (Interruzione). Se tu ti senti corresponsabile, Martoni, puoi dirlo. Io sono convinto che, per tua buona pace, forse hai sentito più le pressioni psicologiche, politiche di Rifondazione comunista, cioè dei tuoi cugini rispetto a questa scelta. Qui è un problema di pesi e contrappesi all’interno dell’Esecutivo, e nessuno è stupido, su una questione come questa, che riassumo brevemente. Un terzo dei bambini marchigiani che frequentano la scuola per l’infanzia non utilizza le scuole statali e le scuole comunali, ma utilizza le scuole materne autonome...

Adriana MOLLAROLI. Si chiamano paritarie.

Roberto GIANNOTTI. Grazie, consigliere Mollaroli.
Un terzo dei bambini deve usufruire delle scuole gestite da istituti religiosi o da cooperative spontanee. Io vivo questa esperienza perché mia figlia ha fatto questa esperienza: la scuola materna, la scuola elementare, sta facendo la scuola media in una scuola cattolica, gestita da laici, da una cooperativa di genitori. Quindi è un dato assodato che l’intervento delle scuole materne paritarie parificate, svolge un servizio sociale in questa regione, cioè consente di soddisfare una richiesta dei cittadini che le istituzioni pubbliche non sono in grado di soddisfare.
Rispetto a questo, c’è stata nella vecchia legislatura e c’è in questa nuova legislatura, una proposta di legge del gruppo di Forza Italia che prevede interventi a sostegno delle famiglie per la riduzione delle rette di partecipazione dei loro figli a queste strutture, che non potendo avvalersi dei contributi dello Stato o del sistema delle autonomie locali sono costrette a chiedere un sacrificio alle famiglie.
Se questo servizio sociale a cui lo Stato e il sistema delle autonomie locali non possono corrispondere c’è qualcuno che lo svolge, non capisco perché la Regione non debba farsi carico, così come è stato fatto non solamente nelle Regioni cosiddette “moderate” ma anche in Emilia Romagna, di prevedere interventi.
Perché ho chiamato in causa D’Ambrosio e potrei chiamare in causa il mio amico Secchiaroli, che ha gestito per qualche periodo questa cosa? Perché D’Ambrosio è stato investito di questo problema dalla conferenza dei vescovi marchigiani. Le è stato posto, Presidente D’Ambrosio, non da un misero consigliere di minoranza della provincia più marginalizzata, più boicottata di questa regione, quella di Pesaro. Sono dieci anni che proposte di legge di questo tipo, che non hanno una valenza ideologica, quindi potrebbero essere approvate da tutti, rimangono lettera morta. Questo è il mio più grande dispiacere. Mi dispiace molto anche perché sono stato, per certi versi, investito della cosa come D’Ambrosio e ho detto anche, in un momento particolare, che questo Presidente, per la sua vocazione religiosa poteva in qualche modo avere un’attenzione rispetto a questa cosa, oggi prendo atto del mio fallimento ma anche del fallimento di questa istituzione che non è stata e non è in grado di corrispondere ad una esigenza giusta delle famiglie marchigiane.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 7.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 8. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. C’è stato un dibattito lungo su questa questione, legato anche ad una recente iniziativa a San Benedetto del Tronto alla quale il Presidente della Giunta ha partecipato e nel corso della quale ha dispensato commenti autoreferenziali rispetto alla positività della politica regionale in favore dei giovani.
E’ tutto dire su questo, perché non mi sembra che questa Regione, questa Giunta regionale possano ascrivere a loro merito tante cose sul piano delle politiche giovanili, se consideriamo che addirittura i finanziamenti della 46 sono diminuiti, quest’anno. Se anche poi, come fa Secchiaroli, si fa la somma conversa e controversa di diversi capitoli di bilancio, le risorse finanziarie messe a disposizione sostanzialmente sono diminuite. Così come è diminuita la capacità di controllo, perché voglio lanciare una sfida al mio amico Marcello Secchiaroli, e sono sicuro di vincerla. Ricordo il titolo di tutti i 30 progetti approvati dalla Provincia di Pesaro in base alla 46. Non credo che lui possa dire altrettanto. Sono pronto a sfidarlo ad un pubblico confronto insieme al suo amico Ucchielli, che si riempie la bocca tutti i giorni di politica rispetto al territorio, a verificare se è ero che il 50% dei progetti approvati dall’Amministrazione provinciale sono occasionali. Non è un concerto musicale fatto in una piazza di un comune che può rientri nello spirito della 46 la quale prevede invece il sostegno a iniziative durature dei giovani, delle associazioni e dei Comuni. Ma non è questo: è che in quell’occasione il Presidente D'Ambrosio, forse non ricordandosi della legge, ha detto che anche la Regione Marche rispetto agli oratori — parlo del convegno di San Benedetto — aveva carte da vendere, perché li finanziava attraverso la 46. Non credo che le parrocchie siano entrate nel contesto del sistema delle autonomie locali, quindi non credo che la legge 46 abbia in questi anni garantito il sostegno agli oratori parrocchiali.
Di diverso c’è, invece, che su questo argomento ci sono due proposte di legge, una presentata dall’Udc e una presentata dal gruppo di Forza Italia. Il Governo ha fatto la sua parte, voi non avete fatto la vostra, perché voi potevate fare una legge integrativa... (Interruzione). I miei interventi di oggi vogliono corrispondere a un solo obiettivo: svelare ai cattolici marchigiani che in questo Esecutivo sono male rappresentati o che i loro ideali, la loro identità, le loro esigenze non sono recepiti e declinati, questo è il punto. Questo vale per la famiglia, per la parità scolastica, per gli oratori parrocchiali, tutte cose care alla sensibilità del mondo cattolico, rispetto alle quali voi avete bluffato in cinque anni, non riconoscendo nemmeno il diritto ad usufruire dei proventi dagli oneri di urbanizzazione...(Interruzione del consigliere Mollaroli). Con questa battuta simpatica possiamo chiudere il dibattito sulla legge finanziaria.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 8.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 17 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 18. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 19. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 20. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 20 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 21. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 22. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 23. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 24. Soppresso. Articolo 25. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 26. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 27. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 28. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 29. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 30. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 31. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

E’ stata accolta la proposta di fare un unico intervento, per dichiarazione di voto, sia per gli ordini del giorno che le proposte di legge 271 e 272.
Ha la parola il consigliere Castelli.

Guido CASTELLI. Nell’unica replica organica che l’assessore Agostini ha voluto fornire al mio intervento iniziale, l’assessore Agostini, sostanzialmente, ha rivendicato a questa maggioranza, facendo riferimento al complesso della manovra di bilancio, tre meriti: il fatto di avere mantenuto i servizi nonostante l’aumento del fabbisogno, il fatto di avere dato corso alla riduzione — così la definisce lui — delle tasse e il fatto di avere varato una serie di progetti specifici per il rilancio dello sviluppo del territorio. Lui ha fatto esplicitamente riferimento al piano casa e quant’altro. A mio modo di vedere questa replica è del tutto insufficiente e lo svolgimento del dibattito in aula mi pare che sostanzialmente confermi almeno due delle valutazioni che avevo fatto nel mio intervento iniziale dove avevo descritto i nostri funzionari del servizio bilancio come soggetti tenuti in qualche misura a far quadrare il bilancio nonostante una serie di “fratture contabili” che avevano in qualche modo funestato e rotto l’armonia e l’equilibrio dei conti della Regione già a partire dal 2000, l’anno di quell’assestamento macroscopico che, venendo proprio a ridosso delle elezioni dell’aprile del 2000, avevano materializzato la necessità di onorare tutta una serie di impegni elettorali che erano stati assunti “fuori bilancio”, tanto da dover poi rendere necessaria quell’operazione.
Da questo punto di vista non ho sentito grosse osservazioni contrarie, anzi la collega Cecchini nel suo intervento — in quel momento era parte di questa maggioranza — confermava sostanzialmente che non solo quella ponderosa manovra del 2000 aveva effettivamente avuto effetti, se non distruttivi certo pregiudizievoli della tenuta dei conti della Regione, ma aveva ulteriormente detto che in realtà non se ne era accorto nessuno o quasi, in Giunta, cosa che certo non depone a favore del grado di vigilanza sull’andamento dei conti, che dopo ha avuto anche uno sviluppo successivo, se possibile anche peggiorativo. Leggevo oggi a questo riguardo un articolo de Il Sole 24 Ore che, facendo seguito a un intervento della Corte dei Conti, innalzava un grido di allarme proprio su alcuni vizi delle amministrazioni pubbliche che ritengo essere rappresentati e in qualche modo caratterizzati nella Regione Marche in maniera piuttosto evidente: il ricorso spropositato all’indebitamento, l’utilizzo, in particolare, della finanza derivata e comunque la cosiddetta gestione attiva del debito, che rischia di squassare, probabilmente, la tenuta del bilancio delle amministrazioni pubbliche in una maniera assoluta, preoccupante.
Non è facile di fronte a un’analisi di sistema, valutare quanta parte di questa deriva denunciata anche dalla Corte dei conti, sia peggiorata o meno dalle circostanze locali. Certo ad una fisiologica espansione del debito dovuta alle note vicende federaliste, fa da contrappunto un dato che vede l’indebitamento della Regione Marche essere potenzialmente anche superiore a quello che contraddistingue altre Regioni. Dice Agostini “protestano tutti, non protestiamo solo noi per quanto riguarda il rapporto conflittuale con lo Stato”. E’ vero, ma il mio ragionamento era diverso: dicevo che le responsabilità per quanto riguarda alcune profonde diseconomie che concernono il nostro bilancio, non possono essere solo riferite ai guasti del Governo nazionale perché a parità di proteste ci sono Regioni che, ad esempio, fanno ricorso alla leva fiscale, intendendo per leva fiscale le forme e le misure percentuali dell’addizionale regionale Irpef, ad esempio della stessa Irap, che sono diverse e superiori nelle Marche rispetto a qualsiasi altra Regione. Quindi la mia provocazione era di tipo diverso: il problema del federalismo e comunque le contrazioni nei trasferimenti non possono essere considerate solo ed esclusivamente il motivo dei guasti e dei guai in cui si dibatte la nostra regione. L’abbiamo visto anche, se mi è consentito, nello sviluppo di questa discussione, dove gli interventi tardivi di Luchetti come titolare della funzione istituzionale di presidente della Commissione bilancio hanno cercato di dar luogo a una sistemazione, a una rabberciata fatta al 93° del secondo tempo, confermando il carattere per molti versi improvvisato, delle modalità politiche con cui è stato formato questo bilancio. Noi abbiamo già denunciato — l’hanno fatto anche le categorie sociali — l’eccessiva frettolosità con la quale è stata affrontata questa sessione, il carattere oggettivamente mobile, estremamente mobile di alcuni riferimenti contabili e finanziari che sono mutati e modificati tante volte. Io ne ho contate sette, ma anche in Commissione il bilancio è stato riscritto. Nel momento in cui è stato licenziato, la scelta della Giunta era stata quella di non appostare in bilancio i trasferimenti da parte dello Stato e da parte dell’Ue. E’ avvenuta successivamente una modifica, con cui invece si è deciso di prevedere l’inserimento di fondi, forse parziale, che prima non erano stati inseriti.
Di fronte a queste evidenze non voglio dire che ci siano trucchi o falsità, non è questo il punto, ma confermo la mia impressione che si sia di fronte ad un tentativo continuo di quadrare le cose assumendo volta per volta dei criteri di formazione delle risultanze contabili che si modificano in maniera spesso parossistica, senza che nessuno trovi il tempo di comunicare a questo Consiglio regionale le ragioni di queste modifiche.
Nel corso di questo dibattito io ho tradito forse un po’ di nervosismo, che mi deriva — mi scuso, perché non è mio costume, fra l’altro, essere particolarmente nervoso e nevrotico — dal fatto di essermi sentito impotente, spesse volte, di fronte a una modalità così rutilante e grottesca, per certi versi, di valutazione di questo bilancio. Fatto sta che rimane il dato politico.
Il dato politico è che Procaccini, probabilmente, potatore di mal di pancia che derivavano da altre scelte prese da questo Consiglio regionale, è stato estremamente duro e ha accusato questa maggioranza di essere stata poco avveduta e poco incline al confronto e al colloquio nel metodo di formazione di questo bilancio. A questo punto la cosa dovrebbe in qualche modo rincuorarmi e gratificarmi, visto che non è solo appannaggio della minoranza il privilegio di non essere messo in condizione di capire molto di una manovra di questo genere che probabilmente porterà nel 2005, inverno-autunno, a dover, in sede di rendiconto, rivedere e verificare quello che è stato l’andamento di un anno difficile, pericoloso, delicato per la finanza pubblica.
Certo è che non ha fatto piacere, probabilmente per soddisfare il mal di pancia di Procaccini, vedere questa maggioranza autorizzare il rifinanziamento, la rimodulazione di ben 12 leggi regionali, senza neanche l’accortezza, la cura di voler fare riferimento al testo di quel tipo di legge. E’ comunque grave che alla fine della legislatura questa maggioranza, che in realtà non ha fatto molta parte delle riforme che pure componevano il programma amministrativo della Giunta D’Ambrosio, dover ricorrere ancora una volta alla finanziaria per poter rabberciare alcune situazioni, facendo esattamente quello che sono costretti a fare i nostri funzionari che rincorrono le quadrature proprio per effetto delle disarticolazioni ormai strutturali del nostro bilancio. Non avete riformato la 46/92 e oggi ancora facciamo emendamenti che in qualche modo devono salvaguardare la fruibilità di questa legge; non avete dato corso alla riforma delle partecipate e dei soggetti e delle società che sono in qualche modo un nodo che voi stessi avete definito come tale all’inizio della legislatura, non avete fatto la riforma della 34/42, le uniche riforme che avete fatto continuate a cambiarle in corso d’opera. Mi riferisco a quella sanitaria, mi riferisco a quella della contabilità — ancora oggi, per l’ennesima volta, l’abbiamo riformata con la finanziaria — mi riferisco alla legge sul personale su cui eravamo intervenuti più volte, ma è una legge che sicuramente ha prodotto gli effetti meno positivi che la storia di questa legislatura possa ricordare.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. La peggiore in assoluto perché?

Guido CASTELLI. Lei non c’era quando io parlai dell’efficienza della macchina amministrativa regionale. I dati sono tanto gravi, sono tanti scoraggianti da avere indotto la stessa Corte de conti a censurare il calo di efficienza pari al -17,2% che ha contraddistinto questa Regione dal 2002 al 2003. Questo è il dato che al di là dei logaritmi, delle ascisse e delle ordinate che compongono il mutevole quadro finanziario di questa Regione, rimane e pesa su questa legislatura. E’ stata una legislatura in cui il centro-sinistra non è stato capace di mettere mano ad alcuni nodi fondamentali che pure erano inseriti come impegni nel vostro programma. Abbiamo fatto poco e male, consegniamo alla futura legislatura una Regione più indebitata, più tassata, più litigiosa, ma soprattutto una Regione che dispone meno di altre degli strumenti normativi capaci di affrontare quelle difficoltà, sia pure in parte strutturali, che oggi Il Sole 24 Ore riferiva come elemento che purtroppo funesta buona parte del sistema delle autonomie locali della regione. Ecco perché noi voteremo negativamente rispetto a questo provvedimento di Giunta che è stato frettoloso, circondato da una circospezione che in qualche modo rasentava la reticenza, ma soprattutto un provvedimento che non dice nulla sul futuro dei marchigiani che speriamo ad aprile possano cambiare pagina, proprio per dare a se stessi un governo diverso, migliore e capace di fare leggi per i cittadini.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la prosecuzione in seduta notturna.

Il Consiglio approva

Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Quello che doveva essere l’ultimo bilancio di legislatura e che avrebbe dovuto rappresentare il rendiconto di tutto il risanamento della finanza regionale — voglio ricordare che chiudemmo i bilanci precedenti con un mutuo su banche estere per il risanamento dello sfondamento della spesa sanitaria — si è rivelato, in realtà, un dibattito piuttosto modesto, a cui la maggior parte di noi — mi ci metto anch’io — ha stretto le spalle, poiché quella che doveva essere un’impostazione virtuosa, cioè il fatto che si porta il bilancio a dicembre, invece della continuità degli anni precedenti, che è stato sempre tra fine febbraio, marzo e una volta addirittura il 3-4 aprile, è diventata sostanzialmente un’operazione finalizzata ad alcuni interventi molto particolari e settoriali per chiudere alcune partite particolarissime.
Mi sento di dire che questo bilancio serve, dal punto di vista dell’anticipazione dei tempi, per poter spendere in alcuni settori e poter beneficare alcune particolari aree della società marchigiana di interventi di natura clientelare. Per altri versi non è un risanamento. Noi utilizziamo per questo bilancio, nuovamente, in gran parte coperture ulteriori, leggasi le scelte che sono state fatte su Irap, Irpef e bollo e, aggiungo, per quanto riguarda il risanamento non si sono raggiunti gli obiettivi che pure la stessa Giunta regionale si era data.
Mi permetto di ribadire sulla quadratura del cerchio per quanto riguarda la sanità, elementi di fermento clientelare all’interno della maggioranza, tra le voci in capitolo, per quanto riguarda la cultura. Noi non voteremo l’atto sulla cultura, perché abbiamo chiesto che ci sia almeno un po’ di par condicio in alcuni interventi. Mi sembra che questo non sia. Però questo è un altro atto di cui parleremo dopo.
Per quanto riguarda la sanità, il “terribile Governo Berlusconi” ha regalato a questa Regione 149 milioni di euro, mio malgrado, perché se mi avessero chiesto consulto, avrei detto che era meglio trasferirli alla annualità successiva, perché voi riuscite a risanare i debiti con i “biechi soldi del Governo Berlusconi”. I 149 milioni di premio servono a tappare ed effettivamente il Governo Berlusconi è poco avveduto, perché se fosse stato avveduto non avrebbe dato questo finanziamento. Quindi condivido, una volta tanto, questa impostazione.
Detto questo a me sembra che sia un bilancio anticipato per problemi di maggioranza e di gestione di fine legislatura invece che un bilancio coordinato ed armonioso con la finanziaria, che a tutt’oggi non è ancora completamente definita. Voi non avete ancora cifre certe della finanziaria dello Stato che sarà pubblicata con l’ultimo bollettino dell’anno 2004.
Quindi noi facciamo questa anticipazione che serve per spendere fino allo scioglimento del Consiglio regionale che dovrebbe essere a fine febbraio-primi di marzo. Quindi reinquadriamo la materia.
L’unica cosa che noto è quella riguardante la sanità: siccome vi rendete conto della situazione sanitaria, sono state introdotte delle norme molto draconiane per il controllo della spesa dei direttori generali, che per la verità, malgrado l’Asur, hanno continuato a spendere e spandere per quanto riguarda le consulenze e decisioni di convenzioni molto spesso non condivisibili.
Quindi, dato tutto questo io ritengo che questo bilancio è una toppa di fine legislatura, è stato fatto. Non so se augurarmi che la mia parte politica, vinca o perda — ovviamente mi auguro che si vinca — erediti questo disastro, perché è un problema serio. Quindi anche coloro che nel centro-sinistra eventualmente potessero ereditare questo, si troveranno un periodo di veramente difficile gestione finanziaria. Chi sarà presente in quest’aula successivamente verificherà, all’inizio del 2005 e al bilancio preventivo del 2006 i drammi finanziari che questa gestione della Regione lascia alle spalle.
Inutile dire che il nostro voto è assolutamente negativo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Cosa dire a conclusione di questa “due giorni” di dibattito? Intanto occorre rilevare un’assenza di contributo da parte della maggioranza del Consiglio regionale. Credo che se c’è un rilievo politico da fare è che non mi sembra ci sia stata una grande partecipazione: salvo gli spunti critici del consigliere Procaccini e l’intervento “da gendarme” di Luchetti che ha fatto la sua parte, anche troppo, altro non c’è stato. Specialmente l’episodio di oggi sulla riduzione dei canoni delle case popolari è indicativo: il tuo vantaggio, Luchetti, è che nessuno capisce, nemmeno la stampa ha interpretato bene e non ha capito che il provvedimento della Giunta vuol limitare la diminuzione dei canoni di affitto che deriverebbero alle famiglie marchigiane... (Interruzione). L’ha detto Modesti. Modesti ha detto che non sarebbero più in grado di fare la manutenzione e queste cose qui, quindi lui ha capito bene come abbiamo capito noi. Tu hai fatto il “gendarme” cercando di fare il realista più del re.
Che dire rispetto a questo limite, che può essere anche una scelta, cioè quella di stare zitti? Questa mattina io ho usato un termine: mi siete sembrati dei pugili suonati, cioè persone che hanno accettato di non reagire proprio per accelerare i tempi di discussione e del confronto, ma io, per sintetizzare il giudizio continuo a dire che questa Giunta, con questo bilancio ha dimostrato di non saper far quadrare i conti della Regione. Se c’è un dato che esce in maniera chiara è questo. La leggibilità degli strumenti che avete approvato è sinonimo di questa situazione, cioè non siete stati capaci di gestire i conti in questi anni, avete cercato in tutti i modi di occultare la verità delle cifre, la verità del deficit, la verità della esposizione sul piano della accensione dei mutui per non far passare un quadro desolante della situazione finanziaria di questa Regione.
L’altro aspetto è che questa Giunta regionale ha mantenuto alte le tasse regionali. Questo è l’altro atto che esce in maniera netta da questi due provvedimenti. Non credo che la riduzione, bassissima in percentuale, prevista per alcune aliquote, sia la risposta alla domanda dei cittadini e delle imprese marchigiane. Avevate detto che si trattava di una eccezionalità, che l’aumento sarebbe durato il tempo necessario al risanamento dei conti, oggi avete certificato la continuità della super tassazione regionale. Questo è il dato di fondo di cui i marchigiani debbono prendere atto. Saranno costretti a pagare per i vostri errori, per le vostre inadempienze, super tasse regionali che hanno portato le Marche a essere la prima Regione in Italia come imposizione fiscale, tenendo conto delle dimensioni, per tanti, tanti altri anni. Siete una Giunta bugiarda, una maggioranza bugiarda, perché avevate promesso di ridare ai marchigiani il maltolto, quello che avevate loro prelevato impropriamente dalle tasche in questi tre anni. Avevate fatto la promessa che se i conti fossero tornati al sereno avreste ridato indietro una parte. Non avete ridato indietro niente e, oggi, questo l’avete certificato.
Una Giunta regionale che dimostra, con questo bilancio, la propria incapacità di gestire la spesa, di gestire la macchina organizzativa regionale che, aldilà delle piccole o grandi riforme che avete fatto in questi anni si è appesantita, è ancora inefficace.
Questa Giunta regionale, con questo bilancio ha certificato il fallimento della riforma sanitaria. L’art. 10 che abbiamo approvato ne è stata la dimostrazione lampante: il fatto di avere vincolato i direttori generali al rispetto del budget salvo licenziamento in tronco, è una dimostrazione che qualcosa fino ad oggi non è andato per il verso giusto, perché se le cose fossero andate bene, evidentemente non avreste previsto questo vincolo. Il fatto di avere ribadito oggi che se si sfora questo tetto, non si possono più assegnare consulenze e incarichi esterni, non di tipo sanitario, è la dimostrazione che tutti gli impegni assunti dalla Giunta regionale, tutte le delibere per limitare questo scandalo delle consulenze in questi anni, non solo non sono rispettati ma non hanno prodotto risultati.
Questo bilancio ha dimostrato e dimostra che avete detto altre bugie sui trasferimenti dello Stato, perché l’ammontare dei trasferimenti statali è rimasto sostanzialmente inalterato nel campo del sociale, nel campo della sanità e addirittura nel settore del turismo i soldi dello Stato sono serviti per pagare le vostre azioni e voi avete speso solo le briciole.
Un discorso a parte andrebbe fatto per il settore delle attività produttive, dove potremmo considerare come la Giunta regionale ha fatto millantato credito con le risorse statali assegnate al settore calzaturiero.
Questa Giunta da questo bilancio, da questo dibattito esce con le ossa rotte sul piano politico. Non bastano qualche centinaia di migliaia di euro per accontentare i partner della maggioranza, io credo che anche questa sia una soddisfazione di poco conto. Probabilmente il recepimento degli emendamenti dei Comunisti italiani e dei Verdi consentirà a queste due formazioni politiche di votare il bilancio, ma non potete far finta di niente e non considerare che su atti qualificanti di questa maggioranza, vedi lo Statuto, vedi la legge elettorale, c’è stata una dissociazione forte da parte di alcune componenti della maggioranza stessa, a significare che questa Giunta non solo ha perso la sua collegialità, ma ha perso anche la sua valenza sul piano politico.
Questa Giunta ha confermato con questo strumento, con questo dibattito la sua prevenzione ideologica nei confronti del Governo nazionale, una cecità politica che ha allontanato le Marche dal resto dell’Italia e che non ha consentito un discorso serio per superare il gravissimo deficit infrastrutturale della nostra regione. Se non si discute con il Governo, se non si fa un tavolo con il Governo per risolvere i problemi delle infrastrutture, a cominciare dalla A14 per finire al raddoppio della Orte-Falconara credo che non andremo lontano.
Questa Giunta, con questo documento, con questo bilancio ha dimostrato di essere ormai un corpo estraneo alla realtà sociale della nostra regione: è fallita la concertazione, è fallito un rapporto che aveva in qualche modo fatto le fortune di questa sinistra, che grazie non solo all’apporto dei cattolici democratici, della Margherita, ma all’apporto del grande potere industriale, aveva potuto continuare a governare una regione che comunista non era, che era gestita anche in termini positivi, salvo il periodo finale, dalle forze di centro-sinistra. Ne viene fuori spontaneo che di fronte a questa situazione, evidentemente, c’è solo una cosa da fare: fare in modo che questa maggioranza venga mandata a casa dagli elettori alle prossime elezioni.
Ho finito la dichiarazione di voto, però le chiedo una deroga, Presidente. Siccome ho anticipato la mia volontà di non partecipare al voto sul piano per i beni e le attività culturali in queste condizioni politiche e siccome mi sembra di capire che la maggioranza voglia comunque continuare, quindi non raccoglie il mio invito di discuterne il 12 e siccome è una cosa seria, voglio fare, per gli atti, una brevissima dichiarazione sul piano della cultura.
Dopo un ritardo ingiustificabile di oltre due anni, verrà discusso questa sera, in Consiglio regionale, il nuovo piano regionale per i beni e le attività culturali. Occorreva poco per fare meglio di quello del 2000-2002 con cui, per responsabilità del Presidente D'Ambrosio è stato vanificato il ruolo della Regione Marche in materia culturale. Un settore, quello della cultura, lasciato a se stesso in questi anni, in mano a gruppi e consorterie che in questi anni hanno disperso le molte cose buone fatte dalla Regione in passato o addirittura sprecato le risorse in mille rivoli, dietro iniziative di scarso rilievo, senza valorizzare la qualità espressa da molte realtà culturali locali.
D’altro canto, lo stesso sindaco di Ancona, non certamente della mia parte politica, afferma che è ora di superare il vuoto di responsabilità e che la Regione abbia un vero assessore alla cultura.
La gestione di questa Giunta regionale ha significato anche tagli sempre più forti a questo settore, raggiungendo livelli di finanziamento del tutto inadeguati.
La cultura marchigiana, secondo noi si aspettava qualcosa di più, invece il nuovo piano della cultura è una ripetizione del precedente, senza nessuna novità di rilievo salvo alcuni aggiustamenti necessari su aspetti di non primaria importanza o riparazione di errori come quello sull’osservatorio regionale sulla cultura già previsto ma mai attivato. Non basta una convergenza con qualche consigliere di opposizione soddisfatto del recepimento di qualche emendamento, per legittimare questo atto. Mi dispiace Massi, ma debbo dirlo: non basta il recepimento dell’emendamento su San Severino, tanto per capirci, che può far dare il voto favorevole ad un atto di questa natura. Dopo l’ubriacatura delle deleghe alle Province e ai Comuni, che non hanno saputo far fare quel salto di qualità che ci si aspettava, il piano afferma un nuovo centralismo culturale. In sostanza si vuol mettere le mani sulle maggiori iniziative culturali della Regione per occupare politicamente e in alcuni casi personalmente, spazi che dovrebbero essere propri di altri attori, in primo luogo le associazioni e gli operatori culturali privati e il sistema delle autonomie locali.
Dopo tanto aspettare forse era meglio non fare niente, specie a ridosso delle elezioni regionali che condizionano enormemente questo documento programmatorio, generico in alcune parti e addirittura di dettaglio in altre. Quello che manca è soprattutto la volontà politica di far crescere in libertà e senza condizionamenti le tante espressioni culturali di questa regione. Ci troviamo di fronte a un nuovo dirigismo culturale camuffato da programmazione, il tutto senza le risorse necessarie che verranno addirittura diminuite nel prossimo bilancio stretto dal cappio del deficit causato da questi anni di malgoverno del centro-sinistra.
In questa situazione ci saranno soldi solo per iniziative amiche e per gli altri poco o niente: l’esatto contrario di quanto il mio gruppo, ma credo tutta la coalizione dovrebbe auspicare.
Chiedo che questo documento venga inserito agli atti dell’odierno Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

Sergio NOVELLI. Una breve dichiarazione di voto, perché il voto contrario è scontato ma serve per lasciare agli atti una posizione peraltro abbastanza naturale, ove si pensi che questo più che un bilancio annuale è un bilancio di fine legislatura in cui effettivamente il confronto andrebbe fatto con quelle che erano le ottimistiche e roboanti previsioni della vigilia, quando si insediò questo Consiglio cinque anni or sono.
E’ oggettivamente un bilancio molto rinunciatario, perché ci sono situazioni oggettivamente difficili da governare, le speranze che avevate riposto sulla riforma della struttura sanitaria con l’azienda unica si sono rivelate nulla più che un’operazione di tampone sul patrimonio immobiliare delle aziende, perché la dinamica del rapporto tra costi e rese non è assolutamente accettabile.
Questo è stato un bilancio in linea con i quattro precedenti, con un taglio fortemente keynesiano, nel senso che, di fronte all’alternativa che è sempre difficile da governare, tra la contrazione dei servizi e l’aumento della pressione impositiva, alla fine l’unica soluzione non dirompente, perché soluzione non è, è quella del trasloco del problema agli esercizi successivi, tramite la progressiva dilatazione dell’indebitamento. Uno dei nostri colleghi di questo Consiglio ha scritto recentemente un interessante libro di economia sulla dinamica macroeconomica della creazione della base monetaria e del debito pubblico, perché nell’attuale sistema economico non si crea base monetaria se non attraverso l’espansione del debito pubblico. E’ aperta anche una polemica altrove, perché, contenendo il debito federale si sono fatti esplodere i debiti dei singoli stati, perché meno impattanti direttamente sul sistema della moneta, ma progressivamente hanno creato e creano una situazione di riduzione del potere di intervento delle generazioni e delle amministrazioni successive.
Si era promesso che si sarebbe contenuta la spesa e quindi ridotta l’esposizione con avanzo primario, in effetti è la stessa promessa, che era stata fatta nel 2000-2001 dall’attuale maggioranza di governo, ma il dato oggettivo è che non esiste la possibilità, in un’economia di tipo capitalista, di creare un avanzo primario, perché l’avanzo primario poi si traduce inevitabilmente in minori servizi, minori infrastrutture, minore sviluppo economico rispetto a quello che è il prelievo tributario e innesca un circolo vizioso, una spirale complessiva dell’economia che anche a livello regionale non si poteva avere.
Certamente sulla selezione, sulla qualità, sulle scelte di cosa si spende e cosa non si spende, qualcosa da osservare l’avremmo: si continuano a sperperare denari per liturgie, per prebende, per celebrazioni, sempre le stesse, incarichi, sempre gli stessi, alle mogli o ai parenti dei medesimi personaggi. Indubbiamente sono dinamiche della politica.
Un rammarico che ho espresso nel precedente bilancio e che ora esprimo in maniera anche più rafforzata è il seguente. E’ chiaro che al di là delle scelte rinunciatarie di chi dice “in fondo sono qui, posso soltanto tamponare l’esistente, carico una molla che scoppierà in faccia a qualcuno, poi però me ne vado, sarà il mio vice che si prende la grana, onori ed oneri, peggio per chi affronterà quella situazione”, il rammarico è che nulla si è fatto per cercare di affrontare la situazione in maniera leggermente fantasiosa, leggermente volitiva, leggermente innovativa. Sia in occasione del precedente esercizio, sia poche settimane fa in occasione dello Statuto, ho presentato ordini del giorno per valutare la eventualità di utilizzare il BOR come local money, un esperimento che è stato fatto in Nevada, a Brema, in varie località del Giappone e che probabilmente è l’unico modo per riuscire a finanziare la spesa pubblica di investimento senza fare ricorso alla pressione impositiva o al debito, e il debito, Presidente, altro non è che pressione impositiva a scoppio ritardato. E’ pressione impositiva a orologeria che lei regala al suo vice il quale la trasmetterà ai suoi amministrati.
Avevamo ragionato che l’esperimento di local money potesse essere una strada per cercare di spezzare questo circolo vizioso. Dico questo in dichiarazione di voto, perché ho visto che questa Giunta non più tardi di martedì scorso ha dato incarico, senza alcuna trattativa privata ma in termini estremamente fiduciari, all’associazione “Mondo Solidale” di Urbisaglia, composta di degne persone che io non conosco, ma di cui ignoro i titoli accademici, tra le varie cose sul commercio solidale ecc., anche di preparare una scheda sulla moneta locale. Mi sto infatti accingendo a segnalarle, Presidente, che avendo in questa regione — vive in Ascoli — un docente universitario dell’università di Teramo che su questa materia ha scritto libri, fatto esperimenti anche importanti, avendo a poca distanza il suo ex collega Tarquini che su questa materia ha fatto cose importanti, avendo un paio di ordini del giorno sottoposti all’attenzione di questo Consiglio, che hanno avuto non il voto contrario compatto della maggioranza, perché qualcuno degli elementi più intellettualmente vivaci della maggioranza che governa questa Regione si era posto il problema della local money, dopo aver respinto tutti gli approfondimenti sulla moneta locale, che si faccia una ricerca di questo tipo al non modico costo di 175.000 euro, affidandola a un volenteroso pacchetto di elettori dell’Ulivo — suppongo che sia questa la referenza culturale e accademica in forza della quale è stata fatta la scelta — dimostra che la volontà di andare al di là del banale non c’è stata. Il risultato è quello che è, poi c’è il palleggio per cui è il Governo che mentre finge di tagliare le tasse a carattere nazionale, con la contrazione dei trasferimenti crea le condizioni perché la pressione impositiva locale non cali. Le promesse di alleggerire le addizionali non sono state mantenute e non potevano essere mantenute. Se si voleva difendere, come tutti volevamo difendere, quell’alto livello di servizi pubblici, allora questi cinque anni sono trascorsi in maniera rassegnata e quasi inutile.
Prendiamo atto che non solo non si è fatto ma si è rinunciato a fare. Come diceva giustamente prima il collega Castelli, quello che tutti si accingono a fare con maggiori risorse e maggiore protervia della maggioranza è spendere quel poco che si può spendere, principalmente, per quelle operazioni di captatio benevolentiae degli elettori che quando uno conferisce incarichi, spende in comunicazione, commissiona schede, privatizza immobili, che spesso vengono realizzati a prezzi interessanti per chi li acquista ecc., certamente assicura un ritorno di consenso. Consenso elettorale, forse, fra quattro mesi, che io auguro a me e a voi di no, ma non gratitudine da parte delle future generazioni marchigiane, che certo non ricorderanno questa nostra settima legislatura come una positiva, utile, innovativa per la storia dell’amministrazione di questo ente.

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D'Ambrosio.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Vorrei rispondere con una serie di osservazioni alle critiche dei colleghi dell’opposizione, dicendo che la maggioranza ha scelto due strade, che sono entrambe segno di responsabilità. La prima è quella di presentare il bilancio quasi in termini statutari. Dico quasi perché entro novembre la Giunta è riuscita a licenziarlo ma non poteva il Consiglio approvarlo. La seconda è quella di avere, in questo senso rassegnatamente, rinunciato a contraddire puntualmente le sciocchezze o le comprensibilissime strumentalizzanti e strumentalizzate critiche di una posizione che ha detto cose che hanno totalmente ignorato la cornice del problema. La cornice del problema, checché ne dicano i rappresentanti dell’opposizione, è che noi siamo riusciti a fare un bilancio nonostante il Governo.
Vorrei dire una cosa ai vari consiglieri dell’opposizione. Questa è la terza finanziaria del Governo che verrà approvata con la fiducia, il che dimostra che forse, tutto sommato, una grande, ferrea compattezza interna la maggioranza, che ha 100 voti in più alla Camera e 48 al Senato, proprio non ce l’ha. Ma non è questo il problema e non è questo il punto su cui mi volevo soffermare. Il punto su cui mi volevo soffermare è che sono tre finanziarie che tutti gli enti locali di destra, di centro, di centro-destra e di centro-sinistra si dichiarano profondamente insoddisfatti di finanziarie che hanno scelto sempre due strade. Ma prima è quella di centralizzare al massimo l’allocazione delle risorse, poi vi dirò quali sono alcune delle clientele di questo Governo, che mi auguro non siano ancora definitive, ma temo che lo siano. L’altro punto su cui questa maggioranza che governa il paese si è sempre posta, è quello di diminuire drasticamente il trasferimento di risorse. Quindi invadere i campi di competenze e diminuire i trasferimenti di risorse.
Queste critiche, finché le facessi io sarei, come diceva il consigliere Viventi una volta, sarei il “signor no”; se le facessero le Regioni di centro-sinistra saremmo in fase di opposizione preconcetta e precostituita. La verità è che documenti preoccupati su questa finanziaria in particolare, sono stati sempre approvati all’unanimità. Noi ci siamo visti per parlare della finanziaria — ed era appena stato sfornato il maxi emendamento — con i colleghi presidenti giovedì scorso e il documento che è stato approvato da tutte le Regioni italiane è un documento preoccupatissimo, questa volta, che, oltre a ribadire le critiche nel merito economico-finanziario — meno risorse, un discorso di cassa terrificante, una scelta di comunque stoppare le autonomie riguardo all’impiego delle risorse di tutte le Regioni — invade campi di competenza delle Regioni che nemmeno il decreto presidenziale 616 del 1977 aveva osato invadere. Il documento è fatto da tutte le Regioni.
Allora, delle due l’una: o tutte le Regioni italiane sono contro il Governo — io potrei dire magari, ma non è così — oppure, probabilmente, il Governo ha talmente esagerato che nemmeno le Regioni di segno politico analogo a quello del Governo stesso riescono più a difendere queste manovre. Questo è il quadro, questa è la cornice fondamentale, questo è il contesto, in questo contesto bisogna discutere.
Sapete cosa significa l’art. 3 della finanziaria dell’anno scorso ribadito per quest’anno? Ha spostato la qualificazione degli investimenti che possono essere coperti con mutui e l’ha ristretta soltanto all’ambito della pubblica amministrazione. Ciò vuol dire che se un capannone viene costruito da un artigiano, la Regione non può finanziarlo come spesa di investimento ricorrendo al mutuo e se viene costruito da un Comune lo può fare, lo stesso, identico capannone. Se la strada di accesso ad una chiesa viene fatta da un Comune può essere finanziata dalla Regione con ricorso al mutuo, se viene fatta dalla chiesa, essendo privata, no. Può essere finanziata soltanto ricorrendo alle spese correnti. Sapete questo quanto costa al bilancio della Regione Marche? Abbiamo fatto un po’ di conti: dai 45 ai 50 milioni di euro.
C’è un altro elemento. Sapete cosa è successo con il “decreto tagliaspese” di luglio che ha fissato il tetto del 4,10% della spesa del 2003 prendendo un parametro assolutamente casuale, perché nel 2003 la Regione Marche avrebbe potuto decidere di fare un programma faraonico di investimenti, per cui avrebbe avuto un limite altissimo, oppure di rientrare e quindi un programma bassissimo di spesa? In una delle ultime sedute del Cipe che ormai è la vera cassa del Governo, si è deciso di attribuire alla Regione marche un finanziamento di 13 milioni di euro per costruire l’allaccio fra l’interporto di Jesi che sta crescendo, e la statale 76. C’è il progetto e siamo stati complimentati per questo. Quando siamo andati a vedere la concreta utilizzabilità di questa somma, ci siamo resi conto che è in forse — per non dire che è impossibile — perché è al di sopra del limite di spesa. Questo Governo ha fatto dei meccanismi tali per cui ti attribuisce delle somme e poi non le puoi spendere. Non solo alle Regioni ma ai Comuni, a tutti.
“Problema cassa”. Sapete quanto questa Regione deve avere dal Governo, e sono crediti certi, liquidi, esigibili? Abbiamo un credito verso questo Governo, fatto in parte di cassa e in parte di competenze. La manovra fiscale di questa Regione — lo dico sempre, ma qui si finge di non sentire: altro che pugili suonati, caro Giannotti! — ha prodotto fino ad ora 460 milioni di euro in favore della cassa del Governo. Se li tiene tranquillamente in cassa il ministro dell’economia, così come tiene in cassa tutto quello che in seguito alla manovra della leva fiscale 2002, 2003 hanno altre sei Regioni italiane. Questo Governo tiene in cassa miliardi di euro che non sono suoi. Noi dobbiamo avere tra i 450 e i 460 milioni di euro, che sono nostri, li abbiamo chiesti noi ai cittadini marchigiani, e voi su questo state facendo 87 campagne elettorali?
Il fatto che non ce li trasferiscano ci impone di ricorrere ad anticipazioni di cassa. Abbiamo fatto i conti che se potessimo avere dal Governo quello che ci tocca, che è all’incirca un miliardo di euro, un po’ in più anziché un pochino in mese — per sanità, per trasporto, per tutto — faremmo pari con il deficit della sanità, grosso modo, perché il servizio del debito e il peggioramento delle condizioni dei nostri “fornitori di beni e servizi” che paghiamo, nella sanità, con un termine di 247 giorni che è in discesa e che è un termine medio perché ci sono Regioni che pagano a più di un anno, ci costa fra i 40-45 milioni di euro. Questo ci costa questo “strangolamento” di cassa e per l’anno venturo prevediamo più o meno un deficit di 47-48 milioni per la sanità. Faremmo pari.
Lo dico sempre negli incontri con il Governo, è diventata quasi una specie di recita obbligata. Al neo ministro, dissi “ministro, al suo predecessore l’ho detto sempre, è ora di cominciare a restituire” — e il vicepresidente del consiglio dei ministri riconobbe che non c’era ragione al mondo per non accogliere la mia richiesta, che era fondatissima — lui mi rispose “presidente, quello che lei dice lo so benissimo, perché prima, come direttore generale avevo un unico, enorme problema: la cassa”. Perché ormai la competenza è una cosa che interessa i posteri, è la cassa che oggi rende difficilissima la gestione della finanza pubblica. Ci fu la promessa del vicepresidente, del ministro, nonché dell’altra personalità solida, forte del Governo, il sottosegretario Letta, che comunque si sarebbe cominciato, con questa finanziaria, a restituire gradualmente — io direi a trasferire — i soldi che dovevamo avere per la manovra fiscale.
Sapete cosa dice questa finanziaria? Che si comincerà a restituire a partire dal 2005, le somme del 2005. Di questo si tiene conto o non si tiene conto?
Il bilancio di questa Regione si dice ha degli indubbi scopi clientelari, o qualcuno, con più eleganza, dice “di acquisizione del consenso”. Finanziaria 2003 per il 2004. L’articolo 351 prevedeva per gli alluvionati del Piemonte — alluvione 1994 — e per i terremotati della Sicilia — terremoto 1992 o 1990 — che avevano usufruito del vantaggio della sospensione del veramente delle tasse — lo stesso tipo di vantaggio previsto per i terremotati delle Marche e dell’Umbria — la possibilità di estinguere il loro debito come se avessero richiesto il condono, versando il 10% della somma. Tutti — Regioni, Comuni, parlamentari di tutte e due le Regioni e di tutti e due gli schieramenti — abbiamo chiesto che questa norma venisse ribadita anche quest’anno. La risposta è stata l’assenza di questa norma nella finanziaria attuale.
Non credo — spero — che ciò sia stato fatto perché Umbria e Marche sono di centro-sinistra e Piemonte e Sicilia di centro-destra, però questo è un dato: oggi i nostri cittadini amministrati devono aspettare che venga proclamato e prolungato lo stato di emergenza, dopo oltre sette anni — e l’abbiamo chiesto noi — semplicemente per poter avere la sospensione per un altro anno dell’inizio della restituzione e per poter poi sperare, l’anno venturo — non si sa come e perché — di riuscire ad avere lo stesso trattamento. Questi sono gli elementi.
Vogliamo parlare di infrastrutture? Parliamo di infrastrutture. L’intesa istituzionale quadro è stata firmata da me prima con il presidente D’Alema, poi con il presidente Berlusconi, con il ministro Lunardi e con il ministro Matteoli, ottobre 2002. Successivamente sono state fatte altre intese istituzionali, la più recente quella con la Regione Lombardia, che prevede un ruolo molto più ampio della Regione nel controllo dei lavori, un ruolo molto più incisivo nella direzione dei lavori. Noi abbiamo chiesto che questo venisse fatto anche con noi, aggiungendo alcune specifiche, ulteriori previsioni di infrastrutture da finanziare in una bozza di intesa istituzionale quadro che dal mese di ottobre 2003 è sostanzialmente in attesa del tempo del presidente del Consiglio per firmarla, perché gli uffici del Ministero delle infrastrutture e gli uffici della Regione Marche hanno raggiunto l’accordo, dal punto di vista tecnico nn c’è altro da aggiungere, solo la firma. E prevede trasferimenti di risorse.
Fatte queste premesse, il bilancio ha una sua, non dico plausibilità, ma una sua assoluta accettabilità, perché noi abbiamo fatto questo bilancio facendo finta di essere in una condizione vicina a quella normale, mentre invece normale non era, per queste ragioni. Queste ragioni sono le stesse per cui non siamo riusciti a restituire di più, ad abbassare di più il prelievo fiscale, peraltro di natura assolutamente progressiva che esonera il 70% dei cittadini marchigiani, perché dal 2001 al 2004 abbiamo avuto situazioni economico-finanziarie sempre peggiori. Questo sono i dati, su questi dati vanno giudicati bilancio e finanziaria e in base a questi dati sono soddisfatto di quello che abbiamo fatto, molto soddisfatto di quello che siamo riusciti a fare. Questo i cittadini marchigiani lo sanno, lo sapranno, lo vedono e lo vedranno. Quindi con tranquillità — certo, non posso dire che voto il bilancio perché sarebbe un’ovvietà assoluta — il voto a favore di questo bilancio significa il voto a favore di un tentativo tenace e testardo di continuare a funzionare come se fossimo una Regione che vive in un paese dove è stata approvata una modifica del titolo V della seconda parte della Costituzione, della quale il Governo di cui fa parte una forza che si proclama federalista, fin quasi alla secessione, ignora totalmente l’applicazione pratica.

PRESIDENTE. Procediamo alle votazioni.
Pongo anzitutto in votazione l’ordine del giorno n. 1 presentato dai consiglieri Procaccini e Martoni.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’ordine del giorno n. 2 sempre presentato dai consiglieri Procaccini e Martoni.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’ordine del giorno n. 3 presentato dal consigliere Moruzzi.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge n. 271.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge n. 272.

Il Consiglio approva




Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Piano regionale per i beni e le attività culturali. L.r. 29 dicembre 1997, n. 75» Giunta (138)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 138, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Capisco le condizioni difficilissime in cui avviene questa discussione, ritengo però che sarebbe un errore non approvare questo atto, che la società marchigiana attende, come l’insieme del mondo della cultura, che è stato ampiamente discusso in Commissione, in numerosissimi incontri nelle province marchigiane in questi mesi e al quale hanno potuto partecipare diversi soggetti.
Consegnerò una articolatissima relazione scritta che non ritengo opportuno fare in questo momento.
(Il consigliere Adriana Mollaroli consegna la seguente relazione scritta che fa parte integrante del presente resoconto)
"Il Consiglio regionale, con l'astensione di AN e l'assenza di FI, ha approvato il nuovo piano triennale per i beni e le attività culturali. Un passaggio significativo di questa legislatura che, ormai prossima allo scadere, è riuscita a definire uno strumento di programmazione, estremamente innovativo, in un contesto di trasformazione del quadro normativo nazionale: la riforma del titolo V della Costituzione, la revisione delle disposizioni legislative nella materia dello Spettacolo, la recente entrata in vigore del un nuovo Codice dei beni culturali.
Con esso la Regione si pone come centro ordinatore di un sistema coeso di governo che viene attuato in collaborazione con gli enti locali e che da questi è direttamente condiviso nelle fasi decisionali; si conferma la politica di decentramento alle Province, recuperando il ruolo dell'intero sistema delle autonomie locali, in primis dei Comuni, quali soggetti promotori/costituenti di enti, organismi, istituzioni, aziende, fondazioni che gestiscono i servizi culturali.
La sfida che attende Regione, Province e Comuni, è quella di riaffermare e valorizzare come risorsa il legame inscindibile tra il patrimonio dei beni culturali e il territorio, che faccia riscoprire da un lato la territorialità come fattore competitivo e dall'altro dia la possibilità alle comunità di recuperare il senso della appartenenza ai loro territori, costituendo, in tal modo, un fondamentale elemento di coesione sociale.
L'obiettivo è il pieno godimento da parte dei cittadini del patrimonio culturale d'appartenenza territoriale, di un diritto da ascrivere tra quelli indisponibili, come il diritto alla salute, al lavoro, all'educazione.
La quantità, la qualità e la fruibilità di beni culturali presenti in un territorio sono ormai entrati negli indicatori per la valutazione della ricchezza di un paese dalle nuove correnti del pensiero economico.
L' altra grande sfida che attende gli enti locali e la Regione è quella di governare e orientare la "risorsa cultura", prima di tutto collegandola alla richiesta di turismo culturale, un obiettivo al quale il nuovo Piano punta a dare risposte e strumenti operativi coerenti.
Purtroppo, a causa di una politica nazionale di tagli alle spese e agli investimenti, si è passati dai circa 6 milioni di euro del 2000 per la cultura ai 4,6 del bilancio regionale 2005, una riduzione considerevole che suggerisce alla Regione e al sistema delle Autonomie locali di continuare la sperimentazione di forme di collaborazione tra diversi soggetti pubblici o di tipo pubblico/privato, finalizzate principalmente alla attivazione di nuovi canali di finanziamento delle iniziative, anche al fine di innescare alternative e proficue modalità di intervento.
Dall’anno 2001 la dotazione finanziaria per la gestione della L.R. 75/97 si è ridotta in maniera considerevole (v. pag. 12 del Piano)
- 2000 euro 6.021.869,44
- 2001 euro 6.073.515,13
- 2002 euro 5.301.455,65
Tot. euro 17.396.840,22
- 38,91% (regione) 61,09% (province)
quindi i fondi trasferiti alle Province hanno “goduto” di un aumento dovuto ad integrazioni di fondi residui della L.R. 51/90 e di fondi strutturali fruibili per valorizzazioni culturali come mostre, ecc..
- 2003 euro 5.315.007,14
- 2004 euro 6.092.850,36
- 2005 euro 4.642.093,12 (L.R. 75/97)
TOTALE (anni dal 2001 al 2005) EURO 33.446.790,84
Alcuni dati (da pagg. 38 a 48 del Piano)
• anni 1994-1999 Fondi Docup Ob. 2 e 5b dotazione di 18 milioni di euro, realizzando oltre 50 progetti,
• 2000-2006 Docup Ob. 2 altri 18 milioni di euro per progetti di recupero e valorizzazione di beni culturali.
La L.R. n. 16/97 “Salvaguardia e valorizzazione del sistema archeologico regionale” ha attivato tra il 1998 e il 2002 risorse per euro 2.138.131,56.
Un’altra importante fonte di recupero è stata la cosiddetta legge III Millennio (L.R. 43/98) finanziata mediante BOR pari a 51.645.689,91 euro attraverso progetti presentati e gestiti dalle Province.
L'investimento culturale attivato in questi ultimi anni è stato un elemento fondamentale di un nuovo modello di sviluppo che ha visto nel recupero del patrimonio un vero programma di rilancio economico ed un'azione che costituisce uno dei momenti più significativi delle politiche di riequilibrio territoriale che il Governo regionale delle Marche ha prodotto. Anche grazie alle ingenti risorse attivate a seguito dell'evento sismico del 1997, la Regione può vantare una copertura sostanzialmente omogenea dell'intero territorio per quanto riguarda il recupero e la conservazione dei beni.
L'intenso lavoro compiuto nell'ultimo decennio nel settore della programmazione e del sostegno alle azioni di salvaguardia e di recupero dei beni , in sinergia con gli organi periferici dello Stato ha poi permesso di restituire alla collettività immobili e siti di indiscusso valore per la storia dell'arte regionale. Mentre risulta più difficile garantire una adeguata gestione della "risorsa cultura" nel suo complesso, in grado di produrre un effetto moltiplicatore degli investimenti con pratiche gestionali concordate e normate: un problema che richiede nell'immediato futuro una maggiore attenzione, sia da parte della Pubblica Amministrazione che da parte del privato detentore del bene.
La riduzione delle risorse e la ricerca della qualità rendono più che mai necessario potenziare l'azione di controllo sugli interventi realizzati nell'ambito del programma di settore da attuarsi con l' attivazione di un Osservatorio permanente dei beni e delle attività culturali che permetterà una conoscenza più approfondita ed integrata delle risorse regionali e degli altri enti locali, al fine di indirizzare e favorire interventi mirati.
Entrando nel dettaglio il Piano Cultura definisce un primo livello di azioni e strumenti operativi e progettuali di competenza della Regione e parallelamente individua gli obiettivi specifici provinciali, ovvero le azioni e le modalità mediante le quali le Province concorreranno a dare concretezza e risultato alle comuni finalità generali. Un sistema agile e lineare adatto a definire e orientare senza equivoci i comportamenti degli attori interessati alla attuazione del Piano e a misurare le ricadute delle azioni condotte in relazione agli obiettivi prefissati.
La strategia proposta è quella della organizzazione in sistemi finalizzati a migliorare ed ampliare l'offerta culturale, agevolare la realizzazione di economie di scala, favorire l'integrazione tra ambiti diversi del settore, nonché tra attività connesse alla cultura e attività produttive.
In ultima analisi,la vita culturale che si svolge nelle Marche è un'emergenza positiva e ne è testimonianza la grande quantità di proposte e iniziative affermatesi negli ultimi anni, molte delle quali di valore nazionale ed internazionale e si è in presenza di consumi culturali che non subiscono riduzioni considerevoli malgrado le difficoltà economiche in cui versano le famiglie.
L' imperativo che ci siamo dati con il nuovo piano della cultura è quello di migliorare la qualità e la gestione dei servizi e dei beni culturali, garantendo l'accesso e la partecipazione dei cittadini delle Marche”.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Anch’io intervengo brevissimamente per esprimere tutte le nostre perplessità su questo piano che rispecchia una visione centralistica della cultura, in assenza di un assessorato specifico, che soprattutto non innova nulla.
Nessuna urgenza esisteva, se non la parola data dopo avere rinviato per mio impedimento, l’altra volta, la discussione di questo atto. Credo, d’altronde, che farlo velocemente sicuramente non va bene. Fare le cosa la mattina o la sera ha l’unica differenza che non ci sono le telecamere. Anche questa è una motivazione che di solito non mi sensibilizza particolarmente. Certo era auspicabile una discussione maggiore. L’impianto del piano non ci convince, riteniamo che la fretta sia dovuta esclusivamente ad avere in mano uno strumento di propaganda, uno strumento elettorale che per anni ha fruttato “clientela” intellettuale e culturale in questa regione.
L’opportunità di aspettare derivava anche dalle linee guida che ancora questo Governo in materia non ha emanato. Tutta una situazione legislativa in evoluzione che di sicuro non giustificava una tale fretta, soprattutto una impostazione che non condividiamo, che ripropone le problematiche che per anni abbiamo incontrato nell’esame della I Commissione, quando ogni volta dicevamo “la 75 va riformata, è inadeguata, non esistono parametrazioni oggettive che possano garantire una distribuzione ed un accesso a questi contributi in maniera obiettiva, sono sempre i soliti noti ad attingere, sono sempre i soliti circuiti, peraltro formati dall’alto verso il basso e non viceversa”, con esclusione di tutte quelle realtà teatrali più spontanee, associazionistiche, che puntualmente vengono ancora escluse. Di tutto questo ci siamo per anni lamentati, crediamo che questo piano, che è il secondo che la 75 fa, non vada altro che a istituzionalizzare, a perpetuare, a continuare questa serie di errori che però, forse, consentono quella egemonia culturale che vi è caro raggiungere, quella serie di errori che per anni abbiamo in Commissione denunciato. Una riforma della 75 doveva precedere la predisposizione del piano e non viceversa.
Per questo un’impostazione ideologica che non condividiamo, una serie di circostanze per le quali, pur mantenendo la parola e consentendo da parte vostra l’approvazione, non potremo votare questo piano.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli emendamenti.
Emendamento n. 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 6. Ha la parola l’assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. Si tratta di “Teatro Enigma” di Urbino. Siccome nell’atto si citano i settori teatrali, il “Teatro Enigma” di Urbino è nell’elenco nazionale dei teatri che lavorano nel disagio, quindi se non fosse stato inserito all’interno di questo piano della cultura come è stato inserito, tra l’altro, tutti gli anni, avrebbe perso l’iscrizione nazionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Per questo c’è una valutazione positiva della Commissione. Impropriamente era stato non inserito, quindi l’abbiamo recuperato attraverso l’emendamento Secchiaroli, che ha anticipato un eventuale emendamento della Commissione.
Poi ce ne sono altri proposti da voi, che verranno accettati, quelli che introducono e aggiungono manifestazioni. Quelli presentati fino ad ora dal consigliere Romagnoli erano invece modificativi dell’assetto e non hanno ragione di esistere, alcuni sono addirittura errati, come quello sulla formazione delle professionalità artistiche che non ha nulla a che fare con il contesto in cui è stato inserito.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 6.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Subemendamento 07 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 7 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 8. Ha la parola il consigliere Romagnoli.

Franca ROMAGNOLI. Sono le associazioni marchigiane di rievocazioni storiche scacciate dal bilancio, scacciate dalla finanziaria, scacciate dal turismo. Chiedo se possono essere inserite nella ricognizione delle manifestazioni di rilevanza regionale, che questo piano fa. Sono un patrimonio non dico folcloristico ma qualcosa di più: un patrimonio storico-culturale tradizionale che così si preserva. Daremo di meno a tutti, ma questa cosa comprende tante rievocazioni, non una, dalle grandi alle piccole, sono decine.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. La questione posta dalla collega Mollaroli non è peregrina, ma una questione che noi abbiamo valutato in Commissione e sulla quale avremmo trovato anche una sintesi che è quella nell’ordine del giorno aggiuntivo all’atto. Che nella nostra regione esistano associazioni di rievocazioni storiche e associazioni che svolgano una funzione di un certo rilievo, sia culturale che turistico nessuno lo vuol negare. Avremmo ritenuto più opportuno che questo tipo di manifestazioni trovassero un loro spazio nel piano del turismo per il rilievo e per le caratteristiche. Quindi non sono per sottovalutare l’importanza di questo dato. Prima è stata citata una proposta di legge depositata in Commissione. Esistono le condizioni per approvare una legge che consenta di dare una risposta a questo? Siamo in fine legislatura, c’è un programma, siamo in grado di poterlo fare, se vogliamo. Io ritengo che quella potrebbe essere la strada più giusta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 8.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 9. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 138.

Il Consiglio approva

Ricordo ai presidenti di gruppo che è stata inviata loro una proposta minima di lavoro da qui alla conclusione della legislatura. Va da sé che quella proposta può essere integrata con proposte di legge, proposte di atto amministrativo e anche sedute, qualora si riterrà necessario.
La seduta è tolta. Rinnovo gli auguri a tutti.

La seduta termina alle 20,40