Resoconto seduta n. 217 del 12/01/2005
La seduta inizia alle 11,50



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute n. 213 e n. 214 del 20 dicembre 2004 e n. 215 e n. 216 del 21 dicembre 2004.

(Sono approvati)



Solidarietà al presidente
del Consiglio dei ministri

PRESIDENTE. In apertura della seduta odierna voglio innanzitutto esprimere a nome di tutto il Consiglio regionale la solidarietà al Presidente del Consiglio dei Ministri per l'aggressione subita nei giorni scorsi.
Voglio ricordare che non bisogna far diventare la dialettica fra le idee e la differenza fra le posizioni politiche, attacco fisico personale e discredito per le istituzioni.
Rinnovo pertanto a nome mio e di tutto il Consiglio delle Marche i sentimenti di solidarietà al Presidente del Consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi.




Proposte di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate, in data 27 dicembre, ad iniziativa della Giunta, le seguenti proposte di legge:
— n. 282: «Norme in materia di accertamento della regolarità contributiva delle imprese», assegnata alla III Commissione;
— n. 283: «Norme in materia di bonifica», assegnata alla III Commissione in sede referente ed alla I per il parere obbligatorio:
— n. 284: Disciplina regionale in materia di polizia amministrativa locale», assegnata alla I Commissione in sede referente ed alla II per il parere obbligatorio.
In data 5 gennaio 2005 è stata presentata, ad iniziativa dei consiglieri Procaccini e Martoni la proposta di legge n. 285: «Interventi per sostenere e favorire la partecipazione e il protagonismo dei giovani nella società marchigiana e modifiche alla legge regionale 12 aprile 1995, n. 46», assegnata alla I Commissione in sede referente ed alla II per il parere obbligatorio.




Proposta di atto amministrativo
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata, in data 28 dicembre, ad iniziativa della Giunta, la proposta di atto amministrativo n. 157: «Progetto obiettivo “Tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro” (attuazione del PSR 2003/2006 – delibera consiliare n. 97/03», assegnata alla V Commissione.



Leggi regionali promulgate
dal Presidente della Giunta

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha promulgato le seguenti leggi regionali:
— in data 17 dicembre 2004 la n. 28: «Integrazione e modifica della legge regionale 3 giugno 2003, n. 12 “Tutela delle risorse genetiche animali e vegetali del territorio marchigiano»;
— in data 24 dicembre 2004 la n. 29: «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale della Regione (legge finanziaria 2005);
— in data 24 dicembre la n. 30, concernente: “Approvazione del bilancio di previsione per l’anno 2005 ed adozione del bilancio pluriennale per il triennio 2005/2007”».



Emanazione regolamento

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha emanato, in data 22 dicembre 2004, il regolamento n. 13: «Requisiti e modalità per l’autorizzazione e l’accreditamento dei servizi per l’infanzia, per l’adolescenza e per il sostegno alle funzioni genitoriali e alle famiglie di cui alla l.r. 13 maggio 2003, n. 9».




Sulla catastrofe naturale nei paesi del sud-est asiatico (Votazione proposta di risoluzione)

PRESIDENTE. Signori consiglieri, le parole non bastano per ricordare gli effetti dello straordinario evento naturale scatenatosi il 26 dicembre scorso sulle coste dell’India, dello Shri Lanka, della Thailandia, delle isole e degli altri territori del sud est asiatico.
Quanto è accaduto ha le caratteristiche e le dimensioni di una catastrofe epocale, ma sarebbe forse rimasto meno sotto i riflettori del mondo se non avesse colpito così tragicamente sia le popolazioni locali che un numero considerevole di cittadini dei paesi più civilizzati.
La natura questa volta ha distribuito dolore tra gli uomini di diverse nazioni, diverse culture, diverse condizioni sociali ed economiche, rivelando improvvisamente un assunto che lo sviluppo diseguale del mondo ci ha fatto dimenticare: la eguale fragilità umana davanti agli eventi naturali, e quindi la uguaglianza del valore di ciascuna vita.
La risposta immediata e "naturale" è stata la solidarietà, di ciascun sopravvissuto verso l'altro, di tutte le nazioni verso le nazioni colpite. E quindi ciò che ha meravigliato di più è stata la "meraviglia" per i gesti generosi di aiuto da parte delle popolazioni locali, povere e senza mezzi, nei confronti dei turisti appartenenti ai paesi più ricchi, perché in realtà questo evento ha prodigiosamente e silenziosamente riclassificato nelle nostre menti i valori preminenti dell'umanità.
Oggi parlare di aiuti, di soccorso, di solidarietà dei paesi ricchi nei confronti dei più poveri non ci appare retorico, oggi unanime e profondamente sentito è lo sforzo degli uomini, delle organizzazioni, delle istituzioni per portare aiuto alle popolazioni e ai territori colpiti da questo cataclisma.
Che questa sensazione non ci sfugga, in particolare a noi che abbiamo la responsabilità del governo della cosa pubblica, che non sfugga quando la tensione per il tragico evento si allenterà, che continui a guidarci nelle politiche che metteremo in atto nei confronti dei nostri cittadini, di coloro che vengono nel nostro paese spinti dalla necessità, delle tante popolazioni in difficoltà di questo
vastissimo mondo.
L'Ufficio di presidenza e il Consiglio regionale intendono mettere intanto a disposizione degli interventi regionali di aiuto ai paesi dell'Asia toccati dalla tragedia, le economie della gestione del bilancio del Consiglio del 2004, pari ad almeno 200.000 euro e chiede di dedicare il prossimo 10 dicembre la “Giornata della pace” alla valutazione di tali aiuti.
Unendo all’iniziativa di altri organi istituzionali propongono inoltre di destinare una quota dell’indennità di consigliere agli aiuti che saranno disposti dalla Regione Marche.
Vogliono infine esprimere il più commosso e sentito cordoglio per l'immane perdita di vite umane lanciando un forte appello alle organizzazioni internazionali e tutti coloro che prestano azione di soccorso per innalzare la vigilanza sul grave problema dell'infanzia abbandonata dopo il disastro, bloccando il disumano commercio delle giovani vite.
Un pensiero particolare ai nostri connazionali e ai marchigiani rimasti vittime del cataclisma, a coloro che sono ancora dispersi, alle loro famiglie che vivranno momenti di angoscia e di disperazione.
Uniti al dolore di tutti coloro che sono stati colpiti dalla tragedia, propongo un minuto di silenzio.

(Il Consiglio osserva un minuto di silenzio

PRESIDENTE. Ha la parola il Presidente D’Ambrosio.

Vito D’AMBROSIO, Presidente della Giunta. Innanzitutto mi unisco alle espressioni del presidente Minardi, sia relativamente all’episodio che ha visto coinvolto il Presidente del Consiglio dei ministri, sia relativamente al cordoglio, alla solidarietà e alla necessità di riflettere a fondo sui tragici messaggi che vengono dai fatti del 26-27 dicembre, che hanno visto coinvolti e in maniera così pesante, un così gran numero di paesi e un così gran numero di persone, anche se vorrei sottolineare che on possiamo preoccuparci soltanto delle tragedie nelle quali noi siamo direttamente o indirettamente coinvolti. Ci sono, ci sono state, rimangono nelle pagine buie della storia di questi anni, di questi mesi vicende altrettanto tragiche o ancora più tragiche, delle quali si parla molto poco, purtroppo, sia che riguardino episodi endemici di guerra, di scontro armato, sia che riguardino anche altri episodi, altre catastrofe naturali in cui il bilancio è ancora più pesante di questo ma delle quali abbiamo parlato non noi personalmente, ma alle quali l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale è stata fissata per pochissimo tempo, addirittura per nessun tempo e non vorrei che questo “occidentalicentrismo” diventasse la chiave di lettura anche di queste cose così tragiche.
Passando a quello che noi come Regione Marche abbiamo fatto, facciamo, intendiamo fare e faremo a seguito della catastrofe naturale nei paesi del sud-est asiatico, vorrei informare i colleghi e la comunità marchigiana di quello che abbiamo fatto, perché penso che l’esempio della Regione sia stato estremamente positivo e di questo ringrazio moltissimo tutti quelli che si sono prodigati per ottenere questo tipo di risultato.
La notizia dello spaventoso terremoto con conseguente maremoto nell'area dell'oceano indiano, diffusa dagli organi di informazione, è stata immediatamente valutata nella sua gravità dalla sala operativa regionale di protezione civile che, come è noto, opera senza soluzione di continuità anche nei giorni festivi.
Dai primi contatti telefonici stabiliti con il dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri si è avuta la conferma che si trattava di un evento eccezionale, con conseguenze diffuse su un'area molto vasta incidente su diverse nazioni asiatiche.
Dato lo scenario che si andava delineando in maniera sempre più netta, ho incaricato la struttura regionale di protezione civile di manifestare al dipartimento nazionale la disponibilità a partecipare alle operazioni di soccorso, in quanto sono stato avvertito immediatamente telefonicamente, ho mantenuto uno strettissimo contatto telefonico soprattutto con il capo di gabinetto che, grazie anche alla sua esperienza di responsabile della struttura di protezione civile, ha fatto da interfaccia sia con me, sia con la protezione civile regionale, sia con il dipartimento nazionale.
Alle ore 20 circa del 26 gennaio il dipartimento nazionale contattava la regione per verificare la possibilità di impiego del modulo di pronto intervento sanitario, composto da volontari appartenenti alla sanità regionale (ARES) e da personale logistico della protezione civile, costituito con materiali assistenziali ed attrezzature depositati presso il centro di Passo Varano di Ancona.
La richiesta di intervento è stata confermata intorno alle ore 22 della stessa sera, con invito ad essere operativi ed autosufficienti presso l'aeroporto militare di Pratica di Mare (Roma) entro le ore 7 della mattina successiva.
Da quel momento, sotto il coordinamento dell'assessore regionale alla protezione civile, che colgo l’occasione per ringraziare per l’impegno che ha messo e che continua a mettere e che lo vedrà oggi pomeriggio partecipare, a Pesaro, a una riunione regionale e successivamente a delle riunioni nazionali, ad una delle quali è presente oggi l’assessore alla sanità Melappioni, proprio per coordinare l’intervento delle Regioni, è iniziata una corsa contro il tempo per predisporre le attrezzature, i mezzi ed i materiali necessari per la delicata missione internazionale.
La risposta del personale della sanità e di quello della protezione civile è stata immediata, ed in poco tempo sono state affrontate e risolte le questioni più urgenti, quali ad esempio:
— regolarizzazione dei passaporti di alcuni componenti il gruppo di missione da parte della Questura di Ancona; attivazione delle farmacie dell'ospedale geriatrico "Sestilli" e dell'ospedale di Torrette per il reperimento di farmaci ed attrezzature sanitarie;
— ricerca ed acquisto, presso la cooperativa COBAR alla stazione ferroviaria di Ancona, di acqua e viveri per garantire la autosufficienza del gruppo di missione;
— predisposizione e messa in funzione degli apparati di radiocomunicazione locali ed internazionali;
— assegnazione da parte del compartimento della Polizia Stradale per le Marche di una pattuglia per la scorta del convoglio di soccorso da Ancona a Roma.
La scelta del dipartimento nazionale della protezione civile di coinvolgere in prima istanza soltanto la nostra regione con il modulo di pronto intervento, è legata al fatto che da qualche tempo gli assessorati alla sanità ed alla protezione civile marchigiani hanno avviato uno specifico progetto sperimentale in ambito nazionale per affrontare le varie tipologie di emergenze sanitarie, assicurando la specifica formazione del personale alla tematica della medicina delle catastrofi, ed acquisendo la dotazione di una struttura campale ospedaliera modulabile secondo le diverse esigenze emergenziali.
Colgo l’occasione per dire che “la prova sul campo” dell’ospedale da campo che poi abbiamo mandato nel sud-est asiatico si è avuta a Loreto durante la grande manifestazione per l’Azione Cattolica e per l’intervento del Santo Padre all’inizio di settembre.
Il gruppo di missione, composto da tre medici (Marco Esposito, Marco Cingolani, Andrea Orlandini), tre infermieri professionali (Pietro Tittarelli, Marco Vallorani, Antonio Taffi) e due tecnici del servizio regionale di protezione civile (ing. Susanna Balducci, per. ind. Gabriele Rossini), alle ore 3 circa del 27 mattina ha lasciato Ancona per raggiungere l'aeroporto romano ed unirsi al gruppo di intervento del dipartimento nazionale.
Il paese di destinazione della missione è stato la Thailandia.
In particolare il gruppo è atterrato all’aeroporto di Phuket il giorno 27/12/04 (locale 28/12/04).
Già nella giornata di arrivo, le squadre sanitarie si dedicavano alla cura dei feriti ed effettuavano sopralluoghi negli ospedali dell'isola.
Veniva poi individuato, quale sede per l'insediamento di un centro operativo per il coordinamento degli interventi, un club italiano nella località di Patong, a 9 Km da Phuket Town.
Tale centro è divenuto punto di riferimento per tutti coloro che avevano bisogno di informazioni validate e di risposte alle problematiche emerse a seguito della catastrofe (accoglienza, emissione di documenti d'identità, rimpatrio, soccorso sanitario, ricerca dispersi, individuazione delle salme) nonché centro di coordinamento logistico (comunicazioni, trasporti, rapporti con le autorità locali) per il supporto di tutti gli interventi realizzati.
Il modulo di pronto intervento sanitario è stato impegnato, sin dalle prime ore, come già premesso, nella ricerca di feriti negli ospedali di tutte le località della zona maggiormente colpite dal maremoto (Kho Pi Pi, KhaolaK, Krabi, Kuang Mhai, Takuapa, Patong, Talang), che distavano anche centinaia di chilometri da Phuket Town, a cui venivano assicurate prestazioni sanitarie, trasporto nell'ospedale individuato quale riferimento centralizzato (il Bangkok Phuket Hospital) e/o ricovero presso il posto medico avanzato del centro operativo di Patong, realizzato con le strumentazioni e i materiali sanitari della struttura campale al seguito del gruppo.
Sono stati rimpatriati 370 italiani, tra cui 18 feriti assistiti anche durante il volo di rientro, e si è assicurata la presenza di un nucleo sanitario e di supporto logistico fino al giorno 07/01/05, anche dopo il rimpatrio di tutti gli italiani interessati dall'emergenza.
Purtroppo la squadra marchigiana ha dovuto curare anche il rimpatrio della salma dell'ing. Fabrizio Fanesi, originario di Osimo, per il cui decesso esprimiamo la nostra vicinanza ai familiari ed in particolare al giovanissimo figlio.
Parte delle strumentazioni sanitarie e dei farmaci costituenti la dotazione della struttura campale impiegata in Thailandia, sono stati donati alle autorità governative locali per le necessità relative all'emergenza in atto.
In concomitanza con la prima fase di intervento, strettamente legata alle attività di protezione civile, si sono incominciate a delineare anche le possibili aree di azione sulle quali canalizzare la generosità della popolazione, delle istituzioni e delle imprese marchigiane.
In particolare:
— I'ANCI ha messo a disposizione un proprio conto corrente per la raccolta delle donazioni degli enti locali;
— la Banca delle Marche ha attivato uno specifico conto corrente (n. 5500) per la raccolta delle offerte della popolazione e delle imprese, offerte che saranno poi messe a disposizione della regione per progetti di cooperazione condivisi (progetto "PER RIALZARE L'ASIA);
— il GUS (Gruppo di Umana Solidarietà) di Macerata, organizzazione umanitaria a carattere internazionale, ha raccolto fondi anche tramite la fondazione "La Stampa Specchio dei tempi" e la provincia di Ascoli Piceno, da destinarsi ad uno specifico progetto di rilancio dell'economia locale nello Sry Lanka mediante la donazione di imbarcazioni ai pescatori sinistrati;
— altre organizzazioni (Caritas, Croce Rossa, ANPAS, e non solo) si sono attivate con autonome iniziative.
La partecipazione della Regione alle iniziative solidaristiche è stata concertata a livello locale in due specifiche riunioni svoltesi lo scorso 5 gennaio, la prima con tutte le organizzazioni non governative ed umanitarie operanti nelle Marche, la seconda con le rappresentanze degli Enti Locali e con le organizzazioni di volontariato di protezione civile.
In questi due incontri, in linea con le indicazioni nazionali, si è deciso di proporre la effettuazione di interventi coordinati in ambito regionale, aventi il carattere della continuità e della organicità.
Nel frattempo si sono tenute anche riunioni a livello nazionale, per concordare ed armonizzare gli interventi del nostro paese rispetto al contesto internazionale. In particolare:
— il 4 gennaio presso la sede della Regione Abruzzo, capofila in materia di protezione civile, per programmare la spedizione di un aereo carico di aiuti mirati (presidi di medicazione, apparati per il trattamento e il confezionamento dell'acqua, materiale scolastico) messi a disposizione dalle regioni italiane (la nostra regione ha partecipato con una insacchettatrice per acqua resa disponibile dalla provincia di Ascoli Piceno);
— il 10 gennaio presso il Ministero degli Affari Esteri, al quale la nostra regione ha partecipato con il ruolo di capofila, per delineare il programma di cooperazione internazionale;
— il pomeriggio del 10 gennaio presso la nostra delegazione di Roma, per concordare con le altre regioni le linee guida per gli interventi post-emergenziali.
Nella giornata di oggi sono invece convocate:
— la riunione tecnica della Conferenza Unificata per le ore 12.00;
— la riunione tecnico-politica della sanità per le ore 14.00; entrambe quali riunioni preparatorie per la conferenza dei presidenti e per la conferenza unificata convocate per la giornata di domani.
In conclusione, le linee di intervento sulle quali si sta impegnando la nostra regione d'intesa con i competenti organismi nazionali possono così riassumersi:
— prosecuzione della collaborazione con il dipartimento della protezione civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri per tutti gli interventi di carattere emergenziale;
— incentivazione della raccolta di fondi tramite i conti correnti allo scopo attivati, per il reperimento di risorse da aggiungersi a quelle pubbliche, per la effettuazione di interventi di sostegno;
— supporto e collaborazione alle organizzazioni umanitarie e volontaristiche regionali nella attuazione degli interventi di solidarietà nelle zone sinistrate;
— elaborazione e attuazione di specifici progetti di cooperazione a valenza regionale, preferibilmente nelle aree geografiche in cui hanno già operato teams marchigiani, nei settori della: 1. collaborazione scientifica e tecnologica per la previsione e prevenzione delle catastrofi naturali; 2. tutela dei minori; 3. riabilitazione infrastrutturale (strade, scuole, ambulatori, acquedotti, ecc.).
Quale gesto concreto di partecipazione della Regione alla raccolta di risorse da destinarsi agli interventi di cooperazione nei paesi del sud-est asiatico, nella seduta di giunta di ieri si è avviato il procedimento per rendere immediatamente utilizzabile la somma di 400.000 euro, comprendente anche l’importo di almeno 200.000 euro resi disponibili dall’avanzo di amministrazione del Consiglio regionale.
Facendomi interprete dei sentimenti del consiglio e della giunta regionale, desidero ringraziare tutti i marchigiani che hanno concretamente operato per contribuire ad alleviare le sofferenze delle popolazioni colpite da questa terribile sciagura, sia intervenendo direttamente, sia partecipando alle donazioni.
Vorrei aggiungere una sola riflessione. L’emergenza non è finita, c’è un periodo successivo in cui bisognerà impegnarsi e ci sarà spazio e necessità di interventi che, al di là anche di quel poco o tanto di notorietà dovuta alla presenza lì, avrà bisogno di soggetti che siano capaci, tenaci, professionalmente preparati, perché dobbiamo collaborare e cooperare con una macchina organizzativa di dimensioni enormemente complesse per fare fronte ad una catastrofe naturale che per la sua dimensione, per il numero di paesi che ha coinvolto, per il numero di soggetti e per i problemi enormi che pone, non sarà di breve durata.
Seguo in prima persona tutta la problematica che, per ora, è sotto la responsabilità diretta del Presidente.

PRESIDENTE. In Conferenza dei presidenti di gruppo abbiamo concordato lo svolgimento della seduta relativamente a questo punto all’ordine del giorno. Non mi pare che vi siano richieste di intervento, quindi concludiamo la discussione con una proposta di risoluzione, che è sottoscritta da tutti i presidenti di gruppo. La pongo in votazione.

Il Consiglio approva



Ordine dei lavori

PRESIDENTE. Ha la parola, sull’ordine dei lavori, il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. A nome del gruppo di Forza Italia chiedo la trattazione, dopo le interrogazioni, come primo punto all’ordine del giorno, della proposta di legge n. 107 che riguarda la modifica della legge regionale 8.3.1990, n. 13 concernente “Norme edilizie per il territorio agricolo”.
Già la proposta di legge n. 92 firmata da Avenali, Tontini, Silenzi, Marconi, Ascoli, Luchetti e Rocchi è stata presentata il 9 novembre 2001. Il 12 febbraio 2002 il gruppo di Forza Italia ha presentato una propria proposta di legge, quindi la Giunta regionale ha presentato una propria proposta di legge il 10 giugno 2002 e il 25 giugno abbiamo iniziato le audizioni che si sono concluse, sempre nel 2002. Oggi siamo nel 2005, penso che qualcuno ha giocato sugli interessi della comunità marchigiana che aveva e ha tuttora delle aspettative, quindi penso che sia ingiusto che in questa legislatura non si affronti questo problema che è sentito non solo a livello di categorie, ma soprattutto per lo spopolamento cui stiamo assistendo in questi anni con l’acquisto di queste abitazioni che sono lasciate nel più completo abbandono da parte di alcuni coltivatori diretti che non hanno la possibilità di poter ospitare i propri figli. Queste abitazioni vengono acquistate da stranieri, soprattutto inglesi e tedeschi.
Se questo è l’obiettivo di qualcuno, per far sì che della campagna marchigiana si approprino gli stranieri ne prendiamo atto, ma se invece c’è la volontà di rimettere in moto la macchina, di dare la possibilità di fare nuove stalle, di far sì che questi agricoltori marchigiani, gente seria che lavora, si adeguino alle nuove normative, dobbiamo dare queste risposte, positive o negative. La fuga e non voler rispondere sono fatti non civili. Noi poniamo il problema con forza, vogliamo l’iscrizione di questo punto all’ordine del giorno, perché dopo che si è pronunciata anche la Giunta regionale su questo problema e ci sono state delle audizioni, vogliamo che a queste persone venga data una risposta. Quindi chiediamo che questo punto venga inserito al primo punto dell’ordine del giorno, dopo le interrogazioni.

PRESIDENTE. A margine della Conferenza dei presidenti di gruppo mi è stata avanzata la seguente proposta: continuare senza interrompere i nostri lavori alle 13,30, prevedendo le comunicazioni del Presidente, poi la trattazione della proposta di legge regionale n. 241, la proposta di atto amministrativo n. 141, la proposta di atto amministrativo n. 154 e le nomine. La proposta è di organizzare l’ordine dei lavori limitatamente a questi quattro punti.
Pongo intanto in votazione la proposta del consigliere Brini di anticipare la discussione del punto 23 dell’ordine del giorno.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione la proposta di continuare i nostri lavori senza interromperli alle 13,30, secondo il seguente ordine: comunicazioni del Presidente della Giunta sull’Aerdorica; proposta di legge regionale n. 241; proposta di atto amministrativo n. 141; proposta di atto amministrativo n. 154; nomine.

Il Consiglio approva



Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale in ordine alla nomina del consiglio di amministrazione della società Aerdorica

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca le comunicazioni del Presidente della Giunta sull’Aerdorica.
Ha la parola il Presidente D’Ambrosio.

Vito D’AMBROSIO, Presidente della Giunta. L'elezione del consiglio di amministrazione dell'AERDORICA SPA è avvenuta il 3 dicembre 2004 presso la sede della società durante l'Assemblea che ha visto la presenza dell'intero capitale sociale; l'Assemblea doveva eleggere il c.d.a. secondo la tassativa scadenza fissata nella precedente Assemblea del 9 novembre.
L'ordine del giorno recava oltre all'elezione del Consiglio di Amministrazione anche modifiche statutarie che si tralasciano per brevità.
Durante la parte ordinaria dell'Assemblea, su proposta del rappresentante della Regione Marche Assessore Marco Amagliani, è stata posta in votazione una lista unica di 9 membri in base all'art. 21 dello Statuto, comprendente, oltre ai tre rappresentanti dei privati (Bianconi Paolo, Mondavi Giuseppe e Saronne Giovanni, in qualità di Vice Presidente), i rappresentanti dei soci pubblici e precisamente: Mentrasti Edoardo (in qualità di Presidente) e Paoletti Franco proposti dalla Regione Marche, Grifa Matteo, proposto dai comuni di Senigallia, Falconara, Jesi e Chiaravalle, e Pigliapoco Sauro, proposto dalle Province di Ancona, Pesaro e Urbino, Ascoli Piceno e Macerata.
Inoltre, in attesa che il Comune di Ancona e la Camera di commercio di Ancona trovino un'intesa, sono stati proposti due tecnici della Regione (l’arch. Paolo Pasquini e l’avv. Paolo Costanzi) che si dimetteranno non appena le proposte dei suddetti Enti saranno espresse.
L'Assemblea ha votato la suddetta proposta, con il voto favorevole dell'82,7% del capitale sociale e l'astensione di 3 soci pari al 5,89% del capitale sociale (CCIA, Comuni di Falconara e Chiaravalle).
A tale soluzione si è pervenuti dopo una lunga serie di consultazioni e la definizione di un accordo parasociale con i soci privati, in via di definitiva approvazione da parte dei soci pubblici, che permetterà di rilanciare il ruolo della società AERDORICA attraverso impegni coordinati di tutti i soci e una iniziativa articolata in particolare dei soci pubblici sulla promozione.
Tale accordo parte dal presupposto che il sostegno e l'incentivazione del traffico aereo e locale costituiscono uno dei fattori propulsivi per lo sviluppo del territorio e la crescita dell'economia marchigiana.
Quindi la realizzazione di iniziative a sostegno dell'attività dell'aeroporto di Ancona-Falconara e il coordinamento delle stesse rappresenta un motivo fondante per tale accordo.
L'accordo medesimo era stato presentato e approfondito con i rappresentanti dei soci pubblici in una riunione precedente l'Assemblea.
La Giunta regionale, nella seduta del 2 dicembre 2004, aveva condiviso la proposta del Vice Presidente — io ero in quel momento assente dall’Italia — di indicare quali rappresentanti regionali nel nuovo Consiglio di Amministrazione dell'Aerdorica, Franco Paoletti (non proponibile quale candidato alla Presidenza) ed Edoardo Mentrasti, e di delegare l'Assessore Amagliani a rappresentare l'Ente Regione Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Intanto esprimo l’amarezza perché il Presidente, nel corrispondere ad una esigenza ne ha disattesa un’altra. Noi avevamo proposto un dibattito a due voci, cioè la possibilità di discutere oggi della politica delle nomine d parte della Giunta regionale e per nomine intendevamo la vicenda, drammatica sul piano politico, dell’Aerdorica ma la vicenda altrettanto drammatica, sul piano politico ma anche economico, dell’autorità portuale. Il Presidente ha ritenuto opportuno rispondere solo su questo aspetto, io prendo atto con disappunto...

Vito D’AMBROSIO, Presidente della Giunta. Io mi ero detto disponibile a rispondere su tutto, ho visto all’ordine del giorno solo questo punto e ho risposto su questo. Se volete, sull’altro risponderò la volta prossima, non c’è nessun problema.

Roberto GIANNOTTI. Presidente, è stato disattento, perché...

Vito D’AMBROSIO, Presidente della Giunta. No, non sono stato disattento. Quando è arrivato l’ordine del giorno ho chiesto se quell’ordine del giorno era stato concordato, quindi ritenevo che fosse quella la priorità.

Roberto GIANNOTTI. Non è stato concordato, perché io ho chiesto in Consiglio regionale — ci sono i nastri e c’è la stampa presente che può testimoniare —...

Vito D’AMBROSIO, Presidente della Giunta. Consigliere Giannotti, non ho alcun problema a rispondere nella prossima seduta.

Roberto GIANNOTTI. Credo che se c’è una cosa che va detta è questo giudizio di assoluta insufficienza del Presidente della Giunta regionale su questa materia. Non è una distinzione di lana caprina, è un fatto reale che su questa vicenda la scelta del “Governatore” delle Marche ha pesato più di quanto abbia pesato la scelta dell’Esecutivo regionale. Anzi, mi correggo: la scelta dell’alleanza D’Ambrosio-Rifondazione comunista ha contato più del peso della componente diessina, Margherita, socialdemocratica, con la colletta di questa Giunta, perché il dato politico è questo e per essere chiari credo che sia doveroso citare uno spettatore, anzi un interprete non avvezzo alla frequentazione dei locali del Consiglio regionale, che dice, in relazione a questa nomina: “Ignorare le proposte di due enti locali è un insulto alle istituzioni e tirare in ballo la marchigianità un alibi. La Regione è colonizzata da manager umbri, toscani ed emiliani, abbiamo addirittura un dirigente al turismo che viene dal Trentino. Ma a noi non serve la pulizia etnica...

Lidio ROCCHI. Chi è questo dirigente?

Roberto GIANNOTTI. Te lo dico...
“Allo sviluppo dello scalo marittimo serve una persona capace e per esso non conta il luogo di nascita. I lavoratori del porto non hanno bisogno di capipopolo né di “capi bastone” piuttosto esperti.
Domanda: abbiamo capito, D’Ambrosio bocciato, ma con tutta la Giunta?” “Il “Governatore” è lui, risponde l’on. Galeazzi, che fino a prova contraria è un esponente qualificato dei democratici di sinistra”.
“Ripeto, l’occupazione politica fa guasti. Correttezza vorrebbe che in prossimità delle elezioni il Presidente rispettasse un “semestre bianco”.
Questi sono alcuni passaggi di un’intervista dell’on. Galeazzi sulla vicenda dell’autorità portuale, ma credo che il giudizio di valore che esprime questa intervista sia abbastanza significativo.
Un altro esponente di primo piano della nomenclatura diessina della provincia di Ancona definisce il caso dell’Aerdorica una spartizione. Quindi non lo dicono i gruppi di opposizione. Si parla di lottizzazione, si parla di scelte personali, si parla sostanzialmente di nanismo politico, perché questo verrebbe affermato dalle scelte compiute in ordine alle nomine di due riferimenti importanti del servizio infrastrutturale delle Marche, perché non parliamo della gestione delle piazzole di sosta del servizio autotramviario ma parliamo del porto e dell’aeroporto, quindi due strutture fondamentali che sono ai primi posti nella scala delle priorità per recuperare un ruolo centrale a questa Regione che è marginalizzata rispetto al contesto nazionale. Se ci mettete i limiti rispetto a questi due ambiti, se ci mettete le difficoltà del traffico stradale legate alla inadeguatezza del tratto autostradale, il quadro che ne fuoriesce è sostanzialmente grave.
Non sono solamente Sturani e Galeazzi che fanno questo attacco a fondo al Presidente della Giunta regionale, ma lo stesso assessore Rocchi all’Ansa dice: “La scelta della Regione non ci convince sul piano del metodo”, quindi una censura precisa di un assessore sul piano del costume politico. Dice ancora Rocchi: “E’ necessario operare delle scelte condivise, le decisioni vanno maturate sentendo tutte le forze politiche della maggioranza”. Ha ragione Rocchi, io sono d’accordo. Rocchi, sostanzialmente, dice le cose che noi riteniamo. Se in questa legislatura c’è un segno sul piano politico che rimane per i posteri, è questo rapporto di amore infinito fra il Presidente e Rifondazione comunista: l’un con l’altro si sono scambiati favori e solidarietà in tutta una serie di vicende; R’ inutile riprendere il rimpasto, il siluramento della Cecchini, l’elevazione del consigliere Amagliani, tutto quello che ne è conseguito, la solidarietà di Rifondazione comunista a questa Giunta che non è mai mancata.
Questi fatti segnalano un pessimo costume politico, qui si tratta esclusivamente di lottizzazione fra alcuni partiti della maggioranza. Lottizzazione che ha escluso il principale partito dell’opposizione, comunque lo ha considerato poco, ha escluso per certi versi la Margherita, se è vero che su una di queste due delibere gli assessori Ascoli e Spacca hanno abbandonato la seduta della Giunta per non assumersi la responsabilità di quello scempio che è stato fatto con le nomine dell’autorità portuale, questo ping-pong continuo, alla faccia della concertazione. Come si fa da una parte contestare al Governo, voler imporre un proprio nome saltando la concertazione e dall’altra si rimpalla quotidianamente cercando di imporre un nome che va bene alla presidenza della Giunta e pretendere poi di essere capiti?
Comunque il problema è che su queste vicende assistiamo a una forma di lottizzazione selvaggia che privilegia questo rapporto, su questa vicenda si è introdotto un elemento ancora più grave rispetto al quale vorrei veramente sentire un cenno da parte dei consiglieri, cioè c’è una rottura con i diversi livelli istituzionali.
E allora, ci può essere l’istituzione di comodo che dice “bene sia”, ma c’è il Comune di Ancona che su questa vicenda ha assunto una posizione chiara, ha detto delle cose chiare, rispetto alle quali non si può fare finta di niente e il Comune di Ancona ha detto che D’Ambrosio ha compiuto un abuso sul piano politico, ha compiuto una scorrettezza, perché ha rotto sul piano del rapporto essenziale. Ma come fa il Presidente della Giunta regionale a fare la nomina all’Aerdorica e all’autorità portuale senza tenere in considerazione la prima priorità istituzionale che è quella rappresentata dal Comune capoluogo?
Non so cosa aveva in mente D’Ambrosio: forse dare qualche picconata a questa maggioranza? Credo che questo sia comunque un dato che segnala, se ce ne fosse ancora bisogno, lo stato di degrado di questa Giunta regionale che è solo capace di fare debiti, che è solo capace di spremere i marchigiani con una amplificazione della pressione fiscale, che è assente sul piano della progettualità ifnrastrutturale, che è assente sul piano delle politiche serie, quelle per lo sviluppo, quelle per settori produttivi, quelle per la cultura e via dicendo.
La cosa più grave è che rispetto al discorso di oggi mi sarei aspettato dal Presidente qualche valutazione sulla situazione dello scalo aeroportuale. Che l’Aerdorica sia in grossa difficoltà finanziaria è un dato oggettivo, se è vero che questa società ha perso due milioni di euro l’anno: 2,5 milioni nel 2001, 1,6 milioni nel 2002, 3,9 milioni nel 2003, 2,5 milioni nel 2004.
Di fronte a un’azienda che ha questa voragine finanziaria, qualche problema me lo porrei.
Questa situazione finanziaria ha comunque richiamato un dato: che bisognava privilegiare la gestione tecnica rispetto a quella politica. La Giunta regionale ha fatto completamente l’opposto, ha scelto un politico con una esperienza politica, perché il sig. Mentrasti è stato, fra l’altro, consigliere e assessore in questa Giunta, non credo che abbia avuto molti “ottimo” in pagella durante la sua esperienza, fatelo dire a chi c’era e non a chi non c’era. Andava forse fatta una scelta diversa, di un’altra caratura per superare questa difficoltà economica, per il rilancio, trovando manager all’altezza.
L’altra nota negativa che viene da una lettura della situazione dell’Aerdorica è quella del non aumento dei passeggeri, perché se è vero che c’è stato un aumento su sala regionale dei passeggeri dell’1% contro il 9% su scala nazionale, siamo al secondo fallimento, oltre a quello finanziario, così come ci sono stati altri problemi riguardo al complesso della attività di questa azienda.
Rispetto a questo c’era la scelta principe da fare, cioè che la Regione si sottraesse da questo tentativo che continua ad esprimere, di esercitare la gestione del fatto pubblico — vale per l’aeroporto come vale per tutta una serie di motivi — ma si limitasse al suo vero ruolo, che è un ruolo di programmazione, di indirizzo, di definizione degli obiettivi strategici. La Regione non può continuare a sporcarsi le mani in questo modo.
Ho visto che si tenta di recuperare la spaccatura con il Comune di Ancona congelando la presenza di questo Comune nel consiglio di amministrazione. Abbiamo messo due funzionari della Regione a scaldare la sedia, questo è il termine esatto, ma dall’altra parte abbiamo disatteso un’esigenza legittima. Noi abbiamo chiesto e chiediamo che la politica sia meno arrogante, che sia riconosciuto il ruolo delle opposizioni in questo Consiglio, che comunque la rappresentanza politica in questi organismi non sia un fatto totalitario, così come avvenuto. C’è una specifica richiesta delle opposizioni di avere una loro rappresentanza, se si mantiene questo livello. Se si fa una scelta diversa, allora non si mandano politici, si fa una scelta tecnica. Ma se è così non capisco perché non si debba tenere conto della richiesta legittima dell’opposizione.
Il nostro è un giudizio di assoluta insufficienza dell’azione del Presidente della Giunta regionale e di quanti all’interno della Giunta lo hanno sostenuto in queste due scelte scellerate.

Presidenza del Vicepresidente
SANDRO DONATI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. In occasione della discussione sul bilancio i Comunisti italiani hanno espresso anche una valutazione rispetto a questo problema, quindi oggi svolgerò un intervento molto breve per ribadire che in questa occasione non è stata seguita una scelta politica nello spirito della coalizione, ma è stata seguita la strada dell’occupazione dei posti tanto più che il Presidente D'Ambrosio si era impegnato, in una riunione con i partiti che non fanno parte della Giunta e che non sono in Consiglio regionale, ma che sono parte attiva, molto attiva del centro-sinistra: Comunisti italiani, Verdi, Italia dei valori e Repubblicani europei.
A queste forze politiche veniva chiesta una rosa di nomi di competenza più che di appartenenza per la presidenza della società Aerdorica. In realtà — qui sta l’elemento di ambiguità e anche un elemento di slealtà — la scelta già era stata fatta. Sappiamo, possiamo intuire che ci sia stato un braccio di ferro tra chi ha imposto e chi si è fatto imporre, ma questa è una logica ricattatoria, non è una logica politica. L’assessore Amagliani ha scritto sulla stampa “chi mi critica si faccia avanti”. Noi, che pure per altri versi lo stimiamo, lo critichiamo a testa alta, perché in realtà no n c’è dubbio che l’assessore Amagliani ed il suo partito sono stati bravi, anzi bravissimi, hanno ottenuto quello che volevano: un posto in più in un organismo molto importante. Tuttavia, a nostro modo di vedere hanno compiuto ancora una volta un grave errore politico di valutazione e di direzione politica collegiale: hanno contribuito da aumentare le difficoltà del centro-sinistra, hanno, insieme agli altri partiti della Giunta, aumentato il conflitto con le altre amministrazioni pubbliche, tutte rette dal centro-sinistra. Hanno agito con un’ottica miope e non con lo spirito e l’obiettivo di rafforzare la coalizione. Si è utilizzata la forza non per la politica ma per gli assetti, per gli organigrammi. E’ stato così per l’Assam, a suo tempo per la formazione professionale, per l’Asur e oggi per l’Aerdorica.
Tutto ciò, se da un lato rappresenta una forza di imporre, dall’altro rappresenta una debolezza, una grande debolezza, una subalternità ad una logica autoreferenziale che assume i connotati della spartizione.
Non è in discussione, quando svolgiamo questa critica dura, durissima, la competenza di chi è stato nominato alla presidenza dell’Aerdorica, anzi gli facciamo i migliori auguri di buon lavoro. Non è questo il problema: tutte le proposte erano adeguate. Anche le nostre proposte erano di spessore come quelle delle altre forze politiche. Ma non è questo il punto. La modalità seguita ha diviso la maggioranza politica, ha indebolito e diviso la parte pubblica dell’Aerdorica — Comune di Ancona, alcune Province, Camera di commercio — ha rafforzato la parte privata. Anzi, con i privati c’è stato un accordo preventivo. Questa modalità sbagliata, a nostro modo di vedere rischia di socializzare le perdite e il deficit dell’Aerdorica e di privatizzarne la direzione politica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. E’ evidente a tutti che il vettore aereo, da qui ai prossimi decenni sarà il vettore leader del trasporto, quindi lo sviluppo delle Marche dipenderà dalla capacità, da una parte di implementare la rete stradale e autostradale, ma dall’altra di sviluppare la comunicazione aerea. E’ un dato centrale dell’agenzia del futuro. Vorrei ricordare due episodi, uno che ho vissuto personalmente, un altro che riguarda il più grosso gruppo economico della regione, che è il gruppo Merloni. Una volta nella nomina di uno dei massimi esponenti manageriali, nella selezione fu individuato per il gruppo Merloni un personaggio importante dell’economia italiana: quando vide che i collegamenti aerei delle Marche erano scarsi disse no. E’ capitato più volte a me: quando invito intellettuali, esponenti politici e vedono che i collegamenti con le Marche, con Ancona sono modesti — non ci sono gli orari, non ci sono gli aerei, non ci sono le coincidenze giuste — rispondono “non posso venire, mi è troppo difficile”. Questo significa, a un certo momento, che è importante avere un buon sistema di trasporto aereo.
Qui stiamo parlando della gestione dell’Aerdorica, l’organismo che si occupa della gestione dell’aeroporto.
Il riassunto della filosofia del rinnovo del consiglio di amministrazione è stato questo: debiti contro nomine. Ci sono dei buchi in bilancio, ci sono dei debiti, avvaliamo determinate nomine se la Regione si fa carico dei debiti. Quindi il paradigma è questo. E questo è il patto parasociale. Non mi scandalizzo più di tanto, perché nella gestione di tutti gli organismi cosiddetti aziendali, con interessi economici, è chiaro che i conti sono più importanti di qualsiasi linea politica. Quindi debiti contro nomine. I privati, che in altre condizioni avrebbero fatto un disastro per quella nomina, nel momento in cui si incassano i soldi di debiti pregressi non hanno fatto una smorfia, addirittura chi ha criticato, uno dei più autorevoli industriali marchigiani che è anche il capofila dei soci privati, ha detto “va bene così”. Questo ci deve far riflettere.
Accanto a questa partita pubblico-privato se ne è giocata un’altra ed è una partita politica interna alla maggioranza, su chi avesse più forza per imporre il suo uomo e visto che il vettore aereo, non so per quale ironia della sorte, tocca all’ala dell’estrema sinistra della maggioranza, la partita si è giocata tutta tra Comunisti italiani e Rifondazione comunista, Rifondazione comunista ha dimostrato di avere più muscoli e ha imposto il suo uomo. E’ una partita politica di maggioranza e nulla quaestio, “roba vostra” come si potrebbe dire, però il dato evidentemente è che l’aspetto più grande era quello di debiti contro nomine.
La partita è chiusa? No, non è chiusa, non perché oggettivamente prima il Presidente D'Ambrosio l’ha detto quando ha ricordato che due componenti il consiglio di amministrazione sono due tecnici che si dimetteranno non appena si appianerà il conflitto con il Comune di Ancona e la Camera di commercio che dovranno essere rappresentati.
Di fatto la partita chiusa in questo primo passaggio in questo modo, avrà un secondo passaggio, probabilmente tra qualche mese, con la nuova Giunta regionale, con la nuova maggioranza regionale, con il nuovo Governo regionale e quant’altro.
Il dato però è che la precedente gestione, a mio parere — mi sento di dare un giudizio politico su una cosa che è stata gestita soprattutto dalla maggioranza, dal governo regionale — è stata una buona gestione, nel senso che ha portato da 100.0000 passeggeri circa degli anni scorsi a 500.000 passeggeri l’aeroporto di Ancona, un grande sviluppo. Queste sono le potenzialità dell’aeroporto di Ancona che potenzialmente potrebbe crescere molto di più.
C’è ovviamente un dato negativo, i debiti. Una delle società controllate per lo sviluppo dell’aeroporto per incentivare il numero dei passeggeri è andata in un forte passivo ed è stato questo il motivo della crisi interna gestionale, con le non conferme e le nuove nomine.
Detto questo, sicuramente dal punto di vista dei conti alcuni rilievi alla vecchia gestione vanno fatti, ma dal punto di vista dei risultati, quelli di lanciare l’aeroporto e cercare di affermarlo il più possibile, di sviluppare nuove rotte, di cercare di aprire nuovi collegamenti e via di seguito, questo c’è stato, pur nell’incertezza (alcuni sono stati fatti e poi sono stati tolti perché non produttivi, altri erano nei progetti e non sono stati realizzati). Però il dato complessivo di giudizio è che c’è stato un grosso sviluppo, un grosso aumento del numero di passeggeri, un grosso aumento delle linee. Se mai dobbiamo dolerci che purtroppo Ancona non ha ancora realizzato una partnership con un grosso aeroporto che può portare un grosso sviluppo.
Concludo dicendo che dal punto di vista politico le scelte della Giunta regionale sono state tutt’altro che lineare. Al suo interno ci sono stati dei problemi, ma sono problemi di maggioranza, di colore politico, di rapporti tra i partiti della maggioranza, all’esterno ha fatto una scelta: per assicurarsi un vertice paga i debiti e tutti sanno che quando gli imprenditori trovano qualcuno che si fa carico dei debiti, sono tranquilli e contenti, perché qualcun altro ci mette i soldi.
Mi fermerei qui, direi però che sul piano del rilancio della nostra regione, sul piano della conquista dei nuovi mercati, sul piano della necessità di essere innovativi, l’aeroporto di Falconara, che è l’aeroporto di Ancona, che è l’aeroporto delle Marche, è centrale per lo sviluppo. Chiunque governi si dovrà fare carico di un ulteriore salto di qualità. C’è stata recentemente l’inaugurazione di parti della nuova aerostazione che sono state finanziate quasi totalmente dai soldi dello Stato: bisognerà fare ulteriori passi avanti completando i lavori che sono già avanzati investendo ancora in strutture, per far sì che poi l’aeroporto sia all’altezza del traffico nazionale e internazionale e quindi sia al centro dei collegamenti.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Colleghi consiglieri, sono stupito di questo dibattito, non ve lo nascondo e per la verità sono stupito del can-can che attorno a questa vicenda si è creato fin dal momento in cui l’assemblea dei soci ha determinato e ha votato questo nuovo consiglio di amministrazione.
La prima cosa che mi stupisce è questa: di fronte alle tantissime nomine che ci sono state, che sono passate in questo Consiglio su indicazione della stessa Giunta regionale, mai ho assistito a una canea di questo tipo che mi porta a pensare una cosa: molto probabilmente qualcuno pensa che vi sia stato un braccio di ferro fra il Presidente e Rifondazione. Lo voglio tranquillizzare: Giannotti, non c’è stato alcun braccio di ferro e proprio perché sento la questione essere posta in questi termini, penso io a questo punto, che probabilmente qualcuno ritiene che il partito della Rifondazione comunista sia in qualche modo figlio di un Dio minore e non abbia gli stessi diritti di tutte le altre forze politiche e non abbia uomini adeguati, così come tutte le altre forze politiche, per poter corrispondere a determinati ruoli.
Se invece entriamo in questo merito sono pronto a rispondere.
Qual è la scelta che abbiamo fatto? Quando dico “abbiamo fatto” lo dico a ragion veduta, perché quel consiglio di amministrazione, il nuovo consiglio di amministrazione dell’Aerdorica è stato votato senza alcuna espressione contraria, da circa il 90% dei soci dell’assemblea: 49% privato, tutto il resto pubblico.

Roberto GIANNOTTI. Anche in Giunta è stato così?

Marco AMAGLIANI. Vado avanti, risponderò a tutto.
Detto questo sono dispiaciuto che il Comune di Ancona e la Camera di commercio, con atteggiamenti diversi — il Comune di Ancona è uscito al momento del voto, la Camera di commercio si è astenuta, peraltro con un confronto tra me e il presidente Bocchini subito dopo il voto, in cui è stato assunto un impegno che rispetterò nei prossimi giorni, a reincontrarsi subito per sanare questa questione, perché io credo che debba essere sanata in fretta — non abbiano votato. Comunque il 90% dei soci ha votato quel consiglio di amministrazione.
Io ho grande rispetto per il Comune di Ancona e per la Camera di commercio, ma ho lo stesso rispetto per le quattro Province, per il Comune di Senigallia, per il Comune di Chiaravalle, per tutti gli altri enti pubblici che invece hanno votato a favore.
Perché hanno votato a favore? Io credo che per la prima volta la nomina dell’Aerdorica sia stata fatta con il percorso tra gli enti pubblici che io ho fatto, perché da un anno e mezzo come assessore delegato all’aeroporto, sto cercando di capire, di leggere in quei bilanci cos’è avvenuto in termini di spesa corrente e in termini di spesa sugli investimenti. Di questa questione ho informato passo-passo tutti gli enti pubblici, ho cercato quindi di “gare cartello”, sino alla costruzione di questo famoso “patto parasociale” che è stato concordato fino alla virgola con un ultimo incontro fino alla sera prima. L’ultimo incontro tra i soci pubblici è avvenuto la sera del 2 dicembre, dopo che tutti insieme avevamo deciso che la data del 3 dicembre — quando dico tutti quanti parlo di pubblici e privati — era la data ultima oltre la quale non si poteva andare. In quella stessa sede io portai la proposta del candidato Presidente nel rispetto di quel patto parasociale che tutti insieme avevamo costruito, in cui ad un certo punto e specificatamene all’articolo 4 si dice “il presidente del consiglio di amministrazione sarà indicato dalla Regione Marche all’interno dei sei membri designati dai soci pubblici”. Siccome — l’avete sentito dal Presidente D'Ambrosio e lo riconfermo io: la decisione della Giunta fu quella dei due nomi proposti dalla Regione Marche, Mentrasti e Paoletti e Paoletti non candidabile come presidente, lascio a voi decidere qual era il candidato presidente. Quel candidato io ho portato all’assemblea dei soci pubblici...

Roberto GIANNOTTI. Perché non era candidabile Paoletti?

Marco AMAGLIANI. Perché questa è stata la decisione della Giunta: Mentrasti e Paoletti, con Paoletti non candidabile a presidente.

Roberto GIANNOTTI. Allora la Giunta aveva deciso Mentrasti.

Marco AMAGLIANI. Aveva deciso Mentrasti non sulla base del nulla ma sulla base di un patto parasociale. Lo rileggo? “Il presidente del consiglio di amministrazione sarà indicato dalla Regione Marche all’interno dei sei membri designati dai soci pubblici”. Ho detto come è andata, sono andato al tavolo, ho portato questa proposta, a quel tavolo dei soci pubblici, non c’è stata obiezione. A questo mi riferisco quando affermo ”chi mi critica si faccia avanti”. Non mi riferisco certo a Cesare Procaccini che fa una critica politica. Dico che, siccome in quei giorni sono uscite notizie che non corrispondevano al vero, fino al punto che io avrei ricevuto qualche “scappellotto politico” dalla Giunta, anche se in questo momento sono l’unico al rappresentarla dico... (Interruzione). Fammi parlare, Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. La presenza di oggi dimostra che sei un isolato su questa cosa.

Marco AMAGLIANI. Va bene, sono un isolato. Tutto quanto fa spettacolo, ci mettiamo anche questo.
Siccome sulla stampa locale uscì anche che io avrei ricevuto degli scappellotti, ovviamente non fisici ma politici, rassicuro tutti, i consiglieri e la stampa, che non ho ricevuto alcuno scappellotto, né politico né tanto meno fisico, ma sapete perché? Perché le cose sono andate esattamente come le ho descritte. A quell’incontro nessuno ha posto alcunché ed è tanto vero che in quella stessa sede le quattro Province hanno fatto il loro nome e gli altri soci comuni hanno fatto il loro nome, quindi si andava avanti. Attendevo gli ultimi due nomi del Comune di Ancona e della Camera di commercio per il giorno seguente entro le ore 14, questi due nomi non sono arrivati, la vicenda si è conclusa nei modi e nelle forme che voi conoscete.
Si dice che ci vorrebbe un tecnico, bisogna sperare la gestione politica dalla gestione tecnica. Ma scusate, è quello che abbiamo fatto, perché nel consiglio precedente il presidente racchiudeva in sé anche la carica di amministratore delegato, questa volta non è così: c’è un amministratore delegato espressione della parte privata e c’è un presidente espressione della parte politica, con una ripartizione anche di competenze. Dopodiché, sull’aumento o meno di passeggeri, vi chiedo soltanto, come rappresentanza della destra di quest’aula, di mettervi d’accordo. Ciccioli dice che il precedente consiglio di amministrazione ha operato bene e c’è stato un aumento dei passeggeri, quindi dell’attività — e io concordo con Ciccioli, le cose stanno così — Giannotti dice il contrario. Sfido quest’aula a verificare se io ho mai fatto una dichiarazione contro il precedente consiglio di amministrazione che ha un’esposizione finanziaria di un certo tipo, l’abbiamo visto, ci sono delle motivazioni che basa arrivare all’aeroporto per capire quali sono. Abbiamo dato un giudizio anche su questo. Noi crediamo di avere creato le condizioni per un rilancio di questo aeroporto, perché crediamo davvero — e anche qui sono d’accordo con Ciccioli — che quell’aeroporto sia un volano per l’economia marchigiana.
Detto tutto ciò, è altrettanto vero che non c’è aeroporto di Italia che non sia in sofferenza economica, perché non è un tipo di attività che dà profitti e non ci sono Giunta regionale, Amministrazione regionale che in qualche modo non finanzino con risorse proprie. In questo patto parasociale gli enti locali hanno inteso impegnarsi per creare un contenitore di risorse che supporti questa esposizione finanziaria passiva che tutti gli aeroporti d’Italia, quindi anche l’aeroporto Raffaello Sanzio, hanno. Noi riteniamo che questo aeroporto sia un volano per l’attività di questa regione.
Le cose sono andate così. Io sono abituato ad avere una grande pazienza. Probabilmente è vero che la pazienza è rivoluzionaria, mi sono tenuto tante cose dentro per tanto tempo, pur avendo letto tante cattiverie, anche sul piano personale, nessuna delle quali risponde al vero. La verità è quella che ho esposto poc’anzi, che è riconducibile ai verbali dell’assemblea dell’Aerdorica, che è riconducibile ai verbali della Giunta regionale, che è riconducibile al reale dibattito che c’è stato. E’ del tutto evidente che le forze politiche erano autorizzate a verificare la possibilità di candidare un proprio uomo e da questo punto di vista non spetta a me — non lo farò mai — andare ad analizzare chi più chi meno aveva requisiti. Dico soltanto che il dott. Edoardo Mentrasti è stato assessore ai trasporti di questa Regione con delega specifica all’attività aeroportuale, quindi mi pare che dal punto di vista politico sia persona più che degna per rappresentare la Regione Marche e quella società in quel luogo.

PRESIDENTE. Consideriamo conclusa la discussione.




Ordine dei lavori

PRESIDENTE. Per esigenze del consigliere Martoni, relatore di maggioranza della proposta di legge regionale n. 241, che deve assentarsi, passiamo alla proposta di atto amministrativo n. 141.
Ha chiesto di parlare l’assessore Amagliani. Ne ha facoltà.

Marco AMAGLIANI. Siccome il piano agricolo ha bisogno di tempi molto lunghi e la proposta 241 si risolve in quindici minuti e se serve ritiro il mio emendamento chiedo di discutere il testo della 241. Io proverò a spiegare il testo del mio emendamento è che è semplicissimo e “contrattato” con le Province, comunque mandiamo avanti questa legge 241 che giace qui da alcuni mesi.

Cesare PROCACCINI. Martoni ha necessità di assentarsi brevemente per alcuni minuti. Non appena tornerà faremo quella discussione.

Marco AMAGLIANI. Se, quando tornerà Martoni, sospenderemo la discussione in corso per fare comunque la proposta di legge n. 241 va bene.



Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Piano agricolo regionale. L.r. 5 settembre 1992, n. 46» Giunta (141)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 141.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Ci accingiamo a discutere e votare un importante atto non soltanto per l’agricoltura ma per il sistema socio-economico marchigiano. L’agricoltura riguarda una serie di altre questioni, come quella ambientale.
Stiamo per approvare il primo piano agricolo regionale. Nel corso degli anni diversi sono stati gli atti di programmazione settoriale, fra gli ultimi il piano zootecnico, la promozione, il piano vitivinicolo ecc.
Come avrete notato, da parte della Commissione, con l’importante collaborazione del servizio agricoltura ai quali rivolgo un ringraziamento particolare, vi è stata, anche con il consenso dell’assessore Agostini, una rielaborazione del testo con diversa articolazione del piano. Il piano agricolo regionale si compone di circa 70 pagine, poi abbiamo fatto un lavoro di allegati, che pure sono importanti, che riguardano gli aspetti attuativi del piano (circa 100 pagine), le analisi di scenario, quindi la situazione nazionale e internazionale dell’agricoltura e dell’agroalimentare, quindi l’integrazione per quanto riguarda la parte ambientale, estremamente importante e che si ricollega fortemente con l’attività agricola e agroalimentare della nostra regione.
Complessivamente si tratta di un testo di circa 365 pagine che contiene l’analisi complessiva nazionale e internazionale dell’agricoltura.
Sono stati approvati diversi emendamenti suggeriti da quanto emerso nelle audizioni dalle organizzazioni agricole, dalla cooperazione, dal mondo del lavoro e così via dicendo e anche da componenti della Commissione, sia di maggioranza che di minoranza. Al di là del voto finale c’è stato tutto un lavoro di approfondimento del testo e, come vedrete, gli emendamenti sono stati notevoli.
Nelle audizioni e sul materiale che ci è pervenuto vi è stata una condivisione generale, quindi non vi sono stati moltissimi emendamenti ma quelli che vi sono stati, come Commissione li abbiamo analizzati e approfonditi.
Nel merito faccio alcune considerazioni generali, in quanto i tempi non mi consentono di entrare nel dettaglio. Peraltro il testo è a vostra disposizione ed è sicuramente noto a tutti.
L’elaborazione e l’approvazione di questo piano agricolo avvengono in un momento particolare dell’agricoltura europea, italiana e marchigiana. Mi limito a due elementi di riflessione, tagliando una serie di appunti che avevo fatto.
La prima riflessione è che le difficoltà economiche delle aziende agricole sono note, le abbiamo viste anche sulla stampa. Sono dovute a diverse considerazioni. Anzitutto alle numerose calamità naturali che ci sono state in questi anni, in particolare nell’annata appena trascorsa, ma anche al crollo dei prezzi agricoli. Abbiamo infatti registrato un crollo dei prezzi dei prodotti agricoli che mediamente è del 25%, con percentuali diverse alle varie produzioni, senza che ne traggano vantaggio i consumatori, quindi qui emerge una prima questione, il discorso del rapporto tra la produzione, la commercializzazione e il consumo. Noi abbiamo quindi bisogno di dare una risposta a questa prima questione. Occorre quindi affrontare il tema della distribuzione dei prodotti agricoli, del controllo, quindi della trasformazione e della commercializzazione, come dare una risposta al reddito degli agricoltori, cercando di recuperare quel valore aggiunto che invece va al sistema distributivo nella maniera che noi conosciamo.
L’altro elemento è la nuova politica agricola comunitaria che con l’annata agraria 2004-2005 ha iniziato la sua fase attuativa. La nuova Pac è una modifica sostanziale, si potrebbe dire epocale, nel senso che passiamo dal sostegno alle produzioni, come sa chi ha seguito questa questione dell’agricoltura, al sostegno al reddito. Questo significa che si attua questo cosiddetto disaccoppiamento ,a le produzioni e il contributo. Mentre prima, con la vecchia politica comunitaria il contributo veniva dato in relazione ai piani colturali, al tipo di colture che venivano previste dai piani colturali stessi, adesso il contributo v iene indipendentemente dato agli agricoltori, fino al 2013, dal piano colturale stesso. Questo è molto importante, perché da un lato si riconosce un contributo all’agricoltura per il suo ruolo, in questo caso multifunzionale, cioè perché si è riconosciuto che l’agricoltura tutela un bene collettivo, oltre che produrre generi alimentari che devono dare garanzie dal punto di vista della salubrità, della qualità, della genuinità, quindi dare una risposta ai consumatori. Sappiamo che l’attività agricola tutela un bene di carattere generale come l’ambiente, il territorio. Quindi viene riconosciuto un contributo all’agricoltore proprio per questo ruolo. Questo è un aspetto importante, anche perché, nel contempo, si vuol dare una risposta ai consumatori, proprio perché questo contributo deve a sua volta significare che l’agricoltore si deve attenere a determinate regole. Infatti con il 2005, oltre la legge nostra che abbiamo approvato, va in vigore tutto il discorso della tracciabilità e della certificazione di qualità, quindi una riposta ai consumatori, ai cittadini, affinché mettano a disposizione risorse da erogare agli agricoltori. Quindi una funzione completamente diversa rispetto al passato, quindi dall’altro lato questo contributo, essendo disaccoppiato, significa che le imprese agricole debbono andare sul mercato, perciò il punto che si pone con forza è la capacità competitiva del nostro sistema agricolo e agroalimentare, cioè le nostre imprese agricole devono essere capaci di essere competitive e remunerative, pertanto devono saper restare sul mercato. E’ una sfida molto forte, su cui dobbiamo saperci muovere e organizzare.
In questo caso il piano agricolo vuole delle risposte in questa direzione.
Credo che questo sia il punto centrale delle iniziative che debbono essere portate avanti in questi anni.
Prima di entrare nel merito di alcune proposte che prevede il piano agricolo regionale credo che sia importante fare alcune considerazioni di carattere generale.
Un altro elemento è che la capacità competitiva delle imprese agricole deve essere internazionale, ma c’è anche la novità dell’allargamento a 25 dell’Europa, quindi questo discorso della competizione sui mercati globali ma anche sul mercato interno europeo. L’entrata di altri 10 paesi, che hanno anche un’attività prevalente sull’agricoltura, mette la stessa in forte competizione anche all’interno della stessa Europa.
Io credo che sia importante che l’insieme delle forze politiche e delle istituzioni, debbano comprendere quanto l’agricoltura sia un elemento importante per lo sviluppo economico in senso più generale, perché sappiamo benissimo che quando parliamo di agricoltura parliamo anche di alimentazione, cioè della salute dei cittadini, ma anche di ambiente, di sviluppo rurale, quindi il territorio, la sua valorizzazione. Noi diciamo anche che il discorso del valore aggiunto territoriale è fondamentale, quindi questo valore aggiunto c’è nel momento in cui c’è un territorio tutelato, ben preservato, quindi tutto il discorso della promozione nel settore agroalimentare, a beneficio di tutto il sistema. In particolare pensiamo quanto il discorso del turismo sia legato all’attività agricola, quindi a come viene tutelato il territorio e l’ambiente complessivamente, pensiamo alle produzioni agricole e agroalimentari. Noi abbiamo bisogno, per crescere, per qualificare tutta l’attività del turismo marchigiano, anche del turismo rurale, quindi il discorso dell’agricoltura credo che sia estremamente importante.
Non sottovalutiamo poi altri aspetti importanti, quando parliamo di agricoltura e risorse energetiche e tutto il discorso delle produzioni di carburanti, quindi biodiesel o anche biomasse per produrre energia. Penso che debba esservi un nostro impegno affinché in questa legislatura sia approvato anche il piano energetico ambientale e se leggete il piano energetico potete vedere come vi sia un collegamento forte anche con l’attività agricola. Anche il piano agricolo prevede interventi in tale direzione.
Pertanto, complessivamente noi siamo di fronte a un’attività che è elemento di stimolo e di contributo alla qualificazione e al contributo del nostro sistema Marche.
La situazione agricola è particolarmente complessa, che ha subito in questi anni notevoli mutamenti. Se andiamo a vedere nel merito di cosa accaduto dal 1990 al 2000, vediamo che le nostre imprese agricole sono passate da 66.996 a 66.238, sono diminuite quindi del 17,5%. Il totale della superficie è diminuito del 10,5%. La superficie agricola utilizzata è diminuita di circa l’8%. La media delle imprese è aumentata, e questo è un fatto positivo, comunque non sufficiente da farci dire che abbiamo un’impresa media capace di competere sui mercati, perché rimane un’impresa piccola, comunque siamo passati da 8,4 a 10,7 ettari con un aumento del 19% come percentuale complessiva, anche se la superficie agricola utilizzata dall’impresa media agricola è ancora attorno agli 8 ettari.
Ci sono altri elementi che ci fanno riflettere negativamente. Per esempio noi diciamo che la vitivinicoltura nella nostra regione è cresciuta, si è qualificata ed è indubbio che questo è vero, però i dati ci fanno riflettere su come questa risposta non sia stata sufficiente per remunerare l’attività agricola, perché abbiamo registrato che c’è stato un calo del 37% di aziende che fanno vitivinicoltura e c’è stato un calo di oltre 6.000 ettari delle produzioni vitivinicole: siamo passati da 26.347 a 19.565, cioè a circa 20.000 ettari di vigneto e credo che questo sia un elemento negativo che ci debba far riflettere su come sia necessario dare delle risposte anche in questo settore.
Un altro elemento di riflessione è il discorso di dove sono ubicate queste 66.000 aziende agricole. In montagna passiamo dal 16 al 14%, quindi c’è un calo del numero delle aziende nelle aree montane, c’è una tenuta nelle aree della collina interna, nel senso che siamo a 0,4%, c’è un aumento nella collina litoranea, quindi anche l’attività agricola si sposta, pertanto è necessario dare una risposta al reddito delle attività di montagna.
Come pure è fortemente diminuito il numero degli allevamenti. Abbiamo fatto il piano zootecnico regionale, e infatti gli interventi in questa direzione tendono a dare una riposta a una situazione di crisi critica, per quanto riguarda la zootecnia, perché abbiamo visto che sono fortemente diminuiti gli allevamenti, di oltre il 30%. In dieci anni c’è stato un calo di circa 17.000 allevamenti. Questo è un elemento di riflessione che il piano pone, che pone anche il piano zootecnico regionale.
Rimane ancora invariato, attorno all’80%, il dato dei seminativi, quindi la nostra regione ha una presenza forte di seminativi, mentre è inadeguata tutta la parte dei prati-pascolo e così via.
Questi sono elementi che il piano affronta, sono criticità su cui dobbiamo cercare di mettere mano in questi anni per rendere più remunerativa l’attività delle nostre aziende.
Se andiamo a vedere, queste aziende sono divise in macrocategorie. Di queste 66.238 aziende, 6.872 non vendono prodotti, quindi consumo familiare; 31.500 aziende (48%) con un reddito inferiore a 5.000 euro; 19.760 (30%) con un reddito aziendale dai 5.000 ai 12.500 euro; soltanto 8.306 aziende (il 12%) con un reddito che supera i 12.500 euro. Quando parliamo di come rendere competitive queste aziende, quelli che ho citato sono elementi di criticità a cui mettere mano.
Abbiamo 45.000 aziende che non superano i 5 ettari, quindi questo discorso della piccola impresa può anche essere un aspetto positivo, ma sicuramente ha degli elementi negativi per la sua capacità competitiva sui mercati internazionali.
E’ critica anche la situazione relativa all’età. Oltre il 40% dei nostri agricoltori ha più di 65 anni e soltanto il 6% meno di 40 anni.
Questi sono alcuni elementi di riflessione che il piano pone, ma che si pongono a tutti noi per dare delle risposte e far sì che la nostra agricoltura diventi competitiva.
Il piano affronta quindi una serie di analisi, ma fa anche una serie di proposte che tralascio, limitandomi soltanto a ricordare alcuni temi di fondo.
Anzitutto le dinamiche del mercato mondiale. Noi abbiamo bisogno di una trattativa e di un accordo a livello dei mercati internazionali, perché per essere competitivi occorre avere pari regole. Ovviamente, se c’è una concorrenza sleale abbiamo difficoltà a far sì che le nostre aziende riescano a diventare competitive e remunerative. Poi il grande tema della ruralità, quindi lo sviluppo rurale in senso lato e complessivo, che significa dare risposta anche ad altri settori collegati all’agricoltura, quindi il presidio sul territorio e via dicendo. Poi il grande ruolo dell’agricoltura e dell’agroalimentare nel sistema socio-economico marchigiano, perciò la multifunzionalità, la cura del territorio, l’ambiente, il ruolo del territorio rurale, montano e di collina, le aree parco e a riserva naturale, che sono molto importanti per fare una determinata politica agricola e una determinata attività per l’agricoltura. Poi, la gestione dei servizi alla popolazione: oggi, anche ai sensi del D. Lgs. 228, della legge 59, dell’ultimo D. Lgs. 99, gli agricoltori possono fare anche una serie di servizi nelle zone rurali, di interesse generale, sia in montagna che in colina, ma anche in pianura, pertanto l’amministrazione pubblica, anche per integrare il reddito, può affidare dei lavori alle imprese agricole. Poi il tema del ricambio generazionale cioè la questione giovanile che in questi anni si è cercato di affrontare dando priorità anche con il Psr come i colleghi sanno, poi ci sono stati alcuni problemi che abbiamo avuto modo di discutere in quest’aula, comunque questa priorità è stata tenuta nella dovuta considerazione, così come la grossa presenza di componente femminile che c’è in agricoltura.
Questi sono elementi a cui il piano tende a dare delle risposte.
Quindi la questione della maglia poderale. Questo è l’altro grande tema di riflessione. La risposta che dà il piano, assolutamente necessaria e indispensabile, riguarda il ruolo dell’associazionismo, della cooperazione, della organizzazione di prodotto che andrà in vigore fin dal 2005. Credo che questa è la parte su cui dobbiamo incentrare la nostra massima attenzione, quindi maggiori risorse. Dobbiamo spingere molto attorno al tema dell’associazionismo, della cooperazione, aumentando la capacità di trasformare e commercializzare le nostre produzioni agricole. E’ fondamentale il grande ruolo della ricerca scientifica, della formazione professionale, quindi una serie di indirizzi per quanto riguarda alcuni settori produttivi.
Come dati generali non può che rimanere prioritario il discorso della qualità, della tipicità, dell’origine dei nostri prodotti, della sicurezza alimentare, del favorire le produzioni doc, dop, igp, il biologico, quindi a livello di agricoltura ecocompatibile. E’ questa una scelta che i governi di centro-sinistra in questi ultimi dieci anni hanno fatto. Questo è stato un contributo importante per avviare la nostra impresa agricola a un processo di capacità competitiva, puntando fortemente, più che sulla quantità, sulla qualità.
Dobbiamo tenere conto anche di processi innovativi. Accennavo prima al discorso delle risorse energetiche che a mio avviso è un problema importante, sia per l’utilizzo dei carburanti, quindi produzioni di biodiesel, ma anche recupero e produzione di biomasse.
L’altro elemento importante riguarda l’integrazione al reddito e in questo caso sono molto importanti i discorsi del turismo, dell’agriturismo, della trasformazione e commercializzazione di piccole produzioni sul territorio che sono fondamentali per arricchire dal punto di vista turistico i nostri territori, altrimenti se tutte le piccole attività non riescono a reggere economicamente, credo che si impoverisca l’intero territorio regionale.
Rimangono poi i settori su cui abbiamo lavorato in questi anni. C’è da dare una risposta al discorso della cerealicoltura, del grano duro. Abbiamo visto che già la nuova Pac ha cominciato ad imprimere qualche segnale, nel senso che quest’anno abbiamo circa il 30% in meno di semina del grano duro, però non possiamo pensare che si possano sostituire, nel giro di pochi anni, i seminativi, quindi credo che dobbiamo cercare di lavorare per rendere più competitivi questi settori, così come è importante tutto il discorso della bieticoltura, che comunque rappresenta una realtà molto significativa, anche se si è ridimensionato in questi anni. Ma a livello di priorità individuiamo i settori della zootecnia, della vitivinicoltura, dell’ortofrutticoltura, dell’olivicoltura, del florovivaismo. Per esempio, il florovivaismo è molto importante: siamo la quarta regione per quanto riguarda la produzione a livello nazionale, dopo Toscana, Liguria e Lombardia, in particolare nella provincia di Ascoli, ma questo discorso del florovivaismo è un altro elemento importante. Poi la certificazione e anche questo discorso delle produzioni biologiche e degli Ogm su cui abbiamo fatto una legge regionale, entro il 2005 dovremmo rifare la legge a seguito del decreto nazionale, ma questa è un’altra scelta che abbiamo fatto, sulla quale dobbiamo continuare a muoverci.
Questi sono alcuni degli indirizzi che il piano individua.
Termino dicendo che il piano in sé non dà una risposta ai problemi dell’agricoltura, ma dà delle risposte e delle indicazioni, poi occorre mettere in campo una serie di strumenti e di priorità che diventino risposte concrete rispetto alle esigenze dell’agricoltura, degli agricoltori e del tipo di tutela e di sviluppo che vogliamo dare al nostro territorio, quindi credo che il tema della promozione diventi strategico, fondamentale, il tema degli investimenti diventa strategico, fondamentale. Le risorse che verranno ripartite con lo sviluppo rurale previsto dal secondo pilastro della politica agricola comunitaria dovranno fare delle scelte di individuazione di priorità. Il piano può essere uno strumento importante che dà degli indirizzi su cui le imprese agricole ma anche la pubblica amministrazione si devono muovere.
Ho tralasciato una serie di altre considerazioni sull’efficienza della macchina pubblica, quindi la sburocratizzazione, per quanto possibile, di tutta l’attività burocratica che c’è in agricoltura, che noi prevediamo di alleggerire. L’abbiamo fatto in questi anni, per quanto è stato possibile, c’è una burocrazia nostra ma c’è una burocrazia comunitaria su cui bisogna fare una battaglia a livello nazionale come Stato e come Regione.
Questi e una serie di altri temi il piano affronta e nei prossimi anni credo che debbano vederci impegnati perché dalle enunciazioni si possa passare ai fatti.
Per queste ragioni invito il Consiglio ad approvare questo strumento di programmazione che può essere importante sia per le imprese che per la pubblica amministrazione che opera in questo importante comparto.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Ho seguito in modo particolare l’intervento del presidente della Commissione Avenali, non solo perché sono il relatore di minoranza, ma anche perché ci sono alcune contraddizioni non su quello che lui ha detto ma su quello che lui ha dovuto difendere. La dimostrazione che noi facciamo una politica agricola improvvisata e senza una linea di principio, l’abbiamo oggi: discutiamo di una cosa così importante e non c’è l’assessore all’agricoltura. Non do nemmeno la colpa a lui, per un motivo molto semplice: perché lui sapeva che c’erano atti ancora prima di questo. Noi trattiamo un atto così importante e fondamentale, che va a toccare centinaia e centinaia di milioni di euro, quindi decine e decine di miliardi di lire, sono presenti otto persone e manca l’assessore all’agricoltura. Questo perché si è chiarito di anticipare questo atto per discutere dopo un atto non “inferiore”, ma che ha un’importanza e un impatto totalmente diversi.
Nella discussione sull’Aerdorica era prima venuto fuori il nome di Paoletti e non a caso lo collego, perché era assessore all’agricoltura. La nostra Regione ha acconsentito a un abbattimento enorme di vigneti, soprattutto del vigneto più importante, il faro dell’enologia marchigiana, il Rosso Conero. E’ stato il vigneto più abbattuto nelle Marche nelle passate legislatura, proprio perché c’era improvvisazione nel modo di portare avanti il discorso sull’agricoltura, non sera minimamente iniziata una discussione per vedere come intervenire nella frammentazione, per dare delle risorse per realmente riformare la mappatura aziendale. Questo non è un problema di responsabilità della Regione ma nazionale ed è talmente grande che molte volte diventa difficile poter operare.
Non si può assolutamente pensare che questo piano agricolo regionale sia la panacea di tutte le problematiche, anzi è ancora la dimostrazione dell’inefficienza dell’assessorato all’agricoltura, non dell’attuale assessore che sta cercando di tappare i buchi che ha creato l’ex assessore Silenzi, che ha improvvisato, nel mondo dell’agricoltura, cercando di fare una politica nell’interesse del particolare, senza seguire una linea che riguardasse un discorso di economia agricola o il ripristino dell’equilibrio agricolo.
Basti vedere l’improvvisazione con gli Ogm. Voi sapete che se domani mattina c’è uno che fa una denuncia alla procura della Repubblica, dicendo che i bovini di razza marchigiana o non marchigiana non potrebbero essere venduti, da un controllo dettagliato scaturirebbe che sono tutti alimentati con mangimi derivanti da prodotti Ogm. Ci si è dimenticati di dire che i mangimi per i bovini rientranti nella casistica dei prodotti con caratteristiche derivanti da sementi Ogm non potevano essere utilizzati. La razza marchigiana è una razza podolica del nostro territorio con certe caratteristiche, invece lui ha detto che come razza marchigiana intende quegli animali che perlomeno da sei mesi sono allevati nel nostro territorio. Spesso, nel discorso del consumo, tutto ciò che noi conosciamo di razza marchigiana, vantandocene, contribuisce a determinare un furto che portiamo avanti con quelle razze che sono francesi, austriache o del nord Italia, incroci di animali che da sei mesi sono allevati nelle Marche e vengono venduti come razza marchigiana.
Questo per delineare una incongruenza. Debbo dare atto di una cosa: che il relatore di maggioranza, avendo conoscenza specifica di questi settori è riuscito a togliere certe carenze veramente assurde che si venivano a creare in questo regolamento, cercando di portare in una via corretta e giusta certi principi. Ad esempio, il piano agricolo regionale così come viene presentato è una enunciazione di facciata ed è rimasto lettera morta a tre mesi dalle elezioni. Era un appunto che avevo fatto a sei mesi dalle elezioni.
Poiché sono state fate le leggi di spesa e sono andate avanti autonomamente in ordine sparso, praticamente con i cambi soprattutto degli assessori, Agostini deve risanare i cocci rotti da Silenzi e si è fatta una campagna elettorale utilizzando i fondi dell’agricoltura, vedi l’incontro che è stato fatto alle Muse per il passaggio dell’assessorato a Silenzi, per cui è indegno fare a fine legislatura un piano di programmazione. Se io faccio un piano di programmazione, perché il piano agricolo regionale è uno strumento di programmazione di medio-lungo termine, questo piano individua gli obiettivi e propone gli strumenti per raggiungere gli scopi, che sono le cosiddette leggi di spesa, cioè la legge sul piano di sviluppo rurale, la legge sulla zootecnia, la legge sulla tracciabilità, l’assistenza tecnica su cui ci sarebbe da dire tantissimo e non a caso la maggior parte delle associazioni di categoria l’accettano di buon grado senza discuterne tanto, altrimenti, se scoprissimo gli altarini sull’assistenza tecnica molte di queste associazioni dovrebbero spiegare che differenza c’è fra uno che fa assistenza tecnica e uno che va a fare una campagna politica o il lavoro solo ed esclusivamente per l’associazione stessa.
Pertanto, se io debbo fare un piano di programmazione, queste leggi che già ci sono le avrei dovute fare dopo, invece, specialmente con l’”epoca Silenzi” sono state fatte prima perché dovevano servire anche per la campagna elettorale nella zona del maceratese, vinta anche per un sotterraneo aiuto, forse, di qualcuno.
Ho visto la prima volta capovolgere una legge di programmazione che si deve adeguare a delle leggi che abbiamo già fatto, quelle che ho elencato prima. Come si può portare avanti un discorso di questo genere? Io sto facendo una programmazione che deve essere portata avanti dalla prossima Giunta, dal prossimo Consiglio, perché dopo aprile o maggio ci saranno qui un nuovo Consiglio e una nuova Giunta.
C’è una ragione nell’approvare oggi il piano agricolo regionale: quella di giustificare una spesa folle fatta in agricoltura senza programmazione iniziale, senza né capo né coda, per far riconvergere gli obiettivi e dare giustificazione alle spese fatte. L’unica ragione è questa, altrimenti se non ci fosse questa ragione le cose on starebbero in piedi.
Ad esempio — e qui c’è stata la bravura di Avenali — c’è stato un emendamento fatto da Moruzzi che non è stato giustamente approvato in Commissione per quanto riguarda l’inserimento delle parole “nel rispetto delle leggi regionali sulla zootecnia”. Con questo emendamento al piano agricolo regionale ci si doveva adeguare a scelte politiche che erano già state precedentemente fatte con la legge sulla zootecnia e giustamente in Commissione l’emendamento è stato respinto, altrimenti sarebbe stato un controsenso assurdo, per cui io oggi programmo e mi adeguo a una legge già fatta precedentemente.
Tutta la partita dell’assistenza tecnica, circa 7 miliardi di lire, prima o poi verrà fuori. I bandi riguardanti questa spesa sono talmente farraginosi, che nonostante siano stati concordati e approvati al “tavolo verde”, non si rispettano perché è impossibile rispettarli. Un esempio l’avevamo a Pesaro dove, a differenza di Ascoli, Macerata e Ancona, la maggior parte delle pratiche che dovevano essere portate avanti, erano completamente bloccate ed è dovuto intervenire uno dei dirigenti dell’ascolano per portare avanti le pratiche delle domande fatte dagli agricoltori pesaresi, nonostante i tecnici che avevano presentato i progetti avessero fatto una perizia giurata, dove si assumevano tutte le responsabilità per ciò che asserivano nella relazione. Nonostante questo alcuni funzionari preposti, nel pesarese, al disbrigo delle pratiche, le avevano completamente bloccate. Grazie al buon senso della Commissione, che in parte è stata sollecitata anche da me, l’assessore ha recepito questo problema e l’ha risolto. Però il fatto rimane.
La stessa guardia di finanza, da quello che mi risulta, sembra sia andata a verificare, abbia chiesto dei documenti e praticamente si sta muovendo.
In questa maniera si cambiano delle regole con il treno in corsa. Invece sarebbe stato indispensabile fermarsi, fare delle obiezioni, anche se capisco che un problema di questo genere è talmente importante che era indispensabile affrontarlo, prima o poi. Ma allora mi chiedo: per quale motivo non è stato affrontato nel 2002, nel 2003? Era stato affrontato anche prima, poi è stato accantonato dalla grande confusione che c’era, dovuta alla capacità e alla bravura dell’assessore Silenzi.
Le riflessioni che giustamente prima ha fatto il relatore di maggioranza sulla grande difficoltà che ci sono nelle aziende agricole sono giuste: pensiamo di poterle risolvere con questo piano agricolo regionale? Le grandi difficoltà di ordine economico che hanno le nostre aziende, sono dovute solo ed esclusivamente alle piccole dimensioni delle stesse o non anche alle politiche agricole dissennate che sono state fatte da parte di questa Regione? Non parlo della precedente legislatura, ma da diverse legislatura a questa parte. Però da dieci anni con la stessa colorazione politica si porta avanti il problema del riordino in campo agricolo. E’ vero che ci sono state delle calamità naturali, ma voglio sapere perché nei rimborsi delle calamità naturali si sono ridati soldi per la ricostruzione di strade anche quando si ricostruivano i ponti.
E’ vero che c’è stato un crollo dei prezzi dei prodotti agricoli, dovuto soprattutto a un fatto. Nella commercializzazione dei prodotti noi non abbiamo fatto niente per le infrastrutture e qualcosa può dipendere anche dal singolo operatore, ma le infrastrutture vengono individuate, indirizzate e sollecitate dalle istituzioni.
E’ vero che c’è stata una modifica sostanziale nella nuova politica comunitaria, perché era ora che si passasse dal sostegno delle produzioni al sostegno del reddito, ma in questo caso per il grano duro abbiamo agricoltori che non vanno più a seminare, ma soprattutto è tutto legato al triennio 2000-2002, tanto è vero che le problematiche le hanno anche quei proprietari di terreni che hanno affittato e non possono più accedere ai contributi, perché se in quel periodo il terreno era già affittato, il contributo segue l’affittuario.
Riprendo la frase citata dal relatore: il piano non dà una risposta all’agricoltura regionale, ma cerca di alleviare la situazione e di risollevarla. Noi però abbiamo necessità, almeno in alcuni settori, di difendere il più possibile i nostri imprenditori, in ostri agricoltori. Dobbiamo smetterla di far fare programmazioni all’estero, a gente che di economia agricola non conosce assolutamente niente. La conosce solo ed esclusivamente perché ha fatto qualche esame alla facoltà di agraria. Imprenditori non si diventa con una laurea, ma si diventa solamente superando i limiti che ognuno di noi ha, rischiando però le proprie cose, non rischiando quelle degli altri, altrimenti anch’io potrei diventare un grande imprenditore, sarebbe sufficiente che mi facessero mandare avanti l’azienda agricola della Regione: se poi creo deficit è la Regione stessa che va a ripianare i debiti.
Proprio per questo motivo sono molto critico su questo piano agricolo regionale, soprattutto perché esso non può assolutamente non indicare che molti problemi e il piano stesso servono ad alleviare o coprire i danni che ha creato il precedente assessore, l’attuale presidente della Provincia di Macerata Silenzi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Brevi considerazioni, perché condivido, nella sostanza, la relazione del presidente Avenali. Penso che questa discussione meriti un’attenzione, perché quello che chiamiamo settore agricolo in realtà rappresenta un aspetto più generale, dall’alimentazione alla tenuta del territorio, anche se in generale, come veniva detto nella relazione, ha avuto una considerazione marginale il problema dell’agricoltura o la risorsa che potrebbe diventare l’agricoltura.
Questo piano compie alcune scelte di programmazione, a partire dall’analisi dello scenario, agli obiettivi, ai programmi e soprattutto all’innovazione nella modalità attuativa e di utilizzo delle risorse. A noi pare che questo atto di programmazione del settore agricolo possa servire a sviluppare l’azienda agricola intesa come fattore più generale dello sviluppo economico generale, in un contesto complessivo in cui le risorse dell’Ue, che in larghissima parte vanno utilizzate per l’agricoltura anche dalla nostra regione, saranno sempre di meno, perché un’Europa che si allarga, con una sottovalutazione dei governi e dei parlamenti dei paesi più ricchi dell’Europa, potrebbe portare, paradossalmente, l’agricoltura ad avere degli aspetti negativi e non già positivi.
Questa discussione, insieme a quella che facemmo nel Consiglio monotematico sull’agricoltura potrebbe invertire questa tendenza, tenendo conto che le risorse del bilancio, per diversi fattori interni ed esterni non sono eccelse, tuttavia, quando parliamo dello sviluppo e del “sistema regione” dovremmo superare una impostazione esclusivamente di distretto industriale e parlare di un sistema complessivo dello sviluppo delle Marche.
Questo piano cerca di compiere, in prospettiva, un passo in avanti nel settore dell’agricoltura e dello sviluppo economico ed è per questo che, in una fase sperimentale della sua declinazione, credo meriti il sostegno del Consiglio regionale.
Noi voteremo ovviamente a favore, perché in questa fase c’è stata un’effettiva partecipazione del Consiglio attraverso la Commissione, attraverso le forme della consultazione e delle audizioni, ma soprattutto perché c’è stata una effettiva possibilità di entrare nel merito e di modificare il testo proposto, tant’è che ci sono state modifiche significative.
Questa proposta parte da un’analisi non solo politica e di programmazione pubblica, ma anche da una valutazione di tipo scientifico sullo scenario complessivo internazionale, nazionale e regionale, in modo tale da far compiere poi, nella pratica attuazione del piano e delle successive leggi che saranno adottate, scelte conseguenti, non campate per aria, perché il sistema agricolo deve avere in primo luogo l’elemento della qualità, ma anche quello della quantità. Se vedessimo l’aspetto della qualità che oggi va molto di moda, solo all’interno di una concezione asettica, tutto ciò diverrebbe effimero, poco produttivo. Noi dovremmo fare lo sforzo di elevare la qualità a livello di quantità, attraverso l’incentivazione dell’occupazione nelle aree agricole come un elemento effettivo di sviluppo in aree più interne dove il classico sviluppo industriale o artigianale non potrebbe arrivare e dove il turismo da solo non potrebbe bastare. Questa scelta che viene compiuta soprattutto per i servizi allo sviluppo dell’azienda agricola è innovativa, il sistema della qualità si intreccia con quello della tracciabilità del prodotto e delle produzioni, si valorizza la produzione agricola regionale e questo non è un fatto di secondaria importanza, perché da questo tipo di programmazione, a mio modo di vedere si dovrebbe anche, in maniera positiva, piegare, in modo positivo anch’esso, tutta la produzione e la legislazione regionale dei consumi a questo obiettivo, quello della valorizzazione delle produzioni marchigiane.
C’è un punto importane del piano che prevede la possibilità di incentivare l’integrazione del reddito agricolo con attività collaterali. Si va oltre il classico sistema degli agriturismi che ormai rischiano di essere saturi e addirittura di perdere occupazione perché alcuni di essi chiudono, con aspetti più diffusi, con aspetti più quantitativi di integrazione del reddito.
C’è un fatto che voglio segnalare anche al relatore Avenali, su cui secondo me occorre discutere, quello dei distretti rurali. Secondo me questo è un aspetto molto positivo. Dovremmo vedere di cosa si tratti nella concretizzazione reale, tuttavia mi pare che questo sia positivo, anche se questo ci chiama da una scelta conseguente, a mio modo di vedere, quella di razionalizzare e concentrare le risorse, se vogliamo intervenire e far diventare il distretto rurale una filiera di sviluppo di qualità, di tenuta sociale. A me pare che oggi le risorse, non solo per scelta regionale ma soprattutto per legislazioni nazionali e direttive comunitarie, rischiano di disperdersi. Ad esempio i gruppi di azione locale (Gal), potrebbero essere ricondotti all’interno di un sistema più complessivo, di un indirizzo più pubblico — Comuni associati, Comunità montane — e comunque sia non corpi separati che rischiano di essere finanziati non già per quello che producono ma per la loro gestione.
Da ultimo le risorse e il bilancio regionale. Da questo punto di vista è un fatto importante che il bilancio regionale abbia rifinanziato tutte le leggi di settore, il Psr e al suo interno gli investimenti verso i giovani agricoltori, la zootecnia e i prati-pascolo. Da questo punto di vista, in prospettiva credo che dovrebbe esserci, in conseguenza del piano agricolo regionale una ulteriore semplificazione della legislazione, proprio per avere una massa critica maggiore di risorse e maggiore semplicità di attuazione delle leggi nell’agricoltura.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Devo scusare il consigliere Cesaroni che si è dovuto assentare per una cosa urgentissima. Egli aveva seguito in Commissione questo problema e voleva riprendere i motivi della sua dissociazione espressa in Commissione con un voto contrario che confermeremo in aula.
Vorrei però riprendere un aspetto, perché mi pongo una grande domanda: c’era veramente bisogno di arrivare ad approvare il piano agricolo regionale a fine legislatura? Se c’è una cosa che tutti, anche i bambini capiscono, è che uno strumento programmatico di questa portata, di questa natura doveva essere approvato in apertura di legislatura, doveva segnare tutta l’evoluzione degli interventi regionali in campo agricolo. Questo non è stato, di fatto si viene a mettere nero su bianco oggi, a conclusione del nostro impegno amministrativo, può essere una bella medaglia per lei assessore, che può dire “ho fatto anche questo”, ma non c’era bisogno perché tutti le diamo atto di essere in grande lavoratore, quindi di avere una grande capacità di produzione da questo punto di vista: magari altri esponenti della Giunta fossero così solerti e impegnati come lei, ma questa è l’ulteriore dimostrazione della pochezza di questa Giunta regionale che approva il piano agricolo regionale a un mese dalle elezioni regionali, impegnando peraltro la nuova Amministrazione di centro-destra che vincerà le elezioni a dover destrutturare, ricostruire un altro piano agricolo regionale nella prossima legislatura. Procaccini, dovrai fare un altro intervento, adeguarlo un po’, ma questi sono i fatti.
Il difetto dei piani regionali è che l’85% dei contenuti è aria fritta, cioè un parlare, un’analisi della situazione sociologica, strutturale ecc., sono le favole che si raccontano, poi ci sono dieci pagine che contengono i quattro obiettivi richiamati, in questo caso, le misure, i progetti. Risorse finanziarie pochine da parte della Regione, molte da parte della Ue a dimostrazione che comunque questa Regione, in alcuni settori senza risorse esterne sarebbe stata infeconda. E’ chiaro che l’amarezza rimane perché, come sempre, chi dovrebbe urlare, stracciarsi le vesti per un piano così imposto, sta zitto perché gli conviene. C’è tutto un associazionismo che rispetto a queste questioni dovrebbe assumere una posizione più critica ma non lo fa perché ha bisogno di usufruire di alcuni strumenti.
Ho sintetizzato l’intervento che il consigliere Cesaroni avrebbe dovuto fare per affermare che voteremo contro questo strumento, proprio per la sua inutilità, salvo che per la biblioteca del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali per la replica.

Ferdinando AVENALI. Io credo che questo piano di discuta a fine legislatura perché ci sono delle ragioni importanti. Per esempio, l’attuazione della nuova politica comunitaria che provocherà mutamenti notevoli nell’agricoltura europea, nazionale e marchigiana, non è di secondaria importanza. Fino a qualche mese fa non sapevamo se questa nuova Pac sarebbe stata attuata fin dal 2005 o se si sarebbe previsto che si poteva attuare entro il 2007 come hanno fatto altri stati europei, vedi Francia. Non entro questioni tecniche come il disaccoppiamento, ma sono fattori importanti, on insignificanti. Il disaccoppiamento, parziale o totale, significa una cosa semplice. Su decisione del Governo nazionale noi abbiamo adesso un disaccoppiamento totale. Ciò significa che è indipendente il contributo da ciò che si coltiva, mentre invece era possibile avere un disaccoppiamento parziale, dicendo che il 50% del contributo era indipendente, ma il 30% legato alle produzioni, quelle zootecniche piuttosto che grano duro e quant’altro. Potrei dilungarmi molto sulla questione, perché è una materia molto complessa su cui non sono entrato per non tediarvi. Tutti questi fattori erano ancora da definire, mentre adesso sono stati definiti, pertanto credo che 4-5 mesi fa sarebbe stato difficile fare un piano, perché molti elementi di incertezza ancora sussistevano. Adesso questi elementi di incertezza non ci sono più, nel senso che si è deciso che la Pac ha avuto avvio fin dall’annata agraria 2004-2005, che il disaccoppiamento è totale e via dicendo, quindi una serie di elementi di certezza sono stati acquisiti, pertanto il piano ha tenuto conto di questi fattori. Credo che questo è un elemento oggettivo di risposta.
Non è giusto dire “possiamo rinviare”, perché intanto anche Gasperi diceva che l’agricoltura è in corsa, ma l’agricoltura è sempre in corsa, perché i mutamenti in politica agricola, come in altri settori, sono sempre necessari, c’è stata una forte evoluzione anche della politica agricola regionale, oggi questo treno viene accelerato, in particolare, dalla nuova politica comunitaria e dalla libera circolazione delle merci, quindi della competizione internazionale.
Se non approvassimo oggi questo piano, perderemmo un altro anno, quando invece il processo di forte trasformazione dell’agricoltura è avviato, pertanto credo che noi abbiamo il dovere di dare degli input, degli indirizzi, di fare delle scelte prioritarie. Il piano in sé non è una legge che finanzia, è un piano di indirizzi, poi le leggi conseguenti e il bilancio, ma anche la distribuzione che andrà a decidere chi sarà in quest’aula nella prossima legislatura rispetto alle risorse comunitarie, saranno fatti allora, ma già il piano questi indirizzi li individua. Credo pertanto che sia assolutamente giusto che lo approviamo oggi, è una risposta che gli agricoltori ci richiedono e torno a sottolineare che queste scelte, così come diceva il collega Procaccini, relative al distretto rurale, il piano le affronta. Quando parliamo di distretto rurale non parliamo del distretto agricolo ma di un’area dove c’è un forte peso dell’agricoltura, che affronta tutti i temi dello sviluppo di quel territorio, ma anche sociali, quindi come l’agricoltura riesce ad essere uno strumento propositivo dello sviluppo e della qualificazione di un territorio, collegato all’artigianato, al turismo, ai servizi. Quindi questo piano affronta una serie di tematiche su cui si dovrà riflettere nella sua fase di attuazione.
Non nascondo che, verificata la prima fase di avviamento della Pac, già nel 2006 ci sarà bisogno di porre dei correttivi, ma credo che i grandi strumenti di indirizzo siano stati individuati e proprio perché è una corsa veloce nei mutamenti e nelle trasformazioni, c’è l’esigenza di pensare come rendere competitiva e remunerativa la nostra piccola impresa. Non possiamo pensare che la nostra agricoltura possa essere remunerativa e competitiva quando ha la dimensione della maglia poderale francese, noi dobbiamo saper rendere competitivo questo sistema fatto di piccole imprese, perciò abbiamo individuato una serie di strumenti. Poi non vanno bene, non sono insufficienti? Le leggi andranno aggiornate, perché bisogna che le rivediamo anche alla luce dei mutamenti che registreremo a seguito dei processi di cui dicevo.
Credo quindi che è uno strumento importante, fondamentale, era giusto farlo oggi, non era giusto perdere tempo, è stato molto discusso, approfondito. Starà poi alla prossima legislatura dare tutti quegli strumenti di attuazione che il piano stesso individua.
E’ stato fatto un lavoro positivo, è stato positivo il dibattito in Commissione, perché al di là del voto abbiamo discusso e approvato all’unanimità molti emendamenti. Poi c’è stata un’espressione di volontà contraria da parte della minoranza, ma questo non significa che non sia stato fatto un lavoro costruttivo utile per la nostra agricoltura e per la politica di qualificazione e di sviluppo che deve avere l’economia marchigiana in generale.
Per questa ragione invito il Consiglio regionale a esprimere un voto favorevole a questo piano agricolo regionale.

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. La dichiarazione di voto è in perfetta consonanza con quanto già espresso dal mio capogruppo Giannotti.
Io ascolto sempre con molta attenzione il “dottor sottile” Avenali che dà sempre un contributo positivo ai lavori di Consiglio. Ho il piacere di sedere con lui in Commissione bilancio e devo dire che spesse volte è la punta più avanzata dell’opposizione, sempre perché è arguto, persona competente.
Quando parliamo di elementi oggettivi di risposta — questo non interessa il Presidente facente funzione Donati, perché lui il problema dell’agricoltura l’ha superato venendo dalla collina, da Acquaviva, quindi dall’alto, vedi il lavoro indefesso di questi agricoltori che oggi sono sempre più guardati come una riserva di uomini, di valori, di tradizioni — questo piano non tiene conto nella maniera più assoluta del fatto che la popolazione che gravita intorno all’agricoltura ha una sensibilità diversa dal legislatore: sa di sudore, sa di fatica, ma sa di onestà e di lealtà. Vedo che in questo piano non abbiamo tenuto conto degli Ogm. Quando parliamo della trasformazione veloce delle piccole imprese, dobbiamo pensare che la globalizzazione oggi riguarda i mercati di scala, la commercializzazione è direttamente connessa alla grande distribuzione. In questo piano la piccola impresa, l’agricoltore è fuori, a meno che non si consideri scientificamente clientelare ed assistenzialista questo piano.
Torno alla libera circolazione delle merci, alle scelte prioritarie. Logicamente noi oggi siamo in attuazione di disposizioni Ue, quindi i sincronismi non funzionano, perché tra istituzioni non c’è questo dialogo, noi siamo subalterni alla politica comunitaria, siamo dipendenti dalle scelte del Governo non sempre in osmosi e deliberiamo a scadenza di mandato, impegnando una futura Amministrazione che oggi apprendo con soddisfazione, come ha detto il mio capogruppo, sarà di centro-destra.

Ferdinando AVENALI. La programmazione è pluriennale.

Umberto TRENTA. Ma prima si concerta, quindi un piano on concertato non tiene conto di posizioni diverse. Ecco l’assenza vera e mortificante delle scelte che a livello di globalizzazione oggi, nel mondo intero, si misurano con un parametro diverso.
Quindi penso che non possiamo che votare contro, aldilà dell’ottimo lavoro che avete fatto e svolto in Commissione, ma ritengo che si poteva fare sicuramente di più, sicuramente meglio, perché tutto è perfettibile, però la fretta, come dice il buon agricoltore, “fa i gattini ciechi”.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Discussione e votazione): «Disposizioni in materia di funzioni relative al riutilizzo, riciclo e al recupero di rifiuti» Giunta (241)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 241, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. Chiediamo cinque minuti di sospensione.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,25,
riprende alle 14,45

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Martoni.

Gabriele MARTONI. Egregi consiglieri, la proposta di legge in oggetto rientra nell’ambito del riassetto organizzativo delle strutture regionali, compresi gli enti dipendenti, le agenzie e le società partecipate, secondo un’ottica di funzionalità e efficienza.
La proposta di legge affronta il caso particolare dell’Agenzia regionale per il riutilizzo, riciclo e il recupero dei rifiuti S.p.a., costituita in seguito all’entrata in vigore della Legge regionale n. 28 del 1999, che dava attuazione al decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22.
In base all’articolo 11 della suddetta Legge regionale veniva trasformata l’esistente Agenzia regionale per le materie prime e seconde nella nuova Agenzia regionale per il riutilizzo, riciclo e il recupero dei rifiuti S.p.a, con la funzione di supportare la Regione e le imprese nel settore del riutilizzo, riciclo e recupero dei rifiuti e nella commercializzazione dei rifiuti destinati al recupero.
Tale Agenzia vedeva la partecipazione di alcuni enti pubblici come la Province di Ancona e Macerata, oltre che dalla Regione.
Negli ultimi tempi la situazione economica dell’ente è andata progressivamente peggiorando tanto da non poter più assolvere economicamente alle funzioni che le erano di competenza.
Per questo l’assemblea dei soci ha accolto, in data 24 febbraio 2004, la proposta di scioglimento presentata dalla Giunta regionale, ed è stato deciso di mettere in liquidazione la società.
La proposta di legge assolve quindi al compito di regolare le procedure determinate dallo scioglimento dell’Agenzia: è previsto che le funzioni finora svolte dall’Agenzia saranno affidate alla Regione e il personale in servizio a tempo determinato presso l’Agenzia verrà inquadrato nel ruolo del personale regionale, previo superamento di una prova di idoneità per titoli ed esami, nel rispetto della normativa regionale in materia.
Dato che il personale dell’Agenzia consta di un solo dipendente, è necessario dare approvazione alla proposta di legge per normalizzare la posizione di questo lavoratore.
Per quanto riguarda l’attuazione degli interventi previsti dalla proposta di legge, è autorizzata la spesa per l’anno 2004, di euro 25.000,00.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Molto spesso, o per problemi di audio o per altri tipi di problemi che non abbiamo capito, tutte le osservazioni e le problematiche illustrate dalle opposizioni non vengono riportate nel modo giusto, corretto e dovuto. Dopo cinque anni penso che sia anche doveroso e legittimo chiedersi perché. Forse dipenderà anche da noi che non abbiamo una voce come aveva prima Martoni, molto chiara, limpida, abbiamo seguito perfettamente il suo intervento, con fatica. La preoccupazione è che quello che succede in quest’aula è solo per i consiglieri regionali, quando si fanno i resoconti ben poco appare all’esterno, come si è verificato anche prima: è successo un fatto per me gravissimo, cioè non si è data la possibilità a un Consiglio regionale di poter discutere una legge presentata dai consiglieri di maggioranza, dalla Giunta, fatta un’audizione. Con delle facce di bronzo non avete avuto neanche il buon senso di dare una risposta non tanto a noi, ma a quei cittadini, a quelle categorie e associazioni nelle quali avete creato delle aspettative, magari mistificando, andando a degli incontri, speculando, come spesso ho sentito dire, su un impegno che c’è nei confronti della Coldiretti o di chi per loro, poi quando viene il momento, con facce di bronzo nemmeno date le risposte. E’ una vergogna che queste cose non escano all’esterno di queste quattro mura, una vergogna anche per chi dovrebbe fare il proprio dovere rispetto all’informazione.
Detto questo, entrando nel merito — per pochi intimi facciamo questa relazione, è un discorso fatto fra quattro amici su un argomento delicato e importante e ricordo che questo problema ha richiesto tre discussioni in Commissione con un paio di rinvii — ricordo che con la presente proposta di legge il governo della Regione marche, nella relazione illustrativa fa delle affermazioni che lasciano non solo perplessi ma anche sconcertati e sappiamo fin d’ora che quello che noi diciamo o riportiamo rimarrà solamente entro queste quattro mura.
Infatti l’agenzia, costituita ben cinque anni fa, nel 1999, per svolgere le funzioni di supporto tecnico-organizzativo alla Regione e di assistenza alle imprese per il riutilizzo, il riciclo e il recupero dei rifiuti nonché per la commercializzazione dei rifiuti destinati al recupero — art. 11 della legge 28/909 — che ha come soci Regione, Provincia di Ancona e Macerata e alcuni privati, riceve dalla Regione la proposta di scioglimento.
Tale proposta è stata accolta in data 24 febbraio 2004 con la decisione di mettere in liquidazione la società stessa, quella società che doveva essere il fiore all’occhiello sulle problematiche ambientali ma, guarda caso, è stata sciolta dalla stessa Regione Marche.
Già di per sé tale procedimento è alquanto anomalo, perché nei fatti è la Regione che liquida la società, non lasciando all’assemblea dell’agenzia alcuna possibilità di posizioni alternative, assumendosi responsabilità che poteva lasciare all’agenzia stessa.
Le motivazioni di uscita sono decisamente deboli a nostro avviso, in quanto si fa riferimento ad una situazione economico-patrimoniale in forte tensione finanziaria (relazione presentata al consiglio dal collegio sindacale nel corso del 2003).
La riflessione è questa: quante società “cotte” mantiene ancora la Giunta regionale? Quanti miliardi sta spendendo per mantenere agenzie, associazioni che sono “cotte”, pur di mantenere quelli piccolo potere o poter organizzare manifestazioni sotto l’aspetto dell’agricoltura a via discorrendo? Però questa società si decide di metterla in liquidazione.
Per un paradosso l’intero sistema sanitario, in costante deficit, dovrebbe chiudere, se questo è il metodo.
Ciò che intendiamo dire, è che è mancata una visione strategica degli obiettivi ed una conseguente ed efficiente organizzazione per realizzarli. Di questo non addebitiamo alcuna colpa, o perlomeno limitata all’attuale assessore che ha ereditato questo tipo di discorso.
La verità è che questa agenzia non ha mai funzionato o ha funzionato poco da quello che abbiamo appreso, dalla sua costituzione, con evidente spreco di denaro pubblico e il governo regionale ha atteso ben cinque anni per il suo scioglimento, assumendosi gravi responsabilità che evidenziano quanta poca attenzione viene posta ai problemi della spesa pubblica.
Avevamo posto degli interrogativi in Commissione ai quali non abbiamo avuto risposta, che riproponiamo anche oggi.
Che cosa hanno fatto i presidenti del consiglio di amministrazione dell’agenzia in questi anni? Quali sono i loro costi e l’attività svolta? Sono questi gli altri interrogativi che ci poniamo e che rivolgiamo ai colleghi che stavano in Commissione e ai colleghi che stanno in Consiglio.
Un altro problema riguarda il personale. Previa semplice prova di idoneità verrebbe assunto dalla Regione, con buona pace di coloro che potrebbero vantare capacità e titoli altrettanto validi e anche superiori. Questo non è il “lodo Luchetti”, però si tratta della stessa falsariga. E’ quindi indispensabile che venga chiesta la relazione tecnica di Regione e Province, ma anche le relazioni di tutti e cinque gli anni dei revisori dei conti nonché i bilanci e le relazioni annesse dal 1999 e al 2003 che hanno portato allo scioglimento della società. Solo così sarà possibile comprendere bene perché si è giunti a questa tardiva soluzione ed individuare le precise responsabilità a livello regionale e del consiglio di amministrazione dell’agenzia, prendendo, naturalmente, le decisioni conseguenti.
Sotto questo aspetto il consigliere Ceroni — scusiamo il nostro coordinatore regionale che, purtroppo, per un impegno è dovuto andare via — aveva presentato una interrogazione il 24 settembre 2004. Una interrogazione che ancora non ha ricevuto risposta, quindi chiediamo all’assessore di rispondere, in questo dibattito, anche all’interrogazione presentata dal collega Ceroni.
Detto questo prendiamo atto di quanto è stato fatto e muoviamo anche critiche a chi ha delegato la Regione a fare questo atto, come ci hanno detto in Commissione. Le azioni erano 419.000 per un importo di 300 milioni, quindi una società come questa poteva sicuramente essere salvata, perché si parla di un debito irrisorio. Non abbiamo capito perché questa società dovrebbe essere sciolta mentre altre società che sono “cotte”, ancora vengono mantenute.
Ci auguriamo che finalmente vengano date risposte, non evasive e fumose come il presidente Tontini ci ha dato in Commissione, perché ha detto “ormai la società deve essere liquidata”, e ci riserviamo, qualora le risposte non siano soddisfacenti, di trasmettere il tutto alla Corte dei conti per verificare se si ipotizzino responsabilità da parte di chi ha gestito e anche da parte di chi non ha fatto la vigilanza che compete alla Regione Marche la quale era l’azionista maggiore di questa società, con un capitale di 63 milioni di lire. Quindi la Regione aveva il compito e il dovere non solo di essere garante ma anche di vigilare su questa società. Sappiamo come vanno poi a finire certe cose, ma non ci sottrarremo dal fare il nostro dovere, quindi saremo tranquilli con le nostre coscienze, a differenza di altri che non saranno sicuramente tranquilli con le loro coscienze ma voteranno secondo disciplina di partito e di maggioranza.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Sulla materia ebbi modo, mesi addietro, di proporre un’interrogazione che ebbe risposta in quest’aula da parte dell’assessore, un’interrogazione puntuale nella quale si chiedevano spiegazioni su questioni che già erano evidenti a coloro che hanno seguito il settore ambientale, dei rifiuti in genere e l’applicazione soprattutto della nostra legge del 1999, n. 28.
Nell’interrogazione era già anticipato quello che poi è avvenuto. Ricordo che la società 5R è una spa e si era chiesto se era vero che fosse in difficoltà economiche, ma soprattutto che non aveva adempiuto a quegli obiettivi, a quelle finalità previste dallo Statuto e delegate dalla Regione con la propria legge. L’assessore, in quel caso ritengo in maniera onesta, ammise che effettivamente c’erano queste difficoltà evidenti e palesi ed anticipò il fatto che la Regione si sarebbe presentata come socio di maggioranza all’assemblea proponendo la messa in liquidazione della società stessa o comunque la cessione delle proprie quote.
Ecco la legge odierna che stiamo discutendo, che però non ci fa essere soddisfatti o comunque non ci fa affrontare la questione come fosse un atto notarile, formale, da compiere. Qui sostanzialmente sono scritte, pur nel linguaggio tecnico-giuridico, delle cose molto pesanti. Questa società addirittura trasformata, perché era già precedentemente prevista, nelle nostre normative, un’agenzia per il recupero e il riciclaggio dei rifiuti, un’agenzia di materie prime seconde. Fu trasformata in spa, con un atto, prima che tecnico politico, proprio per dotare la Regione di uno strumento operativo su un ambito molto importante, delicato, essenziale, fondamentale, principale, così ritenuto da tutti i documenti politico-programmatici della vostra maggioranza: l’ambito relativo al recupero, riciclaggio, riuso di materie prime che, sottoposte a processi di raccolta e di trasformazione potessero diventare, da costo, risorsa, perché impatto ambientale che si riduceva, consumi che potevano essere ridotti perché si recuperavano materiali, costi che potevano essere recuperati con la vendita di questi materiali e con la loro trasformazione in altro. Questo obiettivo è stato fallito da parte dell’attuale maggioranza. Questo lo dobbiamo sottolineare ed è un dato politico incontrovertibile, inoltre sotto un profilo tecnico sono stati avviati e finanziati progetti destinati alla spa Agenzia 5R. Queste finalizzazioni che risultati hanno ottenuto? Parziali, totali, sono stati completati quei progetti?
Ricordo en-passant che nell’interrogazione parlavo puntualmente di siti che dovevano essere riferimenti, di “banca del verde”, di raccordo con le imprese. Tutto questo che fine ha fatto?
Con un tratto di penna diciamo semplicemente che il personale dipendente a tempo determinato passerà a ruolo regionale, ma tutto quello che è stato investito, avviato da chi sarà ripreso? Dalla Regione stessa? Dice la legge che tutte le funzioni passano alla Regione Marche, alle sue strutture, ai suoi uffici. Ma con quale resoconto ci si presenta, poi? Da cosa si parte? Abbiamo fatto niente? C’è stato qualche cosa? Questo qualcosa può essere continuato? Quali sono le prospettive? Gli uffici faranno quello che si era detto essere uno strategico e importante obiettivo della Regione, appunto quello del recupero e riutilizzo, riuso delle materie prime e seconde? O si dovrà ripensare all’intera questione delegando inventando un altro tipo di strumento operativo? Questi sono ambiti molto tecnici, che si possono attivare solo se ci sono competenze specifiche, lavori di raccordo con le imprese che già hanno le loro agenzie, le loro associazioni che recuperano materiale, lo riutilizzano con accordi con altri. O ci sono già imprese già specializzate su quello che già sono sul mercato e che lavorano anche con il pubblico?
Questa riflessione è mancata. Oggi non ci sono più le condizioni, perché siamo già a metà gennaio, fra poche settimane questo Consiglio si scioglierà e siamo già tutti protesi verso le prossime elezioni di primavera, ma io ritengo che questa sia la discussione da fare quando si portano in aula questo tipo di proposte di legge. E’ “fallita”, politicamente, una società di capitali voluta fortemente dalla Regione, sono falliti degli obiettivi, quindi che cosa si sostituisce, che cosa rimane da questo tipo di storia e di percorso? Non possiamo non ricordarlo, anche ad uso di una informazione di cui parlava prima Brini. Si dovrà riportare questo tipo di situazioni, molto grosse, perché si tratta di centinaia di milioni di vecchie lire, miliardi complessivamente, perché vi sono stati progetti anche milionari, finanziati. Qualcuno ci deve anche dire che cosa hanno prodotto e che cosa è rimasto da quel tipo di impostazione.
Lo sconcerto è forte, soprattutto per la mancanza di questo tipo di ragionamento. Spero lo faccia l’assessore in replica. Il relatore di maggioranza Martoni non l’ha fatto, si è fermato solo alla giaculatoria, a quei 4-5 punti e in tre minuti ha assolto al suo compito più formale che sostanziale. Non mi sembra questo possa essere un modo per dare un contributo anche di idee, di indicazioni che questo Consiglio regionale comunque deve dare a una Giunta che su questa questione si è assolutamente avviluppata su se stessa, perché dopo avere fatto questa scelta deve tornare indietro e azzerare questa scelta stessa, dire che non è stata efficace. Ripeto, non è che questo ci riempia di soddisfazione: registriamo un dato negativo per tutti, non per la maggioranza e positivo per noi che diciamo “che bello!”. Il male è per le Marche, per il sistema relativo a questo tipo di questione.
Ho ritenuto di fare questo ragionamento in maniera aperta e in sede di discussione generale. Sulle disposizioni in sé ritengo che ormai le cose siano state effettuate, i passaggi dentro la società sono stati svolti, ho qualche perplessità sotto il profilo dell’assorbimento, già previsto per legge, del personale. Non so se questo assorbimento per legge possa essere legittimamente affrontato nella maniera indicata dall’articolo, perché quando si dice che il personale in servizio è inquadrato nel ruolo del personale regionale... E’ vero che si aggiunge “previo superamento della prova di idoneità”, ma qui si dice “è inquadrato”, perciò c’è un automatico riferimento. Non so se, anche sotto un profilo tecnico, possa essere giustificabile questo passaggio, chiedo che gli uffici e l’assessore possano effettuare delle verifiche, perché non mi sembra che possa essere anche questa questione messa come un atto quasi dovuto, formale. E’ un atto delicato, che potrebbe inficiare anche la legge stessa per quanto riguarda il suo profilo di legittimità formale.
Con queste considerazioni il nostro voto, se sotto un profilo tecnico potrebbe essere di presa d’atto, è negativo per il fatto di non avere avuto neppure un briciolo di discussione e di indicazione politico-generale del problema da parte del relatore o della Giunta. Non so se avverrà in sede di replica da parte dell’assessore. Noi non possiamo che esprimere la nostra insoddisfazione su come è stata affrontata, impostata e conclusa una vicenda che si è conclusa sicuramente in maniera negativa, qual è quella della spa Agenzia 5R, ma anche la questione relativa ai rifiuti, al loro recupero e riutilizzo, un settore considerato dalla vostra maggioranza strategico, in tanti documenti.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Colleghi consiglieri, a me sembra che giustamente il relatore di maggioranza si sia attenuto all’argomento che oggi è in discussione. Lo dico non per evitare risposte, perché io credo di avere risposto con dovizia di particolari a precedenti interrogazioni, e ne ricordo una in particolare del consigliere Pistarelli già mesi fa. E’ quindi del tutto evidente che non posso oggi ricordare tutte le questioni, le percentuali, anche perché non ero preparato a questa questione, ma posso rispondere all’interrogazione che mi si dice essere stata presentata dal consigliere Ceroni.
Vorrei soltanto fare alcune considerazioni e precisazioni.
Nel rispondere alla precedente interrogazione del consigliere Pistarelli io non ho omesso di dire in maniera molto onesta che la Regione Marche, che non è azionista di maggioranza ma aveva una partecipazione di poco più del 20%, ha dato un giudizio sull’attività di quella società. Delle due l’una. Il consigliere Brini dice che ci sono una serie di società della Regione Marche che definisce “carrozzoni”. Io non so a cosa si riferisca il consigliere Brini, quindi bisognerebbe analizzare caso per caso e verificare quante di queste società rispondono a quell’appellativo e quante no. Per quello che mi riguarda, come assessore con delega ai rifiuti, ho potuto verificare se l’attività, in un momento di sofferenza finanziaria, per cui quell’agenzia era nata, in qualche modo avesse corrisposto e corrispondesse a quelle che erano le aspettative. Debbo dire che le cose non erano così e tra l’altro c’era una sofferenza finanziaria. Come Regione, proprio per i compiti che questa agenzia aveva e per la possibilità che gli uffici regionali hanno, anche introitando un personale che ha fatto esperienza in questo senso... Rassicuro, su questo. Questa legge che ha già visto l’approvazione della Giunta, ha avuto il sigillo dal punto di vista della legittimità. Una unità di personale, peraltro a tempo determinato, nemmeno a tempo pieno, che si aggiunge alle tante professionalità che già in questo tempo esistono dal punto di vista delle attività di riciclaggio, riuso, raccolta differenziata.
Ma la cosa che si è potuto verificare — mi riferisco a quel poco più di 20% che ha la regione Marche — è che l’attività stessa della società, ancorché una società che vedeva la presenza di pubblico e di privato, vedevo soltanto l’utilizzo, quindi l’assegnazione di risorse solo ed esclusivamente da parte della Regione Marche, per cui da parte di tutti gli altri soci, anche privati, che in qualche modo stanno dentro il sistema, non c’era questo utilizzo della società stessa. Abbiamo posto questo tipo di questioni, ma la Regione Marche rimettendo le sue quote non determinava la necessità assoluta che questa esperienza finisse. E’ finita perché tutti gli altri hanno preso lo stesso tipo di decisione e allora, siccome penso che, come in tutte le situazioni, non è che non si sia fatto assolutamente nulla, ma quell’attività non ha corrisposto alle aspettative, credo che in questo senso gli uffici regionali possano corrispondere esaustivamente a questo tipo di attività. Dopodiché, se mi si chiede “si potrebbe nel futuro riaprire un’esperienza di questo tipo?”, io credo di sì e se debbo dire ciò che penso, un’esperienza di questo tip la porrei in collaborazione con altre Regioni d’Italia. Credo che istituire un’agenzia per ogni Regione abbia ormai poco senso: probabilmente ha molto più senso una situazione in cui diverse realtà, magari del centro Italia, insieme collaborano per dare alcune riposte, anche di carattere scientifico, a tematiche che sono all’ordine del giorno.
Io ho già dato risposte, credo doviziose, in sede di svolgimento della precedente interrogazione. mi riservo, se si vuol entrare ancor più nel merito, di farlo in occasione dell’interrogazione presentata dal consigliere Ceroni, documentando ancora più specificatamente. Quindi non rifuggirò dalle mie responsabilità e tanto meno dall’esplicazione delle motivazioni, per cui credo di avere fatto il mio dovere di amministratore e ancor più, come prevede il codice civile, del buon padre di famiglia, nel senso che dietro una valutazione attenta delle condizioni, ho dato la risposta che ritenevo essere la più congrua. Oggi, peraltro, non siamo più su questo terreno, siamo alla parte finale di un percorso che ormai è già segnato e che è irreversibile. Chiedo quindi all’aula il voto su questo atto che è il punto finale di questo percorso.

PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Emendamento a firma Luchetti, sostitutivo dell’articolo.
Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Ribadisco il voto contrario, tenendo presente che l’operazione che andiamo a fare e che è già stata decisa dagli altri enti consorzianti, cioè la decadenza e la chiusura della società, è un atto più che ovvio. Addirittura già da tempo avremmo dovuto fare questa leggina. Quindi il senso del voto contrario è un giudizio politico sulla gestione di questa società, mentre per quanto riguarda il merito mi sento di condividere pienamente la conclusione, anche se triste, di questa operazione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

Il Consiglio approva



Ordine dei lavori

PRESIDENTE. Mi pare che l’intenzione sia quella di passare alle nomine, quindi procediamo in questo senso.

Cesare PROCACCINI. Presidente, la proposta di atto amministrativo n. 154 è un atto importante per non interrompere il flusso ai Comuni. In Commissione è stato approvato, mi pare, all’unanimità.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Modesti.

Cataldo MODESTI. Come diceva il collega Procaccini, l’atto è stato condiviso da tutti gli enti locali nelle consultazioni fatte, la Commissione ha dato parere favorevole all’unanimità, si tratta di erogare piccoli contributi alle forme associative dei Comuni per favorire la gestione associata dei servizi. I Comuni stanno aspettando l’erogazione di questi finanziamenti, quindi chiederei al Consiglio, senza farne un problema importante, di poter procedere.

Gilberto GASPERI. Manca il relatore di minoranza.

PRESIDENTE. Però questa mattina avete votato tutti l’ordine dei lavori ed era presente anche Massi.

Roberto GIANNOTTI. Non significa niente.

PRESIDENTE. D’accordo, passiamo alle nomine.



Nomine

PRESIDENTE. Prego di distribuire le schede per la elezione di tre consiglieri regionali revisori del conto del Consiglio regionale (art. 12 del regolamento interno)

(Segue la votazione)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 23. Hanno ricevuto voti: Franceschetti n. 8, Luchetti n. 8, Castelli n. 6, Ricci n. 1. Proclamo eletti i consiglieri Franceschetti, Luchetti e Castelli.
Prego di distribuire le schede per la elezione di tre consiglieri regionali nella commissione per la vigilanza della biblioteca del Consiglio regionale (articolo 13 del regolamento interno)

(Segue la votazione)

Comunico il risultato della votazione. Votanti n. 24. Hanno ricevuto voti: Mollaroli n. 11, Trenta n. 6, Donati n. 6, Ricci n. 1. Proclamo eletti i consiglieri Mollaroli, Trenta e Donati.
La seduta è tolta.


La seduta termina alle 15,40