Resoconto seduta n. 221 del 02/02/2005
La seduta inizia alle 11,45



Approvazione verbale

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letto ed approvato, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, il processo verbale della seduta n. 220 del 31 gennaio 2005.

(E’ approvato)



Proposta di legge
(Annuncio e assegnazione)

PRESIDENTE. E’ stata presentata, in data 1.2.2005, la proposta di legge n. 291, ad iniziativa del consigliere Mollaroli: «Modificazioni alla l.r. 5 agosto 1996, n. 34 “Norme per le nomine e designazioni di spettanza della Regione», assegnata alla I Commissione.




Mozioni
(Annuncio di presentazione)

PRESIDENTE. Sono state presentate le seguenti mozioni:
— n. 393 dei consiglieri Pistarelli, Ciccioli, Castelli, Gasperi e Romagnoli: «10 febbraio “Giornata del ricordo” in memoria delle vittime delle foibe dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale»;
— n. 394 del consigliere Moruzzi: «Piano Cave della Provincia di Ancona».



Promulgazione legge regionale

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha promulgato, in data 18 gennaio 2005, la legge regionale n. 1, concernente: «Disposizioni in materia di funzioni relative al riutilizzo, riciclo e al recupero dei rifiuti».



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Illustro rapidissimamente il risultato della discussione avvenuta nella Conferenza dei presidenti di gruppo, nella quale si è assunto un orientamento relativo all’ordine dei lavori odierni, che riguarda la trattazione delle interrogazioni, l’anticipazione, che era già stata votata, della proposta di atto amministrativo n. 152, della proposta di atto amministrativo n. 156.
Si chiede l’anticipazione della proposta di atto amministrativo n. 162 riguardante la ricostruzione post-terremoto, così come si propone di proseguire la seduta senza interruzione fino alla votazione delle tre proposte di atto amministrativo, iscrivendo all’ordine del giorno della prossima seduta due mozioni e precisamente la n. 378 dei consiglieri Procaccini e Martoni, «Prime iniziative per il 60° anniversario della liberazione, a sostegno delle organizzazioni partigiane» e la n. 393 dei consiglieri Pistarelli, Ciccioli, Castelli, Gasperi e Romagnoli: «10 febbraio, “Giornata del ricordo” in memoria delle vittime delle foibe dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale», procedendo successivamente con le code delle proposte di legge regionale e di atto amministrativo.
Nella stessa Conferenza Stato- Regioni si è deciso di prevedere una sessione di Consiglio per i giorni 14, 15 e 16 per far sì che tutte le proposte di legge e di atto amministrativo siano trattabili in tempo utile, prima della chiusura della legislatura.
Pongo in votazione questa proposta.

Il Consiglio approva




Interrogazione (Svolgimento): «Grave declino industriale e occupazionale nella provincia di Ascoli Piceno» Procaccini e Martoni (1210)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l’interrogazione n. 1198 del consigliere Massi. Per la Giunta risponde il Presidente D'Ambrosio.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. In relazione all'interrogazione n° 1198/04 del consigliere Massi sulla scuola materna di Montefano, si rappresenta quanto segue.
La scuola materna del Comune di Montefano è inserita nel piano sugli edifici danneggiati dal sisma di cui all'art. 2, comma 3 lett. e, della Legge n° 61/1998.
Con DDS LL.PP. n° 873 del 10/08/1999, al numero di piano 213 e con punteggio 8, è stata erogata al Comune di Montefano l'anticipazione per le spese di progettazione della Scuola materna pari al 5% del valore dell'opera ammissibile di finanziamento (richiesto nella misura di Euro 14.460,79) e fissata la scadenza per la presentazione del progetto alla data del 27/02/2000 (prorogata successivamente con DGR n° 1027 del 24/0512000 alla nuova data del 15/07/2000).
Il progetto è stato presentato in data 31/12/2002 (termine ultimo, a pena di decadenza, prorogato con DGR n° 1656 del 17/09/2002) per un importo di Euro 1.129.770,06.
In data 24/09/2003 il Comune chiede l'attivazione dell'iter della conferenza di servizio elencando gli enti da invitare.
In data 09/10/2003 è stato effettuato il primo gruppo di lavoro sul progetto, che si conclude con la richiesta di integrazioni e la convocazione di un nuovo gruppo di lavoro.
Le integrazioni richieste sono state presentate in data 17/11/2003 ed in data 02/12/2003, dalle quali si evince che il nuovo quadro economico aumenta fino ad un importo di Euro 1.190.030,21.
Occorre precisare che con DGR n° 276 del 04/03/2003 era stato stabilito che per l'anno 2003 i fondi disponibili sarebbero stati concessi a "scuole e sedi municipali con punteggio uguale o maggiore a 13". Trovandosi l'edificio in questione non in priorità avendo solo punteggio 8, l’iter di approvazione non aveva avuto seguito essendo il finanziamento rimesso alle future disponibilità finanziarie, e l'importo rimaneva ancora da stabilire con esattezza, in considerazione dell'enorme esubero palesatosi.
In data 17/09/2004, con specifica nota, il Sindaco di Montefano sollecita la conclusione dell'iter di approvazione dichiarando che intende eseguire, in anticipazione con fondi propri, le opere di rifacimento della copertura e quanto necessario per la messa in sicurezza dell'edificio scolastico.
Poiché ai sensi dell'art. 37 della DACR n° 237 del 01/12/1998 i soggetti attuatori possono eseguire i lavori prima della concessione contributiva nel rispetto delle procedure previste, l'iter è ripreso ed in data 14/10/2004 è stato convocato il secondo gruppo di lavoro sul progetto, che si è concluso con la richiesta di integrazioni e la convocazione di un nuovo gruppo di lavoro al fine di pervenire con esattezza all'importo da decretare. A tutt'oggi, quindi, I'iter di approvazione del progetto è in corso di definizione.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiararsi soddisfatto o meno, il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Presidente, lei ha svolto una relazione dettagliata sui fatti che effettivamente sono accaduti. Non ho nulla da dire o da contestare sulla sequenza che lei ha contestato. L’interrogazione era rivolta a capire come potesse un sindaco prendersi delle responsabilità enormi sull’apertura e sulla funzionalità di una scuola, quando organi tecnici, dai vigili del fuoco ad altri, accertavano che quella scuola non poteva garantire condizioni di sicurezza.
Questo sindaco si è messo contro tutti gli organismi tecnici e si è preso la responsabilità di tenerla aperta. Poi, verso novembre ha cambiato linea e ha trasferito i ragazzi in un altro plesso.
Visto quello che è avvenuto, anche con il senno del poi possiamo dire che quei genitori, quelle famiglie, quei movimenti cittadini, quei partiti che contestavano la cosa avevano ragione, perché il sindaco aveva fatto una scommessa dicendo “la scuola ci deve essere per forza, mi prendo io la responsabilità”. Ringraziamo il Padreterno che non è successo niente, perché effettivamente ritengo che questo sindaco si sia assunto una responsabilità eccessiva rispetto alle proprie competenze. Si sa che c’è la “Bassanini”, le responsabilità sono dei tecnici e lui poteva benissimo rimettersi ai tecnici e ammettere, nonostante gli stanziamenti, i progetti, i lavori fossero andati avanti, che non c’erano le condizioni. Quindi il motivo della mia interrogazione era questo. Mi è sembrato un azzardo da parte di questo sindaco. Poi è ritornato indietro, i ragazzi si sono trasferiti in un altro edificio e termineranno al scuola in quest’altro edificio e ci sarà tempo per rimettere a posto il plesso di cui stiamo parlando.
L’interrogazione l’ho presentata per evidenziare come nei nostri comuni, spesso, approfittando della “Bassanini” o trascurando la stessa, in qualche modo c’è sempre qualcuno che pecca di eccessivo personalismo ed esagera, perché quando c’è di mezzo la salute e la sicurezza del cittadino ci potrebbe essere qualche rischio.
Prendo atto di quello che ha detto il Presidente D’Ambrosio, però il comportamento del sindaco ha lasciato qualche grossa perplessità, credo anche nella sua coalizione politica.





Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Piano regionale di edilizia residenziale (biennio 2004/2005)» Giunta (152)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 152, ad iniziativa della Giunta. Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. Quello che ci accingiamo a votare è un atto importante per quanto riguarda il mercato dell’abitazione della nostra regione e rappresenta una forte iniezione economica tendente a migliorare l’azione pubblica per quanto riguarda alcuni settori particolari. Prevalentemente l’obiettivo è di calmierare e favorire la creazione di un mercato degli affitti. Siamo in presenza mediamente, nel nostro paese, di una situazione di proprietà, da parte dei nuclei familiari, dell’abitazione per circa l’80%, ma contemporaneamente siamo anche in presenza di una parte di famiglie non economicamente solide e salde che hanno difficoltà rispetto ad un mercato prevalentemente degli affitti che risulta essere scarso e limitato.
Con l’atto che andiamo ad approvare questa mattina, nel biennio 2004-2005 immettiamo nella nostra regione, un ammontare di finanziamenti pari a circa 96 milioni di euro, quindi una ingente mole di finanziamenti che nell’arco di un biennio permetteranno importanti interventi.
Gli obiettivi di fondo riguardano prevalentemente le abitazioni, sia in affitto che in proprietà, favorendo quella parte di famiglie marchigiane meno abbienti. Riguardano, tra l’altro, la possibilità di far parte dei progetti nazionali, cioè i 200.000 edifici in affitto, favorendo i contratti d’area nei territori della nostra regione.
Il provvedimento prevede, per quanto riguarda l’edilizia agevolata, 61 milioni di euro, di cui il 15% riservati a progetti sperimentali e al completamento di progetti sperimentali già attivati. Di questi, 51 milioni circa andranno alle Province le quali, sulla base di criteri che sono evidenziati nella tabella a pag. 4, dovranno definire, sulla base delle loro caratteristiche territoriali, delle loro esigenze i programmi di investimento rispetto ai quali cooperative, privati, aziende, enti pubblici potranno partecipare ai bandi per le assegnazioni.
A questo proposito le ripartizioni prevedono fondi complessivamente stanziati di circa 14 milioni di euro per la provincia di Ancona, 11.800.000 euro per la provincia di Ascoli Piceno, 11.697.000 euro per la provincia di Macerata e 13.491.000 euro per la provincia di Pesaro e Urbino. Altri 35 milioni di euro vanno all’edilizia sovvenzionata, con alcune indicazioni nella direzione di privilegiare le famiglie disagiate per quanto riguarda l’allocazione e le giovani coppie, così come i lavoratori temporaneamente presenti nella nostra regione, dando così una risposta importante ad una delle richieste forti che viene anche dal mondo delle imprese, dando però risposta anche alle politiche di integrazione nel nostro territorio nei confronti di quei lavoratori che sono ormai entrati da anni nella nostra regione e che, come tali, devono trovare risposte adeguate anche per quanto riguarda il mercato della casa.
I programmi delle Province riguardano due punti, fondamentalmente: il recupero e l’acquisto di nuovi appartamenti. Per quanto riguarda l’affitto, i contributi si alzano con l’aumentare dell’impegno che il proprietario che usufruisce degli appartamenti prende nei confronti dell’ente pubblico. Se il proprietario che ha ricevuto il contributo si impegnerà ad affittare per 15 anni saranno 17.000 euro, se si impegnerà per 30 anni saranno 34.000 euro, per 50 anni saranno 57.000 euro, cercando così di favorire il reimpiego di questi appartamenti nell’ambito del mercato degli affitti.
Stessa cosa per quanto riguarda il recupero e l’acquisto di appartamenti da mettere in vendita, che riguarderanno famiglie disagiate, ma avranno un vantaggio, in particolare, le giovani coppie e le famiglie che hanno in casa la presenza di anziani.
Da ultimo una quota rimane a disposizione della Regione Marche del 15% che dovrà seguire per il completamento di progetti già iniziati o di quei progetti che hanno già avuto l’approvazione e un parziale finanziamento e che andranno nella direzione di contribuire anche alla realizzazione dei contratti di quartiere.
Gli obiettivi finali che sono riportati a pag. 10 dell’atto ci dicono che nell’arco di due anni, con questo atto andremo a fare: 1.500 alloggi circa da destinare a locazione a canone concertato o da cedere in proprietà come prima abitazione; almeno 4 contratti di quartiere; 580 alloggi Iacp di nuova realizzazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Ci troviamo a fine mandato con importantissimi argomenti all’ordine del giorno che sicuramente meritavano e meritano un più ampio dibattito, un più ampio coinvolgimento. Purtroppo su queste problematiche abbiamo assistito a delle frettolose audizioni, dove non si sono date la possibilità e l’opportunità di sviscerare problemi delicatissimi. Oggi ne abbiamo due all’ordine del giorno che sono molto importanti e che meritavano un più ampio dibattito.
Quindi un provvedimento di fine legislatura e noi non possiamo sottrarci dall’affrontarlo, discuterlo, dibatterlo e non possiamo nemmeno sottrarci dal muovere delle critiche. Questa è una delle tante leggi importanti, fondamentali per la crescita e lo sviluppo della regione Marche, ma che puntualmente sono carenti sotto l’aspetto finanziario. Importante secondo alcuni è legiferare, però secondo noi è importante anche applicare e vedere concretizzate le proposte di legge.
Noi non diamo un giudizio favorevole e vorremo cercare di capire come mai, su questa legge — non è presente l’assessore alle finanze — la Regione Marche non ha messo le giuste risorse che le avrebbero dato corpo, dando altresì corpo alle esigenze di molti marchigiani. Sappiamo tutti che quello della casa è uno dei problemi emergenti nella situazione italiana, ma ci pare di capire che in questa legge il Governo ha fatto la sua parte, mentre la Regione Marche ha fatto semplicemente da notaio per quanto riguarda il trasferimento dei fondi, senza aggiungere una sola lira. La stessa problematica la troveremo anche per quanto riguarda il piano della costa. Questa è la vecchia politica che si faceva in molti Comuni: si progetta e si appalta, poi “i finanziamenti li troveremo strada facendo”. Fermo restando che 4-5 Comuni risolveranno il proprio problema, gli altri dovranno sempre convivere con l’emergenza. Sarebbe stato più opportuno e corretto trovare tutte le risorse necessarie, fare un censimento, una mappatura per verificare dove veramente il problema casa è emergente. Mi auguro che oggi il Presidente D'Ambrosio abbia il buon gusto, dopo tutto il veleno che ha sparso in questi cinque anni e che continua puntualmente a spandere sulla stampa, sulle televisioni, a volte in modo strumentale e demagogico nei confronti del Governo Berlusconi. Questo “odio politico” nei confronti di Berlusconi rimane ed è un peccato, mentre...

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Consigliere Brini, io non odio nessuno, non ho odio nei riguardi di nessuno: contrapposizione politica, certo.

Ottavio BRINI. Le chiedo scusa, userò un altro termine. Non odio ma veleno.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Lei può dire tutto quello che vuole. Io non odio nessuno, il veleno viene sparso da altri.

Ottavio BRINI. Però sulle televisioni e sui giornali c’è sempre lei, il veleno lo sparge lei. Noi puntualmente incassiamo, però lasci dire anche a noi qualche cosa ogni tanto, ci consenta — come dice il “Cavaliere” — di esprimere anche il nostro pensiero. In un dibattito tranquillo e sereno, lei espone le sue opinioni, i suoi pensieri. E’ anche stato bravo, perché nell’arco di questi cinque anni anche i suoi collaboratori sembravano fatti con lo stampino e ripetevano puntualmente la solita musichetta, come quella di Natale, quando si aprono i cartoncini augurali. Puntualmente, tutti contro il Governo Berlusconi, ma quando il Governo Berlusconi è bravo a trasferire dei fondi, qualcuno se ne dimentica volutamente e faziosamente.
Bisogna dare atto all’assessore Modesti, sotto certi aspetti, che perlomeno si impegna a portare avanti problematiche che erano ferme nel cassetto da tanti anni. Peccato che il mega assessore, il Siniscalco della situazione, collega Agostini, non trovi le risorse necessarie per far fare bella figura, politicamente, al suo collega, ma quello che collega noi non è tanto questo ma che non si trovano le risorse necessarie per chi non ha una casa. Noi parliamo di abitazioni, non parliamo né della cultura, né del finanziamento dato per la festa del carciofo o per la festa dei fiori, parliamo di dare una degna sistemazione a chi ne ha bisogno.
Le chiediamo, caro assessore, una mappatura della reale situazione, da Pesaro ad Ascoli, di chi ha più esigenze, di come verranno trasferiti questi soldi del Governo Berlusconi nel territorio. Ripeto ancora una volta: soldi del Governo Berlusconi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

Remigio CERONI. Mi associo a quello che ha detto il collega Brini relativamente alla mancanza di risorse aggiuntive rispetto a quelle assegnate dallo Stato. Questi 61 milioni di euro circa sono risorse importanti per soddisfare i bisogni di alloggi nelle Marche, però, anche simbolicamente sarebbe stato auspicabile che la Regione Marche avesse messo 10 milioni di euro, 20 milioni di euro.
Rispetto all’atto debbo segnalare ancora una volta che, essendoci una ripartizione per provincia, si ignora l’assegnazione di risorse alla provincia di Fermo. E’ vero che ancora la provincia di Fermo dal punto di vista amministrativo non è stata costituita, però si poteva benissimo prevedere la quota che andava assegnata ai Comuni facenti parte della provincia di Fermo e lasciare la gestione di queste risorse in capo all’attuale provincia, cioè intanto diamo alla provincia di Fermo la quota che spetta in relazione ai criteri, ai parametri che sono stati stabiliti e momentaneamente queste risorse vengono gestite dalla provincia di Fermo.
L’altra questione che mi preme sottolineare, è che molto giustamente al punto 4.2, “Programmi sperimentali e completamenti interventi in corso”, viene riservata una quota di risorse pari al 15% totale per progetti esecutivi cantierabili e il completamento di interventi già finanziati con precedenti programmi regionali di edilizia residenziale pubblica i cui lavori siano iniziati senza essere ultimati a causa dei maggiori oneri riscontrati nel corso dei lavori, per i quali il finanziamento concesso risulti insufficiente, fermo restando il rispetto dei massimali regionali in corso. Questa mi pare una cosa opportuna, perché ci sono progetti finanziati con i precedenti piani, che sono rimasti appesi, perché dopo il terremoto del 1997 i lavori edili sono aumentati considerevolmente, quindi questa mi pare un’operazione opportuna. Condivido questa cosa, ma ne segnalo una che manca: nell’ultimo piano, i cui decreti sono stati fatti solo pochi mesi fa, ci sono degli spezzoni di finanziamento assegnati ai Comuni, uno spezzone per provincia, che vedono progetti solo parzialmente finanziati. La Provincia di Ascoli Piceno ha un progetto ammesso a finanziamento, ma parzialmente finanziato, quindi risulta cantierabile solo per uno spezzone di finanziamento. Idem per la Provincia di Macerata, idem per quelle di Ancona e Pesaro. Mi sembra opportuno poter trovare una opportunità anche per questi programmi precedenti. Prima di finanziare nuovi progetti, si finanzia l’intervento rimasto parzialmente finanziato nel vecchio piano. Questo avete dimenticato di inserirlo. Non so come si può recuperare. Se facendo i bandi le Province possono finanziare anche questa cosa, sarebbe importante. Vi sono quattro progetti, uno per Provincia, che sono rimasti a metà, hanno avuto solo parzialmente il finanziamento, perché i progetti non sono costituiti con somme pari alle risorse, l’ultimo rimane appeso, cioè in parte va dentro e in parte rimane fuori. Siccome la Regione ha assegnato queste risorse, quindi i Comuni debbono rifare il progetto esecutivo pari alla parte di finanziamento, lasciare indietro la seconda parte e aspettare che questa seconda parte venga finanziata, questa è l’occasione per farlo, altrimenti andiamo a creare problemi dal punto di vista amministrativo e anche dell’opportunità, cioè finanziamo un altro progetto e non finiamo di finanziare il vecchio. Se si può fare attraverso un ordine del giorno, attraverso una raccomandazione alla Provincia stessa, penso sia cosa opportuna. Ci sono quattro progetti, quindi pochi, uno per provincia. Se si raccogliesse questo suggerimento, ne sarei grato.
Infine, sarebbe stato più opportuno, più serio che i criteri per l’assegnazione delle risorse ai Comuni li avessimo stabiliti come Consiglio regionale. Lasciare alla Provincia il compito di fissare i criteri per l’assegnazione delle risorse, è un’opportunità che crea molti scontenti. Non bisogna lasciar fare i criteri alle Province, le quali subiscono mille condizionamenti, mentre se avessimo noi fissato i criteri sulla base dei quali le Province avessero predisposto le graduatorie e assegnato le risorse, questo avrebbe creato qualche problema in meno. Vedo che i piani provinciali, spesse volte — forse perché la Regione è più lontana rispetto alle beghe locali — sono più equilibrati nell’assegnazione delle risorse rispetto a quanto fanno le Province. Avrei quindi preferito che i criteri fossero stati iscritti nell’atto, dicendo “la Provincia si attiene, nella formulazione delle graduatorie, nella ripartizione delle risorse, ai seguenti criteri”.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Io ritengo che si debba fortemente porre l’accento su una questione: questo atto insiste su una materia molto delicata e importante per le famiglie, soprattutto per le giovani coppie. La questione abitativa nella nostra regione non ha quelle tensioni che hanno caratterizzato la materia in gradi città come Napoli, Roma ecc. E’ però una questione che ancora pesa molto sulla possibilità di dare prospettive di unioni familiari, di affetti, soprattutto a tanti giovani marchigiani, ma non solo giovani.
Oggi il piano regionale di edilizia residenziale non è solo una stanca ripetizione di un adempimento burocratico, deve essere il momento per fare il punto, e qui mi rivolgo all’assessore.
Ricordo che nella prima parte della legislatura si annunciò da parte dell’allora assessore Ottaviani, una grande riforma sotto il profilo della edilizia residenziale, dell’approccio nei confronti delle nuove abitazioni. Erano i primi passi della Giunta D’Ambrosio bis e questo annuncio fu fatto nell’ambito di una discussione, anche molto serrata, sui fondi nazionali che riguardavano le prime case, quindi i benefici alle giovani coppie. Questi fondi nazionali furono in gran parte stornati, perché dopo una prima e unica sperimentazione di questa questione, cioè dei buoni per le prime case, che era appannaggio della precedente legislatura e poi è stata gestita, anche a fatica, dai Comuni della regione, per quanto riguarda la seconda parte di questi benefici la Regione fece un’altra scelta e disse “mettiamo questi benefici da un’altra parte, non riapriamo i bandi per i mutui prima casa, perché abbiamo in testa di fare un altro tipo di ragionamento, un altro tipo di politica per quanto riguarda le prime abitazioni e l’edilizia residenziale in genere”.
A che punto siamo con queste modifiche? Perché non le abbiamo ancora, se non nelle bozze, negli atti di proposta, conosciute se non soltanto qualche poco tempo fa e probabilmente non avranno il tempo di essere discusse, perché siamo ormai alla fine della legislatura.
L’alternativa del mutuo prima casa, perché è stata abbandonata per tante famiglie e soprattutto giovani coppie?
Sull’edilizia residenziale, il ruolo degli enti pubblici, Iacp e Comuni, operanti nel settore, ha dato frutti o sempre più si hanno lievitazioni di prezzi, malgrado l’intervento degli Iacp, malgrado l’intervento dei Comuni e dei loro programmi, malgrado, cioè, l’intervento dell’edilizia residenziale pubblica? E’ vero o no che i prezzi hanno avuto lievitazioni molto più forti e più alte della sola variabile dell’indice dei prezzi, cioè l’inflazione Istat? Dov’è che la politica regionale ha inciso sulla edilizia abitativa residenziale, nel numero? Questo numero non è stato così sufficiente per calmierare i prezzi. Nella qualità di offerta? Su questo piano andrei molto cauto, perché sappiamo quali e quante situazioni di disagio vi sono proprio nella edilizia residenziale pubblica, per quanto riguarda la possibilità di offerta da parte dei Comuni, che è molto ridotta relativamente alle nuove o seminuove abitazioni e ancora aggrappata a vecchie, vetuste strutture, vetusti immobili. Il capoluogo maceratese, per esempio, è in queste condizioni.
Io ritengo che tutto questo debba essere posto come questione, oggi, perché sul piano da ripartire, siamo d’accordo, diamo i finanziamenti, facciamo muovere nuovamente la politica residenziale di questa Regione, ma che prodotti ha avuto? A che punto è la volontà di riforma del sistema da parte della Regione? Perché siamo a fine legislatura, non abbiamo visto né un consuntivo serio, perciò una modulazione di risposte per quanto riguarda la calmierazione dei prezzi, per quanto riguarda la maggiore offerta, o proporzionata a quella che è la domanda, né la politica di riforma. Questo, a mio avviso, deve essere posto come questione nel dibattito odierno.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Quando entriamo in merito a una politica sulle residenze, necessariamente mettiamo il dito su una piaga ormai atavica nella mentalità del legislatore, cioè cercare di dare risposte ad un’emergenza abitativa, un’emergenza sociale. Chi si rivolge alle istituzioni per presentare una richiesta? Perché una richiesta dovrebbe essere esaudita nel momento in cui viene formulata? Si crea un mercato improprio tra richiedente e colui che, come istituzione, dovrebbe preoccuparsi proprio di calmierare quel tipo di richiesta. Le fasce più deboli della società si trovano di fronte ad un momento particolare di recessione economica, per cui rischiano di sbilanciare un esiguo bilancio regionale che è sotto gli occhi di tutti. Non sempre però ci si può salvare in calcio d’angolo grazie ad una politica veramente attenta al sociale in maniera concreta come quella del Governo. Ecco perché ho perplessità a votare a favore di un provvedimento che comunque va in risposta a delle categorie sociali più deboli, ma quello che mi porterebbe a votare contro questo atto, è che la Regione Marche disattende completamente, con propri fondi, una legge regionale che viene sostenuta dalla politica di Governo e questo, ancora una volta, ci viene aspramente negato.
Poi una nota marginale che mi fa riflettere. Non vorrei che la disattenzione di questa Regione sul problema della ripartizione dei fondi sulle cinque province della regione, omettesse, di fatto, la provincia di Fermo. Non vorrei che l’assessore Modesti, che è persona attenta ed equilibrata, fosse tentato di fare una ripartizione sic et simpliciter dividendo al 50% i fondi destinati alla provincia di Ascoli Piceno, a meno che un’attenta riflessione non riporti in discussione, quindi in Commissione, questa ripartizione dei fondi che dovrebbe fare giustizia, non foss’altro che per una risposta etico-sociale, di questo provvedimento regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

Fausto FRANCESCHETTI. Intervengo anch’io in maniera breve, per sottolineare, come gruppo Ds, che ci troviamo di fronte a un provvedimento estremamente importante per la nostra regione, perché interviene su un problema sicuramente sentito, come quello delle abitazioni, del mercato delle abitazioni e soprattutto dell’intervento pubblico in questo settore, quindi un piano che per la mole degli investimenti che qui sono stati ricordati — 96 milioni di euro — che metteranno in moto una mole di investimenti, anche privati, sicuramente molto superiore, dà una risposta molto concreta al problema della casa, anche se dobbiamo dire che in questa nostra regione, che pure ha una notevole percentuale di case in proprietà, il problema della casa non si pone in maniera drammatica come avviene in altre regioni del nostro paese. In modo particolare per quello che riguarda il problema dell’affitto è un argomento molto sentito, specialmente da parte di quelle famiglie che si trovano nella fascia di reddito medio-basso e che quindi, anche su questo versante incontrano le difficoltà maggiori nel costo della vita che aumenta sempre più vertiginosamente.
Con un piano di questo tipo noi andremo a realizzare oltre 2.000 alloggi da parte delle cooperative, che in parte verranno destinati all’affitto e in parte venduti, circa 600 nuovi alloggi da parte degli Iacp, oltre ai quattro contratti di quartiere. In questo modo si dà una risposta avanzata, anche per le innovazioni che sono tate introdotte nel nostro piano e che qui sono state opportunamente ricordate dal relatore Tontini, ad esempio l’intervento a favore dei giovani, delle giovani coppie, dei lavoratori immigrati. Questo è un problema che in molte parti della nostra regione viene indicato come prioritario dalle stesse imprese. Io vengo da una realtà come quella del Fermano dove le imprese lì presenti sollevano continuamente ai Comuni un problema di questa natura e vorrei sottolineare l’altro elemento fortemente innovativo, cioè la risposta che viene data, anche con una percentuale di queste risorse che vengono messe a disposizione, soprattutto per il recupero delle zone degradate o dei centri storici, attraverso i contratti di quartiere.
La posizione del nostro gruppo è assolutamente favorevole a questo atto, ne sottolineiamo l’importanza e credo che su un atto come questo vadano evitate strumentalizzazioni che anche questa mattina sono riecheggiate negli interventi fatti dai colleghi dell’opposizione. Credo sia un fatto del tutto normale che una risposta a un problema così complesso come quello della casa debba venire attraverso i fondi che lo Stato mette a disposizione. Credo che sia stato sempre così: prima c’erano i fondi ex Gescal, oggi ci sono quote del bilancio dello Stato che vengono devolute a un problema di questo tipo. Credo che questo sia sempre stato fatto, seppure con leggi differenti. Ho sentito addirittura che Trenta è diventato il difensore del Fermano: credo che su questo dobbiamo atteggiarci a una posizione seria e di responsabilità. La provincia di Fermo è stata istituita, tutte le istituzioni dovranno lavorare perché venga realizzata anche compiutamente, attraverso la nascita dell’Amministrazione provinciale, ma mi pare che sia del tutto ovvio che oggi che l’Amministrazione provinciale ancora non esiste, i fondi non possano che essere devoluti alle Province esistenti. Sarà poi la Provincia di Ascoli Piceno che al suo interno farà la ripartizione secondo i criteri che si darà e che sono previsti da questo piano, che dividerà i fondi all’interno delle due costituende nuove province.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Voglio essere più cattivo di quanto siano stati i miei colleghi. Abbiamo assistito, in queste settimane, sulla vicenda della casa e della risposta ad un bisogno importantissimo delle famiglie marchigiane, delle giovani coppie della nostra regione, ad una grande ipocrisia politica. La Giunta regionale di centro-sinistra, a dieci giorni dallo scioglimento del Consiglio porta all’esame del Consiglio regionale un provvedimento con cui si ritiene di poter sanare un’assenza di cinque anni, perché il giudizio di fondo non può che essere quello di un vuoto d’iniziativa della Regione su questo versante per l’intera legislatura.
Il dato di fondo che è stato ribadito dal consigliere Brini, dal relatore di minoranza è questo, sostanzialmente. Questo provvedimento ha una unica finalità: quella di vendere un prodotto elettorale. Scusatemi la franchezza ma è così. La volontà politica di una Amministrazione regionale andava dimostrata in tempi non sospetti, cioè durante il percorso naturale della legislatura. Provvedimenti presi in questo frangente sono significativi di un clima e di una volontà. Non solo, ma qui siamo di fronte ad un millantato credito politico. Qualcuno qui si è vantato, con un battage pubblicitario senza precedenti, di cose non sue, cioè la Regione si è fatta bella con i soldi dei ritagli, delle economie, degli avanzi di gestione di risorse statali, perché il complesso della spesa...

Fausto FRANCESCHETTI. Le Marche fanno parte dell’Italia o no?

Roberto GIANNOTTI. Ma dovete dirlo. Le faccio vedere la pubblicità fatta dalla sua Giunta, consigliere Franceschetti, dove queste cose non vengono dette, anzi viene detto l’opposto. Lei si legga l’ultimo giornale della Giunta regionale: c’è un inserto pubblicitario dove si vanta questo come un impegno finanziario che non tiene conto dei finanziamenti statali. Se andiamo a leggere l’atto deliberativo, i capitoli di spesa, lei vedrà che tutti fanno riferimento a soldi dello Stato che la Giunta regionale, quasi come in una logica diabolica, ha cumulato in questi anni. Vuol dire che non ha speso. Per esempio, rispetto ad una delle emergenze regionali, quella delle case per le giovani coppie, è stata reiterata una proposta da parte del gruppo di Forza Italia, di riattivare i bandi per consentire la concessione di contributi, per consentire la realizzazione di una politica vera per la casa. Questo non è stato. Quindi una grande ipocrisia per i tempi, un millantato credito rispetto al fatto di non essere stati chiari nel dire “abbiamo avuto risorse dallo Stato, queste risorse le spendiamo per sostenere questo progetto”. Questo sarebbe stato più serio, ma non è stato detto. Si è voluto far passare nell’immaginario collettivo questo grande provvedimento della Regione, mentre non c’è una lira di soldi regionali, salvo il patrimonio degli Iacp.
Come giudicare un atto che conclude la legislatura? Credo che i marchigiani saranno in grado di farlo.
Da parte di alcuni consiglieri sono stati richiamati altri limiti come l’ambiguità dei criteri definiti, ma io ne voglio indicare un altro. Questo provvedimento è orfano di un’altra iniziativa legislativa che doveva andare di pari passo. Con questo provvedimento viene ridisegnata l’architettura degli interventi nel campo della casa, rimodulando gli attori, che non sono più gli stessi del passato. E se è vero che l’attore nuovo diventa il Comune, allora lei, assessore Modesti, insieme al “piano casa” doveva portare anche il piano di riordino degli Iacp. Lei non può da una parte ridurre l’operatività degli Iacp attraverso una legge che fa delle scelte, su cui si può discutere o meno, e non portare una proposta di rimodulazione del complesso degli Iacp. I due provvedimenti andavano e vanno di pari passo. Questo non è stato.
Noi abbiamo proposto di sanare alcune anomalie. Lei sa, Presidente D'Ambrosio, quanto è stato attento il gruppo di Forza Italia alla situazione di disagio delle famiglie degli agenti di pubblica sicurezza, dei carabinieri, della finanza. Rispetto a queste cose le abbiamo presentato una specifica interrogazione, abbiamo presentato anche un emendamento, chiedendo che questa categoria di operatori della sicurezza fosse fra quelle da privilegiare per le difficoltà oggettive insite nel trasferimento dalla loro città d’origine ecc. Ho letto su un giornale che lei si è impegnato ad un’iniziativa in questo senso, quindi le nostre sensibilità si incontrano. Non so come questo potrà essere manifestato, ma saremmo felici che questa proposta recepisse tale esigenza.
Devo anche ringraziare ufficialmente il consigliere Brini per il contributo fornito in Commissione al lavoro di stesura della legge. Lui l’ha fatto nei confronti dell’assessore, a me spetta nei confronti della nostra rappresentanza istituzionale.
Credo che dentro questo giudizio politico, dentro questo giudizio sulla inadeguatezza di alcune cose, dentro questo auspicio positivo per il recepimento delle nostre richieste, rimane il fatto concreto che mettiamo in essere un intervento che dà una prima risposta, seppure parziale, tardiva, sbagliata sul piano della presentazione, ad una domanda delle popolazioni marchigiane.
Il nostro voto di astensione poggia sostanzialmente sul riconoscimento che, di fatto, si mettono in essere risorse importanti per risolvere il problema della casa nelle Marche.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Modesti.

Cataldo MODESTI. Sarò brevissimo, perché condivido pienamente l’introduzione fatta dal presidente della Commissione Tontini, che ha sintetizzato i contenuti del piano e anche perché il dibattito che si è sviluppato, tutto sommato non ha sollevato questioni rilevanti rispetto al merito del provvedimento, anzi mi pare di cogliere, sia pure con qualche sfumatura diversa, una generale condivisione. Perplessità o qualche cenno polemico sono sorti invece su problemi che non hanno un riferimento specifico ai contenuti dell’atto, ma su valutazioni di carattere politico più generale, sulle quali, peraltro, non mi tiro indietro e non sfuggirò.
A me non interessa una discussione che ritengo inutile, sulle questioni dei rapporti tra lo Stato e la Regione rispetto alla “proprietà” delle risorse finanziarie. Sono risorse della collettività, della Repubblica, la Repubblica ha le sue articolazioni: Stato, Regione ed enti locali. Noto non da oggi, da sempre che la Regione non ha risorse proprie da destinare a questo settore, si è sempre proceduto con trasferimenti dello Stato di risorse che peraltro erano dei contribuenti, dei cittadini che pagavano la Gescal e, a prescindere dalla “proprietà” di queste risorse — a me risulta che sono proprietà sia dei Governi di centro-destra, che di quelli di centro-sinistra, ma ritengo del tutto assurdo questo tipo di dibattito — la Regione ha la competenza ad utilizzarle, essendo risorse pubbliche. Quindi noi dobbiamo confrontarci su come la Regione utilizza queste risorse, perché non è tutto scontato, si potevano anche fare scelte diverse, si poteva dire che tutte le risorse venivano gestite dagli Iacp, che tutte le risorse andavano per l’edilizia sovvenzionata, che tutte andavano per l’agevolata, si poteva privilegiare tutta la proprietà o tutto l’affitto. Insomma, si potevano fare scelte le più diverse. L’atto che presentiamo è un atto equilibrato, perché tiene conto della diversificazione della domanda che c’è nella società. Abbiamo una domanda molto diversificata, non possiamo ragionare più con le logiche del passato. C’è una domanda diversificata che attiene alle tipologie dei cittadini: le famiglie che cambiano, le famiglie monoparentali, i single che fino a pochi anni fa era un problema di fatto inesistente, oggi è un problema di massa. C’è un problema che attiene al reddito dei cittadini: fino a pochi anni fa si ragionava con il criterio per cui, chi aveva i requisiti per l’assegnazione degli alloggi popolari partecipava ai bandi, entrava nelle graduatorie e tutti gli altri erano esclusi; oggi, in base ai costi delle abitazioni, in base al reddito delle famiglie marchigiane ma italiane, c’è una fascia molto ampia di cittadini che non hanno i requisiti per partecipare ai bandi degli Iacp, ma al tempo stesso le condizioni di reddito non consentono loro neppure lontanamente di diventare proprietari. Ecco allora che la scelta che abbiamo fatto, fermo restando che c’è un pacchetto significativo di risorse che gestiranno gli Iacp con i metodi tradizionali — 35 milioni, quindi somme non esigue — è quella di indirizzarsi all’affitto e non alla proprietà, perché consente un maggiore dinamismo sul mercato, ma soprattutto perché se si desse la proprietà si farebbero molti meno alloggi. Se facessimo la scelta di dare tutte le risorse alla proprietà, faremmo un terzo degli alloggi che invece ci poniamo di realizzare. Vuoi per questo motivo, ma soprattutto perché quelli che vengono in affitto sono più idonei a soddisfare la domanda di mobilità che c’è sul mercato, allora è stata fatta questa scelta, con un meccanismo differenziato della contribuzione che verrà data alle imprese, alle cooperative che costruiranno. L’ammontare del contributo che dà la Regione è inversamente proporzionale alla durata dell’affitto, cioè più è breve la durata dell’affitto più è basso il contributo, più è alta la durata dell’affitto e più sarà alto il contributo che le imprese costruttrici riceveranno. Questa è una scelta fatta, mi pare molto equilibrata e tra l’altro, su questo atto si è registrata un’ampia convergenza di tutti i soggetti con cui ci siamo confrontati, sia quelli che era doveroso consultare dal punto di vista istituzionale, come il Ces, la Conferenza regionale delle autonomie, ma tutta un’altra serie di soggetti come le categorie economiche interessate. Tutti questi soggetti, chi più chi meno hanno condiviso questa proposta.
Nello specifico, la sollecitazione che faceva il collega Ceroni è accolta, perché è già contenuta nell’atto (quella di non completare alcuni programmi che sono stati finanziati parzialmente con il programma che va sotto la denominazione di “20.000 alloggi in affitto”). L’osservazione è giusta, però all’interno del piano questo meccanismo è compreso e anche con il subemendamento presentato dal collega Tontini, questo problema in qualche modo è risolto.
L’ultima cosa che voglio dire riguarda la critica di fondo che è stata fatta sul piano politico: che arriviamo con ritardo — in parte è vero, ma l’importante è arrivare — e che questo atto non è collegato con un altro pacchetto di norme su cui la Giunta qualche anno fa si era impegnata. Convengo, senza infingimenti, che c’è stato un ritardo, però bisogna anche prendere atto che poi la Giunta i suoi obiettivi li ha realizzati, perché oggi discutiamo del piano casa, ma la Giunta regionale ha già licenziato, da alcune settimane alcuni atti che verranno in Consiglio nelle prossime sedute, in base al calendario deciso dalla Conferenza dei presidenti di gruppo. Spero che nelle due settimane che rimangono vi sia uno sforzo condiviso e congiunto da parte di tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione. La legge sulla riqualificazione urbana è stata licenziata dalla Commissione consiliare e sarà all’ordine del giorno della prossima seduta; la proposta di legge sulla riforma degli Iacp la Giunta regionale l’ha approvata, sono state fatte le audizioni, anche in Commissione; la legge per il governo del territorio è stata pure approvata dalla Giunta regionale e trasmessa alla Commissione. Non è mio costume giocare a rimpiattino, so bene che i tempi sono strettissimi, che si tratta di materie complesse che richiedono approfondimenti, però voglio cogliere questa occasione per fare un invito al Consiglio affinché, sulle questioni, perlomeno quelle su cui c’è una condivisione di fondo, si possa riuscire a “portare a casa” questi provvedimenti importanti che sono attesi dalla società marchigiana. Non è un merito della maggioranza, è il Consiglio regionale, come istituzione, che approverebbe delle leggi importanti che vengono incontro alla domanda della società marchigiana. Se la vogliamo rovesciare in termini propagandistici potremmo fare la propaganda, ma non mi riguarda e non mi interessa che la Giunta regionale questi atti li abbia approvati e poi il Consiglio... Questo ragionamento è patetico, è lontanissimo da me, però sugli atti dove vi sono problemi, difficoltà politiche, punti di vista contrapposti mi rendo conto che non si può procedere, ma qualche provvedimento, in base a quella che è stata la concertazione, la condivisione delle forze sociali, degli ordini professionali, della Conferenza regionale delle autonomie ci sono ancora i tempi per completare questo pacchetto e chiudere la legislatura con una risposta organica sulla materia edilizio-urbanistica, così come erano gli impegni e come ci richiede la società marchigiana.

PRESIDENTE. Dichiaro conclusa la discussione generale. Passiamo all’esame degli emendamenti.
Subemendamento 01 a firma Tontini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento 1 bis a firma Giannotti, che ha la parola.

Roberto GIANNOTTI. Il provvedimento, secondo noi mantiene una anomalia di fondo. Abbiamo fatto la legge elettorale che istituisce le cinque province e facciamo un riparto di soldi senza tenere conto della provincia di Fermo? Noi proponiamo di togliere la tabella e di lasciare il riferimento solo alle Province, altrimenti si esclude la provincia di Fermo dal riparto delle risorse. Se volete assumervi questa responsabilità, fatelo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. Il problema che viene posto non esiste, in quanto il piano è incentrato sul fatto che i programmi li fanno le Province. La Provincia amministrativamente funzionante, attualmente, è quella di Ascoli Piceno e dovrà riguardare il territorio di Ascoli Piceno e Fermo. Per quanto riguarda gli Iacp invece, già esiste l’Iacp di Fermo, quindi i fondi andranno assegnati sia a Fermo che ad Ascoli Piceno. Non si può fare diversamente. E’ sottinteso che va a tutto il territorio, ma amministrativamente la gestione del piano va fatta da chi esiste, che è la struttura amministrativa della Provincia di Ascoli Piceno, non può essere diversamente.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ceroni.

Remigio CERONI. Noi capiamo che amministrativamente ancora la Provincia di Ascoli Piceno non funziona, però le risorse si possono dividere in relazione alle due province, dopodiché la gestione la farà la Provincia di Ascoli perché ancora l’apparato amministrativo non funziona. Non costa niente, non si chiede una lira di più. Purtroppo, all’interno della provincia c’è uno squilibrio: l’Iacp di Ascoli Piceno gestisce 70 comuni... (Interruzione). La ripartizione viene fatta in base alle domande insoddisfatte. Li gestisce tutti la Provincia di Ascoli Piceno, però la ripartizione venga fatta per ambiti.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Modesti.

Cataldo MODESTI. Quando parliamo della parte finanziaria che andrà agli Iacp sono quelli esistenti, i cinque. Quando parliamo dei fondi che verranno gestiti attraverso i bandi dalle Amministrazioni provinciali, oggi sono quattro ma non cambia la quantità, perché quando ci sono i parametri di popolazione ecc., la provincia di Ascoli non perderà un centesimo, avrà le risorse che le spettano, come per le altre province. La gestione concreta, oggi non può che avvenire tramite l’unica Provincia che ha la struttura amministrativa, che è quella di Ascoli Piceno. Non esistono soluzioni diverse.

PRESIDENTE. Viene chiesta una breve sospensione, quindi sospendo la seduta per cinque minuti.

La seduta, sospesa alle 13,05,
riprende alle 13,10

PRESIDENTE. E’ stato presentato un subemendamento 01 bis che è sostitutivo dell’emendamento 1 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 2 a firma Giannotti, che ha la parola.

Roberto GIANNOTTI. Questo emendamento è la concretizzazione della proposta che abbiamo formulato, rispetto alla quale c’è l’impegno assunto dal Presidente D'Ambrosio. Vi chiederei di approvarlo. Dice di inserire fra le categorie particolari quella degli appartenenti alle forze dell’ordine. Se approvate questo emendamento, modificheremo anche il nostro atteggiamento sull’atto.

PRESIDENTE. E’ stato presentato un subemendamento sostitutivo dell’emendamento 2. Recita: “al termine del punto 3.2 aggiungere famiglie con un componente appartenente alle forze dell’ordine”. Quindi si toglie “e alle forze dello Stato”.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento 02.

Il Consiglio approva

Subemendamento 03 a firma Moruzzi, che ha la parola.

Marco MORUZZI. Questo subemendamento vuole riportare nel piano la possibilità per Comuni e Iacp di svolgere un’attività che sempre hanno svolto fino ad oggi, cioè realizzare nuove abitazioni o recuperare abitazioni quando questi immobili sono destinati alla vendita o assegnazione in proprietà. Mentre nel punto 1 vengono riconosciuti a Comuni e Iacp gli interventi di nuove costruzioni, recupero e acquisto di alloggi quando la destinazione è l’allocazione, l’atto amministrativo non riconosce questa possibilità agli enti locali e agli Iacp, riservandola esclusivamente alle imprese di costruzione, alle cooperative di abitazione nonché ai consorzi o alle persone giuridiche da queste costituiti. Quindi questa sembrerebbe una dimenticanza. Perché inserire gli Iacp? Perché in questo settore dell’attività immobiliare questi hanno offerto sul mercato degli appartamenti con il 40% di sconto rispetto a quello che fanno gli operatori che noi individuiamo all’interno di questa azione, quindi hanno svolto, aldilà dell’utilizzazione delle risorse pubbliche, anche una funzione di calmiere dei prezzi di mercato degli immobili. Dato che questa è un’attività che hanno sempre svolto e che è opportuno continuino a svolgere anche utilizzando le risorse di questo piano regionale di edilizia residenziale, l’emendamento vuole reintrodurre questa possibilità in maniera che ci sia, anche attraverso il finanziamento di questo piano, una immissione sul mercato di immobili a prezzi più bassi, soprattutto per quelle fasce di cittadini che non possono rientrare nei requisiti molto ristretti utilizzati dall’edilizia economica e popolare e che quindi ricorrono alle forme di intervento che hanno come destinazione finale l’assegnazione in proprietà.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Modesti.

Cataldo MODESTI. In parte il problema che viene posto con questo subemendamento e con l’emendamento successivo è risolto nell’atto perché a una parte di questi interventi gli Iacp possono partecipare, però noi abbiamo fatto un ragionamento, confrontandoci con tutti i soggetti: da un lato, siccome i Comuni devono intervenire con la messa a disposizione delle aree, con le scelte urbanistiche e poi hanno un ruolo importante nella individuazione dei soggetti che sono gli assegnatari degli alloggi costruiti, se partecipano anche in questa fase diventano controllori e controllati, non distinguendo il ruolo che invece va distinto. Per gli Iacp il discorso è diverso. Questa non è una legge ma un atto amministrativo. Se fosse una legge, sarebbe un errore, per principio escludere gli Iacp anche dalla possibilità di fare cose che nel passato non hanno fatto, perché in realtà hanno fatto sempre le abitazioni non per venderle. Però è un progetto una-tantum, un programma: usate queste risorse il programma decade, gli Iacp gestiscono in questa fase una somma importante di denaro, cioè i 35 milioni previsti nell’atto, quindi sono impegnati, nel prossimo futuro, a utilizzare queste risorse, quindi non possiamo caricarli di ulteriori oneri. Mentre invece per la questione di fondo, noi abbiamo già previsto, nella proposta di legge di riforma dell’edilizia residenziale pubblica, se andrà avanti questa legge, che gli attuali Iacp modificano le loro funzioni e i loro compiti e daremo la possibilità agli stessi istituti di diventare soggetti più attivi e più dinamici sul mercato. Quindi per quanto riguarda la parte ordinamentale la volontà c’è ed è scritta con chiarezza nella proposta di legge oggi all’esame della Commissione consiliare. Questo è un atto amministrativo che decide di utilizzare questo pacchetto di risorse così come previsto, dare ulteriori compiti ci pare inopportuno. E’ quindi una scelta di opportunità, non una scelta politica nel dire che gli Iacp non debbono fare queste opere per principio. E’ una scelta di opportunità dettata dalla contingenza dei fatti per le cose che dicevo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione il subemendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 3 a firma Giannotti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 04 a firma Tontini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo così come emendata.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Per motivare il nostro voto favorevole. Pur rimanendo il giudizio che abbiamo espresso, la buona disponibilità dimostrata dalla maggioranza con il recepimento di due richieste fondamentali, quella che tutela meglio la provincia di Fermo e il riconoscimento oggettivo dello stato di disagio delle famiglie degli appartenenti alle forze dell’ordine per le quali si prevede un intervento particolare, ci induce a votare a favore di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva




Proposta di atto amministrativo (Discussione e votazione): «Piano di gestione integrata delle aree costiere. L.r. 14 luglio 2004, n. 15» Giunta (156)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 156, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Credo che debba essere motivo di soddisfazione per tutto il Consiglio regionale giungere oggi all’approvazione di questo piano di gestione integrata delle aree costiere che rappresenterà uno strumento molto importante per la gestione del nostro litorale.
Credo che con questo atto, unitamente al Pai che abbiamo approvato nel corso di questa legislatura, il Consiglio regionale ha a disposizione degli strumenti di valutazione e di programmazione del territorio che pongono la nostra Regione all’avanguardia in Italia. Questo atto prende le mosse dal 1998: infatti nell’ottobre di quell’anno la Regione Marche ha stipulato una convenzione con l’università politecnica delle Marche, istituto di idraulica, per avviare uno studio molto rigoroso e corposo per conoscere lo stato dell’intera costa marchigiana. L’università ha lavorato in collaborazione stretta con l’ufficio progettazione della Regione Marche diretto dall’ing. Marzialetti, che voglio ringraziare non solo per il lavoro svolto ma anche per la disponibilità che il suo ufficio, in particolare lui stesso e il dott. Diotallevi hanno dato alla Commissione. Questo studio ha portato alla redazione del piano con una mole rilevante di documentazione allegata che consiglio a tutti di approfondire. Nell’ambito di questo studio abbiamo un quadro completo dell’intera costa marchigiana con le caratteristiche fisiche, dati sul moto ondoso, anche grazie a un sistema di acquisizione dati effettuato con la boa onda metrica direzionale. Abbiamo una ricostruzione storica della costa a partire dal 1900, l’analisi dell’evoluzione della costa e del comportamento delle opere nelle 27 unità fisiografiche individuate e soprattutto abbiamo l’individuazione delle cause principali del fenomeno dell’erosione.
Sappiamo che la nostra costa ha subito nel corso degli anni, soprattutto nel corso degli ultimi anni del ‘900 un progressivo fenomeno di erosione dovuto all’annullamento dell’apporto solido fluviale — fiumi, come abbiamo già visto in occasione del Pai, non apportano più materiale a riva — ma anche all’occupazione della spiaggia con la costruzione di infrastrutture, di opere portuali. La nostra costa infatti è un territorio fortemente antropizzato con porti, ferrovia, strade litoranee, insediamenti turistici, quindi il processo fisico che manteneva in equilibrio la spiaggia, tra apporto di materiale da parte dei fiumi ed azione disturbatrice del mare è fortemente, se non totalmente, compromesso. I fiumi non portano più al mare il materiale solido necessario per fare la spiaggia e molto materiale rimane intrappolato sulla costa. Quel che succede è anche il risultato di come viene gestito il territorio della nostra regione. Dobbiamo ad onor del vero dire anche che il problema dell’erosione non è soltanto marchigiano, non esiste una soluzione unica che vada bene per tutta la costa e non esiste, purtroppo, una soluzione definitiva.
Fatto sta che con questo piano possiamo passare dalla fase dell’emergenza a quella della programmazione, dalla fase della gestione dei punti di crisi alla programmazione e agli interventi a partire da quella che è stata individuata come unità fisiografica. Per unità fisiografica si intende una fascia di territorio omogeneo, quindi sono stati superati anche i limiti amministrativi per intervenire su aree più vaste che hanno le stesse caratteristiche, su cui l’intervento è possibile in maniera più efficace.
Parliamo della nostra costa, di 172 chilometri di costa che interessa 23 comuni. Attualmente le opere di protezione costruite per contrastare il fenomeno erosivo si sviluppano lungo circa 100 chilometri che rappresentano il 58% dell’intera costa. Questi 172 chilometri sono stati divisi in 27 unità fisiografiche e da queste dobbiamo stralciare 9 porti che non sono oggetto dell’intervento del piano.
Di queste 27 unità fisiografiche soltanto 63 chilometri di costa sono attualmente liberi da opere di difesa, ne sono in fase di realizzazione altri 7 e in definitiva i tratti più estesi di mare liberi dalle opere sono localizzati nei comuni di Senigallia e Porto Sant’Elpidio. Gli obiettivi fondamentali del piano sono quelli di mantenere questi tratti di costa privi di opere, mantenerli liberi, mantenere anche una spiaggia adeguata e questo può essere raggiunto attraverso il monitoraggio continuo, attraverso la realizzazione di ripascimenti, utilizzando anche materiale presente nelle aste fluviali con una maggiore tempestività negli interventi, lo snellimento delle normative vigenti ed una gestione coordinata con l’autorità di bacino.
Un altro scopo di questo piano è quello di predisporre piani di recupero per grandi tratte in cui le opere di difesa sono state realizzate senza una sufficiente visione d’insieme, quindi il raggiungimento di questo obiettivo richiede progetti di dimensioni adeguate, così come sono quelli previsti sulla scala dell’unità fisiografica e, conseguentemente, finanziamenti cospicui. Dall’altra parte l’utilizzazione di materiale di ripascimento che può essere recuperato in mare anche attraverso l’utilizzazione di piani di sfruttamento predisposti con le Regioni limitrofe.
Il piano è composto da una relazione generale, da una relazione economico-finanziaria, da norme tecniche di elaborazione e da elaborati tecnici. Gli elaborati tecnici contengono criteri di progettazione riferiti all’unità fisiografica e compatibili con l’ecosistema. Contengono il ricorso straordinario ad opere di difesa rigida, norme relative all’utilizzo turistico e ricreativo delle aree del demanio marittimo che forniscono criteri e linee guida cui dovranno uniformarsi i piani particolareggiati di spiaggia dei Comuni costieri.
E’ infatti oggetto di questo atto amministrativo non solo il piano di gestione integrata delle are costiere, ma anche il piano di utilizzazione delle aree del demanio marittimo. Si tratta, anche qui, di un atto molto importante. Entrambi questi piani sono previsti dalla legge 15 approvata in Consiglio regionale lo scorso 14 luglio e il piano di utilizzazione delle aree del demanio marittimo ha una sua validità, vista la conformazione e l’economia della nostra regione, in particolare quella costiera, perché faranno riferimento a questo piano le attività della pesca che sono molteplici, ma soprattutto le attività balneari, in particolare le 1.300 concessioni per finalità turistico-ricreative che sono distribuite nelle nostre spiagge che rappresentano oltre 2 milioni di metri quadrati, quindi anche questo un atto di grande interesse.
Il metodo usato è quello della programmazione, quindi possiamo da oggi in poi lavorare non per emergenze ma per mettere a regime tutto il nostro territorio. Il quadro economico dà conto di questa impostazione. Vediamo un impegno complessivo di 167,75 milioni di euro ripartiti come segue: 89 milioni per il risanamento degli squilibri e 78 milioni per il ripascimento. Per il ripascimento la Regione interviene al 52% e ha chiesto un contributo agli enti locali per il 48%. Negli 89 milioni per il risanamento degli squilibri, la Regione Marche interverrà per il 35%, il 30% deriva da finanziamenti dello Stato, un impegno degli enti locali in compartecipazione vi sarà per il 10%, il 10% da parte dei privati, il 15% derivante dalle concessioni.
Questo è il quadro di quello che andremo a fare. Per una metà gli interventi saranno rivolti a risistemare tutte le opere a mare che sono state realizzate negli ultimi 30-40 anni, cercando di modificare le situazioni che non hanno una efficacia. La risistemazione, per usare un gergo meno tecnico, di tutte le scogliere, eliminando quelle superflue, risistemando quelle che non hanno una sufficiente efficacia.
Per il resto del finanziamento si parla di ripascimento e questo dovrebbe essere l’intervento fatto soprattutto nei territori privi di opere.
Per arrivare alla suddivisione degli impegni finanziari nel territorio non sono state individuate priorità ma è stato messo a punto uno strumento rigoroso, moderno e concertato, che è stato definito “sistema di supporto alle decisioni”. Di fatto è stata costruita una griglia di valutazione che, anno per anno, permetterà di distribuire i finanziamenti e di assegnare gli impegni finanziari ai diversi Comuni. Sono stati individuati dei macroindicatori ambientali ed economici ai quali sono stati associati pesi differenziati. Con questa matrice potranno essere stabilite le priorità.
Questo sistema è stato modificato rispetto alla proposta originaria venendo incontro al dibattito e alla concentrazione che hanno svolto i soggetti pubblici e privati, in particolare è stata data una maggiore attenzione all’incidenza sull’economia diretta e indiretta di queste opere e una maggiore attenzione rispetto alla qualità delle acque. E’ invece stato ridotto il riferimento alla partecipazione finanziaria in particolare e anche ai tratti di costa interessati dalle ferrovia, soprattutto per non gravare nei confronti dei Comuni più piccoli.
Questa griglia permetterà una gestione trasparente, che potrà in qualche modo impegnare tutti i soggetti interessati.
Voglio concludere con una sottolineatura sull’iter che ha avuto questo atto e sulla grande concertazione che ha sviluppato.
Le mosse vengono sia dal quadro legislativo, quindi dalla legge 10 del 1999 che ha dato competenze alla Regione, che dalla legge 13 del 1999 sulla disciplina regionale di difesa del suolo e dalla legge 15 del 2004. Sulla base dello studio effettuato dall’università di Ancona e dal nostro ufficio progettazione si è arrivati alla delibera della Giunta regionale nello scorso settembre del 2004 come prevede la legge 15. Tutto l’elaborato è stato approvato dalla Giunta regionale e pubblicato sul Bur. Tutto il piano è stato consegnato non solo ai consiglieri regionali ma anche ai Comuni, su supporto informatico e a tutti i soggetti interessati. Tutti i soggetti pubblici interessati hanno avuto 60 giorni di tempo per presentare le osservazioni. Sono giunte 41 osservazioni fra quelle pubbliche e quelle private. Dopo la scadenza di questo termine per le osservazioni, il 23 novembre, è stato acquisito il parere favorevole della Conferenza delle economie, mentre il Ces non ha espresso in tempo utile un parere. Gli uffici hanno risposto puntualmente a tutte le osservazioni e questo è oggetto di un apposito allegato di cui dispongono i consiglieri.
La Giunta ha infine approvato questo atto il 12 dicembre.
Arriviamo quindi a questo atto con un lavoro svolto che io ritengo di grande rigore scientifico, con una amplissima partecipazione da parte degli enti locali e quindi credo che con piena scienza e coscienza possiamo dare un voto favorevole a questo atto amministrativo.

Presidenza del Vicepresidente
SANDRO DONATI

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Anche in questa occasione ci troviamo ad affrontare e discutere un argomento molto importante, che riguarda lo sviluppo e la crescita della nostra regione. Senza fare retorica, assessore Modesti, è vero che lei ci manda molti atti in Commissione, però non devo fare l’avvocato difensore del presidente della Commissione, perché effettivamente la IV Commissione lavora e penso e credo che tutti gli atti venuti in Commissione sono stati evasi, fatta eccezione per quelli che hanno dei problemi politici — verdi, gialli o rossi — che rimangono fermi o non vengono portati in Commissione.
Nemmeno la Giunta del Presidente D’Ambrosio nella predisposizione dell’atto, nella discussione nella Giunta stessa e nella stesura del documento ha avuto la stessa rapidità e velocità con cui questo atto è venuto in Consiglio regionale. Basta guardare alcune date: il 21 dicembre — sotto Natale — avete licenziato l’atto, l’11 gennaio il servizio ha mandato i documenti e la proposta in Commissione, il 25 gennaio la Commissione si è riunita e oggi siamo a votare. Penso che nemmeno una normale delibera di Giunta abbia mai avuto una corsia così privilegiata. Quindi, se alcuni atti non vanno avanti è perché voi trovate difficoltà politiche, quindi non diamo la colpa alle Commissioni, le quali lavorano, magari in contrapposizione. Contesterò alcune cose dette dalla collega Benatti nella relazione. No siamo contrari a questa legge, però non ci siamo sottratti né al dibattito né alla discussione e abbiamo fatto alcuni emendamenti. Se la maggioranza accoglierà le nostre proposte, anche in questa circostanza potremo valutare quale voto dare.
Innanzitutto noi siamo favorevoli al ripascimento, una grossa novità. Credo che anche lei, assessore, condivida questa impostazione. E’ una logica che dobbiamo portare avanti, un discorso molto importante che si sta facendo, quindi dobbiamo valutare.
Oggi stiamo discutendo di un piano di programmazione, non di un piano di emergenza o di intervento, quindi lungi dal promettere nel breve lasso di tempo il miglioramento di tutta la situazione della costa marchigiana. Questo è un piano di programmazione di circa dieci anni di interventi, ma i finanziamenti programmati sono ben inferiori.
La domanda che avevamo fatto in Commissione, che non ha trovato risposta su alcune problematiche e che poniamo anche oggi, è: quando saranno risolti tutti i problemi della costa marchigiana? Oggi affrontiamo un piano di programmazione ma non affrontiamo un piano di intervento. Quando ci saranno tutte le risorse — ecco la domanda che facciamo all’assessore Agostini, già fatta precedentemente — per portare avanti questo piano, facendolo diventare, da un piano di programmazione un piano di intervento?
In questo piano di programmazione non sono previsti progetti di stralcio, cioè ci è parso di capire che non ci sono delle priorità: si è programmato l’esame e la sistemazione, giustamente, in questa fase, ma non si sono programmate la seconda e terza fase, cioè gli interventi che debbono essere prioritari, fatti a stralci e quelli che debbono essere fatti nell’arco dei dieci anni previsti da questo piano.
Come siamo preoccupati, assessore, per i vari punteggi rispetto a questo tipo di intervento. Secondo noi sono necessari degli strumenti a supporto delle decisioni che devono essere prese. Poi c’è un’altra perplessità. Si dice che con questo intervento viene superato il problema dell’erosione. In Commissione ho sollevato questa perplessità: l’erosione è un fenomeno della natura che nessuno può prevedere. Magari oggi si fa un intervento che all’atto pratico sembra sicuro e domani un evento straordinario rimette in discussione proprio quella zona dove è stato fatto l’intervento.
E’ difficile fare l’assessore senza soldi, Modesti e chi ha fatto l’assessore in un Comune lo sa. Però bisogna dare atto all’assessore Modesti che perlomeno programma, dà gli indirizzi, anche se non ci sono le risorse. Questo è il tema grosso che abbiamo cercato in più di un’occasione di portare nel dibattito: concentrare le risorse affinché questi progetti siano espletati nel tempo. Lei sa, assessore, che un piano di programmazione di dieci anni significa che è un piano di trent’anni, perché questa è la politica, non per volontà di chi amministra ma per mille motivi: mancanza di risorse, precedenza ad altri interventi, difficoltà.
In questo piano sono previsti anche interventi dei Comuni e alcuni li hanno già fatti. Io passo personalmente spesso a vedere l’intervento a Civitanova, c’è stata anche una polemica con la Regione perché l’impresa che aveva vinto la gara non iniziava mai. Sono interventi difficilissimi e costosi. Ecco la sfida che lei, giustamente, ha messo oggi sul piatto di questo dibattito. Ma chi verrà dopo avrà la stessa forza e determinazione nel portare avanti con serietà, come lei sta facendo in questa fase, questo provvedimento? Questo è il ragionamento e l’impegno che oggi dobbiamo assumere per il futuro, perché questi interventi fatti a Porto Sant’Elpidio, Civitanova e in altre zone sono interventi difficilissimi, perché lavorare con il mare non è facile. Vi invito a venire a verificare questi lavori, che sono veramente difficoltosi e anche costosi. Il Comune di Civitanova ha tirato fuori 500-600 milioni di lire, che non sono somme irrisorie, sono grosse somme. In Commissione non ho voluto citare alcuni Comuni perché non voglio entrare nel merito dei loro bilanci, ma non tutti hanno queste risorse e queste possibilità per poter intervenire. Siccome non sono previsti interventi a stralcio, non si capisce ancora come vengono dati i punteggi: come si pensa di intervenire su quella costa su cui il Comune non ha la possibilità di intervenire economicamente? Non può fare diversamente, oggi, la Regione, visto che alcuni Comuni hanno fatto questi interventi tirando fuori anche risorse proprie. Gli altri dovranno adeguarsi.
Per adesso teniamo in sospeso il voto , perché vogliamo vedere come l’aula si comporterà nei confronti degli emendamenti che il gruppo di Forza Italia ha presentato. L’unica cosa che intanto possiamo apprezzare è il coraggio con cui l’assessore Modesti ha portato in Consiglio questa problematica, però non c’è stata la stessa risposta da parte dell’assessore alle finanze per far sì che questo piano di programmazione divenisse un progetto di realizzazione.
Ecco lo sforzo che noi apprezziamo, però pretendiamo anche uno sforzo da parte dell’assessore per cercare di venire incontro non alle richieste del gruppo di Forza Italia ma a quelle osservazioni che alcuni Comuni — non parliamo degli stabilimenti balneari ma di chi ha la titolari a confrontarsi tutti i giorni su problematiche così difficili e delicate — hanno avanzato. Lei mi parlava di uno stabilimento balneare che ha speso fior fiore di soldi e che oggi si trova in difficoltà. Posso però dire che quando si è affrontato questo problema lei non c’era ma c’erano tutti gli stati generali della Regione proprio in quel chiosco e avevano dato assicurazioni che tutto era tranquillo, perché il progetto era stato approvato e autorizzato dalla Regione Marche, il che significa che non si dovevano creare disagi e difficoltà a chi opera in quella spiaggia.
E’ un discorso molto complesso. Questo si potrebbe definire un piano preliminare. Prendiamo atto che è un buon preliminare, però ci sono poi il definitivo e l’esecutivo. Per queste due fasi noi siamo preoccupati, perché votato questo atto si tornerà a parlare, fra due anni, di questa problematica, con grosse lamentele, presidenti di Confesercenti e Confcommercio che si mobilitano, organizzano riunioni negli chalet chiamando l’assessore per far sì che si intervenga.
Se riusciremo a capire queste cose, potremo anche cambiare il voto finale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Brini, prendiamo atto che anche tu sei entrato in maggioranza, non solo io, ultimamente.
Aldilà di questa battuta che penso mi sia concessa, visto tutte quelle che Brini fa sul mio conto, questo piano di gestione integrata delle aree costiere è un atto estremamente importante, perché sappiamo quanto sia importante per la nostra regione l’aspetto economico legato all’attività turistica della nostra costa e soprattutto l’aspetto ambientale, paesaggistico e di sicurezza dei cittadini. Quindi era un piano che aspettavamo da lungo tempo, era un piano indispensabile anche per affrontare le emergenze e le problematiche relative all’erosione costiera.
Qui si cerca, nel migliore dei modi, anche se con effetti temporanei, perché il ripascimento è un intervento di basso impatto ambientale ma costituisce, contestualmente un intervento temporaneo: uno deve mettere in moto, di fatto, un ripascimento nel tempo e intervenire, ogni volta, là dove è indispensabile. Va però anche valutato che la costa della nostra regione, tutte le linee di costa sono in una situazione di equilibrio instabile. L’equilibrio viene dato dalla concorrenza di più fattori. Quindi gli interventi a mare provocano variazione del profilo della costa, gli interventi nei corsi fluviali — sbarramenti e quant’altro — impediscono il normale afflusso di inerti sulle coste, incidendo negativamente sull’equilibrio costiero, l’attività umana, il demanio marittimo.
Dico sempre, anche perché la mia azione politica è poco legata all’aspetto del consenso elettorale e molto di più alla coerenza delle idee che ispirano la mia azione politica, che a volte un amministratore deve avere il coraggio di dire di no. Se si fanno interventi a tre metri dalla battigia, è chiaro che alla prima mareggiata verranno a bussare sulle casse della collettività per cercare la calamità naturale o quant’altro per riparare strutture che non dovrebbero trovarsi là dove si trovano. E’ come dare la concessione per un insediamento industriale in un alveo, alla prima piena va tutto giù e si invoca il rimborso del danno. Nella costa ci troviamo in una situazione analoga. E’ indispensabile che gli insediamenti si trovino a una distanza di sicurezza dalla battigia, calcolato nel periodo invernale quando la linea di costa avanza, non nel periodo estivo. Invece molti piani di spiaggia tendono, sotto spinte corporative, ad avanzare la linea delle costruzioni verso la battigia. Devo dire che almeno in questo piano si mettono 5 metri dalla battigia dove non si possono mettere neanche gli ombrelloni. Do atto di questo coraggio, che è un atto importante che va a dare sicurezza, perché se a 5 metri dalla battigia non ci possono essere nemmeno gli ombrelloni, spero che non ci siano, tanto meno, gli chalet. Devo dare atto del coraggio di avere lasciato questa fascia di 5 metri lungo la battigia che, oltre che dare più sicurezza, qualifica il nostro turismo, perché è giusto che la spiaggia sia fruibile da tutti, per muoversi, priva di barriere e lungo il demanio e nell’accesso.
Devo dare atto anche, a questo piano, che con coraggio fa riferimento alla possibilità di permeabilità visiva del mare. E’ un fattore importante per il nostro turismo avere la permeabilità visiva della percezione del mare, non delle barriere, la possibilità di accesso all’arenile, anche se si stabiliscono delle distanze minime di accesso all’arenile, però poi si dice che la situazione attuale resta così. Invece forse sarebbe stato più opportuno, con un po’ più di coraggio, non togliere quello che si è dato, perché è risaputo che nella vita è più difficile togliere che non dare. Quindi non togliere quello che si è dato in concessione e l’estensione della concessione fino a 100 metri e anche di più, perché questo prevede una estensione della concessione balneare fino a 100 metri, però dice, contestualmente, che la situazione di fatto è tale. Benissimo assessore, però si poteva dire “fino alla durata della concessione”, per rientrare nei giusti criteri di questo piano si poteva dire che on toglievamo nulla, però alla fine della concessione, per rientrare nei criteri stabiliti da questo piano di utilizzo del demanio, potevamo rimettere in discussione e la distanza degli accessi al mare e la lunghezza delle concessioni, che deve essere anche proporzionata alla profondità dell’arenile, perché se un concessionario si prende 200 metri, 150 o quello che è, personalmente io avrei messo 80 metri, però la cosa che più mi ha colpito è che, come per gli accessi al mare, come per l’estensione delle concessioni, non si è fatto riferimento alla scadenza delle concessioni. Si poteva dire “queste sono le norme, ogni 200 metri c’è un accesso al mare di una larghezza di tot metri, ogni concessione ha 100 metri massimo di litorale di concessione, fino al momento della scadenza della concessione, aldilà della quale ci si rimette in regola con i criteri del piano”. Questo non c’è. Evidentemente le spinte corporative sono riuscite o a toglierlo o a non farlo mettere. (Interruzione). Gli operatori economici spesso sono miopi, vedono l’interesse temporaneo, immediato, è l’amministratore che deve essere bravo a guardare lontano. Ecco perché un buon amministratore deve anche, a volte, saper dire di no, perché deve guardare lontano, non agli interessi immediati che è una caratteristica, senza criminalizzare nessuno, di chi ha un’attività economica. Non è che uno voglia criminalizzare alcuno.
Altro aspetto per cui mi sono battuto più volte, è la salvaguardia delle spiagge libere. Dal piano viene indicato che la lunghezza del fronte mare delle aree turistiche utilizzate ai fini turistici o ricettivi non può essere inferiore al 25% della lunghezza del litorale. Io dico che un turismo di qualità deve salvaguardare le spiagge libere, ma è anche un fatto di equità sociale, se volete, perché ultimamente c’è un problema economico, un problema di tipo di turismo che uno chiede, perché ci sono persone che preferiscono stare nella spiaggia libera rispetto a quella con 500 milioni di ombrelloni uno sopra l’altro. C’è una scelta di tipo di fruizione dell’arenile, una scelta economica, una scelta di opportunità. Ebbene le spiagge libere devono essere salvaguardate. Per quanto mi riguarda, io personalmente, invece del 25% avrei aumentato questa percentuale, ma non so se anche qui gli operatori economici, che addirittura in alcune parti della nostra costa erano arrivati a proporre mega piscine nell’arenile, vedi Gabicce, stoppato per miracoli grazie all’aiuto e all’intervento della soprintendenza ai beni architettonici e ambientali... (Interruzione). Gli operatori economici a volte non guardano lontano, assessore. Ripeto, a Gabicce stoppammo cinque mega piscine nell’arenile e se passavano quelle lì, per effetto domino, in tutta la costa regionale avremmo avuto mega piscine negli arenili, cosa che sarebbe stata devastante da un punto di vista turistico. Per qualcun altro forse futuristico, per me devastante.
Recentemente a San Benedetto del Tronto è stato approvato un piano particolareggiato di spiaggia dove addirittura volevano fare gli hotels con gli chalets, la possibilità di dormire anche. Parlo con cognizione di causa, assessore: la possibilità addirittura di utilizzare l’arenile. l’arenile deve essere fruibile, ci deve essere questa permeabilità visiva, ci devono essere gli accessi, quindi le spiagge libere, e gli accessi e le spiagge libere ben puliti dalle amministrazioni locali. Devo dare atto che questo aspetto c’è in questo piano. Speriamo che poi queste indicazioni si traducano in interventi precisi. Ma io parlo della mia città di provenienza, che nella nostra regione è il punto, la costa che ha il maggior numero di presenze, quindi un polo turistico non voglio dire il più importante ma sicuramente tra i più importanti per il turismo balneare. Ebbene il numero limitato di spiagge libere che si tenta sempre di erodere sempre di più, gli accessi al mare sempre minori, gli accessi agli arenili sempre minori, per cui uno che vuol andare nell’arenile e non vuole passare per lo chalet deve fare un chilometro, la non attenzione da parte delle amministrazioni locali a tenere le spiagge e gli accessi al mare curati. Devo dare atto che questo c’è, però ancora una volta devo dire, con rammarico, che relativamente alle spiagge libere si dice che ogni Comune deve avere almeno il 25% destinato a spiagge libere, ogni Comune può aumentare del 20% il numero delle concessioni, però quello che c’è fino ad oggi non si tocca, quindi se oggi un Comune ics qualsiasi di spiagge libere ne ha il 10% quello non si tocca, resta così. Io dico che non dovevamo intervenire oggi per togliere, perché ho detto prima che è più difficile togliere che negare, però alla fine della concessione si potevano rimettere in discussione o no questi punti e applicare il piano, che è complessivamente un buon piano, nella sua integrità? Questo è il quesito ed è questo quello che mi rammarica un po’.
Comunque, aldilà dell’aspetto dell’utilizzo del demanio, della costa, per quanto riguarda la sicurezza sarà indispensabile, assessore, visto che lei probabilmente continuerà a sedere in quest’aula — io sicuramente no — è importante, quando si fa un piano della costa, intervenire in tutte le direzioni che sulla linea della costa hanno influenza: gli sbarramenti dei corsi d’acqua, i fiumi sono delle strutture naturali di ripascimento della costa. Non si devono mettere tubi, non si deve scavare, non si devono trovare camion, spostamenti disagi: il fiume è una struttura naturale di ripascimento della costa, ma se questa struttura naturale di ripascimento della costa viene distrutta e perde la funzione di ripascimento, perde la funzione di depurazione delle acque — perché un fiume in buona salute è un ottimo depuratore — capite bene che la situazione, per la costa, si aggrava e in termini di inquinamento e in termini di equilibrio della linea di costa.
Mi sarei augurato che nel contesto di un piano di difesa della costa, vi fosse stato un riferimento ad interventi sui corsi d’acqua, perché, ripeto, strutture di ripascimento naturali, e sugli interventi a mare.
Ricordo che questa Regione fece fare uno studio all’allora Aquater dove si diceva “la costa è in equilibrio instabile: basta mettere un sasso in mare in una zona per avere una erosione in un’altra zona”. In questo contesto mi auguro che si tenga conto anche di questi altri fattori che incidono sul profilo delle nostre coste, altrimenti con il tempo rischieremo di passare dalle scogliere soffolte alle scogliere emerse, a delle dighe e non penso che questo possa giovare al turismo di questa città.
Mi auguro anche che nell’ambito dello stesso comune gli interventi di difesa della costa siano omogenei. Non è possibile — mi parlavano di Porto Recanati — che in una zona vengano messe le scogliere emerse e in un altro tratto delle barriere soffolte, degli sbarramenti minori. E’ importante che in un litorale si cerchi di rendere l’intervento di tutela della costa omogeneo, per evitare anche un fatto visivo, per evitare questi aspetti.
Quello che dovevo dire ho detto, spero che l’assessore mi darà risposta nella sua replica, relativamente a tutte le problematiche che ho sollevato in questo intervento. E’ un piano che nella complessività va valutato positivamente aldilà delle osservazioni che ho fatto ma è un piano che comunque andava assolutamente approvato. Anche se arriva molto in ritardo, per fortuna è arrivato.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Come noto, quando uno si appresta alla fine di un’esistenza si fa del bene, si fanno i regali, si fanno lasciti, si fanno buone azioni. Qui siamo di fronte al testamento di questa Giunta che è arrivata alla fine e ci lascia un testamento. Anche in Commissione ho detto che l’atteggiamento complessivo nei confronti di questo piano è benevolo e positivo, differenziandomi un po’ dall’altro rappresentante dell’opposizione.
Detto questo però, bisogna tenere presente alcune cose. Il piano della costa sarebbe stato utile farlo all’inizio della legislatura, adesso lo facciamo in fine legislatura, è sempre un punto fermo, o come si usa dire adesso in working-progress. L’aspetto più importante è però l’impatto finanziario. I nostri dirigenti ci davano cifre di miliardi e miliardi di lire e possibilità di intervento assai modeste.
Tutti sappiamo che ci sono alcuni punti critici nella costa marchigiana. Ne cito tre, quelli che ci hanno tante volte costretto a fare interrogazioni e mozioni. Sono: Marina di Montemarciano, Porto Recanati e Pedaso.

Roberto GIANNOTTI. Questa è una lettura parziale, Giannotti, se permetti. C’è la situazione di Fano che è molto più complicata.

Carlo CICCIOLI. Ci sono dei punti in cui l’urbanizzazione e il mare si incontrano in maniera così massiccia che il problema è drammatico, altri punti in cui c’è la gravità, però c’è una minore urbanizzazione, un minore impatto di attività umane. Questi sono i punti critici in assoluto, perché c’è questa doppia lettura, attività e mare. Gli interventi sono sempre complessi, quindi la complessità è nelle cose. Tra l’altro ci troviamo in una fase della storia del mondo in cui sta cambiando il clima. Tutti dicono che è drammatico, invece sembra che milioni di anni prima sia stato molto più drammatico di oggi. Però, indubbiamente, abbiamo visto quello che è accaduto in maniera drammatica, gli eventi imprevedibili, come quello avvenuto in Tailandia, in Indonesia. Anche da noi avviene in maniera molto repentina e diversa. Mi raccontava un bagnino che da tempo chiedeva il ripascimento del suo tratto di spiaggia e finalmente dopo tanto tempo gli era stato fatto il ripascimento. Poi, disperato questa estate ha detto “in due notti il mare mi ha portato via tutta la spiaggia”. Ha detto “io faccio il bagnino da decenni, il mare si è sempre portato via la costa, ma non era mai capitato che tutto quello che era stato messo fosse portato via in due notti”. Due mareggiate, una dietro l’altra. Evidentemente i problemi sono complessi e anche gli interventi. Il ripascimento è uno degli interventi naturali che gli ambientalisti amano molto perché è riportare la situazione com’era prima, però è un intervento del tutto estemporaneo, incerto, non si sa quanto dura e comunque esiste un problema di fondo: tutti i tecnici che ho consultato mi hanno detto che il rapporto tra il mare e la terra è sempre un rapporto di incertezza, un rapporto in cui il mare respira, quindi a ogni respiro c’è un adeguamento naturale. Quindi c’è una zona di incertezza, di rispetto a via di seguito, che non è gestibile. Teniamo presente che però nessun intervento sarà mai definitivo.
Un poeta diceva che dove la terra si bacia con il mare c’è sempre incertezza e capricciosità e credo che questo sia vero.
Andando nel discorso più concreto, ci sono tutta una serie di iniziative e di interventi, alcuni dei quali ampiamente condivisi, cioè la necessità di rispettare complessivamente le linee di costa naturali, ogni volta che ci sono alterazioni violente delle linee di costa naturali ci sono altre zone limitrofe in cui la natura si riprende quello che è stato tolto e agli interramenti corrispondono tratti di costa che scompaiono, a pressioni troppo forti su tratti di costa corrispondono restituzioni in altre zone, quindi non è l’intervento forte che risolve.
Così come l’intervento protettivo dà origine a quello che sempre chiedono gli operatori della costa — i bagnini, gli albergatori ecc. — cioè barriere protettive in cemento, in scoglio, che però determinano una serie di altri squilibri, il più grave dei quali è che le acque che sono contenute nella zona difesa tendono poi a inquinarsi, a modificare addirittura vegetazione, vita animale. Quindi è un tema che, comunque lo tocchi, crea dei problemi.
Detto questo, la costa deve essere al servizio dell’uomo, quindi degli interventi ci devono essere, quindi qualche volta anche nella direzione di porre delle difese attive che riescano a contenere la forza del mare e a difendere gli insediamenti e le attività che ci sono, che sviluppano ricchezza e investimenti. E’ bello avere tratti di costa libera, però è anche vero che, proprio in un momento critico di cambiamento dell’economia, dell’occupazione le Marche sono una regione che deve ancora di più investire sul proprio ambiente, sulla propria natura per dare posti di lavoro e ricchezza, perché il settore che ha tenuto per oltre 50 anni, quello manifatturiero, è ormai un settore economico maturo, giunto al ridimensionamento, quindi necessariamente dobbiamo investire in altre cose e nella costa bisogna investire, nel mare bisogna investire, nella natura bisogna investire, nell’alveo dei fiumi bisogna investire, perché tutte queste divengono attività economiche che vengono percepite.
Quindi, complessivamente l’atteggiamento nei confronti di questo pano è benevolo, comunque ha una forte giustificazione tecnica che non è di tipo politico. Fra l’altro, nella gestione delle coste la politica arriva fino a un certo punto, perché poi ci sono i fatti.
C’è l’aspetto finanziario, economico. Non può essere che alla fine, nelle cifre che ci sono state dette dai tecnici, il grosso dell’intervento è quello dello Stato. Qui il grosso è lo Stato, perché è vero che il mare è rimasto una delle poche competenze che lo Stato si è tenuto — anche la pesca ha una doppia valenza: in parte passa alle Regioni ma in parte rimane di competenza dello Stato — però è anche vero che bisogna pensare come riuscire a recuperare soldi per fare interventi che non saranno mai definitivi ma che comunque mettono in sicurezza tratti di costa, la valorizzano la recuperano là dove vi sono state violenze negli insediamenti urbani, umani e d’altra parte la valorizzano dove vi sono zone di costa poco fruite, poco considerate, che pur nella nostra regione, il cui sviluppo costiero è sostanzialmente un insediamento di attività che vanno da Gabicce fino a Porto d’Ascoli, vi sono zone che potrebbero essere ulteriormente valorizzate e potrebbero essere, anche quelle, oggetto di una diversificazione dell’economia della zona.
Concludo dicendo che il nostro sarà un atteggiamento di astensione, ma soprattutto legato all’atteggiamento economico-finanziario. Si tratta di un testamento di questa Giunta, come tutti i testamenti si tratta di un buon lasciato, però, purtroppo, questo è un testamento che ha poca sostanza economica dietro, quindi buone parole, buoni piani, buone cose, però sapete che gli eredi aspettano soprattutto soldi, e dietro questa proposta di atto amministrativo di sostanza finanziaria ne rimane poi ben poca.
Questo documento è tanto atteso dagli enti locali, dai Comuni. Ho seguito ovviamente più quelli di centro-destra, ad esempio Porto Recanati, ma anche quelli di centro-sinistra vogliono un piano e vogliono gli interventi. Gli operatori chiedono “perché non si fa niente?”. Non si può risolvere tutto con interventi-stralcio occasionali, legati alla mareggiata, al danno, al fortunale, stando poi a guardare, sostanzialmente. Bisogna passare da questa fase passiva a una fase attiva e bisogna soprattutto — ormai sarà compito della nuova Amministrazione — dotare il piano delle risorse economiche per poterlo realizzare, altrimenti è un piano che durerà decenni. Tutti sanno quello che si deve fare, anche gli enti locali lo sanno, ma niente viene fatto. In alcune circostanze, invece, gli stessi privati e gli stessi enti locali hanno tirato fuori soldi e risorse insperati, perché di fronte alla necessità del privato di salvare la propria attività o di fronte alle pressioni della popolazione sul Comune, si sono trovati soldi per poter fare qualche opera, però questa opera deve essere inquadrata in un contesto più ampio, perché, come dicevo prima, la costa è un problema complessivo e non di una Amministrazione o di un privato che riguarda soltanto qualche chilometro.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.

Cesare PROCACCINI. Brevissime considerazioni, perché condivido in larga parte la relazione svolta e i contenuti del piano che ha una proiezione decennale che avrà bisogno di finanziamenti continuativi e certi. Tuttavia già oggi mi pare che la previsione di 168 milioni sia significativa con il meccanismo del co-finanziamento degli enti locali, che da un lato responsabilizza anche i Comuni per le concessioni relative alle attività economiche lungo le spiagge, anche se i Comuni sono molto penalizzati nella finanza locale.
E’ un piano secondo noi progressivo, positivo perché ha questa proiezione, anche se le calamità naturali, come le mareggiate, sono imprevedibili, ma spesso è l’incuria dell’uomo che le causa, che piega la natura e l’assetto del territorio alle esigenze del mercato, dell’esagerato profitto, che va molto al di là del giusto vivere.
In questo contesto penso che, in prospettiva, si dovrà investire nella proiezione decennale, non solo nel ripascimento o nella sistemazione delle coste danneggiate dalle mareggiate ma soprattutto si dovrà investire a monte, nella sistemazione dei fiumi che portano a mare, anzi portavano a mare la ghiaia e ciò costituiva un ripascimento naturale. Per questo c’è bisogno di una nuova cultura, che poi è la vecchia cultura della tenuta del territorio, fatta insieme a tutta la filiera degli enti locali: Regione, Province, in primo luogo i Comuni.
In questo senso noi riteniamo che nella fase successiva, la gran parte delle risorse debbano essere investite a monte, altrimenti rischiamo di svolgere attività anno per anno, che risolvono in maniera effimera il problema che però sarà aggravato l’anno successivo.
Per queste considerazioni e per la positività del piano che era atteso, il gruppo dei Comunisti italiani voterà a favore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Credo che tornare a sottolineare la situazione di gravità del litorale marchigiano sia un dato superfluo, visto e considerato che sia i media ma soprattutto la classe politica hanno fatto i conti, in questi anni, con questa gravissima situazione marchigiana. Una situazione, quella delle Marche, atipica. La classica situazione delle regioni che sono esposte completamente al mare. Quindi una regione che è esposta in maniera particolare agli eventi eccezionali che in qualche modo si verificano. Le mareggiate degli ultimi mesi stanno a dimostrare la fondatezza di questa situazione. Quello dell’erosione è un processo pesante, pericoloso, che però non compromette solamente l’ambiente ma produce un colpo mortale al destino del nostro comparto turistico. Le Marche vivono di turismo, questo è un altro dato acquisito. Il turismo è uno dei principali elementi del tessuto economico regionale, produce ricchezza, produce occupazione, ergo il turismo deve avere, dalle istituzioni pubbliche, la più che giusta considerazione. In ragione della difesa di questo patrimonio va mantenuto l’elemento fondamentale del “pacchetto turistico Marche”. Le Marche hanno il loro mare, i loro monti, i loro monumenti, però uno dei punti di riferimento principali per il turista italiano e straniero è il nostro mare.
In questi anni, rispetto al grido d’allarme lanciato dai concessionari di spiaggia, dagli albergatori, dagli amministratori locali, abbiamo registrato una inerzia, una mancanza di iniziativa da parte del potere regionale. Non starò qui a dire che questa è una legge elettorale. Sarebbe forse ingeneroso, perché comunque qualcosa va speso per l’iniziativa dell’”assessore-operaio”. Così definisco Modesti, perché debbo dare atto a questo assessore di essersi rimboccato le maniche e di lavorare duro, cosa che non hanno fatto altri suoi colleghi. Non ci ha sicuramente fatto rimpiangere Silenzi questo posso dirlo a chiare lettere, dando prova di una iniziativa e anche di una minore ottusità sul piano della disponibilità al confronto, al dialogo, all’informazione. Credo che di questo debba essere dato atto.
La sottovalutazione di questo problema che trascende dalle non scelte della Giunta regionale, è nei fatti. Vorrei che lei, relatore di maggioranza, si collocasse sulla stessa sensibilità del suo segretario provinciale della provincia di Pesaro e del suo candidato alle elezioni regionali che non meno di 24 ore fa esprimeva sui giornali della sua provincia le preoccupazioni dell’Amministrazione comunale di Mondolfo per i ritardi e per le contraddizioni delle politiche regionali rispetto alla situazione dell’erosione e citava il caso di Marotta e di Mondolfo.
C’è stato un abbandono, ci sono stati interventi contraddittori, si è fatto poco o niente per tutelare la principale risorsa del pacchetto turistico marchigiano. L’unica cosa che abbiamo sentito in quest’aula, sempre per bocca degli assessori precedenti, è stata “ma se lo Stato non ci dà i soldi...”. L’unico ritornello che il centro-sinistra ha imparato e ripete a memoria come in un juke-box in tilt è che non ci sono i soldi dello Stato.
Ho detto in occasione della discussione sui recenti fatti atmosferici, in occasione della discussione del “piano casa”, che bisogna diventiate grandi, la smettiate di fare i bambini della politica, perché fare scelte di questa importanza significa anche sporcarsi le mani a metterci del proprio. Lo si dice per educare i figli, ma questo vale anche nel vostro caso.
Il fatto che la Regione ci metta di proprio, quindi metta delle risorse proprie quando fa delle scelte, è importantissimo, come esempio. Così come si è tentato di fare in questa fase, poi c’è un aspetto controverso su cui discuteremo. Noi non siamo assolutamente d’accordo con i toni trionfalistici del consigliere Benatti, però quanto meno questa volta vi siete spesi, ci avete messo le mani, ci avete messo anche il denaro, pure se i soldi sono assolutamente insufficienti.
Il quadro che abbiamo sotto gli occhi è desolante, Benatti. Se vuole mi faccio carico di farle visitare, per esempio, le spiagge della mia provincia, a cominciare da quella di Gabicce, uno dei principali riferimenti turistici della regione, quelle di Pesaro, ponente e levante, quella di Porta Fano di cui dovrebbe farsi paladina quanto me la collega Mollaroli. C’è una situazione addirittura allarmante. C’è un litorale, quello della provincia di Pesaro, relativo alle tre principali città turistiche — Pesaro, Fano e Gabicce — che è al limite della follia. Se non ci sono interventi diversificati — Baia Flaminia merita l’allungamento della scogliera, la spiaggia di Ponente di Pesaro ha bisogno di essere rinforzata, quindi le scogliere soffolte devono essere alzate, per la spiaggia di Ponente bisogna chiudere i varchi che sono troppo larghi, tra Pesaro e Fano c’è il rischio di uno stesso genere e non vi dico della situazione della spiaggia di Sassonia, dove il mare sta mangiando non la spiaggia ma le case — la situazione, già estremamente pesante, diventerà ancora più critica in tutte le province. So della situazione in provincia di Ancona, so di quella in provincia di Macerata, a Civitanova, so di quella in provincia di Ascoli Piceno. Una situazione complicatissima.
Prendo atto che per la prima volta questa Giunta regionale mette mano per la prima volta al problema dell’erosione della costa nelle Marche, quindi il fatto stesso che comunque ci sia stato il tentativo di programmare una strategia complessiva che superi gli interventi contraddittori del passato, gli interventi a pioggia del passato... Faccio un passo indietro: ho qualcosa da dire — non me ne voglia la mia amica Franca Romagnoli — sull’intervento di Porto Sant’Elpidio, non in quanto tale, ma perché è un esempio negativo della programmazione regionale.
Prendiamo atto che c’è finalmente un piano quindi si recupera un ritardo gravissimo, ci sono delle scelte in questo piano che possono essere discusse. Per esempio non condivido la scelta del ripascimento a tempo. Cosa vuol dire il ripascio ogni tre anni delle spiagge del litorale? Il ripascimento è una tecnica di adeguamento del tessuto balneare che deve essere fatto quando occorre. Se io voglio mantenere l’integrità del litorale devo rimettere quando occorre, non posso darmi uno spazio temporale: “ogni tre anni faccio il ripascimento”. Lo si deve fare quando occorre, per garantire la piena funzionalità della spiaggia interessata.
C’è il problema della ricarica delle scogliere esistenti. Anche questa può essere considerata, bene o male, una scelta sbagliata, ma se ci sono e una funzione, seppur marginale, l’hanno svolta per la tutela della costa, non possiamo, domani, fare un intervento finanziario per destrutturare tutte le barriere che ci sono, bisogna che queste barriere mantengano la loro efficacia. E allora ci sono due tipi di intervento che solitamente si fanno. Per esempio, uno dei limiti più grossi è che gli accessi sono troppo larghi, in certe situazioni, o sono posizionati male. Quindi una rivisitazione degli accessi, così come c’è il problema del caricamento. Ci sono barriere sprofondate, come quella ove vado a pescare i cannolicchi, le vongole e le lumachine.
C’è quindi l’esigenza, da una parte di mantenere il livello di efficacia delle attuali scogliere, attraverso un loro rafforzamento attraverso una verifica della loro efficacia. Inoltre l’opera di ripascimento va fatta in tempi non sospetti, con continuità, soprattutto per garantire il normale svolgimento della stagione estiva. Ci sono zone e località che vanno difese, quindi bisogna inventare una modalità di difesa diversa.
Ho fatto prima la battuta su Porto Sant’Elpidio, perché potrebbe valere per tutto, però il fatto che si sia speso l’80% dei fondi disponibili sul pronto intervento per sostenere, per intervenire su una sola zona della regione mi lascia qualche perplessità. Questo è un giudizio personalissimo che esprimo. Era giusto? E’ vero che si era già realizzato un intervento analogo cinque anni fa sullo stesso sito? Anche qui credo che la logica del pronto intervento debba essere una logica che in qualche modo investe, affronta le emergenze complessive della regione e questo è un errore che non va ripetuto con il nuovo piano.
Altra questione: le risorse sono poche, con queste risorse non andiamo lontano. C’è una battaglia da fare. Presidente D'Ambrosio, lei sa che la Conferenza Stato-Regioni non ha aumentato l’aumento del 300% dei canoni demaniali previsti anche nella finanziaria e ha demandato a un tavolo tecnico istituito presso la presidenza del Consiglio il compito di elaborare una proposta complessiva. Non mi risulta che il lavoro di questo tavolo tecnico sia giunto a compimento, anche se mi risulta che l’intesa su una questione in qualche modo fosse stata trovata, cioè demandare in uso i litorali alle Regioni., articolando gli introiti prevedibili su due livelli: una parte allo Stato e una parte alle Regioni. Credo che questo sia un buon meccanismo, ma sarebbe cosa buona se anche ci fosse un impegno preciso delle Regioni a finalizzare questi soldi per la difesa del litorale. Quelle sono le risorse finanziarie che secondo me Governo e Regioni dovrebbero destinare ad interventi di mantenimento della integrità dei litorali. Siccome questo problema dovrà ritornare, così come noi abbiamo sempre espresso e dobbiamo esprimere la nostra contrarietà a quel tipo di aumento indiscriminato dei canoni, un aumento che può essere giusto per qualcuno è sicuramente sbagliato per altri, perché l’aumento va parametrato alla classifica delle spiagge. Prima va fatta una classifica, bisogna vedere che tipo di utilizzazione c’è, dopodiché si applica un aumento misurato all’utilizzo. Però, se domani ci fosse veramente questa possibilità di immaginare un apporto finanziario alle Regioni, credo che debba essere finalizzato a sostenere il progetto di erosione.
Ho seguito nelle diverse fasi il piano. Abbiamo creato troppi allarmismi. Ho visto che il percorso finale ha tagliato la scala delle priorità che era stata in qualche modo identificata e ha rivisto i macro indicatori. Noi non siamo d’accordo su questa scelta, bisogna che ci chiariamo. Secondo noi, un elemento fondamentale non può che essere la valutazione del livello di utilizzo dei singoli ambienti marini. Noi diciamo che l’indicatore delle presenze turistiche deve valere. Come facciamo a fare un piano di rientro senza tenere conto di quanto impatto ha rispetto all’economia della regione la presenza del turista? Con tutto il rispetto, secondo me Civitanova, che ha una presenza turistica accentuata, è una priorità rispetto a Borgo Pallino dove le presenze turistiche non ci sono. Dovremmo tenere conto anche di questo elemento, che invece nel piano non viene considerato. (Interruzione). Noi sosteniamo invece che va diminuito il ricatto nei confronti dei Comuni, questo discorso della compartecipazione. Non puoi scaricare i tuoi problemi regionali sui Comuni costringendoli a pagare tantissimo.

David FAVIA. Quelli che vuole la “Quadrilatero”, invece, vanno bene?

Roberto GIANNOTTI. Anche in questo caso avete fatto la “figurina”. Tu sei stato uno di quelli che ha partecipato a questa iniziativa di supplenza: oggi, giustamente, Spacca — che non è stupido ma che è un politico intelligente — ha capito che bisogna entrarci e bisogna giocare un ruolo dentro questa prospettiva di sviluppo del sistema viario. Favia, non sprecarti per queste cose, spreca le tue cartucce per battaglie diverse.
Ripeto, noi diamo un giudizio complessivamente negativo sulle politiche regionali in questo senso, un giudizio che non ci porta a votare questo strumento. Ci auguriamo che il lavoro in quest’aula, ma soprattutto il richiamo forte che viene dagli operatori, che si sono visti, fra l’altro, respingere tutta una serie di operazioni, anche qualificanti, ci induca, la prossima legislatura, ad adottare le modifiche necessarie per rendere questo strumento più adeguato alle esigenze del litorale marchigiano.

Presidenza del Vicepresidente
GILBERTO GASPERI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. Alcune considerazioni generali, riconoscendomi in pieno nella illustrazione fatta dal relatore di maggioranza collega Benatti. Considerazioni generali di soddisfazione, tese a sottolineare l’importanza di questo piano che oggi andiamo ad approvare, un piano sicuramente di grande rilievo per la nostra regione, che ha avuto un lungo iter di elaborazione che ci ha permesso, nel tempo, di avere un approfondimento necessario ed adeguato anche da un punto di vista scientifico, della situazione della nostra costa. Un iter lungo che ci ha permesso di arrivare oggi ad approvare, in aula, un piano che è stato anche fortemente partecipato, attraverso una serie di iniziative, di incontri, di continue trattative anche con il territorio e con i vari soggetti del territorio, quindi amministrazioni locali, Comuni, soggetti economici, mondo direttamente o indirettamente interessato a questo problema.
E’ un piano la cui importanza è sotto gli occhi di tutti e che testimonia, insieme ad altri atti che in questa legislatura questa Giunta ha approvato, una grande sensibilità di questa maggioranza rispetto ai temi ambientali. Mi riferisco al fatto che questo piano segue quelli che abbiamo già approvato sull’assetto idrogeologico, i famosi Pai della Regione Marche e della Valmarecchia insieme alle Regioni Emilia Romagna e Toscana. Manca ancora un pezzo rispetto a quetsa partita dell’assetto idrogeologico, che spero presto venga definito, ma mi preme in questo momento sottolineare il fatto che questo piano segue una già importante attenzione che questa maggioranza e questa Regione hanno posto al tema del territorio, avendo la piena consapevolezza che questo è un tema che va approcciato in senso complessivo, affrontando tutti gli aspetti che questa problematica ci impone. Quando si parla di assetto idrogeologico, si parla di un tema strettamente legato a quello della costa, che è l’assetto idrogeologico prevalentemente dei bacini fluviali, che necessitano di grandi interventi e che già le stesse autorità di bacino stanno predisponendo e studiando. E’ quindi un piano che nella sua lunga partecipazione e nel suo lungo iter, ci permette oggi di ragionare su elementi di conoscenza approfondita, cosa fondamentale per evitare anche errori che in passato, attraverso interventi fatti sotto la spinta esclusivamente dell’urgenza e non sempre supportati dalla dovuta conoscenza, sono stati compiuti, compresi interventi di alcuni tipi di scogliere non disposte nei termini giusti, che invece di favorire hanno aggravato la situazione o, in altri casi, situazioni di interventi che sono state giudicate inefficaci, non come categoria di intervento — mi riferisco alle scogliere soffolte — ma per il modo con cui sono stati realizzati gli interventi stessi. Oggi questo piano ci dice anche, in modo scientifico, quali sono gli interventi che possono essere fatti e, qualora fatti, come debbono essere realizzati per produrre risultati efficaci.
Si affronta questo tema sapendo che non lo si può fare se non in modo integrato, avendo una visione di tutta la costa marchigiana, ma di tutta la costa adriatica, perché i fenomeni dei quali noi parliamo non dipendono soltanto dai nostri fiumi ma dipendono anche dai fiumi di altri territori e di altre regioni.
Nella conoscenza che sottende questo piano, si fa anche giustizia di qualche luogo comune che ho sentito anche in quest’aula. Tutti elementi che anch’io, non esperto ma con un approccio politico, ho avuto modo di verificare nel lungo dibattito che ha avuto questo atto nella IV Commissione, a partire da anni precedenti in cui la presidenza di questa Commissione non era mia ma prima del consigliere Martoni e poi del consigliere D’Angelo. Già da allora si iniziarono tutta una serie di attività e di monitoraggi per capire come questo piano veniva realizzato e per monitorarlo mano a mano che veniva realizzato. Tutti elementi che ci hanno permesso, poi, di arrivare con una certa celerità, nella fase finale dell’iter di approvazione da parte della Commissione, ad un’approvazione abbastanza veloce. Questo è stato possibile grazie al lavoro che la IV Commissione, e coloro che l’hanno presieduta prima di me, hanno fatto. Si superano quindi anche una serie di luoghi comuni, compreso quello del ripascimento, che non è l’intervento al quale normalmente siamo abituati, cioè quelli dei camion che si vedono nelle spiagge quasi ogni anno a depositare la spiaggia che una mareggiata porta via, sono interventi ben più sostanziosi, con decine di milioni di metri cubi di sabbia che debbono essere riportati e che hanno un impatto consistente, rilevante, che non riguarda la spiaggia di un bagnino o un pezzo di spiaggia di un bagnino ma interventi di grande rilevanza, dei quali ci sono già alcune esperienze nel mare Adriatico e che vengono riproposti come modello, con un forte impatto di risoluzione in questo piano che non sarà facile realizzare, ma con possibilità di reperimento di materia prima all’interno dello stesso mare Adriatico nei depositi che ci sono e con attrezzature che sarà possibile nel tempo, mettendo in concorrenza anche gli attuali gestori delle tecnologie che rendono possibile questo tipo di utilizzo, che presto, nei prossimi anni potranno essere messe a disposizione anche nel nostro mare.
Quindi un approccio complessivo ed una gestione integrata che pianifica gli indirizzi generali di questa nostra Regione e prevede giustamente il coinvolgimento delle amministrazioni locali e dei privati, individuando nell’arco del decennio di valenza di questo piano una sorta di programmazione flessibile, attraverso la quale andare a programmare annualmente, con graduatorie che vengono fatte sulla priorità degli interventi e che tengono conto di più fattori, tra i quali la partecipazione finanziaria dei soggetti pubblici e privati nei singoli interventi, ma anche l’impatto, cosa accolta e modificata nell’ultima fase di approvazione del piano, dopo le sollecitazioni che sono avvenute nel territorio, ma anche l’impatto che questi interventi hanno e la ricaduta di tipo economico, come elemento anche questo rilevante rispetto alla definizione delle graduatorie che annualmente verranno fatte.
Quindi un piano flessibile che ci permetterà di avere una gestione molto più concreta, non rigida. Le risorse oggi sono limitate, ma io spero e auspico che a livello nazionale e a livello europeo si intervenga con sempre maggior forza, perché il problema degli assetti territoriali è ormai sotto gli occhi di tutti per quanto concerne l’allarme e l’impegno che complessivamente non solo gli Stati ma io dico anche i continenti, quindi in questo caso l’Europa, debbono mettere in campo.
Anche qui una gestione ed un tipo di programmazione che ha una forte capacità d’indirizzo ma ha anche una forte flessibilità di gestione.
Non aggiungo altro, se non la soddisfazione che, anche se a fine legislatura, questa regione si doterà, da domani, di un atto di programmazione di sicura importanza per il futuro della costa della nostra regione che significa economia, che significa salvaguardia della vita di tutti noi e che significa grande impatto sulla qualità della vita e sull’economia della nostra regione.

Presidenza del Vicepresidente
SANDRO DONATI

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Ho ascoltato con grande interesse e piacere gli interventi dei colleghi. Con alcuni mi trovo d’accordo, con altri sono completamente in disaccordo, perché su questo piano ci sono delle critiche da fare, che non sono su come è fatto il piano stesso, ma sulla procedura che si è tenuta per ottenere questi risultati. Non posso contestare quella che può essere la spesa, se prima non so che tipo di interventi, perché sono delle casistiche molto generali.
La prima critica che faccio, è che su questo piano la Regione ha previsto un cinquantesimo della previsione di spesa per ottenere i risultati. Mi sorge allora un dubbio: siccome siamo a fine legislatura e c’è un inizio di campagna elettorale, questo piano lo si può andare a spendere tranquillamente tra coloro che finora non avevano ottenuto niente e tanto avevano gridato di avere necessità di ottenere un impegno per le loro attività imprenditoriali. Questo non lo posso imputare all’attuale assessore ma lo debbo imputare all’attuale Giunta, perché ha tenuto qui dentro un assessore che ha fatto solo gli interessi personali in atti d’ufficio nel momento stesso in cui ha cercato di fare di tutto solo per ottenere l’elezione nel maceratese. Se non ci fosse stata la caparbietà dell’attuale assessore, questo piano non sarebbe venuto fuori e questo piano è generico. E’ come se mia moglie domani facesse un bilancio di spesa a “casa Gasperi” attraverso le entrate di “casa Giannotti”, attraverso le entrate di “casa D’Ambrosio” e poi dicesse “casa Gasperi mette il 20%, il 15% lo mette casa Cecchini, il 25% lo mette casa Giannotti”. Alla fine io potrei dire “brava Monica, mi fai stare bene”. Ma i risultati quali sono? Che è tutto generico, anche perché ognuno di voi non sa cosa deve mettere.
Qui è previsto che il 35% lo mette la Regione, il 30% lo Stato, il 10% il Comune, il 10% i privati, il 15% le concessioni demaniali. Ma sono state fatte delle trattative, sono stati fatti degli accordi, si è visto quali sono gli interessi, ad esempio dei privati, per coinvolgerli? Il privato non può essere coinvolto in un intervento, se non vede il tornaconto, l’utile, il suo profitto. Il Comune non può essere coinvolto se non ha un ritorno economico nelle realtà imprenditoriali del suo territorio. Questo è il dubbio che mi assale quando vado a vedere la procedura.
Mi congratulo con coloro che hanno fatto questo studio, che tra l’altro è ottimamente rappresentato sulle carte grafiche, che danno una facilità di recepimento e si riesce a intuire quali possano essere i tipi di ricaduta sul territorio. Però voglio sapere: sono stati fatti degli studi prima, per vedere quali risultati ha ottenuto ciò che è stato fatto prima? Ad esempio, le scogliere: è stato fatto uno studio per vedere cosa si è ottenuto, in positivo e in negativo? Altrimenti, al posto della scogliera ci possono essere altri tipi di intervento. Le cosiddette barriere soffolte le conosco abbastanza bene, perché per il concorso che facemmo per la sistemazione e la difesa del San Bartolo, come studio intervenni nel 1978 e avevo una conoscenza in materia, proprio perché nel nostro gruppo c’era un esperto su queste problematiche, un geologo di alto livello. Voglio sapere che tipi risultati si ottengono: sono barriere soffolte come quelle che sono state portate di fronte alle coste olandesi, o quelle che sono state portate in zone degli Stati Uniti, o sono indicate in senso generico? Che tipo di vantaggi o svantaggi possono portare, queste barriere soffolte ad alcuni territori, in funzione delle correnti e delle realtà di quel territorio? Che tipo di intervento si farà nelle zone a monte, come il San Bartolo e il Monte Conero, e nelle zone a mare, cioè nelle zone della spiaggia? Non vorrei che fosse lo stesso principio del concorso fatto per il San Bartolo di Pesaro ove un architetto che poi andò a lavorare a Mosca — non posso fare il nome — scrisse che le difese a mare della costa del San Bartolo non c’era bisogno di farle, perché erano naturali nel momento in cui c’era una ricaduta del monte nel mare e la stessa ricaduta andava a difendere la spiaggia. Significava che se non si fanno gli interventi, prima o poi il mare è alle pendici del castello di Gradara. E allora, questi tipi di intervento non li ho visti assolutamente nelle carte grafiche.
Altro problema, secondo me molto importante. Qui si parla delle scogliere. Dove andate a prendere il materiale? Con il piano cave che abbiamo, dove andate a prendere il materiale? Nei preventivi che ci sono, un conto è prendere il materiale sul posto, cosa che con il piano cave non possiamo fare, ma se il materiale lo dobbiamo far venire addirittura dalla Jugoslavia, materiale scadente, come quello che ci sta arrivando, nel giro di dieci anni la maggior parte viene trasformata da materiale compatto in sabbia. E allora, per quale motivo non è stato affrontato questo problema? Né viene accennato minimamente che siamo costretti ad andare a recepire materiale direttamente nei nostri territori.
Altro problema. La provincia di Pesaro che ha le coste più lunghe, viene a recepire somme minori, con realtà molto importanti dal punto di vista turistico, perché abbiamo Gabicce, Pesaro, Fano e Marotta. In quelle zone devono avere grande funzionalità gli stessi porti turistici, altrimenti la vicina Emilia Romagna ci sottrarrà degli spazi e, di conseguenza, delle entrate, andando maggiormente a impoverire il bilancio della stessa regione Marche.
Per questo mi trovo a disagio nell’andare a leggere questa proposta di legge di gestione integrate delle aree costiere. Noi non possiamo pensare di avere una ricaduta in questa maniera, perché tutto ciò che qui viene descritto è positivo, ma siccome è un piano decennale, voglio sapere quali sono le possibilità dia vere un riscontro in positivo quando si passa ai progetti esecutivi. Questo è un insieme di buone intenzioni, cioè quella è la promessa che ognuno di noi fa dopo che esce dal confessionale e dice “non commetterò quei peccati”. Per fortuna la volta dopo cambia confessore, perché se fosse lo stesso confessore direbbe “sono le stesse irregolarità, da un punto di vista morale, che hai compiuto la volta precedente”.
Nel caso in cui vincesse il centro-sinistra — ma sono convinto che non vincerà — mi auguro che sia ancora lei l’assessore, se non altro per l’impegno che ha messo nel voler presentare qualcosa che sia di impatto positivo, da un punto di vista politico, altrimenti ci avreste dato ancora più fiato per andare a dire la verità nuda e cruda rispetto a quello che non ha fatto il precedente assessore. Però l’impegno deve essere quello di trovare concretamente i fondi e io mi auguro che perlomeno il 40% di quanto descritto, venga fatto nell’arco della prossima legislatura, per dare una risposta significativa a una delle grandi esigenze che ha la nostra regione. Noi abbiamo bisogno di incrementare le entrate, visto il fallimento del modello industriale della regione Marche. Il primo ad essere andato via da questa regione è quello che aveva preso più di tutti: l’industriale di Fabriano che è andato a costruire industrie all’estero, nei paesi dell’est, in quei paesi che lui prima condannava, quando militava nella Democrazia cristiana e oggi li va a sfruttare perché gli operai costano meno. Siccome abbiamo bisogno di turismo, abbiamo bisogno di infrastrutture quali sono i porti, mi auguro che queste siano le entrature per poter dare una risposta concreta a quel tipo di entrata che saremo costretti a recepire, perché successivamente, in armonia con la costa, attraverso una viabilità concreta ci permetteremo di avere turismo che va dalla costa alla montagna per poter far conoscere quel patrimonio culturale che abbiamo all’interno del nostro territorio per essere veramente competitivi con altre regioni, non con quel “divertimentificio” che ha proclamato quel “signore mortadella” che avete proclamato per le prossime elezioni politiche il quale, nella realtà, non conosce niente di divertimento, perché ha sempre preso in giro tutti. A Bologna non ha fatto mai niente: la condannava perché era diretta dalla sinistra, oggi la acclama come se lui fosse uno di quelli che ha portato vantaggio al patrimonio economico e culturale di quella realtà. Noi Regione, con grandi caratteristiche da un punto di vista culturale, con problematiche sul tipo di economia della nostra regione stessa, che in parte sta andando in disfacimento, dovremmo prima possibile intervenire sul turismo, sulle attività culturali, sulle risorse naturali che abbiamo con quei bellissimi territori, indipendentemente dai parchi, perché i parchi non hanno migliorato niente. Già c’era una grande realtà non inquinata nel nostro territorio, perché il popolo marchigiano può avere 100.000 difetti, ma ha un pregio: è innamorato del suo territorio e lo sfruttamento l’ha fatto ma non facendo morire il territorio medesimo, ma cercando di valorizzarlo per il fabbisogno che avevano le famiglie e il popolo marchigiano.
Attraverso la costa, in armonia soprattutto con l’entroterra, potremo essere competitivi in quelle realtà economiche che le altre regioni non hanno, ad esclusione di alcune o che non possono avere perché sono in situazioni di handicap rispetto alle nostre, per questioni che derivano dall’ordine pubblico, da situazioni imbarazzanti che possono avere negli appalti. Per questo motivo spero e mi auguro che realmente riusciate a tirar fuori dal cilindro l’impegno concreto dalle altre istituzioni che qui avete preventivato nel concorso con quelle quote che avete detto inizialmente, per fare sì che si avverino le indicazioni di progetto che vengono riportate in questo atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Mollaroli.

Adriana MOLLAROLI. Alcune brevissime considerazioni, alcune questioni da porre all’assessore in merito a questo atto che ritengo di estrema importanza, di grande valore programmatorio, che assume in sé contenuti ambientali ed economici. Lo ritengo un atto necessario, diversamente da qualche intervento critico. Credo che rispetto ai tempi potevamo anche accelerare, però è chiaro che questo è un atto strettamente necessario perché la nostra costa, il nostro mare, che è una grande risorsa ambientale ed economica, aveva necessità di avere un atto di programmazione seria che si aspettava da troppi anni, come sa chi, come me, viene da una città molto attenta rispetto a queste problematiche e molto colpita dai fenomeni dell’erosione, oltre che da alcuni fenomeni naturali che troppo spesso si ripetono, come le mareggiate. Quindi dico anche al consigliere Ciccioli, che le aree critiche delle Marche sono più di quelle a cui lui pensa, a cui lui guarda e dentro queste l’area nord-sud della foce del Metauro, quella che interessa in particolare il comune di Fano ma anche il comune di Mondolfo, è tra quelle critiche.
E’ un atto necessario, perché da troppi anni si interveniva in maniera difforme, con interventi a volte fatti dallo Stato attraverso il genio civile, altre volte da enti locali o anche da privati, ma era invece necessario avere uno strumento di programmazione serio, che affrontasse in maniera sistematica questa questione. So bene che le risorse non sono sufficienti, però con altrettanta chiarezza bisogna anche riconoscere che in questi ultimi anni da parte della Regione è stato fatto uno sforzo notevole nel mettere a disposizioni maggiori risorse a difesa della costa, prevalentemente a sostegno dell’emergenza che resta ancora una grande questione. A questo proposito ho anche presentato un ordine del giorno che mi auguro venga approvato da tutte le forze di maggioranza, anche se non lo hanno sottoscritto alcune forze politiche che l’avrebbero sottoscritto, e di questo mi scuso, però c’era una immediatezza cui corrispondere.
E’ quindi un’azione importante con la quale chiudiamo bene quetsa legislatura, dimostriamo una grande serietà e soprattutto una volontà di intervenire su alcune questioni forti, di carattere ambientale e con forti ricadute anche economiche, in un settore, come quello del turismo che resta per noi una grande risorsa che ha bisogno di qualificazione ma anche di interventi di questa natura.
Detto questo e riconosciuta la validità di questo intervento molto atteso da parte della comunità marchigiana — da parte degli enti locali, degli operatori turistici e anche del mondo ambientalista — credo che questo atto portiamo a termine un percorso e dimostriamo grande capacità di governare, intervenendo sulle questioni più significative della nostra regione.
Fatte queste considerazioni, debbo porre soltanto alcuni brevi quesiti all’assessore. Anch’io condivido alcune considerazioni critiche che sono state fatte da parte di D’Angelo, in particolare sulla questione delle concessioni che è una materia molto delicata, dove conciliare interessi diversi non è sempre facile, però noi dobbiamo essere attenti anche agli operatorie economici e turistici della nostra regione. Condivido che probabilmente ci poteva essere più attenzione e anche maggiore disponibilità percentuale intorno al fenomeno delle spiagge libere, sulle quali credo che da un punto di vista di atteggiamento turistico e di modalità di fare turismo e di godere il mare, si doveva rimettere in campo questa possibilità in un momento di particolare crisi economica che colpisce sicuramente le famiglie: sappiamo che andare al mare in spiagge attrezzate è diventato un lusso, quindi occorre favorire questo approccio al mare diretto e libero.
Da parte di diverse associazioni ambientaliste della mia città sono state presentate osservazioni, alcune accettate. Una non è stata accettata e vorrei che venisse riconsiderata: quella non solo di favorire gli accessi alle spiagge libere ma di assumerci, come Regione, l’onere della segnalazione. Gli accessi alle spiagge libere vanno garantiti ma sempre di più vanno segnalati, vanno resi visibili, quindi preoccuparci non demandandolo ai Comuni nei piani particolareggiati delle spiagge ma assumendoci l’onere noi come Regione mi sembra una possibilità da non sottovalutare: favorire, anche attraverso percorsi e segnalazioni l’accesso alle spiagge libere mi sembra un fatto di rilievo e significativo.
Devo poi porre un’altra questione, relativa alla foce del Metauro, su cui abbiamo anche discusso, in quest’aula rispetto alla possibilità di creare una riserva naturale, ma non ci sono state le condizioni per fare questo che resta un obiettivo programmatico del prossimo triennio. Vorrei però capire se quell’area che la “direttiva Uccelli” comunitaria segnala come un’area di interesse ambientale, come un’area Sic, può essere interessata e per questa ragione deve essere mantenuta nelle sue caratteristiche naturali o può essere oggetto, come il piano stesso prevede, di possibili barriere per quanto riguarda la difesa della costa. Debbo porre questa questione all’attenzione dell’assessore perché mi è stato chiesto. Così come debbo sottoporre un’altra questione sulla quale c’è una preoccupazione da parte anche degli enti locali: quella della quota di partecipazione dei Comuni ed egli enti locali rispetto al ripascimento con sabbia che il piano prevede nella quota del 48% a carico dei Comuni e del 52% a carico della Regione. Mi è stato chiesto se quetsa quota è stata concordata da parte degli enti locali, se davvero tutti la condividono o se esistono le condizioni — mi pare che questo sia difficile ora, visto che non sono stati presentati emendamenti specifici neanche da parte mia — di ridurre questa percentuale.
Concludo augurandomi che l’ordine del giorno da me presentato insieme alla collega Benatti, di destinare il 40% della quota a disposizione per l’anno 2005 per l’emergenza, possa essere accettato, chiedo anche all’assessore di sostenerlo, perché va bene intervenire in maniera sistematica — e il piano comincia a farlo — utilizzando risorse di più soggetti, con il meccanismo della compartecipazione che credo sia ormai inevitabile anche per il carico di questi interventi e per un’assunzione di responsabilità da parte di più soggetti, però l’emergenza resta ancora una questione rilevante. In particolare sappiamo che anche l’anno passato, a fine estate ed in inverno vi sono state mareggiate che hanno prodotto danni notevoli. La città di Fano è stata profondamente colpita, in alcune aree, da questo, per cui sollecito l’approvazione di questo ordine del giorno che sarebbe un po’ più di tranquillità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Con stupore noto che c’è stata una certa solerzia nell’approvare un emendamento in aula per quanto riguarda gli Iacp, dicendo che conteneva l’introito da te stabilito, caro assessore Modesti, per Ascoli Piceno e Fermo. Con stupore vedo che lo stesso errore di interpretazione delle province che ancora non sono tate aggiornate, l’avete ripetuto nel senso vero della cosa con questo piano. Il mio disappunto ve lo manifesto: per la provincia residua di Ascoli Piceno, 1.349.037 euro, per la provincia di Fermo, 10.180.534. intendete applicare lo stesso principio di “equità pelosa” di prima e provvederete contestualmente ad emendare questi importi ridando equità? Io mi appello al principio di equità, non allo sforzo amministrativo di cui parlava la collega Mollaroli dicendo “grande valore programmatorio”. Per me questa è una grande “presa per i fondelli” per noi che restiamo in quella residua provincia che sempre più assomiglia al nord dell’Abruzzo, ma in maniera compiuta, e figli illegittimi, perché di questo si tratta e sulla illegittimità di quel provvedimento per l’istituzione della provincia di Fermo mi batterò a vita. Quindi, caro Donati, distratto dalle telefonate, mi auguro elettorali, che dimostrano sensibilità e attaccamento, visto che vieni da San Benedetto del Tronto, dico che apprezzo quanto fatto da Romagnoli e Franceschetti, che giustamente difendono la loro territorialità, come lo stesso mio coordinatore regionale Ceroni, ma il principio dell’equità deve essere tenuto presente, assessore Modesti, dandone atto immediato, riportando, sempre per il principio di equità, alla considerazione vera di noi figli illegittimi di una Regione scellerata che non è mai voluta intervenire sul provvedimento e ancora continua a legiferare in maniera ignobile sul fatto che si parla di quattro province e poi si opera contabilmente su cinque, quando conviene. Ripeto, siamo desaparecidos in questo contesto regionale delle Marche.
Ogni provvedimento dovrebbe tener conto della realtà dei fatti, quindi ristabilite, perlomeno contabilmente, l’equità e l’appartenenza a questa regione.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Modesti.

Cataldo MODESTI. Innanzitutto voglio ringraziare la Commissione consiliare per i tempi rapidi con cui ha esaminato questo provvedimento, consentendoci di approvarlo sia pure alla fine della legislatura. Voglio precisare che se sono stato capito male nel punto precedente, lungi da me ogni riferimento critico ai lavori delle Commissioni, tanto meno della quarta. Ho apprezzato il lavoro della Commissione, mi ero permesso soltanto, in termini costruttivi, di sollecitare uno sforzo finale che ci consentisse di approvare anche qualche altro provvedimento, ma era in positivo e non certamente un atteggiamento critico nei confronti della Commissione, tutt’altro. Se questi atti, in queste ultime settimane vengono in aula, è perché la Commissione, in tempi brevissimi ha assolto al suo compito di approfondimento, non soltanto di ratifica, perché i provvedimenti sono stati vagliati nel merito, sono state apportate, come è giusto che sia, delle modificazioni, quindi un lavoro sicuramente positivo. Come voglio ringraziare in maniera non formale il dirigente che si è occupato di questo atto, tutto il servizio perché hanno lavorato per anni. Noi stringiamo in poche settimane, ma il lavoro di questo piano viene da lontano. Si è lavorato per anni con indagini, con approfondimenti, con studi, sono stati coinvolti tanti soggetti interni alla Regione, soggetti esterni, consulenze, competenze le più diversificate, quindi un lavoro lungo, però il nostro servizio ha svolto un ruolo di primo piano, lo ha svolto con competenza ma anche con passione, con determinazione, con un approccio al confronto dialettico a volte anche aspro con il territorio, con i Comuni, ma alla fine sempre con lo spirito di trovare una soluzione concordata con i soggetti con cui abbiamo avuto un confronto. Quindi voglio ringraziare davvero dell’impegno quantitativo e dello stile che ha caratterizzato i rapporti in questi mesi di lavoro intenso nella parte finale dell’approvazione del piano.
Questo piano colma un vuoto. Nel passato le competenze erano diverse, perché non da sempre la Regione è titolare di questa materia, comunque nel passato si procedeva in mancanza di una programmazione seria e quindi si andava avanti rincorrendo le emergenze o a volte anche peggio, nel senso che le pressioni, l’urgenza, chi era più capace di avere rapporti con la Regione, chi alzava di più la voce riusciva anche ad avere un finanziamento prima degli altri: con questo piano tutto questo non deve accadere più, nel senso che gli interventi che saranno realizzati, saranno conseguenti a una logica di programmazione, saranno interventi trasparenti che tutti potranno conoscere in tempo reale e tutti sapranno per quali motivazioni si fanno interventi in certe località invece che in altre. Questo è il senso del piano, questa è la volontà di chi ci ha lavorato più di altri.
Il piano ci consente di avere una visione unitaria di tutti i circa 170 chilometri di costa. Non si va avanti a pezzetti, affrontando un pezzo di costa una volta, un pezzo di costa un’altra volta. Il piano divide la costa in unità fisiografiche. Sono zone dove gli effetti della forza dinamica del mare sono circoscritti a quella fascia e a quell’ambito costiero. Quindi intervenendo con questa logica non si commetteranno più errori in buona fede commessi nel passato per cui, intervenendo in un posto si danneggiava immediatamente a monte o a valle la costa dove si era fatto l’intervento. Quindi con questa visione d’insieme questi pericoli non ci saranno più e si consentirà di andare avanti in base alle risorse che saranno disponibili, con questa visione di insieme. Ci sono priorità nel piano, non è un piano astratto per cui fatto il piano non si capisce come si individuano le priorità negli interventi. Le priorità sono ben chiare nel piano, perché i parametri che sono stabiliti, determineranno essi stessi le priorità, per cui di anno in anno, in base alle risorse disponibili si interverrà tenendo presente questi parametri che sono stati modificati. Poi c’è anche un emendamento per modificarli ulteriormente, ma già il lavoro fatto in Commissione — la Giunta è d’accordo, il servizio ha collaborato — alla luce delle osservazioni che abbiamo letto e ascoltato nel corso di questi mesi, ha fatto sì che queste osservazioni venissero accolte, perché le due voci principali su cui c’erano perplessità o contrarietà erano riferite alla quantità del movimento turistico e alla quantità del concorso finanziario del territorio — in primo luogo dei Comuni — ma non solo, nell’ambito degli interventi. Quindi facendoci carico delle osservazioni e con uno spirito costruttivo, da un lato abbiamo aumentato non di poco, perché l’incidenza del movimento turistico è passata dal 14 al 22%, abbiamo ridotto dal 24 a 20% l’incidenza dell’autofinanziamento del territorio, per cui siamo stati sensibili anche da questo punto di vista. E’ chiaro che la modifica di questi parametri inciderà nella stesura dell’ordine di priorità alla fine del lavoro, quando si passerà alla fase attuativa del piano.
Il problema di fondo che è emerso è quello delle risorse. Su questo bisogna essere chiari. Noi non vogliamo alimentare polemiche nei confronti del Governo, perché c’è una normale dialettica tra i vari livelli istituzionali: non è solo la Regione Marche, sono anche altre Regioni amministrate dal centro-destra che in sede di Conferenza Stato-Regioni fanno proposte, criticano l’esiguità dei trasferimenti dallo Stato alle Regioni su diverse materie, compresa questa. Quindi è un problema generale che non riguarda la Regione Marche, però è un dato di fatto che da alcuni anni a questa parte non c’è lo stanziamento di un euro da parte dello Stato per far fronte agli interventi di difesa della costa, con due aggravanti. La prima è che negli ultimi trenta mesi siamo stati colpiti da due imponenti mareggiate che hanno comportato danni stimati in oltre 50 milioni di euro. Abbiamo raccolto i dati, abbiamo mandato tutti i dossier al Governo il quale si limita a proclamare lo stato di emergenza che è utile, perché consente, con le limitate risorse di cui disponiamo, di intervenire in maniera più rapida, ma solo questo. Rispetto a danni più rilevanti sarebbe auspicabile che da parte del Governo si facesse fronte con risorse straordinarie.
L’altro paradosso è che da anni la Regione è titolare della gestione del demanio marittimo, ma da anni coloro che hanno le concessioni pagano allo Stato che riscuote e non dà un centesimo di questi canoni alle Regioni per fare gli interventi necessari, per cui questo è veramente un paradosso. Lo Stato non fa né interventi ordinari né interventi straordinari e al tempo stesso incassa i soldi dei canoni demaniali che pagano i cittadini marchigiani. Questo è il dato di fatto. Le risorse con cui stiamo intervenendo sono quelle del bilancio della Regione che sono limitate rispetto al fabbisogno, ma è anche vero che sono risorse significative. Non possiamo tenere conto soltanto delle difficoltà del bilancio dello Stato — patto di stabilità, parametri di Maastricht, tutto quello che vogliamo — perché il nostro bilancio risente, come tutti quelli delle altre Regioni e degli enti locali, di questo dato generale, per cui a fronte dell’equilibrio del bilancio della Regione, mettere 4,7 milioni di euro finalizzati agli interventi di difesa della costa può apparire poco rispetto al fabbisogno complessivo, ma è una somma importante, significativa, che testimonia la volontà politica della Regione di far fronte a questi problemi.
Questo è il dato di fondo per quello che riguarda le risorse finanziarie.
Per quanto riguarda le osservazioni specifiche sollevate da D’Angelo e da Mollaroli su Fano e su Porto Recanati, è chiaro che noi non possiamo oggi accoglierle in questo momento, perché dovrebbero essere oggetto di emendamenti scritti, però sono osservazioni, sollecitazioni che saranno esaminate con attenzione nel momento in cui, dalle proposte del piano si passerà alle progettazioni esecutive. In quella sede di ulteriori osservazioni e suggerimenti si terrà conto.
Fa piacere a chi ha lavorato su questo, ascoltare nel dibattito consiliare, da parte degli interventi di più colleghi, un richiamo a una visione organica dell’assetto del territorio, quindi il richiamo ai fiumi, alle aste fluviali, al problema del trasferimento tramite i fiumi di materiale solido che va poi con la forza del mare che sposta a nord o a sud a seconda dei venti. E’ un problema che è stato giustamente sollevato ma che noi stiamo seguendo con molta attenzione, non solo con tutti i provvedimenti normativi dopo la legge sulla difesa del suolo del 1989, n. 183 — abbiamo fatto provvedimenti importanti per consentire una maggiore tutela, una maggiore correttezza degli interventi dell’uomo nelle vicinanze o lungo le aste fluviali e credo che qualche risultato è stato ottenuto — ma abbiamo fatto un’indagine — è tutto materiale disponibile via Internet — sui fiumi e abbiamo la fotografia in tempo reale della situazione di tutti i fiumi delle Marche, di tutti gli attraversamenti. Abbiamo piazzato punti di osservazione dai quali riusciamo a quantificare, a livello di ricerca e di indagine, il materiale che il fiume riesce a trasportare, però ci sono i paradossi dei paradossi. Per fare un esempio concreto, nel corso di questi anni abbiamo fatto un’operazione giusta di aumentare il patrimonio boschivo della regione Marche. Ebbene, questa operazione comporta che, avendo aumentato il patrimonio boschivo, l’erosione dell’acqua e della pioggia, avendo protetto maggiormente il territorio, trasporta meno materiale lungo le aste fluviali, quindi vuoi per questo, vuoi perché le aste fluviali nel corso degli ultimi decenni hanno diminuito la portata, in virtù anche degli eventi meteorologici che conosciamo bene, c’è un insieme di cose molto complesso, di cui tenere conto. Come è complesso fare scogliere senza avere materiale a disposizione. E’ tutto un meccanismo che va tenuto insieme per fare un’opera di tutela del paesaggio, del suolo, dell’ambiente. Tutto va conciliato con l’economia, con il forte peso che ha il turismo costiero nella nostra regione, a cui dobbiamo dare le giuste risposte.
Questo è l’equilibrio che noi stiamo cercando di ottenere. Non vogliamo sacrificare per niente l’economia balneare, anzi questo piano della costa va nella direzione non solo di salvaguardare la costa in generale, la ferrovia, le strade, gli abitati in alcune zone, ma prevalentemente l’economia turistica e le spiagge, però dobbiamo farlo, facendoci carico anche di tutti gli altri problemi.
Questo piano va in tale direzione e sono particolarmente soddisfatto del tipo di dibattito che c’è stato, perché anche da parte di chi ha avanzato qualche riserva, qualche perplessità, si è colto lo sforzo compiuto, l’impegno portato avanti e questioni questo gratifica chi, più di altri, si è impegnato non per vocazione ma per dovere di ufficio, su questi atti.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell’atto amministrativo.
Subemendamento 01. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 1 a firma Giannotti, che ha la parola.

Roberto GIANNOTTI. Secondo noi va considerato meglio il dato delle presenze turistiche nei singoli territori. E’ cosa utile che centri che hanno una percentuale di presenze turistiche alta vengano considerati in maniera più adeguata. Di qui la nostra proposta di portare questa incidenza sulla scala priorità a 22 rispetto a quanto veniva indicato. Per questo abbiamo diminuito l’apporto finanziario dei Comuni ai quali non si può chiedere di dissanguarsi per questa cosa.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Noi riteniamo che questo emendamento non vada accolto, perché produrrebbe uno squilibrio nell’impostazione complessiva, che peraltro è stata ampiamente concertata con gli enti locali. Per quanto riguarda le questioni poste dal consigliere Giannotti, queste sono state ben evidenziate in un rapporto di equilibrio nel quadro economico, nella griglia presentata, tanto che all’economia diretta e indiretta per cui il consigliere propone 32, dalla proposta iniziale di 14 l’attuale proposta prevede 22 punti. Crediamo che questo avrebbe creato squilibri. Per quanto riguarda la questione della partecipazione finanziaria riteniamo che ridurre a 10 sarebbe un eccessivo alleggerimento. Faccio notare che la partecipazione finanziaria dei Comuni e dei Privati per il 2003-2004 si è attestata attorno al 25% dell’intervento, questo risulta dallo storico, quindi questo conferma la validità di questo criterio.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 1.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 2 a firma Giannotti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva all’unanimità

Emendamento n. 3 a firma Giannotti. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 4 a firma Giannotti, che ha la parola.

Roberto GIANNOTTI. E’ stata ripresa tout-court la proposta dell’Amministrazione comunale di Fano rispetto all’articolazione dell’intervento previsto, quindi in questo emendamento viene prevista la modifica dell’unità fisiografica n. 4.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. Riteniamo di non accogliere questi tre emendamenti in linea di principio, non entrando assolutamente nel merito, perché riteniamo che in questa sede non sia opportuno entrare nello specifico degli strumenti attuativi del piano che saranno oggetto di un apposito progetto esecutivo. E’ quella la sede nell’ambito della quale verrà fatta una valutazione di merito e nel dettaglio, quindi non c’è alcuna preclusione nel merito ma riteniamo che il Consiglio regionale non può scendere in questo dettaglio, quindi rimandiamo a una successiva valutazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Ho l’impressione che siamo su una lunghezza d’onda diversa. (Interruzione). Ma abbiamo fatto scelte diverse: lei è andata ad allearsi con quelli che insieme abbiamo combattuto per 30 anni, almeno io sono rimasto coerente su questo piano. (Interruzione). Non credo che il problema della Dc in Italia sia stata la destra. Per 40 anni abbiamo combattuto il tentativo della sinistra. Comunque, sarà la storia a giudicare.
Stiamo adottando un piano. Cosa vuol dire “facciamo un discorso di principio”? Nel piano è previsto che a Fano c’è una unità sbagliata, il Comune dice “non va bene, è sbagliato” e tu dici che fai un discorso di principio. Ma scherziamo? Dite allora che, siccome il Comune di Fano è di centro-destra non vi va bene, abbiate il coraggio di dirlo.

Ottavio BRINI. Per Civitanova accolgono...

Roberto GIANNOTTI. Una cosa è accogliere una questione normativa che non sposta di una lira, che vale per tutti, altra cosa accettare una proposta di modificazione non di una parte del piano ma della zona dove questa amministrazione ha la sovranità amministrativa. E’ questo che mi offende. Se il Comune di Fano, aldilà della sua collocazione, dice che non va bene, voi accettate il principio ma non accettate l’emendamento di riprendere la richiesta del Comune di Fano. Chiedo la votazione per appello nominale, a nome anche dei colleghi Brini e Gasperi.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Modesti.

Cataldo MODESTI. Quando il consigliere Benatti parlava di questioni di principio, non intendeva questioni ideologiche, ma questioni tecniche, nel senso che è difficile andare ad esaminare in aula emendamenti prettamente tecnici, per aprire di qualche metro il varco. Si deciderà, giustamente in sede progettuale quando si faranno i progetti esecutivi. Non c’è alcun veto. Peraltro, per tua tranquillità, Giannotti, voglio dirti che il Comune di Fano ha avanzato ben 13 osservazioni, 7 delle quali sono state accolte dall’istruttoria dell’ufficio, quindi anche dalla Commissione. Non c’è alcun collegamento.

Roberto GIANNOTTI. Vorrei sapere quali sono gli elementi ostativi all’accoglimento.

Cataldo MODESTI. Te l’ho detto. Farei fatica a dire perché vanno accolte. Se tu mi dici che fra due scogliere il varco deve essere due metri più largo o due metri più stretto, vogliamo deciderlo qui in aula? Non è possibile. Si deciderà in sede di progettazione esecutiva. Però, per rispondere a un timore di Giannotti, ripeto che il Comune di Fano ha avanzato 13 osservazioni e la maggioranza sono state accolte.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, su richiesta dei consiglieri Giannotti, Brini e Gasperi, l’emendamento n. 4.

Gilberto GASPERI. Presidente, prima di procedere, chiedo una sospensione di cinque minuti per una riunione del gruppo.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,05,
riprende alle 16,10

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani assente
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini sì
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Ambrosio no
D’Angelo no
Donati no
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi sì
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi assente
Melappioni no
Minardi assente
Modesti no
Mollaroli astenuto
Moruzzi assente
Novelli assente
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli sì
Secchiaroli assente
Spacca assente
Tontini no
Trenta sì
Viventi assente

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 7 a firma Modesti, che ha la parola.

Cataldo MODESTI. E’ un emendamento tecnico. L’esclusione di un pennello nella trasposizione delle cartografie ha comportato la modifica di questi quattro allegati, ma la sostanza è un pennello che era sfuggito.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

C’è ora un ordine del giorno a firma Mollaroli e Benatti, a cui il consigliere Giannotti ha presentato un emendamento.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Mi dite quale valenza ha, rispetto a questo impegno, l’attacco al Governo? Parliamo dello stato di emergenza, se volete possiamo metterlo in positivo chiedendo che il Governo si faccia comunque carico della situazione delle Marche, ma metterlo come critica mi sembra che non vada bene.

PRESIDENTE. L’emendamento recita: “richiamata l’opportunità di sollecitare il Governo a stanziare risorse finanziarie per il riconoscimento...”, poi segue “dell’eccezionalità dell’evento...” ecc.
Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’ordine del giorno così emendato.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo n. 156.

Il Consiglio approva




Proposta di atto amministrativo (Votazione): «Aggiornamento del programma finanziario di ripartizione dei finanziamenti per la ricostruzione post-terremoto, anno 2005» Giunta (162)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 162, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Martoni.

Gabriele MARTONI. Se non vi sono obiezioni, darei per letta la relazione.

(Così rimane stabilito)

PRESIDENTE. Se non vi sono interventi, pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di atto amministrativo.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta.


La seduta termina alle 16,20