Resoconto seduta n. 224 del 14/02/2005
La seduta inizia alle 11,25



Approvazione verbali

PRESIDENTE. Ove non vi siano obiezioni do per letti ed approvati, ai sensi dell’art. 29 del regolamento interno, i processi verbali delle sedute nn. 222 e 223 del 9 febbraio 2005.



Deliberazioni trasmesse
dalla Giunta regionale

PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha trasmesso le seguenti delibere, adottate in data 25.1.2004:
— n. 74: «Prelevamento dal fondi di riserva per le spese obbligatorie per l’integrazione dello stanziamento del capitolo di spesa 10311101 compreso nell’elenco n. 4 “Elenco delle spese dichiarate obbligatorie” del bilancio 2005 — euro 16.000.000,00»;
— n. 75: «Art. 40 della l.r. 24.12.2004, n. 29 — Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione — Euro 858.959,35»



Congedo

PRESIDENTE. Ha chiesto congedo l’assessore Rocchi.



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull’ordine dei lavori, il consigliere Brini. Ne ha facoltà.

Ottavio BRINI. Nell’ultima seduta del Consiglio regionale il Presidente D'Ambrosio prima e lei successivamente, Presidente Minardi, avevate assunto impegno perché in quest’aula venisse discussa la legge sul commercio. Nel pomeriggio la legge era venuta in aula e stranamente, a nome della Giunta, sconfessando lo stesso Presidente, l’assessore all’economia Agostini , chiese il rinvio. Noi chiediamo che venga anticipato questo punto all’ordine del giorno e venga messo in votazione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

Fausto FRANCESCHETTI. Noi siamo per andare avanti con l’ordine del giorno, per fare tutti i punti previsti nella seduta di oggi, compreso l’atto sul commercio, però vorremmo andare avanti seguendo l’ordine del giorno diffuso, senza alcuna modifica.

Ottavio BRINI. Bisogna che abbiate sempre il numero legale e garantiate la regolarità dei lavori, perché la prima volta che andrete sotto — se i messi si permetteranno di andare a chiamare i messi fuori ci “arrabbiamo” veramente — chiederemo la sospensione del Consiglio, quindi sapete che dovete garantire in ogni momento il numero legale. Faccio appello al buon senso del presidente del gruppo Ds affinché venga mantenuto quanto detto dal Presidente D'Ambrosio e il Presidente Minardi l’altra volta.

PRESIDENTE. C’è una richiesta di anticipare il punto 6 dell’ordine del giorno al primo punto. Il presidente del gruppo Ds Franceschetti ah dichiarato di voler ottemperare a quanto richiesto, mantenendo però l’ordine del giorno previsto.

Fausto FRANCESCHETTI. C’è un ordine del giorno, andiamo avanti con quello. Se a un certo punto della giornata vediamo che non si riesce a fare l’atto sul commercio, ci prendiamo l’impegno di anticiparlo per farlo comunque.

PRESIDENTE. Mi pare ragionevole.

Roberto GIANNOTTI. I gruppi consiliari della Casa delle libertà hanno un impegno dalle 13,30 alle 15. Quindi l’unica cosa a cui possiamo acconsentire è di anticipare la ripresa dei lavori alle 15.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Vista la disponibilità dichiarata da Franceschetti, invito Brini a ritirare la proposta di anticipazione.

Ottavio BRINI. Purché non sia una burla come l’altra volta.




Proposta di legge regionale (Discussione e votazione): «Legge forestale regionale» Giunta (195)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 195, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Come a tutti noto, questa proposta di legge è dell’agosto del 2003, quindi è stata oggetto di una discussione molto lunga in Commissione, oggetto di confronto, di audizione con tutte le parti interessate. Si può notare dagli atti ufficiali delle audizioni e anche dai documenti presentati dalle organizzazioni di categoria e ambientaliste, che complessivamente c’era stato un giudizio positivo, poi la proposta si è arenata su alcune questioni ancora oggetto di discussione, che spero in questo Consiglio possiamo in qualche modo risolvere. Come tutte le proposte di legge, anche questa è estremamente importante. Eventuali limiti vanno attuati nella fase attuativa, pertanto credo che il prossimo Consiglio regionale possa fare un monitoraggio e intervenire laddove si evidenziassero limiti della proposta stessa. Nel complesso credo che sia una proposta estremamente importante, sia per la forestazione, sia per l’importanza che questa riveste a tutela delle zone montane e del territorio, ma anche come patrimonio legnoso, da biomasse. D’altronde la questione delle biomasse è stata inserita anche nel piano agricolo regionale, quindi è presente anche nel piano energetico ambientale. Così come è importante per quanto riguarda l’attività del turismo nelle zone interne e montane in generale.
Dobbiamo anche dire che grazie agli investimenti e alle risorse messi a disposizione nella nostra regione dalle scelte che il Consiglio regionale negli ultimi dieci anni ha compiuto nell’utilizzo delle risorse comunitarie, possiamo dire che è fortemente aumentata la forestazione in questi anni. Abbiamo raggiunto una presenza di parte rimboschita molto importante. Abbiamo raggiunto una boscosità che è del 40% rispetto alla superficie agricola della nostra regione, quindi una percentuale estremamente elevata, oltre la quale, almeno per quanto riguarda la parte montana, non necessario andare, anzi dobbiamo tutelare il patrimonio esistente, perché se andiamo oltre vi sarebbero problemi di impatto e di squilibri per quanto riguarda la fauna e così via dicendo.
E’ quindi un risultato molto importante quello che abbiamo raggiunto in questi anni. Invece è diversa la situazione nelle zone interne, collinari ma non solo, dove la parte da rimboschire è un obiettivo sul quale si può continuare a lavorare.
Dai dati dell’inventario 2000 risulta che nelle Marche la superficie forestale regionale è di 256.170 ettari, pari al 26% dell’intero territorio regionale, il 40% della superficie agricola utilizzata. Abbiamo 16.773 ettari del demanio forestale, 971 ettari del demanio militare, 13.139 ettari di proprietà comunale, 31.600 ettari di comunanze e università agrarie e 193.687 ettari di proprietà dei privati, quindi un patrimonio complessivo molto importante. Abbiamo un totale di 995.672.202 alberi, quindi un patrimonio estremamente importante che va sicuramente tutelato.
In questi anni sono venute avanti delle normative a livello nazionale, pertanto la proposta di legge che andiamo a prendere in esame e spero ad approvare, va anche in attuazione del D. Lgs. 227 del 2001 che riguarda criteri di modernizzazione del settore forestale, pertanto anche a livello nazionale ci sono stati una serie di interventi, oltre alle precedenti leggi — la 97 e la 35 a livello regionale — che tendono a prestare attenzione al patrimonio boschivo del nostro territorio nazionale, pertanto anche della nostra regione. Così come è molto importante tutto il discorso per quanto riguarda il verde urbano, che nella nostra regione è un patrimonio molto cospicuo e interessante, oltre 14.000 ettari.
Pertanto questa proposta di legge tende a dare norme quadro, poi vanno fatti una serie di atti per la fase attuativa, tendenti a tutelare, migliorare e utilizzare in positivo questo patrimonio delle zone montane.
La legge è composta di 7 capitoli. Il primo riguarda “Disposizioni generali”, il secondo “Tutela e gestione del bosco e demanio forestale regionale”, il terzo “Difesa dei boschi dagli incendi”, il quarto “Tutela della formazione vegetale non ricompresa nei boschi e nei centri abitati”, il quinto “Vigilanza e sanzioni”, il sesto “Disposizioni finanziarie”, il settimo “Norme finali”.
La proposta di legge si compone di 36 articoli e due allegati.
Agli articoli 1 e 2 sono indicate le finalità. All’Ar. 3 si parla del corpo forestale dello Stato e si prevede la collaborazione e lo stesso corpo forestale, definita da un’apposita convenzione. L’art. 4 riguarda il piano forestale regionale, un atto molto importante. Noi prevediamo che entro 12 mesi dall’approvazione, la Giunta predisponga il piano forestale regionale da portare in discussione prima in Commissione e successivamente in Consiglio. L’articolo 5 riguarda l’ecocertificazione regionale. Anche qui va definito uno specifico atto. La legge dice che entro 90 giorni dalla sua entrata in vigore va prodotto uno specifico atto da parte della Giunta. L’art. 5 bis riguarda la gestione associata delle superfici boscate, una norma molto importante per incentivare la gestione associata del bosco, quindi in termini di risorsa e di tutela. Questo è stato introdotto dalla Commissione che ha fatto diversi emendamenti. L’articolo 5 ter è relativo a incentivi al rimboschimento e alla produzione legnosa nelle zone montane e dicevo prima che è estremamente importante l’utilizzo di questo patrimonio anche ai fini delle biomasse. L’articolo 5 quater riguarda la formazione forestale: abbiamo introdotto la possibilità di attivare momenti di formazione per figure specializzate nel campo della forestazione. L’art. 6 prevede l’albo regionale delle imprese agricole e forestali, che va prodotto entro 90 giorni dall’approvazione della legge. L’art. 7 concerne norme sui tagli boschivi, sugli enti gestori quali Comunità montane, Province ecc., che hanno competenza ad autorizzare questi tagli. l’art. 8 riguarda il vincolo idrogeologico. L’art. 9 riguarda la riduzione e compensazione delle superfici boscate, cioè laddove si va a disboscare a fini di opere pubbliche, va fatto analogo rimboschimento. L’art. 10 riguarda il rimboschimento autorizzato con fondi pubblici. L’art. 11 concerne il libro regionale dei boschi da seme e anche qui va prodotto uno specifico atto dal punto di vista della norma. L’art. 12 riguarda disposizioni di difesa fitosanitaria, cosa importantissima. L’art. 13 bis concerne il vivaio forestale regionale e anche qui dobbiamo vedere quali tipi di interventi fare, perché la produzione attuale è insufficiente rispetto alla domanda, in particolare da parte di enti pubblici, comunque è importante avere un vivaio forestale regionale. L’art. 13 ter riguarda le organizzazioni montane, quindi il ruolo delle comunanze agrarie. L’art. 14 prevede prescrizioni e divieti che la norma già va a definire, ma che con specifico atto la Giunta dovrà in qualche modo predisporre. L’art. 15 riguarda la tutela degli alberi ad alto fusto. C’è un emendamento della Commissione, su questo. Inoltre, prevede una normativa tra Anci e Regione, affinché sia definito un regolamento per quanto riguarda la tutela dei parchi urbani, del verde urbano. Fino a quando questo regolamento non verrà applicato, rimane in vigore la norma vigente che tutela i parchi urbani, le piante nei parchi urbani. L’art; 16 prevede l’autorizzazione all’abbattimento e anche qui è specificato quando è possibile e cosa bisogna fare. Poi una serie di altri articoli che riguardano la potatura, la compensazione, la tutela delle siepi, la formazione vegetale mista. La norma è complessa, molto articolata e interviene in tutte le questioni relative alla forestazione. L’art. 21 riguarda le formazioni vegetali monumentali, il 22 il censimento e l’elenco regionale della formazione vegetale monumentale. Il 234 il registro comunale della formazione vegetale, il 24 l’accertamento delle infrazioni, il 25 le sanzioni, il 26 l’applicazione delle sanzioni, il 27 le norme finanziarie. Sono previsti 2.740.153,29 euro. L’art. 28 prevede una serie di procedure, il 29 norme finali e transitorie ed è previsto il discorso del mantenimento in vigore della legge 7/85 per quanto riguarda i parchi urbani finché non andrà in vigore la nuova normativa, il 29 bis la decorrenza e gli effetti, il 30 le modifiche e le applicazioni.
E’ quindi una articolazione della legge estremamente dettagliata, pur essendo una legge quadro di indirizzi generali. Comunque non è una leggina di 2-3 articoli quadro, ma prevede una serie di norme estremamente precise, che attivano una serie di atti il più importante dei quali il piano regionale forestale.
In Commissione abbiamo a lungo discusso, sono stati accolti diversi emendamenti. Ringrazio tutti i componenti della Commissione, ringrazio gli uffici che ci hanno dato un apporto ,tecnico, perché qui occorre avere delle conoscenze tecniche, sia dell’assessorato che della Commissione, pertanto c’è un consenso di massima molto ampio, poi come tutte le norme è impossibile che tutti siano d’accordo al 100%.
Per queste ragioni invito il Consiglio regionale ad approvare l’atto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Presidente, colleghi, questa proposta di legge è stata depositata già da diverso tempo in Commissione e ci trova in parte d’accordo e in parte critici. Tutti avvertivamo la necessità di fare qualcosa di organico per quanto riguarda la forestazione, però la parte riferita all’ambiente, al rispetto del territorio è la parte criticata dalle associazioni ambientaliste della nostra regione. Significa che c’è qualcosa di critico, cioè non è stata data alcuna risposta sotto l’aspetto tipicamente ambientale nel nostro territorio. Questo non lo dico io ma lo dicono le associazioni con loro memorie inviate a tutti i consiglieri.
Alcune cose sono cambiate. Probabilmente c’è stata una sollecitazione da parte dei verdi, per fare una mediazione rispetto a ciò che è avvenuto nell’ambito della Giunta e del post-riunioni. Noi sapevamo che c’era la necessità di una nuova legge regionale forestale, affinché si riformasse in maniera organica tutto il settore forestale. Era avvertito da tutti i settori e dobbiamo dare atto che la Regione si è mossa su questa linea. Però troviamo delle situazioni di disagio che derivano soprattutto da una mancanza assoluta di indicazioni che dovremmo dare a coloro che debbono operare direttamente sull’ambiente forestale. Senza questa condizione non potremmo avere una realtà in positivo nel mantenimento di tutto il patrimonio forestale regionale.
Dovremmo fare prima una formazione forestale rivolta ai funzionari degli enti pubblici (progettisti, direttori dei lavori e maestranze), perché la tradizione e l’esperienza forestale si stanno progressivamente perdendo, basti verificare come sia avanzata la senilità in montagna, mentre tutti i nuovi addetti hanno scarsa esperienza, quindi occorre puntare a una totale riqualificazione di queste persone.
Un altro punto fondamentale riguarda l’aggiornamento delle normative relative agli usi civici, altrimenti vengono fuori dei ras incompetenti, incapaci e “bidonari”, con la “B” maiuscola che vanno tranquillamente a rivedere i principi degli usi civici che fanno parte del patrimonio del nostro territorio e del patrimonio della Costituzione italiana e che sono una delle poche realtà di grande tradizioni, addirittura dal Medioevo. Occorre quindi una riorganizzazione degli organismi di gestione degli usi civici, perché ci sono parecchie situazioni di criticità proprio in funzione di queste realtà. Non avvenga, così come avvenuto precedentemente con tutti gli appalti avuti da gruppi e associazioni che si erano creati in quel di Fabriano, collegamenti particolari che avvenivano con ex alti politici nell’ambito della nostra regione.
Una cosa che ha suscitato in me una certa curiosità, è il dato critico e dubbioso — in questo caso mi rivolgo allo stesso assessore — in quanto in termini di superfici le foreste marchigiane, in base ai dati Istat rappresentavano una situazione complessiva di ettari 160.000, pari al 16,51% del territorio, però dai dati reali della Carta forestale è determinata una superficie totale pari a 253.000 ettari, per una percentuale del 26,12% del territorio regionale. E’ un dato importante che il 60% delle foreste marchigiane ha una funzione tipicamente protettiva del territorio e una piccola parte riguarda anche una produzione altamente specialistica e non solamente come legna da ardere, comunque è un patrimonio molto importante che serve a mantenere integro l’ambiente, che serve a dare risorse economiche a coloro che abitano in quelle realtà, che serve a sua volta a dare una risposta alle esigenze e alla natura economica dei nostri territori montani.
Ecco perché ho alcuni dubbi, anche se nel complesso posso dire che gli emendamenti che abbiamo votato in Commissione, alcuni proposti anche dai tre rappresentanti di minoranza, sono stati accolti. Però vi sono alcuni dubbi che non ci fanno avere una visione completa per poter dire di votare a favore. Pertanto ci asterremo, come ci siamo astenuti in Commissione, proprio perché mancano queste realtà. La cosa strana è che è una legge fatta in un periodo elettorale. La dimostrazione è che prima le associazioni di categoria addirittura dicevano cose di questo genere: “Il 20 gennaio 2005 la III Commissione consiliare della Regione Marche presieduta da Ferdinando Avenali ha licenziato per la seconda volta la pdl 195 che dovrebbe sostituire integralmente la legge 7/95. Il testo che è uscito dalla Commissione non ha il gradimento delle scriventi associazioni ambientaliste che separatamente, in momenti diversi, avevano fatto pervenire alla Commissione ed anche ai singoli consiglieri, gli emendamenti necessari”. Questi documenti sono firmati da “Lupus in fabula”, da Wwf Marche, da Legambiente Marche, dalla Federazione nazionale pro natura Marche. Poi, improvvisamente è stata mandata una indicazione direttamente dalle associazioni ambientaliste Legambiente, Lupus in fabula e Wwf Italia, in cui si dice “...prendono atto ed apprezzano il lavoro del presidente della Commissione”. Questo è indiscutibile, perché la nostra Commissione ha sempre lavorato bene anche grazie alla struttura organizzativa, però si dice “rilevano i limiti del sistema delle audizioni che non permettono la piena partecipazione dei soggetti portatori di interessi”. Entrano nella funzione del lavoro e dicono che apprezzano il lavoro, ma questo non significa che apprezzano la legge, perché a noi era stata mandata anche un’altra lettera, quindi adesso l’apprezzamento al lavoro della Commissione non può passare come fosse un apprezzamento alla legge 195, perché qui si va a cercare il cavillo, perché c’è qualcuno che fa il furbo cercando di far dare alle associazioni ambientaliste dei pareri e delle motivazioni totalmente diverse rispetto a quello che è stato portato.
L’altra cosa in parte positiva è la salvaguardia degli incendi boschivi e in questo caso devo dare atto che i passaggi presenti in questa proposta di legge sono in positivo. Ma i dubbi rimangono proprio perché non sono state previste cose concrete. Questa è una spesa che viene fatta in periodo di campagna elettorale per far vedere che finalmente è stato fatto qualcosa. In parte quello che troviamo in questa legge è positivo, in parte invece non è positivo. Per questo Alleanza nazionale si asterrà.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI. Prendo atto che la maggioranza di centro-sinistra vuole portare a casa questa legge, svelando le problematiche che c’erano dietro, perché in questi giorni i gruppi ambientalisti hanno fatto un pressing su tutti i consiglieri regionali e gli emendamenti da me presentati sono la sintesi di quanto, unitariamente, i movimenti ambientalisti della nostra regione hanno fatto presente.
Non so che cosa si riuscirà a raccogliere, rispetto alle questioni poste, vorrei però sintetizzare un ragionamento che era alla base dei diversi emendamenti, rispetto ai quali mi attendo dal presidente della Commissione nonché relatore della legge una verifica puntuale, perché se la necessità di promulgare questa legge forestale è evidente, generale, non c’è dubbio che il taglio produttivistico di questa legge rischia di dare alla nostra montagna una funzione, che non è la migliore che si possa esercitare, perché parliamo lungamente della valorizzazione turistica e ambientale del nostro entroterra, poi pensiamo a quello che succede con i tagli boschivi fatti senza criterio. Al momento in cui si passò la competenza della gestione forestale alle Comunità montane fui fra i pochi in quest’aula ad essere contraria, ritenendo che un controllo non con un orientamento generale dato dalla Regione ma con politiche fatte nei luoghi, portasse al massimo del produttivismo, con le cooperative forestali che poi fanno il buono e cattivo tempo. Quindi la situazione economica delle aree montane di fatto si è modificata, sostanzialmente. La quantità di persone che operano nelle cooperative forestali sono in genere manovalanza extracomunitaria, quindi la tradizione forestale marchigiana è ovviamente in declino.
Quindi una legge che ha un taglio invece che un altro, può condizionare la qualità ambientale della nostra regione. Da questo punto di vista a me sembra che, nonostante che la Commissione e il suo presidente abbiano fatto un grandissimo lavoro che va riconosciuto in tutto questo anno, nonostante anche il servizio che ha costruito questa legge abbia fatto un buon lavoro, personalmente penso che è comunque insufficiente a realizzare un vero riassetto forestale. Tutte le questioni che si vogliono rimandare al regolamento — capisco la funzione dei regolamenti e capisco la differenza fra normativa di legge e regolamento — la dicono lunga di quanto non si sia voluti entrare nel merito di un dibattito che al fondo ha la produttività o meno del taglio delle foreste nella regione Marche.
Quindi mantenere lo status quo non era la cosa migliore che occorreva fare, perché sappiamo che il problema dei dissesti idrogeologici è il cattivo uso dei suoli, che ci sono situazioni franose, che ci sono un’erosione e un dilavamento diffusi e rimangono tantissimi problemi, quindi l’impoverimento progressivo della diversità del patrimonio boschivo regionale di fatto è sotto gli occhi di tutti. La situazione del piano faunistico non è affatto migliore, perché si guarda anche la qualità delle specie e di fatto l’uno e l’altra sono un problema del nostro entroterra. Poi, questa legge pone la questione del verde urbano e delle siepi. Non ho ben capito se la soluzione che è stata adottata è sufficiente. Ci sono, nell’impostazione generale di tutta questa legge, una serie di problematiche. Con gli emendamenti presentati si tende ad entrare un po’ troppo nel merito, perché credo che l’obiezione principale che si può fare agli emendamenti da me presentati è che si voglia dettagliare un po’ troppo rispetto a una normativa che questa ambizione non ce l’ha perché rimanda al regolamento. Si tratterà di vedere quali soluzioni si vorranno assumere sui singoli emendamenti. Ho letto l’ordine del giorno, capisco che si vuol risolvere tutto rimandando al regolamento una serie di problematiche, però la questione di come si fa il taglio ceduo, che talvolta diventa più devastante degli incendi estivi e la questione di come questa legge interviene per tutelare il bosco, credo debbano essere oggetto di una trattativa che deve essere vista emendamento per emendamento.
Entrerò nel merito, quando mi si consentirà di ragionare, perché su una serie di risposte puntuali che il presidente della Commissione vorrà darmi potrò graduare il ragionamento che voglio fare. Per il momento annuncio il voto contrario sulla proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Ripeto a me stesso, perché a fine legislatura fare proclami, prendere posizioni assume quasi il tono della farsa politica e della ridicolaggine, alcune cose. Una legge così importante che ha visto questo Consiglio sensibile ad un problema a carattere mondiale e tutto quello che riguarda l’ambiente, dovrebbero vedere in noi una sensibilità di prevenzione, non in maniera superficiale come in questo caso. Sono perplesso, anche perché proprio il Consiglio regionale ritenne allora — io la considerai sensibilità, per il mio ormai noto impegno sui problemi della montagna e dell’ambiente in genere — di nominarmi presidente per l’”Anno internazionale della montagna” all’unanimità, come fu poi per la legge sulla pace.
Veniamo all’ordinamento di questo corpo forestale che rappresenta, per chi vive come me la montagna — parlo da presidente di una pro loco di montagna a 1.200 metri, la pro loco “San Giacomo” di Valle Castellana dove i problemi sono veri — un grande impegno, un impegno totalmente gratuito, di volontariato vero, che si affronta con il cuore. Oggi, l’ultimo giorno di legislatura, arriva in aula un provvedimento. Presidente e colleghi consiglieri, capisco che il mercimonio in politica paga più del senso vero del legiferatore, cioè l’ultimo giorno di legislatura si prende un impegno per i prossimi cinque anni su un argomento così delicato. Ripeto, non so se è possibile tornare indietro, fare un provvedimento più consono alle aspettative del corpo forestale, ma di tutto l’ordinamento che si occupa del problema specifico nell’ambiente. Preparare una proposta di legge su uno dei problemi chiave qual è quello degli usi civici, sarebbe stato opportuno. Si parla degli usi civici e vedo qui gente che non sa, che non capisce che le sorgenti sono in montagna. Ecco che vengo ad una simpaticissima querelle politica che si è quasi conclusa in un Consiglio provinciale aperto quale quello delle acque. Le acque sono di tutti, le acque sono in montagna, poi vediamo che ad Arquata del Tronto, per una sorgente che eroga 750 litri/secondo il Comune ne chiede 10/15 per una piccola fabbrichetta di montagna per 35 unità lavorative e c’è il veto di un presidente della Provincia, tal Massimo Rossi, persona di sensibilità sicura, bravo amministratore, che però dopo l’iter amministrativo dice “l’acqua è di tutti”. E allora, se l’acqua è di tutti, non la puoi gestire nell’iter burocratico-amministrativo come se tu fossi il dittatore e padrone dell’acqua. Poi, gli usi civici non affrontati e quando il corpo forestale dello Stato si trova con gli amici pastori che ancora stanno aspettando le indennità che sono state loro girate per legge, mi sembra di... (Interruzione). Ancora stanno aspettando le indennità che sono state girate per legge.
Qui c’è una serie di perversi ma programmati interventi di legiferazione. A fine legislatura mi pare che questa sia una cosa immorale, non certamente rispondente all’etica dell’amministratore pubblico, che deve dare risposte non a fine legislatura per impegnare la prossima, ma a inizio legislatura per migliorarla, se del caso, nel momento in cui la cosa ci viene prospettata nella sua durezza e nella sua verità assoluta.
Guardiamo le frane in atto, nel sud delle Marche o nord dell’Abruzzo. La crisi idrogeologica, la morfologia particolare di quei territori, sotto lo stretto controllo e vigilanza del corpo forestale dello Stato e della protezione civile, che voi non dotate di giusti mezzi e di risorse economiche, perché è meglio prevenire che dover curare. Questo, in tutto l’iter amministrativo della Regione, purtroppo, drammaticamente, in questo fine legislatura appare evidente. Ecco perché siamo nel profondo rosso della crisi economica.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, questa proposta di legge ha avuto un iter molto travagliato. Peraltro è una proposta di legge che sostituisce delle disposizioni per la salvaguardia della flora marchigiana con delle norme di altro genere, cioè la legge forestale regionale, quindi se in passato, all’interno della legge per le disposizioni della salvaguardia della flora marchigiana rientrava tutto i patrimonio vegetazionale, in particolare quello arboreo della nostra regione, con questa legge noi interveniamo su un settore contiguo ma non esattamente sulla stessa materia, perché ci diamo finalmente una legge forestale regionale che da tanto tempo aspettavamo, di cui certamente si sentiva la necessità, una legge su cui si può discutere se l’impostazione debba essere produttivistica o meno, come la legge si debba coordinare con i provvedimenti importanti che nel settore della forestazione ci siamo dati: abbiamo realizzato l’inventario forestale, abbiamo messo in piedi dei piani di gestione, peraltro tra i primi in Italia, che riescono a far fare degli interventi sul demanio, quindi sulla proprietà pubblica, ma anche, contemporaneamente, sulla proprietà privata. Abbiamo messo in piedi un meccanismo che in questi anni ha allentato anche le tensioni per quello che riguarda l’approvvigionamento di legna dei nostri boschi, alleggerendo per alcuni aspetti anche le procedure burocratiche, quando si trattava di intervenire su bosco ceduo, quando si trattava di intervenire su particelle di piccole dimensioni, frenando sostanzialmente un assalto ai boschi privati, perché quelli del demanio da tempo sono sottoposti a processi di intervento che non sono certo indirizzati a un utilizzo economico della legna ma a un miglioramento della qualità di questi boschi, quindi alla tutela del nostro territorio. Quindi tutto il dibattito che c’è stato, a mio avviso ha scontato questa confusione: da una parte una legge necessaria, quella forestale, dall’altra parte una legge per la tutela degli alberi che da anni nelle Marche ha sancito alcuni principi, cioè la tutela di un elenco molto corposo di specie autoctone ma che comunque sono un elemento caratterizzante del territorio regionale e una tutela che è estesa non soltanto ai boschi e alle aree naturali ma anche agli alberi presenti all’interno delle città.
Devo dire che inizialmente questa proposta di legge aveva dimenticato la questione della tutela degli alberi all’interno dei perimetri urbani e rimandava ad autonome decisioni dei Comuni il destino di queste alberature, di queste piante. A questo proposito devo dire che fortunatamente la Commissione consiliare ha recuperato sulla mia forte sollecitazione, un emendamento che ho formulato e discusso con i colleghi della Commissione che poi l’hanno condiviso, sul fatto che non si abbandonassero a se stessi alberi all’interno delle città, che fino ad oggi hanno goduto di un regime di tutela e che, da dopo l’entrata in vigore di questa legge, se fosse rimasta nella stesura originaria, sarebbero stati in qualche modo abbandonati a se stessi, cioè rinviati a un regolamento comunale che sarebbe stato definito in una fase successiva.
Questo avrebbe aperto la strada a degli abbattimenti di piante che non sono di valore naturalistico, intese come piante inserite in un contesto naturalistico, perché sono piante in giardini di privati, in territorio di proprietà pubblica — penso ai parchi urbani — ma sono piante comunque importante, meritevoli di tutela indipendentemente dalla loro specie, indipendentemente, in alcuni casi, dalla loro dimensione.
Il recupero di questo elemento ha inserito all’interno di una legge forestale alcune norme, alcuni articoli che con la legge forestale hanno poco a che fare, ma certamente ha consentito di evitare che la legislazione regionale determinasse un vuoto legislativo per la tutela di queste piante d’alto fusto per queste specie che fino a ieri erano state considerate meritevoli di tutela dalla nostra legislazione.
Detto ciò, visto che questo problema mi sembra risolto dalla formulazione esistente, cioè rimangono in vigore le precedenti norme, si è registrata una polemica che ha portato questa proposta di legge dal Consiglio in Commissione, poi nuovamente in Consiglio, poi in Commissione, con prese di posizione da parte di associazioni naturalistiche, che fino a qualche settimana fa avevano chiesto la presentazione di un pacchetto consistente di emendamenti, poi improvvisamente, pochi giorni fa è arrivato un documento a firma di Legambiente “Lupus in fabula” e Wwf che chiede sostanzialmente un paio di modifiche, per le quali mi risulta siano stati presentati anche degli emendamenti da alcuni colleghi consiglieri. Si dice che piuttosto che non avere nulla si preferisce che la legge venga approvata, fermo restando che si mantengono alcune perplessità su una presunta impostazione produttivistica di questa proposta di legge.
Noi che votiamo in quest’aula questa proposta di legge, ci troviamo in uno stato di difficoltà a comprendere questo andirivieni, questo tira e molla su questa proposta di legge che sembrava, fino a una decina di giorni fa, comunque mantenere, almeno a giudizio delle associazioni che avevano scritto a tutti i consiglieri regionali, degli elementi fortemente critici i quali sembrano essere stati superati. Peraltro i due emendamenti a cui si fa riferimento, non mi sembrano particolarmente calzanti. Forse l’emendamento relativo all’intervento nelle zone della rete “Natura 2000” obbliga all’esecuzione della valutazione d’incidenza nel caso di interventi compresi tra un ettaro e mezzo e tre ettari. Parlo di queste cifre, perché in quelle delle aree della rete “Natura 2000” non sono comunque consentiti interventi su superfici forestali superiori ai tre ettari, ma devo dire che le modalità con cui questa discussione si è svolta e le sedi stesse, in alcuni casi anche diverse da quelle istituzionali, cioè la Commissione consiliare, che pure ha fatto delle audizioni, che pure ha fatto degli incontri, hanno fatto sì che tutta la vicenda della legge forestale viaggiasse in una situazione di difficoltà di comprensione di quali erano veramente i nodi e quali erano le questioni importanti che si ponevano.
Detto ciò, manifesto, per alcuni aspetti, una condivisione del testo della legge forestale, alcuni aspetti che tra l’altro sono anche il frutto del lavoro del gruppo Verdi in Commissione consiliare permanente, perché questo testo è partito originariamente con contenuti diversi ed è stato sottoposto a delle proposte che avrebbero spinto fortemente l’impostazione della legge forestale in una direzione produttivistica. Così secondo me non è, considerato che anche questo contrasto che da alcuni è stato ventilato tra le esigenze della cooperazione forestale e altre esigenze, non ha alcuna rispondenza alla realtà. Il settore della cooperazione forestale operava benissimo con la normativa precedente, quindi senza la legge forestale e mi auguro che possa continuare ad operare anche con questa nuova normativa. Il settore della cooperazione forestale è proprio quello che non ha lavoratori extracomunitari come diceva poco fa la collega Cecchini, ma è proprio quel settore che lavora per buona parte con lavoratori dei nostri territori e la cooperazione forestale nella nostra regione ha avuto il merito di dare un’occupazione stabile a delle persone che in passato lavoravano nel settore forestale, erano costrette a farlo lavorando senza gli standard di sicurezza che sono possibili soltanto in presenza di imprese che fanno investimenti sulle attrezzature, sulla 626, sulla formazione. Penso che questo settore, peraltro, ha espresso in tante situazioni, vedi anche l’apporto che ha dato la definizione della Carta di Fonte Avellana, un approccio con il bosco certamente non produttivistico. Altra cosa invece è quello che avverrebbe se ci fosse una deregulation, se noi devastassimo il settore dell’intervento nella forestazione regionale attraverso le cooperative, lasciando questo soltanto ad imprese private che non hanno natura cooperativistica e che tendono a sfruttare al massimo la natura, i lavoratori e lo stesso ambiente, proponendo peraltro, per il bosco della nostra regione, un approccio “mordi e fuggi”, quello stesso approccio che ha determinato nel tempo uno sviluppo forte del bosco ceduo e un abbandono, dall’altra parte, di boschi cedui che diventano invecchiati, sui quali invece bisognerebbe operare una conversione ad alto fusto, poiché questa, su un bosco ceduo non avviene normalmente.
Quindi sono convinto che il processo di gestione dei nostri boschi sia un processo in cui si debbano abbinare con grande attenzione le esigenze di tutela naturalistica, anche con l’intervento umano e alcune esigenze economiche come quelle relative all’utilizzazione del bosco. La conversione ad alto fusto ed anche la silvicoltura che in alcune parti del nostro paese vengono fatte, sono l’esempio. Questa è la strada che deve essere seguita. Per fare questo non basta soltanto al legge forestale regionale, occorre che quel percorso che è stato avviato di inventario forestale regionale, piani di gestione, creazione della rete “Natura 2000”’, creazione della rete delle aree protette vada avanti e che attorno al patrimonio del bosco si sviluppino queste iniziative senza che esista questa contrapposizione che a mio avviso è più nelle parole che nei fatti, tra coloro che vogliono seriamente utilizzare le risorse del bosco anche tagliando una parte del bosco stesso e coloro che invece vogliono che questo patrimonio forestale della nostra regione sia utilizzato in modo differenziato, fortemente utilizzato e tutelato con tutti gli accorgimenti.
Sono convinto che il dibattito e le esigenze che hanno rappresentato le associazioni ambientaliste a proposito di un uso non produttivistico del bosco potranno e dovranno essere verificati non solo nell’applicazione di questa legge ma in tutta una serie di altri provvedimenti che riguarderanno il territorio rurale, il territorio montano, fermo restando che tutte le preoccupazioni relative alla necessità delle valutazioni di incidenza mi trovano perfettamente consenziente, come tutta l’attenzione che deve essere posta a qualsiasi intervento che noi andiamo ad effettuare nella rete “Natura 2000”.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2, emendamento n. 1 a firma Cecchini. Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Prima non ho chiesto la parola e siamo passati subito alla votazione. Vorrei dire alla collega Cecchini che non credo la legge sia produttivistica, nel senso che la parte produttiva deve essere sempre finalizzata alla tutela e al miglioramento del patrimonio boschivo, quindi deve anche produrre ricchezza, ma in positivo.
Tutti gli emendamenti vanno valutati con molta attenzione, pur avendo qualche perplessità personale su alcuni di questi.
Ho fatto degli approfondimenti tecnici e vorrei utilizzare per la risposta ai vari emendamenti ciò che hanno scritto l’ufficio e il corpo forestale dello Stato. Le considerazioni tecniche che hanno fatto sia l’ufficio che il corpo forestale mi fanno dire che questo emendamento non è accoglibile per una serie di considerazioni. Le questioni che qui si vorrebbero inserire vanno nella norma prescrittiva. Intanto dico a Trenta che questo atto ha comportato un anno e mezzo di lavoro, quindi non siamo arrivati all’ultimo minuto a fare la legge forestale, inoltre ritengo che si possa avviare immediatamente l’attuazione della legge, in modo che la prossima legislatura ne possa anche verificare i limiti e correggerli. Anche a Cecchini dico la stessa cosa: lo spirito che ci accomuna è quello di tutelare e migliorare un patrimonio notevole della nostra regione, che forse oggi non è utilizzato al meglio. Ripeto, parlo di utilizzo perché è anche un patrimonio di ricchezza nelle zone montane: l’utilizzo del sottobosco, anche ai fini delle biomasse, è importantissimo.
Una serie di norme sono nelle prescrizioni. Per questa ragione credo che l’emendamento non possa essere accolto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI. Vorrei rispondere ad Avenali, nello spirito collaborativo in cui ci si dice il senso delle questioni. Mi pare che è orientato a respingere il primo emendamento e anche il secondo. La legislazione attuale, così come la stiamo ridefinendo, accetta, considerandola alla stregua di una pratica conservativa, la ceduazione dei boschi marchigiani, cioè il taglio a raso a brevi periodi di tempo in vaste superfici boscate, senza distinguere. Non vi sono limiti di taglio, si taglia su qualsiasi pendenza, su terreni in frana potenziale o attiva, si costruiscono piste nel bosco al di fuori di qualsiasi controllo e di ogni larghezza, si taglia ad alta quota, laddove gli agenti atmosferici impediscono o tardano la ricostruzione del bosco. Perché si voleva scrivere? perché il ceduo si distingue in ceduo invecchiato, ceduo semplice, ceduo composto, proprio perché si voleva entrare nel merito di una visione che, se non ci si mette niente, continua a permettere la ceduazione dei nostri boschi e mi pare che sia una logica poco economicistica quella che viene fuori, perché è contemplata la sola produzione di legna da ardere che viene prodotta in milioni di quintali e tutti sono contenti.

PRESIDENTE. Ricordo che vanno discussi tutti gli emendamenti a un stesso articolo, una sola volta.
Ha la parola il consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Avenali, io non parlavo di cose mio, stavo semplicemente evidenziando con la collega Romagnoli i limiti di questo piano. Questo passerà come il “piano limite”.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 2.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 5 ter. Emendamento n. 3 a firma Cecchini. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 5 ter come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 5 quater. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 7. Emendamenti nn. 4, 5, 6, 7, 8, 8 bis e 10.
Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI. L’attuale legislazione in vigore nella regione Marche è ricavata da vecchie prescrizioni di polizia forestale di 150 anni fa e utilizzate anche in regioni peninsulari dove la storia forestale è tutt’altra rispetto alla nostra. Questa legge da una parte occorre, perché adegua l’assenza delle ultime due legislature, dall’altra parte, dalla legge 8 troppo è successo. Quindi, questi emendamenti continuano a porre la riduzione delle superfici dei boschi esistenti o la trasformazione dei boschi in altra qualità di cultura o la conversione dei boschi di alto fusto in ceduo o cedui composti in cedui semplici e matricinali, proprio per la questione dei boschi marchigiani che, come si sa, in pochissime occasioni superano i 30 anni di età e dovrebbero essere ricondotti allo stato originale di alto fusto e non esistere, invece, questa questione.
La stessa questione riguarda il secondo comma nel quale si cerca di introdurre la questione degli enti parco. So bene cosa pensano la Commissione e il relatore sulla questione degli enti parco. La questione di porre alla fine del comma 1 una autorizzazione a 45 giorni dalla richiesta, serve per indicare un meccanismo che rischia di essere burocratico, però può consentire determinate cose. Il comma 2 si propone di cancellarlo, proprio perché qui si velocizza l’inizio dei lavori. Si propone anche di sostituire il comma 3 con una formulazione meno produttivistica, dove si dice “i tagli boschivi e le attività connesse, se autorizzati, sono considerati tagli colturali ai sensi e per gli effetti dell’art. 152 della legge 490” e della legge per la quale stiamo lavorando, che è la 227, insieme al D. Lgs. 227 del 2001, che poi è la norma base sulla quale si è lavorato. Quindi mi pare che l’emendamento centrale sia questo che chiamiamo con il numero 8. Poi si pone la valutazione di incidenza come una questione sulla quale porre attenzione proprio per la delicatezza della materia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Le ragioni sono quelle che ho prima espresso, quindi non mi dilungo su ogni articolo. Esprimo il parere su questi emendamenti. Sono per accogliere il 4, sono contrario al 5, al 6, al 7, favorevole all’8, ma bisogna fare un subemendamento, perché c’è scritto “culturale”, invece deve essere scritto “colturale”. Sono anche per accogliere l’8 bis e per respingere il 10.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 4.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 5. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 6. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 7. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 8. Lo pongo in votazione, con l’accorgimento di cambiare “culturale” con “colturale”.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 8 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 10. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 7 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 8. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 9. Emendamenti nn. 11 e 12. Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI. Il primo emendamento concerne la questione degli enti parco so qual è l’orientamento della Commissione, ma mi sembra importante che si voti.
Il secondo emendamento riguarda la questione delle nuove strade e delle piste forestali. Qui si propone “dietro presentazione di un progetto che certifichi l’assenza di altre piste e le pendenze del terreno inferiore al 20%”.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Sono contrario all’emendamento 11, ma anche al 12, perché per quanto riguarda le nuove piste bisogna presentare un progetto, pertanto vediamo soltanto un elemento di irrigidimento ulteriore, perché la garanzia del controllo e quindi dell’autorizzazione è già insita.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 11.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 12.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 9.

Il Consiglio approva

Articolo 10. Emendamento n. 13, a firma Cecchini, che ha la parola.

Cristina CECCHINI. A me pare che la questione dell’età dei boschi è importante.
Ci sono pochi boschi marchigiani che superano l’età di 30 anni, quindi questa norma la dice lunga su dove si può investire e intervenire.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Al comma 2 dell’articolo 10 si dice: “Il piano presentato dal proprietario o dal possessore del bosco è approvato dall’ente che concede il finanziamento”. E’ generico, perché teoricamente i finanziamenti potrebbero essere contributi dati dall’Ue che li dà alla Regione la quale a sua volta li dà a qualche ente o alle Comunità montane.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Aldilà delle risorse, se comunitarie o regionali, gli enti che concedono il finanziamento sono le Comunità montane o le Province fuori dal territorio. Prima era esplicitato. Togliendo i riferimenti consentiamo che possa essere anche un altro ente pubblico. Qui c’è un soggetto pubblico che si fa garante in qualche modo, quindi credo che neanche questo emendamento sia accoglibile.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 13.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 10.

Il Consiglio approva

Articolo 11. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 12. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 13. Emendamenti nn. 14, e14 ter.
Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI. La questione delle foreste demaniali è un’altra parte delicata della legge. Praticamente, fino a ieri erano le foreste demaniali in uno stato di totale abbandono, vista la scarsa sorveglianza e la cartellonistica che in alcuni casi risale alla gestione statale degli anni ‘60. Con l’emendamento 14 si vuole introdurre la questione della valorizzazione delle attività agro-silvo-pastorali e dei prodotti primari e secondari di queste aree, ottenibili con la riqualificazione, la rinaturalizzazione del patrimonio forestale regionale. Questa questione della lettera c) diventava molto più stringente. Questo emendamento sostituisce quanto scritto alla lettera c) con una formulazione che di fatto è abbastanza simile. Indica solo che c’è una esigenza prioritaria, che è la rinaturalizzazione e la riqualificazione del patrimonio.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Sono per non accogliere questo emendamento, mentre sono per accogliere il 14 ter.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 14.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento 14 ter.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 13 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 13 bis Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 13 ter. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 14. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 15. Emendamenti nn. 15, 16 e 17. Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI. Non illustro il 15 perché mi è stato detto che ci può essere una convergenza della Commissione.
Mi interessa invece lasciare testimonianza dell’emendamento 16 che propone di cancellare questo comma. Prima del comma 3 bis si dice di proteggere gli alberi ad alto fusto, in dipendenza alle specie di appartenenza e poi si spiega tecnicamente come fare, dando anche un compito alla consulta ecologica regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Siamo d’accordo sull’emendamento 15 e contrari al 16 e al 17. Questo in Commissione è stato uno dei punti più controversi. Personalmente ero contrario anche a ciò che abbiamo scritto, ma ovviamente deve esserci mediazione. Parto dal presupposto che gli enti locali hanno la stessa nostra sensibilità. Siccome questa è una competenza che va ai Comuni, ritengo che i Comuni, così come gli altri enti locali hanno la stessa sensibilità della Regione. Peraltro ho potuto constatare, in questi anni, che ci sono Regioni importanti come l’Emilia Romagna che non ha tute queste tutele, eppure ha i più bei parchi d’Italia, parchi urbani di grandissimo rilievo, perché c’è una sensibilità già insita. Ovviamente deve essere una sintesi, capisco anche lo spirito di chi ha sollevato con forza questo problema, la preoccupazione, pertanto abbiamo introdotto il comma 3 quater che va nella direzione un po’ più attenuata, perché rimandiamo a una contrattazione tra la Regione e l’Anci, ma nella sostanza va anche nella risoluzione del problema di cui parla Cecchini. Come pure, successivamente, prevediamo, nelle norme transitorie, che questa parte della legge 7 rimane in vigore fin quando non viene data applicazione a questo comma.
Questo argomento merita attenzione. Anche tecnicamente c’è stata una discussione molto approfondita che penso possa dare una risposta anche al problema e alle preoccupazioni poste. Di qui dico no agli emendamenti 16 e 17 che mi sembrano un appesantimento ulteriore.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 15.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 16. Se non passa, decade il 17.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 15 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 16. Emendamenti da 18 a 24. Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI. Qui entriamo nel merito delle autorizzazioni per l’abbattimento. Nella nozione di abbattimento sono compresi taglio, recinzione, estirpazione, sradicamento, ogni altra ipotesi di distruzione o grave menomazione delle capacità vegetative della pianta ecc. Quindi si chiede di sostituire quello che è previsto dal comma 1 che non dice in modo esplicito, dettagliando molto di più.
Nel comma 2 lettera c), si introduce la questione dell’abbattimento di piante secolari. L’autorizzazione all’abbattimento è concessa sempre quando si realizzano opere pubbliche o di pubblica utilità, ma quando si edificano costruzioni edilizie o si ristruttura, questa questione della presenza di piante secolari vorremmo introdurla. La lettera c) vorremmo cancellarla, altrimenti è un via libera sempre. “Realizzazione di opere di miglioramento e trasformazione fondiaria”, che cos’è? E’ una questione all’ordine del giorno in qualsiasi appezzamento agricolo. In una legge che abbatte gli alberi ad alto fusto, questa questione si può togliere senza problemi. Così pure l’articolo 16, lettera h). Questi alberi che minacciano rovine rappresentano pericolo per la pubblica o privata incolumità: diciamo “alberi danneggiati da eventi calamitosi, atmosferici”. L’osservatorio fitosanitario delle Marche dovrebbe are un parere. Il testo della lettera a) si propone di sostituirlo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Sono contrario a tutti gli emendamenti, per una ragione di fondo: non credo che si possa dire che qui è tutto libero. Il comma 1 recita “E’ vietato l’abbattimento degli alberi di alto fusto”. Quali sono gli enti che autorizzano? In questo caso Comuni, Comunità montane ecc., quindi non possiamo dire che qui è tutto libero e ognuno fa quello che vuole. C’è un comma 6 che abbiamo aggiunto noi, che recita “L’autorizzazione all’abbattimento degli alberi ad alto fusto è concessa soltanto nei casi in cui...”. Sappiamo che se c’è da fare un’autostrada non credo che qualcuno possa pensare che non si fa perché lì c’è una pianta. Poi, lettera h): alberi irrimediabilmente danneggiati. Se un albero è morto, è inutile discutere, eventualmente si tratta di tutelare meglio gli altri. Quindi, la lettera i), alberi che minacciano rovina e rappresentano pericolo per la pubblica e privata incolumità. Aldilà di questi gli altri sono tutelati dagli enti preposti, quindi rimettere in legge tutta una serie di norme credo che non dà la flessibilità che noi vogliamo la legge mantenga. Comunque continuo a pensare che la tutela viene attivata da parte dei soggetti atti ad utilizzare eventuale abbattimento.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 18.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 19.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 20.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 21.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 22.

Il Consiglio non approva

L’emendamento n. 23 è decaduto. Pongo in votazione l’emendamento n. 24.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 16.

Il Consiglio approva

Articolo 17. Emendamento n. 25. Se non passa decade il 37.
Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI. L’emendamento che si propone, probabilmente ha il difetto di dettagliare troppo, come diceva Avenali, però questo regolamento dovrebbe contenere troppe cose. La pratica della capitozzatura da parte dei gruppi ambientalisti la si ritiene del tutto sbagliata e inadeguate ed è per questo che si è voluto l’onere di scrivere come bisognerebbe fare la potatura, perché uno non può essere solo contro, farci i manifesti e le mobilitazioni, bisogna anche che, nel momento in cui si scrive una legge, ci si confronti anche sul piano normativo. Quindi si dice che essa è ammessa nel rispetto del portamento naturale della pianta, sui rami primari, secondari, terziari ecc., a seconda della intensità dell’intervento. Poi si dice cosa significa “fatta a regola d’arte”, “mezzi idonei”. Di norma è vietata quella che interessa i rami primari. Può essere concessa previa istanza con documentazione fotografica, nel rispetto dei confini ecc. Praticamente, si crea tutto il meccanismo di costruzione della pratica amministrativa, per non far sì che la mattina uno si alzi e faccia ciò che vuole.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Comprendo lo spirito, però la norma che abbiamo previsto credo che tuteli. D’altronde se dovessimo scrivere in tutte le parti dell’articolato così tante parole, più che una legge faremmo un libro. La logica deve essere flessibile, poi la parte regolamentare è più facile da correggere. Comunque, credo che l’articolo è molto preciso, pur se sintetico, perché dice “le piante ad alto fusto, tutelate ai sensi dell’art. 15, possono essere sottoposte a capitozzatura in caso di piante seccaginose, da rivitalizzare”. Anche chi si intende poco di potatura, sa che alcune volte bisogna fare di questi interventi proprio per salvare la pianta. Poi, “taglio delle branche principali qualora non sia possibile ricorrere ad altre modalità di taglio”. Non significa tagliare tutto, ma solo quando è strettamente necessario. Quindi capisco lo spirito, ma penso che con questa norma diamo una risposta attenta al problema che voi ponete, pertanto non credo che si possa accogliere una così articolata descrizione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 25.

Il Consiglio non approva

Decade l’emendamento n. 37. Pongo in votazione l’articolo n. 17.

Il Consiglio approva

Articolo 18, emendamento n. 26. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Ottavio BRINI. Presidente, chiedo al segretario la verifica se gli atti votati sono tutti legittimi, in assenza dell’Ufficio di presidenza.

PRESIDENTE. Consigliere Brini, lei ha chiesto se la votazione è stata assistita dalla presenza dei consiglieri segretari. Le rispondo di sì, perché sempre un consigliere segretario è stato presente, magari alternativamente. All’inizio, quando non era presente il consigliere Martoni, ho nominato consigliere segretario Adriana Mollaroli che non è mai uscita dall’aula.

Ottavio BRINI. Nelle ultime due votazioni — metta a verbale, segretario — non era presente il consigliere Martoni che è entrato adesso, mentre il consigliere Grandinetti era già uscito.

PRESIDENTE. C’era il consigliere Adriana Mollaroli, che ho nominato consigliere segretario fin dall’inizio.
Pongo in votazione l’articolo 18.

Il Consiglio approva

Articolo 19. Emendamenti nn. 27, 28, 29, 29 bis, 30, 30 bis e 31.
Ha la parola il consigliere Cecchini.

Cristina CECCHINI. Questa è una parte importante della legge. Vorrei sollevare la questione che i rappresentanti di Legambiente, Wwf e “Lupus in fabula”, convocati dal Presidente Minardi per un summit su questa legge hanno convenuto di rimandare una serie di questioni al regolamento. Da qui l’ordine del giorno a firma Amati che poi voteremo.
La questione delle siepi è importante. Per tutte le siepi, ad eccezione di quelle individuate nel comma 1, dopo l’intervento di potatura, con apparati meccanici che producano lacerazioni e sfilacciamenti delle specie ambientali costituenti le siepi stesse, è obbligatorio l’intervento manuale delle parti lesionate con opportune potature sanitarie a regola d’arte.
Questa questione, nonostante capisca bene cosa dice il Presidente, cioè che hanno introdotto il comma 2 modificando, dietro autorizzazione del Comune o della Comunità montana, capisco anche il ragionamento per cui gli enti locali della legge 267 hanno responsabilità giuridiche e morali quanto la Regione, capisco il rapporto fra gli enti, però non mi va il ragionamento. Se valesse sempre, potremmo fare a meno di fare leggi regionali. Che ci siano amministratori che in genere hanno la testa sulle spalle è una caratteristica degli amministratori marchigiani, però da qui dire che giusto per questo nulla si fa non mi convince. Per questo l’uso di strumenti inadeguati alla potatura delle siepi, che porta alla loro scomparsa è un problema delle città costiere, evidente. Anche qui, non bisogna entrare ulteriormente nel merito perché altrimenti andremmo su questioni da regolamento? La questione che il comma 2 possa essere ulteriormente sostituito dicendo cosa si intende per estirpazione, secondo le associazioni ambientaliste è un punto importante, perché nell’art. 25 il divieto dell’uso della rotofalce è sanzionato molto poco, per cui il combinato disposto degli articoli 19 e 25 lascia intendere che lasciamo un po’ blanda questa questione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Per quanto riguarda l’emendamento sono per accogliere. Per gli altri ripeto quello che ho già detto. Intanto l’articolo dice esattamente “tutela delle siepi” e noi scriviamo una serie di elementi a tutela delle siepi, quindi la preoccupazione c’è. D’altronde abbiamo introdotto un comma in cui diciamo che è vietata l’estirpazione delle siepi senza l’autorizzazione, quindi continuiamo a confidare nell’attenzione che vorranno assolutamente dedicare a questi argomenti gli enti preposti, in questo caso i Comuni o le Comunità montane. Così anche le correzioni che abbiamo inserito al comma 4 ove diciamo che laddove si debba per forza estirpare, ci deve essere la piantumazione di altre siepi, entro un periodo che abbiamo stabilito come emendamenti della Commissione. Quindi, anche da questo punto di vista credo che siano assolutamente tutelate.
C’è un argomento che merita attenzione. Il discorso della rotofalce. Non mi sento di accogliere l’emendamento, perché scriveremmo una cosa che non si riuscirebbe a fare. Sono d’accordo che quando si fa lo sfalcio delle erbe non ci possono essere macchine che tagliano tutto, ci deve essere maggiore attenzione, però dire che non utilizziamo la rotofalce e andiamo a fare il taglio a mano, sono convinto che significhi scrivere una cosa non fattibile. Penso che con una circolare, una delibera, un atto si possano invitare i soggetti preposti, Province e Comuni, a fare attenzione. Quando fanno gli appalti, ci devono essere clausole che salvaguardino tutte quelle piante nelle varie scarpate e così via. E’ un argomento valido, però non credo accettabile la soluzione tecnica che si propone. Facciamo tutto ciò che è possibile per sensibilizzare e stabilire nei vari contratti di appalto la tutela delle piante. Per questa ragione sono per bocciare gli altri emendamenti.

Pongo in votazione l’emendamento n. 27.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 28.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 29.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 29 bis. E’ ritirato.
Pongo in votazione l’emendamento n. 30.

Il Consiglio non approva

Decade l’emendamento n. 40. L’emendamento n. 31 bis è ritirato.
Pongo in votazione l’emendamento n. 31.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 19 come emendato.

Il Consiglio approva

Articolo 20. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 21. Emendamento n. 32. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 21.

Il Consiglio approva

Articolo 22. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 23. Emendamento n. 33. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 23.

Il Consiglio approva

Articolo 24. Emendamento n. 34. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 24.

Il Consiglio approva

Articolo 25. Emendamento n. 35. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 36. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 38. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 39. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 25.

Il Consiglio approva

Articolo 26. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 27. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 28. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 29. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 29 bis. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 30. Emendamento n. 41. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’articolo 30.

Il Consiglio approva

C’è ora un ordine del giorno a firma Amati, che ha la parola.

Silvana AMATI. Credo che alla conclusione di questo atto sia importante votare questo ordine del giorno che riassume una valutazione che noi abbiamo colto dalle associazioni ambientaliste, dal Wwf, da Legambiente, da “Lupus in fabula” ed altri, perché credo che vada riconosciuto fino in fondo l’importante lavoro che la Commissione in particolare, con gli uffici ha fatto su un atto proposto dalla Giunta ma fortemente modificato dal Consiglio. Siccome sono le ultime volte che interveniamo in quest’aula, ribadire il lavoro del Consiglio nel miglioramento degli atti, nell’apportare considerazioni, nel dare un contributo non solo formale di alzata di mano ma di vera elaborazione credo sia un dovere. Credo che anche questo ordine del giorno serva a segnalare questa questione. In aggiunta si segnala ancora una volta, nel documento, il limite del sistema delle audizioni. Sapete che abbiamo votato uno Statuto che vorrebbe modificare questa struttura e in conclusione c’è l’auspicio a che la Giunta, nel preparare le fasi successive applicative della legge, abbia un’attenzione reale a far sì che le associazioni ambientaliste siano presenti. Non basta fare una buona legge, bisogna poi riuscire a seguirla anche nelle fasi successive.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’ordine del giorno.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge.

Il Consiglio approva

Sono le 13,21. Ricordo ai consiglieri che non erano presenti in aula all’inizio della seduta, che abbiamo deciso di chiudere la seduta antimeridiana alle 13,30 e di riprendere quella pomeridiana alle 15. Potremmo coprire questi dieci minuti mancanti con la discussione della proposta di legge n. 270.

(Così rimane stabilito)



Proposta di legge regionale (Discussione generale) «Promozione della cooperazione per lo sviluppo rurale» Giunta (270)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 270, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Si tratta di una proposta di legge quadro estremamente importante, che riguarda in particolare la cooperazione agricola, con una specificità che aggiungiamo, che riguarda anche la cooperazione che fa prevalentemente attività agricola ma che si occupa anche di problemi di carattere sociale, in particolare per quanto riguarda il recupero di tossicodipendenti, il recupero di malati di mente, ippoterapia e quant’altro, quindi con questa proposta di legge si intende in qualche modo dare un contributo allo sviluppo della cooperazione agricola, tenendo conto della parte di carattere sociale che pure rappresenta un elemento crescente di attenzione e anche di impegno.
E’ ovvio che andrebbe fatto un ragionamento abbastanza approfondito, perché il ruolo e l’importanza della cooperazione agricola sono collegati anche all’evoluzione dell’agricoltura, ai mutamenti che sono avvenuti in questi anni in agricoltura ma che in particolare avverranno nei prossimi mesi e anni, anche alla luce della modifica della politica agricola comunitaria. Il discorso del disaccoppiamento di contributi sulle colture e contributi della Pac provocherà ulteriori elementi di mutamento in agricoltura in termini profondi. Oggi diventano sempre più forti due concetti: da un lato dare ai consumatori dei prodotti genuini , tipici, di qualità, garantiti, quindi tutto il discorso della tracciabilità, della rintracciabiltà, ma dall’altro lato abbiamo il problema di rendere competitivo il sistema agricolo, quindi rendere remunerativi il lavoro e gli investimenti per rendere competitivo il sistema realizzando prodotti con un equo e giusto rapporto qualità/prezzo. Va tenuto conto delle nostre imprese agricole che sono piccole e piccolissime. Noi riteniamo che la politica di filiera è essenziale per aumentare reddito in agricoltura aumentando il valore aggiunto. Di qui tutto il discorso della trasformazione e della commercializzazione.
In questo contesto la cooperazione assolve un ruolo importante, l’associazionismo in generale assolve un ruolo estremamente importante e l’ha assolto nel tempo. E’ ovvio che quando parliamo di cooperazione non intendiamo una cooperazione qualsiasi ma un’impresa capace di essere competitiva. Non intendiamo fare delle operazioni di puro salvataggio, non intendiamo dare risorse per coprire perdite di bilancio ma vogliamo stimolare una cooperazione competitiva, una vera impresa di piccoli soggetti che si mettono insieme per rendere più competitiva la loro capacità imprenditoriale e per essere capaci di porsi sui mercati internazionali, quindi questo discorso di globalizzazione impone a noi delle scelte di aggregazione di filiera.
Questo è lo spirito fondamentale della proposta di legge, una proposta di legge che è stata modificata in alcune parti dalla Commissione, che ha alcuni emendamenti a firma del sottoscritto come relatore di maggioranza e del collega Gasperi come relatore di minoranza, non tanto come singoli ma come relatori di maggioranza e di minoranza, perché nei tempi stretti abbiamo discusso, ma abbiamo visto che nel testo licenziato vi erano limiti tecnici, in particolare per quanto riguarda tutta la cooperazione agricolo-sociale, per il fatto che venivano inseriti elementi che da un lato, la inserivano e dall’altro la escludevano, perché quando si tratta di dire che la cooperativa che fra prevalentemente attività agricola deve avere il riconoscimento di imprenditore agricolo professionale ai sensi del D. Lgs. 99 del 2004, è come dire che non lo potranno fare mai, perché questi sono soggetti particolari, quindi abbiamo dovuto fare degli emendamenti per correggere alcune questioni di carattere tecnico che vanno nella direzione di quella che era la volontà della Commissione.
La legge è composta da 10 articoli che affrontano in termini generali una serie di questioni che vanno nella direzione che in termini molto sintetici ho cercato di illustrare, quindi invito il Consiglio ad approvarla.

PRESIDENTE. Ha la parola il relatore di minoranza, consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Sono d’accordo su quegli emendamenti, perché sono prettamente tecnici, però questa proposta di legge ha un significato anche elettoralistico. Questa revisione riguarda il primo pilastro della politica comunitaria, cioè la Pac e il secondo, cioè lo sviluppo rurale. Sui mercati cadranno tutti i fenomeni distorsivi e virtuosi, ci sarà meno protezione, sarà più difficile e competitiva la questione dei prezzi e sarà data crescente importanza a sicurezza, qualità e ambiente. Questo scenario presuppone un rafforzamento della filiera, quindi un sistema importante quale quello della cooperazione che all’interno della stessa ha una certa importanza.
Sono d’accordo con quanto dicevano alcune associazioni di categoria, che questa proposta di legge prescinde da alcuni elementi oggettivi quali quelli di avere adeguatamente analizzato obiettivo, fine e mezzo, monitoraggio dell’esistente, punti di debolezza delle diverse cooperative.
Noi, attraverso questa legge dobbiamo pensare che l’obiettivo principale deve essere quello di aumentare la competitività del sistema delle imprese e del proprio territorio. Il fine deve essere quello di un nuovo modello di agricoltura e il mezzo è quello che riguarda la filiera produttiva. Questo deve essere fatto attraverso la riorganizzazione e la razionalizzazione, lo sviluppo di filiere coordinate e con forte valore di territorialità e accordi di filiere e contratti di coltivazione alla produzione, cioè quei principi che sposo in pieno e che sono stati portati avanti anche dalle associazioni.
Pertanto questo monitoraggio dell’esistente non ha convinto loro, ma soprattutto non convince me, perché non ci basta dire che negli ultimi dieci anni c’è stata una crescita del 36% del numero di cooperative nella regione, che la cooperativa agricola rappresenta il 43% del totale delle cooperative; dovremmo capire se e quante assolvono al proprio colpito e ancor meglio chiederci se non sarebbe il caso di approfondire ed avere il coraggio di smascherare dietro il concetto della mutualità, uno strumento che deve essere retto con il sistema di un’impresa. Bisognerebbe creare dei parametri per generare ricaduta sui valori dell’impresa. Bisognerebbe meglio capire un elemento che deve essere comune a tutti: quante cooperative, oggi, sono dotate di strutture sulle quali continuiamo a spendere soldi pubblici per l’innovazione tecnologica, catene di imbottigliamento in presenza di pochi ettolitri con costi strutturali fini a se stessi e con remunerazioni all’impresa non commentabili, perché alla fine io non faccio altro che fare gli interessi non dei produttori ma dei produttori dei macchinari che porto all’acquisto attraverso la mutualità, attraverso i contributi in conto interessi o soprattutto a fondo perduto.
Pertanto la remunerazione e la competitività sono e debbono essere due capisaldi dai quali è impossibile prescindere, soprattutto in questa fase congiunturale. Indipendentemente dalla forma giuridica dobbiamo promuovere un’attività di educazione intesa come momento di informazione e di condivisione verso qualsiasi forma associata e non è detto per forza e solo nei confronti della cooperazione. Ogni forma giuridica non può prescindere dall’essere strumento atto a generare la remunerazione e la competitività per l’impresa agricola di base. Pertanto ritengo sia più corretto essere chiari e coloro che hanno fatto questa legge devono prendersi la responsabilità di non entrare neanche del commento dell’articolato della proposta di legge, perché, considerato il topico momento attuale storico, sarebbe più utile aggiornare semplicemente l’esistente e non procedere a una proposta sulla cooperazione come momento a se stante e fine a se stesso, altrimenti diventa un refrain, una monotonia dire che stiamo correndo dietro proposte di legge atte e idonee alla campagna elettorale.
Noi, da buoni legislatori dovremmo prima andare ad analizzare quali erano le carenze, quali erano i difetti, quali erano le problematiche che si avevano nella categoria, quali rispondenze avevano le leggi precedenti e intervenire per ovviare a questi inconvenienti. Qui invece, in modo frettoloso siamo entrati a modificare e riproporre una nuova proposta di legge, senza avere fatto quel tipi analisi che ci permetta concretamente di dare un giudizio il più oggettivo possibile. Capisco che siamo a fine legislatura, esistono due realtà nell’ambito di questo Parlamento, quella della maggioranza e quella della minoranza, la maggioranza ha delle sue logiche di governo e di potere come la minoranza, però dovremmo prescindere, non dico in modo totale, ma in parte, da questa filosofia per cercare di far fronte e di portare avanti il più possibile le soddisfazioni, le risoluzioni in concreto ai problemi che hanno i produttori, coloro che operano in quella materia, per risolvere le problematiche attuali, concrete, in funzione di questo momento e di questa realtà, in funzione anche di scelta della nuova Pac, perché anche quella potrebbe avere risolto le problematiche, ma creandone in parte delle nuove e sono io il primo a dirlo, dal momento che la Pac è stata totalmente riadattata, con una nuova filosofia, dall’attuale Governo.
Ecco i dubbi, le problematiche. La nostra Commissione è quella che ha portato più proposte di legge in discussione, che ha lavorato fino all’ultimo giorno e tutti i componenti, sia di maggioranza che di minoranza sono stati presenti per operare fino in fondo, per cercare di portare dei contributi in concreto per migliorare questa proposta di legge, che però ci ha lasciato perplessi e dubbiosi;
Gli emendamenti che ho firmato assieme al presidente Avenali sono prettamente tecnici e riguardano dimenticanze od errori che si fanno quando si opera in questa materia. Non sono sostanziali ma solo di forma e mi sono sentito in dovere di controfirmarli, responsabilmente, perché sono migliorativi. Diversa invece è la proposta di legge, sulla quale abbiamo grandi perplessità.

PRESIDENTE. La seduta è sospesa. Riprenderà alle 15.


La seduta è sospesa alle 13,40