Resoconto seduta n. 226 del 15/02/2005
La seduta inizia alle 11,25


Proposte di legge regionale (Esame degli articoli e votazione):
«Ulteriori modifiche della l.r. 4 ottobre 1999, n. 26: Norme ed indirizzi per il settore commercio» Giunta (191)
«Modificazione alla l.r. 15 ottobre 2002, n. 19: Modifiche della l.r. 4 ottobre 1999, n. 26: Norme ed indirizzi per il settore del commercio» Ceroni (156)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca le proposte di legge n. 191 ad iniziativa della Giunta e n. 156 ad iniziativa del consigliere Ceroni.
Questa proposta di legge è già stata discussa nella seduta di ieri, i relatori di maggioranza e minoranza, e Gasperi, hanno già svolto le relazioni, dobbiamo nella seduta odierna procedere con le votazioni degli articoli e degli emendamenti.
Articolo 1. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Annuncio il voto di astensione sull’articolo 1, perché se qualcuno aveva qualche dubbio su questa legge, ci sono dei lati positivi e dei lati negativi. Questo è uno dei lati positivi, perché si dice che in caso di trasferimento della gestione della proprietà per atto tra vivi o per cause di morte, il subentro dell’attività è comunicato al Comune entro 30 giorni dall’acquisto del titolo, con l’indicazione degli estremi dell’autorizzazzione interessata e del contratto di gestione dell’azienda, nonché del possesso dei requisiti di cui all’art. 5. Trascorso tale termine il subentrante non può esercitare attività fino alla comunicazione dell’avvenuto sub-ingresso.
E’ molto importante, perché in passato c’era chi teneva degli esercizi commerciali per uno, due o tre anni, rivendendoli, senza avere ristrutturato l’attività, con una semplice comunicazione al Comune, sei mesi più sei mesi, a volte senza controlli, per cui questi possono vendere a proprio piacere queste licenze. Questo è un articolo molto importante, secondo noi poteva essere ancora più restrittivo e per questo motivo ci asteniamo.

Gilberto GASPERI. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla verifica del numero legale.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini presente
Amagliani presente
Ascoli assente
Amati presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini presente
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
Comi presente
D’Ambrosio assente
D’Angelo presente
Donati presente
Favia assente
Franceschetti presente
Gasperi presente
Giannotti presente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Martoni presente
Massi assente
Melappioni presente
Minardi presente
Modesti presente
Mollaroli assente
Moruzzi presente
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci assente
Rocchi assente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Spacca assente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi assente

PRESIDENTE. C’è numero legale, quindi pongo in votazione l’articolo 1.

Il Consiglio approva

Emendamento 01. Ha la parola l’assessore Secchiaroli.

Marcello SECCHIAROLI. L’emendamento riguarda le piccole e medie imprese del commercio. Si fa riferimento alla necessità che i Comuni si dotino di regolamenti che permettano una sana ed equilibrata distribuzione nel territorio di queste strutture.

PRESIDENTE. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Emendamenti dal n. 1 al n. 25 ter. Si fa un’unica discussione.

Roberto GIANNOTTI. Chiariamoci subito. Questa procedura è improponibile, quindi secondo noi lei deve discutere un emendamento alla volta. Chiediamo l’applicazione integrale del regolamento. Non vorremmo che lei usasse questa procedura anche per altri atti che sono in discussione durante la giornata.

PRESIDENTE. Il regolamento recita quello che ho appena detto.

Roberto GIANNOTTI. Non siamo d’accordo, Presidente.

PRESIDENTE. Che non sia d’accordo lo posso comprendere, ma in fin dei conti non è l’elemento decisivo. L’elemento decisivo è se facciamo una osa lecita o illecita. Il regolamento prevede che per svolgere i nostri lavori tenendo insieme la necessità di svolgerli e la necessità di esprimere il nostro punto di vista, potremmo anche concordare di fare una discussione unica sugli emendamenti, per commi. E’ una via intermedia che penso accolga sia la necessità di procedere sia la necessità di esporre il proprio punto di vista.

Roberto GIANNOTTI. Se lei vuol usare questa procedura per accelerare i lavori di questa giornata e di quella di domani, noi non siamo d’accordo, non glielo consentiamo, per quello che ci è possibile fare.

PRESIDENTE. L’articolo 82, ultimo comma, recita che “Su tutti gli emendamenti presentati allo stesso articolo si svolge un’unica discussione”. L’abbiamo anche applicato.
Nessuno vuol togliere ad alcuno il diritto di far capire cosa pensa, quindi suddividiamo l’articolo, visto che ci sono diversi emendamenti e facciamo l’unificazione della discussione degli emendamenti per commi, per cui esistono quattro commi, la ripartizione degli emendamenti è abbastanza omogenea, c’è la possibilità sia di esprimere il proprio punto di vista che di fare il nostro lavoro. Se applicassimo il regolamento come lei chiede, dovremmo fare un’unica discussione.
Stiamo discutendo gli emendamenti da 1 a 14 al comma 1, presentati rispettivamente dai consiglieri Cecchini, Novelli, Ciccioli, Castelli e Giannotti.
Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Siccome dobbiamo votare anche gli emendamenti prima del 9, ci dia la possibilità, Presidente, di capire di che cosa si tratta, perché se non ci vengono indicati gli obiettivi, abbiamo difficoltà a procedere.
L’emendamento n. 9 recita: L’art. 15 della legge regionale 26/99, già sostituito dal comma 1 dell’art. 10 della legge regionale 19/2002 è sostituito dal seguente: “Il comma 1 è così sostituito: “I Comuni disciplinano le deroghe alla chiusura domenicale e festiva, le quali non possono superare il numero massimo di 24 giornate annue, fermo restando l’obbligo di chiusura nei giorni di Capodanno, Pasqua, 25 aprile, 1 maggio e Natale”. Questo emendamento è stato suggerito dai dipendenti degli esercizi commerciali. Eravamo già arrivati a un compromesso, quello sulle famose 26 giornate annue. Siccome è stata fatta questa richiesta direttamente dai dipendenti, chiedo ai colleghi di rendersi conto che se devono venire garantiti questi giorni di chiusura, indipendentemente da una questione di ordine pratico, ma per una necessità di funzionamento e di svolgimento del lavoro, chiesto dagli stessi dipendenti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Questo articolo presenta delle importanti novità. Premesso che dovranno essere i sindaci a stabilire le eventuali apertura o eventuali deroghe — quindi questo è un atto di fiducia nei confronti dei sindaci, anche sul decentramento, sulla partecipazione — è importante quanto detto dal consigliere Gasperi, pertanto condivido il suo emendamento anche se faccio affidamento sulla volontà e alla sensibilità dei sindaci. Effettivamente c’è qualche difficoltà, ma bisogna entrare nello specifico di questa legge per capirne la valenza.
Qui si dice che i Comuni disciplinano le deroghe alla chiusura domenicale e festiva, quindi saranno i sindaci a stabilire le giornate.
L’altro aspetto importante è quello del recupero delle zone montane, della valorizzazione delle zone costiere. Questa legge va incontro a tali esigenze, infatti al terzo comma si dice che “I Comuni possono superare i limiti di cui al comma 1 relativamente ai centri storici, alle zone del lungomare”. Inoltre, i Comuni montani sotto i 4.000 abitanti, fatto importantissimo, per le zone montane che vivono di un turismo particolare. Qui si parla molto di sensibilità nei confronti della montagna, poi non facciamo mai atti che permettano agli abitanti di quelle zone di poter vivere tranquillamente e soddisfare anche le richieste dei turisti, pendolari e non, che vanno nelle loro zone. Poi, nuclei inferiori a 500 abitanti, parte di territorio comprese nei parchi ed aree protette e bacini della tabella A, limitatamente ai comuni confinanti con le altre regioni, previo parere delle organizzazioni e delle imprese del commercio.
Cito un particolare che può riguardare il nord e il sud delle Marche. A volte, quando si realizza un supermercato, un ipermercato, viene messo proprio a confine tra un comune e l’altro, magari negando poi la possibilità di realizzare un iper in un comune dove l’altro, a 500 metri, ha realizzato un supermercato. Faccio l’esempio di Civitanova: c’è il fiume Chienti che separa Civitanova da Porto Sant’Elpidio, attaccato al fiume — non so come hanno avuto la licenza commerciale: l’ho detto più volte in quest’aula — è stato realizzato un Cityper quando a Civitanova è stato negato. E’ una incongruenza sotto questo aspetto quindi bisogna fare un regolamento a livello regionale, stabilire con i Ptc le cose, e la Provincia di Macerata è in forte ritardo, perché ancora non ha predisposto il Ptc, che l’ultima volta che ci è stato presentato aveva ancora la pagina iniziale con la firma di Gigli e Scarpecci. Uno è stato portato all’ambiente, mentre Scarpecci lavora a Civitanova. Bisogna quindi regolamentare.
L’altro fatto importante è che oggi si fa la guerra al “vu’ cumprà”, al marocchino, al tunisino che vendono la cassetta, c’è una caccia all’uomo, mentre questi grandi centri commerciali stanno aperti in modo abusivo ed illegale, magari passando solo una sanzione amministrativa. Con questa legge questi signori dovranno stare molto attenti, perché la legge dice che in caso di violazione delle disposizioni comunali, sempre su indirizzo del sindaco, si applicano le sanzioni previste dall’art. 22, comma 3 e in caso che la medesima violazione sia commessa due volte nel corso di tre anni, il Comune sospende le attività di vendita. Questo è giusto, perché un supermercato non può stare aperto la domenica, soprattutto d’inverno, prendendo soltanto 1.000 euro di multa mentre il piccolo commerciante che sta chiuso è “cornuto e mazziato”.
Noi lavoriamo per riportare la legalità, non vogliamo andare contro i piccoli commercianti ma li vogliamo tutelare di fronte alle grosse catene e ai grossi potenti. Per questo motivo oggi staremo in aula, per portare il tutto alla regolarità e alla legalità, senza demagogia e senza strumentalizzazioni.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 1.

Roberto GIANNOTTI. Presidente, noi vogliamo fare la dichiarazione di voto su ogni emendamento. Voglio farle capire il clima della giornata. Se usiamo la forza non andiamo lontano, se facciamo un ragionamento pacato la cosa cambia.

PRESIDENTE. Consigliere, lei sa che non è mai stato tolto il diritto di parola ad alcuno, è semplicemente la limitazione di un ostruzionismo, perché esistono emendamenti chiaramente ostruzionistici, che cambiano soltanto il numero delle giornate e se all’infinito facciamo dichiarazioni di voto su questo, credo che sia assolutamente diseconomico per noi, sprechiamo il nostro tempo.
Pongo in votazione l’emendamento n. 1.

Il Consiglio non approva

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 2.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 3.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 4.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 5.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 6.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 7.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 8.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 9.

Gilberto GASPERI. Chiedo la votazione per appello nominale, a nome anche dei consiglieri Ciccioli e Gasperi.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli astenuto
Avenali no
Benatti astenuto
Brini sì
Castelli sì
Cecchini assente
Ceroni sì
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Ambrosio assente
D’Angelo no
Donati assente
Favia assente
Franceschetti no
Gasperi sì
Giannotti sì
Grandinetti sì
Luchetti astenuto
Martoni no
Massi assente
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli no
Moruzzi assente
Novelli assente
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci assente
Rocchi assente
Romagnoli sì
Secchiaroli no
Spacca assente
Tontini no
Trenta assente
Viventi sì

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Decadono gli emendamenti 10 e 11, mentre il 12 è ritirato.
Pongo in votazione l’emendamento 13.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento 14.

Il Consiglio non approva

Emendamenti dal 15 al 25 bis, al comma 3, a firma, rispettivamente, Cecchini, Avenali, Giannotti, Gasperi e Castelli.
Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Quando gli emendamenti sono firmati Avenali, sono presentati a nome della III Commissione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Non siamo assolutamente d’accordo con le conclusioni del Presidente sulle questioni procedurali che abbiamo posto, nel senso che ho letto il regolamento il quale fa un richiamo generico, ma io porto, a ragione, una prassi consolidata in questo Consiglio regionale che ha sempre garantito la possibilità ai singoli consiglieri di intervenire sulle proposte emendative e che ha sempre garantito una discussione separata degli atti. Credo che sia chiaro a tutti i colleghi che una discussione complessiva su tutte le proposte non consente quella chiarezza di esposizione che invece è garantita da una illustrazione specifica delle proposte emendative. Se il Presidente vuol rimettersi, come è stato fatto in passato, alle valutazioni dell’Assemblea per quanto riguarda atteggiamenti ostruzionistici fuori luogo è un conto, ma quando questo viene fatto rispetto all’ordinario svolgimento dei lavori e soprattutto rispetto all’iniziativa assunta dai gruppi consiliari che, ripeto, garantiscono una presenza, un impegno, un giudizio sugli atti, questo non è consentito.
Se il Presidente vuole forzare la situazione, è chiaro che poi deve accettare l’applicazione del regolamento tout-court, su tutto, compresa la votazione per appello nominale su ogni emendamento e su ogni articolo. Credo quindi che un po’ di ragionevolezza ci voglia.
Sono un po’ preoccupato dell’andamento dei lavori di questo Consiglio e la preoccupazione nasce dal fatto che mi sono ritrovato un emendamento di cui non avevo memoria. E’ stato presentato nel 2003. Si tratta di emendamenti presentati dal nostro gruppo nel momento in cui questa proposta di legge è stata proposta dalla Giunta, il 27 novembre 2003. Siamo a distanza di un anno e tre mesi. In questo periodo è successo di tutto e può succedere di tutto, anche rimodulare la posizione rispetto ad alcune esigenze che per esempio sono state richiamate in Consiglio dal consigliere Brini. Intanto annuncio il ritiro di quelle proposte emendative, perché appartengono alla storia di 13 mesi fa. Per il resto abbiamo già dato un giudizio severissimo sui ritardi, sulle incongruenze della maggioranza, che non è riuscita ad esprimere una posizione univoca su questo argomento a distanza di 13 mesi, quindi bisogna che su questo facciamo chiarezza. Noi esprimiamo fortissime critiche su questo atto, poi sulla base dell’andamento della discussione valuteremo il voto da tenere in aula al momento dell’approvazione finale.
Fra l’altro, Avenali, la proposta ha avuto delle modifiche o è sempre quella del 2003?

Ferdinando AVENALI. Ci sono solo gli emendamenti presentati adesso, che modificherebbero, se approvati.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. La proposta di legge 191 è stata presentata in data 4 agosto 2003. Gli emendamenti presentati allora sono il 18, il 20 e il 24.
Il 18 prevede 1.000 abitanti al posto di 4.000 per i Comuni montani, altrimenti resterebbero aperti la maggior parte degli esercizi. Se la volontà è di non creare problemi ai Comuni montani, non ho capito perché venga posto il limite di 4.000 abitanti.
L’emendamento 20 propone di sostituire “parte del territorio dei Comuni compreso...”, con “parte del territorio dei Comuni ricompreso nei parchi, così come individuato nelle cartografie allegate ai provvedimenti di istituzione dei parchi”. Non possiamo confondere i parchi con le aree protette, perché i parchi sono una realtà, le aree protette sono una cosa totalmente diversa. E’ giusto derogare solamente nelle aree a parco e non nelle aree protette. Ecco perché chiedo che questo emendamento passi, altrimenti c’è anche una dimostrazione di ignoranza da un punto di vista ambientalistico, perché confondere i parchi con le aree protette è come confondere la cioccolata con i cavoli.
L’emendamento 24 prevede di sopprimere la lettera f) del comma 3, altrimenti non avremmo più limiti di confini, perché di conseguenza tutti i Comuni sarebbero confinanti con quelli che hanno avuto la deroga. A questo punto, altrimenti, tutti i Comuni dovrebbero avere il diritto di deroga.
Per questo motivo chiedo che questi emendamenti passino, proprio perché è una battaglia fatta delle associazioni di categoria anche nell’ambito della Commissione.

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione degli emendamenti.

Guido CASTELLI. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla verifica del numero legale.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini presente
Amagliani presente
Amati presente
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini assente
Castelli presente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
Comi presente
D’Ambrosio assente
D’Angelo presente
Donati presente
Favia assente
Franceschetti presente
Gasperi assente
Giannotti assente
Grandinetti presente
Luchetti presente
Martoni presente
Massi assente
Melappioni presente
Minardi presente
Modesti presente
Mollaroli presente
Moruzzi presente
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci assente
Rocchi assente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Spacca assente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi assente

PRESIDENTE. C’è il numero legale, quindi pongo in votazione l’emendamento n. 15

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento 16.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento 16 bis.

Il Consiglio approva

Gli emendamenti 17, 21 e 23 sono ritirati.
Pongo in votazione il subemendamento 018 che recita: sostituire “1.000 abitanti” con “2.500 abitanti”.

Il Consiglio approva

Decadono gli emendamenti 18 e 19.
Pongo in votazione l’emendamento 19 bis.

Il Consiglio approva

Decadono gli emendamenti 20 e 21.
Pongo in votazione l’emendamento 22.

Il Consiglio non approva

Decadono gli emendamenti 23, 24 e 25.
Pongo in votazione l’emendamento 25 bis.
Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Chiedo la votazione per appello nominale, a nome anche dei consiglieri Pistarelli e Ciccioli.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. Questo emendamento è particolarmente importante, perché viene a toccare uno degli aspetti fondamentali della modificazione della legge sul commercio. Qui si viene ad intaccare quella modifica che era stata proposta dalla Giunta, di eliminare i limiti delle aperture domenicali nei comuni di confine. Come gruppo noi siamo assolutamente contrari ad eliminare questo limite, anche perché noi sosteniamo che per come sono dislocate le unità produttive nella nostra regione, il rischio è di arretrare il confine, nel senso che si verranno a trovare, alcune unità produttive, nelle stesse situazioni in cui si trovano attualmente quelle confinanti. E’ quindi una soluzione sbagliata che non risolve il problema e che contravviene anche a quelle che dovrebbero essere attenzioni particolari. Pur rendendoci conto che siamo circondati da Regioni che hanno liberalizzato il commercio, noi riteniamo che bisogna avere attenzione rispetto a questo dato, che va rivisto come costume di vita e di civiltà della nostra comunità.
Quindi, pur comprendendo lo sforzo che ha fatto Avenali, siamo contrari a questa mediazione, perché siamo contrari alla modificazione della legge attualmente in vigore.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Non sono contrario a che il collega Luchetti prenda la parola, ma se non osserviamo più le norme e i regolamenti, questo vale per tutti.

PRESIDENTE. Il consigliere Gasperi ha ragione: ho sbagliato io e chiedo scusa all’aula.
Prego di procedere alla votazione per appello nominale.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini sì
Amagliani sì
Amati sì
Ascoli no
Avenali sì
Benatti no
Brini assente
Castelli no
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli no
Comi sì
D’Ambrosio assente
D’Angelo sì
Donati sì
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi no
Giannotti no
Grandinetti no
Luchetti no
Martoni sì
Massi assente
Melappioni sì
Minardi sì
Modesti sì
Mollaroli sì
Moruzzi assente
Novelli assente
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci assente
Rocchi assente
Romagnoli assente
Secchiaroli sì
Spacca assente
Tontini sì
Trenta no
Viventi assente

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 25 ter.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’art. 2 come emendato. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Di questo articolo si è discusso in Commissione. In parte è stato modificato, ma nel complesso ha delle non rispondenze tra un punto e l’altro, cioè non entra completamente in armonia con la filosofia di questa legge. Gli emendamenti o le correzioni portati non fanno altro che mettere in risalto alcune situazioni di attrito all’interno della legge. Per questo motivo noi riteniamo di non dare voto favorevole.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 2.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 3. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Noi votiamo contro questo articolo.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’articolo 3.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 4.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 5.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 5 bis.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione l’articolo 5 ter.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 26. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Questa proposta di legge mi sembra sia stata affrontata con una certa superficialità di dibattito e di riflessione, in quest’aula. Secondo me l’aula non può mai svilire il dibattito che c’è stato anche in Commissione, ma che deve essere poi portato alla valutazione delle forze sociali, dell’opinione pubblica complessiva delle Marche. Oggi siamo ancora una volta chiamati alla modificazione ulteriore di un assetto: dobbiamo sapere, vedere, verificare quali soggetti devono essere chiamati ad interpretare un certo tipo di passaggio, quali sono i beneficiari, la ricaduta effettiva sul sistema commerciale delle Marche. Io penso che queste riflessioni debbono essere fatte, almeno in sede di dichiarazione di voto.
Siamo di fronte a un quadro effettivamente problematico, perché ci sono spinte che vanno in una certa direzione e altre che cercano di frenare. La Giunta regionale, l’attuale maggioranza di sinistra, a mio avviso continuano nell’ambiguità: una cosa da una parte, una botta al cerchio e una alla botte. Questa ambiguità a mio avviso non può essere perpetrata oltre, perché siamo di fronte ad una situazione ben chiara, i numeri parlano chiaro, se uno se li va a rivedere: i grandi centri, la grande distribuzione, la necessità di tutelare la piccola e media impresa, anche nel commercio. Queste sono discussioni che possiamo fare con dati già bene acquisiti e ben consolidati. Se oggi c’è una esigenza è quella di mettere un punto fermo, invece questo punto si sposta e continua a spostarsi. Questa è la cosa che ci ha lasciato molto perplessi, per non dire preoccupati e questa è la ragione per la quale noi votiamo contro questa proposta di legge, non siamo assolutamente soddisfatti del fatto che, pur essendo passati degli anni, pur avendo verificato tante situazioni, continui a spostarsi la discussione, a rinviare il punto fermo che deve essere di riferimento di una normazione che da una parte deve tener conto di certe aperture di liberalizzazione di orari, di possibilità di chiusure ecc., ma dall’altra parte deve tener conto dell’acquisito anche nel dibattito politico, perché ricordo già nella precedente legislatura quanto si discusse dello stop ai mega centri. Adesso torniamo ancora una volta a parlare di questa questione, a riaprire le possibilità di rilanciare quel tipo di indicazioni, quel tipo di richieste. Questa è una seria valutazione politica che deve essere fatta, di fronte ad una proposta ulteriormente modificativa del quadro complessivo.
La nostra posizione è critica sotto questo profilo, mi pare che l’abbiamo espresso in più di una occasione anche parlando degli emendamenti che in maniera molto convulsa sono stati discussi e portati all’attenzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Luchetti.

Marco LUCHETTI. La Margherita voterà contro questa legge per le motivazioni che prima ho spiegato relativamente all’allargamento delle possibilità di apertura per quanto riguarda le zone di confine. Le argomentazioni sono già state prodotte, noi abbiamo detto chiaramente che non era il caso di riaprire il discorso dopo che nella precedente legislatura era già stato abbondantemente discusso. Notiamo che ci sono dei dati positivi, nonostante il nostro voto contrario, che attengono ai centri storici, in antitesi all’allargamento per la grande distribuzione. A differenza di quanto l’assessore Agostini proponeva, cioè di liberalizzare complessivamente, le proposte della Commissione tengono conto della necessità di contemperare le cose.
Una legge di questo tipo non poteva non essere concertata con le forze sociali e imprenditoriali. Parliamo spesso di concertazione, poi nel momento in cui si deve concertare, quest’aula non deve abdicare al suo ruolo, ma su queste cose dobbiamo trovare la forza e la responsabilità di assumerci le nostre responsabilità e rinunciare a qualche prerogativa. Questa è la filosofia che ci deve accompagnare se vogliamo rispettare i principi della concertazione, altrimenti concertazione non è. Questa è stata un’occasione mancata, spero che sarà recuperata nel futuro per fare in modo di affermare una piena identità di vedute con gli attori principali, sia i datori di lavoro che i lavoratori, che pagano duramente queste norme che purtroppo qualcuno considera di progresso, qualcun altro, tra cui il sottoscritto, le considera regressive. Altri paesi che hanno più esperienza del nostro nella grande distribuzione, non hanno adottato questi criteri così liberali delle aperture tout-court dei vari centri di consumo. Questo non significa che la politica degli orari non possa essere rivista, nel senso che gli orari lungo la giornata possono consentire un’organizzazione del lavoro ad hoc che rende sicuramente meno pesante lo sforzo di chi lavora, ma tutto questo pare che oggi non sia all’ordine del giorno.
Pertanto, tenendo conto di queste considerazioni noi siamo contro la modifica della legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Trenta.

Umberto TRENTA. Quello che abbiamo ascoltato dal presidente della Commissione bilancio ancora una volta mi sconcerta, perché noi parliamo di concertazione, arriviamo alla fine della legislatura con un atto così importante che squilibra totalmente il mercato regionale con esempi pratici.
Luchetti parla di concertazione su che cosa? Le categorie vengono ascoltate quando e da chi? Perché?
Faccio un’osservazione: sud delle Marche e nord dell’Abruzzo. L’Abruzzo va per conto suo, apre quando gli pare, come gli pare, la grossa distribuzione è sbilanciata, quindi subentrano i grossi interessi, quelli che voi siete capaci di concertare. Poi venite in aula e chiedete all’opposizione, che invece fa un discorso squisitamente economico e rappresentativo degli interessi dei più deboli, che sono stati totalmente...

Marco LUCHETTI. Il settore economico non è tanto a favore...

Umberto TRENTA. Esatto... Squisitamente economico per i disagi delle categorie più deboli. Capisco che suscita ilarità del presidente della Commissione bilancio che tanto ha concertato su questa vicenda specifica, quindi capisco che giustamente si tiene il capo, perché i pensieri che adesso lo assalgono e le persone che adesso lo osservano intuiscono il suo imbarazzo e il suo disagio.
Presidente Minardi, visto che l’intervento di un consigliere di opposizione suscita distrazione — e mi sembra giusto, perché fa parte dell’educazione con la quale venite in aula a propinare questo assetto giuridico su una legge importante — ricordo che la definizione di “parlamentare” significa colui che parla perché deputato a parlare in un’aula dove dovrebbe invece, oltre che parlare, riflettere su quello che poi va a fare e che nuoce su categorie già tanto vessate da questa Regione, che ancora una volta fa figli e figliastri, ancora una volta se ne importa della quotidiana difficoltà dell’esercente del piccolo negozio e poi si parla di centri storici. I centri storici di cui parla Luchetti non so se sono gli stessi con i quali noi ci confrontiamo quotidianamente e che ci assalgono con giuste e vibrate proteste, nell’interesse esclusivo di un sistema economico che ruota attorno alla famiglia.
Quando il sistema economico della famiglia va in crisi, vanno in crisi le nostre coscienze di amministratori. Allora è il più che noi consideriamo nella grossa distribuzione, che ormai con le Coop, con le super Coop, con tutto quel sistema di grande distribuzione mette fuori gioco, con la globalizzazione, il piccolo esercente che ha tradizioni e radici antiche.
E’ su questo che vi chiamo a riflettere. Dà fastidio che il penultimo giorno della legislatura, un atto così importante e fondamentale per l’esistenza di quella piccolo-media impresa che fa parte del commercio, nella sostanza della famiglia, oggi ci trova impreparati, distanti, se volete in una parte conniventi, con quello che di legge è stato fatto male, perché non è stata fatta una vera concertazione con lo spirito del padre di famiglia. Questo è mancato a questa legge, presidente Luchetti. Su questa concertazione, dica al saggio Avenali che noi ci troviamo in difficoltà.
Lei ride, Avenali, ma il piccolo commerciante che sta fuori non ride, perché la grande distribuzione succhia il sangue. Questa è una legge da vampiri.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Il problema del commercio è molto complesso, perché non investe solo gli operatori, investe la qualità della vita delle città, i comportamenti sociali delle persone, quindi è sempre complesso riuscire a trovare il punto esatto di equilibrio. Però dobbiamo dire che su questa legge, fatta dalla Giunta tanto tempo fa e poi trasmessa al Consiglio, rimasta tanto tempo nei cassetti, verte la contrapposizione tra esigenze e interessi forti diversi che non trovano la loro armonia. Questo è il motivo per cui associazioni, singoli si interessano direttamente e intervengono facendo un’azione lobbistica nei confronti dei gruppi consiliari e dei singoli consiglieri regionali per ottenerne l’approvazione, modificata in un modo o nell’altro. A nostro parere questo è il segnale che su questo problema non si è fatto centro, perché se si fosse fatto centro ci sarebbe stato l’appoggio delle varie associazioni, dei vari singoli che avrebbero sollecitato l’approvazione della legge.
Per questo motivo noi riteniamo, proprio nell’ottica che da un certo punto di vista deve essere garantita la fruibilità massima dei consumatori, quindi la maggiore trasparenza possibile, ma non si devono desertificare le città, non si devono uccidere gli ultimi scampoli di commercio al minuto che svolge un’importante opera sociale, che non essendo questa legge all’altezza delle esigenze, debba essere ritirata. Se questo non è il parere della Giunta, voteremo contro, utilizzando tutti gli strumenti che l’Assemblea ci permette per non farla approvare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Rilevo sostanzialmente un dato: la situazione di profonda lacerazione che registriamo oggi rispetto a questo atto, con la maggioranza che, come non mai, dimostra, anche su questo versante, la propria irresponsabilità amministrativa.
Ha detto bene Luchetti: non è pensabile che un atto di questo genere sia approvato senza il consenso delle organizzazioni commerciali, perché questo vuol dire rinnegare una filosofia di fondo. E’ platealmente evidente una opposizione di metodo e di sostanza della più grande organizzazione commerciale della regione, della seconda organizzazione affine alla maggioranza che governa la Regione, che ha chiesto di poter individuare modalità che consentano di tenere conto delle esigenze degli operatori commerciali, un passaggio sul quale il consigliere Brini è tornato ripetutamente nel corso di questa discussione, che ci ha fatto assumere un atteggiamento di responsabilità.
Rispetto a questo ci sembra di cogliere una scelta politica della maggioranza, che non tiene conto dell’esigenza dei commercianti, che non tiene conto dell’esigenza dei cittadini e che rischia di creare un altro problema. Il fatto stesso che questa proposta di legge sia rimasta in aula per 13 mesi senza che nessuno ci avesse messo le mani, è la dimostrazione di un equivoco di fondo sul piano amministrativo.
Ci sono alcune questioni che vanno innovate, rispetto alle quali abbiamo assunto una posizione precisa, ma rimane un giudizio di fondo che ci porta a esprimere un voto contrario su questo provvedimento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.

Ferdinando AVENALI. Sono d’accordo con chi ha detto che questa è una materia complessa, perché occorre mettere in sinergia tantissime esigenze diverse, come diceva prima Ciccioli, quindi su alcune cose possiamo essere d’accordo. Ci sono esigenze diverse da contemperare, però non si può dire che non c’è stata concertazione, perché la concertazione c’è stata, ma è ovvio che su alcune questioni si trova una sintesi, su altre no. Anche perché qui parliamo di esigenze completamente diverse: c’è chi vuole la liberalizzazione totale e chi vuole che non si tocchi nulla rispetto alla vecchia normativa, o non vorrebbe nemmeno aprire le domeniche previste dalla legge. Peraltro c’è una norma nazionale che liberalizza, ci sono le Regioni con noi confinanti che hanno totale libertà, nel senso che gli esercizi commerciali sono aperti tutti i giorni festivi, abbiamo gli enti locali che chiedono di avere loro la possibilità di decidere gli orari, quindi liberalizzare; dall’altro lato abbiamo i sindacati dei lavoratori che dicono che i lavoratori non sono disponibili a lavorare tutte le festività, quindi chiedono maggior rigore e un numero di giornate inferiore a quelle che attualmente la legge prevede.
C’è l’esigenza di rispondere ai consumatori, quindi la spinta da parte del consumatore è quella di avere i supermercati aperti per poterci andare. Io credo che sia negativo questo aspetto, ma ci sono delle esigenze, nel senso che i cittadini durante la settimana lavorano e magari la domenica colgono l’occasione di andare a fare la spesa in un centro commerciale.
Se andiamo a sviscerare tutta la questione, è una materia complessa. Bisogna cercare di coniugare tante esigenze diverse. Peraltro la proposta di legge della Giunta era partita anche dal fatto che rispetto alla legge precedente c’erano dei nodi da sciogliere. Per esempio, noi abbiamo dato una deroga sugli orari per quanto riguarda le aree ad alta vocazione turistica, così anche nelle aree protette, proprio per favorire lo sviluppo del turismo. Qui ci sono stati degli equivoci: qualcuno ha interpretato aree protette tutto il Comune, quindi dovevamo sistemare delle questioni che non sono state sistemate. Si prevedevano, con la precedente legge, 300 metri dalla ferrovia. Noi sappiamo benissimo che la ferrovia in alcuni tratti è sul mare, in altri tratti a 500 metri.
Con questa proposta di legge abbiamo fatto un passo in avanti in positivo, per cercare di normare in termini puntuali lo spirito anche della precedente legge.
Sugli orari dobbiamo contemperare una serie di esigenze: quelle dei cittadini, quelle della grande distribuzione, quella dei piccoli esercenti che sono un patrimonio importante, in particolare nei centri storici. Sappiamo benissimo che i piccoli esercenti non riescono ad essere competitivi con una liberalizzazione totale degli orari rispetto alla grande distribuzione che fa i turni.
Con questa proposta di legge abbiamo cercato di rispondere in positivo, con equilibrio a tutte queste esigenze, nel senso che ai lavoratori rispondiamo non liberalizzando tutto, alle aree a forte vocazione turistica rispondiamo cercando di tenere aperti gli esercizi quando il turismo c’è, e così vale nelle zone montane, nelle aree a parco.
Nelle aree di confine c’è un problema reale, oggettivamente.
Io sono stato contrario alla totale liberalizzazione, perché significherebbe che tutto diventa area di confine, stravolgendo la legge, ma ritengo che è importante approvare la legge proprio per questa ragione: i sostenitori della non liberalizzazione totale la dovrebbero approvare con convinzione, perché credo che in qualche modo tende a tutelare il piccolo esercente come il lavoratore dipendente. E’ più sacrificata la grande distribuzione che vorrebbe una totale liberalizzazione degli orari.
Ho sentito qui delle cose che un po’ mi sconcertano, si è detto di tutto. Anche chi in Commissione ha votato a favore, qui ha votato contro.
Mi rendo conto che siamo alla fine della legislatura, c’è tanta confusione che ci fa perdere di vista l’equilibrio, l’oggettività delle cose. Io ritengo che questa proposta di legge possa rispondere alle esigenze complessive, poi se ci sono problemi così rilevanti, si potrà nuovamente modificare la legge.
Comunque esprimo un giudizio positivo, anche perché concertazione c’è stata.
Per tutte questa ragioni dichiaro il voto favorevole del gruppo Ds che si è battuto per trovare una soluzione che possa rispondere alle esigenze complessive e credo che tale obiettivo, con questa proposta di legge l’abbiamo colto.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. In base a tutto il lavoro fatto, va dato atto alla Commissione di avere cercato un punto di equilibrio tra le esigenze della grande distribuzione e quelle della piccola distribuzione.
Certo, tra coloro che peroravano la causa, nelle aree di confine, della liberalizzazione completa — così avviene nelle altre regioni — e chi voleva lasciare tutto congelato com’è, si è trovata una via che può in qualche modo soddisfare entrambe le situazioni, però vorrei dire che, pur apprezzando il lavoro della Commissione, i contenuti di questa proposta, soprattutto sugli orari, vanno ad aiutare, anche se in modo limitato, la grande distribuzione.
Noi verdi abbiamo sempre detto che dovevamo arginare l’espandersi degli ipermercati, perché per ogni posto di lavoro conquistato in un ipermercato se ne perdono quattro nella piccola distribuzione. Abbiamo fatto anche una campagna nazionale contro il proliferare degli ipermercati, che chiamammo “Per non spegnere le luci della tua città”. Invece non ci hanno voluto ascoltare, come sempre ci hanno fatto fare le cassandre della situazione. Adesso i problemi vengono al pettine: ci sono i problemi tra le giuste rivendicazioni dei piccoli commercianti che vogliono sopravvivere, le rivendicazioni dei cittadini, abituati ad andare a qualsiasi ora, anche nella regione limitrofa, come avviene nella mia zona, San Benedetto, i quali vanno in Abruzzo che la liberalizzato tutto.
Che senso ha mantenersi rigidi rispetto a una situazione che di fatto non regge più? Comunque il federalismo ha fatto superare queste situazioni di zone di confine, perché ormai ogni Regione può legiferare come meglio crede, quindi è indispensabile cercare tra le varie situazioni, quella più equilibrata.
Io ritengo che questa sia una scelta equilibrata, ma siccome la mia cultura e il mio impegno politico da sempre mi hanno portato ad arginare la prorompenza degli ipermercati, mi asterrò dal votare questa proposta di legge.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Ho seguito con molto interesse il dibattito su questa proposta di legge e mi piacerebbe chiarire alcune cose.
Prima ho sentito dire dai banchi della maggioranza che noi dell’opposizione avevamo votato a favore in Commissione. Non è assolutamente vero.

Cesare PROCACCINI. Sugli emendamenti abbiamo votato all’unanimità, Gasperi.

Gilberto GASPERI. Abbiamo votato a favore degli emendamenti della Commissione, perché sono delle correzioni ad errori della legge. Ci sono poi delle situazioni che riguardano la grande distribuzione. A me sembra assurdo sentir dire che oggi esiste una differenza di rapporto tra la grande e la piccola distribuzione. E’ come dire che l’acqua è bagnata. Il problema è: questo disequilibrio chi l’ha provocato, la maggioranza, dando la piena possibilità di apertura alla grande distribuzione, o la minoranza? Addirittura voi volevate fermare l’apertura della grande distribuzione creando un monopolio a favore di quelli che avevano già aperto e questa è una cosa immorale, perché chi ne avrebbero avuto degli svantaggi immediati sarebbero stati i consumatori.
L’altro problema che non è assolutamente logico, riguarda il fatto che se tutto è andato a gonfie vele, se tutto ha seguito il giusto iter di una legge che è stata presentata dalla Giunta regionale il 4 agosto 2003, se il lavoro è stato fatto in Commissione con grande serietà — e ne sono testimone — non sono stati ascoltati, però, i suggerimenti delle associazioni di categoria. Oggi, guarda caso, improvvisamente c’è un gruppo politico della maggioranza che vota contro. Prima hanno votato sempre a favore degli articoli di legge, erano in Giunta con delle persone pienamente degne di rappresentare i cittadini che le hanno votate, e allora perché non hanno predisposto una proposta di legge diverse che oggi avrebbe consentito loro di votare a favore? E’ troppo comodo chiamarsi fuori politicamente, quando si è stati a mangiare nella stessa mangiatoia.
Sono dei giochi della politica e la politica viene ad avere delle situazioni di attrito tra il giorno prima e il giorno dopo.
Noi votiamo contro questa legge, perché riteniamo che avrebbe dovuto avere delle modifiche. Non si può votare una legge così importante il giorno prima dello scioglimento della legislatura. Avremmo avuto il tempo e la coscienza di poterla elaborare, correggere e votare nella prossima legislatura. Non sarebbe cambiato niente se tutto fosse stato rimandato alla metà o alla fine di aprile. Sono quindi contrario, ma dopo che il consigliere Luchetti ha detto che sono contrari anche i componenti del suo gruppo, noi siamo ancora più convinti che la nostra posizione è quella giusta.

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

Roberto GIANNOTTI. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla verifica del numero legale.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini presente
Amagliani presente
Amati presente
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini presente
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
Comi presente
D’Ambrosio assente
D’Angelo presente
Donati presente
Favia assente
Franceschetti presente
Gasperi assente
Giannotti presente
Grandinetti presente
Luchetti presente
Martoni presente
Massi assente
Melappioni presente
Minardi presente
Modesti presente
Mollaroli presente
Moruzzi presente
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci presente
Rocchi assente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Spacca assente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi assente

PRESIDENTE. Pongo in votazione la proposta di legge.

Roberto GIANNOTTI. Chiedo la votazione per appello nominale a nome anche dei consiglieri Brini e Gasperi.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla votazione per appello nominale.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini sì
Amagliani astenuto
Amati sì
Ascoli assente
Svenali sì
Benatti no
Brini astenuto
Castelli no
Cecchini no
Ceroni assente
Cesaroni no
Ciccioli no
Comi sì
D’Ambrosio assente
D’Angelo astenuto
Donati assente
Favia assente
Franceschetti sì
Gasperi no
Giannotti no
Grandinetti no
Luchetti no
Martoni sì
Massi assente
Melappioni sì
Minardi sì
Modesti sì
Mollaroli sì
Moruzzi astenuto
Novelli assente
Pistarelli no
Procaccini sì
Ricci astenuto
Rocchi assente
Romagnoli no
Secchiaroli sì
Spacca assente
Tontini sì
Trenta assente
Viventi assente

Il Consiglio approva



Ordine del giorno della seduta

PRESIDENTE. Propongo di procedere ad oltranza, senza interruzione.
Ha chiesto di parlare il consigliere Ciccioli. Ne ha facoltà.

Carlo CICCIOLI. Comprendo che chi governa voglia portare a casa più cose possibile, perché ha un magro risultato precedente, però siccome noi vogliamo esaminare le cose e vogliamo anche dei tempi umani per discutere, in un momento particolarmente complesso qual è quello pre-elettorale, chiediamo che siano rispettati i tempi normali del calendario di questa Assemblea.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Franceschetti.

Fausto FRANCESCHETTI. Propongo di andare avanti ad oltranza, perché il fatto di non interrompere non significa che non c’è la possibilità di discutere, anzi si discute di più, perché abbiamo più tempo per discutere. Tra l’altro non è la prima volta.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Comi.

Francesco COMI. Credo di interpretare anche lo spirito della maggioranza, chiedendo di anticipare, rispetto agli altri punti all’ordine del giorno, la discussione del piano energetico ambientale regionale. Ne abbiamo discusso, crediamo sia una priorità, riteniamo di affrontarla ora, in modo tale da gestire la discussione con maggiore serenità.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

Fabrizio GRANDINETTI. Parlo a favore della proposta del consigliere Comi, perché ritengo che già questo piano energetico è stato portato tardi e penso che i cittadini abbiano il diritto di sapere se siamo favorevoli o contrari. Sarebbe un grande problema se non riuscissimo a raggiungere questo risultato. Siccome è la legge più importante, si discuta subito, ognuno dica la sua, senza usare mezzucci per procrastinare la situazione e poi non votare il piano energetico regionale in queste due giornate.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Con tutto il rispetto per il parere del collega del mio gruppo che è liberissimo di esprimere quello che ritiene giusto, mi sembra che questa sia una proposta inopportuna. Abbiamo formalizzato un calendario, abbiamo previsto atti tutti degni di attenzione per la loro importanza, quindi credo che sia improponibile questa richiesta di stravolgere i lavori del Consiglio regionale, anche perché è bene che tutti sappiano che la richiesta di anticipo di questo punto, su cui abbiamo moltissimo da dire, coprirebbe tutto lo spazio temporale che ci accompagna dalla seduta di oggi alla conclusione dei lavori del Consiglio regionale, perché credo che non basterà un giorno e mezzo per discutere di questo argomento, vista la delicatezza della questione e visto il numero degli emendamenti presentati.
Voi sapete come la pensiamo, al di là di tutto. Non è concepibile che questa maggioranza svogliata, che non ha prodotto nulla in cinque anni di legislatura, si affanni, a conclusione della stessa, a portare atti di programmazione di questa importanza, caricandoli anche di dati ambientali che nella logica delle cose sono ingiustificati, perché è bene che tutti sappiano che comunque, qualsiasi intervento sul territorio può avvenire, in questa regione, con l’assenso della Giunta regionale. Peraltro mi permetto di chiedere formalmente alla maggioranza, che il candidato alla presidenza di questa Giunta regionale di centro-sinistra partecipi al dibattito su questo argomento, perché credo che sia doveroso che su una materia come questa si ascolti il parere, guarda caso, del Vicepresidente della Giunta con delega all’industria...

Marco AMAGLIANI. Il parere in Giunta l’ha già dato.

Roberto GIANNOTTI. Lei è uno di quelli abituati a non interrompere? Lei è un mestatore e oggi conferma questa cosa. Non le consento di usare quell’atteggiamento, perché lei può esprimere giudizi politici, può prendere la parola per dire quello che vuole, per continuare a fare i danni politici che ha fatto in questa Regione, ma non le consento di usare quel modo e quei termini. Sia più garbato, anche se questo non appartiene alla cultura dell’ultrasinistra da cui lei deriva.

PRESIDENTE. Stiamo discutendo di due proposte. La prima è di evitare la sospensione e andare in seduta continua. Si sono già espressi un consigliere a favore e uno contro. La seconda proposta è di anticipare un punto, esattamente il punto 10.
Ha la parola il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. Proporrei di capovolgere l’ordine delle decisioni, quindi di procedere anzitutto a votare l’inversione dell’ordine del giorno e portare il punto 10 come primo punto di discussione e successivamente votare il proseguimento o meno della seduta. Credo che questo possa chiarire le volontà politiche e non permettere ad alcuni di nascondere dietro il rigetto della proposta di proseguimento, un atteggiamento che è quello di impedire al Consiglio di discutere un atto amministrativo sul quale ci sono resistenze da parte di alcuni gruppi consiliari del centro-destra e i 130 emendamenti lo dimostrano. Chi vuole che tutti si pronuncino, non può contemporaneamente chiedere al candidato presidente del centro-sinistra di partecipare al dibattito e poi, sostanzialmente, lavorare perché questo dibattito non ci sia. Credo che nella chiarezza sia bene che diamo un segnale di responsabilità, decidendo che su questo atto comunque si procede, indipendentemente dal proseguimento o meno della seduta, su cui, peraltro, sono favorevole.

PRESIDENTE. Normalmente l’ordine delle votazioni lo stabilisce il Presidente, ma in questo caso non ho niente in contrario ad accogliere la proposta.
Pongo in votazione la proposta di anticipare la discussione della proposta di atto amministrativo n. 153.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di continuare la seduta ad oltranza.

Il Consiglio approva




Proposta di atto amministrativo (Discussione generale ed esame degli articoli): «Piano energetico ambientale regionale» Giunta (153)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 153, ad iniziativa della Giunta.
Ha la parola il relatore di maggioranza, consigliere Comi.

Francesco COMI. Cari colleghi, l’atto che ci accingiamo a votare è importante ed è sicuramente uno degli atti prioritari per il centro-sinistra, uno degli impegni assunti prima della fine di questa legislatura. Giungiamo al termine di un dibattito impegnativo e di un percorso che non è iniziato mesi fa ma è iniziato alcuni anni fa, quando già, sul finire della precedente legislatura la Giunta licenziò un’ipotesi di piano energetico che non riuscì poi ad approvare. Da allora, nella seconda legislatura il centro-sinistra, a partire dal Vicepresidente all’assessore Amagliani, ha lavorato per definire una nuova proposta condivisa da tutta la Giunta e che oggi la maggioranza ha licenziato unanimemente, dopo un dibattito serio, non rituale, nel quale ha apportato alcuni importanti emendamenti.
Il piano energetico è lo strumento principale attraverso il quale le Regioni potranno programmare e indirizzare gli interventi, anche strutturali, in campo energetico nei propri territori, nonché lo strumento principale per regolare le funzioni degli enti locali, armonizzando le decisioni rilevanti che vengono assunte a livello regionale e locale. La consapevolezza, nella maggioranza, che il legame tra la programmazione delle risorse energetiche e l’ambiente è un legame indissolubile per gli effetti diretti e indiretti che produzione, trasformazione, trasporto e consumi finali nelle varie fonti finali di energia producono sull’ambiente, ha portato alla convinzione, nel tempo, che la pianificazione energetica si dovesse necessariamente accompagnare a quella ambientale, in modo che le soluzioni potessero trovare insieme una sintesi nell’ambito del principio della sostenibilità. E’ per questo che il piano, inizialmente “piano energetico regionale”, è diventato “piano energetico ambientale regionale”.
Il piano che andiamo ad approvare costituirà il quadro di riferimento per tutti i soggetti, pubblici e privati, che assumeranno iniziative in campo energetico nel nostro territorio. Esso contiene indirizzi, obiettivi strategici a lungo, medio e breve termine, le indicazioni concrete, gli strumenti disponibili, i riferimenti legislativi e normativi, le opportunità finanziarie, i vincoli, gli obblighi e i diritti per i soggetti economici operatori di settore.
Va aggiunto che questo strumento avrà una importanza strategica, decisiva, perché la programmazione energetica regionale verrà effettuata e attuata nella logica e nel rispetto del protocollo di Torino e del protocollo di Kyoto. Il protocollo di Torino si prefigge lo scopo ambizioso di pervenire alla riduzione dei gas serra, così contribuendo all’impegno assunto nel protocollo di Kyoto anche dallo Stato italiano, nell’ambito degli obblighi della Ue stabiliti dagli accordi internazionali.
Questo piano avrà un ruolo strategico, non solo perché ci consentirà di rispettare questi obiettivi ambiziosi, ma perché ci consentirà anche di regolare e indirizzare la realizzazione degli interventi che ormai, altrimenti, sarebbe affidata al libero mercato dell’energia.
Nel merito della proposta, da un punto di vista metodologico questo piano avrà un carattere aperto e scorrevole, nel senso che nella fase della sua graduale attuazione si terrà costantemente conto del principio della sussidiarietà e della concertazione, sia orizzontale sul territorio, che verticalmente con soggetti economici (imprese, operatori energetici, consumatori). La concertazione tra le Regioni, gli enti locali e gli operatori è e rimane un obiettivo politico strategico al quale questa Giunta dà un valore non rituale, quindi nel corso della sua graduale attuazione lavoreremo per consultare tutti i soggetti e verificare metodicamente, costantemente il raggiungimento degli obiettivi e se gli strumenti individuati saranno in grado di soddisfare il raggiungimento degli obiettivi stessi.
Ci impegniamo anche a verificare la potate del piano, tra un anno, considerando che la dinamicità del quadro istituzionale, le continue direttive europee, i provvedimenti legislativi nazionali in corso di emanazione, la dinamicità del quadro economico, la liberalizzazione del mercato dell’energia, le oscillazioni dei prezzi del petrolio, la dinamicità delle innovazioni tecnologiche in materia, ci obbligheranno, pertanto, a monitorare l’applicazione del piano energetico ambientale regionale ogni anno e su questo, attraverso la Giunta, a riferire anche al Consiglio.
Il piano che proponiamo è ben articolato e complesso, che si compone di alcune parti, di alcuni documenti che sono della massima intelligibilità e organizzati per parti separate, legate da un filo logico ma leggibili separatamente. C’è un sommario del piano energetico ambientale regionale che contiene l’introduzione, gli aspetti caratterizzanti, il riepilogo degli indirizzi generali e specifici, soprattutto il riepilogo fino al 2005, c’è un documento che contiene il contesto economico e politico-legislativo di riferimento, c’è il bilancio energetico regionale, che è elemento imprescindibile nell’approvazione di questo programma di indirizzi, c’è lo scenario di evoluzione a livello regionale, contiene inoltre tutte le proposte per il governo della domanda di energia, dal risparmio energetico agli interventi di edilizia, ai trasporti, nonché le proposte per il governo dell’offerta di energia, dalle energie rinnovabili alla generazione elettrica, alla cogenerazione.
Contiene l’impegno e la quantificazione degli obiettivi sulla riduzione delle emissioni di gas climalteranti.
Questo piano che noi oggi andiamo ad approvare è un piano che coglierà tre obiettivi prioritari di programmazione e di indirizzo, che sintetizzo: il risparmio energetico tramite un vasto sistema di azioni diffuse sul territorio e nei diversi settori del consumo, soprattutto nel terziario e nel residenziale e al tempo stesso, per dare forza a queste iniziative, c’è anche l’impegno di attivare campagne di sensibilizzazione, informazione e programmi di incentivazione agili e significativi, caratterizzati da semplicità burocratica nonché da sistematicità e continuità degli interventi.
L’altro elemento sul quale poggia questo piano è l’impiego delle energie rinnovabili, con particolare riferimento all’energia eolica e alle biomasse di origine agroforestale, anche per la produzione di biocarburanti.
Per quanto riguarda invece l’energia solare il suo ruolo strategico viene sottolineato rendendone sistematico lo sfruttamento, soprattutto in edilizia.
L’altro elemento strategico del piano è l’ecoefficienza energetica, con particolare riferimento ai sistemi distrettuali delle imprese, al nostro modello di sviluppo marchigiano, quindi ad una forte e diffusa azione di innovazione tecnologica e gestionale, alla produzione distribuita di energia elettrica ed energia termica presso consistenti bacini di utenza localizzati in numerose valli marchigiane e lungo la fascia costiera.
Il piano interviene inoltre sulla necessità di rendere equilibrato il settore energetico regionale agendo soprattutto sul deficit del comparto elettrico per garantire il piano sostegno allo sviluppo economico e sociale delle Marche.
La scommessa, la sfida che noi lanciamo con questo piano, che è anche il nodo del contendere e del dibattito politico, è il criterio della produzione distribuita e non concentrata di energia. Il piano energetico ambientale regionale non prevede infatti il ricorso a poche, grandi macchine di produzione energetica che risultano, peraltro, particolarmente esposte sotto il profilo del consenso sociale, della sicurezza, del rispetto, della vocazione dei territori. La scelta della produzione distribuita è funzionale alla valorizzazione di un aspetto peculiare della realtà marchigiana di cui il piano energetico ambientale regionale intende tener conto: le aree industriali omogenee. Molte delle iniziative proposte, in particolare quelle che impattano sul settore industriale, sono pertanto ritagliate su questa particolare forma organizzativa del tessuto produttivo. Si vuole, è nostra intenzione configurare un quadro che renda le aree industriali omogenee, una sorta di incubatori di interventi innovativi ad alta valenza energetico-ambientale. E’ questa una scommessa impegnativa che richiederà l’impegno del nostro tessuto economico, con il quale non abbiamo intenzione di non confrontarci, ma con il quale c’è tutta la disponibilità a costruire un rapporto di dialogo permanente.
Da ultimo, nel piano energetico ambientale regionale si definiscono anche le priorità di destinazione delle risorse regionali eventualmente disponibili. Le risorse ci sono, non è questo un atto accademico come si è voluto altrimenti definire. Le risorse finanziarie vengono attribuite al piano energetico ambientale regionale e hanno fonti ben precise. Per impianti di energia rinnovabili ed impianti di cogenerazione, teleriscaldamento, c’è il finanziamento europeo pari a 4 milioni di euro, beneficiari saranno le Asur e gli enti locali. Per gli interventi innovativi volti a favorire sia il risparmio energetico che le fonti rinnovabili c’è il cofinanziamento europeo di quota parte di circa 6 milioni di euro e beneficiari saranno le piccole e medie imprese. Per il sistema di azioni a sostegno del piano energetico ambientale regionale, c’è il finanziamento regionale (quota parte del finanziamento regionale di un capitolo del bilancio del 2005, quello relativo alle azioni per lo sviluppo sostenibile). Per gli impianti da energia rinnovabile (pannelli solari termici, pannelli solari fotovoltaici, sistemi alternativi alla caldaia, risparmio energetico) c’è il finanziamento regionale pari a 754.000 euro.

Presidenza del Vicepresidente
SANDRO DONATI

Mettendo in conto tutti questi interventi, la programmazione che abbiamo pianificato, il risparmio energetico, l’adeguamento dell’offerta presentati nel piano energetico ambientale regionale, è possibile delineare uno scenario indirizzato verso l’azzeramento tendenziale del deficit elettrico al 2015.
E’ evidente che questo piano potrebbe essere integrato dall’eventuale contributo proveniente dallo sfruttamento energetico dei rifiuti, ove la maggioranza che si costituirà dopo questo appuntamento elettorale, dovesse approvare un piano triennale di gestione dei rifiuti che riconosca l’efficacia di tale sfruttamento. Non si è voluto inserire questa parte per non definire nel merito una pianificazione strategica in un settore nel quale una sintesi in questo Consiglio non sia ancora definita.
Il piano traccia chiaramente l’impegno relativo alla riduzione delle emissioni di gas climalteranti, sia quelle direttamente collegate al settore energetico, sia quelle collaterali. A fronte di un obiettivo più generale di 5.3 milioni di tonnellate all’anno di CO2, le azioni proposte, se messe opportunamente in atto consentiranno di ridurre le emissioni di una quantità pari a 3.5 milioni di tonnellate. La differenza necessaria a raggiungere l’obiettivo stimato andrà realizzata anche attraverso le azioni del piano regionale di gestione dei rifiuti.
Pur se indicativo, il conseguimento del risultato di abbattimento delle emissioni è un forte segnale di come gli interventi suggeriti da questo piano energetico ambientale regionale, in abbinamento a quelli da realizzare tramite il piano settoriale che ho citato, siano decisamente caratterizzanti sul versante ambientale e cioè non penalizzano le esigenze di sviluppo economico e sociale che abbisognano di un quadro energetico chiaro e definito.
Va rilevato che quest’ultimo risultato, anche se assai significativo, potrebbe non essere più sufficiente per gli ultimi anni tra il 2015 e il 2020. La consapevolezza che per invertire la tendenza al riscaldamento globale e alle mutazioni climatiche occorrerà accentuare le politiche di controllo delle emissioni ,porta all’attuale processo di ripensamento del protocollo di Kyoto ed è prevedibile che per il 2020 servirà raggiungere un livello di riduzione delle emissioni che, rispetto al 1990, è pari al 20%. Questo obiettivo non potrà essere raggiunto se non ricorrendo alle politiche di riduzione transnazionali ma a livello regionale sarà sicuramente necessario incrementare costantemente le misure di risparmio energetico e per l’uso razionale delle risorse fossili e soprattutto sarà necessario adottare politiche ancora più incisive per lo sfruttamento delle energie rinnovabili: biomasse, eolico, fotovoltaico, il quale ultimo dovrebbe diventare finalmente competitivo a partire proprio dal 2015.
Credo che il piano energetico che andiamo ad approvare debba indurre tutti ad emanciparsi dalla tentazione di una facile e sterile demagogia. Questo è uno strumento che dobbiamo adottare, dobbiamo farlo per rispettare gli impegni assunti a livello regionale e non solo. Credo che serva un atteggiamento responsabile e una discussione laica e nel merito dell’argomento.
Mi spiace constatare che il dibattito, per quanto animato, all’interno della Commissione, non sia entrato nel merito delle questioni: solo la maggioranza ha affrontato, nel merito, le questioni politiche sottese all’approvazione del piano nel migliore dei modi.
Mi piacerebbe rivolgere un invito al centro-destra, soprattutto al loro leader condiviso Francesco Massi, conterraneo, ad esercitare il suo ruolo di leadership del centro-destra, soprattutto evitando una discussione non nel merito delle questioni, ma prettamente ostruzionistica: sono giunti centinaia di emendamenti, ne stanno giungendo altri, c’è stato un atteggiamento, fino ad ora, di ostruzionismo, con l’ingresso e l’uscita metodici dei consiglieri della minoranza e con la garanzia dei lavori assicurata dalla maggioranza. Credo che, al di là di quanto si afferma ritualmente, elettoralmente sulla stampa, questo dibattito debba essere serio e non ostruzionistico, quindi invito Massi a fare un appello alla sua coalizione, affinché vengano ritirati tutti gli emendamenti e affinché venga sostenuta, nel merito, una discussione che conduca all’approvazione del piano. (Interruzione). In Commissione abbiamo ulteriormente allungato i tempi della discussione, concedendoci qualche settimana in più, per consentire alla minoranza di produrre tempestivamente emendamenti, ma non sono giunti emendamenti nei 15 giorni. Sono giunti solo ieri e continuano ad arrivare oggi. Emendamenti che poi nel merito andremo a discutere per verificare di quale sostanza trattano. La sostanza degli emendamenti, il metodo e il numero con cui sono stati proposti, non lasciano intendere la volontà di affrontare nel merito la questione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.

Fabrizio GRANDINETTI. Intervengo brevemente per fare alcune riflessioni — non farò una controrelazione, che sarà affidata al Vicepresidente Gasperi e al presidente del nostro gruppo Giannotti — per poi difendere il “cortile di casa” di cui si parla oggi sui giornali, che ritengo non sia uno scandalo, specialmente se il “cortile di casa” viene difeso con delle opinioni e tesi che sono concrete e ineccepibili.
La prima riflessione che faccio è che purtroppo c’è una metamorfosi nel mondo politico che vuole che altri mondi si accontentino di poca qualità nella politica. Nei prossimi decenni i politici conteranno sempre di meno, perché diventeranno i ventriloqui di altre forze. La dimostrazione c’è stata e ci sarà anche oggi, perché ormai si fotocopiano gli emendamenti delle associazioni, mentre ci dimentichiamo che noi siamo sovrani perché eletti del popolo, quindi le nostre opinioni devono filtrare le opinioni di tutti i cittadini e non solo quelle delle lobbies che, tra l’altro, in questo paese non sono trasparenti. Alcune sono associazioni, alcune lobbies invece girano nelle segreterie politiche senza trasparenza, perché mentre negli Stati Uniti si sa con chi parli, qui non è mai stato legiferato, a livello nazionale, per la trasparenza delle lobbies, dunque ci sono elementi che girano e non si sa quello che fanno. Potremmo tornare a tempi antichi e io ho ancora l’entusiasmo del 1994 che non rinnego, ma che viene rinnegato da tutte le parti e sempre più.
Il piano energetico regionale, che non condivido ma sono pronto ad approvare, serve proprio alla difesa del “cortile di casa”, perché abbiamo un problema che si è creato e che le associazioni potevano non creare, proprio in un territorio che deve essere sviluppato in altro modo perché ha altra vocazione. Ci troviamo con dei bisogni forti di energia per la costa, per certe città note ed importanti dell’anconetano, però l’energia deve infastidire chi non ha la vocazione, chi ne ha meno bisogno.
C’è un problema energetico in Italia e nelle Marche e potremmo discutere del problema anche a livello nazionale, perché ci sono stati degli sbagli storici: si potrebbero parlare di nucleare, di nucleare sicuro, di tutto quello che volete, ma oggi io difendo il “cortile di casa” perché si vuol portare in esso una centrale che serve ad altri, quindi chiederò un impegno formale, ai due candidati Presidente, su questo problema.
L’entro terra da qualche mese è il ricettacolo di proposte sulle discariche, sulle cave, anche su questa centrale turbogas. Così assolutamente non va bene, non siamo disponibili a fare ciò. Già siamo considerati serie B, come Marche; non vogliamo essere la serie C all’interno di questa regione che amiamo, che ha dato esempi di sviluppo di alto livello e che deve continuare a darli, ma in modo diversificato secondo le vocazioni del territorio.
Mi domando con che cervello anche i politici che sono più vicini al territorio, quelli locali, da qualsiasi parte provengano — c’è un Consiglio comunale che ha votato all’unanimità su questo problema — ragionano prima di dare il loro consenso a certe operazioni che a mio avviso sono neglette e possono dare fastidio per decenni, per secoli alla popolazione. Ci pensano, prima di prendere queste decisioni?
Io dico tutto questo senza alcun interesse — e ve ne accorgerete nei prossimi giorni — di nessun genere, per quanto riguarda la mia persona e il mio futuro politico.
Però voglio chiedere a Massi, che è il candidato del centro-destra, che dissente con me, in alcuni casi, su questa posizione, che non è sul piano energetico ma sulla difesa del “cortile di casa” per alcune ragioni sostanziali, di sottoscrivere, insieme al candidato del centro-sinistra, cioè Gian Mario Spacca, una lettera che leggo e che chiedo serva d’impegno verso i cittadini di quelle zone. L’ho intestata “Ai cittadini della provincia di Macerata”. Recita: “I sottoscritti Francesco Massi a Gian Mario Spacca, candidati alle elezioni regionali del 3-4 aprile 2005 alla presidenza della Regione Marche, si impegnano, una volta eletti, a non rilasciare l’intesa regionale senza la quale la centrale di cui si è ipotizzata la realizzazione in località Rocchetta di San, Severino, non può essere costruita ai sensi dell’art. 12 della legge 9.4.2002, n. 55 che ha convertito il Decreto legge 7/2002”. Letto, firmato e sottoscritto Gian Mario Spacca, Francesco Massi. Certamente non posso firmare io queste cose, però chiedo formalmente che sia sottoscritto questo impegno, che è un fatto importante. Ritengo che la parola di due galantuomini, aldilà degli schieramenti, sia un motivo importante per tranquillizzare l’avvenire di quell’entroterra che viene vilipeso e offeso al solo pensiero che ivi venga costruito qualcosa che va contro la nostra vocazione storica. Tutti i politici che decideranno qualcosa di diverso si prenderanno la responsabilità verso noi, verso i nostri figli e verso i nostri nipoti.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI

Gilberto GASPERI. Presidente, colleghi, questo atto è stato ampiamente discusso in III Commissione, che noi abbiamo abbandonato quando abbiamo visto che c'era solamente una linea: quella di approvare questo piano energetico, perché vi sono degli interessi economici utilizzati durante questa campagna elettorale. Anche alcuni della maggioranza non sono d'accordo, però siccome ci sono le elezioni e ci sono gli accordi per il "listino", per poter andare ad occupare il posto in Giunta, si sono fermati perché, volere o volare, hanno detto loro "o mangi questa minestra o salti la finestra". E' ora di finirla con queste ipocrisie. Un atto così importante, sia sul piano strategico, sia sul piano economico, sia sul piano ambientale non può venire discusso il giorno prima del termine della legislatura. E' una cosa veramente immorale. Solo nelle marche succedono queste cose. Le Regioni vicine, che hanno lo stesso colore di centro-sinistra, ad esempio l'Emilia Romagna, la Toscana, hanno preparato un piano e ci lavorano da oltre un anno e mezzo. Qui, o c'è ignoranza nell'elaborare un piano di questo genere, o c'è una volontà di portare a termine degli accordi economici che ci sono stati per ottenere questi risultati. E' immorale! Succede la stessa cosa avvenuta nell'altra legislatura. Io sono qui dal 19905: al termine della legislatura 1995-2000 questo Consiglio era compatto contro la centrale turbogas dell'Api. Erano tutti d'accordo nel votare contro, tutti d'accordo nel dire che era immorale che un'operazione di quel genere venisse fatta adiacente alla ferrovia, a poca distanza dal mare e a qualche decina di metri da una via di comunicazione qual è la statale Adriatica e a qualche centinaia di metri da una via di grande comunicazione qual è l'autostrada.
Sapete cosa è successo? Nella legislatura 2000-2005, all'inizio del 2000 si è votato per la centrale turbogas dell'Api e gli stessi che nella legislatura precedente avevano votato contro, hanno votato a favore. Perché? Perché c'erano state delle elargizioni, dei contributi particolari a questi personaggi.
Dov'è la moralità della politica? Dov'è la moralità di queste persone che si ergono a distinti e distanti dalle cose strane, assurde e immorali che vediamo quotidianamente?
Sappiamo che abbiamo la necessità di avere energia, sappiamo che ai fini economici non possiamo programmare sviluppo se dietro non abbiamo le risorse energetiche. Il problema delle risorse energetiche doveva essere ampiamente discusso, sia all'interno di questo Consiglio sia all'esterno, con le varie associazioni di categoria ma soprattutto con la popolazione, perché è giusto che ci si assuma delle responsabilità. Chi governa le deve assumere le responsabilità, non si può dire "sono contro quello" o "sono contro quell'altro". Ci sono coloro che ritengono, giustamente, anche nell'ambito dei Ds, che sia giusto che vi sia di nuovo una produzione di energia nucleare. Con i verdi noi dovremmo invece avere solamente energia prodotta dall'eolico. Per quale motivo qui si viene a dire che vengono rispettati i due equilibri, quello del protocollo di Torino di cui parlava prima il relatore di maggioranza e quello del protocollo di Kyoto? Il protocollo di Torino è del 1991. Questa Amministrazione, di questo colore, è presente dal 1995. Alla fine della legislatura, nel 2005, in tutta fretta dovremmo andare ad approvare una legge che va completamente a modificare il tessuto del nostro territorio?
Faccio un esempio che ritengo fondamentale. Con il protocollo di Torino firmato il 5 giugno 2001, i presidenti delle Regioni si sono impegnati a dotarsi di un piano energetico ambientale sulla base dei bilanci energetici. Noi siamo deficitari per il 50% del piano energetico e nel 2005, esattamente il giorno prima che scada questa legislatura, andiamo ad approvare un piano di questo genere? Ma non lo si dia a bere: vuol dire che ci sono degli interessi. Ritengo in piena scienza e coscienza, assumendomene tutta la responsabilità, che qui c'è qualcuno che si rifà alla campagna elettorale e qualcun altro che senz'altro avrà degli interessi, probabilmente con qualche viaggio premio. E' immolare una cosa di questo genere. Il piano energetico ambientale regionale è un atto di estrema importanza, di grande rilievo strategico per la nostra regione. Un atto di questo rilievo e di questa complessità avrebbe necessità di un coinvolgimento e di un approfondimento, sia politico che tecnico più ampio di quello che ci è stato accordato anche dalla Giunta regionale, perché prima di discuterlo in Commissione è stato discusso in Giunta regionale e queste sono parole che dicono le associazioni di categoria. Dicono che non c'è stato ampio dibattito in Giunta, dove siede — oggi assente — il Vicepresidente collega Spacca il quale ha le deleghe sull'industria. Lui sa che cosa significa carenza di energia, programmazione, ma per lui è facile: Merloni l'ha già risolto il problema, perché ha già spostato le aziende in Russia e in Cina, della carenza energetica non gli importa più niente!

Marco LUCHETTI. O Gasperi...!

Gilberto GASPERI. A San Pietroburgo ci sono due aziende della Merloni, in Cina c'è un'altra azienda della Merloni.

Marco LUCHETTI. Cosa vuol dire?

Gilberto GASPERI. Come cosa vuol dire? Non ha problemi di carenza energetica.
Consideriamo questo piano energetico inadeguato, proprio in relazione all'importanza del tema e al problema del deficit energetico della nostra regione.
Nel 1991, con la legge 10 le Regioni hanno avuto la possibilità di programmare, elaborare, redigere dei piani energetici regionali. Noi arriviamo in ritardo rispetto alla legge istitutiva, anche se, comparandoci con le altre Regioni limitrofe, vediamo che queste si sono dotate di piani ora in corso di approvazione, addirittura già votati ed approvati, o quanto meno di documenti programmatori che hanno già definito la politica della pianificazione. Peggio di noi, sul piano energetico c'è la Campania, che ha una carenza autonoma di energia superiore al 50%, poi vengono le Marche. Però la Campania ha un'altra realtà e tutti i giorni, quando accendiamo la televisione vediamo che c'è una situazione talmente tesa, che l'unica attività che va a gonfie vele è quella delle pompe funebri, perché per il resto c'è una situazione di disagio veramente enorme.
Noi Marche, che dovremmo essere, per dimensione, per la presenza di 1.400.000 abitanti, per tradizione culturale, dove tutto è sorto grazie alla grande presenza della mezzadria, che aveva creato una efficienza non solo nel mondo agricolo ma nel mondo imprenditoriale, la cenerentola in questo campo? La maggior parte dei mezzadri sono diventati grandi artigiani e industriali della nostra regione, proprio perché dal nulla non cresce niente, ma nelle Marche è cresciuta una capacità imprenditoriale grazie a quella grande realtà che era la mezzadria. Ebbene, le Marche sono al penultimo posto in Italia, in quanto a deficit energetico.
Con un deficit di questo genere, attorno al 50%, l’obiettivo che il piano si pone è quello della riduzione nel 2005. Non un pareggio, ma una riduzione al 19%. Sono stati indicati dati da Confartigianato, da Confindustria e nei piani non ci sono, perché non sono state fatte le verifiche. Da che mondo è mondo, in qualsiasi piano, in qualsiasi progetto, a cominciare dalle strutture si va a fare la verifica di quello che c’è scritto, qui non c’è nessuna verifica, c’è solamente una presa di coscienza di buone intenzioni. Mi sembra il discorso che la domenica sento dal parroco della mia chiesa quando vado a messa, il quale dice “ci sono tanti peccatori, ma quando si vengono a confessare ognuno prende coscienza e dice non faro più peccati, poi ci sono tanti poveri e quelli che sono ricchi dicono aiutiamo i poveri”. Queste sono tutte buone intenzioni, perché la gente continua a peccare come prima, fanno violenze sui minori come prima, lasciano morire i poveri derelitti come prima, non quelli che non vanno a lavorare ma quelli che vanno a lavorare, che hanno difficoltà di ordine economico. Ormai c’è una categoria dei cosiddetti pensionati, che hanno di queste difficoltà.
La nostra regione ha poco coraggio nell’affrontare questo problema, forse anche sottovalutazione dello stesso, anche se in termini strettamente regionali, questo problema, che ha valenze nazionali e internazionali, risente di queste cose.
L’obiettivo di ridurre al 19% il deficit va anche verificato con il trend di crescita della nostra regione e noi riteniamo che probabilmente questo trend potrebbe essere maggiore di quello ipotizzato nel piano stesso, perciò si sottovaluta anche lo sviluppo a cui noi dovremmo andare incontro. Forse si conoscono i limiti e si porterà questa regione non allo sviluppo ma, come fatto per la sanità, a un deficit spaventoso.
Un altro problema importante riguarda gli impianti. Sono impianti di dimensioni estremamente piccole. Il numero che avevano indicato un certo punto è scomparso. Parlano di produrre energia con impianti piccoli: ma allora perché non dicono quanti impianti ci vogliono? Se dicessero quanti impianti ci vogliono sarebbe facile già andare a vedere dove ubicarli. Siccome non vogliono fare queste scelte in questo inizio di campagna elettorale, è normale che venga fatto un discorso di questo genere. Potrebbero essere svariate decine di impianti, e questa è una tipologia di impianto che non è riuscita a decollare, allo stato attuale, proprio perché due sono i fattori fondamentali, poi altri collaterali. Primo, non sono impianti economicamente competitivi e questo è risaputo perché ci sono degli studi in materia. Sono anche problematici dal punto di vista dell’interscambio con la rete, perché producono energia e c’è una produzione termica che deve essere assorbita, quindi hanno necessità di infrastrutture specifiche. Questo piano energetico ambientale regionale prevede una produzione di energia esclusivamente da questi impianti, per circa 1.850 Gigawatt/ora e con una cogenerazione di circa 460 megawatt/ora. Addirittura non ci dicono nemmeno quello che si va a spendere. In Italia c’era una legge che diceva che l’energia che veniva prodotta da cogeneratori come quello che c’è all’Api o nella Bassa Marca, serve per l’azienda che lo produce e la parte in più viene venduta direttamente allo Stato che la paga esattamente tre volte il prezzo di produzione. Quindi non fanno altro che fare investimenti, avendo come certo il prezzo finale di vendita. Questa è una cosa realmente assurda e immorale.
Le Marche sono una delle zone del paese più altamente vulnerabili dal punto di vista elettrico. Il forte sbilancio fra domanda e produzione di energia crea un pericoloso buco localizzato in tensione sulla rete di trasmissione, che richiama stabilmente grossi flussi di energia lungo la dorsale adriatica, soprattutto al nord. Le Marche sono una delle poche Regioni d’Italia che sinora non hanno accettato e hanno scoraggiato l’avvio di opere che potevano produrre energia in modo diverso. Lo sbilancio strutturale che non solo rischia di pesare sullo sviluppo futuro dell’area, ma sulla sicurezza ed efficienza complessiva del sistema interconnesso, penalizza, in quest’ultima analisi, anche il costo della energia.
Noi riteniamo che queste perplessità non risiedano nelle problematiche, cioè tendenziale pareggio fra domanda e offerta nel comparto elettrico della regione Marche, rispetto degli obiettivi di Kyoto, ma nella efficacia delle scelte operate e nei tempi fissati per il loro raggiungimento.
Vengono qui citate altre fonti energetiche come l’eolica e il biodiesel. Io ero relatore, nella precedente legislatura, quando fu abbozzata una proposta di legge sull’energia. Ebbene, in Commissione relatore di maggioranza era il collega D’Angelo, io ero relatore di minoranza: addirittura non conoscevano cosa fosse il biodiesel, ma soprattutto quando si vide che eravamo sprovveduti nell’affrontare un argomento del genere, perché non era stata elaborata alcuna proposta seria, non se ne discusse e non si fece niente. Ma noi sappiamo che in Emilia Romagna da oltre un anno si sono incontrati e hanno discusso con le categorie imprenditoriali. Ci sono i cosiddetti “certificati bianchi” sul risparmio energetico. Qui sono indicati, ma in concreto non sappiamo che cosa sono. Qui si dice “incentiviamo i piani energetici”, ma non si dice come. Si dice “programmiamo”, ma non si dice come. Si prevede che nel 2015 il gap sarà del 20%. Si è fatta la riprova per vedere se questo si ottiene o non si ottiene? No, assolutamente.
Si discute dell’energia eolica, stanno già girando delle aziende nella nostra regione, in pieno diritto, che stanno cercando di fare delle convenzioni con i proprietari terrieri per insediare dei produttori di energia eolica. Questa è veramente una cosa assurda, per un motivo molto semplice: non si sa che tipo di impatto e di produzione si riesce a ottenere, nel complesso, da questi produttori di energia eolica. L’unica cosa chiara è che ci sono delle incentivazioni, ci sono dei finanziamenti a fondo perduto. La convenienza non è per il consumatore, ma per quelle aziende che stanno mettendo questi pali con l’elica per produrre energia eolica, che non faranno abbassare il costo dell’energia per quanto riguarda i cittadini, ma faranno guadagnare di più quelle aziende che per prime si presenteranno sul mercato andando ad iniziare un tipo di attività che in parte è giusta, non è tutta condannabile, ma è giusta solo ed esclusivamente in quelle zone dove il vento è bidirezionale, come in Olanda, come in Belgio, come in una parte della Germania, perché nella provincia di Pesaro ci fu uno dei primi impianti, nella zona che va da Fossombrone verso Cagli, ove c’è una galleria che passa sotto il Furlo e la galleria del Furlo, che ormai ha oltre vent’anni, aveva una produzione di energia elettrica, per la sua illuminazione, con impianto eolico. Ha durato sì e no 40 giorni, poi hanno rifatto l’impianto tradizionale, perché la luminosità che c’era nella galleria era prodotta solo dalle macchine che accendevano i fari.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

Sergio NOVELLI. E’ la mia una posizione sofferta, perché non ho ancora capito come voterò. Anzi, se voterò, perché, con i molti impegni che ognuno di noi ha in questa fase si corre da tutte le parti, quindi spero di per rimanere in aula fino alla fine, ma non so come voterò, perché nel momento di esprimere una posizione su questo piano energetico si combattono due ordini di valutazione.
Il primo ordine di valutazione è nel merito e non sulla procedura legislativa, per valutare che cosa poteva essere migliorabile o censurabile come scelte concrete. Dal punto di vista della procedura è evidente che è censurabile il fatto che si giunge alla votazione del piano energetico a sette anni dalla predisposizione del precedente piano energetico che nella precedente legislatura venne predisposto e che era simile a questo, se non per due aspetti che qui sono migliorativi. Ricordo bene che all’inizio di questa legislatura, a una mia interpellanza, l’allora Vicepresidente della Giunta regionale, oggi Presidente in pectore si lasciò scappare che il nuovo piano energetico avrebbe stralciato e rinunciato all’apporto della turbogas di Falconara, anticipando un scelta che era talmente centrale al complesso del piano da vanificare lo strumento. Mi sembra che, dopo cinque anni sprecati, giungere a un dibattito l’ultimo giorno utile della legislatura è criticabile in sé. Fosse perfetto il piano energetico, il solo fatto che ci si arrivi in queste condizioni meriterebbe un voto contrario. D’altro canto la riflessione da fare è che in certe situazioni, qualunque piano energetico diventa preferibile a nessun piano energetico, perché, ad esempio, l’approvazione di questo atto perfettibile, oggi, consentirebbe alla Regione Marche di rimuovere una vergogna, perché le Marche sono oggi una delle quattro Regioni che non hanno un solo kilowatt/ora di potenza eolica installata.
Le cose dette dal Vicepresidente Gasperi circa la non ottimale situazione anemometrica del territorio marchigiano per l’energia eolica, sono informazioni forse vere per gli anni ‘80, perché la tecnica degli aerogeneratori attualmente è completamente innovata rispetto a quella di alcuni decenni or sono, tanto è vero che ormai non ci sono quasi più i grandi aeratori a pala tripla, si diffondono i monopala orientabili che riescono a sfruttare il vento in qualunque angolazione, tanto è vero che, con una velocità del vento media di 8-9 metri al secondo, si riesce a produrre, da un impianto installato da un megawatt di potenza, tranquillamente 2-2,5 Gigawatt/ora all’anno, con un periodo di funzionamento di 4-5 mila ore, il che lascia capire che rispetto all’epoca pionieristica dei primi aerogeneratori, parecchio si è fatto. Ma naturalmente non può essere l’eolica la soluzione del fabbisogno energetico della regione che, come qualcuno ricordava, è deficitario per il 50%. Il piano non può essere una scelta manichea come si fece in passato, tutto fotovoltaico, senza considerare che un kilowatt/ora di installazione fotovoltaica ha un costo attuale di 11.000 euro e quindi, s(e è vero che il fotovoltaico, rispetto alla cogenerazione diffusa, è meno emittente, meno inquinante, più simpatico, più bello a vedersi, meno rumoroso, però con i soldi con cui io faccio un kilowatt/ora di cogenerazione, ci faccio un undicesimo di kilowatt/ora di fotovoltaica. E allora, il vantaggio ambientale ed energetico lo debbo rapportare non soltanto alle tonnellate emesse o ai kilowatt/ora prodotti, ma anche al volume di recupero ambientale e di produzione non da idrocarburi che riesco a fare. Se investendo una stessa cifra, riesco ad avere una buona soluzione per un aspetto parcellizzato che risolve il problema, meglio che quella cifra la investo in un prodotto magari meno efficiente, ma in grado di arrivare più diffusamente a investire il problema.
Arrivate all’approvazione del piano energetico con un grande ritardo. Il ritardo ha un pregio: consente di vedere quello che avviene nelle altre realtà in cui ritardo non c’è stato. Per esempio si è parlato di Kyoto. L’Italia è drammaticamente in ritardo nell’adeguamento agli obiettivi fissati a Kyoto, si sarebbe dovuti arrivare a un abbattimento delle emissioni serra del 7%, si è avuto, nell’arco di oltre un lustro, un aumento del 6%, altre realtà — la Germania, la Svezia — che si erano fissate l’obiettivo dell’abbattimento del 15 sono riuscite ad abbattere del 12-13% le emissioni di gas a effetto climatico.
Come si è arrivati a questo risultato? Vi sono una serie di valutazioni che avrebbero meritato un approfondimento anche in sede di strumento di pianificazione. Dicevo che questo piano avrebbe almeno il merito di consentire alle Marche di rompere quel dato negativo di essere una delle quattro regioni d’Italia senza un kilowatt/ora di eolica. Le altre tre sono: il Trentino per motivi evidenti di tutela paesaggistico-ambientale; la Valle d’Aosta per lo stesso motivo; il Piemonte perché è talmente vicino alla Francia che ha un eccesso di offerta di energia nucleare, da rendere più vantaggioso comperarla piuttosto che produrla in qualunque modo. Però non c’è regione, oltre queste, che, come le Marche, sia rimasta al di fuori dell’esperimento dell’eolico, che certamente non è la soluzione del problema di mancanza di energia per le Marche, perché, ove installati impianti per sfruttare tutta la potenza del vento, si calcolava che potrebbero coprire il 10-12% del fabbisogno di energia complessivo. Però, il poter fronteggiare il 10% di fabbisogno senza costi e consumi per carburanti e senza emissioni inquinanti dei carburanti, era comunque soluzione meritevole, anche perché l’altro vantaggio dell’energia eolica è di produrre l’energia in maniera molto diffusa sul territorio, evitando la concentrazione di impianti produttivi in grandi bacini e il trasferimento di energia elettrica con impianti di cavi che sono altrettanto nocivi al paesaggio delle pale, perché non sono belli i tralicci a grande altezza, con cavi che, trasmettendo energia a voltaggio altissimo per ridurre l’assorbimento dell’amperaggio forte, hanno effetti di inquinamento elettromagnetico, con danni alla salute, che sono non ancora certi ma sicuramente consistenti, mentre l’eolico consente di andare in montagna, consente di andare nella località decentrata senza dover fare lunghi impianti di collegamento via cavo o, peggio ancora, di trasmissione via cavo di energia, che sarebbe interessante se ci fosse, ma anch’essa, allo stato, è operazione che disperde, che costa e che impatta sull’ambiente.
Per il resto il piano energetico consentirebbe, finalmente, se approvato di accedere a contributi a fondo perduto non per l’eolica — non mi risulta che ce ne siano — ma di installare impianti eolici, con il vantaggio di produrre un volume di kilowatt/ora certificabili verdi per le Marche. Un rimprovero a questo piano energetico è di non fissare delle soglie di produzione di energia certificabile verde, perché il vantaggio economico della produzione di energia con procedimenti rinnovabili in questo momento, più ancora del risparmio di carburante, è quello di collocare sulla borsa elettrica energia certificabile verde a 8 centesimi al kilowatt/ora. Le Marche è una regione in cui l’energia idroelettrica non può esserci per il dato oggettivo non ripensabile in sede di pianificazione, della mancanza di grandi corsi d’acqua, né maree per il medesimo motivo. Il solare fotovoltaico è una tecnologia buona per i prossimi 20, 30,i 40 anni; il solare termico, che invece è una tecnologia forse già attingibile in Sicilia, richiede, perché possa essere efficacemente utilizzato, aree pianeggianti e assolate che le collinose Marche non sembrano offrire. Quindi l’unico percorso immediatamente attingibile per avere energia certificabile verde, almeno il 3% dei nostri kilowatt/ora, per essere in linea come Marche con l’obiettivo di Kyoto, visto che proprio nei giorni in cui ci sottoponete questo piano energetico entra in vigore a livello operativo con il raggiungimento del 51% dell’emissione planetaria l’accordo di Kyoto, il problema di porsi anche delle soglie di produzione certificabile verde certamente avrebbe dovuto essere posto.
A latere del discorso dell’eolico, forse il problema della certificabilità verde dell’energia prodotta attraverso la cogenerazione di materie prime e seconde, perché se è vero che la cogenerazione, che avviene attraverso la valorizzazione termica ed energetica dei rami di salice, del legname morto, delle foglie secche, degli stessi Rsu è produzione emittente, perché la termovalorizzazione produce emissioni di serra, è anche vero che occorre porsi il problema dell’emissione netta, perché la tonnellata di carbone produce anidride carbonica impiegando carbone che stava sottoterra, era stato fissato dal processo fotosintetico, ere geologiche precedenti, e sarebbe rimasto sottoterra ove non estratto e consunto, mentre il ramo di salice, il fogliame e il ramo secco che vengono termovalorizzati, ove non producano frazione emittente nel processo di termovalorizzazione, la producono comunque in discarica o anche solo nel bosco per effetto della marcescenza, e allora andava valorizzata la emissione netta, forse non in sede di piano, perché questo è un problema di accordi internazionali, ma certamente il problema andava posto.
L’altra questione che avrebbe potuto essere posta meglio è quella del risparmio energetico, perché il primo meccanismo per trasportare acqua in maniera efficace non è soltanto acquistare un secchiello più grosso per il trasporto dell’acqua, ma anche assicurarsi che on abbia buchi e, se ha buchi, tapparli, onde ridurre le dispersioni.
Ci sono paesi già più avanti nell’esperienza della pianificazione, della produzione e del consumo energetico. La stessa Germania, che riceve già quasi il 10% di fabbisogno da energie rinnovabili, riesce a porsi quasi in regola con gli impegni assunti per Kyoto, non solo en on soltanto con l’eolica che ha installato, con la geotermica che sta installando nei limiti modesti in cui il territorio lo consente, ma con l’abbattimento degli sprechi energetici. Circa la cogenerazione diffusa, cioè gli impianti che utilizzano di uno stesso processo di combustione, sia la frazione elettrica che quella termica, il relatore Comi parlava di teleriscaldamento: la cosa pone il problema di trasferire acqua calda attraverso una rete idrica ulteriore rispetto a quella dell’acqua potabile e del sistema fognario, che è calda anche d’estate, invece la cogenerazione non centralizzata in grandi strutture ma diffusa, consentirebbe molto più ragionevolmente di non sprecare la frazione termica del processo di produzione energetica e poi il cittadino che si produce alcune centinaia di kilowatt all’anno, può rivendere le eccedenze alla rete, costringendo l’Enel a funzionare effettivamente da gestore di sistema e non da sostanziale monopolista di rete.
Da questo punto di vista una precisazione andava sicuramente inserita, così come il Vicepresidente Gasperi ha parlato del problema del nucleare, che certamente non era argomento di piano, per la buona ragione che il piano organizza gli strumenti normativi in atto e sappiamo tutti che allo stato l’unica tecnologia nucleare efficiente, quella della fissione nucleare, è in Italia proibita per il risultato referendario. Da questo punto di vista guardo con grande preoccupazione i tentativi di riaprire il dibattito sul nucleare da fissione, non perché sia antinuclearista genetico — nel referendum io votai affinché venisse mantenuta la possibilità di utilizzare la fissione nucleare per le centrali nucleari, perché pensavo che nel 1984 fosse necessario — ma perché la tecnologia nucleare è obsoleta. La Germania e la Svezia si stanno rendendo autosufficienti energeticamente con l’eolico, le maree ecc. ed entro il 2010 smantelleranno 15 centrali nucleari la Germania e tutte la Svezia, non perché si sono poste oggi il problema delle scorie radioattive, ma perché sono impianti talmente vecchi e investimenti talmente consistenti, che anche la Francia ha smesso di fare l’autobriter, il quale non costa niente come carburante, ma costa talmente tanto di impianto che diventa ammortizzabile in 50 anni, quindi è meglio attendere la fusione nucleare. Credo quindi che sia doveroso fare un ordine del giorno per segnalare al Governo e al Parlamento che è doveroso sostenere l’Unione europea che ha preso un’importante decisione, a novembre del 2004. C’è stata una interessante mostra alla università di Ancona, la “‘Fusione Expo” a cui nessuno dei colleghi ha partecipato, perché l’Europa è all’avanguardia tecnologica sulla fusione nucleare, sta vincendo le resistenze di Cina e Stati Uniti per impedire che la fusione si faccia. Credo che fare un appello a Governo e Parlamento affinché non si riapra il capitolo ormai obsoleto della fissione, tecnologia del secolo XX e si faccia ogni sforzo, senza lesinare alcun investimento economico per la fusione nucleare, tecnologia del secolo XXI, sia necessario. Servirà a poco? Certo che serve a poco, non decidiamo noi, siamo anche sciolti, però lasciamo a futura memoria questa mozione di affetti per segnalare che il problema è seguito con attenzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.

Ottavio BRINI. Ci troviamo ad affrontare un problema che questo Consiglio regionale si porta dietro da ben 14-15 anni, un problema molto serio, un problema che purtroppo solo negli ultimi giorni ha subito un’accelerazione, a volte in modo anche scomposto, come abbiamo assistito in Commissione, su emendamenti e relazioni di cui neanche gli stessi proponenti sapevano la provenienza. Si è poi spiegato che erano documenti presentati dall’ufficio.
Quindi non si riesce a capire se questa proposta sia scaturita dalla Giunta, dalla maggioranza o dall’ufficio.
In questa circostanza, a nostro avviso i tecnici hanno sostituito la parte politica: bene o no, non abbiamo avuto l’opportunità e i tempi di poterlo approfondire.
Per quanto mi riguarda posso già anticipare — l’abbiamo fatto con una interpellanza come gruppo di Forza Italia — un no secco e deciso alla turbogas, su questo non ci deve essere ombra di dubbio.
Le preoccupazioni, le perplessità vengono dal voler approvare a tutti i costi un piano quale quello in argomento e sfido il Presidente D'Ambrosio, al pari degli altri, di dire se hanno avuto l’opportunità e la possibilità di leggerlo, di comprenderlo, di assimilarlo, di ragionarci e nello stesso tempo di poterlo illustrare a qualcuno per far capire quello che oggi andiamo a deliberare.
In questi 14 anni non vorrei che la montagna avesse partorito un topolino. Quindi deve prevalere il senso della responsabilità, non della demagogia e della strumentalizzazione. Questo è un piano corposo, per addetti ai lavori, un piano che solo per digerire necessita di mesi e mesi; per capirlo, penso anni.
Non a caso la politica dei due forni, a volte anche tre, di questa maggioranza, tiene ferme leggi come quella relativa ai sottotetti, in presenza di migliaia e migliaia di cittadini che attendono di avere la possibilità di una abitazione per un proprio figlio, per gli stessi genitori. Oppure la legge 13 che permetteva il miglioramento delle stesse aziende agricole.
Mi meraviglia che Spacca dica “uniti, 400 leggi...”. Siete divisi su tutto e se non ci fosse stato il senso di responsabilità dei gruppi di minoranza, molte leggi sarebbero rimaste chiuse dentro un cassetto, a danno dei cittadini marchigiani. (Interruzione). Comi, lezioni ce le potevi dare durante l’illustrazione della legge, non con le battute che fai oggi in aula, perché tu stesso ti sei trovato due volte documenti in mano e non sapevi nemmeno chi teli aveva proposti, tanto è vero che lo stesso presidente Avenali in più di una occasione ti ha chiesto “ma di chi è questa proposta?”, e tu già volevi illustrarla senza sapere chi l’aveva fatta.
Questa è l’improvvisazione di questa maggioranza che, pur di licenziare questo atto, per ottenere qualche consenso, non si preoccupa di fare un buon piano per i cittadini marchigiani, ma si preoccupa solamente di fare un piano, che è cosa ben diversa.
Quando Luchetti parla di concertazione, la concertazione vale sempre: vale per l’Api (voi siete stati molto sensibili al richiamo delle maestranze, impauriti perché avevano occupato quest’aula) quando siete andati incontro all’Api, giustamente, perché la salvaguardia del posto di lavoro, quando c’è anche la salvaguardia dell’ambiente, è giusto che vada perseguita e sarebbe stato grave che si fosse improvvisato anche in quell’occasione, in quella circostanza, mettendo sulla strada 500 famiglie, ma vale anche per gli altri casi. Ecco, Comi, la domanda che torno a farti: è importante avere un buon piano, o avere un piano? Se tutti siamo d’accordo a dire no alla centrale turbogas — e penso che qui non ci sia uno che sia d’accordo, nel gruppo di Forza Italia, con la realizzazione della turbogas — allora facciamo un atto preciso, chiaro, dove si dica no alla turbogas, poi, con calma, chi verrà dopo di noi avrà la possibilità di fare un buon piano, non avere in eredità un piano partorito dall’ufficio. (Interruzione del consigliere Comi). Certo che puoi rispondere, per fatto personale. Io ho diritto di dire quello che sto dicendo, perché non sono stato messo nelle condizioni di poter discutere e affrontare serenamente questa legge. La testimonianza è data dall’assessore Modesti, che quando si confronta con i gruppi di opposizione — vedi il condono, vedi il piano spiaggia, vedi leggi importanti — trova sempre collaborazione e dialogo, perché a noi interessa fare buone leggi o migliorare le leggi. In questa circostanza non siamo stati messi nelle condizioni di poter migliorare questa legge, perché l’ultima proposta è venuta una settimana fa. Nessuno di noi, Comi, ha la presunzione di essere preparato su tutto e in tutto, ma piace studiare a leggere anche a noi e confrontarci con altri, cercando di capire, di raccogliere il meglio, di portare avanti, magari, idee migliori delle nostre, mettendoci anche in discussione. Sapevate quindi che un punto fermo già c’era: no alla turbogas. I 150 emendamenti presentati da Forza Italia vanno nella direzione di dire “signori, siamo al penultimo giorno del Consiglio regionale”. Chi ha fatto l’amministratore sa benissimo che i piani regolatori, le varianti importanti o si fanno con il consenso di tutti, oppure sono cose che non si debbono fare, perché siamo già oltre il fine legislatura in quanto, se non vi fosse stato lo stratagemma di fare tre giorni di Consiglio regionale continuati, sicuramente questo piano non si sarebbe fatto.
Perché non prendiamo questo impegno, con il Presidente del Consiglio, impegnandoci, con l’emendamento presentato, a dire no alla turbogas? Noi abbiamo fatto un’interrogazione alla quale nessuno ha ancora risposto. Forse all’interno della maggioranza non tutti sono d’accordo. Vedo assente, ad esempio, il Vicepresidente Spacca. Vorrei sentire con le mie orecchie non solo cosa ne pensa sulla turbogas, ma cosa ne pensa di questo piano, che lui o Massi dovranno poi portare avanti. Questo piano lo deve spiegare alla gente, quando va in giro.
Quindi non siamo distanti dalla soluzione, basta solo avere del buon senso. Ci si poteva arrivare prima perché lo sapevate, ci si può arrivare anche oggi. Quindi non ci mettete nelle condizioni di fare un ostruzionismo. Se c’è buona volontà si può sospendere il Consiglio regionale, facendo una riunione tra capigruppo, trovando una soluzione, per poi mettere insieme in moto questo meccanismo, per far sì che questa problematica venga risolta una volta per tutte, in modo che la gente non viva più con questo assillo.
Io penso che Francesco Massi possa condividere questa impostazione.
Francesco Massi, visto che questa è una materia molto complessa — sfido chiunque ad avere assimilato una problematica del genere: con tuta onestà forse solo l’assessore Amagliani, che ci si è dedicato, sarà tranquillo con la coscienza, ma è uno dei pochi in quest’aula — formulo la seguente proposta. Siamo disponibili a trovare soluzione a un problema così importante e delicato qual è quello della turbogas, però chiediamo un rinvio tecnico per quanto riguarda il piano, magari fino alla prossima legislatura, ma con un coinvolgimento da parte di tutti, con più tempo, con più serenità, senza voler correre, perché correndo a volte si fanno cose fatte male, invece a noi serve un buon piano, affinché sia utile per tutti i cittadini marchigiani.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. Signor Presidente, colleghi consiglieri, il gruppo dei Verdi ha da tempo richiesto che la Regione approvasse un piano energetico ambientale regionale. Avevamo sostenuto questa richiesta quando ancora non era stato predisposta o non era in programma la predisposizione di un piano energetico ambientale regionale, cioè un piano che contemporaneamente, oltre a rispondere al soddisfacimento del bisogno di energia, perseguisse l’obiettivo del rispetto del protocollo di Kyoto e quindi affrontasse il tema energetico in modo più completo e più rispondente alle più moderne esigenze. Siamo soddisfatti che finalmente questo piano arrivi in aula, anche se ci sono state tante difficoltà dovute soprattutto a tante resistenze trasversali, di cui oggi, in aula, ne vediamo solo alcune, forse solo quelle apertamente manifestate.
Sono convinto dell’importanza di questo atto e ho fatto quanto era nelle mie possibilità, come componente della Commissione attività produttive perché si arrivasse a una conclusione. Servono degli indirizzi per le imprese, dopo la liberalizzazione del mercato dell’energia elettrica perché le Marche non diventi un territorio di rapina per imprese che vogliano localizzare impianti nel territorio al di fuori di un quadro di programmazione, al di fuori del rispetto di alcuni principi minimi indispensabili. Non a caso questa sera ci sono, in quest’aula, anche tanti cittadini che non hanno affrontato, come in tanti altri casi, soltanto quello che avviene attorno al giardino della loro casa, ma sono intervenuti perché questo piano energetico fosse approvato e discusso e mi sembra un approccio molto importante, una dimostrazione anche di maturità, perché i cittadini della nostra regione non dicono solo no a certi tipi di impianti, a certi insediamenti, ma vogliono anche che il fabbisogno di energia sia soddisfatto con le modalità più rispettose possibile dell’ambiente, nessuno si vuole tirare indietro dal dare il proprio contributo di ospitare nel proprio territorio degli impianti, ma quello che avverrebbe nella nostra regione in assenza di un piano energetico è sostanzialmente l’assalto di grosse società alla grande torta del business della produzione di energia elettrica nella nostra regione, cercando di soddisfare questo deficit energetico con due soli impianti, uno a Fano e un altro nella vallata del Potenza, a San Severino.
Rispetto a questi progetti il piano energetico pone una soluzione alternativa: non si limita soltanto a dire no, dice che nel nostro territorio è possibile soddisfare il fabbisogno energetico, addirittura rientrando e rispettando anche i principi del protocollo di Kyoto attraverso un meccanismo, che è quello della generazione diffusa, cioè la realizzazione, nel territorio, di piccoli impianti di produzione di energia elettrica, compatibili con le tecnologie a disposizione per ognuno dei tipi di centrali che noi vogliamo realizzare e contemporaneamente puntando non solo alla produzione di energia ma anche al risparmio, perché questa è certamente una grande risorsa. Non si tratta soltanto, come dicono alcuni articoli di giornale oggi, di sostituire una lampadina da 100 watt con una da 20 watt e illuminare di meno. Questo, purtroppo, è un esempio molto sbagliato: noi abbiamo un sistema che spreca energia. Possiamo ottenere lo stesso risultato consumando meno energia.
Alcuni mesi fa la Regione marche ha approvato una legge che è ritenuta una delle più avanzate in Italia, nel campo dell’illuminazione pubblica, una legge conosciuta da tutti come “Norme per la lotta all’inquinamento luminoso”. Su che cosa interviene questa legge? Su uno dei più grossi sprechi in campo energetico in materia di illuminazione pubblica. I nostri impianti di illuminazione sprecano fino al 70% dell’energia elettrica che consumano, perché la luce non arriva nei luoghi da illuminare: strade, piazze. Attraverso il risparmio che possiamo ottenere in queste bollette, cioè ristrutturando gli impianti, possiamo pagare addirittura gli investimenti per la ristrutturazione degli stessi. Questo è solo uno degli esempi. Se ragionassimo sulle tecnologie a disposizione, se ragionassimo al di fuori delle speculazioni politiche o delle convenienze elettorali, se convenissimo sulle tante possibilità che risparmio energetico e produzione di energia attraverso le nuove tecnologie, potremmo convenire sulle varie soluzioni che potremmo trovare. Non a caso questa legge, discussa in sordina, forse non illuminata dai riflettori dell’informazione, ha trovato in questo Consiglio un’approvazione unanime, prima in Commissione e poi in Consiglio, dimostrazione evidente che se questo Consiglio lavora senza voler tutelare interessi forti ma nell’interesse dei cittadini, può trovare delle soluzioni anche innovative.
Il problema non è soltanto produrre energia elettrica ma anche utilizzare il calore che viene prodotto da ogni centrale elettrica che produce energia con un grande impianto. Infatti, tutto il calore prodotto deve essere smaltito nell’ambiente, nei fiumi, oppure in atmosfera attraverso degli impianti di raffreddamento creando umidità, creando un’alterazione del microclima. Con piccoli impianti ci metteremmo nella condizione ottimale di avere quantità di calore che potrebbero essere utilizzate in loco, perché questo calore non può essere trasportato a tanta distanza dal luogo di produzione, quindi normalmente le grandi centrali elettriche disperdono questo calore e non a caso vengono realizzate a ridosso dei fiumi, a ridosso del mare, per smaltire questa grande quantità di calore che diventa un fattore negativo: da una potenzialità, da una possibile risorsa il calore residuo di un impianto di produzione di energia elettrica diventa un fattore di deterioramento ambientale. Se la taglia è piccola, in loco potremmo utilizzare nel migliore dei modi queste risorse. Quindi i no a queste mega centrali derivano non solo da preoccupazioni di carattere ambientale che vengono dalle grandi emissioni dovute alle grandi dimensioni di queste centrali. Pensate soltanto a due impianti che sarebbero sufficienti a soddisfare il deficit di energia elettrica di tutta la regione; pensate alle problematiche relative al trasporto della stessa energia elettrica, quindi potenziamento, elettrodotti, con tutte le difficoltà che ci sono. Pensiamo invece a un sistema in cui l’energia è prodotta in 20-30 punti del nostro territorio, vicino ai luoghi dove c’è il consumo e dove c’è la richiesta, con implicazioni ambientali sicuramente positive, con delle economie di scala. Certo, i piccoli impianti costano un po’ di più rispetto ai grandi impianti, ma ci sono tanti altri benefici che permettono di compensare abbondantemente questi maggiori costi. Il piano peraltro parla anche delle taglie di queste piccole centrali e se leggessimo queste tabelle ci accorgeremmo che questa differenza non è poi tanta e viene abbondantemente giustificata da altre economie che possono essere ottenute da questo modello di produzione dell’energia.
Dico anche un’altra cosa a sostegno di questa scelta del piano energetico ambientale regionale. Nel modello marchigiano non ci sono grandissime concentrazioni industriali e artigianali, queste concentrazioni sono distribuite abbastanza uniformemente nel nostro territorio, così come l’imprenditorialità è estremamente distribuita nel nostro territorio. Perché lasciare questo business della produzione di energia elettrica in mano a due grandi monopolisti e non investire invece i nostri imprenditori della opportunità di produrre, con piccole centraline, questa energia elettrica, quindi avere 40-50 aziende nella nostra regione — artigianali, agricole, che producono energia su piccola scala — che ottimizzano questa produzione di energia e l’utilizzazione di quel calore che, altrimenti, andrebbe sprecato?
Quello della produzione dell’energia elettrica è un grosso affare. Concentrarlo in poche mani significa anche richiedere l’intervento di investitori esteri, che certamente fanno l’investimento, ma portano a casa tutti gli utili e portano questi utili al di fuori della regione. Non a caso le altre grandi centrali realizzate nella nostra regione — penso alla centrale di cogenerazione all’interno della raffineria Api di Falconara — hanno visto la compartecipazione di banche internazionali, non per il finanziamento, non per l’erogazione dei mutui ma come soci nella realizzazione di questo intervento, perché gli utili escano poi dalla nostra regione e siano distribuiti a quei finanzieri, a quei soggetti che hanno finanziato l’intervento. Quindi nel campo della produzione dell’energia, delle mega centrali, vediamo l’intervento di fondi di investimento giapponesi americani, di banche internazionali, perché c’è un grosso affare dietro questo, un grosso affare che sta dietro anche il prezzo che viene riconosciuto per la produzione di questa energia elettrica, i contributi, i benefici del cosiddetto CIP 6, cioè risorse pubbliche che vengono riversate a coloro che vanno a realizzare questi impianti. Allora tanto vale che questi impianti di piccola taglia vengano realizzati da imprese della nostra regione. Questa è la sfida di questo piano energetico: ottimizzare la realizzazione della rete di produzione di energia elettrica nella nostra regione attraverso un progetto di un distretto diffuso su tutta la regione, per la produzione di energia elettrica su piccola scala, progetti che vedano protagoniste le nostre imprese, progetti che vedano le imprese garanti della realizzazione di impianti che abbiano il minore impatto ambientale e che si rivolgano in modo privilegiato alle energia rinnovabili. Perché non accettare questa sfida? Peraltro i grandi impianti hanno anche tempi di realizzazione molto lunghi, quindi i tempi in cui noi avremo i primi contributi della produzione di energia elettrica da questi impianti non sono neanche immediati, nel caso di mega impianti.
Questo atto amministrativo, questo provvedimento soddisfa certamente coloro che si sono preoccupati rispetto a questi progetti di mega centrali elettriche, ma soddisfa anche coloro che da anni chiedono che nella nostra regione si facciano impianti di energia rinnovabile. Poc’anzi il collega Novelli, nel suo intervento ha detto “la nostra è una regione in cui l’energia eolica è sostanzialmente assente”, esistono pochi, piccolissimi impianti di produzione, praticamente delle presenze simboliche, ma non si è dato nella nostra regione il via ad alcun impianto, nonostante che l’energia eolica è una tecnologia che permette di produrre energia elettrica a costi competitivi, senza contributi pubblici, con un meccanismo che viene alimentato esclusivamente dai “certificati verdi”. Quindi noi abbiamo delle potenzialità anche per sviluppare forme di energia rinnovabili, le quali non pesano sulla collettività a livello di investimenti ed hanno l’opportunità di affrontare correttamente la tematica del soddisfacimento del fabbisogno energetico nella nostra regione.
Voglio anche dire che questo piano energetico mi convince anche perché non sottovaluta tutto il tema della riduzione dei consumi, del loro contenimento, attraverso un recupero dell’efficienza energetica e anche attraverso una operazione di recupero di tutto quello che nella nostra società diventa rifiuto e che ah un contenuto energetico che può essere recuperato riciclando e riutilizzando quel materiale. Quando noi otteniamo una lattina di alluminio a partire dalla bauxite, cioè dal minerale che estraiamo dalle miniere, consumiamo 25 unità di energia; quando otteniamo questo stesso alluminio da una lattina di alluminio, consumiamo una unità di energia, quindi consumiamo 25 volte di più a partire dalla materia prima. Certo, c’è poi un consumo di energia necessario per andare a recuperare questa lattina e riciclarla, ma quando noi recuperiamo carta, plastica e altri materiali, il beneficio energetico è fortissimo.
Alcuni sostenitori dell’incenerimento dei rifiuti sono rimasti sorpresi dall’esito e dalle risultanze degli studi contenuti da questo piano, ma per molti di noi non era assolutamente una novità: i rifiuti non sono certamente un buon combustibile, il piano energetico evidenzia che bruciando i rifiuti non solo non si produce più energia ma se ne consuma più di quella che si ottiene, perché all’interno di questi che impropriamente vengono chiamati termovalorizzatori — in realtà sono solo degli inceneritori — bisogna bruciare del gas o del gasolio per permettere l’incenerimento dei rifiuti solidi urbani.
Quindi il piano correttamente, pur essendo stati stralciati al suo interno alcuni elementi, alcuni passaggi relativi all’incenerimento dei rifiuti, comunque precisa questo che è un dato scientifico: non possiamo attenderci dalla combustione dei rifiuti un grande contributo alla produzione di energia. Poi, magari, potremmo scegliere, in futuro, perché preferiamo incenerire rifiuti piuttosto che riciclarli, consumando energia. Il processo di termodistruzione di rifiuti è un processo, dal punto di vista energetico, dispendioso, che non permette nessun recupero e, anzi, ci colloca al di fuori della strategia del contenimento delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera. Diverse opportunità vengono offerte dalle discariche che emettono dei gas che, se finiscono in ambiente, contribuiscono a deteriorare la qualità del nostro territorio, se recuperati possono essere bruciati e produrre energia. Quindi il piano, giustamente, pensa a tutte le discariche esistenti come luoghi in cui recuperare l’energia.
Analogo procedimento può essere fatto per tutta una serie di reflui — penso a quelli delle aziende zootecniche — dove la produzione di biogas è una tecnologia ormai estremamente diffusa e utilizzabile nella nostra regione.
Infatti la sfida di questo piano è: vogliamo collocarci all’interno di quella innovazione che ormai è sperimentata, collaudata in regioni anche turistiche, come il Trentino Alto Adige. Lì si fa un diffuso utilizzo delle tecnologie di cogenerazione attraverso l’utilizzo delle biomasse, cioè residui vegetali di qualsiasi genere che vengono bruciati e dai quali si ottiene energia elettrica e calore. Vogliamo fare questa scelta o vogliamo puntare ancora a un modello vecchio, superato, che nella nostra regione ha sicuramente un impatto estremamente preoccupante? Il vecchio modello significa 2-3 grandi impianti che soddisfino tutti i fabbisogni energetici della nostra regione, almeno nel campo dell’energia elettrica.
In questi giorni in cui le città del nostro paese sono bloccate da ordinanze dei sindaci perché il livello di diffusione nell’ambiente delle polveri sottili e di altri inquinanti raggiunge delle soglie che hanno degli effetti drammatici sui cittadini — l’Oms ci parla delle polveri sottili come uno dei fattori importanti di mortalità nelle città: più salgono le concentrazioni, più sale la mortalità, purtroppo c’è un legame estremamente stretto e la legge stabilisce che quando la mortalità arriva a certi livelli bisogna intervenire in tutti i modi per interrompere la diffusione di polveri sottili nell’aria fino al punto di bloccare il traffico — quanto danno economico, oltre al danno ambientale, oltre al danno alla salute pubblica è provocato da questo sistema? Questo piano energetico dà soltanto degli indirizzi, non ci garantisce che ci sarà un’automatica riduzione delle polveri sottili: dipenderà dalla nostra capacità di saperlo applicare, e qui do ragione anche ad alcuni colleghi del centro-destra che hanno detto “abbiamo paura che questo piano non verrà applicato, abbiamo paura che non esistano sufficienti garanzie perché questi indirizzi siano applicati”. Noi ci troviamo di fronte a un piano, a un atto amministrativo: si possono dare degli indirizzi, si può fare una politica di accompagnamento di questo piano. Io dico fin d’ora che, come per tante altre leggi e tanti altri provvedimenti, se noi non seguiremo questo piano, se non lo accompagneremo con atti conseguenti nelle decisioni di governo e in parte anche nelle decisioni di Consiglio — ma sappiamo che la gran parte del potere della Regione è concentrata all’interno del governo, all’interno di chi fa i bandi, all’interno di chi decide su atti non propriamente di competenza del Consiglio — certamente non potrà avere dei risultati. Se inizierà quella strisciante melina, quella strisciante resistenza a ogni provvedimento, che peraltro ha anche caratterizzato il blocco di buoni progetti che pure c’erano nella nostra regione nel campo della produzione dell’energia rinnovabile, c’è il rischio veramente che si possa decretare, tra qualche anno, il mancato raggiungimento degli obiettivi di questo piano e magari, da questo, si possa partire per tentare di riaprire la porta ai grandi impianti di produzione di energia elettrica.
Il voto del gruppo Verdi su questo atto sarà convinto. Non è un voto soltanto per bloccare qualche cosa che non condividiamo, è un voto per far passare un piano che ci permetta di dire no a qualcosa, con la certezza che c’è un’alternativa che può essere praticata e soprattutto con la consapevolezza che gran parte di quello che è contenuto nel piano è già adottato in altre regioni, in altre realtà. Innanzitutto chiediamo un cambio di mentalità, chiediamo un approcci positivo anche da quel mondo confindustriale che oggi ci ha chiesto di non approvare questo piano, perché proprio dal mondo dell’industria vediamo i players, cioè coloro che dovranno sposare la filosofia di questi piccoli impianti e proporre le iniziative imprenditoriali. Chiediamo il cambio di mentalità ai cittadini, chiediamo il cambio di mentalità agli amministratori. L’utilizzo dell’energia solare per la produzione di acqua calda a uso domestico è un fatto normale in alcune città che stanno anche più a nord delle Marche o dell’Italia e nonostante ciò nella nostra regione stenta a essere utilizzata questa tecnologia che è assolutamente competitiva. Non diciamo di rendere obbligatori i pannelli solari per la produzione di acqua calda sui tetti di tutte le case, ma certamente, se lo rendessimo obbligatorio non aggraveremo i costi di costruzione e di gestione di un edificio, ma faremmo fare degli investimenti che con il tempo, anche breve, avrebbero un ritorno immediato.
Quindi è un piano che chiede a tanti di risolvere i problemi del fabbisogno energetico della nostra regione, piuttosto che delegare a nuovi monopolisti il compito di produrre energia e a noi lasciare la possibilità di sprecare senza alcuna attenzione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Dopo ben 14 anni la Giunta si presenta con una bozza di PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale) che tutto é, meno che un Piano energetico.
Ci sono voluti ben 14 anni, da quando l'art. 5 della L. 10/91 lo prevedeva e ripetuti ed onerosi incarichi all'Università di Ancona, per arrivare soltanto a quello da più parti viene ritenuto solo uno studio, per quanto corposo, ma poco utile per risolvere i problemi della regione Marche, in particolare le gravi criticità regionali.
Ciò è stato ripetutamente sostenuto, nelle diverse audizioni, dai sindacati, dalla Confindustria Marche, dalla Confartigianato e dall'ANCI stesso. Ha trovato favorevoli certamente le associazione ambientaliste, per motivi ideologici, e pochi altri soggetti, questi ultimi per alcuni aspetti di loro particolare interesse (ad es. gli agricoltori per le biomasse).
Come noto le Marche è la seconda Regione in Italia per deficit energetico nel settore elettrico, ben oltre il 58% - dati ufficiali del Gestore della Rete di Trasporto Nazionale (GRIN) - rispetto al 46% indicato nel PEAR. E' prevedibile che al 2015, in uno scenario meno accentuato di crescita, il deficit arriverà al il 70% contro la previsione irrealistica del PEAR del 51%.
Ha, altresì, una rete di trasporto di energia particolarmente critica, soprattutto lungo la fascia costiera che va da Ancona fino all'Abruzzo e nulla è stato fatto in tale direzione che potrebbe portare a gravi disservizi.
Per colmare, comunque, tale grave deficit, debbono essere trasferite enormi quantità di energia elettrica dai lontani poli di produzione di Brindisi e di Porto Tolle (Provincia di Rovigo), con perdite di trasmissione rilevanti che generano uno spreco di energia circa uguale a quella che si otterrebbe bruciando circa 80 milioni di metri cubi l'anno!
Spreco cui nessuno sembra prestare attenzione, in particolare le cosiddette forze ambientaliste tanto attente alla tutela dell'ambiente ed al non spreco delle risorse.
E' degno di nota quello che può considerasi un vero e proprio contropiano, per conto della Banca Marche e della Confindustria Marche, fatto da altri tecnici dello stesso Istituto di energetica dell'Università Politecnica delle Marche, che smentiscono in toto le conclusioni e soluzioni del PEAR giudicate dagli stessi impraticabili ed ottimistiche!
Si dice, inoltre, impropriamente nel PEAR che le Marche danno il loro contributo a livello nazionale con il surplus di prodotti petroliferi dell'API di Falconara. Semmai viene raffinato il petrolio importato e prodotto altrove, con impatto in termini di produzione di anidride carbonica (gas ad effetto serra, al cui riduzione secondo il protocollo di Kyoto, che proprio domani 16 febbraio entra in vigore si deve contribuire, con un costo medio per abitante in Italia di oltre 300~ contro 30 della Germania e Francia!) pressoché nullo come espressamente affermato nel PEAR stesso.
Si pone a carico, poi, del bilancio in positivo delle Marche nel settore del gas metano per dire che c’è equilibrio fra domanda ed offerta anche la produzione off-shore della costa marchigiana.
Quanto, quindi, al deficit elettrico, di fatto altri se ne dovrebbero fare carico insieme alla quota parte di anidride carbonica prodotta (Certamente il federalismo regionale potrebbe non consentirlo più; ognuno si dovrà fare carico dei suoi problemi energetici), per cui è bene aspettare per soluzioni virtuose future.
Si dimentica assurdamente il carattere strategico che ha l'energia elettrica per lo sviluppo e la competitività dei sistemi produttivi. Oggi in Italia si paga un gravissimo ritardo per mancate decisioni per cui la produzione di energia elettrica costa quasi il doppio della media europea (circa 110 lire/Kwh contro le 6O lire/Kwh) con tutto quello che ne consegue per l'economia, le imprese e le famiglie. Il mix produttivo italiano è l'esatto contrario di quello dei principali paesi europei: 70% di combustibili fossili utilizzati in Italia (petrolio e gas metano) contro il 70% di altre fonti (carbone e nucleare) negli altri paesi.
Le Marche, in quanto zona critica per l'elevato deficit, fin da quest'anno nei consumi produttivi, a partire dal 2007 per le famiglie, pagheranno di più l'energia elettrica così come già annunciato dal Gestore del Mercato elettrico (GME) perché ovviamente trasportare energia da lontano costa di più, a differenza di altre Regioni dotate di adeguati impianti di produzione per il proprio fabbisogno.
Non è valso nulla per le Marche l'aver sottoscritto l'Accordo del 5 settembre 2002, insieme al Governo, alle altre Regioni, alle Province, Comuni e Comunità Montane, per l'esercizio dei compiti e delle funzioni di rispettiva competenza in materia di produzione di energia elettrica nell'ambito della Conferenza Unificata Stato-Regioni e Stato-città ed Autonomie locali (ex articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281).
Veniva sottolineata, in particolare, la necessità di dovere tener in dovuto il carattere strategico dell'energia elettrica per un equilibrato sviluppo economico e sociale regionale ed i rischi conseguenti del permanere nel tempo di un elevato deficit regionale di produzione.
In particolare, veniva affermato espressamente che, “nelle aree e nelle Regioni deficitarie, ossia dove la produzione interna è inferiore al fabbisogno, l’energia avrà inevitabilmente costi, e quindi prezzi, maggiori che in altre aree del Paese, frenando lo sviluppo socio-economico locale".
Non si vuole, altresì, porre alcuna attenzione alle raccomandazioni recenti (9 febbraio 2005) contenute nelle conclusioni dell'indagine conoscitiva dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato e dell’Autorità per l'energia elettrica e il gas in cui, nel sottolineare il quadro di criticità del settore elettrico, si suggerisce l'opportunità dell'adozione di alcune misure urgenti in merito all'assetto strutturale dell'offerta di energia elettrica.
Il PEAR in approvazione ovviamente non si preoccupa di tutto questo. Esso è l'ennesima versione che, ultima, si contraddice totalmente con quella elaborata come Piano Energetico Regionale (PER) nel 2003 dall'Assessore Spacca e oggi profondamente stravolta dall'Assessore Amagliani nella versione ambientale (PEAR) che ha preso il sopravvento.
Non si capisce proprio che cosa da allora sia cambiato. Praticamente nulla se non una visione ideologica e puramente ambientalista del problema.
Vengono completamente capovolte, senza alcuna giustificazione, le indicazioni e le conclusioni del PER (versione Spacca) del 2003 con particolare riferimento alle scelte allora fatte per risolvere il nodo critico relativo al deficit di produzione di energia elettrica.
Allora si prevedeva un mix di soluzioni che includevano uno o due impianti di produzione termoelettrico di base (400 Megawatt elettrici) insieme a tutte le altre azioni "virtuose" (cogenerazione, trigenerazione, risparmio, energie rinnovabili), che sono tutte comunque da perseguire, ora come allora, nella consapevolezza sì un contributo certamente importante, ma non certamente decisivo come viene da più parti riconosciuto (se andrà bene un modesto qualche percento).
Oggi nel PEAR la produzione di energia elettrica mancante viene assicurata non più attraverso una centrale di base, ma esclusivamente ricorrendo alla cosiddetta "cogenerazione distribuita di distretto" di cui nel 2003 si prevedevano solo 60 MWe (ipotesi del tutto realistica), oggi 2005, invece, se ne prevedono di installarne ben 460 MWe.
Si tratta di una vera e propria fuga dalla realtà. Siamo alla "via marchigiana" di produzione di energia elettrica, unica nel panorama nazionale.
Si prevede la realizzazione di alcune decine di impianti cogenerativi di piccolo-media taglia, nelle diverse aree industriali, cioè di impianti che producono e distribuiscono insieme energia termica ed elettrica, condizione che difficilmente si verifica nella realtà delle Marche.
Si dà per scontato, cioè, che gli impianti più piccoli siano più facilmente accettati e anche più efficienti e controllabili (ciò non è vero!) E' facile trasportare e consumare energia elettrica anche a distanza; è particolarmente difficile per l'energia termica. Ci vorrebbero, per essere convenienti, utenze vicine all'impianto di produzione con carichi termici di consumo regolari e significativi nell'arco di tutto l'anno.
Non si capirebbe perché nelle stesse Marche ed in Italia non se siano stati fatti a sufficienza e ciò anche nelle ipotesi favorevoli di incentivazione previste dal PEAR stesso e da norme tutte ancora da rendere concrete ed efficaci.
Siamo in settore a mercato libero che seleziona automaticamente le iniziative valide e gli investitori professionali con grande disponibilità di capitale di rischio.
E' cosa curiosa notare che il PEAR prevede che nella Vallesina non si possano fare più impianti che utilizzino combustibili fossili! Anche nella vallata la tanto virtuosa cogenerazione non si potrebbe fare.
Il PEAR di fatto scommette su condizioni normative (nazionali ed europee) e su capacità istituzionali ed imprenditoriali locali tutte da verificare. Ci si affida ad scenario "virtuoso" di medio periodo al 2015, che, per inerzia dovrebbe favorire le sole Marche, a differenza di altre Regioni che nel frattempo intendono agire diversamente e portare all'azzeramento tendenziale del deficit.
Peraltro, a queste condizioni, al PEAR stesso, non sembra proprio crederci nessuno.
Vi sono, in tal senso, affermazioni ripetute dei proponenti in più parti del PEAR stesso (si parla di probabile insuccesso, di condizioni economiche difficilmente vantaggiose, di una quadro normativo ed istituzione tutto da verificare, ecc).
Viene anche dichiarata, mettendo le mani in avanti, la necessità di verifiche “annuali" attraverso cui provvedere alla correzione degli strumenti, degli obiettivi e soluzioni e ciò per un Piano di medio termine, orizzonte 2015.
Sembra proprio che solo le Marche abbiano la soluzione giusta: uniche si incamminerebbero su una strada del tutto “virtuosa" che altre Regioni, più realisticamente, non intendono seguire in via esclusiva.
Anche le Regioni confinati presentano deficit elettrici significativi, ma inferiori a quelli delle Marche: stanno meglio anche perché prevedono soluzioni, a breve, utili e credibili.
Tutte prevedono il riequilibrio del deficit di produzione ricorrendo ad impianti di base, insieme ad altre azioni "virtuose" (risparmio veramente sostenuto con risorse che il PEAR non prevede proprio, energie rinnovabili, cogenerazione ove è fattibile) che comunque vanno assolutamente realizzate.
Così ha fatto l'Emilia Romagna con un deficit di produzione, pari ad una volta e mezza l'energia annua consumata dalle Marche. Con l'approvazione di una apposita legge regionale a dicembre, pensa di azzerare il deficit nel 2010.
Pertanto tenuto conto della criticità della situazione, con un deficit di produzione di energia elettrica del 50% circa, responsabilmente ha dato l'intesa di legge per la realizzazione di tre nuovi centrali, ognuno di 800 MWe.
Anche la Toscana - che ha approvato nel 2002 il piano energetico (PER) e ha adottato nel gennaio 2005, con atto della Giunta Regionale, il piano di indirizzi energetico regionali (PIER) - prevede il raggiungimento dell'equilibrio energetico anch'essa nel 2010.
Con il PEAR proposto, la Giunta Regionale sembra proprio più attenta al solo "mercato elettorale" ed a gruppi di pressione che favorire la soluzione dei problemi delle Marche stesse. Anzi si penalizza fortemente le Marche stesse con un PEAR ideologico.
Certamente vanno cercate le soluzioni più avanzate, innovative ed ambientalmente migliori. Tutti vogliamo lo sviluppo sostenibile, ci interessa il protocollo di Kyoto, ma bisogna stare pure con i piedi per terra, conciliare cioè lo sviluppo con la tutela dell'ambiente.
Non è possibile, peraltro, tutela dell'ambiente senza sviluppo. Solo una società prospera può destinare risorse per l'ambiente!
Forse le posizioni contrarie dei sindacati tutti, del mondo della produzione (Confindustria, Confartigianato, ecc) e degli Enti locali come l'ANCI, possono essere tacciate di miopia e di essere preconcette ed immotivate? Esse sono proprio nel merito del PEAR stesso.
Viene ribadito che la proposta PEAR si configura come uno studio più che un vero e proprio Piano, mancandone tutti i requisiti, compresi quelli espressamente indicati nell'articolo 5 della legge 10/91 quali: l'individuazione dei bacini energetici territoriali; la localizzazione e la realizzazione degli impianti di teleriscaldamento; l'individuazione delle risorse finanziarie da destinare alla realizzazione di nuovi impianti di produzione di energia; la destinazione delle risorse finanziarie, secondo un ordine di priorità relativo alla quantità' percentuale e assoluta di energia risparmiata, per gli interventi di risparmio energetico; la formulazione di obiettivi secondo priorità di intervento; le procedure per l'individuazione e la localizzazione di impianti per la produzione di energia fino a dieci megawatt elettrici per impianti installati al servizio dei settori industriale, agricolo, terziario, civile e residenziale, nonché per gli impianti idroelettrici.
Tutto quanto sopra è praticamente assente nella proposta di PEAR all'esame, con riguardo in particolare alle risorse finanziarie da destinare alle azioni di Piano, alle priorità di intervento ed alla partecipazione degli Enti locali e delle loro Aziende e delle forze sociali ed economiche nella sua materiale elaborazione.
Si rinvia nel tempo, a scenari di lungo periodo ed a strumenti virtuosi, del tutto incerti, il materiale perseguimento dei suoi obiettivi strategici
Certamente sono condivisibili gli obiettivi "alti", fin troppo ottimistici, del risparmio energetico e dell'utilizzo del potenziale regionale delle energie rinnovabili, cui, peraltro, non si accompagnano strumenti operativi che ne consentano la realizzazione effettiva in tempi ragionevoli.
Io non voglio nemmeno sottrarmi dall’affrontare brevissimamente, anche se il collega Brini lo ha già fatto in maniera adeguata, la vicenda dell’impianto di San Severino Marche, rispetto alla quale ci rimettiamo alla proposta che lo stesso consigliere Brini ha fatto in aula, cioè la proposta di un impegno ufficiale assunto in quest’aula dai due candidati — mi dispiace dover rilevare che mentre il candidato della Casa delle libertà è presente e dirà ufficialmente nel suo intervento il suo punto di vista in ordine a questa materia, il candidato dell’Ulivo, il Vicepresidente della Giunta regionale, assessore all’industria, è assente — in merito al problema. Insisto nel dire che una cosa è il piano regionale, altra cosa questo problema della centrale. Ribadisco che noi condividiamo tutte le preoccupazioni espresse dai cittadini e dall’opinione pubblica di quella cosa, ma dall’intera provincia di Macerata.
La centrale è un problema a se stante, indipendente dall’approvazione del piano. l’avere tentato di collegare e di insistere in questa strategia di collegare queste due scelte è una bugia sul piano politico, una grandissima bugia, perché i cittadini devono sapere che nessuna centrale può essere fatta sul territorio senza l’assenso della Giunta regionale, quindi ci vuole un atto di volontà politica di questa Giunta regionale per dire sì alla realizzazione dell’impianto. Continuare a dire che il piano bloccherà questa cosa è una bugia: ci vuole un atto di volontà politica che non ci si vuole assumere.
Dentro questo quadro di chiarezza noi abbiamo ribadito la nostra assoluta contrarietà all’approvazione di un piano quale quello che è stato proposto, che è un piano forzatamente, volutamente ispirato ad una logica ambientalista, che non tutela lo sviluppo della nostra regione, che non si fa carico della situazione delle aziende e delle imprese, un piano improprio che viene proposto a due giorni dalla conclusione della legislatura. E’ questo un altro fatto grave sul piano della legalità. Ma cosa avete fatto per cinque anni? Veramente questo elemento rafforza la convinzione di chi dice che questa Giunta ha vegetato, ha fatto nulla, e oggi ci venite a proporre di approvare uno strumento di programmazione in questo settore fondamentale che determinerà la vita dei marchigiani per i prossimi vent’anni, con un dibattito di mezza giornata, strozzando il volere, il parere del mondo economico regionale? Non potete chiederci il suicidio, questo no è consentito, non è giusto.
Quindi, se volete assumervi questa responsabilità ve la dovete assumere in toto approvando questo strumento che non ha consenso, approvando questo strumento che, siamo convinti, il giorno dopo le elezioni vi affretterete a modificare, per accontentare altre clientele politiche.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Martoni.

Gabriele MARTONI. Rispetto alle ultime parole del consigliere Giannotti, il quale dice che approvare questo piano energetico ambientale regionale è un suicidio, la cosa positiva che si raccoglie — mi rivolgo soprattutto a quelle persone che sono venute ad ascoltare il Consiglio regionale — è che qualche campana all’interno del suo gruppo, per fortuna suona in modo diverso, come Grandinetti il quale dice cose diverse dal proprio presidente di gruppo.
Questo per dire che l’attenzione rivolta da questo Consiglio regionale a un problema importante come questo, necessita sicuramente di un approfondimento, ma soprattutto di una chiarificazione. I Comunisti italiani, anche se si ventilava — qualcuno lo diceva — che non erano d’accordo all’approvazione di questo piano, hanno determinato sicuramente, in Commissione, un modo certo di miglioramento, di approfondimento condiviso da tutta la Commissione nella istituzione di un’agenzia di raccordo per i problemi energetici e nella puntualizzazione di alcuni strumenti e di alcune tecnologie che dovevano essere inseriti all’interno del piano, ponendo anche una questione importante, presente nel piano, che è quella di andare a un monitoraggio, a un anno da quello che si è potuto fare e si è fatto.
Al fine di recuperare i ritardo nella concertazione regionale sull’efficienza energetica e di colmare il gap che le aziende regionali hanno nel promuovere il risparmio energetico, il piano energetico ambientale regionale auspica una nuova organizzazione. Eventualmente, questo viene fatto sotto forma di agenzia delle aziende e dei consorzi regionali di distribuzione dell’elettricità e del gas, che potrebbe gestire a livello regionale l’avvio del mercato dei titoli di efficienza energetica, sviluppando la domanda di nuovi servizi energetici, la strutturazione dell’offerta e nuovi prodotti finanziari legati al risparmio energetico e alle fonti rinnovabili di energia.
Tale nuova organizzazione consentirebbe alle aziende energetiche regionali di ottemperare agli obblighi derivanti dal decreto del 20 luglio 2004 e di svolgere un ruolo preminente nella promozione regionale dell’efficienza energetica, superando le limitazioni imposte dall’approvazione del “decreto Marzano”. In particolare, soprattutto il comma 34 di quella legge, che vieta alle imprese di distribuzione i servizi post-contatore, impedendo proprio gli interventi sull’utenza diffusa che sono l’ambito principale di attuazione previsto dai decreti del luglio 2004.
La stessa nuova organizzazione che noi abbiamo sostenuto, potrà anche mettere a punto sistemi comuni di valutazione dell’efficienza energetica e strategie condivise per la vendita incrociata di elettricità e gas, per contenere i costi e resistere alla concorrenza dei grandi network energetici nazionali, che hanno mantenuto, di fatto, posizioni monopolistiche contrastanti con la normativa nazionale ed europea e che preparano campagne di acquisizione di nuovi mercati a danno delle utilità locali.
Le aziende energetiche parteciperanno alla nuova organizzazione svilupperanno la capacità di realizzare direttamente interventi in campo energetico e di acquisire i titoli di efficienza energetica, senza riversarne oneri aggiuntivi sugli utenti. Questo è uno dei punti qualificanti su cui i Comunisti italiani hanno fatto forza, proprio perché un piano energetico ambientale regionale deve andare verso i cittadini.
La nuova organizzazione regionale potrà sicuramente garantire lo sviluppo locale delle energy service company e il successo delle nuove formule contrattuali di interazione tra i soggetti detentori di tecnologie, i fornitori di servizi e gli utilizzatori di energia, con finanziamenti tramite terzi, società-veicoli e mutui energetici. Entriamo quindi in un campo futuribile, diverso, ma legato soprattutto alla salvaguardia dell’utenza. Certo è necessario però che la Regione Marche si attivi anche con le altre Regioni per anticipare un quadro chiaro di sviluppo dei biocombustibili, per i quali viene fissato dalla direttiva Ce dell’8 maggio 2003, che non è stata ancora recepita dall’Italia, una percentuale minima di immissione sul mercato del 2% del totale della benzina e del gasolio per trasporti, immesso annualmente entro il 31.12.2005 e del 5,75% entro il 2010. Infatti, senza un chiaro quadro legislativo nazionale di riferimento — e noi lo riportiamo in questo piano, questa è la grossa novità — è impossibile un programma regionale di sviluppo dell’utilizzo, ad esempio, del biodiesel, che secondo l’International energy agency, non ha possibilità di competere con gli altri carburanti senza sussidi pubblici, al contrario dell’etanolo prodotto a partire dalla canna da zucchero.
Occorre quindi anche valutare con attenzione la possibilità di produrre nelle Marche etanolo in bioraffinerie, alimentate da diverse produzioni agricole ed è un’altra novità che abbiamo introdotto in questo piano, grazie agli ingenti investimenti nella realizzazione di impianti dimostrativi già finanziati dall’Unione europea. Occorre anche verificare le conseguenze dell’imminente sviluppo commerciale delle auto ad idrogeno, che deriverà sicuramente dalle nuove “idrogen higways”, quelle macchine che attraverseranno gli strati e che saranno quelle fonti su cui credo, in questo monitoraggio annuale si dovrà provare la prossima Amministrazione regionale. Eventualmente, sostenere anche la diffusione delle auto ibride, in cui l’etanolo o la benzina fanno marciare la vettura fuori città, caricando nello stesso tempo le batterie elettriche che alimentano in città il motore elettrico, quindi quando si parla di energia e di piani energetico significa lavorare a tutto campo su questo.
Occorre risolvere alla radice la forte perplessità degli amministratori e delle popolazioni locali, perplessità che hanno bloccato, fino ad oggi, un qualsiasi sviluppo dell’eolico nelle Marche. Noi diciamo che questi dubbi e queste perplessità legati anche alla percezione di una sorta di potenziale esproprio della risorsa paesaggistica costituita dal panorama intatto da parte dei realizzatori di parchi eolici vanno superati. Le comunità locali — mi rivolgo ai sindaci e agli amministratori che ho visto qui in platea — dei crinali appenninici adatti, devono essere dotate di mezzi culturali e organizzativi, necessari ad autogestire direttamente lo sviluppo eolico dei luoghi dove abitano. Dobbiamo ridare voce ai cittadini. L’accertamento di una forte e costante ventosità, presente ad esempio nel campo eolico, è infatti l’unico rating necessario per ottenere il finanziamento di terzi anche al 100% dell’investimento. I crinali che non hanno vincoli naturalistici, paesaggistici o di altro tipo, per i quali la pianificazione regionale prevede la fattibilità degli aerogeneratori, queste grandi pale, vanno già da oggi considerati un patrimonio di chi ci vive vicino, un patrimonio di tutti i cittadini, funzionali al benessere locale e devono essere utilizzati quanto prima per grandi investimenti nell’eolico, delle stesse comunità locali, che devono essere messe in grado di realizzare un utile che va verso i cittadini.
Dico questo perché abbiamo anche tenuto conto, ad esempio, che l’esclusione dal regime di sostegno delle fonti cosiddette assimilate alle fonti rinnovabili di energia, renderà comunque disponibili per il fotovoltaico, che abbiamo inserito, con un emendamento all’interno del piano energetico ambientale regionale, imponenti risorse finanziarie derivate da un prelievo su tutte le utenze elettriche di entità doppia rispetto a quello tedesco, ad esempio. Le Marche hanno condizioni di insolazione in rapporto alle temperature massime estive, ideali proprio per il fotovoltaico. Quindi abbiamo proposto la modifica del regime di sostegno del fotovoltaico, che potrebbe portare, entro il 2005, anche in Italia, la stessa crescita esponenziale degli impianti fotovoltaici di grandi dimensioni che già sono in atto in Germania, in seguito all’adozione di decreti che consentano ai produttori fotovoltaici, di riversare in rete a circa 5 centesimi di euro a kw, la produzione di elettricità. Quindi, non appena saranno certi livelli adeguati di incentivazione in conto tariffa — questo è un compito dell’agenzia che noi abbiamo chiesto con forza — sarà sostenuto soprattutto lo sviluppo di uno o più impianti regionali di produzione o di assemblaggio di sistemi solari fotovoltaici di minor costo per unità di superfici, adatti anche per coperture industriali e di un sistema creditizio regionale che faciliti un rapido sviluppo degli investimenti di nuovi impianti, non appena gli incentivi saranno disponibili e non credo che sia questo un piano privo di contenuti come qualcuno dice.
Certo, la gestione di tutto questo ha bisogno di un’agenzia, di qualcuno che lo governi, un’agenzia di raccordo. Il monitoraggio annuale darà a questo piano la possibilità di poter apportare degli aggiustamenti e dei miglioramenti.
Noi pensiamo — come gruppo dei Comunisti italiani voteremo a favore di questo piano — pensiamo che è stata imboccata una strada difficile nella realizzazione, ma facile perché all’interno di questo ci saranno altri contenuti. Come altri contenuti saranno dati nella preparazione e nella predisposizione del piano triennale dei rifiuti, un’altra grande risorsa che, se ben gestita, porterà sicuramente soldi ai cittadini marchigiani, facendo risparmiare nelle utenze per la gestione dell’energia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.

Fabio PISTARELLI. Ritengo che sia necessario che tutti intervengano in questo dibattito, perché siamo di fronte ad un atto considerato da tutte le Regioni come atto strategico. La legge del 1991 lo prevedeva e lo definiva proprio così. La realtà nostra, socio-economica lo invocava e lo considerava proprio in questa maniera: strategico. Oggettivamente è così, al di là della previsione normativa, di quanto fatto dalle altre Regioni, di quanto ci dice una lettura attenta della nostra realtà socio-economica. Oggettivamente è così: l’energia è la benzina per far girare il motore della nostra vita. Ogni giorno, non ce ne accorgiamo, dietro semplici gesti che sono entrati nella normale conoscenza, vi è una questione di risorse che vengono destinate alla produzione di servizi ritenuti normali, non essenziali, che fanno parte della nostra quotidianità: accendere la lampadina, il nostro computer, il frigo in funzione, il televisore, il telefono, tutto. Ce ne siamo accorti in maniera clamorosa in quel periodo del famoso black-out che ha riguardato tutta la nostra penisola derivante da quel guasto — chiamiamolo così — accaduto in Svizzera che, per effetto domino, ha coinvolto l’intera nostra penisola in un attimo e l’impatto così violento ha significato, poi, una difficilissima opera di messa in moto, di ripartenza del sistema.
In quelle ore, per qualcuno più di qualche ora, anche per la nostra regione, ci siamo accorti di quello che può significare il problema energetico e la sua delicatezza, la sua strategicità: senza energia si blocca ogni attività oggi legata alla produzione energetica, all’utilizzo delle fonti di produzione.
Se questo è, andiamo nel dettaglio, vediamo la nostra realtà, vediamo quello che anche la legge impone di fare, ormai da tempo. La nostra è del 1991, ma poi sono arrivati provvedimenti anche statuali, che hanno chiesto alle Regioni di intervenire in maniera diretta per far sì che almeno si riducesse quel gap tra le richieste di consumo e la produzione, un gap che per l’Italia pesa molto, per le Marche pesa ancora di più, perché rispetto alla media italiana noi siamo oltre. Si produce circa 35, si consuma 100. Questa è la misura: noi chiediamo energia ad una terra, una regione che ne produce, in maniera diretta, neppure un terzo rispetto alla richiesta. Siamo di fronte a questo scenario, uno scenario che vede le marche nelle ultime graduatoria della classifica di produzione energetica, pertanto in grave ritardo, come è in ritardo il piano energetico che viene da una legge del 1991, quindi viene in aula dopo 14 anni e dopo un altro tentativo fatto dal candidato presidente della coalizione di centro-sinistra, Spacca, che provò a fare una proposta di piano energetico già nella scorsa legislatura, che oggi non viene neppure presa in considerazione. Quella proposta dalla Giunta regionale è una proposta di piano molto lontana dalla soluzione dei problemi di cui dicevo prima, cioè il gap tra energia richiesta ed energia prodotta che la legge impone di colmare o ridurre. Addirittura è in antitesi, a livello di impostazione, con la proposta dell’assessore, Vicepresidente e candidato a Presidente della Giunta regionale. Questa è una cosa che penso Spacca dovrà spiegare a se stesso — perché è un problema di coerenza con se stesso — ma anche a quei soggetti con i quali aveva interloquito per la stesura della precedente proposta di piano e che oggi vedono completamente capovolta l’impostazione.
Penso che almeno debba, in quest’aula spiegare che cosa è accaduto, che cosa ha cambiato così tanto gli scenari delle Marche per arrivare a capovolgere l’impostazione del piano. Rispetto alla “proposta Spacca”, che cosa è accaduto nel frattempo? C’è stato qualche evento scientifico che ha stravolto, sconvolto le conoscenze? C’è stato qualche provvedimento che ha modificato quelle cifre che ricordavo prima? C’è stato un segnale riscontrato, un dato conoscitivo che ha modificato completamente lo scenario marchigiano di proiezione verso il futuro per quanto concerne il fabbisogno e, pertanto, di risposta conseguente?
Noi riteniamo di no, riteniamo che siano prevalse delle logiche politico-ideologica, che sia prevalsa un’impostazione tutta ideologica, tant’è che il piano anche nella sua titolazione diventa “energetico-ambientale”. E’ pertanto prevalsa una visione di parte su quella che deve essere, pragmaticamente, l’impostazione di una Regione che, come le altre, deve affrontare il problema dell’energia, strategico per ogni nazione e pertanto per un ente come quello regionale, chiamato a condividere la responsabilità sul punto, per quel federalismo che sappiamo essere la definizione attuale dei rapporti tra Stato e Regioni, che vede l’energia argomento regionale, con una coincidenza, concordanza, accordo più complessivo statuale, perché è materia strategica, che guarda al futuro, che significa libertà o schiavitù. Possiamo usare anche questi termini quando si parla di energia: libertà per un popolo di determinarsi nelle sue scelte o “schiavitù”, cioè dipendenza da qualcun altro che vende energia e che, se decide di non venderla più, modifica tutta la prospettiva di una nazione, di un popolo, della sua economia, della sua vita sociale e produttiva.
Che cosa è accaduto? Spacca lo dovrebbe dire. Lo invito a partecipare a questa discussione. Penso che la notizia debba essere questa, oggi, in quest’aula: che Spacca venga a dirci cosa è accaduto dal momento in cui ha fatto il suo piano ad oggi, considerato che è stata completamente capovolta l’impostazione del piano stesso rispetto alla sua proposta precedente. La notizia dovrebbe essere questa, perché i giornali dovranno scrivere, domani, che cosa il Presidente candidato del centro-sinistra dovrà dire in campagna elettorale a proposito di questo, chiedendo il consenso sul suo progetto. Una parte essenziale, strategica, qual è l’energia, lo vedeva in posizioni completamente diverse, opposte. Si è convinto di un’altra impostazione?. Dice che effettivamente è questa la strada, la strategia? Oppure ha dovuto “subire” le pressioni degli altri gruppi, della sua maggioranza, e allora non condivide? Ce lo deve dire. Condivide o non condivide? Non è qua: spero che lo sia al momento della dichiarazione di voto, e che lo dica.
Se condivide, devo fare alcune brevissime domande. La prima è che le nostre Regioni confinanti Emilia Romagna e Toscana — parliamo di modelli per la sinistra — hanno un deficit di produzione molto più basso rispetto al nostro e pensano di azzerarlo entro il 2010. L’Emilia Romagna, con una proposta di legge approvata a dicembre, ha dato l’intesa per la realizzazione di tre nuove centrali, ognuna di 800 megawatt. La Toscana ha approvato nel 2002 il piano energetico e l’ha chiamato Per e non Pear, ha adottato nel gennaio 2005 il piano di indirizzi energetico regionale e prevede il raggiungimento dell’equilibrio energetico anch’essa nel 2010.
Noi facciamo una scommessa, affidandoci a scenari tutti da vedere, che ci porterà, per inerzia, nel 2015 a favorire la nostra regione, perché l’ottimizzazione delle risorse, con risparmio energetico ecc. Nel 2015, per forza d’inerzia arriveremo a questo. Questa è una cosa sulla quale non ha scommesso nessun altro, siamo solo noi a scommettere che la variabile del risparmio energetico ci porterà, per forza di cose, ad arrivare nel 2015. Una variabile altissima, perché quello che si individua, con la contrarietà di tutti, anche dei sindacati, degli enti locali, di Confindustria, è un sistema unico nel suo genere, che non riscontriamo da nessuna parte: piccole centrali termiche e di energia, individuate negli ambiti soprattutto delle zone industriali. E’ una cosa unica. O siamo i più bravi di tutti, abbiamo avuto un’intuizione eccezionale, oppure mi preoccupo.
L’Emilia Romagna e la Toscana come sensibilità ambientale, come impostazione ideologico-politico-amministrativa non sono modelli da voi abiurati, anzi li avete sempre molto seguiti, ascoltati. Ebbene, fanno una cosa completamente diversa, dicono che deve esservi un nucleo forte e poi attorno, con l’energia rinnovabile, con il risparmio energetico, le ottimizzazioni di risorse, le nuove tecnologie, le biomasse si fa il completamento del quadro. Noi no. Poi il piano, è un piano o uno studio? La legge del 1991 imponeva dei requisiti precisi: l’individuazione dei bacini energetici territoriali, la localizzazione e l’individuazione degli impianti di teleriscaldamento, l’individuazione di risorse finanziarie precise da destinare alla realizzazione di nuovi impianti per la produzione di risorse energetiche, la destinazione delle stesse risorse finanziarie secondo un ordine di priorità relativo alla quantità percentuale assoluta di energia risparmiata, la formulazione di obiettivi secondo priorità di intervento, le procedure per l’individuazione e la localizzazione di impianti per la produzione di energia fino a 10 megawatt elettrici per gli impianti installati a servizio dei settori industriale, agricolo, terziario, civile, residenziale nonché per gli impianti idroelettrici. Sto citando la legge del 1991. Tutto quanto è praticamente assente nella proposta di Pear che è stata sottoposta all’esame di quest’aula, particolarmente la parte delle risorse finanziarie da destinare alle risorse di piano, la parte delle priorità, la partecipazione degli enti locali e delle aziende, delle forze sociali ed economiche nella collaborazione materiale e nella sua materiale elaborazione.
Si potrebbe parlare ancora dell’eolico, che è praticamente impedito, si dovranno fare delle linee guida, si rinvia non si sa a quando.
Questo ci preoccupa moltissimo: stiamo facendo un errore che riguarda un aspetto strategico non solo per l’attualità ma anche per gli scenari futuri, non solo per gli scenari attuali, per la realtà attuale ma per quello che accadrà da qui in avanti. Si tratta di libertà di decidersi e autodeterminarsi, in generale, perché se tutto viene sommato è il nostro Stato, la nostra nazione, il nostro popolo che si stanno incamminando verso una direzione piuttosto che un’altra. Libertà e schiavitù, dipendenza da altri che possono chiudere e aprire quando vogliono i rubinetti essenziali per la nostra vita.
Torno all’esempio del black-out che ci ha colpito qualche tempo fa. Stiamo facendo un gravissimo errore. Io ritengo che la vicenda della centrale di San Severino Marche richiede grandissima attenzione per la sensibilità del territorio, per quanto raccolto a livello di firme, a livello di volontà ecc. Siamo d’accordo con quello che gli enti locali e la popolazione hanno già espresso con queste petizioni: attenzione, non c’entra nulla con il piano. La Regione ha nei suoi poteri dire di no ad un accordo che deve comunque sottoscrivere. Lo può fare per legge, pertanto non c’entra nulla, noi stiamo parlando del nostro fabbisogno energetico, della nostra obbligatoria strada di ridurre questo gap. Lo dice la nostra legge regionale, lo dice la normativa complessiva statuale.
La Regione può negare, indipendentemente dall’approvazione del Pear, per qualsivoglia motivo, l’intesa, obbligatoria per legge, per l’autorizzazione per una centrale singola. Il piano può anche dire di sì o di no ad una singola scelta, è nel suo complesso che assolutamente non dice nulla su quello che sarà la nostra regione nel futuro, la nostra regione che guarda gli anni a venire. Quindi sulla questione in sé la Regione ha tutti gli strumenti, può scriverlo anche in questo piano, dire di no a quel tipo di localizzazione. Su questo piano doveva scrivere altre cose, che tra l’altro Spacca aveva già scritto precedentemente e che oggi ha invece cancellato insieme alla Giunta, perché è la legge 91 che lo impone. Non lo ha fatto e questo è gravissimo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Benatti.

Stefania BENATTI. L'approvazione del PEAR costituisce un momento fondamentale per porre le basi delle future linee di espansione della regione, espansione incentrata su un corretto e saldo equilibrio fra: ambiente, con le necessità di tutela e conservazione che esso comporta; lo sviluppo economico, a cui devono essere assicurate le risorse necessarie, soprattutto a fronte delle prospettive di crescita e dei valori di sviluppo registrati nella nostra regione, la sicurezza, che costituisce un principio inalienabile per la popolazione, gli ecosistemi e l'ambiente in genere; lo sviluppo sociale.
Lo testimoniano i nostri indicatori economici: siamo la centocinquantesima regione in Europa per vocazione produttiva; l'export è cresciuto nella prima metà dell'anno (+ 11,8%) più del doppio dell'Italia; il tasso di disoccupazione è pari alla metà di quello medio nazionale.
Così come sono conosciuti alcuni indici di crescita sociale: la più alta speranza di vita sia per le donne che per gli uomini; il Censis ci pone nelle posizioni di vertice per la qualità del sistema socio-sanitario; abbiamo la più alta diffusione in Italia di computer nelle scuole, uno ogni 8 studenti; l'istituto di ricerca della Regione Toscana, indica le Marche al primo posto tra le regioni italiane sui parametri di benessere Irpet.
Anche sul piano ambientale registriamo posizioni di eccellenza e l'ambiente per la nostra regione è un valore, una risorsa. Lo dimostrano, tra le tante: le 9 bandiere blu e le 15 arancione; il raggiungimento del 10% di estensione delle aree protette; il rispetto dei requisiti del Protocollo di Kyoto per la riduzione delle emissioni in atmosfera.
Queste performances di vivibilità delle Marche sono forse meno note, ma ugualmente importanti come quelle sociali ed economiche: dalla sostenibilità dello sviluppo, infatti, dipendono il nostro benessere nel lungo termine e l'eredità che lasceremo alle nuove generazioni.
L'Unione europea indica come obiettivo primario di una comunità moderna e responsabile e che punta alla qualità della vita dei suoi cittadini, una crescita con maggiore intensità occupazionale e minor consumo di risorse naturali. E' un concetto legato al principio ormai affermato universalmente e irrinunciabile, della sostenibilità dello sviluppo.
Alcune condizioni sono irrinunciabili per una generazione che sente il dovere morale di lasciare a quelle che la seguiranno la possibilità di una vita migliore. Questo è il senso dello sviluppo sostenibile. Queste condizioni sono: la limitazione dello sfruttamento delle risorse non rinnovabili; l'eliminazione di sostanze inquinanti e dei rifiuti non riciclabili; l'equilibrio tra generazione e assorbimento dei gas serra; l'arresto dell'erosione della biodiversità; la salvaguardia del paesaggio e degli habitat; l'orientamento ecologico dei prodotti alimentari ed industriali.
Nel concreto, molteplici sono le azione da sperimentare per tali finalità: migliorare l'attuazione della normativa vigente in materia di sviluppo sostenibile, soprattutto con l'allargamento attuativo delle normative comunitarie; integrare le ragioni dell'ambiente nelle politiche di sviluppo , per conciliare i modelli di produzione ed i piani urbanistici e territoriali con le esigenze di tutela dei beni naturali; indurre il mercato a lavorare con l’ambiente; affinché gli standards e le risorse territoriali possano rivelarsi autentici motori di innovazione e qualità, capaci di dischiudere nuovi mercati e sbocchi economici; promuovere il risparmio energetico e le fonti rinnovabili, favorendo un più razionale e limitato impiego di beni naturali, incrementando sia l'efficienza nei rendimenti che l'utilizzo diffuso di energie rinnovabili; favorire trasparenti e consapevoli processi di educazione e partecipazione dei cittadini, per orientare i modelli di consumo secondo stili di comportamento ecologicamente avanzati.
Tutto ciò non significa operare dei tagli alla crescita; ai consumi e agli investimenti della nostra comunità: l'ambiente è un investimento che "rende" anche sul piano sociale ed economico. Significa invece accrescere la qualità dello sviluppo, per conciliare sia il nostro fabbisogno di beni e servizi che l'esigenza di un habitat di suolo, acqua e aria sano, pulito e sicuro, creando anche nuova occupazione di qualità in settori innovativi, soprattutto in una società che scommette sulla conoscenza e sull'ampliamento delle proprie opportunità e competenze distintive.
In questo orizzonte di riferimento, rafforzare la correlazione positiva tra territorio e imprenditonalità rappresenta un impegno prioritario per la coesione delle Marche.
Il PEAR può offrire un valido contributo in questa direzione, ispirando nuova progettualità cooperativa tra enti locali, forze ambientaliste e sociali, imprese e per ricercare una sintesi avanzata, in. nome degli interessi generali, tra le esigenze di valorizzazione del territorio e dello sviluppo, in una prospettiva di sicurezza della comunità, di piena ottemperanza degli impegni di Kyoto, di tendenziale soddisfazione del fabbisogno energetico regionale.
Il documento che oggi approviamo parla chiaro da un punto di vista della volontà politica che il Consiglio regionale vuol assumere davanti alla comunità marchigiana. Abbiamo voluto evidenziarlo nell’emendamento che la Commissione ha proposto, laddove abbiamo aggiunto che questo piano energetico ambientale regionale detta linee di programmazione e di indirizzo nella politica energetica regionale. Quindi non condivido che il piano non prenda posizione sulle singole questioni, perché è evidente che se è vero — in merito alla vicenda che riguarda il territorio di San Severino — che la Regione ha altri strumenti per poter bloccare grandi impianti è anche vero che noi, in questo piano riaffermiamo una volontà politica precisa di tutto il Consiglio regionale, non deleghiamo alla Giunta la firma o la sottoscrizione o meno di una autorizzazione, ma diamo un indirizzo ben chiaro.
I modelli di sviluppo che questo piano contiene sono assolutamente chiari ed evidenti, in linea con lo sviluppo di tutta la nostra regione, cioè introdurre nuove forme di energia alternativa. Non condivido neanche la critica del collega Pistarelli sulla non volontà di avviare forme di sperimentazione dell’eolico. E’ evidente che laddove si avviano esperienze di sperimentazione, queste devono essere accompagnate da linee guida, perché non possiamo permetterci che ovunque vengano issati pali per gli impianti eolici senza alcun controllo e senza alcuna indicazione regionale.
Abbiamo ritenuto opportuno delegare a una riflessione più compiuta ed esaustiva tutto il capitolo della materia dei rifiuti che verrà affrontato nell’immediata ripresa del Consiglio regionale, ma questo è un atto di coerenza per evitare di frammentare il piano stesso.
Per il resto, questo è un documento che vede la Regione Marche lavorare da tutta la legislatura, il lavoro è stato accompagnato da una miriade di studi che possono garantire una valutazione serena ed oggettiva. Voglio anche sottolineare come la Commissione — di questo ringrazio anche il relatore Comi, che ha affrontato con grande determinazione questa questione e l’ha voluta portare a termine — non ha tralasciato nulla rispetto alla partecipazione dei cittadini attraverso i gruppi associati, con le audizioni che si sono tenute e che, anche in tempi ristretti, hanno visto comunque le due Commissioni III e IV lavorare alacremente, in tempi brevi ma con un grande spirito propositivo. Le audizioni hanno portato molte valutazioni che la Commissione ha esaminato con grande serietà e credo che anche il frutto del lavoro e di questo testo che giunge in aula, sia il risultato di questa azione e di queste capacità di ascolto che le intere due Commissioni hanno esercitato. Credo quindi che con grande serenità il Consiglio regionale possa approvare questo piano e possa iniziare una valutazione che sappiamo sarà poi sottoposta a verifica annuale. Quindi, a maggior ragione è questa una garanzia che il Consiglio ha voluto, di seguire non solo da un punto di vista tecnico ma anche politico, tutto l’iter che avrà questo piano, in modo da valutare e, se necessario, correggere, gli sviluppi che il piano avrà.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.

Pietro D'ANGELO. Un breve intervento, perché molto è stato detto, però ritengo che alcune puntualizzazioni erano d’obbligo.
Il piano energetico è un atto molto importante perché deve programmare gli interventi su tutto il territorio regionale. Interventi che a volte hanno un impatto ambientale notevole e che si scontra con la qualità della vita dei cittadini che devono subire questi impianti. E’ quindi giusto che si faccia una programmazione regionale.
Voglio dire però che da quando si è privatizzato il settore dell’energia, siccome la produzione dell’energia è stata vista come un aspetto per produrre profitto, da quel momento si è scatenata la rincorsa a impianti di produzione di energia. Ecco perché oggi è ancora più importante avere un quadro completo sull’energia necessaria per questa regione.
Innanzitutto va detto che questa regione non è un sistema chiuso. La regione Marche fa parte di un contesto della nazione Italia, quindi nel bilancio energetico di questa regione va tenuto conto di tutti gli aspetti. Ho sentito più volte dire da esponenti di Forza Italia del deficit energetico della regione Marche.
Voglio allora dire ai miei colleghi di centro-destra che nella precedente legislatura ero relatore di questo atto che, secondo me, doveva essere licenziato già nella precedente legislatura. Ritengo che si doveva fare a inizio di questa legislatura e rispetto a tutte le critiche emerse dal centro-destra relativamente a questo piano, se c’è una cosa su cui sono d’accordo, è che è arrivato troppo tardi, ma si doveva fare.
Il piano energetico va inquadrato nel contesto energetico regionale. Già nella precedente legislatura, quando non avevamo la centrale di cogenerazione dell’Api di Falconara e non avevamo la centrale di cogenerazione della Sadam di Jesi si diceva che questa regione aveva un deficit energetico elevatissimo. Nel frattempo le cose sono cambiate, da un punto di vista energetico, non in peggio, Giannotti, ma in meglio, perché è stata fatta la centrale di cogenerazione dell’Api ed è stata fatta quella della Sadam di Jesi. Se qualcuno l’avesse dimenticato, vorrei ricordare che in un bilancio energetico vanno messe tutte le voci.
Carissimo Giannotti, questa regione è al primo posto in Italia per esportazione di energia primaria, cioè di metano. L’avete dimenticato, ma nel bilancio energetico, visto che le piazzole a mare hanno un impatto ambientale, va messo nel contesto generale che questa regione è la maggiore esportatrice di energia primaria, cioè metano. Quindi il disastro che si vuol far paventare su questa crisi energetica drammatica, che attanaglia le Marche e che ne impedisce lo sviluppo, o è per carenza di informazione o, peggio, per favorire gli interventi di alcuni privati nel settore. Questa è la situazione.
Io ritengo che questo piano detta delle linee, decide che non è possibile che chiunque si svegli al mattino, siccome ha da investire come multinazionale o quant’altro dei soldi per introdursi nel mercato dell’energia, stabilisca dove, come e quando realizzare un impianto che spesso va a cozzare con gli interessi della gente, perché le centrali di cogenerazione fatevele dentro i vostri giardini! Sapete meglio di me che quando si va a saccheggiare l’orto del vicino all’italiano non interessa niente, ma quando si va a saccheggiare il suo orto diventa una belva. Quando si vanno a proporre insediamenti di alto impatto ambientale è indispensabile il coinvolgimento con la popolazione, cosa che abbiamo messo anche nella recente legge che abbiamo approvato sulla valutazione d’impatto ambientale. Voi non siete molto ferrati su questi aspetti, ma io velo ricordo.
Recentemente abbiamo approvato una legge sulla VIA, dove si dice che gli insediamenti vanno individuati e realizzati coinvolgendo le comunità dei cittadini che devono sopportare questi impatti, altrimenti succede quello che è successo circa 8 anni fa a Comunanza: che il buon Merloni e la BP volevano fare una turbogas ai margini del parco dei Sibillini e un’intera valle con 5.000 persone si sono opposti, perché pensavano che quello non era il luogo adatto. Ecco quindi che è importante programmare gli interventi, stabilire dove farli e soprattutto coinvolgere le comunità che l’impatto ambientale devono sopportare. Parlo di centrali oggi, ho parlato ieri delle cave e potrei parlare di un altro insediamento.
La vostra è un’analisi di parte, come la mia, ma da quale parte? Da parte di coloro che devono sostenere gli interessi privati a scapito di quelli della collettività, questo è il problema. (Interruzioni). So che vi fa molto male quando uno vi pizzica. Sono contento, perché significa che ho colto nel segno.
Concludo dicendo che questo è un atto importante, deve essere votato, i verdi lo votano perché vogliono una programmazione energetica nella nostra regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.

Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Penso che tutti i colleghi siano coscienti, a poche ore dallo scioglimento del Consiglio regionale, che si sta facendo questo tour de force per approvare le ultime norme sotto la spinta di esigenze molto elettorali. Penso che non ce lo possiamo negare e chiedo alla maggioranza, per onestà intellettuale, di ammetterlo. La corsa, pur legittima, ad approvare atti che magari nel corso della legislatura hanno avuto attenzione sia dai consiglieri singoli che globalmente nelle Commissioni, è legittima, però ammetterete che è un clima non voglio dire inquinato, perché è un termine non appropriato, ma condizionato dalla prossima scadenza elettorale.
Credo che mi concederete di far passare una riflessione che ho fatto altre volte: fare atti — questi o anche altri che per sventura sono arrivati le ultime ore — sotto la spinta emotiva o dell’urgenza o della demagogia, non dà lustro a questo Consiglio regionale.
Sul piano energetico voglio fare una riflessione. Sulle tematiche ambientali, legate come sempre alla qualità della vita, allo sviluppo, allo sviluppo sostenibile, all’ecosistema e a tutte altre cose alle quali più o meno tutti crediamo, si individua un terreno in cui fare demagogia diventa abbastanza facile. Ricorderete quando alla fine degli anni ‘80, il Governo del quale faceva parte il partito al quale mi sono sempre riferito, non riuscì a darsi una linea per le prospettive energetiche di questo paese e scaturì il referendum sul nucleare. Debbo dire, a onor del vero e da avversario, che alcune componenti della sinistra, anche più spinta, non erano contrarie al nucleare, perché erano le uniche — quelle più operaiste, e guardo a Cesare Procaccini — che si posero il problema dello sviluppo successivo del paese.
Oggi non voglio fare il nuclearista, però ci troviamo in un paese in cui la scelta non nucleare ci ha sottoposto a una terribile dipendenza nei confronti del petrolio, nei confronti degli altri paesi e quando vengono fuori proposte come la turbogas o altri impianti di diverso tipo che destano allarme nella popolazione, si deve pensare a come questo paese, con legittime spinte democratiche, referendum, tutto esercitato democraticamente, sia rimasto più indietro rispetto al resto d’Europa che invece, puntando sul nucleare, ha puntato — per esempio Francia e Gemania — su centrali che stanno poco di là del nostro confine e dalle quali oggi noi comperiamo l’energia.
Inutile guardare al passato. Faccio questo esempio per dire che a me, allora, il nucleare incuteva un certo timore. Per chi governava e per tutta la classe politica, l’avere cavalcato demagogicamente il no al nucleare non depone a favore. Parlo di scelte demagogiche, emotive, che servivano a conservare consenso e a procurarselo, ma che non hanno fatto il bene della nazione.
Noi siamo un piccolo spaccato dell’Italia, quindi la Regione Marche si accinge a predisporre un piano che dovrebbe garantire lo sviluppo e l’approvvigionamento energetico per le nostre imprese. Le preoccupazioni sono molte e sotto questo aspetto ci sono state anche qui spinte pienamente demagogiche. Quando abbiamo detto no al nucleare vi furono la conferenza di Rio de Janeiro, poi la convenzione di Kyoto, poi Johannesburg. Ebbene, i gruppi ambientalisti di tutto i mondo ci hanno detto che bisogna puntare sulle fonti di energia pulita e che l’eolico, per esempio, è un settore che fornisce energia pulita. Poi però, quando nelle Marche ci sono richieste per installare qualche pala per l’eolico sui nostri crinali, bellissimi, viene fuori che dà fastidio. Queste sono le non scelte. Allora il nucleare no, carbone e petrolio inquinano, turbogas legittime preoccupazioni e anche dati preoccupanti, l’eolico dà fastidio alla vista... Cosa dobbiamo fare, spegniamo le candele alle 18 e andiamo a dormire? Sicuramente non ci sono scelte che riguardino il nostro futuro fatte con la dovuta obiettività e la dovuta serenità. Siccome questo piano non dà risposte, rinvia, se permettete è uno studio molto accademico, molto lontano dalla realtà del nostro territorio, non fa scelte, le rinvia a specificazioni di buona fede successive, d’acchito posso dire, tranne la questione turbogas di cui adesso parlerò, che non è un piano che dà risposte alle attese della nostra realtà produttiva. Questo l’hanno chiesto tutti: le vostre associazioni, anche quelle dell’industria, dell’artigianato, delle attività produttive più vicine anche al centro-sinistra sono ugualmente preoccupate perché vi vedono una scelta da fare a tutti i costi nelle ultime ore prima dello scioglimento del Consiglio, ma che non dà alcuna risposta sullo sviluppo. Questa preoccupazione c’è, è inutile negarlo. Se dobbiamo dire che il piano si fa perché deve essere scritto nella casella “conclusioni” della legislatura D’Ambrosio-Spacca, se dobbiamo riempire questa casella ce lo mettiamo, però non ci prendiamo in giro dicendo che questo piano risolve i nostri problemi. Io parlo globalmente per la politica energetica delle Marche.
Dentro c’è la vicenda turbogas, sulla quale sono a fianco dei cittadini che hanno protestato e hanno messo la firma, così come l’ho messa anch’io, perché — al di là dei pochi che sono qui, ce ne sono altre migliaia che non ci seguono e non ci ascoltano — la preoccupazione esiste e su questa preoccupazione io ho firmato il documento e vorrei che questo aspetto fosse approfondito e sviscerato in tutti i modi. Se chi contesta i dati che destano preoccupazione ai cittadini ha la possibilità di farlo scientificamente lo faccia e i nostri cittadini, le nostre Amministrazioni, la Regione approfondiscano. Ma che demagogicamente vi sia scritto che quella centrale non si fa e poi se ne possono fare venti, magari perché le facciamo a Staffolo, ad Acquacanina o ad Acquasanta Terme dove dà meno nell’occhio perché lì ci abitano 300 persone, fa male o non fa male? Se fa male non ne fate neanche 20 piccole, perché se anche io abitassi in una piccola capanna di montagna, non mi andrebbe che mi mettiate la piccola centrale vicino.
Questo piano, queste risposte non le dà o le dà demagogicamente. E’ uno dei tanti passaggi demagogici.
Siccome il collega Grandinetti mi ha sottoposto un documento nel quale si appella a Gian Mario Spacca, oltre che al sottoscritto, chiedendoci a non rilasciare il nullaosta all’intesa ai sensi della legge 55, questo documento l’ho firmato, aspetto la firma del collega Spacca. Io questo documento l’ho firmato e questo è l’impegno che assumo qui. Questo è un impegno con il quale vi dico qual è la mia posizione — pronto a pagare di persona su questo — al di fuori anche della competizione attuale. Questo piano, tolta la vicenda turbogas che dà una risposta ai cittadini di San Severino, Treia, Pollenza ecc., una risposta di blocco, sicuramente per loro garantista, è una sciagura per questa regione. Allora troviamo un compromesso: voi ritirate il piano e noi firmiamo questo. Mi permetto di farlo a nome, credo, di tutto il centro-destra, per darci una assicurazione fra noi. Poi, per il nuovo piano si cercheranno risposte, le più garantiste. Però credo che non serva neanche a voi che siete inseriti nel mondo anche dell’economia, dello sviluppo, andare avanti con quel piano. Assumiamo un impegno: io invito il collega Spacca a firmare, ringrazio il collega Grandinetti che si è adoperato per una soluzione anche formale. Sulla proposta di Grandinetti c’è stata l’adesione di tutti i colleghi del centro-destra e della Casa delle libertà. Andiamo ad atti formali, per assicurarci tra noi, correttamente. Io l’ho firmato, chiedo a Spacca di firmarlo e credo che possiamo trovare tutti una soluzione che rassicuri i cittadini, dia la possibilità al mondo dello sviluppo di vedere quali possono essere le possibilità future per essere meno dipendenti senza minacciare la salute dei cittadini.
Se qualche volta si realizza un passo indietro, anche della maggioranza a 45 giorni dalle elezioni, non fate una figuraccia, ma è un passo ragionevole che vi verrà riconosciuto. Qualche volte, se si fa un passo indietro sulle proprie proposte — il centro-sinistra è diviso su questa situazione, lo sapete benissimo — credo sia un momento di riflessione che serve a tutti. La risposta di oggi, se deve essere data ai cittadini, quelli che sono qui, quelli che ci ascoltano o quelli che non ci ascoltano, deve essere sulla turbogas. Vi invito quindi formalmente a questa riflessione, perché credo che sia veramente nell’interesse della credibilità complessiva del Consiglio regionale.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Tontini.

Roberto TONTINI. Inizio questo mio intervento riconoscendo che in un’affermazione il collega Massi ha sicuramente ragione: non è facile parlare di una materia come questa a ridosso delle elezioni, perché è una materia che rischia di prestarsi a facili strumentalizzazioni o a facili demagogie. Sta alla politica, sta ad ognuno di noi, alla responsabilità di ognuno di noi sfuggire da questo rischio..
Non me ne voglia il collega e amico Massi, se sentendo il suo intervento mi viene da affermare che lui, in questo rischio, probabilmente ci è incappato, perché al di là del sentire un’affermazione sulla contrarietà alla centrale che riguarda il territorio della sua provincia, più in particolare il territorio dal quale lui proviene, cosa che vede unanimemente, in queste settimane, in questi giorni, un consenso comune, non ho capito qual è la proposta che il candidato del centro-destra Massi fa per il tema dell’energia nella regione Marche. Se seguo il filo logico di quel ragionamento si dice no a quel tipo di centrale, contemporaneamente si dice no alle piccole centrali, si dice sì all’eolico, ma sappiamo che l’eolico non è sufficiente a risolvere i problemi. L’unico elemento che può da questo punto di vista fornire una prospettiva, che ho sentito nel suo intervento, è quello, eventualmente, del nucleare, ma ho sentito, per certi versi, parlare di altra cosa rispetto a quelli che sono i temi e le esigenze di un piano che una Regione come la nostra deve e può affrontare, che non è il tema del nucleare ma quanto noi, nella nostra regione, possiamo fare con le nostre forze per contribuire in primo luogo all’impegno preso a Kyoto e contemporaneamente dare risposta al tendenziale equilibrio in termini di produzione e consumo energetico all’interno della nostra regione.
E’ questo il tema che chiunque si propone al governo della prossima legislatura si troverà di fronte. Il centro-sinistra offre una prospettiva a questo, discussa, approfondita, che in sede anche di audizione nelle varie Commissioni ha trovato plausi e critiche che hanno, anche queste, contribuito ad affinare la posizione che lo stesso centro-sinistra oggi ha e il piano che propone al dibattito di quest’aula.
E’ chiaro che vanno riconfermati — qui i Ds sottolineano con vigore i tre impegni fondamentali — tre obiettivi: quello del risparmio, quello del raggiungimento dell’equilibrio della produzione per rispondere allo sviluppo al quale la nostra regione deve far fronte, il tema della produzione compatibile con lo sviluppo ma compatibile anche con la qualità della vita e con la qualità dell’ambiente che abbiamo di fronte.
Ci siamo fatti aiutare in questa scelta e in questa discussione, da uno degli elementi che sempre di più crediamo debba fare la differenza nel prossimo futuro anche per quanto riguarda la competitività e la competizione dei sistemi: il livello di ricerca delle nostre università, in questo caso dell’università di Ancona. Non è un piano che nasce dalle teste o dalle intuizioni di qualcuno che a tavolino fa alcune scelte, ma un piano che ha il supporto di una ricerca e di un approfondimento che viene dall’università di Ancona, che propone alcune scelte e alcune indicazioni che sono state considerate e che anche io, insieme ai Ds, consideriamo delle sfide, ma sfide avanzate. Quando si parla di co-generazione diffusa, di impianti di piccole e medie dimensioni che dovrebbero essere dislocati nel territorio, è chiaro che si fa una scommessa, ma lo dice il piano stesso, e leggerò poi un passo che a pag. 16 dice in modo chiaro questo. Ma questo ha una logica e credo che sia una sfida positiva, che ha margini di rischio ma anche margini di grande opportunità: quelli rappresentati dal fatto che con questa scelta che noi andiamo a fare, cerchiamo di sollecitare il mondo dell’impresa della nostra regione, che è caratterizzato da piccole e medie imprese, da una struttura a distretto industriale, che ha la possibilità, con questo impianto di piano, di potersi cimentare, lanciando una sfida anche a quel mondo industriale, anche a quel sistema di imprese, perché provino a cimentarsi su un terreno diverso da quello tradizionale al quale erano abituati, cioè la produzione di energia, lanciando anche qui una sfida, noi crediamo in positivo, rispetto a quelli che saranno e potranno essere i nuovi scenari della nuova competizione e nuova competitività a cui la nostra regione sarà chiamata, a cui il sistema produttivo della nostra regione sarà chiamato, sempre più fatta, questa competitiva, di nuove tecnologie, di diversificazione produttiva. Ma sappiamo che questa è una sfida e che come tale deve essere considerata. Ecco perché concepiamo questo piano e mano a mano che lo stiamo discutendo, sempre di più diventa un piano flessibile, sottoposto a verifiche costanti, che ci permetteranno nell’arco del decennio di monitorare l’evoluzione degli indirizzi che noi in questo piano mettiamo, proprio per verificare la possibilità di dare gambe concrete agli obiettivi che ci siamo posti. E’ il piano stesso che dice a pag. 16, in un passaggio: “La scelta strategica di puntare sulle tecnologie più efficienti, più rispettose dell’ambiente e più accettabili, è una sfida che sappiamo essere anche rischio”. E’ per questo che in sede di discussione abbiamo abbassato la verifica a un anno, proprio per avere questa costante possibilità di monitoraggio di quanto avverrà.
D’altra parte credo che questa idea di linee di indirizzi forti che dà questo piano, di indirizzi chiari e gestione flessibile, dimostri come il piano più si caratterizza e si avvicina alla flessibilità del nostro sistema industriale, perché noi progettiamo il piano energetico ambientale regionale per la regione Marche, non per la regione Piemonte o per la regione Lombardia, ma per una regione che ha queste caratteristiche e su queste dobbiamo misurarci.
In sede di discussione in Commissione è stata stralciata la parte dei rifiuti, credo opportunamente, dicendo che questa è una parte che dovrà essere trattata nel piano dei rifiuti e le scelte che verranno fatte in quella sede, se avranno una ricaduta in termini di produzione di energie, entreranno a far parte, eventualmente, del piano energetico, rimandando quindi a una discussione successiva, più approfondita rispetto a questo, sapendo che le due parti, complessivamente, faranno parte del contributo che la nostra regione darà al protocollo di Kyoto, sia per quanto riguarda la produzione di energia, sia per quanto riguarda il contenimento, riciclaggio e trattamento dei rifiuti. Queste due parti daranno un contributo al protocollo di Kyoto.
Da ultimo, con questo piano abbiamo fatto la scelta di attivazione delle fonti rinnovabili, che fino adesso erano bloccate e che con il piano che andiamo ad approvare iniziano ad avere via libera, quindi su queste ci si può da subito cimentare. Questo riguarda il solare con tutte le ricadute che avrà in particolare sull’edilizia, riguarda tutto il tema delle biomasse, anche relativamente ai biocombustibili, sapendo che questi, purtroppo, a causa anche di scelte nazionali sul contingentamento della defiscalizzazione, daranno un contributo limitato rispetto al quadro generale e per quanto riguarda tutti gli aspetti delle biomasse, che non solo hanno e debbono avere nella nostra idea e nella nostra concezione un ruolo nell’ambito della produzione di energia, ma debbono essere gestite in modo tale per cui possano rappresentare una fonte di sviluppo e di crescita anche rispetto alla scommessa che nel mondo agricolo dobbiamo fare, di fronte alla trasformazione della Pac, a partire da quest’anno. Quindi anche il piano agricolo e il piano forestale che abbiamo discusso questa mattina sono legati in parte, già prevedono alcuni scenari che in questo piano abbiamo di fronte.
Con questo spirito i Ds si apprestano ad esprimere un voto favorevole a questo piano, sapendo che avremo un piano con linee ed indirizzi su cui in corso d’opera, con intelligenza e con flessibilità dovremo esercitare un monitoraggio e un approfondimento che ci permettano di rispondere agli obiettivi generali, che sono il raggiungimento, nell’arco di un decennio, dell’equilibrio tra consumo e produzione di energia nella nostra regione.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Il imo vuol essere un intervento essenzialmente politico su questa vicenda, perché è un dato che arriva all’ultima seduta della legislatura un atto di un’importanza che tutti hanno sottolineato. Non è un caso, non è una dimenticanza, non è legato al fatto che c’è stato un atteggiamento di rinvio e di trascuratezza legati e superficialità, ma su questo atto non c’è stata per lungo tempo un’intesa e anche l’intesa attuale è piuttosto posticcia.
L’importanza del piano per l’energia è sotto gli occhi di tutti. L’energia è ormai al primo posto della vita delle nazioni civili. Quando c’è stato quel black-out si è fermata l’Italia, si è fermata l’industria, si ferma qualsiasi paese del mondo in questi casi. Quindi, avere un deficit di energia significa non essere neanche in condizioni di sicurezza, perché la sospensione di energia, a parte alcuni, neanche tutti, ospedali dotati di centraline autonome, significa la sospensione dell’attività in corso, la sospensione della produzione, e questo sarebbe l’aspetto meno grave, ma la sospensione, addirittura, di sistemi di trasporto che abbisognano di energia, dando contemporaneamente vita a ingorghi colossali, blocco della vita. Abbiamo visto quando si è bloccata New York o quando si sono bloccate le nostre città del nord, non tanto tempo fa.
Questo piano ha avuto più versioni, è un’eredità della scorsa legislatura: non approvato nella legislatura precedente in una certa versione, è stato trasferito all’attuale legislatura con una serie ulteriore di ritocchi. In questo Consiglio regionale sono sostanzialmente presenti tre aree politiche. Esiste un centro-destra, esiste un centro-sinistra e poi esiste una sinistra più radicale, più massimalista, più ambientalista. Questo piano viene da un accordo tra il centro-sinistra allargato che ha rivendicato il suo peso per l’approvazione del piano stesso, e il centro-sinistra rappresentato dal Vicepresidente del Consiglio regionale Spacca, grande assente non per caso... Io non posso pensare che un esponente di lungo corso politico, candidato alla Regione, sia assente oggi semplicemente perché aveva un altro impegno contemporaneo, in una vicenda così forte. Questo non è possibile, è una cosa che non può accadere, sarebbe gravissimo, significherebbe che la persona non è idonea, non è all’altezza di essere candidato di una maggioranza che può anche vincere. Credo che sia un’assenza politicamente studiata, legata al fatto che Gian Mario Spacca è esponente della componente di centro-sinistra moderata, che rappresenta anche l’industria, la Confindustria, dipendente di una holding familiare che fino a poco tempo fa presentava i progetti per la costruzione della turbogas a Comunanza. Non è un caso. Poco tempo fa, a Comunanza in provincia di Ascoli Piceno, il gruppo Merloni chiedeva di costruire una turbogas e ovviamente su quella opzione c’era costruito anche un piano per l’energia. Oggi, rimesso tutto in discussione, al di là di quelle che sono le scelte, è il segnale forte della frattura che c’è tra le componenti di questa maggioranza, che oggi è solo su un atto politico, ma che segnerà tutto il destino della prossima legislatura, se questa maggioranza vincerà le elezioni.
Qual è il problema? Dal punto di vista tecnico, sicuramente le energie alternative sono importanti. L’energia eolica rappresenta l’1% della produzione, quando le Marche hanno un deficit del 50% di produzione. Di fronte a un deficit così forte di energia, non è che le fonti cosiddette alternative o il risparmio energetico, che pure è un indirizzo sul quale tutti si è d’accordo, possano essere la risoluzione totale, occorrono altre scelte, anche forti: la conversione di calore, vedere dove è possibile recuperare il calore, quanto è possibile recuperare e dove è possibile recuperare dai rifiuti, cose che l’attuale ministro dell’ambiente Matteoli ha indicato come possibilità di conversione dei rifiuti in attività utili e che trovano opposizione forte da parte dell’attuale minoranza al Governo a livello nazionale e invece trovano, in questo caso, la forza all’interno di questa maggioranza regionale.
E’ vero che la politica è mediazione, ma su alcune scelte bisogna anche prendere delle decisioni. Certo c’è possibilità di accordo, di vedere quali sono le distanze e come accorciarle, ma credo che alcune cose importanti debbano essere fatte. Non è un caso che questo atto è contestato da Confindustria ma praticamente da tutte le categorie economiche che trovano nel deficit di energia uno dei problemi forti dei costi della produzione. Qualche giorno fa ho partecipato all’assemblea degli artigiani, a cui erano presenti sia Spacca che Massi. Gli artigiani dicono “noi abbiamo il problema delle tasse, ma abbiamo il problema delle tariffe. L’energia elettrica, l’acqua, il gas, i rifiuti, la depurazione alla fine sono costi uguali alle tasse, quindi di fronte a questi costi espansi non ci stiamo più nella produzione”. Pertanto, abbassare il costo dell’energia diventa un fattore importante per il rilancio dell’economia competitiva nel nostro sistema sociale, economico e industriale. Non affrontarlo in maniera tecnologicamente avanzata è un grave errore.
Prendiamo atto di tutti i problemi che ci sono, perché non tute le produzioni di energia danno sicurezza, non tutte le produzioni di energia tengono conto delle problematiche derivanti dall’inquinamento, non solo quelle immediate ma anche quelle a distanza. L’effetto serra e tanti altri problemi che la nostra civiltà deve affrontare sono sotto gli occhi di tutti, ma accanto a questo è molto strano e ridicolo che da una parte ognuno di noi consuma sempre più energia, ogni giorno abbiamo nuovi strumenti, nuovi attrezzi per essere all’avanguardia della comunicazione, delle attività, dei trasferimenti, dei trasporti e poi diciamo no all’energia e la dobbiamo comperare da altri. Quindi dobbiamo andare verso un’autonomia energetica, occorre un piano importante e forte e questo non lo è, perché per certi versi non garantisce la sicurezza da alcuni, non lo è perché per altri non raggiunge gli obiettivi e i risultati che ci siamo dati.
Per questo, al di là dello strumento tecnico, che pure è rilevantissimo, c’è la denuncia politica della prima crisi interna della maggioranza che si sta presentando alle elezioni e che dovrà governare, per lo meno nelle loro intenzioni. Già fin da adesso, prima addirittura che si concluda questa legislatura, c’è la frattura fra la non presenza del candidato del centro-sinistra alla presidenza e una parte dei suoi sostenitori.
Non solo non voteremo questo piano, ma metteremo in atto tutti i meccanismi possibili per non farlo approvare.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Comi per la replica.

Francesco COMI. Molto sinteticamente, a conclusione di questa prima discussione voglio dire alcune cose.
Innanzitutto tengo a dire che questa maggioranza ha dimostrato coraggio in questa scelta. Una dote della quale dobbiamo sempre tener conto noi amministratori è il coraggio della politica, la capacità di innovare, di anticipare, di progettare strade nuove. La sfida del futuro sarà sempre di più quella di saper far convivere innovazione e democrazia, sviluppo e qualità della vita. Noi abbiamo scelto una strada difficile, lastricata di difficoltà, impegnativa, ma una strada che ha l’obiettivo di far convivere lo sviluppo con il territorio e con l’ambiente. Siamo convinti che si possa tentare una sfida coraggiosa: quella di soddisfare il fabbisogno energetico nel rispetto dei protocollo di Kyoto e di Torino, attraverso le scelte coraggiose che abbiamo fatto: quella delle generazione distribuita, quella del risparmio energetico e quella delle fonti rinnovabili.
Credo che in politica si debba procedere per atti politici, per atti istituzionali. Quando ci siamo misurati, in questi giorni, anche nei confronti del Ministero che non fa riferimento a noi, ci è stato detto che per dire di no a un progetto come quello della turbogas c’è bisogno di un atto istituzionale. Il Ministero ha già espresso parere favorevole, ha espresso una posizione chiara. Allora noi dobbiamo agire dicendo non solo di no, ma con atti istituzionali proponendo qualcosa di concreto e di alternativo. Non credo al metodo mediatico berlusconiano, e da oggi massiano, di firmare convenzioni e accordi di fronte al telespettatori, credo negli atti politici concreti. Il piano energetico è un atto concreto che fa una scelta, abiura alcune opzioni.
Credo che ci siano molte contraddizioni in alcune affermazioni e prendo atto della difficoltà con la quale il centro-destra, nella più grande e vera lacerazione, all’indomani della scelta di una candidatura e di una compagine “condivisa” sia lacerato da difficoltà: da un lato c’è un consigliere che per dire di no alla centrale dice “bisogna approvare il piano”, dall’altro c’è chi dice “basta dire di no alla centrale, non è necessario approvare il piano”, da un lato c’è chi dice “siamo in ritardo e abbiamo la necessità di approvarlo dopo dieci anni di discussione”, dall’altro ancora c’è chi, nella minoranza, dice “non abbiamo avuto il tempo di discuterne”.
La verità è che nel merito non c’è stato un dibattito, la verità è che l’opposizione, al di là della demagogia non è stata capace di produrre una proposta. Il centro-sinistra, il governo delle Marche, nel fare una scelta coraggiosa ha soprattutto assunto una consapevolezza ed un metodo: il metodo della concertazione nella sede dell’attuazione, quindi il metodo del confronto costante con le istituzioni, le autonomie in sede verticale e orizzontale, perché questo governo regionale crede nella sussidiarietà e nel federalismo. Mi sembra strano che possa parlare di federalismo chi, invece di fare le scelte sul territorio si aspetta che le facciano dall’alto. Noi crediamo nel federalismo e nella sussidiarietà e crediamo che questo piano si dovrà soprattutto gestire in un rapporto costante con tutti i soggetti, attori, protagonisti del mercato dell’energia. Crediamo pure che, vista la dinamicità delle istituzioni — le direttive, le norme in evoluzione — del mercato — la liberalizzazione del mercato dell’energia, l’oscillazione dei prezzi del petrolio — della innovazione tecnologica, vi sia anche la necessità di confrontarsi metodicamente per verificare obiettivi e strumenti. Credo che questo governo regionale abbia fatto una scelta coraggiosa, unitaria e coerente. Credo, al contrario, che, ancora una volta, forse sperando che questa discussione non sarebbe mai arrivata in aula, il centro-destra abbia svelato tutte le sue difficoltà, le sue contraddizioni, i suoi tentativi di arrampicarsi sugli specchi. Le posizioni espresse nei giorni scorsi sono contrarie a quelle espresse in quest’aula: c’è un segretario regionale dell’Udc che dice che per impedire quella realizzazione bisogna approvare un piano, c’è chi dice “mi limito a firmare un atto”. Chi ha un senso delle istituzioni deve credere al valore degli atti istituzionali, non dei pezzi di carta. Il Vicepresidente Spacca ha già approvato quell’atto, è con noi, perché siamo una maggioranza solidale, unica, plurale, che ha discusso e meditato sulla proposta, lo sarà al momento opportuno in sede di discussione e in sede di votazione finale.

PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.

Marco AMAGLIANI. Io ho sempre pensato, nella mia vita politica, che la destra e la sinistra fossero rappresentazioni di alcuni interessi specifici. Oggi, in quest’aula ne ho avuto la dimostrazione, nel senso che, oltre che verificare la vostra difficoltà... (Interruzione). Per favore, Brini...

Ottavio BRINI. Tu hai interrotto Giannotti, io posso interrompere te.

Marco AMAGLIANI. Però finisci qui?

Ottavio BRINI. No, no...

Marco AMAGLIANI. Continuerai? Perché sei molto elegante.

Ottavio BRINI. Parla dell’Api.

Marco AMAGLIANI. Adesso parlo anche dell’Api. Tu non parlare di cose che non conosci, io parlo anche dell’Api. Posso andare avanti?

Ottavio BRINI. Come no? Ma parlaci anche dell’Api, dopo...

Marco AMAGLIANI. Sei proprio volgare.
Questa sera ho avuto la rappresentazione della differenza reale che passa non solo tra la rappresentazione di alcuni interessi, ma tra la conservazione e il progresso. Tant’è che ho potuto verificare come voi non conosciate il contenuto di questo piano. Ho ascoltato attentamente tutti gli interventi e posso dire che abbiamo lavorato alacremente io e gli uffici che mi hanno affiancato. Quando parlo di uffici, parlo di tutti gli uffici, non soltanto di quelli dell’assessorato all’ambiente, ma anche di quelli dell’assessorato all’industria. Voi avete palesato, in qualche modo, una difficoltà del candidato Presidente della coalizione di centro-sinistra a rapportarsi, ad essere presente in aula, ma non è così, non è assolutamente così, vi rassicuro io. C’è una rassicurazione, intanto, su tutto: che il pre-piano è stato adottato dalla Giunta regionale il 3 agosto, proprio per dargli la possibilità di fare tutte le consultazioni possibili e immaginabili. (Interruzione del consigliere Trenta). Umberto Trenta, c’è un grande rapporto anche di amicizia, tra noi: ti prego, abbia delicatezza. Siccome è un argomento difficile, fammi andare avanti. Ti prego di farmi andare avanti. In tutta la mia vita politica, dentro quest’aula ho interrotto una sola volta Giannotti, oggi.
Questo pano è stato pre-adottato, poi adottato definitivamente e oggi viene in quest’aula. Quindi vi rassicuro: il candidato Presidente Spacca ha già votato in Giunta questo atto, favorevolmente. Sapete perché? Perché vi abbiamo lavorato insieme, industria e ambiente. E anche qui sapete perché? Perché al di là della legge del 1991 ce ne sono state tante altre. C’è una dichiarazione fatta a Torino da tutti i “governatori” d’Italia, tra cui anche il nostro Presidente D'Ambrosio alla quale per la verità hanno corrisposto soltanto, fino ad oggi, la nostra Regione e la Regione Piemonte, governata dal vostro Ghigo. Sono le uniche due Regioni che hanno lavorato attorno a un piano energetico ambientale regionale e hanno dato le risposte che ci si aspetta. Non risposte che ci si aspetta da questa o quella Regione, ma risposte che ci si aspetta perché sono ineludibili. Dopo vi dirò perché, poiché ci si riempie la bocca di Rio de Janeiro, di Johannesburg, di Kyoto, ma una volta che ci si è riempiti la bocca, si stenta a fare quel percorso.
Anche dal punto di vista dei professionisti che hanno lavorato al piano, non c’è contraddizione come qualcuno di voi ha voluto far credere, perché sono gli stessi professionisti: coloro che hanno lavorato sulla prima predisposizione del Per, hanno poi collaborato, con altri professionisti, che avevano più specificità professionali sulle tematiche ambientali, per produrre il Pear.
Quando si dice della contrarietà che viene dal mondo socio-economico, mi dite qual è? Io ho partecipato a tutti i momenti, ovviamente, e ce ne sono due, in particolare, il Ces e la Conferenza delle autonomie, attraverso i quali il mondo economico si esprime. Io ho potuto apprendere della sola contrarietà di Confindustria che ha detto il suo no rispetto a questo tipo di indicazione. Ma rispetto a tutti gli altri elementi e soggetti che siedono attorno a quel tavolo, le stesse organizzazioni sindacali hanno formulato un documento di osservazioni rispetto al piano, al quale gli uffici tecnici hanno risposto punto su punto, chiedendo che ci sia, attorno a questo piano, una valutazione annuale da parte della Giunta e poi il passaggio in Consiglio, per verificare se le cose che noi diciamo hanno poi una correlazione con ciò che effettivamente avviene. Vi rassicuro che l’Anci e l’Upi hanno dato un parere favorevole, e su questo non dovete credere all’assessore Amagliani, dovete soltanto leggere i verbali della Conferenza delle autonomie per verificare se c’è un parere favorevole. Ma potete anche capire, dai verbali del Ces, che c’è un parere favorevole delle associazioni artigiane, che c’è un parere favorevole delle associazioni degli agricoltori e l’unico parere discorde è quello di cui già vi ho detto.
Poi si parla di risorse: in questo piano non ci sarebbero risorse. Anche qui, siccome è difficile andare a memoria, ho detto nei giorni corsi e riconfermo qui, che ci sono circa 12 milioni di euro già pronti per finanziare azioni che vengono previste all’interno di questo piano, ci sono 4 milioni di euro che riguardano la questione della cogenerazione, del teleriscaldamento con il finanziamento europeo, che vanno diretti all’Asur e agli enti locali; ci sono altri 6 milioni di euro, anche questi in co-finanziamento europeo, beneficiari le piccole e medie imprese; ci sono altri 700+500.000 euro che vengono direttamente dal bilancio regionale, i primi da utilizzare per impianti di energia rinnovabile, pannelli solari termici, pannelli fotovoltaici — so che è poca cosa rispetto alle necessità — e altre risorse vengono direttamente dai capitoli dell’assessorato all’ambiente di questa Regione.
Quali sono i punti fondamentali di questo piano? Su questo vorrei che discutessimo, perché ho sentito parlare di eolico, di biomasse, di fotovoltaico, di termico: tutte le questioni, anche i numerini che abbiamo messo attorno a questo piano, li abbiamo letti oppure no? Io avrei sperato che qualcuno fosse intervenuto nel merito delle tabelline che pure ci sono all’interno di questo piano e mi avesse detto “a cogenerazione distribuita sul territorio — che vi assicuro essere molto meno inquinante della costruzione di mega centrali — non può dare 460 megawatt come noi prevediamo, per questo motivo”, oppure “l’eolico non può dare 160 megawatt per quest’altro motivo”. Avrei volentieri affrontato una discussione su queste tematiche, cosa che non c’è stata assolutamente. Si è detto soltanto che questo piano è il libro dei sogni. Qualcuno è arrivato a dire — mi sembra il consigliere Giannotti — che questo sarebbe un piano ideologico. Cosa vuol dire un piano ideologico? Avere la normale, la naturale, la dovuta attenzione alle tematiche ambientali sarebbe un atteggiamento ideologico? Se è così, il mio è un atteggiamento ideologico, ma non è assolutamente così, perché quando si parla di risparmio energetico e si dice di prevedere la possibilità di un 10% di risparmio ernergetico, parliamo di una cosa che non solo è possibile ma che è necessaria, così come quando parliamo di 10% di energia rinnovabile diciamo che la cosa è possibile. Come si fa a dire, in modo particolare sull’eolico, che non ci sono tutti i dati all’interno di questo piano? Io capisco bene che questo è un piano voluminoso, che richiedeva un impegno di letture di studio profondo, per cui probabilmente non tutti hanno letto, ma qui ci sono tutti gli elementi che caratterizzano anche i livelli di ventosità. E dove ci sono questi livelli di ventosità? Il problema sarà poi di capire se intervenire, come intervenire, quando intervenire. Queste sono le questioni. Così come la cogenerazione distribuita.
Io posso dire che questo piano è stato portato ad esempio in tutta Italia, è un piano che fa una scelta, a differenza di altri che scelte non fanno, che lasciano la possibilità di fare tutto e anche chi portava l’esempio della vicina Emilia Romagna, proprio perché le cose stanno così e abbiamo delle mega centrali tutto attorno a noi, molto probabilmente è ancor più necessario andare avanti con un piano di questo tipo, perché probabilmente quella parte di energia elettrica che noi non produrremo nella nostra regione, riusciremo ad averla attraverso regioni a noi viciniore, così come noi diamo a quelle regioni quella parte energetica, attraverso il combustibile, che in modo particolare viene dalla raffineria Api, del quale nella nostra regione, purtroppo, c’è un surplus e il piano dice che tra l’81% che prevediamo di produrre e quel surplus energetico, possiamo parlare di pareggio complessivo energetico.
Dopodiché qualcuno vuole che io parli anche di Api. Voi sapete con quanta razionalità e con quanto coraggio io abbia affrontato una questione che non era mia, che non era assolutamente dell’assessore all’ambiente. In quell’occasione io dissi “non c’è possibilità, di fare salti nel buio, perché non abbiamo preparato nulla”. Ma oggi stiamo preparando qualcosa, oggi sì stiamo preparando qualcosa. Noi diciamo che questo è lo sviluppo che vogliamo per la nostra regione, lo diciamo attraverso un piano che regge, sempre che le azioni che si debbono fare vengano davvero fatte, perché quando parliamo della necessità di pannelli solari all’interno delle nuove abitazioni, significa che gli enti locali di riferimento devono produrre degli atti, dei regolamenti edilizi tipo che obblighino chi fa nuove abitazioni a comportarsi in un determinato modo ed è del tutto evidente che ci vuole una collaborazione, non a parole ma nei fatti. E allora molto coscienziosamente, in quella situazione l’atteggiamento fu di un certo tipo che puntasse a mettere quei paletti a garanzia della tutela della salute dei cittadini e della propria sicurezza. Ma siamo andati ancora avanti, perché portiamo questo piano, abbiamo portato il piano di risanamento dell’area della Bassa Valle dell’Esino, abbiamo assegnato un incarico per prevedere un futuro sviluppo socio-economico di quell’area completamente diverso.
Come si fa a dire che in questo piano ci sarebbero delle contraddizioni? La questione delle questioni — non dico queste cose perché ci sono i cittadini di riferimento: loro sanno bene come la penso, perché sono andato a viso aperto a riportare queste questioni, a riportare il mio pensiero — è quella della centrale della vallata del Potenza. Anche qui non si dicano sciocchezze: il Ministero dell’ambiente ha già dato il via e ha già scelto rispetto alla proposta della Tecnoplan, di insediare su quell’area una centrale da 400 megawatt, questa è la verità. La firma sui fogli di carta, purtroppo, in questi casi se la porta via il vento. L’unica possibilità è quella di darci uno strumento di programmazione che prefiguri un intervento altro e diverso rispetto a quello che si vuol fare. Questa è l’unica condizione per cui, in base alla legge 55, noi come Regione possiamo negare l’intesa e quindi bloccare quel procedimento. E’ l’unica possibilità vera e grande, perché le altre sono sciocchezze che non tengono, che tengono, probabilmente, quelle sì, soltanto politicamente, in quest’aula, ma da domani, fuori, dopo il 4 aprile ognuno se ne laverà le mani. Invece approvare questo strumento oggi, significa che qualsiasi cittadino di questa regione, ove una Giunta diversa da questa, qualunque essa sia, volesse ripensare, potrebbe ricordarle che non può prescindere da quello che qui c’è scritto e qui c’è scritto che quella centrale non si può fare, perché noi scegliamo un’altra strada che regge e non diciamo 5, 10, 15, 20, parliamo di piccole e medie centrali di cogenerazione distribuite sul territorio che tengano conto delle necessità dei distretti industriali di questo territorio, questo dice il piano, non dice un’altra cosa, dice esattamente questo.
Ho sentito anche parlare del famoso black-out di due anni fa. Anche qui ci sono dei dati: questo paese non ha mai superato l’utilizzo dei due terzi, anche nelle punte di massima produzione, delle necessità di quel momento. Il problema non è la mancanza di energia, ma il trasporto dell’energia, che è altra cosa. Il problema che esiste è che questa regione venga invece tutelata ambientalmente, perché la più grande ricchezza che ha è proprio l’ambiente. Noi siamo chiamati a ridurre, nell’arco di tempo che va dal 2008 al 2012, del 6,5% i gas climalteranti che inquinano la nostra area. Con queste azioni — e altre ne dovremo fare con il piano dei rifiuti — non arriviamo a quei 5,3 milioni di tonnellate che dovremmo ridurre, ma arriviamo a 3,5 milioni di tonnellate. Sappiate che questi sono i dati — e siamo ancora sotto — 2008-2012, ma nel 2020 non dovremo ridurre del 6,5% bensì del 20% e quindi la questione sarà molto più pesante. E allora è molto più semplice adeguarci a ciò che il nostro mondo ci chiede. Io sono convinto ormai da tempo, che l’era dei combustibili fossili è terminata per tutti e quindi, se vogliamo mantenere questi livelli che noi definiamo di progresso — non so fino a che punto le cose stiano così, perché progresso significa, come diceva un grande capo indiano, “lasciare a chi viene dopo di me le stesse cose che ho trovato io” — occorre fare una rapida sterzata. Di questo passo sappiamo tutti, a meno che non ci vogliamo bendare gli occhi, che non potrà essere così, quindi alcune scelte, ancorché impopolari, ancorché difficili dobbiamo farle oggi perché diano risultati nel futuro. Questo piano energetico ambientale regionale parla di questo. Voi, oggi avete un problema grande: non volete che sia approvato il piano energetico ambientale regionale e ve ne assumete le responsabilità, non perché siamo arrivati tardi, perché c’è tutto il tempo per farlo... (Interruzione). Ho visto i tuoi emendamenti, Brini — e li vedranno tutti: questa è la notizia che dobbiamo dare — e mi diari se questi emendamenti portano un contributo... (Interruzione). Smettila, fammi finire!

Ottavio BRINI. ...vergognati!

Marco AMAGLIANI. Vergognati tu che non sai ciò di cui parli. Parla delle cose che conosci, non quelle che non conosci.

Ottavio BRINI. ...prepotente! Comunista!

Marco AMAGLIANI. Comunista e me ne vanto. Io sono comunista, lo sono sempre stato e sempre lo sarò, non ti preoccupare.
Chiudo dicendo che il vostro obiettivo...

Ottavio BRINI. ...vi siete scoperti...

Marco AMAGLIANI. Smettila, Brini, non sai ciò di cui parli.
Il vostro obiettivo dichiarato è quello di non far approvare questo piano... (Interruzione). Ma sei proprio volgare.
Il vostro obiettivo è quello di non far approvare questo piano, perché non si abbia a dire che questa maggioranza ha rispettato tutti i suoi obiettivi. Voi ve ne assumete la responsabilità.

PRESIDENTE. Si è conclusa la discussione generale. Capisco che lavorando così intensamente, di continuo possiamo anche essere un po’ stanchi e perdere le staffe, però vi prego di mantenere l’atteggiamento corretto che compete a chi sta seduto in quest’aula.
Prima di passare all’esame degli emendamenti c’è un ordine del giorno, primo firmatario il consigliere Giannotti, di non passaggio all’esame della proposta di atto amministrativo n. 153. Nomino consigliere segretario il consigliere Trenta.
Pongo in votazione l’ordine del giorno. Ha la parola, per illustrarlo, il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Amagliani, che tu sia un provocatore è un dato assolutamente riscontrabile negli atti. Tu non puoi quelle battute. Qui nessuno perde tempo: siamo pagati per fare questo lavoro, compreso te; se per te la democrazia è perdita di tempo, io sono felice di essere democratico.

Marco AMAGLIANI. Non hai capito...

Roberto GIANNOTTI. Io ho capito benissimo quello che hai detto. Hai detto “è una perdita di tempo”, ho capito benissimo. Tu devi smetterla di offendere gli altri salendo in cattedra e facendo il professore, perché qui ognuno svolte il ruolo che deve svolgere. Tu pensa a svolgere bene il ruolo di assessore, noi facciamo quello che ci compete e quando avremo responsabilità di governo dimostreremo di essere più capaci di te di governare, anche perché probabilmente governeremo con meno pregiudiziali ideologiche delle tue. Siamo in un consesso democratico, non siamo ancora nei soviet, quindi il diritto di parola ci è riconosciuto e garantito da questo sistema che noi abbiamo costruito e al quale facciamo riferimento. Se qualcuno ancora ha in mente, immagina altri paradisi politici, non deve fare altro che andare nei paesi governati dal comunismo, per avere altre soddisfazioni. Tutte le volte che qualcuno fa una critica, un’osservazione, salta in piedi come se fosse un problema di lesa maestà. Ogni volta il mio carissimo amico Cesare Procaccini comincia dicendo “la destra che governa questo paese guidata dal reazionario Berlusconi...” e noi dobbiamo stare zitti, dopodiché, una volta che diciamo che l’assessore è pregiudizialmente... (Interruzione). Hai ragione...

PRESIDENTE. Consigliere Giannotti, illustri l’ordine del giorno.

Roberto GIANNOTTI. Spero veramente di vincere le elezioni, perché anche su questo discorso della interpretazione del regolamento bisognerà che ci sia un chiarimento. Il nostro documento aveva un altro significato, non era l’applicazione dell’articolo che riguarda il non passaggio agli articoli, conteneva un impegno che il Consiglio regionale affidava alla Giunta, di considerare il piano discusso oggi una proposta aperta che veniva ritirata e riproposta dopo gli opportuni approfondimenti. Comunque si è voluto abbinare questa richiesta, non ci scandalizza più di tanto. Il senso della proposta è quello che è stato indicato da una lunghissima serie di interventi in Consiglio regionale, costruiti sui dati di conoscenza. Anche qui, è facile per un assessore ironizzare sulla scarsa capacità di informazione dei singoli consiglieri regionali, ma se gli assessori vogliono possiamo aprire un largo dibattito sugli strumenti che sono a disposizione. Il consigliere Brini, come il consigliere Giannotti e gli altri consiglieri di opposizione, credo abbiano meno strumenti, sia sul piano delle risorse umane che altri, quindi devono basarsi, loro sì, sulla propria capacità di lettura, di analisi e di valutazione, non hanno staff di funzionari pagati profumatamente per scrivere piani, per elaborare progetti, per preparare interventi per l’aula.
Abbiamo allora un po’ di rispetto per chi sta intorno a noi, riconoscendo la pochezza di strumenti che questa Regione mette a disposizione dei consiglieri regionali. I consiglieri di minoranza hanno la necessità di doversi fare da sé rispetto a certe situazioni, quindi tutto quello che viene è positivo ed è un arricchimento che comunque non va mai banalizzato e su cui non va ironizzato, come ho sentito fare anche oggi nel suo intervento dall’assessore Amagliani, il quale ha l’abitudine di salire in cattedra e dire a tutti gli altri “siete dei cretini perché non avete capito niente, ho capito solo io, io sono Dio in terra — anche se lui non crede a Dio — e tutto il resto non conta”. Non si fa così, assessore, ci vuole un po’ più di umiltà per capire che anche l’ultimo consigliere di questo consesso è in grado di dare il suo piccolissimo contributo, portando un granello alla conoscenza comune, alla decisione comune. Su questo dobbiamo crescere tutti e questo vale per tutti ma vale soprattutto per lei.
Il senso della richiesta è il seguente. Questo è uno strumento di programmazione che governerà la vita dei marchigiani per i prossimi vent’anni. Questo strumento è stato elaborato in laboratorio, negli uffici, non ha subito...

Pietro D'ANGELO. Forse ti è sfuggito, ma il piano prevede una verifica annuale della compatibilità, con la possibilità di modifica in Consiglio regionale, quindi non è qualcosa di ingessato per vent’anni, ma anno per anno si possono fare le modifiche.

Roberto GIANNOTTI. Se fosse così, non ci sarebbe stato bisogno di avere tanta fretta, perché mi sembra che nel corso del dibattito siano state avanzate proposte che potevano metterci al riparo da alcune preoccupazioni espresse e potevano darci il tempo di fare un ragionamento più completo sullo strumento “piano”. Invece il piano è stato elaborato in laboratorio, non è stato legittimato da un consenso, perché sfido chiunque a dimostrare che i marchigiani conoscano il piano energetico, non ha avuto la legittimazione e il consenso di due livelli importanti, che sono le categorie economiche della nostra regione e l’Assemblea dei Comuni e non è cosa da poco. Quindi è privo di una legittimità. Inoltre bisogna essere seri: non è concepibile che strumenti di questa natura vengano approvati l’ultima notte di efficacia dell’attività legislativa della Regione Marche, perché questa è una presa in giro per noi e per i marchigiani.

Vito D'AMBROSIO, Presidente della Giunta. Se mi consente, si chiude in bellezza.

Roberto GIANNOTTI. A lei consento, perché lei c’è e Spacca non c’è. Comunque, a me sembra come quel signorotto di campagna che ha tentato per venti volte di aggredire la povera ragazza, per venti volte ha fatto flop e la ventunesima volta... Non è una grande soddisfazione.
Per cinque anni avete sostanzialmente vegetato, non avete prodotto nulla sul piano legislativo, soprattutto non avete prodotto grandi progetti, grandi iniziative, adesso, alla fine avete fatto un pacchetto e cercate di portare a casa, per cercare di poter vendere sul mercato elettorale delle prossime settimane, qualche risultato. Dovrà essere responsabilità dell’opposizione datare questi provvedimenti, in maniera che la gente sappia come e quando li avete approvati.
Il senso del documento è di ritenere la proposta che avete fatto una proposta di piano e chiedere alla Giunta regionale di ritirarla e ripresentarla nella prossima legislatura, garantendo un livello di partecipazione popolare, istituzionale migliore di quella di oggi.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Rispetto a questo ordine del giorno, di cui sono firmatario, il problema non è di voler chiudere in bellezza o meno, ma a noi il piano è arrivato talmente tardi che anche se avessimo voluto approfondirlo nel miglior modo possibile, non ci sarebbero stati assolutamente i tempi, tanto è vero che la III Commissione che ha operato congiuntamente, non ha fatto altro che lavorare nei tempi più ristretti, proprio quando siamo in una fase e in una posizione di grande difficoltà, perché siamo alla fine della legislatura.
Prima ho ascoltato l’assessore fare delle dichiarazioni, attaccando gli interventi di questa mattina. Se c’è una cosa inconcludente è proprio questo piano, che tra l’altro nei lavori della Commissione non è mai stato accompagnato dalla presenza dell’assessore, per un motivo molto semplice: perché se non gli avesse fatto gli appunti qualche funzionario, non avrebbe saputo cosa dire. Non a caso credo che sia l’unico assessore, in tutta Italia, che era prima un dipendente di gruppo che è stato mandato a casa, perché o era incapace o aveva altre problematiche. Siccome gli attacchi personali sono stati posti direttamente da un rappresentante, che non a caso ha preso l’incarico dopo la grande situazione di imbarazzo che ha avuto questo Consiglio con la fuoriuscita di Cristina Cecchini, mi sembrava giusto chiarirlo.
Noi chiediamo che su questo ordine del giorno vi sia un modo per poter intervenire. Capisco che sul piano politico è normale che dobbiate votare contro, perché dovete salvare le apparenze e la faccia: siamo disponibili a qualsiasi soluzione, pur di avere una risposta concreta e risolutiva da dare ai cittadini marchigiani, perché non è una risposta l’approvazione del piano, ma un’imposizione che è stata fatta nel momento in cui si vanno a fare accordi per cercare di mettere personale nel listino per dare incarichi da assessore, come d’altronde la democrazia consente di fare. Non è assolutamente dignitoso, dopo cinque anni di lavori fatti in questo Consiglio, arrivare il penultimo giorno con un piano di notevole importanza, sia sul piano economico che sul piano ambientale. Vediamo allora di fare un minuto di riflessione per vedere come uscire da questo impasse.

PRESIDENTE. Viene chiesta la verifica del numero legale. prego di procedere a tale verifica, a partire dal n. 1.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini presente
Amagliani presente
Amati presente
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini assente
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli assente
Comi presente
D’Ambrosio presente
D’Angelo presente
Donati presente
Favia assente
Franceschetti presente
Gasperi assente
Giannotti assente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Martoni presente
Massi assente
Melappioni presente
Minardi presente
Modesti presente
Mollaroli assente
Moruzzi presente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci presente
Rocchi presente
Romagnoli assente
Secchiaroli presente
Spacca assente
Tontini presente
Trenta presente
Viventi assente

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’ordine del giorno.

Il Consiglio non approva

Procediamo alla discussione e votazione degli emendamenti. Ricordo all’aula due determinazioni che l’Ufficio di presidenza ha già preso in precedenza, relative alla questione della discussione degli emendamenti qualora fossero presentati ad un unico articolo. La determinazione prevede una unica discussione per tutti gli emendamenti congiunti. La seconda determinazione è invece relativa alla verifica del numero legale. L’Ufficio di presidenza, nella seduta 16 del 4 dicembre 2004, ha assunto la determinazione di consentire una sola verifica del numero legale per ogni articolo. Questo a proposito di una proposta di legge. L’articolo 91 equipara un piano alla proposta di legge, per cui, nello svolgimento dei nostri lavori intendo attenermi a queste determinazioni.
Propongo di procedere con una leggera variante, anche per permettere una maggiore partecipazione e discussione, così come abbiamo fatto questa mattina, nel senso che quando c’erano più emendamenti abbiamo concentrato gli emendamenti di un comma, non gli emendamenti di un articolo; nel caso dell’atto, che potrebbe essere equiparato ad un unico articolo condensare gli emendamenti ad un allegato, per cui informo l’aula che intendo avvalermi della determinazione dell’Ufficio di presidenza e procedere accorpando la discussione allegato per allegato.
Siamo quindi agli emendamenti dal n. 1 al n. 13. In considerazione del fatto che sono emendamenti formali e non sostanziali li votiamo come coordinamento.
Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Il suo tentativo di arrampicarsi sugli specchi e di applicare una interpretazione restrittiva del regolamento, della norma, contravvenendo al buon senso, contravvenendo ad una prassi consolidata che ci ha visto lavorare in questo Consiglio regionale per cinque anni mi sembra quanto meno azzardato. Per quello che mi riguarda le posso annunciare, con invito magari ad espellermi, che io disattenderò quello che lei ha detto, quindi a costo di chiederle di invitare la forza pubblica ad accompagnarmi fuori dall’aula, io ho intenzione di applicare l’usualità confermata in questo Consiglio, in base alla quale una proposta di atto amministrativo non è una proposta di legge ma cosa diversa. Quindi, intanto parliamo di una proposta di atto amministrativo e non di una legge. Le contesto formalmente la decisione assunta dall’Ufficio di presidenza, presa con tre membri dell’Ufficio di presidenza su cinque, senza una specifica convocazione e senza che i membri assenti fossero informati, quindi sono del parere che quelle decisioni, formalmente e sostanzialmente sono illegittime e pertanto non si applicano a questo Consiglio. Sono ad insistere perché si usi la procedura normale che, proprio perché usata in cinque anni è diventata norma. La procedura prevede che ogni emendamento può essere illustrato, su questo si sviluppa la discussione, si possono fare dichiarazioni di voto e si può votare. E’ addirittura irricevibile il richiamo all’uso della verifica del numero legale o del voto per appello nominale, perché lei sa meglio di me che non c’è alcuna norma del regolamento che richiama questa cosa. L’interpretazione dell’Ufficio di presidenza, che va in contrasto con le norme regolamentari, con lo Statuto, è improponibile. Ritengo quindi questa sua proposta un tentativo di semplificare i lavori del Consiglio regionale che rilanciamo al mittente. Noi siamo per discutere questo atto in tutte le sue implicazioni.

PRESIDENTE. Vorrei tranquillizzare il consigliere Giannotti che può svolgere in quest’aula pienamente le sue funzioni, perché l’interpretazione che è stata data non è la più restrittiva ma la più estensiva, dal momento che l’articolo 91 recita proprio che l’atto amministrativo è equiparato alla legge e siccome per la legge si prevede una discussione unica per ogni articolo condensando tutti gli emendamenti, avrei potuto dire, senza neanche metterlo in discussione, che l’atto amministrativo è unico articolo, per cui unica discussione. Invece, proprio per accogliere questa esigenza di maggiore chiarezza, maggiore trasparenza e maggiore partecipazione, abbiamo suddiviso questo atto in più articoli, praticamente sette articoli quanti sono gli allegati. Non c’è quindi alcuna volontà vessatoria. E’ ovvio che questa interpretazione permette a tutti coloro che intendono partecipare al processo legislativo di dire la propria, di esprimere il proprio punto di vista, ma permette anche alla maggioranza di condurre in porto un atto amministrativo al quale tiene. Quindi, tutto sommato a me pare di essere assolutamente rispettoso delle necessità di tutti. Questo per quel che riguarda l’interpretazione, ma siccome vorrei che questa interpretazione che è già stata data, utilizzata precedentemente — abbiamo addirittura contingentato, per limitare questa possibilità di ostruzionismo, a un minuto il tempo di discussione — in considerazione del fatto che iniziamo ora a fare la discussione, credo di non ripetere in toto quell’esperienza, perché credo che sia ragionevole per tutti evitare prove di forza, necessità di farsi buttare fuori dall’aula. Insomma facciamo una discussione tranquilla, perché ci sono tutte le condizioni per fare una discussione tranquilla.
Questa interpretazione, già applicata, la pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamenti dal n. 1 al n. 13 che credo debbano essere discussi e votati in sede di coordinamento, perché sono modifiche parziali della rubrica, senza alcun elemento sostanziale.

Roberto GIANNOTTI. In merito all’emendamento n. 1, ricordo che “Per definire il Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) può essere utile ricorrere alla "Relazione sullo stato di attuazione della legge 9 gennaio 1991 n. 10, recante norme per l'attuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell'energia, di risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia".
Si ricorderà che fu proprio la legge 10/91, all'art. 5, ad introdurre lo strumento del Piano Energetico Regionale
La relazione a cui facciamo riferimento e della quale chiediamo di modificare il titolo, è stata presentata dal Ministro delle Attività Produttive al Parlamento il 24 febbraio 2004 e alla pagina 16 sotto il titolo "La pianificazione energetica regionale" riporta le seguenti considerazioni:
“La materia in quadrata dai Piani Energetici Regionali si è ampliata dai contenuti previsti dall'articolo 5 della legge n. 10/91 a tutte le competenze trasferite alle Regioni in materia di energia dal decreto legislativo n. 112/98 e dal nuovo assetto istituzionale profondamente rinnovato dalla modifica del Titolo V della Costituzione.
Il Piano Energetico Regionale è il principale strumento attraverso il quale le Regioni possono programmare ed indirizzare gli interventi, anche strutturali, in campo energetico nei propri territori e regolare le funzioni degli Enti locali, armonizzando le decisioni rilevanti che vengono assunte a livello regionale e locale (ad esempio: piani per lo smaltimento dei rifiuti, piani dei trasporti, piani di sviluppo territoriale, piani di bacino per la gestione delle risorse idriche).
Il Piano Energetico Regionale costituisce il quadro di riferimento per i soggetti pubblici e privati che assumono iniziative in campo energetico nel territorio di riferimento.
Esso contiene gli indirizzi, gli obiettivi strategici a lungo, medio e breve termine, le indicazioni concrete, gli strumenti disponibili, i riferimenti legislativi e normativi, le opportunità finanziarie, i vincoli, gli obblighi e i diritti per i soggetti economici operatori di settore, per i grandi consumatori di energia e per l'utenza diffusa.
La programmazione energetica regionale viene attuata anche per "regolare" ed indirizzare la reallzzazione degli interventi determinati principalmente dal mercato libero dell'energia (DLgs n. 79/99 e DLgs n. 164/00).
La Pianificazione energetica si accompagna a quella ambientale per gli effetti diretti ed indiretti che produzione, trasformazione, trasporto e consumi finali delle varie fonti tradizionali di energia producono sull’ambiente il legame tra energia e ambiente è indissolubile e le soluzioni possono essere trovate insieme, nell’ambito dei principio di sostenibilità del sistema energetico.
Il Piano può essere guidato anche da funzioni "obiettivo" tipicamente ambientali, come il perseguimento degli obiettivi di Kyoto, mediante una serie di misure di natura energetica e di innovazioni tecnologiche, pur nell'ambito di quanto sopra evidenziato”
Questo è quanto riportato nel titolo I, rispetto al quale chiediamo la modifica.

PRESIDENTE. Consigliere, come vede lei può benissimo non rispettare il regolamento e lo svolgimento della nostra seduta e dei nostri lavori, perché è una sua facoltà quella di turbare lo svolgimento die nostri lavori. Io non lo posso impedire d’acchito, però le faccio notare che, avendo dichiarato quegli emendamenti da vogare in sede di coordinamento tecnico, lei non poteva né doveva illustrarli. Siccome vuole stabilire il principio che lei qui vuol fare quello che vuole, la avverto che ho gli strumenti per impedirglielo, perché la richiamo tre volte e per turbativa possa buttarla fuori. Non credo che nell’ultima seduta del Consiglio, dopo cinque anni, possiamo fare una cosa di questo genere e sia onorevole per tutti coloro che sono qui e per coloro che ci osservano. Però se quello è il risultato che lei vuol raggiungere, le garantisco che lo raggiunge.
Gli emendamenti dal n. 1 al n. 13 sono di coordinamento e li voteremo in sede di coordinamento. Dal 14 al 42 sono gli emendamenti all’allegato A e li discutiamo congiuntamente.

Roberto GIANNOTTI. Lei può fare le minacce che vuole, può prendere i provvedimenti che vuole. Se lei ritiene di dover assumere un provvedimento di questa natura nei confronti dei consiglieri di opposizione, se ne assume la responsabilità politica. Lei sta compiendo una serie di abusi sul piano dell’interpretazione della norma e ne è testimonianza il fatto che non si è sentito sicuro della forzatura che ha usato e ha sottoposto questo atto alla valutazione del Consiglio regionale. Guarda caso, nemmeno la valutazione del Consiglio regionale può essere considerata modificativa della norma regolamentare, perché lei ha avuto 22 voti, 3 voti in meno di quanti ne ha la maggioranza, a dimostrazione che anche il voto del Consiglio risente di una logica maggioritaria. Quindi chiedo scusa se ho male interpretato il riferimento a demandare i primi 13 emendamenti al coordinamento tecnico, però dal quattordicesimo emendamento in poi li illustro uno alla volta e parlo su tutti, facendo su tutti la dichiarazione di voto, così come chiederò su tutti la votazione per appello nominale, così questa sera arricchiamo il nostro dibattito. (Interruzione). Non voglio suggerimenti. La linea è evidente, qui nessuno è cretino. E’ evidente che il nostro è un intendimento ostruzionistico: non vogliamo far approvare il piano, perché abbiamo detto che questo è un piano deleterio per le Marche. Voi lo dovete approvare con la fatica che comporta approvare, stando in aula, discutendo, votando. Non potete ricorrere ai mezzucci o, se volete, alle interpretazioni di comodo. Già i marchigiani hanno pagato tantissimo, perché se vi ricordate, in quest’aula, a Natale di qualche anno fa avete votato, annullando mille emendamenti dell’opposizione, l’aumento del bollo regionale ai marchigiani, l’aumento dell’Irpef e dell’Irap, facendo un emendamento strumentale che di fatto ha reso carta straccia tutti gli emendamenti dell’opposizione.

Luciano AGOSTINI. Fu un bel colpo...

Roberto GIANNOTTI. Fu un bel colpo, ma non è così. Ho detto prima al suo collega assessore Amagliani che la democrazia ha un prezzo ed è la pazienza di lottare e di ascoltare per delle cose in cui si crede.
Mi piace riprendere uno dei passaggi dell’allegato A che in qualche modo fa riferimento all’obiettivo 1.2 del piano, il quale dice, sostanzialmente, che “Con i presupposti messi in evidenza al paragrafo precedente il PEAR prende le mosse da una attenta valutazione delle condizioni al contorno nelle quali il settore energetico regionale agisce. Tali condizioni al contorno sono determinate sostanzialmente da: contesto economico e politico-istituzionale sia a livello comunitario che nazionale; Bilancio Energetico Regionale (BER) degli ultimi decenni (a partire dal 1970); strumenti di pianificazione regionale e locale relativi ad altri campi, settori ed attività.
La conoscenza delle condizioni al contorno permette la elaborazione degli scenari di evoluzione a medio termine (anno 2015) di tutto Il comparto energetico, al fine di fornire il quadro di riferimento su: governo della domanda di energia; governo della offerta di energia; contenimento delle emissioni di gas climalteranti,
per i soggetti pubblici e privati che intendono assumere iniziative in campo energetico.
In tale quadro di riferimento si inseriranno anche i Piani Energetici Comunali che i Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti redigono in ottemperanza all'art. 5 della legge 10/91. E si inseriranno i Piani Energetici Provinciali con cui le Province esercitano le competenze in materia di "programmi di Intervento per la promozione delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico". Per questo noi chiediamo che venga soppresso l’allegato A.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Gasperi per illustrare i propri emendamenti.

Gilberto GASPERI. Sono d’accordo con ciò che dice il collega Giannotti, perché è nostro diritto svolgere un’attività per la quale veniamo pagati. Non stiamo facendo niente di anormale o irregolare ma stiamo solo ed esclusivamente cercando, in modo democratico e corretto, di difendere gli interessi dei cittadini che attraverso questo atto vengono volgarmente malmenati. Interessi che non possiamo assolutamente pensare di difendere, come si sta cercando di difendere, con questo documento.
Pertanto ritengo che sia indispensabile mettere ai voti questi emendamenti per appello nominale. Lo chiedo a nome anche di Giannotti e Ciccioli.

PRESIDENTE. Voglio ricordare ai consiglieri che hanno fatto ricorso alla loro non volontà di toccare la legittimità dello svolgimento, che la minoranza ha il diritto di fare l’ostruzionismo e deve riconoscere alla maggioranza il diritto di completare l’approvazione dell’atto.
Ha la parola il consigliere Comi.

Francesco COMI. Per l’economia della discussione annuncio il voto contrario agli emendamenti dal 14 al 39, al 41, al 42 e il voto favorevole all’emendamento 40 e al subemendamento all’emendamento 40.

PRESIDENTE. Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Non voglio polemizzare ma credo che questo dibattito riguardi tutti, soprattutto voi che vi apprestate a essere mandati all’opposizione. Se passasse questa interpretazione della norma regolamentare, la prossima volta potremmo adottarla in qualsiasi dibattito,, togliendo alla sinistra la possibilità di incidere su qualunque delle scelte del nuovo Consiglio regionale. Perché dico che difendo anche un vostro diritto, la vostra dignità di consiglieri regionali? Non potete accettare che ci sia questa interpretazione del regolamento che è strumentale, no suffragata e non sostenuta da alcun riferimento. Peraltro prendo atto che è stato inserito, fra gli emendamenti marginali, credo per una disattenzione dell’ufficio, l’emendamento n. 23 che marginale non è, dott.ssa Santoncini, quindi la pregherei di prendere atto che comunque la tipologia di quella proposta emendativa è completamente diversa dalle altre. Ne prenda atto, prima di dire che si fa di tutt’erba un fascio. Rispetto a questo noi siamo favorevoli a questo emendamento che consentirebbe una migliore lettura del titolo del capitolo.

PRESIDENTE. Voglio ripetere, e lo ripeterò in continuazione ogni volta che verrà sollevato il problema: chiedo ai consiglieri di minoranza di aiutarmi a rispettare sia il loro diritto che quello della maggioranza, perché non si vuol togliere il diritto ad alcuno.
La dichiarazione di voto è stata fatta per tutti gli emendamenti dal 14 al 42, quindi pongo in votazione l’emendamento n. 14 per appello nominale, a nome di Gasperi, Giannotti e Pistarelli.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini assente
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Ambrosio no
D’Angelo no
Donati no
Favia no
Franceschetti no
Gasperi sì
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi assente
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli assente
Moruzzi no
Novelli assente
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli assente
Secchiaroli no
Spacca assente
Tontini no
Trenta assente
Viventi assente

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 15.

Roberto GIANNOTTI. Presidente, ho detto che voglio illustrarlo. Voglio illustrare ogni emendamento.

PRESIDENTE. Mi dispiace, Giannotti, questo no.

Roberto GIANNOTTI. Io ho diritto di fare la dichiarazione di voto su ciascun emendamento.

PRESIDENTE. Il consigliere Giannotti non ha la parola, quindi non venga più data la voce al consigliere Giannotti fin quando non lo dico io.
Pongo in votazione l’emendamento n. 15. (Interruzioni del consigliere Giannotti). Lei ha avuto la possibilità di illustrare e di fare la dichiarazione di voto. (Interruzioni da parte del consigliere Giannotti). Siccome l’ho già richiamata e l’ho già avvertita, le faccio presente che lei sta turbando l’ordine della seduta. Invito a scrivere nel processo verbale, questo come primo richiamo che le faccio.
Pongo in votazione l’emendamento n. 15. (Interruzioni e proteste accese da parte del consigliere Giannotti). Consigliere Giannotti, vogliamo applicare il regolamento alla lettera o vogliamo concordare un comportamento che sancisca e rispetti il diritto della minoranza e della maggioranza? (Interruzioni del consigliere Giannotti). Abbiamo già detto che la dichiarazione di voto è unica, come l’illustrazione è unica.
Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Ritengo che questa sia una prova di forza che non meritiamo. Non si può per un atto così importante, che noi abbiamo considerato fatto in modo frettoloso, non perché così voluto dal presidente della Commissione, ma perché non c’erano i tempi tecnici, procedere in questo modo. Abbiamo fatto degli emendamenti e perlomeno la dichiarazione di voto dobbiamo farla. Posso convenire sui “giochini” di leggere il testo del documento in maniera pedissequa, ma la dichiarazione di voto è un diritto ed una consuetudine che questa Amministrazione ha sempre attuato. Quindi chiedo di fare solo una dichiarazione di voto di pochi momenti, in modo tale che rimanga agli atti una voce detta dalla minoranza.

PRESIDENTE. Vorrei ricordare al consigliere Gasperi, che è Vicepresidente di un Ufficio di presidenza che ha già votato questa procedura. Questo perché mi competeva.
La seconda cosa. Vorrei dire al consigliere Giannotti, che se vuol persistere nella sua intenzione di boicottare i lavori di quest’aula — ha già detto che vuol fare l’ostruzionismo — o se vuol esprimere la possibilità di mettere in chiaro qual è il suo punto di vista, perché se vuol fare l’ostruzionismo non glielo permetto, se vuole invece concordare il modo di procedere perché sia rispettato il suo punto di vista e conosciuto, perché liberamente espresso, sono disposto a trovare una soluzione. Oggi ha detto che l’interpretazione regolamentare data dall’ufficio di presidenza, è che la discussione e l’illustrazione degli emendamenti è unica, quindi l’emendamento n. 15 è già stato illustrato precedentemente e lo metto in votazione.

Roberto GIANNOTTI. Presidente, le vorrei leggere gli articoli 55 e 56 del regolamento. Si dice :”Se un consigliere pronuncia frase o parole sconvenienti...” Io credo di non avere pronunciato parole sconvenienti.

PRESIDENTE. Vada avanti, consigliere.

Roberto GIANNOTTI. “...se turba con il suo comportamento la libertà di discussione”.

PRESIDENTE. E’ quello che sta facendo.

Roberto GIANNOTTI. Avete la faccia tosta, tutti, di dire che io ho turbato la libertà di discussione? Cerchiamo di essere seri. Avrò turbato una logica, un equilibrio che in qualche modo la maggioranza ha voluto porsi. La verità ve l’ho detta l’altro giorno: una cosa è assumere un tipo di provvedimento come questo, con la totalità dell’aula d’accordo, una cosa farlo contro l’intera opposizione del Consiglio regionale, cosa che non è legittima. Rispetto all’allontanamento dall’aula, mi permetta di dire, Presidente, che una cosa è la censura, altra cosa l’allontanamento dall’aula, che secondo il regolamento è previsto quando vi sia oltraggio, quando vi siano violenza o atti di particolare gravità. Presidente Minardi, lei vuol passare alla storia come il primo Presidente del Consiglio regionale delle Marche che ha espulso dall’aula un consigliere regionale, oltretutto capogruppo di un gruppo di opposizione? Lo faccia.

PRESIDENTE. Io ho detto all’aula più volte che lei vuol giungere a quella soluzione, al punto che ha parlato di censura che ancora non le ho neanche comminato.
Lei non ha la potestà di interrompere e di impedire i lavori del Consiglio.
Pongo in votazione l’emendamento n. 15.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 16.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 17.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 18.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 19.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 20.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 21.

Carlo CICCIOLI. Su questo emendamento voglio la parola.

PRESIDENTE. Procediamo...

Carlo CICCIOLI. No! Voglio la parola! (gettando un fascio di documenti verso il tavolo della Giunta).

PRESIDENTE. Vogliamo concordare un comportamento tra maggioranza e minoranza?

Gilberto GASPERI. Sospendiamo cinque minuti.

PRESIDENTE. D’accordo. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18,40,
riprende alle 18,50

PRESIDENTE. Ha la parola, sull’emendamento n. 21, il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Alla pag. 4, allegato A chiediamo di aggiungere “che sia integrato con l’accordo del 5 settembre 2002 pubblicato sulla GU”, che è un accordo sottoscritto da tutte le Regioni, quindi anche Regione Marche, Province, Comunità montane, associazioni, alla Conferenza Stato-Regioni, in particolare nelle aree delle regioni deficitarie come la nostra, dove la produzione interna è inferiore al fabbisogno e basata su impianti a non sufficiente efficienza e dove c’è un aumento dei costi dell’energia, vanno introdotti questi aspetti: dare priorità agli interventi sulla rete di trasmissione nazionale tesi a ridurre al minimo i rischi di congestione interzonali, come quelli presenti nell’area medio adriatica, in particolare nelle Marche e a consentire che la nuova capacità di generazione che verrà a installarsi nei prossimi anni, quasi tutta, per adesso, al nord, possa rappresentare una effettiva opportunità concorrenziale rispetto all’offerta dell’operatore dominante Enel; b) potenziare la rete di trasmissione nazionale comprese le linee di interconnessione con l’estero; c) favorire l’insediamento da parte di soggetti diversi dall’operatore dominante, cioè l’Enel, i nuovi poli di produzione delle zone di mercato che risultino deficitarie rispetto alla zona”, come peraltro si riscontra nelle Marche.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 22. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 23. Ha la parola il consigliere Giannotti, per dichiarazione di voto.

Roberto GIANNOTTI. Presidente, abbiamo diviso gli emendamenti in due categorie. Su quelli sostanziali rimane l’illustrazione e la dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Per evitare di rimettere in discussione le decisioni prese. Illustrazione unica, per allegato di tutti gli emendamenti e dichiarazioni di voto disgiunte, massimo un minuto su quelli non essenziali, cinque minuti su quelli che abbiamo individuato come essenziali. Mi pare ragionevole, non cambiamo nuovamente. Siccome siamo all’allegato A, cinque minuti per la dichiarazione di voto. Se poi usa i cinque minuti per illustrare e dichiarare il voto, è uguale.
Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Questo emendamento va nella direzione di valutare che nelle fasi intermedie del piano ci saranno sicuramente delle aree e dei periodi di deficit. In particolare, siccome ci sono bacini di utenza localizzati in aree specifiche, costiere o intervallive, per far fronte a questa fase intermedia non vengono escluse, come affermato nel successivo punto 3.1, nel frattempo, in aggiunta, altre soluzioni di produzione elettrica di base con tecnologie avanzate, vantaggiose sia in termini di elevata coefficienza che di minor costo tariffario all’utenza, in particolare alle imprese.
In sostanza si permette di sviluppare produzione di energia elettrica soprattutto nelle zone carenti, che nelle Marche sono a pelle di leopardo.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. E’ certo che la riduzione dei consumi di energia primaria, nella produzione di energia elettrica con minore impatto ambientale, va perseguita concretamente, ove e comunque sia fattibile, anche a livello di distretti industriali. Il senso dell’emendamento è legato alla possibilità concreta che si possa verificare un successo e che non si possa concretizzare questa prospettiva.
Per questo si è richiamata l’esigenza di una specificazione, cioè la necessità di specificare meglio questo passaggio dell’allegato A, richiamando la portata e l’efficienza dell’intervento in questa direzione.
Credo che per questo togliere l’inciso ed introdurre questo meccanismo di chiarimento possa servire meglio a garantire una lettura adeguata della norma. Per questo invito a votare a favore di questa proposta emendativa.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 23.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 24. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. A fondo pagina dell’allegato 5, al termine della frase “il piano interviene inoltre sulla necessità di rendere equilibrato al massimo grado il settore energetico regionale agendo soprattutto sul deficit del comparto elettrico per garantire il pieno sostegno allo sviluppo economico e sociale delle Marche”, noi proponiamo di aggiungere questa precisazione: “Orientandolo verso l’azzeramento progressivo del deficit di produzione e il rafforzamento della rete di trasporto e di distribuzione, in considerazione del carattere strategico del comparto elettrico per un equilibrato sviluppo economico e sociale regionale e dei rischi conseguenti dal permanere nel tempo di un elevato deficit regionale di produzione, che porterebbe inevitabilmente a costi e quindi prezzi maggiori che in altre aree del paese, frenando così lo sviluppo stesso e riducendo anche la competitività del sistema Marche”. Questo è il contenuto della proposta di emendamento che abbiamo presentato e che invitiamo a votare.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 24.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 25.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 26. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. L’emendamento 6 prevedeva di sopprimere i due capoversi del riferimento indicato a pag. 6. A pag. 8 dell’allegato A, chiediamo di sopprimere la parola “distretti” dopo “ambiti territoriali”.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento n. 26.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 26 bis. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. A pag. 9, nella parte ove si dice “la conclusione è che esistono in regione un certo numero di siti”, noi chiediamo di aggiungere: “alla cui concreta individuazione, qualificazione tecnico-economica e sviluppo in terra ferma provvederanno in primo luogo gli enti locali direttamente interessati ai sensi dell’art. 31 del D. Lgs. 1123.98 e del D. Lgs. 387/2004”. E’ importante, perché su questa posizione c’è una concreta armonia nel rapporto che deve esserci tra Governo, Regione ed enti locali.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Novelli.

Sergio NOVELLI. Il D. Lgs. del 2004 già prevede che la localizzazione degli impianti eolici sopra i 20 kilowatt/ora di potenza sia sottoposta alla sola autorizzazione comunale. Il piano regionale è strumento autorizzatorio, che sospende l’installazione sino a quando non è approvato, ma che non localizza, quindi ho paura che inserire “in primo luogo gli enti locali”, sottenda un’esigenza di coordinamento tra enti locali o tra enti sopraordinati che ripristinerebbe il doppio passaggio che c’era prima.

Gilberto GASPERI. L’art. 31 del 112/98 dice una cosa diversa.

Sergio NOVELLI. Il 112 non lo ricordo.

Pongo in votazione l’emendamento n. 26 bis. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 27. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 28.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 29. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Qui si dice di aggiungere delle parole che sostanzialmente chiariscono che si possono mettere insieme altre soluzioni avanzate, vantaggiose per la produzione di energia elettrica di base, in un mix di soluzioni tecnologiche. Si possono mettere insieme una soluzione eolica e una soluzione idroelettrica. In questo caso ci sono una serie di domande giacenti in Regione, per il recupero di 7 o 11 centraline elettriche dismesse per la produzione, che potrebbero essere riattivate e non sono mai state riattivate. invece è possibile che mettendo insieme un mix di soluzioni diventino economicamente vantaggiose, quindi possono produrre ulteriori quantitativi di energia.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Sono sostanzialmente d’accordo con l’illustrazione del collega Ciccioli e chiedo il voto per appello nominale a nome anche dei consiglieri Ciccioli e Gasperi.

PRESIDENTE. Pongo in votazione, per appello nominale, l’emendamento n. 29. Nomino consigliere segretario il consigliere Favia.

David FAVIA. , Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini no
Amagliani no
Amati no
Ascoli no
Avenali no
Benatti no
Brini assente
Castelli assente
cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli sì
Comi no
D’Ambrosio no
D’Angelo no
Donati no
Favia no
Franceschetti no
Gasperi sì
Giannotti sì
Grandinetti assente
Luchetti no
Martoni no
Massi assente
Melappioni no
Minardi no
Modesti no
Mollaroli assente
Moruzzi no
Novelli assente
Pistarelli sì
Procaccini no
Ricci no
Rocchi no
Romagnoli assente
Secchiaroli assente
Spacca assente
Tontini no
Trenta assente
Viventi assente

Il Consiglio non approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 30. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. A pag. 9, punto c)1 del paragrafo 2.3 che ha trovato il consigliere Benatti, a cui do atto di avere una grande capacità di sintesi libraria, si prevede, dopo il riferimento alla dimensione degli impianti, l’inserimento del termine “di generazione distribuita e di cogenerazione”.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 31. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. A pag. 9 dell’allegato A, punto c) 1, togliere le parole: “per le estrazioni vocate alla rigenerazione di energia elettrica caldo e freddo”. Credo sia un passaggio superfluo e credo che la lettura dell’atto amministrativo sarebbe molto più facilitata se apportassimo questa modificazione.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 32. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Si chiede di sostituire la parola “giochino” con la parola “svolgano”, anche perché in termini prettamente letterari è una cosa più concreta e ben definita.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 32.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 33.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 34.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 35. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 35 bis. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Per ottenere l’obiettivo del pareggio, arrivando al risultato di recuperare l’energia, si propone di aggiungere “comprese soluzioni tecnologiche diverse di produzione di energia elettrica”. Questo lascia, a chi dà le autorizzazioni, una possibilità maggiore di scelte fra le proposte possibili.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Siamo partiti da posizioni differenti: da questo equilibrio interno ritrovato dalla maggioranza che vuole a tutti i costi portare a casa questo strumento di programmazione e da un atteggiamento opposto dell’opposizione che dice “forse non è opportuno che si approvi, improvvisando, uno strumento di questa importanza. Ci siamo scontrati in aula, il Presidente ha usato termini forti.
Da persone civili, dopo aver preso un ammonimento come a scuola dal mio amico Luigi Minardi, preoccupato perché sa che io e Gasperi lo stracceremo sul piano delle preferenze individuali, andiamo avanti a discutere. Ci sono alcune proposte emendative che hanno un senso, che hanno una ragionevolezza. Se voi continuate a mantenere questo atteggiamento di chiusura pregiudiziale per cui è tutta carta straccia, mi fate pentire dia vere fatto un passo avanti, quindi mi rimetto a fare il matto e mi faccio espellere. Invito il consigliere Moruzzi, che è l’unico forse, meglio di Amagliani, che ha letto questa roba e che ci capisce di più... Facciamo un ragionamento. Siccome lei, Amagliani, è l’assessore al ramo, se ci sono alcuni emendamenti migliorativi, sarebbe giusto che lei mi dicesse “mi va bene”, invece la vedo pregiudizialmente contrario a tutte le proposte dell’opposizione. Se rilevo che su questi emendamenti non c’è una disponibilità al dialogo e al confronto, ricomincio a chiedere l’appello nominale su tutto.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 36. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Chiedo all’assessore un suo parere. A pag. 16 si dice “I presupposti perché tutto ciò si realizzi non esistono ancora e sono in via di costituzione”. Si dice “La scelta strategica di puntare sulla tecnologia più efficiente, più rispettosa dell’ambiente non è priva del rischio di insuccesso”. Tutto ciò potrebbe quindi non verificarsi. Noi chiediamo di aggiungere “pertanto, nel frattempo vanno valutate ed accolte positivamente anche altre soluzioni tecnologiche avanzate, ecoefficienti e vantaggiose di produzione elettrica di base”. Questo dà una giustificazione in caso di insuccesso, non va a toccare niente, però è qualcosa che fa vedere che su questo pano, in caso di insuccesso si è previsto qualcosa. E’ un modo di affrontare la cosa in concreto, migliorando la dizione di un concetto.

Francesco COMI. Il nostro parere è favorevole.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio approva

PRESIDENTE. Emendamento n. 37. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. A fine pag. 16 proponiamo di aggiungere “E’ altresì evidente che ove la realizzazione di impianti di cogenerazione distribuita (impianti eolici e a biomasse) incontrasse difficoltà, il permanere dell’obiettivo di sostanziale pareggio sarebbe compatibile solo con la realizzazione di una centrale di taglia medio-grande”. Questo era il riferimento che veniva proposto, rispetto al quale chiediamo un voto positivo del Consiglio.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 38.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 39.

Il Consiglio non approva

Subemendamento 040. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Emendamento n. 41. Ha la parola il consigliere Gasperi.

Gilberto GASPERI. Chiediamo la sostituzione della frase “se infatti si esamina sulla cartina del centro Italia la situazione delle centrali comprendente anche gli impianti autorizzati in Romagna, in Abruzzo e in Molise si vede che l’isolamento delle Marche sarà tra poco meno drammatico e può lasciare il tempo per giungere a soluzioni più immediate ed articolate”, con la seguente: “Se si esamina sulla cartina del centro Italia la situazione delle centrali comprendenti anche gli impianti autorizzati in Romagna, in Abruzzo e in Molise, la situazione dell’area medio Adriatica tende a migliorare, pur rimanendo critica soprattutto nella regione Marche per il maggior deficit in confronto alle Regioni confinanti e per la mancanza di impianti autorizzati”, perché è vero che vengono posti in quelle regioni, ma noi, nelle Marche rimaniamo sempre deficitari, e il tutto va a beneficio delle altre regioni. Si verifica che attualmente i flussi maggiori di energia importanti per Marche, arrivano dal polo di produzione di Brindisi e ciò è dimostrato dal fatto che il punto neutro, dove si eguagliano i flussi di energia provenienti dall’altro polo produttivo di Porto Tolle, è collocato nelle Marche nella zona nord. Prima di arrivare in regione l’energia attraversa varie regioni le quali presentano anch’esse situazioni di criticità di produzione che gli impianti autorizzati solo in parte potranno risolvere. Difatti, si dice “dai dati del 2004 risulta che al di fuori dell’Abruzzo, che importa un terzo di energia necessaria, tutte le altre importano il 50% ed oltre dell’energia, le Marche addirittura il 58% che per la sola regione Emilia Romagna ammonta a circa una volta e mezza il consumo della sola regione Marche”. In questa maniera ci mettiamo di fronte alla possibilità di trovare un éscamotage nel caso in cui ci trovassimo di fronte a problematiche future.

Roberto GIANNOTTI. Chiedo la verifica del numero legale.

PRESIDENTE. Prego di procedere alla verifica del numero legale.

Gabriele MARTONI, Consigliere segretario. Procedo alla chiama:
Agostini presente
Amagliani presente
Amati presente
Ascoli presente
Avenali presente
Benatti presente
Brini assente
Castelli assente
Cecchini assente
Ceroni assente
Cesaroni assente
Ciccioli presente
Comi presente
D’Ambrosio presente
D’Angelo presente
Donati presente
Favia presente
Franceschetti presente
Gasperi assente
Giannotti presente
Grandinetti assente
Luchetti presente
Martoni presente
Massi assente
Melappioni presente
Minardi presente
Modesti presente
Mollaroli assente
Moruzzi presente
Novelli assente
Pistarelli assente
Procaccini presente
Ricci presente
Rocchi presente
Romagnoli assente
Secchiaroli assente
Spacca assente
Tontini presente
Trenta assente
Viventi assente

PRESIDENTE. Esiste il numero legale, quindi pongo in votazione l’emendamento n. 41.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 42. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. Vorremmo garantire il raggiungimento della pace energetica, cioè della sufficienza di fonti energetiche non alla data prevista dalla Giunta regionale ma al 2012, anziché al 2015. Non capisco come si faccia a votare contro una proposta emendativa di questo genere. Mi appello al buon senso del consigliere Moruzzi che queste cose le conosce.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 43.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 44.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 45.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 46.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 47.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 48.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 49.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 50. Ha la parola il consigliere Giannotti.

Roberto GIANNOTTI. A pag. 5 dell’allegato B, chiediamo di annullare l’intero paragrafo i) 2.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Gli emendamenti nn. 51 e 52 sono decaduti. Pongo in votazione l’emendamento n. 53.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 54.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 55.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 56.

Il Consiglio non approva

Gli emendamenti 57, 58 e 49 sono decaduti. Emendamento n. 60. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio non approva

Emendamento n. 61. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. Questo emendamento impone il recupero dei rifiuti dal punto di vista energetico. La termovalorizzazione è il recupero dei rifiuti attraverso la combustione, che però è completa e recupera calore che viene trasformato in energia. Si chiede con questo emendamento di predisporre entro sei mesi dall’approvazione del presente piano, un progetto organico per quanto riguarda il ruolo energetico dei rifiuti. Credo che sia un emendamento ampiamente recepibile.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione la prosecuzione della seduta.

Roberto GIANNOTTI. Siamo contrari, perché la situazione impone una valutazione. Abbiamo il Consiglio convocato anche per domani con un ordine del giorno che non è estremamente complicato, quindi la proposta è di fermarsi qui e di aggiornarci a domani mattina alle 10.

PRESIDENTE. Se siete d’accordo, potremmo terminare la votazione degli emendamenti, lasciando le dichiarazioni di voto a domani mattina.

Pongo in votazione l’emendamento n. 61 bis.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 62.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 63.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 64.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 65.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 66.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 67.

Il Consiglio non approva

Pongo in votazione l’emendamento n. 68. Ha la parola il consigliere Ciccioli.

Carlo CICCIOLI. C’erano degli emendamenti di assoluto contributo. Il fatto che i Comuni dove vengono installati gli impianti eolici fossero consultati nell’installazione stessa, era un emendamento che credo fosse ampiamente condiviso.
All’emendamento 68 si chiede che entro sei mesi dall’approvazione del Ppar, “le linee guida per la valutazione e la progettazione degli impianti eolici in territorio marchigiano, sia in terra ferma che sul mare...”. Questo, secondo noi ha anche dei paletti, altrimenti il piano è il solito piano che rimane lì per anni e non viene utilizzato. Quindi, questa valutazione secondo me è un contributo e non è un boicottaggio, perché ci sono degli emendamenti utili alla stesura tecnica del documento.

PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Moruzzi.

Marco MORUZZI. Di questi emendamenti il problema non è la parte che si aggiunge ma la parte soppressiva. La gran parte degli emendamenti presentati sono soppressivi e su questo c’è la difficoltà a sopprimere parti del piano, come anche abbiamo emendamenti che si ripetono ciclicamente. L’emendamento di cui parlava Ciccioli nel suo intervento è uno dei pochi che non è stato ripetuto ciclicamente, quello del coinvolgimento degli enti locali, mentre lo stesso emendamento è ripetuto sette volte, inserito in passaggi diversi del piano in quanto tale, peraltro decaduto perché votato già una volta. C’è questa difficoltà fino agli emendamenti intorno al 110, dove poi ve ne sono altri più di sostanza. Credo che sia ragionevole dire che vanno predisposte le linee guida entro un certo tempo, ma la parte di soppressione delle indicazioni che dice che le raccomandazioni vanno utilizzate come linee guida, già crea qualche problema.

PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento 68.

Il Consiglio non approva

Consigliere Giannotti, nell’elenco degli emendamenti importanti sono rimasti il 71 che è decaduto, il 72 e il 112.

Carlo CICCIOLI. C’è anche l’85 sulle biomasse, che è aggiuntivo.

Gilberto GASPERI. Ci sono il 72, l’80, l’85, il 112.

Roberto GIANNOTTI. Poi ci sono il 116, il 124, il 127 e il 130.

PRESIDENTE. Va bene. Gli altri sono tutti ritirati?

Gilberto GASPERI. Sì.

PRESIDENTE. Ci sono tre proposte che possiamo votare con un voto solo ed è bene che lo facciamo questa sera, in modo da sfoltire il lavoro per domani. Se siete d’accordo, sospendiamo la votazione di questa proposta di atto amministrativo e procediamo secondo quanto da me indicato.

(Così rimane stabilito)



Proposta di atto amministrativo (Votazione): «Proroga dei termini al 31.12.2005 dei programmi triennali di cui alle DD. AA. n. 68 dell'8 maggio 2002 - Immigrazione e n. 59 del 12 dicembre 2001 - Giovani» Giunta (158)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di legge n. 158, ad iniziativa della Giunta.
La pongo in votazione.

Il Consiglio approva



Proposta di legge (Votazione): «Modificazioni alla legge regionale 5 agosto 1996, n. 34 “Norme per le nomine e designazioni di spettanza della Regione» Mollaroli (291)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 291, ad iniziativa del consigliere Mollaroli.
Mancano i due relatori, ma mi si dice che è stata approvata all’unanimità in Commissione e che si tratta soltanto di una modifica tecnica, quindi se non vi sono obiezioni, passo alla votazione degli articoli.
Articolo 1. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 2. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 3. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Articolo 4. Lo pongo in votazione.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione il coordinamento tecnico.

Il Consiglio approva

Pongo in votazione la proposta di legge nel suo complesso.

Il Consiglio approva

La seduta è tolta. Riprenderà domani alle 10.

La seduta termina alle 19,45