Resoconto seduta n. 227 del 16/02/2005
La seduta inizia alle 11,30
Delibere inviate dalla Giunta regionale
PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha trasmesso le seguenti delibera, adottate in data 1 febbraio 2005:
— n. 104: «Art. 26, comma 2, della l.r. 30/04 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato – Euro 860.083,00»;
— n. 105: «Art. 26, comma 2, della l.r. 30/04 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per interventi di edilizia ospedaliera – Euro 555.594,00»;
— n. 106: «Art. 26, comma 2, della l.r. 30/04 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese – Euro 400.000,00»;
— n. 107: «Art. 26, comma 2, della l.r. 30/04 – Iscrizione nel — bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese – Euro 2.050.000,00»;
— n. 108: «Art. 40 della l.r. 29/04 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – Euro 4.344.980,58 modifica al P.O.A. dgr n. 1678 del 28.12.2004»;
— n. 109: «Art. 40 della l.r. 29/04 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – Euro 4.383.592,13»;
— n. 110: «Art. 40 della l.r. 29/04 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – Euro 9.299.151,06»;
— n. 111: «Art. 27, comma 1, della l.r. 30/04 – Variazione compensativa al P.O.A. 2005 – Euro 6.900.000,00»;
— n. 112: «Art. 40 della l.r. 29/04 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – Euro 14.100.386,35»;
— n. 113: «Art. 40 della l.r. 29/04 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – Euro 10.633.592,35»;
— n. 114: «Art. 40 della l.r. 29/04 della l.r. 29/04 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – Euro 41.232.369,08».
Proposta di atto amministrativo (Seguito esame degli articoli e votazione): «Piano energetico ambientale regionale» Giunta (153)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 153, ad iniziativa della Giunta.
Comunico che sono stati ritirati alcuni emendamenti. Rimangono tuttora in piedi i seguenti: 72, 80, 85, 112, 116, 124, 127 e 130.
Passiamo, pertanto, all’esame dell’emendamento n. 72 a firma Brini, Giannotti e altri. Ha la parola il consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Ieri sera abbiamo discusso e alla fine della serata, di fronte a un clima difficile — per la prima volta un consigliere di opposizione ha avuto il primo richiamo — la Conferenza dei presidenti di gruppo ha deciso di prendere atto dell’esigenza, da una parte di garantire i diritto dei singoli consiglieri ad esercitare il loro ruolo, dall’altra di semplificare. Siamo tornati in aula, abbiamo esaminato, approfondito e votato alcuni emendamenti, alla fine della seduta, viste le condizioni atmosferiche e tutto il resto si è deciso di rimandare a questa mattina l’esame di alcuni emendamenti di sostanza, dando per superati alcuni altri.
La proposta emendativa in discussione, prevede che a pag. 37 dell’allegato B, sommario del Pear, al termine della frase “se le molte argomentazioni tecniche in favore...” ecc., proponiamo di aggiungere “pertanto, nel frattempo, vanno valutate ed accolte positivamente anche altre soluzioni tecnologiche avanzate ecoefficienti e vantaggiose di produzione elettrica di base”.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio non approva
Emendamento n. 80. Ha la parola il consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Questa proposta è chiara e va nella linea di uscire dalla situazione di immobilismo in cui ci si vuol lasciare.
La proposta è di apportare questa modifica al paragrafo 4.2.3, allegato B.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio non approva
Emendamento n. 85. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio non approva
Emendamento n. 112. E’ stato presentato un sub emendamento a firma Amagliani. Ne do lettura: a pag. 92, capitolo 4.7.1, sopprimere il capoverso che va da “una serie di parchi eolici” sino a “numero di generatori” e sostituire come segue: “La potenza residua potrà essere raggiunta mediante la realizzazione di più parchi eolici, ognuno dei quali di potenza installata non superiore a 15 megawatt per sito, fatta salva la possibilità di rivedere il limite medesimo, incluso quello relativo alla suddetta potenza di 160”.
Ha la parola il consigliere Comi.
Francesco COMI. Il sub emendamento di fatto, pur indicando l’eventuale possibilità di aumentare il limite tendenziale dell’energia eolica da sperimentare, tiene conto del fatto che comunque questo piano prevede la concertazione con il territorio, quindi, seppure si dovesse, in via di emergenza, aumentare il limite dell’energia eolica da sperimentare, sarebbe sempre necessario il parere della Provincia e delle Comunità locali.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. La questione che abbiamo posto è molto seria. Il sub emendamento aggiusta, comunque va nella direzione, pur in questo discorso di tenersi comunque dei margini, che abbiamo proposto. Ne approfitto per dire specificamente quello che pensiamo sull’eolico, come d’altronde ci suggeriva anche ieri l’assessore Amagliani. Così come proposto l’eolico è praticamente impedito, perché si devono fare delle linee guida secondo informazioni per gran parte difficili da praticarsi, come quelle di questo paragrafo 4.7 che vogliamo modificare. L’emendamento è proprio affinché queste informazioni siano indicative e non vincolanti perché queste informazioni, sulle quali devono muoversi le linee guida non possono essere facilmente praticate, poi si stabilisce, con un emendamento successivo, anche un limite temporale entro il quale fare queste cose. C’è una moratoria tacita oggi, nell’eolico e non si sa ancora per quanto tempo. Questo tipo di previsioni e di modificazioni danno la possibilità che l’eolico possa essere praticato, al di là di quello che è scritto nella proposta di piano, perché i mega parchi ipotizzati nel mare per 100 Mw o il numero di macchine limite per sito, invece che di potenza, tutto questo deve essere rivisto. Ecco il senso dell’emendamento, un emendamento che a nostro avviso fa passare dalle parole, dalle enunciazioni ai fatti.
PRESIDENTE. Pongo in votazione il sub emendamento sostitutivo dell’emendamento 112.
Il Consiglio approva
Emendamento n. 116. Ha la parola il consigliere Comi.
Francesco COMI. Si esprime parere favorevole, perché tra l’altro la questione era stata posta in Commissione dallo stesso consigliere Moruzzi, sia pure in termini diversi ed era già stata recepita.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio approva
Emendamento n. 124. Ha la parola il consigliere Gasperi.
Gilberto GASPERI. Con questo emendamento chiediamo di aggiungere la seguente frase: “Tuttavia, in considerazione delle perplessità e dei rischi di insuccesso sull’utilizzo di una tale tecnologia, nel frattempo vanno valutate ed accolte positivamente anche altre soluzioni tecnologiche avanzate, ecoefficienti e vantaggiose di produzione elettrica di base”. Serve per dare una generalizzazione più completa e non restringere solo ed esclusivamente entro certi limiti. Non dà niente di specifico, ma ci permette di dare una indicazione rispetto ad altre possibilità e ad altri tipi di intervento.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio non approva
Emendamento n. 127. Ha la parola il consigliere Gasperi.
Gilberto GASPERI. Si dice che il pareggio va conseguito con il ricorso prioritario alla tecnologia della generazione distribuita, della cogenerazione e della trigenerazione. Noi chiediamo di aggiungere “insieme alle altre soluzioni tecnologiche avanzate, ecoefficienti e vantaggiose di produzione elettrica di base”. Non cambia assolutamente niente, né nel significato, né nella sostanza per quanto riguarda il piano, ma ci permette di dare una completa dizione che rimane generica, ma è solamente rafforzativa e ci consente, successivamente, durante la validità e l’operatività del piano, di poter intervenire anche con altre tecnologie.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio non approva
Emendamento n. 130. Ha la parola il consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Questo emendamento è sulla falsariga di quello che è stato ribadito in tutto il dibattito che ha accompagnato l’esame degli emendamenti ed è una richiesta di considerare la possibilità di integrare le fonti di produzione.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio non approva
Emendamento n. 131. Ha la parola il consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Credo che questa sia una richiesta chiara, rispetto alla quale ci attendiamo una risposta chiara. Abbiamo detto che il piano è inadeguato, insufficiente, parziale, non legge la reale situazione delle Marche, è uno strumento di studio, non è uno strumento di programmazione in questo settore decisivo della vita regionale. Ci sono tempi richiamati per una verifica delle conseguenze del piano. Sono previsti due anni, noi chiediamo di anticipare a un anno questa possibilità. Crediamo che un anno sia il termine adeguato per una lettura.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio approva
Abbiamo ora due ordini del giorno, uno a firma Avenali e Tontini, l’altro a firma Novelli.
E’ stato presentato un emendamento all’ordine del giorno presentato da Avenali e Tontini, di cui do lettura: le parole “nelle sue svariate forme” sono sostituite dalle parole “nelle diverse forme previste dal Pear”.
Ha la parola il consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Vorrei capire bene. Avete detto che questo è un emendamento della Commissione, poi come consiglieri di maggioranza fate un conciliabolo, presentate un subemendamento: diventa non uno strumento della Commissione consiliare ma una scelta di volontà politica di una parte del Consiglio.
Se è un emendamento della Commissione vi prego di chiedere ai membri della Commissione se concordano sul subemendamento, altrimenti questo diventa un emendamento politico di una parte del Consiglio regionale. Non è una questione di lana caprina.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.
Ferdinando AVENALI. Intanto questo non è un emendamento ma un ordine del giorno che si approva prima dell’approvazione del piano, come succede in altre occasioni sulle leggi. Questo ordine del giorno prevede che la Giunta dovrebbe elaborare una proposta di legge che ha come finalità la realizzazione o l’utilizzo di una dell’e agenzie che attualmente abbiamo a disposizione, aperta al contributo anche degli enti locali e a soggetti pubblici e privati, per la gestione del piano stesso. Perciò è un ordine del giorno e l’emendamento richiama il piano, quindi non è un emendamento politico ma un ordine del giorno. E’ stato firmato dai presidenti di III e IV Commissione perché il piano è stato approvato in sede congiunta da III e IV Commissione. La minoranza, per protesta è uscita, ma noi che abbiamo la maggioranza abbiamo il diritto di approvare ciò che riteniamo più utile.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. Vorrei riassumere la questione sotto un profilo formale e sostanziale. L’ordine del giorno che stiamo discutendo, è vero che è stato proposto in Commissione, ma in Commissione c’era già stata la forte protesta da parte delle opposizioni che avevano abbandonato i lavori, quindi c’è un problema di dialettica mancata, ma per motivi politici, non per motivi formali. Formalmente l’ordine del giorno è della Commissione.
Il problema, oggi si pone, perché non mi pare che la Commissione oggi si sia riunita per questo emendamento. Adesso, ancora di più l’emendamento diventa politico, non istituzionale.
In ogni caso, vorrei dire due parole nel merito, perché si impegna la Giunta regionale a promuovere la gestione attraverso un’agenzia pubblica.
Con i rinvii che ha il piano a linee e ad atti successivi, la costituzione di un’altra agenzia non è una cosa che noi condividiamo, perché sarebbe una ulteriore sovrastruttura di fronte ad un’attuazione che deve essere direttamente collegata alle scelte di politica regionale proprie di un piano d’azione. La legge c’è, è del 1991, sono 14 anni che aspettiamo, adesso demandiamo la gestione ad una nuova agenzia che sarà da istituire con nuova legge. E’ come andar di notte. Questa è la valutazione che noi facciamo, al di là delle questioni formali e sostanziali che, se vengono interpretate con il giusto senso e il giusto equilibrio, sono questioni di natura meramente e squisitamente di impostazione politica. Certamente la maggioranza fa il suo dovere, ma non deve trincerarsi dietro le questioni di presidenza della Commissione: fa il suo dovere e propone.
PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.
Marco AMAGLIANI. Io eviterei di parlare di una questione che non esiste, per un motivo molto semplice. Si può essere d’accordo o meno sull’ordine del giorno della Commissione, ma l’argomento attualmente in discussione è il fatto che a quell’ordine del giorno ho presentato un emendamento che lo chiarisce e che la maggioranza approva. Invece che dire “nelle sue svariate forme”, l’emendamento dice “nelle diverse forme previste dal Pear”. Chiarisce la volontà. Siccome la maggioranza lo accetta, questo si vota. Dopodiché, se non si è d’accordo sull’ordine del giorno questa è un’altra questione ancora, ma separiamole: un conto è il mio emendamento sul quale stiamo discutendo, altra cosa è l’ordine del giorno.
Non voglio parlare io della tecnica dell’aula, ma si dovrà prima votare l’emendamento ed eventualmente l’ordine del giorno così come emendato.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Nella forma penso che la correttezza sia stata estrema, perché i presidenti delle due Commissioni hanno un potere democratico-istituzionale. Poi, nelle Commissioni ognuno entra ed esce a suo piacimento, tant’è che alcuni gruppi dell’opposizione hanno manifestato contrarietà e per protesta hanno abbandonato le Commissioni medesime, altri avevano delle conferenze stampa, quindi chi entrava e chi usciva. Ma non è questo il problema.
Nel merito condivido la preoccupazione che non si debba creare un’altra sovrastruttura, tuttavia, se guardiamo il merito, se l’energia e la sua produzione diventano anche un affare economico, una attività di impresa, perché mai questa attività d’impresa, che può essere remunerativa, non la può fare in maniera associata il pubblico insieme al privato? Perché quando si guadagna si privatizza e quando c’è il deficit si socializza? Proviamo ad invertire la gerarchia. E’ questa la filosofia dell’ordine del giorno che non necessita, nella sua declinazione, di alcun obbligo a costituire una nuova agenzia: si può trasformare benissimo quella che già esiste.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.
Ottavio BRINI. Quello che volevamo chiarire l’ha detto con tutta tranquillità, senza strumentalizzazioni e demagogie il consigliere Procaccini, sia sulla forma che sul merito. Noi, per protesta abbiamo abbandonato la Commissione, perché non eravamo nemmeno stati messi nella condizione di poter discutere, caro Procaccini. Ci sono stati consegnati gli emendamenti la mattina dicendo “apriamo la discussione” e c’erano delle relazioni anche a livello tecnico. Come era possibile? C’era l’impegno di consegnarli il giorno prima. Lo stesso presidente Avenali al relatore Comi ha chiesto “di chi è questa relazione?”. Nemmeno si sapeva chi aveva preparato materialmente questa carta. Se ieri l’assessore si è alterato è un problema suo, ma nei fatti questa è la verità: non siamo stati messi nella condizione di poter discutere.
Questo è un aggiustamento che l’assessore sta facendo su una precisa richiesta politica fatta dal “compagno” Procaccini in quella seduta a cui io ero presente, anche se non ho votato, ma ascolto bene quello che si dice. Qualcuno si è dimenticato di inserire questo passaggio del Pdci e oggi, politicamente, Procaccini, tramite l’assessore ha fatto questo tipo di intervento. Ecco quello che il capogruppo Giannotti voleva evidenziare. Non c’è nulla di strano, ma basta dirlo. Però non sono stati i presidenti delle Commissioni ad avere fatto gli emendamenti, né tanto meno il relatore di maggioranza ma il Pdci che ha chiesto questo emendamento che politicamente è stato accolto. Qual è il problema? Basta dire la verità.
Voi avete avuto un assenso di massima da parte dei commissari di maggioranza ad estendere l’emendamento. Quando l’avete preparato — non in quel momento — vi siete dimenticati di una cosa fondamentale per il Pdci. Quando Procaccini si è accorto, i presidenti delle Commissione hanno dovuto cambiare ed è nato i subemendamento. Siccome non poteva essere un commissario di maggioranza a presentarlo, perché aveva votato, ecco l’escamotage dell’assessore, ma non prendeteci in giro, perché non siamo né stupidi, né sprovveduti.
Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.
Ferdinando AVENALI. La cosa a cui tengo è il fatto che in III Commissione, come anche nelle altre, ovviamente, abbiamo sempre prestato molta attenzione alla regolarità e al rispetto di tutti i componenti, siano essi di maggioranza che di minoranza, abbiamo sempre discusso con serenità, quando eravamo d’accordo abbiamo convenuto e votato tutti insieme, quando non eravamo d’accordo ognuno si è espresso come ha creduto.
In questa circostanza, una delle poche in questi cinque anni di mia presidenza della III Commissione, la minoranza, per scelte politiche proprie, rispettabilissime e legittime, ha deciso di uscire e ha fatto il suo percorso. Noi abbiamo fatto il nostro, che era doveroso.
La paternità politica ce l’hanno anche gli emendamenti, perché quando Avenali chiede è una cosa politica, visto che appartiene al gruppo Ds e così vale per gli altri colleghi.
Questa cosa dell’agenzia l’ha chiesta il collega Procaccini e noi abbiamo discusso nel merito — si parlava di nuova agenzia, poi abbiamo convenuto che andava evitata la costituzione di nuovi soggetti — e abbiamo formulato questo ordine del giorno che può essere tranquillamente emendato. Quindi prima mi ero arrabbiato, perché da parte mia, come presidente, ma anche di Tontini, non abbiamo trasmesso all’aula un ordine del giorno nostro, ma approvato dalla maggioranza della Commissione. Quindi tengo a dire che c’è stata totale regolarità di comportamento. Dopodiché le questioni politiche ognuno le può mettere come vuole, però da parte della Commissione c’è stata regolarità nella posizione tecnica di portare in aula ciò che la Commissione aveva deciso, quindi la firma è dovuta in quanto presidenti di III e IV Commissione. Poi, ognuno può metterci ciò che vuole.
Invito comunque il Consiglio ad approvare l’emendamento, che condivido.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione l’ordine del giorno come emendato.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione l’ordine del giorno a firma Novelli.
Il Consiglio non approva
Pongo in votazione il coordinamento tecnico della proposta di atto amministrativo.
Il Consiglio approva
Passiamo alla votazione della proposta di atto amministrativo.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. Non ripetiamo le considerazioni svolte in sede di discussione generale, perché sarebbe ridondante e defatigante. Per sintesi dobbiamo dire che è un’occasione che la Regione marche, dopo averla attesa 14 anni, sta gettando via: quella di scrivere una pagina efficace di programmazione in un settore strategico e importante quale quello dell’energia. Non lo diciamo noi, lo dicono tutti i soggetti o quasi: enti locali, associazioni di categoria, sindacati. Lo dice anche quel documento che lei licenziò, assessore Spacca, prima di questo, che aveva un altro tipo di impostazione completamente diversa, rovesciata rispetto a quella che oggi viene in aula. Lo dice anche chi aveva lavorato al precedente piano e anche l’assessore che l’aveva proposto, l’assessore Spacca. Quindi non vi sono dubbi, vi sono certezze del fatto che si sta facendo una scelta sbagliata nel metodo seguito e nel merito delle conclusioni a cui arriva il piano: un 2015 che sembra essersi allontanato ancora di più. Non è una data che abbiamo avvicinato a noi, non è un a data che abbiamo posto in maniera forte, credibile, autorevole, è una data che si allontana, perché le variabili scritte su questo piano sono così aleatorie, così inconcludenti, così assolutamente fuori da ogni previsione oggettiva, che possiamo dire che questo termine non sarà assolutamente rispettato ed anzi allontanerà ancor più la Regione Marche da tutte le altre Regioni. Abbiamo fatto l’esempio delle scelte fatte dall’Emilia Romagna, dalla Toscana. Le giustificazioni dell’assessore: “acquisteremo dall’Emilia quello che mancherà, perché se loro stanno facendo tre centrali da 800 megawatt, avranno un surplus di energia e l’acquisteremo da lì”. Ma la legge dice il contrario, dice che noi, come Marche, dobbiamo fare in modo che si restringa quel gap, quella forchetta tra il prodotto e il richiesto. Ricominceremo da capo. Allora perché noni il Veneto, perché non il Friuli, perché non la Svizzera, perché non la Francia? L’Italia continuerà ad acquistare energia, invece di produrla, invece di essere il più possibile vicino all’autosufficienza.
E’ un ragionamento fallimentare sotto un profilo politico generale.
Nel particolare l’assessore ci sfidava anche a dire “perché non avete visto i numeretti?”. Oggi, in sede di dichiarazione di voto e di conclusione del dibattito penso non sia il caso di entrare nei numeretti, che abbiamo già votato, ma se vuole, assessore, possiamo riprendere gli errori più marchiani, che sono quelli relativi alle previsioni di risparmio energetico, tutte da verificare. Il Pear scommette su condizioni normative nazionali ed europee, su capacità tutte da verificare. Tutte le questioni relative alle energie alternative sono di fatto bloccate. L’eolico l’abbiamo detto in sede di discussione dell’emendamento, quanto alle biomasse esse possono dare un contributo nel lungo periodo, ma sono di difficile soluzione per la difficoltà ad approvvigionare quantità notevoli di materiali vegetali, più di 600.000 tonnellate per la potenza che il Pear prevede. Nelle Marche sono difficili da reperire e Avenali che conosce bene il mondo agricolo sa che questo è vero, le previsioni scritte sono del tutto ottimistiche.
Di fotovoltaico se ne vuole installare quasi quanto ce n’è oggi in tutta Italia e questo è ridicolo. Introduciamo il solare termico negli edifici: basta una leggina che modifichi la nostra legge edilizia. Questo non lo si è fatto.
La cosa più importante, la critica più forte che abbiamo svolto è stata che si è fuori dalle previsioni normative, non c’è individuazione dei bacini energetici territoriali; la localizzazione e la realizzazione degli impianti di teleriscaldamento; l’individuazione di risorse finanziarie da destinare alla realizzazione di nuovi impianti di produzione; la destinazione di risorse per gli interventi di risparmio; la formulazione di obiettivi secondo priorità di intervento. Questo è il piano. Di fronte a questo non possiamo che dire no. Oggi rilanciamo la questione dell’emergenza energetica perché questo piano non ridurrà ma aggraverà il gap, la forchetta di produzione rispetto a quanto è richiesto.
L’assessore Spacca ci dovrà dire se è stato convinto lui, ad altre posizioni, oppure che cosa è successo che ha stravolto completamente l’impostazione del piano energetico regionale rispetto a quella che lui ha voluto. Ci deve dire chiaramente se condivide questa impostazione e ci deve dire chiaramente qual è la risposta a quella domanda che anche ieri Massi ha posto: se è d’accordo a firmare un patto per quanto concerne il no all’impianto di San Severino, ma se è altrettanto d’accordo a rinviare questo piano, perché il discorso dell’impianto di San Severino — l’ha chiesto Grandinetti con forza — riguarda la necessità di affermare chiaramente il no unanime da parte di tutti. Noi l’abbiamo fattola firma è stata apposta all’appello del collega Grandinetti, vorremmo che lo facesse lo stesso assessore Spacca, con l’impegno contestuale di rinviare questa approvazione, perché oggi è facilmente verificabile se si vuol dire di no a San Severino: quel documento lo si firmi. Noi l’abbiamo firmato, come centro-destra. Ieri c’è stata una proposta scritta che noi abbiamo firmato. Se c’è anche la sua firma, assessore Spacca, siamo d’accordo sulla questione di San Severino, chiudiamo il discorso, ma non andiamo ad approvare un piano regionale che è assolutamente sbagliato nei contenuti, nel merito, che non dà risposte per leggi imposte.
PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente Spacca.
Gian Mario SPACCA, Vicepresidente della Giunta. Credo che giustamente il tema dell’energia sia un tema su cui il Consiglio regionale debba esercitarsi con la pienezza della sua riflessione e il tempo che gli stiamo dedicando dimostra questa grande attenzione.
L’energia è un elemento fondamentale per la crescita della nostra comunità regionale, per la crescita della nostra società, per il suo sviluppo, quindi se vogliamo sostenere lo sviluppo dell’economia e della società regionale dobbiamo sicuramente preoccuparci di avere una dotazione di energia all’altezza dei bisogni della nostra comunità.
Del resto sappiamo — l’abbiamo detto in mille circostanze — che la crescita delle Marche è affidata soprattutto al lavoro, all’organizzazione del lavoro, all’impresa, che si fondano proprio sulla dotazione di energia. Il reddito che noi traiamo dal lavoro e dall’impresa ci serve per dare sicurezza alla nostra comunità, quindi sostenere lo sviluppo significa anche poter avere, poi, le risorse necessarie per dare alla nostra comunità quella sicurezza che i cittadini ci chiedono, quindi giustamente bisogna prestare attenzione a questo tema, raccogliere tutte le riflessioni con pazienza, rielaborarle in modo da dare le risposte che complessivamente la comunità regionale si attende in proposito.
Oggi approviamo un piano energetico ambientale regionale, o meglio approviamo degli indirizzi di programmazione in materia di politica energetica, perché su questa materia molte discussioni rimangono aperte, molte scelte rimangono da verificare. Il piano propone una strada, che ci viene indicata dall’università politecnica delle Marche. Non è una strada di tipo politico e neanche di tipo ideologico, è una strada che ci viene indicata tecnicamente dai depositari delle attività di ricerca della nostra regione, a cui noi affidiamo, nella logica di concertazione che ci caratterizza, la possibilità di condividere gli elementi fondamentali che poi guidano il processo di sviluppo della nostra comunità, quindi dobbiamo avere fiducia delle indicazioni che ci vengono proposte, ripeto, non da un organismo politico, non da un organismo animato da logiche e principi di carattere ideologico, ma da una università, da un politecnico.
Il piano si articola su tre fasi: una fase che si concentra sul risparmio energetico, un’altra sullo sviluppo delle energie rinnovabili, una terza fase che sta accendendo la discussione anche in quest’aula, che riguarda la cogenerazione distribuita, ovvero la possibilità di produrre energia, soprattutto elettrica, in corrispondenza con i bisogni dei distretti industriali della nostra regione.
Credo che approvare oggi questi indirizzi di politica energetica sia utile perché anzitutto sblocchiamo, a questo punto, le pratiche autorizzatorie rispetto alle prime due fasi. Avremo la possibilità di dare una risposta concreta ed immediata a quegli imprenditori che vogliano produrre energia eolica, energia idroelettrica, biomasse e quindi hanno i progetti depositati in Regione e potranno avere la possibilità di vederli approvati immediatamente dopo l’approvazione di questi indirizzi.
Apriamo invece il discorso sulla cogenerazione distribuita, che l’università di Ancona ci indica come strada prevalente per risolvere il problema del deficit di produzione di energia elettrica da parte della nostra regione.
Credo che questo modello, se funzionerà, corrisponde alle caratteristiche della nostra economia regionale, della nostra comunità regionale. Abbiamo detto mille volte che noi siamo un’economia distribuita, diffusa, policentrica, che si fonda sulle piccole dimensioni le quali sono in grado di organizzarsi in rete nella logica di distretto industriale. Ebbene, in corrispondenza con questi distretti industriali si offre la possibilità di realizzare iniziative per la produzione di energia elettrica, quindi per rispondere al fabbisogno di ciascun sistema locale.
Credo che sia un tipo di scelta — se il presupposto offertoci dall’università di Ancona è valido, ovvero che questa scelta è tecnologicamente ed economicamente compatibile — che meglio corrisponde alle caratteristiche del nostro sistema regionale, è quella che offre agli imprenditori della nostra regione di potersi esercitare con questa tecnologia e quindi di poter avviare anche una nuova imprenditorialità in direzione proprio della produzione di energia. Qui non ci sarà un’unica centrale che produrrà energia, come qualcuno vorrebbe indurre a fare, che probabilmente potrebbe anche essere appannaggio di qualche multinazionale, neanche italiana, ma c’è una sfida che viene lanciata al mercato, perché qui non ci si propone di produrre energia elettrica mediante incentivi o interventi di carattere pubblico, né regionale né di altro tipo, si affida al mercato la possibilità di produrre energia secondo questa tecnologia che corrisponde al bisogno dei nostri distretti industriali, nella logica che il mercato propone.
Il modello della cogenerazione distribuita, dal punto di vista teorico è quello che meglio corrisponde alle caratteristiche della nostra economia e dell’organizzazione economica della comunità regionale. Voi dite “ma gli industriali non fossero disponibili a investire in questo processo, in questa tecnologia, perché non è economicamente conveniente”. Noi diciamo che va bene, facciamo un anno di sperimentazione, apriamo al mercato la possibilità di realizzare queste centrali di cogenerazione: se tra un anno, monitorando il sistema, non si realizza alcun progetto in questa direzione, perché economicamente non conveniente, perché non è possibile percorrere questa strada, come voi dite, siamo disponibili a verificare il piano e cambiare direzione. Questo lo vedremo in Consiglio regionale la prossima volta. Un anno di monitoraggio per verificare se il mercato è disponibile a cogliere questa sfida, che non è rivolta, ripeto, a qualche ente pubblico ma è rivolta all’imprenditoria marchigiana per verificare se è disponibile a impegnarsi in una nuova forma di imprenditorialità per la produzione di energia sulle tecnologie che l’università di Ancona ci offre.
Credo quindi che dobbiamo sdrammatizzare questo dibattito, perché alla fine il confezionamento che è andato in Commissione su questo strumento di programmazione che non è una legge ma un atto amministrativo, ci consente di per guardare con grande serenità, in prospettiva, a questo problema che, ripeto, è fondamentale per la crescita della nostra economia. Oggi, in questa regione che si chiama “Marche”, ci sono imprese, soprattutto quelle maggiormente utilizzatrici di innovazione di tecnologia, in cui il costo del lavoro è pari a quello dell’energia elettrica utilizzata e questo lo dobbiamo considerare attentamente, perché se vogliamo dare sicurezza alla nostra comunità, darle servizi in termini di protezione, fare una salute più amica dei cittadini e dei marchigiani, avere le risorse per farlo, non possiamo dimenticare che queste risorse le tiriamo fuori dal lavoro e dall’attività economica delle imprese, quindi dobbiamo mettere le attività economiche e le imprese in condizioni di poter creare il reddito per la nostra comunità. Allora, affrontare il tema dell’energia con una logica corretta ed adeguata ritengo sia quello che il Consiglio regionale responsabilmente deve fare.
Questa vicenda, tra l’altro, si era anche caricata della necessità di dare una risposta alla questione turbogas di San Severino.
Non è possibile che su questi elementi di programmazione forte che incidono sul territorio regionale non ci sia la concertazione con la Regione. Anche questo è un elemento che dobbiamo imparare a rielaborare, nel prossimo futuro. Occorre, tra le scelte che vengono paracadutate dal centro e quelle che vengono introdotte dalla programmazione, che vi sia una maggiore coerenza, perché questo i cittadini ci chiedono, quindi non è possibile che queste scelte qualcuno ce le possa imporre dall’esterno. Occorre che le condividiamo e credo che l’approvazione di questi indirizzi di piano energetico — perché di indirizzi di piano energetico si tratta, indirizzi di politica in termini di programmazione energetica della nostra regione — possa aiutarci anche a dare una risposta chiara e forte in questa direzione. L’intesa, su un progetto che noi non abbiamo condiviso all’inizio, non la daremo. Il documento, Pistarelli, l’ho già firmato, ma non serve, perché tra poco approveremo questo piano energetico e il problema sarà risolto, avremo lo strumento per poter dare un no motivato alla centrale turbogas di San Severino.
Presidenza del Vicepresidente
SANDRO DONATI
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.
Ottavio BRINI. L’intervento dell’assessore all’industria ci lascia ancora più perplessi rispetto alle preoccupazioni iniziali che avevamo e nello stesso tempo conferma tutte quelle preoccupazioni che questo è un piano strumentale, demagogico e non, come diceva ieri l’assessore all’ambiente, un piano che è stato preso come modello in molte parti d’Italia. Non sappiamo quali, forse ce lo dirà nella replica finale.
Caro Spacca, lei questa mattina non ha fatto nemmeno un discorso che si possa definire “democristiano”, cioè decidere e non decidere, perché c’erano democristiani che avevano di coraggio di decidere, mentre lei il coraggio di decidere non ce l’ha, perché se si rilegge quello che ha detto non può che darmi ragione. Vorrei sapere cosa ne pensano Moruzzi, D’Angelo. Voi, oggi state votando un piano di indirizzi che vale un anno — questo ha detto Spacca — e 365 giorni passano subito. Fra un anno Spacca ci rimetterà le mani, se vincerà. Quindi ieri, tutto questo entusiasmo che avevate, D’Angelo e Moruzzi, da cosa discende? Cosa avete portato a casa? Si dice che molte scelte rimangono aperte. Quali sono? Nemmeno Spacca lo sa, perché non ce l’ha detto. Molte scelte rimangono da fare. Quali sono? Non ce le ha dette, Spacca.
Qual era la nostra preoccupazione, di fare una legge brutta o buona? Ecco perché chiedevamo il rinvio: per le stesse motivazioni che vi ha detto Spacca. Caro D’Angelo, non porti a casa niente, porti a casa solo fumo e demagogia. Nella sostanza ti hanno fregato un’altra volta: non ci sono paletti, non ci sono scadenze, è un piano di programmazione che fra un anno vi vedrà in minoranza, quando ci sarà la verifica, perché Spacca non la pensa come te, come Moruzzi, come Procaccini. Procaccini non dice che dopo un anno di sperimentazione, se non andrà bene, saranno disponibili a cambiare il piano, questo l’ha detto Gian Mario Spacca e noi chiediamo che voi ci facciate capire come la pensate su questa forte e determinata precisazione che ha fatto Gian Mario Spacca. Gian Mario Spacca sta facendo un discorso ambiguo, la vecchia politica dei due forni che non paga, alla fine. Questo è un piano che non ha chiarezza, non ha un’anima, non ha niente, l’ha detto Gian Mario Spacca, assessore all’industria. Lui non dice che con una firma sulla turbogas si è salvato la coscienza e poi, fra un anno, ricomincerà da capo. Deve rendere conto subito di quello che vuol fare, con questo piano. Voi vi accontentate dicendo “intanto abbiamo approvato un piano e fra un anno vedremo”. Oggi ci fate una campagna elettorale sull’emotività, sullo slancio di chi non condivide, giustamente, certe preoccupazioni. Ecco allora la proposta di Forza Italia che è chiara. Dopo 14 anni di discussione, in dieci giorni non si poteva trovare un accordo, si poteva trovare solo una mediazione, ma la mediazione, caro D’Angelo, questa volta te l’hanno fatta al ribasso e questa mattina devi rispondere su queste cose, devi dire quali sono le scelte che rimangono aperte e ti devi impegnare, fra un anno, su queste scelte. Caro D’Angelo ce lo devi dire, perché se avete studiato questo piano, come avete detto, ce lo dovete spiegare, perché noi non siamo stati messi nelle condizioni, per vostro ritardo, di poter entrare nel merito di questo piano o non so come lo dobbiamo definire. Invece gli uffici sono molto preparati ed hanno avuto il tempo di spiegarvelo. Nonostante i tuoi approfondimenti, i tuoi studi, le tue riflessioni, caro D’Angelo, non c’è stato il tempo necessario per approfondire. Non essere evasivo sulle domande che ti abbiamo fatto, né tu né l’amico Moruzzi.
Ci dovete spiegare se fra un anno, dopo che non si sarà fatto niente, Gian Mario Spacca vi cambierà il piano e se sarete d’accordo. Questo è l’impegno che lui ha assunto nei confronti di alcuni suoi amici, perché il suo è stato un intervento preparato a tavolino, studiato, cercando di salvare gli uni e gli altri, cercando di accontentare sia gli uni che gli altri. Ci ha parlato dell’università: chi è l’università, quando gli industriali stessi si lamentano dicendo che hanno difficoltà? Si dice che non siamo competitivi, andiamo a comperare l’energia fuori. Va bene, facciamole queste piccole centrali, a noi sta bene tutto, purché si faccia qualcosa. Oggi, voi approvate un piano di indirizzi per non fare nulla, per lasciare tutto come stava. Siccome a noi non piace essere presi in giro e non ci piace prendere in giro i cittadini marchigiani, abbiamo il coraggio di dire la verità. Noi questo piano non lo vogliamo, diciamo però no anche alla turbogas con forza e con determinazione e diciamo che questo piano, anziché rivederlo fra un anno, sistemarlo come dice Spacca, va stabilito oggi. Siete diametralmente opposti, lui viene da un mondo che non è il tuo, caro D’Angelo, e tu vieni da un mondo che non è il suo. Lui viene dal mondo dell’industria, può andare avanti con le candele o con l’acetilene, secondo te?
La riflessione che poniamo è una riflessione seria, oggettiva. Un’altra volta Amagliani ha preso una cantonata. Non servivano, i nostri emendamenti, per fare ostruzionismo ma per evidenziare una lacuna. Lo stesso Spacca oggi ce l’ha detto, contraddicendo quello che ha detto ieri l’assessore all’ambiente, cioè che era un piano che veniva preso a modello in tutta Italia, come se ad Ancona venisse della gente a farci studi, mentre invece è stato molto chiaro su una cosa: non si decide nulla, non si fa nulla, tutto rimane così com’è.
D’Angelo, te lo dico per l’ennesima volta: non scappare, questa mattina, ci devi dire quali sono le scelte che rimangono aperte, che rimangono da fare e se fra un anno, dopo la sperimentazione, sarete disponibili a rivedere il piano come diceva Spacca, certamente in direzione degli industriali e non degli ambientalisti. Quindi è una vittoria di Pirro. Qualcuno che ieri credeva di essere diventato generale di corpo d’armata, porta a casa quattro briciole, un po’ di ceneri, ma andrà in giro dicendo “abbiamo approvato il piano energetico”. Quando parla con la gente comune che non sa come sono andati i fatti qui, lo ascoltano e dicono “finalmente hanno fatto una buona legge”.
Noi non abbandoniamo l’aula, oggi, come abbiamo fatto in Commissione. Quella era stata una provocazione seria, perché a fine legislatura un atto così importante meritava un’attenzione migliore, come ha detto lo stesso Spacca, perché le sue preoccupazioni sono le nostre, le sue indecisioni sono le nostre, le carenze che trova nel piano le troviamo anche noi. Però non vale la teoria di D’Angelo “meglio portare a casa qualche cosa, oggi”. Caro Pietro, oggi tu non porti a casa niente, perché fra un anno quello che abbiamo detto oggi sarà sicuramente stravolto, forse rimarrà solamente l’agenzia che ha proposto Procaccini, perché piace anche a Spacca.
Quindi chiediamo alla maggioranza di fare una riflessione. Vi assumete una grossa responsabilità, noi fra un anno vi chiederemo il conto su queste cose, e non vorremo sentire qualcuno dire “avevate ragione voi”, a noi non serve la ragione, a noi serve fare una buona legge, non una legge che non accontenti nessuno.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni, perché condivido l’intervento del compagno Martoni ed anche gran parte della relazione del collega Comi.
I Comunisti italiani voteranno a favore del piano. In un contesto dove l’Italia è l’unico paese al mondo che ha privatizzato del tutto la produzione di energia elettrica ed in generale di tutta l’energia, questo piano rappresenta un punto di vista diverso. La privatizzazione dell’energia, che in Italia è in corso da diverso tempo, rappresenta un fatto grave, anzi gravissimo, perché ha invertito e inverte la gerarchia democratica: prima viene il profitto, poi tutto il resto, cioè i territori, le assemblee elettive.
In questo contesto è l’offerta energetica che determina la domanda. Gli enti locali diventano soggetti passivi anziché attori protagonisti dello sviluppo e della programmazione. Lo Stato non ha più il potere di pianificare, non esiste, in definitiva, alcuna politica energetica statale nel nostro paese. La privatizzazione della produzione di energia rende difficile il raggiungimento dei parametri di Kyoto sulla necessità di riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti, perché ciò viene messo in connessione con i rapporti economici di forza, internazionali e mondiali.
Dunque questa proposta secondo noi è seria, anche se tardiva, ma tardare ulteriormente rischierebbe di vanificare la programmazione regionale e di fatto ci farebbe trovare in una situazione più compromessa di quella attuale.
Dobbiamo sapere tutti, in questo Consiglio regionale ma anche fuori, che in realtà questo piano che qualcuno interpreta come elemento di indirizzi ed altri come elemento di vincolo, in realtà rappresenta l’unica possibilità per bloccare la turbogas che si vuole costruire tra Treia, San Severino Marche e Pollenza.
Ho apprezzato la coerenza del collega Grandinetti, tuttavia voglio esprimere una critica rispetto a posizioni demagogiche, sbagliate e rispetto a cadute di stile che non mi sarei aspettato da colleghi consiglieri che pure stimo, perché in realtà, se fosse passato l’emendamento n. 37 a firma di Ciccioli, Viventi, Gasperi, Brini, Cesaroni, Pistarelli, Castelli, Romagnoli ed altri, non solo la turbogas a San Severino Marche sarebbe stata una possibilità ma anche un obbligo, perché, si dice in quella proposta, “è altresì evidente che, ove la realizzazione di impianti di cogenerazione distribuita (eolici o a biomasse) incontrasse difficoltà, il permanere dell’obiettivo sostanziale del pareggio sarebbe compatibile solo con la realizzazione di una centrale di taglia medio-grande”. Allora dovete essere più seri e non ubriacati dal periodo pre-elettorale.
Il piano deve agire in un’ottica nazionale e non regionale. E’ sbagliata la concezione autarchica per cui ogni regione debba essere autonoma. Questa è una concezione pericolosa. Il pareggio energetico deve essere un obiettivo statale, non regionale. Le Regioni non devono essere piccoli staterelli che commercino sulla produzione di energia. Il pareggio deve prevedere la programmazione all’interno di un’ottica molto complessiva, in primo luogo con l’incentivazione dell’energia rinnovabile come il fotovoltaico, che fa passi in avanti, che in alcune realtà europee ormai diventa un obbligo. Un occhio di riguardo maggiore occorre rispetto alla possibilità di produrre energia attraverso impianti idroelettrici: ciò può permettere anche una più congrua politica dei corsi d’acqua e dei fiumi. Anche l’eolico, la cui produzione è oggi contemplata anche da una direttiva europea, va visto con molta oculatezza, così come fa il piano. L’eolico è una grandissima opportunità che va programmata, senza mettere a rischio il turismo e il territorio.
Poi c’è il problema dei rifiuti, che nella discussione è diventato un convitato di pietra, argomento che è stato trattato in maniera trasversale per criticare anche la politica seria e rigorosa che i Comunisti italiani hanno svolto nelle Commissioni. Dobbiamo partire dalla necessità, in primo luogo, di produrre minori rifiuti. Se possibile dobbiamo aumentare il riciclaggio fino al 100%, la raccolta differenziata e il riutilizzo delle materie prime secondarie fino al 100%. Ma nel frattempo, noi che abbiamo una cultura di governo anche quando non stiamo al governo, dobbiamo risolvere i problemi dei cittadini, del popolo. Nel frattempo non si può stare fermi, le discariche sono tutte in proroga, con una autorizzazione che rasenta ormai anche l’illegalità amministrativa. Gli inceneritori non garantiscono la salute dei cittadini e in generale è assurdo pensare alla produzione di energia attraverso i rifiuti. Ciò porterebbe tutto a sostituire i rifiuti.
Noi crediamo che in attesa di arrivare al minimo della produzione di rifiuti maggiori e al massimo della raccolta differenziata, occorre trovare — e il piano dei rifiuti, che dovrà essere discusso e approvato nella prossima legislatura dovrà fare uno sforzo da questo punto di vista — una soluzione che superi, sia la discarica sia l’inceneritore.
C’è il problema delle dimensioni delle attività che produrranno energia, delle centrali piccole o grandi. Il piano fa una scelta tenendo conto del tessuto economico, ma è su questo e non sull’opzione generale che va fatta la verifica, vale a dire se sono meglio tante piccole micro centrali che possono deturpare il territorio, oppure prevedere centrali di dimensioni diverse di energia rinnovabile, di dimensioni più congrue.
La gestione e la produzione di energia debbono essere pubbliche, debbono e possono tornare in larga parte sotto il controllo dello Stato, attraverso le Regioni, perché si deve privatizzare ciò che è anche una opportunità di guadagno.
In questo senso la previsione dell’agenzia pubblica regionale che i Comunisti italiani hanno proposto e che è stata condivisa dall’ordine del giorno approvato da questo Consiglio regionale, assume un’importanza strategica, costituisce l’aspetto politico più significativo. Una volta costituita o utilizzata in maniera diversa quella che esiste, sarà lo strumento dei soggetti pubblici privati, degli enti locali, della Regione. Saranno i Comuni a determinare le scelte e non come avviene adesso, con gruppi economici dotati di molte risorse che si inventano produttori di energia e, attraverso elargizioni più o meno sostanziose condizionano gli enti locali messi in difficoltà dalla politica del Governo, al di fuori di qualsiasi programmazione.
Sono queste le considerazioni schematiche che ci fanno dare un voto favorevole al piano.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.
Fabrizio GRANDINETTI. Signor Presidente, colleghi, sono contento di poter fare l'ultimo discorso in quest'aula difendendo una causa giusta, che per di più riguarda il mio territorio e la mia comunità, al di là di un fatto campanilistico che non c'è ma portando delle motivazioni che sono valide, che ho già portato, in parte, in sede di discussione generale e che oggi ho avuto modo di rappresentare in un'intervista in una tv locale e che illustro brevemente con la mia posizione che, se volete, non ha limiti di mandato di cui i consiglieri regionali usufruiscono come i parlamentari nazionali. Tutto ciò non dovrebbe essere interpretato come il cambiare casacca all'interno dei Parlamenti o dei Consigli regionali, ma avere libertà nelle proprie espressioni ed opinioni, cercando di manifestarle quando c'è un dissenso, anche se questo dissenso, oggi, rispetto al voto del gruppo di centro-destra è stato compreso e, se non fosse stato compreso non avrebbe cambiato la mia posizione. Un dissenso che è iniziato, su questa vicenda, sia a livello locale che a livello regionale con l'aggregazione a cui mi onoro di appartenere.
Io non amo questo piano, non lo ritengo valido, non lo ritengo concreto non mi piace, ritengo che la discussione sull'energia sia un problema da affrontare in modo attento. Non sono nemmeno convinto che le fonti di energia alternativa che qui sono state proposte, siano del tutto esenti da problemi anche sotto l'impatto con la natura, però l'energia è necessaria per andare avanti perché viviamo in un mondo moderno, dobbiamo cercare di corroborare e creare una situazione di sviluppo che ci permetta di decollare sempre di più, ma tutto ciò va fatto in modo razionale.
Questa storia è iniziata male, è iniziata con dei contatti di società di cui non conosco neanche la composizione, con amministratori locali, scavalcando quello che dovrebbe essere l'organo preposto a cercare di coordinare, sotto l'aspetto energetico. Dunque difenderò il "cortile di casa" perché è necessario difenderlo, perché ci sono delle ragioni tangibili e incontestabili per difenderlo in questo caso. Non mi piace il piano, ma lo voterò per rafforzare quello che ho fatto ieri in aula, facendo firmare un documento — ne do loro atto — ai due candidati alla presidenza della Regione Marche, cioè Francesco Massi e Gian Mario Spacca, che hanno firmato un documento che osta con la realizzazione di questa centrale, ma per ragioni di maggiore sicurezza voterò anche il piano energetico.
Faccio altre riflessioni. Innanzitutto questa vicenda mi ha fatto comprendere che il politico deve essere molto attento a quello che succede in altri mondi che stanno schiacciando completamente i politici e vogliono dei politici sempre meno provveduti culturalmente, meno intelligenti, meno attenti, meno autonomi. Io non comprendo come si possa trattare di questi argomenti e poi andare a fare una campagna elettorale, quando si sa che una campagna elettorale per il Parlamento, per il Consiglio regionale costa decine di milioni, quando una campagna elettorale per la presidenza della Regione costa centinaia di milioni. Come si fa a discutere di questi argomenti e poi andare a chiedere alle lobbies — che in Italia ancora non sono regolamentate per legge come in altri paesi in cui le lobbies vanno a parlare nei Parlamenti, nelle Commissioni, sono aperte e dicono "sì abbiamo i nostri interessi e ve li rappresentiamo — certe cose? Dunque attenzione a quelle istituzioni distratte, che non controllano questi grandi eventi, altrimenti i Consigli regionali, i Parlamenti diventeranno ancora di più composti da burattini che sono, praticamente, i ventriloqui di quello che altre forze dicono. Questo la mia onestà mi impone di dire. Quelle forze che dovrebbero controllare stiano molto attente. Mi richiamo ancora, come ho fatto ieri, all'entusiasmo del 1994 che è finito, che oggi viene quasi inficiato come fosse stata un'epoca negativa, mentre invece è stata un'epoca di reazione della gente che teneva alla rigorosità, alla moralità, quella pubblica che è fatto essenziale ed importante e per me è principio vitale a cui non rinuncio. Mi dispiace vedere forze che nel corso della loro storia recente e passata hanno votato per questi valori importanti, oggi assopirli. Però chi è libero queste cose le può dire e può, fino alla fine del suo mandato e fino alla fine della sua esistenza, lottare per questi principi.
Ciò detto sono contento che i due candidati abbiano firmato l'impegno di cui ho detto, mi appresto a votare un piano che non mi piace ma che voterò per rafforzare tutto ciò e sarò contento se i colleghi rifletteranno su quelle parole che ritengo incisive e importanti, quelle riflessioni che ho sottoposto all'attenzione di tutti, poiché la nostra vita è un passaggio veloce su questo mondo e penso che il conteggio finale non si faccia con i voti alle elezioni ma nel corso della propria vita, anche per chi non crede nella vita dell'aldilà. Anche i laici devono credere che si deve fare una sommatoria della loro storia. Capisco che alcuni possano essere perplessi su queste parole e su queste dichiarazioni, ma sono sicuro che in un dato momento della propria vita o alla fine della propria vita, capiranno che queste cose sono fondamentali, importanti e i valori e la coerenza sono fatti molto più importanti delle prebende, delle cariche, dei ruoli, degli onori e delle onorificenze.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.
Luigi VIVENTI. Consentitemi di approfittare di questo che probabilmente è l’ultimo intervento che faccio in questa legislatura, per salutare tutti voi colleghi consiglieri, i nostri assistenti del Consiglio, vi ringrazio per la disponibilità e per l’amicizia dimostrata.
Io sono relatore di minoranza di questo piano, in III Commissione e ho già là espresso il mio giudizio negativo, motivato. Intanto per i tempi: dal 1991 si doveva approvare un piano energetico, sono passati 14 anni e siamo arrivati all’ultima settimana per approvare un piano che voi stessi sapete benissimo potrebbe essere considerato un piano ambientale e non energetico e uno studio di indirizzi per quanto riguarda l’energia. Io cerco sempre, per caratteristiche personali, anche nel mio impegno politico, di non fare demagogia e di guardare i fatti per quello che sono, quindi se un piano vale e merita l’approvazione, anche se fatto dal centro-sinistra lo voto, se non va bene lo dico.
Questo non è un piano completo. Se siete stati attenti all’intervento del Vicepresidente Spacca, le cose che io dico le ha pienamente confermate, perché ha detto “approviamo un piano perché non vogliamo rimanere senza strumento”, ma sappiamo già fin da ora che nella prossima legislatura lo dovremo cambiare, rimetterci le mani. Quindi questo conferma il giudizio che ho dato in Commissione.
Vi posso fare degli esempi semplicissimi. Secondo il gestore della rete dell’energia elettrica in Italia, noi abbiamo una dipendenza dall’esterno, oggi, calcolata nel 58% del fabbisogno, elevatissima. Quindi la necessità di un piano energetico vero. Con questo piano che andrà a scadenza secondo le previsioni nel 2015, per quella data avremo ancora una carenza prevista del 20%, a differenza di diverse altre Regioni, anche limitrofe come l’Umbria e la Toscana che hanno approvato piani energetici dove la copertura del gap è già prevista per il 2010. Quindi questo è un dato negativo del piano, perché è come se io presentassi un piano per un’azienda dicendo “per il 2015 perderete il 20%”. Chi lo ricevesse potrebbe dire “facci almeno sperare di arrivare al pareggio, nel 2015”.
Il collega relatore di maggioranza Comi mi ha detto “ti sbagli, ci sono dei soldi”, i funzionari gli hanno suggerito dove trovarli, ma per questo piano fondi non ci sono. Se poi facciamo il gioco delle tre carte e diciamo “sul capitolo dei trasporti ci sono due milioni di euro, sull’altro ci sono tre milioni”, significa che se ci sono per questa questione non ci sono più per le altre, quindi non possiamo fare il gioco delle tre carte. Fondi direttamente per questo piano non ne esistono.
Avete stralciato opportunamente, in Commissione, il rifiuto dell’utilizzo dei rifiuti solidi urbani, che può garantire una copertura calcolata fra l’8 e il 9% del fabbisogno. Questo l’avete recuperato, opportunamente, mi sembra.
C’è un’altra indicazione. Voi dite “siamo contrari alle mega centrali” e questo andrebbe anche in sintonia con quanto richiesto da 12.000 firmatari nella zona di San Severino che non gradiscono una mega centrale, e va bene, mi pare che su questo argomento ci sia stato il consenso unanime, però tecnicamente dobbiamo anche dirci con serietà, se vogliamo fare il nostro mestiere di legislatori appieno, che micro centrali da 1 megawatt non hanno senso, non si può pensare di fare 40 micro centrali sparse per il territorio. Vedremo di trovare una soluzione razionale. Sicuramente, se noi saremo presenti anche nella prossima legislatura offriremo la nostra disponibilità per ragionare su un piano serio, perché comunque sia questa regione, le imprese, le famiglie, tutti hanno bisogno di una copertura di questa esigenza di energia, quindi toglierei il discorso da destra e sinistra, farei un discorso un po’ più razionale.
Quindi la nostra disponibilità a ragionare su un piano serio c’era oggi e ci sarà domani. Qui ci sono degli indirizzi e vi faccio un esempio: voi aprite la possibilità all’eolico, cosa da me condivisa, dal nostro gruppo condivisa e va bene come indirizzo, però ho visto il numero delle pale e il numero possibile degli insediamenti previsti orientativamente dal piano: garantirebbero una produzione di energia eolica nelle Marche, superiore addirittura a tutta quella prodotta nel resto del territorio nazionale. Quindi, secondo me, ciò fa sì che la previsione non sia realistica.
Il presidente della Commissione Avenali sa che io non ho abbandonato i lavori: per un impegno sono uscito, ma ho detto “partecipo ai lavori, non li abbandono”. E partecipo a questa discussione serenamente. Ci sono però, veramente, degli argomenti più che forti per dire che questo piano viene approvato in fretta e furia senza un necessario approfondimento, perché sono convinto che io vicepresidente e Avenali presidente ci saremmo trovati d’accordo su molti argomenti, se avessimo avuto il tempo di affrontarli seriamente. Poi, qui c’è la campagna elettorale, quindi si fa questo discorso che ci impedisce di fare un ragionamento serio su un argomento di estrema importanza come il piano energetico.
Il Vicepresidente Spacca ha detto “approviamo questo piano”, poi sappiamo che lo dovremo rivedere fra un anno. Noi abbiamo preso, insieme con il collega Massi una decisione, come gruppo: non abbiamo presentato 250-300 emendamenti, perché abbiamo detto “non intendiamo fare ostruzionismo al piano”. Noi ne abbiamo presentati 7-8, non di più. Non facciamo ostruzionismo al piano, perché comunque sia, a questo punto il piano viene approvato, la volontà della maggioranza è questa e va bene, il piano venga approvato, ma dovete sapere, come sapete, anche per le vostre dichiarazioni, che questo è uno studio di indirizzo, non è un piano energetico, tutt’al più può essere un piano quasi ambientale, quindi dobbiamo essere coerenti e sinceri nel riconoscere che all’inizio della prossima legislatura dovremo comunque rimetterci le mani. Su questo penso che dobbiamo essere chiari.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.
Pietro D'ANGELO. Questo è un atto di estrema importanza, che va a porre le linee di programmazione della politica energetica regionale. Non è stato un parto facile, perché gli interessi in gioco sono altissimi e quando ci sono interessi economici altissimi in gioco, trovare una soluzione è sempre estremamente arduo.
Mi vorrei rifare all’intervento del collega Procaccini. Ritengo che il problema più drammatico oggi, relativamente alla programmazione della produzione di energia sia legato al fatto che la produzione di energia elettrica è stata quasi totalmente privatizzata. Privatizzare non significa per noi demonizzare, ma quando si privatizza la produzione di energia elettrica o quando si vuole privatizzare addirittura l’acqua — stiamo combattendo in questo periodo contro la privatizzazione d’acqua — non è possibile. Senza demonizzare la privatizzazione, è chiaro che gli investimenti di un privato vanno nella direzione della produzione di profitto, quindi privatizzazione dell’acqua? Più acqua si consuma e meglio è, perché ci sono più profitti. Privatizzazione dell’energia elettrica? Più si consuma e meglio è, perché ci sono più profitti. Noi diciamo che non è possibile, questo è un insulto alla ragione: voler privatizzare settori le cui conseguenze ricadono sulla qualità della vita dei cittadini. Caro collega Grandinetti, oggi apprezzo il tuo intervento a favore di San Severino, ma è riduttivo. Io mi pongo il problema non di San Severino, ma di Comunanza, di Jesi, di qualsiasi altro territorio. Quindi apprezzo il tuo intervento, ma è riduttivo, perché oggi sono quelli di San Severino, ma domani potrebbero essere altre 15.000 persone di un altro posto della nostra regione e noi dobbiamo tutelare tutti i cittadini marchigiani, non solamente quelli del proprio collegi elettorale.
Il problema è allora quello della privatizzazione. Vorrei dire a Brini che sono rimasto perplesso dell’intervento di Spacca, perché alcuni aspetti di ambiguità che ha sollevato il mio collega Brini li ho percepiti anch’io, perché non si è fatto un riferimento al risparmio energetico, basta andare in giro la notte anche nel paesetto più sperduto di montagna e vedere il negozio di abbigliamento con le luci accese tutta la notte. E’ sperpero di energia elettrica. Noi non chiediamo il ritorno alla candela, ma riteniamo che non bisogna farsi inglobare nella perversa logica di consumare, consumare e consumare, perché più si consuma e più qualcuno guadagna. Il problema vero è la privatizzazione. Infatti, da quando è stata privatizzata la produzione di energia elettrica. Ecco perché il problema è dei cittadini: perché quando arrivano i poteri forti, solamente una mobilitazione di massa dei cittadini può stoppare scelte non condivise da chi deve sopportare l’impatto perché normalmente questi insediamenti si fanno sempre vicino le case degli altri, non di chi produce e guadagna, di chi ci specula.
Allora c’è la corsa a riem;ire un settore economico: si guadagna... Ecco allora che è importante una linea di programmazione regionale. Voglio però dire al collega Spacca che un buon amministratore deve sì tener conto dell’aspetto e dello sviluppo economico, ma deve saper coniugare gli interessi del potere economico con quelli della collettività. Quindi il buon amministratore deve essere capace di guardare lontano e vedere qual è la scelta migliore: da un lato lo sviluppo ma dall’altro, contestualmente, salvaguardare gli interessi della collettività.
E’ quindi indispensabile fissare dei punti di riferimento. Vi rendete conto che l’Italia, oltre al vento è un paese dove splende il sole dalla mattina alla sera? Produce energia elettrica da fotovoltaico in infima parte rispetto ai paesi del nord Europa. Questo è un fatto culturale. Noi abbiamo provato a incentivare il fotovoltaico con finanziamenti, c’è stata un’attenzione notevolissima della gente, tutti chiedono aiuto perché vogliono il fotovoltaico. Questa potrebbe essere una strada. L’altra strada potrebbe essere l’idrogeno e per fortuna ci stiamo avvicinando.
Un po’ preoccupato lo sono, Brini, però come Verdi abbiamo due possibilità. Abbiamo detto che questi indirizzi vanno valutati anno per ano dalla Giunta, ma il sottoscritto, in Commissione ha detto che la Giunta non deve cambiare nessun piano energetico, perché le linee di programmazione sono di competenza di questo Consiglio regionale. La Giunta farà tutte le verifiche del caso, ma per qualche cambiamento in quest’aula si dovrà tornare. Io non ci sarò, mi auguro che vi sia qualcuno tenace come me.
L’altra arma è quella della mozione programmatica. I Verdi, che auspico appoggeranno il candidato di centro-sinistra avranno la possibilità, nella mozione programmatica di chiedere delle garanzie, collega Brini. E’ vero che le garanzie contano poco, come abbiamo visto per il rinnovo della convenzione Api, però un impegno scritto che dica quali sono le linee e che nella scelta della produzione di energia elettrica si tenga conto del fatto che questa regione è esportatrice di energia primaria... Non si può fare i conti senza questo elemento, perché la regione Marche non è un sistema isolato, chiuso, sta nel “sistema Italia”. Allora tutte le regioni dovrebbero essere autosufficienti in energia, in acqua e quant’altro. E’ una follia! La regione Marche è nel contesto del sistema Italia, quindi se si andrà a valutare il fabbisogno energetico, nella produzione di energia di questa regione va considerata questa voce che sistematicamente viene ignorata.
Comunque, al di là delle perplessità che ho detto e della vigilanza che faremo in sede di mozione programmatica e in Consiglio regionale in futuro, ritengo comunque che delle indicazioni debbano essere date. Questo è un piano che dà delle indicazioni, si verificherà e certo su questa proliferazione di una miriade di centrali turbogas nel territorio sono preoccupato, perché le turbogas non fanno bene. Quindi sono abbastanza scettico di questo proliferare e sono preoccupato anche di tutti quegli sbarramenti che avvengono nei fiumi. L’energia idroelettrica ben venga, secondo me deve essere potenziata, ma con criterio. Oggi molti dei nostri corsi d’acqua sono stati ridotti a condotte, con 50.000 sbarramenti, senza rispettare quel soggettivo concetto di minimo deflusso vitale. Chi lo sa cos’è il minimo deflusso vitale di un fiume. A volte ci troviamo di fronte a situazioni drammatiche, di corsi d’acqua con 50.000 sbarramenti che non depurano più, che non fanno più da ripascimento naturale per la costa e non permettono neanche la vita, perché tutta l’acqua viene deviata, magari, per produrre energia che va bene. E’ indispensabile rimettere mano a questo concetto astratto del minimo deflusso vitale delle acque, altrimenti perderemo tutti i fiumi e, con essi, avremo anche un peggioramento della qualità della vita.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Debbo ribadire quello che ho espresso ieri, e ancora di più dopo avere sentito la discussione questa mattina. Siamo di fronte a un dibattito viziato, condizionato, demagogico, che cade all’inizio della campagna elettorale e alla fine di una legislatura durante la quale non si è riusciti ad approdare a questo dibattito con la dovuta serenità. Lo sapete tutti, non debbo insegnare niente a nessuno, perché qui c’è la classe dirigente più rodata e pi abituata alle lotte politiche di tutte le Marche, quindi credo che tutti, anche i miei avversari, percepiscono questo limite che è sicuramente grande.
Sono rimasto abbastanza rammaricato di quello che ha detto Gian Mario Spacca. Vorrei capire chi garantisce quel discorso. Non garantisce D’Angelo. I rappresentanti di Treia, San Severino e Pollenza qui presenti non li garantisce. Le categorie cosiddette produttive non le garantisce. Siamo nel filone di “approviamo il piano, poi ci mettiamo vicino mozioni, ordini del giorno”, “approviamo il piano, poi si delega la Giunta”, “approviamo il piano, poi vedremo”. Non ci prendiamo in giro. Se ci deve essere un impegno che vuol prendere Spacca a rivedere il piano ci deve dire tempi, modi e contenuti, sempre se non ci vogliamo prendere in giro.
Quando, con la solita onestà intellettuale, Cesare Procaccini dice “io non sono d’accordo a produrre energia facendo leva o bruciando rifiuti”, si può essere d’accordo o meno, ma è una domanda chiara e legittima. Vorrei chiedere a Procaccini se si sente garantito da questo piano. Questo piano in merito non dice niente, lascia aperta ogni soluzione.
Altra cosa è quello che diceva il collega Viventi: si possono fare le micro centrali, ma chi garantisce questo piano? Non le facciamo, giustamente, nella vallata dell’Alto Potenza, poi a San Giuseppe di Tolentino, dato che noi siamo di Tolentino, la microcentrale ce la mettiamo: tu sei d’accordo, Comi, dato che approvi il piano? Mi devi dire se la micro centrale prevista in quel piano, messa tra casa mia e casa tua, ti trova d’accordo. Tu approvi il piano, devi dire che sei d’accordo con la micro centrale. Quella non fa male? Quella ci piace, vicino casa?
Non eludiamo il problema. Questo è un piano che serve a portare in giro. Se tolgo questa frase dico che è un piano inadeguato. Lo sapete per primi che è un piano inadeguato.
E’ possibile l’eolico... Anche adesso era possibile l’eolico, fonte di energia pulita. Si è fatto di tutto per bloccare l’eolico, in questa regione. Potevamo partire tre anni fa. Poi c’è chi se ne è occupato di più, chi di meno. Nella precedente legislatura la Provincia di Macerata si è occupata molto dell’eolico, collega Modesti: ci sono stati amministratori che se ne sono occupati molto. Nel silenzio della Regione le multinazionali dell’eolico contattavano sindaci, comunanze agrarie. Comunque l’eolico non è partito, nessuno ha fatto chiarezza e non fa chiarezza questo piano. Quindi non ci sono garanzie per alcuno.
Se questo piano serve a controllare il problema della contrattazione di “listini” e “listoni” con Rifondazione, Verdi e altri componenti del costituendo o destrutturando centro-sinistra non lo so. Diciamoci questo: serve a questo obiettivo, a dire, a poche ore dallo scioglimento del Consiglio, “abbiamo fatto questo piano”, quindi qualcuno ci potrà fare campagna elettorale.
Ma la cosa che mi duole di più, essendo maceratese in particolar modo, è come si cerca di imbastire la campagna elettorale sulla vicenda turbogas. Intanto sgomberiamo il campo: il documento turbogas, con tutte le perplessità e le riserve sulla turbogas è stato firmato da Brini come coordinatore provinciale di Forza Italia nonché consigliere regionale, dal collega Grandinetti, dal sottoscritto e da tanti altri. Adesso non si pensi di imbastire campagne elettorali dicendo “chi non ha approvato il piano è a favore della turbogas”, perché serve a prendere in giro sindaci e amministratori della valle del Potenza. Il piano non lo approviamo per tutti i limiti che sono stati qui evidenziati, si è trovata anche una mediazione su un documento che non è bastato, di fronte al quale avevamo detto “con moderazione ed equilibrio il centro-sinistra ritiri il piano”, e c’è stato l’impegno dei due candidati alla presidenza a non rilasciare l’intesa per la costruzione della centrale. Sarebbe stato meglio per tutti, avremmo affrontato meglio, senza demagogie, la campagna elettorale e il giusto confronto con i cittadini.
Di fronte a un piano che nel merito non dice niente, che è più spostato sulle paure ambientali che non sulle scelte per lo sviluppo — non sono stati convincenti tutti gli interventi che sono stati fatti e neanche il pregevole studio dell’università politecnica delle Marche, nei confronti della quale abbiamo immensa stima: verrà anche il presidente della Camera dei deputati all’inaugurazione dell’anno accademico, lunedì prossimo — vogliamo dire qualcosa di più chiaro? Quanti piani abbiamo affidato ai tecnici interni, esterni, dell’università, di partito, tutto quello che volete? Quante volte questi tecnici hanno agito del tutto liberamente nella formulazione dei piani? Sono tecnici politici, dato che in quel caso non sono politici tecnici, o no? E allora diciamocelo: questi tecnici hanno prodotto un piano che doveva non scomodare alcuno. L’unico danno che poteva fare e che ha fatto è stato quello di non scegliere niente, di rimandare. Voglio vedere chi rimetterà mano a questo piano, dove, come, con quale coraggio.
Siamo di fronte a un atto che, proprio nell’ultima seduta di questo Consiglio, doveva essere evitato.
Per quanto riguarda il nostro gruppo, tutte le perplessità e tutto quello che abbiamo detto sulla turbogas rimangono, l’ha detto il nostro partito politico, l’ha detto il nostro capogruppo, il nostro segretario politico e noi consiglieri regionali. Rimane completamente questa perplessità, ma questo non significa che per tale motivo noi approviamo un piano che non sceglie, che non serve a questa regione.
Pietro D'ANGELO. Siete solo contro la centrale di San Severino e a favore di tutte le altre o contro tutte le centrali?
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Noi abbiamo studiato, nei limiti delle nostre capacità e competenze, il caso che ci è stato prospettato, perché cade anche, per quanto riguarda me e Viventi, tra i nostri due collegi elettorali, quindi è stato anche facile viverlo, ma se avesse riguardato Novafeltria, sicuramente ce ne saremmo occupati lo stesso.
Su questa vicenda si innescheranno discorsi che riguardano i poteri forti, l’economia, qualcuno che lotterà contro i poteri forti ecc. Se qualcuno volesse dire — mi rivolgo soprattutto agli amici di Rifondazione comunista e Verdi — che con questo piano si è approdati a una scelta progressista, avveniristica, ambientalista, garantista, di qualità, dico che la situazione di questa campagna elettorale — è solo una battuta per salutarci simpaticamente — è che il destino, i giochi politici, non so cosa hanno rovesciato le vicende, e io che l’ho detto sempre come battuta, in questi cinque anni, vi dico adesso, concretamente, che questa volta la sinistra, vista la situazione, la facciamo noi, proprio per come è partita questa campagna elettorale cosiddetta presidenziale. Credo che abbiate capito questo messaggio, simpaticamente vi dico grazie per la collaborazione, per i rapporti che abbiamo tenuto in questi cinque anni. Io sto in Consiglio regionale solo dal 2000, qui non ho avuto nemici ma solo avversari, quindi vi ringrazio veramente, il confronto con voi è stato un arricchimento culturale e morale importante. Saluto voi, i vostri partiti.
Voglio dire una cosa al Presidente Minardi e ai componenti l’Ufficio di presidenza che lo hanno coadiuvato in questa legislatura. Credo che abbiano fatto molto — lo dico anche da avversario — per valorizzare l’Assemblea come immagine nei confronti dei cittadini. Ce n’era bisogno, bisogna continuare. Sapete qual è la mia teoria su questo, ne abbiamo parlato a livello di Statuto: credo che il Consiglio regionale, come Assemblea parlamentare — anche se questo termine non ce lo hanno passato — debba essere sentito di più dai cittadini, anche e soprattutto quando sarà finita la campagna elettorale. Quindi, in bocca al lupo a tutti voi.
Infine voglio ringraziare anche il personale del Consiglio che in questi anni, anche per uno che era arrivato qui da poco, ha avuto il massimo rispetto e ha dato la massima collaborazione.
PRESIDENTE. La seduta è sospesa.
La seduta è sospesa alle 13,50
Delibere inviate dalla Giunta regionale
PRESIDENTE. Il Presidente della Giunta ha trasmesso le seguenti delibera, adottate in data 1 febbraio 2005:
— n. 104: «Art. 26, comma 2, della l.r. 30/04 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato – Euro 860.083,00»;
— n. 105: «Art. 26, comma 2, della l.r. 30/04 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato per interventi di edilizia ospedaliera – Euro 555.594,00»;
— n. 106: «Art. 26, comma 2, della l.r. 30/04 – Iscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi da soggetti terzi vincolati a scopi specifici e delle relative spese – Euro 400.000,00»;
— n. 107: «Art. 26, comma 2, della l.r. 30/04 – Iscrizione nel — bilancio di previsione per l’anno 2005 di entrate derivanti da assegnazione di fondi dallo Stato vincolati a scopi specifici e delle relative spese – Euro 2.050.000,00»;
— n. 108: «Art. 40 della l.r. 29/04 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – Euro 4.344.980,58 modifica al P.O.A. dgr n. 1678 del 28.12.2004»;
— n. 109: «Art. 40 della l.r. 29/04 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – Euro 4.383.592,13»;
— n. 110: «Art. 40 della l.r. 29/04 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – Euro 9.299.151,06»;
— n. 111: «Art. 27, comma 1, della l.r. 30/04 – Variazione compensativa al P.O.A. 2005 – Euro 6.900.000,00»;
— n. 112: «Art. 40 della l.r. 29/04 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – Euro 14.100.386,35»;
— n. 113: «Art. 40 della l.r. 29/04 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – Euro 10.633.592,35»;
— n. 114: «Art. 40 della l.r. 29/04 della l.r. 29/04 – Reiscrizione nel bilancio di previsione per l’anno 2005 di economie relative a stanziamenti aventi specifica destinazione – Euro 41.232.369,08».
Proposta di atto amministrativo (Seguito esame degli articoli e votazione): «Piano energetico ambientale regionale» Giunta (153)
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la proposta di atto amministrativo n. 153, ad iniziativa della Giunta.
Comunico che sono stati ritirati alcuni emendamenti. Rimangono tuttora in piedi i seguenti: 72, 80, 85, 112, 116, 124, 127 e 130.
Passiamo, pertanto, all’esame dell’emendamento n. 72 a firma Brini, Giannotti e altri. Ha la parola il consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Ieri sera abbiamo discusso e alla fine della serata, di fronte a un clima difficile — per la prima volta un consigliere di opposizione ha avuto il primo richiamo — la Conferenza dei presidenti di gruppo ha deciso di prendere atto dell’esigenza, da una parte di garantire i diritto dei singoli consiglieri ad esercitare il loro ruolo, dall’altra di semplificare. Siamo tornati in aula, abbiamo esaminato, approfondito e votato alcuni emendamenti, alla fine della seduta, viste le condizioni atmosferiche e tutto il resto si è deciso di rimandare a questa mattina l’esame di alcuni emendamenti di sostanza, dando per superati alcuni altri.
La proposta emendativa in discussione, prevede che a pag. 37 dell’allegato B, sommario del Pear, al termine della frase “se le molte argomentazioni tecniche in favore...” ecc., proponiamo di aggiungere “pertanto, nel frattempo, vanno valutate ed accolte positivamente anche altre soluzioni tecnologiche avanzate ecoefficienti e vantaggiose di produzione elettrica di base”.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio non approva
Emendamento n. 80. Ha la parola il consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Questa proposta è chiara e va nella linea di uscire dalla situazione di immobilismo in cui ci si vuol lasciare.
La proposta è di apportare questa modifica al paragrafo 4.2.3, allegato B.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio non approva
Emendamento n. 85. Lo pongo in votazione.
Il Consiglio non approva
Emendamento n. 112. E’ stato presentato un sub emendamento a firma Amagliani. Ne do lettura: a pag. 92, capitolo 4.7.1, sopprimere il capoverso che va da “una serie di parchi eolici” sino a “numero di generatori” e sostituire come segue: “La potenza residua potrà essere raggiunta mediante la realizzazione di più parchi eolici, ognuno dei quali di potenza installata non superiore a 15 megawatt per sito, fatta salva la possibilità di rivedere il limite medesimo, incluso quello relativo alla suddetta potenza di 160”.
Ha la parola il consigliere Comi.
Francesco COMI. Il sub emendamento di fatto, pur indicando l’eventuale possibilità di aumentare il limite tendenziale dell’energia eolica da sperimentare, tiene conto del fatto che comunque questo piano prevede la concertazione con il territorio, quindi, seppure si dovesse, in via di emergenza, aumentare il limite dell’energia eolica da sperimentare, sarebbe sempre necessario il parere della Provincia e delle Comunità locali.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. La questione che abbiamo posto è molto seria. Il sub emendamento aggiusta, comunque va nella direzione, pur in questo discorso di tenersi comunque dei margini, che abbiamo proposto. Ne approfitto per dire specificamente quello che pensiamo sull’eolico, come d’altronde ci suggeriva anche ieri l’assessore Amagliani. Così come proposto l’eolico è praticamente impedito, perché si devono fare delle linee guida secondo informazioni per gran parte difficili da praticarsi, come quelle di questo paragrafo 4.7 che vogliamo modificare. L’emendamento è proprio affinché queste informazioni siano indicative e non vincolanti perché queste informazioni, sulle quali devono muoversi le linee guida non possono essere facilmente praticate, poi si stabilisce, con un emendamento successivo, anche un limite temporale entro il quale fare queste cose. C’è una moratoria tacita oggi, nell’eolico e non si sa ancora per quanto tempo. Questo tipo di previsioni e di modificazioni danno la possibilità che l’eolico possa essere praticato, al di là di quello che è scritto nella proposta di piano, perché i mega parchi ipotizzati nel mare per 100 Mw o il numero di macchine limite per sito, invece che di potenza, tutto questo deve essere rivisto. Ecco il senso dell’emendamento, un emendamento che a nostro avviso fa passare dalle parole, dalle enunciazioni ai fatti.
PRESIDENTE. Pongo in votazione il sub emendamento sostitutivo dell’emendamento 112.
Il Consiglio approva
Emendamento n. 116. Ha la parola il consigliere Comi.
Francesco COMI. Si esprime parere favorevole, perché tra l’altro la questione era stata posta in Commissione dallo stesso consigliere Moruzzi, sia pure in termini diversi ed era già stata recepita.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio approva
Emendamento n. 124. Ha la parola il consigliere Gasperi.
Gilberto GASPERI. Con questo emendamento chiediamo di aggiungere la seguente frase: “Tuttavia, in considerazione delle perplessità e dei rischi di insuccesso sull’utilizzo di una tale tecnologia, nel frattempo vanno valutate ed accolte positivamente anche altre soluzioni tecnologiche avanzate, ecoefficienti e vantaggiose di produzione elettrica di base”. Serve per dare una generalizzazione più completa e non restringere solo ed esclusivamente entro certi limiti. Non dà niente di specifico, ma ci permette di dare una indicazione rispetto ad altre possibilità e ad altri tipi di intervento.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio non approva
Emendamento n. 127. Ha la parola il consigliere Gasperi.
Gilberto GASPERI. Si dice che il pareggio va conseguito con il ricorso prioritario alla tecnologia della generazione distribuita, della cogenerazione e della trigenerazione. Noi chiediamo di aggiungere “insieme alle altre soluzioni tecnologiche avanzate, ecoefficienti e vantaggiose di produzione elettrica di base”. Non cambia assolutamente niente, né nel significato, né nella sostanza per quanto riguarda il piano, ma ci permette di dare una completa dizione che rimane generica, ma è solamente rafforzativa e ci consente, successivamente, durante la validità e l’operatività del piano, di poter intervenire anche con altre tecnologie.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio non approva
Emendamento n. 130. Ha la parola il consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Questo emendamento è sulla falsariga di quello che è stato ribadito in tutto il dibattito che ha accompagnato l’esame degli emendamenti ed è una richiesta di considerare la possibilità di integrare le fonti di produzione.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio non approva
Emendamento n. 131. Ha la parola il consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Credo che questa sia una richiesta chiara, rispetto alla quale ci attendiamo una risposta chiara. Abbiamo detto che il piano è inadeguato, insufficiente, parziale, non legge la reale situazione delle Marche, è uno strumento di studio, non è uno strumento di programmazione in questo settore decisivo della vita regionale. Ci sono tempi richiamati per una verifica delle conseguenze del piano. Sono previsti due anni, noi chiediamo di anticipare a un anno questa possibilità. Crediamo che un anno sia il termine adeguato per una lettura.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio approva
Abbiamo ora due ordini del giorno, uno a firma Avenali e Tontini, l’altro a firma Novelli.
E’ stato presentato un emendamento all’ordine del giorno presentato da Avenali e Tontini, di cui do lettura: le parole “nelle sue svariate forme” sono sostituite dalle parole “nelle diverse forme previste dal Pear”.
Ha la parola il consigliere Giannotti.
Roberto GIANNOTTI. Vorrei capire bene. Avete detto che questo è un emendamento della Commissione, poi come consiglieri di maggioranza fate un conciliabolo, presentate un subemendamento: diventa non uno strumento della Commissione consiliare ma una scelta di volontà politica di una parte del Consiglio.
Se è un emendamento della Commissione vi prego di chiedere ai membri della Commissione se concordano sul subemendamento, altrimenti questo diventa un emendamento politico di una parte del Consiglio regionale. Non è una questione di lana caprina.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.
Ferdinando AVENALI. Intanto questo non è un emendamento ma un ordine del giorno che si approva prima dell’approvazione del piano, come succede in altre occasioni sulle leggi. Questo ordine del giorno prevede che la Giunta dovrebbe elaborare una proposta di legge che ha come finalità la realizzazione o l’utilizzo di una dell’e agenzie che attualmente abbiamo a disposizione, aperta al contributo anche degli enti locali e a soggetti pubblici e privati, per la gestione del piano stesso. Perciò è un ordine del giorno e l’emendamento richiama il piano, quindi non è un emendamento politico ma un ordine del giorno. E’ stato firmato dai presidenti di III e IV Commissione perché il piano è stato approvato in sede congiunta da III e IV Commissione. La minoranza, per protesta è uscita, ma noi che abbiamo la maggioranza abbiamo il diritto di approvare ciò che riteniamo più utile.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. Vorrei riassumere la questione sotto un profilo formale e sostanziale. L’ordine del giorno che stiamo discutendo, è vero che è stato proposto in Commissione, ma in Commissione c’era già stata la forte protesta da parte delle opposizioni che avevano abbandonato i lavori, quindi c’è un problema di dialettica mancata, ma per motivi politici, non per motivi formali. Formalmente l’ordine del giorno è della Commissione.
Il problema, oggi si pone, perché non mi pare che la Commissione oggi si sia riunita per questo emendamento. Adesso, ancora di più l’emendamento diventa politico, non istituzionale.
In ogni caso, vorrei dire due parole nel merito, perché si impegna la Giunta regionale a promuovere la gestione attraverso un’agenzia pubblica.
Con i rinvii che ha il piano a linee e ad atti successivi, la costituzione di un’altra agenzia non è una cosa che noi condividiamo, perché sarebbe una ulteriore sovrastruttura di fronte ad un’attuazione che deve essere direttamente collegata alle scelte di politica regionale proprie di un piano d’azione. La legge c’è, è del 1991, sono 14 anni che aspettiamo, adesso demandiamo la gestione ad una nuova agenzia che sarà da istituire con nuova legge. E’ come andar di notte. Questa è la valutazione che noi facciamo, al di là delle questioni formali e sostanziali che, se vengono interpretate con il giusto senso e il giusto equilibrio, sono questioni di natura meramente e squisitamente di impostazione politica. Certamente la maggioranza fa il suo dovere, ma non deve trincerarsi dietro le questioni di presidenza della Commissione: fa il suo dovere e propone.
PRESIDENTE. Ha la parola l’assessore Amagliani.
Marco AMAGLIANI. Io eviterei di parlare di una questione che non esiste, per un motivo molto semplice. Si può essere d’accordo o meno sull’ordine del giorno della Commissione, ma l’argomento attualmente in discussione è il fatto che a quell’ordine del giorno ho presentato un emendamento che lo chiarisce e che la maggioranza approva. Invece che dire “nelle sue svariate forme”, l’emendamento dice “nelle diverse forme previste dal Pear”. Chiarisce la volontà. Siccome la maggioranza lo accetta, questo si vota. Dopodiché, se non si è d’accordo sull’ordine del giorno questa è un’altra questione ancora, ma separiamole: un conto è il mio emendamento sul quale stiamo discutendo, altra cosa è l’ordine del giorno.
Non voglio parlare io della tecnica dell’aula, ma si dovrà prima votare l’emendamento ed eventualmente l’ordine del giorno così come emendato.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Nella forma penso che la correttezza sia stata estrema, perché i presidenti delle due Commissioni hanno un potere democratico-istituzionale. Poi, nelle Commissioni ognuno entra ed esce a suo piacimento, tant’è che alcuni gruppi dell’opposizione hanno manifestato contrarietà e per protesta hanno abbandonato le Commissioni medesime, altri avevano delle conferenze stampa, quindi chi entrava e chi usciva. Ma non è questo il problema.
Nel merito condivido la preoccupazione che non si debba creare un’altra sovrastruttura, tuttavia, se guardiamo il merito, se l’energia e la sua produzione diventano anche un affare economico, una attività di impresa, perché mai questa attività d’impresa, che può essere remunerativa, non la può fare in maniera associata il pubblico insieme al privato? Perché quando si guadagna si privatizza e quando c’è il deficit si socializza? Proviamo ad invertire la gerarchia. E’ questa la filosofia dell’ordine del giorno che non necessita, nella sua declinazione, di alcun obbligo a costituire una nuova agenzia: si può trasformare benissimo quella che già esiste.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.
Ottavio BRINI. Quello che volevamo chiarire l’ha detto con tutta tranquillità, senza strumentalizzazioni e demagogie il consigliere Procaccini, sia sulla forma che sul merito. Noi, per protesta abbiamo abbandonato la Commissione, perché non eravamo nemmeno stati messi nella condizione di poter discutere, caro Procaccini. Ci sono stati consegnati gli emendamenti la mattina dicendo “apriamo la discussione” e c’erano delle relazioni anche a livello tecnico. Come era possibile? C’era l’impegno di consegnarli il giorno prima. Lo stesso presidente Avenali al relatore Comi ha chiesto “di chi è questa relazione?”. Nemmeno si sapeva chi aveva preparato materialmente questa carta. Se ieri l’assessore si è alterato è un problema suo, ma nei fatti questa è la verità: non siamo stati messi nella condizione di poter discutere.
Questo è un aggiustamento che l’assessore sta facendo su una precisa richiesta politica fatta dal “compagno” Procaccini in quella seduta a cui io ero presente, anche se non ho votato, ma ascolto bene quello che si dice. Qualcuno si è dimenticato di inserire questo passaggio del Pdci e oggi, politicamente, Procaccini, tramite l’assessore ha fatto questo tipo di intervento. Ecco quello che il capogruppo Giannotti voleva evidenziare. Non c’è nulla di strano, ma basta dirlo. Però non sono stati i presidenti delle Commissioni ad avere fatto gli emendamenti, né tanto meno il relatore di maggioranza ma il Pdci che ha chiesto questo emendamento che politicamente è stato accolto. Qual è il problema? Basta dire la verità.
Voi avete avuto un assenso di massima da parte dei commissari di maggioranza ad estendere l’emendamento. Quando l’avete preparato — non in quel momento — vi siete dimenticati di una cosa fondamentale per il Pdci. Quando Procaccini si è accorto, i presidenti delle Commissione hanno dovuto cambiare ed è nato i subemendamento. Siccome non poteva essere un commissario di maggioranza a presentarlo, perché aveva votato, ecco l’escamotage dell’assessore, ma non prendeteci in giro, perché non siamo né stupidi, né sprovveduti.
Presidenza del Presidente
LUIGI MINARDI
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Avenali.
Ferdinando AVENALI. La cosa a cui tengo è il fatto che in III Commissione, come anche nelle altre, ovviamente, abbiamo sempre prestato molta attenzione alla regolarità e al rispetto di tutti i componenti, siano essi di maggioranza che di minoranza, abbiamo sempre discusso con serenità, quando eravamo d’accordo abbiamo convenuto e votato tutti insieme, quando non eravamo d’accordo ognuno si è espresso come ha creduto.
In questa circostanza, una delle poche in questi cinque anni di mia presidenza della III Commissione, la minoranza, per scelte politiche proprie, rispettabilissime e legittime, ha deciso di uscire e ha fatto il suo percorso. Noi abbiamo fatto il nostro, che era doveroso.
La paternità politica ce l’hanno anche gli emendamenti, perché quando Avenali chiede è una cosa politica, visto che appartiene al gruppo Ds e così vale per gli altri colleghi.
Questa cosa dell’agenzia l’ha chiesta il collega Procaccini e noi abbiamo discusso nel merito — si parlava di nuova agenzia, poi abbiamo convenuto che andava evitata la costituzione di nuovi soggetti — e abbiamo formulato questo ordine del giorno che può essere tranquillamente emendato. Quindi prima mi ero arrabbiato, perché da parte mia, come presidente, ma anche di Tontini, non abbiamo trasmesso all’aula un ordine del giorno nostro, ma approvato dalla maggioranza della Commissione. Quindi tengo a dire che c’è stata totale regolarità di comportamento. Dopodiché le questioni politiche ognuno le può mettere come vuole, però da parte della Commissione c’è stata regolarità nella posizione tecnica di portare in aula ciò che la Commissione aveva deciso, quindi la firma è dovuta in quanto presidenti di III e IV Commissione. Poi, ognuno può metterci ciò che vuole.
Invito comunque il Consiglio ad approvare l’emendamento, che condivido.
PRESIDENTE. Pongo in votazione l’emendamento.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione l’ordine del giorno come emendato.
Il Consiglio approva
Pongo in votazione l’ordine del giorno a firma Novelli.
Il Consiglio non approva
Pongo in votazione il coordinamento tecnico della proposta di atto amministrativo.
Il Consiglio approva
Passiamo alla votazione della proposta di atto amministrativo.
Ha la parola, per dichiarazione di voto, il consigliere Pistarelli.
Fabio PISTARELLI. Non ripetiamo le considerazioni svolte in sede di discussione generale, perché sarebbe ridondante e defatigante. Per sintesi dobbiamo dire che è un’occasione che la Regione marche, dopo averla attesa 14 anni, sta gettando via: quella di scrivere una pagina efficace di programmazione in un settore strategico e importante quale quello dell’energia. Non lo diciamo noi, lo dicono tutti i soggetti o quasi: enti locali, associazioni di categoria, sindacati. Lo dice anche quel documento che lei licenziò, assessore Spacca, prima di questo, che aveva un altro tipo di impostazione completamente diversa, rovesciata rispetto a quella che oggi viene in aula. Lo dice anche chi aveva lavorato al precedente piano e anche l’assessore che l’aveva proposto, l’assessore Spacca. Quindi non vi sono dubbi, vi sono certezze del fatto che si sta facendo una scelta sbagliata nel metodo seguito e nel merito delle conclusioni a cui arriva il piano: un 2015 che sembra essersi allontanato ancora di più. Non è una data che abbiamo avvicinato a noi, non è un a data che abbiamo posto in maniera forte, credibile, autorevole, è una data che si allontana, perché le variabili scritte su questo piano sono così aleatorie, così inconcludenti, così assolutamente fuori da ogni previsione oggettiva, che possiamo dire che questo termine non sarà assolutamente rispettato ed anzi allontanerà ancor più la Regione Marche da tutte le altre Regioni. Abbiamo fatto l’esempio delle scelte fatte dall’Emilia Romagna, dalla Toscana. Le giustificazioni dell’assessore: “acquisteremo dall’Emilia quello che mancherà, perché se loro stanno facendo tre centrali da 800 megawatt, avranno un surplus di energia e l’acquisteremo da lì”. Ma la legge dice il contrario, dice che noi, come Marche, dobbiamo fare in modo che si restringa quel gap, quella forchetta tra il prodotto e il richiesto. Ricominceremo da capo. Allora perché noni il Veneto, perché non il Friuli, perché non la Svizzera, perché non la Francia? L’Italia continuerà ad acquistare energia, invece di produrla, invece di essere il più possibile vicino all’autosufficienza.
E’ un ragionamento fallimentare sotto un profilo politico generale.
Nel particolare l’assessore ci sfidava anche a dire “perché non avete visto i numeretti?”. Oggi, in sede di dichiarazione di voto e di conclusione del dibattito penso non sia il caso di entrare nei numeretti, che abbiamo già votato, ma se vuole, assessore, possiamo riprendere gli errori più marchiani, che sono quelli relativi alle previsioni di risparmio energetico, tutte da verificare. Il Pear scommette su condizioni normative nazionali ed europee, su capacità tutte da verificare. Tutte le questioni relative alle energie alternative sono di fatto bloccate. L’eolico l’abbiamo detto in sede di discussione dell’emendamento, quanto alle biomasse esse possono dare un contributo nel lungo periodo, ma sono di difficile soluzione per la difficoltà ad approvvigionare quantità notevoli di materiali vegetali, più di 600.000 tonnellate per la potenza che il Pear prevede. Nelle Marche sono difficili da reperire e Avenali che conosce bene il mondo agricolo sa che questo è vero, le previsioni scritte sono del tutto ottimistiche.
Di fotovoltaico se ne vuole installare quasi quanto ce n’è oggi in tutta Italia e questo è ridicolo. Introduciamo il solare termico negli edifici: basta una leggina che modifichi la nostra legge edilizia. Questo non lo si è fatto.
La cosa più importante, la critica più forte che abbiamo svolto è stata che si è fuori dalle previsioni normative, non c’è individuazione dei bacini energetici territoriali; la localizzazione e la realizzazione degli impianti di teleriscaldamento; l’individuazione di risorse finanziarie da destinare alla realizzazione di nuovi impianti di produzione; la destinazione di risorse per gli interventi di risparmio; la formulazione di obiettivi secondo priorità di intervento. Questo è il piano. Di fronte a questo non possiamo che dire no. Oggi rilanciamo la questione dell’emergenza energetica perché questo piano non ridurrà ma aggraverà il gap, la forchetta di produzione rispetto a quanto è richiesto.
L’assessore Spacca ci dovrà dire se è stato convinto lui, ad altre posizioni, oppure che cosa è successo che ha stravolto completamente l’impostazione del piano energetico regionale rispetto a quella che lui ha voluto. Ci deve dire chiaramente se condivide questa impostazione e ci deve dire chiaramente qual è la risposta a quella domanda che anche ieri Massi ha posto: se è d’accordo a firmare un patto per quanto concerne il no all’impianto di San Severino, ma se è altrettanto d’accordo a rinviare questo piano, perché il discorso dell’impianto di San Severino — l’ha chiesto Grandinetti con forza — riguarda la necessità di affermare chiaramente il no unanime da parte di tutti. Noi l’abbiamo fattola firma è stata apposta all’appello del collega Grandinetti, vorremmo che lo facesse lo stesso assessore Spacca, con l’impegno contestuale di rinviare questa approvazione, perché oggi è facilmente verificabile se si vuol dire di no a San Severino: quel documento lo si firmi. Noi l’abbiamo firmato, come centro-destra. Ieri c’è stata una proposta scritta che noi abbiamo firmato. Se c’è anche la sua firma, assessore Spacca, siamo d’accordo sulla questione di San Severino, chiudiamo il discorso, ma non andiamo ad approvare un piano regionale che è assolutamente sbagliato nei contenuti, nel merito, che non dà risposte per leggi imposte.
PRESIDENTE. Ha la parola il Vicepresidente Spacca.
Gian Mario SPACCA, Vicepresidente della Giunta. Credo che giustamente il tema dell’energia sia un tema su cui il Consiglio regionale debba esercitarsi con la pienezza della sua riflessione e il tempo che gli stiamo dedicando dimostra questa grande attenzione.
L’energia è un elemento fondamentale per la crescita della nostra comunità regionale, per la crescita della nostra società, per il suo sviluppo, quindi se vogliamo sostenere lo sviluppo dell’economia e della società regionale dobbiamo sicuramente preoccuparci di avere una dotazione di energia all’altezza dei bisogni della nostra comunità.
Del resto sappiamo — l’abbiamo detto in mille circostanze — che la crescita delle Marche è affidata soprattutto al lavoro, all’organizzazione del lavoro, all’impresa, che si fondano proprio sulla dotazione di energia. Il reddito che noi traiamo dal lavoro e dall’impresa ci serve per dare sicurezza alla nostra comunità, quindi sostenere lo sviluppo significa anche poter avere, poi, le risorse necessarie per dare alla nostra comunità quella sicurezza che i cittadini ci chiedono, quindi giustamente bisogna prestare attenzione a questo tema, raccogliere tutte le riflessioni con pazienza, rielaborarle in modo da dare le risposte che complessivamente la comunità regionale si attende in proposito.
Oggi approviamo un piano energetico ambientale regionale, o meglio approviamo degli indirizzi di programmazione in materia di politica energetica, perché su questa materia molte discussioni rimangono aperte, molte scelte rimangono da verificare. Il piano propone una strada, che ci viene indicata dall’università politecnica delle Marche. Non è una strada di tipo politico e neanche di tipo ideologico, è una strada che ci viene indicata tecnicamente dai depositari delle attività di ricerca della nostra regione, a cui noi affidiamo, nella logica di concertazione che ci caratterizza, la possibilità di condividere gli elementi fondamentali che poi guidano il processo di sviluppo della nostra comunità, quindi dobbiamo avere fiducia delle indicazioni che ci vengono proposte, ripeto, non da un organismo politico, non da un organismo animato da logiche e principi di carattere ideologico, ma da una università, da un politecnico.
Il piano si articola su tre fasi: una fase che si concentra sul risparmio energetico, un’altra sullo sviluppo delle energie rinnovabili, una terza fase che sta accendendo la discussione anche in quest’aula, che riguarda la cogenerazione distribuita, ovvero la possibilità di produrre energia, soprattutto elettrica, in corrispondenza con i bisogni dei distretti industriali della nostra regione.
Credo che approvare oggi questi indirizzi di politica energetica sia utile perché anzitutto sblocchiamo, a questo punto, le pratiche autorizzatorie rispetto alle prime due fasi. Avremo la possibilità di dare una risposta concreta ed immediata a quegli imprenditori che vogliano produrre energia eolica, energia idroelettrica, biomasse e quindi hanno i progetti depositati in Regione e potranno avere la possibilità di vederli approvati immediatamente dopo l’approvazione di questi indirizzi.
Apriamo invece il discorso sulla cogenerazione distribuita, che l’università di Ancona ci indica come strada prevalente per risolvere il problema del deficit di produzione di energia elettrica da parte della nostra regione.
Credo che questo modello, se funzionerà, corrisponde alle caratteristiche della nostra economia regionale, della nostra comunità regionale. Abbiamo detto mille volte che noi siamo un’economia distribuita, diffusa, policentrica, che si fonda sulle piccole dimensioni le quali sono in grado di organizzarsi in rete nella logica di distretto industriale. Ebbene, in corrispondenza con questi distretti industriali si offre la possibilità di realizzare iniziative per la produzione di energia elettrica, quindi per rispondere al fabbisogno di ciascun sistema locale.
Credo che sia un tipo di scelta — se il presupposto offertoci dall’università di Ancona è valido, ovvero che questa scelta è tecnologicamente ed economicamente compatibile — che meglio corrisponde alle caratteristiche del nostro sistema regionale, è quella che offre agli imprenditori della nostra regione di potersi esercitare con questa tecnologia e quindi di poter avviare anche una nuova imprenditorialità in direzione proprio della produzione di energia. Qui non ci sarà un’unica centrale che produrrà energia, come qualcuno vorrebbe indurre a fare, che probabilmente potrebbe anche essere appannaggio di qualche multinazionale, neanche italiana, ma c’è una sfida che viene lanciata al mercato, perché qui non ci si propone di produrre energia elettrica mediante incentivi o interventi di carattere pubblico, né regionale né di altro tipo, si affida al mercato la possibilità di produrre energia secondo questa tecnologia che corrisponde al bisogno dei nostri distretti industriali, nella logica che il mercato propone.
Il modello della cogenerazione distribuita, dal punto di vista teorico è quello che meglio corrisponde alle caratteristiche della nostra economia e dell’organizzazione economica della comunità regionale. Voi dite “ma gli industriali non fossero disponibili a investire in questo processo, in questa tecnologia, perché non è economicamente conveniente”. Noi diciamo che va bene, facciamo un anno di sperimentazione, apriamo al mercato la possibilità di realizzare queste centrali di cogenerazione: se tra un anno, monitorando il sistema, non si realizza alcun progetto in questa direzione, perché economicamente non conveniente, perché non è possibile percorrere questa strada, come voi dite, siamo disponibili a verificare il piano e cambiare direzione. Questo lo vedremo in Consiglio regionale la prossima volta. Un anno di monitoraggio per verificare se il mercato è disponibile a cogliere questa sfida, che non è rivolta, ripeto, a qualche ente pubblico ma è rivolta all’imprenditoria marchigiana per verificare se è disponibile a impegnarsi in una nuova forma di imprenditorialità per la produzione di energia sulle tecnologie che l’università di Ancona ci offre.
Credo quindi che dobbiamo sdrammatizzare questo dibattito, perché alla fine il confezionamento che è andato in Commissione su questo strumento di programmazione che non è una legge ma un atto amministrativo, ci consente di per guardare con grande serenità, in prospettiva, a questo problema che, ripeto, è fondamentale per la crescita della nostra economia. Oggi, in questa regione che si chiama “Marche”, ci sono imprese, soprattutto quelle maggiormente utilizzatrici di innovazione di tecnologia, in cui il costo del lavoro è pari a quello dell’energia elettrica utilizzata e questo lo dobbiamo considerare attentamente, perché se vogliamo dare sicurezza alla nostra comunità, darle servizi in termini di protezione, fare una salute più amica dei cittadini e dei marchigiani, avere le risorse per farlo, non possiamo dimenticare che queste risorse le tiriamo fuori dal lavoro e dall’attività economica delle imprese, quindi dobbiamo mettere le attività economiche e le imprese in condizioni di poter creare il reddito per la nostra comunità. Allora, affrontare il tema dell’energia con una logica corretta ed adeguata ritengo sia quello che il Consiglio regionale responsabilmente deve fare.
Questa vicenda, tra l’altro, si era anche caricata della necessità di dare una risposta alla questione turbogas di San Severino.
Non è possibile che su questi elementi di programmazione forte che incidono sul territorio regionale non ci sia la concertazione con la Regione. Anche questo è un elemento che dobbiamo imparare a rielaborare, nel prossimo futuro. Occorre, tra le scelte che vengono paracadutate dal centro e quelle che vengono introdotte dalla programmazione, che vi sia una maggiore coerenza, perché questo i cittadini ci chiedono, quindi non è possibile che queste scelte qualcuno ce le possa imporre dall’esterno. Occorre che le condividiamo e credo che l’approvazione di questi indirizzi di piano energetico — perché di indirizzi di piano energetico si tratta, indirizzi di politica in termini di programmazione energetica della nostra regione — possa aiutarci anche a dare una risposta chiara e forte in questa direzione. L’intesa, su un progetto che noi non abbiamo condiviso all’inizio, non la daremo. Il documento, Pistarelli, l’ho già firmato, ma non serve, perché tra poco approveremo questo piano energetico e il problema sarà risolto, avremo lo strumento per poter dare un no motivato alla centrale turbogas di San Severino.
Presidenza del Vicepresidente
SANDRO DONATI
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Brini.
Ottavio BRINI. L’intervento dell’assessore all’industria ci lascia ancora più perplessi rispetto alle preoccupazioni iniziali che avevamo e nello stesso tempo conferma tutte quelle preoccupazioni che questo è un piano strumentale, demagogico e non, come diceva ieri l’assessore all’ambiente, un piano che è stato preso come modello in molte parti d’Italia. Non sappiamo quali, forse ce lo dirà nella replica finale.
Caro Spacca, lei questa mattina non ha fatto nemmeno un discorso che si possa definire “democristiano”, cioè decidere e non decidere, perché c’erano democristiani che avevano di coraggio di decidere, mentre lei il coraggio di decidere non ce l’ha, perché se si rilegge quello che ha detto non può che darmi ragione. Vorrei sapere cosa ne pensano Moruzzi, D’Angelo. Voi, oggi state votando un piano di indirizzi che vale un anno — questo ha detto Spacca — e 365 giorni passano subito. Fra un anno Spacca ci rimetterà le mani, se vincerà. Quindi ieri, tutto questo entusiasmo che avevate, D’Angelo e Moruzzi, da cosa discende? Cosa avete portato a casa? Si dice che molte scelte rimangono aperte. Quali sono? Nemmeno Spacca lo sa, perché non ce l’ha detto. Molte scelte rimangono da fare. Quali sono? Non ce le ha dette, Spacca.
Qual era la nostra preoccupazione, di fare una legge brutta o buona? Ecco perché chiedevamo il rinvio: per le stesse motivazioni che vi ha detto Spacca. Caro D’Angelo, non porti a casa niente, porti a casa solo fumo e demagogia. Nella sostanza ti hanno fregato un’altra volta: non ci sono paletti, non ci sono scadenze, è un piano di programmazione che fra un anno vi vedrà in minoranza, quando ci sarà la verifica, perché Spacca non la pensa come te, come Moruzzi, come Procaccini. Procaccini non dice che dopo un anno di sperimentazione, se non andrà bene, saranno disponibili a cambiare il piano, questo l’ha detto Gian Mario Spacca e noi chiediamo che voi ci facciate capire come la pensate su questa forte e determinata precisazione che ha fatto Gian Mario Spacca. Gian Mario Spacca sta facendo un discorso ambiguo, la vecchia politica dei due forni che non paga, alla fine. Questo è un piano che non ha chiarezza, non ha un’anima, non ha niente, l’ha detto Gian Mario Spacca, assessore all’industria. Lui non dice che con una firma sulla turbogas si è salvato la coscienza e poi, fra un anno, ricomincerà da capo. Deve rendere conto subito di quello che vuol fare, con questo piano. Voi vi accontentate dicendo “intanto abbiamo approvato un piano e fra un anno vedremo”. Oggi ci fate una campagna elettorale sull’emotività, sullo slancio di chi non condivide, giustamente, certe preoccupazioni. Ecco allora la proposta di Forza Italia che è chiara. Dopo 14 anni di discussione, in dieci giorni non si poteva trovare un accordo, si poteva trovare solo una mediazione, ma la mediazione, caro D’Angelo, questa volta te l’hanno fatta al ribasso e questa mattina devi rispondere su queste cose, devi dire quali sono le scelte che rimangono aperte e ti devi impegnare, fra un anno, su queste scelte. Caro D’Angelo ce lo devi dire, perché se avete studiato questo piano, come avete detto, ce lo dovete spiegare, perché noi non siamo stati messi nelle condizioni, per vostro ritardo, di poter entrare nel merito di questo piano o non so come lo dobbiamo definire. Invece gli uffici sono molto preparati ed hanno avuto il tempo di spiegarvelo. Nonostante i tuoi approfondimenti, i tuoi studi, le tue riflessioni, caro D’Angelo, non c’è stato il tempo necessario per approfondire. Non essere evasivo sulle domande che ti abbiamo fatto, né tu né l’amico Moruzzi.
Ci dovete spiegare se fra un anno, dopo che non si sarà fatto niente, Gian Mario Spacca vi cambierà il piano e se sarete d’accordo. Questo è l’impegno che lui ha assunto nei confronti di alcuni suoi amici, perché il suo è stato un intervento preparato a tavolino, studiato, cercando di salvare gli uni e gli altri, cercando di accontentare sia gli uni che gli altri. Ci ha parlato dell’università: chi è l’università, quando gli industriali stessi si lamentano dicendo che hanno difficoltà? Si dice che non siamo competitivi, andiamo a comperare l’energia fuori. Va bene, facciamole queste piccole centrali, a noi sta bene tutto, purché si faccia qualcosa. Oggi, voi approvate un piano di indirizzi per non fare nulla, per lasciare tutto come stava. Siccome a noi non piace essere presi in giro e non ci piace prendere in giro i cittadini marchigiani, abbiamo il coraggio di dire la verità. Noi questo piano non lo vogliamo, diciamo però no anche alla turbogas con forza e con determinazione e diciamo che questo piano, anziché rivederlo fra un anno, sistemarlo come dice Spacca, va stabilito oggi. Siete diametralmente opposti, lui viene da un mondo che non è il tuo, caro D’Angelo, e tu vieni da un mondo che non è il suo. Lui viene dal mondo dell’industria, può andare avanti con le candele o con l’acetilene, secondo te?
La riflessione che poniamo è una riflessione seria, oggettiva. Un’altra volta Amagliani ha preso una cantonata. Non servivano, i nostri emendamenti, per fare ostruzionismo ma per evidenziare una lacuna. Lo stesso Spacca oggi ce l’ha detto, contraddicendo quello che ha detto ieri l’assessore all’ambiente, cioè che era un piano che veniva preso a modello in tutta Italia, come se ad Ancona venisse della gente a farci studi, mentre invece è stato molto chiaro su una cosa: non si decide nulla, non si fa nulla, tutto rimane così com’è.
D’Angelo, te lo dico per l’ennesima volta: non scappare, questa mattina, ci devi dire quali sono le scelte che rimangono aperte, che rimangono da fare e se fra un anno, dopo la sperimentazione, sarete disponibili a rivedere il piano come diceva Spacca, certamente in direzione degli industriali e non degli ambientalisti. Quindi è una vittoria di Pirro. Qualcuno che ieri credeva di essere diventato generale di corpo d’armata, porta a casa quattro briciole, un po’ di ceneri, ma andrà in giro dicendo “abbiamo approvato il piano energetico”. Quando parla con la gente comune che non sa come sono andati i fatti qui, lo ascoltano e dicono “finalmente hanno fatto una buona legge”.
Noi non abbandoniamo l’aula, oggi, come abbiamo fatto in Commissione. Quella era stata una provocazione seria, perché a fine legislatura un atto così importante meritava un’attenzione migliore, come ha detto lo stesso Spacca, perché le sue preoccupazioni sono le nostre, le sue indecisioni sono le nostre, le carenze che trova nel piano le troviamo anche noi. Però non vale la teoria di D’Angelo “meglio portare a casa qualche cosa, oggi”. Caro Pietro, oggi tu non porti a casa niente, perché fra un anno quello che abbiamo detto oggi sarà sicuramente stravolto, forse rimarrà solamente l’agenzia che ha proposto Procaccini, perché piace anche a Spacca.
Quindi chiediamo alla maggioranza di fare una riflessione. Vi assumete una grossa responsabilità, noi fra un anno vi chiederemo il conto su queste cose, e non vorremo sentire qualcuno dire “avevate ragione voi”, a noi non serve la ragione, a noi serve fare una buona legge, non una legge che non accontenti nessuno.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Procaccini.
Cesare PROCACCINI. Poche considerazioni, perché condivido l’intervento del compagno Martoni ed anche gran parte della relazione del collega Comi.
I Comunisti italiani voteranno a favore del piano. In un contesto dove l’Italia è l’unico paese al mondo che ha privatizzato del tutto la produzione di energia elettrica ed in generale di tutta l’energia, questo piano rappresenta un punto di vista diverso. La privatizzazione dell’energia, che in Italia è in corso da diverso tempo, rappresenta un fatto grave, anzi gravissimo, perché ha invertito e inverte la gerarchia democratica: prima viene il profitto, poi tutto il resto, cioè i territori, le assemblee elettive.
In questo contesto è l’offerta energetica che determina la domanda. Gli enti locali diventano soggetti passivi anziché attori protagonisti dello sviluppo e della programmazione. Lo Stato non ha più il potere di pianificare, non esiste, in definitiva, alcuna politica energetica statale nel nostro paese. La privatizzazione della produzione di energia rende difficile il raggiungimento dei parametri di Kyoto sulla necessità di riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti, perché ciò viene messo in connessione con i rapporti economici di forza, internazionali e mondiali.
Dunque questa proposta secondo noi è seria, anche se tardiva, ma tardare ulteriormente rischierebbe di vanificare la programmazione regionale e di fatto ci farebbe trovare in una situazione più compromessa di quella attuale.
Dobbiamo sapere tutti, in questo Consiglio regionale ma anche fuori, che in realtà questo piano che qualcuno interpreta come elemento di indirizzi ed altri come elemento di vincolo, in realtà rappresenta l’unica possibilità per bloccare la turbogas che si vuole costruire tra Treia, San Severino Marche e Pollenza.
Ho apprezzato la coerenza del collega Grandinetti, tuttavia voglio esprimere una critica rispetto a posizioni demagogiche, sbagliate e rispetto a cadute di stile che non mi sarei aspettato da colleghi consiglieri che pure stimo, perché in realtà, se fosse passato l’emendamento n. 37 a firma di Ciccioli, Viventi, Gasperi, Brini, Cesaroni, Pistarelli, Castelli, Romagnoli ed altri, non solo la turbogas a San Severino Marche sarebbe stata una possibilità ma anche un obbligo, perché, si dice in quella proposta, “è altresì evidente che, ove la realizzazione di impianti di cogenerazione distribuita (eolici o a biomasse) incontrasse difficoltà, il permanere dell’obiettivo sostanziale del pareggio sarebbe compatibile solo con la realizzazione di una centrale di taglia medio-grande”. Allora dovete essere più seri e non ubriacati dal periodo pre-elettorale.
Il piano deve agire in un’ottica nazionale e non regionale. E’ sbagliata la concezione autarchica per cui ogni regione debba essere autonoma. Questa è una concezione pericolosa. Il pareggio energetico deve essere un obiettivo statale, non regionale. Le Regioni non devono essere piccoli staterelli che commercino sulla produzione di energia. Il pareggio deve prevedere la programmazione all’interno di un’ottica molto complessiva, in primo luogo con l’incentivazione dell’energia rinnovabile come il fotovoltaico, che fa passi in avanti, che in alcune realtà europee ormai diventa un obbligo. Un occhio di riguardo maggiore occorre rispetto alla possibilità di produrre energia attraverso impianti idroelettrici: ciò può permettere anche una più congrua politica dei corsi d’acqua e dei fiumi. Anche l’eolico, la cui produzione è oggi contemplata anche da una direttiva europea, va visto con molta oculatezza, così come fa il piano. L’eolico è una grandissima opportunità che va programmata, senza mettere a rischio il turismo e il territorio.
Poi c’è il problema dei rifiuti, che nella discussione è diventato un convitato di pietra, argomento che è stato trattato in maniera trasversale per criticare anche la politica seria e rigorosa che i Comunisti italiani hanno svolto nelle Commissioni. Dobbiamo partire dalla necessità, in primo luogo, di produrre minori rifiuti. Se possibile dobbiamo aumentare il riciclaggio fino al 100%, la raccolta differenziata e il riutilizzo delle materie prime secondarie fino al 100%. Ma nel frattempo, noi che abbiamo una cultura di governo anche quando non stiamo al governo, dobbiamo risolvere i problemi dei cittadini, del popolo. Nel frattempo non si può stare fermi, le discariche sono tutte in proroga, con una autorizzazione che rasenta ormai anche l’illegalità amministrativa. Gli inceneritori non garantiscono la salute dei cittadini e in generale è assurdo pensare alla produzione di energia attraverso i rifiuti. Ciò porterebbe tutto a sostituire i rifiuti.
Noi crediamo che in attesa di arrivare al minimo della produzione di rifiuti maggiori e al massimo della raccolta differenziata, occorre trovare — e il piano dei rifiuti, che dovrà essere discusso e approvato nella prossima legislatura dovrà fare uno sforzo da questo punto di vista — una soluzione che superi, sia la discarica sia l’inceneritore.
C’è il problema delle dimensioni delle attività che produrranno energia, delle centrali piccole o grandi. Il piano fa una scelta tenendo conto del tessuto economico, ma è su questo e non sull’opzione generale che va fatta la verifica, vale a dire se sono meglio tante piccole micro centrali che possono deturpare il territorio, oppure prevedere centrali di dimensioni diverse di energia rinnovabile, di dimensioni più congrue.
La gestione e la produzione di energia debbono essere pubbliche, debbono e possono tornare in larga parte sotto il controllo dello Stato, attraverso le Regioni, perché si deve privatizzare ciò che è anche una opportunità di guadagno.
In questo senso la previsione dell’agenzia pubblica regionale che i Comunisti italiani hanno proposto e che è stata condivisa dall’ordine del giorno approvato da questo Consiglio regionale, assume un’importanza strategica, costituisce l’aspetto politico più significativo. Una volta costituita o utilizzata in maniera diversa quella che esiste, sarà lo strumento dei soggetti pubblici privati, degli enti locali, della Regione. Saranno i Comuni a determinare le scelte e non come avviene adesso, con gruppi economici dotati di molte risorse che si inventano produttori di energia e, attraverso elargizioni più o meno sostanziose condizionano gli enti locali messi in difficoltà dalla politica del Governo, al di fuori di qualsiasi programmazione.
Sono queste le considerazioni schematiche che ci fanno dare un voto favorevole al piano.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Grandinetti.
Fabrizio GRANDINETTI. Signor Presidente, colleghi, sono contento di poter fare l'ultimo discorso in quest'aula difendendo una causa giusta, che per di più riguarda il mio territorio e la mia comunità, al di là di un fatto campanilistico che non c'è ma portando delle motivazioni che sono valide, che ho già portato, in parte, in sede di discussione generale e che oggi ho avuto modo di rappresentare in un'intervista in una tv locale e che illustro brevemente con la mia posizione che, se volete, non ha limiti di mandato di cui i consiglieri regionali usufruiscono come i parlamentari nazionali. Tutto ciò non dovrebbe essere interpretato come il cambiare casacca all'interno dei Parlamenti o dei Consigli regionali, ma avere libertà nelle proprie espressioni ed opinioni, cercando di manifestarle quando c'è un dissenso, anche se questo dissenso, oggi, rispetto al voto del gruppo di centro-destra è stato compreso e, se non fosse stato compreso non avrebbe cambiato la mia posizione. Un dissenso che è iniziato, su questa vicenda, sia a livello locale che a livello regionale con l'aggregazione a cui mi onoro di appartenere.
Io non amo questo piano, non lo ritengo valido, non lo ritengo concreto non mi piace, ritengo che la discussione sull'energia sia un problema da affrontare in modo attento. Non sono nemmeno convinto che le fonti di energia alternativa che qui sono state proposte, siano del tutto esenti da problemi anche sotto l'impatto con la natura, però l'energia è necessaria per andare avanti perché viviamo in un mondo moderno, dobbiamo cercare di corroborare e creare una situazione di sviluppo che ci permetta di decollare sempre di più, ma tutto ciò va fatto in modo razionale.
Questa storia è iniziata male, è iniziata con dei contatti di società di cui non conosco neanche la composizione, con amministratori locali, scavalcando quello che dovrebbe essere l'organo preposto a cercare di coordinare, sotto l'aspetto energetico. Dunque difenderò il "cortile di casa" perché è necessario difenderlo, perché ci sono delle ragioni tangibili e incontestabili per difenderlo in questo caso. Non mi piace il piano, ma lo voterò per rafforzare quello che ho fatto ieri in aula, facendo firmare un documento — ne do loro atto — ai due candidati alla presidenza della Regione Marche, cioè Francesco Massi e Gian Mario Spacca, che hanno firmato un documento che osta con la realizzazione di questa centrale, ma per ragioni di maggiore sicurezza voterò anche il piano energetico.
Faccio altre riflessioni. Innanzitutto questa vicenda mi ha fatto comprendere che il politico deve essere molto attento a quello che succede in altri mondi che stanno schiacciando completamente i politici e vogliono dei politici sempre meno provveduti culturalmente, meno intelligenti, meno attenti, meno autonomi. Io non comprendo come si possa trattare di questi argomenti e poi andare a fare una campagna elettorale, quando si sa che una campagna elettorale per il Parlamento, per il Consiglio regionale costa decine di milioni, quando una campagna elettorale per la presidenza della Regione costa centinaia di milioni. Come si fa a discutere di questi argomenti e poi andare a chiedere alle lobbies — che in Italia ancora non sono regolamentate per legge come in altri paesi in cui le lobbies vanno a parlare nei Parlamenti, nelle Commissioni, sono aperte e dicono "sì abbiamo i nostri interessi e ve li rappresentiamo — certe cose? Dunque attenzione a quelle istituzioni distratte, che non controllano questi grandi eventi, altrimenti i Consigli regionali, i Parlamenti diventeranno ancora di più composti da burattini che sono, praticamente, i ventriloqui di quello che altre forze dicono. Questo la mia onestà mi impone di dire. Quelle forze che dovrebbero controllare stiano molto attente. Mi richiamo ancora, come ho fatto ieri, all'entusiasmo del 1994 che è finito, che oggi viene quasi inficiato come fosse stata un'epoca negativa, mentre invece è stata un'epoca di reazione della gente che teneva alla rigorosità, alla moralità, quella pubblica che è fatto essenziale ed importante e per me è principio vitale a cui non rinuncio. Mi dispiace vedere forze che nel corso della loro storia recente e passata hanno votato per questi valori importanti, oggi assopirli. Però chi è libero queste cose le può dire e può, fino alla fine del suo mandato e fino alla fine della sua esistenza, lottare per questi principi.
Ciò detto sono contento che i due candidati abbiano firmato l'impegno di cui ho detto, mi appresto a votare un piano che non mi piace ma che voterò per rafforzare tutto ciò e sarò contento se i colleghi rifletteranno su quelle parole che ritengo incisive e importanti, quelle riflessioni che ho sottoposto all'attenzione di tutti, poiché la nostra vita è un passaggio veloce su questo mondo e penso che il conteggio finale non si faccia con i voti alle elezioni ma nel corso della propria vita, anche per chi non crede nella vita dell'aldilà. Anche i laici devono credere che si deve fare una sommatoria della loro storia. Capisco che alcuni possano essere perplessi su queste parole e su queste dichiarazioni, ma sono sicuro che in un dato momento della propria vita o alla fine della propria vita, capiranno che queste cose sono fondamentali, importanti e i valori e la coerenza sono fatti molto più importanti delle prebende, delle cariche, dei ruoli, degli onori e delle onorificenze.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Viventi.
Luigi VIVENTI. Consentitemi di approfittare di questo che probabilmente è l’ultimo intervento che faccio in questa legislatura, per salutare tutti voi colleghi consiglieri, i nostri assistenti del Consiglio, vi ringrazio per la disponibilità e per l’amicizia dimostrata.
Io sono relatore di minoranza di questo piano, in III Commissione e ho già là espresso il mio giudizio negativo, motivato. Intanto per i tempi: dal 1991 si doveva approvare un piano energetico, sono passati 14 anni e siamo arrivati all’ultima settimana per approvare un piano che voi stessi sapete benissimo potrebbe essere considerato un piano ambientale e non energetico e uno studio di indirizzi per quanto riguarda l’energia. Io cerco sempre, per caratteristiche personali, anche nel mio impegno politico, di non fare demagogia e di guardare i fatti per quello che sono, quindi se un piano vale e merita l’approvazione, anche se fatto dal centro-sinistra lo voto, se non va bene lo dico.
Questo non è un piano completo. Se siete stati attenti all’intervento del Vicepresidente Spacca, le cose che io dico le ha pienamente confermate, perché ha detto “approviamo un piano perché non vogliamo rimanere senza strumento”, ma sappiamo già fin da ora che nella prossima legislatura lo dovremo cambiare, rimetterci le mani. Quindi questo conferma il giudizio che ho dato in Commissione.
Vi posso fare degli esempi semplicissimi. Secondo il gestore della rete dell’energia elettrica in Italia, noi abbiamo una dipendenza dall’esterno, oggi, calcolata nel 58% del fabbisogno, elevatissima. Quindi la necessità di un piano energetico vero. Con questo piano che andrà a scadenza secondo le previsioni nel 2015, per quella data avremo ancora una carenza prevista del 20%, a differenza di diverse altre Regioni, anche limitrofe come l’Umbria e la Toscana che hanno approvato piani energetici dove la copertura del gap è già prevista per il 2010. Quindi questo è un dato negativo del piano, perché è come se io presentassi un piano per un’azienda dicendo “per il 2015 perderete il 20%”. Chi lo ricevesse potrebbe dire “facci almeno sperare di arrivare al pareggio, nel 2015”.
Il collega relatore di maggioranza Comi mi ha detto “ti sbagli, ci sono dei soldi”, i funzionari gli hanno suggerito dove trovarli, ma per questo piano fondi non ci sono. Se poi facciamo il gioco delle tre carte e diciamo “sul capitolo dei trasporti ci sono due milioni di euro, sull’altro ci sono tre milioni”, significa che se ci sono per questa questione non ci sono più per le altre, quindi non possiamo fare il gioco delle tre carte. Fondi direttamente per questo piano non ne esistono.
Avete stralciato opportunamente, in Commissione, il rifiuto dell’utilizzo dei rifiuti solidi urbani, che può garantire una copertura calcolata fra l’8 e il 9% del fabbisogno. Questo l’avete recuperato, opportunamente, mi sembra.
C’è un’altra indicazione. Voi dite “siamo contrari alle mega centrali” e questo andrebbe anche in sintonia con quanto richiesto da 12.000 firmatari nella zona di San Severino che non gradiscono una mega centrale, e va bene, mi pare che su questo argomento ci sia stato il consenso unanime, però tecnicamente dobbiamo anche dirci con serietà, se vogliamo fare il nostro mestiere di legislatori appieno, che micro centrali da 1 megawatt non hanno senso, non si può pensare di fare 40 micro centrali sparse per il territorio. Vedremo di trovare una soluzione razionale. Sicuramente, se noi saremo presenti anche nella prossima legislatura offriremo la nostra disponibilità per ragionare su un piano serio, perché comunque sia questa regione, le imprese, le famiglie, tutti hanno bisogno di una copertura di questa esigenza di energia, quindi toglierei il discorso da destra e sinistra, farei un discorso un po’ più razionale.
Quindi la nostra disponibilità a ragionare su un piano serio c’era oggi e ci sarà domani. Qui ci sono degli indirizzi e vi faccio un esempio: voi aprite la possibilità all’eolico, cosa da me condivisa, dal nostro gruppo condivisa e va bene come indirizzo, però ho visto il numero delle pale e il numero possibile degli insediamenti previsti orientativamente dal piano: garantirebbero una produzione di energia eolica nelle Marche, superiore addirittura a tutta quella prodotta nel resto del territorio nazionale. Quindi, secondo me, ciò fa sì che la previsione non sia realistica.
Il presidente della Commissione Avenali sa che io non ho abbandonato i lavori: per un impegno sono uscito, ma ho detto “partecipo ai lavori, non li abbandono”. E partecipo a questa discussione serenamente. Ci sono però, veramente, degli argomenti più che forti per dire che questo piano viene approvato in fretta e furia senza un necessario approfondimento, perché sono convinto che io vicepresidente e Avenali presidente ci saremmo trovati d’accordo su molti argomenti, se avessimo avuto il tempo di affrontarli seriamente. Poi, qui c’è la campagna elettorale, quindi si fa questo discorso che ci impedisce di fare un ragionamento serio su un argomento di estrema importanza come il piano energetico.
Il Vicepresidente Spacca ha detto “approviamo questo piano”, poi sappiamo che lo dovremo rivedere fra un anno. Noi abbiamo preso, insieme con il collega Massi una decisione, come gruppo: non abbiamo presentato 250-300 emendamenti, perché abbiamo detto “non intendiamo fare ostruzionismo al piano”. Noi ne abbiamo presentati 7-8, non di più. Non facciamo ostruzionismo al piano, perché comunque sia, a questo punto il piano viene approvato, la volontà della maggioranza è questa e va bene, il piano venga approvato, ma dovete sapere, come sapete, anche per le vostre dichiarazioni, che questo è uno studio di indirizzo, non è un piano energetico, tutt’al più può essere un piano quasi ambientale, quindi dobbiamo essere coerenti e sinceri nel riconoscere che all’inizio della prossima legislatura dovremo comunque rimetterci le mani. Su questo penso che dobbiamo essere chiari.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere D’Angelo.
Pietro D'ANGELO. Questo è un atto di estrema importanza, che va a porre le linee di programmazione della politica energetica regionale. Non è stato un parto facile, perché gli interessi in gioco sono altissimi e quando ci sono interessi economici altissimi in gioco, trovare una soluzione è sempre estremamente arduo.
Mi vorrei rifare all’intervento del collega Procaccini. Ritengo che il problema più drammatico oggi, relativamente alla programmazione della produzione di energia sia legato al fatto che la produzione di energia elettrica è stata quasi totalmente privatizzata. Privatizzare non significa per noi demonizzare, ma quando si privatizza la produzione di energia elettrica o quando si vuole privatizzare addirittura l’acqua — stiamo combattendo in questo periodo contro la privatizzazione d’acqua — non è possibile. Senza demonizzare la privatizzazione, è chiaro che gli investimenti di un privato vanno nella direzione della produzione di profitto, quindi privatizzazione dell’acqua? Più acqua si consuma e meglio è, perché ci sono più profitti. Privatizzazione dell’energia elettrica? Più si consuma e meglio è, perché ci sono più profitti. Noi diciamo che non è possibile, questo è un insulto alla ragione: voler privatizzare settori le cui conseguenze ricadono sulla qualità della vita dei cittadini. Caro collega Grandinetti, oggi apprezzo il tuo intervento a favore di San Severino, ma è riduttivo. Io mi pongo il problema non di San Severino, ma di Comunanza, di Jesi, di qualsiasi altro territorio. Quindi apprezzo il tuo intervento, ma è riduttivo, perché oggi sono quelli di San Severino, ma domani potrebbero essere altre 15.000 persone di un altro posto della nostra regione e noi dobbiamo tutelare tutti i cittadini marchigiani, non solamente quelli del proprio collegi elettorale.
Il problema è allora quello della privatizzazione. Vorrei dire a Brini che sono rimasto perplesso dell’intervento di Spacca, perché alcuni aspetti di ambiguità che ha sollevato il mio collega Brini li ho percepiti anch’io, perché non si è fatto un riferimento al risparmio energetico, basta andare in giro la notte anche nel paesetto più sperduto di montagna e vedere il negozio di abbigliamento con le luci accese tutta la notte. E’ sperpero di energia elettrica. Noi non chiediamo il ritorno alla candela, ma riteniamo che non bisogna farsi inglobare nella perversa logica di consumare, consumare e consumare, perché più si consuma e più qualcuno guadagna. Il problema vero è la privatizzazione. Infatti, da quando è stata privatizzata la produzione di energia elettrica. Ecco perché il problema è dei cittadini: perché quando arrivano i poteri forti, solamente una mobilitazione di massa dei cittadini può stoppare scelte non condivise da chi deve sopportare l’impatto perché normalmente questi insediamenti si fanno sempre vicino le case degli altri, non di chi produce e guadagna, di chi ci specula.
Allora c’è la corsa a riem;ire un settore economico: si guadagna... Ecco allora che è importante una linea di programmazione regionale. Voglio però dire al collega Spacca che un buon amministratore deve sì tener conto dell’aspetto e dello sviluppo economico, ma deve saper coniugare gli interessi del potere economico con quelli della collettività. Quindi il buon amministratore deve essere capace di guardare lontano e vedere qual è la scelta migliore: da un lato lo sviluppo ma dall’altro, contestualmente, salvaguardare gli interessi della collettività.
E’ quindi indispensabile fissare dei punti di riferimento. Vi rendete conto che l’Italia, oltre al vento è un paese dove splende il sole dalla mattina alla sera? Produce energia elettrica da fotovoltaico in infima parte rispetto ai paesi del nord Europa. Questo è un fatto culturale. Noi abbiamo provato a incentivare il fotovoltaico con finanziamenti, c’è stata un’attenzione notevolissima della gente, tutti chiedono aiuto perché vogliono il fotovoltaico. Questa potrebbe essere una strada. L’altra strada potrebbe essere l’idrogeno e per fortuna ci stiamo avvicinando.
Un po’ preoccupato lo sono, Brini, però come Verdi abbiamo due possibilità. Abbiamo detto che questi indirizzi vanno valutati anno per ano dalla Giunta, ma il sottoscritto, in Commissione ha detto che la Giunta non deve cambiare nessun piano energetico, perché le linee di programmazione sono di competenza di questo Consiglio regionale. La Giunta farà tutte le verifiche del caso, ma per qualche cambiamento in quest’aula si dovrà tornare. Io non ci sarò, mi auguro che vi sia qualcuno tenace come me.
L’altra arma è quella della mozione programmatica. I Verdi, che auspico appoggeranno il candidato di centro-sinistra avranno la possibilità, nella mozione programmatica di chiedere delle garanzie, collega Brini. E’ vero che le garanzie contano poco, come abbiamo visto per il rinnovo della convenzione Api, però un impegno scritto che dica quali sono le linee e che nella scelta della produzione di energia elettrica si tenga conto del fatto che questa regione è esportatrice di energia primaria... Non si può fare i conti senza questo elemento, perché la regione Marche non è un sistema isolato, chiuso, sta nel “sistema Italia”. Allora tutte le regioni dovrebbero essere autosufficienti in energia, in acqua e quant’altro. E’ una follia! La regione Marche è nel contesto del sistema Italia, quindi se si andrà a valutare il fabbisogno energetico, nella produzione di energia di questa regione va considerata questa voce che sistematicamente viene ignorata.
Comunque, al di là delle perplessità che ho detto e della vigilanza che faremo in sede di mozione programmatica e in Consiglio regionale in futuro, ritengo comunque che delle indicazioni debbano essere date. Questo è un piano che dà delle indicazioni, si verificherà e certo su questa proliferazione di una miriade di centrali turbogas nel territorio sono preoccupato, perché le turbogas non fanno bene. Quindi sono abbastanza scettico di questo proliferare e sono preoccupato anche di tutti quegli sbarramenti che avvengono nei fiumi. L’energia idroelettrica ben venga, secondo me deve essere potenziata, ma con criterio. Oggi molti dei nostri corsi d’acqua sono stati ridotti a condotte, con 50.000 sbarramenti, senza rispettare quel soggettivo concetto di minimo deflusso vitale. Chi lo sa cos’è il minimo deflusso vitale di un fiume. A volte ci troviamo di fronte a situazioni drammatiche, di corsi d’acqua con 50.000 sbarramenti che non depurano più, che non fanno più da ripascimento naturale per la costa e non permettono neanche la vita, perché tutta l’acqua viene deviata, magari, per produrre energia che va bene. E’ indispensabile rimettere mano a questo concetto astratto del minimo deflusso vitale delle acque, altrimenti perderemo tutti i fiumi e, con essi, avremo anche un peggioramento della qualità della vita.
PRESIDENTE. Ha la parola il consigliere Massi.
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Debbo ribadire quello che ho espresso ieri, e ancora di più dopo avere sentito la discussione questa mattina. Siamo di fronte a un dibattito viziato, condizionato, demagogico, che cade all’inizio della campagna elettorale e alla fine di una legislatura durante la quale non si è riusciti ad approdare a questo dibattito con la dovuta serenità. Lo sapete tutti, non debbo insegnare niente a nessuno, perché qui c’è la classe dirigente più rodata e pi abituata alle lotte politiche di tutte le Marche, quindi credo che tutti, anche i miei avversari, percepiscono questo limite che è sicuramente grande.
Sono rimasto abbastanza rammaricato di quello che ha detto Gian Mario Spacca. Vorrei capire chi garantisce quel discorso. Non garantisce D’Angelo. I rappresentanti di Treia, San Severino e Pollenza qui presenti non li garantisce. Le categorie cosiddette produttive non le garantisce. Siamo nel filone di “approviamo il piano, poi ci mettiamo vicino mozioni, ordini del giorno”, “approviamo il piano, poi si delega la Giunta”, “approviamo il piano, poi vedremo”. Non ci prendiamo in giro. Se ci deve essere un impegno che vuol prendere Spacca a rivedere il piano ci deve dire tempi, modi e contenuti, sempre se non ci vogliamo prendere in giro.
Quando, con la solita onestà intellettuale, Cesare Procaccini dice “io non sono d’accordo a produrre energia facendo leva o bruciando rifiuti”, si può essere d’accordo o meno, ma è una domanda chiara e legittima. Vorrei chiedere a Procaccini se si sente garantito da questo piano. Questo piano in merito non dice niente, lascia aperta ogni soluzione.
Altra cosa è quello che diceva il collega Viventi: si possono fare le micro centrali, ma chi garantisce questo piano? Non le facciamo, giustamente, nella vallata dell’Alto Potenza, poi a San Giuseppe di Tolentino, dato che noi siamo di Tolentino, la microcentrale ce la mettiamo: tu sei d’accordo, Comi, dato che approvi il piano? Mi devi dire se la micro centrale prevista in quel piano, messa tra casa mia e casa tua, ti trova d’accordo. Tu approvi il piano, devi dire che sei d’accordo con la micro centrale. Quella non fa male? Quella ci piace, vicino casa?
Non eludiamo il problema. Questo è un piano che serve a portare in giro. Se tolgo questa frase dico che è un piano inadeguato. Lo sapete per primi che è un piano inadeguato.
E’ possibile l’eolico... Anche adesso era possibile l’eolico, fonte di energia pulita. Si è fatto di tutto per bloccare l’eolico, in questa regione. Potevamo partire tre anni fa. Poi c’è chi se ne è occupato di più, chi di meno. Nella precedente legislatura la Provincia di Macerata si è occupata molto dell’eolico, collega Modesti: ci sono stati amministratori che se ne sono occupati molto. Nel silenzio della Regione le multinazionali dell’eolico contattavano sindaci, comunanze agrarie. Comunque l’eolico non è partito, nessuno ha fatto chiarezza e non fa chiarezza questo piano. Quindi non ci sono garanzie per alcuno.
Se questo piano serve a controllare il problema della contrattazione di “listini” e “listoni” con Rifondazione, Verdi e altri componenti del costituendo o destrutturando centro-sinistra non lo so. Diciamoci questo: serve a questo obiettivo, a dire, a poche ore dallo scioglimento del Consiglio, “abbiamo fatto questo piano”, quindi qualcuno ci potrà fare campagna elettorale.
Ma la cosa che mi duole di più, essendo maceratese in particolar modo, è come si cerca di imbastire la campagna elettorale sulla vicenda turbogas. Intanto sgomberiamo il campo: il documento turbogas, con tutte le perplessità e le riserve sulla turbogas è stato firmato da Brini come coordinatore provinciale di Forza Italia nonché consigliere regionale, dal collega Grandinetti, dal sottoscritto e da tanti altri. Adesso non si pensi di imbastire campagne elettorali dicendo “chi non ha approvato il piano è a favore della turbogas”, perché serve a prendere in giro sindaci e amministratori della valle del Potenza. Il piano non lo approviamo per tutti i limiti che sono stati qui evidenziati, si è trovata anche una mediazione su un documento che non è bastato, di fronte al quale avevamo detto “con moderazione ed equilibrio il centro-sinistra ritiri il piano”, e c’è stato l’impegno dei due candidati alla presidenza a non rilasciare l’intesa per la costruzione della centrale. Sarebbe stato meglio per tutti, avremmo affrontato meglio, senza demagogie, la campagna elettorale e il giusto confronto con i cittadini.
Di fronte a un piano che nel merito non dice niente, che è più spostato sulle paure ambientali che non sulle scelte per lo sviluppo — non sono stati convincenti tutti gli interventi che sono stati fatti e neanche il pregevole studio dell’università politecnica delle Marche, nei confronti della quale abbiamo immensa stima: verrà anche il presidente della Camera dei deputati all’inaugurazione dell’anno accademico, lunedì prossimo — vogliamo dire qualcosa di più chiaro? Quanti piani abbiamo affidato ai tecnici interni, esterni, dell’università, di partito, tutto quello che volete? Quante volte questi tecnici hanno agito del tutto liberamente nella formulazione dei piani? Sono tecnici politici, dato che in quel caso non sono politici tecnici, o no? E allora diciamocelo: questi tecnici hanno prodotto un piano che doveva non scomodare alcuno. L’unico danno che poteva fare e che ha fatto è stato quello di non scegliere niente, di rimandare. Voglio vedere chi rimetterà mano a questo piano, dove, come, con quale coraggio.
Siamo di fronte a un atto che, proprio nell’ultima seduta di questo Consiglio, doveva essere evitato.
Per quanto riguarda il nostro gruppo, tutte le perplessità e tutto quello che abbiamo detto sulla turbogas rimangono, l’ha detto il nostro partito politico, l’ha detto il nostro capogruppo, il nostro segretario politico e noi consiglieri regionali. Rimane completamente questa perplessità, ma questo non significa che per tale motivo noi approviamo un piano che non sceglie, che non serve a questa regione.
Pietro D'ANGELO. Siete solo contro la centrale di San Severino e a favore di tutte le altre o contro tutte le centrali?
Francesco MASSI GENTILONI SILVERI. Noi abbiamo studiato, nei limiti delle nostre capacità e competenze, il caso che ci è stato prospettato, perché cade anche, per quanto riguarda me e Viventi, tra i nostri due collegi elettorali, quindi è stato anche facile viverlo, ma se avesse riguardato Novafeltria, sicuramente ce ne saremmo occupati lo stesso.
Su questa vicenda si innescheranno discorsi che riguardano i poteri forti, l’economia, qualcuno che lotterà contro i poteri forti ecc. Se qualcuno volesse dire — mi rivolgo soprattutto agli amici di Rifondazione comunista e Verdi — che con questo piano si è approdati a una scelta progressista, avveniristica, ambientalista, garantista, di qualità, dico che la situazione di questa campagna elettorale — è solo una battuta per salutarci simpaticamente — è che il destino, i giochi politici, non so cosa hanno rovesciato le vicende, e io che l’ho detto sempre come battuta, in questi cinque anni, vi dico adesso, concretamente, che questa volta la sinistra, vista la situazione, la facciamo noi, proprio per come è partita questa campagna elettorale cosiddetta presidenziale. Credo che abbiate capito questo messaggio, simpaticamente vi dico grazie per la collaborazione, per i rapporti che abbiamo tenuto in questi cinque anni. Io sto in Consiglio regionale solo dal 2000, qui non ho avuto nemici ma solo avversari, quindi vi ringrazio veramente, il confronto con voi è stato un arricchimento culturale e morale importante. Saluto voi, i vostri partiti.
Voglio dire una cosa al Presidente Minardi e ai componenti l’Ufficio di presidenza che lo hanno coadiuvato in questa legislatura. Credo che abbiano fatto molto — lo dico anche da avversario — per valorizzare l’Assemblea come immagine nei confronti dei cittadini. Ce n’era bisogno, bisogna continuare. Sapete qual è la mia teoria su questo, ne abbiamo parlato a livello di Statuto: credo che il Consiglio regionale, come Assemblea parlamentare — anche se questo termine non ce lo hanno passato — debba essere sentito di più dai cittadini, anche e soprattutto quando sarà finita la campagna elettorale. Quindi, in bocca al lupo a tutti voi.
Infine voglio ringraziare anche il personale del Consiglio che in questi anni, anche per uno che era arrivato qui da poco, ha avuto il massimo rispetto e ha dato la massima collaborazione.
PRESIDENTE. La seduta è sospesa.
La seduta è sospesa alle 13,50